Trento, ottobre 2004 Sviluppo nelle aree marginali: motivazioni e modalità per una ricerca a favore dei piccoli comuni montani in Trentino. L’applicazione dei principi dell’antropologia dello sviluppo. Due anni fa in Trentino ha avuto inizio un nuovo progetto di ricerca denominato “Percorsi di sviluppo sostenibile nei Comuni marginali trentini”. Elaborato da Michela Zucca, questo progetto, viene finanziato dal Centro di Ecologia Alpina (vedi sito www.cealp.it), importante Ente di ricerca con sede sul Monte Bondone nei dintorni di Trento, per il quale già in passato l’antropologa milanese-trentina ha svolto diverse collaborazioni nelle tematiche della valorizzazione territoriale e delle politiche di genere. Obiettivo del Progetto “Percorsi di sviluppo sostenibile nei Comuni marginali trentini” è quello di approfondire l’analisi delle piccole comunità della montagna trentina al fine di comprendere le motivazioni che hanno spinto in alcune all’abbandono della popolazione ed al verificarsi, in altre, dell’attivazione di percorsi di sviluppo. Le motivazioni di base risiedono in fattori che non sono solamente di tipo economico, ma principalmente in aspetti di natura culturale e sociale. Forte di questa teoria, sperimentata anche in anni di studi compiuti in varie località dell’arco alpino, il gruppo di ricerca creato da Michela Zucca e composto anche da altre cinque persone, ha deciso di intraprendere un approfondito studio antropologico di alcuni comuni della montagna trentina. Fino ad ora, sono stati investigati, attraverso un approfondito lavoro di campo, i comuni di Sagròn-Mis, Cimego, Ronzone, Terragnolo, Luserna. Si tratta di comuni che contano poche centinaia di abitanti, la cui condizione rispecchia la crisi di spopolamento ed abbandono che gran parte dei Comuni alpini e rurali stanno attraversando. Le proiezioni per il 2025 danno l’87% della popolazione europea concentrata in insediamenti metropolitani. La percentuale di spopolamento va dal 38% circa dei Comuni trentini a più dell’80% dei Comuni carnici. Negli Appennini, non si dispone di dati puntuali; ma i numeri possono essere anche più preoccupanti. Ci troviamo in una situazione di emergenza non dichiarata, che necessita di soluzioni complesse e diversificate, ancorate alla cultura del territorio ma aperte alle innovazioni più ardite. Per questo motivo, il lavoro dell’antropologo diventa essenziale per elaborare possibilità di sviluppo sostenibile locale. Durante i quattro mesi di permanenza in loco, in cui hanno svolto il lavoro di campo, gli operatori coinvolti hanno avuto il compito di comprendere l’evoluzione della comunità non solo sotto l’aspetto storico, ma anche e principalmente nella sua componente umana analizzando le motivazioni sociali e culturali che hanno portato all’affermarsi dell’attuale situazione. Sulla base dei dati raccolti si cerca, sia in questa fase sia successivamente, di innescare nuove iniziative di sviluppo durevole che sappiano coniugare le tradizionali attività rurali con ambiti innovativi nel settore del turismo, della cultura, dell’artigianato e, soprattutto, delle nuove tecnologie e del lavoro in rete, attraverso la partecipazione a progetti di ampio respiro, che rompano l’isolamento e creino occasioni di lavoro qualificato in loco, in modo da fermare sul territorio i giovani e le donne ad alta qualificazione. Tali iniziative di sviluppo, che cercheranno di essere profondamente radicate nella realtà locale e che troveranno nella partecipazione dei membri della comunità la spinta essenziale, non sono nuove per il territorio trentino e sono già state sperimentate in alcune località (Cimego, Pejo, Val di Cembra, Primiero) in occasione del progetto Europeo RECITE II “Learning Sustainability” recentemente conclusosi. Prima della vera e propria attività in campo, i componenti del gruppo hanno preso parte, sotto la direzione di Michela Zucca, ad un corso di antropologia dello sviluppo il cui scopo era di fornire le basi teoriche e le metodologie da applicare in situ. Questo corso, di cui in allegato si trova il programma, può essere facilmente trasferito ed impartito anche in altre realtà dell’arco alpino. Questa la ragione per cui abbiamo deciso di renderlo pubblico e di riproporlo anche ad esterni che fossero interessati. Il corso dà diritto ad almeno 2 crediti universitari. Breve su nota su MICHELA ZUCCA: Michela Zucca, antropologa, ha svolto il suo lavoro di campo in Sud America, fra gli sciamani amazzonici, in Perù e Colombia. E’ specializzata in cultura popolare, storia delle donne, immaginario. Da più di dieci anni si occupa di sviluppo sostenibile in comunità rurali marginali, soprattutto alpine. Ha diretto il progetto europeo Recite II “Learning Sustainability” e il master per agenti di sviluppo locale di Formambiente – Ministero dell’Ambiente “Progetto integrato formazione ambiente – Area sviluppo sostenibile ASL02”. Attualmente si sta occupando del progetto europeo Interreg III C “Rete del turismo di villaggio”, che prevede lo sviluppo sostenibile di aree rurali marginali a partire dalla cultura identitaria e dell’immaginario. Dall’autunno del 2004 insegna “Didattica della storia” all’Alta Scuola Pedagogica di Locarno (Svizzera). Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi a Michela Zucca ai seguenti recapiti: [email protected] oppure +39-335-6155055 (cellulare) La presente iniziativa formativa è inserita all’interno delle attività del Progetto Europeo INTERREG IIIC denominato “Reseau Europeén de Tourisme de Village Phase II | REV-ELARG” 2 “Le Alpi e le comunità rurali marginali: come fare antropologia dello sviluppo” Testo base di riferimento: Michela Zucca – “Antropologia pratica e applicata – La punizione di Dio: lo scandalo delle differenze” – Esse Libri, Gruppo Simone – 2002 Introduzione alla disciplina: che cos’è, da dove viene originata, come viene considerato il contesto alpino BARBARI, SELVAGGI, PRIMITIVI: “LE SOCIETA’ DI INTERESSE ETNOGRAFICO” Le antiche cronache di viaggio: Erodono, Cesare, Tacito e Marco Polo Il Rinascimento e la scoperta di umanità “altre”: Bartolomè de las Casas, Michel de Montaigne e Giovan Battista Vico Il mito del buon selvaggio Gli antropologi e la colonizzazione: il trattato di Berlino per dividersi l’Africa (1885) Il primitivo antenato dell’europeo civile Il migliore dei mondi possibili: i segni della civiltà La tecnologia come prova di progresso Il paradigma dell’evoluzione infinita L’economia capitalista La proprietà privata Il monoteismo La monogamia e la morale Il diffusionismo La teoria della relatività e il principio di indeterminazione I padri fondatori: teorici e pratici: Johann Jacob Bachofen e il matriarcato; Lewis Henry Morgan e gli irochesi; Edward B. Tylor e l’animismo; Friedrich Engels e l’origine della proprietà privata; George Gordon Frazer e il ramo d’oro; Franz Boas e il lavoro di campo; Emile Durkheim e la specificità del sociale; Marcel Mauss e il fatto sociale totale; Bronslaw Malinowsky e l’osservazione partecipante; E. Evans Pritchard e il ruolo positivo del conflitto; Claude Levi Strauss e lo strutturalismo. 3 Sintesi dell’evoluzione del pensiero antropologico Antropologia dei primitivi Antropologia dei contadini Antropologia dei marginali Antropologia metropolitana Culture dominate e culture dominanti La cultura alpina è sempre stata considerata una non cultura dagli degli abitanti della città e soprattutto da parte della Chiesa (che ha imposto la pastorale dell’evangelizzazione fino agli anni ’20 su Alpi e Pirenei), quindi cultura dominata. Ma, fino a quando questi due mondi potevano vivere a fianco senza scambiarsi e mischiarsi più di tanto, sono bastati razzismi e pregiudizi reciproci per conservare la civiltà tradizionale nell’isolamento. Il collasso è arrivato quando le due componenti sono arrivate al contatto reale: la cultura antica non ha retto al colpo, ed è cominciato il collasso. Quindi la perdita di autostima e la disgregazione dell’identità, che ha portato alla marginalizzazione (prima mentale, poi economico fisica) e al senso generalizzato di sconfitta e di impotenza. Con la globalizzazione la situazione, se non viene presa in mano seriamente, peggiorerà e l’abbandono si farà massiccio. Le Alpi: l’ambiente su cui si svolgerà il lavoro di campo Esame cartografico: attraverso una serie di mappe, si posizioneranno graficamente una serie di variabili che saranno poi sottoposte all’analisi incrociata. L’ambiente ambiente geografico – fisico ambiente alpino modificato i limiti e i confini dell’ambiente alpino modificato dall’uomo i cambiamenti climatici nella storia Le vie di comunicazione Le antiche vie di comunicazione a mezza costa Le strade romane di fondovalle Città di fondovalle e insediamento a stella La lotta per le strade Gli assi di comunicazione: le montagne bucate Conseguenze sociali dei trafori Grandi assi di comunicazione e marginalizzazione del territorio Grandi assi di comunicazione e abbandono Gli insediamenti produttivi e il lavoro Aggregati metropolitani sulle Alpi o vicini alle montagne Professioni: differenze fra aggregati metropolitani di fondovalle e comunità alpine L’agricoltura e il senso di responsabilità verso il territorio: le “professioni tradizionali” Pensionati, invalidi ed economie assistite I luoghi del turismo I territori marginali Quale manodopera per chi La popolazione 4 Ambiente demografico ed evoluzione demografica della popolazione L’abbandono: dove, come, quando Storia e antropologia I fatti di lunga durata La storia della vita privata La storia sulle Alpi Storia delle comunità alpine Storia degli stati alpini Storia della distruzione degli stati transalpini L’emigrazione e la distanza Civiltà alpina civiltà nomade L’emigrazione stagionale dalle valli L’emigrazione: bisogno economico, propensione culturale L’attitudine al viaggio La distanza accettata: quanta, per quanto tempo, perché Il modello insubrico Lo spostamento obbligato, il viaggio desiderato: dal pendolarismo al nomadismo culturale Popoli fuori e popoli dentro la storia L’antropologia: una scienza sociale fuori dalla società Le culture tradizionali: società calde e società fredde La lingua, le lingue: culture nazionali e minoranze etnico linguistiche Chi parla che cosa Le lingue più parlate, gli stereotipi e l’autopercezione Il nuovo uso del dialetto La lingua come codice per capire una cultura Il pensiero selvaggio Le lingue segrete e i gerghi di mestiere L’etnolinguistica Dialettologia e letteratura orale 5 L’immaginario alpino L’immaginario in cultura popolare è di una ricchezza straordinaria, perché Chiesa ed infrastrutture repressive di vario ordine e grado hanno potuto lavorare meno sulle coscienze, e quindi si è mantenuto il ricordo (conscio ed inconscio) che di solito aspetta solo di essere risvegliato per esprimersi. E’ fondamentale saper attribuire il giusto valore a questo patrimonio all’interno del lavoro di campo con la popolazione, in modo che ricominci ad esserne orgogliosa e lo sappia di nuovo esprimere e raccontare. In un’ottica di sviluppo, poi, i progetti che riescono meglio si fondano sicuramente (se non per la maggior parte) sulla rivalutazione del corpus mitico, leggendario e archetipo, anche perché trattando su questo materiale si può far leva sul sentimento, che può trasformarsi in una forza straordinaria (spesso nell’unica forza quando le condizioni di marginalità sono gravi) se saputo e voluto impiegare in maniera spregiudicata, all’interno di un processo produttivo. Durante il lavoro sul campo, le proiezioni dell’immaginario collettivo vanno riconosciute interpretate, spiegate e utilizzate quanto meno per rafforzare l’autostima della gente. In un secondo tempo, attraverso la progettazione partecipata, verrà valutata l’opportunità di un loro impiego anche nella costruzione dell’immagine di autenticità da utilizzare per la promozione e il marketing del territorio. In questa giornata si esaminerà anche l’iconografia dell’immaginario: da quella di matrice colta (Jeronimus Bosch, Fussli, Bruegel, ecc.) a quella di matri9ce popolare, a quella, contemporanea, di origine sciamanica, per poter confrontare i diversi modi di rendere figurativamente gli spiriti della natura. Gli esseri dell’immaginario Spiriti della natura Divinità madri Uomini selvatici Streghe Draghi I percorsi dell’antica religione di matrice sciamanica: dall’Artico alle Alpi Stati di allucinazione e trance La sessualità orgiastica rituale e il ricordo dell’età dell’oro Sessualità collettiva e coesione di comunità: alle origini della resistenza culturale Che cosa è rimasto oggi: tradizioni e riti arcaici I Carnevali alpini e la concezione della festa tradizionale: Termeno (BZ); Bagolino (BS); Sampeyre (CN); Grauno (TN) I riti magici: La benedizione delle erbe a Ravascletto (UD); Il basilisco di Saviore (BS) ; Il nodo di re Salomone (Carnia); Musiche e ritmi; pellegrinaggi transvallivi e incontri transmontani; riti apotropaici di varia natura Divinità antiche santificate: Madonne nere; Madonne del latte; Sant’Anna e la santa schiera; Le tre sante vergini; Santuari del respiro; Santuari della fertilità ; Principi fecondatori travestiti da santi (san’Onofrio); Santi psicopompi 6 Le motivazioni del lavoro di ricerca/azione Da questo momento in poi si entrerà nel vivo del corso. Per andare sul campo è necessario in primo luogo un fondamento etico importante per il ricercatore, o l’operatore di sviluppo, come persona, altrimenti gli succede quello che in gergo viene reso con la frase “si brucia”, cioè scoppia e non regge allo choc culturale, abbandona il lavoro. Anche per lo sviluppo economico è necessario un fondamento etico forte, che spesso è in conflitto con la morale corrente e con le sovrastrutture morali dell’operatore. Questa la ragione per cui è necessario un lavoro a monte di decostruzione e poi di ricostruzione dell’autocoscienza. Identità in via di estinzione Il conto alla rovescia L’etnocidio (mascherato e non) Uso e abuso dell’antropologia. Mission e difesa delle culture di minoranza La ricostruzione della memoria L’antropologia dello sviluppo La valorizzazione del territorio La questione del costo personale e dell’identificazione con la comunità ospite Sentimenti e sessualità sul campo La globalizzazione La questione delle risorse Il locale e il globale Lo choc culturale Etnia, razza, nazione Il bisogno di identità: riconoscersi ed essere riconosciuti Il conflitto etnico Il ruolo della tradizione Minoranze linguistiche e bilinguismi La costruzione di un’identità multipla e complessa La creazione di reti 7 Le strutture sociali nelle piccole comunità alpine La comunità alpina è caratterizzata dall’esiguo numero di abitanti, dai legami forti che si instaurano fra famiglie, da meccanismi di regolazione sociale che tendono ad uniformare le persone, da invidie e solidarietà difficilmente comprensibili a chi viene da fuori, da una morale cristiana di facciata e da altre regole (non dette, non accettate consciamente ma osservate nella pratica) che vengono seguite. Una delle ragioni dell’abbandono dei giovani che hanno studiato è l’incapacità, per il troppo costo personale di fronte alle critiche della comunità, di sottrarsi a comportamenti e ruoli predefiniti. Che devono essere compresi per fornire loro la forza di infrangerli, altrimenti ci sarà abbandono e non sviluppo. Questo è uno dei costi sociali più forti. La formazione della parentela La filiazione L’alleanza L’atomo di parentela La famiglia Le relazioni possibili: familiarità, rispetto, potere Il matrimonio Il sesso: l’utopia della libertà Comportamenti sessuali e morale cristiana L’ideologia del sacrificio Il disagio sociale e l’emergere di nuove forme di violenza La società Le prime ineguaglianze sociali: il sesso e l’età L’iniziazione Mobilità sociale e società egualitarie Il prestigio sociale I regolatori sociali: invidia e solidarietà Conservazione e innovazione in “comunità senza storia” Antropologia e genere nelle comunità alpine L’economia tradizionale e le donne Donne e territorio Il rifiuto del ruolo e l’abbandono Donne, disagio, violenza verso i figli ed il sistema di valori tradizionali Il gioco I vari tipi di gioco Sport, agonismo e iniziazioni mancate: la negazione del modello tradizionale L’opera d’arte e la bellezza La funzione sociale dell’arte nelle comunità alpine Arte popolare NOTA: Nella trattazione di questi argomenti, si esaminerà nel dettaglio il libro “Saints, Scholars, and Schizophrenics” di Nancy Stephen Hughes, che ha analizzato nel dettaglio le motivazioni profonde dell’abbandono e del disagio esistenziale dei giovani nelle piccole comunità dell’Irlanda rurale, molto simili, per cultura, economia, demografia, a quelle alpine, prima dei programmi di resinsediamento e di sviluppo, che hanno invertito il trend. Trend che, nelle comunità da noi studiate sulle Alpi, non accenna a modificarsi. 8 METODOLOGIA DI AZIONE: LA TEORIA Riconoscere l’altro in noi Civiltà a confronto: i “cittadini” visti dai “montanari” L’arco culturale e le dimensioni possibili Costruirsi uno sguardo distante L’oggettività: studiare le società “altre” per capire la nostra Inchiesta sociologica e indagine antropologica La familiarità si costruisce con gli anni Conoscenza dall’interno Il costo Il ricercatore L’equazione personale e l’illusione della trasparenza Riuscire a fare comunicazione di qualità Tarare i risultati: il ricercatore è parte integrante della sua ricerca Problemi esistenziali: il dilemma dell’antropologo Ambiguità della posizione del ricercatore Il progetto di ricerca Gli studi preliminari Imparare la lingua La cultura generale Le geografia – utilizzo delle mappe Storie di comunità senza storia: i dati quantitativi Demografia e censimenti La ricostruzione delle famiglie e l’analisi dei comportamenti famigliari Case, casate e lignaggi, genealogie L’economia Gli archivi possibili 9 Metodologia di azione: la pratica. Raccontare l’indicibile Per capire le ragioni profonde dell’abbandono (che è prima mentale e poi fisico, fino a diventare fisiologico) è necessario farsi raccontare, senza pregiudizi morali ed eventualmente contro i pregiudizi morali, le storie personali degli abitanti della comunità, privilegiando due componenti, che sono quelle che determinano la riproduzione (e quindi il permanere dell’insediamento in loco) e lo sviluppo economico di qualità, quindi le donne in età riproduttiva e i giovani che hanno studiato (e che sono a rischio di abbandono o stanno decidendo di partire). Bisogna quindi saper ricostruire la storia dei sentimenti e delle pulsioni, delle aspettative consce e inconsce che portano ad una simile decisione, per saperla destrutturate e quindi ribaltare, e per dare coraggio e motivazione ad una scelta contro il trend collettivo. Ciò può portare ad una posizione conflittuale dell’opeatore all’interno della comunità ospite, che deve essere gestita. Il lavoro di campo Tenere un diario La costruzione di un rapporto di fiducia L’osservazione partecipante Metodi (leciti e illeciti) per ottenere le informazioni L’intervista Le immagini Le registrazioni I filmati etnografici Il non detto La raccolta di materiali etnografici La monografia e la presentazione dei dati Anche il più piccolo dettaglio è importante La questione della scelta Il metodo etnobiografico Monografie non scritte: antropologia delle immagini e dei suoni Artificialità del documento finale Rapporti a posteriori con la comunità ospite La questione della privacy Il ritorno delle informazioni alla fonte La gestione del conflitto con la comunità ospite 10 La costruzione dell’azione di sviluppo partecipato Si forniranno i fondamenti teorici e pratici per proseguire nel lavoro di ricerca-azione, che comprenderà anche l’individuazione di modelli di sviluppo possibili, comunità peer comunità, che saranno poi confrontati fra loro. Caratteristica principiale dello sviluppo sostenibile (soprattutto se viene portato avanti attraverso la metodologia della progettazione partecipata ) è di non essere generalizzabile: deve essere costruito volta per volta, in maniera diversa, a seconda delle risorse e dei limiti del gruppo sociale che lo porterà avanti, e, in comunità piccole, è fortemente dipendente dalla variabile personale. L’ambiente La natura è una creazione sociale L’ecologia umana Culture e sistemi di adattamento all’ambiente Ecologia culturale, neo-evoluzionismo, evoluzionismo multilineare La tecnologia culturale Il determinismo ambientale Il rapporto con l’ambiente: responsabilità e rifiuto Ragioni simboliche e ragioni ecologiche L’economia Società egualitarie e meccanismi di controllo dell’ascesa sociale Le spese di rappresentanza nelle società tradizionali La reciprocità Dono, baratto, piaceri, moneta Etica protestante e spirito del capitalismo Il marxismo popolare e la giustificazione dell’ineguaglianza La questione del costo dello sviluppo L’ecologia e la conoscenza dell’ambiente Tra wilderness e degrado I sistemi forestali: protezione, sviluppo e progettazione partecipata Cultura contadina, salvaguardia del territorio, economia capitalista L’ecologia dell’abbandono La perdita dell’identità e il suo costo economico La rivalutazione delle conoscenze popolari e l’economia identitaria 11 LE METODOLOGIE All’interno del lavoro di ricerca-azione, si definirà, comune per comune, una scheda con le valutazioni in ordine alle caratteristiche turistiche e territoriali presenti all’interno della comunità e nelle sue immediate vicinanze, per poter avviare un progetto di sviluppo sostenibile. Esistono condizioni oggettive – di presenze di valori sul territorio – che possono agevolare fortemente un processo di sviluppo sostenibile, anche perché si tratta spesso di un progetto turistico, o fortemente collegato al turismo, attività economica di elezione in Trentino. Quindi, bisognerà fare un censimento dei valori presenti sul territorio, che sono: naturalistici: presenza di zone ad alto valore naturalistico riconosciute e conosciute presenza di specie (animali e vegetali) ad alto valore identitario paesaggistici: presenza di paesaggio spettacolare presenza di tratti paesaggistici particolari immediatamente riconoscibili presenza di tratti paesaggistici unici nel loro genere antropici: presenza di patrimonio artistico di qualunque tipo presenza di tessuto turistico di ospitalità presenza di artigianato tipico presenza di cucina tipica presenza di costumi tipici presenza di architettura tipica presenza di un tessuto imprenditoriale circostante presenza di occasioni di svago presenza di manifestazioni ed eventi culturali presenza di un marketing turistico già consolidato archetipi: presenza di eventi storici di rilievo accaduti all’interno della comunità di cui si conserva il ricordo presenza di miti e leggende presenza di personaggi (mitici o storici) in cui la comunità si possa identificare capacità di tramandare la propria cultura tipica a livello collettivo presenza di orgoglio di appartenenza presenza di una lingua o un dialetto autoctoni presenza di canti e musiche tipiche presenza di feste e manifestazioni tipiche presenza di luoghi particolari, legati a storie e leggende tramandate 12 La costruzione dell’azione di sviluppo partecipato Per la prima volta nella storia, ci troviamo di fronte a comunità in cui marginalità non significa povertà economica; anzi: spesso le condizioni monetarie e di reddito degli insediamenti alpini sono più alte di quelle metropolitane, e così pure il livello dei consumi. Ciò non pregiudica l’abbandono del territorio. Per fare sviluppo quindi bisogna fare un’analisi economica delle aspettative e delle capacità di rischio delle forze sociali vive del contesto di riferimento. Antropologia ed economia La questione dei limiti e delle risorse Lo scandalo delle differenze Il mercato globale e la multilocalizzazione Antropologia del lavoro Business anthropology Antropologia dei consumi Lo stile di vita: identità e consumi Lo stile di vita: identità etnica, consumi, sviluppo economico (esempio alto atesino) Cultura identitaria come motore di sviluppo: sapersi vendere (esempio toscano) Economie assistite Capacità di rischio e volontà di mettersi in gioco Possibilità di autoimprenditorialità La costruzione dell’autenticità La questione della durata del processo di sviluppo La necessità della formazione continua e condivisa di tutta la comunità La formazione specifica degli operatori che condurranno il processo La creazione della propensione al rischio Si condurrà poi un esame puntuale di comunità in cui si sono avviati progetti di sviluppo sostenibile partecipato, in cui stanno andando avanti o sono falliti: Cimego (TN); Pejo (TN); Val di Cembra (TN); Sagron Mis (TN); Valli occitane (CN); Triora (IM); Zuccarello e l’insediamento tecnologico (IM); Carnia (UD); Montjovet (AO). Esame di luoghi in cui non solo si sono avviati programmi di sviluppo sostenibile, ma in cui si sono stabiliti progetti di reinsediamento e parchi tecnologici. Ciò ha portato ad un nuovo problema: quello dei “neorurali”, che spesso sono i motori dello sviluppo i comunità sull’orlo dell’estinzione. I casi di: Toscana; Catalogna (Spagna); Provenza (Francia): esempio di Sophia Antipolis; Viuz en Sallaz (Francia); Irlanda. 13 I FATTORI DA VALUTARE NELL’AZIONE DI SVILUPPO PARTECIPATO Lo sviluppo economico, anche quello sostenibile, non può prescindere dalla valutazione di alcune condizioni di partenza, senza le quali non può decollare. Si tratta di: numero di abitanti della comunità professioni in cui sono impegnati gli abitanti tasso di invecchiamento tasso di istruzione propensione all’imprenditorialità valori fondanti della comunità nel suo complesso “carattere” della popolazione aspettative della comunità nel suo complesso aspettative degli agenti sociali dinamici ruolo e aspettative delle donne all’interno della comunità ruolo dei giovani all’interno della comunità tipi di conflittualità presenti all’interno della comunità divisione della ricchezza nella comunità legami familiari e clientele all’interno della comunità presenza e tipo di associazioni all’interno della comunità presenza e tipo di attività imprenditoriali all’interno della comunità propensione al ricambio delle attività imprenditoriali all’interno della comunità attività di aggregazione svolte all’interno della comunità attività svolte all’esterno della comunità legami fra i vari attori economici volontà di innovazione dei soggetti giovani e potenzialmente imprenditivi tipo di amministrazione stabilità amministrativa consenso verso l’amministrazione fiducia verso l’amministrazione fiducia e consenso verso gli operatori e il progetto di sviluppo Una volta valutati questi fattori punto per punto, e combinate con la presenza dei valori sul territorio, svolto il lavoro di campo e conquistata la fiducia della gente, si può vedere se emergono delle proposte, valutare se esistono le condizioni per portarle avanti ed impegnarsi in un processo di sviluppo. Il corso prevede che gli studenti facciano un elaborato su un progetto di sviluppo sostenibile di un piccolo paese di loro scelta, che sarà composto di: introduzione alla zona e descrizione della comunità scelta obiettivi metodologia ricaduta economica tempi costi che verrà discusso in classe, consegnato, corretto, valutato e poi rimandato al corsista. 14 NOTE ORGANIZZZATIVE DURATA DEL CORSO: 32 ore SEDE DEL CORSO: Centro di ecologia alpina – Loc. Viote del Monte Bondone – 25 Km. Da Trento (tempo di percorrenza in automobile ca. 35 minuti). Servizio di trasporto pubblico con quattro corse giornaliere da Trento (tre con arrivo a Loc. Viote ad ore 8.40, 13.30, 14.20 ed una a Loc. Vason ad ore 18.51 – la tratta ha una durata di circa 55 minuti) operato da Trentino Trasporti con partenza dalla stazione delle Autocorriere, a 100 mt. Dalla stazione ferroviaria. DATE: 3,4,17,18 dicembre 2004 ORARIO : 9.00-12.30 e 14.00 – 18.30 NUMERO PARTECIPANTI AMMESSO: 50 ALLOGGIO: Possibilità di pernottamento a prezzi concordati saranno possibili presso il Centro di Ecologia Alpina (n. 20 posti a 12,90 € persona/notte) dando priorità di ospitalità a chi non è dotato di mezzo proprio. Alternativamente sarà possibile prenotare presso il Rifugio Viote (distanza 1,5 Km dal CEA), presso il Garni Caminetto (distanza 4,5 Km dal CEA) o presso l’Hotel Montana (distanza 5 Km dal CEA) a prezzi convenzionati (circa 25 € B&B). VITTO: Sarà possibile aderire, previo pagamento, al servizio di ristorazione del Centro di Ecologia Alpina per i pasti meridiani. Relativamente ai pasti serali gli stessi potranno essere svolti presso le strutture adiacenti (Ristorante “Capanna Viote”, Rifugio Viote, RistorantePizzeria “Alaska”, altre strutture poste in Loc. Vason). Ulteriori informazioni e dettagli sui costi di vitto e alloggio saranno richiedibili alla nostra segreteria organizzativa. ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE: Un documento attestante la partecipazione al corso sarò rilasciato a coloro che avranno partecipato ad almeno il 70% delle ore in programma. ISCRIZIONI: Da effettuare entro il 27 novembre 2004 presso: Centro di Ecologia Alpina – Loc. Viote del Monte Bondone – 38040 SARDAGNA (TN) Tel. 0461-939570 o 939555 – Fax: 0461-939580 o 948190 Email: [email protected] Ulteriori informazioni: La serata del 3 dicembre presso il Centro Culturale di Dro (comune a circa 30 Km dal Centro di Ecologia Alpina) si svolgerà anche una serata dal titolo “L'amore sulle Alpi: sessualità e riti di iniziazione” in cui la relatrice sarà Michela Zucca. 15