t.;^
%i^^
ANGELO SOLERTI
GLI
ÌLBOR
VOLUME
J.
INTRODUZIONE
REMO SANDRON
—
Editor»
Libraio della Real Casa
Mn^\N<>-PALKKM«>-NAW>M
(avv^IVh)
Proprietà letteraria dsW Editore
REMO SANDSON
Tip. F. Andò.
CAMILLO CIMATI
DBPUTATO AL PARLAMENTO
CON AMICIZIA E RICONOSCENZA
IMPBBITURS
AVVERTENZA
^e, sutor, ultra crepidam, risposi ad un amico che mi mosse,
con garbato rimprovero, l'eccitamento a dare uno studio compiuto
sulle origini del
melodramma
pur
tacile di
eseguire bene
sandali,
i
rare in luoghi dove manca....
Ho dunque
come
non è poi nepH
specialmente dovendo lavo-
cosi sotto l'aspetto
letterario
e io poteva aggiungere che
sotto quello musicale:
anche
voluto studiare
il
cuoio.
le origini del
melodramma
soltanto
mi sono valso degli studi ormai acquisiti sullo sviluppo corrispondente della musica per ciò che poteva
interessare direttamente e chiarire il mio tema.
Le ricerche nuove, vaste e minuziose, hanno dato frutto discreto,
ma molto più parmi averne ricavato dall'esame e dal coordinamento
accurato dei documenti già editi, nella maggior parte, per altri fini;
credo di avere con ciò rettificati non pochi fatti e di aver lumeggiato il loro succedersi in modo da poterne trarre ormai giusotto l'aspetto letterario e
dizio sicuro.
Quello che ho potuto fare qui, dove
sussidio agli studi, lo
debbo
e però, grato, ringrazio
renze, Mantova,
le
manca ogni
e qualunque
alla cortesia di benevoli e di
amici
:
Direzioni degli Archivi di Stato di Fi-
Modena, Torino, Venezia, Parma e Milano;
rin-
Stefano Davari dell' Archivio di Mantova, che all'importante materiale edito già nel suo .studio sul Monteverdi altro me ne aggiunse e gli amici professore Carlo Cipolla
grazio in particolare
il
sig.
e Giovanni Sforza che mi rassicurarono più volte sull'Archivio di
Torino.
Ricordo il sig. Umberto Fasciolo, già mio bravo scolare, che
mi forni molte copie da Bologna; e gli egregi amici dott. Luigi
Torchi, bibliotecario del Liceo Musicale di Bologna e avv. Giovanni Bellini che fu intercessore efficace per farmi ottenere di là
il
brano inedito del Peri.
Debbo
inoltre
un pensiero
di gratitudine
a S. E,
Trivulzio che mi concedette l'esame dei manoscritti
e al d.r Emilio Motta, suo bibliotecario,
che
il
Principe
Rinucciniani
me ne
agevolò iu
—
vili
—
ogni modo lo studio. E ringrazio il dott. Diomede Bonamici che
mise a mia disposizione la sua insigne raccolta melodrammatica:
me molte filze nelil prof. Giovanni Canevazzi che esaminò per
l'Archivio di Modena; e il dott. C. E. Pollak che ritrovò e copiò
per
me
la
Morte
d' Orfeo del
Ada Simonetta
la sig.ra
Landi
Sacchi
al
British
bibliotecaria
Museum
della
,
nonché
Comunale
di
Mantova.
Agli amici, Achille Neri, Fortunato Pintor, Arnaldo Bonaventura e Giorgio Rossi insieme coi ringraziamenti giunga il proposito efferato che ricorrerò di
nuovo a
loro
con nuova occasione.
Massa, agosto i 903 -aprile 1904.
A. S.
GLI
ALBORI PEL
MELOPRAMMA
INTRODUZIONE
I.
nei vari gexeri drammatici
La musica
durante
il secolo xvi.
Come fino dai più antichi tempi la musica fu sempre in
grado maggiore o minore congiunta con la drammatica, così è
ormai accertato che quando questa nel medio evo e nei primi
secoli della nostra letteratura volgare fu ristretta alle devozioni
e alle rappresentazioni sacre
non abbandonò
Resta tuttavia oscuro in quale
modo
tale
e in quale
ornamento (1).
misura la mu-
ma certamente non
accompagnamento musicale prolungato,
intromettesse qualche canzonetta o laude, come
sica entrasse a far parte di simili spettacoli,
è da credere ad alcun
bensì che vi
si
pare sia da intendere anche nella Rappresentazione dei SS. Gio-
vanni
e
Paolo di Lorenzo
il
Magnifico, del 1471, nel prologo
della quale l'Angelo dice:
Senza tumulto stien le voci chete
Massimamente poi quando si canta.
Dell'
ornamento della musica non vollero
privai'si
primi
i
informi tentativi della nuova drammatica profana in sul finire
del secolo decimoquinto. Infatti nel primo di tali
del Poliziano,
alla
drammi,
l'
Orfeo
rappresentato a Mantova nello stesso anno 1471,
canzone d'Aristeo,
al coro delle Driadi, alla
preghiera d'Orfeo
le note un
come Giampietro della
Viola, altro fiorentino al servizio dei Gonzaga, pure a Mantova nel
I486, a quella Rappresentazione di Febo e Pitone o di Dafne da
agli spiriti infernali
e
al coro delle
Baccanti mise
tal
Germi, di cui manca ogni notizia,
me
di recente pubblicata
sì
(i').
Se nessuna notizia abbiamo di quella Conversione di 8. Paolo
(1)
Sai canto nelle rappresentoziuai sacre
cfr.
U'
AxcoNà, Orìgini
del teatro italia'
HO, Torino, Loescher, 1891, I, pp. 395-401.
(2)
Per nozze Tedeschi-CaTalìorì, Firsnze, Arte delia Stampa, 1902.
_
di
un Francesco Beverini che
rappresentare
i'atta
nel 1480
(1),
il
—
4
cardinale Raffaele Riario avrebbe
Roma
con acc-ompagnamento musicale
sappiamo invece che parte non indifferente ebbero
a
musica e canto in quella festa detta
di Paradiso, opera del
Bellincioni, fatta a Milano nel 1489, e in altre consimili (2).
Pa-
rimente in tatte quelle così dette commedie e farse e ecloghe
che
si
rappresentarono in quelli anni e nei seguenti per
modo
nelle corti, troviamo che in qualche
la
lo
più
musica ebbe sempre
parte; cosi, per esempio, nella farsa del Sannazaro rappresentata
il 4 marzo 1492 Letizia viene accompagnata
da tre
compagne che sonavano la viola, cornamusa, flauto e una ribecca;
noiV Amicizia, commedia di Jacopo Nardi, data nel 1494^ quattro
in Napoli
stanze furono cantate sulla lira davanti alla Signoria di Firenze;
Pan/Ua
nella
del Pistoia rappresentata a Ferrara nel 1499 fu-
rono canzonette alla fine degli
e altrettanto sarà avvenuto
atti:
per altri di quei drammi mescidati e di quelle ecloghe cortigiane
per
andarono famose
cui
le
di Urbino, di Ferrara e di
corti
Mantova.
«
« si
In ogni tempo
»
Battista Doni (3),
drammatiche qualche
osservò già Q-iovan
,
è costumato di frammettere alle azioni
sorte di cantilena, o in forma d'intermedii tra
un
atto e l'altro,
o pure dentro l'istesso atto per qualche occorrenza del soggetto
rappresentato....
Conviene però sapere che quelle melodie sono
si fanno in istile comunemente
molto differenti dalle odierne che
detto recitativo.... e non hanno che fare niente con la buona e
vera
musica
teatrale.
finire del secolo
»
Infatti
decimoquinto e
proprio
il
in
anni
quelli
fra
principio del decimosesto,
il
si
veniva affermando P influsso dei fiamminghi, e con
essi si ini-
ziava quel connubio tra
se
le
parole e la musica che
compiersi soltanto un buon secolo appresso
allora con
un sapore
di novità e di
,
.
appariva
freschezza
di
doveva
da
fino
fronte
alle
antiche forme irrigidite. L' avvertimento del Doni va adunque
inteso con misura e riflettendo che egli aveva già uditi
(l)Cfr.
(2) Ctr.
di (atta
trionfi
i
AoBMOLLo, / teatri di Rotna tul teoolo dMimoaéttimo, lloma, 1888, p. 2 n.
Un'ampia raase^na di simili fwto »D'Ancona, Op. oti., II, p. 141 agg.
—
da G. Giannini, Origini
del
dramma
mutieale, nel Proptignatorv, N. S., Tu). VI,
pp. 219-81.
(3)
SoLtKTt, J> origini
Bocca, 1806, p. 207-8.
del
mtMmmma.
Tuttimtmianw dei 'nniemporanei
,
Torino
—5—
della musica
ri anovellata
dalla
Camerata fiorentina
non è però
;
da sprezzare tutto ciò che si ebbe prima, e quando verso il 1510
si diffuse il madrigale drammatico, trovò larga applicazione sulle
scene.
Mentre
tele e
traduttori e
i
i
commentatori della Fobica d'Aristonon si trovavano d' ac-
trattatisti della poetica nostra
i
cordo nel definire quale e quanta parte avesse avuto la musica
drammatica antica, l'usanza s'imponeva attori e popolo non
i trattatisti ne prendevano atto e quando
nella
:
ne volevano far senza,
poi erano
anche autori non
elemento per divertire.
si
Così
il
dimenticavano di questo prezioso
Trissino, ad esempio
,
nella
Se-
non ammette se non il canto
del coro, sia nella tragedia come nella commedia, ma è costretto
ne le commedie che
a notare che € invece di questi tali cori
sta divisione della Poetica (1),
,
oggidì
le
rappresentano, vi inducono suoni e balli et altre cose,
si
dimandano intermedi, che sono cose diversissime da
quali
la
azione de la commedia, e talora v'inducono tanti buffoni e gio-
che fanno un'altra commedia
colari
che non lascia gustare
si
rappresentò
furono divine
,
cosa inconvenientissima e
dottrina de la commedia...
Sofonisha, tragedia di
la
»
Il Giraldi
la
lui,
(2).
Cinzio discute a lungo sul coro greco
sulla melodia nella tragedia (3), e
quando nota che
tico serviva a dividere le parti o atti, soggiunge:
stinzione
si
fa oggidì appresso noi colle
fine degli atti, allora
degli
che
la
i
fece
il
edie,
ovvero
onde non
scena riman vuota.
,
Non
La
si
e
anche
coro an-
qual di-
fanno
al
nel cospetto
facendo
;
si
ma
,
musici^
che
si
odano dalla parte di dietro della scena,
vede persona, e con questo modo è più
l'altro è
vestiti
da....
o da mus....
o con altri novi abiti convenevoli alla
tratta sulla scena
>
facile e più
più dilettevole, per non dire maraviglioso,
specialmente se i musici sono
poeti
€
musiche che
il
sorgere nel mezzo della scena colla
come si vide nella maravigliosa scena che
signor Duca Alfonso per la rappresentazione delle....
spettatori
macchina
in uso
Ma quando
»
nel 1562, eie musiche
o
materia che
da
si
(4).
(3)
Opert, Verona, Vallarsi, 1729, li, pp. 9&-122.
MoRSOLiN, Oiangiorgio Triasmo, Firenze. Le Monnier, 18M, p. 76.
G. B. OiRALoi Cinzio, Scritti tatetiei, ìUlano, Daelli, 1864, voi. II, pp. 52-58.
(4)
Op. oU., p. -2.
(1)
(2)
~6—
Che cosa
poi egli facesse in pratica
fatto che nella
l'argomento
si
legge questa nota:
duca iv
il
dissimi Signori
La
Salviati.
il
di
Ferrara
«
Fu
chitetto
et
Ferrara.
Né
ma
un
è
rappresentata in Ferrara
:
dopo
Ravenna ed
Sig. Cardinale di
il
il
Sig.
Reveren-
agi' lUustriss. e
Sig. Cardinal
rappresentò Mess. Sebastiano Clarignano da Mon-
Fece la Musica Mess. Alfonso dalla
tefalco.
;
prima all'Illustrissimo Sig.
in casa dell'Autore l'anno 1541
Ercole
sfugge
ci
,
della sua tragedia VOrbecche (1) avanti
stampa
il
Viuola.
Fu
1'
Ar-
Dipintore della scena Mess. Girolamo Carpi da
»
di musica fu privo quel tentativo
far
di
nuova
cosa
drammatica nostra che piacque allo stesso Griraldi con
VEgle, poiché al medesimo modo si legge in fronte alla prima
stampa (2): « Fu rappresentata in casa dello autore l'anno
nella
MDXLV una
marzo
a
volta
all'Illustriss.
xxiii
Signore
di
il
febbraio
S.
mi
a
unaltra
et
Hercole II da Esti
di
mi
Duca
et all'Illustriss. et Reverendiss. Cardinale Hippolito il suo fratello.
La
rappresentò M. Sebastiano Clarignano da Monte Falco.
Fece la Musica M. Antonio dal Cornetto.
Pittore della Scena
Fu
1'
Architetto et
M. Girolamo Carpi da FeiTara. Fece
spesa l'Università delli Scolari delle Leggi.
il
la
»
Sempre ignoriamo quale estensione avessero queste musiche
e se, oltre ai cori, anche accompagnassero altre parti.
ipotesi
più
larga lascia adito quanto scrisse
il
A
questa
Dolce a propo-
due sue tragedie. Di quella della
Marianna, àe\ 1565, così narra: «E avvenuto adunque, che prima essendo, come per prova, recitata in casa del Mag. e dottiss.
sito della rappresentazione di
S.
Sebastiano
Erizzo,
la Musica e lo apparato
da Aristotele come parti principali
senza non pur
della Scena, che sono poste
e necessarie alla favola,
ma
senza
ancora
i
vestimenti: ella fu
comunemente lodata da trecento e più gentiluomini che
erano raunati per udirla. Et essendo di poi recitata con
biti, col
l'
canto, e con gli ornamenti convenevoli nel palagio del-
eccellentissimo S.
(1)
In VinoiriAi per
(2)
Egk SMira
tip., niK ai
vi si
gli a-
I
crede del
kIì
Duca
di Ferrara,
quantunque
prima volta
KìkIìuuIì di Aldo, 1648.
M. Giovan Battista Ohurdi Oirtio
medesimo anno 1546.
di
la
|
|
da /'Vrmra,-
in-«, ». n.
—7—
per
gran moltitudine fosse turbato
la
conda fu confermato
E
dice
della recita delle Troiane
«
:
Onde onorandola
dezza di
vestimenti
il
giudicio primiero
il
di
e
giudizio, perfettamente
il).
avvenuta l'anno seguente
1.566,
e di splendi-
musica
di
eccellenza
scena
di
bellezza
e di
rappresentarla, la se-
»
,
per
comun
e (che è più) sciegliendo recitanti per
:
ogni lor qualità rari, la favola è riuscita tale, che, se non da
tutti
,
almeno dalla maggior parte degP intendenti è stata giu»
E quanta efficacia avesse ornai 1' uso è
dicata lodevolmente.
dimostrato da ciò che
contrariamente
,
a tutte le poetiche e a
tutte le regole, le Troiane appunto ebbero altresì degli intermedi
che furono messi in musica dal celebre Claudio Merulo, al quale
il Dolce indirizzò un sonetto che è stampato con la tragedia, e
pubblico ebbe a scusarsi a questo modo:
col
antichi non facessero intermedi
di ciò
n'
nondimeno essendo
cori,
i
ebbero
il
carico, piaciuto che
cio alcuni versi:
della
alle
et*-
l'
a'
1'
,
si
per
di appresentarli
arte
gli
que' bellissimi intelletti, che
autore facesse per questo
essendo essi intermedi
musica, come per
Quantunque
«
Tragedie, servendo invece
uffi-
la perfezzion
comodamente
e
con dignità, ottimamente piaciuti: ci è paruto di darvi a leggere
istessi versi
anco gli
,
come che
solamente per
essi fosser fatti
servire alla musica e non perchè legger si dovessero
Le
frasi
la
fece
musica
;
»
(2).
col canto; eccellenza di musica^
che ricorrono ne' tre luoghi sopra riferiti non autorizzano a
restringere musica e canto ai soli cori all' incontro stanno le
;
affermazioni dei
trattatisti
e
parecchie
palissima quella della famosa recita dell'
tradotto dal Giustiniani
Vicenza
una
,
lettera che
:
princi-
di Sofocle,
fatta nel 1585 al teatro Olimpico di
,
il
« il
coro era formato di quindici persone, sette
capo loro nel mezzo,
il
parlare ed armonia adempì l'ufl&cio suo »
furono composte da Andrea Gabrielli e
;
[1)
re
a proposito della quale Filippo Pigafetta scriveva in
per parte ed
l'
altre notizie
Edipo
in
piacevol
le
musiche di
essi cori
ci
rimangono in un
qual coro
ra-
Marianna. Tragedia di M. Lodovico Dolce, recitata in Venezia nel palaxxo detDuca di Ferrara con aleune rime e versi del detto. In Vinegia, appresso
Eceellentigt. S.
Gabriel Giolito de' Ferrari,
(2)
ÌID.
Le
LXVI.
Troiane
.
MDLXV;
Tragedia
Om Privilegio,
di
8.»
M. Lodovico Dolcb
recitata
in
Vinegia
in Venezia, appresso Gabriel Giolito de' Ferrari,
fanno
MDLXVI; 8.
—8—
rissimo libretto: musiche gravi, chiesastiche
trovarvi già
<
solo
»
(1).
ma
,
è notevole
ri-
chiaramente indicate dalla parola
Parimenti sappiamo che furono musicati i cori della
monodie,
delle
Canace dello Speroni
e la musica era conosciuta ancora alla
metà del secolo decimottavo ma a me non riusci d'averne no,
,
tizia (2).
Né
diversamente accadeva per
commedie; già
le
alla rap-
presentazione della prima di esse in prosa, la Calandria, data
Urbino nel 1513, non furono dimenticate dal Castiglione nella
in
nota lettera in cui descrisse
tanto
da
è
1'
apparato
commedia tutte nascoste e
di questa
supporre che
per
facesse
si
musiche bizzarre
le
«
:
in diversi lochi»
;
altret-
rappresentazioni
le
di Leone X, come sappiamo che parte importante
musica per quella di Lione del 1548 (3). Il Machia-
alla corte
ebbe
velli
la
non
peritò d'introdurre lo spunto di
si
una canzonetta
nel
quale non mancò d'intermedi (1525),
come non ne mancò alcuna delle tante commedie di quel secolo
testo della
Mandragola,
decimosesto,
(1)
la
che è cosa presso che superflua enumerarne pur
sì
Chari in Musica
M. Andrea Gabrieli aopra li Chori della Tragtmolxxxt con soUnniasimo apparato
composti da
dia di Edippo Tiranno. Recitati in Vicenza l'anno
et
notamente data
alle
stampe, Venezia, Àni,'elo
Bibl. del Seminario di Padova.
Q.B. Doni,
—È
(Trattato di musica scenica,
concento de' cori): < Si
come
Qardano, 1588; esempi, incompleto nella
da notare ciò che a proposito
cap. xxxiv,
p. 97,
la melodia de' cantici scenici
parto in arìette e canzonette, così quella de' con
di questi cori scrìsse
ove parla della melodia
ha degenerato per
e
la mag^rior
vede essersi tramutata in balletti,
con arìa molto
si
poiché non contengono altro che alcune brevissime stanze e rìtornelli,
semplice e corta; e
tali
AeW i^uridiee
sono quelli
Rapimento di
e del
Cefalo
in
)>arto
pubblicati dal Peri e dal Caccini; la qual maniera è molto più tollerabile di quella de'
cori
AoW Edipo
(sic)
fare,
ancorché,
quest'altri
ballotti
sto,
tiranno rappresentato in nostra lingua
che sono disposti a guisa de' madrigali
1505
si
con
siccome
cantano e
io
si
credo
,
fossero
cantati
,
dall'Accademia
e
poca buona
semplicemente e non
ballano insieme; benché per lo più
corti periodi e passaggi intrecciati, e
Vicenza nel
di
riuscita dovettero
dii
con poca varietÀ
ballati
II,
dove
a foggia
di
di figaro
nenun
— Anche
ge-
por non essersi finora intesa la vera maniera delle musiche teatrali. »
trove ne fa memoria {TraU. wmm. soen. in Opere, voi.
,
diversi e
af^pmdit», p. 8C):
e
<
Che
so
alcii't
avessero avvertito quei virtuosi ingegni che nell'ottantacinqne rappresentarono con so-
lenne apparato in Vicenza Y Edipo
Andrea
re,
invece dello
stile
madrigalesco che vi adoprò ne' cori
Oabrieli, molto intendente compositore, averebbono forse con
tato cose nuove. Sebbene in questo most^^ buon
sime ripetizioni e simili
anche degli
stessi tempi:
artifizi
giudizio
vi adoprò; e quelle parti
quantunque
io
il
che
non poco iVutto tenohe pochis-
compositore
cantano
mi persuado ohe detti
cori
insieme
non siano
usano
slati
ballati. >
(2) La notizia è data da A. Quirini in prefazione al t. II delle From « Poui» di
Amtonio Conti, Veneda, Pasquali, ITSS-l'òU.
i mt l km m
(8) SoLBBTi, Ia rafpnamlaxione dtUa OaUmdria a Liom mi 1&48, nella
Annua, Firenze, Barbèra, 1902.
M
D
—9—
una (1). E neppure la musicasi limitò agli iutermedi; intorno
ai 1555 don Nicola Vicentino condannando in un suo trattato
l'uso invalso d'innestare nelle messe madrigali e villotte e can« che il tempio di Dio par quasi sia dizonetta francesi dice
:
ventato luogo da recitare cose lascive e ridiculose
fosse in
si
da
una scena, ov'è
,
come se '1
musica
lecito recitare ogni sorta di
buflFoni, ridiculosa e lasciva »
(2).
Quale importanza a poco a poco assumessero gli intermedi
da offuscare la commedia è noto il Lasca ne mosse lamento
si
;
nel prologo alla Strega, e scrisse
La Commedia
nn noto madrigale:
che si duol degli Intermezzi.
Misera, da costor che già trovati
Fùr per servirmi e per mio ornamento
Lacera tutta e consumarmi sento.
Questi empi e scellerati a poco a poco
Preso han lena e vigore
E
tanto lianno or favore
Ch'ognun
E
di
S'aspetta e
La
E
me
si
prende scherno e gioco
;
sol dalla brigata
brama e gmata
maraviglia, ohimè
!
degli intermedi.
non p^ov^'edi
tosto da lor tolto
se tu
Mi
fia
la vita;
Misericordia, Febo, aita, aita! (3)
Ciò non toglie che
lare, oltre agli
in
alcuna
Lasca, cedendo al favor popo-
lo stesso
intermedi introducesse una specie di cori anche
delle
sue commedie, a dispetto
Aristotele e de'
di
suoi critici.
È
troppo noto quale smarrimento del concetto severo del-
(1) Oltre al
D'Ancona, Op.
GRLi U., Notixie per
iiUermexxi.
la
eit.,
e al Giannini, Op.
storia del teatro a
Modena, Xamias, 1891.
pp.
cit.,
Firenxe nel secolo
XVI
23S^1,
si
vmt^
Aj»-
specialmente circa gli
—
l,e ricerche dell'Angeli vanno dal
15.39 al 1569,
commedie importanti dì ricordare La Flora dell'ALAMANNi
intermedi da Andrea Lori. 11 lavoro andrebbe continaato special-
tralasciando soltanto dalle
(1556)
che
ebbe
gli
mente per le rappresentazioni più famose
Per le feste del 1689 vedremo più avanti.
(2)
L'antica musica
ridotta alia
tmdema
nozze del 1379, ììtM. e 1586.
occasioni di
in
pratica ecc..
In
Roma, appresso
Antonio
Barre, 1555.
(3)
Rime burleadu
edite e inedite di
renze, Sansoni, 1882, p. 229.
— Nel
A. ¥. Gr4zztmi per cura
il
>
ma
si
fanno
lo
commedie che servono
la
fine
ora
si
del
decimosesto e
principio del secolo seguente.
SOLBBTI.
Fi-
solevano fare
Del resto simili attestazioni abbondano tra
gl'intermedi che servissero alla commedia,
agl'intermedi.
di C. (Verzone,
prologo della Strega scrisse: « Già
2
—
~
10
avvenisse sulla fine del cinquecento
l'arte
della novità ad ogni costo e
il
accanita
la ricerca
;
gusto tendente sempre più allo
strano e al fantastico trovarono largo campo ove sbizzarirsi ap-
punto nelle due nuove forme degli intermedi e delle favole pastorali,
che non avevano
freno di un tipo classico e di regole
il
secolari.
L'intermedio, sorto col compito determinato di distrarre gli
dramma, quanto
doveva fatalmente
spettatori dalla soverchia attenzione richiesta dal
più
dramma perdeva
il
di serietà, tanto più
diventare spettacoloso per serbare
distacco e
il
progresso poi nella meccanica teatrale,
Il
tendenza
Marini
produrre
a
affermava
stupefazione con
la
proporzioni.
le
lusso esagerato, la
il
l'
imprevisto (che
il
principale qualità anche nel poeta), e infine
l'introduzione sempre più larga della musica, fecero si che a poco
a poco allestendosi uno spettacolo tutte
sero rivolte
i
agli intermedi
a recitare
:
comici di professione, che ornai
cademici che vi
E
s'
cure e
spese fos-
le
dramma erano
erano costituiti
preparavano per
si
son tutti spettacoli di corte
le
il
pronti
o certi ac-
.
lor piacere.
;
al
popolo bastavano
co
i
mici dell'arte, che ormai trovavano la loro sala pronta in tutte
le città e di
non difettavano; poiché, come già
bizzarie
del '400 la nuova drammatica
mocratizzarsi nel '500
favole
pastorali
in
e
corti, e soltanto più
si
alla fine
afferma nelle corti per poi de-
cosi alla fine del '500 gì' intermedi
,
fine
il
concederanno
si
ts'.rdi
melodramma
le
,
si
sviluppano nelle
al
popolo. Pertanto
nel lusso degli apparati entrava di mezzo anche l'amor proprio
e vediamo gli Estensi, omai finiti, restare quasi
nuovo movimento, del quale si disputano il primato
i Medici, i Gonzaga, i Farnesi, né i Savoia restano addietro (1).
Se più noti per varie ragioni, e però non mi dilungo intorno
ad essi sono gì' intermedi fiorentini, non è da credere che di
minore importanza fossero quelli di altre città principali (2):
dei
principi
;
esclusi dal
,
(ì)
tono
lo
Sarebbe un lavuru interosMiite rillustrazioiiu dolio feste di corte di Torino ohe
meno note; si può vedere per or» il JjKNhSTRiKK, Des réprtatHtaliutui tu nMtaiqu»,
ParìB, Ouiirnard, I6H1, e
Rua
(i.,
Un
tpiaodin letUmrio
alla cori» di
Kmamuk
Carlo
I,
noi Oiorn, Ligustico.
(2)
Per (?rintermo<li
fiorentini
v.
il
lavoro
dell'ANHKLi
cit.
— Sono
quelli fainoNi per Ih rupprottentiuiono dol Pa»t«r fido a Mantiivu nel 16Hrt
inltrntfxxi drl Pastor Fido nel Giorn. S'or. d. IjtU.
Ital.,
XI, 40ó
<ì\ìv.
da
(<-fr
.
ricordare
Nkri,
(Ili
— line
inopportuno con questa occasione rinfrescare la memo-
sia
ria di quelli di
molti che
Milano del 1594 e del 1599. come esempio dei
potrebbero arrecare. Della rappresentazione del 1594
si
per nozze principesche già ha dato notizia
D' Ancona
il
blicando appunto una relazione degli intermedi
gomento dal mito
di Fetonte: altre
notizie
pub-
che ebbero ar-
ha fornito
il
Salve-
raglio (1).
Quasi ignota invece è
la
rappresentazione
più
for.se
.
im-
portante, fatta nel luglio 1599 per l'ingresso solenne dell'infanta
Isabella sposa
all'
arciduca Alberto d' Austria
festa mascherata, si
ecloga
ma
.
così
,
è
intervengono
Pane
la
,
Griovan
di
Battista
Visconti
una complicata favola pastorale
è
Discordia amorosa,
Amore
in
atti,
mista di endecassillabi e settenari
Ciò che a noi interessa sono gl'intermedi di cui
fu adornata
l'efficacia
.
poiché da
che omai
si
essi
trasparisce chiara
l'
;
è in
cori in ogni
e
.
(3),
in cui
pastorale,
abito
dio d'Arcadia e dieci altri tra pastori e pastorelle
cinque
atto.
chiamata,
più che ecloga
Oltre a una
(2).
rappresentò nel teatro di corte V Armenia,
la favola
importanza e
attribuiva alla musica; notevole è già la
argomento del primo, la favola di Orfeo e Euridice,
che doveva presto offrire maggiori ispirazioni: anche nella fascelta dell'
vola degli Argonauti, che forni argomento per
il
secondo e per
terzo intermedio è fatta molta parte alla mxisica. che
non mancò
Minerva e Nettuno. Alla
fine della rappresentazione vi fu un grande concerto di musici
discendenti dal cielo in forma di deità entro una nuvola, mentre
il
nel quarto rappresentante la gara tra
altri
rispondevano su nel
fecero per fine
(1)
un
D'Axcox*. Origini
cit.,
iotiU (per nozze Pupilli-Krnchì,
Milano amnti
il
cielo aperto, e alcuni pastori in terra
bellissimo brando (4).
II,
pp. 514-16.
Milano, 1890.
— Sai,vi:rv.[ io
I
1598. Monografia, Milano, coi
caduta
Tyi
.,
— Cfr.
di Ft-
miche G. Pagani Del teatro in
dello Stab. E. Son^ogno, 1884, 8«,
tipi
,
(estratto dal Teatro illustralo].
(2
P.
Vkrri, Storia di Milano, Firenze, Le Monnier, 1851, voi.
notizie risruardanti queste feste in
entrando nel suo assunto,
(3) I
D'Ancona. Op.
per la rappresentazione
codd. Trivnlziani 5-6 conteng^)no
il
primo
rit., II.
si
II.
pp. 572-4 n..
p.2b6.— Alcune
che però, non
riferisce soltanto al- Verri.
V Armenia,
il
secondo
1'
Grangia,
1589 eulHmo giovedì di earnmale, entrambe del Visconti.
anche stampata a Milatio, Malatesta, 1599 e un'esemplare ne è nella Tri-
tragedia rappresentata l'anno
L'Armenia
nlziana.
;4)
fa
Nkgri Ci-xahk, Le Gratie d'Amore, Milano, MDCII, pp. 285-90. Nella Rivista
X (1908), pp. 22&-:i0. ho riprodotto per ittlero la descrizione
Musiccde italiana, an.
de^li intermedi.
n.
La favola pastorale e la commedia dell' arte
nella seconda metà del secolo xvi e la musica.
decimosesto appare una nuova forma
Alla metà del secolo
drammatica,
più
la parte
la favola pastorale, cui era riserbata
notevole nello sviluppo della musica.
Ecco che
di fronte alla
prima di
stino Beccari, recitata l'il febbraio e
esse,
il
il
Ago-
Sacrificio di
4 marzo 1554, è detto
Fece la musica M. Alfonso dalla Viiu)la, e questo insigne musicista della corte ferrarese fece la
nel 1567
genti data
di seguito
fratello
(1).
Ma
questa volta, almeno
sappiamo qualche cosa
crifido,
;
:
il
Rappresentò
musica anche per VAretusa
A-
nel 1563 e per lo Sfortunato dell'
del Lollio rappresentata
il
di più, poiché vi è
per
Sor
il
anche detto
M. Andrea suo
Sacerdote con la lira
quale sacerdote nella terza scena dell'atto terzo cantò,
notevole esempio di monodia, in musica da solo, mentre
poi risponde a più voci. Queste
musiche
,
insieme
della canzone finale, ci sono conservate manoscritte in
esemplare della pastorale che
si
coro
il
con quella
un raro
conserva nella Palatina di Fi-
renze, e sono lieto di poterle offrire agli studiosi, grazie alla copia
che a mia richiesta mi ha favorito l'egregio prof. Arnaldo Bonaventura, della storia della musica appassionato cultore.
mi osservava che
la
mentre invece quella delle risposte del coro è sempre
rente
;
non
Egli
musica delle tre strofe del sacerdote è uguale,
esiste alcuna indicazione di acx;ompagnamento,
diflfe-
ma
la
nota posta in principio, ove è detto che messer Andrea adoperò
la lira,
(1)
farebbe ritenere che
accompagnasse
Por notizia prooite sopra qaoste pastorali o sullo
LEKTi, Berrara
e la eorie estenae
BiLB Bombi, «con una carta
p.
egli si
L^lSM
f|.(:.
ad ogni
ri)i|M)ttivo oUizioni,
tuUaaeoonda mela dclmeolo xvi.
di Ferrara).
;
Koconda edlrione, Città
/
Discorsi
cfr.
di
Su-
Anm-
di Cnatello, I<apl, 18tt9,
TTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTT
ATTO TERZO
SCENA TERZA
Sacerdote
t==.:t
~&-^-^-&- :X3~XJ
^m^
Tu ch'ai le corna riguardanti al cielo
:-
e
Coro.
&-&-&-&
S —S —
G-&-G>-G
Fisse ne l'ampia fronte, et spacio - sa
—
—
—2—
^f-fT^-^
0*
AUus.
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Pan
^7S
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Lì - ceo
Tenor.
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Pan
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Sì dol-cetrahi ch'ogni
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sta d'ogni in-toT-no d'aspre belve Stnol, che Panci-de et di nascosto '1 fora
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Guardalo Ogni hordaincàtoo' da fatxira
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ceo
Canzone
^
11.
finale.
{AUus)
(Cantits)
\^^^^È^^t^
Dei
^
a
Silvestri
rs
Dei Silvestri
il
-^-
z^—
'<r
s'alcù qui d'intorno è stat'a udirle
tf^
tf*
y
al -^^f"
nostre fiaine
-4
ri
- ve
^ a
vi-ve
so
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cu qui
d'
intorno
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^
è stat' a udir le nostre
JJ_^^
g &—p-— ^^^::^±^4=^::^
le più fresche
tf>
-
g^-EJ^Ìzf7(^3^
n4=j:
Ki
s'al-
^
^
afe
sc-iipiio
ve sa le più fresche
fiame ri
-
ri
g
•- - re
t
^ ^ —éè—f9—<> —
dat'
al
-cu so-gnio
—b—
{Bassus)
(Tenor)
3^Kt7^^^^^=^
Dei
g!Jl^=g=g^
*
Silvestri
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g—(g-f°-^^^^^>-;gr-<g—3
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m^,^?=^ -g— i
nostre fia
g-
Dei Silvestri
ii
^-
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qui d'in-tomo è stat' a udir
3
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5
le nostre
-g^
j{
dat' al-cù
g:
,
g^
^
segnio
ri
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vl-ve su le più fresche
fiame
rt
più fresche ri-ve
ii
al
dat'
-
c4
se - gnio
{AUus)
{GantnAi)
^^^S
d'alegrezza e festa
isirjc
m
dat' al-cù segnio
-9^-^-B-iSh^ m. Si
d'alegrezza e testa
'r^t—^s-fs-
t
nimph'e questa danzàd in
ne quella
"lfg-'"^=~'^
lie-to
:?5:p:
-«>-
^
37
d'onorar co-sì bel gior - no
dat' al-cù segnio
^»— *-
=1;
-52_<su
ne quella uimph'e
d'alegrezza e fe-sta
^^
='^-g'- i
g>-'
cor- no questa dan-zàd in
3^^^^^^^g
si silcgiii
a
d'alegrezza e festa
—
I
l
i
He -
^^
sdegni d'o-no-rar
to cor-no
si
J. è ^z=±
co-sì
bel giorno
—6(Tmor)
i3j:ai
(Bassus)
^Fp5a--gg5|p^f
d'aiegrezza e festa dat' alcù segniod'ale-
E:jz=j-^a=gz4^-:3zi:^i:g:
grezza e fe-sta
E^
sta
daa - zàd
gE
in
f=^
lie-to cor-no
^^^^^^^
e
festa
ne quella nimph' e
gzj^
-^::^^=i:^
qaesta dan-zàd in
lìe-to cor-no
^rj^^ ^J^-^' J
sì
bel giorno
(Gantus)
sde-gni d'o-no-rar co
-
si
j^^l
^
)t.>^-^
d'o-no-rar co -
sde-gni
si
^
'-^^
d'aiegrezza e festa dat' alcù segnio
ne quella nìmph' e que- d'aiegrezza
^^S^^^^
f T-^
bel
sì
giorno
(Altus)
-<ff--*-
l
si
sdegni d'onorar così bel gior-no.
{Tmor)
si
sdegni d'onorar così bel gior-no.
(Bassus)
a^^^bTr^;#j:3^3l»r^^^^ìN^^^ -4;-^
'
•i
sdegni d'onorar così bel giorno.
si
sdegni d'onorar cosi bel gior-no.
-==^T^=^
—
13
—
modo questa parte ha molta importanza come saggio
mcmodico già nella prima pastorale (1).
Con la favola pastorale abbiamo dunque sùbito
che non soltanto
la
musica vi ebbe parte per
gli
di
la
stile
prova
intermedi e
per i cori, ma anche per qualche scena speciale. E se per 1' A'
minta del Tasso che nel 1573 segnò il trionfo del nuovo genere
ci
manca ogni
Ferrara
il
notizia della rappresentazione fattane
Belvedere in mezzo
nell'isoletta di
duca e
la corte,
Po, dove
al
il
31 luglio
convennero da
fatto soltanto del luogo, della sta-
il
gione, della solennità, basta ad assicurarci che musica non sarà
mancata; tanto più che sappiano omai di rappresentazioni successive ove tale ornamento
forse la favola intera (2),
pervase
e ne vediamo ben presto vari brani musicati da diversi autori (3).
Non mancano
la
ragioni per spiegare la facilità con la quale
musica s'impadronì cosi presto delle favole pastorali. Anzi-
tutto la forma metrica: che
esempi anteriori
maggiormente
di endecasillabi
se l'uso
alcune serie continuate
coi settenari e
e se era
,
stato
di
alternati
questi ultimi
nella
criticato
Canace
è svolto, perchè contrario al decoro
dia, tali metri divennero propri della pastorale
aveva
,
dove
della trage-
contribuendo a
darle sveltezza e agilità e prestandosi assai bene ai sospiri e ai
cori dei pastori e delle ninfe.
In secondo luogo
zigogolando taluni
da
ferrato di leggi
favola pastorale, checché andassero ar-
la
era genere niaovo, non previsto e non
critici,
Aristotele: potevasi perciò largheggiare nelle
concessioni al gusto del pubblico. Ond'è, ad esempio, che Angelo
(1)
L' esemplare
della Palatina di Fireaze è segnato E. 6. 6. 46,
lametto sono 12 pag-inette con
la
mi dal prof. Bonarentnra. Esse contengono in primo luogo
aoh e coro a 4 voci
e in
line al
to-
musica manoscritta. Eccona la illustrazione favoritala
scena terza del III atto por
Nel testo delia favola dopo
(cantus. altus, tetwr, hassiis).
le parole
musica parla anche il
bacerdote, come provano l' esistenza dello note sulle parole dette da lui e il cenno
della prefazione in cui è detto che rappresene) il sarerJotf. con la lira mesger Andrea.
Le sadette pagine contengono poi la canzone con cui la favola si chiude musicata
del sacerdote, è avvertito: Il rhoro risponde in naiska. Però
in
,
a 4 voci
bassus). I<a
(earUits, alltts, tenor,
<jaadrata, e le note sono su rì^he di 5 linee».
Rivista musieale italiana, voi.
12) Cfr. il
mio
sta Muaioaìe, voi.
art.
IX
p. cxvii.
Il
testo
fu
da
me
notazione e
fià pubblicato nella
(190)), pp. 217-20.
Laura Ouidiecioni
— Lxuschiuini
ed Emilio dei Cxoalieri nella Rivi-
(1902), pp. 809-10.
(S) Ijl bibliografia della
Opere mùiort
X
è cinquecentistica, la
scrittura
in versi di
T.
musica ieìì'Àminta
Tasso
,
volume
si
può vedere nella mia edizione delle
terzo:
Teatro, Bologna, Zanichelli,
1895,
—
14
-
uno de' maggiori trattatisti del nuovo genere (1),
mostra contrario all'uso degli intermedi nelle tragedie,
ammette per le commedie e per le favole pasitorali. che ac-
Ingegneri,
mentre
li
si
comuna
per
poi
tutto
che riguarda la musica con queste
ciò
considerazioni:
Vengo
«
Musica, terza et ultima
alla
sentazione, la quale nelle
avranno
cori,
Commedie
parte della
rappre-
non
et nelle Pastorali, che
sarà ad arbitrio altrui, per servire per intermedi
overo accompagnarli in altro modo, ch'essi riescano più dilette-
E
voli.
in questi casi harrà ad accomodarsi
luogo angusto ella non paia strepitosa
ei
E
tosto mutola.
pili
agli orecchi
sarà più vario et più nuovo l'una
il
gano bene
più soave di tutti gli
intese,
vertire,
usano
si
che essendosi data
l'un atto e
1'
altro
che, per trarne
Nelle favole
stile,
giorno
al
le
s'
egli
parole ven-
fughe
nelle
d'oggi.
Et
et nelle
è
da av-
alle rappresentazioni fra
menti ritrovino quiete et dolcezza
lor faccia di me-
.
desiderato gusto
il
e'
basterà che
i
,
quanto nel capir
haranno
i
tennedi, ovvero altre musiche
detto
quanto
E
prestata alla favola fin allora, conviene
stieri affannarsi altrettanto,
«
pur che
altri,
musica
la
ch'ella sia tale, ch'in lei le
non
fiata.
per porger alquanto di riposo agi* intelletti
afiFaticati nell'attenzione
et
dall'altra
né se ne perda sillaba
tante diminuzioni che
voci sia
colle
gli ascoltanti,
umane solamente, questo per avventura
consterà talora di voci
sembrerà
de
che in
si
,
ampio sorda, o
in
concerto de trl'instrumenti
'1
maggior piacere
di tanto
al sito
né
,
l'azione.
cori, se oltre di loro vi
,
saranno in-
in queste, serbandosi
il
sopi*a-
detti cosi sieno cantati semplicissima-
mente, e tanto
che paiano solo differenti dal parlare ordinario.
Ma
varranno per intermedi, o dove non sarà altra
e non fia per
dove
musica,
i
si
cori
dovranno cantare con arte maggiore
;
dar loro alcuna compagnia d'istromenti posti dalla parte di dentro della scena, con riguardo
avventura male a proposito
il
però che tutti insieme facciano un corpo solo di musica, et non
paiano due
Cori,
ovvero l'uno simigli
l'eco dell'altro.
situare la musica dal detto lato di dentro
demente
(1)
l'occhio ch'ella giaccia in luoco
DtUa powM rapprtMnUUiva
Pernum, per Vittorio Baldini, 1696;
e
<Ul
off.
modo
di
,
,
Et
circa al
sarà da aver gran-
donde egualmente h-
rapprtttnlan
ipeoialmente pp. 78-79.
U fmnU aamuiu
.
In
—
snoni tutto
il
Et
dell'altra.
somma
come
cosi agli orecchi
E
non
teatro, in cui
in
15
—
una parte che
sia
l'oda meglio
giustamente compartito
ch'il diletto sia
agli occhi degli spettatori»
(1).
pochi anni più tardi, in piena fioritura dal nuovo genere,
Gr. B. Doni trattando a
quali specie di azioni drammatiche
convenga più o meno la melodia, dava alla favola pastorale la
preminenza assoluta:
Quanto
«
dramma
tiene
pastorale (che
poi alla
oggi
luogo del
il
ed è stata una bella e leggiadra in-
satirico de' greci,
con piccole ragioni l'abbiano biasimata
venzione, benché alcuni
perchè dagli antichi non
fu
conosciuta), io direi
che siccome
,
questa specie suole avere più del poetico e astratto che
medie e
rappresentazioni [sacre] e
le
le
com-\
usa comporle quasi sem-
si
J
amorosi e con
pre di soggetti
vede nell'^ mtnto e nel Pastor
fido), cosi
cedere di avere la melodia in tutte
chè vi
simo
si
rono
i
;
i
poeti molto
come
«
anco se gli potesse con-
sue parti^ massime per-
quale la musica era naturale e la favella quasi
e perciò
avanti loro
rono,
si''
rappresentano deità, ninfe e pastori di quell'antichis-
secolo, nel
poetica
le
(come
soave
fiorito e
stile
i
si
più antichi scrittori de' greci
prima che
patriarchi e
l'arte
ne fosse
profeti Ebrei
i
che fu-
sa
si
molto
stabilita; e
naturalmente
poeta-
vede da quel sublime cantico di Mosè.
nuova, molto
Oltreché, per essere la pastorale invenzione
più convenientemente
può formare in questo
breve
non conosciuto dagli antichi, e dividersi in tre atti soli con
sei o settecento versi al più, acciò anco conforme l'uso moderno
in tutte le sue parti si possa modulare
tanto ci è a dire che
si
stile cosi
,
:
io
,
approvi quella smisurata lunghezza del Pastor
mente
fido.
se noi consideriamo che questa sorta di favola
ridicolo
come
la
commedia
,
né
il
E
vera-
non ha
il
grande e meraviglioso della
tragedia, possiamo fare ragione che se la favola non è bellissima,
la favella
ornatissima
,
e la
rappresentazione
fatta
maestria, poco possa dilettare le persone che non
si
con molta
contentano
così d'ogni cosa.
«
può
La
(1) Si noti
mosi
di
dunque della rappresentazione in due modi
quando sia recitata da attori esercitatissimi e
perfezione
trovarsi: o
che qaesti avvertimenti precedono
di
due anni nella stampa
E. de' Cavalieri iu prefazione alla rappresentazione di
Anima
t
qQelli fa-
corpo (1000).
—
pieni di garbo e
leggiadria
—
16
gesto
nel
portamento
e
vita.
di
quali ne Lo veduti alcuni in Francia; o quando sia cantata con
soave e proporzionata melodia.
«Io
80 benissimo che
i
gusti son differenti, e che tutti non
saranno dell'umor mio, tuttavia credo che
che senza
le
dette
zienza questa sorte di favole
»
alla
precisamente
pastorale e
1560, sorgendo dalla piazze e dal popolo,
il
troveranno
si
(1).
Quasi contemporaneamente
dopo
molti
non potranno ascoltare con pa-
condizioni
vennero orga-
si
compagnie dei comici dell'arte, che in breve, soprafdrammatica letteraria, e di questa impadronendosi,
invasero e dominarono le scene italiane. È noto quali e quante varie e non facili attitudini si richiedevano a cotesti conizzando
facendo
le
la
mici, molti de' quali,
terati
dava
uomini
e donne, furono altresì colti e let-
compositori essi medesimi degli scenari sui quali
,
dovevano avere
anche
all'
fon-
nuovi
maschere tradizionali; e insieme
tipi o personificatori efi&caci delle
e
si
l'arte loro, critici delle questioni teatrali, creatori di
facile l'elocuzione,
pronta
1'
arguzia e
il
motto,
occasione saper cantare e suonare.
Basti per tutti ricordare Virginia Andreini, in
arte
Flo-
come vedremo, assunse per
rinda, che, quasi all'improvviso,
ri-
piego la parte della protagonista nell'^Wan^ia del Rinuccini alle
feste di Mantova del 1608 e seppe interpretare cosi squisitamente le melodie del Monteverde da far restare imperituri negli
annali dal teatro gli entusiasmi di quella sera.
E
lati
da
come
la
troppo facile pensare
che
i
comici dell'arte, non
tradizioni, e intenti solamente a piacere
alle corti,
cosi
dovettero subito accogliere tutte
musica poteva loro recare e assecondare
il
le
al
vinco-
popolo
risorse
che
gusto ognora cre-
scente per la nuova arte. Gravissimo testimonio di ciò è Giason
De
di
Nores, là dove accenna all'uso introdottosi
commedie a musici di professione, i quali
parte delle parole de' poeti in canto e
letto cosi ridotte agli spettatori
Con
le
»
le
di
<
fanno
affidare parti
riducono
gran
recitar per di-
(2).
tendenze del momento non deve quindi recare maravi-
glia che ben presto ci
si
appresentino scene e commedie dell'arte
(P SoLRETi, Ia origini del m^odramma cit., pp. 2uS-l.
02) D'ueoTK intortto tUIn jtoetia oco., Padovn, 15^7, p. :MJ.
—
interamente musicate.
Non
—
17
parere
sarei di
di
rieonnettere a
questo genere quella cosina snella, frizzante nella pienezza gio-
conda della verità, che è
dello Striggio (1584);
il
Cicalaviento delle donne al
ma non
è ignoto che
bucato
per qualche tempo
il vanto di essere il primo
dramma interamente musicato VAmfipamaso di Orazio Vecchi (1597), che è una
vera e propria commedia dell'arte cui è applicata la musica madrigalesca né del Vecchi sono da dimenticare le famose Veglie
di Siena. Seguace e imitatore del Vecchi fu quell' Adriano
Banchieri, bolognese, cui si debbono II zabaione musicale , la
ebbe erroneamente
;
Barca da Venezia per Padova,
Pazzia
senile, la
Saviezza
Metamorfosi
il
e varia
giovanile
musicale
altre
,
la
produzioni
commefavola comica.
unica tra le rappresentazioni musicali di Venezia da me recentemente illustrate, che appartiene al medesimo genere (1).
musicali di cui l'argomento o
dia dell'arte.
(l) Cfr.
neir elenco
mio
il
laprima volta
Né
art.
il
libretto proviene dalla
da dimenticare
è
R
Z> rappreaentaxiani musieoli di Ymtexia dal 1571 al
1605 ptr
IX, (1902): ilOm/'c/toha il n.41
amico dott. E. C. Pollak stiamo racco-
detcritte nella Rivista mutieole italiana,yoì
biblioerafiro.
— Insieme
con
)'
.'liendo tutti questi primi testi dell' opera buffa,
riamo
confetto,
di poterli
Solerti.
ora
rarissimi e alcuni
anici,
e spe-
quanto prima dare alla luce.
8
III.
Dai canti oarnasoialeschi k dai trionfi alle mascherate
E alle cocchiate.
Contemporaneo a questa sempre maggiore applicazione della
alla drammatica è lo sviluppo di altre forme letterarie
musica
che con
furono sempre consertate fino dagli
la miisica
Decameron,
latette del
Ma
inizi.
uscirebbe dai confini dal mio studio ricordare Casella e
le bal-
come seguire le lievi tracce di quei
da Firenze o da Cascia,
si
musici, Giovanni da Firenze, Donato
maestro Lorenzo da Firenze, e chi sa
su
le
canzonette,
nieri, del
le pastorelle,
le
quant'altri, rievocate di
cacce del Sacchetti, del Solda-
Donati da Giosuè Carducci
(1).
E
come
già, sul
fi-
nire del secolo decimoquarto, la brigata del Paradiso degli Alberti interrompeva
i
dotti ragionari per dilettarsi delle
che Francesco Landini.
il
un
convegni della
secolo
dopo nei
lieti
cieco degli organi,
modulava
armonie
(2), così
Careggi
villa di
il
ma-
Lorenzo amava sentir ripetere le proprie canzoni a ballo
quali Antonio Sqiiarcialupi veniva ponendo sotto le note.
gnifico
alle
E
da quando Lorenzo uscì con sua
brigata
per
le
vie di Fi-
renze a cantare sull'aria a tre voci trovata da Arrigo Isaac,
te-
desco, maestro di cappella in S. Giovanni:
Bericuocoli, donne, e confortini
Se ne volete,
una
i
!
nostri son de' fini (3),
profluvie di canti e di trionfi carnascialeschi rallegrò la città
dei fiori crescendo con gli anni a dismisura tale lieta e carat-
(1)
Mufiea
e J\>eaia
mi mondo eUganU
Uandolpi R., JUuatraxione
italiano del neeolo xiv,
iioIIp
Opere,
viti.
—
di atouni cimeli fnnrementi l'arie n»uitnle in Firtixe prtee-
duti da iin itunlo stori n, Pironzo, 1892.
(2)
GtNDoLFi
R.,
nell'adunanza dei dì
le
di Firenze,
(3) tL
Canto
Anno
noto cho,
Una
Ifi
riparazione a propotito di AVanoMOo Landino.
novembre Jf^SH
nni;li
Atti
iltll'
Aeeademia
Memorui
Ulta
del R. I$tiinlo Mtutiea-
xxvii, Kironzo, ISHi), p. 68.
|>or
toHtimonmnza
de' berrieuocolax dnl
dnl
Lasca. lecon<lo continaatore di
MaK'niflco ò ritennto per
il
primo.
tal i(«Dere,
il
—
produzione
teristica
e a quindici
Non
(1),
—
19
mentre aumentavano a quattro, a otto
voci.
le
sarà inopportuno
quanto a
ricordare
De La
musica di questi canti scrisse Adriano
petente in materia
e
proposito della
Fage. tanto com-
(2):
In mancanza delle composizioni
musicali
,
se cerchiamo
di internarci nella poesia e di scoprire di che genere potevano
essere le cantilene che ad essa si adattavano (3). credo si jwssa
assicurare senza rischio che sieno state di due sorti.
<
di
La prima maniera
comporre
ripetevano
la
la
ed anche
di scriverle,
musica della prima strofa
le strofe
,
più in uso, era
la
quando
seguenti, dopo fatta,
aria si
sulla di cui
richiedeva
lo
disposizione de' versi, una specie di preludio particolare alle
prime rime che contenevano
che rappresentava
«
strofa,
annunzio dell'arte o professione
hanno
Inoltre, ce ne sono che
le strofe, altre in cui si
(1)
1'
mascherata.
la
nuove prove che
l'intercalare in fine di tutte
due o più volte alla prima
dovevano cantare a modo di canzoni.
ritorna
si
Filippo Valori. Termini di mexAO riUnoe d'intera tJoUrinatra
sommario
Vaiori in Firenxt eoi
d^akmni, compendio
delta vita
dixio di tutti gli aggiunti nel l^iseorso deWeeeellenxa
fiorentini,
vibUia
famosis civibuf
Ftorentiae
che Tol^rmeate
»
1847)
,
:
« L' nso
con musica
— In
un
di
voce o
Catalogo
degli altri e in-
delle
(2)
ei-
mascherato,
e imitano con
irli
di strumenti, si reputa, dico, originato di qua.
dei
mss.
Rinuecini che
si
conserva ms.
millo RiNucciM, che sarebbe stato interessante, ma esso non si ritrova né tra
rimasti a Firenze e ora alla Nazionale, né tra quelli pas-sati nella Trivulziana.
Ifi,
studi
degli
liber de
Trivulziana di Milano col n. 2270, trovai indicato un Discorso snUe mascherate
e
easa
gli archi di
Villani
Philipp!
dicono canti e rappresentano varie invenzioni
si
abiti e co' versi o
cioè da Firenze.
Firenze
ecc..
open
scrittori e nobiltà
dejli
Firenze 1604 (e riprodotto da G. C. Galletti,
delle
nella
di
i
Cams».
Sui canti eamaseialetchi nella Gaxxetta musicnle di Milano, an. VI (1&47) n. 12
e Giunta
Chansotu
du
aWartieolo sui canti ecc.,
XV
siede,
né lo
n. 2?.
Schwabtz
B.,
tetìahrschrift fur Musiticissenschafl, Leipizì^,
di. pp. 231-37.— Sono note
Sonzotrno del 1883.
— Si
le
raccolte
— Non
piit
rari nella RiblvMec'i di
TM.
persone,
1880.
—
di essi canti del \fóf> e del ITóO
rarissima
Popolare. Firenze.
il
Gbvaebt.
15 Jahrhunderl in VierSi vegga anche G. Giannini, Op.
ricordi altresì la raccolta delle
per cameaeiale faete da
ho potuto vedere
Die frcUole in
e la ristampa
Canxone per andare in maschera
stampa del
sec.
sv
riprodotta da S. Fer-
lS.'ì2.
Lasca nella ptefaz. alla raccolu dei Canti da lai fatta nel 1650 diceva che
debbono essere aperte e trattose, la musica allegra e larga, le voci sonore
et unite».
Non interamente manca la musica e sono notissimi alcuni ms. che ne
contentrono, ma è sempre poca al bisogno e al desiderio.
Nello stesso Oatatogn dei
mas. Rinuecini or ora ricordato trovai indicato un Canto degli spaxxacamini ed altro
(3) Il
< le parole
—
—
canto amoroso con
le
note per cantarli. Sec.
XV, ma anche
cotesto ms. è scompaiso.
—
ripetendotìi la stessa melodia,
mero
-
20
qualunque fosse d'altronde
il
nu-
delle parti.
secondo modo di scrivere la musica de'canti carnasciale-
« Il
schi era di trattarli nel genere de' madrigali con
ghi ed
composizione, da
artifizi di
i
soliti intri-
autori di secoli
cui gli
xv
e XVI ricavarono tanto effetto.
«
Questa seconda maniera
era,
meno frequente
sica l'intenderà,
come ogni intelligente
della prima,
esecuzione di composizioni scritte con
tali scientifiche
armoniche, cantori sommamente
zioni
canti a strofe replicate bastava
essendo
sufficiente,
nota, con
scritti
per
lo
periti
«
,
che
pei
più in armonia di nota contro
una gran semplicità, come
a'
mu-
per la
combina-
mentre
,
di
un orecchio buono ed una voce
si
di codesto genere allora in uso, di cui
vate fino
volendosi
rileva dalle composizioni
alcune
si
sono
conser-
di nostri.
Si potrebbe
anche discutere
la quistione
di
sapere
se
i
canti carnascialeschi non furono spesso cantati in semplice melodia all'unissono'con
«
Certo
si è
accompagnamento
di strumenti o
senza.
che sovente gli strumenti figurarono nelle feste
domandasse a quali apparteneva l'onore di
non sarei lontano da affermare non esaltri che chitarre e trombe o strumenti di queste due famiglie, aggiungendovi forse tamburi, cembali ed altri
strumenti di percussione. Codesti si univano talvolta in numero
assai grande al canto ad una o più voci, suonavano anche da
di carnevale, e se
accompagnare
sere mai stati
il
si
canto,
sé e facevano sentire sinfonie di cui rimasero più che soddisfatte
le
orecchie dei quattrocentisti e dei loro
figli
e 'nipoti...
Nella seconda metà del secolo decimosesto
la lieta
»
usanza
andò prendendo maggiore sviluppo nell'apparato, l'invenzione fu
più ricercata e all'antica semplicità
sostituirono
del canto carnescialesco si
a poco a poco forme più complesse,
più aristocra-
tiche.
Si ebbero
quando
i
in tal
modo
le niascJierale,
dette anche cocchiate
giovani signori uscivano sui cocchi in
numerose e
ric-
che brigate, con seguito di staffieri e di servi che di nott« reg-
mentre essi cantavano le bizzarrie che i più inavevano posto in versi e un carro pieno di muli accompagnava, empiendo le vie di suoni e di festa.
Questo mutamento che si andava operando non passò inos-
gevano
le torce,
signi letterati
sici
servato;
buona testimonianza
nelle quali egli
ci
—
restano queste stanze del Lasca,
paladino degli
fa
si
21
che
anticlii canti
amorosamente raccogliendo:
Sopra
il
compor canti moderni.
Copiando vanno dalle pricissione,
e tanno canti, ove ogni loro intento
è, che intesi non sian dalle persone
per aver dopo a farvi su il comento.
Guardate dunque che consolazione
ne può cavar la gente, o che contento.
Ahi, eiel, tu ci tacesti pur gran torto
O Alfonso de' Pazzi, tu sei morto
!
!
Se tu
dicesti:
i
vostri immascherati,
Batista, fien veduti e
che
non
intesi;
andati
diresti or di questi canti
mille volte, più scuri e
men
compresi
'i
Questi, questi denar son via gettati,
come
dice
or or, se
il
ben
non ispesi;
mi vergogno,
sonetto, e
di dirlo
di mille Alfonsi ci sarìa bisogno.
Tu
pur vivo, Varchi, che faceste
le mascherate
cotanto intelligibili ed oneste
che ne godevan tutte le brigate.
Dunque persone si posson dir queste
che le fanno or, di poco senno armate.
Chi lascia la via vecchia per la nuova,
suo danno poi, s'ingannato si trova.
sei
a don Luigi già
Del Lasca non vogl'io già dir
avendo
fatti tanti canti
n'fente
e tanti
aperti e chiari, che tutta la gente
n'era contenta, e le
donne e
gli
amanti;
però che il ZifiFe Zaffe solamente,
Bufola e Maglio e Cavalieri erranti
danno in questa parte tal favore,
che suo del fare
canti è il primo onore.
gli
i
Io mi ricordo già
un
quando
gli
andava
canto, prima che fosse riposto
che tutto quanto a mente s'imparava,
tant'era bello e chiaro e ben composto;
veniva
— asma
or non pure
non
e
s'iiiteude
un verso
il
ne cava,
se
nome che
g^li
è posto,
che quei inadrigaluzzi a
lor suggetti
troppo stitichi sono e troppo g-retti.
i
Costor vorrebbon con poche parole
dir
così
molte cose, e beccansi il cervello:
sempre chi troppo abbracciar vuole
nulla mai stringe, e riman poi l'uccello.
Non
sperate mai più vedere
cioè canto sentire o
il
buono o
sole,
bello,
in questo secol di giudizio privo,
mentre che
in
Il
per
Buonanni appare
mandò
lui,
In
nome
il
uno
Buonanni sarà vivo
degli innovatori
,
(1).
ed
egli,
o chi
fuori questa, replica:
di
quelli che mandorno
del pentimento.
mascherata
la
Lasca, tu puoi ben dire e puoi ben fare
parole ansai e spessi falangiotti,
e scrivere e compor quanto ti pare,
che canti vogliam far sottili e dotti;
sopporti in paco la gente volgare,
o teco quanto vuol gracchi e borbotti,
per ch'a guisa d'eroi e semidei
non vogliam
Tu
far più canti
da plebei.
hai ragione: che vnoi tu ch'io dica,
se l'uso ha convertito la natura?
or
si
pone ogni ingegno, ogni
fatica
mascherata ricca e scura.
Lo credo anch'io che quei canti all'antica
sarebbono oggidì una sciagura,
e converria che le de^n pe' chiassi,
avendo dietro le mcluzze o sassi.
per far
la
i
Il
{])
Lasca, arguto, non
Le rimt,
ediz. cit.. pp. 407-9.
si
die per vinto e lanciò l'ultima:
-
23
—
RISPOSTA
La prima
parte nel ver fu ben tale
del canto vostro detto del Piacere,
come appunto conviensi
carnevale,
il
e fece bello udire e bel vedere:
ma
parte poi quaresimale,
l'altra
doveva
pentimento o
il
il
serbarla fredda, e far poi
dispiacere
si
potea
questo venerdì santo in fricassea
Su
tale questione delle
(1).
mascherate è anche
1'
altra madriga-
IX, 45, ha in fine queste parole:
a fare un cauto, e non piacendo a chi
lessa che nel cod. Mgl. II,
<
Il
Lasca sendo
eletto
«lo elesse, lo feciono fare al Buonanni. et egli
«
sendo
burlato,
fece la suddetta madrigalessa »
S'io fossi in rima qualche
o che mai più composto
nuovo uccello,
non avessi
alcun canto, o volessi
con questo
lor favore
cercar lode ed onore,
com'hanno fatto già mille persone,
hanno ragione, e starei cheto.
Ma se si guarda indreto
direi: gli
alle stagion passate,
tante già feci e tante mascherate,
o vogliam pur dir canti,
Bufola, Maglio, e Cavalieri erranti,
ad
altri tanti
e tanti,
mi posso chiamar pago e contento.
perch'io fui e sarò sempre intento
ch'io
Ma
a fare a ognun servizio,
non per mio benefizio,
né per utile mio faceva questo.
Ma meninsi l'agresto,
spendino assai, faccia pur quant'e' fanno,
ch'un simil canto giammai non faranno,
(e cerchin
come
(i; Ijì
rimi, edìz.
cit.,
fu
il
pure in
cielo, in
Ziffe Zaffe e
pp. 441-42.
mare
o in terra)
Serra Serra.
—
24
-
Dieci anni in questa terra
ne
stette
il
segno, e può vedersi ancora:
più di seimila allora
persone finalmente
l'impararono a mente,
e si cantava per tutte
Ma
,
le vie.
le lor fantasie
stitiche e stiracchiate
come
le
son andate
da un dì in tùora ed una notte sola.
non se ne sente mai fiatar parola.
Oh degna e lieta scuola
d'ingegnose persone
!
dove se' tu Fiandrone,
Lorenzo Scali, e tu Luca Martini V
Ove sono ora
Barlacchi e i Visini,
(/Cncio organista, e il mio Gian profumiere?
Oh se poteste or leggere e vedere
i
i
canti e le
moderne invenzioni,
voi vi fareste
Il
dirsi
(1)
mille crocioni
sì
Lasca godeva però degli ultimi
(2).
trionfi;
verso
il
1590 può
che l'evoluzione fosse compiuta anche in questo campo
e noi vediamo dopo quel
tempo
(3),
nella corte medicea le masche-
accom-
rate divenire vere e proprie rappresentazioni anch'esse,
pagnate dalla musica e confondersi infine
col balletto o festino,
vocabolo e cosa nuova.
(1)
(2)
(3)
Nomi ben
noti di artisti e
bnontemponi
cando noi codici
fiorentini
non sarebi e
raccolta importante ne contiene
il
difficile
ÒU V.
11
Vincenzo Huonanni, lo
e. bH.
5S
r.
V.
ma
,
iil
cer-
Una
«rà di-
proposito nostro:
icanto de' So^ni andato addì 2 di Febbraio 1565.
ce. 57 r.-T. I trionfi andati addi 21 di
e.
sono mai stato raccolto
mottornc assiemo un boi nnmoio.
cod. Mairliabochiano II. IX. 15, del quale non
scara la tavola por >|ael1n parto che interessa
0.
fiorentini.
Z> rimi, ediz. cit., pp. 829>31.
Le mascherato di iiuest'altimo periodo non
Addi
2(3 di
Febbraio
1565, quattro
stanze, Is
primA
altro tro di UI). Strozzi.
Fobraiti ]5(>5.
MascheraU
delle Borole.
Altra canzono cantata mo<lesimamento per lo Bufolo.
e. 5ft r.-O) r.
Altra Bufola.
0.
SU V. Cacciatori: Mascherata andata addi 2
0.
K7
r.-v.
0.
88
r.
di
Febbraio 1567. Di
Canzoni' cantata di notte da' uiotlosimi.
Maitoherata di vedove andati» addì 12 Febbraio 1507.
irioruo.
di
—
25
—
uno carro di
e. 88 T. Madriirali per il Saracino del S. Paulo Orsino cantati in sur
nugole addì 15 di Febbraio 1567; t« fine: G. e Mario Colonna.
e. 89 r. Mascherata delle Farfalle andaU addì 23 di Febbraio 1567; in fine: lì cav. Ginori.
89 V.-90
e.
1567. Mascheratii
r.
livrea andata addì 26
14 livree varie di 4 per
di
di Febbraio.
e.
130 V. Mascherata addì 11 di Febbraio 1570.
131 r. Mascherata a dì 15 di febbraio 1570.
e.
131 V.-133
e.
r.
Sopra
il
canto precedente:
ti»
fim: »
canto, e non piacendo a chi lo elesse, lo feciono fare al
Mascherata a dì 24
di
133 V.
i34 V.-138
e.
138 V. Altra mascherata nel med. luogo.
134
r.
r.
Mascherata fatu in Pisa
e.
139 V. (Sonetto;
e.
216 V. Mascherata per
>17
e.
r.
,
et
e»?li
sendo bur-
(jio.
—
M. R.
Febbraio 15T0.
di Febraio 1570 di Giov. Battista Cini.
e.
e.
fag"a fatta dai
Lasca sendo eletto a fare un
Madrigalesse ».
lato, fece le »ud.
-
Il
Buonanno
Batt. Strozzi.
il giorno fatta
in Firenze il dì xi di Gennaio 1577 della
Veneziani per paura della peste, seguotìo Nomi della maschere n. 16.
Mascherata per la notte della Compa:?nia della Calza fatta in Firenze a
Gennaio 1577. -M. Giulio Nahlini guida delle Mascherate.
227 V.-228 r. Mascherata degli Scorticati a dì primo di Marzo 1592; in
dì XI di
e.
Lorenzo Franceschi.
e.
228 V.-229
e.
229 V.-232
motto
€
r.
r.
Mascherata
Cant>
di
delli Scapigliati
Cocchieri che
:
un Fetonte, con
per impresa
cantando iu carrozza et rompendo lance
xii
!
—A
dì 21 di
Febbra-
Cocchieri in habito rosso
airUngheresca riccamente adobbati su cavalli con 4 servitori per ciascuno con torco.
Del S. Gio. Bat. Strozzi.
ce. 232-r.-233 v. Mascherata degli Accecati
n.
.
.
.
Di
a dì 4 di marzo 1592.
portano
perchè inespei-to a impres'alta aspiro » Fetonte tombolò
io 1589 di notte
fine
»
andata a
coppie a cavallo, ot Musica sul Cario composta dal
febbraio
1595 di
dì
15
S.
Ottavio Binuccini e
di
—
la
musica dal S. Piero Strozzi (1).
e. 234 r. Mascherata delle Fiamme d'Amore andata a dì 26 di Febbraio 1595. N. 18
coppie a cavallo con 4 stallieri per ciascuno con musica sul Carro composti da Luca
Bati,
la
e.
Mascherata da Gino Ginori
234 V.-235 V. Maschere
fatte
(2).
la
sera del Carnovale nel Palazzo de' Pitti dalla
ser.ma principessa Leonora insieme con altro signore.
—A
dì 27 di
Febbraio
1595. [È
del Binuccini] (3).
e.
236 r.-2o6. v. Risposta delle Gentil Donne
e.
236 V. Risposta delle Gentil
e. 237. r.
(1)
alle
alli
Accecati
Cfr. voi. II, p. 51.
(3) Cfr. voi. II. p.
57.
Cfr. voi. Il, p. 56.
(5) Cfr. voi. II, p. 56.
(6) Cfr. voi. Il, p. 58.
SOLEBTI.
(4).
Fiamme d'Amore per le medesime rime ^5).
Mascherata 1595. Gli Incogniti Disdicciati
(2) Cfr. voi. II, p. 56.
(4)
Donno
<6).
IV
Balletti k Veglie.
Già
guiva
un notevole
ultimo decennio
nell'
veglie e
i
di
del rinascimento
complesso e di ricercato
mutamento anche
mule
composte con
di vari generi drammatici, letterari e popolari,
in prosa e in versi, nei quali pure
ha grandissima parte
musica.
la
come ho accennato,
mascherate, per l'apparato degli intermedi, e talora hanno
I balletti per
dalle
della
vediamo sorgere
balletti e certe rappresentazioni stiune,
una mescolanza
spesso se-
costumanze, e
in tali
del secolo decimosesto
fu
ballo
il
(1), e
Lo sviluppo
recitazione di brevi ecloghe.
alla
sica portò
elegante
società
nella
sempre qualche cosa
derivano
l'invenzione
qualche parte semplicemente recitata;
più fine a sé stessi,
teriale dell'azione
ma rimangono
mimica e
la
,
gli antichi passi
Sono talora semplici figura-
vocale.
mondo
zioni di celebri personaggi della mitologia o del
resco che
muovono
non sono
semplice esplicazione ma-
in danza; tal altra gli stessi
cavalle-
personaggi svol-
gono un'azione episodica; anche vediamo introdotto l'armeggiare
figurato nei cosi detti abbattivienti, e da ultimo vediamo apparire
balletto
il
torneo
ma
:
a cavallo, che è una vera specie di
in ogni occasione erano
introdotte
gio.stra o di
cantabili
parti
e tutto era regolato dalla musica (2).
\\)
nolla
ve!;<anu
Si
i
miai Àftpunti
OaxMtta LelUrarin
^uUo ilanxt
anni del secolo xvii ò nei Disoomo
n. 2218, e.
:i7
cipalmonto
i|aolli
quelli do'
lostini,
nobilissime
mine
cate.
v.):
uteoli
ì
deeimoquinto
— Un
cenno
musUia di Skvkro Bomini
bulli
iyj;^\
(ins.
siano in stima approsKo
esercitano in casa di principi e signori
e
lieeimosesto
sui halli ni primi
)<randi.
i
Riocardiano
nobili, prin-
rome sariano
perchè so ben c'intorx'onjrono iriovani cavalieri, nobilissimi
danzare,
si
sìirnorì e
esercitano nulladimeno con tanta motlestia, ter-
baono et ottima creanza, i|aanto spoiar si possa da persone nobili bene ««iaquelli ancora che si usano tra le scene delle tra»re<iio e comcdie, inTere
<Jomo
di coro, i^ft pi& volte
dei
si
dame insieme a
che sono in uso
(2)
stUla
• Io mi erodo che
che
n»i
an. xiii, n. 9 o II (Torino, 1^9!)).
Il
v»fiti,
visti in
occasione
di
nozze do' Koronissimi
tra la plolto o tra la ifonto la
primo IxUMltì n
mitaUo
di
ToM-ann. .Ma quelli
quale ha perso alquanto
propriamente
ò quello
ptMMia di Lorenzo Franceschi e invon/iont»
di
intitolato
di vertrofrna... >
Balln e
Roberto 8an:»everiito,
Oioatra
tetto
pM
—
L'evoluzione dei balli pare
ad Ottavio Rinuccini
debba in
si
rime
fazione alla raccolta delle
scrisse:
Fu
«
prima e poi V Euridice che
ne' nobili teatri
di maraviglia e di
Onde
diletto.
dolce maniera di
si
comporre
dalle scene riportarono
qual
qual
fu
nata
all'armoniosa melodia? Quindi
egli
sica
versi
ne' suoi
la
Ma
vanto.
egregio
la sua Dafne la
empiè gli spettatori
ingegni rapiti da
nobilissimi
calpestando
.
grandissima parte
Pier Francesco, nella pre-
figlio di lui
il
;
—
27
facilità,
vestigia di lui,
le
tralasciando questo,
la
dolcezza veramente
nacque che
quali
balli,
i
ancora primiero condusse di Francia accompagnati dalla mu-
mirabilmente
piacquero
,
»
A
(1).
dir vero qualche saggio
aveva già dato prima di recarsi in
Francia, ove fu per tre volte dal 1600 al 1604 (2), poiché fino
dal 159(> abbiamo di lui 7Z Ballo di Bergiere e nel 1596 il
genere
del
Ballo di
le
che però risentono ancora più della mascherata
Stelle,
nozze medicee del 1608
dicea dal
che
la
Rinuccini
il
1600
ed
lo illastra).
(cfr.
il
Ma
mio
Musica
voi.
,
DaUo
la perfezione di questi balletti si
Guerra d'Amore ola Guerra di beUexxa dal 1616, con
descrizione del quale gliene è attribuito
A Bologna
nel 1620
abbiamo
srià
il
e
DramnMtiea
alla corte
1904, dove è anche riprodotta
Bemporad.
1640, Firenze,
il
Me-
incisione
l'
deve ad
Andrea Salvadori con
FoiUi
d' ArdeniM del 1623, nella
le
La
merito, o con
un vero torneo,
:
Disfida d' Ismeno del 1628.
Ruggero lìb«ratois\ Campeggi, musicato
dal Giacobbi, che è riprodotto qui nel III voi.; l'altro Mercurio e Marie, doU'Achillini.
musicato dal Slonteverde per
Parma
le feste di
del 1628,
ho riprodotto
invece nel
cit.
voi. sulla corte medicea.
Poesia
(1)
MDCXXii,
in
del
Sig.
Ottavio
—È
prefaz.
noto
Rinuccini ecc.
che
primi
i
nella corte francese da Caterina de' Medici, che
celebro
ma
in tale arte;
il
,
vero genere nuovo
Firenze
In
saggi di
balli
aveva seco
si
,
appresso
furono
fiarurati
il
Giunti,
i
importati
piemontese Baltazarìni,
dico che incominciasse
col Bailet
co-
tniqve de la Heine AaXo nel 1582, opera di Baltozar de Beanijoeulx.
Tuttavia fu osservato, e assai giustamente mi pare, che questi
sto che
sicali di
.li
balletti posteriori siano più simili
Venezia, ad una delle quali aveva assistito
ora parleremo. < Sous
Henry IV
ballet
le
primi sa^gi piutto-
a quelle rappresentazioni
reste
Enrico III
le
allegoriche
1671, o
nel
passetemps prèféré de
ma-
di cui
la
or
conr.
Henry IV e SuUy aiment follement la danse. Les ballets so ressentent de la joyeuse
Lamonr da roi. Ce sont: lo grimaciers, les barbiers (1598), les princes habillés de piume» (1599), les lavandières, les juifs. les tirelaìnes, les filous (1607), les femmes s«ns toste (1610), etc. » (KoLLà.ND, Histoire de l'opera
Thorin, 1895,
1
p. 24;^
en Europe avant
l.ulUj et Searlalli, Paris.
e n. e le varie opere speciali là indicate). Se questi enumerati sono
primi, lo sviluppo è contemporano<i che a Firenze e p«r entrambi
i
luoghi è chiara la
derivazione dai trionfi carnascialeschi.
Non ho potato vedere
il
volume
di
nnlla al nostro proposito giova l'altro di
francese con
un
Sera. 1899, in
[2) Cfr.
Paolo Gruykr Le ballet à travers les ages, e
Gastonk Vuillibr, La Danxa. Riduzione dal
,
capitolo aggiunto sulla coreografia italiana, Milano, tip. del Corriere della
fol.,
«orti.
con illustrazioni.
.«?tor.
d.
LeU. IM.na,
XXXIX
(19.2). pp. 40H.404.
—
ma
è certo che
dicea tra
veri ìxdJetti tengono
i
1611 e
il
il
primo
campo
il
nella corte
me-
1620, e parecchi sono precisamente inven-
zione del gentiluomo fiorentino.
inventò per
—
?8
quale forse non senza ragione
Il
quello intitolato Ninfe di Senna, nel quale
queste vengono a recare il loro omaggio alle rive dell' Arno,
dove insieme recarono la leggiadra costumanza del nuovo ge-
nere
(1).
Né va
sui metri
dimenticato di notare
Granduca che chiudeva
compose
cioni
valieri (2)
tolato
le
parole
dal famoso hallo del
fino
;
intermedi del 1589, Laura Guidic-
gì'
già trovata da Emilio de' Ca-
sull' aria
particolarmente
;
musica ebbe
influsso che la
l'
di tali composizioni
lirici
sono
interessanti
quello inti-
poi
Mon-
Tirsi e Cleri dello Striggio, musicato nel 1615 dal
teverde (3); e quello che chiuse
del Salvadori nel 1623 (4).
Mi
piace qui riferire quella
medicee che
La
la festa
Fonte d'Ardenna
descrizione di una delle feste
Rinuccini ha intromessa in quella sola delle sue
il
eroidi che è a
stampa
e
(5);
poiché é
ravvisare
facile
nell'
donna
inclita
Sovra il cui biondo cri» ripose il cielo
Qual più degna corona il mondo ammiri,
(1) Cfr.
(2) Cfr.
qui noi voi. II dove sono tutti raccolti.
fini
n
voi.
pp. 39-42.
—
Cavalieri
Il
Doni, Trattato
o
,
anche
questo
in
della mtisiea scenica, eap. xxxiii, p. 05, scrisse:
1589 G. B.
«
Il
ballo vorrebbe esser
nell'altra professione,
ordinato da persona !?iudiziosa e perito nell'una [musica] e
era qual signore Emilio del Cavaliere inventore di quel
è piecur-
egli
questo del
precisamente a
sore, fu abile compositore di balli, e alludendo
come
granduca,
detto del
ballo
bel
e dell'aria medesima: perchè non solo fu psritissimo musico , ma anche leKiriadrissimo
danzatore.» -Nella prima redazione del Trattato stmso {/Ara Barberina, voi. Il, Appendice)
aveva scritto allo stesso proposito di accordare la musica col ballo come pli antichi:
Emilio del Cavaliere in <iuelle rappreil che avrebbe potuti) bene imitare il sl|rnor
sentazioni che egli modulò in Firenze, se di qup«te cose avesse avuto notìzia; poiché
4
era non solo peritissimo compositore,
ma
leK^dadrissimo danzatore
:
da
e
tato quel bellissimo ballo, detto del granduca o l'aria di Firenze, con
stimata per certa un'avita e magnificenza ohe ha
..
».
-
La
Fon»
col n. 1.58 nella Biblioteoa
Qiaeomo Manxoni
eoe.
UanMoniatM. Catalogo
(4)
ballo
è
ri-
qui avanti nel
L'ho riprodotto
III
l<api,
apparlWMwW
td fkoeo:
1894, pag. 148; Ivi appunto, acsi
trora
un
Ballo di Fiormaa.
voi.
nota all'anno
in
«
ragiotìob) dai tiuw.
Parte iv, CittA di Castello,
canto > una Gagliarda de Pitti e a un Ballo di Palntao,
(8) Si lenire
del
Dramntatiea alla corte Mela musica può esser oonwrvata in quel oodicetto del sec. xvu apparso
prodotta da un'antica inciiione nel mio voi. Muniea, Ballo
dicea cit.
figurazione
fu inven-
lui
ijueir aria Uiilo
UiZi nel mio voi.
olt.
Muaiea, Ballo
e
Dram-
matiea alla Cbrle Medicea.
(5;
Nelle Poeeif
d«]la Triva Iziana.
cit.,
pp. 125-26.
—
Ii«»
altre
«midi nono tuttavia mss. nel
ro«l.
1006
—
Maria
29 -^
de' Medici, la descrizione si riferisce
anni del
di
certo ai
primi
160():-
Volgendo intanto il ciel le ruote eteme.
La festosa stagiou che a' balli, a' giochi
Tutti richiama
i
giovanetti amanti,
Per l'usato sentier facea ritomo.
Donna non è sì disdegnosa e schiva
Che per vesti pregiate e gemme ed ori
Splendor non cresca alle natie bellezze.
Né si duro guerrier ch'in bella schiera
Non s'addolcisca e con leggiadri moti
Non danzi al suon delle canore cetre.
Sol io negletta, in su la fronte a pena
Dispongo il crin, che non m'adombri il guardo,
Né perché dolce suon rallegri il cielo,
Né perché bel cantar ferisca i cori,
Né per mirar nelle splendenti sale
Cento g-uerrier di ferro adomi e d'oro
Romper mille aste in dilettosa guerra,
Picciol momento pur sereno il guardo.
Sol
una
notte, o notte aurea e felice,
immenso
Inebriato di diletto
Respirò
il
cor dagli amorosi affanni.
Sai che ne'
lieti dì,
tosto ch'il cielo
Suoi lumi accende, e cavalieri e donne
Nella real magion traggono i balli.
Ivi,
come chiedea
gentil costume.
Tra donne e tra guerrier facea dimora;
Quand'ecco risonar d'alto concento
S'odon de' regii alberghi i tetti aurati
¥j mille lumi e mille faci ardenti
Tanti intorno vibrar raggi e splendori
Ch'io non vidi giammai sul mezzo giorno
Splender
di si
gran luce armato
il
sole.
Fra cotanto fulgor l'inclita Donna,
Sovra il cui biondo crin ripose il cielo
Qual più degna corona il mondo ammiri,
Sovra ogni uso mortai si bella apparve
•Che l'alta maestà,
gl'alti sembianti-
Sostener non potea guardo terreno.
Succinta gonna
le scendea dal fianco
D'oro contesta, e per mirabil arte
Di varie gemme ricamata il lembo.
Sotto a cui
si
scorgea gemmato e d'oro
— sodepio
pie ben
li
Ricco splendor
Arder parca
Ma
di calcar le stelle.
di lucidi
diamanti
tra le dorate
chiome.
del bel collo l'animate nevi
Cingea puro candor di perle elette,
i
crini, onde a scherzar con 1' aure
Su gl'omeri scendean gli argentei veli,
Ondeggiava cimier di bianche penne
Tal già, come risuona immortai t'ama,
Su la riva del Xanto apparve adoma
Fra l'armate falangi alta regina.
Sovr'esso
Schiera
di
donne, d'ogni pregio altere.
In guisa pur d'Amazzoni superbe
L'orme seguian dell'onorate piante,
Ed
ella al
suon delle soavi
lire
movea qual per le selve antiche
Vide il mondo danzar Delia e Ciprigna.
Cotal
Quasi ignoti finora sono rimasti i balletti tra noi, e purtroppo
musica ne è andata perduta. La buona ventura mi ha fatto
ritrovare un Diario della Corte Medicea proprio degli anni tra
il 1600 e il 1630, nel quale tutte le feste sono ampiamente de-
la
scritte: così
ho potuto identificare quasi
scoli contenenti
i
tutti
testi poetici di quelle feste
,
rarissimi
i
opu-
riconoscerne gli
come più di frequente accade, apparvero anonidella esecuzione. Farmi
il tempo e il modo
veramente che quanto ho ritrovato presenti un interesse ecceautori quando,
mi, 6 determinare
zionale per questi studi, ed ho anche creduto opportuno di
produrre alcuni
testi tra
i
Dallo stesso Diario appare altresì
nere più drammatico, cioè delle veglie,
differiscono dalle antiche
gli
ri-
più interessanti o dei più rari (1).
ecloghe
lo
sviluppo dell'altro ge-
a dir vero, poco
le quali,
rappresentative
argomenti più volentieri che dalla vita
.
se
pastorale
non che
si
trag-
gono dalla mitologia, né mancano di quelli che s'inspirano a
episodi della lotta in quegli anni massimamente combattuta dai
cavalieri di 8. Stefant» coi
corsari
barbareschi
cupitAle sta in ciò, che esse sono interamente
li)
Mtuiea Batto < Unmmatim
BAmporad, IWM.
.zioni)i Firanze,
;
la
differenza
cantate e servi-
atta oorté Mmiitinn éiU ItilHt ni
1640 (onn
illiintni-
—
^
31
vano come introduzione o come intermezzo alle feste da }>allo.
Tipiche rimangono in questo genere le « favolette da recitarsi
cantando» del Chiabrera,'qui riprodotte nel secondo volume.
Né vanno dimenticati i recitativi, caratteristici nelle origini del melodramma, e destinati ad essere cantati « solo nelle
e
serate di corte. Parecchi ce ne ha lasciati il Salvadori (1)
di uno di essi. Iole lusinghiera, dopo identitìcata la poesia perchè mancante della prima strofa e della line (2). ho trovato
,
musica di Iacopo Peri in un manoscritto del Liceo Musicale
la
di Bologna
che qui
grande naufragio
come raro avanzo
agli studiosi
oflFro
di
un
(3).
Finora sconosciute sono pure altre rappresentazioni
date e complicate cui accennai poco sopra
sotto l'aspetto letterario è
mesci-
importante
più
; la
Passatempo di M. A. Buonarroti,
volume sulla corte me-
il
iuniore, che è pubblicata per intero nel
dicea testé citato: non sia discaro che qui dia notizia di un'al-
VEgle di Giovanni da Falgano. che ho veduta manoscritta
tra,
nel codice Trivulziano 1002, insieme con
medesimo autore.
Questa Egle
Precede un
(1)
poi
il
frontospizio
unite insieme
natuh
|
l'altre
e
t-yre,
I
do'Sup.
,
A
occhietto col
Lt Poesie
del
|
Oran Duca
\
speso dal detto
:
Avdrea
|
|
Parte prima
di Toscana.
Stampatore
,
\
In
e
la nota
166;). »
ta, Iole
—I
ms.
< Ebe
Andrea
hbris di
recitativi
sono
nel
voi.
d. Lor.
I,
te
j
(e
pp.
|
Andrea Salvadokj,
&ig.
Salvador!
Fra
|
|
|
Francesco Salradorì
Cavalcanti
448-485, e
s'
a
pp. 471-476.
La belCAdriana,
intitolano
delVApe
e d'
— Intorno
— Lo
strofe s<ino di varia
del
Autore
Didone abbandona-
Sono por
Amore.
(occupa
,
cinque
la
lo
pagine
prima, man-
dall'
Il
con fregi, eseguito da copista ignaro
parole poste sotto alle noto
Sig. Filippo del
Nero
Arpe
,
G.
Alessandro Ghivizzani
e questo del Peri, che comincia a e. 21.
ce. ó4 mi è lavoro calliijrafico
le
lunghezza; oltre
segnato Q. 49 e contiene musiche di Orazio
della Settimia Caccini)
Coli,
mio esemplare
fig.li
&\V Iole, ve^^asi un irastoso episodio riferito dall'AORMoLLo,
l'Anca, Francesco Ni?etti, Francesco del Niccolino
mio
il
da'
pp. 149-.51.
cod. è
sendo spesso
e
;
Donatomi
a rima baciata.
le altre 7-11
(3) Il
Fhrdi-
Per Michele Ercole 1068. Con lic.
vendono nell'istessa stampa in Parione;
I
lusinghiera, Zerbino Infante di Seoixia, Favola
'2) L'Iole
cano
9^ae
rhtnte l'Au-
|
AlVAltexxa Serenis. di
più selve di settenari, con qualche raro endecasillabo; l'ultimo
di .settenari
e
quali contengonsi
le
impresse in diversa stampe
seconda)
Roma.
si
voi. 2 in-r2.— La dedicatoria è del figliuolo
ha
Corsi, con lettera in data
Opere dal
titolo
iig.
furono diviaamen
tutte quelle che
noti più dinUgnte.
Secondo
I
:
è dedicata a Iacopo
rime del
molte altre
codice
di
(il
B. delmarito
consta
di
musici non es-
corrispondenti; ò dedicato « All'Ili. mo Sig.
al Liceo Musicale il
13 marzr» 1815
per dono del siu. Severino dogli Antoni. Esprimo tutta la mia gratitudine al Municipio
di
il
•,
e pervenne
Bologna e alla Direzione del Liceo Musicalo per
dell'egregio amico sig.
Aw.
Giovanni Bellini.
la copia favoritami
a intercessione
—
Di
«
Fiorenza
quale
il
,
di
di
32
—
mdlxxxiii
ferragosto
fanno gli elogi del famoso gentiluomo
si
fu uno dei primi e più strenui mecenati
»
(1)
nella
,
fiorentino
che
,
nuova musica,
come poeta e filopoeta. UEgle è chiamata commedia ma è un
polpettone stravagante, tipo appunto di quel genere composito
della
,
fatto a posta per dilettare con la varietà nelle serate di veglia
in casa Corsi, in casa Strozzi
Nero
in casa del
,
stessa
o alla
corte di Firenze.
La
intendimenti, comincia con un
ad assicurarci degli
Infatti,
prologo
Vegghia, cui segue un coro di uccellatori
media in cinque
atti in versi endecasillabi
;
e settenari, è
la
com-
uno dei
rifacimenti sulla base dei Suppositi e della Calandria. L'epi-
soliti
sodio importante, quello che dà luogo all'esplicazione del nuovo
genere, è questo: Egle, con altre ninfe, è invitata ad una veglia,
d'onde l'innamorato Miserino la rapisce
veglia
stretto a restituirla alla
,
;
ma
siibito
dopo è
dove è fitta regina, e vi
cose-
guono giuochi, mascherate e farse. Vi cx)mparisce infatti una
Mascherata dei figliitoli e delle figliuole di Niobe / un poco
Donne uccellatrtci nel terzo atto; nel quarto
Anodyno poeta con una farsa, che si svolge in tre
subito dopo Gelasio poeta con una farsa pure di tre
sconcia è un'altra di
è introdotto
scene, e
scene, ciascuna con personaggi propri, che nulla
mune con
là
commedia
durante la commedia
la
principale.
;
e in
hanno
di co-
La musica comparisce qua e
musica sono
gì'
intermedi
dopo
ciascun atto:
I Intermedio.
La
Mutazione. Seguita da un coro di pastori bal-
lerini.
II Intermedio. // Giuoco. Seguito
da un coro di pastori che
cantando giuocano a vari giuochi.
III. Intermedio. //
Riso. Seguito
da un coro di pastori che
cantando rappresentano cose
IV
Intermedio.
La
chi di lor arte
Corte.
et
Nel
mii. 8Ì
un
coro di pastori stuc-
di questa invaghiti.
V. Licenza. L'Allegrezza, con
(1)
ridicole.
Seguita da
Imllo.
legge renunente muxxxvii
mn
l'ommiiMioiie della k è evidente.
i^M^^W^^^^^W^^^^S^^^^^WWW
TTTì T
1
I
I
I
T
I
T
I
»
t
JACOPO PERI
Jole lusinghiera.
Ifecitativo.
W
i^
^
Uc
».
dì -
- ci
«.
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do - lo
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V—b—v =
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spie-ta-to per soverchio mar
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'
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lui
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veg-gi-a
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veg-gia l'I do-lo mi-o spie-ta-to per so-ver-chio
^
mar-ti-re
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in-uau-zi a
_f
Pt3
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Le rappresentazioni musicali
DAL 1571 AL 1605.
Anche Venezia aveva avuto
nel
di
Venezia
una
decimoqiiinto
secolo
vera px'oduzione semipopolare di canzonette musicali
chiamate
,
anche giicstiniane dal maggior poeta del genere, Leonardo
stinian (1388 "P-léGG): ed è noto
queste composizioni
si
era assai coltivata
fra
marinare
feste
sempre
le
musicali.
cantate e
A
elementi
le
»
La musica
delle
con
serenate
viveva
Venezia, inoltre,
il
Griu-
canto
dittatore della scienza
celebre Zarlino.
il
Dopo
lagune, e uno degli
le
furono
mezzo secolo fu stimato
colui che per
sull'ali del
«
diffondessero per tutta Italia.
grandi accompagnamenti
musicale,
come proprio
la
metà del
secolo decimosesto si
offre
allo studioso
non interrotta di rappresentazioni che finora erano
rimaste quasi ignote (1); e se è pur vero che nella loro essenza
esse non sono che una propaggine di quelle altre allegoriche ed
una
serie
encomiastiche in uso nelle nostre corti nei secoli decimoquinto
tuttavia formano un gruppo notevole da loro
fenomeno di una costumanza continuata con forma
e decimosesto,
stesse e
il
propria e per molti anni in una città non va trascurata.
Come prima composizione di tal genere credo tuttavia che
debbano già considerare le Stanze dì M. Celio Magno redcitate nel convito fatto dopo la creazione del sereniss. Luigi
Mozanigo principe di Venezia , e ciò nel 1570 (2). Anche qui
si tratta di una invenzione mitologica ed encomiastica
Mercusi
:
(1) Cfr.
mio articolo Le rappresentaximii
il
musìeali
di
Venezia dei 1571
per la prima tolta deseritU nella Rivista Musicale Italiana voi.
tnA&
di
(2;
eoUe
I
(1902/,
con
1605
al
l.n
biblio-
ben 51 di osse compilata accuratamente dal si?. Giuseppe .Vralle.
Prtww volume della Seietia di Stanse D» diversi autori toseani
S«>no noi
da
IX
SI.
et Privilescio
Ai^ostino
|
(stemroaj
MDLxx.x: ove sono in
|
|
Forpntilli
|
|
1
In Venetia,
fine al
|
Et di nueiro con ogni diligenta
;
volume.
rieorrette
Appresso Filippo • Bernardo Giunti
— La
|
|
Con
rae-
et fratelli
|
prima ediz. di questa raccolta apparve nel
1571; la terza nel 1584.
Solisti.
|
licenza
6
—
mi quattro versi
Le
Eolo
,
Marte e
,
dicono
Eolo
ed
ne
Poi Apollo
sesta.
la
i
quindi
ultimi,
gli
pri-
tutti
canta
tre
Tutti assieme cantano l'ultima.
altre, e infine
il
Nettuno
stanza Marte e Pallade cantano
Nettuno
,
assieme
quattro
—
venoono
rio dice quattro stanze, poi
Pallade, e della quinta
34
rappresentazioni cominciano ad apparire appunto sotto
dogado
di Luigi
Mocenigo
ma
,
ste per specialissime occasioni
,
due prime furono compo-
le
e cioè quella
di
Magno
Celio
nel 1571 per festeggiare la grande vittoria di Lepanto, e
l'al-
tra di Claudio Frangipane nel 1574, per la venuta a Venezia
di Enrico III di
Francia. Isolata resta per allora la terza, di
Pietro Malombra, i-ecitata
1574
il
26 dicembre di quello stesso anno
(1).
Ma
quattro anni dopo,
di Nicolò
il
26 dicembre 1578, sotto
presentazione
rinnova ad ogni S. Stefano
si
rivò la abitudine tuttora viva di riaprire
dicembre; e intanto vediamo delinearsi
tali
feste per
Con
il
da Ponte e per opera dello stesso Malombra
il
.
da che
forse de-
teatro d'opera
costumanza
la
dogado
la rap-
il
20
di ripetere
giorno di S. Marco e per l'Ascensione.
il
splendido dogado di Marino Clrimani (1595-1605) la
lo
rappresentazione divenne stabile
aprile, per S.
quattro volte all'anno:
Marco; in maggio, per l'Ascensione;
per S. Vito, in ricordo della congiura del Tiepolo
cembre, per
S. Stefano,
,
25
il
16 giugno
il
e
il
26
di-
cui corpo fu dai veneziani nel 1009
il
trasportato da Costantinopoli e deposto nella Chiesa di S. Gior-
gio maggiore
(2).
La maggior
parte delle rappresentazioni sono vere e
prie favole pastorali, e ciò
dà ragione
al
pro-
giudizio del Doni ad-
dietro riferito, che questa forma particolarmente fosse idonea per
la
La
musica.
mento a
sei
mitologia e
o sette altre,
la
ma
quelle in apparenza storiche
leggenda antica forniscono l'argo-
non manca neppure
l'allegoria
come
il
in
JScipione in Cartagena.
Non va
più tardi
(1)
trascurata una tendenza alla buffoneria, che sarà
qui
una delle caratteristiche dell'opera veneziana
Por queste p
;
lo altro riiiiproHontitzioni
«i
voir!.'n
In liihlinarmlia
no!
mio
art. no»
pmcitato.
(2)
Alcune tuttavia mancano por qualche anno, o
irreperibili.
lo
stampo
relativo
sono rinuut*
—
—
35
veramente è una comicità un
po' volgare
come quella che con-
siste nel burlarsi delle infermità altrui.
Infine è notevole
di quelle del Vecchi,
H
Confetto,
commedia burlesca
da cui certamente deriva
sul ojenere
(1).
Chi componesse le musiche che le accompagnavano ignoriamo in modo preciso: forse per quella del Trionfo di Cristo
del 1571, rappresentata per solennizzare la vittoria di Lepanto
le sue Instiil celebi'e Zarlino, allora imperante con
della
occasione
1574
in
quella
del
per
armoniche
(1558
tuzioni
visita di Enrico III sappiamo di certo che la musica fu di
soltanto sappiamo dal
Qlaudio Merulo. Ma dipoi tutto è buio
concorse
1;
:
doge Marino Grrimani fece eleggere maestro di
cappella il suo favorito Giovanni Della Croce e di lui sempre
si servi per le musiche di cui era amantissimo, tanto che « il
Gaffi (2)^ che
il
suo palazzo aveva ridotto
drammi
può
.
dirsi
un continuo teatro
,
musicali, eseguiti accademicamente.
Molto probabilmente però
la
musica
di
»
non sempre accompa-
gnava per intero tutta l'azione (3), ma ricordiamoci che G. B.
Doni nel quarto capitolo del suo Trattato della musica scenica
mostra di preferire, adducendo in proposito molte ragioni ap,
punto quel genere di rappresentazione che in parte fosse recitata e in parte cantata, e ancora su di ciò scrisse espressamente
il
Discorso a D. Camillo Colonmi.
E
tutta di certo fu recitata con
le forse la più
importante di
tali
accompagnamento musica-
rappresentazioni, cioè la Tra-
gedia di Cornelio Frangipane nel 1574
(1) Sella.
(li
Ricista ilusic. lUU., voi.
su l'unico esemplare 1
NPARE Torelli
fidi
X
,
il
quale in
lUKtlj, pp. i71-ì>4, illustrai
1600;
nota
o riprodussi altresì
Ascanio Ordei, musicata rta Gaanche questa ha intermedi burleschi
amanti, favola pastorale
edita a Venezia, Vincenti,
una
«li
dialettali.
(2)
Storia della miisica sacra nella già eappella Ducale di
Venezia, Antonelli, iaSl-ó5, voi.
I,
Venexia del 1318 al 1797,
pp. 200-20H.
Tuttavia 1' esempio della pastorale / fidi imanlì, testé ricordatii, che è interamente musicata, potrebbe persuadere del contrario. A. Sa Viotti (Peate e apeltacoli nel
XLI lOo:!), pp. 14-18, pubblicò una lettera,
seicento nel Giom. Star. d. Iftt. Italiaim
del 21 gennaio 1608, del pesarese Orazio dei m.si Del Monte con ragenauii su di una » superba pastora!» » che si doveva recitare di lì a poco a Venezia; o il S. suppone si tratti
de La vendetta degli amanti (cfr. n.'l mio art. cit. il n. 40). Dalla lettera appare che
(.'5)
,
la
musica era snlo por irrintennoili.
una rappresentazione straordinaria
essere comici dell'arte.
i'
pf>-
pt^ro saroi
il
i-iiì
'%irtioT.»|o,
ilispnsto a crednre
tanto più
ohe
cho recitanti
si
tratti di
dovevano
—
finale si
di
mostra inspirato da quella stessa tendenza che doveva
a pochi anni produrre ben
lì
Camerata
—
36
fiorentina.
Anche
altri
effetti tra
luto imitare le rappresentazioni delle tragedie
che
il
maestro Claudio Merulo abbia con
ma
dotti
i
Frangipane dichiara
il
la
della
di aver vo-
antiche e crede
propria musica non
« Questa mia tragedia fu
ha più ridotto alla forma
degli antichi; tutti li recitanti hanno cantato in soavissimi coned in fin il coro di
centi, quando soli, quando accompagnati
Mercurio era di sonatori che avevano quanti varii istrumeuti
che si sonarono giammai; li trombetti introducevano li Dei in
scena, la qual era istituita con la macchina tragica
ma non
si è potuta ordinare per il gran tumulto di persone che quivi
agguagliato
superato gli antichi:
recitata con quella maniera che si
,
,
era.
Non
potuto imitare l'antichità nelle composizioni mu-
si è
il signor Claudio Merulo, che a tal grado
non debbono giammai esser giunti 'gli antichi » (1).
Resta pertanto giustificato il giudizio dal Canal (2): « Non
diremo col Brown, col Bettinelli, col Declamare che Venezia
ne sia stata la culla (del melodramma); se ne lasci pure intatta
la gloria al Caccini ed al Peri. Diremo solo che qui
nelle fe-
sicali
avendole fatte
,
ste per la venuta di Enrico
III
,
può riguardarsi come appa-
recchiata tanto prima quell'invenzione in
più solenne che altrove
(1)
L'intera composizione del Fnniripane fu da
soprfkcitato. Cfr.
De
modo più prossimo
e
»
me ripmdntta comò
Notii««.-S<)i kbti, // riaggio di Etnico III in Italia e
le
sairgio
feste
nell'art,
a Venaxia,
l:t.H-34.— L» nomtuicAMA an Orfto appunto
Torino (con illustrazioni). Torino, Roux, ISOO, pp.
Fnrara, ilantom
a
tizia raccolta dal
Brttinkli
i
o dal Caffi, che lo Zarlinu
in tale ooca8Ìoiu>, è ernnioa.
MM
(2) DMa tmuifa in Vénexia nel voi.
lagwu, Vonezia. Antonnlli, 1»<'17.
I.
p.to II, pp. ICfl «inr. >IMroi>prft
Kaimm
e 1*
Il
VI
La camerata fiorentina
[1580-1589]
Ma
altrove,
dove più potente e più acuto
stato lo spirito della rinascita, e
in
una
come ultimo
eletta accolta di studiosi, di poeti
venivano in casa di Giovanni
efifetti
cosi maravigliosi dalla
la tradizione, gli scrittori
<
musica
,
si
stu-
ottenessero
quali le leggende,
affermavano.
Applicando di più
...
musica per ritrovare
gli antichi
questa,
che con-
conte di Vernio,
Bardi,
diava a fine di scoprire per quali modi
quelli
di musici
,
manife-
era
si
eflfetto di
al
nome
e
nume
delle
Muse
l'arte
vera notizia dell'antica^ così astrusa e
la
controversa per l' addietro, due Fiorentini oltre modo faticandosene ce ne hanno (credesi) aperto la strada. Principalmente
pi
fi^irn1g,f ^
avendo diecine d'anni maneggiati peril quale
|j
M
,
massime
ciò e triti molti libri,
altrove, ha partitameute
genera, che tale è
il
greci, nella
Libreria Vaticana e
dichiarato e distinto Consonantianim
principio della sua opera, di cui, poch'anni
stampò in Venezia un compendio volgare disteso da Pier
del Nero a mio Padre (1). L'altro da' nostri che si è faticato
fa,
si
in detta arte è Vincenzio Galilei col suo Dialogo, pubblicato in
Firenze l'anno 1581. dove
tirsi o discredersi
nezia
(1)
il
primo musico, e
DiKorao sopra
la
e'
piglia
anche occasione
di
risen-
con Giuseppe Zarlino, che era tenuto in Ve-
1558 vi avea dato
fin l'anno
musion antica
e tnod«rtia
di
stampa
alla
Mtsser Girolamo
Mbi
cittadino
aeeademico fiorentino. In Venezia, 1602. Appresso Giov. Battista Ciotti, in-l, ce. 12. n.
L'originale è fra
i
mss. Riuucciniani nella Ntiz.le di Firenze.
È
qaesto
il
compendio
da Pier del Nero del li libro dall'opera del Mei, De modis tcteris trwsicae libri
non mai stampata. Il ms. aat«gr. è nella Vaticana, dal qnale ne tnusse copia
Tolffarizzato
qiiattttor
(i.
B. Doni, e 'luesta era nel 1761 nella libreria del M.se Gabriello Riccardi a Firenze:
a sua volta
1B.S.
l'ab.
Lorenzo De Meo
la ricopiò agiciangendoTÌ
ò ora nella Bibl. del Lir-eo Masìcalo di B<jlo!rna
p. 2iii). Dal
ms. Riocardiano
n.
alcune notizie ani Mei: questo
Gaspab',
Oilaiago delia Biòl.
815 trasse alcuni bnini A. Die L« Fagr, E^sais de di-
ptkèrograptM mutieale ecc., Paris, limi, voi.
iitoritke »
(cfr.
kUtrario tUPAeeaimma
I,
FiormUina.
pp.271-^.
—Sai
.Mei v.
[RiUi].
Notizie
—
le InstUuzioni armoniche
poneva a Venezia.
»
moderna
—
adunque
Firenze
(1).
pubblicò
Il Galilei (1540-l(jl0)
antica e
38
contnip-
si
suo Dialogo della musicn
il
nel 1581, e mentre in esso cercava di inter-
pretare e chiarire la teorica antica con la scorta dei trattatisti
come esempio, quantunque non ne
greci di cose musicali, offriva
trovasse la chiave, tre inni greci, alle Muse, ad Apollo, a Nemesi, rinvenuti in
un antico manoscritto appartenente
Angelo a Roma
S.
Una
ragione fra
le principali,
gli effetti maravigliosi
quale
alla
musica
della
antica
attribuivano
si
frequentatori
dai
di casa Bardi era l'unità della composizione, poiché
ticamente era poeta e musico
cantava
sopra
e
,
un
di
un
solo an-
solo istrumento
propria composizione: alla quale pertanto non poteva
la
£_l^ mancare
al card.
(2).
l'espressione e l'affetto che
si
trasfondevano negli uditori.
Altra ragione non meno importante assodarono esser quella
per cui
parole e la poesia, costrette a piegarsi e a contorcer-
le
in servizio della frase musicale nelle strette del contrappun-
si
quasi non erano
to,
perdevano ogni
comprese e
efficacia
a ciò contrapponevano la sentenza di Platone e di
antichi che la musica non era altro che la
e
il
suono per ultimo
favella
Quindi guerra
«
(4).
e
il
sistema
al
(3):
altri filosofi
ritmo
polifo-
nico che naturalmente appariva contrario alla verità dell'espres-
Valori
(1)
¥., Op.
(2) Il Galilei
eii.,
p.
250.
inviò ana copia del Dialogo
Uuca
al
di
Mantova
(iuitlielmo
Gonzaga:
c...havendo iu nuovamonto posti in luce alcuni miei discorsi intorno l'antica e moderna
musica, ot sapendo quanto
1'
A. V.
abbracci
et favorisca <iuelli
che corcano
perare virtaosamonto, et quanto ancora volentieri dopo la più ^'ravi
caro
di ado-
appartenenti
buon regKimonto do' suoi popoli, olla si diporti no' iHlottovoli prati di questa scienho proso ardire d'inviari;'i uno de' miei volumi, acciò... li porga materia di considerare con (jualche nuovo ritrovamento, quanta differenza sia dell'antica musica a quella
che comunemente oggidì SI canta... Di Fiorenza, il di 2 di gennaio 1581 [15^] (Ukrtolotti,
al
za,
r^xione
Artisti in
perle
Prov.
eoi
ìiodéMsi
(ìonxaga negli Atti
«
Pannemi
,
S.
Meiwtrie lUUn
e
Ili,
voi. Ili, p.te
UH.
I,
Dt)piUax,ioite di St.
Modena, Viuceiui,
Pai.
1886,
p. 105).
(:t)
stile
A
ronzio «
la
dir vero
da quaW^ho
aiiun,
>i 'iico
dal
madrigalexco per opera prineipalnionto del
il
più dolce riigno d'Italia»
comò
fu
15i'0,
una inuta/iouo era avvenuta nello
Venosa e poi di Loca Ma
I*riiici|io di
chiamato,
cfr.
Giusti vi
v.ni,
IHaoorso aopra
musicade' suoi tenipi in Solkrti, L« origini del vietodramma occ. cit.Cfr.— Dosi O. B.
Trattato della rmutitn aemioa, rap.
del Galilei,
(4)
ib,,
ii,
in
cap. xvi, in Opirr, voi.
Cacuini, nella prefaz. a Ls
Opere, voi.
II. p.
ii
p. J)8;
e
Ralla rifonua dol Moi e
41.
nume Muaiehe
in
SoLkrti. Op. oU.,
p. Sb.
sione, e quindi adozione
delle parole, % della
rattere »
€
(
1
—
39
commentante
melodia,
della
modulazione per variarne
senso
il
colore e
il
ca-
il
j
Dopo lunghi
sopra un corpo
studi e
«
intere
notti
trascorse,
»
Galilei
il
di viole esattamente suonate, cantando
nore di buona voce e intelligibile,
sentire
fece
e seguitando
cont« Ugolino di Dante,
bella
si
un
te-
lamento del
il
impresa compo-
Lamentazioni e responsi della settimana santa
cantate, nella stessa maniera, in devota compagnia » (2). Elcco
come egli medesimo ne dava avviso al Duca di Mantova: « A'
di passati io feci porgere a V. A. uno de' miei dialoghi, scritto
se parte delle
intomo
l'antica e la
ritrarre, fu
da
moderna musica,
molta
veduto con
lei
mi ha dato ardire
di significarle
mettere in musica
i
y secondo
Responsi
far ragionare
un
solo
come pure ora ho dato
che tra
,
gli
ad essa osservarono,
si
importanti
come
ella
nell' istesso
La
costuma.
per quello ne giudicano quelli che sino ad
.sa, il
tempo
qual mia musica,
l'hanno
ora
udita,
è priva di quello affetto, nel quale lamentandosi, orando
profeta Hyeremia, cercava indurre gli ascoltatori. Però
V. A.
S. volesse
degnarsi porgere gratamente
orecchie sue mi sarebbe di
somma
piacesse) udire.
Et
il
quando
purgatissime
le
grazia e favore fargliele in-
sieme con altre mie ne' prossimi giorni santi
lei
cosa
fine di
composte però
altri
era,
cantando et non tanti
come oggi (contr'ogni dovere)
non
La qual
benignità.
et le lamentazioni,
l'uso degli antichi greci
accidenti, che in tomo
quanto ho potuto,
et per
satisfacendole,
come
il
quando più a
(o
spero
crederei
,
essermi appressato all'uso vero di quelli antichi e dotti musici;
et d'avere nel
medesimo tempo
,
vedendo accordate
culazioni del Dialogo sopranominato con
guito
le
il
desiderato
bacio le regali
[1582]
.
fine.
E
mani
le
mie spe-
pratico
,
conse-
con questo umilmente inchinandomeli
Di Fiorenza,
il
13 di
marzo 1581
(3).
Segui l'esempio uno tra
il)
BoNAVRirruRA A., Martvale di
(2)
Lettera di Pietro de' Bardi
zione al sao
atto
1'
dialoifr> afforuia di
i
frequentatori dalla camerata^ gio-
storia della musica,
Uvorno, Oiostì,
1908, p. 77.
Solbrti, Op. Ht., p. 145.— Il Oalilei nolla prefaaver composto più migliaia di arie, canzoni, mottetti
in
ecc.
(M)
xaga
Bbhtolotti, Op.
Ht.. pp. 196-7:
ana parte anche
ecc., Milano, Bicordi, (1S90), pp. 60-61.
in Miuiei
alia
carte dfi
Oim-
—
—
40
vene cantore romano, Ginlio Caccini
(1560-1618)
ebbe a dire d'avere appreso più dai dotti
quale poi
il
ragionari
che
là si
(1).
Egli
tenevano che in trent'anni di studio nel contrappunto
pose a ricercare
si
una sorte
«
quasi che in armonia
musica per cui
di
favellare
»
intendimento
e con tale
,
potesse
altri
co-
minciò a musicare madrigali e canzonette, che però volle espres-
che ne richiese
sivi di concetto e belli di forma: per lo
brera,
Rinuccini,
il
Strozzi e altri
lo
tra
Chia-
il
migliori poeti del
i
tempo: cantati nella brigata piacquero assai, cosi che egli
solvette di recarsi a
Roma
tennero uguale successo
C^^
del
si ri-
dove
là,
ot-
(2).
Ma come avviene di tutte le innovazioni radicali passò
tempo prima che anche nella piccola cerchia della Camerata
,
nuove
le
per farli udire anche
teorie avessero la piena sanzione
per
fatti
con
la
In-
pratica.
dal febbraio 1586, in occasione delle nozze di
le feste
Vincenzo Gonzaga con Virginia de' Medici fu rappresentata
una commedia proprio di G-io vanni de' Bardi, \' Amico fido, che
,
disgraziatamente è perduta
Restano
(3).
composti dallo stesso Bardi, e
invece gli
in musica da Alessandro Striggio seniore
da Cristoforo Malvezzi, e
Giovanni
»
Solkrti, Op.
cit.,
cfr.
dal
«
il
;
terzo e
quarto
il
soprannominato signor
tutti nello stile madrigalesco cer-
pp. 56-7-
-
nozze
alcun^i matlnpali nello feste per io
Cappello noi 1679;
p.
ma
cioè dal Bardi,
Caccimi, in
(1)
tiire di
sesto
il
intermedi
primo, secondo e quinto messi
il
Amhros. Oeschiehte
Il
ili
Caccini apparisce fó^ come coroposiMedici con BianoA
Francesco de'
Musik-, Leipzig, Lonckart, 1878,
iter
voi,
IV
n. 1 o (|ui noi voi. II, p. 2.
l&\
(2) C\coi.Ni di
S)LKRri, Op.
che qaalcho anno più tanli
){li
eit.
—Della
indirizzò,
prioritA di Ini è
p.
il
buon testimonio
Anokl" Qrillo
«
..
la lettera
Ella è padre di una
nuova maniera di musica, o piuttosto di un cantar soiiza canto, di un cantar recitativo,
non mancia
che non tronca
non toj;lic la vita alle
e non popolare
an/i glielo accresco raddoppiando in loro spirito e fona
parole , non 1' affetto
Il che mi si va piit conformando dopo l'essersi recitata sotti cotal sua maniera la bella
Pastorale del sii;. 'Ottavio Rinaccini. nella quale coloro, che stimano nella poesia dramnobile
,
,
,
,
matica e rappresentativa il coro esser ozioso, possono, |K>r quanto mi ha detto
a che se ne servivano uli antichi
Ottavio medesimo, benissimo chiarirsi
sifj.
,
,
qaanto
rilievo sin in simili
componimenti. In somma qu(«sta nuova musica
abbracciata unlvorsalmonto dallo buono orec^'hio e
dalle corti
ile'
paasata a quello di Spatrna e di Francia, e d'altro parti d Europa,
lazione... »
zia di
(8)
{Mterr, Vonozia, 1C08,
aver musicato sue poesie
Per
il
Bardi
cfr.
t.
(ib.,
I,
p.
llBì.
-In un'altra
p. 454)
Mazzucchklli, SeriUori ad nom.
oi;indt
prìnripi
osso
e di
viene
italiani
come ho da
è
fedal re-
lettera al Cacclul lo rÌD)rr»-
-
—
41
tamente. poiché, se pur mancano
non
zione delle feste (1)
Ma
non in
teatro, si
faceva in quei giorni
la
i
testi mnsicali,
nella
descri-
accenno ad alcuna novità.
vi è
bene in chiesa il Caccini arditamente
prima prova in pubblico del nuovo
Don Severo Bonini interrogato dal suo interlocutore che
il nome di Filareto, intorno all'inventore del nuovo
stile.
,
nasconde sotto
risponde:
stile recitativo,
condo
«
ed
le lor passioni;
io,
Veramente varii varia dicunt, selontano da quelle, dirovvi l'opinion
mia: e prima dicon che l'inventore primo sia stato Giulio Caccini,
detto
Romano, poiché questo
cantato a voce sola sopra
stile, e
San
principiò in
madama
all'arrivo di
li
,
per soprannome
la data:
»
primo
Spirito di Firenze entro
I,
per
si
il
ad una nugola
,
cantando
giorno
,
onde poi
gran
benedetto
diletto
che egli dette
popolo
al
nomato Benedetto giorno
Bonini però sbaglia i nomi e quindi
ritrovava
(2). Il
ma l'aneddoto
,
fa
è vero e ci viene confermato dal Baldinucci,
che attribuisce però a ben altro Va solo del Caccini:
sione dèlia festa che
abbia
che
granduca di Toscana
alcune parole che principiavano
per molto tempo
il
Serenissima per nome Cristina di Lorena,
moglie del gran Ferdinando
innumerabile che vi
é stato
strumenti musicali in questo nuovo
si fece in
«
Con
1'
occa-
Firenze nella chiesa di S. Spirito
quando la principessa D. Virginia, figliuola
Cosimo I, fa fatta sposa del signor D. Cesare di
Este, fece [il Buontalenti] cose da stupire e fra l'altre inventò
una smisurata macchina che rappresentava un cielo che s'aperse. Comparve una gran moltitudine d' angeli cantando un
l'anno 1585 [1586]
dal granduca
motetto che cominciava
fu grande
spettacolo, tanto
della
benedetto giorno.
ammirazione
1'
dei
maggiore fu
macchina occupò
il
fatta
si
certo spazio di
replicando
l'accidente:
le
Romano,
vero che quanto
trovavano a quello
che ad un tratto tutti
il
si
persero
bello dal cantare, per
affatto, eccetto
quale seguitando
il
però
il
ce-
motetto e
benedetto giorno, supplì alquanto a quel-
perché la cosa non potè andar per
(1)
Nell'opoacolo citato nel voi
(2)
SoLKRTi, Lt origini
Solerti.
si
maniera che, in sul
parole
ma
si
spavento che nel calare ed aprirsi
tempo rimasero mutoli
lebre musico Giulio
Ben é
cuore de' musici che rappresentavano
quegli spiriti celesti e fece
d'animo di
lo
popoli che
del
II, p. 6.
melodramìna
cit., p.
130.
modo che
quella
—
non fosse conosciuta,
novità
ingegni
—
42
fu poi per ischerzo dagli
Giulio
sopranominato Benedetto giorno
fiorentini
qual so-
il
,
prannome si portò fino alla fossa » (1).
La Camerata fiorentina si affermò invece più risolutamente
nelle feste dal maggio 1589 per le nozze di Ferdinando de' Me-
ma
con Cristina di Lorena:
dici
momento avesse
ancora non pare che a cotesto
estrinsecati ed assodati
propri
i
intendimenti,
non dovette concedere qualche cosa al gusto dominante.
Tuttavia tali fest« segnano senza dubbio una data capitale nella
se pure
un
storia del teatro: l'antica tradizione vi fu rappresentata per
d&W Esaltazione
delln Croce del Cocchi, che non si sa
lato
precisa-
mente in quale giorno avesse luogo (2); per 1' altro dalla comdata il 2
media a tipo classico La Pellegrina del Bargagli
maggio e replicata il 15 (3)r l'indirizzo del momento si mostrò
,
con
1'
Orsilia, favola
pastorale del Percivalli (4), e trionfò con
Compagnia dei Grelosi: de' quali comiammirata ne La Zingara il 6 maggio,
13 Isabella Andreini faceva andare in visibilio presentan-
commedia
la
dell'arte e la
ci Vittoria Piissinii era
e
il
La
dosi ne
La
C
Pazzia
B*LDiNocci,
(1)
(5).
musica, che stava per rinascere come fenice, invase
Nntixia
tip. do' Classici italiani,
architetto e pittore della Corto medicea.
feste por le nozze
ove
—
da
di disegno
da' professori
Cimal/u«
Vita di nxrnardo
1818, voi. II, nolla
Manca una
de'
famoso
il
,
descrizione particolareirijiat)» dello
sia descritta la corimonia nuziale in S. Spirito;
SiMo.NR Fortuna, 1^ noxxs di Virginia
MiUnn,
qvn,
in
Bti'rnt'ilenti
al-
non ne
Medici con Cesare d'KsU descritte
fa
,
conno
edito da
E. Saltini per nozze Antfelelli-Oalmasso, Firenze, Boncinì, 18C9.
L' eaaltaxioii/!
(2)
|
della
Croce
|
eon
i
suoi intermedi,
|
ridotta in Atto
raj^retentativo
GicuANMARiA Ckochi CittaJin Fiorentino. lìeeitata in Firenxe da'Oiottani delta Oontpagnia di San Oiouanni Vangelista, con l'oecasione delle Norcxe de' !ierenissimi Gran
Duchi di Toscana. Con lioenxia, et privilegio In Firenze, nella stamperia di Bartolomeo Sermartelli mdlxxxix; e in D' Anco.na, Saere liappreaentaxioni, Firenze, Lo Monda
|
I
\
|
|
|
|
I
|
|
nier, 1872, voi. III.
{S)
QiRoLAMo Babcaom,
felicissime
La
Commedia rappresentala
Pellegrina.
noxxe del granduca Ferdinando
Medici e di
de'
Luca Bonetti, 158'J, 4.o
Bbbnardino Pkbci vallo, L' Orsilia.
Madama
in
Pir«nxe mll»
Cristiana di Larmm,
In Siena, per
(1)
e
mmtuoeissime noxxe
del
Serenissimo
et
Boschereccia sdrucciola esposta
invitto
nelle eroiche
D. Ferdinando Medici Orand*tca
IH di
To-
tcana. Dedicato airill.moel Eoe.mo Principe D. Cesar» d' Kste da Curxio PereivaUe figliuolo
dell'autore,
M
da Ferrara. In liologna, nella Stamperia
di
Giovanni Rosai,
però 80 fosso veramente rappresentata.
(b) Cfr.
D'Anco.na, Op.
oit.,
II,
p. 406;
o qui voi.
II,
pp. 15-18.
168<.),
8o.
Non
si
— 43 —
tutto (1)
sopraffece
e
lora
:
alla
cosi
rappresentazione sacra
massimamente
del Cecchi furono gustati
intermedi posti in
gì'
La Pellegrina, in entrambe le rapmusica da Luca Bati {2)
presentazioni, e La Pazzia furono accompagnate dai famosi intermedi ideati da Giovanni de' Bardi, ai quali dettero la forma
:
poetica con lui, Gr. B. Strozzi e più Ottavio Rinuccini e Laura
Guidi ccioni, e la musica Emilio de' Cavalieri , Luca Ma renaio,
Cristofano Malvezzi e Giulio Caccini
La
(3).
inspirazione e le fonti dei sei intermedi furono classiche
e dimostrano fino nei più minuti particolari
vasta
la
cultura
del Bardi, che. forse, fu impedito per varie circostanze di svol-
gere interamente
come pantomime
della
tere
(1)
Già
musica
d'an^.oH,
di Cristina in
fin dall'ingrasso
un
..e in
,
con alcuni madrigali sul po-
dividono in due gruppi:
€ si
;
portante: la gran Dachessa
38 mila lumi: «
Firenze
la
musica ebbe
Scritta
della Sereniss.ma
da Giuseppe Pavoni
MDLXXXIX;
(2)
|
pane più im-
mandavano
Gran Duchessa Sposa,
ecc.
|
|
Bologna,
In
|
suoni
canti e
Entrò in piazza la Se-
le lor sonore voci fino a!
Nella città di Firenxa
|
Nella Stamparìa di Giovanni Bossi
|
|
|
ben
con
nuvola piena
cominciarono
Sposa,
istesso Paradiso....
1'
renìssima sposa et vi trovò tre cori di Musici che
{Entrata
la
una gran
tratto si vide calar giù dalla cupola
tanto soavi et pieni di melodia che pareva
cielo... »
I {Armonia
il
recò a S. Maria del Fiore, illaminata, dicono,
si
quali giunti dinanti alla Sorenissima
li
possono considerarsi
proprio concetto. Essi
il
sul gusto antico
\
4», ce. 4 n. n.)
Purtroppo
dal 1595 al 1606,
nulla ci resta di costai
quando
gli
che fu maestro
cappella in
di
succedette Marco da Gagliano.
— In
fine alla
S. Lorenzo
stampa della
rappresentazione del Cecchi seene la descrizione degli intermedi, de' quali è detto che
musica fu composizione
vi
si
chiamano*
:
Bati,
dolci, soavissime,
al Fètis in Atti del
d'artifizi
Luca
di
R.
qui preludi
Istituto
uomo
angeliche
in quest'arte molto eccellente », e le
Ma
>.
giova uotare, dice
Veneto, yoì. XIII. p. 206)
e concertini o sonate di
soli
che vi
si
« la
musiche
Canal {Aggiunte
il
riscontra gran varietà
strumenti, ora
«ii
sola arpa
e sole
trombe, ora d'orchestra piena; là pozzi a solo per voci di contralto o di basso sostenute da
masicalì slrumenii che formavano col suono
le altre parti (ce. 125,
e a quando a quando con bell'intreccio musiche piene a uno o
tutte rinterzate, e
un coro
doppiati strumenti
(e.
quale sino a que! tempo
mente d'un^ parte
d'angeli che rìprendevasi alla
126). Rispetto poi alla
metà con doppio canto e radgran
del piimo intermedio, che la musica vi fu
conica e pietosa, quale
si
fatto,
ricercava al soi^^tto; e per contrario nel
quinto intermedio
popolo giubilando sopra un'armonia di cornetti chiari, cornetti muti,
il
«
mezzani, organo e ^nolone, cantaro.io e in cantando ballarono
«
espressa-
notasi
composta ad arte manin-
«
santa ad esempio di Davide, e
137);
conveniente e affettuosa espressione, della
più non s'erano carati ancora
i
IM,
126, 129,
due curi a otto voci
>
liuti grossi
e
per fosteg^are l'arca
fu la musica... tanto allegra e, dove
il
ballo ricercava,
conobbe quanto valesse in questa scienza l'esperto musico, avendo egli cosi accortamente imitato le parole, che erano
cantori
non che invitati, violentati dallo stesso canto a ballare e a far festa, come appunto
tanto artìflziosamente composta, che
si
i
feciono
»
(ce.
(3) Cfr.
141-42).
qui nel voi. II
i
testi, pp. 19-42.
—
delle
sfere)
,
IV (Comparsa
-
44
di demoni)
V
e
(1),
(Ariane
taredo) sono allegorici in senso platonico sul significato della
musica mondana come si diceva allora.
Muse e le Pieridi), III (Combattimento pitico
VI (Dono degli Dei), sono rappresentazioni tolte
Cosmos, della
sica nel
Il
II (Gara fra
di
ci.
mu-
Apollo) e
le
dalla vita degli dei e degli uomini nell'età mitica, che mostrano
musica
gli effetti psichici della
tichi
^_^ Ma, ad onta
;
una parola dunque sono an-
in
musica umana
esempi della
(2).
dell'esempio del Gralilei e forse dei primi sag-
gi dal Caccini, la musica di cui questi e
zio e
Cavalieri adornarono
il
vincoli del vecchio stile
(3)
Malvezzi e
il
fu forse concessione
:
Maren-
il
madrigali è ancora ristretta nei
i
modi
pubblico aulico, e forse incertezza dei nuovi
al
gusto del
e
poca sicu-
Ma dove spiccano gì' intendimenti delCamerata è nel secondo intermedio^ il Combattimento pitico
rezza nell' esprimerli.
la
di Apollo, che assurge ad essere un vero quadro musicale più
La
C(»mplesso degli altri.
scelta del
nomo
certo fino dall' antichità essenzialmente
dimostra chiaramente
pitico, sonata o con-
descrittivo e imitativo,
concetto di ricondurre la musica
il
spressione dei sentimenti e ad accompagnare e illustrare
all'e-
il
con-
cetto della poesia (4).
(1)
Comunque
da Platone
inspirato
,
meno
tuttavia questo conviene
col
concetto
generale; forse perciò la poesia è dello Strozzi e non del Rinnccini.
(2)
Aby "Wabbukg, /
eostumi teatrali par gli inttrmedi
moraxione della riforma melodrammatica (Atti
del 158!) nel voi.
Gomme-
R. Istituto Musicile di Firenxe], Firenze, 1895. Lo studio del Warburgf è egualmente dotto ed acuto sotto l'aspetto arti-
come
del
va considerato come saggio fondamentale di simili
da rammaricare che gli sia sfuggito, tra tanti di cui seppe cosi beue
valersi, il volume di Memnrie e Ricordi 1588-89 di Girolamo Soriaoopi Promtditon del
Castello di firenxe (Arch. di Stato di Firenze; Arch. del Magistrato de' Nove, f. 3679),
dove sono ampie notizie degli apparecchi dogli ordini ecc. riguardanti la rappresentastico
sotto quello letterario, e
illustrazioni.
È
,
zione del 1589,
e, ciò
che più importa, parecchi avvertimenti particolari dati
di
poreona
dal Bardi sopra questi intermedi.
(3)
I
primi tentativi del Galilei
non, come lascerebbe intendere
il
e del Caccini sono anteriori al 1589 e
Rollano, Histoire de V Opera en
non post»-
Eìtrope atxknt IjuUy «
Searlatti, Paris, 1896, p. 65-66.
(4) II
twtta pitico, che
fa
si
PoLLOCK, Onomastioon, IV,
risalire
84: < Il
a GOO
nomo
anni
av.
Cristo,
pitico auletico si
è cosi descritto da
compone
di
cinque
parti,
prira (tentativo), eatakeleutmòa (incitamento), tamòtodn (giambico), apondeion (spondaioo),
eataehòreusia (danza).
nella peira
il
(il
dio)
Il
nomo
esamina se
è la descrizione della battaglia d'Apollo col serpente.
il
drago, nel iambieon combatte:
luogo sìa atto al cimento; nel
il
iambiedn comprende anche
e l'odontitmòe (dimggimento dei denti),
giniteo
i
doUa
Quii, 1875-81,
le
dio
;
ferito,
neWn oatakArmsi»
Ubvarrt, Hietoin et théorie de
e Th. ScHaRiBBii, ApoUon PitMoktimo; 1879.
vittoria. > Cfr.
E
provoca
battuto con In tromba
del drago cho. nell' ossero
denti; lo apondiion signittca la vittoria del
tieocia la danza
ru,
come
oalakeleusnHis
la
il
munqm
dimg-
dio
In-
omììn-
—
Se
—
45
che dalla semplice azione personale del Dio
non.
bene osservò
Warbur^
il
(1),
,
come
Bardi, fondandosi forse sopra
il
un passo di Luciano (2), « si immaginò che in onore di Apollo
non si eseguisse soltanto una canzone ma una rappresentazione mimica con coro. Anche in questa opinione egli si
pitico
,
trovò
con Francesco Patrizi , che
accordo
d'
degl'antico coro alle feste delfiche
JF^ammone
un coro intomo
appo i Greci fu
che
,
dicendo
riportò
«
:
l'origine
Non andò
guari
al
anche egli e cantando e sonando fece
tempio d'Apolline Delfico cantare. E questo
la
prima origine dal
poeta
,
,
coro
(3). »
Non
è
inop-
portuno notare che già un maggiore svolgimento aveva avuto
nomo pitico
in quella Rappresentazione di
Febo
e
U
Pitone di Gian
Pietro della Viola, addietro ricordata (4), nella quale però il combattimento fu tralasciato, forse per difficoltà di esecuzione (5),
e invece secondo le abitudini teatrali del tempo, è fatto rac,
prima
parte
notevole
è
tra Apollo e
lotta
quando svilupperà
(1)
Nello scritto testé
(2)
De
saltatione, 16,
il
anche che a questa
Pitone segua in essa
il
cit., p.
piìi
tardi
Della Poetica.
È
QaxxeUirw
il
>
e di essa non
il
Rinuc-
suo intermedio nella Dafne: per ora
129.
dove parla della ipóreiwma d'Apolline.
In deea disputata, Ferrara, 1586, p. 180.
doloroso non conoscerò quell' altra Rappresentaxione di Apollo
(3)
(4)
dette notiàa
*
della
Dafne^ precisamente come farà
l'episodio di
cini
Ma
da una ninfa.
contare
Sa Viotti
,
Fano, 1895.)
e
Dafm
di cuj
Una rappresentaxione fanese del 1491 (nella Strenna del
Ne furono autori Giovanni Antonio Torelli e Nicolò Boglioni
concedo in terzine, che questa memoria in un libro di
< Et nota quod in die Martis camisprivii fnit faota
Representatio Appollinis et Daphnes conversae in Laurum more antiquo,
cum magna omnium admirationo ot voluptate, opera et diligentia nobilis viri Nicolai Bogloni
de Boglonibus et mei Ioannis Antonii cancellarii, qui fuimus anctores et
inventores et
cancelleria
ci resta,
oltre al
dolio stesso Torelli
:
,
compositores carminum dictae Ropresentatìonis. » Due anni prima, citè
Bel 1489, celePesaro !e nozze di Giovanni Sforza con Jladdalena Gonzaga, fu
fatta il 28
ottobre una rappresentazione di Giuditta e Oloferne e il 29 un'altra
« de Phebo et Daphne conversa in lauro ., poi « vene fuori il Petrarca et Laura che insieme
con Diana
prese Cupido et lo sponachorno che fue bel spectaculo >. Tali feste
sono descritte in
brandosi in
due lettere tratte dall'Arch. Gonzaga e pubblicate da Guido Mondovì
in Mantova nel
1883 (per nozze Rimini -Tedesco Assaggioli; nn sunto è in Luzio Benier, Mantota e
Urbino, Torino, Roux, 1893, pp 98 sgg.
(5) Sull'azione già diede avvertimenti il Bardi che si leggono nel
libro di Memorie
vegga anche quel che scrive a tal proposito Marco da Gagliano e come ingenuamente parli
delle difficoltà dovute superare:
anche è notevole per la fedeltà della riproduzione del nomo
antico la trovau di sostituire un vero ballerino al cantante nella scena del
combattimento; ctr. qui nel voi II
doll'Arch. di Stato
pp. 70-71,
di
Firenze sopracitato:
si
—
momenti
i
—
a far commentare dal coro
egli si limitò
a più voci
46
principali dell'azione
in
cinque madrigali
mimica del Dio, acco-
pagnata e illustrata dalla musica del Marenzio.
Questi intermedi adunque del 15S9 segnano un i)unto ben
determinato nella storia musicale: chiudono cioè
il
passato, e la
nuova teoria timidamente s'affaccia a commentare un'azione, ma
non ancora le parole e i sentimenti (1).
OiusRPPK Pavoni, nella lettera suU' Entrata
Domani so si farà naila lo saprà un'altra
Comedia che si tiene sarà una s^ran bolla cosa
(1)
Oratuhiehessa,
della
avvisara: <
volta.
i;raa
....»
una
Ed
teetè
in:utedi si
egli ci
ha
citata,
farà quolla
infatti lasciata
Pavonr delle fette eeMraU
Don Pedinando Mediai et la tig.ra
descrizione di tutto feste nel Diarin desoritto da Qìusbpi'e
neUe soUnnissime noxxe
Donna
Oristina
di
delli
giorno per tutto
vandissimi,
tampona
dì 15
d'.
di
l'estero.
Qìovanni Rossi
questo opuscolo in
Un esemplare
5C6 del Calalo^ di
1890,
e non
sig. Tito
si
ò
Cappngi,
di
Pompeo
et
le ricercae
libri
li
seguirò
;
ma
di lui acquistata dalla Nazionale.
et
un
il
occorse di giorno in
miei
pìdroni osser-
molxxxix,
fatto per rintracciare
pubbliche e presso
Firenze e fu
rari afyparlenenli ai
pure morto,
illustri
Siicnorì Superiori,
che ho
Italia, nello biblioteche
di
et altre feste
Vixani. Stampato in Bologna nella
fratelli di
permissione de'
era nella Palatina
potato
Nel quale eon brmiità si esplira
Comedia oon gli Intermedi,
maggio molxxxix. AUi molto
gine 48. -Sono pressoché incredibili
l'iaro
il sig.
la
Signori Giasone
li
di
il
serenUaimi sposi,
Lorena Oran Duchi di Toscana.
Tomeo, la Bataglia Savale,
n.
Ma
rubato;
un
bihliofito toseano,
Sfi,
privati,
altro
pa-
an oseme al-
apparve
al
Roma, A. Qheno,
un esemplare ora presto l' altro bibliofilo florantino
1' opuscolo non si ritrova tra la parta della libreria
vn.
Un
decennio di transizione
1589-1599.
Segui un decennio, dal 1589
al
1599
.
di transizione
e di
preparazione.
Ho teste nominato Emilio de' Cavalieri (circa 1 550-1 G02),
romano anch' egli come il Oaccini, che dal 3 settembre 1588 era
intendente generale della Corte Medicea per tutto ciò che riguardava l'arte, i costumi, le feste il teatro di lui scriveva
;
,
l'ambasciatore veneto
Tommaso
Contarini appunto nel 1588:
signor Emilio del Cavaliere, romano, servitore molto
€ Il
del gran-
duca, abita in palazzo; non è cosi assiduo alla persona come gli
altri,
perchè
attende
e
di
ama
la libertà;
ma possiede
e^i
trattenimenti di musica
a'
Laura Lucchesini
Gruidiccioni
assai la grazia di S. A.;
piaceri
>
(1550-1599
Di
lui
giunta
da
(1).
?).
Lucca, sua patria, a Firenze nel 1588, come pare, e che per
feste di cui ora è stata parola
finale (2),
ho
date
le
aveva composto le parole del ballo
di recente molte
notizie e
illustrate
scorta di lettere originali la loro intima amicizia e la
sulla
comunanza
degli intendimenti artistici, nonché la collaborazione efficace alla
attuazione del
rata
nuovo genere teatrale vagheggiato dalla Came-
(3).
Giovanni
Bardi nel 1592
de'
si
trasferiva a
Roma
,
dove
diveniva maestro di camera di Clemente Vili, e contribuiva a
preparare anche colà
(1)
la
riforma musicale
Alberi, Relaxioni degli ambasciatori
(2) Cfr.
qui addietro p. 43 e voi.
II,
veneti.
(4);
Appendice, p.
la
sua
eredità
2^
pp. 38-i2.
(3) V. il mio art. cit. nella Rivista Musicale, voi. IX (1902). Ciò che dirò dell'ano
o dell'altra qui innanzi s'intende abbia riferimento a questo stadio.
(4) Ne è prova la seguente letterina di lui al Duca di Ferrara
da Roma 3
,
ottobre 1595
:
«
Venendo
a mandarle una masica
il
signor Rasi a Ferrara ho pensato di non far cosa
discara...
mio solito col verso intero e con la spressione
delle parole e concetto, la quale se non saril degna di cotesta nobilissima convers.izione
so che sarà almeno vista di buon occhio.... t (R. Arch. di St. in Modena; Caneeil. du-
ealt;
Mutiea, busta
I).
fatta second'il
intellettuale e di
48
—
mecenate era assunta da Iacopo Corsi
nobile e ricco gentiluomo fiorentino e intimo
(....-1604),
amico di Ottavio
Rinuccini, che già brillava nelle accademie e alla corte Medicea
non
ma
solo per la nobiltà della stirpe,
per
le
sue doti perso-
Moreni nella prefazione
nali e per la facilità di verseggiare. Il
alla caratteristica Disfida di caccia tra ì Piacevoli e i Piattelli
da Giulio Dati,
descrìtta
ma
opportuno
riferire
il
1593
del
nominando
fi),
ricordo che ne lasciò per
una delle sue Veglie peranco manoscritte,
va dei Maggi, Carlo Roberto Dati
Corsi
il
sti-
principio
di
nella quale si tratta-
:
—
era
«
meno
Ne' tempi andati
infingarda e più dedita agli
cavallereschi, e
non coma in questo
Virtù cosi per nimica
Da
come
tutti,
gioventù
ne' quali la nostra nobile
si
esercizi e trattenimenti
secolo,
nel quale
fuga
biscia
,
la casa di Iacopo Corsi, cavaliere fiorentino, era
sempre aperta,
quasi una pubblica accademia, a tutti coloro che dell'arti
rali
avessero intelligenza o vaghezza.
Monteverdi, Muzio Efrem
concertavano e
Tasso,
il
il
Chiabrera,
e raill'altri di
provavano
si
libe-
quella concorrevano ca-
e musici insigni: e specialmente vi
valieri^ letterati, poeti
rono alloggiati e trattenuti
si
A
le
tale
schiera.
cocchiate, le feste,
fu-
Marino,
il
i
In
il
essa
balli ac-
nacque per opera di Ottavio Rinuccini, poeta celebre, e di Iacopo Peri, gran maestro d'armonia,
lo stile recitativo per uso delle scene, e quivi medesimo fu recompagnati da musica, ed
ivi
Dafne: ed è notabile che di si bella
mantenne sempre il concorso e l'unione
giuoco
ma per vero amor di virtù. Il
citata per primo saggio la
e numerosa adunanza
si
senza l'allettamento di
,
can. Michele Dati mio zio [fratello di Giulio DatiJ, che di con-
tinuo praticava quella nobile compagnia, sendo egli già
e morti quasi tutti
i
suoi più intimi amici,
che volta, non senza lagrime,
gli
avvenimenti e
i
discorsi
quella virtuosa conversazione, dei più dei quali egli era
gran parte
»
il
Ma^hori, 1824, pp. xxi-xxiii.
dol Corei por l<i maxicn è bolla tostimonianzft
DoU'amore vivissimo
lettoni rho ho rìtrovaU, e rif^iardix In iHtituziono dot musici
riandò
1,
di
di
stato
(2).
(1) Firenze, por
(2)
vecchio
mi raccontava qual-
cui cobi rn^ionii
I).
Sovor» IJnnini noi
rtgoU topra la muaiea (cod. Uiccardiano 2218,
e.
86
suo
r.):
<li
diiiliiKu
€
parata
n iinowritto
Fiori in
nnn sua
Inttn <la Koidi-
Firenze,
l >i scorti $
vivente
il
—
49
—
Quand'egli inori fu uu vero lutto per Firenze, e quantun-
una orazione funerale
manchi di accenni positivi, nondimeno
que, secondo le consuetudini del tempo
in lode di lui. che ci rimane,
qua
,
e là traspaiono chiaramente l'amore che egli portò alle arti
belle e la liberalità verso chi le coltivava:
«
Questi non meno che delle già dette
felicità era
possessore
di quella che nella virtù alcuni ripongono, essendo d'ogni qualità di virtù intelligentissimo e di tutte
lecito protettore.
ardente amatore, e
sol-
estremamente gustava
Egli della pittura
le
;
scienze con .somma riverenza onorava, la poesia ecce.ssivamente
esaltava.
ser.rao
Gnindaca Ferdinando
francese, detto
il
I
Francesino,
e da S- A. S. stipendiato,
acciò facesse
mente, che potessero servire a sonar
la sera
nazione del loro maestro
si
Bernardino
quali
eoa
eccellenti, ch'era
Molto
Ili.
me
il
tal-
di
Palazzo
fama
di loro
nome
della
>
si riferisce
la seguente lettera del Corsi a Bel-
Vinta, segretario granducale (R. Archivio di Staio di Pireiixe, Mediceo,
<
nazione
di
amra.iestrasse
di vari stromenti: e pigliando
chiamarono franeesini
Alla scuota appunto de' franeesini,
lisario
si?.
a ore 23 sopra della ringhiera
vecchio, in che in breve spazio di tempo divennero
che principe alcuno avesse un cero simile
il
molti allievi Ira
f.
884, n. 106).
Sig.r
Quelle grazie che io desideravo che mi impetrasse V. S. dalla Sor.ma Mad.a è inclusa nella supplica cho io le
me
da
mando e
dalla cortesissìma sua, e dal favore di
Madama
ne voglio strare ogni buono fino. Le raccomando uno
suo servitore, una opera pietosissima , la quale Madama ha a disporre in simile persoverso di
ricordato
ne; et aiutando questo
di levare
E
lei,
uomo,
l'assicuro che aiuta nn>> che si aiuta
da
sé,
che
si
sforza
questo carico con ogni fatica.
poiché mi occorre raccomandare a V. S.
questo giovane del Franciosino, le vo-
andando io per sentirlo sonare alla sqnola non li trovai tutti uniti
come solevano faro a uno loro studio d'ogni giorno, che si come il Franciosino fu raro
nell'inse^rnare, così fu savio nel considerare che nulla giovav.H l'insegnato se non si
trovava il m<>do a mantenerlo con ordine questo continuo studio; il quale, per quanto
glio anco dire che
che non sono provvisti (?) di farlo che possono continuare, e che poco più
manterebbo non so se... debbo credere e conosco che essendo già uomini non è forse
possibile che si mantenghino sotto quelle discipline; ma si potrebbe accomodare in
loro dicano,
lo
qualche modo, con un poco più di commodo. Questa musica concertata e di vari strumenti non è in altro luogo, et io voglio che V. S. lo sappia, acciocché avanzandole il
tempo, ella possa rimediare a questi disordini.
si
perdano che con una... sola non
si
E
certo è gran male
che tante
fatiche
possono acquistare.
Mi sono ardito raccomandarle questi negarsi perchè forse... poco di pensiero raccomandare il tutto, e V. S. mi scuserà, comandandomi se sono buono per servirla.
Di Firenze il 7 Marzo 1598 (99).
Jacopo Corsi.
Sui franeesifU, di cui
il
primo, prete Benardino di Francesco Pagani, morì nel 159G,
e l'ultimo discendente nel IGóT, veggansi le notizio fornite da G. Milanesi al Canal.
Mtisiea in Mantova nelle Memorie del R. IslUuto Veneto,
n.;
e v. anche C. lx>zzi,
Ln nnuiea
Rivista Musicale Italiana, an.
Soluti.
IX
e specialmente il
XXI
La
(Venezia, 1ST9) p. 742
melodramma alla eorle Medieea nella
t.
(1902) pp. -J97 sgg.
7
—
«
appo
Ma
sommo
Come
tava...
musica non
l'arte della
lui in
pregio,
verso
i
—
50
ma
sola, oltre alle sopradette,
continuo
in quella del
professori di questa graziosa
sua liberalità esercitasse mi
tacerò
arte egli la
atteso che alcuni,
,
era
si eserci-
i
quali
presenti ascoltano, forse in così largo pianto et in cosi alti la-
menti proromperobbono che forse non
mi sarebbe conceduto a'
comandamenti, o accademici, secondo il debito soddisfare:
vostri
bensì questo solo dirò, che a guisa di cari fratelli quelli teneva
e da fratelli li amava e come fratelli delle cose sue
mente godevano » (1).
Mentre col Bardi sembra primeggiare il Caccini,
comunecol Corsi
appare più intimo Iacopo Peri (1561-1633), per la sua bionda
e lunga capigliatura detto lo Zazzerino, musico e cantante squisitissimo (2).
Ma
madre
lito,
donna Caterina,
Laura Guidiccioni, scriveva da Firenze al figlio Ippo-
è notevole che nelle curiose lettere che
di
dandogli notizia delle feste
e.
facevano e nei quali di continuo
ben due volte
sia
nominata
«
la
nimatore
sia stato
il
Corsi,
ma
della riforma
il
Cavalien.
che dopo
i
che
divertimenti
camerata
de' Cavalieri. Io credo in vero che
Bardi e poi
dei
del signor Emilio
mecenati fossero prima
le feste del
1589
far maraviglia che
»
il
vero a-
il
anni immediatamente
negli
Né deve
là si
era condotta, per
la figliuola
successivi
di
ciano Marco da Gagliano nella lunga prefazione alla
lui
tac-
Dafne
del
1608, e don Severo Bonini nel suo Dialogo e Pietro de' Bardi
poiché costoro riguardarono
nella lettera già citata (8),
il
suc-
cesso ultimo che dal Cavalieri non fu realmente raggiunto; che
ne taccia
il
rattere e la
Caccini non fa maraviglia, poiché son noti
con
invidia
quale
la
perseguitò
il
il
suo ca-
buon
Peri,
e perché tutte le sue prefazioni sono dirette soltanto a glorificare
sé stesso e a provare la propria priorità nella riforma del canto.
(1)
Oraxione in morte del tigiwr laoovo Corsi, auoniina nel MaKliabechiano xxxvni,
il Corsi
ora collega.
li Coivi lu
—
115 (ce. 138-145), diretta a corti Accadomici, di cui
pianto netto
partirà,
in
il
nome
Tirsi in sutte eologhe dal Chiabrera
un raro volumetto Alcuni
Uio. Antonio Canee,
(2)
di
W8.
(8)
CoRAZZiNi a., Iacopo Ptri e
V.
tatti raooolti nel
edite
di O.
boiehereeeie
Ckiahrera, Fiorenza, por
la
ma
famiglia nel
voi.
per la
cit.
mio
iniueme con la if»-
Venezia, Uombi, 1600).
8°; (e
dtUa Riforma m»lodrammatiM
poeti»
,
voi. cit.
i> origini
del
tnelodramma.
Qmmtmnmxiom
—
Ma
51
—
scrittori più minuziosi e accurati
Cavalieri e gli assegnano
Peri nella prefazione
riconoscono
musiche
alle
il
merito del
posto in questo
suo vero
il
periodo.
Euridice
dell'
Infatti
il
scrisse:
«
da ogni
olirò ch'io sappia, con viaravigliosa invenzione ci fosse
Benché dal signor Emilio del Cavaliere
fatta udire la nostra musica sulle scene...
veduto, fosse stato a
s'è
»
e
;
musica (quantunque
conosce che della nuova
Roma
a far sentire
.
(1)
prima
che
Della Valle
il
Caccini
il
ri-
come
,
propri madrigali
i
nuovo stile) «in Roma se ne seppe mai novella infinchè
dalla buona scuola di Firenze non ce la portò ne' suoi ultimi
anni il signor Emilio de' Cavalieri » e G. B. Doni: « Ma quando si cominciassero a cantare tutte le azioni intere fresca ne è
nel
;
ancora la memoria, perciocché avanti a quelle che fece
signor
il
Emilio del Cavaliere, gentiluomo romano e intendentissimo della
musica
,
non credo
mentovata
H
si sia
cosa
praticato
che
meriti di
merito del Cavalieri di avere per
applicare le idee della Camerata del
il
primo
Bardi sulla
tenere che questa accompagnasse e commentasse
un'azione scenica non par dubbio
da ogni pericolo
,
il
e l'attestazione
di simpatie o di scuola o di
però ritengo risolutiva, è quella di
quando
essere
»
pensato
di
musica a
ot-
tutta
,
intera
scevra
preconcetti
Vittoria (Archilei)
«
Romana che
,
già da un mese sta in casa qui
et lui ci nutrisce della sua armo,
nia, che canta singolarmente, Così ci fusse Ciuccia
Ippolito, cJie sentirenno altro
modo di cantare
che
mia
et messer
V ordinario,
»
Infatti, e questo
conferma
mia idea che
la
venisse l'arbitro della Camerata, in quell'anno
dalla stessa
villa
Io resto per compagnia di questa signora
dal signor Emilio et nostra
che piace tanto.
da
che
donna Caterina Guidiccioni
31 dicembre 1590 scriveva ingenuamente dalla
medicea di Careggi:
,
donna Caterina
che:
«
Le
il
Cavalieri di-
1590 sappiamo
principesse con le
dame
di palazzo fan loro stesse la pastoral del Tassino questo carnevale, e voglion madrigali per musiche...» (3 febbraio 1590).
sta rappresentazione dell'
01
QueAmirda, già addietro acccennata, che
Cfr. nel voi. cit. e qui voi. II p. 108.
(2) Cfr. nel roi. cit. p. 162-3
e p. 207.
—
certo ebbe
52
-
accompagnamenti musicali
in più
d'un luogo
,
coin-
melodramma che dalla pastorale
prendeva la torma poetica. E nel medesimo inverno a corte
scrive il sabato di carnevale donna Caterina: « ci si farà una
pastorale bellissima, composta ora a posta da Laura con una
musica miracolosa, che mi par mill'anni di poterla avere per
et se io potrò manderò
mandarla a Ciuccia et messer Niccolò
cide coi primi
del
tentativi
,
,
,
or le parole, che piacen tanto queste sue
ne ricercan continuamente
Quali
queste
l'ossero
dalla famosa
composizioncelle
prefazione
E
che
anima
scena di molta vaghezza: come
Laura sappiamo
Guidetti
e corpo del
personaggi non ha
la varietà de'
di
Alessandro
dell'editore
più tarda Rappresentazione di
<
composizioncelle
»
Cavalieri
alla
(1):
dubbio che arricchisce
la
vede ben osservato nelle pastorali del Satiro e della Disperazione di Fileno che, conforme
all'intenzione del sig. Emilio, si contentò comporre la nobilissi-
ma
si
signora Laura Guidiccioni ne' Lucchesini, gentildonna lucil
Giuoco della Cieca del Pattar
Guarino et a sua propria intenzione quel
chese, la quale anche pigliò
fido del sig Cavalier
vagamente accomodò. » Nella dedicatoria poi
medesimo editore ci lasciò detto che queste tre pastorali « furono recitate alla presenza delle Serenissime Altezze di Toscana
qual fu recitato anche
in diversi tempi nel 1590 il Satiro
nobil spirto molto
il
:
,
un'altra volta, e lo stesso anno
ratamente, e nel 1595
ill.mi
Cardinali
Disperazione di Fileno
Giuoco della Cieca
il
Monte
la
alla
riti-
presenza degli
e Montalto e del ser.mo Arciduca Ferdi-
nando, con molta ammirazione, e meritamente, non essendo stato
da quel tempo indietro mai da persona alcuna aimil modo veduto, né pure udito...
fi)
Cfr. nel voi. cit. p. 3
(2)
Nò
»
(2).
8(,'«.
nella Storia di Eliohetla, nò noi vari carteggi esaminati a
Firenze hu truvato
traccia di nuesto rappresentazioni del Sntiro o del Fileno nel 1690. Kcco
quanto mi ha
G. Canevazzi che ha veduto por me, con infinita cortesia, il carteggio del residente estense a Firenze Oirolarao Giglioli. Questi in data 3 marzo 1500
avvisava a Ferrara: < Si balla due volte la settimana in corto hor privato hor pubblica-
comuaicato
l'eg. prof.
mente, et intervengono sempre aUe foste il Gran Duca spesso vestito di beretino et
argento con gioie infinite, ot la Gran Duchessa, la quale vi va anch'essa, et ò sempre
•inella
che comincia il
bore
sino alle quattro
finita la
cena
In data
le
Dame
marzo:
<
ne ritorna a sedere: ot stanno in questi piaceri
cenando di poi nella medesima sitla, dove ballano, «t
forestiere so ne vanno alle case loro. »
Si ballA domenica di sera in corte, et hlera lera noi modoioritt»
ballo, ot poi so
di notte,
—
-
53
Del Satiro è svanita ogni minima traccia
che
trapasso dalla pastorale al
il
un soggetto che è
proprio con
ma
,
melodramma
caratteristico delle
notevole
è
effettuato
siasi
pastorali stes-
permane anche
se (1), tanto più che questo tipo del satiro
seconda operetta della Guidiccioni. poiché sappiamo che:
«
nella
nella
pastorale di Fileno tre Satiri vengono a battaglia e con questa
occasione fanno
il
combattimento cantando e ballando sopra una
aria di moresca
»
(2),
Anche
il
Fileno ho ricercato invano
tavia possiamo riconoscere
ma
(3),
di questo tut-
personaggi grazie ad una fortunata
i
combinazione. Nella Palatina di Firenze
si
conservano molti
di-
segni relativi a mascherate, feste e rappresentazioni dello scor-
Fra
cio del secolo decimosesto.
ne
burg, già mentovato,
disegni
tali
il
signor
Aby War-
mano
di
sedici
identificò
Ales-
di
sandro Allori, che certamente furono preparati per servire da
modello ai costumi del tileno (4). Ecco per ordine le note, riferentisi agli abiti, poste sotto ciascuna delle figure disegnate
79
e.
— Pastore,
— Fileno, impazito. in abito di pazzo
— Ninfa, sechonda coppia^ se ne farà 3
— Pastore, terza coppia, se ne farà 3
V.
»
»
»
80
83
85
87
87
88
88
»
89—
»
90
— Fileno
»
91
— Negromante
»
»
»
»
altre volte et
il
«
— Pastore, quarta coppia, se ne
— Venere
— Cupido
— Spiriti cangiati in Ninfe 4
— Spiriti 4
»
farà 3
r.
V.
r.
V.
Glori Ninfa
solo
Graa Daca medesimo
con infinite gioie adesso, et
In data 10 marzo;
perchè conforme
:
prima coppia, se ne farà 3
»
»
al solito
r.
<
La coda
al solito si
di
danzò
si
fece
la
saa parto in scarpette
porta benissimo...
questo carnevale
la notte
si
bianche vestito
>
passò qaa allegramente in corte,
con l'intervento di
pesse con commedie di baffoni, et altri piacevoli interteninmìti
tutti principi et princi>.
(R. Archivio di Stato
in Modena).
(1)
Carducci, Su e Aminta di T. Tasso. Saggi
tre,
Firenze
,
Sansoni
,
1896, p.
5 e
altrove.
(2)
Nella
cit. pref. alla
(3)
Nulla
di
Rappresentaxione di
cornane hanno
anima e corpo.
come ho dimostrato
altri Fileni esistenti,
nell' articolo
citato.
(4)
Ne
Intermexxi
dette cenno in
più tardi io
ana nota
(p. 141) dello
stadio cit. / costumi teatrali per gli
compiacque poi di mandarmene
stesso riscontrai sull'originale ove stanno da e. 79 a e. 91.
del
1589, e a nia richiesta
si
la copia,
che
— 54 —
Un
Laura Guidic-
altro accenno a questa composizione di
cioni è proprio in principio della ricordata pi-efazione aiV Anima
e
Corpo del Cavalieri:
sente opera, o vero
«
Volendo rappresentare in palco
signor Emilio del Cavaliere, e far
da
commova a
rinnovata
lui
ad
come a pietà et a
come s'è con effetto
Disperazione di Fileno da
altri simili,
veduto in una scena moderna della
composta, nella quale recitando,
la
signora Vittoria Archilei,
musica a tutti è notissima, mosso mara-
la cui eccellenza nella
vigliosamente a lagrime, in quel mentre che la
movea a
leno
mentale di
del
che questa sorte di musica
sì
diversi affetti,
giubilo, a pianto et a riso, et
lui
la pre-
e seguire gli avvertimenti
alti-e simili,
Con che
riso... >
è riaffermato
il
persona di
Fi-
concetto fonda-
cercare e ottenere che la musica rispondesse ai vari
sentimenti.
E
detto nel passo citato
anche
recitato
mi fu dato di
un' altra
ma
scoprire,
vali dal 1591 al
1594, per
e dal Cavalieri, cioè
quando
»
;
ciò
Satiro
il
«
fu
avvenisse non
certamente durante uno dei carnequali
i
il
manca ogni
notizia (1). Poi-
nuova operetta preparata da
Giuoco della Cieca, e della rap-
ché soltanto nel 1595 fu pronta
Laura
addietro, che
pivi
volta
la
presentazione di questa è memoria nella preziosa Storia di Etichetta
(II, e. 62)
che
conserva nel R. Archivio di Stato di
si
Firenze, la quale è una specie di diario
dove questi teneva nota di tutto
Il
(1)
steggiò
20 ottobre
solenne
replica
avesse avuto luojco
battesimo dol principe ereditario Ckisimo,
1590 insieme con quello della principessina l^eonora nata
ma né
la
aprilo,
né
da ballo e
Storia d'Etichetta,
che descrìve minutamente
cartegifi de^li ambasciatori esteri
i
«... Il
8i farA
danno
di ricche colazioni in quello servite.
Gerardo in una Hun del 4 aprile
ma
maestro
del
battesimo di questo
dice,
di casa,
che accadeva nella
di quell'anno arrivava a Firenze
Si poteva supporre che la
il
ciò
altre
Anzi
il
por
fino dal
12
si
fe-
magjjio
novembre antecedonto,
due cerimonie del 26 e 27
notizie fuor che di duo feste
il
10
le
residente
espressamente che altro non
prìHCÌpe ò pubblicato
quando
nel 1592
nato
Corte.
cardinale
il
il
firiorno
veneziano
si
Giacomo
sarebbe fatto:
26
senza quei pubblici spettacoli che erano stali prima ordinati,
di
questo mese
restringendoli,
per quanto s'intendo, tutte le ale^rezze a doi banchetti et feste che si faranno a circa
300 ^ntildonne, che sono stato invitato ad accompagnar il detto Principe alla chiesa....»
Ò bensì vero tuttavia che il residente estense a Firenze, Bartolomeo Prosperi, avvisava a Ferrara il 26 aprile 1692 t II spasso di questa Oorto sin qui ò di festa et comedie recitate dall'Imbolla comica con la sua compagnia», cioè con l Oeìoai, e potomnn
qneeti stessi contribuirò allo rapprosontazioni anche doi nuovi melodrammi.
:
—
55
—
Montalto, ed ecco la serie dei divertimenti che la corte granducale ebbe
offrirgli:
di 22 se
Il
«
ad
ciono cori'ere
«Il di 26
dette desinare a Castello e vidde
li
pardi e
i
si fece
la
Petraia,
fe-
si
ballo di contadine.
un banchetto in palazzo a 60 gentildonne con l'ocdama Alemanni maritata al sig. Filippo del
si fece
casione delle nozze della
Migliore.
27 se
Il di
commedia
fece ne' Pitti la
li
delli
Zanni
(1).
battesimo del principe don Francesco
secondogenito di S. A., e fu compare il suddetto cardinale Montalto.
Il di 29 si eonvitorno a Pitti per doppo desinare 60 gentildonne e
di 28
Il
si
si
fece ne' Pitti
ballò sino a ore 3
il
,
di notte, e
'[^
il
signor Emilio de^ Cavalieri fece nella
sala delle statue dove si ballava recitare
fece
una
cenziorno
donne (2).
novembre
le
di 2 di
Il
volomo
Il
una pastorella
tutta di
musica e
collezione con 60 tazze e bacini di bellissime confettui'e e
i
andò al Poggio, senza donne, a desinare:
commedianti e musici ».
si
falconi, e vi fu
cardinale riparti
da qui innanzi
alle
l'S
novembre;
ma
il
si
si li-
si
suo nome è legato
più notevoli feste fiorentine
che parecchie
,
segnano una data fondamentale
nella storia del teatro ebbero occasione appunto dall'arrivo e
permanenza di lui. come si vedrà in appresso.
Ma che cos'era questo Giuoco della Cieca f Già s'è veduto
delle rapp'esentazioni le quali
(1)
14
Quali questi
novembre 1595,
gretario del
Duca
sappiamo dalla
fossero
si
se'.'uente
di Piermaria Cecchini, detto Fritellino,
di
Ferrara
:
€
letterina,
datata da Firenze
a Giov. Battista Laderchi, S9-
Confesso di aver fatto ?ran torto
ali'oblis^o
intlìaito ch'io
non essendole venuto a fa riverenza alia mia partita come erra mio debito, ma fu la subita et irinaspetata nova che
mi venne di dover ritrovarmi al servicio del ser.mo gran Dncca con una compagnia
prìiicipallissima fata per houesto passa tempo delli ili. mi Cardinali Mont' Alto e Monti
dove sono stato e sono hora in Firenze, essendosi per la morte del Cognato partito per
Roma lo ill.mo Mont' Alto... » (R. Arch. di Stato in Modena; Cancell. ducale; Dramtengo a V. S. Ill.ma per
l'iofiniti favori
da
lei riceutì,
matica).
(2>
si
Anche
leggo sotto
nel Diario del
il
di
29
Settim\ni (R. Arch.
di ottobre 1595,
d. St. di
Firenze,
voi.
V,
furono convitate 60 gentildonne fiorentine e ballarono fino alle 3 ore di notte.
Emilio de' Cavalieri fece nella sala delle statue dove
rella tutta in musica,
e. 428)
domenica: < Nel p<ilazzo de' Pitti dopo desinare
che fu molto lodata, e fu
fatta
ballavano,
recitare
una colazione con
le
sig.
Il
una
pasto-
tazze
et
bacino di nobilissime confetture, dopo la quale le sudette gentildonne fecero partenza.»
La notìzia ha il suo controllo in un dispaccio dell' ambasciatore estense a Firenze,
Bartolomeo Prosperi,
il
quale avvisava a Ferrara
il
28 ottobre 1595:
qui mons. Card.le Montalto, e dicono che vi starà anche otto
fatte commortie, diverse caccie et
tate... >
(R. Arch. di St. di
una
festa
giorni,
*
Trovasi tuttavia
per
cui
si
sono
dove concorsero molte gentildonne invi-
Modena, Cancell. ducala.)
che
la Guidiccioni
56
aveva adattato
terzo atto, del Pastor fido
ma
,
weconda del
la scena famosa,
senza
alternarne
sostanza,
la
pare: poiché nella stessa prefazione al Cavalieri più volte citata
è detto anche:
Et
«
nel Giuoco della
Cieca
ballano e cantano
quattro Ninfe, mentre ischerzano intorno ad Amarilli bendata,
ubbidendo
Pastor
giuoco della cieca.
al
dove
fido,
»
E
come nel
cioè pi'ecisamente
svolge tra quattro Ninfe
la .scena si
intorno
ad Amarilli bendata, mentre Mirtillo in disparte non s'attenta
di farsi prendere da Amarilli, che pur lo desidera.
Tuttavia
la Guidiccioni
introdotto se:
comodò
tale scena,
»
qualche cosa di proprio deve avere
molto vagamente ac-
a sua propria intenzione
«
come è affermato
nella
stessa
prefazione.
Ma
anche questo testo è rimasto finora ignoto, come tutti gli
altri della poetessa lucchese
io ho arrischiato l'ipotesi che si
;
possa identificare con quello
che
troviamo pure
Marsilio Casentini nel 1609 e intero l'ho
musicato
da
in appen-
riprodotto
dice allo studio sulla Guidiccioni già ricordato.
Composizioncelle abbiamo veduto chiamate
gentildonna lucchese, e
confermano nel
le
queste della
proporzioni con la scena del Pastor fido
farle ritenere
appunto semplici e brevi scene sul
genere e della lunghezza di qualcuno dei balletti che negli anni
seguenti continuarono a rappresentarsi nella Corte medicea e di
cui già in questa raccolta abbiamo qualche saggio
cini.
Ma
proporzioni minuscole nulla
le
del tentativo primo
,
tolgono
tanto più quando questo è
determinato da ben chiari criteri tecnici ed
mo
aver avuto
il
Cavalieri,
[nfatti
Rinuc-
del
all'
importanza
positivamente
estetici, quali sappia-
più
dalla
volte
ricor lata
prefazione ixWAniìna e corpo apprendiamo che egli
aveva calcolato la capacità e l'acustica del salone ove doveva avvenire
la recita e voleva che anche le parole fossero bene intese, senza
di che
«
scema, e
l'effetto
viene noiosa.
la parola,
»
al luogo dello spettacolo,
nia; l'istrumehtazione
tivi brevi;
studiare
i
i
la
tanta musica, mancando
all'
udito
L'orchestra deve essere proporzionata
ed essere invisibile; ammette
deve esprimere
i
veri sentimenti;
la sinfiv
i
recita-
personaggi debbon essere vestiti convenientemente e
passi e
i
gesti;
i
cori
debbono essere
partecipare
ore e finire
con un ballo, meglio se
giustamente fa detto:
<
attivi e
anche tacendo
rappresentazione non oltrepassare
all'azione; la
Gluch
et
ballo cantato.
Wagner
le
due
Di modo che
ont bien peu ajoaté à
— 57 —
ces règles, peut-ètre mèaie foni^llea preave de plus de largeur
d'esprit et d'une entente supérieure des exigences sceniques
Per me
»
(1).
Cavalieri
seguiva un impulso e un
indirizzo tutto proprio, poiché di lui
non troviamo cenno negli
è certo che
tentativi che
altri
il
Cordi,
il
Rinuccini e
il
Peri facevano con-
il
temporaneamente. Anzi mi sembra che dalle
Peri
parole del
desumere
quasi un antagonismo o una gara: « benché dal signor Emilio
del Cavaliere, prima che da ogni altro ch'io sappia, con maragià ricordate e che è necessario
ripetere
,
sia lecito
musica sulle
vigliosa invenzione ci fosse fatta udire la nostra
scene, piacque
nondimeno
signori Iacopo Corsi e Ottavio Ri-
a'
nuccini (fin l'anno 1594) che
adoperandola
io,
mettessi sotto le note la favola di Dafne...
La
perdita della musica del Cavalieri e di quella del Peri
non permetterà mai
frase
altri
<
in altra guisa,
»
di spiegare
valore
il
adoperandola in altra guisa
ebbe a dire che
drigalesco
altro
<
;
mato invece
»
.
e
daUa
portata
la
Poiché troppo facilmente
Cavalieri non usci mai dallo stile
il
modo di cantare che
esser stato
l'ordinario
suo donna Caterina.
il
È
»
ha
ma-
affer-
bensì vero
che G. B. Doni, che quelle musiche deve aver vedute, cosi ne
scrive:
Conviene però sapere che quelle melodie
*
differenti dalle odierne che si fanno in istile
recitativo,
non essendo quelle
altro che ariette con molti artifizi
di ripetizioni, echi e simili, che
la
buona e vera musica
non hanno che far niente con
teatrale, della quale
il
signor Emilio non
potè aver lume, per mancamento di quelle notizie che
dagli antichi scrittori
»
;
ma
molto
sono
comunemente detto
si
cavano
con ciò non dice che la musica del
Cavalieri fosse ancora e proprio quella madrigalesca, né è inop-
portuno notare che
alle teorie del
corpo
il
(2),
metodo
Doni
All' incontro
di
della fine
il
si
dimostra
Cavalieri esposte
il
in più luoghi avverso
nella prefazione
all'
Anima
e
Della Valle contrappone direttamente
canto del Cavalieri
del secolo decimosesto:
a quello degli altri
«
cantanti
Però tutti costoro, da
trilli
da un buon mettere di voce, non avevano
quasi nel cantare altra arte. Del piano e del forte, del crescere
e passaggi in poi e
(1)
Eoi l*n-d, Op.
(2) Cfr.
Tratt>iU>(H
SOLKBTI.
eit.,
p. 82.
musin
seeniea [Opere. II) p. 12. p. 215 e p.
iió.
—
—
58
la voce a poco a poco, dello smorzarla con grazia, dell'espressione
degli affetti, del secondar con giudizio le parole e
sensi,
loro
i
del rallegrar la voce e immalinconirla, del farla pietosa o ardita
quando
si
che oggidì da cantori
}>isogni, e di simili altre galanterie
fanno in eccellenza bene, in quei tempi non se ne ragionava
»
;
e continua col passo già recato, in cui afferma che tale novità fu
Roma
portata per primo a
dal Cavalieri
(1).
Questi pregi, a chi ben guardi, appariranno
1*
delle teorie esposte dal Caccini nella prefazione a
siche (2), e forse
La
la verità.
Della Valle
il
me
quale a
ci
applicazione
Le nuove mu-
mette sulla via per scoprire
par questa,
che
e cioè
Cavalieri
il
abbia recato maggior novità nel modo di cantare e di esprimere,
che nella vera e propria musica, rimanendo
più ligio
ai
modi
del Caccini.
Con
tra
il
rimane anche spiegato l'antagonismo, quasi feroce,
ciò
Caccini e
il
come possa osservi stata una
come il Corsi e il Rinuccini
diverso si rivolgessero appunto al Peri;
Peri, ed è chiaro
questione di priorità tra loro
intuendo qualche cosa di
che, concludendo
cosi
gradatamente
cosi
prima
:
il
il
me
a
,
e
,
pare che
possa
si
Caccini rinnovò con la nuova tecnica del canto e
con l'espressione
i
madrigali e
le
canzoni
ma sempre
plicò per primo tal metodo,
;
poi
musica
la
intera pastorale, creando
il
Corsi e
il
il
(1)
(3).
vollero fare
Non mi valgo
dei k'uiIìzì
Cavalieri ap-
;
ultimo
col recitativo e l'applicò
il
Peri
ad una
melodramma.
Rinuccini, mossi dal desiderio di rinno-
vare l'antica tragedia greca e romana che
per intero
il
canto spiegato, a
con
tutta una rappresentazione, per quanto breve
rinnovò decisamente
Infatti
distribuire
musicale drammatico
merito del rinnovamento
dapprima soltanto
salla
partitura
dell'
ritenevano
«
cantata
una semplice pruo-
Aninw
» corpo
perchè
questa è
L'Ambros (0«mAìoM«
Bollano non si perita
posteriore al trionfo del Perì e qualche parte paò esserci derivata.
der Mugik), è ostilisximo e ink'iusto col
di afTermare
che non dove avorio
letto;
Cavalieri, tanto che
il
Rollano
il
forse lo esalta trappolo)», eit., p. 82);
del buono e del nuovo vi riconosco H. Ooldsciimidt ('tudien xur (iMokieUe der UaliaiUtehm Op»r im 17 Jakrhundarl, I^ilpzìic, Breitkopf u. HUrtel, \'M)\, pp. 6-6), e riproduce anche in appendice alcuno parti della musica.
(2j
Solkrti, Li origini cit, pp. 58 «kk*
movente è atTermato dal Rinuccini stomo nella prefazione aU'iZVtridiM;
(B) Il
Yol. II, p.
1(n.— Afferma
il
Doni che col Corsi
di strettiK'ima amicizia, la<iuiilo
:
< Fu oonginnt<i seco
il
oft'.
qui
Sig. Ottavio Binoocl ni
non suole essere durabile, so non dove ò grandistiaa ilm-
— 59 —
va di quello che potesse il canto dell'età nostra> e a tale scopo
Rinucùni ripreso l'argomento del terzo intermedio del 1589
e ampliatolo si da ridurlo a forma di breve pastorale, compose la
Dafne, suggerendo in pari t«mpo al Peri quale dovesse esseme
egli dava grandissimo
poiché, come afferma il Doni
la musica
« ancorché non sapesse di musica, supplendo
aiuto ai compositori
;
il
,
;
,
a ciò col suo giudizio finissimo e con
come anco
possedeva,
delle sue poesie...
E
»
orecchia esattissima che
1'
può conoscere dalla qualità
si
e testura
(1).
Peri spiega chiaramente nella prefazione all' Eurida quale criterio fu guidai», e cioè di ritrovare « una
armonia, che avanzando quella del parlare ordinario scendesse
dice
il
(2)
,
tanto dalla melodia del cantare, che pigliasse forma di cosa mez-
zana
»
La
.
permise
e
la
primo tentativo
il
dunque
drammi d'una
dal Peri fu
novità recata
rappresentazione di
del
avvenne
genere
,
il
recitativo, che
certa lunghezza;
com'egli afferma,
nel 159'/5 (3).
Ma
certo quel primo esperimento, fatto in privato,
quantunque
del tutto soddisfacente,
tre anni continui [159^
il
Peri asseveri
non fu
che
«
per
159*\j-159V8] che nel carnevale si rappresentò, fu udita con sommo diletto e con appla :so universale
g
ricevuta da chiunque vi
Ma
bretto:
anche
il
si
ritrovò
Molti anni avanti che
«
di musica per
»
(4).
Caccini volle tentare la prova con
una voce
io
lo stesso li-
mettessi alcuna delle mie opere
sola alla stampa, se n'erano
vedute fuora
molte altre mie, fatte in diversi tempi et occasioni, delle quali
furon
j)iìi
note la musica che
io feci nella
favola di
Dafne
del
signor Ottavio Rinuccini, rappresentata in casa del sig. Iacopo
come ognaDO su, ei fu l^:giadrìssimo poeta (avendo )e opere
sne mirabilmente del natarale, del patetico e grazioso, onde nella musica otti man- ente
patia di amorì; e perchè,
riescono), e la poesia e la musica s<)no sorelle e consorti
:
ciò diede
cambievolmente l'una e l'altra, e comuaicarno
adunanze. • Solerti, Op. eit., p. 20i.
(1) Solerti, Op. eit., p. 214.
perfezionare
-
qui voi. II, pp. 108-J09.
IV>i usava certi lo stile fiorentino, per cui
il
loro
occasione
di
piacere a quello virtaose
(2) Cfr.
(3) Il
l'anno precedente, e di ciò
vedrà or ora la rajjione.
ticolare ha fronerato finora molte inesattezze.
(4)
Por questo
si
la Stjria d'EtiehetUi nulla
r^stra.
il
Il
carnovale cadeva anoora
nel-
non aver u6scr\-ato questo par-
—
Corsi d'onorata memoria»
-
60
Di questa rappresentazione ninna
(1).
altra notizia rimane, e lo spartito è perduto
ma
è notevole
fatto
il
che
il
come quello
del Peri;
Rinuccini non ne faccia pur memo-
dove ricorda
ria nella propria dedicatoria dell' Euridice
solo
il
Peri.
In quei tre anni però
essere stati continui
perchè
Corsi
compose alcune arie sopra parte di essa
«
intesosi col Peri, che fece
glia
il
Apollo e sul-
lui sull'aria finale di
Marco da Cagliano assevera che
infatti
;
debbono
gli studi e le modificazioni
e lo stesso Corsi si cimentò nell' arringo
musica di
ci resta la
l'ultimo coro (2)
,
il
resto
il
e che dipoi
,
con l'occasione
«
,
»
d'
una
ve-
carnevale dell'anno 1597 la fece rappresentare alla pre-
senza dell'eccellentiss.
Don Giovanni Medici
sig.
cipali gentiluomini della città nostra
Ma
il
Gagliano, scrivendo
«
»
dieci anni
rato la data, o allude ad una delle
e d'alcuni prin-
(3).
dopo
», o
ha di poco
prove già
varie
er-
ricordate
il Rinuccini, dopo le
righe già citate in cui
prima rappresentazione
« Onde,
prosegue
preso
dal Peri; poiché
parla
della
animo,
e
:
,
dato miglior forma alla stessa favola, e di nuovo rap-
presentandola in casa
Iacopo,
sig.
il
fu
Duchessa
e dagli
illustriss.
udita e commendata
(1)
ma
Monte
Cardinali Del
la
nel 1597
e
Montalto
prima rappresentazione
il
ufl&ciale
cardinale Montalto non
Nel 180S
del Caccini col Peri, corno molti dicono,
Ortensia
la sig.ra
Coosorratorìo di Bruxelles o
luglio
dalla
Gran
fu a
- Non si tratta dunque di
ma di due partiture diverse.
Prefazione alJeA'uotv Musiche ia Solerti, Op.cU.,f 72.
una collaborazione
(2)
solo
»
Questa sarebbe adunque
in forma solenne;
non
dalla sereniss.
ella,
ma
nobiltà di tutta questa patria favorita,
1888.
Ora
si
li
Panum U'VÒ
publilicO) nel
liuo.^ti
frammenti nel ms.
.)fusikalisches
n.
8750
del
Lipsia del 19
ìV.jel»eìil>laU di
può vedoriio il fiic-sirailo nel bel libro di A. Voutqub.«cnb, Cadu GmxrvaUiirt Royal de Mu^iique de Bnux'les. Ànnex I. Li-
tatoque di la Bibliothéque
XVII aièch, Bruxelles, 1901, pp. 4()-7; e del medeximo è anche da vedere la Notice sur le manuserit 704 ancien 8750 de la BibtioU)iq%u
du Gonseivatoire nolVAnnuiire Uu Con». Royal de Mnnqtte de Rruxellea, xxiv annèo, Bru-
brtUi d'opera» et d'oratorios italiens die
xelles, lO'JJ, p. 178 SKg.
Il
mi., oltre a
qiioitta
primi anni del seu. xvit, tra tui alcuno do!
dalle «no Musiche edito nel
Ti
ti
rìtr
lUOl e
del
l'ori,
lOU, du poesie
<vano quasi tutto le CunxoneUe
Cor^i,
contiene
Musicali
del Binuocini, del
tlal
(3) Cfr.
qui voi.
Il,
p. OH.
—
I<a
iuon<MÌie dei
oollaboraziono
fu
Chiabrem
oMioe Uincxrdia
dotte da S. Frkraki, DMioleoa di Leti, popolare, Fironze, 1882,
olò conforma l'antigfouihmu cut C<tcclni.
UU
dello Striic^iu, e 28 lei Caccini estratto
dunquo
I,
to
ecc.; •
2868
ripro-
pp. 129 ainr
dol
Conii
col
Pori, •
jnir"<Tiwa
F^ram mento
JACOPC
9^
Aria d'Apollo.
m
Non
SÈ
t-
3
=f
S:
?2:
cu
la
mia
^
piant'
-^
fiamm'
Dafne
della.
CORSI
:«
Coro
1^
>
^
^
Bel - la Nin
#
F
- gi -
ti
3E
- fa
fug
^zig^g^
ya Del mor-
—
=
^
i
-&-
-
-va
sciolt'
--{r-fg-
pn
-
- tal
-r-^
bU
no
sao
ye-
lo
-<ff^
&-
-^^
pur
di
e
•
i
go -
e
—
t:-
isc
i
finale.
ilgife
pian - ta
no
—
yel
:p=
-
la
—
•-^-^
ca
—
- sta
e
bel
-
-f-^
^:
xE^.
^
la
^
i
PE
car' al
mon - do
e
ca
al
—
^^
e
ca-
r»
J
al
- lo
car*
al
^iP
^i
-9-
mondo
eie
eie-
I
i
- lo
T
car'
f
al
-^
delo.
^
— 61 —
bensì la Storia d'Etichetta ne registra invece l'arrivo
Firenze
,
sotto
31 dicembre 1598, e quindi in essa
il
—A
di 5 (gennaio 159
%)
se
fece nel
li
si
:
salone delle statue la pache vi furono 60
musica del signor Emilio de' Cavalieri
storella per
legge
,
gentildonne fiorentine.
—A
di 6 nella
media di Zanni
Dunque
medesima
sala e le stesse
donne
una com-
fece
li
l'opera del Cavalieri a fronte dei nuovi tentativi
era ancora viva, e infatti
ambasciatore estense, marchese Bar-
lo
Malaspina, annunciava a Ferrara
tolomeo
se
(1).
gennaio 1599
lo
5
giorno
stesso
:
numero di genuna rappresentazione di
pastori e ninfe intitolata La mosca cieca con balli in musica ,
che durò solo un'ora. V'intervenne il gran Duca, la gran Duchessa, il Cardinale sudetto [Montalto], et quel Del Monte, Don
Virginio [Orsini], Don Antonio [de' Medici] et il principino.
Dicono ancora che preparino una commedia bellissima » (2).
La « commedia bellissima » che si preparava era appunto
«
ler sera
il
Granduca
fece invitare assai
tildonne a palazzo, dove dicono
la
Dafne
—A
del Peri e del Corsi; la Storia d^ Etichetta registra:
dì 21 [gennaio 159
musica del
rella in
La
Iacopo
;
[e.
al
1602
nella sala delle statue la pasto-
si fece
(4), della
Addi 18
11 V.]
Romolo
che
Le
%]
Iacopo Corsi
(3).
da un quaderno di entrate e spese
signora Laura Corsini
,
moglie
di
ivi si legge:
A
(1)
sig.
notizia è confermata
1598
dal
fece
si
notizie
di
gennaio 98 [99]
[spenditore] per ispese fatte nei giorni
comedia
s'è fatto la
L, 289.4.8
sono ripetute nel Dlirio del Skttimani, Vr,
e.
101.
—
B.
Arch. di Stato in Modena; Cancell. ducale.
Anche il residente di Veoezia scrìveva il 9 gennaio; e ...Il gran Daca è state a sentir nna pastorale in mosica,
ed ana Cornelia, nascite Tana et l'altra, per quanto si dice, assai belle. > (B. Arch.
(2)
di Stato di Venezia; Dispacci,
(3) Cfr.
(4)
Sbttimani, Diario
Fu veduto
13.)
cit.,
in casa Corsi dal
Stato di Firenze, che
rio
f.
mi
VI,
e.
133.
chiar.mo
cav.
A.
Gherardi del
B.
Archivio
favorì copia dogli appunti col permesso del nobile
m.se Corsi. Entrambi ringrazio.
di
proprieta-
-
62
-
Addi 23 detto
Romolo per ispese di casa ne' giorni
Comedia
Addi 4 di febraio 1598 [90]
12]
Per legatura di più libri di musica
A
[e.
della
L. 101.7.8
e carte rigate
[e.
L.
Addi 24 detto
Maso per avere pagato e fachini per
13]
A
ture di strumenti a la mascherata
[e.
14]
[e.
14
Addi 8
A
Maso,
di
—
porta-
L.
(1)
8.13.4
marzo
strumenti
resi per corde di
L.
6.
——
.
Addi 7 d'agosto 99
V.]
Al signor Iacopo L. 16 pagate per
a Salvestro libraio per tanti
lui
libri di
musiche
L. 16.
Cosi un gentiluomo mecenate offriva a proprie
corte Medicea
3.10.
,
né solo quella volta
quello
(2),
nobili intelletti con studi indefessi e con
— —
.
spese
alla
che
spettacolo
amore vivo per
arte
1'
avevano da un decennio assiduamente vagheggiato: la sera del
21 gennaio 1599 rimane omai la data sicura per la rappresentazione del primo melodramma.
Ma
Quaderno
il
di conti del patrizio fiorentino offre ancora
una mascherata, anche di
notizia, oltre che di
Dafne
presentazione della
(3),
con
la
quale
si
un' altra
entra nel
rapsecolo
decimosettimo:
[e.
38
Addi 19
t.]
Al
sig.
di febbraio
1599 [1600]
Iacopo Corsi L. ventuna pagato a Maso
Rovai... disse detto
Maso havergli
a dare
per corde e mascere per 3 satiri per
sbarra
la
L. 21.
—
.
—
(1) Sari stata una delle consuete Cboe/iiatt di cai i gentilaomini fiorontini si diloU
tarano nel carnevale, come addietro s'è detto.
ballo
Nel mio volume di prossima pubblicazione (AfiMioa
(2) Nò il Goni solo.
,
e
drammatica
alia oorU> Medicea dal IfìOO al 1(!40 cit.) ri
vedranno notixie intereannti
di rappresentazioni e di balli in casa di nobili rniniirlie flomntine.
(3) Certamente per questa rappresentazione finora ig^norata fu eseguita la prima
stampa della pastorale: La Daftte D'Ottavio Rt?tvcci!«i liappnamtata alla Smttiu.
Oran Dveheua Di Tniteani D(U Signor Jacopo Corsi [stemma] In Firenze Appresso
Oiorglo Marlscotti MDC. Con Ucenza de' Superiori; 4*. In fine, e si spiega benissimo,
\
|
\
|
|
|
|
è una canzone del Binuccini
|
al Corsi.
|
—
[e.
Addi 25
41.]
Al
sig.
-
63
1600
aprile
Iacopo scudi 3 pagati a Cochino
materassaio per avergli
spesi
in più
cose per la mascherata de' satiri
[e.
L. 21.
— —
.
Addi 25 d'agosto 1600
48]
Al
sig.
Iacopo
16 dati
lire
al
guantaio
dalla Misericordia per 3 paia di guanti
per
lui
e paia 10
media di Dafane
In un decennio adunque
fatto con varia fortuna le
si
apprestava a spiegare
paravano per
Francia.
le
il
serviti
per
la
co-
L. 16
(sic)
la
.
—
nuova musica era nata, aveva
prime prove, ed ornai con valide
ali
volo trionfale nelle feste che si pre-
nozze di Maria de' Medici
con
Enrico
IV
di
vili.
melodramma
Il
1600-1607.
successo infatti moltiplicò le forze, e nei pochi mesi che
Il
corsero fino all'ottobre grandi cose furono apprestate.
Rinuccini preparò un nuovo libretto, e questa volta in-
Il
trodusse
La
Tragedia a fare
il
prologo all'opera propria
vicinata sempre più idealmente alla tragedia classica
carla fu chiamato
il
Peri
se
,
non che
prefazione alla propria partitura
mera,
si
(1),
come
,
per
accettò la musica del Caccini:
riav-
a musi-
;
narra nella
egli
alcune arie
,
che enu-
e questo perchè dove-
«
vano essere cantate da persone dipendenti da lui, le quali arie
si leggono nella sua, composta e stampata pur dopo che questa
mia fu rappresentata a S. M. Cristianissima» (2). Il Caccini
allora nella musica di un altro
da Gabriello Chiabrera, Il rapimento di Cefalo.
di più era occupato
fornito
È
nota la magnificenza delle feste nuziali dell'ottobre 1600,
nelle quali le rappresentazioni musicali tennero
(1) Cfr. voi.
(2) Il
libretto
Domi
di più masicìsti
n,
il
primato e per
p. 110.
(Tratt. rwis. seen. in Opere, II, p.
ad uno stoAso libretto por
lo
ammotte qaostA collaborazione
128)
seguenti ra^oni
:
«Essendo dunque naturalmente tanta differenza di stile tra un oompoaitore e l'altro,
in musica qualche drama,
si può dubitare che quando un principe vorrà far mettere
sia meglio servirsi di tin solo, o pure scompartirlo fra due o tre, assef^nando a ciascuno
quella parte che è più conforme al suo gonio; per esempio, ad uno che vaglia assai
nelle ooae meste, asMfrnarli le deplorazioni tratriche o altra parte più mesta e lagnbre
indifferenti. Similde', drama; e il restante ad uno che riosca moi^iio nelle cose lieto e
mente a quello che farà le sue cantilene più ariose, o avorà qualche notizia del ballo,
taatgUMO i cori, e ad un altro che sarà migliore per imitare gli affetti ed esprimere
gii accenti naturali, le
musiche sceniche. Io cortamente eroderei che
perchè cosi sempre la melodia riescirà più variata; e
campo meno
larg:o, lo
potranno coltivar meglio.
qui in Firenze, come sapete, in alcune azioni e
della quale fa modulata dal Peri, e
11
E
i
ciA
fosse ben fatto,
compositori qnando
si
è
praticato
mawime neW Kuridie»,
restante da Olnlio
Romano.
»
avcranno
aasai
la
il
felloemmt*
maggior parta
-
-
65
esse Bernardo Buontalenti fece meraviglie scenografiche (1).
eeremonia nuziale ebbe luogo
giovedì 5
il
solenne e musiche in duomo; la sera vi fu
durante
rappresentata
quale fu
il
altro indizio che questo
grande banchetto
Giunone
tra
da Emilio
di Battista Guarini musicata
Minerva
il
Contesa
la
La
messa
con
ottobre
non era disprezzato e poteva reggere
che egli era sempre
al
paragone, e riprova nello stesso tempo
mitato a brevi e semplici canti spiegati
Per
rimanente delle feste e per
il
rimandare
ornai
mio già
al
ricordato volume
rappresentazione
ristretti, la
li-
(2).
la loro illustrazione
posso
Musica, ballo e
drammatica alla corte medicea, che appunto eoa queste
mincia. Qui basta ricordare che la sera del 6 ottobre ebbe
con inviti
e
de' Cavalieri,
àeW Euridice ,
inco-
luogo,
e la sera
del 7, parimenti in piccola cerchia, vi fu la prova generale del
Rapimento di Cefalo, che era destinato
alla rappresentazione di
gala.
Intanto alla domenica 8 vi fu una festa con armeggiamenti,
corse di cocchi all'uso greco, comparse allegoriche di trionfi nel
giardino della palazzina Riccardi, dove intervennero i principi, e
tutto con accompagnamenti musicali
tate in quell'occasione, composte
:
il
testo delle poesie can-
il
da Riccardo Riccardi, è qui
ri-
prodotto nel terzo volume dal rarissimo opuscolo allora pubblicato.
Finalmente
la sera del
Salia scenografia
ii)
veda
si
il
lunedi 9 ottobre ebbe luosro la gran-
bel libro del Flbchsig, Die nekoration der
modemer
Anfàngen bis «mot Sekluss dea XVI lahrkìmdfris, Berlin, Schutze
18dl, ma non contempla le meraviglie del seicento. Interessante assai doveva essere un
trattatene che trovai indicato nel Catalogo ma. dei Mss. Rinneciniani nella Trìvalziana,
Baimi in
^
IteUien con
ricordato
:
<
Còrago, ovvero alottne osservaxioni per mettere bene in scena
drammatiche, ms. cart. in
4, sec. xvii, scritto
da varie mani,
le
eomposiiiofii
e fra queste
2 pp.
di
Ma
anche questo ms. non si trova più nò nella Trìvalziana nò a
Firenze; e la stossa sorte avranno subita i < Discorsi sulla Dafne e VEluridiee di 0. Rinveeini, ms. cart. del aec. xrm, in 3 quaderni in folio. Uno è del 12 giugno 1778;
Francesco Binacciai. »
l'altro del 15
maggio 1788,
il
terzo del 19 giugno 1788»,
che appaiono nello stesso Ca-
talogo.
In quelli stes» giorni
(2)
arrivato,
il
Ma
7 ottobre.
io
il
Cavalieri partiva
per
Boma, donde
credo che forse egli dovesse essere già a
scriveva, appena
Boma
e enrpo,
anno
V Anima
dall'
innanzi, se nel febbraio aveva fatto rappre^ntaro nell'oratorio delia Vallicclla
che venne in luce nel settembre. Certo fu richiamato a Firenze per consisrii nei
come uppar chiaro dalla lettera del 7; ma rosta oscuro come non
preparativi delle feste,
vi abbia a-tsistito.
marzo
IG<>2.
Dopo mancano
altre notizie
Bestano musiche manoscritte
Filippini, delle quali
8o<^BTI.
ino
alla
morte avvenuta in
di lui nella Biblioteca
Boma
Vallicelliana,
g^iA
qualcuno dovrebbe occuparsi.
9
1'
11
dei
—
Rapimento
diosa rappresentazione del
da D. Giovanni
—
66
con intermedi composti
,
de' Medici, che suscitò
il
nell'immenso pubblico accorso ad udirla
Rinuccini era stampato per
Il libretto del
febbraio 1601 successivo
cita, e nel
àeW Euridice, ma
maggiore entusiasmo
(1).
che
è strano
il
il
Peri pubblicò
la sera della re-
sua partitura
la
non pubblicasse
Caccini
propria del Rapimento; anzi non la pubblicò mai,
rimane soltanto un
mucche
il
ci
compreso due anni dopo fra Le nuove
(2).
Ma
tava
coro,
la
e di essa
Caccini, novella prova dell'invidia
il
Peri, com'è
ben noto,
si
gli tutta l'Euridice, della quale,
persegui-
di cui
mise tosto a musicare anch' e
come vedemmo, aveva già com-
posto alcune arie, e questa partitura pubblicò egli nel dicembre
non ebbe però la soddisfazione di vederla
5 dicembre 1602, con l'occasione che vennero
a Firenze il cardinale Montalto col fratello marchese Peretti e
col cardinale Del Monte (3).
dello stesso 1601:
eseguita se non
E
il
come dopo tanto fervore per
si trovi di nuovo per ben
curioso notare
anni
infatti
;
Parma a
la Dafne
fuori
il
anche per l'occasione della
Firenze,
e
il
non è senza importanza notare che l'editore rimise
mutando il primo foglio alle copie che erano ri-
mi spese che importavano
Rapimento, con
?
Io credo che la ragione di
d. Leti.ra Itat.
pog:.
XXII,
94.
composto
— Ol'intermedi
mugica da
Tedrà noi
251.— Salla furtana della favola
nio per
volarne,
iii
di Cefalo ofr.
es-
—h
Oiom.
ms.
Star,
sono soonosciuti.
19 do Le Nuove Musieh», Firenze 160
in
enor-
le
niun avvenimento straordinario
;
>/«
potato por molti impedimonti far istampare com'era
Ctfaio
sempre strettamente
ad occasioni eccezionali per
la descriziuno della sorata, 8i
ne' cod. Palatino di Firenze n.
io
di
libretto
cortigiani e si riserbavano
A
Duca
venuta del
ciò sia assai semplice: simili spettacoli erano
(2)
sette lunghi
26 ottobre 1604 fu di nuovo rappresentata
maste invendute nel 1600.
D'onde questo arresto improvviso
(1) /{
nuovo ge-
il
nere di spettacoli, nulla
comandamento
scrire
il
il
Caooini
del Sor.
mio
:
«
Non avendo
il
Rapimento di
Qran Daca,
mio Signore,
doeiderìo
rapproMontato nello sposalizio della Cnst. Maria Medici Regina di Francia e di Nararra,
mi è parso ora con l'occasione
di quest'altre
roro di osso Rapimmto. » Sofrue infatti
l'
mio musiche
agifinirnera
a quelle
Ultimo eoro del RapimanU) di
Mtmmmti da 76 p&rmm» in mettaluna.
Ver questa e per altre rappresentazioni cui aocennorA rimando
1'
alUmo
Otfato amatrioto
Ira voci e
{ii)
ricordato sulla Corta Medicea.
al
volnm* tMt^
—
—
67
sendosi più verificato, né d'altra
esse entrate nelle abitudini
,
ancora con-
potandosi
parte
forma più modesta né essendo
cepire tali rappresentazioni in
furono per allora
lasciate
in
di-
sparte.
Una
prova di ciò
sono
appunto
due rappresentazioni
le
non fu
del 1602 e 1604 ora ricordate: l'avvenimento
ma appena
tante da costringere a nuove spese,
presentò, ecco che
tre parte
Corte per
allestì lo spettacolo
si
un importante documento
nmsici e
i
ci
cosi impor-
un'occasione si
musicale
mentre
;
d'al-
assicura che le cure della
cantori erano continue ed assidue (1).
i
Ma
vi fu anche un'altra ragione capitale: dal 1601 al 1607
la corte
Medicea prese l'abitudine di recarsi a Pisa in gennaio
dopo Pasqua; se mancò cosi
e di rimanervi fino
il
modo
e l'oppor-
tunità di grandi spettacoli nella reggia di Firenze, noi abbiamo
un segno non
indifferente del fervore per la musica in ciò, che
ogni anno tutti
i
Vittoria Archilei,
musici di corte, anche
Peri,
il
il
Caccini con
i
Francesca ormai divenute abilissime cantatrici
andare a Pisa per cantarvi in
come
principalissimi,
Settimia e
le figliuole
erano fatti
(2),
Nicola le funzioni della Set-
S.
timana Santa, che furono veri e propri avvenimenti musicali.
A Pisa studiava il principe Ferdinando Gonzaga, appassiona-
Mantova era sem-
tissimo per la poesia e per la musica che a
pre stata
in pregio: negli ultimi anni poi, in seguito
rentela coi Medici,
Vediamo
tissimi (3).
fi)
Veggasi
rapporti con Firenze erano
i
infatti
Ferdinando a Pisa agire quasi
musici di corte del 16C3 edita dal Lozzi, Op.
la relazione sui
Dal settembre 1604 all'estate 1605,
per invito di Maria de' Medici; cfr. il mio
(2)
Caccini con la famiglia
il
art.
nella Rivista Musicale ItcU.na, x, pp. 707-711.
menticasse sotto altro cielo
del Caccini,
Un viaggio
È notevole
di feste cui
aveva
pp. 312-14.
di Giulio Caccini in Francia
che
non
regina Maria
la
assistito
a Firenze, o
non
di-
1'
andata
è
senza
t.
XXI,
divulgazione della nuova musica.
la
Canal
eit.,
co-
recò in Francia
si
che era desiderato anche a Londra dalla grande Elisabetta,
importanza per
(3) Il
genere
il
alla pa-
stati frequen-
(Della musica in Mantova in Memorie del R.
Istituto
Veneto,
Venezia, 1879, pp. 7C2-3) distingue tre periodi della musica presso i Gonzaga nel primo fu soggetta all'influsso di Ferrara por ragione di Isabella d'EIste; nel secondo all'in:
flusso di
ma
Roma
fu allora
per via del card.le Ercole e di
un centro famoso;
Leonora de' Medici che furono
il
e
(cfr.
>
— Uno
voi. II, p.
Ferrante,
capitano, e perchè Ro-
il
dei principali interpreti dell' Eìuridice
HO), che era
il
di Vincenzo con
movente per cui Mantova divise con
canto monodico disciplinato e dello stile rappre
l'occasione e
Firenzo la gloria nell'invenzione del
sentativo.
Don
terzo s'inizia nel 1584 con le nozze
al servizio dei
nel
1600
fu
Gonzaga od ebbe licenza
Francesco
di
recarsi
Rasi
a Fi-
— esine
padrone
un
da loro musiche
1606 compose parole e musica di
coi musici fiorentini e far eseguire
proprie sacre e profane
nel
;
Dario
balletto o abbattimento di
a corte durante
sua propria commedia in
musica
quale egli stesso dava notizia
Ma
Alessandro, chQ fu fatto
e
Carnevale, e nel 1607 fece rappresentare una
il
Mantova
intanto a
Francesco
Duca Vincenzo non
il
peroso; amantissimo qual'era
lunedi di carnevale, della
il
al fratello principe
(1).
era stato ino-
in particolare
delle feste e
dalla
musica, e disponendo di cantori eccellenti e di un maestro co-
me
Monte verdi
Claudio
carnevale del
quello stesso
per
(2),
1607 aveva fatto preparare due spettacoli dei quali il principe
Francesco a sua volta cosi dava notizia a Ferdinando:
«
lU.mo et Ecc.mo Signor mio
Dimani
fratello oss.mo
farà la favola cantata
si
Accademia
nostra
nella
poiché Gio. Gualberto s'è portato cosi bene, che in questo poco
tempo ch'è stato qui non
ma
parte a mente,
ha imparato
solo
la dice
bene tutta
onde ne sono rimasto soddisfattissimo
(3);
ma
mio
viair^io folice,
cipi
amorevolissimamente e provvisto
il
Daca
14 agosto al
ne possa avere
pastorale o favola che
d'oijni abilità,
o
s'
l'
il
vanto
tore di
mi sforzerò bene
V.
credere
me
di far sì
che mostrerò
A.... » Sul Basi cfr., oltre
il
mondo
al
Can\l, ora
me
in
stato
il
Ser.mi Prin-
questa
di
babbi da chiamare. Questo non accresce in
s'
È
<
:
questi
dovessi
io
più tosto m'infiamma a inistraro qualche scintilla di valore,
trova,
Uantova
di
più felice l'arrivo, essendo stato accolto da
parole detto da troppa affezione, io riporterei l'onore e
effetto,
e perchè la favola s'è
fatta stampare acciochè ciascuno degli spettatori
ronzo, donde appena arrivato scrìveva
sua
la
con molto garbo e con molto
loro
allo
miracolosa
ma
ambizione,
scintilla so
no
ri-
non sono indegno servianche Favaro, Oli amiei e
ch'io
cit.,
corrispondenti di Oalileo, Venezia, Ferrari, 1902; egli era marito di Alessandra Bocchinori
ultimo atfotto senile del grande astronomo.
(1)
Veggansi
Corte Medicea.
le dosorizioni e lo lettore ai
—A
anni
rispettivi
nel
mio
voi. oiU
sulla
Ferdinando, assevera U. B. Doni, piacevano le commedie parto re-
citate e parte cantato; cfr. Solkrti, Le origini
viene cosi a schierarsi
fra le
prime città che
tnelodramma
del
udirono
il
cit.,
p.
nuovo genere
199
ii.
— Pisa
teatrale;
od ò
peccato che non sia possibile rintracciare L'Orindo. Fhtola pastorak per musica di Ck-
HARK Qallktti, In
che
si
Pisa, per G. B. Boschetti e
avrebbe un nuovo importante documento.
KRKDo Srorf!,
Il teatro
pithUieo di Pi»a nel
Qiammarìa Laudi Comp., 1608;
Di tutto ciò non ò parola
—
trioento e nel eetteeetUo, Pisa,
tip.
8»,
con
in
A.L-
Marietti,
1902, che comincia dal 1017.
(2) Cfr.
AoBMOt.Lo,
Mantova, 1«86.
(3)
— Vo(ìki,,
la
beli'
Adriana,
p.
21
agg.
— Davahi,
Claudio
MotUiverdi,
Claudio Monteverdi, Loipziir, 1889.
Olovan Oualtorto Magli, allievo dol Caccini, castrato eccellente, era stato ohiogranduca aoconnontl, qnasi in ricambio
il
Ktn a prestito a Fironzo por quindici giorni;
del Rasi
mandato a Firenze,
di cui
abbiamo veduto.
—
-
69
una da leggere mentre che si canterà, ne mando una copia a
V. S., «i come le manderò per quest' altro ordinario certe car-
un
pubblicate per
telle
torneo che
combatterà forse
si
di di
il
carnevale.
costi s'è fatta cosa alcuna di simile trattenimento
Se
V.
a favorirmi
S.
darmene
di
E
parte.
le bacio
prego
mano
la
di
tutto cuore con augurarle ogni bene.
Di Mantova
23 di febbraio 1607.
li
Aff.mo fratello e servitore
R
Anche un addetto
corte
alla
,
Principe di Mantova.
Magno
Carlo
,
>
mandava
lo
stesso giorno la notizia della novità che si preparava al fratello
Giovanni
«
....
Roma
alla corte pontificia in
Molto
fratello oss.mo
mio
Ill.re
:
commedia
Ieri fu recitata la
nel solito scenico teatro et
con la consueta magnificenza, et dimani sera
Principe ne fa recitare una nella sala del
Signor
Ser.mo
il
partimento
che go-
Madama Ser.ma
di Ferrara che sarà singolare, posciachè
parleranno musicalìnente, dicendosi che riuscirà benissimo, onde per curiosità dubito che mi vi lascierò
deva
tutu
li
interlocutori
non mi
ridurre, caso che l'angustia del luogo
Di Mantova
Quale fosse
la
escluda....
23 febbraio 1607.
li
commedia è
ignoto;
la
favola musicale
fu
V Orfeo di Alessandro Striggio iuniore, segretario ducale, messa
in musica del Monteverdi (1)
più che un successo
e fu
una rivelazione, perchè il Monteverdi superò d' assai anche i
.
:
maestri fiorentini nel
trasfondere
nella
musica
della poesia. Infatti lo stesso principe Francesco
riscriveva
al
Si rappresenta la favola con tanto gusto di chiunque
la
fratello
«
il
sente, che
1"
marzo:
non contento
il
signor
Duca
ad averla adita a provar molte volte
Il
(1)
dSOrfeo
\
librett(j
ìor protettore
|
[stemma]
,
d'esserci stato presente
ha dato ordine
stampa ori^tuale ò qui riprodotto nel voi.
Il Oimev\U dell'Anno M. D. CVII.
dalla rara
Rappresentata in Musica
de gli Invaghili di Mantova;
simo
sentimento
il
\
Sotto
|
|
i felici
auspixij del
Serenissimo
|
Sig.
Ili
|
:
che
La
Neil'
|
Favola
Aoeademia
Duca henignisCon
In Mantova per Francesco Osanna Stampatnr Dacalo.
licenza de' Saperiori, 1607; 8».
Non
y'è
il
nome
dell'aatore.
di
|
—
nuovo
le
rappreseuti, e così
si
dame
di questa città
,
Cora qui Gio. Gualberto,
gran soddisfazione
Madama...
»
col suo
questa cagione
quale
sentazioni, né
accenna a un corso continuato
Duca
il
è
supporre che
si sia
rappresentata
a Milano, dove
Duca
assenza del
(2),
rappresentata anche a Firenze, quan-
era recato
si
rappre-
cosi presto
due anni dopo
come è fa-
favorita alla quale lo vediamo ripensare
uomo
ha dato
di
da supporre abbandonasse
tunque nessuna memoria ce ne rimanga.
rari,
anr
trattiene
cantare a tutti e particolarmente a
essendo a Torino, dove forse fu
cile
si
portato bene et
s'è
(1).
Questa lettera
l'opei'a
farà oggi con l'intervento di tutte
si
e per
il
-
70
E
ne fu notizia
tosto
Monteverdi, approfittando della
il
poiché l'amico suo frate Cherubino Fer-
(3),
di lettere e autore di versi, presso cui alloggiò,
agosto scrisse al Duca:
*...
il
22
Monteverdi mi ha fatto vedere
Il
i
versi et sentire la musica della comedia che V. A. fece fare, et
certo che
poeta et
il
il
musico hanno
La
che nulla più.
affetti dell'animo
ben rappresentati
si
è bella, quanto alla disposizione migliore, et quanto
somma da un
zione ottima, et in
Striggi non
poteva aspettare
si
La musica
poesia che non
(1)
I
beli'
può sentir
documonti suno dol R. Àrch.
(2)
Non sappiamo
S.r Cav.
Stufa
al
meglio...
i
Francesco
eori della
Stato in Mantova, e furono editi dal Bkrto-
di
e
1
e
2),
cipe scrivo allo Strijofio
«
:
commfHia di
insisteva anche nell'altra dol 28 lu^^lio
pp. 90-91 (Doc.
bene alla
»
e in parto dal
86-87,-
che cosa intenda Marco da Qagliano scrivendo
di
principe
:
«
tane poste in musica per
il
B
già
Koo.xa
V.
(cfr.
àokmollo. La
sig.
il
altro.
LOTTI, Musiei alla corte di Mantova, Milano, Ricordi, [1890], pp.
Davari, Op. eit., pp. 9-10.
quell'anno 1607
elocu-
all'
ingegno qual'è
altresì stando nel suo decoro serve si
si
gli
poesia quanto all'invenzione
passato
accii^
sedici
il
ijiorni
25
lui^lio ri
eh' io dotti al
gliene mandasse....»; su di cho
Vogkl, Marco da Gagliano,
Leipzitr,
bell'Adriana, pp. 54 sjfg.)— Manel lUlO
Molto MaK.co mio cariss.o
— Vi
mando
le
il
1889,
priic-
parole che anda-
ballotto cho s'avrà a fare et operate cho sinno subito impa-
Se Leone sarà ^unto costi venghi lui solo sentii perdita di tempo qui, poichò
quando vorrò gli altri manderò per essi Bartolo. Iddio vi conservi. Da Turino adi...?...
gennaio ICIO, por farvi piacerò— Il Principe di Mantova. —Mandate subito il libro di Coinodia
rato.
> K pochi giorni appresso
e Aspetto quanto prima i^ua la venuta di
Lione con gli abiti et anco di tutto l'altre persone con la musica, et del Mariani come
ho scritto con altra mia. Lasciate por<> le cose dalla commfl<lia in buon termine.... »
d'Orfeo in music».
(BKRroi.oTTi, Op.
(:S)
fimo
il
Vincenzo
:
eit.,
«i
ttmpo con
era
p. 92).
recato ai ba^ni
tetto, balli
a Sampiordarena, dove s'era condotto
9 musiche;
cf^. Nkjii,
Di Minimii, Oenova,
il
Rasi, •
1890, pp. 1-6.
—
La partitura tardò ad
il
23 di quel mese
-
71
apparire fino all'agosto 1609, e soltanto
patria, dov'era in congedo, allo Striggio
mi
Altro non
€
alli
.
sua
non
che
:
occorre dire a V. S. Ill.ma
V Orfeo spero che dimani, che sarà
la
da Cremona
Monteverde scriveva
il
25,
mio
se
fratello riceverà
manderà
copia finita di stampare dal stampatore che glie )a
per
giunge a punto dimani et subito
coriere di Venezia che
il
hauta ne farò legare una et
donerò al A.
la
V.
cipe, et donandagliela supplico
S. del
parole presso quella Altezza S.ma che significano
desidero nell'animo mio di mostrarli quanto
et umilissimo servitore e che
merita) per
mancamento
d'animo.,..»
(1).
dono poco a
di fortuna
Prin-
sig.
Ill.ma acct»mpagnarla di
S.
si,
A.
S.
il
molto che
sono devotissimo
li
ma non
molto
S. (che
già per
difetto
Per affermare l'importanza dell' Orfeo nello sviluppo primordiale del melodramma credo opportuno riferire per intero la
analisi fattane dal Roeder (2)
« Benché quest'opera sia
fatta sul modello e sullo stile di
quella del Peri... vi troviamo già una predilezione speciale per
:
il
dramma
il
Monteverde cerca
L'appirecchio scenico e musicale s'allarga, ed
lirico.
E
personaggi suoi.
di far Virnpossibile
maravigliosa
la
quanto
al carattere dei
degli strumenti
ricchezza
egli
il Monteverde fa uso in
quest'opera
e vedremo che
aveva già la giusta idea della pittura strumentale (la pri-
ma
esigenza per la tecnica superiore nel trattamento del melo-
dei quali
,
adoperando
logo)
affetti
gusto
i
diversi strumenti (diversi nel
tessitura) per
lorito, nella
suono, nel co-
caratterizzare tutte le passioni e gli
che voleva rendere musicalmente; davvero fa stupire
artistica)
con che seppe
combinare tutti
questi
effetti
senza mai esagerarli, in un tempo nel quale l'arte della
B. ÀTch.
(1)
ri.
—
La
VRRoi
Stato ia Mantova
di
partitura ha qaosto titolo
Rappresentata in ifant-iva
I
In Venetia appresso Ricciardo Amadino.
I
zione
:
L'Orfeo Favola
Serenias. Repvbliei
pata.
I
(2)
xMa
[impresa]
|
|
|
in Mrsioa
RoEDRR Uabtino,
BoUand
melnlogo
XXX
|
|
Al serenia-
cU M^mferrato, ec.
fa fatta
|
e la
|
sua
musica
[impre-
|
una seconda
ìlìtstro di C-ipella
si
sono occapati
È
edi-
Della
Ristam-
origine. Situilo eritieo-storieo, nella
(1875; n. 23, 21, 27, 28, 30.
tatti gii storici della
in luce.
Dara-
Moxtb-
(Jlavdio
L' Antio 1G07. St nouanwnte
Appresso Ricciardo Amadino; in-fol.
Mantota
MDCXV
Il
et
MDUIX. — Ne
|
ila
|
noiiamente data
Da Clavdio Montkvbrdk
Rappresentala in
In Venetia
Musicale di Milatu), An.
Fétis al
|
«t
Pren^ipe di Mantova,
\
Mvsiea
,
stru-
dalia cortesia del si^. Stefano
Favola in
i
l'Anno 1607.
\
simo signor D. Praneeaeo Gonzaga.
sa]
favoritami
;
L'Orfeo
:
il
Oa\-
inutìle dire che dal
deli' Or/«>.
— 72 —
'mentazione era in culla. Guardiamo l'indice della partitura dell' Or/èo^ e troveremo che gli strumenti erano: dodici violini, due
due teorbe, due clavicembali, due organi di legno et uno
due flauti alla vigesima seconda (ottavini), quattro trombe, due cornetti e cinqiie tromboni. In nna edizione piìi recente
l'elenco è cambiato assai: due gravicembali. due contrabassi di
viola, dieci soprani di viola, l'arpa doppia, due violini francesi
a sei corde, due chitarre, due organi di legno, tre bassi di viola,
quattro tromboni, un organino di regale, due comi, un zufolo,
una chiarina, tre trombe a sordine.
arpe,
regale,
Sappiamo poi dalla prefazione (in que' tempi i compositori
usavano fare una introduzione letteraria alle loro opere jier
ispiegar meglio le loro intenzioni) che i due clavioembali si tro,
vavano uno a destra,
per accompagnare
zione,
il
di legno,
le
l'altro
a sinistra della scena (fra
secondo
e,
ora le viole ed
i
dell'a-
canto (invece che col piano) s'accompagnava col regale
il
carattere delle persone che
l'accompagnamento cambiava di
ferno)
quinte)
le
monodie. Dalle frasi caratteristiche
i
violini
,
ovvero
questa nota dell'autore:
od
regale
fondi del contrabasso. Nell'atto terzo
riti infernali,
scene terribili dall' in-
(nelle
del
registri acuti e striduli
«
cantavano,
prendendo ora una teorba,
colorito,
1
toni
bassi e
troviamo al Coro di spial
suono di un regale, orga-
no di legno, cinque tromboni, due bassi da gamba, d'un contrabbasso
da
viola.
»
E
curioso assai l'osservare
compositori s'affaticassero per trovare
qualunque
effetto sul teatro, e
i
come già a que' tempi
mezzi sicuri
troviamo nel Monteverda
che volle dipingere cogli strumenti adattati
matica della scena. L'aria
pici
il
tazione secondo
un accompagnamento
prima
due cornetti, nella terza due
strofa
quarta l'organo, nella quinta
fenmte
dell'
accompagnamento
violini
il
:
due
ed
dà un
terzo ne
questi strumenti e-
così
la
strumen-
troviamo
violini, nella
un
nella
seconda
violoncello
,
nella
quartetto d'arco. Quell'uso dif-
strumentale (secondo
tere della poesia) e quei ritornelli
ci
di
primo
il
situazione dram-
cambia ogni volta
c-ontenuto della poesia
i
ottenere
precedute sempre da
strofe,
tromboni (per dar con
riflesso dell'antica epopea),
il
la
dell' Or/feo nell'atto
esempio efficacissimo. Nelle cinque
ritornello di cinque
d'
il
carat-
caratteristici e diversissimi,
fanno indovinare una certa intelligenza (forse ignai^a ed
in-
volontaria) del uielologo, che in quo' tempi aj)parl sotto le vesti
del recitativo.
»
IX.
Le Feste
di
Mantova nel
1608.
Da questo momento le vicende musicali di Firenze e di
Mantova sono per gli anni che seguono strettamente congiunte.
A somiglianza dell'Accademia degli Invaghiti che a Mantova aveva
come testé vedemmo, trionfato con V Orfeo, quale
,
naturale propaggine in quel secolo delle camerate del Bardi e del
Corsi, nel
giugno 1607
con
gli Elevati,
lo
abbiamo notizia in una
Francesco Gonzaga
si istituiva
in Firenze
l'Accademia de-
Ne
scopo principale di coltivare la musica.
«
:
lettera di
Per ora
li
nell'aver contezza dall'Accademia
senza dubio, avendo da
lei
Marco da Gragliano
al principe
rendo grazie del favor ricevuto
nuovamente formata costi, la qual
origine, sarà cosa maravigliosa; aggiun-
gendogli all'incontro che dua mesi indietro
,
da me et da
altri
degli Elevati, già
miei scolari fu dato principio all'Accademia
molto fa premeditata, e prima che adesso gliene avrei dato conto
non mi avessi ritenuto 1' espettazione di averla condotta in
buon termine, si come si ritrova oggi, poiché ci sono entrati e
sonatori e cantori
entrano continovamente i primi compositori
se
,
della città
,
e in breve
spero
mandarli
l'Accademici, e per fine umilmente
ceda
il
colmo di ogni
Di Fiorenza,
il
di
i
20 di agosto 1607.
5"J
n.)
del-
gli con-
Luca
»
(1)
Bati, Iacopo Peri e Giulio
il
conte Alfonso Fontanella, Antonio
VoGBL, Mano da Oagliano, doc. 3; e notizia delle Accademie musicali che raAdkmollo, La beli' Adriatta,
si formarono qaasi dovunque ib., pp. 23-23.
n. — Ma un'altra lettera dal 29 luglio 1608 (Vogel, doc. 11; Adbmollo, p. 50reca qualche dubbio che l'Accademia di Mantova fosse proprio quella de^li In-
pidamente
p. òG.
Dio
maggiori compositori, e quindi Piero Strozzi, Ste-
fano Venturi Del Nibbio,
(1)
operetta
fo riverenza.
felicità.
Infatti furono accademici
Caccini tra
li
qualche
—
prima avesse avuto esecuzione o non piuttosto si
il progetto dell' anno
una trasformazione, perchè il Da Gagliano scrive: « ....Ho avuto i^ran gusto
sentire che in Mantova si eregga Accademia di Musica sapendo che le cose dove s' impiegherà la sua volontà non pos-sono riuscire se non perfettissime .... »
vaghiti e che
trattasse di
Solerti.
10
—
74 -
Neri Alberto, Severo Bonini, Sante Oriandi, Alberto del
Bicci,
Vivaio, Lodovico Arrighetti; tralascio
per ricordare invece
che
si
cantori eie canta trici (1)
dilettavano in quel tempo di comporre
inventare feste e
balli,
come Francesco
narroti iuniore, Lorenzo Franceschi
quantunque ne manchi
certo,
i
poeti, de' quali furono ascritti tutti coloro
i
per musica e di
Cini, Michelangelo Buo-
Ferdinando
,
notizia,
Jacopo
Saracinelli
Cicognini,
e
Ales-
sandro Ginori, Alessandro Adimari. Giovanni Villifranchi, Andrea Salvadori, Giambattista
Strozzi
Gabriello
iuniore,
Chia-
brera: a capo di tutti Ottavio Rinuccini.
E
opportuno ricordare che G.B. Doni,
quale in più luo-
il
ghi parla del Rinuccini, quando nel Trattato della musica sce-
nica
(2)
enumera
ragioni per le quali quest'arte non era cre-
le
sciuta al pari di altre, conclude
non
naturale leggiadria dello
sita, oltre
i
:
«
Quinto ed ultimo
è così facile trovare dei pari al Rinuccini,
letterati e musici
mente e
stile
gran credito
il
da
volentieri erano
segnamenti.
aveva appresso
loro abbracciati
un
,
Don Giovanni,
sembra non
lore e
e
puntual-
suoi ricordi e in-
i
Di famiglia nobilissima, ricco, avvenente
ben voluto dai Medici
di
principi
i
obbidito
»
leggiadro e ricercato
mente
perchè
,
quale con la
ebbe congiunta un'orecchia esqui-
ch'egli
onde era rispettato ed
:
il
e fortunato, poeta
e intimo
special-
Rinuccini era conscio del proprio va-
il
mancasse, se non una dose d'alterigia, certo
gli
Una
traccia se ne ha fino dal 1594, quando
una canzone per Don Giovanni che, creato generale
dell'artiglieria imperiale, si recava in Ungheria contro il turco,
poco di prepotenza.
egli scrisse
la
quale terminava cosi
Né
fia
:
che nube tetra
D'oblio rinvolga
S'a
gli
illustri
i
tuoi guerrieri allori
sudori
Arma secura la celeste cetra;
volgo uniil s'aito non
E taccia
il
Ove raggira
il
sale
voi cigno immortale.
Nel manoscritto autografo accanto a questi due ultimi versi
è una
mano che
indica questa preziosa confessione
(1)
L'elenco illostrato le no vegga noi Vo<irl, op.
(2)
Nella Lira Barimim,
Fimue,
eit.,
dell'
autore
pp. 24-2!<.
17C3, voi. II, p. 137; cft. puro pp.
14U, 167 eoo.
—
stesso
«
:
Poeta.
fecion malvolere
'1
(1).
andate in Francia
piare
—
nota che questi duoi ultimi versi
I trionfi musicali della
mori e
75
le
(2)
Dafne
e àaXV Euridice e poi le sue
contennero forse per qualche tempo
invidie degli emuli, che però
i
malu-
non tardarono a scop-
come or ora vedremo.
Michelangiolo Buonarroti che già
aveva bel nome e che
nel 1605 aveva dato II Natale d'Ercole, rappresentato a corte
per la venuta dei principi Estensi (3), fu richiesto quasi
contemporaneamente di una nuova favola, Il giudizio di Paride,
che aveva allora composta, cosi dalla corte di Toscana come da
il quale anche braccava a Firenze qualche
da trasportare e Mantova, e precisamente un libretto
musicale, che aveva per argomento Teti, composto dal Cini con la
Ferdinando Gronzaga;
altra cosa
speranza che fosse accettato dalla corte per essere rappresentato
nelle feste per le prossime nozze del principe ereditario Cosimo.
Ma la corte aveva preferito la favola del Buonarroti, e del Cini
aveva accettata invece una veglia o balletto intitolato La notte
d'Amore;
si
noti
adunque che
la scelta era
già fatta ed
Ri-
il
nuccini era escluso da ogni partecipazione a quelle feste.
Tutto
ciò ci è narrato
da queste lettere a don Ferdinando
del Buonarroti (4):
«Ill.mo et Ecc.mo Sig. Pad.ne Col.mo
Se
si
potesse aver martello servendo a suoi propri Princiavrei
pi per cagione di quelle cose con le quali si servono, io
veramente avuto martello grandissimo (dovendo
li
al
presente servir-
per lor grazia con la mia favola di Paride) in non ne poter
servir V. E.
111.
che tanto onore mi fa per la sua benignissima
lettera, per la quale
mostra averle di già anch'ella disegnato
qualche luogo per onorarla, benché per sua lunghezza non più
(1)
Codice n. 249 dhlla Palatina di Fironzp;
e.
100
r.
- La
canzone
:
«
Per D. Gio-
vanni Medici i^enerale dell'artiglieria nel campo Cesareo in Ungheria» incomincia:
Or che s'accinge all'armi.
Nelle Poesie (Firenze, Gianti, 1622, p. 17) è invece stampato
tomo
un sonetto
per
il
ri-
del Medici.
(2|
Cfr. qui addietro p. 28.
(3) Cfr.
(4)
all'anno nel mio voi. solla Corte Medicea cit.
Le debbo
all'inesaaribile cortesia del signor Stefano Davari,
dall'Archivio Gonzaga.
che per
me
le trasse
—
76
me ne aveva commesso
valesse a quello, perchè V. E.
Fu adunque
ponimento.
—
poiché le erano destinate per tante
vie favori
modi del favorirmi
i
col
comandarmi
Ma
speciali.
si
se io valessi cosa alcuna in poter servir a V. E., a lei
cheranno
com-
il
tal favola principiata sotto felice stella,
non man-
et io ricevo
,
il
presente onore da loro A. S.me con la buona gratia di V. Ecc.
La
favola del S.r Cini, per quanto da lui stesso ho voluto in-
tendere, non
comanda
trova obbligata a nulla, per avviso
si
V. E.;
Di Firenze
tazione, fo debita reverenza.
di V. Ecc. IH. Ser.re
il
di 31 di luglio 1607.
dev.mo e obblig.mo
Michelangelo Buonarroti
Ill.mo et
Due
quanto
di
desiderando dal Signore ogni esal-
quale
alla
(1).
Ecc.mo Sig.re Golendis.o
lettere di
V. E. Ill.ma mi sono venute successivamente,
mi
delle quali l'una molto tardi
è capitata nelle mani; per que-
sta V. Ec. dice costituirmi procuratore a sollecitare
a mandarle la sua favola,
che subito ricevuta
sì
straigliela, e l'ho trovato desiderosissimo di servir
fusse sicuro che l'opera sua avesse veramente
il
sig.
il
Cini
cercai e mo-
V. Ecc. quando
il
suo fine e che
mi parve che non
massimamente che mostrava conoscer que-
fosse per esser reppresentata. Intorno a che
ce le potesse replicare,
sto per particolar favore di
stesso per
(1) Infatti
esemplare
al
due
altre
appena
mie
le
la favola fu pubblicata,
R.mo
Sig.re
li
Buonarroti
al
a mandarne un
mio et patrone Col.mo
di Paride più che a V. S. Ill.ma, poiché a Lei da
si
affrettò
si
:
è alcuno per aventnra a cui s'appartonica
che queste Altezze
io
ho significata, cioè l'averla promessa
Gonzagra con questa lettera
Ill.mo e
Non
V. Ecc.. Mi confermò appresso la
che egli pur mi afferma avere scritta a V. Ecc., e che
difficoltà
il
protetfer la
mia favola
del Oiudixio
prima fu destinato da mo,
innanzi
compiacesser di volersene servire in questo felicissimo nozze. Ondo
presente presentandogliele, posso farlo con sicurezza, ancorché io
(.e
porgn
cosa che
per so sarebbe spogliata di ogni dignità, se l'ocv^^lono per cai servì non le rendesaero,
por quanto è capace, infinito onore. Se a V. S. Ill.ma parnX cho questo Giudiaio abbia
appello contro di
ino,
?^i
uone son certo cho havrà, e non contro a Paride, non ìsdogni
per sua bonitrnitA di mostrurmi quelle riunioni che mi
orrori dei quali io troppo oieuo
baciando
la
poison
mi avvilo che sia questo
conrincero
:
ciò
veste fo devotiss.ma reverenza.
Di Pi ronzo
li
sono
mio componimento. Et a
10 di novembre 1606.
Obb.mo deretmo
Michelangelo
Ser.re
Buonarroti.
gli
lei
—
77
—
a Mad.a Ser.ma che disse a altro tempo volersene servire
la
:
qual difficoltà a V. Ecc. sarà agevol cosa sopire, perchè essendo
oramai
A. provveduta per
S.
le
prossime
V. Ecc. fuggendo forse
favole, e a
sicuro che
Mad.ma
beramente.
E
dal
Signore
nozze
tempo
nostro e ad altre occasioni essendoci
Principe
del
dì fabbricar
nuove
tempo, posso credere esser
il
Ser.ma, volendola V. Ecc., gliela concederà
con questo
reverenza e
fine le fo debita
le
maggiore esaltazione che meritano
quella
li-
prego
le
sue
virtù rare.
Di Firenze
il
dì
14 di agosto 1607.
D. V. Ecc. lU.ma Ser.re Devotiss.mo e Obblig.mo
Michelang.lo Buonarroti.
Hl.mo et Ecc.me S.re e Pad.ne Col.mo
Ho
sentito infinito contento che
soluzione di scriver qua a
la favola del S.r
da effettuar
la
V. E.
M.ma S.ma
abbia preso
111.
ri-
suo desiderio per aver
il
Francesco Cini, perchè questo sarà U sicuro modo
voluntà di V. Ecc. e liberando
l'obbligo in che si trovava
con
S. A.,
che
il
Sig. Cini del-
desiderosissimo di
servir a V. E., con la sua semplice voluntà al presente noi potea
fare. Simile desiderio
ho
io di
potarla
servire e di
ricevere
suoi favorevoli comandamenti al desiderarle da N. S. ogni
-gior bene, facendole debita
reverenza.
Di Firenze
il
i
mag-
di 21 di
agosto 1607.
Di V. Ec. m.
Ser.re
Obbl.mo e devot.mo
Michelang.lo Buonarroti.
Eìd ecco lo stesso giorno entrare in scena
Cini e scrivere da sé al Gonzaga (1)
«IU.mo
direttamente
il
:
Ecc.mo mio Sig.re CoLmo
et
Già che V. Ecc. IH. non ha ricevuto la mia risposta, le
Mad.ma nostra Ser.ma quando mi rese la mia fami disse che io la conservassi appresso di me, perchè in-
€
replicherò che
vola,
(1)
Questa e
non coordinate e
le lettere
seguenti furono edite già
illustrate.
dal
Davaju, Monteverdi
cit.,
ma
—
—
78
tendeva di servirsene in altra occasione;
più per complimento
non era
le
lecito
che per
altra
il
che forse mi fu detto
me
intenzione, tuttavia a
disporne senza la volontà di S. A. S.ma, la qua-
senza dubbio alcuno, ricercatane da V. Ecc.
111.
ma
per ser-
virsene in occasione di nozze del S.mo S.r Principe suo fratello,
non
solo
non
gliela
denegherebbe
,
ma
ne havrebbe
gusto
si
,
per servizio di V. Ecc. Ill.ma, come per honore e contento mio,
ricompensandomi in
vola
(1).
Che
una Veglia, a una
ciò d'ha ver preferito
stimo niente, e questa stimo qualche cosa. Ora a
il
fa-
se bene anche quella è opera mia, tuttavia non la
V.
Ecc.
risolversene, che quanto a quello che è in me, riceverò
sta
sempre
per singulare favore Thavere occasione di servirla in tutto quello
si
degnerà adoperarmi
Di Firenze
dì 14 dì agosto 1607.
il
Di V. Ecc. Ill.ma Devot.mo Ser.re
Francesco Cini.
H
mandò
Cini
poi con due altre lettere, che ci mancano,
libretto e disegni per le
il
scene
;
tardando
20 settembre con alcuni avvertimenti,
timore con una insinuazione per noi
al
Rinuccini
la
ma
il
replicò
risposta,
tradendo un certo
assai importante
relativa
:
lU.mo et Elcc.mo Sig.re Col.mo
« Perchè io veggo quanto V. Ecc. Ill.ma habbia a cuore la Commedia che ella intende di rappresentare nelle nozze del S.mo
S.r.
suo fratello, e perchè
mio gusto che tutto
io
le riesca
desidero e per honor di
con honore e
lei,
e per
non posso
felicità,
mancare di ricordarle quelle cose che io giudico espedienti per
tal fine. E però le dirò, che se bene io so che ella ha appresso
di sé huomini di molto valore, tuttavia che per quelle parti che
V. Ekjc. disegna che sieno recitate cantando, e anche per recitar la sua parte,
il
nostro Iacopo Peri, o Zazzerino, che Io vo-
gliamo dire, mi parrebbe che potessi giovar molto a questo ne-
non basta che
gotio, perchè,
come
sieno belle
che non so che sia della nostra),
(il
ella
benissimo
sa,
ma
le
favole
bisogna che
sieno ben recitate e rappresentate, che dalla diligentia posta in
(1) l/k
NoUe d'Amore
ricnrdnta.
— 79 —
alcune minime cose e del recitare, e dell'ationi, e degl' accenti,
avvertimenti
e degli habiti, e di mille altri
sono acquistate
si
nome alcune Favole che V. Ecc. sa, et io ne posso far
fede che a tutte mi sono ritrovato si come si è ritrovato il
nostro Zazzerino; il quale replico a V, Ecc. che farebbe buon
tanto
,
giuoco in questo servitio, e so che volentieri la servirebbe, tuttavia che ne avesse Ucentia da questi Principi,
sarebbe
che a V.
il
poiché non credo che queste nozze di qua
facile,
Ho
bino a celebrare prima che a Primavera.
Elee,
hab-
si
discorso con
S.r
il
Rasi assai a lungo, acciò possa dar lume a V. Ecc. III. ma di
alcune cose, e dove ella havesse qualche dubbio, mi faccia gratia
d'avisarmelo acciò resti soddisfatta.
Sento che vien costà
adoperato in queste
voglio mancare
avvertir V.
di
che con tutto che egli sia in ogni altra cosa
E}cc.
tile
S.r Ottavio Rinuccini, e che sarà
il
Non
feste.
troppo partiale di se medesimo e
sportare dall'interesse
si
lascia talvolta tanto
non guarda
che
,
molto gen-
in materia di Poesie egli è tal hora
tuttavia
complito.
e
versare con artifitiosissima astuzia e sagaci tà
le
cose degli altri.
So che V. Ecc. è prudentissima e accortissima
parso necessario che ella sappia
che
l'
ci fa
spesso tra noi roderci,
come
si
ma mi
,
è
questa nostra aria,
vitio di
il
tra-
di conturbare e intra-
dice,
il
l'un
basto
troppo liberamente.
altro, e scusi se parlo
Sto aspettando la risposta di ricevuta di due mie insieme
con
favola e con la scena
la
circa
;
la
quale mi occorre
dirle,
che avvertisca che la Nugola prima, per la quale scende Giove,
deve
come è disegnata, dalla banda, e non nel mezzo della
scendere dovendo Giove parlar con Proteo,
esser,
scena,
acciò nello
non
voltasse le spalle.
li
poi nel mezzo
ove
,
si
Può bene
apre
il
nel tornarsene in su andar
ma
Cielo per riceverlo,
di ciò
non
dico altro, perchè so che ella intende singolarmente, et ha huo-
mini di valore. Peleo deve esser vestito da eroe guerriero alla
Greca
,
ma
che
1'
elmo rappresenti
bel vedere e torna a proposito
a traverso che
dorate che
Gli
altri,
vegga
come cose
che non so
tro;
si
faccino nodo
io
ricordando
i
;
si
la testa del cignale,
come anche, o
la pelle di esso cignale,
in su le
note,
so che
spalle, o in
costi si
che
solleciti
con
mezzo
le
zampe
al petto.
saprà molto meglio
loro habiti e contrassegni, però
solo a V. Elee,
che farà
alle spalle, o
non ne dico
al-
quanto più può e
—
non
80
—
mai del provare, se vuole che
bene che cosi mi ha insegnato resperienza....
si satii
Di Firenze
«
cose
le
rieschino
di 29 di 7.bre 1607.
il
Rinuccini era assai bene accetto anche a Mantova ed era
Il
amicissimo con Ferdinando
dasse a rispondere
punto al Rinuccini,
al
;
può anche essere che questi
Cini avendo chiesto
ritar-
notizia e parerò
ap
che questi cogliesse l'occasione per vendicarsi
e
ma è pur vero che il Rinuccini si
doveva recare a Mantova, dove giunse il 23 ottobre (1), per
altro impegno, come vedremo: e però
se non scrisse prima in
dell'esclusione subita a Firenze;
,
contrario,
non
deve a
si
veva già ricevuto
«
lui
rifiuto della
il
Confesso liberamente che
sione e gelosia della
vivo
io
mia reputazione,
che
Teti,
20 ottobre, quando replicò
il
al
Cini a-
il
Gonzaga cosi:
in grandissima
confu-
non fusse temerità)
V. Ecc. 111. ma, perchè da una parte non
direi anco di quella di
e (se
mi posso indurre a credere che volontariamente
che è Prin-
ella,
compor-
cipe e Cavaliere di tanta cortesia e benignità, voglia
mia Donzella
tare che resti svergognata la
fidatali
nelle
sue
non pur da me, ma da Mad.ma nostra Ser.ma. E dalaltra non mi par possibile che se V. Ecc. veramente ha mo-
braccia,
l'
a
strato
chi
ella
desiderio
obedisce,
di
honorarla per trat-
tenimento delle nozze del S.r Principe, sia denegata una voglia
tanto lecita e honesta e proportionata
figliolo di
alla
sua
professione
,
a
tanto merito e valore, per anteporre a lui e alla sua
reputazione
qual
gusto di
il
particnlare
sia altro
si
estraneo.
«
come
il
Ecc.mo
si
Sig.re, io
non so che mi poter credere ma sia
non gli può essere negato almeno
,
voglia, io so bene che
rappresentarla in un cantone d'una sala, che non credo però
che in Mantova ne manchi, fuori della sua Reale.
rappresentata (poiché
si sia
il
mine) benché senza apparato o
altri
(1) Il
V
x.
in
-<ì»
25 ottobre
campaifna
il
:
MgreUrìo daoale
«...Della
«tata raffiraoirllata dal
onuta
%\\f.
Iwnndra
irià
comunque
ornamenti di macchine
tiamdio recitata semplicemente, cantandone solo
uho or«
E
negotio è passato a questo ter-
due
i
cori
,
e-
che ser-
Strialo «TviiaTa al duo» Vlnconto
MOO d«l tig. Bennocini credo che
gtorni
Chioppio.... > (Aroh. QonxaRa).
— vivono per intermedio con musica pieaa
Ninfe e dei Cupidini cantate in terzo o
,
e le canzonette
.
in quarto,
delle
tanto
ella è
presume almeno per la condecenza che ha c-on
la gravità e maestà del suggetto, di piacere
agli intendenti al pari delle ben lisciate e addobbate,
e forse far vergogna a tale, che gl'è hora più per
pazzerella, che
Nozze Reali, e per
favore
e astuti a. che per merito anteposta (e vaglia per
una volta a parlar prosuntuosamente, poiché cosi si usa hoggi di).
E se forse ciò non gli riuscisse alla presenza di chi la sentisse recitare, gli riuscirebbe senza
la leggessero;
che purché
dubbio appresso a quelli che
vada per
ella
mondo come
il
cosa rap-
presentata nelle nozze del S.r Priucipe di Mantova, questo gli
basterebbe, quando più non le sia lecito ottenere. Già
tutto che ella è
vt
nuta a V. Ecc. Ill.ma
per qual fine gl'è stata mandata, onde
sima sua infamia, e
la
E
gli
fischiate
risa,
le
le
,
sa per
si
modo
qual
e
non può senza gravis-
maggior che possa avvenire a Donzella,
esser repudiata.
.
et in
già mi pare di sentire e di vedere
che gli
che per invidia hanno
sarebl^ero fatte,
i
bisbi-
da quelli
biasimato e cercato di impedire la
sua venuta a Mantova. Siche di gratia. Ecc.mo mio Sig.re, per
quanto
ella
stima non pur l'honor di
lei
ma
il
suo proprio, non
comporti in modo alcuno gli sia fatto cosi gran torto.
E perdoni a me se parlo con troppa libertà, perchè essendomi horamai dichiarato per suo servitore mi pare che non
solo mi sia lecito, ma debito il du' liberamente quello che io
giudico appartenere alla reputazione del mio Sig.re il quale
havendosi fino a hora acquistato titolo di protettore delle Muse,
,
,
non
è conveniente che lo lasci convertire in
nome
di violatore
o strapazzatore di esse
Di Firenze
Ma
il
dì
XX
di ott.re 1607.
già prima di ricevere questa lettera abbastanza vibrata.
Ferdinando dovette scriverne un'altra con
scusava e in parte spiegava
possibilità
compiere
inpegni.
Follino
.
quale in parte
da parte del Peri, cui ne era affidato
l'incarico, di
opera a tempo
ciò
era vero
scrivendo a
,
,
il
Duca aveva
che fino
dal
già contratto altri
24 settembre Federico
Cremona a Claudio Monteverdi per con-
solarlo della perdita della moglie, lo esortava a farsi
Solerti
si
dubbio sulla
1'
E
la
Cini, che oltre al
al
animo, a
11
— 82 dimenticare
questo è
punto d'acquistarsi
il
avere un uomo
l'amico, e
«
il
ler sera
.
suo dolore e a tornarsene subito a Mantova,
il
in terra.
»
il
sommo
Monteverdi ascoltò
Il
principe Francesco scriveva al
il
desideroso di
«
consigli del-
i
Duca
Monteverde mi venne a parlare,
ben servire V. A. in queste feste
che
può
quanta fama
di
il
10 ottobre:
mostrandosi
e
di nozze e par-
ticolarmente nella pastorale in musica, mi fece instanza che volessi scrivergli
che sarebbe necessario che egli fra sette o otto
giorni avesse le parole per jjoter dar principio ad operare, per-
chè altrimenti non gli basta l'animo in tanta strettezza di tempo
quanto è da qui a carnevale, far cosa buona...»
Non
era
dunque
Teti del Cini che
la
dovuto musicare, poiché
il
10 ottobre,
ma
il
il
(1).
Monteverdi avrebbe
libretto di questa era già a
Mantova
invece una favola del Rinuccini, l'Arianna; e
se intorno ai primi accordi ci
mancano documenti
,
spiegata
è
però per essa la ragione dell'andata del poeta a Mantova dopo
questa sollecitazione del maestro.
Adesso dunque possiamo comprendere
di Ferdinando, che fórse
si
quest' altra lettera del Cini che ancora
perchè insistesse con
me
Duca
il
le
duplicate
lettere
era imprudentemente impegnato, e
si
lusingava e pregava
e la Duchessa, guardandosi insie-
dalle astuzie di quell'amico:
«
Io non risposi alla lettera di V. Ecc. Ill.ma la settimana
passata, per essermi stata resa duci giorni dopo la partita del
Procaccio.
G-li
qiianto
prima
la favola,
non
di darle
solo finirà
già ridotta a buon termine, e con l'esqui-
ma
sitezza altra volta scritta a V. Ecc.za,
ha
buona disposi-
dirò hora che io ho trovato tanta
zione e fervore nel nostro S.r Iacopo Peri, che
per
il
compita soddisfazione, verrà a Mantova
desiderio che
al
suo tempo,
buona gratia di questi Principi come ella presnpone,
canterà, non solo una parte, ma due e farà in ciò
se sarà con
et ancora
,
quello che per ninno altro havrel)be fatto che per V. Ecc. IH..
Egli
si
piglia
assunto di comporre
recita t,e, et oltre
a ciò
farà
il
tutte
prologo
quelle delle Ninfe o de' Cupidini, anzi
(l)
Da^aki, Op. ni.,
pair.
12.
,
si
e
le parti
qualche
ohe
vanno
arietta
di
piglia pensiero di tutte
-
83
—
queste; onde non resterà altro che le musiche
che cantano
si di quelli
Le
ro.
piene
dei Cori,
Deità che compariscono da ultimo,
cioè intermedi, e quelle delle
soli,
come
di quelli
che cantano in
co-
quali musiche ho pensato, se cosi piacerà a V. Ecc., che
Monteverdi
ella le l'accia fare costi al
o altri suoi Musici
,
,
si
perchè son valenti huomini, si per risparmiar briga e spesa a
V. Ecc., et anco perchè è conveniente, si per non si tirare addosso l'invidia,
come non
Musica
si
prò vedersi di gente forestiera per aiuto
il
come faremo qua anco
di quelli di casa,
la
per honore della Casa di V. Ecc.; perchè
si
vergogna
è
havendo chiamato
honore il non
creda pure che non
noi,
dell'Ill.mo Montalto, cosi sarebbe poco
havere a servirsi anco de' suoi servitori; e
mescolando di codesti paesani, etiamdio che
si
facessi
divina-
mente tutto, sarebbe sempre mal fatto e lacerato ogni cosa.
E perciò sono andato pensando che non solo quanto a' compositori si tenga questo ordine, ma anco quanto ai cantanti. Onde
,
considerato bene
que o
il
sei al
il
tutto,
nostro S.r Iacopo fare la parte di Proteo e quello di Himeneo,
Giovannino Castrato
il
ho pensato che basterà a V. Ecc. cin-
più di questi cantanti, cioè che potrà acconciamente
Ninfa Nuntia,
la
Fabio Castrato
Brandino uno dei compagni di Peleo,
più
il
Tetide,
principale
Gualberto putto, che altre volte è stato costà, per
il
Grio.
Cupido e
come servitore di V. Ecc.
può acconciamente fare la
forse un'altra Ninfa. Il Rasi poi, quale
si
presuppone che non mancherà
parte di Peleo e quello di Giove
costi,
potrà fare
altri
compagni
putti, o altri
manco
il
di Peleo
,
sento che
tenori, e cosi verrà
spesa, e
il
una donna, che sento che
;
manco briga
costi
non mancheranno o
V. Ecc. a esser servita
e più lodevolmente, se io
il
nostro
non ha qualche
uno
ben nato
,
simile
con
non mi
presupone
Sig.r Peri
Rasi canterà anch'egli: che non cantando
di farlo se
è
Prologo. L'altre Ninfe, o Coro di Cupidini, o
inganno. Protestando però che
che
,
non intende
a
lui
che
canti.
Egli farà quanto alla favola qneUo ho detto di sopra, e
farà quanto prima
;
e
i
soggetti per cìmtare
lo
proposti, saranno
tutti dispostissimi a servirla, e s'eserciteranno qui con ogni di-
un mese avanti alle nozze a Mantova,
da questi Sig.ri, come io non dubito
massime se le nozze di qua non si fanno
ligentia, pronti a venire
se ella impetrerà licenza
punto che
ella otterrà,
nel
medesimo tempo che
altro, o si
proceda
84
Ma
costà.
più
—
avanti
metta mano ad
si
avanti, è necessario, per non
incorrer
nel 8 condo errore, che sareblje peggior dal primo, tanto quanto
men
oiFenderebbe maggior numero di gente, e gente
discreta,
che V. Ecc. s'assicuri di quanto può fare, e di quanta autorità
si può valere con i Ser.mi Sig.ri Padre o Madre, acciò non si
disgustasse loro A. A., e V. Ecc. non rimanesse con vergogna, e questa gente con male soddisfàtione: con
mi sono dichiarato
derata
affatto, per aspettare
e resoluta e ferma commissione, la quale
sicura tutta volta che io sentirò
che
tia dei Ser.mi Sig.ri suoi, e
no.
Et allhora
lasci poi
che
da
consi-
per
terrò
io
me ne
dato cen-
sia
V. Ecc. fare a me, che l'assicuro che
sarà servita squisitamente, e farà dire per
con poca spesa manco che forse non
prima
non
io
piìi
con buona gra-
sia
ciò
loro
quale
la
da V. Ecc.
si
mondo
il
crede k non
di sé
,
e
apparisco
facie.
Aiutisi di costà V. Ecc. e
quello amico, che son più
guardasi dalle astutie di
me con-
potenti che ella non crede, e
Dio le conceda ogni bene. Credo che
Rasi fusse dato commessione mentre dimora
servi suo servitore, che N. S.
sarebbe bene che
al
qua, che fusse con
si
nostro Sig.re Iacopo [Peri], o meco a con-
il
sultar e esercitarsi
intomo a questo
servitio,
meraviglia non gli sia stato scritto nulla.
cessi scrivere
aiuto, o di
compositioni o
lo
riceverebbe per favore.
E
se V. Ecc. è risoluta che le nozze si
ogni prestezza, perchè
le
se non con molte prove, et io
riverenza. Di Firenze
il
di
me
le
inchino con
solleciti
si
,
so
a Carne-
faccino
cose non riescono e non
fa-
suo, che bid'altro
non perda oncia di tempo, e
vale, gli protesto che
con
fanno bene
ogni
debita
26 di S.bre 1607.»
Per rassicurare il Principe, il Cini
mente anche dal Peri il giorno stesso:
e
V. Ecc.
se
un verso a Meser Marco da Gagliano
sognando desse qualche
che
perchè sento che
E
fece
scrivere
diretta-
Io devo infinite grazie alla memoria che V. Ecc. tien di
me. e particolarmente hora che
cosa, che di già per
la
comanda
ch'io la serva in
mio gusto havevo cominciata
;
una
onde tanto
maggiormente hora m' apparecchio con ogni mio studio
e
genza a far quanto saprò, perchè ella resti pienamente
si come la servirò ancora dovunque la mi comanderà.
servita
dili-
Siamo
io,
lungo discorso
stati a
del quale perchè io so che
ticolarmente
non starò a
,
—
85
il
Sig.re Francesco
sarà ragguagliata
Le
infastidirla di più.
io avrei caro, oltre la segretezza
mi avvisasse che sorta
,
la
per molti
strumenti
Cini et
più
par-
che
dirò solo
buoni
rispetti
,
la
ha costi per regger
le voci dei cantanti, che oltre a un gravicembalo e più chitarroni, amerei molto una lira grossa et un'arpa. Del resto all' occasione si scriverà a V. Ecc
«
Di Firenze
il
di
di
ella
26 d'ottobre 1607
D. V. Ecc.
Dima.—Hum.
Jacopo Peri.
Ser.re
»
Ma
né il Duca cedette, né il Rinuccini era tale da ritiFerdinando dovette scrivere che della Teli nulla si poteva
fare per allora. Non credo tuttavia che il Cini dicesse la verità
negando al Peri di avere avute lettere dal Principe e facendo
rarsi:
intravedere la speranza che la sua favola
Firenze
:
non
lo
credo anche perché
Rinuccini, contro
lettere
il
quale
s'è
il
veduto come
fatto è che pochi giorni
si
recitasse invece a
Peri era troppo intimo del
il
Cini insistesse nelle
dopo tutto
era tramontato, e
poeta e musicista chiedevano indietro le loro fatiche:
«
;
Ho
mostrato la mia ultima di V.
Elee, al
France-
Siir.re
m'ha risposto che non ha ricevuto sue lettere
e circa alla favola resta contento e sodisfatto di quanto piace
a V. Ecc., pur che la si degni rimandargnene. si come sono rimasti insieme, et io ancora per mio interesse a ciò fare la prego, poi che ho durato fatica a comporla
sperando che presto
sco Cini, quale
,
si
reciterà qui ogni volta che
€
Di Firenze
il
non
sia in altre
12 di Novembre
mani
1607. Di V. Ecc. Ill.ma
Afif.mo e
Dev.mo Servitore
Iacopo Peri.
al
(1) A complemento
Qoazai^ €
:
per essenni impiegato in
di questo episodio
valgono queste due altre
Quanto a musiche nuove non ho
miei
»
(1)
letterine
fatto niente è
un
del Peri
irran pezzo,
che messi in musica l'opera del sig. Cini
con molta caldezTa et assiduità, o perchè l'opera era assai lunga ne restai
stracco, di
maniera che ancor me ne sento, imperò mi scusi se per ora in questo non
altri
affari, oltre
la
obedisco.
—
-
Rinuccini non era stato certamente con
Il
tola
86
durante
che per
Francesco
feste nuziali del principe
le
mani
le
sua dimora a Mantova: infatti egli vi
la
alla cin-
combinò
rappresentasse
si
Dafne, alquanto ampliata e musicata di nuovo da Marco da
Gagliano (1), e prese tutti gli accordi col Monteverdi riguardo
la
kW.^ Arianna.
Ma
avvenne
poi che le nozze fossero
maggio, forse anche per dar tempo di
finire
protratte
intanto Ferdinando fosse creato cardinale (24 dicembre 1607).
mantovana non volendo
corte
tanto più dopo
feste,
fausto avvenimento,
il
Dafne;
di rappresentare intanto la
Ferdinando
cini scriveva a
tirà subito fatte le feste,
dizio di
ma,
ma
lasciar passare
i
al
cori
il
si
:
«
La
carnevale senza
deliberò
qual proposito
Il dicembre
l'
al
preparativi, e che
i
adunque
il
Rinuc-
Messer Marco par-
saranno imbastiti e sotto
giu-
il
V. Ecc. riceveranno la perfezione. Sarebbe venuto priil non aver io fornito la mia
parte et avendo lui non
80 qual carico di chiesa
In compenso
,
l'ha fatto pigliar questa sicurtà...
Gagliano portava qualche altra cosa
il
alla Dafne, e ciò aveva preavvisato
dinando con questa letterina
fino dal
»
oltre
3 dicembre a Fer-
:
Fatto
«
Natale, senza dubbio alcuno mi trasferirò costi
il
per servir S. Ecc. Ill.ma, e prima verrei quando vedessi necessità particolare, dicendoli
come
di continuo
mi vo mettendo
ordine con opere convenevoli al tempo et al suo
in particolare avrò presso di
cantando, quando
desiderio
farli
vedere che non penso ad altro che a servirla
che quando
Ih
in breve e facilmente, e questo
rona
recitar
ini
ritornerà
coniiervarmi vivo in sua grazia
ben tre anni più tarda
la
bene
accenno
per
cantando chiamò certe piccole compo-
non mancherò
Di Firenze
il
Circa alla
<
del debito
mio, o
ili
tanto
Ih
prei,'n
Marzo 1606.» La seconda è di
Tetido è vero che circa quattro anni
di
x
di
in frotta,
ad alcuno, che loro
musica
Altezze so no volovan servire, « d'allora in <|ua io non
Firenzo
pensato
«li
li
U
di
maggio
Itili.
>
Ogni
traccia
coii dol libretto
ci
ho più
come doHa
qnoNta T»li è perduta,
(1) ijuoHti infatti
di
li
ne mesai in mosica gran porto, ma rafrrotlandiwi il coroaiidamonto
V. S. Ill.ma rimase da me imperfetta, e poco doppo il S.r Francesco Cini hì ripigliò
Bua favola, e mi disse per ordine di Madama Sor. ma oh'id non doeni 1' arie fatto
itono, He
di
:
et
a S. Ecc. piacessi servirsene, opera da po-
condurre
da
in
me una favoletta per recitar
tersi
Favolette
,
ora stato olHclato fino dall'ottobre in via generale;
attendere di sapere ehe
oom
doveiae fare (Voori., Op. tU., d«o.
4).
il
i6 rispondeva
—
sizioni proprie
Chiabrera
il
Da
amico del
che era ben noto a Firenze e
da qualche anno era ben voluto
(1),
Gragliano. e che
Gonzaga, dai
anche dai
—
87
una pensione
quali godeva
E
(2).
il
Chiabrera proprio era stato invitato anch'egli a partecipare alle
doveva comporre un
feste nuziali e
termedi per
cartello per
torneo e gli in-
il
da poco
Idropica del Guarini, già smarrita e
l'
ri-
trovata dopo vent'anni, e destinata ad essere finalmente rappresentata
(3j.
Da
tutto ciò
par
molto
probabile
che
dei Gonzaga, e
presentare
Gagliano dovette essere
il
ma
nuova:
la tavoletta
ben
Chia-
il
brera cogliesse questa occasione per entrare vieppiù
in grazia
poter
di
lieto
quale essa fosse precisamente
non è dato indovinare.
Delle due rappresentazioni che dovettero avvenire entro
gennaio, per ciò che vedremo
10 marzo 1608
Ho
e
il
soltanto
;
il
Peri scriveva al cardinale Ferdinando:
il
inteso che si sono fatte cose bellissime e quanto onore
si sia fatto al
V. Ecc.
non resta memoria
,
Sig.
Le cure
Marco
nuova Dafne fatta
me ne rallegro....
nella
che sommamente
IH., del
poste dal maestro
recitar
da
»
rappresentazione ap-
a questa
paiono infatti dalla lunga prefazione, ch'egli premise alla stampa
della partitura (4),
parole:
ad
1'
Restami
<
nella quale attraggono
solo a dire (per
1'
attenzione queste
non usurpare
dovute
le lodi
e arricchirmi quasi cornacchia dell' altrui penne), che
altri,
aria dell'ottava
Chi da'
lacci
d'Amor
che canta Apollo vittorioso del Fitone
quella
vive disciolto, e
Pur
giacque estinto al
fine.
insieme con l'altra cantata pur del medesimo nell'ultima scena
Un
guardo, un guardo appena infino
tuo bel nome,
le
quali arie
gran protettore della musica
CI) Cfr.
il
mio
articolo
Le
faroiettf
e
volte
il
mie come
l'altre
Neri Achille, O. Chiabrera
Ital.na, VII, pp.
(S) Cfr.
grande intenditore di
da reeitani mntando di G.
Storieo e Letterario della Liguria, an.
(2)
tra
sono composizioni d'uno de' nostri principali Accademici,
stelle,
naU
Non chiami mille
lampegsfiano
IV
essa.
Ckinbrtm nel
»
Oi>vr-
C1908).
e la torte di
Mantova nel
Oiom.
Stor.
d.
LM.ra
317 sgg.
Bossi V., Batlitta Ovatini, Torino,
Loeecher,
lfl86,
pp.
163^
e
i
doo.
il
citati.
(4) Dalla
larne II.
quale ho estratto le varianti arrecate al testo dal Binaocini;
cfr.
qui nel vo-
—
Il
Gagliano tacque nella stampa, forse per ordine: non
nome dell'Accademico tra gli amici di Firenze, che un
per curiosità e un po' per cortigianeria portarono queste arie
tacque
po'
Da
—
88
il
alle stelle (1)
aprile
;
Jacopo Peri
ne scriveva
cosi
Cardinale
al
1'
8
:
«
Essendo universalmente volato
grido a Firenze quanto
il
allegramente e virtuosamente loro A.ze Ser.me habiano passato
i
giorni carnevaleschi con le
tare da V. Ecc.
111.
in
musica
Dafne
fatta reci-
due feste recitate
con plauso di tutta Mantova, e in particolare
la
arricchita dallo stesso Rinuccini di nuove
invenzioni, e composta dal sig. Marco, con infinito gusto al pari
modo
di ogni altra e d'avantaggio, poiché tal
conosciuto più proprio e più vicino
qualcun altro valent' hnomo, come
al
di canto è .stato
che
parlare
mio debito
di
quello
vengo
a
ralle-
quale in
IH., si come feci col sig. Marco
m'ha detto che V. Ecc. ha composto in detta favola
alcune arie in somma eccellenza, e tanto 1' ha commendate che
grarmi con V. Ecc.
,
risposta
ra'è
venuto desiderio grandissimo di vederle.
Imperò se la mia non fosse presuntione ardirei pregarla
mi favorisse mandarmene qualche d' una per cantarla per mio
gusto e per riverenza che porto
questa professione...
Il
Cardinale
maastro, che
e
Bendo
il
poiché tanto onora
eertamente hisingato accontentò subito
23 ebbe a ringraziarlo con la seguente:
,
,
infinite grazie a
che m'ha mandato, tutte due
molto
alle cose sue,
»
V.
Ecx;.
Ill.ma e
bellissime, e
affettuosa e bella, et è secondo
il
1'
Bev.ma
aria di
mio gusto, e
il
dell'arie
Apollo
le
è
giuro
che quella Chi da' lacci d' Amor mi è parsa tanto
vaga e nuova che mi ha fatto sdimenticar la mia. che pur ci
havevo dentro qualche affetto sendomi stata più volte assai
commendata; ma spogliato d' interesse, giudico e confesso esser
in verità
:
,
questa di V.
(I) (;ii)
attesta
Eìcc.
Ill.ma assai più bella.
Matco da Gagliano Borìvendo
al Cardinali)
il
15
lutriio
1G08:
«(ili
tono di V. S. Ill.ma, inisine con l'aria, quale aorà doHideratiiMtma da m>dti oonfurmo a che i>>uo «tate tutt» lo
•M «t in particulare OM dà' kuet d'Amon e Dole$ eor, quali gli giaro da Mrrltora, non
è (iMMto oolara ohe non le oanti, e oon gnui guato.... >
mando duo
mtulriirali e Kto
aspettando
con
frran donidorìo
il
—
L'ho fatte sentire
Vittoria
,
ad
et
—
89
Signor Cini
al
Sig.ra
della
al figliolo
.
amici miei con molta lor
altri
meraviglia
,
et
in particolare al Signorini, marito della Sig.ra Francesca [Cacciai],
m'ha favorito scrivere
ha della cassetta de re
mi fa selli, per rendere in contracambio, e mi mi re mi mi, che
a questo tacque, ma come prossimo di chi ne ha gran quantità
non dubito punto farà tal senseria, e per lui non è da lassar
tal occasione se andrà ben considerando, perchè ci sarà da far
buon guadagno, non che altro mescolandoli insieme si farà buon
composto. Quanto a me. s'io havessi cosa alcuna di nuovo (se
ben conosco mandar 1' acqua al mare), non mancherei mandargnene per obbedirlo e ricevere il favore: ma mi creda in verità
come ho detto altre volte, è gran pezzo ch'io non ho fatto niente, per qualche negotio fastidioso in che mi trovo involto, come
per non havere havuto molta occasione, e questa è la verità.
Si che, V. Ecc. Ill.ma che ha del fatto^ non resti favorirmene,
al
lessi la lettera di
quale
V. Ecc. Ill.ma
di suo pugno, e sentì el desiderio che
che forse sarà cagione cantandole, di
ch'io
ci
mi
svegliarmi dal
sonno in
trovo, e cavarmi dalla malinconia, per parenti et ami-
persi, che sono andati a riposarsi a miglior vita,
techie che qui
si
Si che godine
fanno sentire.
per
le
pe-
felicemente
in
mio martello, pame suo devot.mo ser-
sanità, e faccino le feste gloriosamente, con
zienza,
almeno
si
degni tener memoria di
vitore....
Di Firenze
«
Intanto
il
li
23
d'
Aprile 1608
Rinuccini, che già
.
vedemmo
tornato a Firenze,
aveva condotto a buon punto V Arianna, a proposito della quale
il 20 dicembre 1607 scriveva al segretario Striggio:
«
...
In quanto a quello che appartiene
al
rappresentarsi
l'Arianna, non ci veggo difficoltà, se non che io avevo fatto gran
capitale su
delle
'1
Brandino
,
su la Settimia
donne di Giulio per
i
cori
,
per Venere, nel resto
ornamento di
grand' impor-
tanza.
La Favola mi
cresce di maniera che
personaggi, per esser non dico
ritano questo
V.
S. Ill.ma
SOLRBTI.
titolo,
ma
più
la
ha bisogno di gran
le mie non me-
più bella, che
grande
dell'altre.
Consiglierei
a far ogni sforzo che di qua venissero e
le
donne
12
— 90 di Giulio,
e
M.r Marco [da Gagliano]
Brandino.
'1
menerò
lo
meco, questo nou ha bisogno di licenzia. Replichi V. S. Ill.ma
Duca con
e faccia replicare al Sig,
saranno
resima
Queste cose cantate son più
basta: sono genti pratiche.
che
e più belle
uom non
1'
dire che a pochi di di qua-
Venti giorni che stiano a Mantova
ritorno.
di
difficili
pensa, vogliono grand' esquisitezza,
altrimenti non riescono.
In quanto alla scena è necessario aver riguardo
ma non fugge
lido del mare,
simo...
»
(1) Il
Leonora
tempo e
Davari (Op.
dell'll,
«<., p. 13 n.) pubblicò «Ino lettore,
Granduca al Duca Vincenzo
con entrambe lo quali noeravano l'invio
fine, del
che occorrevano per
dol Rinuecini,
Antonio Brandi cantò
provo
lo
nove ottave cho
Da
il
Gaifliano nella
la parte di
Nnnxio.
si
lesrifono nel
—Sulla
una virtuosa omulaziono,
Architetto
delle seimonti ottavo
il
B.
i
lo stesso
scusan-
dei cantanti richiesti,
Ma
dopo queste insistenze
cantanti
i
come
Adkmollo, /yi
s^'?.
:
— Ric^uardano
certo
il
Brandi
92 contenente Poesie di varin
I,
« Passava in corte
una fastosa invidia per
ma corpulento e
ma uomo -gracile
v.
arrasso,
del
G. Duca
dir così, fra A. B. osqni-
o Gher. M. Geometra, in-
e ma«:ro
al
possibile, o fra loro
occasione che
B. sospettava corto mal
il
olToso
contro
all'
A.
di sé.
•
me
Mostrarsi centra
:
fin.:
E
capitolo
Duchessa
contesa, dol che pl!,'liandosi pusto S. A. S. diede materia
in
eom.
l^rafi
ce. 41 r-43 v.
ot
ooleborrimo,
bene spesso venivano a
Parla dunque
nel
Settimia Caccini
musico, e (fran sontttor di tiorba,
i^offneri et
riporto
io
prefazione alla Da^n« fa «li elogi di
cit.
cod. Mag'iiabechian') II,
argomento di Alkssandro Adimvri, a
sito
che
del 4 dicembre e alla
incominciato a Firenze.
aria
bell'Adriana, pp. 75-76 n., e sulla Francesca pp. 142
II
porto e al
al
sarò costà prestis-
che provocarono certo nuove protfhiere da Mantova, è corto che
furono accordati, perchè
Cosimo
io
(1).
«jcnonto per altro
dosi
il
Ch'una tragedia
finto e crudele
sopra tre
fé'
leii:ni.
Brandi è in ballo in quest'altro sonetto burlesco, che
del Rinuecini (cod. Trivulziano
lOOtì),
trtwrsro datrli
cantanti, col Peri, o con Ferdinando Saracinolli, poeta e autore di feste:
Disceso in campo
Avanti
Flemma
il
o
'1
Zazzorino
cavalier Saracinello,
il
Venendo incontro a M musical duello
For prova ciaschednn di paladino.
finti e b duri un ^\^nn divino
Temprando Muzio dìs.is.ito o bello,
Empio di maraviglia srni coryollo
Di fa
i
Così racconta
Indi l'altro con
Desta fnirando
Or
Ma
il
'I
man pronta e soave
le
più dotte corde,
natura (crave.
Flemma, cho l'orecchio non ha sorde,
Udito
il
Chiede
risonar di doppio ottave,
la
palma, e
Il
Incerta
il
:
battitor Brandino.
di b molle, or di
rottto
la vittoria,
lo
anto-
insieme col Flemma, e con Muzio Efrem,
rampof^na e morde.
p-irtir fn
eirnalo
il
discordo
vanto,
«'udirà nell'altro canto.
;
Quando
—
la Settimia
Brandino e
il
tova non sappiamo: due
91
Caccini andassero a Man-
dovevano
altri esecutori
intorno al 20 di gennaio
ma
(1);
giunti
esser
Mantova accadeva
intanto a
un grave incidente: la famosa romanina, la Caterina Martinelli
come lo era stata nelle due feste del gennaio doveva essere la protagonista dell' Arianna, si ammalava di vainolo (2).
Già il 2 febbraio il cardinale Ferdinando avvisava al prinArianna sta male, poiché la Romana non
cipe Francesco: « ...
che,
,
U
è sicara di campare, anzi è in non picciol pericolo
del resto
;
il
fornite quasi tutte le
si è di già spedito in bene avendo
musiche. Queste sono nuove che so di prova, non impacciandomi io in alcuna cosa.... » Il Cardinale pare che si tenesse in di-
Monteverdi
sparte, forse offeso per
rifiuto della
il
magra soddisfazione
Teti,
al povero Cini.
Dopo non
5 marzo
(3).
lieve miglioramento segnalato
Sùbito dopo
braio (4),
il
col
il
il
17 feb-
mossero
per re-
carnevalesche, e cioè
finite le feste
Duca
28 febbraio e
il
la Martinelli era morta.
9 marzo
il
Francesco
principe
si
dove doveva aver luogo il duplice matrimonio
di Carlo Emanuele, di Margherita, cioè, con il
carsi a Torino,
due figlie
Gonzaga e di Isabella col principe Alfonso d'Este.
Fra trattative e feste, le quali sono state già illustrate e
che del resto nulla oflfrono di notevole per il melodramma la
delle
,
dimora
si
protrasse fino
Pandolfo Stufa avvisava
(1)
veranno essere
maggio
al
al
Oaidìnalo
il
concedendo
(5).
22 gennaio
cosi
* M.r Santi e
:
il
agio
pntto do-
perchè sono molti giorni che partirono di qua.... > Santi è certo
arrivati,
l'Orlandi.
(2)
Sulla Martinelli
(3)
V. due lettere
(5)
deiTagente di
Modma a
|
\
nelle reali
ave figliuole.
|
dal
di Savoia
I
delle Feste,
noxxe
dell»
\
Mantova, Mantova, Agazzi, 1831.
Reiaxione
a qnssto avvenimento
relative
:
!
Tomeo, Oiottrt,
Serenissime Infatui
In Torino, appresso
— Breve
i
ib.;
ecc.,
\
la
pratiche di matrimonio
et
|
fatte nella Corti
donna Margherita,
de Caaalleris 1608;
fratelli
4»;
dal Sereniss.
\
|
et
Modena,
|
et
|
nele
aneho
il
noxe
delle
seguito
di
Donna
I-
e altra ediI.
8 della
Ser.nte
Infante
una copia ms. è nel cod. 0.
Relatione di quanto è successo
fra doi prinsipi cioè Mantoa
|
queste date in Adbmollo, p. 43 n.
Duca Cari» Emarmele di Savoia coi duchi di Manioca e
Roma, Pallette (1892);— [Bram-
zione Àggiuntaui la festa di Miraflores,
Naz.le di Torino.
di
storia di
(per nozze Ferreri- Ponzio- Vaglia),
billa PoMPKo], Relatione
di Savoia,
belC Adriana, pp. 36-47.
Tarino Massimiliano Monteeuceoli àrea
stte figliuole ripigliate
Modena nell'anno Ì60S
sabella
La
à.dbmollo,
Antonio Costantini
Volta, Compendio eronologieo della
Raggruppo qui alcune indicazioni
(4)
di due
cfr.
di
guera
sino
a
anno 1618 come ancora di paeee Raccolte diligentmnenie da me Gio. | Mateo Cavalchino Dedicate al is»r.ma prinsipe VUorio Amedeo di Savoia; nu. nella Naz.le di
questo
|
I
I
|
-
92
Mantova, dove tutto rimase
di terminare meglio le cose a
affi-
dato alla Duchessa: quest'assenza del Duca è causa delle notizie,
quantunque
che
scarse,
sono rimaste di quei
ci
giorni, le
mandavano a Torino.
Intanto era tornato a Mantova il Rinuccini e il 26 febbraio
si radunò una specie di consiglio per concretare vari particolari
intorno agli spettacoli imbastiti; il generale Carlo Rossi ne dava
quali
i
segretari ducali
notizia al Duca,
il
27, cosi:
Arianna sono
radunarono
Si
«...
Don Federico
nuccini, Monteverdi, Prefetto et
ieri
restati in conclusione; in questa
non ne
stezza, del resto
Madama
so altro.
mattina, Ri-
(l),e quanto alla
ricordò la pre-
li
è restata con
il
Sig.
Ottavio di arricchirla con qualche azione essendo assai Bciutta.
Quanto
alla
commedia, dove
ho che
io
prologo, Salomone
il
secondo, Messer
il
quarto, et Paolo Birt la licenza; et se
di chi canta
bene....
primo
il
Marco
tutta
et
la
don
intermedio,
terzo (2),
il
Monteverdi
fare,
il
divisione
fratello di
il
sono detti
li
musici,
de*
s'è tolto
Giacomo
Monteverde
Gio.
il
nome
passa
talché
»
Dunque la Duchessa trovava sdutta l'Arianna; et pure aveva in fine anche il suo bravo ballo dei guerrieri seguaci di
Bacco Forse perciò il Rinuccini pensò di arricchire le feste
!
con un'altra invenzione, che fu
pure fu dato carico per
Torino N. VI. 37.
— Rua
CHomaU
— G adotto
Ligustico.
U.,
Un
la
fol.,
Don
poletana di Lettere ed Arti, an.
Mantova,
(1) Il
II, p.
Modena
Monteverde. Gli intermedi
Corte
eUla
Carlo
di
EMuameU
noxxe di Margherita
nel
e d'Isabella
(por nozzo Lombardi-Testa), Bra, tip. Racca,
pubblicazioni dol
le
abiti, gioielli, tapexxerie e altre robe della
Savoia sposa del Frinoipe
voia,
al
epiaodio letterario
dovo sono registrato tutto
MvctUari di
Balletto delle Ingrate, di cui
F., Oli Epitalami per le
di Savoia coi principi di Mantova e di
1802,
il
musica
—
tempo.
Prineipessa
Borzklli A., 7Ve
Donna Margherita
di
Oonxaga mdcviii nella Rassegna Storica NaB. Intra
iii, iv, v. — O.
Margherita di Sa-
Francesco
I,
fase,
,
Gazzetta di Mantova, 1898.
tip. d.
Prefetto delle fabbriche è l'architetto Viarii, por
672 e Adkmollo, Op. di., p. 30 e 49;
Don Federigo
cui v. D'
è
il
Ancona,
Follino che
Origini,
antk poi
il
narratore alficiale delle feste.
(2) Il
Da Gagliano rimaneva dunque
ancora a Mantova, e ciò spiega come
certo in seguito a raccomandazioni avute, rispondesse al card. le Ferdinando
<
Poichò V. Eoo.
111.
ma mi comanda
ch'Io eserciti le musiche
dol
Sig.
il
il
Peri,
10 manto:
Marco Da
ohe cantano soli, stia por sicura eh' io non mancherò
d'ogni diligenza e le custodirò come mie proprie, e dica pure al S.r Marco ohe se ne
stia con l'animo quieto, rhe qui el muo servizio non patir*, et in von> cho V. Ecc. III. ma
Gagliano et
in particolare quelle
non potnva raccoinindarlo a
zione di me, o che
pii>
sugirottn
i;lt0
desiderssso servir
vodossi lo r>>Ko dol Siir.r .Marco
lei >.
con
più
afll»>
— saper l'Idropica, che
i
il
Chiabrera aveva mandati, furono divisi tra
ma
quattro musicisti or menzionati,
Monteverde,
al povero
prologo capitò addosso
il
quale se l'animo angosciato per
al
cente sventura seppe inspirare
famoso lamento della
il
la re-
tradita
non è men vero che avesse ragione di scrivere molti
« la brevità del tempo fu cagione che io mi riducessi
quasi alla morte nel scrivere V Arianna » (1).
Qui è d'uopo chiarire un dubbio che è sorto in alcuni per
le parole che intorno all' Arianna scrisse
Marco da Gagliano
di Nasso,
anni dopo
:
nella citata prefazione alla Dafne. Dice egli
Claudio
musico
Monteverdi,
compose
sica di S. A.,
sica, perciò
Il
modo
l'arie in
con verità affermare che
che visibilmente mosse tutto
capo
Arianna
che
clie la sola aria
componesse
altro
del
recitativi
i
pregio dell'antica
il
teatro a lagrime (2)
»
dividere una
il
Monteverdi non pubblicò della
il
e
cori (3). L'
i
AdemoUo
luglio 1608, che io riporterò più
l:8
scrivendone
Ma
accolse senza
i
rarsi esaurito
intomo
;
non si sa a
che intendeva
eit.,
distrutto
Peri
chi, del Monteverdi, del
libro
fare.
22 ottobre
Melodia, overo seconda pratioci
....Vado credendo che non sarà [tal libro]
vato in pratica che quando fai per scrivere
il
dichia-
anche per
p. 75.
lett«ra,
la
ha
il
Teti e occupato in Firenze
alla
proposito degli attacchi avuti dall' Artosi e da altri,
mi aprisse
Arianna
Vogel
il
abbiamo veduto
infatti noi
Lettera l» maggio 1627, in Davari, Op.
un
line,
dell'
recitativi (4).
(5)
Da una
innanzi ad altro
composizione
alla
già con opportune osservazioni
questo dubbio
«
mupuò
mu-
del lamento, lasciò supporre che altri
che questi avesse preso parte
parla di
si
dubbio, anzi volle vedere confermato in una lettera del Peri
il
(1)
che
,
signor
dalla
il
Canal, osservando che allora era consuetudine
opei-a tra più maestri e
< il
:
esquisito
si
rinnovasse
si
che
celebratissimo,
trasrgx)
discaro
1633,
questo passo
al
nella
musiocUe,
e
quale
ciò
a
:
mondo, posciachò ho
pro-
pianto d'Arianna, non trovando libro che
meno che mi illuminasse che doveri ossero
un suolarne rinchiuso così che appena potevo di
mìa debol vista quel poco che mi mostrasse; ho provato, dico, la gran
via naturale alia imitazione né
imitatore, altri che Platone per via di
lontano con la
fatica
che
sia
bisogno fare in far quel poco ch'io
per non dispiacere;
ma
rieschi
come
si
feci d' imitazione: et
voglia, alla fine
più tosto poco lodato nel novo, che molto nel
ordinario
son
per
scrivere
parte d'ardire ne chieggio novo perdono.... ». (Cfr.
(2)
Cfr. qui voi. II, p. 69, e per ciò
come anche
nell'altro
mio
voi.
Le origini
;
et
di
sii
d' eeisere
questa altra
Vogbl, Monteverdi, p. 439).
cho qui si dirà va cassa la nota appostavi,
del mfJodramnt-t, p. 82.
(3)
Della mugica in Mantova cit., p. 764-5.
(4)
AoEMOLLo, La
(5)
perciò spero
contentarmi
bell'Adriana, pp. 64-65.
V.iOKL, M/tUtverdi, pp. 348-1'J.
la cappella di
—
94
Marco da Gagliano
:
nessuna
resta
traccia
nei
molti documenti riferiti di qualche cosa da lui fatta per questa
vedemmo
occasione, mentre testé
E
maestri.
ripartito
tica sostenuta, queste altre righe infine
veva
con
che
quale, sdegnato per
trattamento
il
gono ogni dubbio
che
d'
S.
Monteverdi
il
fa-
scri-
«
!...
S.r
Il
avuto in tanti anni,
Don
fece,
corte di
me
et a
che
che
feci quello
Federico Follino mi promise per mezzo
dimandandomi da Cremona l'anno passato a Mantoa
mi promise, dico
quello che V.
lU.ma può vedere in questa sua che l'invio, et poi alla line
una
per
:
può dire che nulla
si
niente
feci,
altri
Mantova, tolDare 200 scudi a Mes.r Marco de Gallia-
dichiarava voler togliere congedo dalla
ni
tra
immane
2 dicembre di quell'anno in una eloquentissima lettera
il
la
lavoro
il
oltre all'attestazione or ora recata della
sua,
fatiche delle nozze,
le
,
nulla è stato, o se pure ho avuto
da mettere
versi
in
musica.
»
,
(1)
ho avute mille e cinquecento
E
finite
maestro se n'era fuggito a casa malato per
Dopo
il
feste
le
26 febbraio avvenne
i piani,
come
consiglio del
lettere
;
morte della
la
apprendono
prima del 9 marzo è del segretario ducale An-
Martinelli, che scombussolò tutti
due
povero
il
soverchia fatica!
la
la
ci
un consigliere che era appresso il Duca a
Qui ogni cosa passa bene da questa favola della
tonio Chieppio ad
Torino
:
Arianna
«
...
,
in poi,
nella quale la
morte della
Sg.ra Caterina ha
posto tanto scompiglio che non so quello che ne riuscirà, e cer-
tamente questa giovane acquistò tanto nelle azioni che fece
nel-
non pianta, è
sua morte * (2).
l'ultimo di Carnevale nell'animo di tutti che, se
stata commiserata almeno universalmente la
La
seconda, del 10, è dal generale Rossi:
«
...
Cosi fosse in
Commedia in musica come si è intrigati
Madama spedisce a Bergamo per quella donna, poiché
buono stato
la
rentina farà Venere...»; era questa la Caccini.
che ignoriamo chi fosse, non volle muoversi
disi)erazione del
Florìnda
(1|
,
che
Da VARI,
si
momento
si
-
onde
La l^rgaraasca.
ma intanto nella
tentò se Virginia Andreini, in arte
trovava a Mantova con
Monttverdi, p. 21.
:
;
la Fio-
L'Àriamta ha
11
U
la
compagnia
veni, o
il
rollìi
wni
dei Fé-
(|uolli
del
Ballo daU'lngraU e del proloK» dell» Idropiea.
(2) Ixs azioni del cnrneviilo
lUMoato
orano «tate
nelle ultime parole ob-.
Adkmollo,
la
Dafn» e
pp.
i'ì.
l'altra
«inr.
fawÀtWi.
— Por
l'iiooenno
—
—
98
che doveva recitare V Idropica
dèli,
samersi
ia
Antonio Costantini
«...
Madama
come scrive
rivelazione,
18 marzo:
il
Serenissima sta travagliando alla gagliarda in
procurare con ogni diligenza che
lavori e si
si
della Sposa
tutto per la venuta
è disperatissima dopo
non
[Martinelli] perchè
fine a
il
afiatica
si
commedia cantata, ed ora
povera
della
Caterina
sig.ra
trovava a chi potesse adossarsi con-
si
Mandò
à! Arianna.
parte
la
morte
la
tiri
Serenissima. S. A.
in ispecie a far mettere all'ordine la
venientemente
stata capace di as-
(1), fosse
Fu una
parte di Arianna.
giovane ch'era
per vedere d'avere quella
Bergamo
a posta a
proposta
stata
dal
Monteverde per una eccellente cantatrice ma non ha voluto venire. Finalmente Iddio ha inspirato in far prova se la
sig.
,
Florinda fosse abile in far questa parte,
l'ha benissimo a
mente, e
che ha fatto maravigliare Madama,
i
signori che l'hanno udita.,..
Anche
buona
il
Rossi
notizia,
venire:
«...
La Arianna,
la
sei giorni
signor Rinuccini e tutti
il
»
14 aveva
fin dal
gabbando
quale in
la
canta con tanta grazia ed affetto
la
Duca
data al
stessa
la
bergamasca che non aveva voluto
che per
la
morte della povera Caterina
era morta, è ravvivata, perchè avendo volsuto questa sera
Ma-
dama
più
sentire la Florinda che ne
difficile
(sic), la
avea imparate
dice di maniera che ne è restata stupita, talché
sarà mirabile; et alla gobba alla quale
Madama aveva
dia grande questa sera
si
sono fomite di
siche et questa altra settimana
vi
mancherà che
et dui organi che si
stiasi.
marcieranno
per
Alla
le
sanno ove
il
Chiabrera per sorve-
gliare la preparazione degli intermedi da lui già
«...
al sig.
il
21 aprile al
Ottavio Rinuccini
raccomandazioni, et
al
mille
Brvilacqi;* e.,
Qiamhattista
Andrnni
—
L'
e
»
;
e
il
28:
mie
«
Vo-
compagnia del
e la Compagnia dei
Fedeli
Ademollo, La Mf Adriana,
oonfoode con Virginia la Isabella Andreini già morta dal 1601.
il
Cardinale
volte le fo le
stra S. Ill.ma è avvolta fra le poesie essendo in
(1)
inviati,
fratello
signor Chiabrera simile
Star. 4. I^tt.ra /tal.na, xxiii, pp. U9-2-2.
et
sono.... »
Giungeva intanto a Mantova anche
diceva:
nuvole
tromboni che pochi ne abbiamo,
viole et
principe Francesco scrivendo
spedito
Commeprovare tutte le mu-
apposta et non ha volsuto venire, vadia et
non
parte la
nel
Giom.
pp. 71-72,
—
sig.
Ottavio e del
veti (sic),
uomo
del
mondo
Marino,
Il
doveva
sig.
perchè qui
-
96
Chiabrera
si
ritrova
io non son però senza poMarino che è il più aralante
,
il
»
Aldobrandini, col quale
al sèguito del cardinale
anche a Mantova, prese parte
poi venire
Torino e compose allora
Muse
Balletto delle
il
il
Chiabrera compose un cartello per
Marino
il
torneo ideato dal prin-
il
appunto incaricato
e della risposta, fu
gio e aveva per soggetto
mo tempo
in versi
finito
il
A., si ballò assai bene,
ma
due, che
i
onde in
sola sono risentiti alquanto,
Cassini e Messer Giovan Battista
tata è stata provata
,
riuscire perfettamente
imitazione
cose
ballo
al
parendo
si
S.r
Rinuccino,
all'
Inferno
si
meschierà
la
cagione
pena,
della loro
e
non riuscisse più
n
bello
dell' altro.
(1)
BoRZRtu
(2)
Apparve no\^ Oompmdio deiU mmtuù$e fmU del
A.,
Amore
e
ritor-
fra
questo
è stato aggiunto segretamente per timore forse che
di V. A.
a
aggiunte
egli
dialogizzare
fa
reci.
ha da
se
loro
quelle che averanno ballato, canterà flebil-
di
mente detestando
e
Il
ha anch'
A.,
Sig. Carlo
il
che va
recitazione
desidera.
V.
V.
Anguis-
cantar la Florinda, che nel
e
Ingrate
le
una
(4).
Ingrate
dell'
una nuvola
nar che faranno
e
come
La musica
bisogno di
invenzione di
dell'
Venere sopra
ma ha
la S.ra
lor luogo fecero
è
al princi-
balletto di
il
Conte Canossa e
S.r
il
provò
Ieri si
«
:
medesi-
nel
proprio Balletto delle In-
lumeggiata dalla seguente lettera dello Striggio stesso
pe Francesco del 27 aprile
al-
da Alessandro Strig-
Sacrifìcio di Ifigenia;
il
Rinuccini aveva
il
un
l'idea o l'invenzione di
non senza che apparisse una certa gara fra
molte
il
Francesco oltre al Trionfo dell'onore, invenzione
aveva anche data
che era stato messo
torneo,
tro balletto,
grate,
dovette
(3).
Il principe
per
ma
accennato che
prestarsi anche per le feste di Mantova; già fu
cipe Francesco (2),
feste di
alle
(1),
eavalien O.
lì.
Io del
il
tutto
balletto
tutto
Marino, Napoli, piorro, 1898, pp. 80 (ifnr>
Follino, pp. 2^4, e ni
sono
lAfn^e
nello «diz. delle Operr. di lui.
(8)
È
a HtAmpn ne
La
lÀra. Parte Urta, Venezia, Ciotti,
1614, pp.
804-306. e ib.,
1616, eoe.
(4) Il
BnviLACquA
l'Àndralni dei ndeli.
nello
stadio teatè
olt., p.
121,
sappone oke costai sia appunto
^^^^^^^^^^^^^^PP^^SP^
CLAUDIO MONTEVERDE
Lamento d'Arianna.
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In Tan lingua mortale,
In van porge conforto
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Odo le vori. O fiuìia,
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l'auiimi altero;
Mi»*a 86 rìcovrar nel sci» di nwxw.
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Sgombra ogui tema, sgombra:
AlTisati colà doud'il siion venne.
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vedi ornai, non vedi
porto ingombro già da mille autruue ?
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nan - na
ven - tu
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Donila:
Ne
l'ampio sen di morte
Ricovrar ponno ogn'or gli egri mortali,
Refugio estremo a disperata sorte;
Ma
de' tuoi gravi mali
Forse non lungi è
Non
sprezzar
S'ospite pur
ti
le
il
mie
fin:
voci,
deh Vienne al lido;
alma gentile,
fui cortese e fido.
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fol
e
ni,
mi
—
stato avvisato
—
97
Marco e ne ho certo qualche sentivoluto che 1' uno e l'altro balletto
maniera poiché più tosto quando avessi
da messer
mento, perchè non averei
desse in una istessa
avuto tempo e che
;
che
fossi stato certo
il
Duca
balletto del S.r
avesse ad essere un'invenzione di favola recitata,
io sarei stato
di pensiero, con l'assenso di
V. A., di mutar invenzione: perchè
quel che mi preme è che
balletto di
tima festa che
si
il
Ma
farà.
in tutti
V. A. ha da esser
l'ul-
non mancherò di pro-
casi
i
curare di variare o nell'entrata o nel suono del ballo che sarà
con canto, se bene di questo dubito che non vi sia, per essere
tolta la foggia dal sig. Rinuccini, che avendolo sentito 1' altro
me
ieri
Et
lodò grandemente.
lo
avrei per bene ancora
lasciasse la nuvola sopra la quale
s'
parisca Diana in cima al suo tempio, quando V. A.
di in contrario, e che tal deità comparisse nella più
del tempio in maestà assisa per
che
si
determinato che com-
era
ricevere
non comannobU parte
sacrificio.
il
Ho
però
conferito questo mio pensiero col sig. Prefetto, che concorre nel
mio parere, per non far
letto,
il
medesimo che
farà nell' altro bal-
si
dove sopra una nuvola, come ho già detto, compariscono
Venere et Amore.
A
come del torneo,
manco di solle-
gli abiti, si del balletto
s'attende tuttavia alla gagliarda
et
non
io
citare.... »
Ma
nel 1620
Monteverdi, per altra
il
sollecitava rispondeva:
et lo sa
V Arianna che
molta instanza dopo
«
,
gli
ad essere pronti per
24 maggio, di sabato; con
fu al
cinque
mesi
lo
con
prove
di
imparata a mente...
cure e
le
a chi
occasione,
cose da fare cosi alla sfuggita,
ci volsero
finita et
via dopo tutte le brighe
narrati, si arrivò
Non son
»
(1).
Tutta-
abbiamo
incidenti che
che
l'arrivo de;;li sposi
loro era
anche
la
coppia Estense
e una folla di principi, di cardinali, di gentiluomini.
Le
(!)
(2)
Una,
;
minutamente
feste sono state
DwARi,
e descritte (2),
Op. àt., p. 66.
Compendio Delle Sontvox Feste Fìitìe Fanno M. DC. Vili. \ NellaCiUàdi ManPer le reali noxxe del Serenigsimo Preneipe D. Franeeaeo Oonxaga, Con la aere|
i
|
\
nissinta Infante
|
Precede una dedicatoria in data
l'aatore.
vedere.
Ve
— Ecco
SOLKRTI.
n'ò
|
|
Margherita di Savoia.
|
[stemma]
douico Osanna Stampatori dacali. M. DC. IIX.
ne è
narrate
di
Mantova
|
|
In Mantova,
Con
|
Presso Anrelio, et Lo-
licenza dei Saporiorì; 8o, pp.
!< Ini^lio
ana ristampa Ferrara, Francesca
1G08 di
15*.).
Frdrrico Follino che
Sazzi, 1624 che
an breve sommario dell'importantissimo oposcolo
:
p.
1
non ho
potato
introdazione
18
-
-
98
e quelle parti che riguardano le rappresentazioni
Arianna,
due balletti,
«lell'
degli intermedi del Chiabrera per l'Idropica, e dei
quello delle Ingrate e quello d'Ifigenia, sono insieme coi rispet-
riprodotte nel secondo e nel terzo volume
tivi testi
Tuttavia
raccolta.
meritano di essere conosciute
delle feste inviava a
Modena
che
impressione
rispecchiano
del 29 maggio,
rianna
«
1'
estense
residente
il
immediata
di questa
che
le notizie
(1).
come quelle
La prima è
,
successivo alla rappresentazione dell'^l-
giorno
:
Ser.mo S.r Principe è
Il
Duchessa
Ferrara
di
(2)
senti messa, et tutti
stello...
a visitar la Ser.ma Signora
ito
tornato in ca-
questa mattina...; poi
Principi sposi desinarono et quei
i
una galeria contigua alle camare del S.r Principe
comparvero i comici ordinarli, che fecero una
di Savoia in
nostro; desinato,
p. 2-4 cartello del Chiabrera per
zio della principessa (24-26
p.
— p.
—
— p. 26-2VI
dine del Redentore (25 mag'^io).
(26-27 maggio)
torneo
il
29-65 rappresentazione
65 caccia e recita
di
p.
4-20 descrizione dell'ingresso
maggio).— p. 20-26 cerimonie per
commedia
deW Arianna
e testo di
giugno)
— p.
or-
— p.
—
maggio)
essa (28
dei comici Fedeli (29 mai?gio)—p. 67-72 gito
festa sul lago (31 maggio) balio a corte (l" giugno)
(3
e sposali-
nuovo
istituzione del
feste reiigriose, cerimonie, passegfcio pubblico
maggio)
(3iJ
T2-99 rappresentazione dell'
— pp.
dropiea; son riferiti gl'intermedi del Chiabrora (2 giugno);
grande torneo
l'
99-124
I-
descrizione del
124-31 descrizione del Balletto delle Ingrate
giugno)
(4
—
pp. 134-42 descrizione della giostra; pp. 142-49 descrizione del BaUetlo d'Ifigenia (6 giu-
gno), e fine.
Altra narrazione delle feste
scolo
passaggio
Il
:
ZuccARO.
I
Dove
per Italia,
\
|
c<>sì di
Infanti Margherita di Savoia.
|
M.DC.VIII.
e falle nel sfuo
le,
|
con prefazione
Roma
I
(1)
|
|
Con
licenzia de' Superiori.
\
dì Stato
cesco Morosini, scrìveva
principiano da nna
|
i
Ad
(2) Il
Paria,
Poro
I
|
|
N
\
1893; 4o, pp.
28 maggio
:
in magica
e
....Oggi
che
1(X).
Ducale. —
Modena; Cancell.
in
il
commedia
nall'altru
A
ha
dat<i dì
di
L'ambasoiatoie veneto, Fran-
aolaments
ai
oominoiano
canterà queata lara
f.
1).
— I^e
le
(B.
ricerche a proposito
Milano sono state
fasts ohe
Arch.
di
di
questo
infrtittuoNe,
ma
notevole.
prìncipe è Alfonso d'Kxte, ohe con
Duchessa
|
al
ìnstanza di Simone Perlasoa; 4o pioc.,
:
fette eseguite altretil negli Archìvi di Pirenie e dì
fette; la
MiUmo
Appresso Bartolomeo Cocchi,
\
Stato di Venezia; Dispacci da Mantova 1608;
anche Venezia
Federico
|
Tipografia delle Mantellate
R. Arch.
|
Pfr [ Italia | Con la
dì recente
Il fassaggio
Pxdbbico Zugcaro
uo vammU tdilo a mra »
Vincenzo Lanciabini a apeae dei professori aeeadtmiet di S. tMta,
Del Sig. Cavaliere
\
di
rarissimo opu-
AggiotUoui una eopioaa ttarratione di
diporto per Vmitia, Manica,
In Bologna,
|
|
sua raritÀ fu riprodotto
la
dimora di Parma
nel
Cavaliere
Sig.
|
|
JStrino et altre peurti del Piamo^te.
— Per
del
|
varie oose trasoors', vedu-
pp. 54.
Mantova è
\
narrano fra molte altre cose le feat^, e trionfi Regij fatti in ilantva
per le noxxe del Sereniatimo Principe Franeesoo Ghn»a§a avo figliuolo
con la Serenissima
I
Parma
ai
da quella Altexxa
rosso.
Torino come di
con la ditnnra di
la
sposa
'sabolla
Ferrara è Margherita Oonzaira, ohe dopo
la perdita di Ferrara nel 1697 si era ritirata in patria.
la
si
era trattonato alle
morto
di
Alfonso II e
—
breve commedia; dopo
—
99
A. andò a visitar
S.
cominciò prima
si
notte, et tutti
ma
bene,
avemaria
dell'
ben
recitanti
i
Ser.ma Sig.ra Du-
la
Commedia
chessa di Mantova..,. Si fece poi la
durò sino
et
musica che
in
meglio di tutti Arianna comediant*
et fu la favola
:
un Raso
v'era
musico
,
che cantò divinamente
.
accompa-
piangere molti la sua disgrazia
et violini fece
di
molto
vestiti fecero la loro parte
d'Arianna et Theseo, che nel suo lamento in musica
gnato da viole
ore
alle tre
ma
;
(1);
passò
la
parte Arianna, et gl'eunuchi et altri parvero niente.
Venne una nuvola
dal cielo con Giove che benedì le nozze
d'Arianna et di Bacco, né
mutò
si
la siena (sic), et era tutta di
monti, scogli et arena.... Per andar alla Comedia S. A. volse
non diede
rolo delle nostre genti, et
tiluomeni et servitori principali, et
non per
bollini se
ne
io
il
gen-
i
dispensa anco
feci la
a molt'altri di Modena, Reggio, Carpi et Finale,
Prin-
ch'il S.r
commandò. Furono spettatori i Ser.mi Principi tutti di
S.r
Savoia, Modena et Mantoa
il Sig.r Don Antonio Medici
cipe lo
,
,
Vir<ia-a Audreiai per i^uesto
(1)
da
lai
lamento fece tale impressione al Marino, che fa
la più famosa cantante del s<k»Io, i;iuando, vo-
messa a pari con Adriana Basile,
lendo dipingere la forza irresistibile della Lusinga personificata, cui fa sciogliere la voce
iucaiitatrice in note più
che angeliche, continua per paragone (Adont, vui, 68)
:
Tal forse intenerir col dolce canto
Suol la bella Adriana
E
con
la
i
duri affetti,
voce e con la vista intanto
Gir per due strade a saettare
E
Là
ne' teatri de' tuoi
D'Arianna spiegar
E
K
trar
Binacciui ricorda
il
e
non avesse
il
p.
veramente
aria,
lamento
130 e p. 213).
sta lamento, che
la
r^
l'ammirabil pianto
tetti
non è
sospiri.
— Lasciatemi morire » (Poesie, cit. p.
genere»,
tempi nostri in questo
a'
gioia
stata casa, la quale,
delle
sue
composizioni
ma
senz
madrigali a
i
1.
ui.i
spirUiiole,
cit.,
il
Monteverdi (ahimè) pubblicò dapprima,
nome
dell' aatore,
apparve ne
2. H. de ditersi autori. Poeta
Lamento
Vonetia 161"
nel 800 stadio
origini
per fortuna, di tatto lo spartito che è perduto, rimase appunto que-
uUuttitto ai
un manoscritto
altrove < bellis-
Le
E
ma
la raccolta II
in
luee
solo in parte, ridotto a 5
i.
della
Esso fa più volte riprodotto;
(cfr.
Batt.
Ali mi)
ma
qui voi.
struttura, a
il,
il
Rocchiaui,
lo
Orvielo
pub-
Selva morale
nella
Vogel
voce
fiorito: arie sonetti e
Monteverdi a sua volta
Madontvx (Jam moriar
della Nazionale di Firenze
cit.
Il
vera
maggio
da Gio.
tano ecc. In Orvieto per M. A. Kei e R. Bulli, 1&Ì2.
blici),
e
(Solerti,
»;
voci nel suo Sesto libro di Madrigali, Venezia 1614. Nella saa
sola,
176j;
arendo cimbali e tiorbe
dell'arianna, che G. B. Doni chiama « forse la più bella
>
composizione che sia stata fatta
sima
petti;
gli aspri martiri
da mille cor mille
e S- Bouini dice che in Firenze <
in casa,
i
in tal guisa Florìnda udisti, o Manto,
trovò
p. XI, n". 5)
intero
e
in
e lo pubblicò
(Monteverdi, p. 362) d'onde Gradetti opportuno qui riprodoilo.
—
—
100
Card.le Pio, Ambasciatore di Venezia, di Gratz, di Lorena, del-
l'Arciduca Mattias et
altri,
et
dame
duo;ento venticinque tutte
ben ad ordine. La sala era grande ma per mio giudizio non
ci capirono più di 4000 persone; non successe male alcuno,
se
non che all'en1>rare era una gran confusione.... Nella comedia
,
sudetta
un pezzo da comici
ballò
si
con Bacco loro re che sposò
eccellenti,
interesse:
Sono
«
»
successivo 30 maggio
giorno
Levata... et di là
quivi hanno
le
S.r Duca...;
il
poco
di
dopo pranzo
si
sono fatti condurre alla
sono fatti portar in seggetta a Porto... et
si
Comici [Fedeli] recitato una pastorale che ha du-
i
rato sin alle 22 ore...
31 ebbe luogo
un
l'incendio di
erano
notizie
le
mane a desinare a Poggio Reale i
Lifanti, Ser.mi di Modena et di Man-
questa
iti
Ser.mi di Savoia con
tova senza
Il
soldati, ch'erano
che fecero balletti in capriole quasi sempre, cosa molto
bella da vedere....
Il
da
vestiti
Arianna, et erano sedici ballarini
»
(1).
grande festa sul lago
la
pieno di
castello
noi non interessa
fuochi
domenica
con
attacco e
1'
artificiali
ciò
,
che a
giugno piovve e però le
notizie sono limitate nella lettera del 2 giugno
«... ieri
sera
(i Principi) sin ad un'ora e mezzo di
notte udirono una Co(2);
la
1"
:
media di questi Comici, et fecero poi una festa che durò sin ad
ora di cena... », cioè un ballo.
Il lunedi 2 ebbe luogo la recita dell' Idropica , come s* è
detto, con gli intermedi del Chiabrera musicati, e il 3 l'inviato
« La barriera non si fece altriestense cosi ne dava notizia
menti ieri di sera... ma in quel cambio fecero la comedia gran:
,
andarono tutti quei
de, alla quale
Alle 22
dell'altra....
diede
si
principio et fu finita alle cinqu' ore; fu bella la comedia del Cav.re
Guiriui, assai piena di motti et sentenze,
(1)
Lo
nerdì [:M]
di
)(iorDo 2
stesso
zioiie di iciovodi
si
Madama
mi
ma
recitata da persone
altro agente rìassaineva puro le notizie
fa la caccia de' cingiari fuori di quosta città
{'2'.>J
e ...La
:
cinque
desinò pur anche fuori al Po^ririo Beale, et viddoro dopo pranzo
et
un
altro casino di S. A.. Sabato [31] ritornarono al Parco
laogo fabbricato novellamoate dal S.re Daca; ebbero
il
ricroa-
VePalano
mi);lia.
ot
il
alla
Kcnto
desinare i*on una pastorale doppo
da Comici ordinari in un boschetto asMi delizioso.... »
CaMIo
V'ò del resto una Brw» DeaenUiim» DtUa BaitagUa navale, ti
Sul lago di Mantova, n»lk ghrioPatti il di .31 di Maggio IfìOS.
Trionfali,
dt Fochi
Htsime Noxxs del Sortnita. Prineipe di Mantoua, ti di Monferrato, oon la Strmwtima
recitata
(2)
\
|
|
M
|
*
|
I
|
\
In/ant»
|
D. Margarita di Samoia.
Osanna Stampator
|
|
[impresa]
i
In Mantova. Per rIì Hero<li
Daoale 160B. Con lioentia dei Superiori;
4», pp.
16.
di
Franoesoo
—
per
lo
più parte sgarbate, et era cosi grassa che faceva arrossire;
minima una donna cercava con le mani nelle
ad un giovane una radice da far guarire la sua malattia, et
dirò questa per la
calcie
—
101
:
altre cose simili. Gli intermedi furoiio singolari, maestrevoli et di
grande spesa, stupore et ingegno: poiché si vidde mutar otto volt«
tutta la Siena: si vidde Eolo con i quattro venti soffiar nel mare,
turbarsi et ondeggiar il mare visibilmente con nuova invenzione,
rasserenarsi poi. Fecero una notte con luna et stelle; sorse l'aurora
et cosi
bene che pareva verissima; tonò, balenò et tempestò con-
fetti, et
vennero fulmini dal
cielo, poi
comparve
Ermo
sant'
et
perpetuo, et tante nubi cosi ben fatte al naturale con
moto
uomeni
per Dei, che fu cosa stupenda, et in tutti gl'intermedii
canta-
si
viddero
Si
rasserenò.
vano in musica
i
sette
cieli et
sovra
d' essi
Dei accompagnati da diverse
i
il
sorti di
suoni.
Imeneo con suoi seguaci ch'augurarono felicissime le nozze, et poi una moresca con targa et palla 12, con frezza et arco 12.
con dardi 12, et ultimamente con facelle 12. che uniti et sepaSi vidde
rati fecero balletti straordinari,
versamente secondo
la
che riuscirono
belli, et tutti di-
squadra suj)erbamente vestiti
come fu
,
ciascuno della commedia et intermedi. Passò benissimo la cosa,
ma
de' sapere S.
cinque
mila....
Come
A. che spesa
fu. I spettatori
poterò essere da
»
la lettera
rivela
.
cosa più importante
la
intermedi, e dello stesso parere
,
senza
furono gli
per
scandolezzarsi
la
commedia, sembra che fosse il principe Alfonso, che lo stesso
giorno 3 scriveva al fratello Alessandro cardinale: « Ieri si recitò Vldropica del cav.re Guarini, che fu soggetto assai dilettevole.
Ma
più stupendi furono
Chiabrera, cioè
li
cinque intermedi composti dal
Ratto di Proserpina,
il
la
Favola di Europa,
la
Tempesta in mare cagionata da Eolo ad istanza della dea Giunone: una notte, cui succedette l'Aurora e poscia il giorno
le
Nozze d'Alciide et un cielo aperto nel fine con i movimenti delle
;
sfere fin al firmamento. In
somma
macchine et
le
diedero inenarrabile diletto et quattro
suggellarono tutto
il
gusto.
Oggi
si
balletti
farà
il
le
nella
musiche
partenza
torneo a piedi
et
van dicendo che per questa settimana bisognerà trattenersi
qui. Ch'è quanto mi occorre dare a V. S. Ill.ma.... »
Lasciamo il totneo del 3 e sentiamo relazione del Balletto
delle Ingrate
che
si
fece
il
4:
*...
Fecero
i
balletti
dopo
es.sere
102
a
visitarlo
state tutte queste Altezze
Prima
belli.
una gran
(1)...
riuscirono
quali
i
mezzo
festa ordinaria con passi e
piantoni (2)
poi nella siena della commedia
vidde 1' Inferno abbrugiare, et d' indi usci Plutone:
e gaiarde
grande
fece
si
—
—
con
si
;
ma prima comparve Venere
et Cupido che cantarono molti versi
una siena in canto, sì che conclusero che
l'anime che per essere state le donne ingrate in vita venissero
per un poco a riveddere il mondo
onde n'uscirono otto dame
et otto cavaglieri vestiti tutti da donna et anima dannata all'inferno, con maschere pallide
et discese dal palco fecero un
balletto nella sala dov'era la festa, ch'è la medesima della comedia; il che fatto, Plutone le tornò all'inferno, et nell' andar
molt'anime in musica gridavano:
Dio Prendete pietà donne
et con Plutone fecero
;
;
!
et donzeli, (sic) et fu finita la festa
all'ave maria.
Qui
a
che
ore
tre
cominciò
»
ci lasciano
documenti estensi e non
i
trovata la
è
s'
relazione della giostra e del Balletto d'Ifigenia del giorno 5, né
altro per
giorni seguenti fino all'8,
i
ma ne sappiamo
tirono (3);
quando
i
vari principi par-
abbastanza per apprezzare quanto
Iacopo Peri scriveva al cardinale Ferdinando:
«
de
le
Alla tornata di questi signori intesi con allegrezza gran-
nove delle
ammirabil-
loro felicissime feste riuscite tutte
mente e con tanta pompa che non sanno ancor saziarsi di commendarle, si come fanno delle gran carezze et onori ricevuti
(1) Il
«
principe
Alfonso febbricitante, che se l'era spassata
ifiorno
il
una commedia fattagli in camera », e così fece quel giorno 4.
(2) Sono notissime le denominazioni di questi balli.
(3) Nessuna notizia si ha di feste latte a Modena per l'arrivo
pio.
Fece nondimeno l'entrata
là
dove
(|Uol
A.
ohe
si
son fatte solenni come a Mantova,
si
havea dato
principe tre anni sono
la Infanto a-!sai
Si son ricevute le
ordina S.
lettere del Ferrari di 17 di inai^io e di 7 del passato, alle quali
perchè non s'è havuto tempo,
e
.-
con
esteuM;
della coppia
anzi da questa lettera dal 16 luglio pare escluso che se ne facessero
risponda ohe, quanto alle nozze della Infante, non
innanzi
honorevole o
si
videro
prinoi-
soldati a
molli
pie et a cavallo che fecero bellissima vista e piacquero iiiaiiitainea'o al fratello dell'Infanto et a tutti
i
cavalieri ohe l'ucooinpa^navaiio.
por lo mairsrìor con molta liboralitA, ed
Corto del S.r Duca
di
Savoia et
»
il
I
donativi sono stati
tutto quel
popolo,
ch'è
^enti Kstensi in Kpaicna: Miiiuu di lotterà a
ftollaiito
un BalUtUi
di
l'ulvio To~tl,
tutto Piò cho riiruanla queste festa.
i>iii(;<)mo
una
staU
(B. Archivio di Stato in M<xloiia; Cancelleria Du'-ale; Carteiprio
mano
fatti
a Turino e
principe ha data di so taio soddisfattone alla
di
maraviirlia...
Arabavoiatori e
Ferrari^ IG loglio ldU8,.
cho ho riprnl
.tt» noi voi
HI
—Ci
•
Ari-
per compiere
—
103
—
si può dire, et io come suo devotissimo servitore
buon prò ma avendo circa otto giorni sono ricevuta una di V. S. 111. ma e R.ma e per quella non mi avendo
detto niente, ho creduto sia mal capitata. Io però vengo di
che più non
gli detti el
;
nuovo con questa a rallegrarmi e ringraziarla infinitamente di
tanto onore ch'ella mi ha fatto trattando di me in tale occasione, con tanta mia reputazione, e di più fatto versi bellissimi
in mia lode, ch'io non so altro che mi dire, se non che terrò
memoria etema de' favori di grazie che del continuo mi fa....
Di Firenze li 28 luglio 1608 » (1).
E il Rinuccini ancora due anni dopo, il 24 giugno 1610, poteva dire allo stesso Cardinale: < La fama delle feste fatte in Mantova è grandissima, e certo con ragione quanto più ci penso. »
.
(1)
Ademou.o, Op.
da lodare
il
eit.,
p.
&4-5.
—
S'itrnora a
Perì e di comporre versi per lai.
che
proposito
il
Cardinale truvass*
X.
Le feste
Già
Firenze nel 1608.
di
veduto come dall'agosto
s'è
1607
Medicea
la corte
a-
vesse impegnati per le feste che medita vasi di fare in occasione
delle nozze del principe ereditario Cosimo,
Giudizio di Pari-
il
de del Buonarroti e una Veglia del Cini.
Ma
nò l'una né
l'altra
,
si noti
,
erano
che
spettacolo
lo
potesse gareggiare con quelli di Mantova, come era nelle intenzioni dei Medici; né l'una né l'altra erano lo spettacolo in
sica cui par difficile che Firenze volesse
avuto
fino allora quasi
il
rinunciare
vanto esclusivo; che
storale, la quale fu soltanto
la
mu-
avendone
prima é una pa-
adorna di intermedi musicali,
l'al-
una veglia da intromettersi durante una festa da ballo.
Qualche altra cosa doveva essere ideata e ne fa fede esplicita una lettera del granduca Ferdinando al Duca Vincenzo
del 4 dicembre, con la quale gli negava l'invio di alcuni cantra
,
tanti richiesti per le rappresentazioni mantovane:
«
Non
è pos-
che V. A. resti servita nel potersi servire del Brandino
sibile
né di Fabio castrato nell'occasione delle nozze del Sig. Principe
suo
perché ancor
figliuolo,
vicino a simil bisogno, et avendo
io,
i miei musici non
potevano bacommedie da farsi, ricercai il sig. Cardinale Montalto che volesse accomodarmi de' suoi
et avutane la parola
bisognò subito mandare loro le parti perchè cominciassero a
già più giorni considerato che
stare per tre
,
,
studiarle et impararle, siccome intanto fanno qui
però non possono punto assentarsi
,
et tanto
i
miei,
quali
tempo
di maniera disposte le cose, che pochissima differenza di
ci
i
meno che stanno
potrebbe correre dalla celebrazione delle nostre nozze a co-
teste di
V.
A... »
(1).
allo ateaso Une U
V. A. mi ha rinnovato il dispiacere causatomi dall'altra simile fattami dal sii;. Daca, poichò anoJio a
questa sono costretto a rispondere con la medesima negativa. Lo donne di Giulio Ro(1)
Anche
la
Dachossa
di
Mantova, I^onora dei Medici,
(crandncA suo zio, e ne ebbe eguale negativa
mano bisognerebbe che
Knato, et
giorni
si
:
<
pregò
....L>a rìcJiiesta di
foesino altrettanto, ut non bastorebbo por quello che
s'
ò
diito-
d anche in certo modo cominciai» n mottoro in OHocu/iitno, poichò gi^ più
detto principio a provaro lo parti, che a quest'ora Mon mozzo imparate.... »
Vedemmo
si
peK) cho poi furono conce<lutì
miasione del Binncclni.
il
Hrandino o
la
Sottimia
in seguito all'intto-
—
Ma
quali erano
dunque
—
105
Marco da Gagliano
ci
del 21 luglio al cardinale
commedie da
tre
le
lo spettacolo principale, l'opera in
musica
farsi ?
Quale
una
lettera
?
mette sulle tracce
con
Ferdinando Gonzaga
che era stato
,
eletto protettore dell'Accademia degli Elevati:
«
della
Gli Accademici con ogni reverenza ringraziano V, S. lU.ma
memoria che tiene di loro suoi servitori e si offeriscono
prontissimi a obbedire ogni suo cenno.
Si è trattato di far
commedia
in queste nozze, e fra molti
discorsi questo si è stato approvato
nell'Accademia
poesia
a
lui,
il
Ottavio
S.r
dandoli in nota
gare e secondo quelli faccia
comunemente
Rinuccini,
sia
suggetti che
i
parte,
le
:
che avendo
bene far fare
si
la
possono impie-
concludendo in
questa
buono onde io non ò
volsuto cimentare l'opera di V. S. lll.ma non avendo autorità
di dichiarare la sua intenzione
che io quando questo avessi
fatto non avrebbono replicato cosa alcuna, anzi ne sarebbono
restati favoriti. Se a V. S. lll.ma paresse che io ne ragionassi,
ne avvisi, ch'io farò il tutto con quella maggior destrezza che
sarà possibile, se ben conosco non poter fare cosa alcuna se
non dechiaro esser sua intenzione il far la sua favola, la qual
maniera poter riuscire qualche cosa di
;
,
cosa a
me non
pare conveniente....
»
Troppe vanità erano da soddisfare, troppe gelosie erano in
Già vedemmo 1' animo del Buonarroti e
del Cini contrari al Rinuccini, ed ora non mancava altro che
ci si mettesse di mezzo il Cardinale, concorrente anch'egli alla
immortalità con un melodramma (1).
L'esistenza di malumore ci è subito svelata da un' altra
lettera del Gagliano allo stesso Cardinale del 29 luglio: « ... Si
assicuri che l'Accademia degli Elevati, servitori di V. S. lll.ma,
non temerà d'avversità nessuna mentre avràla protezione
sua, quale si spera non abbia mai per tempo alcuno a mancare,
e potrà essere che resti per opere da altra Accademia meglio
ballo per quelle feste
(I)
B
!
curioso però che nolla
qaattro libretti abbiamo memoria
ci resti di
:
lai
quando, oltre
quello fatto a Pisa nel
l(>Ot>.
ai
balletti,
cui
uno del 1615 che voleva far musicare dal Monteverdi (Davahi, Op.
e on kndimion» del 1617 db., p. 36).
del 10118;
bOLKKTI.
almeno
accennai;
di
questo
cit., p. 32);
14
—
servita
—
non per prontezza e divozion
,
quanto sia
Ma
ne
desiderio di servirla
il
mici Elevati....
,
animi
La commedia non
«...
tempo
ben
sapendo
degli
accade-
»
che
il
non
l'infastidire taccio....
si
farà
,
Gagliano
per quanto scorgo,
alle ire degli
»
È
anche
trovasse
si
alto protettore, fisso nella sua
maestro
che
l'
che
abbia a sdegnare che
L'Accademia non
suo
V. S. Ill.ma faccia
una
fa-
sperando
mie note sieno da quella ono-
le
alcuna per molti degni rispetti;
fa cosa
non terminerà cosa
assicuri V. S. Ill.ma che
il
favola; e però il 30 settembre
Accademia nulla avrebbe fatto:
Ho sentito grandissimo gusto che
si
in
era
disgustare
vola, assicurandomi che sia per essere cosa rarissima,
non
6
già
immaginare in quale
facile
povero
il
accademici e non poteva
tornava a confermargli
rate.
il
è breve e ci sono molte altre difficoltà, quale per
posizione delicata
«
animo
d'
gli
la vittoria degli oppositori è confessata dal
agosto:
mezzo
106
alcuna
si
senza la
volontà sua.
La donna
se
non
fossi
deirill.mo Card.le Montalto è cosa rarissima
che
la Sig.ra Vittoria la
direi assolutamente che ella fosse più
mai desiderato
e
,
supera di boutadi voce,
singular©
(1).
lo non ho
altro che servir V. S. Ill.ma, e se alcuna volta
ho fatto in ciò resistenza, è proceduto per difetto dagli obbli^i
gravi che mi trovo;
ma
per ese-
fatto le nozze starò all'ordine
guir tutto quello che da V. S. Ill.ma mi verrà accennato, con
che umilmente
conceda
(1)
il
le
bacio la veste pregando
colmo d'ogni
La donna
lol
di
All'Ippolita
del
2
(ofr.
fli
Solerti. Le origini
v.
Dico del
mifclior
D. che gli
è
ricordata
con
M fmiodramma
lodo
oit.,
|».
p.
61
e
che noi non siamo
cantare, non cantando
<
Roma,
:
fra quali quella
[donna napoletana
del tig. eard,]
Montalto riesce cosa
meraviKlia e passa tutte tutto «
€ cesi
dal
110
—
—
;
senno
<
<
S.
luoj^hi
anche qui addietro
affoeto ]6pS di cui la carte è stnip|)»ta
« di
N.
I'àdemollo, La beli' Adriana, v. indio»).
essa era venuta a Fironzo fino dal ÌUfi
riferiscono certamente quelle parole monche di una lettere del Rlnacoinl
entrambe parla in più
Por l'Archilei
il
(2)
Card.le Montalto, Ippolita napoletana,
OrosrrKtANi e dal Dblla Vai.lB
o p. lai);
felicità. »
di irran
luntra;
dicono i^rintondenti. In ancora non l'ho udita.
(OiriTA, 0. Aifiuceint, Mantova, 190U, pp. 19: I-M).
(2) £ aveva ra^on* il Da Oaf liano di tener di conto
il
>
Cardinale, alla coi in*
k
— 167 —
Aveva
Rinuociai corrisposto al primo desiderio della magdevoti ? Io credo di si, quan-
il
gioranza degli accademici a lui
tunque nelle lettere scambiate nel corso dell'estate
Soltanto
sioni a invidiosi e maligni (1).
giugno è detto:
in
quanto
rei
ohe
A
«
settembre avremo
al sospetto se
non
20
e dire di-
Parole enigmaticiie,
>
allu-
del
nozze; non posso dirle
le
l'istesso, e se io avessi
dubbio diverrà certezza.
il
prima
nella
Cardi-
col
mancano
nale non ve ne sia alcun cenno, mentre però non vi
ma
che
Mantova col
manovre degli
certo si ricollegano a discorsi fatti poco prima a
Cardinale in ordine alle teste di Firenze e alle
emuli.
Ed
è notevole anche la serenità forse ostentata di quella
del 2 settembre:
il
sig.
Paolo Orsini;
Qui
a.'
si
prova a furia varie musiche; parti
dieci d'ottobre saremo nel fervore delle
qual tempo dovrà essere qui V. S. Ill.ma. Di noi non
feste, nel
ho che
< ...
dirle... »
(2).
Io credo, ho detto, che
il
Rinuccini pensasse, insieme
Mantova, a cogliere anche
gli allori di
per questa occasione preparasse
Narciso. Infatti
il
nora inedito, vi è fatto da Giulio Caccini,
il
il
ridice e con la
Rapimento di Cefalo
pro-
i
con
(3),
ì'JEhir
d'alto stupor le scene aurate
la bell'alba allor le voci udirò,
AUor
E
fi-
quale, dopo aver ac-
Dafne:
Colme
De
il
che
prologo,
cennato alla sua nascita e alla sua vita musicale, ricorda
pri trionfi a Firenze con
con
quelli di Firenze, e
gli abissi al
gran cantor s'aprirò
le fronde amate.
pianse Apollo su
sione ricorse poco dopo per avere la saccessione
pella a S. Lorenzo (cfr.
Vooel, Oagliano,
lett.
di
Luca Bati come maestro
21 ottobre e 25 novembre);
portò a non so quale malinteso, in cui fu implicato
il
Rinuccini
[ctt.
ib.,
ma
di
cap-
tutto ciò
doc. 17-18-19,
lettere F> e 30 dicembre; e Civita, pp. 142-3 e 196-7).
(l|
Sono
20 giugno, 3
le lettere dal
luglio,
14 luglio, 2 aicosto edite
È
Op. oU., pp. 66-69, e l'ultima della Civita testé citata.
dano un'amica che
il
il
i
maligni non avevmno tatti
vi
erano anche altre ragioni.
(2)
Adbmollo,
p. 60-61.
— Pochi
Cardinale, che aveva espresso
accetUre
(p. 197-8),
l'(jspitolità in
ma
dall'ÀDEMOLLO,
le malii^nità rig-oar-
Rinuccini teneva in casa per incarico del Cardinale
destrare nel canto, e però
che
vero che
casa sua
il
giorni dopo,
desiderio
(cfr.
di
Civita,
p.
il
i
torti;
ma qua
16 settembre,
assistere
194-95), e
alle
il
feste
anche
e
e Taceva adlà
si
capisce
Rinoccini invitava
in
incognito,
l'altra del
ad
22 ottobre
che dubito debba essere del settembre, perchè al 22 ottobre si era già nel
Cfr. anche A. Neri, OtUn-ùUo Ckiabnra e fa eortedi Mantova
mezzo delle feste stesse.
nel Oiom. Star. d. Lett.
—
Italiana, vu, p. 322.
Intendo così l'accenno a,U'AUn della quartina che segno, qoantanque sia un po'
ostico ve<ler chiamata Alba, V Aurora del Rapimento.
(3)
— 108 —
Per
benché dagli anni stanco,
g^ioia tua,
O
sostegno e splendor d'Arno e Loreno,
Note pili care ancor trarrò dal seno
Cigno canoro più, quanto più bianco (1),
che fa
Il rivolgersi
Lorena
»
,
cioè alla
Caccini
il
allo
«
splendore d' Arno e
granduchessa Cristina di Lorena, dimostra
che questa era ancora sul trono
,
e ciò mette la
composizione
del prologo prima del febbraio 1609, quando mori Ferdinando
cui succedettero Cosimo II con Maria
le
nozze dei quali appunto
Ma
v'è di più: la
si preparavano
le feste del
prima di queste due strofe è pure
quale in un altro prologo in persona de
finora inedito, per
il
possibile solo dopo
il
Le
e con ciò
il
non
solo
il
e
Musica^ anch' esso
1608:
me-ste voci d'Arianna udirò,
Rinuccini veniva a comprendere
Ora è evidente che
prie opere (2).
ma
La
1608.
tale
una rappresentazione della Dafne fatta nel
secondo verso vi ha anche questa variante,
ma
febbraio 1611,
I,
Maddalena d'Austria, per
concetto che informa
i
egli
due prologhi
versi e strofe intere in quello per
1
il
,
le pro-
che è uguale,
Narciso se
che nel 1611
steriore al 1611; all'incontro è facile
perato parte del prologo fatto nel
tutte tre
non avrebbe ripetuto
fosse
po-
abbia ado-
608 e rimasto ignorato
(3).
vi) Cfr. voi. II, pp. 191-92.
n, pp. 103-104.
Se non fosse che il Caccini non ebbe parte nell' AriawM, e però non doveva
essere da Ini mentovata, si sarebbe potuto supporre che il Narciso fosso composto anche
suoi tre melodrammi
prima del trionfo AoW Ariantta.
Il Rinuccini ricorda insieme
in un sonetto, che i^ià pubblicai nel Oiorn. Slor. d. Lttt.ra Ital.fM, xxxix (l'J()3), p. 106:
(3) Cfr. voi.
(3)
—
i
Qnal Musa e da qual
ciel
Ondo pianse Arianna
E
quelli ond'il f^ran
Fé'
sì
i
L'aurate
versi
del
mondo spento
?
flebil
concento
mirò, scherzo del vento,
d'or che fronde rSrti ?
fila
Dir non saprei
i
tormento,
di sospiri aooeai
boschi udir
Quando Febo
Foco
Re
dettommi
fior
dolcemente Orfeo dolersi
Chi quei temprò che
SI cari
il
:
che per l'antiche
Argro famosa e la
si
Qunnto cantai, quanto
LaMl ne' voatri
Oro sempio con
<iceno
che cantando scrisse
ascoltai ciò
dotta Atene.
la
penna aoriiM
rai, stelle
i;li
occhi
aerane,
il
cor l'afllMe.
—
E
—
109
ripensasse e adattasse
spiega assai bene com' egli
si
parte
del prologo del Narciso per quello del 1611, poiché appunto in
1608
questo volle dolersi del torto usatogli nel
negligendo
il
Narciso.
Infatti dopo la strofe già riferita, che
opere,
il
enumera
le tre
prime
prologo del 1611 continua:
Ma quando
mi credei per più bel canto
le chiome
Turba, di cui ridir non degno il nome,
Tolsemi ogni pregio, ogni mio vanto;
Di più famoso allòr fregiar
E
poteo
Ove
che dal reale albergo
si,
d'or mi credea rinnovar gl'anni,
Per sottrarmi d'invidia a' feri inganni,
sdegnando, disprezzata il tergo.
Volsi,
Infatti nei copiosi elenchi di gentiluomini che presero parte
1608
alle feste del
quelli
<
Rinuccini appare una volta sola tra
(1), il
che accompagnarono l'IU.mo
chese di Guillana, a Bersighella
Lorenzo Salviati, Mar-
S.
incontro alla sposa: do-
(sic)
»
vere al quale non avi-à potuto sottrarsi;
ma non
tra quelli che fecero livrea, né tra quelli che
varie fest«, quantunque,
si
noti
amico
particolare
(t)
Questi elenchi,
sorixione
Cosimo
|
de'
Firenze,
|
Delie
|
F\sste
Medici,
|
Appresso
tar. rappresentante
Mwsv»,
Bailo
e
\
nette
nati noxxe
|
I
Con
|
Ardduehesaa
licenzia
alla Corte
,
suo
d>
Avstria
\
82-92 della Dt^
Di Toscana
[stemma mediceo]
Seremesimi Principi
de'
corteo dell'entrata solenne.
Drammatica
Giudizio
di lui fu rappresentata.
saddirisi per varie categorie, occupano le pp.
Fatte
Giunti, 1606.
il
il
D. Griovanni de' Medici
né cosa alcuna
Maria Maddalena
e
i
(2),
appare più né
occuparono delle
intermedi per
gli
,
di Paride fossero invenzione di
si
|
de' Superiori, in-4, pp.
— Per
le
Medicea ecc., ad an.
100,
varie ristampe v.
— Autore
il
|
|
D.
In
con una
min voi.
della Deterixione
fu Camillo Rinuccini.
(2)
Gli argomenti degl'Intermedi, che sono largamente descrìtti nell'opuscolo testò ci-
tato, furono del
primo Astrea. del secondo
II
Giardino di Calipso, del terzo
Amerigo Vespuooi, del quarto Vulcano, del quinto
La Nave
di
Tempio deU% Pace; e gli autori dei
versi furono rispettivamente Lorenzo Franceschi, Alessandro Adimari, Giovanni Bardi
II
—
Quando un anno e più fa stampai
non aveva compiuto questi studi; oggi vorrei tolta l'indicazione supposta a p. 341 che quelle due mascherate di Ottavio fossero fatte per queste feste: perchè
quantunque nella tavola rappresentante il convito, annessa alla Deeerixione ora citata,
sia espressamente indicato Apollo stU carro in una nuvola cantando, di contro v' è una
Ninfa cantando in una conca marina, e pare strano che una si breve composizione, come
deve essere stata quella per il banchetto, fosse di due autori a meno che la parte della
Ninfa non fosse anch'essa del lUnaccini e sia perduta.
conte
i
di
Vnrnio, G. B. Strozzi e M. A. Buonarroti.
testi del II voi.
;
—
—
110
Mantova
Nell'agoato, dopo essersi riposato, reduce da
mesi a Savoaa
soli
,
giungeva a Firenze
anche
,
due
Chiabrera
il
,
chiamato dal Granduca perchè recasse anch'egii qualche coatributo alle feste (1). Il fecondo poeta ne approfittò per far
stampare intanto alcune sue cose e il 28 settembre scrivendo
al card. le Ferdinando Gonzaga per dolersi che si fosse saputo
,
aver egli rinunciato a venire a Firenze,
« ...
Ho
gli
composto una canzone sopra
il
diceva
:
balletto a cavallo...
particolare del Ser.mo Principe, e perdo assai che V. S. lU.ma non
mi averebbe fatta grazie di porgerlo a S. A.
in alcuna stima appresso lei dalla quale
parole
porrai
due
e con
poco debbo essere conosciuto.... A. S. A. apparecchio due favolette per doversi rappresentare cantando, una tutta lieta e festosa, e l'altra dolorosa, non so quanto sarò fortunato con le
sia qui, perchè ella
Muse questa
volta, che tanto
mi importerebbe
umilmente faccio reverenza a V.
fine
La canzone
Per
è certo quella
balletto
lo
dal Granduca Cosimo nelle sue nozze,
Poiché
gli abissi di
e qui facendo
:
R.ma
S. Ill.ma e
la
>
a cavallo
fatto
quale comincia:
pregar fu stanco
Della bella Euridice
Il consorte infelice,
Ver'
le
Strimonie rive
ei
volse
il
passo;
Qui, sotto l'ombra dell'aereo sasso,
Ei lagrime doglioso
La
E
beltà che perduta ancor l'incende
l'inferno accusò, che
non apprende
Esser giammai pietoso.
concetto qui annunciato è l'argomento de
Il
feo,
una
delle tre Favolette
da
recitarsi
qualche anno dopo, nel 1615; è dunque più che
quella
dolorosa che
il
H pianto d'Or-
cantando edit« a Firenze
probabile che
Chiabrera preparava fosse appunto que-
sta (2).
(1)
NiRl, Op. mi.,
(i)
Il
321-22; n
p.
àdimoluo, La bMAdritma.
p. 84.
principio della faroletta è quel Pianto d'Orfeo eh* errava 41ap«n<i
can»>notta tra
1«
Opere del Chiabrera e ohe inoornhioM
Numi
Cfr. la blbiio^ralU e
il
d'Kbisao, numi.
tasto
mI
toI. IU.
:
come una
—
Ricordando che già
il
Ili
—
ne aveva composta una
Chiabrera
per Mantova l'anno innanzi, non possiamo tuttavia determinare
qnale fosse l'altra lieta e festosa: non, a quanto pare, il Polifemo geloso e non VOrizia, che sono le altre due contenute nella
stampa testé indicata ma forse una delle altre due smarrite
;
La
Cosmo
pietà di
e
Amore sbandito
:
e,
forse,
per l'argomento.
la prima di queste, tanto più che il poeta bramava cattivarsi
1' animo del giovane principe dal
quale, come s'è veduto, si laconosciuto
abbastanza
essere
di
non
(1).
gnava
Riassumendo quanto ho narrato fin qui, sì vede chiaramente
che dopo un anno di preparativi le feste fiorentine stavano per
essere di assai minore importanza artistica di quelle di Mantova,
mancare proprio quello spettacolo di cui
il primato, cioè
melodramma,
vendetta questa assai sufficiente allo sdegno del Rinuccini. In
e sopratutto veniva a
Firenze aveva fino allora tenuto
fatti le feste
che durarono dal 18
,
giorno
ottobre,
novembre, tralasciando
della sposa, al 5
le
dell'
cose minori,
arrivo
come
il
Giuoco del ponte fatto dai Pisani e una giostra di Senesi, si ridussero ad un grande convito fatto il 19 ottobre, durante il
quale probabilmente fu cantata una delle favolette del Chia,
Veglia dei Sogni del Cini che fu introdotta duballo del 22 ottobre e piacque assai, tanto che fu
gran
rante
ripetuta in appresso altre due volte e al Giudizio di Paride
dato il 25 ottobre, di cui piacquero assai piìi gl'intermedi musicali, come attesta chi vi fu presente. Non entrano nel novero
la giostra o Balletto dei venti a cavallo fatto in Piazza S. Croce
brera
alla
;
il
;
il
27 ottobre, e
l'
Argonautica
spedizione degli Argonauti e
dal Cini, che ebbe luogo
il
,
1'
il
mio
art.
che simulò
la
(2).
e accademiche si assopirono, atfeste,
ma non mancarono
loro influsso sulle feste stesse
(1) Cfr. il
,
attacco e presa di Coleo, ideata
3 novembre
Le ire letterarie, musicali
meno in apparenza, durante le
citare
festa sull'Arno
a quanto attesta
di eseril
can-
Mntando di Q. Cbiabrbra nel OìorBaUo e Drammaiiea alla
Chiabrera mandò poi al Cardinale, nel dicembre, le com-
Le Fhvolette da
reeitarsi
ruUe Storieo e Letterario della Liguria, an. iV (1908) e Muaiea,
Corte Medicea
cit.,
ad an.
—
Il
posizioni fatte; cfr. Neri, Op.
(2)
Si veifga
Miuiea, Ballo
tresì la
e
la
cronologia
Drammatica
Veglia dei Sogni.
eit.,
,
p. 326.
descrizione o illastrazione di queste feste
alla Corte Medicea «t.,
dove
in
nel
mio
appendice è riprodotta
voi.
al-
-
-
112
tante Francesco Campagnolo nello scrivere che fece
Gonzaga
al cardinale
€
V. S. Ill.ma et Rev.ma mi comanda ch'io
...
31 ottobre
il
:
le
dia conto
non vorrei per avventura parer uomo matuttavia sapendo che è per venire costà Marco, tanto ser-
di queste musiche: io
ligno,
omo
vitore suo et
me
scrivo, a
con molti et
né
che
di credito,
le
fede
farà
le
loro,
a bocca a V.
infiniti difetti quali scoprirò poi
Mes.r Marco mi lascierà mentire
l'istesso
quanto
di
sono parse molto brutte la maggior parte di
S.,
questo è pro-
et
:
ceduto da un mal governo et mera perfidia d' uomini piuttosto
viziosi
che
virtuosi....
»
(1)
mantiene in un riserbo assoluto 1' 11 novembre soltanto accenna al Cardinale « ... Non le dico cosa
11
Rinuccini
si
;
:
alcuna delle
ranno
il
ra... »
(2).
feste:
il
detto sig. Cosimo e
tutto, oltre alla relazione
A
me
pare
relazione a stampa:
Campagnolo
il
molto eloquente questo
da essa
il
rimettersi
riferito assai
meglio a voce
alla
Cardinale avrebbe veduto che
grande spettacolo musicale era mancato, e degli
di
le di-
che fra due giorni uscirà fuo-
altri
il
avrebbero
mantovani che tornavano. Ottavio
i
a poco, nel maggio 1609, vagheggiava egli stesso un viaggio
li
a Mantova,
ma
intanto la bufera scoppiava come
sta sua lettera del 5 agosto al Cardinale
«Come una parte d'Accademici Elevati
nova Accademia,
il
cademici, tutto
si
lei,
che ciò non
devozion nostra,
,
il
ma
abbino creato
disegno
d' an-
ogni giorno di sollevar novi ac-
serbava a darne conto a V.
passaggio di qua per Roma;
donati da
ribellati
pretesto del loro sdegno
nullarla del tutto, procurando
spiega que-
ci
:
ma
la gelosia,
temere
ci lascia
S. Ill.ma al
suo
non d'esser abbansua e
la cortesia
la
che eglino per qualche via non procaccino
d'intepidire quell'ardente affetto ch'ella
ha sempre mostro
di in-
nalzare questa sua devotissima Aa^ademia, ha mosso questi
gnori Accademici ad avvertir me,
come
si-
consolo, ch'io scriva a
—
Op. oit., p. 17 n.
Voobl, Oagliano, p. 48. —Una traccia ili quatte
ha in ciò che il Bnonarroti, incaricato dal Oonzah'a di trattare por avM* a
Mantova la Cocchina flgliaola di Giulio Rumano, rÌHp<in<l(>va il :I0 diconibro 1608,
ousandoAeno «....poiché io stosso con lai non mi vodeva ai presento in quella oogio•tiohozza che io solova OMere... » (ÀDaiioLLO, La btItÀdriana, p. 83).
(1)
Da VARI,
frare si
:
(2)
COBO
li
Civita, Op.
eit.,
198-99.
— Marco
Da Qagliaao non andò
rllova da altra lettera d*l Binaooini del 6
poi
più a
wuggio 1609 (Civita,
Mantova,
p. 199-300).
—
V.
—
113
ricordandole la devozion loro e la stima eh* eglino
S. Ill.ina
fanno della protezion sua per assicurarsi
U quale
del suo favore, mediante
mai,
tntto e per
in
quali rimangono ancora in gran numero, et
i
tutto
fioriranno gli Elevati più eh©
i
migliori:
non
se n'essendo ribellati che la quarta pari» in circa, tanto a torto
quanto potrà giudicare V. S. Ill.ma quando passerà di qua;
fino al qual tempo sospenda il suo giudizio e mantengaci il solito favore che di tanto la preghiamo et insieme con tutti questi suoi servitori e
Di Firenze,
Agosto 1609.
I
nomi
.
Accademici
le fo
umilissima reverenza.
dalla solita residenza degli Elevati,
ma siamo
dei ribelli mancano,
rono
il
Buonarroti e
rono
le
£uiunanze, poi divenute famose, nel
1'
animosità rimase,
trambi
il
di 5 di
i
capi fu-
.
il
come attestano due
mano
scritti di
sicuri che
che incomincia-
Cini, e forse fu allora
del Rinuccini,
i
palazzo Buonarroti;
sonetti,
quali
si
che
trovo en-
riferiscono alla
rappresentazione della TaTìcia:
Se non m'avesse
Quando
caldo assassinato
il
a sentir Cecco e Ciapino,
stetti
E
la Tancia e la Cosa e '1 Cittadino,
Credo che di piacer sana impazzato.
questo
Non
Or
E
si
eh 'è un mo'
vadiasi a riporre
'1
di far garbato.
più tocco dal greco o dal latino:
Savonese
col
il
suo
Rinuccino
gonfiato.
stil
Ballar cnlle civette e co' panioni
E con
le
seghe e con
Chi vedde mai
E
le
vangaiuole.
le
più belle invenzioni ?
quei concetti poi, quelle parole.
Con
quelle belle zolfe a sdruccioloni
Certo 8on maraviglie al
mondo
sole.
[Risposta].
Che
la
Tancia
sia
moglie
di
Ciapino,
Signor Ansaldi, non un testimone
Ma fede ne faran mille persone
Che vedono sposarla
SOUEBTI
nel casino.
16
—
Or perch'ella abbia
Hassi
114
Ietto
—
un
polizzino,
questo a giocar
pei-
di
bastone
Con tanta poca faccia e discrezione
Che si levi al fracasso ogni vicino ?
come
S'io fussi
voi, dottore, assiso
Giudice di tal caso in una sedia.
Affé eh 'un collo si vedria diviso.
E
se direte che la fu commedia,
Risponderò che in allegrezza e
Dovea dunque
Vedrassi a
Maneggiar
mano
il
a
mano ogni
baston
premise
alla quale
Ma
il
(1).
Rinuccini
anni
.
forse deposto
di silenzio nelle
appunto con quella rappresentazione
fatta nel febbraio in casa di D.
Dafne
dici,
il
sdegno, ricompare dopo due
lo
feste della corte fiorentina,
della
plebeo
come un Pompeo
Ciò nel 1611: quando appunto
alquanto
'n riso
non in tragedia.
Se non ci si rimedia
finir,
Giovanni
Me-
de'
prologo che ho in parte riferito
(2).
compose ancora qualche balletto e qualche mail Narciso, né alcuno più ne l'eoe
se egli
scherata, Firenze non udì più
(1)
lug;lio
Sono
Trivnlziano
nel cod.
lissima riverenza a V. S.
(2)
1006.
1611 al cardinale Gonzaga così
Non è poro dn
III. ma.... >
credere che
il
:
— Iacopo
Cicofifnini finiva
(Adbmollo. Op.
oit.,
p.
:
Ben d'alma fronde inghirlandar le chiome
Srimmo mio studio fu, soave cura,
Si forte paventai che tomba oscura
Col fragii vel non racchiudesse il nome.
Ma
si ratte al
fuggir de' giorni miei
Dieder le penne
Che
al voi l'ore serene,
col nobii desio la bella
spene
Tra noiosi pensier stanco perdei.
Languir
sentii del coro ogni virtute,
l'ooo manc<'ì ch'io
Né
più
ft<r
non perdei me
stesso,
risonar Pindo o Permesso
Della cetera mi»
le
62 n.)
Rinuccini dimoi\ticasse: anche
a Cosimj Minerbettl, scritte di sicuro molti anni dopo, presso
cantava dolente
una
« Li due histrioni Ciapino o
corde mute.
Troppo mal fortunato in terra nacqui,
Troppo il mondo provai scortese e ingrato;
E tu '1 sai ben, che 'I mio si dubbi<i stato
E le sventai* mi* teoo non tacqui.
al
lettera del 90
Cecco (anno umi•
in -certe
fine di
qu.irtine
sua vita,
e)?li
—
ma non
motto:
momento
fervore per
Roma
recò a
si
—
da credere che
è perciò
rinunciato. Nel 1610, nel
Firenze e
115
là,
(1);
dove
teatro musicale, egli diede
il
Rinuccini vi avesse
il
maggiore, egli lasciò
dell'ira
cominciava
allora
Loreto Vittori, cantante famoso e compositore di gran merito
ma
nella speranza che lo ponesse in musica;
il
il
suo Narciso al cav.
il
(2),
regalò
Vittori
il
manoscritto al cardinale Barberini, nella cui biblioteca rima-
se nascosto fino ai nostri giorni (3).
E
forse
Mantova
anche nella speranza che
vendicasse
lo
Monteverde (4),
quando già il Rinuccini da sei
il quale il 7 maggio
1627
anni dormiva nella tomba inviava al Duca di Mantova, dal
quale era stato richiesto di opere. La finta pazza Licori di
mandò
di Firenze,
o
diede
il
manoscritto
al
,
,
Giulio Strozzi, e insieme diceva:
« ....
Mando
presente Narciso opera del
il
sig.
Ottavio Ri-
nuccini non posto in stampa, non fatto in musica da alcuno, né
mai recitato
non
in scena.
come
in cielo,
ma
tanto,
di
Esso Signor, quando era in vita, che or sii
me ne fece grazia de la copia
prego di cuore,
glielo
pregarmi che
sua opera, sperando che
(1)
Civita, Op.
p. 147
cit.,
la pigliassi,
e
lettere
a
amando egli molto
tal
a porre in musica. Holle dato
io l'avessi
p.
201-2.
— Baccamadoro-Bamki.m
F.,
Ottavio Rinvenni, Fabriano, tip. Gentile, I90O, p. 243.
(2)
RoLLAXD, Op.
eit.,
pp. 144 sgg.
—È
carioso
come
il
all'Ademollo, che non ne fa cenno in alcun sao scritto ch'io
tace nel
corda
volume / Uatri di Roma
La
nel seeolo
Vettori sia
conosca, e
XVII, Roma, Pasqualucci,
rimasto ignoto
del
1888,
tutto
ove non
ne
ri-
Oaiatea rappresentata nel 1639.
(3) Cfr. la bibliografia
nel voi. II.
Hi Mancano notizie dei rapporti posteriori al 1608 del Rinuccini col Monteverdi:
però in una lettera de) primo del 24 giugno 1610 diretta al Card. le Gonzaga, si legge
« Quelle poche cose che sono comparse dal Monteverde, com'il duo e altr'arìe sono am-
:
mirate da tutti universalmente e dal Zaz2erino fuor di modo; gusto eh' io non mi sono
E
da un'altra del Monteverdi diretta a Mantova, del 20 gennaio 1617, si
e Mi avvisa V. S.
continuar ino sempre
Ill.ma del stabilimento del matrimonio di S. A. 3. con Toscana (a), del quale ora rao ne averà da nascere la sicura risoluzione del far qualche cosa in musica per questa Pasqua, come
ben a questo fine lei mi manderai uova favola da porre in musica. Se questo rispetto
ingannato.
>
apprende che
le relazioni
:
del servire all' A. S. del sig.
Duca
Mantova mio antico signore non mi teneva in
una lettera caloratissima del
sig. Ottavio Rinuccini, che mi avvisa con la bolla occasione del Sor.mo Sig. Duca di
Mantova vogliami transferire a Firenze, che non solamente sarò ben visto da tutta quella
nobiltà, ma dallo stesso Ser.mo Gran Duca, che oltre alle presenti nozze di Mantova
ancora altre se ne sperano, che perciò averci non poco gusto, quasi quasi significandomi
che sarei stato impiegato in qualche fatica musicale, et mi avvisa le noizo con il Ser.mo
di Mantova essere concluse con grandisaimo applaudo di tuttJi
la cit+A di Firenze... »
Venezia,
al sicun)
me ne
(Arch. di StJito di M;intova.
(a) Il
matrimonio
di
di
transferivo a Firenze invitato da
—
Favoritami con altre dal
sig.
Davarij.
Ferdinando Gonzaga con Caterina de' Modici.
—
-
116
più volte assalti et l'ho alquanto dìgesta nella mia mente,
confessar
ma
a
vero a V. S. Ill.ma mi riuscisse al parer mio non di
il
quella forza che io vorrei per gli molti soprani che gli bisogne-
rebbero per
tante Ninfe impiegate,
le
tanti pastori, et
non
Non ho
gico e mesto.
con molti tenori per gli
-et
variazione
altro di
,
et più
con fine tra-
però voluto mancare di mandarla a
dere a V. S. Ill.ma a ciò gusti
il
ve-
Ni dell'uno
suo fin giudizio.
né
non ho altra copia che la presente che invio a V. S. Ill.ma.
Letto il tutto, mi farà grazia il mandarmi gli detti originali per
potermene valere secondo il mio interesse alle occasioni et sappia
dell'altra
che mi sono carissime....
»
Il 22 maggio accusava ricevuta del
due manoscritti: a Mantova era stata preferita La
ritorno dei
finta pazza Licori
(1).
E
non vorrei male appormi nel sospettare una rappresaglia
dell'ambiente cortigiano fiorentino il fatto che mai più a Firenze
Che
furono rappresentate le composizioni del Rinuccini.
della
Dafne
quella
nel 1611 fu recita privata in casa di D. Giovanni, e
certo fu anteriore l'altra nel convento delle Convertite, per cui ci re-
un
sta
Più notevole è constatare che
altro prologo inedito (2),
V Arianna,
presentata
la
quale aveva sollevato tanto grido, non fu mai rap-
uflBcialmente a Firenze (3)
in forma privata nel
convento
dall'altro prologo inedito
fine del
1613 non se ne
che
ci
ma
,
soltanto anch' essa
rimane
E
(4).
poiché
aveva a Firenze neppure
Medici
(1)
finta
al
Duca
Datari, Op.
fnxoM
eil.,
di
Mantova
pp. 77-'78.
— Però
(5) fusse
appunto
neppure qaeata fn
per
poi
di
servire
eseguite.
queste seconda
:
alla
— La
da La Finta pax»a
LÀcori dello Strozzi musicate dal Monteverdi è diversa
dello stesso StrozìEi, musicate nel 1(>41 da Francesco Sacrati
fino
lo spartito,
Don Francesco
è probabile che la richiesta che allora ne fece
de'
come appare
Convertite
delle
svolse la
favola di Achille in Sciro e la finte pazza è Deidamia.
(2)
Cfr. voi. II, p. 102. Si noti però essere soltento
una
ipotesi
ohe
il
prologo abbia
servito per la Dafne.
(3)
Fu
tratte in inganno
feste del 1606 (Op. eU., p.
(4) Ctr.
(5)
La
la
Civita soepettendo che fosse ripetute appunto per
le
U4).
voi. JI, p. 188.
letterina fu edite dal
Davari,
Op.
oit.,
p.
47
n.
:
«
Avendo ardentiMlmo
desiderio d'avere la musica di Claudio Monteverdi sopra l'Arianna del
Sig.
Otteviano
Duea Francesco, all'ora principe, di gloriosa
memoria, vengo a pregare con queste efficacissimamente V. A. a farmene il favore, et
(tie)
Rinuccini, recitete nelle nozze del sig.
quanto più sari con sollecitudine et
si
compiacerà inviarmela prestamente, tento più
sing<ilarmento mi obbligherà alla sua cortesia....
sco ringraziava
ìj
Pnca
del
>.
Ai 26 dicembre lo stesso D. France-
favore concessogli; p però considerate l'urgenza della richie-
Kta è probabile che la recite nel convento avvoniaite
nel
carnevalo
del
1614.
rianna, a quant<i pare, era stete rappresentete di nuovo a Mantova nel 1612,
—
L'
perchè
ilil
—
—
117
a questa rappresentazione presso le Convertite, perchè ogni altra
è esclusa dal Diario da me pubblicato, al quale rimando per
l'ulteriore sviluppo della
di Andrea Salvadori
drammatica musicale a Firenze per opera
(1).
maestro Sante Orlandi che era stato richiesto della Galatea del Chiabrera da lui musi« Godo in sentire che ella faccia di nuovo una cilecca
cata, scriveva poi al Cardinale
:
povera Galatea, e quasi nuovo Bacco consoli l'Arianna, circa la quale s'io fussi sicuro che V. S. non avessi a male, direi che fa molto bene poiché è fatta da due de'
alla
Monteverde
(cfr.
Neri, Studi
sedente, sembra che la
corte di Mantova rimanesse senza la musica dell'arianna, poiché nel 1620 la ridomandò
al maestro, che la rinviò a poco per volta eoa le lettere del 17, 20, 28 marzo e 4 aprile,
non senza introdurvi qualche miglioramento; ma non sappiamo se fu poi rappresentata
suoi più particolari servitori....
davvero
(1)
Ma
132).
cit., p.
Davari,
(cfr.
»
cioè
Rinuccini e
il
il
in seguito alla richiesta di Firenze dell'anno
p.
Musica, Ballo
47 e pp. 72-74).
Drammatica
e
alla
Corte Medicea cit.
attendere
—È
da notare tuttavia una
abbondano
sosta in questi spettacoli musicali; se gli anni successivi
bisogna
di balletti,
Salvadori fino al 1619 col Medoro più volte replicato, con la Reffina S. Or-
il
La
soia data nel 16-24 e nel 1625, con
La
con
Giuditta nel 1626,
Flora
1638; in
nel
mezzo c'è soltanto La liheraxione di Ruggero dall'isola di Aleina del Saraciuelli, musicata da Francesca Caccini, che però non ha le proporzioni di un melodramma. Dopo è un
gran salto al 1637 per trovare Le twxxe degli Dei del Coppola e la ProserpirM, di Pier
Francesco Rinuccini ancora inedita.
Opere da
ma
rappresentarsi
in
|
mvsica.
E
|
tra
Del
il
1625 e
Co
:
il
1645 cadono
Melodrammi
i
Prospero Bonarelli.
j
Alla
\
cioè
\
Serenissi-
'
Gran Dvehessa di Toscana. [fregio] Tn Ancona. Appresso Marco
Con licenza de' Superiori 40; ma del melodramma non hanno le proporzioni, quantunque terminino quasi tutti con balletti. — Segnalo anche un
melodramma senza titelo, di cui la partitura di Jacopo Mellani è nel Magliabechiano II. I.
I
D.
V'itioria
Salvioni.
91).
|
|
m. dc. xlvii.
—Pier Francesco,
un
lasciare la
;
figliuolo di
balli,
prologhi, e L'innamorato
Toscana non è superfluo ricordare
1615 diede in Camaiore un Rinaldo
dramma, che
si
e
vi è
Ottavio
Ofsucci
Venere
Tetide e
— Prima
stravagante, pastfmile.
in quattro atti, più
nel
carnevale
del
che melo-
intermedi
n.
e
di
1659.
Alla cor-
seguente letterina di M. A, Buonarroti
la
premessa e che rivela relazioni col gruppo fiorentino:
so
come mi
sia
il
con l'occasione
spirili elevati
che
di
sig.r Ottavio Orsucci
comparso nelle mani l'intermedij corapositione
fino l'anno 1615 furono recitati nella terra di
tria
conservano alla Trivnl-
si
Governativa di Lucca, ms.
debbo
Al Molt. IH. re Signor mio Oss.mo
Xon
che
Armida
conservano nella Bib!.
tesia del bibliotecario cav. E. Boselli,
che
cui molti mss.
Ottavio, di
piccolo studio: oltre alla Proserpina scrisse la
ziana, meriterebbe
Adone melodrammi, e
|
|
|
j
Camaiore suddita
di
di
quel carnevale, la qual opera et funtione per se
la recitorno
pur
di
quel luog
>
comparve
di
V.
S
che
questa ecc.a mia pa-
somma
stessa et per
lode,
et
fu
li
con
particolar diletto sentita. Io che posso credere questo parto del suo elevato ingegno es-
da furtiva mano levato, ho giudicato mio gran debbito copiarlo nel'a forma
che per la retitutione di esso il ladro venga libbero, et io inestato
di nuovo nella gratia di V. S. alla quale auguro da n. Sig.re il complimento di quella
grandezza che V. S. desidera, e li bacio aff.e le mani.
xxi Gennaio 1633.
suo D.—
serli stato
che
lo presento acciò
—
—
ob. Mich. A. B. .
Nel 1628
si
me<ii a.\VAliffa,
(cfr.
Sforza
trova V Msione di Lelio Altoirradi, rappresentata in
tragicommedia
di ignoto,
musica come
inter-
che è ms. nella Bibl. Governativa col n. 999,
Maria Fiorentini ed i suoi contemporanei lucchesi. Saggio rf»
XVII, Lucca, F. Menozzi, 1879; e per più Uidi v dello stesso
Beverini
i suoi drammi per musioa nolLi Gaxx*tta
Mteraria di Te-
G., Francesco
Storia letteraria del secolo
Sforza, Frnrkcesoo
rmo, an. XIII (l.>s8?i)
(1890), n.i
34 e 35.
e.
n. 51
« Francesco Sbarra e
%
suoi drttmtni
jier
musìAa,
il».,
an. xiv
XI.
La diffusione del melodramma
(Bologna-Roma- Torino- Venezia
Col 1608 finisce veramente
mincia quello della diSnsione
noto per molteplici studi
piutamente chiarito ed
1608-1640).
il
periodo delle
origini e inco-
del
melodramma
in Italia
argomento,
sull'
:
ma
più
,
che com-
tutt' altro
illustrato.
Mentre a Firenze, come ho accennato, prevalgono i balletti
e tace per qualche anno il vero melodramma, Mantova continua
ma
la gloriosa tradizione
più per via di buone
lunga serie
di reali esperimenti. Infatti della
che
intenzioni
di opere di cui si
ha ricordo soltanto tre o quattro sappiamo che furono realmente
rappresentate.
Nulla
conosce intorno
si
dal Villafranchi nel 1609
all'
Atnaranta pescatrice
né
si
(1).
inviata
sa se siano state poi man-
date dal Chiabrera che vi attendeva nel 1610-11 V Angelica in
Ebuda
e la
Rosalba
una rap-
soltanto probabile è nel 1611
(2);
presentazione della Roselmina favola tragisatiricomica avente per
intermezzo V Aurora ingannata del Campeggi musicata dal Giacobbi, di cui più innanzi (3); e ricordando ciò che testé accennai
intorno ad una ripresa dell'^nanna nel 1612
quando Ferdinando voleva
teverdi forse per festeggiare
(1)
Maffbi Scipione, Owvnnni
oolo XVII, CatanJA. Qiannotta,
Cfr. qui aranti
Ci)
uve parlo
Davahi, Op.
eit.,
rappreHentata
il
p.
m.
Nkhi, Studi
cit. p.
Noi
a Mantova
tu
—
L'Angelioa ò
C<»ilrUtuto alla
^Uwia
— Adkmoi.i.o,
//i
i|ui
Chiabntra
IcUertìria del •»-
heW Adrùtna,
p.
8.">.
nei voi. in, la
<|Uoir invenzione
ò
Itotntba
ili
pordatA.
(Sii .iprttxxata
da
iHì-l n.
p.
ivi
riMtaMlp<^ lo
Venere adiinlorfUa, favola trogirn
foxso rappri-soiiUl.-r.
8>of.
29 iriu^no lUlO, di cui Adimollo, Adritmn, p. 257.
(4)
«rduo
o
di Torino.
(3)
lUi:i (a
W2
p.
passa al 1G15
proprio riconoscimento a duca, nella
Villi franchi.
19>i3,
Nulla ha che vo<ioro con ì'Orixia do!
Bona
il
(4), si
una sua favola dal Mon-
far musicare
«-Ir.
AoKMiti.i.o. jip
suo opero
d/i rteilnriti
.'•'ii
'>>'.
in
U. H.
muitim;
liiutìlo,
nin
Ira
nulla
«i
lo
sa
«laali
«iho
—
—
119
quale occasione pare strano che mancassero feste o queste si limitasTirsi e Glori (1). Molti furono
sero al ballo
nozze del
Duca con Caterina
per
propositi
i
le
Medici nel 1617(2), quando al
da musicare una favola di Teti e Peleo
de'
Monte verdi furono offerti
non piacendo questa la Congiunta d'Alceste e d'Ameto entrambe del conte Scipione Agnelli, e una favola di AH e Cibele
di Francesco Rasi e un Endimione ancora del medesimo Due,
,
ca
(3).
Fu
scelta invece la Galatea,
Chiabrera fino
dal
1608
messa
e
presentata
favoletta
musica da
in
landi già dal 1612. stampata anonima
dal
Sante Or-
una prima redazione
non
in
del 1614, e finalmente ora onorata della rappresentazione,
senza che anche in essa mettesse
le
mani Ferdinando: ragione
nuovo ristampata anonima e abbandonata dal suo vero autore (4). Insieme fu data La Maddalena,
sacra rappresentazione di Gr. B. Andreini, musicata parte dal
forse per la quale fu di
Monte verdi, parte da Muzio Effrem, da Salvatore
Alessandro Ghivizzani
(5).
L' anno
Rossi e da
1618
seguente
sempre
il
Monteverdi ebbe wa! Androìneda di Ercole Marliani che trascinò
fino al 1620 ma non giunse mai sulle scene (6); e tutto tace
per
il
1619. Nel 1620, in occasione di una festa per lavori fatti
al Mincio, di
nuovo
l'
Andreini rappresentò un Intermedio nel
quale la musica deve aver avuto parte preponderante
domanda
(7), e di
Monteverdi dello spartito dell'a-
quest'anno è
la
rianna, come
s'è detto, e la richiesta fatta al
al
Peri
dell'
Adone
del Cicognini da lui musicato fino dal 1611 (8).
Nel 1621 vi fu lutto per
(1)
(2)
Davahi, Op. eit., pp. 32-35. — Il
Per le feste fatte allora a Firenze
morte di Paolo
la
vediamo domandato a Firenze
lo spartito del
v, e nel
ballo è qui riprodotto nel voi.
cfr.
il
mio voi.
m.
Musiea, Ballo
cit.
1622
Medoro del Salva-
e
Dramtnatiea,
ecc., all'anno.
(3)
Di tutte qaeste è perduto anche
(4)
Davari, Op.
driana, pp. 232-36.
oit.,
—B
pp. 40-42.
il
testo poetico.
- Neri,
Stiuii cit.,
qui riprodotta nel voi.
ili
in
pp.
127-152.
entrambe
— àdemollo,
le redazioni.
Il
A-
Vogel
(MorUeverdi, p. 35j) deplora giostamente la perdita di quasi tutte le musiche dell' Orlandi.
(5)
Bbvilacqda
K., O. B. Andreini e la compagnia
LeU.ra Ital.na, xxrv, pp. 98-101.
delle musiche a p. 414.
(6)
(7)
(8)
— Voobl,
Monteverdi,
dei
p.
— Anche
Davari, p. 42, e le lettere pp. 59 e s^.
Bevilacqua, Op. eit., pp. 101-2.
Davari, p. 48 e p. 107.
Adbmollo, pp.
—
•231-40.
Fhdeli
369 e
nel Oiom. Star. d.
la citaz.
della
questa è perduta.
stampa
—
—
120
dori musicato dal Gagliano, che è probabile sia stato rappresen-
Gonzaga con
tato nelle feste per le nozze di Eleonora
ratore Ferdinando II
Dopo due anni di
(1).
perfetta oscurità (2), nel 1626
presenta
ci si
V Europa di Balduino Di Monte Simoncelli, della quale
pa accerta
rappresentazione
la
alla
Monteverdi, come
il
vide, contrapponeva l'oflferta della Licori finta pazza dello Strozzi
Rinuccini
e del Narciso del
Davahi,
(1)
Breve Relatìotie
ga.
Con
I
per
il
viaggio
Ingegnere
tova
I
neW
,
Duca
Sig.
il
|
da
|
Maestà
della
e Onfale;
il
si
Mantova,
In
|
Con
licenza
|
contese
Nettuno e AmfUrite
;
prologo
Il
il
il
definitivo
di
Amore, e con un grande
\
Con
|
Gonxaga
Au-
licenza dei
I
Superiori.
fu
1'
Man-
un
che
<
Austria.
rf*
e
|
Lodovico
—A
1622.
questa
andavano
tatti
celeste e l'altro ter-
un contrasto
terzo Borea e Orixia;
ballo
A W Illustrissimo,
In Mantova, per
tra
Amore e
primo ebbe per argomento Alcide
e Proserpina. Seguì una licenza col trionfo di Cupido,
trionfo
ee.
Rappresentata in
|
Marliani
dei duoi amori,
Senso».
|
Appresso Aurelio,
de'
le
sviluppò negli intermedi. Dei quali
secondo
come aneo
apprende che la sera del 18
si
Leonora
|
intermedi lo stosso
il
appresso delle
Kt
I
Cosi in Mantova,
Comedia
\
gì'
e
|
[stemma]
|
Imperatrice
dell'
ducali.
rappresentanti la Ragione
Cupido che
quando
,
cenno lattaria nella
Eleonora Oonxa-
Ducali, M. oc. xxii.
|
JV« Costanti
|
Uercole Marliani.
|
n' è
Monferrato,
et di
dalla qualo invece
nn.;
Osanna fratelli. Stara- patori
commedia aggiunse il prologo e
cantati >, ed ebbero per tema <
reno,
ve
Imperatore.
ii.
di Niiters, ecc.
Stampatori
fratelli,
pp. 78 e ce. 8
prima
la
Fedelmente descritta da Gabriel Bertazzolo
\
Altetxa Serenissima di .Mantova,
auguste noxze
EU dedicatale
—Non
Di Ferdinando
|
dato nel teatro di Corte Le
li^ennaio fa
267-71.
pp.
Città d' Ispruck
Lodoaìco Osanna
Superiori, 4."
prescelta
:
Fatto dalla serenissima Principessa
Maestà.
Cesarea
hcceUentissimo Signor,
relio, ot
|
(4)
apparati fatti nelle sue Imperiali Noxxe.
fino alla
dell'
|
Dello Sposalitio
Saera
la
— Ademollo,
p. 49.
|
superbi
feste, et
et
stam-
la
1627
finalmente nel
e
(3),
proposta di una nuova commedia da musicare,
si
impe-
1'
il
quarto Plutone
fulminato poi da Giove, e col
terminato con ana apparizione
al-
legorica in lode di casa d' Aastria.
L' eg.
(2)
l'Arch. di
anni, se
musica da
si
farsi la
le ricerche nel
notizia del 13
domenica
altri pensieri in
è molto malinconica. »
in
delle Sirene
febbraio 1624
:
<
nel-
ha ritrovato per questi
preparano qui
Si
abbiano a fare, avendo
tre
:
«Si
fece poi
intermedi
e quando Persto taglia
il
detto S. A. a
e in verità che da alcuni
di veglie,
data 27
nel teatro di Corte, e furono
Canto
si
capo che
E
carteggio da Mantova, nulla
alcune veglie in
ma non
Madama Ser.ma
giorni in qua ewa
Carnevale, di sera, nel teatro grande di Corte,
di
sa ancora con sicurezza se
che ha
me
G. Canevazzi, che con cortese pazienza ha proseguito per
prof.
Modena
non una
il
lunedi
apparenti,
capo a
sera
La
oiod
Medusa;
si
cosa con musioa molto galante, e tra l'uno e l'altro intermedio
di
carnevale
favola dsUe
rappresentò
si
veglie
Àrpit, Il
quasi
o^i
ballò... >
e I'Adbmollo. —Per questo e per altri melodrammi
mio voi. cit. Le origini.
Adrmollo. pp. .S10B18.
In una dello lettere del Mon(i\ Davari,
pp. 76 sgg.
t L'Àteverdi di questo tempo, quella del 18 settembre 1627, si legge, senxa precedenti
mifUa non l'ho finita tutta; mi si rìceroherebbero almeno duoi mesi per non msm* di
quelle forze giovanili nel comporre; ne ^ però fatta una buona parte. » Il lig. Divari
da me pregato riscontrò di nuovo l'autografo e vi si legge proprio ÀmitUa: pwrebbe
(3)
Ne
tacciono
il
Davari
cfr. la BU>liografla in fine al
—
—
:
fu finita mori
zaga e finiva
Le
duca Vincenzo
il
la gloria di
-
121
il
e con lui
Mantova
si
spegnevano i Gon-
(1).
prima e maggiormente raccolsero e continua-
città che
rono la gloria musicale di Firenze e di Mantova
furono
Bolo-
gna, Roma, in parte Torino, e Venezia.
a).
Anche
— Bologna.
una
riconosciute fantastiche le notizie che
una priorità che non
tria inventò per assicurare
falsa dlopa-
esiste (2), Bolo-
danqae trattatisi della pastorale tassiana. Ma se veramente egli 1' aveva a baon ponto,
come mai l'anno dopo invitato a lavorare per gl'intermedi che si dovevano fare per le festa
di Parma rappreseatandovisi apponto l'AnUnta, non offrì la mosica dell' intera pastorale
che certamente sarebbe stata tradita ? Io credo che si tratti di ano scorso di peana e
che invece sia da leggere Armida, perchè infatti della soa composizione snll'episodio di
Armida del Tasso discorre già in una lettera del 1 mas^o di quell'anno e toma a parlame nello seguenti, tutte edite dal Davari (cfr. Voqkl, Monteverdi, pp. 3d0-81). Per
quest'episodio musicato si vegga avanti p. 145 n.
notizie rimangono ignote. Nella prefazione a
(1) É certo però che ancora molte
La Firinda Commedia di Giocai Battista Andreixi Fiorentino. AW Illustrissimo
ESeeetlentissimo
S.re Duca d" Alui Pari di Francia. Parigi u. oc. xxn, 8<>, si legge
1 AUor che per mia felice fortuna in Firenze et in Mantova fui spettator d' opere recitative musicali, vidi V Orfeo, l'Arianna, la Siila, la Dafne, la Cerere e la Psieke, cose
in vero maravigliosissime, non solo per l'eccellenza de' fortunati cigni che le cantavano
gloriose, come per la rarità dei musici canori che armoniose et angeliche le resero.
Ond'io invaghitomi di così maravigUosi spettacoli, conobbi che forse non sarebbe stata
cosa spiacente chi avesse composto un picciol nodo di commedietta in così fatto ge|
|
\
I
|
nere.... > e questa sarebbe la Ferinda,
sentata.
La SiUa
ma
\
|
|
:
è ignoto se fosse davvero musicata e rappre-
e la Psiche sono interamente sconosciate
;
la Cerere
è
forse
una cosa
sola con la Proeorpina del Marliani, di cui più avanti.
(2)
Dopo
tutte le
prove e
le attestazioni
discussioni dei contemporanei raccolte
pendo
trattarsi di
una impostura
di
da credere alla Sorte cronologica dei
daWanno
che
si
sono vedute e tutte le notizie e
mio voi. Le
Origini cit., anche non saun avv.to Alessandro Machiavelli, non sarebbe più
drammi reeitati su de' pubblici teatri di Bologna
nel
1600 sino al corrente 1737. Opera dei signori Soeij FUopatrii
Bologna per Costantino Pissarri sotto le scuole, ITtiT.
L'Accademia dei
Filopatri non è mai esistita a Bologna.
Secondo il Machiavelli a Bologna si sarebbero
di nostra salute
—
di Bologna. In
—
rappresentati nel 1600
ma
il
Fileno della Guidiccioni o del Cavalieri e nel 1601
1'
Eluridic»;
non si ha alcuna memoria certa, ed è da credere che sia una invenzione la
lettera di Geremia Egnazio Corso de' 22 ottobre 1616 dalla quale si assevera di cavare tali
notizie, e che conterrebbe anche quest'altra
l'E^azio avrebbe veduto nella biblioteca
di ciò
:
Dramma per musica di ViBOimo AmoRBTTi DI BoMBiAXA Che ÌQ fine avrebbe avuta questa nota < Fu nello passato autunno
di Ulisse
41dovrandi L' incostanza della fortwta.
:
di
ma
questo cadente anno 1564
(sic)
recitato
con tutta splendidezza
il
presente mio dram-
nella sala suntuosamente addobbata de' mìei Signori Bentivogli, che certamente an-
co per
i cantanti, illaminazione e vestiario ecc. non
la perdonarono a spesa verona,
onde comparissero quo' cavalieri che sono, e però lo applauso fu comune. » Tutto ciò
non è roba del cinquecento e puzza di mistificazione lontano un miglio in fatto ai
hanno altre cose, e non musicali, dell' Amoretti, ma del 1601, 1606 e 1606, e tntt' al
:
più quelV Ineostanxa, se veramente ò esistita, potò essere del 1601.
Solerti.
10
gna deve
al
—
122
conte Rodolfo Campeggi (15G5-1624), e
Grirolamo Giacobbi (1575-1630), imitatoiv- e amico
Montev^rdi,
fiorentini e del
il
maestro
al
maestri
dei
melodramma. Fino dal
1605
il
Campeggi aveva composta una pastorale, il FìlarmindOy che ebbe
un successo grandissimo, si ohe poi tu recitata in varie città
d'Italia e fino al 1698 se ne annoverano una diecina di edizioni. Seguendo la novità del momento
per una delle rappresentazioni successive, quella del 1608, il Campeggi compose una tavoletta, L'Aurora ingannata, che fu messa in musica dal Giacobbi
,
per servire agli intermedi della pastorale, e nel 1613 per un'altra rappresentazione
rapita
Ma
(1).
medesimi autori composero
i
intanto, assurgendo a piìi
Campeggi scriveva
il
1'
alte
Androìneda, che
la
Proserpina
1610
nel
cose,
Giacobbi musicò
il
:
rappresentata nel salone del Podestà ebbe un successo duraturo
che
si
diffuse per l'Italia. L'aria di Perseo Io
infame, fu per molto tempo celebre:
«
quable pour l'energie rhythmique de
Andromeda per
ti sfido,
melodie >
la
dalle tavolette fino allora usate
Certo
(2).
proporzioni e per la sceneggiatura
le
o mostro
un morceau remar-
c'était
la
distacca
si
e sorpassa le composizioni del
,
Rinuccini, senza cadere nello stravagante come accadrà poco più
modo che a me pare si possa considerare come il primelodramma compiuto. Ma non seguitò
nel 1615 il Campeggi diede una tragedia. Il Tancredi, che ebbe
soltanto intermedi musicali (3), e nel 1617 /Z Reno sacrificante,
tardi: di
mo
libretto di vero
(1)
h'Àurora e
:
ProimjntM sono riprodotte qai
la
ad ona probabile recita dell'aurora a Mantova.
termedi di Cesare \bollì;
cfr.
Ano
la Bibliografia in
Certamente alla rappresontaziono della
naldi,
— Nel
da Bologna, 26 febbraio 1UÌ3:
<
nel
WHi
mio
al
voi.
il
in
una
Gasa de'
di
Maaici forestieri, e oon mio Kusto particolare, che
di oasi, rigoardevole attione, e ne la prei;n >.
Accennai
testò
in-
altri
eoo.
—
lettera di Cesare Ri-
Signori
prolungata dopo la aegaeate Ottava di Pas<|aa con aocreaoimento
tervento
—
Ls origini
voi. cit
Pro«t»rpitv\ si itllade in
La Comedia
iii.
FUarmittdo ebbe
di
Bentivo|§rli
s'ò
mitrchine, con in-
bramo V. S. spettatore
Occhi, 16^, Tol. i,
BoloKna,
(htttere,
p. 244.)
(2) FfiTis, IV, 32H.
parati
I
Del Tanoreéi
— Per
|
Tragedia
prtmntare dagli Aextdemiei
»
Rnmrtndiu.
irli
Handi
Sig.
di (iio.
nezia del 1620.
|
V Andromeda
v. la bibliografia nello
Boloicna, Cocchi, 1614.
(3) /{ Tranore/li,
Il Hig.
Rowi
|
tip.
Ambrosi],
Sig. Oo.
due
gli
Ap-
\
|
In
UoluKna, m. ug. xv.
lotterò
di
Una rappneautaxione a Bologna
Terenti, 1908.
oit.
De
\
Ridolfo Camprooi fUia rap»
38 Maggio 161 'k AU'lUtutriu.
licenza do' Saperìuri.— Se ne cita
rolazione contenuta in
mie Origim
IMatìone
|
|
|
|
blioò di recente A. Saviotti,
BoMi-Viterbo, Pesaro,
DeW lUmtris:
A.
OeUUi in Bologna U giorno
stemma)
Card. Barberino.
|
Oon
— Un'altra
|
— [P.
ami
riittampa
di
|
Per
Ve-
Michele Zoppio pabnel
WlH. (Per
—
—
123
ma non vero melodramCampeggi contribuì pure a introdurre la musica nei
tom«i componendo per questi vere azioni figurate come già si
era incominciato a fare a Firenze e ci rimangono di lui Le
azione drammatica allegorica in musica
ma.
Il
,
,
nozze di Teti e di Peleo e
A
imitare
Btu/gero liberato
il
Campeggi
il
anch'egli dopo una pastorale.
Amor
una favoletta.
Giacobbi
ebbe
(2).
e
Cloriìida, del 1613. cominciò ccm
prigioniero, del 1615. che fu musicata dal
due anni dopo dava anch' egli una tragedia che
intermedi musicati da Ottavio
gli
(Ij.
sorse ben presto Silvestro Branchi:
cosa fosse propriamente l'^fóe^
,
Veinizzi.
Non
che
so
ojsera re^if/ »iarifói»na dello stesso
ma che
non ho potuto trovare: il sottotitolo indurrebbe a crederlo un melodramma, ma d'altra parte manca ogni notizia di chi l'abbia mu-
Branchi, che è indicata come edita a Bologna, Cocchi, 1619,
io
sicata,
mentre
conoscono gli Intermedi di Ulisse
si
Circe tatti
e
per V Altea dall'autore stesso e musicati dal Vernizzi: ciò che fareb-
be escludere che VAUeo fosse in musica esso pure. Sorvolando su
Trattenimenti musicali di Apollo
certi
Reno
col
e su
V Amor
guerriero per la rocca incantata, barriera, composti entrambi per
nozze nel 1621, nel 1623 abbiamo V Amorosa innocenza, pastoper la quale l'autore medesimo fece per una
i-ale,
intermezzi seguitati
zioiìe degli
Ruggero è qui riprodotto uel voi.
(1) Il
Ridolpi Campeggi. Parte
del sig. Conte
nuUìche ecc., Venezia, Fabri e
(2j
È
1,'aenti si
vegga
un Tempio o
— Per
la citata Biòiiografia nel
1633, cita di
>Mia gran sala dei
sig.
La
le
un Perdinanuo Carli, &reve
un
balletto di
ecc.
si
delle opere
so-
L'Allacci (Apes
w-
lieserixione
Mano, Bologna
amore ra.ppaesentata in musica per un
1612, che
della
1615
baiiett<)
:
sa
—
si
fatta
di Cavalieri Bolo-
Memorie
Dello stesso Carli sono citati Ne-
Hereidi e Tritoni por nozze Caprara-Piccolomini, e lÀalogo di Zefiro,
però se musicate.
(/APPONI, che
festa
che rigoaida
trova altresì largamente descritto nel Ghiselli.
tragedie non
Fiora, Cupido, Felsina e Cori per le stesse nozze, Bologna 1612; e alcune
si
Poesie
le
Gomposixiom dram-
le
indicazioni di questa e
antiche mss. di Bolog.va, voi. xxiii, pp. .562-574.
reo per
invenzione è con
qual eontiene
mio voi. Le origini
Podestà l'anno 1613 in 2 di
Vittoria d"
gnesi, Bologna,
— L'altra
iii.
seoonela.
rappresenta-
coronazione d' Apollo per
1620.
qui riprodotta nel voi. in.
Romae,
banae.
C,
La
La
un Ariane di Giovanni
primavera nella sala Zoppio > a Bologna nel 1619;
Serie eronologita
dice < rappresentato di
cit.
reca altresì
Melzi lo dà come stampato soltanto nel 1625. Io non ho potato trovarlo, ma noto
che il Ménéstrier (Des riprése ntations «n tnusigues. Pari, (jaiguard, 16S1, pag. 251)
rammenta: <Ioan Capponi, médecin, philosophe, astrologue et poeto, fut celebre poor ces
il
compositìons:
qui cr>mpo3a
ì'
il
fut
amy du
Arion qui fut
Quarìni,...
dn cavalier Marini et du Braccio! ino. Ce
represonté en musnjue aux uopces de
duo .Savoye uvee Madame Chrétienne do Franco soour do
ciò si veggu più avanti, a p. I4J-I4I.
L<>uLs xiii
1'
Victor
an
fut lai
Amedóe
161'.» >,
e per
Dafne conversa in
124
-
lauro, e per un'altra degli intermezzi di di-
Europa rapita da
versi argomento, e cioè
fama, Angelica legala
Giove,
E trionfo della
Rinaldo liberato da Armida
Vernizzi. Del 1627 è ancora una sua
allo scoglio,
tutti musicati dal solito
tragedia iZ Guiscardo
ma
,
notizia di musiche
senza
Proprio in mezzo a questa fioritura, nel 1616,
(1).
recavano a
si
Bologna il Rinuccini e il Peri, perchè il Cardinale Legato giungendo tre altri Cardinali voleva festeggiarli; il liinuccini stesso
il 20 aprile ne dava notizia al duca
Ferdinando Gonzaga che
li aveva invitati a
proseguire fino a Mantova: « ... Venerdi
s'aspetta gli
111.
mi Leni
giorni forniranno
i
Bevilacqua e
,
regali apparecchiati,
un
l'Euridice in privato, e
Rivarola
palio. Io subito verrò
nore de' suoi comandamenti.
»
Il
27 aprile
bazza mandava a Mantova queste curiose
più rivelano l'indole
l'Euridice,
nuzzini,
del
che
che facciano
si
facesse lamentandosi del
il
ridicolosa
,
et io
il
acconcio
c&<le in
di
rìcordiire
Apollo, intermezzi rappresentati
ecc.
Ijs
— Tutto
ciò,
in quanto a
Camt>ori,
i.
me
Campagnolo,
qui
il
si
ana Morte
rappresentò
a spese della gioventù d'Urbino nel recitarsi
co
:
Oiulio
Osare
p. 283).
Ma
Rodomonte e La diseordia
nella raccolta
per conoscere
d' Orfto in
1'
Eiailio di
la Filli
Odasio; OiuMppe peratgwlato,
Carapori
all'
,
di
inter-
la P\iga d" Elrmitiia,
nn salottino della Corte d'Urbino a spese
Il pianto di
n.o 649
credo
quale
il
che nel 1622 nel giardino dei conti Ban-
insieme con canzonette, bizzarie, lamenti eoe.
avmtwre d&i .pown,
autografo ohe ha
facci,
da musico che
mezzi rappresentati nel 1631 in Urbino nella Chiesa del Seminario;
balletto eseguito nel 16:^6 in
e delle
si
Gio. Lbone Srmpronio. Del quale anche mentano ricordo
Sciro nel 1629 nella sala del
Zazza-
il
tempo
Rinuccino per condurlo a V. A., conterà
Sig.
nncci o a spese del card. Alessandro Bentìvofirlio,
musica, favola
reciterà
si
perchè
S.r Ottavio fa più
alle spalleggiate insieme. Il S.
sta attendendo
Hi
,
Questa sera
S.r Ottavio sta pertinace talmente
il
da poeta, onde è cosa
(1)
notizie
l'o-
Andrea Barche sempre
quali sono in disparere fra di loro, perchè
i
Zazzarino dice che
il
€
:
a ricevere
cav.
il
maneggiata però dal Zazzarino et S.r Ottavio Re-
rino non vorrebbe che
voci, et
Rinuccini
quattro
in
,
una giostra a rincontro,
del Vioelegato,
e con tre melodrammi
trionfale
Torma nn codice
Estense (Vtt. Catalogo dei ood.
più compiutamente
le
vicende drammatiche e
l' amico A,
famose Giornate Soriane, che ^li offrono occasione di illustrare
quella corte e quella società tra la flnu del secolo decimoeeeto e il principio del deciIl primo melodramma pubblico a Pesan) fu 1' Aemondo ii Q. Ho>n)iCDBi col
moaettimo.
ballo lOmole alla Omofinhia di 1'. M. Oiohdani, noi 163" ^<•fr. Saviotti. nel (1iorn. Star.
musicali nel ducato di Pesaro e Urbino attendiamo
Saviotti
intorno
—
ora
<;it.,
p.
74 n.)
alle
il
lavoro
che prepara
tutto
snccesso,
il
ra....
delle
cosi
-
126
come
feste
Euridice
dell'
anco-
(1).
b.)
A
Roma,
— EXJMA.
erasi recato
si vide,
Caccini a farvi gustare
il
le
sue prime nuove musiche, forse perchè là era una celebre scuola
romano
di canto ed egli stesso era
1592 Giovanni
Anima e Corpo che iniziò
di
pure
(1)
1610 fu
vide, nel
si
Davari, Op.
rappresentati in musica
|
NARDiso] M[ari8cotti].
—A
menticati.
si
conserva al Liceo
I
netta
nascita
chiesa
ma]
I
|
Musicale
di
Signore
In Bologna,
pp. 40.
Qiesit
|
|
|
col
di
S.
/
Ricci,
tra
Amori
quelli
Ballo
et
,
di Bologna
teatri
ricordare
di
18,
attesta
.-
|
Del
S.
che vi
un
\
di
B[er-
amo
libretto
di-
che
|
|
|
|
Card.
Giustiniano
per Vittorio Benacci.
Enea n
Roma, come
a
(3);
Poemetto drammoH7129
Il seno <£ Abramo
Rappresentato in Bologna
Di Cesare Abelli
Alt Illustriss. et
Maria del Pio'nbo F anno 1615.
u.
Bologna,
|
\
Protettore
m. dc. xv.
Ferrara
e
|
Ck>n
di
detti
non senza
Padova,
Confrati.
|
[stem-
de' Superiori in i.,
licenza
con Fi-
relazioni
degli Obizzi, cavaliere illustre e letterato di valore, degli spetta-
amantissimo, insuperato organizzatore
coli
tralascio
per obbattirMnti di Cavalieri,
|
C/tristo
Sig.
Il
— Messaggero
renze, fu Pio
seguito al
il
Emilio
ritirò
(4).
In Bologna, presso C. Ferroni, 1631, pp.
|
Confrati
de'
Revermdiss.
musicale
Bologna era penetrato anche l'Oratorio, come
00
Nella
per
ma non
era passato nel
si
famosa Rappresentazione
Rinuccini
— Bìdvìo
p. 35.
Gii.,
Roma
a
;
la
l'oratorio
il
nei secoli xvii e xirni, Bologna, 1888;
Nettunno
1600
diede nel
de' Cavalieri e vi
(2)
a Roma, sua patria,
de' Bardi;
teatro nella splendida villa del
non
di tornei: egli
presso Padova,
Cataio
ma
solo
aveva
un proprio
rappresentare anche
faceva
a Ferrara nel 1640 una Dafne, da
lui già composta a Firenze, e nel 1641 un Pio Enea.
Adalgisa Benacghio, Pio Enea n degli Oìnxxi letterato e eamliere nel Bollettino
del Museo Civico di Padova, rv (1901) n.i 3-8). Ma vi sono anche di lui certi Furori di
Venere, favola composta per un torneo fatto a Bologna nel giugno 1639 (cfr. Catalogo
(Cfr.
dei Codici Campori,
p. 251).
i,
—E
tra Ferrara, ormai
Bologna, stendono la loro efficacia due
Savoia, ai quali
sanizzatori
si
ha
decaduta, e Parma, attraverso
Enzo Bentivoglio e Ascanio Pio di
debbono parecchi spettacoli musicali
delle feste
di
non ho potuto trovare
tivoglio
altri cavalieri,
Parma
a Ferrara e furono
grandi or-
i
1628 alle quali più volte ho accennato. Dell' uno
del
la Deserixione degli
Intermexxi
eoi quali
S.r Alessandro Ouarini
fatto rappresentare la tragedia del
V lU.mo S.or Enxo Ben^
la <
Bradamante
gelosa
>
Ferrara, Baldini, 1616; dell' altro nel voi. più volte citato sulla Corte Jf«<tcea riprodurrò
gli
intermedi per la recita dell' Aminta nel 1628, e ricordo qui L' Andromeda cantata e
combattuta in Ferrara nel Carnevale
(2) Cfr.
(3)
lume
i
(4)
50
d(>l
E
Solerti, Le Origini
riprodotta ne
dell'
anno 1638, Ferrara,
58 e
ecc., cit., p.
Le Origini
cit.
—
Per
la
p.
Suzzi, 1639, 4," con incis.
132.
scuola di
Roma
cfr.
nello
stesso vo-
discorsi del Oinstiniani e quello di Pietro della Valle.
Non
90 86 poi
si
effettuasse,
ma trovo,
nella Filza Strozziana xiii, n. 36, ce. 137-
R. Arch. di Stato di Firenze, un Disegno del viaggio per
nale fCarlnj de' Medici e RuiAo de"
appaiono
il
Peri e Settimia Caccini.
prelati,
aignori
eoe.
k
del
Roma
del sig.
1616, e tra
i
Cardimit-iiri
-
—
186
Roma
Di ricambio, Firenze e Mantova avevano avuto da
Vittoria Archilei e Caterina Martinelli, le due roinanine{l),e
vide come
Rinuccini, e come per
Cavalieri e del
stasse
propri musici
i
ai
cardinale Montalto assistesse alle prime prove del
il
,
tra
i
quali
1608
del
feste
le
Ippolita
eccellente
1'
prealla
,
corte Medicea (2).
Né
a
Roma
erano mancate
solite
le
musicali che dovunque precedettero
tempi più antichi,
salire a
ciò
mascherate e
melodramma
il
che esorbita
dall'
più son cose note, negli anni più prossimi
mo
di Pietro
dalla Valle (3),
ri-
argomento e di
era veduto
si
1606
saggio della nuova musica in pubblico nel
d'amore
le feste
senza
;
pri-
il
Carro
una vera veglia dram-
e
col
VAmor
matica e musicale sul tipo di quelle fiorentine era stato
pudico di Jacopo Cicognini, rappresentato per nozze Peretti-Cepalazzo della Cancelleria nel 1614
sis nel
Ma
(4).
primo sviluppo dal nuovo indirizzo musicale dopo
il
Palestrina
Roma
era avuto a
si
per distogliere
giovani dai divertimenti profani, aveva introdotto
i
l'uso nell'ultimo
ventennio del secolo decimosesto di
dere e seguire
sermoni
i
ancora però di
(1)
Per
le
il
in altro campo. S. Filippo Neri,
madrigalesco
stile
romanine
cfr.
far prece-
da laudi cantate in
religiosi
Ma
(5).
musica,
diffondersi della
col
Ademollo, Aclriana, pp. 36-47 dove rifuse due buoi
articoli
precedenti,
(2)
di
Di certo
imitare
>{ui
il
Si^.r
ossa interveniva
la
sicali,
(3)
p.
di cui non ci resta meinoria;
una lettera del 9 diceuibro Ibj6 € ... Et
Cardinal Montalto che fece una comedia che osrni soggetto che in
compose la sua parte... > E poiché il Monteverde parla di parti mu-
Montalto avrà fatto rappresentazioni
il
una almeno dà un cenno
si
commedia
B
(4)
È
<|ui
(5)
non
si
mio
voi.
Ia Origini
rìpnMÌotto noi voi. in.
In Firenze, nella
Stella, ìd-12,
S'ila
a
Nuova
p.
il
—A
14 febbraio 1(516
il
intemuuiii
di
dell'
autore,
rapprwentava
si
e rieorrsttf-
370 trovansi alcuno canzoni
—
!>'
.Si
voio(ano
di S.
iiltresl
Vergine, Burnii, Mutii,
Ancina (Smnr.
mai;irior part»
ann
lattài ariane
Mia
o del
p.
B, l'V7Ì>f,
Paolo yi
a«ii.iati,
musica a una
del
(iiinliiiin,
la so-
o«>n
Muti!.
.'ulnttiiti'
Ancia»
p.
Arasfione
K<iniii.
Homa,
all'In^ei^na della
colla
raccolte
cati/oni prormip
inusicho hoiih i|uoIIo di
n<in<hò lo (Janxonelte spiritimli di
l')ì)U)
Neri
due
lo
Terxa P»rU.
della
ttióT,
ove
da più
15*.U,
raxxiHe
apiriliiali
l'iufuiu-il-i
Filippo
:
Uoscubito Bosc.mbtti,
(ìio.
Statnporia di (Jiov. liraiu^oiico Burbotti,
e coi basso continuo.
(Kinda Parte del p.
cri;
Viijerbo
Palestrina, nnllii Scolta di laudi
Di nuovo stampttr
(Tempio Arinnnion lUUi B.
III
Diaoorso
col
conoscono cho due esemplari; è qui riprodotto nel voi. in.
raccolte del Vurovìo u del p. Soto del Ió8ti o del
divolA e virtunse ptrsmif,.
por
insieme
oit.,
Oltre alle not«
prevalgono l'Anìuiuccia o
voce
:
sgir.
Oli strali d'Aninre, favoletta in musica per
di cui
in
cui accenna dovette essere in musica.
riprodotto nel
155 e pp. 180
Monteverdi
il
li'iOil)
ii^'li
l.'iH.'i
dove
inni
hm-
o 16«8.
I
nuova musica recitativa
—
197
gli oratori!
erano disertati e però
lippini per proseornire nel loro intento
esporre per via di narrazione
,
fatti della
i
Bibbia o della storia
da laudi,
ecclesiastica e far seguire le narrazioni o sermoni
trodussero l'uso di rappresentare
fatti
i
Fi-
i
invece di continuare a
in-
per mezzo di brevi e semplici
ai quali si venne innestando e accompagnando la musica. Quale prima di queste rappresentazioni, o
oratorii come si chiamarono, in stile recitativo si cita quella
del p. Dorisio Isorelli, parmigiano, il quale nel 1599 si fece inscrivere alla Congregazione di S. Filippo e musicò un dramma
componimenti drammatici
^^acrG in
composto dal
versi
Filippo, del quale però
me
Roma
però
p.
il
si
che
si
nell' oratorio della
io
1600
;
si
carnevale
dramma
Agostino Agazzari
del
Corpo del Ca-
di
Laudi
alla Stella
,
Spirituali,
Firenze,
Guidacci,
1614; di
1670 e leTS; di Firenze, Onofri
,
1680:
due ultime cfr. D' A.sco\a, La poesia popolare
437 e S. Ferraki, Btó/. di L«tt.ra popolare, p. 133.
di Firenze, Hindi, 1710,
p.
e
(3).
Napoli, Scorig^io 1614: di Firenze,
Non
Anima
1606 nel Seminario era rappresen-
pastorale di ignoto, messo in musica da
Queste sono da iitrginngere alle scelte
Livorno, Viso, 1878,
(2).
Chiesa nuova o della Vallicella nel febbra-
diede la Rappresentazione di
nel
VEumelio,
(1)
ado-
si
valse del celebre musicista Francesco Anerio
E
tato
con-
chiese e
fece lo stesso, e specialmente vi
S.
Insie-
Orazio Griffi, di S. Girolamo della Carità, già cantore
pontificio,
valieri
altre notizie (1).
anche in altre
e parallelamente ai Filippini,
gregazioni di
e
Agostino Manni discepolo di
p.
non ho trovato
per
le (inali
è senza importanza notare che
l'Isorelli si
trova
^à
tra
i
musici che pre-
sero parte alle feste del 1589 in Firenze.
Ma non
(2)
tane
roei
,
oratorii
è vero, come
il
Teatro
eoHcertati con
AXERIO.
I
Romano.
il
\
|
si può supporre, e come infatti da taluni è
Armonico Spirituale Di Madrigali a cinque
\
Basso per C Organo.
Canio Primo,
in
I
\
Composto dai Reverendo
Roma.
|
\
citato, che» consei sette
\
et otto
D. Qio. Francesco
Appresso Gio. Battista Robletti 1019,
4",
pp. 179.
(3)
h' Anima e Corpo h riprodotto nel
Bibliografia in fine per VEhimelio.
—
mio
Intorno
al
voi. cit.
Le Origini
valore musicale di
ecc.,
e
questi
ve^ga nella
drammi cfr.
si
Rollavo, Op. cit., p. 121-35 o Goldschmidt, Studien xur Oesehiehte der italienixcken
Oper im 17 Jahrundert, Leipzii^, UOl, pp. 5-7. — Della squisita musica nelle chiese di
Roma parla in rari luoghi il Della Valle nel suo Discorso cit. — Mnns. Alfonso
Capecelatro ne La vita di S. Filippo Seri. Libri 3, Milano 18c4, voi. 2, consacri il cap.
vili, Hb. ni, a S. Filippo e la musica, ma nulla reca di particolare
soltanto cita come
del l'JO:) un Oratorio di Francesco Oadalnpi Borsani di Regino P^'' un'immagine della
Madonna; perii 16'^ il Natale di Cristo del Cicognini, e salta al 1678 (luando Sebastiano
I^azzarini il'Or\-ioco sUtmpó la Saera melodia di Oratori muctorUi, che contiene dieci drammi di maestri valeniissimi.
:
—
128
—
Questi precedenti non furono senza efficacia sullo sviluppo
melodramma
ulteriore del
Roma, anche per causa
in
biente religioso, e però per lunga pezza accanto
mi d'argomento mitologico vediamo continuare
sacro
dell'
am-
melodram-
ai
d'argomento
quelli
(1).
Il primo melodramma profano di cui si abbia notizia è La
morte d'Orfeo di Alessandro Mattei , chierico di Camera, musicata da Stefano Laudi nel 1619 (2), cui segui 1' anno dopo, e
precisamente
l'8
febbraio 1620, VAretusa di monsignor Ottavio
Corsini musicata da Filippo Vitali
(3).
La
CcUena d'Adone di Ottavio Tronsarelli, messa in musica
da Domenico Mazzocchi, è del 1626 (4). ma non si ha notizia
quando fossero rappresentati il Narciso , il Fetonte, Minoe , La
creazione del mondo, L'età dell'oro
tena, sono raccolti nel
(1)
Roma
Sarebbe tempo che qualche studioso in
tema
che
,
a differenza della Ca-
altre cose, balletti, cantate, prologhi e cori (5).
tissime
sto
,
volume edito nel 1632 insieme con mol-
dell'oratorio.
laudi sopracitate, e
Movendo appunto
compiendo
recasse
un
luce sopra que-
po' dì
seconda produzione, per
dalla
le proprie ricerche nelle biblioteche
e
dir
delle
così,
presso lo confra-
non può mancargli un ricchissimo materiale da studiare cosi sotto l'aspetto letcome sotto quello musicalo.
1888, non ne fa cenno;
(2) L'Ademollo, / teatri di Roma nel secolo xvii, Roma,
del resto questo lavoro è assai deficiente, specie per
primi anni. Il Rollano, Op. eit.,
p. 136, lo nomina ma non potè vederlo; ne tratta invece il Goldsouiuidt, Op. cit., pp. 39-óU.
ternite,
terario
i
— Copiato
me
per
di
suU' unico esemplare ora nel British Alnseum dall' amico dr. C. £•
Pollak, lo riprodurrò nel voi.
m.
Anche questa è riprodotta nel
128-129; QoLDSCUMiDT, p. 5-29.
(3)
pp.
—
voi. lu.
Il
— Gir.
Adeuollo,
Vitali è fiorentino; cfr.
Discorso di S. Bonini (Le origini di., p. 138-B!)) e
pp.
1'
4-6;
Bollakd,
accenno a
Vooel, Oagliano,
p.
lui
nel
74 pp. e 84-85.
Alcuni suoi intermedi ad una commedia recitata in Firenze nel 1622 sono nel mio voi.
cit.
Musica Ballo
e
Drammalioa
alta corte Medicea; cfr.
anche per altn intermedi Uuonar-
noTi M. A., Opere, Firenze, Le Mounier, 1898, p. 298 sgg.
(4) Intende certamente di questa recita della Caisna la lettera
di
a Camillo Oiordanì, da Roma, 15 febbraio 1626, citata da A. Saviotti,
coli nel aeioento nel
Oior. Ulor. d. Lelt.ra Ital.na, XLU, p. 70, e
permette di riprodurre più compiutamente
in casa del S.r
.Evandro Conti.
:
«
che
la
Hiersera fu recitata una
Fu cosa meno che
mediocre,
Antonio Donato
FMe
il
frate
tpetta-
comedia cantata
ma honorata
Pontefici e molti Cardinali. Io vi fui e stavo a sedere appresso
e
sua cortesia mi
da'
Nepoti
Agoatiniano
fa-
non mi parlò mai d'altro che della S.ra Margherita dal
Verme famosa cortigiana, da lui mantenuta e goduta con pieno imperio. Cenammo la
notte in sua casa con altri spagnuoli et un veneziano detto il Labia, truoimaoo di
questo incanto, che sarà il fine della presente.... > Si vegga da qui Innanzi quanto errasse I'Adbmollo, p. 7, ritenendo che dal 1620 al 16:U uewaiweru in Roma gli spettavorito d'AlcaU,
coli musicali
(5)
Sul
Bkixohi a.,
il
({uale frate
!
TronHurelli, prolifico letterato, cfr.
Il gtiemto,
Milano, Vallardi, 1»0I.
IìIryturaius, Pinaeot kioa, pp.
—La
raooolu dsi
Drammi
6Ul-ttlt
mu tiMH
e
ap-
Del 1629 è il primo dramma buflfo, la Diana schernita di
Giacomo Francesco Pantani, musica di Giacinto Cornaccliioli (1).
e questo genere doveva avere séguito a Roma.
Ed ora ci troviamo dinanzi una delle figure pili notevoli
non
di questo periodo,
ufficio cui fu
solo per la nobiltà dei natali e per l'alto
ma
chiamata^
produzione letteraria
altresì per
importanza della
l'
sua
intendo di Giulio Rospigliosi, che fu poi
:
egli si produce
Lasciando le cose minori
(2).
come autore per il teatro con uno dei melodrammi più belli e
più riusciti V Erminia sul Giordano, messa in musica da Michelangelo Bossi (3). Sinora s' ignorava 1' autore dell' Enninia;
ma a riconoscerla mi mise sulla via il Saviotti indicandola come compresa nel codice Oliveriano 168 che contiene altri drammi del Rospigliosi (4); a lui mancò il modo di procedere all'identificazione, ma avendomi a mia richiesta favorito V elenco
Clemente ix
,
:
dei personaggi e qualche tratto
dei
versi^
compierla
potei
io
stampa 4i questo meprodusse anche un tratto di lettera del
sui miei appunti tratti dalla rarissima
lodramma.
Il
Saviotti
pesarese Fabio AUnerici, da Roma, 2 febbraio
ma
parve a Boma, Corbelletti, 1632:
V Adone, stampato
più
volte
separatamente
Le origini] vi manca anche II Martirio de' Santi Abundio ecc..
ib.)— Sulla Catena d'Adone v. Adeuollo, p. 9-10 e n.; Eolland.
la Bibliografia nel voi.
(cfr.
stampato nel l&ll
p.
oltre
1633, dal quale
129-31;
La
cantata,
(cfr.
(joldschmiot
,
pp.
5-Ì9.
—
—
o irapos.-ibile stabilire le date.
difficile
Delle cose
minori
del Tronsarelli pare che
Sirena, per le nozze Barberini-Colonna debba essere del 1629, per
Il
Rn.\ (Poeti alia corte di
Carlo
una
le altre
è
Emanuele I
un brano di lettera del d' Aglio del 21
non trovava più « il Oioeo degli affetti,
non averne copia »; tuttavia, non coi Drammi musi-
di Savoia, Torino, Loescher, 1899, p. 107). reca
Roma
marzo 1627 da
del quale
ma
eali,
V Isola
il
nella quale è detto che
Tronsarelli mi dice di
in fine aXV Apollo
della felicità e
(Boma, Corbelletti, 163)) che è un canzoniere, insieme con
rorte, si lenze anche II Giuoco degli affetti, tutte tre brevi
con La
rappresentazioni per musica.
Solerti, Le Origini
1)
QOLDSCHXIDT,
8Kg.:
Belloni,
(2)
p.
Il seicento, cap.
tixie storiche, Prato, Giacchetti,
tip. Forifhieri
13)
Ademollo ne
tace:
Bolland,
p. 1.58
Beani U., Clemente ix (Giulio Rogpigliosi) noCaxevazzi E.; Papa Clemente ix poeta, Modena,
viu:
1893:
,
e Pelligni, 1900; EU>ll/0(d. pp. 13S-43.
Sa inesto maestro
cfr.
Ernst von
fur Mvksikgesskichte, 1896; Rollano,
(1)
1'
nella Bibliografia;
35 sgg.
Fette e stprttnooli cit., p. 70.
p.
—
I!
Werra
136-38;
,
Siichelangelj Sosti
Ooldsouiidt, pp.
C'idice contie.ie
:
l.
//
in
MomUshefte
63-70.
PalaxM» incantato overo
La gurrriera amante, Drama
di Mone. lU.-no Oialìo Rospigliosi, posto in musica dal Sig.
Luigi
Roma
Rositi,
rappresentala in
Qiulio Rospii^liosì. -
Dal male
il
:ì.
l'anno 1642.
S. Bonifaxio.
Drama
—
2.
lirminia.
tragico per mwatoi.
Dramma di Mone,
— 4.
Chi
llt.mo
soffre speri.
bene, tutte cose del Rospiijliosi.
SoLXJtTl.
17
—
—
apprendiamo che V Erminia,
180
—
rappresentava
si
quel
in
carne-
Taddeo Barberini nel suo grandioso palazzo allora compiuto. (1) Il libretto non fu stampato,
come nessun altro del Rospigliosi, ma la partitura venne in luce
soltanto nel 1637^ e può essere che in quell'anno sia stata rivale per opera del
munifico
prodotta sulle scene
Ecco
(1)
passo
il
maschere e a
alle
(2).
delia
corsi,
ma
4 abbiamo il carnevale solito di Eloina, quanto
tempo poco fayorevo>e fin qai. Si lahno commedie da
Se ne fanno anco delle altre , ma sinj^olarmente
lettera
col
buoni
comici ordinari assai
dal Sig. D.
Taddeo [Barberini]
intermedi,
che
:
musica La fuga d E}rminia, con
rappresentare in
si fa
quanto dicono è
per
cosa
dejirna
essere intesa..
di
>
(Satiotti, Op.
eU., p. 70-71).
(2) Cfr. la bibliografia
ad
Anna Colonna
tazione
ne Le origini
cit.
Barberini insieme con la
— Credo
riferire
qui
descrizione
dedicatoria
la
rappresen-
della
:
Illusiritsima, et Eceellentiss.ma Sig.ra et
L' Sìrminia
partìcolar
dersi
utile
interessante
che se
,
n'
sua ventura dentro
non solo ammessa
Padrona colendissima,
andava fuggitiva per
al
al
cospetto
di
solitudine dalie selve, raccolta con
la
maestoso palazzo
di
ricevè
V. Ecc. za,
Uame, ma
nobilissime
onore
1'
di ve-
d'esser anco benigna-
mente ascoltata e compatita nell' istoria de' suoi successi. E perchè una pellegrina,
com'ella era, non avrebbe potuto comparir se non poveramente, trovò l'incostanza della
fortuna di essa non poca emenda con la generosità della Sua Ekscellentissima Casa, dalla
quale
con ornamenti
fu abbellita
nuovamente
col
mezzo
di
Volendo ora presentarsi
regali.
queste stampe, ricorre
Ecc. pregandola che se una volta come forestiera
lei,
Et
la difenda.
1'
ali 'esperimentato
ora
accolse,
con questa occasione rassegnandole
io
I'
,
pubblico
in
patrocìnio di V.
come
umilissima
beneficata da
servitù che lo
devo, le fo profonda riverenza.
Di V. Ekicellenza Illuatrissima
Utniliuimo
et
devotias.mo atrvitore
MlCHILAMOBLO ROSSI.
Lo Stampatore a chi leqoe.
Essendomi
alle mani una lettera, che in occasione della presente commeun gentiluomo a un amico lontano, ho stimato d'inserirla nel princi-
ca^ itata
dia lu scritta da
pio dell' opera persuadendomi che la notizia che porta di molti particolari
possa con
non poca soddisfazione servir di guida a chi si compiacerà di scorrere questi fogli.
«Se mai desiderai di esser mago innocente e di sapere usare arti le quali
però all'amicizia solamente servissero ieri certo ne ebbi una impaziente voglia affino
cioè di scioglier V. S. costi dai domestici aiEari, e trasportarla a veder qui la belliasÙBa
,
,
—
,
,
,
Erminia, che
di
,
ordine dell'Eoe. Signor Prefetto di
tanto mio piacere o godimento, che,
si
come
Roma
si
rappresentò. Io vi
oltre alla presenza e
niente più vi ebbi da desiderare, così mi confermai nella mia
drammatiche non paiano
gli altri poetici
vorisimili,
ma
azioni,
ma
sentati
i
che
si
ohe
e oon
di
V. S.
le
poesie
vita, e
moto, e lingoa, • real-
sono. In questa poi ha la soarità del canto e dell'ar-
monia oontinaa talmente eooedato, ohe
ratto: et inoltro
opinione
fai,
vere; e che in ciò di gran lunga superino tatti
componimenti; perchè hunno persona, e
mente non sembrano
compagnia
io
stimo potersi dira ohe
si
stesse in
un continuo
stravedessero più tosto che vedessero con nuovo incanto rappre-
successi di Erminia e gì' incauti d'
Armida
,
attesi
i
piacevoli inganni delle
-
—
131
Roma
L'anno seguente 1634. essendo in
sandro Carlo fratello del re di
un nuovo spettacolo
questo procurò
scrisse
rio,
queste prime seguirono
1638
il
1635
nel
1639
S. Bonifazio,' nel
il
Ales-
principe
Rospigliosi che, tendendo
il
Santa
la
Chi
incantato o d'Atlante, musicato
da
Teodora
nel 1642
Luigi Rossi
(1).
A
nel
(2);
musicato da
soffre speri
Virgilio Mazzocchi e Mario Marrazzoli (3);
orato-
all'
Laudi
da Stefano
musicato
Alessio,
S.
il
il
Barberini allestirono
i
non minore importanza, e anche per
di
libretto
il
Polonia,
il
Palazzo
1643
nel
(4);
macchine e dello volubili scene, ohe impercettibilmente fecero apparire ora annichilarsi
un g-ran rupe e comparirne una grotta e un fiume
dal quale si vide sorger prima il
Giordano e poi le Naiadi; ora venirsene Amore a volo et appresso nascondersi fra le
nuvole; ora per
sentieri dell'aria in un carro tirato da dratrhi portarsi Armida
et in
un baleno sparire; ora cangiarsi l'ordinaria scena in campo di guerra, le selve in padi,
i
,
glioni, e le prospettive
del teatro in muraglie dell' assediata Grerusalemme; ora da non
Averno far sortita piacevolmente orribile i Detnonii in compagnia di
quali insieme danzando et assise poscia in carri infernali per l'aria se ne
so qual voragine di
Furie
le
,
sparissero
;
et
ora
poi finalmente Apollo, con vaghissima comitiva di Zefjiri. sopra
carro sfavillante di lucidissimi splendori, far sentire
È
chi fu Apollo?
fonie di
Il
un concento
di inestimabile
un
melodia.
signor Micholangelo Rossi, compositore insieme delle musiche e sin-
tutta l'opera;
il
quale sopra la più sublime parte del carro
infioravano l'aria, sonò con
sì
dolce e grata armonia
il
mentre
.
i
Zefiri
suo violino, che ben mostrò aver
Muse e le scena dominio e signoria. La lode delle macchine e mu'.azione delle
scene è dovuta all'acuto ingegno del Sig. Francesco Guitti, ferrarese, tanto eccellente
in inventare, ordinare e governare sì fatte macchine e teatri, quanto testificano la masopra le
raviglia e l'applauso universale.
Per notizia poi delle perfezioni della poesia, basterà di legger l'opera, senza averla
o veduta con gli aiuti del canto e degli abiti. Nelle quali due cose hanno, a
udita
giudizio
tra
di
loro
di
ogni
la
uno,
talmente gareggiato
del vanto,
lite
la
melodia e
la
pompa, che immortale sarà
come immortale sarà parimente
la gloria di chi
ha con
grandezza d'animo e con splendore sì grande, dato quest'anno alla città di Roma un sì
nobile ed ammirando spettacolo. Del quale lascio di proposito di mandare a V, S. più
distintfi ragguaglio per non farla maggiormente inacerbire contra le proprie occupazioni,
che l'hanno privata
(1)
ragguardevole et ingegnoso trattenimento.
di così
Solerti, Le origini
134-136;
GoLDSCHMiDT,
importanti prodotti
Ademollo,
nella Bibliografia;
cit.,
pp. 47 Sgg.
delle origini
—
Musicalmente,
»
10 sgg.;
Rollakd,
questo è considerato uno dei più
pare anei che fosse pronto
;
p.
fin dal
1632 e quindi pre-
cederebbe r B!rminia.
(2)
lettere
(3j
AoEMOLLo, pp. 40 sgg.; Saviotti, pp. 71-74,
che danno ragguaglio delle rappresentazioni.
pubblicando parecchi
Ademollo,
—
Goldschmidt, pp.
26-31;
pp.
torio Rossi], Diaiogi, Coloniae, 164.5,
presentazione presso
pp. 11-18,
i.
Barberini, che L.
i
89-96.
I.
Gerboni (Un uvMniata
Lapi, 1899, p. 66) identifica con qualche
Gerboni, riproduce anche parte del
(4)
OoLDScmnDT,
taloffo dfl
p. 88.
—
Por
il
101'),
p.
15. op.
probabilità
dialogo
(pp.
con
167-59).
Gasparb-Torcki, CaL'Ekitbeo (Elpistolae nd Tkyr-
libretto e la partitura cfr.
Liceo Mwriaile di Bnlogrui, voi.
'.•iii.w..
rap-
nel seicento. Oiano Ni-
questa del Chi
il
di
N. Erithhaecs [Gian Vit-
descrive entusiasticamente una
eio Eritreo, Città di Castello,
soffre speri;
brani
iii,
p. 333.
-
v del C febbraio 1642), c*8Ì no paila:
«
Proximis ìu-
il
mentre mancano
S. Eustachio,
Dal male
bene, musicato
il
nel 1653 (1),
date
le
La Comica
Datira, l'Innocenza,
-
Ì32
per
Vive all'ombra
renze e vi aveva sostenuto
rappresentazioni;
Barberini
dei
meno insigne
ma
il
parti
Urbano
viii
prime
le
principali
tusiasmi e
Abbiamo
(3).
questo non reca
altri
di lui nel
che
nome
cappella
pure in quell'anno,
La
ma
leggere
nell'
E-
riguardano, gli en-
lo spinse,
poiché anche la
di
sua
stampa
potrebbe darsi
composizione
e speri del
(4).
Rospigliosi
.
di
che,
La
datosi
com'egli attesta nella dedicatoria,
Fiera di Palestrina, di genere giocoso, misto di
dia Bacchanalibas, Antoiiius card. Barberìnu»
insìgnem fabulam populo
Palatiam nimirum, quod Ludovicus Ariostas, in suo Orlando
inagìcis artibus
n
pontifi-
romani quando egli
1639 una Oalatea, della quale
del Vittori,
anch' esso
fosse
,
il
scena della fiera nel Chi soffre
a scrivere
Fi-
memorande
deliri del popolo e dei signori
i
ignoriamo l'autore del libretto;
come
armi à
cardinale Ludovisi lo rubò a Cosimo
ritreo, oltre a vari aneddoti gustosi che lo
bit:
nelle
creò cavaliere. Bisogna
lo
Lo-
anche
castrato che autore
Vettori nel 1622 entrò a far parte della
cantava
la
tarde.
(2)
della grandezza
pregiato di varie opere. Egli aveva fatto
cia e
più
da A. M. Abbatini e dal Marazzoli
Le armi e gli amari,
reto Vittori [1588-1670], non
il
alle
e II trionfo della pietà e
pure dal Marazzoli nel 1654.
e
Sofronia,
la
del cielo, lino
excitatum
fuisse, cecinit, in
eoque
spectandan da-
furente,
ab
Atlante
tot heroas et heroinas errasse ftnxii.
Carmen dednxit in actus Inlias Bespiliosas V. C, more suo, elegantissimis vermodos fecit Aloysius quidam, modulator egregias; selecti ex cantorìbas
Fontiflciis omnium optimi, qui fabulam agant, actores primarnm partium duo sunt, M.
Ariosti
sibus; quibus
Ixiretus Victorius,
Antonius, deliciae domini, ob singuiarein vocis suavitatom, et e')ues
••uius
similem neque isthaec neque longe superior aetas
paratu magLificentiasimum fore, ac regali Antonii
tissimi artifices adhibiti.
(1)
GOLDSCHMIDT,
>
tulit.
cardinalis
Aiunt scenae totios ap-
animo dignum,
prkeatAii-
ecc.
p. 97.
— Adbmollo,
p.
76.
Lamento d' Ariotte musicato da Luigi Bossi, segnalato come esistente nella Chigiana del Rollano, p. 'iiit n.
164,">, pp.
217-2'2I; cfr. OerboHI, Op. oit., p. 86.
(3) Pinaootheon altera, Coloniae,
Si vegga altresì la narrazione di una funzione religiosa alla Vallioella dove, oltre al
cantarono Francesco Fabbro, Virifilio Mazzocchi, Francesco Poggia e Uiaoomo
Vittori,
('2)
Non
sì
sa di
quando
sìa quel
Carissimi (lùpistoUie ni divermìM, tÀiloniae, IGlò, p. -idU, lib. v, n" 27). — Il Vittori vicapricci di grande oantaute; una lettera di U. Deveva signorilmente e aveva anche
Koktti a una Isabella Ubaldi descrive una festa ga.<«tronomica musicale daU m sua casa
(ìodhohmidt, pp.
dal Vittori. — Kiitusiasticainente ne scrive il Rolla.vi>, pp. 14:HW
È strano che egli sia rimasto interamente ignoto aH'AnRMOLLo. ohe neppure
70 sgir.
i
;
—
fa
conno delle sue ^pere.
^4)
Soluti,
Ij»
origini cit., noli» liibliagrafia.
—
—
133
fe di
cori popolari (1). Musicò
Gian Vittorio Rossi, che nan-a il
successo strepitoso ottenuto quando fu eseguito nella chiesa dei
GhesTiiti nel 1640 (2). Più tarde sono la Santa Irene, La pellegrina costante e Le Zitelle cantarine (3).
Ma tutte queste rappresentazioni musicali di E.oma. come
prosa, di versi, di pezzi cantati
poi
il
Ignazio, oratorio di
iS'.
Fa
(1)
Epistoiae
(2)
Coloniae,
Bollano (p 147) nel ms. Barberìaiaao-Vsticaao xliv, 71 doro
anagramma dell' aatore asitato di Olerto Rotitti.
scoperto dal
giace inedito sotto
lt>4ò,
1'
diversos
<ut
ma
nel 1628
un
amico
18 agosto 1631
sacris
il
pp. 323-28; libro vi,
cit.,
n« lii; efr. Gerboki, Op.
Tobia:
eit.,
:
Bossi
Interim, qaod superest ocii, libenter in
<
venu-
oa
facit.
Hoc anno Magdalenam dedimns fbntem ad
sibi subiatum. Quae, tum varietate, tura
modorum, tum actorum praestantia, usquo adeo
excellentia
an
scrìbeudìs tragoediis
consumo; qnibas Virgilios Mazzocchius, nobilis mosicos, m<>^os
gepuiehrum Christi corpus, ut putabat, furto
tìt,
ad Tyrrmìim,
stampò a Viterbo
37, e Epistolae
— Il
più importiinto è la Maddalena, della quale così scrìreva ad
elegantiaqae. at sit omnibus miracolo.
:;tate
n'>
pp. 39-40.
nt necesse eftm fuerit vicies reponere. Multi quoqu»i
recto, ut
dicitur, talo
principes,
viri
ste-
Card.
bis
in
Be^s Puloniae, privatim domi suae danqnam eo silentio. ea voluptate et admiratione spectarant, ut doledesinere. > E forse è questa la stessa Vita di S. 'Maddakna che bel 16.%
Barberinus, Àldobraiidinus, Ubaldinus. Legatus
dam
sibi
curarunt
rent
tum
cito
:
rappresentava ancora con successo e che I'Adbmollo
si
primo
di oratorio
!
I
tiorem, ut arbitror;
sfVigge,
r
che
Adù
(3)
La
Dedicata
il
|
I
5. Ignaxio sopra citato è troppo tardo, e degli altri oratori di
Santa Irene
\
All' Eminentigs.
1*341: in-8 picc.
comparve
come
cita
Nella
Dramma
Signor
\
\
Susanna
-^ìogan-
dedicatoria
si
quale ora spera di esser raccolta...
nondimeno
.
,
t;
leg^
t
:
|
mancano
ci
fosse ci
Ini,
come
notizie.
Loreto Vittori Da Spoleto
Roma, appresso Francesco Moneta,
Del Signor Cavalier
Card. Barberini.
in iscena si dedicò a quel
posto per la musica
eseafrio
:
Oiaeobf», Il Fretqrio, Il figliuol prodigo, la
e
23--24)
(p.
L'Eritreo continuava « .Mox daturi sumvs alìam, lon^
quae nane ab aetoribns iisdem ediscitur>; ma quale questa
\
La prima
|
|
volta ch'ella [la Vergine Irene]
favore dì cui la rese degna la sua presenza e dal
e in un Avviso
ai lettori
essendo recitato nel
:
e
Questo dramma fu com-
palazzo del sig-nor Marchese de
Nobili e solamente alcune scene facete cantate, parve che tal novità satisfacesse mirabil-
mente. Ciò
si
avvisa affinchè ove non fosse comodit.'k di rappresentarlo tutto in musica,
possa parte recitare e parto cantare.
cita delle
teorie del
Doni che
•
E
si
notevole proprio in B')ma qnest'applicaziona esplia poco addietro
là era vissuto fino
presso
il
—
Barberini
Anche ci restano: La Pellegrina ("ostante
Dram^na satiro Del Cavalier Loreto Virroan Da SpoUti Dedicato All' lU.ma
et Ece.ma Sig.ra D. Olimpia
AHobrandtni PrineipesM di Rossano. Roma, per Manelfo Manelfi. 1617; in-S picc.; e nella dedicat(.>rìa si legge: » La Pellegrina Costante
suoi primi natali e il nomo di Parteiiissa. Poi con abito e favela
hebbe in Francia
d'Italia andò per lo mondo ad arricchirsi di nuovi applausi. Hora ha voluto avvilirsi o
cfr.
Solerti, Le origini
!
cit.,
\
pp. 108-201.)
'
!
\
|
\
\
|
|
i
mortificarsi
adunque
si
Canlariiif
\
comparendo vestita del mio basso stile e legata fra' miei n)zzi versi >: pare
tratti di un rifacimento di commedia francese. Ultime troviamo Le Zitelle
Oommedia Del Sig. Cavaglier Loreto Vittori Da Spoleto. Alt' Illustrisi.
|
|
Signora, lui Sig.ra Conlessa
|
|
Margherita
|
Tarae^ia
|
j
Dalla Rotare
;
|
In
Genova mdclxiii.
Per Pietro Giovanni Calenzani: e in una nota premessa è detto che il dramma « già
manoscritto ebbe 1' onore di passar per le mani di Principe grande.... » Dal titolo parrebbe che almeno una parte f04.se musicale. I libretti citati fum>t tutti nella Ca«inatenso
di Roma.
—
134
-
anche quelle drammatiche del Bernini, del Rosa, del Castelli e di
chi sa quant'altri, furono dapprima pieaso signori e cardinali in
forma privata, che soltanto
chiese, e quindi tanto
sicure
Accanto
(1).
ai
davano
gli oratorii si
maggiore è
in pubblico nelle
averne notizie
la difficoltà di
Barberini anche vive e combatte per nuo-
ve dottrine e nuovi strumenti musicali, dal 1623
van Battista Doni;
e,
reduce dai
lunghi viaggi
1640, Gio-
al
nel
1636,
di-
viene suo appassionato cooperatore Pietro della Valle, che pro-
dopo che
seguirà a })ropugnarne gl'intendimenti anche
sarà
E
tornato a Firenze.
il
raccoglitore di canti e di melodie popolari
Roma, a
ora in
sì
festeggiare la
nascita
nell'Oriente
sua Maani,
cui corpo recò attraverso
il
i
la
deserti
e
la quale, in
dolce
prima
mari
a
i
Aracoeli nelle tombe avite, aveva sposato in
me
Questa, sarà da
memoria
moglie
in
sepellire
seconde nozze,
17 dicembre 1629 rappresentò in propria casa una
Lm
cale assai interessante dal titolo eloquente
(2), co-
primogenita a-
della
vuta dall'orfanella georgiana Maria Tinatin,
dell'affetto portatole dalla
quello
Della Valle, com'era stato amoroso
il
veglia musi-
va Uè rinverdita.
con un manipolo
tosto pubblicata insieme
apprendiamo ancora ch'egli compose
il 1640 e il 1641, e che nel
carnevale del 1647 rappresentò con molto successo prima nella
chiesa del Crocifisso e poi in casa propria un altro oratorio di
di sue lettere, dalle quali
un
oratorio della Purificazione tra
Esther
(1)
(3).
ADBMOM.O,
cap. ii-iv.
— Del 1634 sappiamo
dinale Aldobrandini lece recitare in musica
si^.
Principe Atdobnindini che per va.chezza
tutta perfezione
lUagost» 1686
Vita di S.
tore
ignoto
>
in
(Avviai di
un convento
Maria
cit.
una
che dopo un desinare a Krasoati
deicli abiti
e
daH'AuEMOLi.o.
p.
(Jrbinili,
aive
tie
e dal Rollano, p.
cit.
ib.);
del
si
280K
rnppresentA la
I<i37
è
nominato dall'ÀDEMOLLO e dal Rollano e che
viris iUiistribuiì
qui
al)
car-
musici riuscì
roccolleu7.a dei
2(),
anno muoxxx
/lar
Mum
di
II
citata
un'opera d'auio
non ho potuto
conoscere. .Ma quante cose non rostano da veriUcaro soltanto s«v>rrondo I'àllacci,
Urbane
il
dilettevole opera pastorale comporta dal
dei Pailri ministri deirli informi
Ma/i'taletyi {Awiiti
Paleoiie,
II
Roma
<
mocxxxii
HomM
Apu
adfwt'
co'«<> drammatiche
pmfanh Hartolomeo Tohtoi.etti, Ukhnahdino Ti;kamimo. Uirolamo BartoLOMBI e specialinonto (iiAN Oikolamu Kapshehukk insiitiio miisioista, di cui è citato un
rwU
ae lypi» aiùjuid erulgacerunt, R'timio, Kxi:!! Ivi hHIhiio con molte
sacre e
un pfUmtr, dri\mtui rrfiUUi n più ixwi. R<imH, IG'-JO;
Iti.*».
.V. .V. Drumnvi rneit/ttivo a piii ruei, Roma,
e oltre ad altri drammi, un Coro mmntyiif, pt«r lo nozzo di Tadd»>o Itarbenni con Anna
Cesis del lOJ.t. Quale boi tema <|Ui<sto nozzo p«'r la storni del i-ontume, lottt^raria e musicale
Un icran numero di coinpodizioui cita l'Allacci, tra le «inali un altro Coro mu*iLibro di
IxUli.
Eloina, Roblotti,
Fautori di IttUlfmiiw
i
ru-lln
1615;
nmicUn di
I
enU
di
(Jiovanni Ciami'oli, e un
(U) Cfr.
il
Cfr.
il
(:<)
id una Vtglia
BUI!
Ihnmma
ttUtovrmi in SoLBltTi,
muineate di
/y urigini,
p.
Domenico Kkmiixo.
U(»-7o.
mio articolo tMttrr ituililf Mt^u fhWfwu di Pietro IkUa ValU a U. B. Doni,
drammaliM mutieaU dtl mmUtimo nella Rimata MuakaU, voi. xi (1904).
Anche
signori e gli ambasciatori
i
Roma non
in
—
135
Principale tra questi, dopo
sicali.
nuovi
i
1620, fu
il
generi
cardiriale
il
che aveva seco Ludovico d' Agliè e
rizio di Savoia,
stavano
che
forestitìri
erano da meno nei coltivare
muMau-
Michelan-
una vera accademia e nel
carnevale vi si rappresentavano drammi e balletti e a Roma il
D' Agliè scrisse il 8. Eustachio che tu musicato da Sigismondo
d'India e rappresentato nel 1625 (1). Anche nelle legazioni
gelo Rossi, nel cui palazzo
fioriva
;
straniere
seguiva l'esempio, e
si
Mazarino,
il
melodramma
semplice
allora
1639 rappresentare un
abate e incaricato di Francia, fece nel
dopo se ne rappre-
di Ottaviano Castelli; e l'anno
sentò un altro, parole del Castelli e musica di Angelo Cecchini,
nel palazzo di Fran9ois Annibal d'Estrées,
Francia
vre, maresciallo di
Sede
S.
vedranno
frutti si
i
:
di
:
a Parigi
Ser.mo Carlo Emanuele, primo Duca di Savoia, in
Roma
L'ALLACCI, [Apes urbanae,
1633) ricorda di
Roma
(2).
balletti
non trovo ricordato
pastorale. Festa fatta
li
22 gennaro
giorno
il
natale
dell'anno 1624.
un Giovanni Arooli,
—
Bambaee
Della
Trasfonnaxioni pastorali. Al Sig. Card. Mauriìiio di Savoia, Boma,
e Seta.
alla
e caccia
dai signori Paggi del .§er.nio Principe Mauriiio Cardinale di Savoia per
del
Coeu-
straordinario
pochi anni
a
li
RoA, Poeti ecc., p. 8 p. -Itì e p. Iu3-106. — Dei
MÈxÈSTKiEK che Bacco trionfante delF Indie con Eeloga
(1)
dal
marchese di
ambasciatore
e
1624; questo
tema delle trasformazioni era ana specialità delle feste savoine.
Il Phvorilo
Del Principe Dramma
(2) AoEmoLLO, p. 51, ma non cita il libretto
Heroieomieo Boseareeeio di Ottav-iano Castelli Spoietitio Reeitato in musica nella
di Roma Canno 1639 nel Palaxxo deW lllustriss. et ESceellentiss.
città
Sig. Ambaseiator
All'Ehninentiss. e Reverendiss. Sig. il Signore
Card. Riseigliu. In Roma,
di Francia.
per Antonio Landìni. 1641 Si vendono alla Palla d'oro in Navona; pp. 140.
La
:
i
|
|
|
|
|
|
i
|
I
|
|
Sincerità
et
|
Rev.mo
Sig.
I
Trionfante
Sig.
overo
stelli,
I
da
il
194 col
|
—
L'Erculeo Ardire
Card, di Riseigliu
Marchese di Covre
Spoleti
|
e
e
rappresentata
Martsoial di Francia
1
Fhcola boscareccia
|
|
posta in musica dal sig.
nel
Palax.xo
|
\
dedicata
dell'
lU.mo
ali'
Ehnin.nto
et
Eecell.mo
Ottaviano CaAngelo Cecchini, Musico del sig. Duca
|
Composta dal
sig.
Roma, appresso Vitale Mascardi, 1640: 4", ce. 14, più pp. 56 conteDialogo del sig. Ottaviano Castelli sopra la poesia drammatica, e quindi pp.
testo della favola e 5 incisioni [Voutquenne, p. 121]. — L' Ademollo dubita
di Braeeiaiw.
nenti
|
|
|
|
|
\
di chi fosse la
In
musica del Favorito
del principe,
ma può
essere stata de!
Castelli
simo che ne era assai studioso, tanto più che in una lettera del 23 marzo 1641
Valle narra come
le teorie del
Doni
per esser esso
il
:
nomo
da
Castelli si recasse
< il
lui
per apprendere
i
nuovi modi
di
il
medeDelia
musica e
che .pudico che possa assai s^iovare a promover questi studii,
ha mille recapiti, con facilità di unir )/^nti, di
che potrebbero ì<iovare assai alla dottrina. Questo
attivo assai e che
trovar chi faccia spese, e
ose
simili,
carnevale ha fatto rappresentare in musica una
da lui medesimo
e
la
poesia
e
la
azione pastorale, composta
musica, conforme va ne gli Aryo-
menti stampatine. Vi ha usato l'accordatura dei semituoni uguali; vi ha fatto mutazioni
di
tuono a suo modo;
oua volta con
ma
in
somma
curiosità vicino a
che vi fai
ingenoameut* ne ebbi g:iL8to
l'opera è piaciuta a tutti; et io stoss«,
quelli
che suonavano,
—
primo teatro ]iubblico per l'opera non
TI
Roma
che nel 1652
Ho
pare, iu
TOBIKO.
detto più sopra che Torino
soltanto
ha re-
parte
in
melodramma.
suo contributo allo sviluppo del
il
apre,
si
(1).
e.)
cato
—
186
In
fiotti
sempre maggior favore i tornei, le giostre (2), i balletti, le mascherate (3) che non il vero e proprio
melodramma; ma tuttavia la musica ebbe sempre grande parte
in quella corte ebbero
in tutte le feste.
Fino dal 1.585 per l'arrivo di Caterina d'Austria sposa a
Carlo Emanuele, fra
dove s'imbarcò,
gnata d^
grande.
pitum
in
il
mio
Po
il
continuo accompa-
sopi:a ninfe e pastori
L'Eritrbo
Valle, cit.)
la versatilità dell'imreirno, e così
perDSUs, sive iiidicio, ad mansnetiores Masas
foris
di
da spogli con
P. Della
art. Lettere di
ne loda
1645, p. 295)
loniae,
sorprese preparatele, da Moncalieri,
le altre
a Torino fu per
isolette natanti e
(Cfr.
»
fino
animnm
quaram postremis modos etiam
(lavisset eius versus et
At i-um
fecit.
modos, dixissetque
i,
Co-
sire atre-
Poesim
transtulit, ad
primis ac Musicam; ac sin^ulis fere annis, sìngrulas et interdam
iledit;
(Pifìoeolkeea
narra: e sed,
hinas popalo fabalas
ab ipso invitatus, lau-
vir princeps,
pin^ndi artem,
tum enim eum fore ab omne parte porfectum; eius Tabnlae, quam proxime anno docnit,
scenam saa mano affabre sciteqae depinxit: quam vero iili prìncipi ostendens
€ Vides
(ait) neqae ea a me perfectto absolutioque, quam desideras, abest.
Ex comoediìs oinnihil
deesse
ipsi
praeter
:
>
uìbus, quas spectandas
praebuit
Regis Gialliaium nratoris
,
suo judicio,
inspic'undi
prìmas deferebat
copiam
f«>cit
(|uam
,
illi,
etiam
maiore sumtu, mattai flcentiorì apparata ac praestantioribas muslcis acta
est:
verum quia
omnium
stylo armamento atque
quia
et
ab lonintudinem
donfuaionix Nitptiae appellatur; optima
quia
fortasse
prìmum neqne postremum, sed omnia confusa atque permixta,
lastidiis hominum adhaorescit, non
inurbane a quibusdum
nihil est in ea
aedibos
cuias in
edivit;
Taedii
sentitiis
et
existi-
matur ea qnae ApoUinis intemperies vocitatur». Di questi due non ho trovato
libretti;
Morì nel maKirio lti42. - A^ginofterò da ultimo che anche a Firenze sì rappresentarono
i
più yolte cose musicali
(1)
Adbmoli.o, cap.
Traile
(2)
cis.|
I
A
Lyon,
dee
|
|
in
occasione
passancKÌ del
di
volume Muaioa. Ballo
pp. Ì130-7, e Taltro
|
e
•
Joustes,
|
Carrovaela,
Chez Jacqves Mvgnet, eu
iiKAUo, Dette giostre
i
di
Coenrre;
cfr. (|UÌ
voi.
ii,
ad nom.
oit.,
VI.
Vovnwi»,
l'inuge de S. iKirace.
M.se
Drntnmntioa
m. dc. lxix.
|
la
Avec
alla aorte di Torino,
rile
|
et
Privilége du
Torino,
avtns
Neufve,
1841.
|
R<>.\
—
|
Speeltu^ PMiet [inle grand Colle<(«, à
|
proohe
.
et FermiSBion
Hkumih,
Savoia nei aeeoio xvji, in Curioeità e rieenke di Storia Subalpini,
ii,
l<eate
4".
:
aita
ltM>-20t
- Oi>
torte di
e SSl-fTU.
IUrAstbibb, IJeit ripréeentoHon» en mueique cit., dà un lunghiMimo elenco
Con grande rincrescimento, perchè immagino dagli altri trattati ohe
di queste itime.
multa materia avrebbe fornita, non ho potuto vedere da me l'altra operetta di lui De* ItatieU
(tt)
Il
—
anoien»
12".
et
modemee
— Sul
eiie cit.,
Il,
eeion tee réflee de l'art
ballo in Piemonte v. P.
pp. 710-7tt.
du
Vayha,
Theatre, Paris, ohet
Un
Bene
Uai(nutr'> 1682;
gran deoaduto^ nelle Vuriaeità
e riOT'
I
—
—
137
che cantavano, e dopo qualche tempo scesa in
isolette
s'y
« il
d'Alfèe
et d'
fit
una
queste
di
une petite action en musique des Aìnours
Aretheuse
»
vi fu
e poi
.
un banchetto
servito
(1):
certamente tale rappresentazione sarà stata sul genere di quelle
veneziane.
grande ideatore e organizzatore delle
Il
nei primi trent'anni del secolo
simpatica
di gentiluomo e di
figura
feste a Torino fu
Lodovico
marchese
il
letterato
d' Agliè,
Le Marquis
«
:
seigneur piemontois,.... est celuy a qui la Cour de
Savoye doit une partie de ses plus belles et plus riches inventions. Ce fut luy qui fit le dessein de la reception de l'Lifant«
d' Espagne, esponse de Charles Emanuel 1' an 1585. Celuy du
Combat de Diane et de Venus dans V Isle Polidore V an 1602 (2).
Les rejotiissances celebres faites aux nopces des Princesses Mariruerite et Isabelle avec les Ducs de Mantouè et de Modene,
où il eut des inventions si extraordinaires et si spirituelles. Les
d' Agliè.
changements de Millefieurs, dont
forme
Pan
pour Pan 1608;
la pensee,
1611; les Élemens
1618;
le
Due Charles Emanuel
le
la
Prise de
l'Isle
avait
de Chypre de
Pan
et les Triomplies de Petrarque de
de P an 1619
Secours de Rhodes
(3).
Avec
toutes
les
machines et autres
mariage de madame Chrestienne
rejotiissances, bals, ballets, courses, mascarades.
pareilles choses faites
de France
»
pour
le
[1619].
L'an 1624 Monsieur le Compte Philippe d' Agliè, son neveu,
commenca a luy succeder pour la conduite de ces inventions,
qui'il a rendues- les plus spirituelles du monde par une infinite
»
de desseins ingenieux
e seguono elogi grandissimi e un
;
(1)
che
Ménéstrier,
RÀprésentatiotis, pp. 281-82.
la favola tosse in
-
musica.
Ne
—Il RuA
Le illustri aUeanxe della Reai Casa di Savoia, Torino,
tione degli apparati e feste che
furono
anche questi spettacoli
attribuisce
al
3U, non dice
Tbttoki e M. Marocco,
dov'è ristampata uua HelaMénéstrier
nei 1585. — lì
(Poeti cit., p.
tac'^iono interamente L.
neli'
fatte
d'Àgliè,
18t>8
arrivo ecc.
ma
ciò
è impossibile essendo questi nato
nel 1578.
Combattimento
(2)
Sei Pareo
delf IliMStriss.
Bentivogli
M.DCII.
(B|
I
|
del Sereniss.
|
Li
D.
Sig
Cavalieri
Uvea
|
di Savoia
Beatrice
cf
|
di
\
tste
Diana,
presso
,
Con licenza
dei superiori
v. più
:
4",
la
e
pp 36.
|
di
all'
Io Torino,
— Cfr.
Venere
|
otf ieola
Città di Torino,
maritala
16 di Giugno dell'anno 1602.
Per qmesti tre
SOLEHTI.
deUi
Bua,
|
Fritto
PoHàora,
ideile
Illustrissimo Signor
{
Presso Agostino
|
\
Noxxe
Ferrante
Disseroliu.
Poeti, p. 27.
avanti u^li anni rispettivi.
18
—
lungo elenco
di tali
138
invenzioni
—
Già
(1).
che
dissi
del 1608 a Torino erano mancati interamente
nelle
feste
nuovi spettacoli
i
le Duo de Savoye
(2), ma il 24 agosto del 1609 «
ayant recu les cardinaux Aldobrandin et de Saint Cesaire, l'un
neveu du Pape Olement viir et l'autre son petit neveu, qui assisterent aux nopces des Infantes de Savoye, entre les diver-
masicali
tissemens qu'
leur
il
donna a
Millefonti, l'une de ses plus belles
action en musique, accomcommenca par un Arion porte sur un
qui 8'avan9ant sur le canal chanta un recit, et fut
maisons,
pagnèe de
daufin,
fit
il
representer une
ballets. Elle
suivi sur le
meme
canal d'un ballet des Tritons
marins, qui dansoient dans l'eau d' une
sujet de
piece
la
étoit
Transformabions
les
Ma
dessein et
le
le
de
Marquis d'Agliè en
Le
nouvelle.
Bellonde en
Due de Savoye
Millefonti. Elle fut de trois actes, dout le
na lui-mème
Dieux
de
et
maniere
le
fit
vers
don-
»
(3).
come risulta dalle Istruzioni per la rappresentazione edite dal Rua, che questa famosa l'avola fu cantata soltanto in parte e non usci ancora dal vecchio tipo delle feste
pur
è
cortigiane
E
certo,
(4).
bensì vero che tale favola fu recitata dai Comici Accesi,
e che in quel
tempo medesimo era a Torino
famosa Virginia Andreini,
cui
il
la
protagonista
d'Agliè ricorda nell'^M^itnno
Millefonti cantò
«
d'Amor
l'ira
supporre che vi riproducesse
il
Ho
mandata
accennato invece
Arianna
la
(5),
di
277) che nella villa
di
e le paci
»
Non
.
è
tuttavia da
melodramma, per
fortunato
difl&coltà sceniche e dell'orchestra,
stata richiesta o
(st.
trionfava
e vi
dell'
né abbiamo
traccia che
le
sia
la partitura.
(6;
che
il
Gonzaga trovana Mantova la
principe
dosi a Torino nel 1610 richiese in tutta
fretta
Po«rt cit.: p.te i. —
(1) MÉNÉSTRrBR, Tournoia ecc. p. 88-«!t. —Sul d'AoLiÈ, v. Rua,
1'
abate Caoda, il p.
Sono da ricordare anche I). Lor«nzo Scoto, Emanuele Tesauro
Qiaglaris ecc., tia gl'inventori di feste torìneei, delle quali an <ii«non, considerevole
pubblicherò io stesso tra breve nella Rivi$ta MuaieaU.
,
(3) Gft.
(3)
(4)
qui addietro pp. 91-92 e
tt.
Mìmìbtbibr, BipréMntation», pp. 239-4U; v. anche TbumoM, pp. 8S6-7.
Bua, Lt TraMformixioni di MilUfonti nel Oiom. Star. d. lAU.ra Ital.na, xix,
pp. 193-99;
Un
tpitodio letterario alla Corte
ili
C. K.
i.
8B igg.; e Poeti cit., pp. ai-.%, e p. 72.
(6) BoKZBLLi, Il cav. a. B. Marino, Napoli, 189S,
(6) Cfr. p.
72 n.
nel
p. 99.
Oiom.
-
Ufuetioo (1893), pp.
Bua, Un
ipiaodio, p. 47.
—
~
139
partitura deìV Orfeo, abiti e strumenti, e poiché anche nel 1610
Florinda fu a Torino, è più probabile che vi fosse ripetuto
la
questo melodramma
(1).
Comunque,
nome
il
di
Monteverdi
intimamente legato
è
prima audizione del nuovo genere musicale da parte della
Corte di Savoia, non solo per aver assistito a Mantova all' A-
alla
ma
rianna,
perchè
il
Cesare Mon-
fratello di Claudio, cioè Giulio
teverdi mise in musica espressamente per essere rappresentata ai
un nuovo melodramma di Ercole MarIl Rapimento di Pro-
Principi di Savoia nel 1611
mantovano, già addietro ricordato.
liani.
serpina, finora sfuggito interamente agli storici della musica e
a'
suoi biografi
Nel carnevale di quell' anno il Principe di
una splendida festa, invenzione
(2).
Savoia aveva
fatto in Torino
del D' Agliè, nella quale
Dopo
rappresentò
si
come già
principi,
i
1'
espugnazione
1'
Cipro convertendo in lago un
di
sola
salone del
anno innanzi,
si
dell'
palazzo
i-
(3).
erano recati a Ca-
Margherita che con lo sposo Gonzaga
vi si tratteneva, e colà ebbe luogo questa rappresentazione della
Proserpina, alla quale vediamo prendere parte la Florinda, il
sale a trovarvi la sorella
Rasi,
Campagnolo, che è descritta
il
del tempo, e per
l'
una rarissima stampa
in
importanze delle
notizie datevi credo utile
riferirne la parte interessante qui in appendice (4).
Margherita
(1)
scrive che
Savoia Gonzaga in
di
comici
i
per quella che in
*
:
ana
nome
gennaio
letterina del 26
di Florinda n'è stato
rebbero qualche mancia dalla benignità di V. A. per la servita fattale
cedente.»
(2)
Un
è riprodotta.
il
—
.336)
tova pel
si
p.
1'
181.
vegga
i
favore
Fratelli
né
1'
autore né
il
musicista né altro
all'
del
infuori di
fratello
1'
due madrigali stampati
contro
1'
Artusi (VoGBL,
Arisi nella Cremona
letterata.
S.mo Principe nel giorno natale di S. A. S. l'anno 1611,
De Cavalieri, 1611. 4.» — Ménéstrìer, Répréstntations; e
Poeti, p. 5.
appendice
la Breve
deserixione delle feste fatt^ dal Prineipe di
deW Infanta Margherita
Natalizio
l'anno pre-
p. 92.
— Rla,
in
Daca
occasione della letterina che qui ^ippresso
conosceva; ne tace perfino
Relalione nella festa del
(4) Si
chiarire
con
e dell' Apologia in
nulla
In Torino, appresso
Toumois,
senza
Di Giulio Cesare Monteverdi finora,
anche qui addietro
(3)
ma
Poeti, pp. 42 e n.
di Claudio,
Monteverdi, p.
Cfr.
Bua,
al
pretende-
43 n.)
p.
cenno,
fag!;evole
ne ha dato
con quelli
PMty
(Ri;a,
1611
esposto,
e nella
venuta
delti
Man-
Serenissimi Principi di
Casale, 1611. Dall'esemplare della Reale di Torino, me ne
amico G. Sforza, che ringrazio di questa e di molte altre delle cose che
Il principe Francesco Gonzaga
qui ho potuto dire.
il 6 maggio
successivo scriveva
Savoia nella
favori copia
città di Cotale,
1'
—
ancora da Casale
di
al
Duca Carlo Emanuele a Torino
:
< Il
Monteverde autor della favola
Proserpina rappresentatji a V. A., ha pensiero di dedicargliela e havendomi richiesto
ad accompagnarlo con una mia, non ho potuto negargliele,
par baciar a V. A. la mano.... >
di Torino, e
anche
lo spartito
La
lettera
è perduto.
del
valendomi
Monteverde non
si
di tal
uova
nell'
occasione
Archivio
—
Ma
—
140
Innga mi sospinje; e a malincuore tralascio più
la Aia
e varie descrizioni di balletti leggiadri e curiosi degli anni se-
guenti
l'
(1)
ed
;
essendo
incerta
assai la rappresentazione del-
Arione del Capponi nel 1610, non trovandosene menzione nelle
relazioni delle feste
stina di Francia
per
Amedeo con
nozze di Vittorio
le
durante
quali sarebbe stato
le
Cri-
eseguito
(2),
quando Lodovico d'Agliè dà a Torino
una nuova festa musicale, che si può ritenere come il primo
saggio di melodramma, con La Caccia < recitata in musica alla
Vigna del Ser.mo Principe Cardinale [Maurizio] di Savoia per
è forza arrivare al 1620,
Madama Reale
occasione d'una festa fatta a
Cosi
colta
(3)
Non
(1)
fieU*
fenle
7ituak
il
27 settembre 1620»
codice che la contiene, da cui l'ho tratta per questa rac-
il
tuttavia la brevità della composizione, piuttosto che
:
tacerò tuttavia delle teste del
[stornala]
|
I
descrive
8 perchè addietro accennate: Relatione
\
\
|
\
;
degli Slenwnli, addietro
balletto
il
l(i1
da S. A. Serenissima. e dal Seren.mo Principe Questo Carlu Torinu, Appresso Luigi ['izzaiuigiiu, Stampator ducale, 161B pp. 5-19
rappresentai',
|
—A
p. 86-87, e Pneti. p. 73)
ricordato
19 incomincia
p.
Un
Rua,
(cfr.
episodin, p. 81
Festa di S. A. Sert^nissima
la
«
26
olii
I
lacomMénéstrier (Répréla riassume:
« Pou d» jours sunarnvant le Due en flt nn
sentati/ms, v. 270-71) così
La afera di
antre de sa proprn invention, anqnel il donna le nom de Uiel de Chrystal
Cristallo, li fit dresser pour cette feste uno grande sai le de figure ovale, dont le pladi t'tììraro^ e termina a p. 34.
paisa do) Capriccio
(cfr.
Bua
Il
{/>•.
balletto fu la Sfera di crisUMo b terminò con
episodio, p.
87
Poeti, p.
;
.3.) Il
:
fond et tous los lambris ótoient de grandes
ches en étoient aussi. et dans
les
de miroirs,
i,';acos
niches hnit
et
les pilastres
les ni-
mains
statuos avoieiit les tétes et les
denx vers en forme d' inscrìption et huit madrigaax italiens entre le niches. Les princos, les ambassadeurs et les dames étant placez
comme pour assister à un spectacle, des quatrecotez de la sale sortirent quatre grandes
tables chargées de quatre services, et acconpagnés de recita en musique qui furent
termine/ par un ballet dn Caprice » — L' ultioio giorno di quel carnevale, durante un
de verre. Sous chuque
statile étoient
banchetto dato dal Duca a Racconìgi,
dei
Trionfi del Petrarca, che
il
apparvero durante
i
vari servizi
le fignraziuni
Ménésthiir pure descrive brevemente, pp. 26>T0
In-
;
venzione, come le precedenti, del D' Agliè.
Cfr.
(2)
qui addietro, p
in Torino
feste fatte
Piamente. Dove
et
ì'iS,
n. 2
della correria
intende la Giostra ed
si
foli et fuoeki et altre eose nobilissime
tritnonio seguilo
ati$ta sorella
Tarrino
.
tra
il
hiumw
il
mantsnitort di essa
da intendere,
n
dal «•reMiM,
padrini, enrri tritm-
et li
tutto questo » stato fatto per il
serenissimo D. Amedeo, PriiKsipe di Pia monte, con
Mìnistbirr, Toumois,
Il
p. 88.
Mk§nm
Primifs éi
potato trovare la RéiaxioM
arvtato, fatte
Venetia iim:xix.
Crisianissimo re di FVanxa. In
del
in-4.
;
.— Non ho
dell'
accenna a una
Madama
mm-
Ov
Appresto Antoniu
fMtii intifatlate II Soo-
eorso di Rodi, fatta in palazzo in queitu stesila uirooetanza.
(3)
E
il
ood.
Tii dellii
Biblioteca
d'AoLiA,, ^là seirnatato dal Raa.
in musica alla
sta fatta
II
'lìoginni di
nM
Re a
H.l»
MilI
I
li
27
Setlemltre 1820; pp. 4»;
l.'nti, fnv>i\
iMStorale, già ricordale.
dram-
\
Ludovico
Torino, contenente Possi» di
Cantoni,
Vigna del Ser.mo Prineipe Oard.l»
'
M.
del
Contiene
|
pp.
1-161;
di .Sawtia.
-
M
— La
Caeoia
BelUmda,
ìnatiri rappresentatimi; pp.
n
70-,
siano
e
1'
I»
RseiUtta
|
per oeeasions di
\
i
una
fe-
Drwfar-
.Alrida,
/!•-
tra
melodrammi,
veri e propri e
i
fa velette
da
-
141
fa ch'io la collochi tra le altre
cantando. L'autore della musica rimane
recitarsi
ignoto.
Accennerò soltanto che per la solita festa natalizia di MaCristina, il 10 febbraio 1621 si rappresentò, ridotta in
tre atti, e tutta da dame. V Amaranta del Villifranchi. con intermedi di balletti, e con in fine uno più splendido intitolato
dai Sette re della China (1). per cogliere al 1623 una magra
dama
notizia di un'altra favola musicale del d'Agliè, della quale tutto
è ignoto compreso
trovare un altro
proporzioni:
nome
il
Ariane,
1'
Bisogna arrivare
(2).
melodramma,
che forse coprono
questo
marittima
favola
nome
il
anche
1628 per
al
però
di
piccole
di G. B. 0.,
iniziali
di Griovanni Bisogno,
parente di quel-
l'insigne musico di corte Paolo Bisogno, che cantò precisamente
nella rappresentazione di questa favola. In
feste furono più splendide
quell'anno
1628
le
già
in
cominciarono
consueto;
del
gennaio con un gran balletto drammatico-musieale di D. Lorenzo
CadDuchessa
Scoto, che in vari quadri musicali rappresentò le gesta di
mo
del Serpente
vincitor
offri al
Duca una
;
carnevale
l'ultimo di
la
Véglia, in cui apparivano spiritelli, sogni, zef-
aurore, rugiade, vapori e altre fantasie, invenzione anch'essa
firi.
per musica di Lorenzo Scoto; e
febbraio, per
Principe di Piemonte
il
natalizio della madre, fece rappresentare
il
Ongaro, tutto dai suoi gentiluomini e ridotto a tre
dell'
dsUa festa
(1) Rtiatione
|
fatta
dalli
|
Serenissimi Prineipi,
|
et
dalle
10
il
1'
Alceo
con
atti,
Sereniss.
|
/n_
Madama Serenissima; li 10 Fehbraro 1621, Torino, Pizzamifflìo. 1621. che fu riprodotto dal Bua |>er Soxxe Calligaris-Qutierrex, Torino, Tip>>:;ra&a Salesiana, 1893. — Cfr. ìLénèstrier. Op. eit. — Qaesta notìzia dell' Amaranta è
fante
Nel giorno Salale
|
|
rimasta ignota al Mafpei
(2l
Un
cert4^i
a
|
cit.
Tibancìo Garino dedicando
no. 1623, al d'Alalie, ricorda tra
1'
il
Lorenzo Cataitio,
Oeloso di
altro pcesie di Ini
:
« quella che
par dianzi
coti
Tiri-
tanto
>ì maestosa e più che r^a po-jipa di machine
od inierinoli han fatto
musica ra 'presentare q'ieste Serenissime Altezze.» E il principe Emanuele Filiberto
scriveva da Palermo al d'Ai^liè il 1 ma^io 1623: «Ce siamo ralloi^rati ;issai delle belle
applauso e con
in
feste tanto a piedi
et
che tra
con
gii
come a cavallo
le altre sia riuscita
che'il carnevalo pr'>ssimo p.tsiato
ammirabile
la
Co m m ed
Intermedi apparenti et machine. Et perchè
il
i
si
s<jmi fatte costì
recitata in musica
a
Scotti sin
adesso
non
ci
ha
in-
viato relazione (corno ci avvisato che lo vole/a fare) no sarà ciin) che con la prima occasione ce la loandiate. » (Rca, Poeti, p 46).
Dovrebl»o dun [UO e,i*tere una relazione
—
di
D. Lorenzo Scoto
esser
stata
una
propositi: e penso so questa
al
delle
dne
che sono perdute traniio
.litro
piccoli
commedia
comparizioni del d'Aglio,
avanzi
«Jfr.
Rv\
la
in musica non p<itrobbe
SmeraUti o l.i ZaUiHrn.
Pneti, pp. :J7-:«».
-
—
142
intermedi, e con un balletto della Fortuna
Ma
(1).
10
quel
feb-
braio ebbe altresì luogo la festa di gala consueta di cui sentiremo
la
descrizione riassuntiva fattane dal Ménéstier:
L'une dea plus
qu' on fit à
«
extraordinaires de ces represe ntations. fut celle
Turin
10 Fevrier 1628 pour celebrer
le
Madame de
de
seau de
la
Felicitò.
Toutes
hommes parurent dans
musique auquel tout
le
quatre angles de
les
On
Savoye.
le jour de la naissance
une grande machine du Vais-
fit
Divinités qui sont propices aux
les
le ciel
et
chacune
firent
choeur répoudoit.
la sale
un
récit
en
En méme temps
sur
parurent quatre machines pour
quatre Elemens, un Montgibel pour
les
un Arc-en-ciel pour
feu,
le
un Theatre pour la terre, et un Vaisseau pour V eau.
Tout d'un coup la sale se remplit d'eau, et le vaisseau a' avan9ant fit voir sur la prouè un trone magnifique preparò pour
l'air,
Les deux còtez avoient en divers
Ducs de Savoye. Dans
le corps du vaisseau étoit une grande table prèparee pour quarante personnes. Le Dieu de la mer invita les princes, le princesses et les dames à entrer dans ce vaisseau. où il furent
les princes et le princesses.
boucliers les arines de tous les etats des
servis par les Tritons, qui conduisoieut les services sur le dos
On rèpresenta sur un ecueil peu
du vaisseau la pièce d' Arion, jettè dans la mer et
sauvè par un Daufin. La musique fit le prologue. La primière
de divers monstres marine.
èloignè
partie fut le depart d' Arion; la
sur
seconde
le
rinthe ou Periandre lui
fit
raconter ses
fut
il
chantant
voir
fit
dos d'un dauphin. Dans la troisiéme
le
à Co-
porte
avantui'es
et
con-
le
fronta avec les nautoniers qui l'avoient jettè dans la mer. Les
Del gran BaiUttu
I
Ser.mo Doon
taio al
Appresso
gli
\
:
anni
In Torino,
;
sulla prima
2bU:
DeJla
I
e
:
Hnlationr.
felioi di
Dell'i.
\
pa^um
quesU
li
'lolla
ò In
Sfi^vUi reati
nj>lendnlisi>inM
S. A. Ser.nta
ApprosHo
|
|
]
giortto vltinw di Oarnouale.
Il
|
Alli
|
'J'J
DiG.
>
al Totrlio
che recava
Hsff
\
FUttii (Ul
pp. 4W>'i, mi « <|Uolln di'MMlrf».
Srr.mn
,
j
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è
1)127
noti
|
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procedente
Oulmo. Sov'ue
Pri»tr»>Ki di
In Torino,
sa
|
Di Piemonte
U. U. 0.
|
Pv-umnlr
o
Istemma]
stei«o
è
i
|
di
Tatto
è numerata
Srw» mooonto
opuscolo
jinco-a
\
lo
|
ricor-
che Gemm) ò stampati) su
stjiinpato Dietmhre,
a'
|
Ve^rlia
la
Dei Ser.»u> Pritteipe
Gennaro
relaziono ohe, soifuoudo
rappresentazione del
B. O.
2 bianche, wl
-f-
(Janallerì, M. u. cxxviii; si
un cartellin) sovrappo.sto
p.
|
Cau(»lleris. M. m:. xxviii; i", pp. Ji
i
data. Seifuo
Per
in un
volume compunto di tre distinti opasooli
Di Madama Ser.ma Principessa di PientonU Rappreseii-
Questo lesto suno raccolto
(1)
lùiationr
Alti
:
lo
|
/'V/»r.ir<)
IH^H;
—
—
143
Sirenes firent un ballet à la fin de cette piece qui fut de
da due Charles Emanuel.»
vention
E
l'
in-
(1)
con quest'anno poniamo fine alle prime indagini.
— Venezia.
d)
Lasciati nel 1612
servigi troppo mal rimunerati di
i
Man-
1613 a dirigere la
cappella ducale di S. Marco in Venezia, dove rimase fino alla
morte avvenuta nel 1643. La nuova musica là dove 1' antica
fu chiamato
tova. Claudio Monteverdi
nel
.
era arrivata, come vedemmo, alle ultime applicazioni possibili
introduttore fra le
al teatro (2), non poteva avere migliore
Lagune, e. quantunque non senza lotta, il trionfo fu ben presto
completo.
Se
maestro non ebbe più bisogno dei Gonzaga,
il
demmo come
di continuo
durante parecchi anni
tova
(1)
Dm
Breve
nel
Savoia
,
|
Per
Raggvaglio
|
artni
gli
174-76.
RópresontcUions, pp.
Della
|
|
Festa
Sereniss.ma
Di G. B.
0.
prodotto
qui nel voi. in con an brano della rela2Ìone che
balletti
I
[storama];
n. tip.,
s.
del Tempo, delle Quattro parti
ma
dazione francese,
ChasUau pour
senza
par les Chevalier. 1628;
balletto
della
De' Cavalieri
xo 1628.
|
|
de
pp.
4»,
Sereniss.mo
Del
|
[fregio]
— Non
\
25 a 58 è
p.
mondo e
Arioite del
delle
lo
notizie
le
Del Serenissimo
\
Ariane, che
ì'
|
Dvea
x Febbraro 1628.
Alli
rìgoarda
Stagioni.
si
vedrà
\
ri-
segnon» poi
;
— Ve
n'
i
è ona tra-
L' Appareil Somptueux da S. A. S. Phiel au
Madame. Le 10 de Féfmrier m. dc. xxvm. A Turin,
26. — Ancora pochi ^orni appresso ebbe laogo un altro
Ariane:
descritto
Prinoipt
\
j
\
|
|
|
dì Amore,
Potenxa
di G. B. 0.
I
1'
Xaissanee
la
del
suo ideale
il
— Si ricordi l'altro
^ Più ampie sono
suntuosissima
Madama
pp. 72. Da
di
felici
infatti
e
:
Bologna.
riguardante
testé indicato iiolla parte
contenute
ve-
ogni
Monteverdi non compose che per Man-
il
intanto egli perseguiva instancabUe
^NÉSTRIBR,
Capponi
di
ma
(3):
già
rivolgessero a lui
si
spettacolo musicale
qualche
meditassero
qual volta
Gonzaga
i
nella Relatione
Cardinale
|
In Torino, Appresso
\
Della
Di Savoia,
|
Cavalleris,
li
|
Nobilissima Festa
Fatta
olii
\
5 di Mar-
1628; 40^ pp. 20
vediamo apparire
a Vicenza il Glauco schernito. Favoletta da recitarsi in muaiea per inlermedii di Lodoma chi ne tosse il musicista s'ignora interamente. La favoletta è qui
vico Albaroi
v.
(2) Cfr. cap.
è
rilevare che del 1610
senza interesse
:
riprodotta nel voi.
(3)
Non
solo
iii.
ma Parma, come
Mantova,
incaricò delle masiche
cora nel 1641 essendo nato
delle feste a Piacenza
,
il
Musiche,
\
e
Il
ti'
Carneuale dell'anno
Intienxione,
patta in musica
|
\
le feste del
,
1628
;
musicare un balletto composto per
egli fu incaricato di
sione dal conte Bernardi) Morando:
Piacenza
pare ho accennato, per
che fa chiamato coli per qualche tempo e an5 gennaio un fij^lio al duca Odoardo e meditaadosi perciò
Monteverdi
il
Vittoria
eorren-jt
\
|
D'amore.
mdcxxxxi.
spiegata in verri, e deaerilta
Da Olavdio Mostbvkhdk.
|
Fhtto
occadi
di
Con apparato
|
Da
|
1'
Di Macchine,
Brbnardo Moba.vdo.
|
|
la Piacenza,
Nella
Città
Balletto
|
Per
Qio.
|
;
|
E
Antonio Atdiz-
—
-
144
che la musica cioè fosse specchio dei sentimenti e in
artistico,
certa guisa
li
riproducesse ed esprimesse in
modo da
suscitarli
nell'animo degli ascoltatori. Questo suo pensiero egli espone in
lina classica prelazione che in
come
certo
modo
si
può considerare
l'ultima affermazione del periodo delle origini della
nuova
musica, dalla quale prefazione apprendiamo altresì che soltanto
quantunque privatamente,
nel 1624,
producesse con qual-
egli si
che cosa di nuovo a Venezia:
« Ha vendo io considerato le nostre passioni od affettioni del
animo essere tre le principali, cioè Ira, Temperanza et Humiltà
supplicatione, come bene gli migliori filosofi affermano
anzi
la natura de la voce nostra in ritrovarsi alta, bassa et mezzana:
e come l'arte Musica lo notifica chiaramente in questi tre ter,
mini di concitato, molle et temperato, né ha vendo
tutte le
in
compositioni de passati compositori potuto ritrovare esempio del
concitato genere,
ma ben
descritto da Platone nel
con qvieste parole
«
del molle et temperato, genere però
sì
de Rethorica (ni 10
terzo
harmoniam
Suscipe
illam
quae
De
rep.,}
ut
decet
imitatur fortiter euntis in proelium, voces atque accentus
sapendo che
gli contrarli
>
et
,
sono quelli che movono grandemente
l'animo nostro, fine del movere che deve havere la bona musica
come afferma Boezio dicendo: « Musicam nobis esse coniunctam
mores vel honestare vel evertere» (Musica, lib. i, cap. i)
perciò mi posi con non poco mio studio et faticA per ritrovarlo;
et considerato nel tempo pirricchio, che è tempo veloce, nel quale
:
tutti gli migliori filosofi affermano in questo essere stato usato
belliche
le saltationi
concitate
tardo, le contrarie: cominciai
.
e
nel
dunque
la
tempo spondeo
,
tempo
semibreve a cogitare,
la
qual percossa una volta dal tono, proposi che fosse un tocco di
tempo spondeo , la quale poscia ridotta in sedici semicrome et
una per una con agiontione di oratione contenente
ira o sdegno, udii in questo poco esempio la similitudine del effetto che ricercavo, benché l'oratione non seguitasse co' piedi
ripercosse ad
Con
zoni.
Ile.
de' Sap.: 4», oc.8 n. n.:
conza, Razachi,
M»m.
Star,
Cfr.
mio
il
d-
art.
nella ItifMa
16>>2.
fiaeenxa,
Un
t.
xi;
anche con
di
altra
le
Opere
ooee
e Mbkhi, rH%ionario Mtyra/fw
baUttto nmaieato
Mutitak
ohe è
Sul Morando, ohe fu antore
Ilat.na, voi.
da CUiudio MunUMrd»
U
(IMA).
del
moaioali
Morando,
oTr.
Pia-
Poooiali,
flamUùw, ni non.
teomornikUo a'
»uni hùMftafi
—
145
E
la velocità del istroinento.
—
per veuire a maggior prova, diedi
divin Tasso, come poeta che esprime con ogni pro-
di piglio al
prietà et naturalezza
con la sua oratione
quelle
passioni che
che fa del
combattimento di Tancredi con Clorinda per ha ver io le due
passioni contrarie da mettere in canto, guerra cioè e preghiera
tende a voler descrivere, e ritrovai la descrittione
,
e morte; et l'anno
1624
udire
fattolo poscia
miglioi-i
a'
de
la
nobile città di Venetia, in una nobile stanza del Illust. et Ecc.
et ne comandi
mio particolar padrone
Girolamo Mozzenigo, Cavaglier principale
Sig.
de
la Serenisi.
Repubblica de' primi,
et
,
et partial protettore, fu con molto applauso ascoltato
e lodato.
qual principio avendolo veduto a riuscire alla imitazione del-
Il
maggiormente con maggiori studii.
come da
seguitai a investigarlo
l'ira,
et ne feci diverse compositioni, altre cosi ecclesiastiche
camera, et fu cosi grato
genere
tal
anco
agli
compositori
di
hanno lodato in voce, ma anco in
penna, a l'immitazione mia, 1' hanno in opera mostrato a molto
mio gusto ed onore...» (1).
Dunque anche il maestro fa datare dal 1624 la propria
affermazione a Venezia, ma soltanto nel 1628 abbiamo di lui
la prima composizione profana per un banchetto (2), e soltanto
nel 1630 il primo melodramma, Lm Proserpina rapita, libretto
musica, che non solamente
ma
di Giulio Strozzi,
( l
chr.
)
Mairigali
faranno
TEVBRDE
Saera
\
Maestro di
I
ancora recitato privatamente, in occasio-
et
Amorosi
per breui EpisocUj fra
i
\
Con aleuni
eanti senxa gesto.
opuscoli in genere rappresentativo,
|
Libro ottavo
|
Di Cf-AVDio MON-
Cappella della Serenissima Republiea di Venttia.
Dedùsati
|
\
Alla
Del^ imperator Ferdinando m. Con privUrjio. [impresa] In
Appresso Alessandro Vincenti, MDCXXXVin, 4o, pp. 35. Qaivi son date le st.
Maestà
Cesarea
Venetia,
Gv errieri,
1'
|
|
|
I
|
ma fratto di tali stadi posteriori ò anche ciò ch'epli
Maggio 1627 (Davaei, Monteverdi, p. 75h < Mi trovo pen"i
fatta molte stanze del Tasso dove Annida comincia
tu che porte parte teeo di me parte
>ìe lassi, aegnendo tutto il lamento et l'ira con le risposte di Ruggiero (sic per Rinaldo)
che forse non spiacerìa. et mi trovo fatto il ctfmbattimento di Tancredi con Clorinda.».
Sono le st. 41-53 del e. xvi dalla Uberata alle quali seguita con la st. 59-63 1' ira
52-68 del
e. xii della
scriveva in
una
Geriisalemme.
lettera del 1
—
Ma di questo nuovo lavoro nulla ci resta, se non le st. 58 ( Fattene
(Là tra 'l sangue) e 63 iPoi ch'ella in si tornò) già composie 36 anni prima e
appaise ne 11 terxo libro di Madrigali a cinque voci novamenie composto et dato in tuee,
In Venetia appresso Ricciardo Amadino, MDXcn, 4», più volte ristampato (cfr. Voobi,,
di
Armida.
pur) 59
|
Monteverdi, pp. 380-81).
^2)
/ Cinque
MoKTBVBKDE,
Fratelli. Sonetti di
Qa'Lio Strozzi, honorati di Musiea dal Sig. Claddio
Cantati nel Reni Convito fatto dalla aereniss. Republiea dì Venetia nel suo
fatnoso Arsenale. A' Sereniss. Principi
é
D.
D. Ferdinando
ii
Oran Duca Quinto di Toscana
Oiov. Carlo de' Mtdiei suo fratello, Venezia, Denchino, mdcxxviii.
SOLKKTI.
19
-
-
146
ne delle nozze di Giustiniana Mocenigo
e Liorenzo Giustiniani
Mocenigo (1).
Poi sono nove anni di silenzio a Venezia
silenzio forse
più dei documenti che de' fatti, e forse mancanza di nostre in-
al palazzo
:
vestigazioni accurate
ma
;
intanto maturava quell' avvenimento
doveva assicurare
di importanza capitale che
lodramma: l'apertura di pubblici
In
ciò
Roma
dà
mano
la
me-
del
la sorte
teatri.
a Venezia
perchè è un' impresa
con a capo Benedetto Ferrari, di Reggio
,
composta
di
artisti
quasi tutti romani o degli stati pontifici, che nel 1637 inaugura
il
teatro a S. Cassiano con V Andromeda, libretto del Ferrari e
musica di Francesco Manelli di Tivoli, e dura l'anno seguente con
La Maga fulminata libretto e musica dei medesimi (2). Nel
1639 si apre nel carnevale il teatro a SS. Giovanni e Paolo con
La
Delia o sia la Sera sposa del
Sole,
poema drammatico
di
Giulio Strozzi, musica di Paolo Sacrati, e con l'Armida, musica
e poesia di Benedetto Ferrari (3).
vecchio Monteverdi
Il
(1)
È
argomento
lo stesso
Anatopismo
pina rapita.
Claudio Montevbrue
del
Moxxenigo
strissimi
signori
MDCxxx.
Appressi) Evangelista Deuchino.
oggi l'Hotel Danieli.
—
Strozzi
GrtULio
rapprtMutato in
e
buon cavallo
il
musicato dal fratello nel 1611, come
jcià
signor
GiìistiniaiM
come
desta
si
Vettetia
w'
Loreuxo
e
—
Il
,
honorato di
— Proser-
vìAp.
si
Mtisica
dcU signor
fortunatissimi tiponaali degli lllnOittstiniani;
in
fino
:
In Venctia.
palazzo Mocenigo in Calle delle Razze è
Proserpina, musicata di nuovo da Francese^) Sncrati, apparve
La
Gal-
poi al teatro pubblico di S. Moisè noi lt>44 e fu allora ristampata (cfr. Livio Nisio
vani [Luigi SavioliJ I
Proserpina
gli
il
Paxxo
fìnto
Paulini, 1603
per Stefano
:
«
Accademici Indefessi
stretto
i
enili versi
(2)
comò anco
riporta in Piemonte, a Mondovi,
di
e spesa e palazzo
risolse
lui nel
di CtIo.
d' intrecciare col
Galvani,
Op.
Onde
secondo segnati
eit.,
questa
dopo
Roma
raccontando questo
Paolo
>.
Riccio gentiluomo,
il
carico ad
esso, e fa
nella brevità di detto tempo, egli divise in
che
ma
all'invenzione
vi
pp. 17-lB
:
Adimollo, / Imtri
B. Ferrari v. la bibliografia nel mìo voi.
GALVAjn, pp. 2frao.
cit.
/jS
di
ri-
due
Marino con
del cavalier
caddero cosi a prf>po«ìto
tutti quasi affatto alterati
— Cft.
p««r
Prologo quattro intermedi apparenti,
delle composizioni armoniche, fu dato
primi due di Arianna, appoirgiati
di
di
p. 'ii~)
irli
altri
al-
dae
di
della loro origine.»
intermedi del Ratto di Proserpina sono anche ms. nel Palatino i&l, n».
libretti di
(8)
proposito
in
Proterpina al rapiménto dello Strozzi,
— Due
—À
ComecUa di Cristopoko Sicinio da Topkia. In
nello spazio di tte giorni.
soggetti,
e p. 57.
una sua, che scrivo a Fapirio Carotino, narra che
Monte Regale, rappresentando il Paxxo finto, oomodia di
di detto signore si
delli quali,
Memorie
secolo xvii (1637-I7t)0),
nel
Uioordì, [1K79], p. 9
ci
[V],
Francesco Zucchi
Cristoforo Sicinio. a richiesta
parere
musieali di Venexia
I'àllacgi nella prima ediz. delia Drammalurgin (Roma 1660,
,
aver annoverato,
aneddoto
teatri
Milano,
storiche e bibliografìehe,
ai
Roma,
origini eoe.
p. S2.
S4.
—
t)oi
-
147
—
segni di battaglia: nell'autunno dello stesso anno 1639
teatro S. G-io vanni e Paolo con V
il
Adone
che
.
occupa
continua a
si
anche nel carnevale del 1640 (1) , e inaugura
autunno 1639 il teatro S. Moisè con l'Arianna la
vecchia Arianna di trent'anni prima il successo della quale^
segnalato pure da due ristampe del libretto, dura ininterrotto
rappresentare
nello stesso
,
,
per tutto
il
1640, associandosi soltanto in fineiZ Pastore regio,
poesia e musica del Ferrari (2).
Nel 1641 si inaugura il terzo teatro, detto Nuovissimo, con
Finta pazza di Giulio Strozzi musicata da Francesco Sacrati, che di li a quattro anni doveva anche inaugurare l'opera
italiana a Parigi (3): ma il Monteverdi rioccupa il S. Giovanni
La
,
e Paolo con
Le Nozze di Enea con Lavinia
mo Badoaro
(4)
gurazione, a
campo
Cavalli, che vi
e
:
avendo lasciato
di
il
,
libretto di Giaco-
S. Cassiano,
dopo
l'
produsse nel 1629 con Le nozze di Teti
si
inau-
prova del suo allievo prediletto Francesco
e
Pe-
1640 con Gli Amori di Apollo e
rappresenta la Didone, il Monteverdi si as-
di Orazio Persiani, e nel
leo
Dafne, a
che vi
lui,
socia nel 1641 con II
Badoaro
ritomo di Ulisse in patria libretto
dello stesso
(5).
E non bastò al vecchio maestro avere assicurato all' Italia
un continuatore nel Cavalli ma prima di morire volle ancora
additare una nuova via al melodramma, facendo rappresentare
nel 1642 al SS. Giovanni e Paolo 1j' Incoronazione di Poppea o
n Nerone, primo dramma di argomento storico e che ha inol,
tre qualche valore artistico e viene stimato
il
migliore del seco-
ognun sa come abbandonata ben presto
lo (6);
la mitologia e
i
—
L'Adone tragedia musicale del Clarisaimo signor Paolo Vbh(1) Galvani, p. 30.
DRAXiKo. rappresentata in Vettexia iranno 1639. All'illustrissimo sig. Antonio Orimani
fu
dell'
illustriasimo
signor
Vettor. In
Venezia mdcxl. Presso
Sarzina.
il
Con
licenza
de' Saperiorì, e Privilegio.
(2)
Galvaxi,
p. i>5-56.
— Per
le
dae ristampe
dall'
Ariatma
qui la
cfr.
bibliografia
del Rinaccìni nel rei. n.
Galvaui, p. 67-€8.
U) Galvani, p. 30.
Non ne è a stampa che lo sceaarìo; il testo è ms. alla Marciana.
(5) Galvani, p. 19. — Anche di
qaesto libretto del Badoaro è htampato solo lo
(3)
—
sconarìo:
il
di lui.
(cfr.
sono
di
Venezia, Giuliani, 1606.
Galvani,
Galvani, p.
(6(
anche nel Magliabechiano vn. 72.— I tre liGiov. Pra.<icbsco BusnnLLO, e tutti raccolti ne Lo or» oxiom
toeto è ms. alla Marciana od
bietti del Cavalli
p. 31.
.12
—
Il
stampato soltanto quando
libretto fu
cui rimase i»rnot«)
:
BcaEMBLLO. Opera musieale rappresentata
L' ineoronatione di Poppea
nel teatro
fn
ti-
Orimano C anno
ripetuto nel 1646
Giov. Prancrsco
164'J.
In
Venetia
—
—
148
pastori, la storia abbia poi fomiti gli argomenti alla
pluralità
melodrammi.
dei
Ma. ahimè, la musica di queste opere, dove il glorioso maeaveva trasfusa l'anima sua, è tutta perduta (1).
Col 1640 si chiude il primo periodo della storia del melodramma: in appresso fino al 1700 all' incirca, succede il periodo romano-veneziano, in cui emergono a Roma Luigi Bossi
stro
e
Carissimi, a Venezia
il
Verso
il
1700
penisola con
lommelli
la scuola
Scarlatti
lo
il
Cesti,
il
,
Leo,
il
Vinci,
il
Legrenzi
il
(2).
dominio su tutta
il
Pergolese
la
e lo
(3).
Non rimaneva
gegno
Cavalli,
il
napoletana prende
a quest'ultima produzione artistica
dell' in-
italiano che di valicare le Alpi, e ciò fu presto: già
i
can-
sempre stato scambio assai attivo, specie
Germania, avevano preparato il terreno e più di tutti in
tanti, dei quali vi era
con
la
Baviera
il
famoso Orlando di Lasso.
L'Elettore di Sassonia
manda
giovane
il
(1585-1672) a studiare a Venezia sotto
Lo
1612, e un'altra volta nel l628.
tò nel
1627 a Dresda
la
Dafne
il
Enrico
Q-abrielli dal
Schtitz
1609
Rinuccini
del
tradotta dal-
,
1638 compose un balletto Orfeo ed Euridice
l'Opitz, e nel
al
Schtitz musicò e rappresen-
la
:
scelta dell'argomento è di per sé eloquente (4).
G-ià
da anni
gli arciduchi d'
Italia e più volte
MDOXi-vi.
Appresso
avevano
Andrea
frialutni.
Austria
assistito,
Con
usavano
scender© in
specialmente a
Licenza
de'
Superiori,
et
Firenze, a
Pririle^io.
—
vendo da Giacomo Bati Libraro in PVozzeritt, S»; è anche no le Ore oxiose cit.
Nerone è nel ras. della partitura che si conserva alla Marciana: un ms. del
di
in
Si
titolo
libretto
— Cfr.
anche Krbtzschmar Hbbmann, MortovtrdU IneoroVi«rMjahr»ehirifl fur Musikwùaenehaft, 1894, e del medesimo Dit
è nel Hatrliaberhiano vii. 66.
naxione di Pùppea
Il
und
Werke CcuxMis und CesUs, ib., 1892.
comò sopra ho detto. Credette 1' Avbros (iv. 963) di ricono•cere quella dal Ritomo d' Ulisse in un m*. della Bibl. Iinp. di Vienna; vi si oppone
il VooEL, Monteverdi, p. 40K-10t; dubita dello opposizioni il Rollano, p. |U6 h.
«ran partA alla Marciana. Cfr. 7 eodiei mw(2) ÌjB partiture di costoro sono in
Bieali Omtariniani del ttooio xtu nella R. Bibliottoa di S. Marco in Venezia, itlHHmti
dal D.r Taudbo Wiil, F. Oniduia editore, Venezia 1888, 8». ~ p. Molminti. Il teavenetianisehe Oper
(1)
Tranne
il
die
Seroivt,
tro muaioale nella veeehia
Venezia nel Fhnfulta d. Domemioa, an.
xxv
OiTABitT P. A., La mturique voeate «n Italie noU'i^nnwatr* du
de Muei^ue de BrwceUea, 6« annèo, Bmxelloi, C. Muquardt, 1882.
(4) V. qui nel voi. ii l' indiraziono hiblioirrafloa delln l*nfnf.
(8)
Rollano,
pp. 'J<M
mm.
(1906) n. 31-86.
Oontervattir» Jtoys/
Sullo Srhntjf
cfr.
musicali
rappresentazioni
quando
149
Alle feste di Mantova del 1626,
(1).
rappresentò V Europa, assisteva Leopoldo,
si
II,
dopo
introdusse a Vienna, dove
Fer-
ebbero sempre italiani come
si
da Nicolò Minati
poeti Cesarei, cominciando
Sbarra
figlio di
che dello spettacolo rimase cosi entusiasmato, che poco
dinando
lo
-
Francesco
da
e
(2).
Già accennai alla prima rappresentazione a Parigi del dicembre 1645 con Lm finta pazza di Giulio Strozzi, musicata dal
ma il 26 febSacrati: non fu un successo per varie ragioni
;
braio 1647 per impulso e
rinnovato
opera
tentativo con
il
1'
del
Mazzarino
cardinale
fu
,
Orfeo di Francesco Buti e musica
di Luigi Rossi e la sorte fu decisa (3).
L'opera italiana corse trionfale per l'Europa.
(1) Cfr.
(2) Cfr.
(S)
il mìo Voi. Musica, BcMo
EoLLAXD. pp. SOa-'ill.
TteW Orfeo
Drammatica
e
libretto è alla Barberìniana:
\ì
altre copia c<>n la
na.— V. anche Méxéstrier,
Des
réprétentalitms, pp.
r
per
altre
Ercoie amante;
tiea
e
Ualiann
a
autori da
gii
pp.
.\n.
I
(|001). n".
Il
Parili
1
[1645-1662],
citati:
lai
t'opposiUon religieuge
il>Uif>u<
206-10
Parigi
et
e
de!
politi/pie
(p. 10-I7i:
aous Maxarin,
i>i
ere.
cit.
— Ademollo
Milano, Ricordi,
medesimo La
ISW.
,
I
ib.,
sur P tOrfeo
n.»
li
e
n».
répréseniation
t
ile
primi
<t <
:t
Luigi Rositi
9 ipp. 22.5-Ì«i o
delia
fatti
— Rollano,
a C Opera nella Revue (Tkistoire
.Voto*
masica alla Chì^a-
19ó-2i)5 per l'Orfeo, pp. 2(6-6 per
Orfeo
244
p.
>
ti
musfex.,
Pari»
et
de crilique musieattii,
et Kiir
:>fct-~i>.
fra
mH.iirietu
xn.
Conclusione.
RìassumeDdo
fatti esposti in
i
questa sommaria trattazione
intesa a lumeggiare alquanto più compiutamente che finora non
si
fosse fatto tra noi le origini del
melodramma, se ne possono
trarre alcune conclusioni le quali spero rimarranno acquisite alla
nostra storia letteraria.
Anzitutto, credo sia manifesto che tutti
i
generi
letterari
rappresentativi nella seconda metà del secolo decimosesto
venuti giovando della musica, la quale ancora con lo
galesco
mente
li
gli
aveva poi
si
erano
madri-
stile
rivestiti tutti e per intero; più particolar-
intermedi e
le favole pastorali
erano omai totalmente
composizioni musicali.
Quelli che più
comunemente
si
chiamano primi mt lodram-
mi, cioè le composizioni del Rinuccini, dello Striggio, del Chia-
brera, del Vitali, non sono per la forma letteraria
pastorali, del tipo più
non
semplice
originale
e
dell'
che favole
Aminta, che
di quella più complesso, che poi prevalse, a imitazione del
Pastor Fido. 1 melodrammi dì poco posteriori e più complessi,
del
Campeggi, del Salvadori,
genere mantengono
del Tronsarelli e di altri
denominazione di
la
tragedia
ma
gliano interamente dell'influsso della pastorale,
tragedia secondo
Né
gli
il
.
non
che in
si
spo-
derivano dalla
tipo metrico della Canace.
argomentisene
mosesto servi \ano
,
alle
dissimili
egloghe
e ai
da quelli che nel secolo deci
poemetti mitologici e pastorali,
anzi è evidente nei primordi una povertà, una ristrettezza not,evole nella scelta di
Euridice ha servito
Landi,
al Buti, al
Branchi,
al
tali
al
argomenti. Infatti
Rinuccini
,
al
il
mito di Orfeo e
Chiabrera,
Sempronio; quello di Dafne
BiiHenello, all'Obizzi; quello di
al
Cefalo
al
Belli
,
al
Rinuccini. al
ni
Chiobrei-a
-
Andromeda
e al Campegaci: quello di
al Cicognini, al
all'Adimari,
di
Adone
peggi, al
;
al
quello di
Marliaui. al Campeggi.
Ferrari, a Pio di Savoia; quello
al Tronsarelli.
al Cicognini,
Francesco Rinuccini
-
151
al
Vendramino, a Pier
Teli al Cini, all'Agnelli, al
Cam-
Persiani, a Pier Francesco Rinuccini; quello di Pro-
serpina al Campeggi, al Marliani, allo Strozzi, a Pier Francesco
Rinuccini; quello di Gnlntea al Chiabrera e al Vettori; quello di
Narciso
al
al
Rinuccini. al Persiani, al Tronsarelli
Chiabrera e a Maiolino Bisaccioni
abbiamo enumerato quasi
t'
anni del secolo, e se
che ebbero
si
tutti
i
;
quello d' Orizia
e con ciò si può dire che
melodrammi dei primi quaran-
aggiungessero gli intermedi e
medesimi soggetti
i
:
si
raddoppierebbe
il
i
balletti
numero.
Questo assoluto dominio della mitologia non saprei se si debba,
ascrivere alla presunta derivazione classica del melodramma, o
all'efficacia
gli dèi.
rici
Ma
presero
suggestiva della musica
dopo
il
l'
stessa, stimata favella de-
Incoronazione di Poppea gli argomenti sto-
sopravvento in modo assoluto.
L'intermedio ha pure giovato come l'esempio di composizione
interamente musicale,
ma non
direi più che
melodramma
il
de-
riva dall'intermedio: questo, a parer mio. ha contribuito più spe-
cialmente al passaggio dal primo tipo semplice, al secondo più
complesso, arrecando quella parte dell'apparato, dello
loso
che
il
melodramma ha sempre conservato
menti mirabili e divini richiedevano, che
il
,
che
gusto e
le
spettacogli
argo-
tendenze
esigevano. Si noti infatti che l'intermedio perdura nelle rappresentazioni di
commedie
e di pastorali,
ma non mai abbiamo
termedi e melodrammi: l'intermedio era fatto
soverchia attenzione e per divertire;
il
per
in-
attenuare la
melodramma
lo sostitui-
sce di per sé.
È anche da notare che, riservati gli argomenti mitologici al
melodramma, l'intermedio, come umiliandosi, cerca il mirabile e
il fantasioso nel mondo cavalleresco, attingendo ai poemi dell'Ariosto e del Tasso, che ofifrono anche le invenzioni per i grandi
tornei.
E
l'intermedio ha pure contribuito nella sua
esdenz» spet-
tacolosa allo sviluppo delle veglie e dei balletti, derivanti dalle
mascherate, che durante
il
secolo decimosettimo regnarono sovra-
ni nelle corti.
Il
melodramma adunque non
è
una
forma nuova se non
—
152
—
nuova musica ritrovata dalla Camerata fiorennuova musica è una scoperta provocata dalla colj tura classica e però si può considerare come l'ultimo frutto del
^-rinascimento. È una scoperta l'orse come quella di Colombo che
volendo andare alle Cndie trovò l'America: cosi i membri della
l^er
rispetto alla
tina, e questa
Camerata fiorentina volendo trovare la musica greca, scoprirono,
grazie a Dio, quella italiana, che da tre secoli delizia tutto il
mondo
civile.
Da
quanto
veduto appare anche chiaro che
s'è
della forma letteraria è
parallelo a
prima forma più semplice, dal 15U9
quello
al 1607,
musica intesa soltanto a bene esprimere
a colorirlo, e la brevità del libretto
si
diativo, caratteristico di questo primo
il
della
lo
sviluppo
musica
corrisponde
la
alla
:
nuova
senso delle parole e
spiega col fatto che
momento, qualora
si
re-
il
fosse
prolungato avrebbe annoiato.
Nel secondo momento (1608-1640) l'esperienza musicale nel
il più ampio uso dell'aria consentono un libretto più
dialogo e
complesso, di cui
peggi (1610)
regole e
musica
i
i
:
e
primo tipo perfetto è
il
il
canoni,
1'
Andromeda
del
Cam-
genio sovrano del Monteverdi. diprezzando
come Galileo ricusa
le
Aristotile, strapperà alla
suoi segreti e farà che essa non si arresti alla espres-
sione delle parole,
ma
renda
il
sentimento della situazione dram-
matica, rispecchi la psicologia delle anime, ripioduca
i
gridi del
cuore.
Ohimè e il Monteverdi brancolava in cerca di libretti: « La
Arianna mi porta ad un giusto lamento et V Orfeo ad una giusiche, che vele
sta preghiera, ma questa non so a qual fine
V. S. IH. ma che la musica possa in questa?» (1). Era la favola di Peleo e Tei^ dell' Agnelli che gli era stata mandata in
esame; ma il grande musicista, cui sarebbe abbisognato un
!
;
grande poeta, cerca invano intorno a se in quella
inondazione
di poesia falsa e stravagante dfl seicento.
Tuttavia
.
poiché
mangono ancora da
fare
nessun fatto letterario va trascurato
dino agli argomenti, alla
di lettor» 9 dicoiubre
lUlU, in
.
ri-
uno studio che riguarsceneggiatura, ai caratteri, alla me-
una
classificazione e
Davahi, Op.
eit.,
p. 37.
-
153
—
1620
trica delle migliaia di libretti che deliziarono l'Italia dal
fino al Metastasio (1).
(1) Il
musica
,
Liceo Musicale
e sotto
di
Anonimo
Bologna ne ha circa 10,0U0, catalogati però per aa tori della
18C0: è da augurare che a compimeno» dei tre volami
altri
del Cataìogo già pubblicati (Bologna,
nare a?li studi anche
mi una raccolta
220 volami e
^13
sicale di Firenze
il
1890-93)
catalogo dei libretti.
buste pure di libretti dal 1636 al 1790.
ne ha pure,
Diomede Bonamici.
più o
meno
Municipio
di
La Marciana
di
Bologna voglia presto doVenezia ha in 213 volu-
di libretti dal 1637 al 1796; possiede inoltre un'altra
esatti,
i
di Livorno,
sussidi
La
legati in volami, altri 8000.
trovare altrove o in raccolte private, tra
d.
il
le
quali
4aali
il
Mu-
Ignoro quanti se ne possono
è certo principalissima qaella
che ne annovera 7500 circa.
biblioì^rafici
raccolta Bossi di
biblioteca dell' Istituto
Ma non mancano
ClèxBNT, Dietionuln
del
già,
lyriqve, Paris,
Voutquenxe, CattUo^ue des Libretti d" Opéraa et dea Oratorios du xvu sUeU. Bibliothique du Ootiservaioire Koyale de M\taique de Bruxelles, Bruxelles, 1901, 4»:
e il recentissimo Da.S80ri Carlo, Dixionario lirieo, Genova, Sordomuti IIWJ, (cfr. per
entrambi la mia recens. nel Oiom. Star. d. Lett.ra Ital.na, XLiu, pp. 117-122). A questi
Lavinée;
il
,
sono da agtciungere
BoNAMioi
e
C,
.'li
studi
particolari sui
vari
teatri
italiani
per
i
quali
D., Bibliografia delie eronittori* dei teatri d' Italia, Livorno, Stab. tip.
1896 (ediz. di
Solerti.
10<)
si
vegga
Q. Lavi
esempi.^.
90
Aggiunte e correzioni.
Non Roberto, ma Alfonso Ruggieri Sameoerino è
p. 26 n. 1. ult.
inventore del balletto a cavallo del 1608. detto Oiottra dei venti.
aggiungi in nota La musica del Ballo di Berp. 27. I. penult.
giere del Rinuccini si conserva nel ood. 704 della Biblioteca del Conservatorio Reale di Bruxelles le prime battute sono date da A. VodtQUSM.NE, Notice sur le manuscrit 704 'ancien 8750j de la Bibliothéque dii
Conservatoire nell' Annuaire del medesimo, xxiv année, Bruxelles, 1900,
:
l'
:
:
:
— Ciò
valga anche per il voi. ii, p. 44.
Questa Pazzia è forse quella indicata dall' Allacci come opera « di Pietro Baglioni da Bologna Comico Unito, detto il
Dottor Gratiano Forbizone da Francolino, In Bologna, per Teodoro e
Clemente Ferroni, 1624, in-4.
pag. 65 n. 1
Messo sull' avviso delle citazioni ohe fa il CaxeTAzzi, Clemente ix cit., pp. 32-34, p. 40. e p. 192, il Corago qxù indicato
è certo da identificarsi col codice n. 284 del Catalogo dei Codici Campori, i,
Utile e curioso per la scenografia è anche la Pratica di fabp. 179.
bricar scene e macchine ne' teatri di Nicolò Sabatini da Pesaro, già architetto del Ser.mo Lhtca frances-o Maria Felirio della Rovere ultimo
Sig. di Pesaro. Ristampata di nuovo coli' aggiunta del secondo libro, .-ilV Illu-itrissimo e Reverentissimo sig. Mons. Visconti Arcivescovo di Laciasa,
della Provincia di Romagna ed esarcato di Ravenna Presidente, Ravenna,
Per Pietro Paoli e G. B. Giovannelli, 1638, pp. 168. (La prima ediz.
di un solo libro è di Pesaro, per Flaminio Concordia, 1637, pp. 90i.
Il merito del Cavalieri è riconosciuto
dal contemporaneo
p. 98.
e concittadino Gian Vittokio Ro.ssi, il quale nella Pianacotheca (p. 61)
cosi comincia la vita dei Rinuccini
Veterem ac multorum saeculorum spacio iutermissum Comoedias ae Ti-agoedias in scenis ad tibias
vel fides decantandi morem, revoca vit magna ex parte Octavius Rip. "208, n. 122.
p. 42, n.
5
:
,
—
—
—
:
«
nuccinus, nobilis poeta florentinus quamquam hanc sibi laudem vindicare videatur Aemihus Cavalerius, patricius romanus, ac musious
:
qui paucis
ut ab
dramatis argumentis, tum
tate, ita Octavii splendor
elegantissimu:?
:
cerat. perfeceratque
ante annis dramatibus aliquot modos
histrionibus musicis agerentur
:
vero,
fe-
tum
scoenarum apparatu, tum actorum nobiliAemilianae laudibus luminibus alfioit, ut
hunc morem, jam diu intermissum, revocasse videatur. »
130 — Il prof. (j. Canevazzi mi avverte che in un opuscolo ch'egli
per pubblicare Di due melodrammi del secolo xvii, Modena, 1904, ri-
solus
p.
sta
parlerà dell' Erminia del Giordano e del <'hi soffre e speri.
Mentre debbo porgergli le più vive grazie per il reaooonto dei
raifi studi parziali già pubblicati, sono lieto di giungere a tempo a ri-
—
cordare qui il beli' articolo di Romain Rollano, L' Opera avant l'Opera
ne La Reme de Paris, An. xi, n. 3, 1 febbraio 1U04, p. UI5-647.
APPENDICE
Come ho promesso
che
scolo,
si
a pag. 139 n. ecco
descrivono
Re
Casale nel 1611
le feste di
zione della Proserpina
j
estratto dal raro opu-
1'
conserva nella Biblioteca del
si
Breve
I.
a Torino, in cui
(1) e la rappresenta-
:
descriitione
Principe di Mantova
delle feste
\
\
Fatte dal Serenissimo 8ig.
\
\
Nel giorno Natale della Serenissitna
|
Infanta Margherita,
cipe di Savoia
Et
\
nella venuta delti Sereìiissìmi
Prin-
|
Nella Città di Casale per veder detta signora,
\
il
Sig. Principe prima della lor partita per Mantova
[stemma Gonzaga] In Casale, per Pantaleone Goffi Stampator
Ducale Con licenza de' Superiori m. dcxi 4, ec. 12.
et
I
|
|
;
(
«
Volendo
il
della Natività
venuta de
i
di
Mantova honorare
della Serenissima Infante
mente recitar
di Casale in
in canto
Anche Tanno
il
Breve
\
Monferrato,
innanzi vi erano state feste in Casale per
desorittione
I
delle
\
giorno
la
tempo
fece principal-
Rapimento di Proserpina con appa-
no e anch'esse sono descrìtte nella seguente stampa
Uwa
il
Margherita sua. e
Sereniss. Principi di Savoia, che nello stesso
nella Città
gionsero
(1)
Ser. Principe
Fatte dal Serenissimo signor
alUgrexxe
Nella Città di Monferrato, per la
ana consimile occasio-
:
Principe di J/on-
|
naseita del Sereniss. Oran Principe
di Toscana
primo di d'Ago- sto deWanno 1610. Al 'JUust.mo Eecell.mo Principe, e Sig.re il Sig.
Don Antonio Medici. In Casale per Pantaleone Goffi Stamp. Ducale. Con Licenza de'
I
il
1
|
|
\
\
|
Superiori M. Dcx: 4, pp. 16.
Anche
in questa festa la
ste spigolature
p. 7.
< si
musica ebbe parte preponderante, come
posero tre Chori di Poeti et Pastori tutti Musici eccellentissimi...
p.
9 < Ap<jllo cosi ad alta voce parlò
p.
lo
A
e
fu dalie
:
voi nutieio feline hoggi ne vengo.
Muse cantata
la
seguente prima stanza
OuìXiam Muse hora cantiamo:
ma
dopo altre azioni cantano anche
Xoii sia
f quindi
si intui.«ce
da que-
:
la ter/a o
ultima
la
>
seconda stanza:
Nùtfa né pastore
:
Portin Paure a
tntt^tl
m'mdo.
di
'
canzono
:
>
—
158
—
rati di vestiti cosi sontuosi, leggiadri et proportionati a
et con scene
sonaggi eh' intervennero
vaghezza eh' in simil soggetto non
Per questa attione furono
poteva desiderare cosa
si
chiamati
migliore.
i
più eccellenti
cantanti che oggidì vanta
1'
Italia, et basta a dire
Rasi et
il
Sig. Francesco
il
Sig. Francesco
bidui musici del Ser.mo Sig.
due Poli che
poiché
veloci,
n:iadre,
chi ci
affetti
Duca
di
che venne
Campagnuolo amMantova, i quali sono i
tempi nostri sostengono
1' art* del ben cantare,
può far sentire accenti più soavi, passaggi più
più pietosi, sospiri più ardenti, fughe più leg-
a'
groppi più annodati, tremoli più vezzosi,
più gratiosi,
trilli
più dure dolcezze e più dolci durezze di quelle che
questi,
per-
i
et prospettive di tanta
mercè de' quali godiamo per l'orecchie
fan sentire
ci
Paradiso
il
et
vediamo realmente operarsi quanto dagli ingegnosi Poeti fu favolosamente ascritto all' armonia d' Orfeo, d' Arione e d'Anfione.
Venne la famosa Sig. Florinda, Idea del bel dire. Grloria
de' Comici.
Pompa
affetti
animo che
Et
dell'
dalla
de' Teatri et così efl&cace
col
Milano vennero
città di
spiegatrice
degli
pietoso canto mosse altri al pianto.
parimenti due gentilis-
simi soprani che col servire honoratissimament« a S. A. hono-
rarono se stessi. Tutte
l'
furono cantori et suo-
altre parti poi
natori di S. A. cosi eccellenti e rari, che dalla dolcezza di que-
sta armonia rapiti a se stessi gli spettatori dicevano o che noi
siamo in
Et
cielo o
che
questa è una
quarta gerarchia
quelli che già videro rappresentarsi in Firenze
Disperatione di
V Arianna
Fileno,
ventioni, vedendo questa
Allo
terra,
sparir della
e n' usci
Èrebo
et tante
sommamente,
pieno di maestà e di decoro,
in terra.
Satiro, la
altre poetiche in-
commendarono.
la
cortina, che copriva
in abito
il
funesto,
il
passeggiato
il
Palco, s'apri la
quale, dopo
alquanto
,
si
1*
avere
fermò
in vista dei Serenissimi Principi, che con quest' ordine stavano
sedendo: nel mezzo la Serenissima Infanta Margherita, alla parte
destra
stra
il
Sign. Cardinale ed
il
Principe Thomaso
Principe Vittoiio, et
il
Piincipe
il
di
;
ed alla sini-
Mantova, a cui
fa-
cevano intomo bellissima corona l' Arcivescovo di Turino, il
Vescovo d' Alba, ed un gran numero di Cavaglieri principali.
Indi Èrebo accordando la soavissima voce al suono de gli
Htromenti, eh' erano dietro la scena, stupendamente CAntò i Mtguenti versi:
—
159
—
Dal più profondo e tenebroso Inferno
Io, padre de la morte e de gli horrori,
Nemico de celesti almi
Vengo fuor de l'usato al
splendori,
i
Non
Ciel superno.
già per oscurar di pallid'ombra
Questa serena e fiammeggiante luce;
Ma perchè qui, nobil cagion m'induce
Di bel gioir, che tutto '1 sen m'ingombra.
Hoggi Pluton
fia
sposo, e qui l'altere
Falangi de l'abisso ancor \ edrete
Deporre ogni furor gioiose, e liete,
E r Èrebo guidar
ridenti schiere.
Forsi perchè, dove splendor
mira
si
D'alme reali, non permette il Cielo
Che turbi suo sereno h orrido velo
D'ombre avampanti d'empio sdegno e
d'ira.
Hor mentre vien dal tenebroso fondo
L'altiero Re de le tartaree porte
:
Udite voi, dove
sdegno il porte,
Con inganno d'amor fatto giocondo.
Et
lo
una dolcissima
fra ciascuna stanza si frapose
di varii
stromenti
sinfonia
composizioni musicali fu-
tutte queste
et
;
rono fatiche del Sig. Giulio Cesare Monteverde Mastro di Ca-
minore del signor
pella del serenissimo Sig. Principe, et fratello
Claudio. Mastro
quale
le
muse fanno
giore fanno
par che
il
di Capella
si
il
primo
sentano
Modello.
1'
Voce, r altro
uno
1'
il
che
dell' altro, e
la
come
secondo Choro.
onde sentendosi
;
Signor Duca, nel
del serenissimo
Figura,
l'
1'
altro
nel fratello
il
Ritratto,
et
s'
la
e' hebbe Èrebo il Prologo parti di scena,
et
tempo uscirono Plutone e Mercurio, che diedero
princi-
quale se dall' istesso autore,
signor
pio air opera,
Hercole
la
Marliani, giovine
gegno, quanto dimostrano
di tanto
i
sotisfattione
de' Lettori
ranno di molto gusto,
spirito,
;
si
ma
il
i-
non fosse
distenderebbe tutta per magsi
et queste sono
che furono di meraviglia.
che fu
nell'
et di così bell'in-
suoi proprij componimenti,
già .stata data alla stampe, qui
gior
uno
Echo.
Finito
stesso
mag-
componimenti dell' uno,
uno è 1* Idea. 1' altro sia
i
diranno ben cose, che sa1'
apparenze
e
1'
attioni,
-
-
160
Nel primo atto Plutone, uscitto dal suo tartareo regno,
in-
viò Mercurio, nuncio de Dei, a Giove minacciando al Ciel guerra
se non gli provedeva della desiata sposa, e fatta eh' egli hebbe
l'
ambasciata a Giove,
acciocché
d'
ordine suo venne a ritrovare Amore,
suo dorato strale
col
ritrovandosi Venere sua
piagasse
madre presente,
cor di Plutone
il
la consigliò
;
et
a inamo-
rarlo di Proserpina, la qual orgogliosetta, e schiva sprezzava
i
dovendo in questo tempo girsene Cerere ad
insegnar' al Mondo come dovesse con gli aratri fender la terra,
raccomandò questa sua figlia Proserpina alle Ninfe, acciocché
diletti amorosi; et
n'
avessero
presaga di quel
quasi
diligente cura,
,
che poi
le
avvenne.
Nel secondo atto Plutone fu
di Proserpina.
bellezze
la
qual
ferito d'
per tesserne ghirlanda a quella Ninfa
havesse mosso
Amore ed
acceso delle
mentre stava scegliendo
fiori
che più leggiadramente
piede al ballo, essendo alquanto distante dalle
il
Ninfe compagne e da' Pastori, che al suon di flauti, di zampegne e d' altri boscarecci stromenti havevano dato principio
al ballo, fu in un* istante
rapita da Plutone
onde tutti resta-
;
rono addolorati.
Nel terzo
del quale
si
mutò
la scena,
ed apparve
l'
sopra eminente e maestoso trono
inferno, nel
si
mezzo
vide seder Plu-
tone con la rapita Proserpina alla destra, e con voce imperiosa
comandò
che in quei regni
e havessero tregua
talo e Sisifo
che, che
con una vaga
che di
choro
Ombre,
fece
d'
eterna guerra regnasse la pace,
anime dannate
dalle lor pene
;
onde Tan-
vennero pieni di gioia cantando. Vennero
.serpina
d'
1'
canzonetta
si
lor fosse fatta reina.
al cui
una moresca
in
canto niia
modo
cosi
le
Par-
congratularono con Pro-
Et finalmente venne un
schiera de
stravagante
,
spiriti
ma
infernali
ben ordinata,
che in simil soggetto non si poteva desiderar meglio: et finite
queste allegrezze condusse Plutone la sua sposa Proserpina ne
campi Elisij.
Nel quarto
fiorita
la
scena ritornò come prima, tutta verdeggiante,
e bella, con
una vaghissima prospettiva, nel cui mezzo
sorgeva una bellissima fonte.
Poi venne un Nuncio tutto dolente, che al Choro de' Pastori narrò
cara
quanto faceva Cerere per la sua perdita della sua
figlia Pruserpiiui. Qui sopragiunsé l'istessa Ce-
ed amata
-
-
161
che
rere, cosi addolorata e nel viso, e negli atti, e negli accenti,
mosse
tntti a pietà; e
risuonavano a
chi.
i
mentre
cuori degli spettatori, quasi e-
i
suoi sospiri
ed
suo
al
dalla terra n'usci Aretusa, che confortandola
era seguito intorno alla sua
ed irata
si
ma
figlia;
ecco che
pianto,
le
quanto
narrò
più che mai doloros a
ella
parti.
Nel quinto
mutò
si
la
un
scena, e apparve
una prospettiva meravigliosa. Si videro
i
Dei
sereno con
ciel
celesti sedere
con
comparve Cerere graonde inteneritosi Giove,
bellissimo ordine, alla presenza di quali
vemente dolendosi della rapita
mandò
cesse di consolar
cosi
figlia;
suo nuncio Mercurio a Plutone, acciocché
il
madre rendendogli
l'afflitta
venne Plutone,
il
la
si
compia-
sua cara
quale in grazia di Griove trasse
figlia;
Proser-
pina dal tenebroso regno, et la restituì alla madre; onde in se-
gno di
gioia
ed allegrezza s'udì
l'aria
risuonar
d' ogn' intorno
d'altissima armonia, fatta non solo da Ninfe e da Pastori
da
gl'istessi Dei,
Vi
con
s'aggiu..se.
la
quale
che nel
seno della terra, e n'uscì
ci
vien descritto,
il
il
si
diede grazioso fine
finir di
Tempo
questa
nella
armonia
forma che
all'
s'
,
aprì
il
quale leggiadramente cantando un grazioso
bellissimo fiore et preziosissima
serenissima di Savoia
(l)
il
il
da' poeti
madrigale, manifestò come questo giorno 29 d'aprile nacque
mondo
ma
opera.
Margherita,
al
Infanta
(1).
Bicerche fatte ese^ire a Maativa, a Xilaao, a Casale a a Toriao per ritrorara
che qai si affarau e kì& dato alle stampe >, rioscirono inbnttuoM.
libretto del Marliani.
SOI.KUTI
21
APPENDICE
Ho
citato più volte
nf-l
II.
corso del lavoro
il
Ménéstrier
(1
),
Des réprésentations en musique, Paris. Guignard. 1681; ma di
lui non mi è stato possibile trovare in alcuna biblioteca italiana 1' altra operetta Des baUets andens et modemes selon les regles de l'art du theatre, Paris, Guignard. 1682, che, come da relazione avutane, penso mi sarebbe stata assai utile. Di questo
« Le Traité des BaUets fera
cosi parla nella prefazione al primo
:
la
je
Réprésentations en musique, apres quoi
seconde partie des
donner tous
pourrai
les autres spectacles. les illuminations
et le feux de joye, la reception des princes,
bres.
decora tions
les
machines et de réprésentations.
les
accompagnées de
donne
J'ai deja
carrousels,
les
courses sur la neige et sur la giace, et les divertissements
qui se font sur
des
les appareils funé-
sacrées, les processions
Tovrnais,
I
blics
[incis.]
I
l'ean... ^
;
lovstes,
\
|
A
Lyon,
e ciò infatti si trova nell' altro Traité
Carrovsels,
|
avtres
et
Ghez lacques Mugnet, en
j
proche le grand College, àl'image de S.Ignace.
ve,
I
avec Privilege du Roy, et Permission
Non
nei
fait
d'ailleurs elle
secondo
quali
aveva parte principale
<
:
H
y
ne fasse
pas toutes
les
aggrémens,
beautez
Les BaUets, dont
machines.
les
recits,
Allut
quoi
comme en
la
que
ces
les
qui acccompa-
elle fait les
ouvertures
outre les concerta et les airs des en-
Les Tragedies, dont
di lui off.
dont
de decrire. Ces spectacles sont
gnent
et les principaux
musica
la
spectacles
d' ordinaire tous les recits
Sa
|
Ménéstrier
lo stesso
Carrousels. ou elle a
(1)
la rtie
M. oc. LXix
4".
a d' autres
une partie des principaux
réprésentations que je viens
trèes (2).
|
sarò inutile aggiungere la ripartizione dei vari generi
di spettacoli
Musique
;
|
PuNeuf-
Spectacles
\
elle
P., Réohertht*
remplit les choeurs; les Fé-
tur Mentatrier,
Lyoa,
cke
1857,
non ho
potato trovare.
Ci) Il trattato
D«s BeUlet»
cit. si
diride in aua prima parte storica,
e
ntinda quasi teorica; in questa tratta sacceesiramente derli arKomenti: delle
sonaci,
aitrìbuti, coetnmi): dei
movimenti: dell'armonia; delle parti
<>
ana sefi^re (p<>r-
iu
qaadri.
—
stins,
l'ait
dont
accompagne
elle
les plus
164
On
rien icy,
ne reste plus rien à dire sur ce
donc parler que des Festins d' appareil
achever ces Traitez des réprésentations
usage
une espece de prèsens qui
qu' en
fait
du
et
:
se font le jour de saint Nicolas, ave-
se
met sous
et
comme
personnes
Its
comme
Zapato en
s'en est
il
c'est
lengue
de Zapata, qui
font
se
ils
de fort agreables en cette Cour
soulier. qui se dit
que ce nom est derive,
Queste
»
« Les Zapaies, qui
Cour de Savoye, sont
la
des réprésentations,
de fort spirituels
n'est pas
pour
Zapates,
à qui on fait ces presens, parti culierement quand
et
Tra-
la
ne faut
sujet. Il
eque quelque addresse qui surprend agrèablement
avec des machines
un Tratte
de
en musique.
Zapate descrive più ampiamente poco dopo
ne sont guere plus en
ecrit
des
et
Traiti des
verrà
Tant de personnes ont
partioulier des Ballets.
il
mets; et les Zapates, dont elle
les
agreable siirprisrs. J'ai deja donne un
Carrouzéls, ainsi je n'en diray
gedie, qui
-
la.
Ce
espagnole,
signifie le
Cuit qui
le
Pivot des portes des maisons des pauvres gens,
c'est
par cet endroit que l'on fait glisser secretement
choses que l'on veut donner sans qu' on s'en apper9oivent,
les
on a donne
fait
le
nom de Zapate
à cette espece de present qui ce
avec ces surprises. L'usage en est venu
fante Catherine,
fille
de Philippe
Emanuel Due de Savoye,
l'
Espagne:
d'
1'
In-
second et èpouses de Charles
dans
introduisit
Cour.
cette
Le
jour de la féte de saint Nicolas n'y est destine que parceque ce
Saint durant trois nuits jettà secretement
bourses pleines d'argent pour marier
de cette
sorte troia
pauvres
trois
filles » (1).
il Méneun catalogo o ripartizione delle feste in uso, che a
compimento mi piace riprodurre
« Les Carrousels sont des courses accompagnèes de chariots,
Anche
nel
Traile des
Toumois
ecc. cit.,
pp. 7-8,
strier oflFre
:
de machines, de
recita, et
Les Courses sont
de danses de chevaux.
celles
de bague, du faquin, de
taine et autres pareilles, sans chariots
Les loustes,
sont
des courses
la
quin-
ny machines, ny
recits.
sur
1'
eau,
accompagnèes
d'attaques et de combats, ou des c-ombats de lances dans
la bar-
riere.
Ua» réprémmaUon «n »»m«.V?m/i.
Danti, Purg., xx, 81 -UU.
(1)
Clr.
pp,
•2ti<l-7
« pp.
:101
•_'.
S. Nicivló *
il
ti
Mttombrc.
—
—
165
Les Mascarades sout des divertìssements de Camaval,
de deguisemens avec
la
et
masqae.
Les Toumois sont des courses de
en tournoyant
che vai
avec des Cannes au lieu de lances.
Les Intermedes des festins sont des róprésentations qui
un l'epas, cu qui se meslent entre les ser-
se font pour servir
vices.
Les
Loteriet5
accompagnez de
ingenieux
des sorts
sont
vers, de sentences. ou de devises. pour
distri buer des presens,
de pierrerie. de bjoux et des pareilles choses.
Les Ballets son des róprésentations harmoniques
et
ca-
dancèes des choses naturelles et des actions humaines.
Les Combats sur
l'eau
ou joustes, ou
ou courses.
sont
autres exercices qui se font sur les rivieres.
Les Feux
se font pour le
d'artifice sont
moyen du
Penso quanto sarebbe
des
feu
per
utile
storia
la
del costume e
interressante sotto molti aspetti una ristampa di queste
perette del MénéstHer, che interessano egualmente
Francia, debitamente illustrate con
grande numero
1'
e
descri-
con riproduzioni
trovano in
si
tre o-
Italia e la
stampe originali
le
venti le innumeri fest« in esse mentovate,
delle incisioni che in
qui
de ioye
róprésentations
»
tali opuscoli
d'occasione (1).
(1) l^a
dei BaUets
Francia vi è più spreparata
et
apre*
G Tol
in 12. ediz. di r2<i esempi.;
les
:
rìcord
à Lau's
>,
ad
xr\'
es. la interessante
raccolta
(1581-1652) neueillis
et
pu-
ediOons originaks par Paul Lacroix, Qenère (dopo Torino), 185S-1870,
hliés d^
,
di iiui
tnauearades de oour de Henri in
con ana introduzione storica.
— Un
ricco materiale
an TraUé
Michel de Mabolles, Amsterdam. 1758, 3 voi., in 12. 2 edizione, contengono nn Diseors du ballet del 1659. e diverse notizie sni balletti di Corte
del 1625. ecc.
e in genere in tatte le Memoria del tempo vi è da raccosfliere qualche cTKvx siiM' arstimonVi. Dobbo quost» iiotizio alla cortesia del dr. Michel Bronet. che
in plaqaeltes e manoscritto è alla Nazionale di PHrìgrì, e tra
des BixUets.
I
\fimoires d«
:
Tìngnào.
1°
altro ri è ms.
IKDIOE.
.......
AVTERTHIZA
GrLI
I.
—
TI.
—
III.
—
ALBORI
DEI.
La musica
Pag-
MELODRAMMA
nei vari generi drammatici durante
il
.
Dai canti carnascialeschi e dai
V.
—
—
,
.
di
»
12
»
18
»
26
.....
83
Balletti e Veglie
Le rappresentazioni musicali
3
mascherate
trionfi alle
Veneria dal
1605
»
nella se-
e alle cocchiate
IV.
1
se-
colo XVI
La favola pastorale e la commedia dell' arte
conda metà del secolo xvi e la musica
V
1571
al
»
— La Camerata fiorentina [1580-1589]
87
VII. — Un decennio di transizione [1589-1599]
»
47
vm. — Il melodramma [1600-1607]
»
64
IX. — Le feste di Mantova nel 1608
73
X. — Le feste di Firenze nel 1608
.104
XI. — La diffusione del melodramma. Bologna-Boma-TorinoVI.
.
.
.
..,..»
(
XII.
—
Venezia) [1608-1640]
Conclusione
.
Aggiunte e correzioni
Appendice I
Appendice II
M
A.
•
D s
Alfonso della Viola, Scena
I
D.
118
150
»
166
>
167
.
168
en
...»
.....
...»
e coro nel Sacrificio
B. Iacopo Peri, loie lusinghiera. Recitativo
C.
.
»
»
Iacopo Corsi, Aria e coro nella Dafne
Claodio Moktbv>:rdi. Lamento nellM/ianna
.
.
.
»
12
90
60
96
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