Testo base di riferimento: Michela Zucca – “Antropologia pratica e

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Trento, ottobre 2004
Sviluppo nelle aree marginali: motivazioni e modalità per una ricerca a favore dei
piccoli comuni montani in Trentino.
L’applicazione dei principi dell’antropologia dello sviluppo.
Due anni fa in Trentino ha avuto inizio un nuovo progetto di ricerca denominato “Percorsi
di sviluppo sostenibile nei Comuni marginali trentini”.
Elaborato da Michela Zucca, questo progetto, viene finanziato dal Centro di Ecologia
Alpina (vedi sito www.cealp.it), importante Ente di ricerca con sede sul Monte Bondone nei
dintorni di Trento, per il quale già in passato l’antropologa milanese-trentina ha svolto
diverse collaborazioni nelle tematiche della valorizzazione territoriale e delle politiche di
genere.
Obiettivo del Progetto “Percorsi di sviluppo sostenibile nei Comuni marginali trentini” è
quello di approfondire l’analisi delle piccole comunità della montagna trentina al fine di
comprendere le motivazioni che hanno spinto in alcune all’abbandono della popolazione ed
al verificarsi, in altre, dell’attivazione di percorsi di sviluppo.
Le motivazioni di base risiedono in fattori che non sono solamente di tipo economico, ma
principalmente in aspetti di natura culturale e sociale. Forte di questa teoria, sperimentata
anche in anni di studi compiuti in varie località dell’arco alpino, il gruppo di ricerca creato
da Michela Zucca e composto anche da altre cinque persone, ha deciso di intraprendere un
approfondito studio antropologico di alcuni comuni della montagna trentina.
Fino ad ora, sono stati investigati, attraverso un approfondito lavoro di campo, i comuni di
Sagròn-Mis, Cimego, Ronzone, Terragnolo, Luserna. Si tratta di comuni che contano poche
centinaia di abitanti, la cui condizione rispecchia la crisi di spopolamento ed abbandono che
gran parte dei Comuni alpini e rurali stanno attraversando. Le proiezioni per il 2025 danno
l’87% della popolazione europea concentrata in insediamenti metropolitani. La percentuale
di spopolamento va dal 38% circa dei Comuni trentini a più dell’80% dei Comuni carnici.
Negli Appennini, non si dispone di dati puntuali; ma i numeri possono essere anche più
preoccupanti. Ci troviamo in una situazione di emergenza non dichiarata, che necessita di
soluzioni complesse e diversificate, ancorate alla cultura del territorio ma aperte alle
innovazioni più ardite. Per questo motivo, il lavoro dell’antropologo diventa essenziale per
elaborare possibilità di sviluppo sostenibile locale.
Durante i quattro mesi di permanenza in loco, in cui hanno svolto il lavoro di campo, gli
operatori coinvolti hanno avuto il compito di comprendere l’evoluzione della comunità non
solo sotto l’aspetto storico, ma anche e principalmente nella sua componente umana
analizzando le motivazioni sociali e culturali che hanno portato all’affermarsi dell’attuale
situazione. Sulla base dei dati raccolti si cerca, sia in questa fase sia successivamente, di
innescare nuove iniziative di sviluppo durevole che sappiano coniugare le tradizionali
attività rurali con ambiti innovativi nel settore del turismo, della cultura, dell’artigianato e,
soprattutto, delle nuove tecnologie e del lavoro in rete, attraverso la partecipazione a
progetti di ampio respiro, che rompano l’isolamento e creino occasioni di lavoro qualificato
in loco, in modo da fermare sul territorio i giovani e le donne ad alta qualificazione. Tali
iniziative di sviluppo, che cercheranno di essere profondamente radicate nella realtà locale e
che troveranno nella partecipazione dei membri della comunità la spinta essenziale, non
sono nuove per il territorio trentino e sono già state sperimentate in alcune località (Cimego,
Pejo, Val di Cembra, Primiero) in occasione del progetto Europeo RECITE II “Learning
Sustainability” recentemente conclusosi.
Prima della vera e propria attività in campo, i componenti del gruppo hanno preso parte,
sotto la direzione di Michela Zucca, ad un corso di antropologia dello sviluppo il cui scopo
era di fornire le basi teoriche e le metodologie da applicare in situ. Questo corso, di cui in
allegato si trova il programma, può essere facilmente trasferito ed impartito anche in altre
realtà dell’arco alpino. Questa la ragione per cui abbiamo deciso di renderlo pubblico e di
riproporlo anche ad esterni che fossero interessati. Il corso dà diritto ad almeno 2 crediti
universitari.
Breve su nota su MICHELA ZUCCA:
Michela Zucca, antropologa, ha svolto il suo lavoro di campo in Sud America, fra gli sciamani
amazzonici, in Perù e Colombia. E’ specializzata in cultura popolare, storia delle donne,
immaginario. Da più di dieci anni si occupa di sviluppo sostenibile in comunità rurali marginali,
soprattutto alpine. Ha diretto il progetto europeo Recite II “Learning Sustainability” e il master
per agenti di sviluppo locale di Formambiente – Ministero dell’Ambiente “Progetto integrato
formazione ambiente – Area sviluppo sostenibile ASL02”. Attualmente si sta occupando del
progetto europeo Interreg III C “Rete del turismo di villaggio”, che prevede lo sviluppo
sostenibile di aree rurali marginali a partire dalla cultura identitaria e dell’immaginario.
Dall’autunno del 2004 insegna “Didattica della storia” all’Alta Scuola Pedagogica di Locarno
(Svizzera).
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi a Michela Zucca ai seguenti recapiti:
[email protected] oppure +39-335-6155055 (cellulare)
La presente iniziativa formativa è inserita all’interno delle attività del Progetto Europeo
INTERREG IIIC denominato “Reseau Europeén de Tourisme de Village Phase II | REV-ELARG”
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“Le Alpi e le comunità rurali marginali:
come fare antropologia dello sviluppo”
Testo base di riferimento: Michela Zucca – “Antropologia pratica e applicata – La
punizione di Dio: lo scandalo delle differenze” – Esse Libri, Gruppo Simone – 2002
Introduzione alla disciplina: che cos’è, da dove viene originata, come viene
considerato il contesto alpino
BARBARI, SELVAGGI, PRIMITIVI: “LE SOCIETA’ DI INTERESSE ETNOGRAFICO”
Le antiche cronache di viaggio: Erodono, Cesare, Tacito e Marco Polo
Il Rinascimento e la scoperta di umanità “altre”: Bartolomè de las Casas, Michel de Montaigne
e Giovan Battista Vico
Il mito del buon selvaggio
Gli antropologi e la colonizzazione: il trattato di Berlino per dividersi l’Africa (1885)
Il primitivo antenato dell’europeo civile
Il migliore dei mondi possibili: i segni della civiltà
 La tecnologia come prova di progresso
 Il paradigma dell’evoluzione infinita
 L’economia capitalista
 La proprietà privata
 Il monoteismo
 La monogamia e la morale
 Il diffusionismo
La teoria della relatività e il principio di indeterminazione
I padri fondatori: teorici e pratici: Johann Jacob Bachofen e il matriarcato; Lewis Henry Morgan
e gli irochesi; Edward B. Tylor e l’animismo; Friedrich Engels e l’origine della proprietà privata;
George Gordon Frazer e il ramo d’oro; Franz Boas e il lavoro di campo; Emile Durkheim e la
specificità del sociale; Marcel Mauss e il fatto sociale totale; Bronslaw Malinowsky e
l’osservazione partecipante; E. Evans Pritchard e il ruolo positivo del conflitto; Claude Levi Strauss
e lo strutturalismo.
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Sintesi dell’evoluzione del pensiero antropologico
 Antropologia dei primitivi
 Antropologia dei contadini
 Antropologia dei marginali
 Antropologia metropolitana
Culture dominate e culture dominanti
La cultura alpina è sempre stata considerata una non cultura dagli degli abitanti della città e
soprattutto da parte della Chiesa (che ha imposto la pastorale dell’evangelizzazione fino agli anni
’20 su Alpi e Pirenei), quindi cultura dominata. Ma, fino a quando questi due mondi potevano
vivere a fianco senza scambiarsi e mischiarsi più di tanto, sono bastati razzismi e pregiudizi
reciproci per conservare la civiltà tradizionale nell’isolamento. Il collasso è arrivato quando le due
componenti sono arrivate al contatto reale: la cultura antica non ha retto al colpo, ed è cominciato il
collasso. Quindi la perdita di autostima e la disgregazione dell’identità, che ha portato alla
marginalizzazione (prima mentale, poi economico fisica) e al senso generalizzato di sconfitta e di
impotenza. Con la globalizzazione la situazione, se non viene presa in mano seriamente, peggiorerà
e l’abbandono si farà massiccio.
Le Alpi: l’ambiente su cui si svolgerà il lavoro di campo
Esame cartografico: attraverso una serie di mappe, si posizioneranno graficamente una serie di
variabili che saranno poi sottoposte all’analisi incrociata.
L’ambiente
 ambiente geografico – fisico
 ambiente alpino modificato
 i limiti e i confini dell’ambiente alpino modificato dall’uomo
 i cambiamenti climatici nella storia
Le vie di comunicazione
 Le antiche vie di comunicazione a mezza costa
 Le strade romane di fondovalle
 Città di fondovalle e insediamento a stella
 La lotta per le strade
 Gli assi di comunicazione: le montagne bucate
 Conseguenze sociali dei trafori
 Grandi assi di comunicazione e marginalizzazione del territorio
 Grandi assi di comunicazione e abbandono
Gli insediamenti produttivi e il lavoro
 Aggregati metropolitani sulle Alpi o vicini alle montagne
 Professioni: differenze fra aggregati metropolitani di fondovalle e comunità alpine
 L’agricoltura e il senso di responsabilità verso il territorio: le “professioni tradizionali”
 Pensionati, invalidi ed economie assistite
 I luoghi del turismo
 I territori marginali
 Quale manodopera per chi
La popolazione
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

Ambiente demografico ed evoluzione demografica della popolazione
L’abbandono: dove, come, quando
Storia e antropologia
 I fatti di lunga durata
 La storia della vita privata
La storia sulle Alpi
 Storia delle comunità alpine
 Storia degli stati alpini
 Storia della distruzione degli stati transalpini
L’emigrazione e la distanza
 Civiltà alpina civiltà nomade
 L’emigrazione stagionale dalle valli
 L’emigrazione: bisogno economico, propensione culturale
 L’attitudine al viaggio
 La distanza accettata: quanta, per quanto tempo, perché
 Il modello insubrico
 Lo spostamento obbligato, il viaggio desiderato: dal pendolarismo al nomadismo culturale
Popoli fuori e popoli dentro la storia
 L’antropologia: una scienza sociale fuori dalla società
 Le culture tradizionali: società calde e società fredde
La lingua, le lingue: culture nazionali e minoranze etnico linguistiche
 Chi parla che cosa
 Le lingue più parlate, gli stereotipi e l’autopercezione
 Il nuovo uso del dialetto
 La lingua come codice per capire una cultura
 Il pensiero selvaggio
 Le lingue segrete e i gerghi di mestiere
 L’etnolinguistica
 Dialettologia e letteratura orale
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L’immaginario alpino
L’immaginario in cultura popolare è di una ricchezza straordinaria, perché Chiesa ed infrastrutture
repressive di vario ordine e grado hanno potuto lavorare meno sulle coscienze, e quindi si è
mantenuto il ricordo (conscio ed inconscio) che di solito aspetta solo di essere risvegliato per
esprimersi. E’ fondamentale saper attribuire il giusto valore a questo patrimonio all’interno del
lavoro di campo con la popolazione, in modo che ricominci ad esserne orgogliosa e lo sappia di
nuovo esprimere e raccontare. In un’ottica di sviluppo, poi, i progetti che riescono meglio si
fondano sicuramente (se non per la maggior parte) sulla rivalutazione del corpus mitico,
leggendario e archetipo, anche perché trattando su questo materiale si può far leva sul sentimento,
che può trasformarsi in una forza straordinaria (spesso nell’unica forza quando le condizioni di
marginalità sono gravi) se saputo e voluto impiegare in maniera spregiudicata, all’interno di un
processo produttivo. Durante il lavoro sul campo, le proiezioni dell’immaginario collettivo vanno
riconosciute interpretate, spiegate e utilizzate quanto meno per rafforzare l’autostima della gente. In
un secondo tempo, attraverso la progettazione partecipata, verrà valutata l’opportunità di un loro
impiego anche nella costruzione dell’immagine di autenticità da utilizzare per la promozione e il
marketing del territorio.
In questa giornata si esaminerà anche l’iconografia dell’immaginario: da quella di matrice colta
(Jeronimus Bosch, Fussli, Bruegel, ecc.) a quella di matri9ce popolare, a quella, contemporanea, di
origine sciamanica, per poter confrontare i diversi modi di rendere figurativamente gli spiriti della
natura.
Gli esseri dell’immaginario
 Spiriti della natura
 Divinità madri
 Uomini selvatici
 Streghe
 Draghi
 I percorsi dell’antica religione di matrice sciamanica: dall’Artico alle Alpi
 Stati di allucinazione e trance
 La sessualità orgiastica rituale e il ricordo dell’età dell’oro
 Sessualità collettiva e coesione di comunità: alle origini della resistenza culturale
Che cosa è rimasto oggi: tradizioni e riti arcaici
I Carnevali alpini e la concezione della festa tradizionale: Termeno (BZ); Bagolino (BS);
Sampeyre (CN); Grauno (TN)
I riti magici: La benedizione delle erbe a Ravascletto (UD); Il basilisco di Saviore (BS) ; Il nodo di
re Salomone (Carnia); Musiche e ritmi; pellegrinaggi transvallivi e incontri transmontani; riti
apotropaici di varia natura
Divinità antiche santificate: Madonne nere; Madonne del latte; Sant’Anna e la santa schiera; Le tre
sante vergini; Santuari del respiro; Santuari della fertilità ; Principi fecondatori travestiti da santi
(san’Onofrio); Santi psicopompi
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Le motivazioni del lavoro di ricerca/azione
Da questo momento in poi si entrerà nel vivo del corso. Per andare sul campo è necessario in primo
luogo un fondamento etico importante per il ricercatore, o l’operatore di sviluppo, come persona,
altrimenti gli succede quello che in gergo viene reso con la frase “si brucia”, cioè scoppia e non
regge allo choc culturale, abbandona il lavoro.
Anche per lo sviluppo economico è necessario un fondamento etico forte, che spesso è in conflitto
con la morale corrente e con le sovrastrutture morali dell’operatore. Questa la ragione per cui è
necessario un lavoro a monte di decostruzione e poi di ricostruzione dell’autocoscienza.
Identità in via di estinzione
 Il conto alla rovescia
 L’etnocidio (mascherato e non)
 Uso e abuso dell’antropologia. Mission e difesa delle culture di minoranza
 La ricostruzione della memoria
 L’antropologia dello sviluppo
 La valorizzazione del territorio
 La questione del costo personale e dell’identificazione con la comunità ospite
 Sentimenti e sessualità sul campo
La globalizzazione
 La questione delle risorse
 Il locale e il globale
 Lo choc culturale
 Etnia, razza, nazione
 Il bisogno di identità: riconoscersi ed essere riconosciuti
 Il conflitto etnico
 Il ruolo della tradizione
 Minoranze linguistiche e bilinguismi
 La costruzione di un’identità multipla e complessa
 La creazione di reti
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Le strutture sociali nelle piccole comunità alpine
La comunità alpina è caratterizzata dall’esiguo numero di abitanti, dai legami forti che si instaurano
fra famiglie, da meccanismi di regolazione sociale che tendono ad uniformare le persone, da invidie
e solidarietà difficilmente comprensibili a chi viene da fuori, da una morale cristiana di facciata e da
altre regole (non dette, non accettate consciamente ma osservate nella pratica) che vengono seguite.
Una delle ragioni dell’abbandono dei giovani che hanno studiato è l’incapacità, per il troppo costo
personale di fronte alle critiche della comunità, di sottrarsi a comportamenti e ruoli predefiniti. Che
devono essere compresi per fornire loro la forza di infrangerli, altrimenti ci sarà abbandono e non
sviluppo. Questo è uno dei costi sociali più forti.
La formazione della parentela
 La filiazione
 L’alleanza
 L’atomo di parentela
 La famiglia
 Le relazioni possibili: familiarità, rispetto, potere
 Il matrimonio
 Il sesso: l’utopia della libertà
 Comportamenti sessuali e morale cristiana
 L’ideologia del sacrificio
 Il disagio sociale e l’emergere di nuove forme di violenza
La società
 Le prime ineguaglianze sociali: il sesso e l’età
 L’iniziazione
 Mobilità sociale e società egualitarie
 Il prestigio sociale
 I regolatori sociali: invidia e solidarietà
 Conservazione e innovazione in “comunità senza storia”
Antropologia e genere nelle comunità alpine
 L’economia tradizionale e le donne
 Donne e territorio
 Il rifiuto del ruolo e l’abbandono
 Donne, disagio, violenza verso i figli ed il sistema di valori tradizionali
Il gioco
 I vari tipi di gioco
 Sport, agonismo e iniziazioni mancate: la negazione del modello tradizionale
L’opera d’arte e la bellezza
 La funzione sociale dell’arte nelle comunità alpine
 Arte popolare
NOTA: Nella trattazione di questi argomenti, si esaminerà nel dettaglio il libro “Saints, Scholars, and
Schizophrenics” di Nancy Stephen Hughes, che ha analizzato nel dettaglio le motivazioni profonde
dell’abbandono e del disagio esistenziale dei giovani nelle piccole comunità dell’Irlanda rurale, molto simili, per
cultura, economia, demografia, a quelle alpine, prima dei programmi di resinsediamento e di sviluppo, che hanno
invertito il trend. Trend che, nelle comunità da noi studiate sulle Alpi, non accenna a modificarsi.
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METODOLOGIA DI AZIONE: LA TEORIA
Riconoscere l’altro in noi
 Civiltà a confronto: i “cittadini” visti dai “montanari”
 L’arco culturale e le dimensioni possibili
 Costruirsi uno sguardo distante
 L’oggettività: studiare le società “altre” per capire la nostra
Inchiesta sociologica e indagine antropologica
 La familiarità si costruisce con gli anni
 Conoscenza dall’interno
 Il costo
Il ricercatore
 L’equazione personale e l’illusione della trasparenza
 Riuscire a fare comunicazione di qualità
 Tarare i risultati: il ricercatore è parte integrante della sua ricerca
 Problemi esistenziali: il dilemma dell’antropologo
 Ambiguità della posizione del ricercatore
Il progetto di ricerca
 Gli studi preliminari
 Imparare la lingua
 La cultura generale
 Le geografia – utilizzo delle mappe
Storie di comunità senza storia: i dati quantitativi
 Demografia e censimenti
 La ricostruzione delle famiglie e l’analisi dei comportamenti famigliari
 Case, casate e lignaggi, genealogie
 L’economia
 Gli archivi possibili
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Metodologia di azione: la pratica. Raccontare l’indicibile
Per capire le ragioni profonde dell’abbandono (che è prima mentale e poi fisico, fino a diventare
fisiologico) è necessario farsi raccontare, senza pregiudizi morali ed eventualmente contro i
pregiudizi morali, le storie personali degli abitanti della comunità, privilegiando due componenti,
che sono quelle che determinano la riproduzione (e quindi il permanere dell’insediamento in loco) e
lo sviluppo economico di qualità, quindi le donne in età riproduttiva e i giovani che hanno studiato
(e che sono a rischio di abbandono o stanno decidendo di partire). Bisogna quindi saper ricostruire
la storia dei sentimenti e delle pulsioni, delle aspettative consce e inconsce che portano ad una
simile decisione, per saperla destrutturate e quindi ribaltare, e per dare coraggio e motivazione ad
una scelta contro il trend collettivo. Ciò può portare ad una posizione conflittuale dell’opeatore
all’interno della comunità ospite, che deve essere gestita.
Il lavoro di campo
 Tenere un diario
 La costruzione di un rapporto di fiducia
 L’osservazione partecipante
 Metodi (leciti e illeciti) per ottenere le informazioni
 L’intervista
 Le immagini
 Le registrazioni
 I filmati etnografici
 Il non detto
 La raccolta di materiali etnografici
La monografia e la presentazione dei dati
 Anche il più piccolo dettaglio è importante
 La questione della scelta
 Il metodo etnobiografico
 Monografie non scritte: antropologia delle immagini e dei suoni
 Artificialità del documento finale
Rapporti a posteriori con la comunità ospite
 La questione della privacy
 Il ritorno delle informazioni alla fonte
 La gestione del conflitto con la comunità ospite
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La costruzione dell’azione di sviluppo partecipato
Si forniranno i fondamenti teorici e pratici per proseguire nel lavoro di ricerca-azione, che
comprenderà anche l’individuazione di modelli di sviluppo possibili, comunità peer comunità, che
saranno poi confrontati fra loro.
Caratteristica principiale dello sviluppo sostenibile (soprattutto se viene portato avanti attraverso la
metodologia della progettazione partecipata ) è di non essere generalizzabile: deve essere costruito
volta per volta, in maniera diversa, a seconda delle risorse e dei limiti del gruppo sociale che lo
porterà avanti, e, in comunità piccole, è fortemente dipendente dalla variabile personale.
L’ambiente
 La natura è una creazione sociale
 L’ecologia umana
 Culture e sistemi di adattamento all’ambiente
 Ecologia culturale, neo-evoluzionismo, evoluzionismo multilineare
 La tecnologia culturale
 Il determinismo ambientale
 Il rapporto con l’ambiente: responsabilità e rifiuto
 Ragioni simboliche e ragioni ecologiche
L’economia
 Società egualitarie e meccanismi di controllo dell’ascesa sociale
 Le spese di rappresentanza nelle società tradizionali
 La reciprocità
 Dono, baratto, piaceri, moneta
 Etica protestante e spirito del capitalismo
 Il marxismo popolare e la giustificazione dell’ineguaglianza
 La questione del costo dello sviluppo
L’ecologia e la conoscenza dell’ambiente
 Tra wilderness e degrado
 I sistemi forestali: protezione, sviluppo e progettazione partecipata
 Cultura contadina, salvaguardia del territorio, economia capitalista
 L’ecologia dell’abbandono
 La perdita dell’identità e il suo costo economico
 La rivalutazione delle conoscenze popolari e l’economia identitaria
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LE METODOLOGIE
All’interno del lavoro di ricerca-azione, si definirà, comune per comune, una scheda con le
valutazioni in ordine alle caratteristiche turistiche e territoriali presenti all’interno della comunità
e nelle sue immediate vicinanze, per poter avviare un progetto di sviluppo sostenibile.
Esistono condizioni oggettive – di presenze di valori sul territorio – che possono agevolare
fortemente un processo di sviluppo sostenibile, anche perché si tratta spesso di un progetto
turistico, o fortemente collegato al turismo, attività economica di elezione in Trentino. Quindi,
bisognerà fare un censimento dei valori presenti sul territorio, che sono:
naturalistici:
presenza di zone ad alto valore naturalistico riconosciute e conosciute
presenza di specie (animali e vegetali) ad alto valore identitario
paesaggistici:
presenza di paesaggio spettacolare
presenza di tratti paesaggistici particolari immediatamente riconoscibili
presenza di tratti paesaggistici unici nel loro genere
antropici:
presenza di patrimonio artistico di qualunque tipo
presenza di tessuto turistico di ospitalità
presenza di artigianato tipico
presenza di cucina tipica
presenza di costumi tipici
presenza di architettura tipica
presenza di un tessuto imprenditoriale circostante
presenza di occasioni di svago
presenza di manifestazioni ed eventi culturali
presenza di un marketing turistico già consolidato
archetipi:
presenza di eventi storici di rilievo accaduti all’interno della comunità di cui si conserva il ricordo
presenza di miti e leggende
presenza di personaggi (mitici o storici) in cui la comunità si possa identificare
capacità di tramandare la propria cultura tipica a livello collettivo
presenza di orgoglio di appartenenza
presenza di una lingua o un dialetto autoctoni
presenza di canti e musiche tipiche
presenza di feste e manifestazioni tipiche
presenza di luoghi particolari, legati a storie e leggende tramandate
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La costruzione dell’azione di sviluppo partecipato
Per la prima volta nella storia, ci troviamo di fronte a comunità in cui marginalità non significa
povertà economica; anzi: spesso le condizioni monetarie e di reddito degli insediamenti alpini sono
più alte di quelle metropolitane, e così pure il livello dei consumi. Ciò non pregiudica l’abbandono
del territorio. Per fare sviluppo quindi bisogna fare un’analisi economica delle aspettative e delle
capacità di rischio delle forze sociali vive del contesto di riferimento.
Antropologia ed economia
 La questione dei limiti e delle risorse
 Lo scandalo delle differenze
 Il mercato globale e la multilocalizzazione
 Antropologia del lavoro
 Business anthropology
 Antropologia dei consumi
 Lo stile di vita: identità e consumi
 Lo stile di vita: identità etnica, consumi, sviluppo economico (esempio alto atesino)
 Cultura identitaria come motore di sviluppo: sapersi vendere (esempio toscano)
 Economie assistite
 Capacità di rischio e volontà di mettersi in gioco
 Possibilità di autoimprenditorialità
 La costruzione dell’autenticità
 La questione della durata del processo di sviluppo
 La necessità della formazione continua e condivisa di tutta la comunità
 La formazione specifica degli operatori che condurranno il processo
 La creazione della propensione al rischio
Si condurrà poi un esame puntuale di comunità in cui si sono avviati progetti di sviluppo sostenibile
partecipato, in cui stanno andando avanti o sono falliti: Cimego (TN); Pejo (TN); Val di Cembra
(TN); Sagron Mis (TN); Valli occitane (CN); Triora (IM); Zuccarello e l’insediamento tecnologico
(IM); Carnia (UD); Montjovet (AO).
Esame di luoghi in cui non solo si sono avviati programmi di sviluppo sostenibile, ma in cui si sono
stabiliti progetti di reinsediamento e parchi tecnologici. Ciò ha portato ad un nuovo problema:
quello dei “neorurali”, che spesso sono i motori dello sviluppo i comunità sull’orlo dell’estinzione.
I casi di: Toscana; Catalogna (Spagna); Provenza (Francia): esempio di Sophia Antipolis; Viuz en
Sallaz (Francia); Irlanda.
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I FATTORI DA VALUTARE NELL’AZIONE DI SVILUPPO PARTECIPATO
Lo sviluppo economico, anche quello sostenibile, non può prescindere dalla valutazione di alcune
condizioni di partenza, senza le quali non può decollare. Si tratta di:
 numero di abitanti della comunità
 professioni in cui sono impegnati gli abitanti
 tasso di invecchiamento
 tasso di istruzione
 propensione all’imprenditorialità
 valori fondanti della comunità nel suo complesso
 “carattere” della popolazione
 aspettative della comunità nel suo complesso
 aspettative degli agenti sociali dinamici
 ruolo e aspettative delle donne all’interno della comunità
 ruolo dei giovani all’interno della comunità
 tipi di conflittualità presenti all’interno della comunità
 divisione della ricchezza nella comunità
 legami familiari e clientele all’interno della comunità
 presenza e tipo di associazioni all’interno della comunità
 presenza e tipo di attività imprenditoriali all’interno della comunità
 propensione al ricambio delle attività imprenditoriali all’interno della comunità
 attività di aggregazione svolte all’interno della comunità
 attività svolte all’esterno della comunità
 legami fra i vari attori economici
 volontà di innovazione dei soggetti giovani e potenzialmente imprenditivi
 tipo di amministrazione
 stabilità amministrativa
 consenso verso l’amministrazione
 fiducia verso l’amministrazione
 fiducia e consenso verso gli operatori e il progetto di sviluppo
Una volta valutati questi fattori punto per punto, e combinate con la presenza dei valori sul
territorio, svolto il lavoro di campo e conquistata la fiducia della gente, si può vedere se emergono
delle proposte, valutare se esistono le condizioni per portarle avanti ed impegnarsi in un processo di
sviluppo.
Il corso prevede che gli studenti facciano un elaborato su un progetto di sviluppo sostenibile di
un piccolo paese di loro scelta, che sarà composto di:






introduzione alla zona e descrizione della comunità scelta
obiettivi
metodologia
ricaduta economica
tempi
costi
che verrà discusso in classe, consegnato, corretto, valutato e poi rimandato al corsista.
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NOTE ORGANIZZZATIVE
DURATA DEL CORSO: 32 ore
SEDE DEL CORSO: Centro di ecologia alpina – Loc. Viote del Monte Bondone – 25 Km. Da
Trento (tempo di percorrenza in automobile ca. 35 minuti). Servizio di trasporto pubblico con
quattro corse giornaliere da Trento (tre con arrivo a Loc. Viote ad ore 8.40, 13.30, 14.20 ed
una a Loc. Vason ad ore 18.51 – la tratta ha una durata di circa 55 minuti) operato da
Trentino Trasporti con partenza dalla stazione delle Autocorriere, a 100 mt. Dalla stazione
ferroviaria.
DATE: 3,4,17,18 dicembre 2004
ORARIO : 9.00-12.30 e 14.00 – 18.30
NUMERO PARTECIPANTI AMMESSO: 50
ALLOGGIO: Possibilità di pernottamento a prezzi concordati saranno possibili presso il
Centro di Ecologia Alpina (n. 20 posti a 12,90 € persona/notte) dando priorità di ospitalità a
chi non è dotato di mezzo proprio. Alternativamente sarà possibile prenotare presso il Rifugio
Viote (distanza 1,5 Km dal CEA), presso il Garni Caminetto (distanza 4,5 Km dal CEA) o
presso l’Hotel Montana (distanza 5 Km dal CEA) a prezzi convenzionati (circa 25 € B&B).
VITTO: Sarà possibile aderire, previo pagamento, al servizio di ristorazione del Centro di
Ecologia Alpina per i pasti meridiani. Relativamente ai pasti serali gli stessi potranno essere
svolti presso le strutture adiacenti (Ristorante “Capanna Viote”, Rifugio Viote, RistorantePizzeria “Alaska”, altre strutture poste in Loc. Vason).
Ulteriori informazioni e dettagli sui costi di vitto e alloggio saranno richiedibili alla nostra
segreteria organizzativa.
ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE: Un documento attestante la partecipazione al corso
sarò rilasciato a coloro che avranno partecipato ad almeno il 70% delle ore in programma.
ISCRIZIONI: Da effettuare entro il 27 novembre 2004 presso:
Centro di Ecologia Alpina – Loc. Viote del Monte Bondone – 38040 SARDAGNA (TN)
Tel. 0461-939570 o 939555 – Fax: 0461-939580 o 948190
Email: [email protected]
Ulteriori informazioni:
La serata del 3 dicembre presso il Centro Culturale di Dro (comune a circa 30 Km dal Centro
di Ecologia Alpina) si svolgerà anche una serata dal titolo “L'amore sulle Alpi: sessualità e riti
di iniziazione” in cui la relatrice sarà Michela Zucca.
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