Università degli Studi di Torino Scuola di Dottorato in Scienze Umane Indirizzo in Scienze
Antropologiche Seminari a.a. 2009 - 2010 Programma marzo-aprile 2010 Mercoledì 3 marzo, ore
15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Torino)
Abitare
un'analisi tra antropologia e design. Mercoledì 10 marzo, ore 15.30 Ilaria
di
Sandro
Bussoile dormitorio:
Emanuela Struffolino
Buscaglia (Università di Siena) "Making gender" nel Rwanda rurale del post-genocidio: un'analisi del
femminile
ginecopoiesi
biopolitica.
Mercoledìpassion,
24 marzo,
ore savage
15.30 Anna
Ziliotto
Fare
dis-fare
“Forest
andfra
field
cease to bee the
scene of unbridled
of the
pursuit
of man
andebeast,
wild
umanità:
eliminare,
conservare,
utilizzare
corpi
in
Africa
Sub-sahariana.
Mercoledì
31
marzo,
ore 15.30
joy and wild fear […]
Prof. Marco
Aimegrow
(Università
di Genova)
scherzare
Now,
inner fears
in proportion
to the Saper
decrease
of outera Timbuctu.
ones […] Mercoledì 14 aprile, ore 15.30
Alex Vailati
Dall’iniziazione
dei giovani in Sudafrica. Mercoledì 28 aprile,
Social
life becomes
a differentall’educazione.
kind of dangerAntropologia
zone”
ore
15.30
Prof.
Stefano
Allovio
(Università
di
Milano)
Antropologi
e pigmei. Una riflessione sulla nostra
[ Elias, 1982, pp.297-298]
disciplina. Dipartimento di Scienze Antropologiche, Archeologiche e Storico Territoriali Via Giolitti,
21/E, Torino
Aula Seminari
I Piano socio-culturale
Per contatti e informazioni:
Nella
società -moderna
la dimensione
appare [email protected]
più rilevante nel definire gli oggetti
delle nostre paure, nonché i modi per affrontarle. Come ci suggerisce Elias, la vita sociale si afferma
come nuovo scenario delle ansie e delle inquietudini. In esso si incrociano i percorsi di individui con
diverse caratteristiche, bisogni, aspettative. I pericoli che l’uomo moderno deve fronteggiare sembrano
risiedere sempre più nelle interazioni e nelle differenze con gli altri attori sociali, piuttosto che
nell’esposizione alle forze della natura.
In sociologia, negli ultimi anni, il tema della paura è stato raramente considerato come un oggetto “a sé”,
ma piuttosto trattato prevalentemente entro i confini della riflessione sul rischio, sulla criminalità o come
elemento trasversale a molti campi di studio (Morgandini, 2004). Le scienze umane e sociali, tuttavia,
hanno prodotto nel tempo una ricca letteratura intorno a questo tema. La riflessione si snoda su una
varietà di argomenti, dalla contrapposizione tra natura e cultura alla produzione di emblemi simbolici,
dalla definizione di confini tra ingroup e outgroup, alla rinuncia ad alcune porzioni di libertà in cambio di
sicurezza e di difesa dalle proprie paure (cfr. Hankiss, 2001).
I contributi di questo numero affrontano alcuni aspetti della vita e della società che hanno come
denominatore comune quello di essere “spazi sociali” di costruzione della paura. Sappiamo che quelli
che presenteremo sono solo alcuni esempi delle “danger zone” di cui ci parla Elias: la nostra scelta è
ricaduta su alcuni dei temi “caldi” dell’attuale dibattito su sicurezza e paura, in particolare legati al
contesto urbano di cui abbiamo esperienza diretta.
In alcuni casi i meccanismi di produzione sociale della paura, e le loro conseguenze, saranno più
facilmente visibili, in altri il riferimento sarà più sfuggente e si renderà necessario scavare un po’ più a
fondo per intravedere il movimento degli ingranaggi.
Se la paura rappresenta la “lente” attraverso cui guardare ai contributi dell’intero numero, nelle poche
righe di questa introduzione proveremo a fornire alcuni elementi utili a farlo adottando un punto di vista
sociologico. Richiameremo, in particolare, i due aspetti su cui la riflessione sociologica si è finora
concentrata: da una parte il modo in cui la cultura e la struttura sociale influenzano l’esperienza della
paura, dall’altra le conseguenze di questo sentimento sul comportamento dei singoli e sulle relazioni
sociali.
Come e perché la società crea la paura: attori e meccanismi.
La paura non è solo una risposta istintiva agli stimoli esterni, ma ha una componente sociale. Proviamo
paura perché giudichiamo una situazione potenzialmente pericolosa. Il nostro giudizio può dipendere da
esperienze dirette (ho paura di un cane perché mi ha morso) o può essere mediato o culturale (ho paura di
un cane che mi hanno detto essere aggressivo). In altre parole, la paura non “accade” semplicemente
(Altheide, 2002), ma può essere “costruita” involontariamente o provocata da quelli che Furedi (2007)
chiama “imprenditori della paura”, che di questa si servono al fine di influenzare il comportamento di altri
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Università degli Studi di Torino Scuola di Dottorato in Scienze Umane Indirizzo in Scienze
Antropologiche Seminari a.a. 2009 - 2010 Programma marzo-aprile 2010 Mercoledì 3 marzo, ore
15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Torino)
Abitare
il idormitorio:
un'analisi tra antropologia e design. Mercoledì 10 marzo, ore 15.30 Ilaria
attori
e di
tutelare
propri interessi.
Buscaglia (Università di Siena) "Making gender" nel Rwanda rurale del post-genocidio: un'analisi del
femminile
ginecopoiesi
e biopolitica.
Mercoledì
24 marzo,
ore 15.30
Anna Ziliotto
Fare e dis-fare
Le
norme fra
culturali
e la nostra
conoscenza
della società
influiscono
dunque
sulla definizione
che
umanità:
eliminare,
conservare,
utilizzare
corpi
in
Africa
Sub-sahariana.
Mercoledì
31
marzo,
ore 15.30
diamo di ciò che ci fa paura e sul modo in cui proviamo questo sentimento. Possiamo individuare
Prof. Marco
Aimechiave
(Università
Genova)
a Timbuctu.
Mercoledì
14 aprile,
ore 15.30di
alcuni
degli attori
che indimodo
più oSaper
menoscherzare
consapevole
e volontario
alimentano
i meccanismi
Alex Vailatidella
Dall’iniziazione
all’educazione. Antropologia dei giovani in Sudafrica. Mercoledì 28 aprile,
produzione
paura.
ore 15.30 Prof. Stefano Allovio (Università di Milano) Antropologi e pigmei. Una riflessione sulla nostra
disciplina.
Dipartimento
Antropologiche,
Archeologiche
Storicosono
Territoriali
Giolitti,
Giddens
(1990)
suggeriscedidiScienze
guardare
al ruolo dello Stato
nazione: i ecittadini
dispostiVia
a rinunciare
21/E,
Torino
Aula
Seminari
I
Piano
Per
contatti
e
informazioni:
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ad alcune porzioni di libertà e ad accettare il “monopolio della violenza legittima” pur di essere protetti.
Lo Stato, delegato al mantenimento della sicurezza, offre soluzioni per affrontare ed esorcizzare la paura.
La sua stessa autorità è giustificata dal ruolo di tutore della sicurezza. In caso di pericolo (più o meno
reale) che genera ansia e paura, esso protegge i suoi cittadini eliminando ciò/chi è ritenuto esserne la
causa. La legittimazione dell’autorità attraverso il ruolo di “difensore” richiede, però, minacce e nemici
sempre nuovi. E’ inoltre interessante notare come le reazioni nei confronti dei potenziali pericoli possano
essere opposte, soprattutto in quei casi in cui la minaccia all’equilibrio della società è rappresentata dal
diverso o dall’escluso. In alcuni casi la produzione di sicurezza passa unicamente attraverso
l’allontanamento e la marginalizzazione, in altri è costruita attraverso processi di inclusione e di recupero.
La volontà che viene manifestata è ora quella di escludere le minacce dalla scena, ora di evitare che i
processi di esclusione che coinvolgono alcuni creino minacce per gli altri.
Su queste dinamiche pesa poi il ruolo dei mass media nell’enfatizzare (e a volte creare ex novo) alcuni
temi. La scelta selettiva dei fatti portati su quotidiani e tv, la frequenza e le modalità comunicative con cui
vengono presentati, nonché i frame in cui vengono inseriti, definiscono gli oggetti delle paure e plasmano
le reazioni ad essi. La risposta alla reiterata attenzione su eventi che diventano emergenze è spesso la
condivisione, da parte dei cittadini-spettatori, di uno stato emotivo che può istituzionalizzarsi in modelli
di azione sociale, quelli che Tudor chiama “emotional climates” (2003).
La componente sociale della paura sembra assume così un ruolo ancor più rilevante. Sempre più spesso
non si ha esperienza diretta degli “oggetti della paura”, ma grazie ai media possiamo costruirne
un’immagine indiretta. Per questo Il nostro sguardo di sociologi dovrebbe concentrarsi sulle circostanze
socio-culturali e sui mezzi “attraverso i quali le emozioni degli attori sociali sono prodotte e incanalate”
(Tudor 2003).
Dunque la società crea, o contribuisce a creare, la paura. Ci viene detto di cosa e di chi dobbiamo avere
paura, come dobbiamo reagire, ci vengono offerte delle soluzioni (o dei palliativi?). Ma quali sono le
conseguenze di questa dinamica sul nostro agire quotidiano?
Perché la paura modella la società: effetti sull’assetto sociale e sull’azione individuale
Se guardiamo alla paura come mezzo di controllo e dispositivo disciplinatorio, è facile intravedere come,
attraverso di essa, viene ridefinito l’assetto di una società, e determinato il ruolo che gli individui devono
ricoprire sulla base di caratteristiche spesso legate all’estrazione sociale, al luogo di provenienza, alla
razza. Non è certo una novità: la paura come mezzo per governare – oltre che sentimento da governare è stato utilizzato nel tempo per modellare la società e indirizzare i comportamenti individuali, oltre che
per tracciare confini tra gruppi (Douglas 1991 e 1996). Portata alle estreme conseguenze, questa dinamica
può portare ad uno scadimento della qualità delle relazioni tra gli individui e alla sterilizzazione dei
rapporti tra gli attori.
Con l’avvento della modernità il rischio assume nuove caratteristiche ed anche la paura, e il modi
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Università degli Studi di Torino Scuola di Dottorato in Scienze Umane Indirizzo in Scienze
Antropologiche Seminari a.a. 2009 - 2010 Programma marzo-aprile 2010 Mercoledì 3 marzo, ore
15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Torino)
Abitare
il dormitorio:
un'analisi
tra antropologia
e design.
Mercoledì 10 marzo,
oree15.30
Ilaria
in
cui essa
influenza
la società,
si connota
diversamente.
Le (macro)dimensioni
culturali
discorsive
Buscaglia
(Università
di
Siena)
"Making
gender"
nel
Rwanda
rurale
del
post-genocidio:
un'analisi
del
che acquisiscono rilevanza nel determinare ansie e paure, creano però le condizioni per una
femminile fra ginecopoiesi
biopolitica.
Mercoledì
24 marzo,eore
15.30Nella
Annasocietà
Ziliottoindividualizzata
Fare e dis-fare
(micro)esperienza
di questi esentimenti
sempre
più individuale
privata.
umanità:
eliminare,
conservare,
utilizzare
corpi
in
Africa
Sub-sahariana.
Mercoledì
31
marzo,
oresue
15.30
diventa più difficile innescare una reazione collettiva, e la solitudine dell’individuo di fronte alle
Prof. Marco
Aime
(Università
di Genova)
14 aprile,
ore 15.30
paure
lo lascia
spesso
paralizzato.
In questoSaper
sensoscherzare
la paura aè Timbuctu.
un elementoMercoledì
che influenza
il rapporto
tra
Alex Vailati Dall’iniziazione
Antropologia
giovani in
Sudafrica.
Mercoledì
28 aprile,
cambiamento
e conservazioneall’educazione.
dello status: può
paralizzare odei
innescare
reazioni,
individuali
o collettive.
ore 15.30
Prof. individuare
Stefano Allovio
di Milano)
e pigmei.
Una
sulla nostra
Non
è difficile
nella (Università
“zona di pericolo”
casiAntropologi
in cui gli individui
sono
in riflessione
grado di intessere
disciplina.nella
Dipartimento
di Scienze
Antropologiche,
Territoriali
Via Giolitti,
relazioni
direzione della
mobilitazione
(collettivaArcheologiche
e non) e altri ine Storico
cui la necessità
di preservare
la
21/E,
Torino
Aula
Seminari
I
Piano
Per
contatti
e
informazioni:
[email protected]
propria incolumità inibisce qualsiasi tipo di azione di contrasto.
Ma da cosa dipende questa evoluzione? L’influenza è esercitata non solo dai processi di
individualizzazione che rientrano nel quadro della modernità, ma anche dai nuovi caratteri assunti
dalla paura. Essa appare, infatti, sempre meno legata agli oggetti che la provocano. Da una specifica
“paura di qualcosa”, si passa ad un modello più vicino a quello del frame, in cui ansia e timore sono un
modo di guardare al mondo, ed assumono forme e oggetti diversi a seconda della situazione e, soprattutto,
dei soggetti coinvolti. In questo senso la paura moderna appare un sentimento sempre più privato e
difficile da condividere ed esorcizzare a livello di comunità.
Parlando dei movimenti fascisti, Parsons (1943) ci suggeriva che l’insicurezza generalizzata è associabile
ad alti livelli di ansia e aggressività che “fluttuano” liberamente, in grado di rendersi indipendenti dalle
appropriate forme e intensità attribuiti alle condizioni di paura e rabbia che le hanno provocate e prendere
di mia situazioni e simboli solo lontanamente connessi alle loro cause originarie.
In questo modo la paura modella la società e le identità in modo più esteso, divenendo un “framework for
developing identities and engaging social life” (Altheide, 2002, p.3). Secondo questa interpretazione,
dunque, ciò che condividiamo non sono tanto le specifiche paure, quanto piuttosto un clima e una cultura
della paura a cui ciascuno risponde in modo individuale.
Riferimenti bibliografici
Altheide, D. L., 2002, Creating Fear. News and the Construction of Crisis, New York, Aldine de Guyter.
Elias N., 1982, The Civilizing Process, vol. 2, State Formation and Civilization, Oxford, Basil Blackwell
Furedi F., 2007, The only thing we have to fear is the culture of fear itself, in <<Spiked
(www.spikedonline.com)>>
Giddens A., 1990, The consequences of modernity, Cambridge, Polity Press.
Tudor A., 2003, A (macro) sociology of fear?, in <<Sociological Review>>, vol. 51, n°2/2003, pp.
238-256.
Douglas M., 1985, Risk Acceptability Accordino to the sociale Sciences, London, Russel sage
Foundation, ed. it. 1991, Come percepiamo il pericolo, Milano, Feltrinelli.
Douglas M., 1992, Risk and Blame, London and New York, Routledge, ed. It. 1996, Rischio e colpa,
Bologna, Il Mulino.
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Antropologiche Seminari a.a. 2009 - 2010 Programma marzo-aprile 2010 Mercoledì 3 marzo, ore
15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Torino) Abitare
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tra antropologia
e design.Franco
Mercoledì
10 marzo, ore 15.30 Ilaria
Morgandini
C., 2004,
Le dimensioni
sociali
della paura, Milano,
Angeli.
Buscaglia (Università di Siena) "Making gender" nel Rwanda rurale del post-genocidio: un'analisi del
femminile
ginecopoiesi
e biopolitica.
Mercoledì
24 marzo,
ore 15.30in
Anna
Ziliotto
Fare e dis-fare
Parsons.
T.,fra
1942,
Some Sociological
Aspects
of the Fascist
Movements,
Essays
in sociological
theory,
umanità:
eliminare,
conservare,
utilizzare
corpi
in
Africa
Sub-sahariana.
Mercoledì
31
marzo,
ore 15.30
The Free Press of Gleoncoe, New York, 1964, pp. 124-141.
Prof. Marco Aime (Università di Genova) Saper scherzare a Timbuctu. Mercoledì 14 aprile, ore 15.30
Alex Vailati Dall’iniziazione all’educazione. Antropologia dei giovani in Sudafrica. Mercoledì 28 aprile,
ore 15.30 Prof. Stefano Allovio (Università di Milano) Antropologi e pigmei. Una riflessione sulla nostra
disciplina. Dipartimento di Scienze Antropologiche, Archeologiche e Storico Territoriali Via Giolitti,
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