nel mondo mercato immobiliare L’andamento del mercato immobiliare Usa è un termometro affidabile dello stato dell’economia L ’andamento del mercato immobiliare Usa è un termometro affidabile dello stato dell’economia. Come per la borsa anche per il mercato delle case le oscillazioni dei tassi di interesse sono infatti un elemento fondamentale per determinare le prospettive future, l’orientamento di politica monetaria della banca centrale contribuisce a determinare quindi il sentiment di degli operatori nei confronti di queste classi di asset. Il costo del denaro condiziona infatti, tramite il suo effetto sui mutui, la domanda di abitazioni, ed il costo dei mutui ha iniziato a salire già da maggio. Il fatto che le vendite di nuove case negli Stati Uniti siano calate a luglio del 13,4% (a 394 mila unità, il livello più basso da nove mesi) rispetto al mese precedente, mentre gli analisti si attendevano un calo del 2%, dimostra che ormai è convinzione generale che la politica estremamente accomodante della Federal Reserve sia destinata ad essere sostituita da una più rigida. In lieve calo, dello 0,5%, il prezzo mediano delle case nuove, sceso a 257.200 dollari, a conferma di una minore pressione della domanda. Nonostante la brusca diminuzione della vendita di nuove case a luglio, su base annuale il dato è ancora in rialzo del 6,8% sul luglio 2012. Le case nuove disponibili per la vendita assommano a 171.000 e sarebbero necessari 5,2 mesi per esaurirle completamente. Il mercato immobiliare del resto è già uscito dalla crisi che lo aveva colto dopo lo scoppio della bolla dei mutui subprime: la Federal Housing Finance Agency (FHFA) degli Stati Uniti ha rilevato un incremento normalizzato dei prezzi delle case a giugno dello 0,7% rispetto al valore di maggio (+0,8% rivisto dalla rilevazione precedente dello 0,7%) e superiore alle attese di un incremento dello 0,6 per cento, ed in generale i prezzi delle abitazioni sono in crescita ormai da tempo.E non deve trarre in inganno il fatto che le vendite di abitazioni esistenti registrate dalla National Association of Realtors nel mese di luglio si sono attestate a 5,39 milioni di unità (dato annualizzato), un valore che batte le attese degli analisti poste a 5,15 milioni (in termini percentuali il tasso di crescita annua è del 6,5% contro attese di un +1,6% e una flessione a giugno dell’1,6 per cento): secondo alcuni osservatori il valore particolarmente elevato del- g Tratto da www. Del 4 settembre 2013 le vendite di case esistenti potrebbe dipendere dalla corsa degli investitori ad avviare gli acquisti cercando di anticipare la crescita del costo dei mutui. Lo studio del grafico del PHLX Housing Sector Index (HGX), un indice del Philadelphia stock exchange composto da titoli appartenenti al comparto immobiliare, conferma le impressioni che è possibile ricavare dal quadro macro: le quotazioni dell’indice hanno iniziato infatti a scendere a maggio, in corrispondenza con i primi aumenti del costo dei mutui, dopo un lungo rialzo partito dai minimi di ottobre 2011. La flessione non sembra avere caratteristiche solo temporanee, i prezzi sono scesi infatti a luglio al di sotto della media mobile a 200 giorni, ora resistenza a 182 circa, per poi violare ad agosto la linea di tendenza che sale dai minimi di ottobre 2011. L’indice potrebbe scendere ora fino a 155/57 almeno, 38,2% di ritracciamento del rialzo da ottobre 2011 e gap rialzista del 19 novembre 2012. Sotto quei livelli supporto a 142. Sarebbe la violazione di questo sostegno a fare sorgere dei seri dubbi sulla possibilità di vedere riprendere l’uptrend in atto da fine 2011 in tempi ragionevolmente brevi. Solo recuperi oltre 185 potrebbero fare pensare ad una ripresa del mercato immobiliare duratura, quindi anche ad un miglioramento della condizioni prospettiche per l’economia Usa. E’ da notare che il peggioramento del comparto immobiliare potrebbe avere paradossalmente un effetto positivo per la borsa, almeno nel breve termine, con la Federal Reserve che alla luce di questo deterioramento avrebbe una ragione per essere meno aggressiva con il “tapering”. Il confronto tra il grafico del PHLX Housing Sector Index e lo S&P500 mostra come negli ultimi anni, almeno dal 2007, sia le fasi di borsa positive sia quelle negative sono state anticipate Gli Inglesi comprano casa g I Tratto da www.immobiliare.it/news del 6 settembre 2013 prezzi delle case inglesi aumentano, ma oltre Manica si compra di più. Sembra una situazione paradossale, soprattutto in anni di crisi come i nostri, eppure è quello che sta accadendo veramente in Inghilterra. Numeri in mano: nello scorso mese i costi degli immobili sono aumentati dello 0,4% rispetto a luglio e il prezzo medio per l’acquisto di una casa è salito a 220.000 euro. Si tratta del maggior guadagno dal giugno 2010. Sembra quindi che lo spettro della recessione che attanagliava il Paese dal 2008, si sia ormai dissolto alle spalle di un boom di acquisti di abitazioni. Benché il centro di Londra detenga il primato dei costi più alti in termini di mercato immobiliare, esiste una spiegazione a questa crescita controcorrente. A partire dallo scorso anno il Governo del Regno Unito ha infatti puntato e investito moltissimo in misure che aiutassero i cittadini ad accendere un mutuo. E lo ha fatto non solo in modo diretto con l’Help to Buy, ma agendo anche in maniera indiretta sulle banche. Più facilmente queste concedono mutui, più diretto e agevolato diventa per loro l’accesso ai fondi messi a disposizione dalla Banca Centrale. È un incoraggiamento che gli Inglesi non si sono giustamente lasciati scappare. Molti temevano che questi provvedimenti, forse un po’ troppo decisi, potessero creare una bolla immobiliare, invece i risultati sono stati del tutto positivi. Niente toglie però che il mercato inglese rimanga poco omogeneo e che sussistano sempre enormi squilibri tra la Capitale in esplosione, in cui vengono investiti anche importanti capitali dall’estero, e il resto del Paese. g 23 mercato immobiliare nel mondo Dove guadagna il mattone europeo: il trend dei prezzi in 20 città g di alcuni mesi da svolte rilevanti dell’indice del comparto immobiliare. L’esempio recente più significativo è probabilmente l’evoluzione dell’indice delle case tra il febbraio e l’aprile 2011, caratterizzato da massimi decrescenti, mentre lo S&p500 era ancora in fase crescente per poi lateralizzare fino a luglio e crollare tra luglio ed ottobre. Una situazione molto simile a quella descritta per il 2011 si sta delineando attualmente: il PHLX Housing Sector Index ha intrapreso infatti a partire da maggio una fase decrescente che ha comportato la violazione di supporti rilevanti mentre lo S&P500 ha toccato nuovi massimi storici ad inizio agosto spingendosi fino ai 1710 punti circa. Difficile immaginare tuttavia che questa divergenza di comportamento possa persistere ancora per molto, spezzando il forte legame che ha tenuto unite le due curve negli ultimi anni. Il rischio di una imminente evoluzione negativa anche per la borsa, sulla scia del calo dell’immobiliare, è elevato. E per ricevere un segnale in questo senso non sarebbe necessaria una discesa particolarmente ampia, i supporti critici per l’indice dei maggiori 500 titoli statunitensi si collocano tra i 1635 ed i 1620 punti, rispettivamente media mobile a 100 giorni e linea di tendenza che sale dai minimi di novembre 2012. Sotto quei livelli una correzione di tutta la salita in atto da area 1340 diverrebbe probabile, con obiettivi tra 1570 e 1480. In ottica temporale più estesa l’indice S&P500 potrebbe scendere anche su valori inferiori, fino in area 1390, dove si colloca la base del canale crescente che contiene l’andamento dei prezzi dai minimi di marzo 2009. Il lato superiore del canale, in area 1730, è stato infatti avvicinato ma non superato dai recenti record assoluti e si conferma per il momento ancora una valida resistenza sulla strada del rialzo. Sarebbe solo la rottura di quella soglia ad aprire una nuova stagione di crescita per lo S&P500, diretta verso i 1900 punti almeno. Difficile tuttavia immaginare che in quella circostanza l’indice del settore immobiliare possa continuare a scendere, probabilmente una accelerazione rialzista dell’azionario verrebbe anticipata da movimenti del PHLX Housing Sector Index al di sopra dei 185 punti. g 24 Tratto da www.casa24.ilsole24ore.com del 11 settembre 2013 a cura di Paola Dezza E nfants-rouges a Parigi, Nations a Ginevra, Aker Brygge a Oslo, Mitte a Berlino. Sono solo alcuni dei quartieri, in alcune delle maggiori città europee, che hanno messo a segno i rialzi più consistenti dei prezzi del mattone residenziale dal primo semestre 2007 ai primi sei mesi del 2013. Quartieri, centrali e semicentrali in larga parte, che non hanno vissuto la crisi del mattone, anzi hanno richiamato una tale domanda da mettere a segno rialzi nelle quotazioni - nel periodo indicato - anche a due cifre. È il caso di Enfants-rouges, piccola zona del Marais, dove il metro quadro è rincarato del 31,9% in termini nominali (la variazione media a Parigi nel periodo è invece stata negativa: -2,4%) e costa oggi 9.200 euro, o di Unlanlinna a Helsinki, dove i valori sono saliti dell’11,3% (sempre in termini nominali) a 3.100 euro al metro. L’analisi che Scenari Immobiliari ha condotto su 50 città europee, in esclusiva per Casa24 Plus, conferma però le gravi difficoltà del mercato immobiliare: solo nove metropoli hanno segnato un aumento delle quotazioni nel periodo considerato. In linea con quanto reso noto dalla società di consulenza Knight Frank che proprio in settimana ha fatto sapere che in Europa nei 12 mesi tra giugno 2012 e giugno 2013 si è tornati a vedere un rialzo dei prezzi residenziali (+0,7%), ma che il mercato resta fortemente disomogeneo, con Nazioni che nel periodo registrano ancora cali consistenti, quali la Grecia (-11,5%), l’Olanda (-8,5%), l’Ungheria (-8,2%) e la Spagna (-7,6%). In un panorama decisamente disomogeneo spicca ancora una volta l’andamento del mercato immobiliare svizzero, con riferimento soprattutto a Ginevra, l’unica città europea ad aver segnato una crescita media superiore al 20%, con punte del 27,5% nel quartiere Nations dove chi vuole acquistare deve mettere in conto di spendere 8.250 euro al metro. In controtendenza rispetto, dicono ancora da Scenari Immobiliari, allo scenario negativo anche Berlino e alcune città del nord Europa. Il gruppo più consistente è rappresentato dalle metropoli che hanno registrato un calo tra lo zero e il 10 per cento. Città francesi, alcune tedesche e inglesi, Amsterdam, Stoccolma e quattro città italiane (Firenze, Roma, Milano e Bologna) fanno parte del gruppo. Se a Londra il calo è contenuto poiché, dopo alcuni anni fortemente negativi, le quotazioni hanno ricominciato a crescere in molte zone da oltre un anno, la situazione nel resto del Paese resta complessa. In Francia, invece, il trend al ribasso ha preso vita negli ultimi 18 mesi, dal momento che nella fase precedente il mercato francese aveva un andamento complessivamente positivo. Cali del 10-20%, invece, si sono registrati in alcune città dell’Europa dell’Est, Edimburgo, Rotterdam, Bilbao, la migliore tra le città spagnole, e Zagabria. A questo gruppo appartengono anche cinque città italiane: Venezia, Torino, Palermo, Genova e Napoli. Come era da sospettare nel lungo periodo considerato, e che comprende anche l’ultima fase di rialzo dei mercati prima della crisi scatenata verso la fine del 2008, il gruppo di coda è costituito da città di Paesi come Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda e Repubbliche baltiche. La maglia nera spetta a Riga (-47,6%), che ha fatto addirittura peggio delle metropoli spagnole. Qui il metro quadro costa appena 1.800 euro. Madrid e Barcellona hanno registrato flessioni nei prezzi inferiori rispetto alla media nazionale. Nel gruppo delle peggiori c’è anche Bari, con un calo del 21,6 per cento. Se si guarda solo ai quartieri “virtuosi”, quelli che hanno richiamato domanda da parte di residenti ma anche da acquirenti di seconde case, sono ben 22 le città che hanno registrato aumenti dei prezzi. In alcuni casi questi sono quartieri periferici, dove sono in atto riqualificazioni in grado di cambiare volto all’intera area. I dieci migliori quartieri italiani, per performance di periodo, sono invece tutte zone centrali. Ma fatta eccezione per Firenze, Roma, Milano e Napoli, anche i quartieri migliori in Italia hanno segnato un calo delle quotazioni negli ultimi sei anni, sebbene inferiore rispetto alla media cittadina. A Milano, nel periodo considerato, il quartiere migliore è stato quello intorno a via della Spiga, con rialzi dei prezzi del 5,4% fino a 10.700 euro al metro (in città i prezzi sono scesi del 6,8% dal 2007 a oggi), mentre a Roma è stato l’Aventino a registrare il maggior rialzo: +7,4 per cento. A livello nazionale il primato spetta al quartiere fiorentino di San Frediano, che ha segnato una crescita del 7,9%, seguito appunto dall’Aventino a Roma e da Spiga a Milano, per finire con il +1,2% della Chiaia a Napoli. g