Presentazione di PowerPoint - e

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ALLERGENI AMBIENTALI
Prof. Silvana Fiorito
I Pollini






I pollini presenti nell’atmosfera rappresentano i semi
maschili delle piante, liberati nell’aria durante la stagione di
fioritura, quando le condizioni meteorologiche sono
idonee, per garantire la riproduzione. Non tutte le piante
liberano polline in grado di indurre manifestazioni
allergiche.
Il polline, per determinare quadri clinici allergici, deve
avere alcune caratteristiche:
Appartenere a piante anemofile
Contenere componenti allergeniche che stimolano il
sistema
immunitario
del
soggetto
geneticamente
predisposto a produrre anticorpi specifici IgE.
Essere prodotto in grande quantità da piante assai diffuse
sul territorio
essere piccolo e leggero per essere trasportato dal vento a
grande distanza
ALLERGENI AMBIENTALI
 POLLINI
 ACARI
 ANIMALI DOMESTICI
 MUFFE
I Pollini

Le piante anemofile producono grandi quantità di
granuli pollinici, invisibili ad occhio nudo che
vengono trasportati dal vento anche a distanze
considerevoli; solo una piccolissima quantità di
pollini andrà a fecondare il seme femminile della
stessa specie mentre la massima parte va dispersa
andando a depositarsi su varie superfici comprese
mucose congiuntivali e delle vie aeree dei soggetti
allergici.

Si parla di impollinazione anemofila. Questa modalità
di propagazione dei pollini spiega perché i soggetti
possono presentare reazioni allergiche al polline di
piante che non crescono nelle immediate vicinanze.
La maggior parte delle piante con importanza
allergologica appartengono a questo gruppo.
I Pollini

I pollini hanno dimensioni che variano a seconda
della specie da un minimo di 5 micron ad un
massimo di 200 micron.

Il granulo pollinico è costituito da:

un rivestimento esterno (esina) che presenta
caratteristiche diverse nelle varie specie vegetali.
uno strato interno (intina) che contiene
numerose proteine o glicoproteine allergizzanti che
vengono
liberate
a
livello
delle
mucose
(congiuntive, vie aeree) causando le manifestazioni
allergiche.

I Pollini

Il periodo in cui avviene l’impollinazione è diverso per le varie specie
vegetali. Le diverse condizioni meteoclimatiche delle varie regioni
italiane portano ad una differente distribuzione delle famiglie botaniche
sul territorio e a variazioni nel loro periodo di fioritura.

Ogni specie ha il suo proprio periodo di fioritura, ma ogni anno le
condizioni atmosferiche influenzano l’inizio della stagione pollinica e la
concentrazione dei pollini nell’aria:

l’aria secca e calda facilita la pollinazione e favorisce come il vento la
dispersione dei pollini.

l’eccessiva umidità tende a ritardare la pollinazione e la pioggia fa
cadere i pollini al suolo.

un periodo di pioggia eccessiva prima della stagione pollinica
favorisce la crescita delle piante e quindi una maggiore produzione di
pollini. Ma se la pioggia è seguita da abbondante soleggiamento con
evaporazione rapida dell’acqua la pianta produrrà polline scarsamente
vitale.
Calendari Pollinici




L’utilizzo di campionatori volumetrici per la
cattura dei pollini, installati su terrazze di edifici,
consente:
L’identificazione dei pollini allergenici presenti in
atmosfera nei vari periodi stagionali in una
determinata zona; grazie a questi studi di
aerobiologia è stato possibile rilevare la comparsa
di nuovi pollini liberati da piante esotiche
introdotte sul nostro territorio a scopo di
rimboschimento od ornamentale (es. betulla,
cryptomeria japonica) o da piante i cui semi sono
giunti in Italia come inquinanti di sementi per
coltivazioni agricole importati da altri continenti
(es. ambrosia).
La quantificazione delle concentrazioni di pollini
per metri cubi d’aria
L’elaborazione di calendari pollinici delle varie
zone esaminate.
Calendari Pollinici

La consultazione dei calendari pollinici è di aiuto sia al
medico che al paziente per un corretta gestione della
malattia allergica:

aiuta il medico nella diagnosi in quanto permette di
correlare la storia clinica riferita dal paziente con le
positività evidenziate dai test allergologici, in particolare
nel
caso
di
soggetti
con
positività
multiple
(polisensibilizzati).

permette
di
aggiustare
correttamente
farmacologica durante la stagione pollinica,

fornisce indicazioni per iniziare la terapia farmacologica
preventiva, per condurre la immunoterapia specifica

per programmare vacanze o viaggi in zone e in periodi con
bassa concentrazione del polline cui un soggetto è allergico.
la
terapia
Calendari Pollinici

Esiste una rete nazionale di monitoraggio aerobiologico dei
pollini che si articola in:

centri di monitoraggio
stazioni di campionamento ( aderiscono 78 centri distribuiti
su tutto il territorio italiano)
nodi regionali e nazionali



Tali attività di monitoraggio vengono condotte tutto l’anno
per i pollini di maggior interesse allergologico (tradizionali
ed emergenti) con elaborazione di calendari pollinici che
danno informazioni giornaliere sulla concentrazione dei
pollini per metro cubo di aria.
Pollinosi e Allergia
Alimentare

Circa il 25 % dei soggetti affetti da
pollinosi
presentano
manifestazioni
cliniche di allergia alimentare a frutta e
verdura. Questo problema è più frequente
nei pazienti allergici a più tipi di pollini
(polisensibilizzati).

La pollinosi precede quasi sempre la
comparsa dell’allergia alimentare.
Pollinosi e Allergia
Alimentare

Il paziente può accusare:

La sindrome orale allergica:

caratterizzata da
sintomi orali immediati nei punti di contatto con l’alimento:
(prurito, bruciore al palato, alla lingua, alle labbra con eventuale
gonfiore della mucosa orolabiale, senso di costrizione al
faringe, disturbi della deglutizione).
quadri clinici o sintomi extra-orali dopo 15-60 min
dell’assunzione
dell’alimento:
gastrointestinali,
orticaria/angioedema,
edema
laringeo,
rinite,
asma,
congiuntivite e shock anafilattico.
Pollini con allergeni in comune
(cross reattivi) con alimenti








Betulla, ontano, nocciolo, carpini
Mela, pera, pesca, albicocca, prugna, ciliegia, nocciola,
noce, mandorla, nespola, arachide, lampone, fragola, kiwi,
sedano, finocchio, carota, prezzemolo
Graminacee
Frumento, melone, anguria, pomodoro, arachide, pesca,
ciliegia, albicocca, prugna, mandorla, kiwi, agrumi
Artemisia, ambrosia
Lattuga, cicoria, tarassaco, camomilla, olio di girasole,
margarina, banana, castagna, sedano, finocchio, carota,
prezzemolo, pepe verde, miele
Parietaria
Basilico, ortica, melone, ciliegia, more di gelso, pisello
Graminacee

Rappresentano la principale famiglia botanica
diffusa in ambienti erbacei come pascoli, prati,
terreni coltivati ed incolti.

Sono presenti a varie latitudini, adattandosi a
condizioni climatiche disparate; crescono dal
livello del mare fino alla fascia alpina. Molte
specie sono spontanee (erbe infestanti) mentre
altre vengono coltivate per l’alimentazione umana
o degli animali.

L’emissione dei pollini avviene da aprile a ottobre
con concentrazioni nell’aria più elevate tra aprile
e giugno.
Graminacee

Le graminacee spontanee liberano grandi quantità di
pollini in atmosfera a differenza delle specie
coltivate.

Il periodo di impollinazione delle graminacee inizia
più tardivamente nelle zone montane e nei paesi del
Nord-Europa.

L’alternarsi di periodi di pioggia con periodi di sole
possono causare ripetute fioriture che determinano
un prolungamento della stagione di impollinazione
con
conseguente
andamento
protratto
della
sintomatologia allergica.
POA
Graminacee

Principali graminacee spontanee
•
Caprinella (Agropyron repens)
Paleo odoroso (Anthoxanthum odoratum)
Erba canina (Cynodon dactylon)
Erba mazzolina (Dactylis glomerata)
Paleo dei prati (Festuca arundinacea)
Bambagiona (Holcus lanata)
Logliarella (Lolium perenne)
Coda di topo (Phleum pratense)
gramigna dei prati (Poa pratensis)
•
•
•
•
•
•
•
•
Periodo di pollinazione
Da
Da
Da
Da
Da
Da
Da
Da
Da
maggio a settembre
marzo a luglio
giugno ad ottobre
maggio a settembre
aprile a luglio
giugno ad agosto
maggio ad Agosto
maggio a luglio
aprile ad agosto
Graminacee

•
•
•
•
•
Principali graminacee coltivate (cereali) Periodo
di pollinazione
Avena (Avena sativa)
Orzo (Hordeum vulgare)
Segale (Secale cereale)
Grano (Triticum aestivum)
Mais (Zea mays)
Da maggio ad agosto
Da aprile ad agosto
Da giugno a luglio
Maggio e giugno
Da luglio a settembre
Urticacee
Di questa famiglia il genere Parietaria (P.) riveste
maggiore importanza allergologica. È un’erba
infestante che cresce soprattutto sui muri, nelle
fessure delle rocce (da cui il nome “erba muraria
o muraiola”), nei terreni secchi ed incolti. È
diffusa dalla pianura fino a 900-1000 metri di
altitudine.
In Italia le specie più frequenti sono:
P. judaica ( P. diffusa) presente in tutta Italia ma
in particolare nelle regioni centro-meridionali,
nelle isole ed in Liguria.
P. officinalis presente nelle aree collinari in
particolare in Italia settentrionale.
P. mauritanica presente solo in Sardegna ed in
Sicilia.
PARIETARIA
Urticacee

Il paziente può accusare:

Le piccole dimensioni del granulo pollinico (14-18micron)
favoriscono la sua penetrazione nelle basse vie aeree

la presenza di apparati filiformi nello strato esterno del
polline permette al polline di funzionare da supporto a
inquinanti atmosferici (esempio metalli pesanti quale il
piombo) che vengono veicolati nelle vie respiratorie,
causando infiammazione e fenomeni irritativi di lunga
durata (con conseguente labilità, iperreattività bronchiale) .
Composite o Astaracee

Di questa famiglia hanno importanza allergologica i generi Artemisia e
Ambrosia ad impollinazine anemofila.

L’Artemisia o Assenzio selvatico cresce ai margini delle strade, lungo
le ferrovie, nei prati in tutta l’Italia e in Europa. Durante la fioritura, nei
mesi di settembre-ottobre, libera grandi quantità di pollini che però, a
causa del loro peso, risultano difficilmente aerodispersi.

Le Ambrosie sono erbe infestanti importate
accidentalmente in Italia dagli Stati Uniti negli ultimi
decenni. La diffusione dell’ambrosia è in costante
incremento, attualmente è diffusa non solo in Lombardia e
Piemonte ma anche nel Veneto e nel Friuli. La fioritura è tra
Agosto e settembre. Il polline di ambrosia ha dimensione
tra 15-24 micron metri ed è un allergene molto potente.
Artemisia
Ambrosia
Oleacee (Olivo, Frassino, Ligustro)

L’Olivo è diffuso in tutta l’area Mediterranea.

Può essere spontaneo o coltivato, cresce in luoghi rocciosi e secchi
fino ad altezze di 600-700 metri. Le concentrazioni polliniche
atmosferiche possono variare da 100-200 granuli per metri cubi d’aria a
2000-3000 granuli nelle zone con coltivazioni molto intensive (esempio
in Puglia) però, per fortuna, il periodo di pollinazione dura in genere
non oltre i trenta giorni a (maggio-giugno), sovrapponendosi al periodo
di fioritura delle Graminacee. L’alternanza annuale della quantità di
pollini (ad un’annata con elevate concentrazioni polliniche segue
spesso un’annata con concentrazioni molto ridotte) spiega le
variazioni da un anno all’altro del quadro clinico della pollinosi da
olivo.

Un soggetto allergico all’olivo può presentare sintomi anche quando
inala allergeni liberati da pollini di specie che appartengono alla
famiglia delle Oleacee come il Frassino e il Ligustro (fioritura aprile giugno).
BETULACEE (Betulla, Ontano)

La betulla è diffusa in tutta Europa, in particolare nei paesi
scandinavi ove questa pianta è al primo posto tra le cause
di pollinosi.

In Italia la betulla si ritrova nei boschi delle Alpi e degli
Appennini da 900 a 1800 metri di altitudine.

Negli ultimi anni questo albero è sempre più utilizzato come
pianta ornamentale nei giardini di nuovi insediamenti
urbani di numerose città italiane, soprattutto nell’Italia
settentrionale.

Per questo motivo ed a causa del notevole potere
allergenico del polline di betulla, la pollinosi da betulla rara
in passato in Italia è attualmente in progressivo aumento.

Le betulacee hanno una pollinazione precoce (marzo–
maggio) causando una pollinosi invernale o pre-primaverile
BETULACEE (Betulla,
Ontano)

Il soggetto allergico alla betulla accusa frequentemente,
oltre alla rinite e congiuntivite, sintomi a livello della
mucosa orale (Sindrome orale allergica) allorché ingerisce
taluni alimenti come mela, kiwi, pera, ciliegia, carota, cioè
frutta e verdura che possiedono allergeni comuni (crossreattivi) tra pollini e alimenti vegetali.
BETULLA
BETULACEE (Betulla, Ontano)
Gli Ontani sono alberi diffusi dalle pianure fino a
1200-1600 m di altitudine.
 •L’Ontano nero, il più comune, si ritrova spesso
lungo i corsi d’acqua, in particolare nelle zone
appenniniche e prealpine.
•L’Ontano bianco è diffuso in particolare nelle
regioni settentrionali. Durante il periodo di
pollinazione, in genere in febbraio-aprile talvolta
anche
più
precocemente
dicembre-gennaio,
l’Ontano libera enorme quantità di pollini ma con
potere allergenico inferiore a quello dei pollini di
betulla.
Corylacee (Nocciolo e Carpino)

Il Nocciolo è presente in tutta Europa, può crescere spontaneamente
od essere coltivato per la produzione del suo frutto (nocciola) .
Produce grandi quantità di pollini durante i mesi invernali da gennaio a
marzo. I sintomi dell’allergia a nocciolo tendono spesso a perdurare
nel tempo a causa della reazione crociata con i pollini di Ontano e
Betulla, piante con la stessa distribuzione geografica e la cui fioritura
va fino a maggio. I soggetti allergici al polline di nocciolo possono
presentare manifestazioni allergiche (orticaria-angioedema) in seguito
ad ingestione di nocciole.

I Carpini (Carpino bianco e Carpino nero) sono presenti principalmente
nelle regioni centro - settentrionali sui rilievi delle Prealpi e
dell’Appennino. Liberano durante la fioritura notevoli quantità di pollini
da marzo a maggio.
PIOPPO
Cupressacee/Taxodiaceae
Cipresso comune, Cipresso dell’Arizona, Tuja (pianta
ornamentale) e Ginepro (che si ritrova in tutte le regioni, dal
livello del mare ad oltre 3000 metri).

Negli ultimi anni i soggetti che soffrono di pollinosi invernale
da Cipresso sono in aumento, in particolare in Toscana, Puglia,
Liguria, Umbria, Lazio e Campania ove è aumentata la
coltivazione del Cipresso a scopi ornamentali o di
rimboschimento.
Il periodo di pollinazione del Cipresso comune va in genere
da febbraio a fine marzo con possibili anticipi a gennaio o
continuazioni fino ad aprile con concentrazioni polliniche che
possono raggiungere valori elevati.
I soggetti allergici al Cipresso presentano, in genere, sintomi
anche se inalano pollini di Tuja (fioritura tra marzo e aprile) o
di Ginepro (fioritura tra febbraio e maggio).
Consigli utili per il paziente allergico a
pollini
Consultare i calendari pollinici per sapere il periodo di
fioritura della pianta a cui siamo risultati allergici e per potere
iniziare una profilassi- terapia farmacologica che andrà inoltre
prolungata durante tutto il periodo di pollinazione.

Evitare passeggiate nei prati, in zone ove l’erba è stata
tagliata di fresco e gite all’aperto specialmente nei giorni di
sole con vento e tempo secco, durante i periodi di massima
impollinazione della pianta a cui siamo allergici
Evitare attività sportiva in campi o in prossimità di aree verdi
Evitare di tagliare l’erba od i lavori di giardinaggio nel periodo
di fioritura della pianta nemica
Consigli utili per il paziente allergico a
pollini

Usare appropriate mascherine per naso - bocca durante i lavori
all’aperto

Evitare i viaggi in macchina od in treno con i finestrini aperti. Quando
possibile è preferibile viaggiare in autoveicoli con aria condizionata e
filtri di aerazione anti - polline da pulire spesso

Evitare l’aerazione degli ambienti durante le ore più calde della
giornata ed eventualmente usare condizionatori d’aria

Scegliere per le vacanze località e periodi ove sia bassa la
concentrazione del polline a cui si è allergici, può essere
consigliato il soggiorno marino durante il periodo della
fioritura delle graminacee od anche il soggiorno montano
sopra i 1000 metri per gli allergici alla parietaria
Consigli utili per il paziente
allergico a pollini

Le misure preventive ambientali nel caso delle pollinosi
sono di difficile attuazione, è quindi opportuno che il
paziente con pollinosi si rivolga al medico, prima della
stagione pollinica, per stabilire un corretto programma
preventivo – terapeutico. Allo scopo di ridurre quanto più
possibile i sintomi dovuti all’esposizione al polline
responsabile può essere utile, in alcuni casi, iniziare un ‘
immunoterapia allergene – specifica (ITS) che consiste
nella somministrazione di dosi crescenti dell‘allergene
responsabile (prescritta dal medico specialista dopo
esecuzione dei test diagnostici)
ACARI

Nella polvere di casa vi sono numerose
componenti quali: funghi, residui alimentari,
granuli di pollini, forfore di animali, insetti (ad es.:
scarafaggi), acari.

Sono proprio gli acari, presenti in tutte le case, i
maggior responsabili dei sintomi allergici (rinite,
congiuntivite, tosse, asma, dermatite, prurito) nei
soggetti geneticamente predisposti e sensibili a
tali allergeni.
ACARO
ACARI





Sono animaletti molto piccoli, ARTROPODI della classe degli
ARACNIDI, invisibili ad occhio nudo (misurano circa 1/3 di
millimetro), comparsi sulla terra da circa 300 milioni di anni. Sono
state individuate addirittura 50.000 specie, tuttavia le specie
acaridiche più allergizzanti (detti ACARI MAGGIORI) che
popolano le nostre case sono:
Dermatophagoides pteronissynus (Dp)
Dermatophagoides farinae (Df)
Gli acari hanno una vita media di 2-4 mesi (80 giorni i maschi e
160 giorni le femmine), durante questo periodo di vita hanno 1 o 2
accoppiamenti
dopo
i
quali
la
femmina
depone
complessivamente 20-50 uova;
nelle nostre abitazioni si possono così trovare da 100 a 1000 e più
acari per grammo di polvere.
ACARI

Accanto a questi vi sono gli ACARI MINORI o delle derrate
alimentari così chiamati perché rappresentano in genere dall’1 al
15% della popolazione acaridica totale della polvere di case,
prediligono ambienti particolari (silos, magazzini alimentari,
granai, fienili) e sono agenti allergizzanti meno potenti:

Acari minori e loro habitat:
Acaro siro: vive prevalentemente nelle croste di formaggio e
nelle farine e cereali
Lepidoglyphus destructor: presente soprattutto nei salumi,
nel fieno e nei cereali
Tyrophagus putrescentiae: presente in particolare nei
prosciutti, nei formaggi, nel grano e nella farina, nelle coltivazioni
di funghi
Glycyphagus domesticus: presente nei dolciumi, nei
formaggi, nel grano e nelle farine
Gohiera fusca: presente in vari cereali , nelle sedie
impagliate.






ACARI

Lo sviluppo degli acari e la loro sopravvivenza sono favoriti
da condizioni ambientali caldo-umido e dalla presenza di
nutrimento :





Temperatura fra 15° e 30°C
Umidità tra 60 e 80%
Fonti di alimentazione: forfore derivanti dalla cute
dell’uomo o degli animali domestici, muffe, residui
alimentari
Queste condizioni di vita ci spiegano perché in genere il
maggior sviluppo di acari si ritrova in località situate a
meno di 1000-1500 metri di altitudine, ai cambiamenti di
stagione (maggior umidità) ed in particolare in autunno
anche se per il Dermatophagoides farinae viene segnalato
spesso un picco di sviluppo in primavera (maggio-giugno).
Condizioni ideali per la
sopravvivenza degli acari

Nelle nostre abitazioni gli acari trovano le condizioni ideali di vita.

Il riscaldamento
superiori a 15°C.

La riduzione degli scambi d’aria con l’ambiente esterno
(ventilazione ridotta) conseguenza delle nuove tecniche di
costruzione volte a garantire un risparmio energetico come ad
esempio l’adozione di infissi ad elevata tenuta, porta ad un
aumento dell’umidità nell’ambiente interno. Le attività domestiche
quali cucinare, lavare (comprese docce, bagni) producono vapore
acqueo. A livello del materasso il grado di umidità relativa si
avvicina al 75% con una temperatura di 22-26 °C a causa del
vapore acqueo prodotto dal nostro organismo stesso tramite la
sudorazione e la respirazione
permette il mantenimento di temperature
Condizioni ideali per la
sopravvivenza degli acari

Il nutrimento è costituito dai residui cutanei eliminati dall’uomo e cioè
da capelli, peli, derivati della normale desquamazione cutanea. Gli
animali domestici (gatto, cane…) tramite la loro forfora, i loro peli
contribuiscono al nutrimento degli acari.

Il materasso è una nicchia ideale per la crescita dei Dermatofagoidi
grazie al microclima e alle fonti di alimentazione che l’organismo
dell’uomo stesso mantiene: nei materassi tradizionali dopo 4 mesi di
utilizzo si possono ritrovare fino a 2 milioni di acari, in misura minore
nei materassi in latice.

Gli arredi imbottiti, i divani, la moquette, i tappeti, i giocattoli di peluche
rappresentano anche loro ambienti ideali per gli acari perché sono
ricettacoli di detriti alimentari e forfore e al loro livello il grado di umidità
relativa è elevato.
Sostanze allergizzanti contenute
nell’acaro



Varie sono le sostanze allergizzanti dell’acaro che sono responsabili
(tramite inalazione o contatto) della comparsa dei sintomi nel soggetto
allergico.
L’acaro in sé non è dannoso per l’uomo ma è responsabile dei sintomi
del paziente allergico in quanto contiene sostanze allergizzanti dette
“allergeni maggiori” presenti principalmente nelle particelle fecali e
nel corpo dell’acaro anche se morto. Gli allergeni dei Dermatofagoidi
sono identificati in base alla nomenclatura internazionale con la sigla
Der ed i più importanti dal punto di vista clinico appartengono ai
gruppi I e II, indicati rispettivamente Der p 1 e Der f 1, Der p 2 e Der f 2.
Ogni acaro emette ogni giorno circa 6-40 pallottoline fecali di
dimensione variabile tra 10-40 micron contenente ognuna 0,2
nanogrammi di allergene; queste particelle di poco peso fluttuano
facilmente nell’aria e quando camminiamo sui tappeti o quando ci
giriamo nel letto vanno a costituire un “aerosol biologico”.
Misure di Prevenzione Ambientale

Per ridurre la concentrazione di acari nell’ambiente
domestico, tenuto conto delle caratteristiche prima
esposte, vanno adottate varie misure:

Arieggiare un volta al giorno l’abitazione prevalentemente
al mattino, nelle ore in cui l’inquinamento ambientale
esterno e il traffico automobilistico sono minori, anche in
inverno;

Cercare di mantenere una temperatura in casa non
superiore a 20°C ed un grado di umidità relativa inferiore al
50%.
Misure Generiche:

Evitare il fumo di tabacco (attivo e passivo), l’uso di profumi, insetticidi,
vernici che rappresentano fattori irritativi per il soggetto allergico.

Preferire un arredamento semplice, facile da pulire, evitare librerie aperte,
poltrone e divani imbottiti, ridurre il numero di soprammobili che
accumulano polvere.

Eliminare tappeti e tendaggi complicati.

Mantenere i vestiti chiusi nell’armadio, evitare di cambiarsi le scarpe ed i
vestiti polverosi in camera.

Evitare di mangiare in camera da letto.

Scegliere giocattoli in plastica od in legno piuttosto che in peluche e stoffa,
se ciò non è possibile lavarli settimanalmente in lavatrice a temperature
superiori a 60°C od in alternativa metterli in congelatore per 24 ore.
Misure Generiche:

Ridurre il numero delle piante ornamentali in casa in quanto
favoriscono lo sviluppo di muffe.

Posizionare il letto lontano dai caloriferi in quanto il calore
emesso provoca un movimento di aria e quindi di polveri.

Pulire i termosifoni con cura e nelle case dotate di aria
condizionata applicare filtri da cambiare frequentemente.

Evitare di tenere animali in casa (gatti, cani, criceti.) la cui
forfora è un ottimo nutrimento per gli acari.

Lavare la biancheria in lavatrice a temperature di almeno 60°C,
ogni settimana. Evitare di asciugare la biancheria in casa per
non aumentare il grado di umidità interna.
Esporre le coperte ed i cuscini e se possibile il materasso ai
raggi solari per alcune ore.

Misure Generiche:


Utilizzare per le pulizie un panno umido e/o aspirapolveri dotati di
microfiltri HEPA (dall’inglese High Efficiency Particulate Arrestance),
Si segnala che l’efficacia degli aspirapolveri con filtri HEPA nel ridurre
la concentrazione delle particelle allergizzanti dell’acaro, migliora se
usati in combinazione con filtri ad acqua.

Non usare gli umidificatori in quanto aumentando il livello di umidità
relativa favoriscono la proliferazione degli acari, anche i
deumidificatori in realtà non sono di grande aiuto in quanto quelli
disponibili attualmente in commercio consentono il raggiungimento
della soglia del 60% di umidità.

Evitare l’uso degli ionizzatori in quanto possono sviluppare sostanze
irritative per le vie respiratorie quale l’ozono.
Misure specifiche






I prodotti chimici
I prodotti chimici disponibili sul mercato sono di 2 tipi: Acaricidi e
Denaturanti proteici.
Gli acaricidi più facilmente reperibili in commercio sono sostanze
chimiche a base di piretroidi o di benzil benzoato che uccidono gli
acari mentre i denaturanti proteici, acido tannico e un suo derivato il
tanacetano denaturano le proteine allergeniche degli acari e degli
animali domestici. Questi prodotti sono utilizzabili su materassi,
cuscini, mobili imbottiti, tappeti e moquette, interni di auto ecc…; dopo
il trattamento occorre rimuovere gli acari morti (ancora in grado di
scatenare reazioni allergiche) e polvere con appositi aspirapolvere.
Le prove scientifiche su efficacia ed innocuità di questi
prodotti chimici non sono ritenute da tutti sufficienti.
la loro efficacia clinica è inoltre influenzata dal loro corretto
uso
e pertanto possono, per ora, essere impiegati in alcuni casi
(asma grave o medio grave) in associazione alle altre
misure preventive consigliate
Misure specifiche

I prodotti barriera

fodere coprimaterasso-copricuscino-copripiumino che hanno lo scopo
di impedire il passaggio degli acari e dei loro allergeni verso l’esterno
e di ostacolare la penetrazione dei derivati epidermici dell’uomo
all’interno. Per essere efficaci queste fodere devono essere fatte con
tessuti impermeabili
agli allergeni, traspiranti per consentire il
passaggio del vapore acqueo prodotto dalla respirazione corporea con
maggior confort per il soggetto, confezionati in modo da chiudere
completamente il materasso, il cuscino od il piumone con sistemi di
chiusura a cerniere lampo o di velcro.

Tutti i materassi e cuscini presenti nella camera devono essere
ricoperti con queste fodere.
Obiettivi della prevenzione ambientale

Prevenzione secondaria non farmacologica

Gli studi hanno dimostrato che l’adozione di misure di controllo
ambientale, per ridurre l’esposizione agli allergeni degli acari
domestici aiutano il paziente a prevenire le riacutizzazione dei
sintomi con miglioramento della qualità di vita, minor consumo di
farmaci e mantenimento della malattia ad un livello di minore gravità.

Prevenzione primaria
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La riduzione dell’esposizione agli allergeni degli acari nel corso del
primo anno di vita ritarda la comparsa della malattia in soggetti
geneticamente predisposti.
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l’impegno delle famiglie nell’adottare i vari provvedimenti
illustrati per ridurre gli acari nell’ambiente è un punto
fondamentale per il raggiungimento nel trattamento delle allergie
dei seguenti obiettivi:
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prevenire le riacutizzazioni
evitare il peggioramento della malattia
prevenire l’insorgenza della malattia nei figli dei soggetti
allergici
Obiettivi della prevenzione
ambientale
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Un gruppo internazionale di esperti (Association of Allergology and
Immunology e Organizzazione Mondiale della Sanità) ha proposto dei
livelli soglia di concentrazione di allergeni per realizzare una casa a
basso rischio di allergia.
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Meno di 10 microgrammi di allergene maggiore, equivalente a 500 acari
per grammo di polvere per ridurre il rischio di comparsa di
manifestazioni acute (riacutizzazioni) in pazienti allergici agli acari
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Meno di 2 microgrammi di allergene maggiore, equivalente a 100 acari
per grammo di polvere, per prevenire la sensibilizzazione verso gli
acari in bambini predisposti geneticamente
Gli Animali Domestici
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Gli animali domestici (gatto, cane, piccoli roditori come il criceto)
costituiscono un’altra importante fonte di allergeni, in grado di
scatenare violenti episodi di allergia nei soggetti sensibilizzati
(prove allergologiche positive) a questi animali.
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Le sostanze allergizzanti (allergeni maggiori) del gatto (Fel d 1) e
del cane (Can f 1) responsabili della comparsa dei sintomi
derivano dalla loro pelle, dalla loro saliva o dalle loro urine e sono
legate a particelle molto piccole di 2-5 micron in grado di
disperdersi rapidamente nell’aria anche a distanza e di rimanere
sospese per molte ore, in particolare in ambienti con scarso
ricambio di aria, prima di depositarsi sulle varie superfici. Queste
caratteristiche spiegano perché l’allergene del gatto va
considerato ubiquitario
Gli Animali Domestici
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L’ALLERGENE DEL GATTO si ritrova in case apparentemente
senza gatto (il gatto del vicino magari dorme sullo zerbino
di casa!)
i vestiti sono un importante veicolo per la diffusione
dell’allergene
occorrono da 12 a 16 settimane per ridurre i livelli di
allergeni nelle case dopo allontanamento dell’animale
divani, letti, tappeti e moquette, suppellettili imbottiti
ove si depositano gli allergeni rappresentano veri e propri
serbatoi che li liberano nell’aria quando vengono toccati.
Misure di prevenzione
ambientale
l’allontanamento
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La migliore
dell’animale.
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Quando per motivi affettivi ciò non è possibile, sarà
necessario mettere in atto un serie di misure preventive, nel
tentativo di ridurre l’esposizione all’allergene. Nella
letteratura sono riportati livelli di rischio per la
sensibilizzazione compresi tra 1 e 8 microgrammi per
grammi di polvere per l’allergene maggiore del gatto e 10
microgrammi per grammi di polvere per quello del cane.
L’efficacia delle misure adottate è, per ora, controllabile con
un test di tipo immunoenzimatico realizzabile in laboratorio,
nel caso del gatto.
prevenzione
è
Misure di prevenzione
ambientale
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Tenere l’animale il più possibile fuori casa, non farlo entrare nelle
camere .
Arieggiare la casa
Eliminare i tappeti, le moquette (bonificare tutto ciò che in casa
rappresenta un serbatoio per l’allergene)
Sostituire i mobili tappezzati con mobili lavabili
Utilizzare per le pulizie aspirapolveri dotati di microfiltri HEPA
in quanto le particelle allergeniche sono troppo piccole per essere
trattenute dai filtri montati sui comuni aspirapolveri
Utilizzare un depuratore d’aria a filtro HEPA può essere utile
per ridurre il livello dell’allergene aerodiffuso
Misure di prevenzione
ambientale
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Lavare il gatto o il cane settimanalmente con acqua tiepida.
Secondo studi, il procedimento risulta efficace in quanto ad
ogni lavaggio si asporta fino a 35 mg dell’allergene
maggiore del gatto e quindi l’animale appena lavato ne
libera di meno ma dopo una settimana l’emissione
dell’allergene sembra ritornare ai livelli precedenti .
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L’efficacia di sostanze denaturanti da passare sul pelo
dell’animale, in alternativa al lavaggio, richiede ulteriore
dimostrazione.
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Lavare spesso gli indumenti di chi convive con il gatto.
Altri animali responsabili di
allergia
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L’allergia alla forfora di cavallo si osserva in soggetti
esposti per motivi professionali o per hobby. Gli allergeni
maggiori (Equ c 1, Equ c 2 e Equ c 3) sono molto potenti
per cui il soggetto allergico può presentare manifestazioni
cliniche non soltanto per contatto diretto con l’animale ma
anche in prossimità di scuderie, circhi equestri, maneggi od
indirettamente per esposizione a materiali venuti a contatto
con cavalli.
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L’allergia al coniglio si può riscontrare negli allevatori.
L’allergene maggiore è presente nella saliva, nel pelo ed in
minima concentrazione nelle urine.
 FINE
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