Casa Protetta PROGETTO “Amarcord” Reminiscence therapy: un approccio riabilitativo per la persona anziana. Dare senso al presente mediante il ricordo della propria storia Dott. DOMENICO SGROMO Introduzione Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. (G.G.Marquez: Cent’anni di Solitudine) Il lavoro con le persone anziane ospiti in strutture residenziali presenta molte difficoltà e molte sfide non ancora completamente affrontate. Sovente la case protette dove queste persone risiedono, sono oggetto di pregiudizi e stereotipi sia rispetto ai modelli di assistenza proposti sia rispetto alle attività “ricreative” adottate. Tuttavia gli addetti ai lavori sanno che sempre più spesso i progetti assistenziali delle case protette sono orientati a favorire il benessere psicofisico degli utenti, mediante lo studio di soluzioni sempre più ecologiche sia da un punto di vista strutturale ed ambientale, sia da un punto di vista delle metodologie di lavoro e di cura. L’intervento psicologico definibile come “reminiscence therapy” si va ad inserire in un contesto di cura inteso come assunzione partecipata del carico assistenziale e accompagnamento verso un fine vita dignitoso. Con la terminologia reminiscence therapy si fa riferimento ad un insieme di tecniche e metodi utilizzati per favorire la ricostruzione autobiografica della propria vita e dare in questo modo il senso di integrità del Sé. Recenti pubblicazioni pongono l’accento sul ruolo del ricordo in senso autobiografico nel mantenimento delle capacità cognitive e relazionali durante la terza età. Si parla di mantenimento di capacità cognitive poiché nel ricordare eventi di vita si accede a molteplici piani del funzionamento, attenzione selettiva, produzione del linguaggio, attività di memoria retrospettiva e anche prospettica. Ma si fa riferimento anche ad abilità relazionali poiché l’approccio e quello del gruppo. Infatti verrà strutturato un percorso in piccoli gruppi. Casa Protetta 1. Quadro di riferimento teorico Un approfondimento merita la questione terminologica. I vari modelli di intervento derivano tutti da un’impostazione anglosassone sia dal punto di vista operativo sia dal punto di vista terminologico. In inglese vengono utilizzati in maniera differenziale i termini life review, autobiography, reminiscence, a sottendere tre diversi pattern di attivazione e coinvolgimento. In specifico il termine “life review” è stato coniato per la prima volta da Butler nel 1963, quando iniziò ad identificare con un approccio scientifico quell’ aspetto della vita delle persone adulte per cui si attiva un processo di rivalutazione della propria vita. Si intende pertanto con life review un processo in cui la persona si impegna in un esame critico della propria vita, andando alla ricerca di quei punti salienti che possono aver generato gioia, felicità, rammarico, tristezza, unioni, fratture ecc.. Il lavoro di ricerca di Butler ha permesso di inserire in modo formale il processo di rivalutazione all’interno di una serie di processi evolutivi che intervengono nello sviluppo psico-biologico delle persone. In particolare sembra che le persone prossime alla morte utilizzino tale strategia, sentano il bisogno di dare un senso di compiuto a ciò che non sentono come tale. Erickson (1980) a sua volta discute la prospettiva della riconciliazione negli anziani di fronte alla morte, l’autore sostiene che lo stage finale della vita sia costituito dalla possibilità maturata dall’individuo di guardare indietro nella sua vita e sentire un forte senso di integrità. Con la definizione di autobiografia si fa generalmente riferimento invece non tanto all’analisi critica della propria storia, quanto piuttosto allo sforzo di raccontare in modo strutturato il proprio percorso di vita, mediante la narrazione di fatti e vicende che hanno segnato il cammino fino al momento presente. Con il termine reminiscence therapy si individua invece un contenitore in cui vengono assemblati pezzi di autobiografia in un contesto che ne faciliti la rivalutazione, la condivisione e il puro senso del ricordo finalizzato al rafforzamento della propria identità, in un processo di accettazione, riconciliazione e integrazione con il passato. Noi utilizzeremo quest’ultima terminologia per indicare sia processi sia le attività costitutive dell’approccio che andremo a d utilizzare. Da un punto di vista teorico il dibattito relativo alle funzioni, all’utilità della reminiscence therapy è sempre molto aperto. In una rassegna critica del 1995 Parker riporta una serie di studi con outcome sia positivi che negativi rispetto all’efficacia dell’approccio. Dal 1993 in poi il prof Webster insieme ad altri collaboratori si è occupato di definire le differenti modalità di ricordo specificando per ciascuna cinque dimensioni. Le aree definite sarebbero quattro, reminiscence, life-review, autobiography e narrative; le dimensioni secondo cui è possibile definirle sarebbero: spontaneous, practice, structure, comprehension, evaluation. Webster (1993, 1997) e Webster & McCall (1999) hanno altresì identificato otto funzioni separate nella rievocazione sistematizzate come segue: 1. Riduzione della monotonia 2. Preparazione alla morte 3. Identità: sconperta e migliore comprensione di chi siamo 4. Problem solving 5. Conversazione 6. Mantenimento dell’intimità 7. Attualizzazione delle amarezze 8. Insegnamento/informazione Casa Protetta 2. Il gruppi di autobiografia L’obiettivo primario della storia raccontata oralmente e in gruppo consiste nel creare la condivisone ed il confronto di esperienze tra persone che hanno in comune almeno una caratteristica legata all’età. Con tale metodo si tenta di creare tracce di memoria individuale e collettiva e di renderle concrete. È in altri termini un lavoro di reificazione, di testimonianza e di insight rispetto alla società, al suo evolversi in termini di usi e costumi, di valori di modificazioni delle relazioni interpersonali e familiari. Per molti versi l’autobiografia permette di cristallizzare aspetti della vita e delle transizioni ad essa associate che altrimenti sarebbero andati persi. Quando siamo impegnati in atti di reminiscenza, riattualizziamo i ricordi e risentiamo le emozioni che ad essi si accompagnano. Sebbene ognuno di noi sia autore processi ricostruttivi, durante la vecchiaia essi diventano una parte vitale. Durante la senilità il ricordare gli eventi di vita in senso autobiografico assume un’ulteriore valenza: corrisponde ad una modalità di entrare in contatto con le cose e con i momenti che per noi sono stati importanti. Mediante il ricordo manteniamo vivo il nostro senso di identità ed in particolare le persone anziane che possono più facilmente sentire il senso di fragilità, di disorientamento e di disgregazione mediante la ricostruzione e la comunicazione dei loro vissuti possono ancora sperimentare sensazioni di benessere emotivo, sociale e a volte anche fisico. Come vedremo il lavoro di gruppo verrà organizzato e strutturato secondo modalità e tempi ben precisi pur tenendo presente un certo grado di flessibilità, e secondo temi di rilevanza. 3. Fase preliminare Preliminarmente all’attuazione del percorso, verranno raccolti una serie di dati relativi allo stato di salute degli ospiti che andranno a partecipare al gruppo. Saranno estratte dalla cartella infermieristica le informazioni relative a: • diagnosi all’ingresso • modalità di valutazione del funzionamento cognitivo • presenza/assenza della diagnosi di demenza • tempo trascorso dal ricovero • età • terapia con psicofarmaci verrà inoltre effettuata una valutazione delle capacità cognitive dei partecipanti in modo da ottenere una linea di base con cui confrontare il rendimento cognitivo nel periodo successivo alle attività di gruppo. Per la valutazione verranno utilizzati i seguenti strumenti: MMSE (Mini Mental State Examinantion) MODA (Milan Overall Dementia Assessmant) WAIS-R (Wechsler Adult Intelligent Scale) In particolare verranno utilizzati I test che maggiormente hanno a che fare con la valutazione delle capacità mnesiche con le abilità spazio temporali e con le capacità di eloquio spontaneo e quindi: o Digit span (avanti e indietro): test per la valutazione della memoria a breve termine verbale o Test di corsi: test per la memoria a breve termine visuo-spaziale o Test di memoria di prosa: test per la memoria verbale immediata di un breve racconto o Test di informazione, memoria e concentrazione (IMCT): indaga orientamento spaziale, temporale e personale del soggetto attraverso una serie di domande, prove di memoria e concentrazione o Geriatric depression scale-short form (GDS-SF): strumento per lo screening e la valutazione delladepressione negli anziani 4. Strutturazione del gruppo I gruppi saranno organizzati e gestiti secondo la modalità della co-conduzione, mediante la presenza di due facilitatori con ruoli e compiti spesifici che verranno concordati. I gruppi costituiti da un numero variabile di persone compreso tra 6 e 8. Saranno creati in base ad una serie di valutazioni relative a: • Nucleo di appartenenza Casa Protetta • Stato di deterioramento cognitivo • Livello di mantenimento dell’eloquio spontaneo • Modalità relazionale prevalente La costruzione dei gruppi sarà inoltre preceduta da una fase di interviste individuali utili ad individuare le persone che per caratteristiche personali e di funzionamento possono amalgamarsi in un gruppo ben assortito. È importante al fine di garantire una buona riuscita includere una base di persone che mantengono un buon livello di capacità di ricordo autobiografico ed un buon livello di produzione del linguaggio. Esse sono funzionali oltre che a se stesse alla stimolazione di quelle persone che pur partecipando al gruppo hanno pronunciate difficoltà nel mantenimento dell’attenzione, nell’articolazione e nella produzione dell’eloquio o che per latri versi hanno perso interesse nella vita. Si ipotizza che la funzione svolta sia quella di stimolare partecipanti meno attivi in un modo e con tematiche che non sono proprie dei facilitatori, sia rispetto ai temi sia rispetto alla dimensione storica. 4.1. Organizzazione strutturale Da un punto di vista pratico ed organizzativo è necessario disporre di una stanza attrezzata con tavoli sedie e materiale consumabile da definire in relazione al tema trattato. Molto importante è il tema del quando, gli incontri devono essere programmati in momenti in cui non vi siano impedimenti di natura organizzativa. Generalmente i gruppi di autobiografia vengono programmati sulla base di 10 sessioni, preceduti da un incontro conoscitivo. I temi del ciclo saranno identificati preventivamente e sarà fatta una programmazione tale per cui i facilitatori abbiano la possibilità di progettare i vari momenti del’incontro e predisporre adeguatamente il materiale necessario (è comunque lasciato spazio al le intuizioni dei facilitatori e ai suggerimenti del gruppo). La durata degli incontri può essere variabile da una a due ore, in ogni caso sarà da valutare in funzione del gruppo. 5. Temi I temi che generalmente vengono proposti in letteratura sono i seguenti: • La famiglia • Momenti di svolta nella propria vita • Il lavoro o i mestieri • legame con la terra • Il ruolo del denaro nella propria storia • La spiritualità • Gli amori e gli odi • L’esperienza con la morte e l’dea della morte • Le prime cose che ricordo • I tempi della scuola • Le feste • cibi • L’impatto della musica e dell’arte in genere sulla propria vita Casa Protetta • Eventi storici di notevole importanza Ognuno di questi temi può essere sviluppato mediante l’utilizzo di materiale di supporto come fotografie, canzoni, oggetti che richiamano un dato periodo o un dato contesto. 6. Obiettivi Gli obiettivi sono molteplici, possiamo dire che il linea generale l’intervento basato sull’approccio autobiografico ha lo scopo di promuovere il benessere della persona che partecipa al gruppo. Da un punto di vista psicologico, l’obiettivo principale è quello di fornire alla persona la possibilità di mantenere un senso di continuità con il proprio sé, mediante la rievocazione di eventi ed epoche di vita importanti. Inoltre, mediante la rievocazione (libera e guidata) vengono attivate sia funzioni cognitive di base come la memoria, l’attenzione, la produzione del linguaggio, sia funzioni cognitive di ordine superiore come le strategie di meta memoria, i processi di comprensione empatica. Il gruppo come setting va a sua volta a facilitare la socializzazione, il senso di confidenza e di appartenenza. Un obiettivo secondario in termini di “filiera” è quello di coinvolgere le famiglie nel processo di ricostruzione autobiografica dell’ospite. Ci si propone pertanto di prendere contatti con le famiglie in modo da poter creare un legame che possa essere anche utile ai familiari stessi per rivalutare sia la storia della famiglia sia l’impatto che la malattia o il ricovero in casa protetta della persona anziana ha avuto sul ciclo familiare e sui legami che caratterizzano quel dato contesto familiare. 7. Tempi di realizzazione • • • Fase preliminare novembre 2012–gennaio 2013 Implementazione gruppi dalla seconda metà di gennaio 2013 per quattordici incontri con cadenza settimanale fino a fine aprile 2014 Valutazione dell’esperienza e pianificazione di ulteriori cicli. Il progetto, nelle intenzioni della equipe, dovrebbe prevedere anche la presenza dei familiari, allo scopo di creare scambi ed integrazione reciproca di ricordi e di individuare un nuovo spazio di scambi di informazioni ma soprattutto di emozioni. L’attività può anche favorire anche una maggiore comprensione di eventi accaduti nel passato e favorire l’elaborazione di conflitti intergenerazionali.