Corso di FINANZA AZIENDALE anno accademico 2009/2010 modulo n. 2 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 1 Argomenti trattati La teoria di selezione del portafoglio Capital asset pricing model La struttura finanziaria dell’impresa Interazione investimenti/finanziamenti Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 2 1 Testi relativi corso Berk J., DeMarzo P., Finanza aziendale 1, Pearson Prentice Hall, 2008, Milano capp.10; 11; 12; 14 (ad eccezione 14.4); 15.1; 15.2; 15.5; 16 (tutto); 18(parti) • Per la parte relativa alla frontiera efficiente ed al CAPM utile: (a cura di Fabrizi), L’economia del mercato mobiliare, Egea, Milano, 2003, cap. 9-10 • Utili anche i • lucidi usati a lezione • L’eserciziario disponibile in centro stampa Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 3 LEZIONE CONTENUTO Bibliografia 1 Introduzione al rischio. Modello di Markowitz e frontiera efficiente Lucidi lezione + appunti; BD cap 10-11 2 Portafoglio ottimo per un investitore Ipotesi del CAPM Capital market line e secutiry market line Lucidi + appunti+ BD cap 1011 3 Esercitazioni Rischio-rendimento, determinazione frontiera efficiente; criteri di scelta, Appunti +eserciziario 4 CAPM Lucidi + appunti+RJW cap 8-9 DASA cap. 12 5 Principi fondamentali della struttura finanziaria Lucidi + appunti BD cap 14 6 Esercitazioni Selezione portafoglio e CAPM Appunti +eserciziario 7 Principi fondamentali della struttura finanziaria BD cap 14;15 8 Costo del capitale azionario Beta e relativi determinanti Struttura finanziaria BD cap 15; 16 9 Esercitazioni Appunti +eserciziario 10 Limiti all’uso del debito ed interazione investimenti finanziamenti BD cap 18 11 Interazione inevstimenti-finanziamenti e capital budgeting BD cap 18 12 esercitazioni Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 4 2 Modalità d’esame • Esame solo scritto consistente in • • • ESERCIZI + DOMANDE • Esame data da definire Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 5 Rischio e rendimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 6 3 Alcune considerazioni preliminari • Nel primo modulo operavamo in un contesto di certezza. • Tale contesto è stato in parte messo in discussione con l’analisi di sensibilità e con gli alberi decisionali • Ricordo tuttavia che in quel contesto i flussi erano determinabili con certezza e il progetto di investimento non modificava il rischio complessivo • Nella realtà, al contrario, l’analisi del rischio assume un ruolo particolarmente importante. • Il rischio, infatti, può avere un impatto rilevante sulla convenienza economica degli investimenti Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 7 Considerazioni preliminari Il nostro obiettivo, ora, È quello di indagare sulla Relazione rischio/rendimento Ed il suo impatto sul wacc Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 8 4 wacc = rE * E D + rD (1 − tc ) * E+D E+D Funzione del rischio.. Se σ + …… rE+ Quindi: rE = rf + Π Avversione al rischio Se si ipotizza che l’investimento abbia lo stesso livello di rischio del mercato S&P…, uso il premio storico dell’indice S&P … Rischiosità media dell’investimento rischioso medio Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 9 Rischio e rendimento per gli investitori • Per indagare la • RELAZIONE RISCHIO/RENDIMENTO • SVILUPPEREMO L’ANALISI CON RIFERIMENTO AI TITOLI AZIONARI • E CERCHEREMO DI DARE UN CONTENUTO QUANTITATIVO AL COSTO DEL CAPITALE PROPRIO rE È noto che quando si tratta di investire denaro si presentano varie combinazioni rischio/rendimento. Maggiore è il rischio; maggiore sarà il rendimento richiesto. Attenzione: in realtà l’alternativa è tra rischio/rendimento atteso non tra rischio/rendimento effettivo probabilità rendimento 5% 25% 40% 25% 5% media Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo -30% -10% 10% 30% 50% 10% 10 5 r= div1 P1 − P0 + P0 P0 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 11 Copyright © 2007 Pearson Addison-Wesley. All rights reserved. Introduco il concetto di rischio: esemplificazione n tempo=mesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 media=r¯ 2 varianza=σ dev std=σ r=rend 2 mensile ('r - r¯ ) (A) r - r¯ =(B) =(C) 10% 3,80% 0,14% 8% 1,80% 0,03% -4% -10,20% 1,04% 22% 15,80% 2,50% 8% 1,80% 0,03% -11% -17,20% 2,96% 14% 7,80% 0,61% 12% 5,80% 0,34% -9% -15,20% 2,31% 12% 5,80% 0,34% 6,20% somma 1,14% 10,70% r r =∑ t t =1 n σ2 = 1 n ∑(rt − r )2 n −1 t =1 σ= 1 n 2 ∑(rt − r ) n −1 t =1 rt = rendimento storicogeneratodal titolonelperiodot 10,30% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 12 6 Ex-post vs/ex-ante: ipotizzo scenari… n E (r ) = r = σ 2 = 2 = s =1 n ∑ (r s =1 σ ∑r − r ) ps 2 s n ∑ (r s =1 ps s − r ) ps 2 s r s = rendimento atteso del titolo al verificar si dello scenario s p s = probabilit à che si verifichi lo scenario s titolo alfa 2 prob=p (Rm-Ra) Quad*Prob= stato (1) Rm (2) Rm*p (3) Rm-Ra (4) (5) (5)*(1) depressione 20% 2,00% 0,40% -7,80% 0,61% 0,12% recessione 15% 6,00% 0,90% -3,80% 0,14% 0,02% normale 25% 10,00% 2,50% 0,20% 0,00% 0,00% boom 40% 15,00% 6,00% 5,20% 0,27% 0,11% R atteso=Ra 9,80% var 0,25% scarto 5,02% titolo beta 2 prob=p (Rm-Ra) Quad*Prob= stato (1) Rm (2) Rm*p (3) Rm-Ra (4) (5) (5)*(1) depressione 20% 12% 2,40% 1,50% 0,02% 0,00% recessione 15% 16% 2,40% 5,50% 0,30% 0,05% normale 25% 10% 2,50% -0,50% 0,00% 0,00% boom 40% 8% 3,20% -2,50% 0,06% 0,03% R atteso=Ra 10,50% var 0,08% scarto 2,75% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 13 Schema sintetico per il calcolo del rendimento e del rischio di un titolo ex-ante Previsti ex-ante n E (r ) = r = ∑ rs p s s =1 n Var(r) = σ 2 = ∑ (rs − r ) p s 2 s =1 Dev.std(r) = σ 2 = n ∑ (r s =1 s − r ) ps 2 rs = rendimento atteso del titolo al verificarsi dello scenario s p s = probabilità che si verifichi lo scenario s Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 14 7 Sinora abbiamo considerato la relazione rischio/rendimento con riferimento ad un singolo titolo. E SE VOGLIAMO CONSIDERARE IL RISCHIO/RENDIMENTO DI UN PORTAFOGLIO DI TITOLI? DOVE PORTAFOGLIO=SOMMATORIA DI TITOLI Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 15 Rendimento/rischio di un portafoglio: esemplificazione Composizione portafoglio R atteso Var scarto Alfa 60 60,00% 9,80% 0,25% 5,02% Beta 40 40,00% 10,50% 0,08% 2,75% portafoglio 100 100,00% 10,08% scarto quadratico medio del portafoglio 4,11% n E ( R) p = ∑ xi E ( Ri ) i =1 Errato???!!! Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 16 8 Diversificazione del rischio… a) Combinando le azioni in portafoglio, si riduce il rischio… b) L’entità del rischio eliminato dipende dalla correlazione.. Prof. Piatti: Fonte:Berk,DeMarzo pag. 338 Copyright © 2007 Pearson Addison-Wesley. All rights reserved. Università degli Studi di Bergamo 17 Covarianza e correlazione Storici ex-post cov i, j = 1 n ∑ (ri,t − ri )(r j ,t − r j ) n − 1 t =1 Previsti ex-ante cov i, j = ∑ (ri ,s − ri )(r j , s − r j ) p s n s =1 covarianza e correlazione prob=p Rm-Ra (2) Rm-Ra (3) stato (1) titolo alfa titolo beta (2)*(3)=(4) (4)*Prob depressione 20% -7,80% 1,50% -0,1170% -0,0234% recessione 15% -3,80% 5,50% -0,2090% -0,0314% normale 25% 0,20% -0,50% -0,0010% -0,0003% boom 40% 5,20% -2,50% -0,1300% -0,0520% covarianza A e B -0,1070% correlazione A eB -77,6345% −1 < ρ < 1 α ,β − 100% < ρα , β < 100% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 18 9 Alcune regole statistiche… Prima regola Siano X e Y 2 variabili casuali e Z=X+Y E(Z)=E(X)+E(Y) la var(Z)= var(X) + var(Y) + 2 cov(X,Y) Seconda regola Data il prodotto tra uno scalare ed una variabile casuale aX allora la E(aX)=aE(X) var(aX) = a2 var X Ciò premesso, dato un portafoglio P composto da una certa % a del titolo X e da una certa % b del titolo Y, si avrà: P = aX + bY E ( P) = aE ( X ) + bE (Y ) Var (P ) = a 2Var ( X ) + b 2Var (Y ) + 2abCov( X , Y ) = = a 2Var ( X ) + b 2Var (Y ) + 2abρ X ,Y * σ X σ Y poichèσ X ,Y = Cov( X , Y ) σ Xσ Y da cui : Cov(X, Y ) = σ X ,Y * σ X σ Y Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 19 Dev std di un portafoglio di 2 titoli: matrice varianza-covarianza Tit 1 Ti t 1 Tit 2 σ X2 σ X ,Y = ρ X ,Y σ X σ Y tit 2 σ X ,Y = ρ X ,Y σ X σ Y σ Y2 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 20 10 Dev std di un portafoglio di 2 titoli: matrice varianza-covarianza e relativi pesi dei titoli alfa e beta Tit 1 Ti t 1 tit 2 a 2σ X2 a * b * σ X ,Y = a * b * ρ X ,Y σ X σ Y Tit 2 a * b * σ X ,Y = a * b * ρ X ,Y σ X σ Y 2 2 b σY La varianza del portafoglio è la somma di tutte le celle della matrice; La dev standard è la radice quadrata della varianza Composizione portafoglio R atteso Var scarto A 60 60% 9,80% 0,25% 5,02% B 40 40% 10,50% 0,08% 2,75% portafoglio 100 100% 10,08% covarianza A e B -0,1070% correlazione A e B -77,6345% matrice V * pesi matrice V var-cov tit A B A 0,25% -0,1070% B -0,1070% 0,08% tit A B A 0,09% -0,0257% B -0,0257% 0,01% varianza dev std 0,0513% 2,26% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 21 Schema sintetico per il calcolo del rendimento e del rischio di un portafoglio Storici ex-post cov i, j = 1 n ∑ (ri,t − ri )(r j ,t − r j ) n − 1 t =1 ∑ cov xi x j i, j Previsti ex-ante cov i, j = ∑ (ri ,s − ri )(r j ,s − r j ) p s n s =1 = somma dei termini di covarianza ponderata : in un portafoglio di m titoli esistono (m 2 − m) / 2 termini di covarianza cov i, j = ρ i , jσ iσ j Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 22 11 da un punto di vista operativo Logica ex-post = più usata Logica ex-ante = è concettualmente più rigorosa ma comporta valutazioni non facili sugli scenari e sulle relative probabilità di accadimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 23 Esemplificazione n. 1 Date le seguenti informazioni: probabilità Rendimento Crescita moderata 60% 8% recessione 20% 5% espansione 20% 15% stato Determinare il rendimento atteso (8,8%)e lo scarto quadratico medio (3,31%) Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 24 12 Esemplificazione n. 2 azioni % portaf rend attesodev std uno due tre 50 30 20 10 15 20 coeff corr azioni 1 20 1 30 0,5 40 0,3 2 0,5 1 0,1 3 0,3 0,1 1 Calcolare rendimento atteso (13,5%) e scarto quadratico medio di portafoglio (19,93%) Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 25 Diversificazione: esempio • • • Si considerino le seguenti ipotesi: a) portafoglio composto da N titoli contenuti nella stessa proporzione= portafoglio uniformemente pesato b) tutti i titoli hanno la stessa varianza e covarianza σ 2p = ( ) 1 2 1 σ N + 2 cov N 2 − N = 2 N N 1 2 1 σ + 1 − cov N N se N → ∞ σ p2 ⇒ cov = Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 26 13 Limiti alla diversificazione • Quando un portafoglio è formato da molti titoli, il numero dei termini relativi alle covarianze è molto maggiore rispetto al numero dei termini contenenti le varianze (la varianza si trova sulla diagonale principale). • Pertanto, la variabilità di un portafoglio ben diversificato dipende principalmente dalla covarianza. • Dati N titoli vi sono, in effetti: • a) N varianze; • b) N2-N covarianze • La covarianza esprime il contributo al rischio di portafoglio apportato dal singolo titolo Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 27 Rischio sistematico e residuale La varianza totale di un titolo o di un portafoglio può essere scomposta in 2 parti: • Rischio sistematico o di mercato non diversificabile • Rischio non sistematico o residuale diversificabile Dev std portaf Rischio diversificabile Cov Rischio non diversificabile N titoli Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 28 14 Analisi grafica della diversificazione Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 29 Consideriamo un portafoglio generico con 2 soli titoli: …il rischio di tale portafoglio dipende dal valore assunto dal coefficiente di correlazione… • • Si ipotizzi un portafoglio semplice con due soli titoli (senza possibilità di vendita allo scoperto). Sia inoltre x la quota di portafoglio investita nel titolo A e (1x) la quota di portafoglio investita in B rp = rA x + rB (1 − x ) σp = [σ 2 A 2 essendo ρ A,B = σp = [σ 2 A ] x 2 + σ B2 (1 − x ) + 2σ A, B x(1 − x ) σ A, B σ Aσ B ] x 2 + σ B2 (1 − x ) + 2 ρ A, Bσ Aσ B x(1 − x ) 2 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 30 15 … per capire il ruolo del coefficiente di correlazione, ai fini della diversificazione, prendiamo un esempio numerico… Consideriamo un portafoglio con queste caratteristiche e calcoliamo il rischio di questo portafoglio nell’ipotesi di un coefficiente di correlazione pari ad 1… titolo rend dev std A 5% 20% B 15% 40% portaf 8,3% se corr 1 26,7% se corr 0 18,9% se corr -1 0,0% σse = corr [σ A2 x 2 + σ B2 (1 − x )2 +0,4 2 ρ A, B σ Aσ B x(22,3% 1 − x )] quota portaf 2/3 1/3 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 31 Ora, nell’ipotesi di correlazione pari a 1costruiamo portafogli diversi caratterizzati da diverse quantità del titolo A.. varie proporzioni correlazione = 1 R 0 0,1 0,2 0,3 8,3% 15,00% 14,00% 13,00% 12,00% std dev 26,7% 40,00% 38,00% 36,00% 34,00% 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 11,00% 10,00% 9,00% 8,00% 7,00% 6,00% 5,00% 32,00% 30,00% 28,00% 26,00% 24,00% 22,00% 20,00% fontiera efficiente: correlazione =1 rend. titolo A 2/3 16,0% 14,0% 12,0% 10,0% 8,0% 6,0% 4,0% 2,0% 0,0% 0,0% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 30,0% 35,0% 40,0% 45,0% rischio rischio/rendimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 32 16 Generalizziamo l’ipotesi di un coefficiente di correlazione pari a 1 σp = [σ 2 A ] x 2 + σ B2 (1 − x ) + 2 ρ A, Bσ Aσ B x(1 − x ) 2 σ p = σ A x + σ B (1 − x ) La dev. Std in questo caso è semplicemente la media ponderata delle dev std dei titoli del portafoglio. Non vi è alcun vantaggio in termini di diversificazione Esiste una relazione lineare tra rischio e rendimento graficamente rappresentata dal segmento AB in cui A rappresenta il caso in cui l’intero portafoglio è investito in A. B definisce il caso in cui l’intero portafoglio è investito in B. Gli altri punti rappresentano soluzioni intermedie Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 33 … riprendiamo l’esempio numerico… Consideriamo un portafoglio con queste caratteristiche e calcoliamo il rischio di questo portafoglio nell’ipotesi di un coefficiente di correlazione pari a 0… titolo rend dev std A 5% 20% B 15% 40% portaf 8,3% se corr 1 26,7% se corr 0 18,9% se corr -1 0,0% σse = corr [σ A2 x 2 + σ B2 (1 − x )2 +0,4 2 ρ A, B σ Aσ B x(22,3% 1 − x )] quota portaf Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 2/3 1/3 34 17 Ora, nell’ipotesi di correlazione pari a 0 costruiamo portafogli diversi caratterizzati da diverse quantità del titolo A.. correlazione=0 titoloA R 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 stddev 8,3% 18,9% 15,00% 40,00% 14,00% 36,06% 13,00% 32,25% 12,00% 28,64% 11,00% 25,30% 10,00% 22,36% 9,00% 20,00% 8,00% 18,44% 7,00% 17,89% 6,00% 18,44% 5,00% 20,00% frontiera efficiente: correlazione =0 16,00% 14,00% 12,00% 10,00% Serie1 8,00% 6,00% 4,00% 2,00% 0,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00% 35,00% 40,00% 45,00% rischio Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 35 Coefficiente di correlazione pari a 0 σ p = σ p = [σ [σ 2 A x2 + σ 2 B 2 A x2 + σ 2 B (1 − x )2 ] + 2 ρ A , B σ A σ B x (1 − x ) (1 − x )2 ] Esiste una relazione quadratica tra rischio e rendimento graficamente rappresentata della curva AB in cui A rappresenta il caso in cui l’intero portafoglio è investito in A. B definisce il caso in cui l’intero portafoglio è investito in B. Gli altri punti rappresentano soluzioni intermedie Il punto di minimo della curva che rappresenta il rischio minimo si trova con una quota di titoli A pari x = σ σ 2 A 2 B +σ 2 B Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 36 18 … riprendiamo l’esempio numerico… Consideriamo un portafoglio con queste caratteristiche e calcoliamo il rischio di questo portafoglio nell’ipotesi di un coefficiente di correlazione pari ad -1… titolo A B portaf se corr se corr se corr se corr 2 2 [ σ = σ Ax rend dev std 5% 20% 15% 40% 8,3% 1 26,7% 0 18,9% -1 0,0% 22,3% 2 0,4 + σ B2 (1 − x ) + 2 ρ A, B σ Aσ B x(1 − x )] quota portaf 2/3 1/3 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 37 Ora, nell’ipotesi di correlazione pari a -1 costruiamo portafogli diversi caratterizzati da diverse quantità del titolo A.. varie proporzioni correlazione = -1 titolo A 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 R frontiera efficiente: correlazione =-1 std dev 8,3% 0,0% 15,00% 40,00% 14,00% 34,00% 13,00% 28,00% 12,00% 22,00% 11,00% 16,00% 10,00% 10,00% 9,00% 4,00% 8,00% 2,00% 7,00% 8,00% 6,00% 14,00% 5,00% 20,00% 16,00% 14,00% 12,00% 10,00% 8,00% 6,00% 4,00% 2,00% 0,00% 0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% rischio/rendimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 38 19 Coefficiente di correlazione pari a -1 σp = [σ 2 A ] x 2 + σ B2 (1 − x ) + 2 ρ A, Bσ Aσ B x(1 − x ) 2 σ p = σ A x − σ B (1 − x ) I portafogli che si possono comporre con A e B, in presenza di una correlazione perfetta negativa esprimono una spezzata composta da due segmenti con inclinazioni diverse. Il vertice si trova sull’asse delle ordinate ed annulla completamente il rischio. In particolare il rischio si annulla quando: x = σ σ A B +σ B Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 39 Ipotesi di correlazione pari a 0,4 varie proporzioni correlazione = 0,4 titolo A R 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 frontiera efficiente: corelazione 0,4 std dev 8,3% 22,3% 15,00% 40,00% 14,00% 36,85% 13,00% 33,80% 12,00% 30,89% 11,00% 28,17% 10,00% 25,69% 9,00% 23,53% 8,00% 21,78% 7,00% 20,55% 6,00% 19,94% 5,00% 20,00% 16,00% 14,00% 12,00% 10,00% 8,00% 6,00% 4,00% 2,00% 0,00% 0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% rischio/rendimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 40 20 Ipotesi di correlazione pari a 0,25 varie proporzioni correlazione = -0,25 titolo A R 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 std dev 8,3% 16,3% 15,00% 40,00% 14,00% 35,55% 13,00% 31,24% 12,00% 27,13% 11,00% 23,32% 10,00% 20,00% 9,00% 17,44% 8,00% 16,00% 7,00% 16,00% 6,00% 17,44% 5,00% 20,00% frontiera efficiente: corelazione -0,25 16,00% 14,00% 12,00% 10,00% 8,00% 6,00% 4,00% 2,00% 0,00% 0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% rischio/rendimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 41 La frontiera efficiente • Tutti i punti rendimento/rischio rappresentano il set delle opportunità: sono portafogli possibili o ammissibili • Congiungendo i portafogli del set delle opportunità non dominati da altri, si ottiene la frontiera efficiente. • Essa è delimitata a sinistra dal portafoglio a varianza minima • Se il portafoglio è composto da 2 soli titoli, la quantità di un titolo che corrisponde al portafoglio con varianza minima è pari a: ∂ var(P ) = 0 = 2 xσ A2 − 2σ B2 + 2 xσ B2 + 2 ρ A, Bσ Aσ B − 4 xρ A, Bσ Aσ B = 0 ∂x σ B2 − ρ A, Bσ Aσ B σ B2 − Cov A, B a* = 2 = σ A + σ B2 − 2 ρ A, Bσ Aσ B σ A2 + σ B2 − 2Cov A, B Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 42 21 Selezione di un portafoglio ottimale • Un portafoglio domina un altro se: • A) è caratterizzato da un rendimento atteso almeno uguale e da un rischio non superiore • B) presenta un rendimento atteso maggiore o un minore rischio • Un portafoglio è efficiente se non è dominato da altri Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 43 Selezione di un portafoglio ottimale e struttura delle preferenze • 2 portafogli efficienti (che si trovano sulla frontiera efficiente) non è detto che siano anche ugualmente desiderabili. • L’investitore sceglierà infatti in base alle sue preferenze definite da un insieme di curve di indifferenza. • Una curva di indifferenza rappresenta il luogo dei punti combinazione tra rendimento e rischio che presentano la stessa utilità attesa • Il portafoglio ottimale si collocherà nel punto di tangenza tra la frontiera efficiente e la curva di indifferenza più alta Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 44 22 Tangenza tra curve di indifferenza e frontiera efficiente rendimento Direzione del movimento rischio Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 45 In sostanza… Il portafoglio che concretamente un investitore sceglierà dipende: a) Dalla frontiera efficiente; b) dalla sua propensione al rischio sintetizzabile tramite la mappa delle curve di indifferenza Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 46 23 Alcune proprietà… a) proprietà delle curve di indifferenza 1 derivano da una funzione di utilità quadratica 2 hanno un’inclinazione positiva per via del rischio 3 sono convesse, ossia al crescere del grado di curvatura cresce il rendimento richiesto per il rischio b) proprietà della frontiera efficiente 1 è una funzione crescente del rischio (ipotesi di avversione al rischio + rischio + rendimento) 2 è una funzione concava mai convessa in quanto al crescere del rischio aumenta il rendimento, ma in misura meno che proporzionale Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 47 La frontiera efficiente con n titoli • In tal caso vi saranno infiniti portafogli ottenuti attraverso varie combinazioni di titoli. Essi rappresentano il set delle opportunità possibili. • Tuttavia non tutti i portafogli sono efficienti. • La frontiera efficiente rappresenta il luogo geometrico dei punti ciascuno dei quali non è dominato da altri. • La frontiera efficiente è: – funzione crescente per l’ipotesi di avversione al rischio (+rischio=+rendimento atteso) – Funzione concava (mai convessa) = al crescere del rischio aumenta il rendimento, ma in misura meno che proporzionale Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 48 24 Modello di Markowitz*: sintesi • Ipotesi: • La scelta si basa su 2 parametri rischio e rendimento • L’investitore è avverso al rischio e massimizza l’utilità attesa • L’holding period è uniperiodale statico • Può essere utilizzato per definire l’asset allocation tra titoli singoli oppure mercati *Markowitz H., “Portfolio Selection”, in Journal of Finance, 1952 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 49 Esemplificazione 1 • • • • • • • • • • • • • Un operatore dispone di un portafoglio con tre titoli azionari contraddistinti dai seguenti rendimenti attesi E (R1) = 0,10 E (R2) = 0,13 E (R3) = 0,08 e dalla seguente matrice di covarianze 0,0016 0,0010 0,0090 0,0010 0,0025 0,0012 0,0090 0,0012 0,0036 Calcolare qual’è il rendimento atteso ed il rischio (espresso in termini di varianza) del portafoglio così composto: x1 = 0,45 x2 = 0,20 x3 = 0,35 nonchè le quote di composizione del portafoglio a minimo rischio che si ottiene scegliendo tra i soli titoli azionari 1 e 2. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 50 25 Soluzione esempio matrice pesi e var uno due tre uno 1,00% 0,45% 0,24% due 0,45% 0,81% 0,07% tre 0,24% 0,07% 0,64% var portaf dev std port 3,97% 19,93% rend atteso 13,50% composizione portaf a varianza minima tit uno 85,71% tit 2 14,29% portaf 100,00% rend port var min 10,71% rischio por var min 19,64% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 51 Esemplificazione 2 • • • • • • • • • • • • • Un operatore dispone di un portafoglio con tre titoli azionari contraddistinti dai seguenti rendimenti attesi E (R1) = 8% σ(R1) = 4% E (R2) = 10% σ(R2) = 5% E (R3) = 12% σ(R2) = 6% e dalla seguente matrice di correlazione 1 0,4 0,6 0,4 1 0,5 0,6 0,5 1 Calcolare qual’è il rendimento atteso ed il rischio del portafoglio così composto: x1 = 0,30 x2 = 0,25 x3 = 0,45 nonchè le quote di composizione del portafoglio a minimo rischio che si ottiene scegliendo tra i soli titoli azionari 1 e 2. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 52 26 Soluzione esempio var portaf dev std port 0,1876% 4,331% rend atteso 10,30% composizione portaf a varianza minima tit uno 68,00% tit 2 32,00% portaf 100,00% rend port var min rischio por var min 8,64% 3,67% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 53 Sulla frontiera efficiente esistono tutti e solo i titoli o portafogli di titoli rischiosi. In realtà esiste pure un titolo privo di rischio. Costruiamo un portafoglio che sia combinazione di una certa quantità di titolo rischioso (x) ed una certa quantità di titolo risk free (1-x); Se az=azioni; rf=rendimento titolo privo di rischio; p=portafoglio, abbiamo: rp = raz * x + r f (1 − x ) σ p = x 2σ az2 + (1 − x )2 σ 2f + 2 x(1 − x ) cov az , f = xσ az Sia, per ipotesi, x=40% raz=20% σaz=10%, rf=10% otteniamo: rp = 14% σ p = 4% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 54 27 Costruiamo il grafico rp Retta che rappresenta tuttre le possibili combinazione tra rf e titolo az B Raz 20% P Rp 14% Rf 10% A 4% 10% σp Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 55 E se ci indebitiamo……? rp C Rp 22% B Raz 20% P Rp 14% Rf 10% Immaginiamo di disporre di una riccezza W=1000 e di poterci indebitare al tasso rf per 200. in tal modo grazie al debito potremmo dipsporre di risorse pari a 1200. il portafoglio in tal modo sarà caratterizzato da: rp = 22% σ p = 12% A 4% 10% 12% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo σp 56 28 Proviamo a costruire l’equazione della retta del grafico… partendo da y = mx + q e notando che σ p = x * σ az da cui x = σp σ az sostituendo nell' equazione del rendimento del portafoglio otteniamo : rp = r f + σ p Equazione della retta che rappresenta la combinazione tra titolo rischioso e titolo risk free raz − r f σ az Premio per il rischio =λ Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 57 Considerazioni… • Nota l’equazione della retta che rappresenta la combinazione tra titolo rischioso e titolo privo di rischio ho la possibilità di: • A) determinare il rendimento, dato il rischio e noto lambda, ossia il premio per il rischio; • B) determinare il rischio, dato il rendimento • Vediamo alcuni esempi…… Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 58 29 Esistono tanti titoli rischiosi….. Sinora abbiamo considerato solo un titolo rischioso. In realtà l’investitore può scegliere tra: 1. un titolo risk free 2. Un titolo o un paniere di titoli rischiosi Combinazione tra rf e titolo i rp ri Titolo j rf σi σp σj ….Osservo che i domina j…. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 59 Esistono tanti titoli rischiosi….. Sarebbe meglio scegliere tra un titolo privo di rischio ed un titolo o un paniere di titoli che giace sulla frontiera efficiente. Quale sarà questo paniere di titoli? Titolo i Portafoglio A Fontiera efficiente rp ri Titolo j rf σi σj σp ….Osservo che i domina j…. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 60 30 Un passo avanti… L’analisi effettuata riguarda un solo investitore… Nella realtà, ci sono infiniti investitori. Inoltre, ipotizziamo che tutti gli investitori abbiano le stesse informazioni complete ed esista una situazione di concorrenza perfetta. Essi avranno aspettative omogenee. Ciò significa che: 1 tutti si troveranno di fronte alla stessa frontiera efficiente 2 il portafoglio A del lucido precedente sarà pertanto il portafoglio di mercato 3 tutti vorranno tenere un portafoglio che sia combinazione di rf e portafoglio di mercato Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 61 graficamente rendim (r M − rf ) σM M rM Premio per il rischio rM-rf rf MVP σ Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 62 31 La capital market line • La linea del mercato dei capitali parte da un punto di intersezione con l’ordinata cui corrisponde il rendimento di un titolo privo di rischio e viene determinata tracciando una retta tangente alla frontiera efficiente • Tra i tanti portafogli che giacciono lungo la frontiera efficiente, uno solo corrisponde al punto di tangenza che fa parte della CML; esso rappresenta il portafoglio ottimo ed il set efficiente corrisponde al segmento compreso tra l’intercetta rf ed il punto di tangenza con la frontiera efficiente • L’investitore può muoversi lungo tale segmento investendo una parte delle proprie risorse nel portafoglio ottimo di tangenza e un parte in rf. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 63 Equazione della capital market line CML rP = r f + rM − r f σM σp σ P = x *σ m Premio per il il rischio λ x= σP σm Quota di portafoglio di mercato da detenere Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 64 32 Teorema della separazione… Nella scelta del portafoglio di mercato M entrano in campo le aspettative dell’investitore?..... NOooooooooooooo! Il portafoglio M è determinato sulla base di rendimento, rischio e covarianza dei titoli. Si trova sulla frontiera efficiente ed è indipendente dalla funzione di utilità e dalle curve di indifferenza degli investitori. Infatti per determinare M devo: a) Costruire la frontiera efficiente; b) Definire il punto di tangenza tra la retta che esce da rf e la FE Punto 1 Conseguenze… Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 65 Teorema della separazione… continua Solo dopo il punto 1 Entrano in campo le aspettative L’investitore combina M con l’attività non rischiosa . La percentuale di M e del titolo privo di rischio dipende, questo sì, dalle aspettative e quindi dalla sua propensione al rischio Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo Punto 2 66 33 esemplificazione • Un operatore può formare un portafoglio a partire da due titoli azionari contraddistinti dai seguenti rendimenti attesi • E (R1) = 0,06 • E (R2) = 0,05 • E dalla seguente matrice Varianze covarianze • 0,4 0,03 • 0,03 0,2 • Dato un tasso risk free del 4.5%, indicare tra i seguenti portafogli quale rappresenta il portafoglio di mercato: • A: W1= 54.7% W2 = 45.3% • B: W1= 33.4% W2 = 66.6% • C: W1= 80.4% W2 = 19.6% • D: W1= 64.8% W2 = 35.2% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 67 esemplificazione Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 68 34 Indice di Sharpe = rendimento in eccesso del portafoglio/volatilità del portafoglio Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 69 …Cerchiamo di capire ora che tipo di rischio sta dietro alla CML… Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 70 35 Sulla CML ciascun punto è efficiente. Ciò significa che dato il rischio non esiste un’altra combinazione che può dare un rendimento maggiore. Se voglio ottenere un rendimento maggiore devo spostarmi a dx di quel punto, accettando di sostenere un rischio maggiore. rp B rA A rf σA σp Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 71 La CML è la frontiera efficiente sui cui giacciono portafogli caratterizzati dalla combinazione di un titolo risk-free (con rischio pari a zero) e di un portafoglio di mercato con rischio di mercato. Il rischio, pertanto, espresso da ciascun punto della CML è il rischio di mercato e solo il rischio di mercato. Sulla CML σp = rischio sistematico -------------- solo il rischio di mercato viene remunerato. Il rischio non sistematico non viene remunerato perché è possibile ridurlo con la diversificazione REGOLA: IL MERCATO PAGA PER OGNI PORTAFOGLIO O TITOLO SOLO IL RISCHIO SISTEMATICO Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 72 36 Rischio sistematico e rischio non sistematico.. σ p = rischio specifico + rischio sistematico Sulla CML il rischio specifico = 0 Solo il rischio sistematico conta e solo quello viene remunerato Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 73 Conseguenze associate alla CML… In equilibrio, il mercato remunera solo il rischio non diversificabile o sitematico Questa regola è esplicita nella CML ma deve valere anche per ogni singolo titolo In altri termini, di ogni titolo il mercato paga solo il premio per il rischio sistematico del titolo Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 74 37 Rischio sistematico di un titolo… Il rischio di un generico titolo si compone di due quote: a) il rischio specifico o diversificabile o non sistematico; + b) il rischio di mercato o non diversificabile o sistematico Il mercato non remunera il rischio specifico in quanto esso è eliminabile con la diversificazione. Il mercato remunera solo il rischio sistematico Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 75 Rischio sistematico di un titolo… continua Il mercato remunera solo il rischio sistematico Come possiamo rappresentare tale rischio sistematico? σ i * ρ i ,m = rischio sistematico del titolo i - esimo In sostanza, il rischio sistematico è il rischio del titolo molitplicato per la correlazione che esiste tra il titolo stesso ed il portafoglio di mercato Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 76 38 CAPM • • Il rischio di un titolo corrisponde al suo scarto quadratico medio se si considera isolatamente. Se tuttavia esso è inserito in un portafoglio il suo rischio è rappresentato dal contributo marginale al rischio di portafoglio di mercato Assume importanza al riguardo non tanto la varianza del titolo ma la sua covarianza (tra il rendimento di un titolo o di un portafoglio di titoli e il rendimento di mercato) Il rischio sistematico di un titolo è = σi*ρi,m • • L’analisi delle implicazioni del trade-off rischio/rendimento sui prezzi del mercato azionario ha generato la costruzione di un modello noto come CAPM Il CAPM intende rispondere alla domanda: qual è il prezzo di un titolo (e qundi il suo rendimento) dato il suo livello di rischio? Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 77 Coefficiente beta Sfruttando la CML e considerando che il mercato remunera solo il rischio sistematico, possiamo costruire la SML. Essa non è una frontiera efficiente ma consente di prezzare il rischio di un qualsiasi titolo o portafoglio (anche non efficiente) ri = r f + rm − r f σm ρ i ,m * σ cov i ,m = βi = σm σ m2 SML → ri = r f + β i (rm − r f ) * ρ i ,m * σ i con Il coefficiente beta rappresenta il contributo marginale al rischio di portafoglio del titolo i-esimo.. Esso esprima pertanto la sensibilità del titolo alle variazioni di mercato. Il CAPM dice che in equilibrio il rendimento di un titolo dipende dalla sua covarianza con il portafoglio di mercato Il beta esprime pertanto il legame lineare tra i rendimenti dei singoli titoli ed il rendimento del portafoglio di mercato Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 78 39 Beta di un titolo • Se un titolo ha beta pari a 1,5 significa che una variazione del rendimento di mercato del 10% si traduce nella variazione del rendimento del titolo specifico del 15% • Il beta di un titolo non è la sua deviazione standard. Infatti la dev std misura il rischio del titolo stand alone. Il beta al contrario misura il rischio sistematico. (2 titoli con uguale beta potrebbero avere un rischio totale completamente diverso) • Il beta può essere calcolato sulla base di dati storici oppure utilizzando le distribuzioni di probabilità dei rendimenti basati su scenari alternativi. • Il beta di un portafoglio è la media ponderata dei beta dei singoli titoli inclusi nel portafoglio con i pesi rappresentati dall’incidenza % del valore di mercato del titolo rispetto al valore di mercato del portafoglio. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 79 Alcuni aspetti teorici… 1. Il beta è un concetto diverso dal semplice rischio… i primi test empirici avevavo confermato la relazione positiva tra rendimento e beta; 2. Critica Roll del 1977. il Capm si basa sul portafoglio di mercato che non è direttamente osservabile. Il Capm non può essere pertanto sottoposto a test econometrico. I vari test possono solo dimostrare se il Capm funziona con riferimento ad uno specifico indice di mercato. Non esistono basi empiriche che ne giustifichino l’utilizzo 3. Critica di Fama/French del 1992. essi hanno osservato relazioni inverse tra beta e rendimenti. Conclusero circa il fallimento del Capm, ma i loro risultati furono contestati su più fronti; 4. Capm semplice, facilmente usabile ….. Suggerimento non dare eccessivo peso ai dati storici ma eventualmente rettificare i beta. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 80 40 Corso di FINANZA AZIENDALE anno accademico 2006/2007 modulo n. 2 ALCUNI ASPETTI OPERATIVI DEL CAPM Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo ri = r f + (rm − r f )β i βi = • • • cov rm,ri σ m2 81 CAPM • • Il CAPM dice che in equilibrio il rendimento di un titolo dipende dalla sua covarianza con il portafoglio di mercato Il beta esprime pertanto il legame lineare tra i rendimenti dei singoli titoli ed il rendimento del portafoglio di mercato Il CAPM individua un modello economico i cui parametri possono essere ottenuti utilizzando o dati storici o dati attesi eventualmente rettificati. (metodo induttivo) Esistono anche modelli che partono dai dati storici per risalire a un modello generale. Un esempio è rappresentato dalla regressione. La regressione cerca di spiegare l’andamento di una variabile dipendente (rendimento titolo) con l’andamento di un’altra variabile indipendente (rendimento di mercato). Se si inseriscono le due variabili in un diagramma, la regressione consiste nel trovare quella retta che minimizza la somma delle deviazioni dei dati dalla retta medesima, elevate al quadrato. Dalla retta di regressione emergono 2 parametri: l’intercetta e la pendenza Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 82 41 Stima del beta mediante la regressione ri ,t = α i + β i rm ,t + ε i ,t Ri,t . . . βi εi Intercetta βi = cov rm,ri σ m2 . . Rm,t . α i = ri − (β i * rm ) Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 83 Retta caratteristica di un titolo retta caratteristica del titoli rendimento titolo temporend tit rend mercato 1 6,06% 7,89% 2 -2,86% 1,51% 3 -8,18% 0,23% 4 -7,36% -0,29% 5 7,76% 5,58% 6 0,52% 1,73% 7 -1,74% -0,21% 8 -3,00% -0,36% 9 -0,56% -3,58% 10 0,37% 4,62% 11 6,93% 6,85% 12 3,08% 4,55% media 0,09% 2,377% std dev 5,19% 3,48% correlaz 0,766508 covar 0,001383 y = 1,1443x - 0,0263 R2 = 0,5875 10,00% 8,00% 6,00% 4,00% 2,00% 0,00% -2,00% -4,00% -6,00% -8,00% -10,00% -6,00%-4,00%-2,00% 0,00% 2,00% 4,00% 6,00% 8,00% 10,00 % Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo rendimento mercato 84 42 Spiegazione del grafico di regressione… 1) Ai è l’intercetta della retta caratteristica sull’asse delle ordinate. Esprime il rendimento di un titolo quando il rendimento del mercato è 0. 2) E è la differenza tra il rendimento effettivo del titolo e quello stimato mediante la retta di regressione. Statisticamente rappresenta l’errore casuale. La retta di regressione minimizza gli scarti quadratici medi delle osservazioni e per conseguenza il rendimento residuo ha un valore medio tendente a zero. Si assume che i rendimenti dei singoli titoli siano legati l’un l’altro da una relazione comune con il mercato. I rendimenti dei singoli titoli sono variabili indipendenti tra loro in quanto generati da micro eventi che non hanno legami con il mercato. Pertanto le varianze residue non sono correlate e le covarianze dei rendimenti residui sono pari a zero. 3) beta rappresenta l’inclinazione della retta caratteristica ed indica la variazione del rendimento del titolo al variare del rendimento del mercato, esso definisce la sensibilità del titolo rispetto al mercato. Il beta rappresenta un buon indicatore del rischio sistematico del titolo Il beta dell’indice di mercato è pari a 1 Significato di titoli con beta minore o maggiore di 1 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 85 R quadro e dev std Punto di vista statistico = misura la bontà della regressione Punto di vista finanziario = misura il rischio complessivo attribuibile al mercato 1-r2 misura pertanto il rischio complessivo attribuibile al rischio specifico Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 86 43 Problemi nella stima dei beta Durata periodo stima = meglio il lungo periodo … rischio che l’azienda abbia modificato il suo profilo.. Intervallo di rendimento = giornaliero/settimanale/mensile… più è corto … maggiore il numero delle osservazioni …aumenta il rischio di non-trading bias Indice di mercato = scelta dell’indice in funzione delle caratteristiche dell’investitore Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 87 Assunzioni alla base dell’analisi presentata • Gli investitori considerano solo le relazioni rischio/rendim (??) • Gli ε relativi ai diversi titoli sono indipendenti (ossia covεi,εj =0) ==== Quindi la correlazione fra i rendimenti di 2 titoli dipende solo dalla correlazione con il rendimento di mercato (modello unifattoriale vs APT) • È possibile prendere e dare a prestito allo stesso tasso privo di rischio • Non ci sono considerazioni fiscali • Vi sono aspettative omogenee fra gli operatori Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 88 44 ESEMPIO N. 1 Un portafoglio ha lo stesso rischio di un altro portafoglio composto per il 30% da titoli di stato e per il 70% da azioni. Si ipotizzi che il rendimento dei titoli di stato sia il 10% ed il premio per il rischio delle azioni sia il 9%. Quale sarà il rendimento medio di tale portafoglio? ESEMPIO N. 2 L’azione A ha un rendimento atteso del 15% ed uno scarto quadratico medio del 30%. L’azione B ha invece un rendimento atteso del 17,5% ed uno scarto quadratico medio del 35%. La correlazione tra i due titoli è pari a 0,3. Calcolare il rendimento atteso e lo scarto quadratico medio di questi 4 portafogli: portafoglio % di A % di B 1 20 80 2 40 40 3 60 60 4 80 20 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 89 ESEMPIO N. 3 Si supponga che un investitore debba investire 100 euro. Egli può decidere di investire in un’attività rischiosa con un rendimento medio del 14% ed uno scarto quadratico medio del 20%. Inoltre, può prendere a prestito e dare a prestito ad un tasso privo di rischio del 6%. Calcolare il rendimento atteso e costruire un portafoglio che abbia: a) un rischio del 10% b) un rischio del 30%. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 90 45 ESEMPIO N. 4 Si consideri un tasso risk free del 7% ed un rendimento atteso del portafoglio di mercato del 15%. a) qual è il premio al rischio del mercato? b) Qual è il rendimento atteso per un investimento con beta pari a 1,25? c) Se il rendimento di un titolo j è pari all’11% qual è il suo beta? d) positivo? Se un investimento con un beta pari a 1,5 ha un rendimento atteso del 20%, il suo NPV è ESEMPIO N. 5 Quali, tra queste coppie di portafogli sono efficienti? a) portafoglio A con rendimento del 14% e varianza =400; portafoglio B con rendimento del 13% e varianza di 441; b) portafoglio J con rendimento del 20% e varianza di 529; portafoglio K con rendimento del 20% e varianza di 400; c) portafoglio R con rendimento dell’8% e varianza di 225; portafoglio S con rendimento del 9% e varianza di 225; d) portafoglio X con rendimento del 12% e varianza di 380; portafoglio Y con rendimento del 15% e varianza di 460. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 91 ESEMPIO N. 6 Calcolare il rendimento atteso delle azioni con i seguenti beta: a) 0,5 b) 1 c) 2. Il tasso risk free è pari al 9% ed il rendimento atteso sul portafoglio di mercato è pari al 18%. ESEMPIO N. 7 Se l’azione Z ha un beta dello 0,8 ed un rendimento atteso del 16% e l’azione Y ha un rendimento atteso del 23% con un beta pari a 1,5: qual è il rendimento atteso del mercato ed il tasso risk free? Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 92 46 Esempio n. 8 Sul mercato è quotato il titolo azionario A caratterizzato da un rendimento atteso del 10% e da uno scarto quadratico medio dell’8%. Il rendimento atteso del portafoglio di mercato è pari al 14% con una deviazione standard del 7%. Il risk free rate è del 3%. Determinare: a) il beta del titolo A; b) il rischio non diversificabile del titolo A; c) definire la composizione (tra attività non rischiosa e portafoglio di mercato) del portafoglio p che si trova sulla CML (capital market line) caratterizzato dallo stesso rendimento del titolo A ma da un rischio inferiore; d) il rischio del portafoglio p del punto c) precedente Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 93 Esempio n. 9 Si ipotizzi che un investitore debba investire 1.000 euro. Egli può decidere di investire in un’attività rischiosa con un rendimento medio del 10% ed uno scarto quadratico medio del 5%. Inoltre, può prendere a prestito e dare a prestito ad un tasso privo di rischio del 3%. Calcolare il rendimento atteso e la composizione percentuale di un portafoglio con un rischio del 7%. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 94 47 Esempio n. 10 Sul mercato è quotato il titolo azionario SPIN caratterizzato da un rendimento atteso del 9% e da uno scarto quadratico medio del 12%. Il rendimento atteso del portafoglio di mercato è pari all’11% con una deviazine standard dell’8%. Il risk free rate è del 3%. Determinare: a) il beta del titolo b) b) il rischio non diversificabile del titolo Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 95 Soluzioni agli esempi precedenti esempio n. 1 il rendimento delle azioni è pari a: rf+premio per il rischio: quindi ra=10%+9%=19% il rendimento del portafoglio è la media ponderata: rp=0,3*0,1+0,7*0,19= 16,3% esempio n. 2 A B rendimento 15,00% 17,50% rischio 30,00% 35,00% correl A,B 0,3 portafogli rend port 1 rischio po1 1 17,0% 30,34% 2 16,50% 27,13% 3 16,00% 40,00% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 4 15,50% 26,94% 96 48 Soluzioni esempio n. 2 Sia ra= rendimento dell'azione e σa rischio dell'azione, uso la relazione: rp=rf+σp*(ra-rf)/σa da cui rp=0,06+0,1*(0,14-0,06)/0,2=10% inoltre da x=σp/σa=50% i cento euro, per ottenere un portafoglio con rendimento del 10% e rischio del 10% saranno investiti per il 50% in titoli risk free e per la restante parte in azioni per il punto b) uso lo stesso procedimento visto sopra e ottengo un rp= 18% con rischio del 30% inoltre da x=σp/σa=150% in altri termini devo indebitarmi con le banche per 50 e investire 100+50=150 tutto in azioni Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 97 esempio n. 4 a) il premio al rischio è = rm-rf=15%-7% b) uso la SML ri=rf+beta(rm*rf) ri=0,07+1,25*0,08= 17% c) dalla SML beta=(0,11-0,07)/(0,15-0,07)=0,5 d) dalla SML so che se il beta di un titolo è pari a1,5, il rendimento del titolo dovrà essere in equilibrio pari a =0,07+1,5*0,08= 19% se il rendimento atteso è del 20% maggiore del 19% il NPV>0 e s e m p io n . 5 a) re n d im v a ria n za A 14% 400 B 13% 441 b) A 20% 529 B 20% 400 c) A 8% 225 B 9% 225 d) A 12% 380 B 15% 460 E F F IC E F F IC E F F IC esempion. 6 applicolaCMLri=rf+beta*(rm-rf) eottengo a) 13,5% b) 18% c) 27% non si sa Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 98 49 esempio n. 7 metto in sistema e risolvo per rf e rm 0,16=rf+0,8(rm-rf) 0,23=rf+1,5(rm-rf) ottengo rf=8% e rm=18% esempio n. 8 a) il beta lo ottengo utilizzando la SML beta=(ra-rf)/(rm-rf) = 0,6364 b) rischio non diversificabile σAρA,m =beta*σm rischio sistematico = 4,455% c) dalla CML calcolo lo σp = 4,455% inoltre da x=σp/σm=0,0445/0,07=63,57% il portafoglio P sarà composto per il 63,57% dal portafoglio di mercato e per la parte restante, ossia 36,43%, dal titolo risk free Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 99 esempio n. 9 dalla CML calcolo rp=0,03+0,07*(0,10-0,03)/0,05= 12,8% da cui x=σp/σm=0,07/0,05= 140% l'investitore investirà il 140% della sua ricchezza nel titolo rischioso naturalmente dovrà prendere a prestito 400 esempio n. 10 a) il beta lo ottengo utilizzando la SML beta=(ra-rf)/(rm-rf) = 0,75 b) rischio non diversificabile σAρA,m =beta*σm rischio sistematico = 6% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 100 50 esempio • • • Note le seguenti informazioni: Calcolare l’alfa di Jensen ed il beta della regressione e dire se il titolo i ha sovraperformato il mercato Dato un r2=0,5875 calcolare la quota del rischio totale da attribuire al rischio specifico ri = 0,09% rm = 2,377% σ m = 3,48% cov i, m = 0,001383 rf = 2% Beta titolo=cov(i,m)/var m=0,001383/(0,0348)^2 = 1,1419 Alfa=0,09%-(1,1419*0,02377) = -0,02624 Alfa=rf(1-beta) = 2%*(1-1,1419) sovraperformato = -0,00284 < di 0,02624 quindi ha Quota Rischio specifico = 1-r2 =1-0,05875 =0,4125 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 101 Problemi nella stima dei beta Durata periodo stima = meglio il lungo periodo … rischio che l’azienda abbia modificato il suo profilo.. Intervallo di rendimento = giornaliero/settimanale/mensile… più è corto … maggiore il numero delle osservazioni …aumenta il rischio di non-trading bias Indice di mercato = scelta dell’indice in funzione delle caratteristiche dell’investitore Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 102 51 Struttura finanziaria:principi fondamentali Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 103 Introduzione A=W D E Decisioni di capital budgeting Decisioni di struttura finanziaria Esiste una struttura finanziaria ottimale che massimizza il valore dell’impresa? Ossia il debito crea valore? Per rispondere alla domanda cominciamo ad introdurre delle notazioni comuni e alcune ipotesi semplificatrici NB: Nel valutare qualsiasi attività o passività si deve applicare il tasso di sconto appropriato in funzione del rischio dei flussi di cassa sottostanti Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 104 52 Alcune ipotesi semplificatrici: crescita nulla e rendita perpetua RO netto imposte + ammortamenti +/- variazione CCNO = flusso mon ges caratt -investimenti operativi + disinvestimenti oper. = flusso di cassa operativo Non esistono imposte Ammortamenti =investimenti Variazione CCNO=0 Disinvestimenti = 0 FCU=RO W = Ro rA Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 105 Determinazione flusso di cassa: ripasso prospetto per il calcolo dei flussi di cassa reddito operativo + ammortamenti - imposte = flusso di CCNO +-Var CCNO = flusso di cassa G corr - investimento + disinvestimenti (prezzo cessione) = flusso di cassa area operativa + accensioni finanziamenti - rimborsi finanziamenti - remunerazioni finanziarie = flusso di cassa complessivo o flusso di cassa per l'azionista riguarda l'area operativa. Sono i flussi di cassa associati alle attività dell'impresa riguarda l'area finanziaria. Il flusso di cassa complessivo tiene conto non solo delle attività dell'impresa ma anche della modalità di finanziamento. Tale flusso rappresenta pertanto il flusso di cassa che va agli azionisti Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 106 53 Determinazione del rendimento atteso sulle attività con tc=0 Valori di mercato≠valori contabili ∞ ∞ W =∑ t =1 FCU t (1 + rA )t RO RO = → rA = rA W D W D=∑ t =1 ∞ E E=∑ t =1 FCdebitot (1 + rD )t FCE t (1 + rE )t = = OF OF → rD = rD D RE RE → rE = rE E Dipende solo dal rischio operativo RO = RE + OF E D rA = rE * + rD * = wacc E+D E+D se D = 0 → W = E → rA = rEu Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 107 Esiste una struttura finanziaria ottimale? MM proposizione n. 1 Il valore dell’impresa non dipende dalla struttura finanziaria Sotto le seguenti ipotesi: 1. non esistono imposte 2. esiste un unico tasso di interesse (per l’impresa e per l’individuo) 3. non esistono costi di transazione 4. il valore di W è dato: così se si emette D il flusso ottenuto serve per rimborsare E Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 108 54 Dimostrazione se WU≠WL unlevered RO levered RO 0 rD *D RO-rD*D WL reddito operativo=EBIT - oneri finanziari reddito esercizio valore impresa RO WU valore equity STRATEGIA N. 1 buy levered firm STRATEGIA N. 2 buy unlevered firm EU =W U investimento EL=W L-D investimento EU =W U EL=W L-D return RO-rD*D return RO prendere a prestito D - rD *D totale W U -D RO-rD*D W L -D = W U - D WL = WU Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 109 Dimostrazione WU = WL unlevered RO levered RO 0 rD *D RO-rD*D WL reddito operativo=EBIT - oneri finanziari reddito esercizio valore impresa RO WU valore equity STRATEGIA N. 1 buy levered firm STRATEGIA N. 2 buy unlevered firm EU =W U investimento EL=W L-D investimento EU =W U EL=W L-D return RO-rD*D return RO prendere a prestito D - rD *D totale W U -D RO-rD*D W L -D = W U - D WL = WU Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 110 55 Struttura finanziaria irrilevante: principio della pizza D D E E W W Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo E D V rD R O I rA 111 u n le v e v e r e d le v e r e d 1000 600 0 400 1000 1000 4% 4% 10% 10% R O O F R E rE 10% 10% 100 0 100 10% 100 16 84 14% rEL > rEU quindi il debito crea valore ? ……………… L’aumento del debito crea maggior rischio Ed è quindi associabile ad una richiesta Di maggior rendimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 112 56 Proposizione n. 2 di MM Il rendimento atteso sull’equity è positivamente Correlato al leverage Lev rischio rEl Il capitale azionario, in presenza di debito, ha un rischio maggiore e pertanto deve avere, quale compenso, un rendimento maggiore Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 113 … WACC = reu wacc = rA = rEu = rEl * E D + rD E+D E+D rEl = rA + (rA − rD ) D E D rEl = rEu + (rEu − rD ) E Pesi a valori di MKT rEL rEU = WACC rD Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 114 Lucido tratto da: Massari, Zanetti (2004) e liberamente modificato 57 rA = rE * se D = 0 E D + rD * E+D E+D rA = rEu = r0 costo del capitaleper un'impresa unlevered A) rE = rA + (rA − rD ) * D a valoridi mercato E MT B) roe = roi + (roi − rod ) * a valoricontabili MP Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 115 MM: alcuni esempi D=400 rd = 5% E=600 rEL = ? A=W =1000 ra = 8%=wacc reddito operativo -oneri finanziari =reddito esercizio ra 80 -20 60 8% … 10% rEL= 8% + (8% - 5%)*400/600 = 10% wacc= 10%*600/1000 + 5%*400/1000 = 8% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 116 58 Ipotizziamo una variazione di struttura finanziaria.1 D=200 rd = 5% A=W =1000 E=800 reddito operativo -oneri finanziari =reddito esercizio ra 80 -10 70 8% rEL = ? 8,75% rEL= 8% + (8% - 5%)*200/800 = 8,75% ra = 8%=wacc wacc= 8,75*800/1000 + 5%*200/1000 = 8% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 117 Ipotizziamo una variazione di struttura finanziaria 2 D=800 A=W =1000 E=200 ra = 8%=wacc rd = 5% reddito operativo -oneri finanziari =reddito esercizio ra rEL = ? 80 -40 40 8% 20% rEL= 8% + (8% - 5%)*800/200 = 20% wacc= 20%*200/1000 + 5%*800/1000 = 8% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 118 59 Punto di vista dei beta n β portaf = βA = ∑xi βi = mediaponderata deibeta i=1 E D + βD * D+ E D+ E 1. seD = 0 →βA = βEu →rA = rEu dacui βA = βE * 2. seD > 0 2A βD = 0 →βA = βEl E D D →βA < βEl →rA < rEl →βEl = βA1+ = βEu1+ D+ E E E 2B βD > 0 →βEl = βA + (βA − βD ) NB= βA = βEu D E Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 119 Punto di vista dei beta βEl SML rEl βA- β D rA βA rD D/E βD βA Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo βEl β 120 60 sintesi • In base alla proposizione n. 1 e 2 di MM wacc non può essere ridotto modificando la struttura finanziaria • Il valore dell’impresa è pertanto indipendente dalla sua struttura finanziaria • STRUTTURA FINANZIARIA CASUALE???? Smentita dalla realtà Costi di fallimento Costi di agenzia imposte Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 121 MM: oltre le proposizioni • MM sono importanti perché hanno formalizzato un nuovo approccio nell’analisi dei mercati dei capitali. • Le loro proposizioni I e II possono essere interpretate come il “principio della conservazione del valore”: in mercati perfetti le transazioni finanziarie non aggiungono o tolgono valore, ma riallocano rischi (e quindi rendimenti) • Se una transazione finanziaria aggiunge valore è perché sta sfruttando un’imperfezione di mercato. • Introduciamo pertanto le imperfezioni di mercato… comincianco dalle imposte tc… Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 122 61 Imperfezioni di mercato = imposte Ipotesi: tc=50% RO=100 rd=5% D=400 Il debito è predeterminato e costante all’infinito reddito operativo=EBIT - oneri finanziari reddito imponibile =EBT - imposte tc reddito esercizio unlevered RO RO RO*tc RO(1-tc) levered RO 0 rD*D RO-rD*D (RO-rD*D)*tc (RO-rD*D)*(1-tc) ipotizziamo che non vi sia crescita e che i flussi contabili coincidano con quelli monetari Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo unlevered flussi di cassa azionista RO(1-tc) creditore zero flusso di casa totale RO(1-tc) 123 levered flussi di cassa azionista RO-rD*D)*(1-tc) creditore rD*D flusso di casa totale RO(1-tc) + rD*D*tc scudo fiscale Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 124 62 Valore dell’impresa in presenza di imposte societarie flussi di cassa complessivi unlevered RO(1-tc) attualizziamo al tasso rA=r0 ed al tasso rD rA=r0=rE Vu = RO (1 − tc) rE = rA VL = levered RO(1-tc) + rD*D*tc rA=r0 RO (1 − tc ) rD * D * tc + rA rD V L = V U + D * tc D * tc = V L − V U Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 125 MM 1° proposizione (con imposte) WL = WU + D * tc D * tc = WL − WU Aumentando il debito l’impresa può diminuire le sue imposte e di conseguenza aumentare il suo valore. Le forze che operano per massimizzare il valore dell’impresa potrebbero spingere verso una struttura finanziaria di solo debito Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 126 63 Valore impresa in presenza imposte Wl D*tc Wu D Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 127 … come valutare un’impresa indebitata: CONSIDERAZIONI GENERALI D0 WU WTS E0 WL 0 1 t Qual è il valore in t=1? Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 128 64 … come valutare un’impresa indebitata 1 + r d 1 * tc * D FCU 1 + W FCU 1 + W FCU FCU 1 + W 0 + W = E 1 0 1 = E 0 * (1 + re 1 ) + D 1 = W 0 (1 + 1 = W W 0 = FCU 1 + W 1 + wacc 1 W 0 = FCU 1 + wacc 0 1 + 1 1 E W 0 ( 1 + wacc ma 0 * r et + 0 W 1 FCU ( 1 + wacc 1 * (1 + re 1 ) + D 0 * (1 + r d 1 ) = * ( 1 + r d 1 ) − r d 1 * tc * D D W 0 0 = * r d 1 ( 1 − tc )) 0 ) FCU 2 + W 1 + wacc 2 = 2 2 ) 2 + ... + 2 FCU ( 1 + wacc n n ) n Wacc può variare con il tempo. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo wacc = re * 129 E D E D D + rD * (1 − tc ) = re * + rD * − tc * rD * W W W W W wacc senza imposte wacc < rA = rEu < rEl Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 130 65 Valutazione di un’impresa indebitata: un quadro generale Wu ra βa D rd βd WTS rts βts E res βe Wl Flussi di cassa attivo = flussi di cassa passivo Rendimento attivo = costo passivo Wu * ra + WTS * rts = D * rd + E * re Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 131 Ipotesi di Debito costante e perpetuo (Modigliani Miller) Ipotesi= a) D perpetuo e costante b) flussi perpetui, quindi: WTS = tc*D e rfs=rd Wu * ra + tc * D * rd = D * rd + E * re Da cui: ra = re * E D + rd * (1 − tc ) con Wu = E + D(1 - tc) Wu Wu Dato ra calcolo re re = ra + (ra − rd )(1 − tc ) D E Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 132 66 Ipotesi: Debito costante e perpetuo (Modigliani Miller) Relazione tra ra e wacc wacc = ra (1 − tc * D ) Wl Relazione tra beta = beta WTS = beta debito βa * β El Wu WTS E D + β TS * = βe * + βd * Wl Wl Wl Wl = β A + (β A − β D )(1 − tc )D E Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 133 Relazioni wacc,ra,re ASSENZA DI IMPOSTE SOCIETARIE PRESENZA DI IMPOSTE SOCIETARIE Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 134 Lucido tratto da: Massari, Zanetti (2004), pag 76. 67 MM 2° proposizione (con imposte) rEl = rA + (rA − rD ) D (1 − tc ) E D rEl = rEu + (rEu − rD ) (1 − tc ) E L’indebitamento accresce il rischio del capitale azionario. Per compensare tale effetto, il costo del capitale azionario aumenta all’aumentare del rischio dell’impresa Il costo dell’equity è uguale al costo del capitale di un’impresa unlevered + la differenza (al netto delle imposte) tra il costo del capitale dell’impresa unlevered ed il costo del debito, ponderato per il rapporto di indebitamento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 135 Valutazione dell’azienda Vs/valutazione investimento WU = RO(1 − tc ) FCU = 1) rA rA RO(1 − tc ) FCU = wacc wacc NB wacc < rA wacc = rA solo se tc = 0 WL = ma WU = WL − tc * D da cui sostituendo in 1) WL = FCU + tc * D rA Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 136 68 Punto di vista dei beta β A = β Eu = β EL * E E + β D (1 − tc ) * WL WL E E + β D (1 − tc ) * E + D (1 − tc ) E + D (1 − tc ) D B EL + β D * (1 − tc ) E o in altra forma : β A = D 1 + (1 − tc ) * E D da cui β El = β A + (β A − β D )(1 − tc ) E β A = β Eu = β EL * 1. se β D = 0 → β A = β Eu = da cui : β A = β El 1 + (1 − tc ) β EL D E → β A < β El D 1 + (1 − tc ) E Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 137 Utilizzo del beta a) Per stimare l’effetto della leva finanziaria: Esemplificazione La spa gemmina quotata ha un beta levered di 1,4; D/E assume un valore medio del 14%; tc = 36%. Che valori assumerebbe il beta levered con vari livelli di D/E? beta unlevered = 1,4/(1+(1-0,36)*0,14) = 1,29 beta levered con D/E 5% = 1,29*(1+(1-0,36)*0,05)=1,331 D/E beta lev 5% 1,331 10% 1,373 15% 1,414 20% 1,455 25% 1,496 30% 1,538 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 138 69 Componenti di rischio del beta Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 139 Problemi nella stima dei beta Durata periodo stima = meglio il lungo periodo … rischio che l’azienda abbia modificato il suo profilo.. Intervallo di rendimento = giornaliero/settimanale/mensile… più è corto … maggiore il numero delle osservazioni …aumenta il rischio di non-trading bias Indice di mercato = scelta dell’indice in funzione delle caratteristiche dell’investitore Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 140 70 Beta società non quotate • Come faccio a calcolare il beta di società non quotate o di divisioni o BU delle stesse quotate? • In questo caso assume rilevanza fare riferimento ai fondamentali di bilancio. • Il beta è in sostanza legato a: a) Tipo di attività svolta = aziende cicliche + rischio b) Leva operativa = + Lo + rischio (Lo= costi fissi/costi totali) c) Leva finanziaria = + Lf + rischio anno 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 m e d ia ric a v i var % RO 2500 3200 28% 3500 9% 4500 29% 7000 56% 9000 29% 10000 11% 12500 25% 20000 60% 22000 10% 28% s tim a g ra d o le v a o p e ra tiv a var % 650 850 960 1150 1800 2500 2800 3400 5800 6300 = 0 ,3 /0 ,2 8 31% 13% 20% 57% 39% 12% 21% 71% 9% 30% 1 ,0 7 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 141 Calcolo Beta bottom-up Non richiede i prezzi ed è quindi utilizzabile dalle imprese non quotate: 1. Considero il settore più vicino alla mia attività (calcolo il beta levered e considerando il rapporto medio D/E del settore lo correggo per ottenere il beta unlevered) 2. Il beta unlevered misura solo il rischio operativo del settore. 3. A partire dal beta unlevered del settore calcolo il beta levered della mia azienda applicando il mio rapporto di indebitamento (poiché non ho il D/E a valore di mercato uso quello target) Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 142 71 Calcolo Beta bottom-up In sostanza si tratta di: 1. Neutralizzare l’effetto leva finanziaria (unlevering) ottenendo il beta unlevered 2. Riaggiustare il beta unlevered con la leva finanziaria appropriata o voluta (relevering) Vedi esempio n. 1 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 143 Esempio 1 Il costo medio ponderato del capitale dell’impresa alfa è simile a quello dell’industria di cui l’impresa è parte. Il beta equity dell’industria è pari a 1,32 con un rapporto medio D/E del 20%. L’impresa alfa presenta un rapporto D/E del 30%. Il tasso risk free è pari al 12% ed il premio per il rischio richiesto dal mercato è del 9%; il beta del debito è zero e non esistono imposte. Determinare: a) il costo medio ponderato di alfa (21,90%) b) il rendimento richiesto sul capitale azionario di alfa (24,87%) a) beta asset industria βa=βu=βel/(1+D/E(1-tc)) ra alfa= rf+Ba(rm-rf) ra=wacc b) rendimento rel alfa rel= ra+(ra-rd)*D/E alfa oppure calcolo βel di alfa=Ba*(1+D/E) uso la SML rf+Bel(rm-rf) 1,1 21,90% 21,90% 24,87% 1,43 24,87% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 144 72 Rischio specifico Noto il beta ed il premio per il rischio sono in grado, applicando il CAPM, di calcolare il rendimento atteso dall’azionista Occorre tuttavia fare ancora attenzione: Il beta esprime la relazione tra rischio del titolo e rischio di mercato e questo funziona se possiedo un portafoglio ben diversificato. In tal caso, infatti sono in grado di neutralizzare il rischio specifico Se io sono un investitore che non ha un portafoglio diversificato (es: azienda non quotata; azienda piccola in cui il proprietario ha investito tutto il suo patrimonio) cosa faccio????? Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 145 Rischio specifico COSA FACCIO???????????????? 1. Aggiusto il costo del capitale ottenuto con il CAMP aggiungendo un ulteriore premio per il rischio specifico Oppure 2. Correggo il beta considerando anche il rischio non di mercato ossia il rischio non sistematico. Come??? Semplice = basta ricordare il significato di r2. Beta totale = beta/r2 Esempio: ….se beta = 1,1443 e r2=58,15% 100:58,15=x:1,1443 da cui il beta complessivo =1,1443/0,05815= 1,96 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 146 73 Alcuni esempi Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 147 Esercizio n. 5 (pag. 44) La gamma è attualmente un’impresa priva di debito. Il capitale azionario vale 2.000.000. il costo del capitale è pari al 18%.. La gamma intende emettere un debito di 400.000 ed usare il ricavato per riacquistare proprie azioni. Il costo del debito è del 10%. Nell’ipotesi di assenza di tassazione: quale sarà il costo complessivo del capitale per l’impresa dopo il riacquisto delle azioni? Quale sarà il costo del capitale azionario dopo il riacquisto delle azioni Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 148 74 Esercizio n. 6 (pag. 45) La oil company sta programmando la costruzione di un pozzo petrolifero. Attualmente la società stima di ottenere un reddito di 27.000.000 in perpetuo ed è finanziata esclusivamente con capitale proprio il cui rendimento atteso è del 10%. Il nuovo pozzo petrolifero prevede un investimento iniziale di 20.000.000 ed un cash flow aggiuntivo di 3.000.000 (in perpetuo). Il nuovo investimento ha lo stesso rischio dell’impresa. Nell’ipotesi di assenza di tassazione: quale sarà il valore di mercato della oil company se il nuovo progetto sarà finanziato interamente dal capitale azionario; quale sarà il valore di mercato dell’impresa nell’ipotesi in cui il progetto di investimento sia finanziato interamente da debito al tasso dell’8%. (per ipotesi si consideri anche il debito irredimibile); nell’ipotesi b) calcolare il tasso di rendimento richiesto dagli azionisti della oil ed il costo medio ponderato del capitale Esercizio n. 8 (pag. 45) Il valore di mercato di un’impresa con 500.000 euro di debito è di 1.700.000. Il tasso di interesse sul debito è pari al 10% e l’aliquota fiscale è del 34%. Se la società fosse finanziata interamente da capitale azionario il rendimento richiesto dagli azionisti sarebbe del 20%. quale sarebbe il valore dell’impresa se fosse finanziata interamente da capitale azionario qual è il reddito netto per gli azionisti di questa impresa indebitata? Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 149 Esemplificazione Dell’azienda Gamma, priva di debito, si stima un flusso di cassa operativo lordo perpetuo di 80.000 euro. Il rendimento atteso sul capitale azionario è pari al 10% ed il beta asset è pari a 1,2. Si conoscono, inoltre, le seguenti informazioni: aliquota fiscale 30%; tasso risk free 2%. Determinare: il valore dell’impresa (priva di debito); il valore dell’impresa indebitata nell’ipotesi che Gamma emetta debito per 200.000 euro e rimborsi il capitale azionario per tale cifra; costo del debito 2,5% con un beta dello 0,25. il beta equity dell’impresa indebitata; il costo medio ponderato dell’impresa priva di debito il costo medio ponderato dell’impresa indebitata il costo dell’equity dell’impresa indebitata il flusso di cassa netto spettante agli azionisti Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 150 75 Esercizio n. 10 (pag. 47) Dell’azienda Gamma, priva di debito, si stima un flusso di cassa perpetuo netto di 100.000 euro. Il rendimento atteso sul capitale azionario è pari al 10% ed il beta asset è pari a 0,85. Si conoscono, inoltre, le seguenti informazioni: aliquota fiscale 30%; tasso risk free 3%; beta del debito 0,2. Determinare: il valore dell’impresa (priva di debito); il valore dell’impresa indebitata nell’ipotesi che Gamma emetta debito per 300.000 e rimborsi il capitale azionario per tale cifra; il beta equity dell’impresa indebitata; costo medio ponderato dell’impresa priva di debito il costo medio ponderato dell’impresa indebitata Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 151 IPOTESI SULLA STRUTTURA FINANZIARIA OTTIMALE DELL’IMPRESA. Prima considerazione Il valore di un’attività –e, quindi, anche dell’impresa – è invariante rispetto alla natura dei diritti (di credito/di proprietà) esercitabili su di essa “legge di conservazione del valore” La scelta della proporzione delle diverse forme di copertura del fabbisogno finanziario è irrilevante !!! Tuttavia … Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 152 76 Indebitamento e valore dell’impresa in presenza di scudo fiscale V L = VU + D * tc valore di mercato dell’impresa D * tc = V L − VU VL Val. attuale Scudo fiscale VU Valore impresa con indebitamento nullo indebitamento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 153 Alcune puntualizzazioni sul beneficio fiscale del debito 1. Per il tasso di attualizzazione del beneficio fiscale può essere corretto l’utilizzo del tasso di interesse sul debito in quanto tale tasso riflette la rischiosità del debito 2. L’aliquota fiscale non deve essere quella media, bensì quella marginale 3. Il beneficio fiscale è subordinato all’effettiva esistenza di reddito tassabile e quindi di imposte. Un’impresa che non ha avuto reddito o che ha perdite pregresse da riportare non gode dei benefici fiscali del debito. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 154 77 esempio • Reddito operativo 1000 • Perdite pregresse da riportare 1000 • Aliquota di imposta 30% • Il beneficio fiscale è nullo in quanto non vi sono redditi su cui pagare imposte……. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 155 Vantaggi del debito 1. Scudo fiscale Incentiva l’uso del debito fino a che Oneri Finanz = Red Operativo Se OF > RO la parte eccedente non genera scudo fiscale e quindi non rende conveniente il debito Ci sono altri scudi fiscali (es. ammortamenti) che riducono il reddito imponibile e, quindi, la convenienza al debito 2. Disciplina del management (teoria di Jensen)…. Il debito spinge il manager ha un uso più attento delle risorse aziendali… perché? …. NB: in genere si osserva una strutura finanziaria meno indebitata rispetto a quella che si potrebbe immaginare…. poichè ESISTONO ALTRE IMPERFEZIONI Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 156 Tratto da: Damodaran (2001), pag. 293. 78 Costi del dissesto finanziario • Lo scudo fiscale rappresenta un incentivo ad indebitarsi. • Il debito eccessivo accentua il rischio ed aumenta la pressione dovuta al pagamento di capitale e di interessi. • Se l’impresa non riesce a fronteggiare gli impegni assunti la conseguenza estrema potrebbe essere il fallimento. • Il fallimento ed in particolare i costi del dissesto tendono a controbilanciare i vantaggi del debito. • La possibilità di fallimento ha un effetto negativo sul valore dell’impresa. Tuttavia non è il rischio di fallimento in sè stesso a ridurre questo valore. Piuttosto sono i costi che ne derivano a ridurlo Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 157 Costi del dissesto finanziario • Costi diretti (costi legali, costi di perizie, costi amministrativi e contabili) = circa il 3-4% del valore dell’attivo • Costi indiretti (circa il 10-20% del valore dell’attivo) • Pregiudicata capacità di proseguire l’attività • Condizioni di finanziamento più onerose • perdita di credibilità nei confronti dei clienti e dei fornitori • Necessità di liquidare gli investimenti fissi per fronteggiare i fabbisogni finanziari correnti Implicazioni Imprese con utili e flussi di cassa volatili …meno debito Imprese con matching tra flussi di cassa operativi e flussi di cassa connessi al servizio del debito… sono avvantaggiate. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 158 79 Stima dei costi di fallimento Da un punto di vista teorico, tale stima richiede: 1. La stima della probabilità di insolvenza (PD) associata ad un aumento del debito; si consideri che: • La probabilità di dissesto/fallimento aumenta con l’ammontare delle passività aziendali (in relazione alle sue attività). • La probabilità di dissesto/fallimento aumenta con la volatilità dei flussi di cassa dell’azienda e del valore dell’attivo 2. La stima del valore attuale dei costi diretti ed indiretti di fallimento. • I costi di dissesto/fallimento variano da un settore all’altro. – È probabile che le imprese tecnologiche debbano sostenere costi elevati, a causa del potenziale di perdita di clienti e di figure chiave del personale, così come per la mancanza di attività tangibili da liquidare con facilità. – È probabile che le società immobiliari abbiano bassi costi di dissesto, fintanto che il loro valore deriva da beni che possono essere venduti con relativa facilità. Esempio: PD = 3% costi diretti/indiretti = 1000 Stima costo fallimento = 3%*1000= 30 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 159 La struttura finanziaria ottimale: la teoria del trade-off • Teoria del trade-off – L’impresa sceglie la propria struttura finanziaria bilanciando i vantaggi dello scudo fiscale del debito con i costi di dissesto e i costi di agenzia. • Teoria del trade-off può aiutare a spiegare: – perché le imprese scelgono livelli di debito troppo bassi per sfruttare in pieno lo scudo fiscale degli interessi (a causa della presenza dei costi di dissesto); – le differenze tra i diversi settori nel ricorso al debito (a causa delle differenze nell’entità dei costi di dissesto/fallimento e nella volatilità dei flussi di cassa). Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 160 80 Teoria finanziaria dell’agenzia • • 1. individua i conflitti di interesse connessi a ciascuna fonte di finanziamento Evidenzia le ripercussioni che tali conflitti hanno sul costo del capitale I problemi relativi ai conflitti di interesse derivano da: • 1. informazioni disponibili solo ad una parte (asimmetria informativa) • 2. problemi di osservabilità delle azioni di un soggetto Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 161 Sfruttare i creditori: i costi di agenzia del debito • Costi di agenzia – Costi che nascono quando vi sono conflitti di interesse tra i diversi stakeholder. • Il management generalmente prenderà decisioni che aumentano il valore del capitale proprio dell’impresa. • Tuttavia, quando un’impresa è indebitata, i manager potrebbero prendere decisioni che sono a beneficio degli azionisti, ma che danneggiano i creditori e riducono il valore totale dell’impresa. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 162 81 I costi di agenzia del debito (continua) • Consideriamo la spa Tetra sull’orlo del dissesto. – Tetra ha un prestito di 1000 che scadrà alla fine dell’anno. – Senza un cambio di strategia, il valore di mercato delle sue attività a quella data sarà di 900 Tetra risulterà insolvente. Tetra sta considerando una nuova strategia La nuova strategia non richiede un investimento iniziale, ma ha solo il 50% di probabilità di successo. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 163 Sovra-investimento • Se la nuova strategia avrà successo, aumenterà il valore dell’attivo aziendale a 1.300. • Se la nuova strategia fallirà, il valore dell’attivo scenderà a 300. • Il valore atteso dell’attivo aziendale con la nuova strategia è di 800 – Gli azionisti beneficeranno di questa decisione? Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 164 82 Sovra-investimento • Problema di sovra-investimento – Quando un’impresa è in dissesto, gli azionisti possono guadagnare dal realizzare investimenti sufficientemente rischiosi, anche se hanno un VAN negativo. • Gli azionisti sono incentivati a investire in progetti rischiosi con VAN negativo, anche se un progetto con VAN negativo distrugge il valore dell’impresa nel suo insieme. – Anticipando questo comportamento scorretto, i detentori di titoli pagheranno meno per l’impresa all’inizio. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 165 Sotto-investimento • Si consideri ora che Tetra non realizzi la strategia rischiosa ma consideri invece un’opportunità di investimento che richiede un investimento iniziale di 100.000 e un flusso di cassa alla fine dell’anno di 150. • Si immagini che Tetra possa raccogliere 100 emettendo nuove azioni per realizzare l’investimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 166 83 Sotto-investimento • Quando un’impresa è in dissesto, può scegliere di non finanziare progetti a VAN positivo. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 167 Costi di agenzia: esempi Tra azionisti e creditori possono sorgere conflitti di interesse allorchè i primi pongono in essere comportamenti che potrebbero pregiudicare la tutela dei terzi creditori: • come? • Massimizzazione del pay out • Alienazione di assets • Aumento di fringe benefits • Assunzione di progetti di investimento rischiosi • Rinuncia ad investimenti profittevoli • Assunzione di nuovi debiti privilegiati rispetto ai precedenti • Incremento del leverage Contratti finanziari quale soluzione ai problemi di agenzia: • Covenants (vincoli) offerti ai creditori che limitano la discrezionalità degli azionisti • Garanzia sul debito • Obbligazioni convertibili Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 168 84 I livelli d’indebitamento nella pratica • La teoria del trade-off spiega come le imprese dovrebbero scegliere la loro struttura finanziaria per massimizzare il valore per gli azionisti attuali, ma questo potrebbe non coincidere con quello che le imprese fanno nella realtà. Asimmetria informativa Una situazione in cui le parti hanno informazioni diverse. Per esempio, quando i manager hanno più informazioni degli investitori sui flussi di cassa futuri dell’impresa. Principio di credibilità o teoria del segnale Il principio secondo cui le affermazioni che riguardano il proprio interesse sono credibili solo se sostenute da azioni che sarebbero troppo costose se tali affermazioni non fossero vere. “Le azioni contano di più delle parole”. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 169 Emissione di azioni e selezione avversa • Selezione avversa – L’idea che, quando compratori e venditori hanno informazioni diverse, la qualità media dei beni sul mercato sarà diversa dalla qualità media complessiva. • Lemons principle – Quando un venditore ha informazioni private sul valore di un certo bene, i compratori, a causa della selezione avversa, sconteranno il prezzo che sono disposti a pagare. • Un classico esempio di selezione avversa e di lemons principle è il mercato delle auto usate. – Se il venditore ha informazioni private sulla qualità dell’auto, il suo desiderio di vendere fa pensare che l’auto sia probabilmente di scarsa qualità. – I compratori, perciò, sono riluttanti a comprare, a meno che il prezzo non venga pesantemente scontato. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 170 85 Emissione di azioni e selezione avversa (continua) – I proprietari di automobili di alta qualità sono riluttanti a vendere perché sanno che i compratori penseranno che stanno “tirando un bidone” e offriranno solo un prezzo basso. – Come conseguenza di ciò, qualità e prezzi delle automobili vendute sul mercato dell’usato sono entrambi bassi. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 171 Emissione di azioni e selezione avversa (continua) • Lo stesso principio può essere applicato al mercato azionario. • Le imprese che emettono nuove azioni hanno informazioni private sulla qualità dei progetti futuri. – Tuttavia, per il lemons principle, i compratori sono riluttanti a credere nella valutazione dei nuovi progetti effettuata dal management dell’impresa e sono disposti ad acquistare le nuove azioni soltanto a prezzi molto ribassati. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 172 86 Emissione di azioni e selezione avversa (continua) • Il “problema del bidone” genera un costo per le imprese che devono raccogliere capitale dagli investitori per finanziare nuovi investimenti. – Se le imprese cercano di emettere azioni, gli investitori ne sconteranno il prezzo che saranno disposti a pagare per riflettere la possibilità che i manager siano al corrente di cattive notizie. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 173 Implicazioni sull’emissione di azioni • Il lemons principle implica direttamente che: – Il prezzo dell’azione scende quando viene annunciata un’emissione di azioni. – Il prezzo dell’azione tende ad aumentare prima che sia annunciata un’emissione di azioni. – Le aziende cercano di emettere azioni quando le asimmetrie informative sono al minimo, come avviene immediatamente dopo l’annuncio dei risultati economici. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 174 87 Implicazioni sulla struttura finanziaria • I manager che percepiscono che il capitale proprio dell’impresa è sottovalutato preferiranno finanziare i loro investimenti usando gli utili accantonati o l’indebitamento, piuttosto che il capitale proprio. – L’opposto di questa affermazione è anch’esso vero. I manager che percepiscono che il capitale proprio dell’impresa è sopravvalutato preferiranno finanziare i loro investimenti usando emissioni azionarie piuttosto che il debito o gli utili accantonati. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 175 Implicazioni sulla struttura finanziaria (continua) • Ipotesi dell’ordine di scelta (pecking order hypothesis) Idea sottostante = i manager preferiscono usare prima le riserve di utili, poi il debito e poi emettere nuove azioni solo come ultima risorsa. – Questa ipotesi non fornisce una previsione chiara riguardo la struttura finanziaria. Le imprese dovrebbero preferire, nell’ordine, gli utili accantonati, il debito e poi le azioni come fonti di finanziamento, ma gli utili accantonati sono di fatto una forma di finanziamento con capitale proprio. • Le imprese potrebbero avere un basso indebitamento o perché non sono in grado di emettere nuovo debito e devono finanziarsi con il capitale proprio, o perché hanno redditività sufficiente per finanziare tutti i loro investimenti utilizzando gli utili accantonati. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 176 88 Trade-off vantaggi/svantaggi debito Vantaggi del debito Svantaggi del debito Beneficio fiscale: aliquote più alte … costi fallimento: maggiore rischio benefici maggiori operativo … maggiore costo disciplina management: maggiore separazione tra manag e proprietà … costi agenzia: maggiore conflitti di maggiori benefici interesse … maggiore costo perdita flessibilità finanziaria futura: maggire l'incertezza sulle necessità finanziarie future … maggiore costo Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 177 Tratto da: Damodaran (2001), pag. 306. IPOTESI SULLA STRUTTURA FINANZIARIA OTTIMALE DELL’IMPRESA. Diverso trattamento fiscale degli interessi e dei dividendi “scudo fiscale” ∆ valore dell’impresa (+) Effetto del debito sulla probabilità e sulla dimensione delle difficoltà finanziarie; costi di agenzia Costo delle difficoltà finanziarie ∆ valore dell’impresa (-) Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 178 89 Valore dell’impresa Valore dell’impresa = Valore impresa unlevered + Valore attuale dello scudo fiscale – Valore attuale dei costi di dissesto finanziario, dei costi di agenzia, dei costi di perdita della flessibilità finanziaria Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 179 VALORE AZIENDALE Valore di mercato dell’impresa Massimo valore dell’impresa Costi del dissesto VA del beneficio fiscale del debito Valore dell’impresa soggetta all’effetto leva finanziaria Valore dell’impresa non soggetta all’effetto leva finanziaria Rapporto di indebitamento ottimale Debito Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 180 90 Modello trade-off statico Il livello di indebitamento ottimale si realizza quando il wacc assume il valore minimo r rE WACC Max valore rD D V D/V* Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 181 Valore impresa e indebitamento (FCU=150) D/D+E rE 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 10,00% 10,50% 10,70% 11,00% 11,50% 12,00% 12,50% 15,00% 18,00% 20,00% rD netto wacc valore impresa 5,00% 10,00% 1.500,00 5,40% 9,99% 1.501,50 6,00% 9,76% 1.536,89 6,80% 9,74% 1.540,04 7,50% 9,90% 1.515,15 8,25% 10,13% 1.481,48 9,00% 10,40% 1.442,31 9,60% 11,22% 1.336,90 10,50% 12,00% 1.250,00 12,00% 12,80% 1.171,88 costo struttura finanziaria 25,00% 20,00% 15,00% 10,00% 5,00% 0,00% 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 D/D+E rE rDdegli nettoStudi wacc Prof. Piatti: Università di Bergamo 182 91 IPOTESI SULLA STRUTTURA FINANZIARIA OTTIMALE DELL’IMPRESA Teoria del trade-off della struttura finanziaria La combinazione ottima D/MP può variare da impresa a impresa imprese con attivi di natura reale, a basso rischio e con flussi di utili tassabili ampi imprese con attivi di natura intangibile, ad alto rischio e con flussi di utili tassabili esigui D/MP D/MP Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 183 Variabili che influenzano il livello di indebitamento Variabile effetto atteso sull'indice di indebitamento ottimale aliquota d'imposta marginale + alta…+ indebitamento separazione propietà e management maggiore separazione..+ indebitamento variabilità flussi cassa operativi + varaibilità …- indebitamento costi agenzia e difficoltà di monitoraggio + difficoltà …-indebitamento bisogno di flessibilità + alto… - indebitamento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 184 Tratto da: Damodaran (2001), pag. 315. 92 Evidenza empirica Bradley, Jarrel, Kim (1984) hanno osservato che l’indice di indebitamento: 1. È negativamente correlato alla volatilità dei redditi op. 2. Positivametne correlato agli scudi fiscali diversi dal debito 3. Negativamente correlato a spese pubblicità, ricerca e sviluppo (proxy costi di agenzia) Altro test consiste nell’analizzare gli indici di indebitmento delle imprese fra i vari settori Altro test consiste nell’esaminare la reazione dei prezzi azionari a fronte di variazioni di leva finanziaria (non coerente con l’esistenza di una struttura finanziaria ottimale) Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 185 Struttura finanziaria ottimale: realtà empirica • • • • • • • • La realtà empirica spesso contrasta con i modelli teorici: a) le strutture finanziarie sono diverse da stato a stato B) ci sono differenze tra settori merceologici C) il leverage è inversamente collegato alla redditività (+ reddit –leverage) D) le imposte influenzano il leverage E) il leverage è inversamente proporzionale ai costi di dissesto F) la composizione dell’azionariato influenza il leverage G) le imprese tendono ad avere un livello desiderato di leverage Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 186 93 IPOTESI SULLA STRUTTURA FINANZIARIA OTTIMALE DELL’IMPRESA Tuttavia … perché molte imprese tra le più prospere, tendono ad operare con meno/senza debito? “pecking order theory”: un ordine di preferenza caratteristico nella copertura del fabbisogno finanziario • • • • Gli utili non distribuiti sono la fonte preferita Fra le fonti esterne prevale il debito Fra il debito prevale quello ordinario rispetto a quello converitibile La ragione della non emissione di nuove azioni è quella di evitare l’effetto “diluizione” • Giustificazioni della teoria in base all’asimmetria informativa tra impresa e mercato Il management preferisce ricorrere agli utili non distribuiti perché ciò consentirebbe di effettuare scelte di investimento sulla base del merito dei progetti a prescindere da come il mercato sta valutando i titoli In caso di emissione di nuovi titoli il mercato reagisce con un riduzione delle quotazioni Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 187 esemplificazione La FAR spa sta analizzando la struttura finanziaria alla ricerca del livello di indebitamento ottimale. Il beta unlevered è pari a 1,5, il risk free è 9%; il premio per il rischio (rm –rf) è pari al 5,5%. Il valore unlevered dell’impresa è 20.000. l’aliquota fiscale è pari al 40%. Qual è l’indice di indebitamento ottimale data la seguente struttura dei tassi sul debito? (Per semplicità si ponga Beta debt = 0) D/D+E 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% rating AAA AAA AAA BBB BBB BBB CCC CC C D rD netto 10,00% 10,50% 11,00% 12,00% 13,00% 14,00% 16,00% 18,00% 20,00% 25,00% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 188 94 soluzione D/D+E 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% β El rating AAA AAA AAA BBB BBB BBB CCC CC C D rD netto Beta lev rE 10,00% 1,50 10,50% 1,60 11,00% 1,73 12,00% 1,89 13,00% 2,10 14,00% 2,40 16,00% 2,85 18,00% 3,60 20,00% 5,10 25,00% 9,60 D = β U * 1 + (1 − tc ) E 17,25% 17,80% 18,49% 19,37% 20,55% 22,20% 24,68% 28,80% 37,05% 61,80% wacc 17,25% 16,65% 16,11% 15,72% 15,45% 15,30% 15,63% 16,20% 17,01% 19,68% rEl = r f + β El (rm − r f Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo ) 189 Interazione investimenti finanziamenti Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 190 95 Capital budgeting impresa indebitata Date le condizioni di MM Il valore dell’impresa è indipendente dalla struttura finanziaria Vale pertanto il principio di separazione Decisioni di investimento Decisioni di finanziamento Nella realtà, come esaminato nelle slides precedenti, esiste un’interazione tra investimenti e finanziamenti Infatti è possibile che progetti rifiutati da un’impresa senza debiti vengano accettati da un’impresa indebitata Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 191 Criteri di scelta • Poiché nella realtà non valgono le ipotesi restrittive dentro le quali sono valide le proposizioni di MM, occorre considerare insieme investimenti e finanziamenti. • • • • Al riguardo si possono applicare 3 criteri di scelta: Criterio VAM (valore attuale modificato) Criterio del WACC Criterio dei flussi agli azionisti Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 192 96 Criterio VAM WL = VAM = WU + VANF – VAN costi fall/agenzia VAMn = WU – I0 + VANF – VAN costi fall/agenzia Valore attuale del progetto come se fosse finanziato solo da equity (unlevered) Siamo interessati solo ai flussi di cassa operativi generati dall’investimento (flussi unlevered). Tali flussi saranno scontati al rA =rEu Valore attuale netto del finanziamento riconducibile a: 1. scudo fiscale relativo agli oneri finanziaria e all’ammortamento di altri costi di emissione del debito 2. costi di emissione 3. finanziamento a tassi agevolati Tale tecnica consente di evidenziare e valutare tutti i possibili effetti non solo gli scudi fiscali Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 193 Criterio WACC n WL = ∑ t =1 CFt unlevered (1 + rWACC ) t = CF unlevered perpetuity rWACC In questo caso si tratta di attualizzare gli stessi flussi di cassa del metodo VAM (ossia il flussi di cassa generati dal progetto come se fossero all-equity financed) al tasso WACC. La struttura finanziaria in tal caso viene implicitamente considerata nel tasso. Esso infatti esprime il costo medio ponderato del capitale, associato ad una struttura finanziaria target che si intende matenere o raggiungere. È da precisare che tale metodo è conveniente solo nel caso di scudo fiscale del debito. Limiti •Non consente di evidenziare separatamente i risparmi fiscali; •Ipotizza che il livello di indebitamento rimanga costante e sempre riferibile alla struttura target; •Il D/E deve essere determinato sulla base del valore di mercato ossia sulla base proprio del valore che si vuole determinare. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 194 97 Criterio WACC: rischio di progetto e rischio di impresa Molte imprese utilizzano il WACC dell’impresa anche per attualizzare i flussi di cassa dei singoli progetti di investimento. Ciò è accettabile: Solo se il rischio del progetto è simile a quello dell’impresa che lo finanzia In caso contrario occorre valutare il progetto applicando il costo del capitale ad esso riferibile. QUINDI SI DOVRA’ DETERMINARE UN WACC DI PROGETTO Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 195 esemplificazione L’azienda alfa ha una struttura finanziaria target in cui D/W = 35%. Immaginando un tasso risk free del 7%, un beda del debito=0 un costo del debito del 7% un rendimento del mercato del 17%, un’aliquota fiscale del 50% ed un beta equity dello 0,56. Determinare: a) Re (12,6%) b) 2 wacc (9,41%) c) Ra (11,41%9 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 196 98 Esemplificazione … continua… L’azienda alfa sta valutando un investimento che ha un beta asset di 1,2 finanziato con la struttura target dell’impresa. Determinare: a) L’re del progetto (22,2%) b) l’wacc del progetto (15,675%) Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 197 Criterio degli azionisti Quando si usa? a) Quando il piano dei flussi di cassa evidenzia rapporti di indebitamento diversi dalla struttura target; b) Quando non esiste una struttura finanziaria target c) Quando il progetto rientra nella tecnica del projet financing n V EL = ∑ t =1 CFt levered (1 + rEL ) t = CF levered perpetuity rEL In questo caso si tratta di attualizzare i flussi di cassa di pertinenza degli azionisti, pertanto al netto non solo delle imposte ma anche dei flussi di cassa legati al servizio del debito (oneri finanziari e rimborso della quota capitale). Tale flusso sarà attualizzato al tasso richiesto dagli azionisti rEL Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 198 99 Esemplificazione n. 1 L’azienda gamma vuole intraprendere un nuovo investimento che richiede un esborso di 30.000 con rischio e struttura finanziaria diversi rispetto all’azienda stessa. Valori stimati del progetto: 1. Flussi di cassa incrementali al lordo di imposte ed oneri finanziari per 5500 perpetui 2. aliquota fiscale 40% 3. rendimento atteso dell’investimento 12% 4. costo atteso del debito 5% IPOTESI DI debito 1a. Il debito finanzia il 40% del valore di mercato del progetto 1b. Il debito finanzia il 40% dell’investimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 199 Esemplificazione n. 2 Si consideri il caso di un investimento effettuato da un’impresa indebitata, che ha le seguenti caratteristiche: 1. investimento iniziale 100.000, flusso di cassa operativo perpetuo al lordo imposte 28.000 2. aliquota fiscale 36% 3. rendimento atteso del progetto 15%. Si determini il valore del progetto nelle seguenti ipotesi: a) progetto finanziato solo da equity b) l’investimento è finanziato da un aumento di capitale attraverso un’offerta pubblica. Gli intermediari finanziari incaricati chiedono una commissione del 4% del controvalore dell’offerta (si consideri la commissione tutto costo esercizio) c) il progetto viene finanziato per 1/3 con mutuo bancario al tasso del 9% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 200 100 Esemplificazione n. 3 La Betra sta considerando un progetto dal costo di 18.000 della durata di 3 anni ammortizzabile a quote costanti. Si stimano inoltre i seguenti dati: 1. ricavi operativi monetari incrementali pari a 20000 annui e costi operativi monetari di 9000 annui; 2. aliquota fiscale del 40% costo del debito 6% e costo del capitale azionario unlevered 12% Determinare il valore del progetto nelle seguenti ipotesi: A) l’investimento è finanziato interamente da equity (si consideri l’attualizzazione dello scudo fiscale dell’ammortamento al tasso del debito del 6%); B) è finanziato per 9000 da un mutuo della durata di 3 anni che richiede costi di emissione per 300 ammortizzabili a quote costanti C) è finanziato per 9000 da un mutuo a tasso agevolato del 4% Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 201 Punto di vista dei beta: rimando β A = β Eu = β El * E D + β D (1 − tc ) * E + D(1 − tc ) E + D(1 − tc ) 1. se β D = 0 → β A = β Eu = β El D 1 + (1 − tc ) E β El E 1a. con tc = 0 β Eu = = β El * D E+D 1+ E D da cui : β El = β Eu * 1 + (1 − tc ) E → β A < β El 2. se β D > 0 → β El = β Eu + (β Eu − β D )(1 − tc ) NB = β A = β Eu Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo D E 202 101 Esemplificazione n. 4 Le imprese alfa e gamma hanno un beta unlevered identico pari a 1,2. Le strutture finanziarie delle 2 imprese, a valore di mercato, sono: Alfa: debito 1000; equity 1500; Gamma: debito 1500, equity 1000. Il rendimento atteso del mercato è pari al 12,75%, il tasso risk free è del 4,25% e l’aliquota fiscale è del 35%, beta debito =0. Si determini: 1. il beta equity levered dell’impresa alfa e gamma; 2. Il tasso di rendimento richiesto dagli azionisti delle 2 società 3. Il valore dell’impresa alfa e gamma nell’ipotesi di finanziamento integrale con equity 4. Il tasso di rendimento delle attività 5. Il wacc delle imprese Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 203 Cenni alla valutazione delle aziende con il metodo finanziario Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 204 102 Valutazione dell’impresa con il metodo finanziario • Tale tipo di valutazione, particolarmente utilizzata nel mondo anglosassone, è opportuno quando: • A) la capacità dell’azienda di generare un cash flow per gli investitori è sensibilmente diversa rispetto alla sua capacità di produrre reddito; • B) le previsioni sui flussi di cassa siano formulabili con un sufficiente grado di credibilità e siano dimostrabili Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 205 Quali flussi di cassa attualizzare? • • • Esistono 2 criteri O i flussi di cassa operativi generati dall’impresa (unlevered) ed in tal caso si utilizzerà quale tasso di attualizzazione il WACC O i flussi di cassa agli azionisti (levered) attualizzati al costo del capitale azionario n VL = ∑ t =1 CFt unlevered (1 + rWACC ) t + VR n V EL = ∑ CFt levered t t =1 (1 + rEL ) Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo + VR 206 103 Valore residuo • È il risultato dell’attualizzazione del valore attribuito al capitale dell’impresa al momento n (prima del quale i flussi di cassa erano stimati analiticamente) • Sono possibili numerose modalità per stimare il valore residuo, la più semplice è: • VR= utile * P/E Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 207 Esemplificazione n. 5 • Dovete stimare il capitale azionario della spa alfa note le seguenti informazioni: • Flussi di CCNO al netto imposte (5 anni): 7000; 5000;500; 6000;10.000 • Variazione CCNO (5 qnni): -400;-200;700; 800; 0 • Investimenti al netto disinvestimenti: (5 anni): 300; -200; 600; 400; 400 • Valore residuo 23.800; • L’impresa ha un debito di 18000 che si ritiene permanente con aliquota fiscale del 22% • Tasso Risk free 6%, rendimento del mercato 13% • Il beta delle azioni è pari a 1,12; se l’impresa fosse priva di debito il beta sarebbe pari a 0,87 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 208 104 Ulteriori esempi Analisi di progetti di investimento Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 209 Esemplificazione n. 6 L’impresa Progettin sta considerando la possibilità di introdurre sul mercato una linea innovativa di prodotti per lo studio dei quali si sono sostenute spese per 10.000 euro. Per la produzione si prevede di utilizzare la struttura aziendale saturandone la capacità produttiva. Il direttore finanziario stima i seguenti dati per 3 anni: (vedere lucido successivo) • Gli investimenti iniziali per il lancio del prodotto sono pari a 45.000 ammortizzabili in 3 anni alla fine dei quali il valore di realizzo del progetto è trascurabile. L’aliquota fiscale è del 50% • Nell’ipotesi di essere al 31/12/2003, determinare: • a) La convenienza economica del progetto nell’ipotesi esso sia all-equity financed. Al riguardo si considerino le seguenti informazioni: il tasso di interesse risk free è 3%, il rendimento di mercato è del 10%, il beta equity medio del settore in cui l’impresa opera è 1,6 con un rapporto medio del settore Debiti /Equity del settore di 1,5. Si consideri, inoltre, che il rischio del progetto è equiparabile al rischio medio delle attività del settore di cui l’impresa è parte; il rischio del debito del settore è nullo; • b) La convenienza economica del progetto ipotizzando che l’investimento sia finanziato da un mutuo a tasso agevolato di 18.000 euro da rimborsare a quote costanti alla fine di ogni anno di vita del progetto con un costo del debito del 3%. Anche gli interessi sono pagati alla fine di ogni anno. Si consideri, inoltre, che il tasso di interesse di mercato per prestiti di uguale rischio è pari al 4,5%. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 210 105 Esemplificazione n. 6… continua 2003 2004 2005 2006 Ricavi monetari operativi 35.000 50.000 70.000 Costi monetari operativi 12.000 18.000 35.000 Oneri finanziari 270 180 90 8.000 10.000 15.000 CCNO senso stretto 0 Investimenti 45.000 Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 211 ESEMPLIFICAZIONE N. 7 La società Espansion sta valutando l’opportunità di realizzare un progetto che prevede la costruzione di un nuovo capannone attrezzato con strumentazione tecnologicamente avanzata. Al riguardo la direzione della società presenta le seguenti stime: vita utile del progetto 4 anni ammortizzato a quote costanti; costo del progetto 1.600 Ml da pagare in due rate all’anno 0 e alla fine del primo anno; ricavi monetari 650 ml annui, costi monetari 150 ml annui; per la valutazione della convenienza economica del progetto si sono già spesi 200 ml per consulenze richieste; la struttura finanziaria della Espansion è formata da debiti bancari per il 40% al tasso lordo del 3,6%, e da equity per il 60% con costo da stimare; tale struttura finanziaria si intende valida anche per il progetto di investimento il beta unlevered è pari a 1,25, il risk free rate è del 2% ed il rendimento atteso del mercato è del 10%; il beta del debito è pari a 0,2, l’aliquota fiscale è del 40% e la variazione del CCNO è trascurabile. Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 212 106 • • ESEMPLIFICAZIONE N. 8 La spa Oregon presenta la seguente situazione patrimoniale e le relative informazioni: attivo att fisso attivo corr Cap investito Debito Equity W cont 4000 1000 5000 2500 2500 rating debito tasso nom debito rendim eff beta lev tasso risk free aliq imposta rendim mercato AA 10,00% 12,00% 1,2 8% 0,4 13,50% W merc 6000 2000 4000 calcolare il rapporto D/E contabile e di mercato. calcolare il wacc dell’impresa. calcolare il beta asset dell’impresa si supponga che la Oregon stia per decidere circa la realizzazione di un progetto di investimento i cui dati sono i seguenti (si ipotizzi altresì che eventuali dati mancanti siano nulli e tutti i flussi siano perpetui): Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo previsioni progetto investimento iniz ammort EBIT int passivi red ante impos imposte RE 213 100 5 20 4 16 6,4 9,6 • Il progetto sarà finanziato con lo stesso rapporto D/E dell’impresa e avrà durata illimitata. • valutare il progetto con la logica del capitale investito Prof. Piatti: Università degli Studi di Bergamo 214 107