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Raffaele Paier
Il Pavimento della Basilica di San Marco
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Raffaele Paier
Simboli e misteri nelle geometrie
del
Pavimento di San Marco
a Venezia
svelati alla luce della Dottrina e della Tradizione della Chiesa:
un contributo alla lettura dei sectili marciani.
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In copertina:
Eliografia di N. Moretti del 1882 che si
trova nel locale della cattedrale
denominato “Fabbriceria”.Tutti i disegni
dei pavimenti sono stati tratti da questo
lavoro. In alcuni casi si è ricorso al
rilievo fotogrammetrico del pavimento
della Cattedrale.Tutto questo materiale
è stato pubblicato per gentile
concessione della Procuratoria della
Basilica di San Marco,Venezia.
Tutti i disegni al tratto dei mosaici delle
cupole, degli arconi e delle pareti della
chiesa sono stati eseguiti da Marco
Barbini al quale va il mio più vivo
ringraziamento per l’impegno e la
maestria profusa.Alcuni particolari sono
stati curati da Veronica e Gioele Paier.
Tutti gli altri disegni esemplificativi
invece, sono stati tratti da lavori dei
quali ho sempre evidenziato l’autore ed
il titolo, tranne che per quelli già
presenti nell’elenco dei libri più citati,
alla fine del volume, per i quali è stata
riportata solo la sigla.
Le assonometrie sono state curate
dall’arch. Giorgio Candus, che ringrazio
vivamente per la chiarezza con la quale
ha realizzato quanto io confusamente gli
esponevo.
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A mia moglie Mariolina
ed ai miei figli
Enrico, Veronica, Gioele,
Sarah, Simone, Michele
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Sommario
Prefazione
IX
Introduzione
XI
Parte prima - PERCORSO DI CRISTO
Capitolo 1
Atrio ovest: i due popoli
1
Capitolo 2
Atrio nord: la genealogia di Cristo
39
Capitolo 3
Transetto nord: l’Incarnazione
71
Capitolo 4
Arcone nord della crociera: l’inizio della predicazione di Gesù
105
Capitolo 5
Cupola dell’Ascensione: il Mare ed i quattro fiumi dell’Eden
119
Capitolo 6
Arcone sud della crociera: la Gerusalemme celeste
135
Capitolo 7
Transetto sud: la Gerusalemme terrena luogo di pellegrinaggio
147
Capitolo 8
Il Battistero: gli Angeli del Battesimo
191
Capitolo 9
Cappella Zen: i leoni stilofori
209
Parte seconda - PERCORSO DELL’UOMO
Capitolo 10
Atrio ovest: la chiesa madre
219
Capitolo 11
Arcone dell’Apocalisse: la chiesa torre
227
Capitolo 12
Cupola della Pentecoste: la chiesa nave
237
Capitolo 13
Arcone ovest e Cupola dell’Ascensione: la morte e la rinascita
255
Capitolo 14
Cupola dell’Emmanuele: la montagna sacra
269
Capitolo 15
La Facciata ovest: una sintesi singolare
289
Sigle ed abbreviazioni
308
Bibliografia
309
Indice analitico
313
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IX
Prefazione
Sono passati degli anni da quando il dott. Paier mi venne a consultare sulla simbologia cristiana.
Con lo studio appassionato del
volume di Emanuele Testa, Il simbolismo dei giudeo-cristiani, nella ristampa Jerusalem 1981, egli iniziò una
serie di letture di monografie e di
fonti, che via via si focalizzarono
sulla simbologia medievale.
Fin dalle prime battute di questo
rapporto interdisciplinare, fummo
colpiti dall’importanza che poteva
avere un’attenzione per la simbologia, opportunamente mirata allo studio della chiesa di San Marco.
In modo geniale Paier aveva intuito l’importanza del pavimento, il suo
rapporto con la struttura della basilica e con il rivestimento musivo; e
voleva portare avanti tale ipotesi.
Seppe far tesoro ed arricchire le indicazioni ricevute. In visite successive
al monumento, in cui ci guidò con
esperti e studiosi, mi accorsi che egli,
da anni guida di professione, usava
con crescente maestria simboli ed
immagini (quali mammelle, latte,
mare, pozzo...) che sono familiari a
chi s’interessa di Scrittura e di Padri
della Chiesa, ma che normalmente
non vengono chiamati in causa per la
spiegazione del monumento.
Attraverso questa via appariva che la
decorazione musiva, il pavimento e la
stessa struttura architettonica nascondevano valenze e contenuti di
tradizione cristiana, di cui si è perduto il ricordo ed il senso.
La ricerca, quindi, con la sua
attenzione alla simbologia, considerata nell’ambito specifico in cui risulta
utilizzata, cioè nella tradizione vivente della Chiesa, viene a colmare lacune che altri lavori, pur corretti se considerati secondo il loro modo di concepire il rigore storico-critico, hanno
lasciato aperte. Inoltre, man mano
che il discorso procedeva, risultavano chiariti doppioni nella decorazione ormai ritenuti inspiegabili; contraddizioni ed apparenti incongruenze, che nei grandi lavori sulla basilica
erano rimasti insoluti.
L’arte cristiana s’annodava così o
forse diveniva anche storia del cristianesimo: la bellezza maestosa
appariva come fatto estetico caratteristico, proprio perché considerata
anche come voluta epifania della
fede cristiana.
Come infatti l’arte non può ignorare la storia, così lo studio di questo
monumento non può trascurare la
luce della fede di una realtà cristiana
in cui la basilica è nata e si è sviluppata. Essere critici e rigorosi vuol dire
anche non ignorare quest’inserimento nella tradizione vivente e perenne
della Chiesa, che permea la singolare
bellezza del monumento con una
caratterizzazione particolare.
Così la possibilità di fruizione estetica del monumento trova nel presente lavoro l’avvio di un contributo originale che la pur ricca bibliografia
sulla basilica ancora non possedeva.
E si apre pure la possibilità di un’in-
terpretazione del valore del pavimento finora sconosciuta; non c’è
dubbio infatti che gli accenni che si
cominciano ad incontrare negli studi
recenti, anche se non lo riportano, si
rifanno alla felice tesi di Paier.
Il lavoro si coniuga in due aspetti, con caratura e possibilità di utilizzazione diverse. Il primo è costituito
dallo studio della singolare corrispondenza fra pavimento, mosaici ed
architettura, che dopo la ricerca che
presentiamo si può considerare
come una tesi avviata e strutturata. Il
secondo aspetto consiste nell’interpretazione del monumento suggerita, attraverso l’indicazione di vari itinerari: dalla cupola della creazione
attraverso tutto l’atrio e quindi, all’interno della chiesa per il braccio che
va da nord a sud fino al battistero (I°
itinerario); e da quest’ultimo attraverso l’ingresso principale, lungo una
serie di momenti illustrati sempre
con efficacia dai mosaici e dalla corrispondente pavimentazione alla gloria del Paradiso rappresentata dalla
pala d’oro (2° itinerario).
Questo secondo aspetto, nei due
itinerari enucleati dall’autore, offre
un insieme di suggerimenti interpretativi, che intendono guidare il visitatore in un articolarsi di percorsi d’istruzione, di catechesi e quindi di iniziazione cristiana.
Essi sono frutto di una familiarità veramente notevole col monumento e di
una sensibilità per le espressioni della
fede cristiana del tipo della basilica.
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X
La “Bibbia dei poveri”, come
vennnero indicate le raffigurazioni
musive surrogate dal complemento
importante della pavimentazione, in
base a queste indicazioni può essere
indicata come “Bibbia dei piccoli”,
cioè di quelli che si lasciano guidare e
condurre. Non tanto o non solo degli
sprovveduti, ma dei cristiani, dei piccoli appunto, che vogliono diventare
sempre più adulti nella fede.
Proposta interessante dunque
anche quella fornita da questo secondo aspetto. Si tratta di un’interpretazione più impegnata, rispetto al
momento precedente, ma non meno
suggestiva; edificante nel senso paolino, cioè particolarmente idonea ad
alimentare la fede, ma aperta e problematica nei suoi dettagli e per
quanto riguarda lo spessore critico
del discorso considerato nel suo
insieme.
Essa, tra l’altro, apre l’adito all’enigma non ancora chiarito dell’effettiva utilizzazione, e quindi dell’effettivo significato di questa decorazione,
musiva e pavimentale, di tale monumento che, a partire dal tempo in cui
la decorazione sorse e venne ammirata, fu nel corso della storia di
Venezia cappella ducale, santuario,
chiesa di riferimento, basilica.
In essa solo al tramonto della repubblica di Venezia (e precisamente dal
1806) vi venne trasferita la sede
patriarcale da S. Pietro di Castello.
Cioè da quando venne meno il binomio tra potere spirituale e potere
secolare, le cui espressioni chiesa di
S. Marco e Palazzo ducale erano
ambedue straordinariamente ricche
e sontuose; e forse in origine armonicamente e fraternamente congiunte.
Il senso vero di questo abbinamento,
ed il valore in esso della chiesa di
S. Marco, può ricevere da questa
interpretazione nuovi incentivi e
nuove sollecitazioni.
Di fronte a questo sviluppo musivo e pavimentale, radicato in una tradizione vivente, simbolicamente rappresentata, e che ha la Scrittura come
fonte per eccellenza, anche se non
esclusiva; di fronte a questo sviluppo
espresso con indubbie e forti valenze
per la catechesi e l’iniziazione cristiana resta infatti aperta una domanda:
perché tale sviluppo, con le sue caratteristiche singolari ed insieme peculiari, non avvenne nella cattedrale, ma
nella chiesa di S.Marco gemella del
Palazzo ducale? Rispondere ad una
simile domanda vorrebbe dire anche
chiarire il posto e la funzione effettiva che ebbe la forza di epifania della
fede della ricca decorazione della
chiesa, in tutte le sue espressioni, fin
dagli anni in cui cominciò ad essere
programmata ed attuata. Certo il
ruolo centrale che ben presto assunse nello stato veneziano rendono
comprensibile l’importanza che
venne ad avere. Nondimeno la
domanda resta aperta ed interessante.
L’attenzione, dunque, per il significato della decorazione del pavimento in rapporto alla decorazione
musiva ed alla struttura architettoni-
ca richiama o addirittura aggiunge
problemi di vasta portata.
Comunque quanto s’è detto non
deve far dimenticare la funzione primaria del presente lavoro, che va
considerato innanzitutto come una
guida di tipo particolare; guida preziosa in quanto offre la possibilità di
un approccio e di una esplorazione
di aspetti tanto suggestivi della chiesa di San Marco.
Prof. Gianfranco Ferrarese
(Università Ca’ Foscari di Venezia)
Venezia 1997