Settembre Musica Torino Milano Festival Internazionale della Musica 05_ 23 settembre 2012 Sesta edizione Milano Università degli Studi Aula Magna Musica e cervello Mozart e la sindrome di Tourette Giornata di studio Martedì 11.IX.12 ore 14, 17, 17.30 e 21 Ghislieri Choir Giulio Prandi direttore Alessandro Marangoni pianoforte ° 16 Orchestra Cantelli Mattia Rondelli direttore I solisti di Ghislieri Choir Mozart In collaborazione con Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta Università degli Studi di Milano Università LUdeS, Lugano Orchestra Cantelli Brain & Music Perché riproporre l’argomento Brain & Music dopo un analogo evento nell’edizione di MITO 2010? Perché Mozart dopo Ravel? La musica è la produzione matematica dell’attività neuronale, cioè delle cellule che costituiscono gran parte del cervello, e delle connessioni tra suono pensato e suono udito, tra l’armonia di attività sinaptica, cioè dei contatti tra le cellule nervose, e l’armonia delle note musicali. La musica è percepita dal neonato fin dal suo arrivo nel mondo esterno ed è inserita nella vita quotidiana dell’adulto; è parte della cultura generale (o raffinata) di ogni individuo adulto. Con le tecniche di imaging del cervello, con l’utilizzo specifico della Risonanza Magnetica Funzionale, è oggi possibile eseguire un’analisi molto semplice ma precisa dei meccanismi biologici che sottendono le funzioni motorie, la gestualità, le funzioni della parola, che possono essere ‘visti’ e studiati in modo dinamico, cioè nel loro divenire nel tempo, permettendoci perciò di osservare l’attività e la funzionalità del cervello. Questo è particolarmente vero per la Musica, percepita, composta e eseguita. L’imaging ci permette di studiare i rapporti delle varie strutture cerebrali dedicate alla percezione dei suoni, stocastici, finalizzati o strutturati nelle composizioni musicali. Ci permette di indagare la diversità tra il compositore e lo spettatore tra la musica ‘pensata’ e quella ‘udita’. Perché Mozart Mozart ci consente di riflettere sul rapporto tra arte musicale, struttura del cervello e struttura della personalità cercando di capire anche come certe esperienze universali di musica, di sentimenti, e di variabilità personali restino di attualità ‘sconcertante’ malgrado il trascorrere del tempo... Mozart è un genio musicale, un artista capace di una produzione musicale eccelsa ma anche un individuo che ha avuto un’infanzia e un’adolescenza difficile e tribolata, scandita da un padre padrone esigente e interessato, che ha avuto una vita da adulto difficile e molto breve; anche per i tempi in cui ha vissuto, Mozart è stato un soggetto con un carattere esuberante ma bizzarro, intollerante alle imposizioni culturali e mondane dei suoi ma anche nostri tempi, poco rispettoso delle formalità e delle gerarchie ma incline a grandi e produttive amicizie e affetti. Questa persona creativa e geniale, come ogni artista di rango, che ci affascina cosi tanto, era solo un creativo intemperante? Il suo carattere era solo quello di un artista capace di originalità squisite, o anche la risposta a sofferenze psicologiche della sua vita di fanciullo e di adolescente? Questi sono i temi di discussione dell’evento di oggi, diviso in due sezioni, alle quali si alterneranno concerti con musiche di Mozart. Giovanni Broggi Musica e cervello Mozart e la sindrome di Tourette ore 14 Perché ancora una giornata su musica e cervello, perché Mozart Introducono Francesco Micheli e Giovanni Broggi Ivano Dones I rapporti storici e scientifici tra musica e cervell Mauro Porta Mozart: la sua vita e il suo comportamento Marco Riva Principi della Risonanza Magnetica Funzionale Ludovico Minati Meccanismi della percezione musicale: dai suoni alla melodia Elvira Brattico Differenze cerebrali tra musicisti e non: dall’anatomia alla funzione e ritorno Giuseppe Scotti Musica e cervello: dall’adulto al bambino ore 17 Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Allegro in si bemolle KV 3 Minuetto n. 12 KV 176 «Leck mich im Arsch» canone a 6 voci KV 231 (1782) 2 min. ca Tema in fa con cinque variazioni KV 138a «O du eselhafter Peierl!» canone a 4 voci KV 560a (1788) 3 min. ca Minuetto e trio n. 15 KV 176 «Leck mir den Arsch fein recht schön sauber» canone a 3 voci KV 233 (1782) 2 min. ca Kontretänze für Johann Rudolf Graz Czernin n. 1 e 2 KV 269b «O du eselhafter Martin» canone a 4 voci KV 560 (1788) 3 min. ca Due variazioni in La sopra l’aria «Come un agnello» dall’opera Fra i due litiganti (G. Sarti) K 460 «Bona nox! bist a rechta Ox» canone a 4 voci KV 561 (1788) 2 min. ca Ghislieri Choir Giulio Prandi, direttore Alessandro Marangoni, pianoforte Gli accompagnamenti dei canoni al pianoforte sono improvvisati da Alessandro Marangoni ore 17.30 La musica e la mente di Mozart Mauro Porta Quando può essere fatta una diagnosi della sindrome di Tourette? Enzo Restagno L’evoluzione della produzione musicale di Mozart Cesare Fertonani Mozart e Da Ponte Leo Nahon La dolcezza e l’oscenità compulsiva Vincenzo Cerami La sindrome di Tourette è una malattia??? ore 21 Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Das Bandel4 min. ca terzetto in sol maggiore KV 441 (1783) Ein musikalischer Spass scherzo musicale in fa maggiore KV 522 (1787) 22 min. ca Allegro Minuetto (Maestoso) – trio Adagio cantabile Presto Serenata notturna in re maggiore KV 239 (1776) 14 min. ca Marcia – Maestoso Minuetto Rondò Eine kleine Nachtmusik serenata in sol maggiore KV 525 (1787) Allegro Romance (andante) Minuetto (allegretto) Rondò (allegro) Orchestra Cantelli Mattia Rondelli, direttore I solisti di Ghislieri Choir Karin Selva, soprano Alessio Tosi, tenore Marco Bussi, basso 18 min. ca Ivano Dones I rapporti storici e scientifici tra musica e cervello Dal momento che il nostro cervello e i nostri organi di senso prendono forma durante la vita fetale, il primo suono che percepiamo é quello del battito cardiaco di nostra madre. A questo si aggiunge poi la percezione del suono della sua voce. È perciò verosimile pensare che questi suoni siano il nostro primo imprinting musicale, il primo relativo al ritmo e il secondo relativo alla melodia. Ricordiamo che è solo il nostro cervello che decide in seguito se le vibrazioni provenienti dall’esterno (onde acustiche) sono parole, musica o rumori. Questo è il terreno sul quale si svilupperà la nostra esperienza di ascoltatori di musica e, per i più fortunati, di compositori di musica. Nel nostro cervello pare vi siano aree distinte per la percezione del ritmo e per la percezione della melodia. Stiamo parlando sempre di percezione e non di elaborazione poiché questa, possiamo dire, ci è ancora ignota. Non sappiamo, a esempio, perché accanto alle ragioni correlate al vissuto di ciascun individuo, un certo tipo di musica susciti emozioni in una persona mentre per un’altra sia totalmente priva di coinvolgimento. La ricerca scientifica sta cercando di studiare anche questi fenomeni. Quel che si può dire al momento, è che unitamente ai fattori ambientali, sembra agire una matrice genetica riferibile ai nostri gusti musicali. L’intervento prova a tracciare un quadro dei molteplici indirizzi delle ricerche nel campo della neurofisiologia e neuropsicologia applicata ai fenomeni sonori e musicali. Mauro Porta Mozart: la sua vita e il suo comportamento Wolfgang Amadeus Mozart: cioè colui che ha il passo da lupo (Wolfgang), devoto a Dio, con un cognome svevo. Il padre nasce ad Augusta, in Svevia; mentre la madre ebbe i natali non lontano da Salisburgo dove papà Leopold svolgeva un’attività di musicista stipendiato alla corte del Principe-Vescovo. I 35 anni che Mozart visse li attraversò davvero col passo spedito che il nome presagiva: Mozart ebbe contatti formativi con i più grandi musicisti dell’epoca, da Gluck ad Haydn, da Johann Christian Bach al bolognese Padre Martini, facendo tappe nelle città europee più prestigiose che lo portarono a lunghi soggiorni in Italia, a Parigi, a Londra e soprattutto a Vienna e in Germania. È a Mozart che spetta un ruolo importante di traghettamento della musica da arte di mestiere (cioè musica di corte o di servizio) a musica d’artista, quindi non più subordinata alle esigenze e ai gusti (talvolta limitanti) del committente, bensì produzione libera, al più mediata da figure intermedie quali impresari ed editori. Come si mosse Mozart? Male. La relazione propone un’analisi dei comportamenti del compositore nella prospettiva della sua educazione familiare, del contesto che ne ha determinato la formazione musicale, delle condizioni socioeconomiche in cui si trovò a esercitare la sua professione e la sua arte. Marco Riva Principi della Risonanza Magnetica Funzionale «The brain is wider than the sky». Queste le parole con cui la poesia di Emily Dickinson si confronta con «l’oggetto materiale più complicato dell’universo conosciuto»: il cervello. Alcuni semplici dettagli anatomici aggiungono consapevolezza sulla difficoltà di capire e studiare un tale sistema: 2x1011 cellule nervose, in primo luogo i neuroni, 1015 contatti funzionali tra di essi, le sinapsi, e molti altri elementi, tra cui i vasi sanguigni che assicurano un flusso costante e dinamico atto a sostenere i diversi gradi di funzionamento delle cellule e quindi dell’intero sistema. Per avere un immediato ordine di grandezza, rimanendo nel paragone celeste, tali dati corrispondono al 4 numero di stelle conosciute nella nostra galassia. Al cervello, inoltre, sono ascritte storicamente e, in modo oggi progressivo, scientificamente, alcune importanti abilità di cui il genere umano è dotato: il linguaggio, la capacità di calcolo, la visione, l’orientamento spaziale, ma anche la consapevolezza di sé, il brivido di un’emozione, l’abilità di ascoltare e discernere parole, rumori, ma anche, appunto, suoni e musica. Con l’invenzione e lo sviluppo di una fondamentale tecnologia biomedica, quale la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), si è aperta negli ultimi due decenni una privilegiata opportunità di circoscrivere il substrato anatomico e funzionale con cui il cervello organizza il suo lavoro per realizzare operazioni anche complesse. Tale sviluppo tecnologico è, appunto, l’imaging di Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI): è possibile, infatti, determinare una misura dell’attività neuronale analizzando e misurando il diverso metabolismo cui l’ossigeno, contenuto nel suo vettore principale all’interno del flusso sanguigno, è sottoposto a seconda che incontri neuroni con livello di funzione aumentato o basale. Questi strumenti, insieme con la curiosità e l’intelligenza dei ricercatori, sempre consapevoli dei limiti di ciascuna metodica, hanno permesso e continuano a permettere di incrementare le nostre conoscenze sul cielo stellato che è in ognuno di noi, in quanto individui e in quanto specie. Un’introduzione ragionata a queste tecnologie vuol quindi essere utile guida per accostarsi con maggiore consapevolezza ai risultati, al fascino, alle speculazioni e agli orizzonti di studio e di cura che verranno discussi, a partire del caso storico e reale di Mozart. Ludovico Minati Meccanismi della percezione musicale: dai suoni alla melodia L’intervento vuole fornire una panoramica e un momento di riflessione riguardo ai seguenti quesiti: quali aree cerebrali vengono attivate durante l’ascolto musicale, e quali sono le principali ipotesi circa il loro contributo? Esistono delle ‘aree musicali’ ben definite, oppure la percezione musicale richiede il contributo di una rete estesa di regioni corticali normalmente coinvolte anche in altre funzioni? In particolare, qual è la natura della sovrapposizione con strutture tradizionalmente associate a funzioni linguistiche? Quali differenze di attivazione sono riscontrate tra musicisti professionisti e non musicisti, tra culture diverse, e in casi patologici? Quali sono le principali componenti di attività elettrica associate alla percezione musicale, e a quali fenomeni corrispondono? La percezione di consonanza-dissonanza è un processo astratto, oppure un correlato di base del sistema uditivo in comune con altre specie? La percezione di errori di sintassi musicale richiede attenzione e specifiche competenze, oppure è un processo automatico, attivo anche nei non musicisti grazie a un apprendimento musicale implicito? Attraverso queste domande, vengono esplorati i principali recenti risultati ottenuti mediante tecniche di neuroimmagine e di neurofisiologia. Elvira Brattico Differenze cerebrali tra musicisti e non: dall’anatomia alla funzione e ritorno Per diventare musicista occorrono numerosi anni e migliaia di ore di esercizi motori con lo strumento, nonché di ascolto e di apprendimento teorico, e dunque cognitivo, della struttura musicale, armonica, ritmica e melodica. Tale esposizione attiva e passiva alla musica ha la capacità di modificare plasticamente il funzionamento di intere aree cerebrali. Le modifiche sono sia microscopiche, come a esempio quelle relative all’accelerazione dell’elaborazione dei suoni o al raffinamento delle rappresentazioni somato-sensoriali delle dita o della bocca (a seconda dello strumento musicale suonato), sia macroscopiche, quali l’ispessimento della materia grigia di aree cerebrali e cerebellari dedicate al controllo motorio. In base ai nostri più recenti studi, 5 persino le regioni limbiche del cervello, come l’insula, risultano funzionare in modo diverso e più efficiente nei musicisti rispetto ai non musicisti, suggerendo una neuro plasticità affettiva precedentemente osservata solo negli esperti di meditazione. Giuseppe Scotti Musica e cervello: dall’adulto al bambino I progressi delle neuroscienze e della ricerca scientifica, hanno consentito, in questi ultimi anni, un’enorme crescita delle conoscenze sui rapporti fra musica e cervello. Per comprendere come il cervello percepisse, elaborasse e comprendesse la musica, prima che fossero disponibili strumenti di analisi non invasiva come la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI), la PET e le tecniche neurofisiologiche (potenziali evocati, elettroencefalogramma), erano necessarie prolungate osservazioni cliniche (di singoli soggetti con lesioni cerebrali e con conseguente difficoltà a capire la musica), e studi anatomopatologici (osservazioni autoptiche di cervelli di soggetti con problemi nella sfera musicale). L’avvento della Risonanza Magnetica nei primi anni Ottanta, e i successivi straordinari sviluppi della metodica negli anni Novanta e nel primo decennio di questo secolo, hanno messo a disposizione degli scienziati uno strumento di indagine che consente di ‘vedere’ all’opera le aree del cervello coinvolte in attività non solo motorie ma anche neurocognitive come a esempio, fra le altre, l’ascolto e la composizione di musica. Gli studi di fMRI negli adulti hanno dimostrato che specifiche strutture neurali, situate prevalentemente nell’emisfero destro, sono necessarie per elaborare tono, melodia, armonia, struttura e significato della musica. La domanda ancora aperta era se un’attività così complessa, e così specifica del genere umano e legata alla sua evoluzione, fosse innata o non fosse piuttosto il risultato di un progressivo processo di elaborazione culturale. Se cioè la destinazione di specifiche aree del cervello a questa funzione fosse un prodotto culturale, dell’esposizione alla musica, o se il cervello non fosse geneticamente predisposto alla ‘gestione’ in tutti i suoi aspetti, della musica stessa. Un modo per affrontare sperimentalmente e scientificamente questa domanda è quello di verificare come questi sistemi e questi network neurali funzionino alla nascita, quando l’esposizione alla musica è ancora inesistente o minima. Un gruppo di ricercatori, neuropsicologi e neuroscienziati, coordinati dalla dottoressa Daniela Perani dell’Ospedale San Raffaele, ha misurato e localizzato l’attività cerebrale in un gruppo di 18 neonati, da 1 a 3 giorni di vita, con Risonanza Magnetica Funzionale, mentre ascoltavano musica. Il protocollo musicale prevedeva 3 blocchi diversi, alternati a blocchi di silenzio. I tre blocchi musicali erano suddivisi in un blocco costituito da musica ‘normale’, classica occidentale (per pianoforte) e due blocchi in cui la medesima musica era resa ‘dissonante’. Se la musica originale, e i set alterati, avessero attivato specifiche aree nel cervello dei neonati, ciò avrebbe significato una predisposizione del cervello al processing di specifiche componenti musicali, indipendente da influenze culturali e dall’apprendimento. I risultati hanno dimostrato un’inequivocabile lateralizzazione destra dell’attivazione dell’ascolto della musica ‘normale’ simile a quella degli adulti. La musica dissonante attivava più debolmente aree in entrambi gli emisferi. La ricerca dimostra quindi che esistono strutture predisposte, e una asimmetria cerebrale per la percezione della musica, già presente alla nascita. Il lavoro scientifico originale è stato pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica americana («Proceedings of the National Academy of Sciences») nel 2010. Altre ricerche sono in corso per una sempre più approfondita conoscenza del rapporto musica-cervello. Solo una rigorosa metodologia di analisi e di studio potrà portare a risultati in grado di comprendere come si sia formata questa interazione straordinaria 6 fra un’entità immateriale, ma con rigorose caratteristiche matematiche e fisiche, la musica e il cervello, con le sue profonde implicazioni emozionali. Fra i vari gruppi e centri di ricerca attivi nel mondo, una mole di studi e ricerche finalizzate e coordinate, proviene dal Centro Brams delle Università McGill e Universitée de Montréal in Canada, fondato, diretto e coordinato da due personalità di spicco nel campo di questo tipo di ricerca, la dottoressa Peretz e il dr. Zatorre. La frontiera più avanzata da esplorare sarà quella della determinazione genetica e delle basi cellulari e biochimiche che sottendono all’attività cerebrale nei confronti della musica. Mauro Porta Quando può essere fatta una diagnosi di Sindrome di Tourette? Bizzarra sindrome quella di Gilles de la Tourette, che prende il nome dal giovane neurologo dell’Ospedale parigino de la Salpêtriére, a cui il famoso Martin Charcot, ammirato anche da Freud, diede incarico di dettagliarne e pubblicarne le fattezze. Bizzarra per i suoi molteplici e sorprendenti aspetti semeiologici: dai ‘classici’ tic motori a quelli sonori. Ma recentemente anche aspetti comportamentali quali manie, rituali, gesti ripetitivi, per certi versi ‘obbligati’ (quelli che connotano lo stato ossessivo-compulsivo), depressione, ansia, irrequietezza motoria e facile distraibilità, tutti questi aspetti a valenza psichiatrica, vengono fatti rientrare nell’ambito della sindrome di Tourette che può essere dunque più o meno complessa. Qualche soggetto pronuncia anche parolacce, oppure bestemmia: e ciò ben spiega il disagio sociale che ne consegue, disagio sociale che talvolta altera significativamente la qualità di vita dei soggetti. Ritenuta rara e facente parte dei disturbi cosiddetti mentali, oggigiorno la sindrome è ritenuta frequente raggiungendo una presenza nella popolazione dell’ordine dell’1% e più, e soprattutto è considerata malattia neurologica a carico del sistema extrapiramidale (e corticale). Chi ha la sindrome di Tourette, in genere, ha anche una certa personalità; è creativo; ama la musica. A lungo si è dibattuto sulla della possibilità che Mozart fosse affetto dalla sindrome di Tourette, ma è fuor di dubbio che certezze non se ne possono avere: ci si può solo basare su biografie e sulle innumerevoli lettere della famiglia Mozart che coinvolgono il musicista in prima persona o indirettamente. Cesare Fertonani Mozart e Da Ponte L’incontro con Lorenzo Da Ponte (1783) fu decisivo per la creazione del nuovo teatro musicale che Mozart realizzò a Vienna negli ultimi dieci anni della sua vita (1782-1791). Per la prima e unica volta nella sua carriera, Mozart ebbe l’occasione di collaborare con un librettista che fosse, oltre che uomo di teatro, anche letterato di rango, personaggio di ampia cultura e di gusto internazionale. Curioso è d’altra parte il fatto che, mentre per Mozart la trilogia su libretti di Da Ponte (Le nozze di Figaro, 1786; Don Giovanni, 1787; Così fan tutte, 1790) rappresentò negli anni viennesi un’esperienza esclusiva nell’ambito dell’opera italiana, per Da Ponte quella con Mozart non costituì che una tra le numerose collaborazioni con altri compositori: Salieri, anzitutto, e poi Martín y Soler, Righini, Gazzaniga, Storace (a Londra, Da Ponte avrebbe quindi lavorato anche con Francesco Bianchi e Peter von Winter). Sul rapporto artistico e umano tra i due, che dovette essere comunque molto stretto, le notizie sono purtroppo scarsissime e in gran parte risalgono alle Memorie di Da Ponte, scritte dall’autore come apologia pro vita sua e la cui attendibilità è spesso dubbia. Attraverso Da Ponte, Mozart entrò probabilmente a contatto diretto con una certa cultura libertina. Nonostante la 7 scarsità di notizie al riguardo, il concreto contributo del letterato italiano alla definizione della drammaturgia musicale mozartiana degli anni Ottanta può comunque essere colto in alcuni aspetti interessanti. Leo Nahon La dolcezza e l’oscenità compulsiva «Così fan tutte!». Esiste forse un’affermazione più sfiduciata e sgomenta che un uomo possa fare sulle donne? Tutte! Ma proprio tutte? Il titolo non poteva essere meno disdegnoso, svalutante e… disperato. È il maschilista becero che pensa che le donne siano tutte uguali, pronte a cedere alla prima lusinga; ma è anche il figlio ferito che dispera dell’unicità dell’affetto materno; è il rassegnato abbandono di chi sa che non potrà tenere l’altra legata a sé… È la frase della ineluttabilità della perdita: sotto l’indecenza allusa, istillata nell’ascoltatore c’è il languore e la dolcezza di chi sa che resterà da solo, c’è la tenerezza della rassegnazione all’inesorabile abbandono. E nell’incredibile dolcezza di Cosi fan tutte, come nelle altre opere dapontiane, la musica tragica e spirituale avvolge un testo spesso infarcito di oscenità. Non esplicite, ma con doppi sensi che hanno più effetto dell’esplicito, che sono letteralmente ‘ob-scena’; sono fuori dalla scena e devono rimanerci. È l’ascoltatore infatti, l’Altro fuori scena che deve scoprire di essere lui l’inventore, lo scopritore dell’osceno… È lui il malizioso, è lei la malpensante che deve sorprendersi, deve sorprendere dentro di sé il cattivo pensiero. Qualche cosa di simile esiste anche nell’oscenità compulsiva della malattia di Tourette: si tratta spesso di persone delicate che sono travolte da ciò che sembra essere brutale. Come i tic e le parolacce anche la musica ‘viene da dentro’ come qualcosa di incoercibile, indominata ma dominabile. Va trasformata in partitura ma «viene dal cielo» diceva Mozart… È anche quella un insieme di momenti informi che vanno addomesticati, ne va fatta un’armonia. In questo senso l’oscenità può non essere del tutto estranea alla dolcezza amorosa: irrompe, prende il sopravvento, e per il soggetto soccombere può equivalere a vincere. Entrare nella pulsione è uno dei modi per superare la sensazione di esserne dominati. Solo così diventeremo i protagonisti di un testo che ci viene imposto… 8 La profondità della leggerezza in Mozart Fortunato l’uom che prende Ogni cosa per buon verso E tra i casi e le vicende Da ragion guidar si fa. Quel che suole altrui far piangere Fia per lui cagion di riso E del mondo in mezzo ai turbini Bella calma troverà (Finale di Così fan tutte) Per comprendere il senso dei canoni di natura triviale della prima parte del programma e dei lavori dal carattere scherzoso o lieve della seconda, ci pare necessaria una premessa, anche in considerazione del contesto in cui vengono eseguiti, vale a dire un convegno su Musica e cervello, con uno spazio dedicato a Mozart. Bisogna infatti distanziarci da molti luoghi comuni legati alla figura del genio-bambino, che, accanto a opere articolate e impegnative, ha saputo comporre piccoli gioielli in sé compiuti e nella sua vastissima opera ha scandagliato con la stessa disinvoltura e profondità genere aulico, popolare, sacro, profano, strumentale, vocale, teatrale. Accostarsi al suo repertorio più leggero pensando a un ragazzino sprovveduto e creativo o a un giovane tanto stravagante e vacuo, quanto divinamente baciato dagli dèi, non può che sviarci. Mozart è invece cresciuto in un ambiente familiare aperto ed erudito insieme, nel quale si citavano grandi nomi della letteratura e della scienza e si facevano continui riferimenti alla contemporaneità storica e politica. Padre, madre, sorella, moglie, amici di Wolfgang condividevano una visione della vita e un patrimonio di conoscenze, che porteranno il compositore a iniziarsi, come il padre, alla massoneria viennese, alla fine del 1784. Massoneria che nulla aveva a che fare con quella sorta di mescolanza perversa di mafia e servizi segreti cui oggi pensiamo, ma nella quale operavano, animati da spirito filantropico e progressista, autorità indiscusse nei vari campi del sapere. Tra i punti di riferimento di Mozart vi furono giuristi illuminati come Josef Sonnenfels, che lottò contro la tortura e la pena di morte, medici come Franz Anton Mesmer, considerato fondatore della psicologia dinamica, femministe ante litteram e didatte come Hanna Moore, protosocialisti come Franz Heinrich Ziegenhagen, scienziati come Firedrich Christoph Oetinger, solo per menzionare alcuni dei tanti nomi insieme ai quali Mozart contribuì a sviluppare un’evoluta concezione settecentesca della società e delle sue forme espressive. L’opposto, quindi, di quanto la musicologia ottocentesca, ereditata dai canali di informazione letteraria e cinematografica del Novecento, ci ha tramandato. Mozart era impegnato, preparato, consapevole. E a questa coscienza etica contribuirono in modo determinante la famiglia e le conoscenze dell’infanzia e dell’adolescenza, ampliate dai numerosi viaggi. Mozart fanciullo, mentre si trovava in Italia, nel 1770, lesse, oltre alle Mille e una notte, che gli aveva regalato la padrona della casa in cui soggiornò a Roma, anche il Télémaque, un imponente tomo secentesco pacifista – in due grossi volumi –, che sarà molto amato dagli Illuministi. E che non si tratti di un caso è dimostrato dal pellegrinaggio dei Mozart per visitare la tomba del suo autore francese, François Fénelon, a Cambray, nel 1766, quindi quando Wolfgang era ancora più piccolo. Mentre riferiva alla sorella su queste letture, tutt’altro che infantili o inconsistenti, nei poscritti alle missive che il padre mandava a moglie e figlia dall’Italia, il ragazzino Mozart passava da questi argomenti a motti tratti da un lessico domestico traboccante di cosiddette oscenità. Che non lo erano affatto, almeno non nel senso spregiativo e superficiale cui spesso ci si riferisce. Facevano parte integrante, invece, di un modo di concepire il lato 9 immanente e naturale dell’esistenza senza sminuire il corpo, con tutte le sue funzioni, comprese quelle scatologiche e sessuali. Molti libri giacobini presenti nella biblioteca di Mozart, e cito tra i tanti il Faustin di Pezzl o l’Eneide travestita di Blumauer, straripano, come il suo epistolario, di un frasario satirico e sboccato, nel quale il sovvertimento dell’alto nel basso e viceversa, con l’uso di allusioni erotiche o fisiologiche, aveva una precisa funzione trasgressiva e liberatoria, attingendo da un’illustre tradizione letteraria, filosofica, teatrale, che a sua volta si alimentava di un’antica e radicata prassi popolare e orale. Si pensi, solo per fare un esempio, che Mozart amava più di qualunque altro autore, proprio Shakespeare, come dichiarò la vedova Constanze, nel 1829, ai giornalisti Novello, giunti da Londra per intervistarla. E chi più di Shakespeare sapeva fondere comico e tragico, sublime e infimo, eterno e caduco? L’elogio dell’emancipazione erotico-affettiva in opere come Così fan tutte, il cui eroe-filosofo, Don Alfonso, è modellato sul personaggio di Diogene di Sinope e sulla sua filosofia cinica, vale a dire essenziale, autentica, priva di ipocrisie e strettamente legata alla concretezza ed essenzialità quotidiana, si traduce, nella vita e nell’opera di Mozart, nell’amore per i nonsense, per il passatempo surreale, per la canzonatura. E che all’accezione etimologica del termine divertissement (da divertere, deviare, il cui senso è mantenuto, dall’originale latino, anche nell’inglese e in diverse altre lingue moderne) il compositore poliglotta pensasse lucidamente, è evidente sia nei Canoni, sia negli altri pezzi avviati dal Terzetto Das Bandel, là dove riesce mirabilmente a ‘volgere altrove’ la mente dell’ascoltatore, scartando con piglio spregiudicato la logica conseguenza di premesse insite nel codice musicale da lui utilizzato. La chiusa di Così fan tutte, che a sua volta sigla la trilogia Mozart-Da Ponte, è emblematica. Mozart possedeva il Diogene di Sinope che Anton Christoph Wieland, lo scrittore amato anche da Goethe, aveva dedicato al grande pensatore greco, fondatore del cinismo. Peccato che questo termine, a proposito del Vecchio Filosofo Alfonso e della sua lezione impartita ai quattro giovani di Così fan tutte, sia sempre stato usato con il diffuso significato di disincanto triste e un po’ crudele. Proprio l’opposto di quel che è. Ed ecco perché il finale di quest’opera lungimirante e mirabile, riconosce nel riso il sostegno della ragione e della bella calma, come vie per raggiungere un equilibrio individuale e sociale. Tra il 1782 e il 1788, su testi da lui pensati in modo giocosamente scurrile, Mozart compose alcuni canoni, elementari forme contrappuntistiche, in cui la stessa melodia è esposta da ogni voce in momenti successivi (classico esempio, Frère Jacques). La casa editrice Breitkopf & Härtel li pubblicò, nel 1804, cambiando titoli e parole: il Canone a 6 voci «Leck mich im Arsch» KV 231, composto intorno al 1782, anziché «Baciami il culo», divenne «Lasst froh uns sein» (Stiamocene allegri), mentre quello a 3 voci, sempre in si bemolle maggiore, «Leck mir den Arsch fein recht schön sauber» KV 233 (Leccami ben bene il culo), su un identico tema, si trasformò in «Nichts labt mich mehr als Wien» (Nulla mi conforta più di Vienna). Già nel 1988, lo studioso Wolfgang Plath dimostrò che Mozart aveva in questo caso utilizzato un canone di Wenzel Trnka, piegandolo ai suoi intenti goliardici. La censura di Breitkopf & Härtel non risparmiò neppure «O du eselhafter Peierl!», il canone a quattro voci KV 560, composto tra il 1785 e il 1787, ripreso tale e quale, l’anno successivo, nel 1788, come «O du eselhafter Martin» (Jacob), che venne modificato in «Gähnst du Fauler, schon wieder» (Tu, pigro, sbadigli di nuovo). Il canone a tre voci «Difficile lectu mihi Mars» KV 229 ci viene in aiuto per comprendere i ricami fantasiosi di questi brani. Il suo apparente latino suona in effetti, nella prima parte, come il riferimento sconcio del canone KV 231 «Leck du mi im Arsch», mentre l’intonazione a più voci di «et ionicu», come «cuioni cuioni cuioni...». Mozart aveva concepito infatti il 10 KV 229 per il suo amico cantante Johann Nepomuk Pejerl, affetto da un buffo difetto di pronuncia, volutamente esasperato dai vocaboli scelti. Il musicologo ed editore Gottfried Weber pubblicò, nel 1824, sul suo giornale «Caecilia», il manoscritto del canone KV 229, raccontando come fosse nato proprio dal diletto di Mozart nell’accentuare le difficoltà di dizione di Pejerl. Nonostante l’esistenza di uno schizzo smentisca la tesi di Weber sull’improvvisazione casuale del canone, la dedica «Oh du eselhafter Peierl», scritta sul retro della musica, divenne di fatto uno spunto per lo sberleffo festoso del canone KV 560. Naturale che Pejerl possa facilmente diventare Martin o Jakob. «Oh tu asinoso Pejerl», infatti, alla ripresa diventa «Oh tu Pejerloso asino». Anche nel caso del Canone a quattro voci «Bona nox! Bist a rechta Ox» (Buona notte! Sei un vero bue), datato, come il KV 560, 2 settembre 1788, gli editori hanno eliminato e sostituito l’originale testo mozartiano, vero tripudio di trovate linguistiche dal tono faceto, ottenute con rime costruite su assonanze e mescolando latino, italiano, tedesco, francese, inglese, nonché dialetto viennese. «Das Bandel» (Il nastrino) «Liebes Manndel, wo ist’s Bandel?» (Caro maritino, dov’è il mio nastrino?) per soprano, tenore e basso con accompagnamento di due violini, viola e basso, è un terzetto vocale composto nel 1783 su testo in dialetto viennese di Mozart, secondo quanto riferito dallo stesso biografo, nonché secondo consorte di Constanze, Georg Nikolaus Nissen. Il quadretto di vita quotidiana vede la moglie di Mozart chiedere al marito dove sia finito il suo nastrino, con l’intromissione, nel gioco di botta e risposta tra i coniugi, dell’amico Emilian Gottfried von Jacquin. Il musicologo Otto Jahn aveva sentito descrivere l’episodio, sfociato in una scenetta musicale, come lo raccontava, a Vienna, la stessa vedova Constanze. Del resto, sul manoscritto originale, sono riportati i nomi dei tre protagonisti. Né mancano le espressioni volgari. Il finale sfrutta la comica gravità del latino (in caritatis camera), che si fonde al viennese hamera (per wir haben, lo abbiamo), solennemente ribadito da voci e strumenti. Nonostante il Catalogo Köchel lo dati 1783, è più probabile che sia stato composto tra il 4 agosto 1782, giorno del matrimonio di Wolfgang e Constanze, e il febbraio 1784, quando il compositore cominciò a compilare il catalogo tematico, nel quale, non risulta. Allan Tyson ha nel 1983 posticipato la datazione al 1786. Mozart scrisse a Jacquin, il 15 gennaio 1787, raccontandogli di aver eseguito «fra noi», nella sua camera, il quatuor, vale a dire il terzetto con l’accompagnamento al nuovo pianoforte, appena arrivato nella sua camera. E in questa veste, Das Bandel era stato in effetti pubblicato da Breitkopf & Härtel, prima dell’edizione, nel 1971, con due violini, viola e basso, nella Neue Mozart Ausgabe. È quindi probabile che gli archi siano stati pensati in un secondo momento. Nel 1993, durante un’asta, è stata ritrovata la metà mancante del Terzetto, cui già alludeva lo studioso mozartiano Einstein. Ein musikalischer Spass, del 1787, per due corni, due violini, viola e basso è un piccolo capolavoro di ironia, teso a irridere i tentativi accademici di un compositore poco dotato, che affida il proprio brano ad altrettanto maldestri esecutori. Ecco quindi la ripetizione pedante del breve tema iniziale, oltretutto non privo di smaccati errori armonici, la mancanza di logica formale, le modulazioni insensate che possono risolvere solo con buffe cadenze, l’uso molesto dei timbri, il tentativo abortito di polifonia conclusiva. Il tutto sfocia nella sovrapposizione di cinque diverse tonalità, che provocano una fragorosa dissonanza, utilizzata da Mozart non certo per preveggenza sperimentale (come sostenne il filosofo e musicologo Theodor Adorno), ma in chiave farsesca. Sul manoscritto della Serenata notturna KV 239, composta da Mozart nel 1776, il padre Leopold appose titolo e data. Il gioco tra due compagini differenziate è usato con una scrittura che richiama da vicino il concerto grosso. Il rapporto che si instaura tra la prima orchestra (due violini principali, una 11 viola e contrabbasso [violone nel manoscritto]) e la seconda (tre violini, due viole, violoncello e timpani), è infatti quello, tipico della musica barocca, fra i soli (concertino) e l’orchestra (concerto grosso), rinforzata dalla presenza dei timpani. Il tempo finale è bruscamente interrotto da un Adagio del tutto inatteso, a sua volta spezzato da un rapinoso Allegro, che ci riconduce, con un gioco tematico dall’effetto umoristico, al motivo principale, leggero e spensierato, del Rondò (Allegretto). Con l’Eine kleine Nachtmusik ci avviciniamo a uno dei pezzi più famosi di Mozart, che ha raggiunto anche il pubblico non specialistico e non abituato alle sale da concerto. Pienamente iscritto nel repertorio d’intrattenimento e pensato per quintetto d’archi, benchè spesso eseguito con un organico ampliato, nacque con cinque movimenti, dei quali uno andò perso (il secondo). Strabiliante la maestria di Mozart nel concentrare in una composizione così breve la solidità formale delle sinfonie più ampie, sostenuta da altrettanto calibrati equilibri melodico-armonici. Profondità e superficie coincidono, come divertimento e riflessione, gioco e pensiero. Lidia Bramani* *Compie gli studi a Milano, diplomandosi in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi con Riccardo Risaliti e laureandosi in Lingua e letteratura greca all’Università Statale con Dario Del Corno. Sempre al Conservatorio studia oboe e composizione. Ha collaborato con le più importanti istituzioni musicali italiane e straniere. Sue le conversazioni con Claudio Abbado, Musica sopra Berlino (Bompiani, Milano, 2000). Ha curato e tradotto per il Saggiatore, Canti di viaggio, l’autobiografia di Hans Werner Henze (2006) e ha scritto Mozart massone e rivoluzionario (Bruno Mondadori, 2005). 12 Leck mich im Arsch Leck mich im Arsch G’schwindi, g’schwindi! Leccami il culo alla svelta, alla svelta! Leck mir den Arsch fein recht schön sauber Leck mir den Arsch recht schön, Fein sauber lecke ihn. Das ist ein fettigs Begehren, Nur gut mit Butter geschmiert, Denn das Lecken der Braten mein tägliches Tun. Drei lecken mehr als Zweie, Nur her, machet die Prob’ und leckt. Jeder leckt sein Arsch für sich. Leccami ben bene il culo, lustralo a puntino con la lingua. È una voglia grassa, che sia ben spalmato di burro, ché leccare gli arrosti è la mia occupazione quotidiana. Tre leccano più di due. Venite pure qui, fate la prova e leccate. Ognuno si lecca il culo da sé. O du eselhafter Peierl O du eselhafter Peierl! O du Peierlischer Esel! Du bist so faul, Als wie ein Gaul, Der weder Kopf noch Haxen hat. Mit dir ist gar nichts anzufangen; Ich seh dich noch am Galgen hangen. Du dummer Gaul, Du bist so faul, Du dummer Peierl bist so faul Als wie ein Gaul. O lieber Freund, ich bitte dich, O leck mich doch geschwind im Arsch! Ach, lieber Freund, verzeihe mir, Den Arsch petschier ich dir! Nepomuk! Peierl! verzeihe mir! O tu Peierl asinesco! O tu asino peierlesco! Sei pigro come un ronzino che non ha testa né zampe. Con te non si combina nulla; ti vedo già penzolare dalla forca. Stupido ronzino, sei pigro, Stupido Peierl, sei pigro come un ronzino. O caro amico, ti supplico, va subito a farti fottere! Oh, caro amico, perdonami, ti tappo il culo! Nepomuk! Peierl! perdonami! O du eselhafter Martin O du eselhafter Martin / Jacob! O du Martinischer / Jacobischer Esel Du bist so faul Als wie ein Gaul, Der weder Kopf noch Haxen hat. Mit dir ist gar nichts anzufangen; Ich seh dich noch am Galgen hangen. Du dummer Paul, Halt du nur’s Maul. Ich scheiß dir aufs Maul, So hoff’ich wirst doch erwachen. O lieber Liperl, ich bitte dich recht schön, O leck mich doch geschwind im Arsch! O lieber Freund, verzeihe mir, Den Arsch petschier ich dir. Liperl! Martin/Jacob! verzeihe mir! O tu Martin / Jacob asinesco! O tu asino martinesco / jacobesco! Sei pigro come un ronzino che non ha testa né zampe. Con te non si combina nulla; ti vedo già penzolare dalla forca. Stupido Paul, chiudi il becco. Ti caco sul muso, sperando che così ti svegli. Caro Liperl, ti prego vivamente, vai subito a farti fottere! Oh, caro amico, perdonami, ti tappo il culo. Liperl! Martin/Jacob! perdonami! Bona nox! bist a rechta Ox Bona nox! bist a rechta Ox; Bona notte, liebe Lotte; Bonne nuit, pfui, pfui; Good night, good night, Heut müß ma noch weit; Gute Nacht, gute Nacht, Scheiß ins Bett, daß’ kracht; Gute Nacht, schlaf fei’ g’sund Und reck’ den Arsch zum Mund. Buona notte! sei un vero bue; Bona notte, cara Lotte; buona notte, puah, puah; buona notte, buona notte, oggi dobbiamo andare ancora lontano; buona notte, buona notte, caca in letto finché non crolli; buona notte, dormi bene e stira il culo fino alla bocca. 13 Liebes Mandel, wo ist’s Bandel? Constanze Liebes Mandel, wo ist’s Bandel? Mozart Drin in Zimmer glänzt’s mit Schimmer. Constanze Zind’ du mir! Mozart Ja, ja, ich bin schon hier, Und bin schon da. Jacquin Ei was Teufel tun die suchen, Ein Stück Brodel? od’r ein’ Kuchen? Mozart Hast es schon? Constanze Ja, an Dreck! Mozart Nu, nu, nu, nu, nu, nu, nu, nu! Jacquin Das ist zu keck! Liebe Leuteln, darf ich’s wagen, Was ihr sucht euch zu befragen? Constanze, Mozart Schmecks! Schmecks! Jacquin Ei pfui! Ei pfui! Ich bin so’n gutherzig’s Dingerl, Könnt’s mi umwinden um a Fingerl! Constanze, Mozart Itzt geh! Jacquin A nöt! Schaut’s, ich wett, ich kann euch diena, Denn ich bin a geborner Wiena. Constanze, Mozart Unser Landsmann? Jacquin (lacht) Ha, ha, ha, ha, ha, ha! Constanze, Mozart Ja, dem muß ma nichts verhehlen... Jacquin Ja, das glaub ich! Constanze, Mozart ...Sondern alles klar erzählen. Jacquin Nu – laßt einmal hören, nu so laßt hören! Ei verflucht, laßt einmal hören, Od’r ihr könnt euch alle zwei Zum Teufel scheren! Constanze, Mozart Nur Geduld! Guter Lapas! Wir suchen’s schöne Bandel. Jacquin ’S Bandel? – hm! Nu, da hab ich’s ja in mei’m Handel. Constanze, Mozart Lieber Jung’! 14 Caro maritino, dov’è il nastrino? Nella stanza brilla splendente. Fammi luce! Sì, sì, sono già qui, eccomi qua. Ehi, cosa diavolo vanno cercando, un pezzo di pane? O un dolcetto? L’hai trovato? Sì, una merda! Su, su, su, su, su, su, su, su! È troppo sfacciato! Care personcine, posso ardire di chiedervi cosa cercate? Assaggia, assaggia! Ohi, puah! Ohi, puah! Sono un esserino di tanto buon cuore, potreste rigirarmi attorno a un ditino! Ora va’! Oh no! Guardate, scommetto che vi posso aiutare, poiché sono un vero viennese. Nostro concittadino? (ride) Ha, ha, ha, ha, ha, ha! Allora non bisogna nascondergli nulla... Eh, lo credo bene! ...ma raccontargli tutto per bene. Su... ditemi una buona volta, ditemi dunque! Dannazione, ditemi una buona volta, o altrimenti potete andarvene al diavolo tutt’e due! Solo un po’ di pazienza, buon uomo, stiamo cercando il bel nastrino. Il nastrino? Ehm! Ebbene, l’ho qui nella mia manina. Caro giovane! Jacquin Halt’s die Zung’! Constanze, Mozart Aus Dankbarkeit... Jacquin Ich hab nicht Zeit. Constanze, Mozart ...Werd’ ich dich lieben allezeit! Jacquin Es ist schon spät, ich muß noch weit. Constanze, Mozart, Jacquin Welche Wonne, edle Sonne, Z’leb’n in caritatis camera, Und das schöne Bandel hamera, Ja, wir habn’s, wir habn’s, ja! Tenete a freno la lingua! Per riconoscenza... Non ho tempo. ...ti amerò sempre! È già tardi, devo andare ancora lontano. Quale delizia, nobile sole, vivere in camera di carità, e il bel nastrino abbiamo, sì, lo abbiamo, lo abbiamo, sì! Le traduzioni sono tratte da: Mozart. Tutti i testi delle composizioni vocali [a cura di] Marco Murara e Bruno Bianco, Torino, Edizioni Marco Valerio 2004 Per gentile concessione 15 Ghislieri Choir & Consort Gruppo residente del Collegio Ghislieri di Pavia, istituzione di alta formazione culturale fondata nel 1567 da San Pio V, Ghislieri Choir & Consort si è rapidamente affermato come uno dei migliori gruppi emergenti italiani. Oltre ad affrontare autori consacrati del repertorio barocco e classico, il gruppo si dedica in particolare alla riscoperta del repertorio sacro del Settecento italiano, eseguendo regolarmente opere rare o inedite di autori quali Galuppi, Jommelli, Perti, Leo, Fago, D’Astorga. Invitato da prestigiosi festival italiani (Festival MITO, Accademia Chigiana di Siena, Settimane Musicali di Stresa, Settimane Barocche di Brescia), Ghislieri Choir & Consort partecipa inoltre all’attività del Circuito Lombardo di Musica Antica e collabora regolarmente con importanti solisti, tra cui si ricordano Roberta Invernizzi, Gloria Banditelli, Christian Senn, Emanuela Galli, Maria Grazia Schiavo, Romina Basso, José Maria Lo Monaco. Nel 2009 ha inciso un cd monografico su Giacomo Antonio Perti, pubblicato dalla rivista Amadeus. Nel 2010 ha avviato un importante progetto discografico per Sony – Deutsche Harmonia Mundi, con un primo cd dedicato all’opera sacra di Baldassarre Galuppi, e un secondo, in uscita, dedicato a Niccolò Jommelli. I prossimi impegni internazionali vedranno il gruppo esibirsi ai Festival di Ambronay e Pontoise (Francia), di Trigonale (Austria) e nei Paesi Baltici. Nel 2013 il gruppo sarà protagonista di un importante progetto in partenariato con la Fondation Royaumont, con concerti in Italia, Francia, Belgio e Romania. Valentina Argentieri, Laura Croce, Caterina Iora, Karin Selva, soprani Federico Rinaldi, Paolo Tormene, Alessio Tosi, tenori Marco Bussi, basso 16 Giulio Prandi, direttore Nato nel 1977, si è diplomato in direzione d’orchestra sotto la guida di Donato Renzetti. Diplomato in canto e laureato in Matematica col massimo dei voti presso l’Università di Pavia, ha inoltre studiato composizione con Bruno Zanolini e direzione di coro con Domenico Zingaro presso il Conservatorio di Milano. È Direttore musicale del Collegio Ghislieri di Pavia; ha fondato e dirige il complesso barocco Ghislieri Choir & Consort. Ha collaborato con importanti istituzioni quali Accademia Chigiana di Siena, Teatro Carlo Felice di Genova, AsLiCo, Stresa Festival, Festival MITO. È direttore del Circuito Lombardo di Musica Antica. Si dedica con continuità alla riscoperta di opere rare o inedite del repertorio sacro del Settecento italiano. In ambito contemporaneo si segnala la sua collaborazione con gli strumentisti del Teatro alla Scala e con il compositore Fabio Vacchi. Dal 2010 incide per Sony - Deutsche Harmonia Mundi. I prossimi impegni con Ghislieri Choir & Consort lo vedranno presente in prestigiosi festival europei, con concerti in Italia, Francia, Paesi Baltici, Belgio e Romania. Alessandro Marangoni, pianoforte Nato nel 1979, si è diplomato con lode e menzione con Marco Vincenzi presso il Conservatorio di Alessandria. In seguito si è perfezionato con Maria Tipo alla Scuola di Musica di Fiesole e laureato in Filosofia all’Università di Pavia, alunno dell’Almo Collegio Borromeo. Ha debuttato nel dicembre 2007 con un recital al Teatro alla Scala di Milano, in un omaggio a Victor de Sabata, insieme a Daniel Barenboim. Suona nei principali teatri e sale in Italia, Svizzera, Gran Bretagna, Finlandia, Spagna, Croazia, Canada, Cile, Colombia, Argentina, registrando per importanti emittenti come RAI, BBC e Radio Nacional de Espana, sia come solista che con artisti quali Mario Ancillotti, Aldo Ceccato, Giulio Prandi, Milena Vukotic, Carlo Zardo e il Nuovo Quartetto Italiano. Con Quirino Principe ha fondato il duo Alessandro Quirini e Quirino Alessandri, ottenendo grandi successi di pubblico e critica. Ha inoltre istaurato un sodalizio artistico con l’attrice Valentina Cortese, con la quale ha tenuto recentemente a Milano uno spettacolo con la regia di Filippo Crivelli. È il pianista del Trio Albatros. Le sue registrazioni dell’integrale dei Péchés de vieillesse di Rossini, del Gradus ad parnassum di Clementi, dei Concerti per pianoforte e orchestra di Castelnuovo-Tedesco con la Malmö Symphony Orchestra e della Via Crucis di Liszt (con Ars Cantica Choir e Marco Berrini), tutte edite da Naxos, hanno ricevuto ottime recensioni dalla critica internazionale. 17 Orchestra Cantelli L’Orchestra Cantelli è stata fondata a Milano nel 1992 e porta il nome del famoso direttore novarese Guido Cantelli, studente del Conservatorio di Milano, erede di Toscanini e grande maestro per i giovani. Dal febbraio 2006 all’aprile 2008 l’incarico di Direttore musicale è affidato a Romolo Gessi, invece, da maggio 2008, e fino all’autunno 2009, il Direttore musicale dell’Orchestra è stato Ezio Rojatti. A partire dal suo debutto al Teatro Regio di Parma, oltre a sostenere regolarmente le proprie stagioni sinfoniche presso la Sala Verdi del Conservatorio di Milano e il Teatro Dal Verme (cui si aggiungono annuali rassegne cameristiche in Sala Puccini), ha partecipato a importanti festival nazionali e internazionali. È stata invitata nel 1996 da Claudio Abbado, quale unica orchestra italiana ad affiancare i Berliner Philharmoniker, al Festival di Pasqua di Salisburgo (sede in cui l’Orchestra Cantelli ha eseguito un nuovo lavoro di Luciano Berio, commissionato per l’occasione) e ha compiuto una tournée negli Stati Uniti per la Società dell’Opera Buffa rappresentando al BAM di New York il Falstaff di Antonio Salieri. Ha tenuto numerosi concerti in sedi prestigiose come il Teatro dell’Opera e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, il Teatro Bibiena di Mantova, la Basilica di San Marco a Venezia, il Teatro Filarmonico di Verona, il Teatro Carignano di Torino, la Galleria dell’Accademia a Firenze, il Maggio Musicale Fiorentino, il Festival di Musica Contemporanea RomaEuropa e il Festival Musica in Europa del Teatro alla Scala di Milano. L’Orchestra ha collaborato con solisti quali Salvatore Accardo, Katia Ricciarelli, Dimitri Ashkenazy, Piere Amoyal, Aldo Ciccolini, Michele Campanella, Bruno Giuranna, François-Joël Thiollier, Antony Pay, Bruno Canino, Jeffrey Swann, Radovan Vlatkovic, Bruno Leonardo Gelber, Stefan Milenkovic, Gabor Ötvös, Piero Toso, Manuel Barrueco, Emanuele Segre, Francesco Manara, Dejan Bogdanovic, Paolo Restani, Michele Di Toro, Fabrizio Meloni, Gabriele Screpis, Francesco Di Rosa, Luisa Prandina, Michael Guttman e molti altri. Molti sono i compositori che, nell’ambito di NovecentoMusica, hanno dedicato le loro composizioni all’Orchestra: tra loro ricordiamo Giacomo Manzoni, Ennio Morricone, Ivan Fedele, Mauro Cardi, Aldo Clementi, Adriano Guarnieri e Gabriele Manca. L’orchestra ha anche inciso svariati cd spaziando dalla musica sinfonica italiana al Concerto per violino di Mendelssohn (solista Salvatore Accardo) per giungere a Verkrlärte Nacht di Schoenberg e Apollon Musagete di Stravinskij, passando attraverso le Serenate di Čajkovskij e Dvořák. Molto apprezzata, inoltre, è stata la registrazione del Falstaff di Antonio Salieri effettuata per la Chandos che, nel 1999, ha vinto il secondo premio al Festival discografico di Cannes nella categoria opera preromantica. Nel luglio 2008 ha registrato un cd, in collaborazione con le prime parti del Teatro alla Scala, con musiche inedite di Mercadante. Tale cd è stato distribuito in abbinamento al numero di dicembre 2008 della rivista Amadeus. Nel settembre 2008 è stata invitata a partecipare alla seconda edizione del festival MITO SettembreMusica, tenendo un concerto su musiche di George Gershwin; ha partecipato anche alla terza edizione del festival nel settembre 2009. Nel settembre 2010 ha partecipato alla quarta edizione del festival MITO Settembremusica, tenendo tre concerti intitolati La stagione delle turcherie (a Milano, Venaria Reale e Como) su musiche di Lully, Haydn, Mozart, Rossini, Beethoven e Giuseppe Donizetti. 18 Mattia Rondelli, direttore Mattia Rondelli ha conseguito il diploma in direzione d’orchestra presso il Conservatorio Verdi di Milano, per poi perfezionarsi con Piero Bellugi, Jorma Panula e Donato Renzetti. Su invito di Gergiev è salito per la prima volta sul podio dei complessi del Teatro Mariinsky, in occasione del Festival delle Notti Bianche 2011 di San Pietroburgo per dirigere la prima esecuzione mondiale in tempi moderni di due pagine sacre di Giuseppe Sarti. Il cast d’eccezione comprendeva, tra gli altri, la presenza di Barbara Frittoli ed Ekaterina Semenchuk. Altro debutto del 2011 è stato al Teatro Malibran di Venezia. Inoltre, ancora a San Pietroburgo, con l’Orchestra Sinfonica della Philharmonia ha diretto, riscuotendo un fragoroso successo, la prima esecuzione pietroburghese di Turandot Suite e Tanzwalzer di Busoni. L’inizio del 2010 ha segnato il suo debutto tanto alla Carnegie Hall a New York quanto sul podio della Civic Orchestra di Chicago (la trainee orchestra della Chicago Symphony), protagonista con Barbara Frittoli di un concerto di gala presso l’Harris Theater. Ha poi debuttato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale del Perù dirigendo la Sesta Sinfonia di Mahler. Unanime favore di critica è stato attribuito alla registrazione live pubblicata da Sony BMG dello Stabat Mater di Boccherini, che lo vede protagonista insieme a Barbara Frittoli sul podio de I Virtuosi del Teatro alla Scala (Suonare News, giugno 2009: «...Bellissimo, sia per la complessiva esecuzione vocale sia per la proprietà incisiva dello strumentale. L’accompagnamento orchestrale è plastico quanto occorre nei recitativi, a scatto e confezione parafilologica corretta»). Ha inoltre avuto il privilegio di diriger la Sant Petersburg Academic Symphony Orchestra, l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio di Parma, l’Orchestra Accademia di San Giorgio di Venezia, l’Orchestra Cantelli, la Symphony in C Orchestra, I Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra Filarmonica delle Marche, l’Orchestra della Fenice, l’Orchestra Sinfonica Toscanini, l’Orchestra Filarmonica di Torino e l’Accademia i Filarmonici di Verona. Nel 2004, inoltre, è stato il primo Direttore ospite a essere invitato da Gianandrea Noseda a dirigere l’Orchestra delle Settimane Musicali di Stresa, nell’ambito dell’omonimo festival. Accolto con clamore in Inghilterra, Russia e Svizzera, oltre che negli USA, nel dicembre 2004 ha diretto a Pechino la Beijing Opera and Dance Theater Symphony Orchestra, alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in visita di Stato in Cina. Il concerto è stato mandato in onda via satellite in tutto il continente asiatico. Parallelamente all’attività direttoriale, ha conseguito il diploma in composizione presso il Conservatorio Verdi di Milano, dove ha studiato con Davide Anzaghi, Paolo Castaldi, Guido Guida, e Sonia Bo. La sua formazione si è arricchita sul piano umanistico avendo conseguito, dopo gli studi classici, la laurea in giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, con una tesi sull’economia del teatro d’opera, con espresso riferimento alla riforma degli enti lirici italiani. 19 Karin Selva, soprano Nata a Bolzano, diplomata in violoncello e in canto lirico, svolge un’intensa attività solistica in Italia e all’estero. Soprano solista e membro stabile del Ghislieri Choir & Consort di Pavia, partecipa regolarmente a importanti festival e al Circuito Lombardo di Musica Antica. Collabora con vari ensemble come il Ricercare Ensemble di Mantova, il Coro Filarmonico Ruggero Maghini di Torino, l’Ars Cantica di Milano, l’Athestis Chorus di Este, formazioni che si esibiscono con l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, l’Orchestra Regionale della Toscana, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra delle Settimane Musicali di Stresa, sotto la direzione di Rafael Frühbeck de Burgos, Jeffrey Tate, György Györiványi Rath, Umberto Benedetto Michelangeli, Federico Maria Sardelli. Ha cantato con il prestigioso gruppo spagnolo Capella de Ministrers in qualità di soprano solista presso i festival di musica antica di Valencia, e Oslo e con Concerto italiano di Rinaldo Alessandrini al Festival Resonanzen 2012 a Vienna. Tra le esibizioni più importanti ricordiamo il ruolo di Minerva, Amore e Melanto nel Ritorno di Ulisse in Patria di Monteverdi e il ruolo di Melia nell’Apollo et Hyacinthus di Mozart al Teatro Carlo Felice di Genova. Alle Settimane Musicali di Stresa ha debuttato come prima dama in Die Zauberflöte di Mozart, con la partecipazione di Michele Placido, sotto la direzione di Gianandrea Noseda. Ha inciso per le etichette Sony Deutsch - Harmonia Mundi, Amadeus, Stradivarius, Philharmonia e Chandos. Alessio Tosi, tenore Diplomatosi brillantemente in canto e musica vocale da camera presso il Conservatorio Campiani di Mantova, si è perfezionato in Italia e all’estero con maestri di chiara fama quali Ulf Bästlein, Ulrich Eisenlhor, Erik Battaglia, Dalton Baldwin, Irwin Gage, Walter Moore, Charles Spencer e Sara Mingardo. È risultato finalista e vincitore di diversi concorsi internazionali: Internationaler Lieder Wettbewerb di Husum (borsa di studio), il V Concorso Internazionale di Canto Giulio Neri di Torrita di Siena (diploma di merito), il VI Concorso Internazionale di canto barocco Francesco Provenzale di Napoli (terzo premio), il XXIV Concorso Internazionale di musica vocale da camera Città di Conegliano (secondo premio) e finalista al Concorso Viñas di Barcellona (2011). Particolarmente incline al repertorio cameristico e oratoriale, collabora con il Centro di Musica Antica Pietà dei Turchini, La Venexiana di Claudio Cavina, Le Gambe di legno consort, il Ghislieri Choir & Consort di Giulio Prandi. Ha inciso per Glossa, Sony, Tactus, Naxos, Philips, Classic Voice e per le radio Orf, Ndr e BBC. Ha cantato per importanti festival e istituzioni concertistiche internazionali, tra cui i festival di Mechelen, Regensburg, Stuttgart e Mauerbach, il Festival MITO, la Citè de la Musique di Parigi, la Concertgebouw di Amsterdam, la Wiener Konzerthaus, il Centro di Musica Antica Pietà dei Turchini. Tra i prossimi impegni, ricordiamo l’incisione dell’integrale delle liriche da camera per canto e fortepiano di Spontini per la casa discografica Tactus, l’incisione dei duetti di Marcello per Orf, e dei duetti di Stradella con Emma Kirkby per Dynamic. Ricoprirà inoltre il ruolo di pastore nell’Orfeo monteverdiano a Varsavia e a Budapest. 20 Marco Bussi, basso Diplomatosi presso il Conservatorio di Ferrara, svolge un’intensa attività sia in ambito operistico che concertistico. Tra i suoi recenti impegni in ambito barocco ricordiamo numerose collaborazioni con la Venexiana sotto la direzione di Claudio Cavina (rappresentazioni dell’Orfeo di Monteverdi a Santander e del Vespro della beata Vergine a Lisbona, oltre a svariati concerti di musica barocca in Europa). Nel 2011 si è esibito al Teatro Comunale di Ferrara in un recital solistico di arie barocche con musiche di Mozart, Paisiello e Nonnini e nel Requiem di Mozart. È stato inoltre chiamato ad affiancare Bruno Praticò in numerosi concerti rossiniani in tutta Italia. Nel ruolo del poeta Prosdocimio si è esibito in Germania all’interno del Rossini Wildbad Festival nella produzione del Turco in Italia e nuovamente con La Venexiana nel ruolo di Antinoo nel Ritorno di Ulisse in patria a Regensburg, Amsterdam, Parigi e Stoccarda. Recentemente ha interpretato il faraone nel riscoperto oratorio di Perti Mosè in Egitto e Israele in Egitto di Händel con l’Orchestra Cappella Savaria e il Coro del Collegio Ghislieri, sotto la direzione di Nicholas McGegan. È stato inoltre applauditissimo nel ruolo di Dulcamara nella produzione ERT di Elisir d’amore di Donizetti, sotto la direzione di Giulia Manicardi, per la regia di Paolo Panizza. Ha all’attivo le registrazioni del Turco in Italia di Rossini per Naxos, Mosè in Egitto per Tactus e Il ritorno di Ulisse in patria per Glossa. 21 Il FAI presenta i luoghi di MITO SettembreMusica Aula Magna Università degli Studi di Milano L’Università degli Studi di Milano ha sede nell’antico ‘Spedale di Poveri’, fondato dai duchi Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti nel 1456 per riunire in un unico complesso – che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere ‘apud omnes partis orbis terrarum stupendum’ – più di una ventina di antichi nosocomi disseminati in varie parti della città. La prima pietra dell’edificio fu posta solennemente il 12 aprile 1456, ma occorsero quasi quattro secoli prima che esso venisse completato. Il cantiere proseguì, infatti, soprattutto grazie ai lasciti e alle donazioni di cittadini milanesi, che in cambio ottenevano un ritratto che veniva esposto nella Quadreria dei Benefattori. Fonte di introiti era anche uno speciale giubileo, la cosiddetta ‘Festa del Perdono’, che si celebrava ogni due anni il 25 marzo, festa dell’Annunciata, cui l’ospedale era dedicato. Il progetto iniziale fu affidato all’architetto toscano Antonio Averlino detto il Filarete (1400-1469), che propose una pianta basata sul quadrato. Nel complesso l’ospedale doveva presentarsi come un rettangolo formato da dieci quadrati uguali, con la Chiesa posta al centro. Le parti laterali, costituite da edifici con pianta a croce (‘crociera’), quasi a ricordare la sofferenza umana, erano destinate ai malati. Al centro della ‘crociera’ quattrocentesca, in corrispondenza del tiburio, era collocato l’altare da cui quotidianamente i sacerdoti potevano celebrare la messa ed essere visti da tutti i malati. Il Filarete lasciò i lavori incompiuti nel 1465, non prima di aver impostato il piano terreno della facciata, completata in quello superiore dal successore Guiniforte Solari. I lavori subirono una battuta d’arresto fino al lascito di Giovan Pietro Carcano (1624), che consentì a Francesco Maria Richini e ad altri artisti di realizzare il grandioso cortile centrale e l’ingresso prospiciente via Festa del Perdono. L’ala sinistra fu completata a fine Settecento grazie al lascito del notaio Macchio. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, fu quasi completamente distrutto dai bombardamenti alleati. Alla fine della guerra venne assegnato all’Università degli Studi di Milano, che nel 1958 vi pose ufficialmente la sua sede con il Rettorato, alcuni uffici amministrativi e due facoltà umanistiche (Lettere e Filosofia e Giurisprudenza). Nel corso degli anni Cinquanta vennero eseguiti i lavori di recupero e ampliamento delle strutture più importanti, soprattutto nell’ala settentrionale sette-ottocentesca e nella parte dei corpi contigui al grande cortile centrale: negli spazi ricavati trovarono posto l’Aula Magna, gli uffici e il nuovo settore didattico. Il nuovo spazio così creato e destinato ad aula magna ha una capienza di 676 posti, divisi tra platea e galleria, con apparecchiature audio-video che permettono anche lo svolgersi di concerti e iniziative teatrali. Si ringrazia 22 MITO SettembreMusica è un Festival a Impatto Zero® Il Festival MITO compensa le emissioni di CO2 contribuendo alla riforestazione e alla tutela di foreste in Bolivia e partecipando alla riqualificazione del territorio urbano del Comune di Milano L’impegno ecologico del Festival MITO SettembreMusica si rinnova ogni anno attraverso la compensazione delle emissioni di CO2 prodotte dall’evento. Per la sesta edizione del Festival l’impegno etico si sviluppa su un duplice fronte. A Milano, MITO SettembreMusica partecipa attivamente alla riqualificazione dell’Alzaia del Naviglio Grande, aderendo al progetto promosso da LifeGate in collaborazione con il Consorzio Est Ticino Villoresi e adottando 18 piante, una per ogni giorno di Festival. Il progetto, nato lo scorso anno con il sostegno del Festival MITO, si propone di realizzare un percorso verde che colleghi la città di Milano ai Parchi Regionali della Valle del Ticino e dell’Adda. L’intervento riguarda un tratto di circa un chilometro. L’area è stata riqualificata con la rimozione di rifiuti e di specie infestanti e con la piantumazione di essenze arbustive autoctone per ridefinire il fronte urbano. Di respiro internazionale è, invece, l’adesione al progetto di Impatto Zero® di LifeGate tramite il quale MITO SettembreMusica contribuisce alla riforestazione e alla tutela di foreste in Bolivia, nel dipartimento di Beni, in provincia di José Ballivián, nel comune di Rurrenabaque. Il progetto complessivo, premiato con riconoscimenti internazionali, si estende dai piedi delle Ande ai margini del bacino dell’Amazzonia. Comprende 6000 ettari di terreni di proprietà di piccoli coltivatori incentivati al mantenimento della biodiversità locale e alla riqualificazione del territorio. In collaborazione con 23 Mansutti, cultura per vocazione La Biblioteca e l’Archivio Storico La raccolta di questo prezioso materiale è iniziata con passione 50 anni fa. Da allora prosegue per tutelare, valorizzare e divulgare il patrimonio librario e archivistico dedicato alla storia dell’assicurazione dal ’500 ai giorni nostri. Mansutti spa assicura MITO SettembreMusica BROKER DI ASSICURAZIONE CORRISPONDENTE DEI LLOYD’S Via Albricci 8 • 20122 Milano • www.mansutti.it Un progetto di Città di Milano Città di Torino Giuliano Pisapia Sindaco Presidente del Festival Piero Fassino Sindaco Presidente del Festival Stefano Boeri Assessore alla Cultura, Moda e Design Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della città Giulia Amato Direttore Centrale Cultura Aldo Garbarini Direttore Centrale Cultura ed Educazione Antonio Calbi Direttore Settore Spettacolo, Moda e Design Angela La Rotella Dirigente Servizio Spettacolo, Manifestazioni e Formazione Culturale Comitato di coordinamento Francesco Micheli Presidente Vicepresidente del Festival Angelo Chianale Vicepresidente Enzo Restagno Direttore artistico Milano Torino Giulia Amato Direttore Centrale Cultura Aldo Garbarini Direttore Centrale Cultura ed Educazione Antonio Calbi Direttore Settore Spettacolo, Moda e Design Angela La Rotella Dirigente Servizio Spettacolo, Manifestazioni e Formazione Culturale Francesca Colombo Segretario generale Coordinatore artistico Claudio Merlo Direttore organizzativo Coordinatore artistico 26 Realizzato da Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano Fondatori: Alberto Arbasino / Gae Aulenti / Giovanni Bazoli / Roberto Calasso Francesca Colombo / Gillo Dorfles / Umberto Eco / Bruno Ermolli Inge Feltrinelli / Stéphane Lissner / Piergaetano Marchetti / Francesco Micheli Ermanno Olmi / Sandro Parenzo / Renzo Piano / Arnaldo Pomodoro Livia Pomodoro / Davide Rampello / Franca Sozzani / Massimo Vitta Zelman Comitato di Patronage: Louis Andriessen / George Benjamin / Pierre Boulez / Luis Pereira Leal Franz Xaver Ohnesorg / Ilaria Borletti / Gianfranco Ravasi / Daria Rocca Umberto Veronesi Consiglio Direttivo: Francesco Micheli Presidente / Marco Bassetti / Pierluigi Cerri Francesca Colombo / Roberta Furcolo / Leo Nahon / Roberto Spada Organizzazione: Francesca Colombo, Segretario generale e Coordinatore artistico Stefania Brucini, Responsabile promozione e biglietteria Carlotta Colombo, Responsabile produzione Federica Michelini, Assistente Segretario generale e Responsabile partner e sponsor Luisella Molina, Responsabile organizzazione Carmen Ohlmes, Responsabile comunicazione Lo Staff del Festival Segreteria generale: Lara Baruca, Chiara Borgini con Eleonora Pezzoli e Monica Falotico Comunicazione: Livio Aragona, Emma De Luca, Laura Di Maio, Uberto Russo con Valentina Trovato e Andrea Crespi, Simona di Martino, Martina Favini, Giulia Lorusso, Caterina Pianelli, Desirè Puletto, Clara Sturiale, Laura Zanotta Organizzazione: Elisa Abba con Nicoletta Calderoni, Alice Lecchi e Mariangela Vita. Produzione: Francesco Bollani, Marco Caverni, Stefano Coppelli, Nicola Giuliani, Matteo Milani, Andrea Simet con Nicola Acquaviva e Giulia Accornero, Elisa Bottio, Alessandra Chiesa, Lavinia Siardi Promozione e biglietteria: Alice Boerci, Alberto Corrielli, Fulvio Gibillini, Arjuna-Das Irmici, Alberto Raimondo con Claudia Falabella, Diana Marangoni, Luisa Morra, Federica Simone e Serena Accorti, Biagio De Vuono, Cecilia Galiano via Dogana, 2 – 20123 Milano telefono +39.02.88464725 / fax +39.02.88464749 [email protected] / www.mitosettembremusica.it facebook.com/mitosettembremusica.official twitter.com/mitomusica youtube.com/mitosettembremusica 27 I concerti di domani e dopodomani Mercoledì 12.IX Giovedì 13.IX ore 16 contemporanea Chiesa di San Francesco di Paola Musiche di Kurtág, Wolf, Crumb Alda Caiello, soprano Maria Grazia Bellocchio, pianoforte Ingresso gratuito fino a esaurimento posti ore 13 jazz Piazza San Fedele L’ora del Jazz Freeda Quartet Introduzione a cura di Maurizio Franco Ingresso gratuito ore 17 musica popolare Circolo Filologico Milanese Sala Liberty ‘Così lontano l’azzurro…’ Omaggio a Giorgio Caproni nel centenario della nascita Enerbia Giovanna Zucconi, Michele Serra, voci recitanti Ingresso gratuito fino a esaurimento posti ore 15 classica Duomo di Milano Musiche di Mendelssohn-Bartholdy, Brahms, Widor Daniel Chorzempa, organo Ingresso libero ore 18 classica Teatro Litta Debussy: 150 di questi anni Musiche di Debussy Alessandro Tardino, pianoforte Posto unico numerato e 5 ore 21 Piccolo Teatro Grassi Carlo Magno Musiche per una leggenda Musiche vocali e strumentali del Medioevo europeo Mimmo Cuticchio, cunto laReverdie Posto unico numerato e 15 antica ore 17 incontri Intesa Sanpaolo Sala Convegni Presentazione del libro Ascoltare la musica classica: la sinfonia in Haydn, Mozart, Beethoven di Giovanni Bietti con l’autore partecipa Enzo Restagno Ingresso gratuito fino a esaurimento posti ore 18 Teatro Litta Debussy: 150 di questi anni Musiche di Debussy Antonio Di Dedda, pianoforte Posto unico numerato e 5 ore 21 world music Piccolo Teatro Studio Expo Focus Marocco La Hadra delle donne di Chefchaouen performance Ensemble Akhawat el-Fane el-Assil Sayda Rahoum Bekkali, direttore Posto unico numerato e 20 ore 22 Parco Marinai d’Italia Palazzina Liberty La musica di Socrate Il racconto delle emozioni di una vita in un gioco musicale Andrea Pezzi, story teller Luigi Di Fronzo, live music Musiche del Novecento tra classica, jazz e avanguardia Luigi Palombi, pianoforte Giovanni Agosti, pianoforte Lorenzo D’Erasmo, percussioni Discovery Ensemble Ingressi e 5 ore 22 elettronica Fabbrica del Vapore Do Androids Dream of Electric Sheep? Omaggio a Blade Runner – 30th Anniversary Kuedo, Jimmy Edgar Posti in piedi e 10 www.mitosettembremusica.it Responsabile editoriale Livio Aragona Progetto grafico Studio Cerri & Associati con Francesca Ceccoli, Ciro Toscano Stampato su carta ecologica Magno Satin da gr. 150 28 classica 3 Milano Torino unite per il 2015