La produzione tardoromantica e scapigliata

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La produzione tardoromantica
e scapigliata
La prima narrativa verghiana
L
a formazione giovanile di Verga fu di tipo romantico-risorgimentale. Nei primi romanzi, di impronta patriottica, domina
l’esaltazione per un astratto amor di patria.
I romanzi patriottici
Amore e patria (1857) è ispirato alla Rivoluzione americana; I
carbonari della montagna (1862) racconta la lotta di gruppi di
carbonari calabresi contro il regime francese di Gioacchino Murat; Sulle lagune (1863) è ambientato a Venezia, ancora sotto la
dominazione austriaca.
I romanzi fiorentini
Approdato a Firenze, Verga riscosse grande successo con i romanzi Una peccatrice (1866) e Storia di una capinera (1871). In entrambi il tema è quello dell’amore come forza invincibile che si
scontra con le convenzioni sociali e con il perbenismo borghese.
In Una peccatrice l’amore appassionato di un drammaturgo
siciliano per una bella e capricciosa contessa si conclude con il
suicidio di lei e con il degrado intellettuale di lui.
Il romanzo epistolare Storia di una capinera narra la vicenda
di una giovane, Maria, orfana di madre e senza dote, costretta
dalla matrigna a farsi monaca. Rinchiusa contro il suo volere nel
convento, Maria morirà (come muore un passero, la capinera appunto, quando viene messo in gabbia), vinta dalla passione e
dalla gelosia per l’amato Nino, che ha sposato nel frattempo la
sua sorellastra. Nel romanzo, accanto al motivo romantico dell’amore-passione, travolgente e fatale, si ravvisano elementi che
saranno propri del Verga verista. Innanzitutto, l’opera era stata
preceduta da una scrupolosa documentazione sulla vita all’interno dei conventi siciliani. Vi compaiono poi i motivi della «roba» (Nino preferisce a Maria la sorellastra che ha le terre come
«dote»), dell’orfana e dell’esclusione sociale (che ritorneranno in
Nedda e in Rosso Malpelo). Stilisticamente, la forma epistolare
comportava da parte dell’autore l’assunzione del punto di vista
e del linguaggio di una semplice educanda (il romanzo è composto dalle lettere che Maria invia all’amica, più quella conclusiva di una suora che descrive l’agonia della protagonista). Infine,
la soluzione linguistica manzoniana, con la scelta del fiorentino
parlato (non facile per lo scrittore catanese), porta a scelte meno enfatiche rispetto ai precedenti romanzi.
I romanzi «mondano-scapigliati»
del periodo milanese
C
on il trasferimento a Milano nel 1872 si aprì per Verga una
nuova fase, ricca di contatti con intellettuali, critici nei confronti dei modelli romantici e del moderato realismo di Manzoni
e attenti alla moderna narrativa europea, specie francese. Stimolanti risultarono le frequentazioni con gli scapigliati Arrigo
e Camillo Boito ed Emilio Praga, con lo scrittore Luigi Gualdo,
con il commediografo Giuseppe Giacosa, con il critico Felice Cameroni.
L’influenza dell’avanguardia scapigliata si avverte nei romanzi di questo periodo, accomunati dal tema dell’amore-passione
e dei suoi effetti distruttivi, e ambientati ora tra le raffinatezze
dell’alta società – Tigre reale (1873-1875) narra la passione erotica
di una contessa russa per un giovane siciliano e la di lei malattia
e morte; Eros (1874-1875) racconta il graduale disfacimento, fino
al suicidio, di un giovane marchese, che sperpera le sue potenziali qualità intellettuali in ripetitive conquiste erotiche –, ora
nel mondo di artisti squattrinati e di ballerine di varietà, come
in Eva (1873), il più riuscito della serie.
Eva
Il protagonista di Eva, Enrico Lanti, pittore siciliano trapiantato
a Firenze, è un tipico «inetto», vale a dire un tipo umano che per
la sua particolare intelligenza e sensibilità non riesce a vivere la
vita nei suoi aspetti quotidiani; un antieroe che, impacciato dal
suo bisogno di assoluto, è condannato a un’eterna irresolutezza.
In bilico tra il mondo di origine, ancorato ai valori della tradizione contadina, e quello dove ha scelto di vivere, investito dalla
modernizzazione e da uno sviluppo tutto materiale, Enrico non
riesce ad adattarsi: logorato dall’amore per una ballerina in cui
proietta il suo ideale di bellezza assoluta, soccombe a contatto
con la banalità della vita quotidiana.
Il legame con la Scapigliatura è avvertibile anche nella forte critica che il romanzo contiene nei confronti della borghesia
cittadina, che subordina i valori ideali alle leggi economiche.
Al «godimento materiale» della società borghese (Viviamo in
un’atmosfera di Banche e di Imprese industriali e la febbre dei
piaceri è l’esuberanza di tal vita – scrive Verga nella prefazione)
l’autore contrappone il valore dell’arte, cui affida il compito di
smascherare la realtà degradata del presente (> C1 T19).
La forma narrativa
Dal punto di vista della forma narrativa i tre romanzi mostrano
l’impegno di Verga a ottenere efficaci effetti realistici, ora tramite l’espediente del diario, ovvero della confessione autobiografica (Tigre reale e Eva), ora attraverso una narrazione oggettiva,
da cui tende a scomparire la presenza dell’autore. Siamo ancora
lontani, dunque, dalla tecnica dell’impersonalità che utilizzerà
nella fase verista.
PER LO STUDIO
C1
T 19
148 | L’età del Naturalismo | Ritratto d’autore |
a. Quali sono i temi dei romanzi fiorentini?
b. Quali elementi in Storia di una capinera
preannunciano il Verga verista?
c. Quali elementi della narrativa scapigliata si possono
ravvisare nei romanzi «mondani» di Verga?