ALLERGENI AMBIENTALI Prof. Silvana Fiorito I Pollini I pollini presenti nell’atmosfera rappresentano i semi maschili delle piante, liberati nell’aria durante la stagione di fioritura, quando le condizioni meteorologiche sono idonee, per garantire la riproduzione. Non tutte le piante liberano polline in grado di indurre manifestazioni allergiche. Il polline, per determinare quadri clinici allergici, deve avere alcune caratteristiche: Appartenere a piante anemofile Contenere componenti allergeniche che stimolano il sistema immunitario del soggetto geneticamente predisposto a produrre anticorpi specifici IgE. Essere prodotto in grande quantità da piante assai diffuse sul territorio essere piccolo e leggero per essere trasportato dal vento a grande distanza ALLERGENI AMBIENTALI POLLINI ACARI ANIMALI DOMESTICI MUFFE I Pollini Le piante anemofile producono grandi quantità di granuli pollinici, invisibili ad occhio nudo che vengono trasportati dal vento anche a distanze considerevoli; solo una piccolissima quantità di pollini andrà a fecondare il seme femminile della stessa specie mentre la massima parte va dispersa andando a depositarsi su varie superfici comprese mucose congiuntivali e delle vie aeree dei soggetti allergici. Si parla di impollinazione anemofila. Questa modalità di propagazione dei pollini spiega perché i soggetti possono presentare reazioni allergiche al polline di piante che non crescono nelle immediate vicinanze. La maggior parte delle piante con importanza allergologica appartengono a questo gruppo. I Pollini I pollini hanno dimensioni che variano a seconda della specie da un minimo di 5 micron ad un massimo di 200 micron. Il granulo pollinico è costituito da: un rivestimento esterno (esina) che presenta caratteristiche diverse nelle varie specie vegetali. uno strato interno (intina) che contiene numerose proteine o glicoproteine allergizzanti che vengono liberate a livello delle mucose (congiuntive, vie aeree) causando le manifestazioni allergiche. I Pollini Il periodo in cui avviene l’impollinazione è diverso per le varie specie vegetali. Le diverse condizioni meteoclimatiche delle varie regioni italiane portano ad una differente distribuzione delle famiglie botaniche sul territorio e a variazioni nel loro periodo di fioritura. Ogni specie ha il suo proprio periodo di fioritura, ma ogni anno le condizioni atmosferiche influenzano l’inizio della stagione pollinica e la concentrazione dei pollini nell’aria: l’aria secca e calda facilita la pollinazione e favorisce come il vento la dispersione dei pollini. l’eccessiva umidità tende a ritardare la pollinazione e la pioggia fa cadere i pollini al suolo. un periodo di pioggia eccessiva prima della stagione pollinica favorisce la crescita delle piante e quindi una maggiore produzione di pollini. Ma se la pioggia è seguita da abbondante soleggiamento con evaporazione rapida dell’acqua la pianta produrrà polline scarsamente vitale. Calendari Pollinici L’utilizzo di campionatori volumetrici per la cattura dei pollini, installati su terrazze di edifici, consente: L’identificazione dei pollini allergenici presenti in atmosfera nei vari periodi stagionali in una determinata zona; grazie a questi studi di aerobiologia è stato possibile rilevare la comparsa di nuovi pollini liberati da piante esotiche introdotte sul nostro territorio a scopo di rimboschimento od ornamentale (es. betulla, cryptomeria japonica) o da piante i cui semi sono giunti in Italia come inquinanti di sementi per coltivazioni agricole importati da altri continenti (es. ambrosia). La quantificazione delle concentrazioni di pollini per metri cubi d’aria L’elaborazione di calendari pollinici delle varie zone esaminate. Calendari Pollinici La consultazione dei calendari pollinici è di aiuto sia al medico che al paziente per un corretta gestione della malattia allergica: aiuta il medico nella diagnosi in quanto permette di correlare la storia clinica riferita dal paziente con le positività evidenziate dai test allergologici, in particolare nel caso di soggetti con positività multiple (polisensibilizzati). permette di aggiustare correttamente farmacologica durante la stagione pollinica, fornisce indicazioni per iniziare la terapia farmacologica preventiva, per condurre la immunoterapia specifica per programmare vacanze o viaggi in zone e in periodi con bassa concentrazione del polline cui un soggetto è allergico. la terapia Calendari Pollinici Esiste una rete nazionale di monitoraggio aerobiologico dei pollini che si articola in: centri di monitoraggio stazioni di campionamento ( aderiscono 78 centri distribuiti su tutto il territorio italiano) nodi regionali e nazionali Tali attività di monitoraggio vengono condotte tutto l’anno per i pollini di maggior interesse allergologico (tradizionali ed emergenti) con elaborazione di calendari pollinici che danno informazioni giornaliere sulla concentrazione dei pollini per metro cubo di aria. Pollinosi e Allergia Alimentare Circa il 25 % dei soggetti affetti da pollinosi presentano manifestazioni cliniche di allergia alimentare a frutta e verdura. Questo problema è più frequente nei pazienti allergici a più tipi di pollini (polisensibilizzati). La pollinosi precede quasi sempre la comparsa dell’allergia alimentare. Pollinosi e Allergia Alimentare Il paziente può accusare: La sindrome orale allergica: caratterizzata da sintomi orali immediati nei punti di contatto con l’alimento: (prurito, bruciore al palato, alla lingua, alle labbra con eventuale gonfiore della mucosa orolabiale, senso di costrizione al faringe, disturbi della deglutizione). quadri clinici o sintomi extra-orali dopo 15-60 min dell’assunzione dell’alimento: gastrointestinali, orticaria/angioedema, edema laringeo, rinite, asma, congiuntivite e shock anafilattico. Pollini con allergeni in comune (cross reattivi) con alimenti Betulla, ontano, nocciolo, carpini Mela, pera, pesca, albicocca, prugna, ciliegia, nocciola, noce, mandorla, nespola, arachide, lampone, fragola, kiwi, sedano, finocchio, carota, prezzemolo Graminacee Frumento, melone, anguria, pomodoro, arachide, pesca, ciliegia, albicocca, prugna, mandorla, kiwi, agrumi Artemisia, ambrosia Lattuga, cicoria, tarassaco, camomilla, olio di girasole, margarina, banana, castagna, sedano, finocchio, carota, prezzemolo, pepe verde, miele Parietaria Basilico, ortica, melone, ciliegia, more di gelso, pisello Graminacee Rappresentano la principale famiglia botanica diffusa in ambienti erbacei come pascoli, prati, terreni coltivati ed incolti. Sono presenti a varie latitudini, adattandosi a condizioni climatiche disparate; crescono dal livello del mare fino alla fascia alpina. Molte specie sono spontanee (erbe infestanti) mentre altre vengono coltivate per l’alimentazione umana o degli animali. L’emissione dei pollini avviene da aprile a ottobre con concentrazioni nell’aria più elevate tra aprile e giugno. Graminacee Le graminacee spontanee liberano grandi quantità di pollini in atmosfera a differenza delle specie coltivate. Il periodo di impollinazione delle graminacee inizia più tardivamente nelle zone montane e nei paesi del Nord-Europa. L’alternarsi di periodi di pioggia con periodi di sole possono causare ripetute fioriture che determinano un prolungamento della stagione di impollinazione con conseguente andamento protratto della sintomatologia allergica. POA Graminacee Principali graminacee spontanee • Caprinella (Agropyron repens) Paleo odoroso (Anthoxanthum odoratum) Erba canina (Cynodon dactylon) Erba mazzolina (Dactylis glomerata) Paleo dei prati (Festuca arundinacea) Bambagiona (Holcus lanata) Logliarella (Lolium perenne) Coda di topo (Phleum pratense) gramigna dei prati (Poa pratensis) • • • • • • • • Periodo di pollinazione Da Da Da Da Da Da Da Da Da maggio a settembre marzo a luglio giugno ad ottobre maggio a settembre aprile a luglio giugno ad agosto maggio ad Agosto maggio a luglio aprile ad agosto Graminacee • • • • • Principali graminacee coltivate (cereali) Periodo di pollinazione Avena (Avena sativa) Orzo (Hordeum vulgare) Segale (Secale cereale) Grano (Triticum aestivum) Mais (Zea mays) Da maggio ad agosto Da aprile ad agosto Da giugno a luglio Maggio e giugno Da luglio a settembre Urticacee Di questa famiglia il genere Parietaria (P.) riveste maggiore importanza allergologica. È un’erba infestante che cresce soprattutto sui muri, nelle fessure delle rocce (da cui il nome “erba muraria o muraiola”), nei terreni secchi ed incolti. È diffusa dalla pianura fino a 900-1000 metri di altitudine. In Italia le specie più frequenti sono: P. judaica ( P. diffusa) presente in tutta Italia ma in particolare nelle regioni centro-meridionali, nelle isole ed in Liguria. P. officinalis presente nelle aree collinari in particolare in Italia settentrionale. P. mauritanica presente solo in Sardegna ed in Sicilia. PARIETARIA Urticacee Il paziente può accusare: Le piccole dimensioni del granulo pollinico (14-18micron) favoriscono la sua penetrazione nelle basse vie aeree la presenza di apparati filiformi nello strato esterno del polline permette al polline di funzionare da supporto a inquinanti atmosferici (esempio metalli pesanti quale il piombo) che vengono veicolati nelle vie respiratorie, causando infiammazione e fenomeni irritativi di lunga durata (con conseguente labilità, iperreattività bronchiale) . Composite o Astaracee Di questa famiglia hanno importanza allergologica i generi Artemisia e Ambrosia ad impollinazine anemofila. L’Artemisia o Assenzio selvatico cresce ai margini delle strade, lungo le ferrovie, nei prati in tutta l’Italia e in Europa. Durante la fioritura, nei mesi di settembre-ottobre, libera grandi quantità di pollini che però, a causa del loro peso, risultano difficilmente aerodispersi. Le Ambrosie sono erbe infestanti importate accidentalmente in Italia dagli Stati Uniti negli ultimi decenni. La diffusione dell’ambrosia è in costante incremento, attualmente è diffusa non solo in Lombardia e Piemonte ma anche nel Veneto e nel Friuli. La fioritura è tra Agosto e settembre. Il polline di ambrosia ha dimensione tra 15-24 micron metri ed è un allergene molto potente. Artemisia Ambrosia Oleacee (Olivo, Frassino, Ligustro) L’Olivo è diffuso in tutta l’area Mediterranea. Può essere spontaneo o coltivato, cresce in luoghi rocciosi e secchi fino ad altezze di 600-700 metri. Le concentrazioni polliniche atmosferiche possono variare da 100-200 granuli per metri cubi d’aria a 2000-3000 granuli nelle zone con coltivazioni molto intensive (esempio in Puglia) però, per fortuna, il periodo di pollinazione dura in genere non oltre i trenta giorni a (maggio-giugno), sovrapponendosi al periodo di fioritura delle Graminacee. L’alternanza annuale della quantità di pollini (ad un’annata con elevate concentrazioni polliniche segue spesso un’annata con concentrazioni molto ridotte) spiega le variazioni da un anno all’altro del quadro clinico della pollinosi da olivo. Un soggetto allergico all’olivo può presentare sintomi anche quando inala allergeni liberati da pollini di specie che appartengono alla famiglia delle Oleacee come il Frassino e il Ligustro (fioritura aprile giugno). BETULACEE (Betulla, Ontano) La betulla è diffusa in tutta Europa, in particolare nei paesi scandinavi ove questa pianta è al primo posto tra le cause di pollinosi. In Italia la betulla si ritrova nei boschi delle Alpi e degli Appennini da 900 a 1800 metri di altitudine. Negli ultimi anni questo albero è sempre più utilizzato come pianta ornamentale nei giardini di nuovi insediamenti urbani di numerose città italiane, soprattutto nell’Italia settentrionale. Per questo motivo ed a causa del notevole potere allergenico del polline di betulla, la pollinosi da betulla rara in passato in Italia è attualmente in progressivo aumento. Le betulacee hanno una pollinazione precoce (marzo– maggio) causando una pollinosi invernale o pre-primaverile BETULACEE (Betulla, Ontano) Il soggetto allergico alla betulla accusa frequentemente, oltre alla rinite e congiuntivite, sintomi a livello della mucosa orale (Sindrome orale allergica) allorché ingerisce taluni alimenti come mela, kiwi, pera, ciliegia, carota, cioè frutta e verdura che possiedono allergeni comuni (crossreattivi) tra pollini e alimenti vegetali. BETULLA BETULACEE (Betulla, Ontano) Gli Ontani sono alberi diffusi dalle pianure fino a 1200-1600 m di altitudine. •L’Ontano nero, il più comune, si ritrova spesso lungo i corsi d’acqua, in particolare nelle zone appenniniche e prealpine. •L’Ontano bianco è diffuso in particolare nelle regioni settentrionali. Durante il periodo di pollinazione, in genere in febbraio-aprile talvolta anche più precocemente dicembre-gennaio, l’Ontano libera enorme quantità di pollini ma con potere allergenico inferiore a quello dei pollini di betulla. Corylacee (Nocciolo e Carpino) Il Nocciolo è presente in tutta Europa, può crescere spontaneamente od essere coltivato per la produzione del suo frutto (nocciola) . Produce grandi quantità di pollini durante i mesi invernali da gennaio a marzo. I sintomi dell’allergia a nocciolo tendono spesso a perdurare nel tempo a causa della reazione crociata con i pollini di Ontano e Betulla, piante con la stessa distribuzione geografica e la cui fioritura va fino a maggio. I soggetti allergici al polline di nocciolo possono presentare manifestazioni allergiche (orticaria-angioedema) in seguito ad ingestione di nocciole. I Carpini (Carpino bianco e Carpino nero) sono presenti principalmente nelle regioni centro - settentrionali sui rilievi delle Prealpi e dell’Appennino. Liberano durante la fioritura notevoli quantità di pollini da marzo a maggio. PIOPPO Cupressacee/Taxodiaceae Cipresso comune, Cipresso dell’Arizona, Tuja (pianta ornamentale) e Ginepro (che si ritrova in tutte le regioni, dal livello del mare ad oltre 3000 metri). Negli ultimi anni i soggetti che soffrono di pollinosi invernale da Cipresso sono in aumento, in particolare in Toscana, Puglia, Liguria, Umbria, Lazio e Campania ove è aumentata la coltivazione del Cipresso a scopi ornamentali o di rimboschimento. Il periodo di pollinazione del Cipresso comune va in genere da febbraio a fine marzo con possibili anticipi a gennaio o continuazioni fino ad aprile con concentrazioni polliniche che possono raggiungere valori elevati. I soggetti allergici al Cipresso presentano, in genere, sintomi anche se inalano pollini di Tuja (fioritura tra marzo e aprile) o di Ginepro (fioritura tra febbraio e maggio). Consigli utili per il paziente allergico a pollini Consultare i calendari pollinici per sapere il periodo di fioritura della pianta a cui siamo risultati allergici e per potere iniziare una profilassi- terapia farmacologica che andrà inoltre prolungata durante tutto il periodo di pollinazione. Evitare passeggiate nei prati, in zone ove l’erba è stata tagliata di fresco e gite all’aperto specialmente nei giorni di sole con vento e tempo secco, durante i periodi di massima impollinazione della pianta a cui siamo allergici Evitare attività sportiva in campi o in prossimità di aree verdi Evitare di tagliare l’erba od i lavori di giardinaggio nel periodo di fioritura della pianta nemica Consigli utili per il paziente allergico a pollini Usare appropriate mascherine per naso - bocca durante i lavori all’aperto Evitare i viaggi in macchina od in treno con i finestrini aperti. Quando possibile è preferibile viaggiare in autoveicoli con aria condizionata e filtri di aerazione anti - polline da pulire spesso Evitare l’aerazione degli ambienti durante le ore più calde della giornata ed eventualmente usare condizionatori d’aria Scegliere per le vacanze località e periodi ove sia bassa la concentrazione del polline a cui si è allergici, può essere consigliato il soggiorno marino durante il periodo della fioritura delle graminacee od anche il soggiorno montano sopra i 1000 metri per gli allergici alla parietaria Consigli utili per il paziente allergico a pollini Le misure preventive ambientali nel caso delle pollinosi sono di difficile attuazione, è quindi opportuno che il paziente con pollinosi si rivolga al medico, prima della stagione pollinica, per stabilire un corretto programma preventivo – terapeutico. Allo scopo di ridurre quanto più possibile i sintomi dovuti all’esposizione al polline responsabile può essere utile, in alcuni casi, iniziare un ‘ immunoterapia allergene – specifica (ITS) che consiste nella somministrazione di dosi crescenti dell‘allergene responsabile (prescritta dal medico specialista dopo esecuzione dei test diagnostici) ACARI Nella polvere di casa vi sono numerose componenti quali: funghi, residui alimentari, granuli di pollini, forfore di animali, insetti (ad es.: scarafaggi), acari. Sono proprio gli acari, presenti in tutte le case, i maggior responsabili dei sintomi allergici (rinite, congiuntivite, tosse, asma, dermatite, prurito) nei soggetti geneticamente predisposti e sensibili a tali allergeni. ACARO ACARI Sono animaletti molto piccoli, ARTROPODI della classe degli ARACNIDI, invisibili ad occhio nudo (misurano circa 1/3 di millimetro), comparsi sulla terra da circa 300 milioni di anni. Sono state individuate addirittura 50.000 specie, tuttavia le specie acaridiche più allergizzanti (detti ACARI MAGGIORI) che popolano le nostre case sono: Dermatophagoides pteronissynus (Dp) Dermatophagoides farinae (Df) Gli acari hanno una vita media di 2-4 mesi (80 giorni i maschi e 160 giorni le femmine), durante questo periodo di vita hanno 1 o 2 accoppiamenti dopo i quali la femmina depone complessivamente 20-50 uova; nelle nostre abitazioni si possono così trovare da 100 a 1000 e più acari per grammo di polvere. ACARI Accanto a questi vi sono gli ACARI MINORI o delle derrate alimentari così chiamati perché rappresentano in genere dall’1 al 15% della popolazione acaridica totale della polvere di case, prediligono ambienti particolari (silos, magazzini alimentari, granai, fienili) e sono agenti allergizzanti meno potenti: Acari minori e loro habitat: Acaro siro: vive prevalentemente nelle croste di formaggio e nelle farine e cereali Lepidoglyphus destructor: presente soprattutto nei salumi, nel fieno e nei cereali Tyrophagus putrescentiae: presente in particolare nei prosciutti, nei formaggi, nel grano e nella farina, nelle coltivazioni di funghi Glycyphagus domesticus: presente nei dolciumi, nei formaggi, nel grano e nelle farine Gohiera fusca: presente in vari cereali , nelle sedie impagliate. ACARI Lo sviluppo degli acari e la loro sopravvivenza sono favoriti da condizioni ambientali caldo-umido e dalla presenza di nutrimento : Temperatura fra 15° e 30°C Umidità tra 60 e 80% Fonti di alimentazione: forfore derivanti dalla cute dell’uomo o degli animali domestici, muffe, residui alimentari Queste condizioni di vita ci spiegano perché in genere il maggior sviluppo di acari si ritrova in località situate a meno di 1000-1500 metri di altitudine, ai cambiamenti di stagione (maggior umidità) ed in particolare in autunno anche se per il Dermatophagoides farinae viene segnalato spesso un picco di sviluppo in primavera (maggio-giugno). Condizioni ideali per la sopravvivenza degli acari Nelle nostre abitazioni gli acari trovano le condizioni ideali di vita. Il riscaldamento superiori a 15°C. La riduzione degli scambi d’aria con l’ambiente esterno (ventilazione ridotta) conseguenza delle nuove tecniche di costruzione volte a garantire un risparmio energetico come ad esempio l’adozione di infissi ad elevata tenuta, porta ad un aumento dell’umidità nell’ambiente interno. Le attività domestiche quali cucinare, lavare (comprese docce, bagni) producono vapore acqueo. A livello del materasso il grado di umidità relativa si avvicina al 75% con una temperatura di 22-26 °C a causa del vapore acqueo prodotto dal nostro organismo stesso tramite la sudorazione e la respirazione permette il mantenimento di temperature Condizioni ideali per la sopravvivenza degli acari Il nutrimento è costituito dai residui cutanei eliminati dall’uomo e cioè da capelli, peli, derivati della normale desquamazione cutanea. Gli animali domestici (gatto, cane…) tramite la loro forfora, i loro peli contribuiscono al nutrimento degli acari. Il materasso è una nicchia ideale per la crescita dei Dermatofagoidi grazie al microclima e alle fonti di alimentazione che l’organismo dell’uomo stesso mantiene: nei materassi tradizionali dopo 4 mesi di utilizzo si possono ritrovare fino a 2 milioni di acari, in misura minore nei materassi in latice. Gli arredi imbottiti, i divani, la moquette, i tappeti, i giocattoli di peluche rappresentano anche loro ambienti ideali per gli acari perché sono ricettacoli di detriti alimentari e forfore e al loro livello il grado di umidità relativa è elevato. Sostanze allergizzanti contenute nell’acaro Varie sono le sostanze allergizzanti dell’acaro che sono responsabili (tramite inalazione o contatto) della comparsa dei sintomi nel soggetto allergico. L’acaro in sé non è dannoso per l’uomo ma è responsabile dei sintomi del paziente allergico in quanto contiene sostanze allergizzanti dette “allergeni maggiori” presenti principalmente nelle particelle fecali e nel corpo dell’acaro anche se morto. Gli allergeni dei Dermatofagoidi sono identificati in base alla nomenclatura internazionale con la sigla Der ed i più importanti dal punto di vista clinico appartengono ai gruppi I e II, indicati rispettivamente Der p 1 e Der f 1, Der p 2 e Der f 2. Ogni acaro emette ogni giorno circa 6-40 pallottoline fecali di dimensione variabile tra 10-40 micron contenente ognuna 0,2 nanogrammi di allergene; queste particelle di poco peso fluttuano facilmente nell’aria e quando camminiamo sui tappeti o quando ci giriamo nel letto vanno a costituire un “aerosol biologico”. Misure di Prevenzione Ambientale Per ridurre la concentrazione di acari nell’ambiente domestico, tenuto conto delle caratteristiche prima esposte, vanno adottate varie misure: Arieggiare un volta al giorno l’abitazione prevalentemente al mattino, nelle ore in cui l’inquinamento ambientale esterno e il traffico automobilistico sono minori, anche in inverno; Cercare di mantenere una temperatura in casa non superiore a 20°C ed un grado di umidità relativa inferiore al 50%. Misure Generiche: Evitare il fumo di tabacco (attivo e passivo), l’uso di profumi, insetticidi, vernici che rappresentano fattori irritativi per il soggetto allergico. Preferire un arredamento semplice, facile da pulire, evitare librerie aperte, poltrone e divani imbottiti, ridurre il numero di soprammobili che accumulano polvere. Eliminare tappeti e tendaggi complicati. Mantenere i vestiti chiusi nell’armadio, evitare di cambiarsi le scarpe ed i vestiti polverosi in camera. Evitare di mangiare in camera da letto. Scegliere giocattoli in plastica od in legno piuttosto che in peluche e stoffa, se ciò non è possibile lavarli settimanalmente in lavatrice a temperature superiori a 60°C od in alternativa metterli in congelatore per 24 ore. Misure Generiche: Ridurre il numero delle piante ornamentali in casa in quanto favoriscono lo sviluppo di muffe. Posizionare il letto lontano dai caloriferi in quanto il calore emesso provoca un movimento di aria e quindi di polveri. Pulire i termosifoni con cura e nelle case dotate di aria condizionata applicare filtri da cambiare frequentemente. Evitare di tenere animali in casa (gatti, cani, criceti.) la cui forfora è un ottimo nutrimento per gli acari. Lavare la biancheria in lavatrice a temperature di almeno 60°C, ogni settimana. Evitare di asciugare la biancheria in casa per non aumentare il grado di umidità interna. Esporre le coperte ed i cuscini e se possibile il materasso ai raggi solari per alcune ore. Misure Generiche: Utilizzare per le pulizie un panno umido e/o aspirapolveri dotati di microfiltri HEPA (dall’inglese High Efficiency Particulate Arrestance), Si segnala che l’efficacia degli aspirapolveri con filtri HEPA nel ridurre la concentrazione delle particelle allergizzanti dell’acaro, migliora se usati in combinazione con filtri ad acqua. Non usare gli umidificatori in quanto aumentando il livello di umidità relativa favoriscono la proliferazione degli acari, anche i deumidificatori in realtà non sono di grande aiuto in quanto quelli disponibili attualmente in commercio consentono il raggiungimento della soglia del 60% di umidità. Evitare l’uso degli ionizzatori in quanto possono sviluppare sostanze irritative per le vie respiratorie quale l’ozono. Misure specifiche I prodotti chimici I prodotti chimici disponibili sul mercato sono di 2 tipi: Acaricidi e Denaturanti proteici. Gli acaricidi più facilmente reperibili in commercio sono sostanze chimiche a base di piretroidi o di benzil benzoato che uccidono gli acari mentre i denaturanti proteici, acido tannico e un suo derivato il tanacetano denaturano le proteine allergeniche degli acari e degli animali domestici. Questi prodotti sono utilizzabili su materassi, cuscini, mobili imbottiti, tappeti e moquette, interni di auto ecc…; dopo il trattamento occorre rimuovere gli acari morti (ancora in grado di scatenare reazioni allergiche) e polvere con appositi aspirapolvere. Le prove scientifiche su efficacia ed innocuità di questi prodotti chimici non sono ritenute da tutti sufficienti. la loro efficacia clinica è inoltre influenzata dal loro corretto uso e pertanto possono, per ora, essere impiegati in alcuni casi (asma grave o medio grave) in associazione alle altre misure preventive consigliate Misure specifiche I prodotti barriera fodere coprimaterasso-copricuscino-copripiumino che hanno lo scopo di impedire il passaggio degli acari e dei loro allergeni verso l’esterno e di ostacolare la penetrazione dei derivati epidermici dell’uomo all’interno. Per essere efficaci queste fodere devono essere fatte con tessuti impermeabili agli allergeni, traspiranti per consentire il passaggio del vapore acqueo prodotto dalla respirazione corporea con maggior confort per il soggetto, confezionati in modo da chiudere completamente il materasso, il cuscino od il piumone con sistemi di chiusura a cerniere lampo o di velcro. Tutti i materassi e cuscini presenti nella camera devono essere ricoperti con queste fodere. Obiettivi della prevenzione ambientale Prevenzione secondaria non farmacologica Gli studi hanno dimostrato che l’adozione di misure di controllo ambientale, per ridurre l’esposizione agli allergeni degli acari domestici aiutano il paziente a prevenire le riacutizzazione dei sintomi con miglioramento della qualità di vita, minor consumo di farmaci e mantenimento della malattia ad un livello di minore gravità. Prevenzione primaria La riduzione dell’esposizione agli allergeni degli acari nel corso del primo anno di vita ritarda la comparsa della malattia in soggetti geneticamente predisposti. l’impegno delle famiglie nell’adottare i vari provvedimenti illustrati per ridurre gli acari nell’ambiente è un punto fondamentale per il raggiungimento nel trattamento delle allergie dei seguenti obiettivi: prevenire le riacutizzazioni evitare il peggioramento della malattia prevenire l’insorgenza della malattia nei figli dei soggetti allergici Obiettivi della prevenzione ambientale Un gruppo internazionale di esperti (Association of Allergology and Immunology e Organizzazione Mondiale della Sanità) ha proposto dei livelli soglia di concentrazione di allergeni per realizzare una casa a basso rischio di allergia. Meno di 10 microgrammi di allergene maggiore, equivalente a 500 acari per grammo di polvere per ridurre il rischio di comparsa di manifestazioni acute (riacutizzazioni) in pazienti allergici agli acari Meno di 2 microgrammi di allergene maggiore, equivalente a 100 acari per grammo di polvere, per prevenire la sensibilizzazione verso gli acari in bambini predisposti geneticamente Gli Animali Domestici Gli animali domestici (gatto, cane, piccoli roditori come il criceto) costituiscono un’altra importante fonte di allergeni, in grado di scatenare violenti episodi di allergia nei soggetti sensibilizzati (prove allergologiche positive) a questi animali. Le sostanze allergizzanti (allergeni maggiori) del gatto (Fel d 1) e del cane (Can f 1) responsabili della comparsa dei sintomi derivano dalla loro pelle, dalla loro saliva o dalle loro urine e sono legate a particelle molto piccole di 2-5 micron in grado di disperdersi rapidamente nell’aria anche a distanza e di rimanere sospese per molte ore, in particolare in ambienti con scarso ricambio di aria, prima di depositarsi sulle varie superfici. Queste caratteristiche spiegano perché l’allergene del gatto va considerato ubiquitario Gli Animali Domestici L’ALLERGENE DEL GATTO si ritrova in case apparentemente senza gatto (il gatto del vicino magari dorme sullo zerbino di casa!) i vestiti sono un importante veicolo per la diffusione dell’allergene occorrono da 12 a 16 settimane per ridurre i livelli di allergeni nelle case dopo allontanamento dell’animale divani, letti, tappeti e moquette, suppellettili imbottiti ove si depositano gli allergeni rappresentano veri e propri serbatoi che li liberano nell’aria quando vengono toccati. Misure di prevenzione ambientale l’allontanamento La migliore dell’animale. Quando per motivi affettivi ciò non è possibile, sarà necessario mettere in atto un serie di misure preventive, nel tentativo di ridurre l’esposizione all’allergene. Nella letteratura sono riportati livelli di rischio per la sensibilizzazione compresi tra 1 e 8 microgrammi per grammi di polvere per l’allergene maggiore del gatto e 10 microgrammi per grammi di polvere per quello del cane. L’efficacia delle misure adottate è, per ora, controllabile con un test di tipo immunoenzimatico realizzabile in laboratorio, nel caso del gatto. prevenzione è Misure di prevenzione ambientale Tenere l’animale il più possibile fuori casa, non farlo entrare nelle camere . Arieggiare la casa Eliminare i tappeti, le moquette (bonificare tutto ciò che in casa rappresenta un serbatoio per l’allergene) Sostituire i mobili tappezzati con mobili lavabili Utilizzare per le pulizie aspirapolveri dotati di microfiltri HEPA in quanto le particelle allergeniche sono troppo piccole per essere trattenute dai filtri montati sui comuni aspirapolveri Utilizzare un depuratore d’aria a filtro HEPA può essere utile per ridurre il livello dell’allergene aerodiffuso Misure di prevenzione ambientale Lavare il gatto o il cane settimanalmente con acqua tiepida. Secondo studi, il procedimento risulta efficace in quanto ad ogni lavaggio si asporta fino a 35 mg dell’allergene maggiore del gatto e quindi l’animale appena lavato ne libera di meno ma dopo una settimana l’emissione dell’allergene sembra ritornare ai livelli precedenti . L’efficacia di sostanze denaturanti da passare sul pelo dell’animale, in alternativa al lavaggio, richiede ulteriore dimostrazione. Lavare spesso gli indumenti di chi convive con il gatto. Altri animali responsabili di allergia L’allergia alla forfora di cavallo si osserva in soggetti esposti per motivi professionali o per hobby. Gli allergeni maggiori (Equ c 1, Equ c 2 e Equ c 3) sono molto potenti per cui il soggetto allergico può presentare manifestazioni cliniche non soltanto per contatto diretto con l’animale ma anche in prossimità di scuderie, circhi equestri, maneggi od indirettamente per esposizione a materiali venuti a contatto con cavalli. L’allergia al coniglio si può riscontrare negli allevatori. L’allergene maggiore è presente nella saliva, nel pelo ed in minima concentrazione nelle urine. FINE