Colloqui Malatestiani “Il Melodramma” La Villarosa – Porto d’Ischia 12-13 marzo 2004 Mario Tedeschi Turco Università Cà Foscari di Venezia Paradigma e anomalia musicali di un mélo classico: Korngold e Deception (1946) di Irving Rapper L’obiettivo che ci si propone con questo intervento è quello di dimostrare, attraverso l’analisi di un film paradigmatico, due cose: 1) L’essenza del melodramma cinematografico (in questo caso, di un prodotto di genere della scuola classica statunitense) non solo (e non tanto) nell’assunzione di un plot determinato, riferito alla prassi del teatro di prosa o, ancor meno, operistico, ma nella forma organica cinemusicale, laddove la musica, nel suo impiego ad un tempo denotativo e connotativo, assuma valenza di elemento strutturale fondante 2) L’autorialità del musicista in quest’ambito, che diviene (esemplarmente nel caso di Korngold), primo artefice della forma filmica, e dunque creatore a fianco del regista e dello sceneggiatore, di una particolare drammaturgia musicale, ad un tempo rappresentativa, e autorappresentativa dello stesso processo creativo musicale (e della poetica del suo compositore). Lo score di Deception è formato da: - Musica extradiegetica originale (con rielaborazione di materiale tematico tratto da uno score precedente) - Musica diegetica preesistente (brani di Haydn, Beethoven, Schubert) - Musica diegetica originale (un concerto per violoncello e orchestra, entrato poi nel catalogo del suo autore con il numero d’op. 37) Sondare la complessità del materiale musicale del film, dunque, significherà innanzitutto - stabilire con quali modalità venga scelto e sincronizzato all’azione il materiale preesistente; - quali connotati storici oltre che, ovviamente, stilistici questo materiale conservi; - quale livello di ulteriore significazione essi donino all’opera finita. Inoltre, si cercherà di stabilire in che modo questa prassi “combinatoria” affondi le proprie radici nella tradizione del melodramma teatrale prima, e in quello cinematografico poi (con particolare riguardo ai film musicati da Korngold). Per quello che riguarda poi la musica originale scritta dal Maestro austroamericano, l’analisi sarà incentrata soprattutto sul Concerto per violoncello e orchestra (poi op. 37), in quanto microcosmo che contiene in nuce l’intera drammaturgia filmica, nonché i fondamenti di un’estetica e di una poetica puramente musicali di un autore singolarmente autocosciente. Il “paradigma” di cui al titolo della relazione consiste dunque nell’assunzione, da parte di Korngold, di molti topoi musical-drammatici caratteristici del genere (effetti timbrici di harmonie, tremoli, pedali insistiti, formule iterative, melos acceso e financo larmoyant, ricorrenza di leitmotiv “en bloc”, utilizzazione della musica diegetica in e off secondo tradizione teatrale anche del mélodrame classique). L’anomalia consiste invece, nonostante il racconto filmico sia particolarmente “musicale” già di per sé (un drammatico “triangolo” amoroso tra una pianista, un violoncellista e un compositore), nella decisa sobrietà di accompagnamento extradiegetico, nel magistero compositivo e di orchestrazione impiegato, e di conseguenza anche nel più alto grado di significazione drammaturgica che lo stile musicale apporta all’opera conclusa: la musica per Deception di Korngold (il quale – altra anomalia – collaborò alla realizzazione del film anche in sede di sceneggiatura per alcuni dialoghi), al contrario di quanto accade spesso nel mélo, si fa programmaticamente ascoltare in quanto musica, innervando la narrazione filmica, pervadendola a un livello di complessità espressiva superiore. Diviene essa stessa dramatis persona, tanto da poter essere definita un tentativo addirittura autorappresentativo da parte del compositore cinematografico, il quale adopera lo score non solo a fini drammaturgico-narrativi interni al plot, ma anche per una autorappresentazione drammatica extratestuale, come voce di un musicista che programmaticamente esprime se stesso.