Diocesi di Cremona
Ufficio per il Culto Divino
Novena dei defunti
IL RITO DEI FUNERALI
Temi di predicazione
2012
Con il 2 novembre 2012 diventerà obbligatorio l’uso della seconda edizione del Rito delle Esequie. Il rituale rinnovato presenta diverse novità. La più evidente è l’aggiunta del capitolo di esequie
in caso di cremazione. Si è però arricchito di monizioni, preghiere, suggerenti pastorali ed è stato corredato da antifone, salmi e responsori musicati.
Abbiamo perciò ritenuto opportuno in occasione della tradizionale Novena dei defunti offrire una
traccia di riflessione non tanto sulle novità rituali, ma sul significato umano e cristiano dei funerali e
della ritualità che si occupa della «gestione del lutto».
Offriamo anche una scelta di letture. L’ottimo sarebbe seguire il percorso del Lezionario feriale,
ma celebrando tradizionalmente nei giorni feriali della Novena l’Ufficio e la Messa quotidiana pro defunctis ed essendo seguita la proclamazione della Parola dall’omelia, abbiamo ritenuto opportuno sussidare anche brani della Scrittura i temi di predicazione. Si avverte, però, che nel giorno della festa dei
santi apostoli Simone e Giuda (28 ottobre) non è permessa la Messa per i defunti e si celebrano Ufficio e Messa della festa.
2
1
Il significato umano del lutto e delle esequie
PRIMA LETTURA
Lam 3,17-26
È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore
S
ono rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
E dico: “È scomparsa la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore”.
Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
Ben se ne ricorda la mia anima
e si accascia dentro di me.
Questo intendo richiamare al mio cuore,
e per questo voglio riprendere speranza.
Le grazie del Signore non sono finite,
non sono esaurite le sue misericordie.
Si rinnovano ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
“Mia parte è il Signore - io esclamo -,
per questo in lui spero”.
Buono è il Signore con chi spera in lui,
con colui che lo cerca.
È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
Parola di Dio.
3
SALMO RESPONSORIALE
Salmo 129 (130)
R. Dal profondo a te grido, Signore.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. R.
Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.
L'anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all'aurora. R.
Più che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione. R.
CANTO AL VANGELO
Cf. Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.
4
VANGELO
11,25-30
Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.
Dal vangelo secondo Matteo
I
n quel tempo, Gesù disse: « Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Fig1io e colui al quale il Figlio lo
voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio carico leggero».
Parola del Signore.
5
Traccia per l’omelia
*
È l’apostolo Paolo ad esortare così i cristiani: “Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel
pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza;
volgetevi piuttosto a ciò che è umile” (Rm 12,14-16).
Due numeri delle Premesse generali (PG) al Rito delle Esequie (RE) sono alquanto illuminanti a questo proposito e non necessitano di molti commenti.
Anzitutto: “Ricordino tutti, e specialmente i sacerdoti, che quando nella liturgia esequiale
raccomandano a Dio i defunti, hanno anche il dovere di rianimare nei presenti la speranza, di ravvivarne la fede nel mistero pasquale e nella risurrezione dei morti; lo facciano però con delicatezza e con tatto, in modo che nell’esprimere la comprensione materna della Chiesa e nel recare il
conforto della fede, le loro parole siano di sollievo al cristiano che crede, senza urtare l’uomo che
piange” (n. 17).
*
E ancora: “Nel predisporre e nell’ordinare la celebrazione delle esequie, i sacerdoti tengano
conto non solo della persona del defunto e delle circostanze della sua morte, ma anche del dolore
dei familiari, senza dimenticare il dovere di sostenerli, con delicata carità, nelle necessità della loro vita di cristiani. Particolare interessamento dimostrino poi per coloro che in occasione dei funerali assistono alla celebrazione liturgica delle esequie o ascoltano la proclamazione del Vangelo,
siano essi acattolici o anche cattolici che mai o quasi mai partecipano all’Eucaristia, o danno
l’impresione di aver perduto la fede: i sacerdoti sono ministri del Vangelo di Cristo, e lo sono per
tutti” (n. 18).
*
Pertanto, come ancora asseriscono le PG, “per una degna e appropriata celebrazione delle
esequie, come anche per lo svolgimento di tutto il ministero del sacerdote verso i defunti, si suppone una visione d’insieme di tutto il mistero cristiano e dell’ufficio pastorale” (n. 25).
La celebrazione esequiale rappresenta, in definitiva, una continua verifica della vitalità di
una comunità cristiana, nella sua capacità di rinsaldare la fede propria di chi si unisce ad essa in
questo particolare momento della sua vita, che sconquassa all’improvviso il quieto fluire dei suoi
giorni.
Perciò – raccomanda un esplicito dettato CEI -, “prima di dedicare un congruo spazio alla
preghiera, il sacerdote, il diacono, o il ministro laico condividano il dolore attraverso un cordiale
colloquio e un sincero e affettuoso ascolto dei familiari colpiti dal lutto. È anche un’occasione per
conoscere le gioie, le sofferenze e le speranze della persona defunta, in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione della veglia e delle esequie. In questo contesto di fraterno colloquio è possibile e opportuno preparare con i familiari la celebrazione dei vari riti esequiali” (RE, n. 26).
6
2
Fede pasquale ed esequie cristiane
PRIMA LETTURA
Ap 14,13
Beati i morti che muoiono nel Signore.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
I
o , Giovanni, udii una voce dal cielo che diceva:
“Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì - dice lo
Spirito , essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono”.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE
Salmo 121 (122)
R. Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
“Andremo alla casa del Signore!”.
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d'Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi. R.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: “Su te sia pace!”.
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. R.
7
CANTO AL VANGELO
Gv 6,40
Alleluia, alleluia.
Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Alleluia.
VANGELO
Gv 6,37-40
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Dal vangelo secondo Giovanni
I
n quel tempo, Gesù disse alla folla:
“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo
caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma
la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di
quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Parola del Signore.
8
Traccia per l’omelia
*
“In ogni celebrazione per i defunti, sia esequiale che comune, grande importanza viene data, nello svolgimento del rito, alla proclamazione della parola di Dio; è infatti la parola di Dio che
proclama il mistero pasquale, dona la speranza di incontrarci ancora nel regno di Dio, ravviva la
pietà verso i defunti ed esorta alla testimonianza di una vita veramente cristiana” (PG n. 11).
Da qui l’importanza della scelta, nella celebrazione esequiale, di brani biblici che esprimano come
il defunto abbia testimoniato i valori evangelici, sempre nella limitatezza della sua vicenda umana.
Ciascuno di noi, infatti, ha una valenza “esemplare” da manifestare, chi più chi meno, frutto non tanto dell’eroicità del suo impegno, ma anzitutto della gratuità divina nei nostri confronti.
*
Proprio per questo ogni liturgia esequiale è sempre celebrazione della Pasqua di Cristo nella vicenda storica di una persona, in quanto il “passaggio” (questo significa “Pasqua”) di Cristo
nella vita di chi crede in lui, mediante l’esperienza sacramentale, ora garantisce il “passaggio”
della persona alla felicità del suo Regno, dove per sempre tutti riposeremo dalla nostra essenziale
fatica di avere riconosciuto Cristo nei fratelli affamati, assetati, prigionieri (cfr Mt 25,31-46).
*
All’assemblea, che celebra nell’Eucaristia questo passaggio e lo riconosce adempiuto nel
fratello che con-saluta in Cristo, rimane il compito di raccogliere i frutti che ha lasciato, secondo
la logica evangelica che l’albero si riconosce proprio da questi (cfr Mt 7,16-20).
Una comunità è sempre arricchita da chi la lascia e il rendimento di grazie esprime questa
riconoscenza a Dio, che la sollecita a proseguire il proprio cammino: “Mentre, infatti, consideriamo la vita di coloro che hanno seguito fedelmente Cristo, per un motivo in più ci sentiamo spinti a
cercare la città futura e insieme ci è insegnata la via sicurissima per la quale, tra le mutevoli cose
del mondo, potremo arrivare alla perfetta unione con Cristo, cioè alla santità, secondo lo stato e la
condizione propria di ciascuno. Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia più perfettamente trasformati nell’immagine di Cristo, Dio manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci mostra il segno del suo regno, verso il quale, avendo davanti a voi una tale moltitudine di testimoni e una tale
affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati” (LG 50).
9
3
I riti esequiali: la veglia funebre
PRIMA LETTURA
Sap 4,7-15
Vecchiaia veneranda è una vita senza macchia.
Dal libro della Sapienza
I
l giusto, anche se muore prematuramente,
si troverà in un luogo di riposo.
Vecchiaia veneranda non è quella longeva,
né si misura con il numero degli anni;
ma canizie per gli uomini è la saggezza,
età senile è una vita senza macchia.
Divenuto caro a Dio, fu amato da lui
e, poiché viveva fra peccatori, fu portato altrove.
Fu rapito, perché la malvagità non alterasse la sua intelligenza
o l'inganno non seducesse la sua anima,
poiché il fascino delle cose frivole oscura tutto ciò che è bello
e il turbine della passione perverte un animo senza malizia.
Giunto in breve alla perfezione,
ha conseguito la pienezza di tutta una vita.
La sua anima era gradita al Signore,
perciò si affrettò a uscire dalla malvagità.
La gente vide ma non capì,
non ha riflettuto su un fatto così importante:
grazia e misericordia sono per i suoi eletti
e protezione per i suoi santi.
Parola di Dio
10
SALMO RESPONSORIALE
Salmo 24 (25)
R. Chiunque in te spera, Signore, non resta deluso.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore. R.
Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati. R.
Proteggimi, portami in salvo;
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato. R.
CANTO AL VANGELO
Fil 3,20
Alleluia, alleluia.
La nostra cittadinanza è nei cieli
e di là aspettiamo come salvatore
il Signore Gesù Cristo
Alleluia.
11
VANGELO
Lc 12,35-40
Anche voi tenetevi pronti-.
Dal vangelo secondo Luca
I
n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in
modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora
viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi
pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.
Parola del Signore.
12
Traccia per l’omelia
*
È bene richiamare il significato della vigilanza, che nell’antichità costituiva e tuttora costituisce l’habitat di tutte le celebrazioni cristiane, in quanto attuate “nell’attesa della sua [di Cristo]
venuta”.
Vegliare con i defunti si traduce nel ripensare, in comunione con loro, il significato profondo e il valore della vita umana che hanno concluso, magari prematuramente o in maniera tragica. Tale dimensione improvvisa della morte consolida la necessità evangelica di sentirsi continuamente “pronti” all’incontro con il Signore e di lasciarsi giudicare da lui mediante la sua parola,
che “è viva ed efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di
divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i
pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto” (Eb 4,12-13).
Il segno di questa vigilanza è dato particolarmente dalla lampada accesa, con cui si va incontro al Signore, secondo la tradizione evangelica (cfr Mt 25,1-13). Non per nulla una orazione
di Avvento così ci fa pregare: “Rafforza, o Padre, la nostra vigilanza nell’attesa del tuo Figlio,
perché, illuminati dalla sua parola di salvezza, andiamo incontro a lui con le lampade accese”
(venerdì della II settimana di Avvento, colletta).
*
Concretamente questa luminosità è garantita dall’olio dell’operosità nella testimonianza
cristiana. Chi ci ha lasciato non ha mancato di offrirci segni credibili di questa sua fedeltà nella
concretezza quotidiana.
La veglia, nel clima familiare che la contraddistingue, è il momento più propizio per qualche testimonianza di esperienze vissute insieme, più che nella celebrazione esequiale. Non a scopo edificante, ma principalmente per richiamarci a conversione, nella logica della pagine lucana
del ricco e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19-31), come ancora ci fa pregare la liturgia: “Il tuo aiuto, o Padre, ci renda perseveranti nel bene in attesa del Cristo, tuo Figli; quando egli verrà e busserà alla porta ci trovi vigilanti nella preghiera, operosi nella carità fraterna ed esultanti nella lode” (lunedì della I settimana di Avvento, colletta).
*
La veglia, in definitiva, pur mantenendo la possibilità di recitare il rosario (cfr RE, n. 32),
tuttavia dovrebbe tradurre, a livello di riflessione/preghiera, illuminata dalla Parola, questa ferma
convinzione: “I riti delle esequie cristiane, lo spirito di fede e di speranza che le anima sono da vivere e da comprendere nell’ottica della Pasqua del Signore. Illuminati dal suo mistero, i cristiani
sono invitati ad affrontare la propria morte e quella dei loro cari non solo come una scomparsa e
una perdita, ma come un passaggio, un vero e proprio esodo da questo mondo al Padre, verso il
compimento definitivo e pieno, nell’attesa del giorno ultimo in cui tutti risorgeranno. A questa
grande verità mirano i riti cristiani delle esequie, i quali accompagnano i tempi e i luoghi
dell’esperienza della morte di ciascun fedele e confessano attraverso gesti e parole l’articolo di
fede: «Credo la risurrezione della carne»” (Presentazione CEI, n. 1).
13
4
I riti esequiali: il commiato
PRIMA LETTURA
2Cor 5,1.6-10
Riceveremo da Dio un’abitazione eterna nei cieli.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
F
ratelli, sappiamo che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena,
che è come una tenda, riceveremo da Dio un'abitazione, una dimora
non costruita da mani d'uomo, eterna, nei cieli.
Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal
Signore finché abitiamo nel corpo - camminiamo infatti nella fede e non
nella visione -, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.
Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a
lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo,
per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel
corpo, sia in bene che in male.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE
Salmo 121 (122)
R. Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
“Andremo alla casa del Signore!”.
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d'Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
14
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi. R.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: “Su te sia pace!”.
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. R.
CANTO AL VANGELO
2Tm 2,11b-12a
Alleluia, alleluia.
Se moriamo con Cristo, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo.
Alleluia.
VANGELO
Gv 14,1-6
Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore.
Dal vangelo secondo Giovanni
I
n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei
mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò
preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via”.
Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno
viene al Padre se non per mezzo di me”.
Parola del Signore.
15
Traccia per l’omelia
*
Il Rituale Tridentino presentava la “assoluzione al feretro” quale ultimo salvacondotto per
l’eternità, ripescando orazioni già utilizzati nella Messa e responsori dal tono lugubre, tra cui il
celebre “Libera”.
Ora vi è l’Eucaristia di commiato, o almeno, obbligatoriamente (cfr PG, n. 6) la liturgia
della Parola, dove si proclama la Pasqua di Cristo che si attua nel defunto. Per questo “la Chiesa
offre per i defunti il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua di Cristo, e innalza preghiere e
compie suffragi; e poiché tutti i fedeli sono uniti in Cristo, tutti ne traggono vantaggio: aiuto spirituale i defunti, consolazione e speranza quanti ne piangono la scomparsa” (PG, n. 1).
Il soggetto celebrativo non è solo il presbitero, chiamato a dare l’assoluzione al feretro, ma
la comunità ecclesiale che vive in Cristo la comunione dei santi, dando il suo ad-dio a chi è stato
chiamato alla vita eterna.
*
Il commiato comprende tre elementi essenziali: anzitutto una monizione introduttoria –
seguita dal silenzio, che quasi mai si osserva-, che ora, nella formulazione proposta da RE, rispecchia fortemente la modalità di morte del credente e/o il suo ruolo di appartenenza ecclesiale (prete, diacono, religioso, religiosa…).
Sono pure previste, a discrezione, “brevi parole di cristiano ricordo nei riguardi del defunto”. Con la raccomandazione: “Il testo sia precedentemente concordato e non sia pronunciato
dall’ambone. Si eviti il ricorso a testi o immagini registrati, come pure l’esecuzione di canti o musiche estranei alla liturgia” (Precisazioni, n. 6).
La sobrietà nei testi – anche nella preghiera dei fedeli – risulta essenziale, per evitare lungaggini ed elementi stucchevoli e fuorvianti rispetto all’essenziale bellezza celebrativa.
*
Poi il canto di commiato, che costituisce il momento culminante del rito, eseguito da tutti,
non recitato dal celebrante (cfr PG, n. 10). Nella nostra tradizione locale si sostanzia di una ariosa
e ormai popolare professione di fede cantata (“Io credo: risorgerò”), che ottempera una altro dettato CEI (Precisazioni, n. 7). Tale professione costituisce la motivazione ultima per la quale, “nel
corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita, hanno
confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza
del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati” (Porta fidei, n. 13).
È in questa fede che si incrociano, nella definitività di Dio, passato e presente. Infatti, “per
fede viviamo anche noi: per il riconoscimento vivo del Signore Gesù, presente nella nostra esistenza e nella storia” (ibid.).
*
Una fede ricevuta nel Battesimo: da qui l’aspersione della bara, che visibilizza ancora
l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa, iniziata proprio alle origini. E, insieme, l’incensazione, onore reso al corpo del defunto come tempio dello Spirito Santo, secondo l’eloquente teologia paolina
(cfr 1 Cor 3,16). Corpo che esprime simbolicamente l’esperienza storica di quella persona, chiamata più volte per nome, in quanto ha incarnato una peculiarità del tutto inedita di sequela del Signore, secondo i doni ricevuti e la disponibilità dimostrata.
Ora tutto è nelle mani del “Padre clementissimo”, a cui si consegna la persona dalla quale
ci si separa e insieme si saluta, con la certezza che la sua vita sale a Dio come incenso, quale profumo do soave odore (cfr 2 Cor 2,14-16; Ef 5,2).
16
5
La cremazione
PRIMA LETTURA
2Cor 3,14-5,1
Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili, invece, sono eterne .
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
F
ratelli, [siamo] convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi.
Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia
abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.
Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va
disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno.
Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura
una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo
sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un
momento, quelle invisibili invece sono eterne.
Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che
è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli.
Parola di Dio
17
SALMO RESPONSORIALE
Salmo 22 (23)
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome. R.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.
CANTO AL VANGELO
Gv 6,40
Alleluia, alleluia.
Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto.
Alleluia.
18
VANGELO
Gv 12,23-28
Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.
Dal vangelo secondo Giovanni
I
n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “È venuta l'ora che il Figlio
dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di
grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce
molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in
questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi
segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora?
Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”.
Venne allora una voce dal cielo: “L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!”.
Parola del Signore.
19
Traccia per l’omelia
*
Già concessa in antecedenza, sopravanzando l’assoluta proibizione del passato, la cremazione sta rapidamente diffondendosi in città e in campagna. Per questo, pur ammettendo che “la
Chiesa cattolica ha sempre preferito la sepoltura del corpo dei defunti come forma più idonea a
esprimere la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre, e a favorire
il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici” (RE, n. 165), tuttavia “il fedele
che abbia scelto la cremazione del proprio corpo” (RE, n. 167/2).
La consapevolezza di fondo è che “la potenza della risurrezione oltrepassa ogni limite umano e non è ostacolata dalle modalità di sepoltura. Tuttavia, non solo la celebrazione delle esequie, ma anche le forme di sepoltura e gli stessi cimiteri devono testimoniare la fede in Dio e la
speranza nella risurrezione” (RE, n. 166).
*
Osservando la cenere, residuo di una persona che è stata consumata con il fuoco, si ripensa
il suo duplice significato, ogni anno visibilizzato all’inizio della Quaresima, quando viene imposta sul capo dei credenti.
Anzitutto il riferimento alla fugacità della vita, ricalcata anche dalla letteratura classica e
dalla perentoria affermazione: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai
alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai” (Gen 3,19). Da qui
la necessità di ricordarci che i nostri giorni sono contati e di chiedere a Dio di aiutarci a contare i
nostri giorni (cfr Sal 89/90, 12).
Inoltre, non si deve trascurare che attività, sforzi, esperienze umane…sono vapore che si
dilegua, vuoto, nulla (cfr Qo 1,1). Pertanto è bene riscoprire il mistero dell’azione divina nel tempo, perché “tutto ha il suo momento e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire” (Qo 3,1-2).
*
La cenere, di cui si cospargevano persino i re, per esprimere il loro pentimento (cfr Gn
3,6), richiama pure l’imperativo con cui Cristo inizia la sua predicazione: “Il tempo è compiuto e
il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,15). Focalizza, quindi,
l’urgenza di credere alla Parola, senza attenderci chissà quali straordinari avvenimenti, considerando che una cosa non dobbiamo mai perdere di vista: “Davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno.Il Signore non ritarda nel compiere le sue promesse, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2 Pt 3,8-9).
*
In questo contesto va pure situata la perplessità ecclesiale relativa alla prassi di spargere le
ceneri in natura, oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, come, ad esempio, nelle abitazioni private. Sicché “la Chiesa ha molti motivi per essere contraria a simili scelte, che possono
sottintendere concezioni panteistiche o naturalistiche. Soprattutto nel caso di spargimento delle
ceneri o di sepolture anonime si impedisce la possibilità di esprimere con riferimento a un luogo
preciso il dolore personale e comunitario. Inoltre si rende più difficile il ricordo dei morti, estinguendolo anzitempo. Mentre fin dai primi secoli le tombe degli apostoli e dei martiri sono state
contrassegnate con i nomi e i simboli della memoria o della risurrezione. I cimiteri divennero luoghi di culto e di pellegrinaggio, espressione positiva della memoria e del riconoscimento della dignità personale dei defunti, luoghi di annuncio della speranza cristiana nella risurrezione. Mantenere viva la memoria dei defunti e ricordarsi di loro è per le persone in lutto una consolazione e
un aiuto” (RE, nn. 165-166).
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Il suffragio cristiano
PRIMA LETTURA
Rm 14,7-9.10c-12
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore..
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
F
ratelli. nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso,
perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, perché sta scritto:
“Io vivo, dice il Signore:
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio”.
Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE
Salmo 129 (130)
R. Io spero, Signore; attendo la tua parola.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. R.
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Io spero, Signore.
Spera l’anima mia, attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all'aurora. R.
Più che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione. R.
CANTO AL VANGELO
Mt 25,34
Alleluia, alleluia.
Venite, benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi
fin dalla fondazione del mondo.
Alleluia.
VANGELO
Gv 5,24-29
Chi ascolta la mia parola e crede, è passato dalla morte alla vita
Dal vangelo secondo Giovanni
I
n quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
“In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui
che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è
passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora - ed
è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio
di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro
che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene
per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di
condanna”.
Parola del Signore.
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Traccia per l’omelia
*
Il dettato del nostro Direttorio liturgico-pastorale diocesano permane quanto mai attuale:
“Il culto dei morti è senza dubbio uno dei momenti pastorali più rilevanti. Con equilibrio e nel rispetto delle persone, non si deve scadere mai nella sciatteria o nella esagerazione, né, tanto meno,
nella banalizzazione dettata esclusivamente da preoccupazioni di carattere economico. Per questo
la memoria dei defunti nella celebrazione eucaristica, sia in chiesa che al cimitero, va regolata attenendosi ai criteri che salvaguardano le esigenze comunitarie” (n. 394).
Tale esigenze si condensano anzitutto nel garantire in una parrocchia un’autentica ministerialità, per esprimere in ogni caso la premura dell’intera comunità cristiana verso chi è nel dolore.
Infatti “la partecipazione della comunità si manifesta in modo peculiare attraverso la presenza del
sacerdote e il servizio di ministri che, con particolare sensibilità umana e spirituale e adeguata
formazione liturgica, si pongono accanto a chi è stato colpito da un lutto per offrire il conforto
della fede e la solidarietà fraterna” (Presentazione CEI, n. 5).
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Circa le messe per i defunti e le ufficiature, il citato Direttorio consiglia vivamente “di estendere la prassi di alcune comunità parrocchiali: una sola ufficiatura solenne mensile per tutti i
defunti e uffici quotidiani nella sola novena o ottavario dei defunti” (n. 397). Riguardo a
quest’ultima, è bene che diventi “occasione privilegiata per la catechesi sulla dimensione pasquale
della morte e sulle realtà ultime” (n. 400).
Non va trascurata neppure l’usanza della processione e/o della benedizione delle tombe nel
giorno della Commemorazione dei fedeli defunti o in altra circostanza nelle vicinanze di simile
ricorrenza. Infatti, nella visita al camposanto, luogo del riposo dei nostri fratelli defunti, si rinnova
la fede nel Cristo, morto, sepolto e risorto per la nostra salvezza. Anche i corpi mortali si risveglieranno nell’ultimo giorno e coloro che si sono addormentati nel Signore saranno associati a lui
nel trionfo sulla morte (cfr Benedizionale, n. 1570).
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Fin dall’antichità la domenica è caratterizzata come giorno della visita al cimitero, annoverata tra le “opere dell’ottavo giorno” da un celebre documento CEI: “Se ben compresa –si afferma-, essa si iscrive in quella visione di fede che fa della domenica l’annuncio dell’«ottavo giorno»: quel sereno pellegrinaggio non è solo rimpianto per la persona estinta; è anche, e soprattutto,
un atto di fede, una professione di speranza. La consapevolezza d’un legame che sopravvive alla
morte, nell’attesa dell’incontro definitivo, ultimo, felice, del giorno eterno su cui non scende mai
tenebra, nel quale non ci sarà più né morte né separazione” (Il giorno del Signore, n. 38).
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Non va infine trascurata una prospettiva teologica di fondo, che sintetizza la sensibilità popolare a riguardo di tutto il capitolo esequiale: “Nella preghiera per i morti trova espressione nel
modo più chiaro il fatto che chi muore non viene escluso dalla solidarietà dei credenti, che si manifesta in questa preghiera. Quando il defunto, quando noi tutti incontreremo Dio, non lo incontreremo come individui isolati, ma come membri della chiesa, come fratelli e sorelle in Cristo. La
preghiera di intercessione ricorda a Dio che non vogliamo salvarci senza gli altri, che noi ci teniamo uniti agli altri e gli altri a noi. La preghiera di intercessione per i morti è quindi una forma,
anzi la proclamazione dell’amore. La solidarietà della preghiera per i morti sarebbe priva di conseguenza, se intervenisse solo dopo la morte, assumendo una specie di «funzione riparatrice», un
valore di risarcimento per l’amore negato o tralasciato nel tempo della vita. La comunità della
preghiera per i morti è veritiera solo come conseguenza della comunità e della solidarietà, vissute
nella fede, nell’amore e nella speranza comune” (G. Greshake).
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