t.;^ %i^^ ANGELO SOLERTI GLI ÌLBOR VOLUME J. INTRODUZIONE REMO SANDRON — Editor» Libraio della Real Casa Mn^\N<>-PALKKM«>-NAW>M (avv^IVh) Proprietà letteraria dsW Editore REMO SANDSON Tip. F. Andò. CAMILLO CIMATI DBPUTATO AL PARLAMENTO CON AMICIZIA E RICONOSCENZA IMPBBITURS AVVERTENZA ^e, sutor, ultra crepidam, risposi ad un amico che mi mosse, con garbato rimprovero, l'eccitamento a dare uno studio compiuto sulle origini del melodramma pur tacile di eseguire bene sandali, i rare in luoghi dove manca.... Ho dunque come non è poi nepH specialmente dovendo lavo- cosi sotto l'aspetto letterario e io poteva aggiungere che sotto quello musicale: anche voluto studiare il cuoio. le origini del melodramma soltanto mi sono valso degli studi ormai acquisiti sullo sviluppo corrispondente della musica per ciò che poteva interessare direttamente e chiarire il mio tema. Le ricerche nuove, vaste e minuziose, hanno dato frutto discreto, ma molto più parmi averne ricavato dall'esame e dal coordinamento accurato dei documenti già editi, nella maggior parte, per altri fini; credo di avere con ciò rettificati non pochi fatti e di aver lumeggiato il loro succedersi in modo da poterne trarre ormai giusotto l'aspetto letterario e dizio sicuro. Quello che ho potuto fare qui, dove sussidio agli studi, lo debbo e però, grato, ringrazio renze, Mantova, le manca ogni e qualunque alla cortesia di benevoli e di amici : Direzioni degli Archivi di Stato di Fi- Modena, Torino, Venezia, Parma e Milano; rin- Stefano Davari dell' Archivio di Mantova, che all'importante materiale edito già nel suo .studio sul Monteverdi altro me ne aggiunse e gli amici professore Carlo Cipolla grazio in particolare il sig. e Giovanni Sforza che mi rassicurarono più volte sull'Archivio di Torino. Ricordo il sig. Umberto Fasciolo, già mio bravo scolare, che mi forni molte copie da Bologna; e gli egregi amici dott. Luigi Torchi, bibliotecario del Liceo Musicale di Bologna e avv. Giovanni Bellini che fu intercessore efficace per farmi ottenere di là il brano inedito del Peri. Debbo inoltre un pensiero di gratitudine a S. E, Trivulzio che mi concedette l'esame dei manoscritti e al d.r Emilio Motta, suo bibliotecario, che il Principe Rinucciniani me ne agevolò iu — vili — ogni modo lo studio. E ringrazio il dott. Diomede Bonamici che mise a mia disposizione la sua insigne raccolta melodrammatica: me molte filze nelil prof. Giovanni Canevazzi che esaminò per l'Archivio di Modena; e il dott. C. E. Pollak che ritrovò e copiò per me la Morte d' Orfeo del Ada Simonetta la sig.ra Landi Sacchi al British bibliotecaria Museum della , nonché Comunale di Mantova. Agli amici, Achille Neri, Fortunato Pintor, Arnaldo Bonaventura e Giorgio Rossi insieme coi ringraziamenti giunga il proposito efferato che ricorrerò di nuovo a loro con nuova occasione. Massa, agosto i 903 -aprile 1904. A. S. GLI ALBORI PEL MELOPRAMMA INTRODUZIONE I. nei vari gexeri drammatici La musica durante il secolo xvi. Come fino dai più antichi tempi la musica fu sempre in grado maggiore o minore congiunta con la drammatica, così è ormai accertato che quando questa nel medio evo e nei primi secoli della nostra letteratura volgare fu ristretta alle devozioni e alle rappresentazioni sacre non abbandonò Resta tuttavia oscuro in quale modo tale e in quale ornamento (1). misura la mu- ma certamente non accompagnamento musicale prolungato, intromettesse qualche canzonetta o laude, come sica entrasse a far parte di simili spettacoli, è da credere ad alcun bensì che vi si pare sia da intendere anche nella Rappresentazione dei SS. Gio- vanni e Paolo di Lorenzo il Magnifico, del 1471, nel prologo della quale l'Angelo dice: Senza tumulto stien le voci chete Massimamente poi quando si canta. Dell' ornamento della musica non vollero privai'si primi i informi tentativi della nuova drammatica profana in sul finire del secolo decimoquinto. Infatti nel primo di tali del Poliziano, alla drammi, l' Orfeo rappresentato a Mantova nello stesso anno 1471, canzone d'Aristeo, al coro delle Driadi, alla preghiera d'Orfeo le note un come Giampietro della Viola, altro fiorentino al servizio dei Gonzaga, pure a Mantova nel I486, a quella Rappresentazione di Febo e Pitone o di Dafne da agli spiriti infernali e al coro delle Baccanti mise tal Germi, di cui manca ogni notizia, me di recente pubblicata sì (i'). Se nessuna notizia abbiamo di quella Conversione di 8. Paolo (1) Sai canto nelle rappresentoziuai sacre cfr. U' AxcoNà, Orìgini del teatro italia' HO, Torino, Loescher, 1891, I, pp. 395-401. (2) Per nozze Tedeschi-CaTalìorì, Firsnze, Arte delia Stampa, 1902. _ di un Francesco Beverini che rappresentare i'atta nel 1480 (1), il — 4 cardinale Raffaele Riario avrebbe Roma con acc-ompagnamento musicale sappiamo invece che parte non indifferente ebbero a musica e canto in quella festa detta di Paradiso, opera del Bellincioni, fatta a Milano nel 1489, e in altre consimili (2). Pa- rimente in tatte quelle così dette commedie e farse e ecloghe che si rappresentarono in quelli anni e nei seguenti per modo nelle corti, troviamo che in qualche la lo più musica ebbe sempre parte; cosi, per esempio, nella farsa del Sannazaro rappresentata il 4 marzo 1492 Letizia viene accompagnata da tre compagne che sonavano la viola, cornamusa, flauto e una ribecca; noiV Amicizia, commedia di Jacopo Nardi, data nel 1494^ quattro in Napoli stanze furono cantate sulla lira davanti alla Signoria di Firenze; Pan/Ua nella del Pistoia rappresentata a Ferrara nel 1499 fu- rono canzonette alla fine degli e altrettanto sarà avvenuto atti: per altri di quei drammi mescidati e di quelle ecloghe cortigiane per andarono famose cui le di Urbino, di Ferrara e di corti Mantova. « « si In ogni tempo » Battista Doni (3), drammatiche qualche osservò già Q-iovan , è costumato di frammettere alle azioni sorte di cantilena, o in forma d'intermedii tra un atto e l'altro, o pure dentro l'istesso atto per qualche occorrenza del soggetto rappresentato.... Conviene però sapere che quelle melodie sono si fanno in istile comunemente molto differenti dalle odierne che detto recitativo.... e non hanno che fare niente con la buona e vera musica teatrale. finire del secolo » Infatti decimoquinto e proprio il in anni quelli fra principio del decimosesto, il si veniva affermando P influsso dei fiamminghi, e con essi si ini- ziava quel connubio tra se le parole e la musica che compiersi soltanto un buon secolo appresso allora con un sapore di novità e di , . appariva freschezza di doveva da fino fronte alle antiche forme irrigidite. L' avvertimento del Doni va adunque inteso con misura e riflettendo che egli aveva già uditi (l)Cfr. (2) Ctr. di (atta trionfi i AoBMOLLo, / teatri di Rotna tul teoolo dMimoaéttimo, lloma, 1888, p. 2 n. Un'ampia raase^na di simili fwto »D'Ancona, Op. oti., II, p. 141 agg. — da G. Giannini, Origini del dramma mutieale, nel Proptignatorv, N. S., Tu). VI, pp. 219-81. (3) SoLtKTt, J> origini Bocca, 1806, p. 207-8. del mtMmmma. Tuttimtmianw dei 'nniemporanei , Torino —5— della musica ri anovellata dalla Camerata fiorentina non è però ; da sprezzare tutto ciò che si ebbe prima, e quando verso il 1510 si diffuse il madrigale drammatico, trovò larga applicazione sulle scene. Mentre tele e traduttori e i i commentatori della Fobica d'Aristonon si trovavano d' ac- trattatisti della poetica nostra i cordo nel definire quale e quanta parte avesse avuto la musica drammatica antica, l'usanza s'imponeva attori e popolo non i trattatisti ne prendevano atto e quando nella : ne volevano far senza, poi erano anche autori non elemento per divertire. si Così il dimenticavano di questo prezioso Trissino, ad esempio , nella Se- non ammette se non il canto del coro, sia nella tragedia come nella commedia, ma è costretto ne le commedie che a notare che € invece di questi tali cori sta divisione della Poetica (1), , oggidì le rappresentano, vi inducono suoni e balli et altre cose, si dimandano intermedi, che sono cose diversissime da quali la azione de la commedia, e talora v'inducono tanti buffoni e gio- che fanno un'altra commedia colari che non lascia gustare si rappresentò furono divine , cosa inconvenientissima e dottrina de la commedia... Sofonisha, tragedia di la » Il Giraldi la lui, (2). Cinzio discute a lungo sul coro greco sulla melodia nella tragedia (3), e quando nota che tico serviva a dividere le parti o atti, soggiunge: stinzione si fa oggidì appresso noi colle fine degli atti, allora degli che la i fece il edie, ovvero onde non scena riman vuota. , Non La si e anche coro an- qual di- fanno al nel cospetto facendo ; si ma , musici^ che si odano dalla parte di dietro della scena, vede persona, e con questo modo è più l'altro è vestiti da.... o da mus.... o con altri novi abiti convenevoli alla tratta sulla scena > facile e più più dilettevole, per non dire maraviglioso, specialmente se i musici sono poeti € musiche che il sorgere nel mezzo della scena colla come si vide nella maravigliosa scena che signor Duca Alfonso per la rappresentazione delle.... spettatori macchina in uso Ma quando » nel 1562, eie musiche o materia che da si (4). (3) Opert, Verona, Vallarsi, 1729, li, pp. 9&-122. MoRSOLiN, Oiangiorgio Triasmo, Firenze. Le Monnier, 18M, p. 76. G. B. OiRALoi Cinzio, Scritti tatetiei, ìUlano, Daelli, 1864, voi. II, pp. 52-58. (4) Op. oU., p. -2. (1) (2) ~6— Che cosa poi egli facesse in pratica fatto che nella l'argomento si legge questa nota: duca iv il dissimi Signori La Salviati. il di Ferrara « Fu chitetto et Ferrara. Né ma un è rappresentata in Ferrara : dopo Ravenna ed Sig. Cardinale di il il Sig. Reveren- agi' lUustriss. e Sig. Cardinal rappresentò Mess. Sebastiano Clarignano da Mon- Fece la Musica Mess. Alfonso dalla tefalco. ; prima all'Illustrissimo Sig. in casa dell'Autore l'anno 1541 Ercole sfugge ci , della sua tragedia VOrbecche (1) avanti stampa il Viuola. Fu 1' Ar- Dipintore della scena Mess. Girolamo Carpi da » di musica fu privo quel tentativo far di nuova cosa drammatica nostra che piacque allo stesso Griraldi con VEgle, poiché al medesimo modo si legge in fronte alla prima stampa (2): « Fu rappresentata in casa dello autore l'anno nella MDXLV una marzo a volta all'Illustriss. xxiii Signore di il febbraio S. mi a unaltra et Hercole II da Esti di mi Duca et all'Illustriss. et Reverendiss. Cardinale Hippolito il suo fratello. La rappresentò M. Sebastiano Clarignano da Monte Falco. Fece la Musica M. Antonio dal Cornetto. Pittore della Scena Fu 1' Architetto et M. Girolamo Carpi da FeiTara. Fece spesa l'Università delli Scolari delle Leggi. il la » Sempre ignoriamo quale estensione avessero queste musiche e se, oltre ai cori, anche accompagnassero altre parti. ipotesi più larga lascia adito quanto scrisse il A questa Dolce a propo- due sue tragedie. Di quella della Marianna, àe\ 1565, così narra: «E avvenuto adunque, che prima essendo, come per prova, recitata in casa del Mag. e dottiss. sito della rappresentazione di S. Sebastiano Erizzo, la Musica e lo apparato da Aristotele come parti principali senza non pur della Scena, che sono poste e necessarie alla favola, ma senza ancora i vestimenti: ella fu comunemente lodata da trecento e più gentiluomini che erano raunati per udirla. Et essendo di poi recitata con biti, col l' canto, e con gli ornamenti convenevoli nel palagio del- eccellentissimo S. (1) In VinoiriAi per (2) Egk SMira tip., niK ai vi si gli a- I crede del kIì Duca di Ferrara, quantunque prima volta KìkIìuuIì di Aldo, 1648. M. Giovan Battista Ohurdi Oirtio medesimo anno 1546. di la | | da /'Vrmra,- in-«, ». n. —7— per gran moltitudine fosse turbato la conda fu confermato E dice della recita delle Troiane « : Onde onorandola dezza di vestimenti il giudicio primiero il di e giudizio, perfettamente il). avvenuta l'anno seguente 1.566, e di splendi- musica di eccellenza scena di bellezza e di rappresentarla, la se- » , per comun e (che è più) sciegliendo recitanti per : ogni lor qualità rari, la favola è riuscita tale, che, se non da tutti , almeno dalla maggior parte degP intendenti è stata giu» E quanta efficacia avesse ornai 1' uso è dicata lodevolmente. dimostrato da ciò che contrariamente , a tutte le poetiche e a tutte le regole, le Troiane appunto ebbero altresì degli intermedi che furono messi in musica dal celebre Claudio Merulo, al quale il Dolce indirizzò un sonetto che è stampato con la tragedia, e pubblico ebbe a scusarsi a questo modo: col antichi non facessero intermedi di ciò n' nondimeno essendo cori, i ebbero il carico, piaciuto che cio alcuni versi: della alle et*- l' a' 1' , si per di appresentarli arte gli que' bellissimi intelletti, che autore facesse per questo essendo essi intermedi musica, come per Quantunque « Tragedie, servendo invece uffi- la perfezzion comodamente e con dignità, ottimamente piaciuti: ci è paruto di darvi a leggere istessi versi anco gli , come che solamente per essi fosser fatti servire alla musica e non perchè legger si dovessero Le frasi la fece musica ; » (2). col canto; eccellenza di musica^ che ricorrono ne' tre luoghi sopra riferiti non autorizzano a restringere musica e canto ai soli cori all' incontro stanno le ; affermazioni dei trattatisti e parecchie palissima quella della famosa recita dell' tradotto dal Giustiniani Vicenza una , lettera che : princi- di Sofocle, fatta nel 1585 al teatro Olimpico di , il « il coro era formato di quindici persone, sette capo loro nel mezzo, il parlare ed armonia adempì l'ufl&cio suo » furono composte da Andrea Gabrielli e ; [1) re a proposito della quale Filippo Pigafetta scriveva in per parte ed l' altre notizie Edipo in piacevol le musiche di essi cori ci rimangono in un qual coro ra- Marianna. Tragedia di M. Lodovico Dolce, recitata in Venezia nel palaxxo detDuca di Ferrara con aleune rime e versi del detto. In Vinegia, appresso Eceellentigt. S. Gabriel Giolito de' Ferrari, (2) ÌID. Le LXVI. Troiane . MDLXV; Tragedia Om Privilegio, di 8.» M. Lodovico Dolcb recitata in Vinegia in Venezia, appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, fanno MDLXVI; 8. —8— rissimo libretto: musiche gravi, chiesastiche trovarvi già < solo » (1). ma , è notevole ri- chiaramente indicate dalla parola Parimenti sappiamo che furono musicati i cori della monodie, delle Canace dello Speroni e la musica era conosciuta ancora alla metà del secolo decimottavo ma a me non riusci d'averne no, , tizia (2). Né diversamente accadeva per commedie; già le alla rap- presentazione della prima di esse in prosa, la Calandria, data Urbino nel 1513, non furono dimenticate dal Castiglione nella in nota lettera in cui descrisse tanto da è 1' apparato commedia tutte nascoste e di questa supporre che per facesse si musiche bizzarre le « : in diversi lochi» ; altret- rappresentazioni le di Leone X, come sappiamo che parte importante musica per quella di Lione del 1548 (3). Il Machia- alla corte ebbe velli la non peritò d'introdurre lo spunto di si una canzonetta nel quale non mancò d'intermedi (1525), come non ne mancò alcuna delle tante commedie di quel secolo testo della Mandragola, decimosesto, (1) la che è cosa presso che superflua enumerarne pur sì Chari in Musica M. Andrea Gabrieli aopra li Chori della Tragtmolxxxt con soUnniasimo apparato composti da dia di Edippo Tiranno. Recitati in Vicenza l'anno et notamente data alle stampe, Venezia, Àni,'elo Bibl. del Seminario di Padova. Q.B. Doni, —È (Trattato di musica scenica, concento de' cori): < Si come Qardano, 1588; esempi, incompleto nella da notare ciò che a proposito cap. xxxiv, p. 97, la melodia de' cantici scenici parto in arìette e canzonette, così quella de' con di questi cori scrìsse ove parla della melodia ha degenerato per e la mag^rior vede essersi tramutata in balletti, con arìa molto si poiché non contengono altro che alcune brevissime stanze e rìtornelli, semplice e corta; e tali AeW i^uridiee sono quelli Rapimento di e del Cefalo in )>arto pubblicati dal Peri e dal Caccini; la qual maniera è molto più tollerabile di quella de' cori AoW Edipo (sic) fare, ancorché, quest'altri ballotti sto, tiranno rappresentato in nostra lingua che sono disposti a guisa de' madrigali 1505 si con siccome cantano e io si credo , fossero cantati , dall'Accademia e poca buona semplicemente e non ballano insieme; benché per lo più corti periodi e passaggi intrecciati, e Vicenza nel di riuscita dovettero dii con poca varietÀ ballati II, dove a foggia di di figaro nenun — Anche ge- por non essersi finora intesa la vera maniera delle musiche teatrali. » trove ne fa memoria {TraU. wmm. soen. in Opere, voi. , diversi e af^pmdit», p. 8C): e < Che so alcii't avessero avvertito quei virtuosi ingegni che nell'ottantacinqne rappresentarono con so- lenne apparato in Vicenza Y Edipo Andrea re, invece dello stile madrigalesco che vi adoprò ne' cori Oabrieli, molto intendente compositore, averebbono forse con tato cose nuove. Sebbene in questo most^^ buon sime ripetizioni e simili anche degli stessi tempi: artifizi giudizio vi adoprò; e quelle parti quantunque io il che non poco iVutto tenohe pochis- compositore cantano mi persuado ohe detti cori insieme non siano usano slati ballati. > (2) La notizia è data da A. Quirini in prefazione al t. II delle From « Poui» di Amtonio Conti, Veneda, Pasquali, ITSS-l'òU. i mt l km m (8) SoLBBTi, Ia rafpnamlaxione dtUa OaUmdria a Liom mi 1&48, nella Annua, Firenze, Barbèra, 1902. M D —9— una (1). E neppure la musicasi limitò agli iutermedi; intorno ai 1555 don Nicola Vicentino condannando in un suo trattato l'uso invalso d'innestare nelle messe madrigali e villotte e can« che il tempio di Dio par quasi sia dizonetta francesi dice : ventato luogo da recitare cose lascive e ridiculose fosse in si da una scena, ov'è , come se '1 musica lecito recitare ogni sorta di buflFoni, ridiculosa e lasciva » (2). Quale importanza a poco a poco assumessero gli intermedi da offuscare la commedia è noto il Lasca ne mosse lamento si ; nel prologo alla Strega, e scrisse La Commedia nn noto madrigale: che si duol degli Intermezzi. Misera, da costor che già trovati Fùr per servirmi e per mio ornamento Lacera tutta e consumarmi sento. Questi empi e scellerati a poco a poco Preso han lena e vigore E tanto lianno or favore Ch'ognun E di S'aspetta e La E me si prende scherno e gioco ; sol dalla brigata brama e gmata maraviglia, ohimè ! degli intermedi. non p^ov^'edi tosto da lor tolto se tu Mi fia la vita; Misericordia, Febo, aita, aita! (3) Ciò non toglie che lare, oltre agli in alcuna Lasca, cedendo al favor popo- lo stesso intermedi introducesse una specie di cori anche delle sue commedie, a dispetto Aristotele e de' di suoi critici. È troppo noto quale smarrimento del concetto severo del- (1) Oltre al D'Ancona, Op. GRLi U., Notixie per iiUermexxi. la eit., e al Giannini, Op. storia del teatro a Modena, Xamias, 1891. pp. cit., Firenxe nel secolo XVI 23S^1, si vmt^ Aj»- specialmente circa gli — l,e ricerche dell'Angeli vanno dal 15.39 al 1569, commedie importanti dì ricordare La Flora dell'ALAMANNi intermedi da Andrea Lori. 11 lavoro andrebbe continaato special- tralasciando soltanto dalle (1556) che ebbe gli mente per le rappresentazioni più famose Per le feste del 1689 vedremo più avanti. (2) L'antica musica ridotta alia tmdema nozze del 1379, ììtM. e 1586. occasioni di in pratica ecc.. In Roma, appresso Antonio Barre, 1555. (3) Rime burleadu edite e inedite di renze, Sansoni, 1882, p. 229. — Nel A. ¥. Gr4zztmi per cura il > ma si fanno lo commedie che servono la fine ora si del decimosesto e principio del secolo seguente. SOLBBTI. Fi- solevano fare Del resto simili attestazioni abbondano tra gl'intermedi che servissero alla commedia, agl'intermedi. di C. (Verzone, prologo della Strega scrisse: « Già 2 — ~ 10 avvenisse sulla fine del cinquecento l'arte della novità ad ogni costo e il accanita la ricerca ; gusto tendente sempre più allo strano e al fantastico trovarono largo campo ove sbizzarirsi ap- punto nelle due nuove forme degli intermedi e delle favole pastorali, che non avevano freno di un tipo classico e di regole il secolari. L'intermedio, sorto col compito determinato di distrarre gli dramma, quanto doveva fatalmente spettatori dalla soverchia attenzione richiesta dal più dramma perdeva il di serietà, tanto più diventare spettacoloso per serbare distacco e il progresso poi nella meccanica teatrale, Il tendenza Marini produrre a affermava stupefazione con la proporzioni. le lusso esagerato, la il l' imprevisto (che il principale qualità anche nel poeta), e infine l'introduzione sempre più larga della musica, fecero si che a poco a poco allestendosi uno spettacolo tutte sero rivolte i agli intermedi a recitare : comici di professione, che ornai cademici che vi E s' cure e spese fos- le dramma erano erano costituiti preparavano per si son tutti spettacoli di corte le il pronti o certi ac- . lor piacere. ; al popolo bastavano co i mici dell'arte, che ormai trovavano la loro sala pronta in tutte le città e di non difettavano; poiché, come già bizzarie del '400 la nuova drammatica mocratizzarsi nel '500 favole pastorali in e corti, e soltanto più si alla fine afferma nelle corti per poi de- cosi alla fine del '500 gì' intermedi , fine il concederanno si ts'.rdi melodramma le , si sviluppano nelle al popolo. Pertanto nel lusso degli apparati entrava di mezzo anche l'amor proprio e vediamo gli Estensi, omai finiti, restare quasi nuovo movimento, del quale si disputano il primato i Medici, i Gonzaga, i Farnesi, né i Savoia restano addietro (1). Se più noti per varie ragioni, e però non mi dilungo intorno ad essi sono gì' intermedi fiorentini, non è da credere che di minore importanza fossero quelli di altre città principali (2): dei principi ; esclusi dal , (ì) tono lo Sarebbe un lavuru interosMiite rillustrazioiiu dolio feste di corte di Torino ohe meno note; si può vedere per or» il JjKNhSTRiKK, Des réprtatHtaliutui tu nMtaiqu», ParìB, Ouiirnard, I6H1, e Rua (i., Un tpiaodin letUmrio alla cori» di Kmamuk Carlo I, noi Oiorn, Ligustico. (2) Per (?rintermo<li fiorentini v. il lavoro dell'ANHKLi cit. — Sono quelli fainoNi per Ih rupprottentiuiono dol Pa»t«r fido a Mantiivu nel 16Hrt inltrntfxxi drl Pastor Fido nel Giorn. S'or. d. IjtU. Ital., XI, 40ó <ì\ìv. da (<-fr . ricordare Nkri, (Ili — line inopportuno con questa occasione rinfrescare la memo- sia ria di quelli di molti che Milano del 1594 e del 1599. come esempio dei potrebbero arrecare. Della rappresentazione del 1594 si per nozze principesche già ha dato notizia D' Ancona il blicando appunto una relazione degli intermedi gomento dal mito di Fetonte: altre notizie pub- che ebbero ar- ha fornito il Salve- raglio (1). Quasi ignota invece è la rappresentazione più for.se . im- portante, fatta nel luglio 1599 per l'ingresso solenne dell'infanta Isabella sposa all' arciduca Alberto d' Austria festa mascherata, si ecloga ma . così , è intervengono Pane la , Griovan di Battista Visconti una complicata favola pastorale è Discordia amorosa, Amore in atti, mista di endecassillabi e settenari Ciò che a noi interessa sono gl'intermedi di cui fu adornata l'efficacia . poiché da che omai si essi trasparisce chiara l' ; è in cori in ogni e . (3), in cui pastorale, abito dio d'Arcadia e dieci altri tra pastori e pastorelle cinque atto. chiamata, più che ecloga Oltre a una (2). rappresentò nel teatro di corte V Armenia, la favola importanza e attribuiva alla musica; notevole è già la argomento del primo, la favola di Orfeo e Euridice, che doveva presto offrire maggiori ispirazioni: anche nella fascelta dell' vola degli Argonauti, che forni argomento per il secondo e per terzo intermedio è fatta molta parte alla mxisica. che non mancò Minerva e Nettuno. Alla fine della rappresentazione vi fu un grande concerto di musici discendenti dal cielo in forma di deità entro una nuvola, mentre il nel quarto rappresentante la gara tra altri rispondevano su nel fecero per fine (1) un D'Axcox*. Origini cit., iotiU (per nozze Pupilli-Krnchì, Milano amnti il cielo aperto, e alcuni pastori in terra bellissimo brando (4). II, pp. 514-16. Milano, 1890. — Sai,vi:rv.[ io I 1598. Monografia, Milano, coi caduta Tyi ., — Cfr. di Ft- miche G. Pagani Del teatro in dello Stab. E. Son^ogno, 1884, 8«, tipi , (estratto dal Teatro illustralo]. (2 P. Vkrri, Storia di Milano, Firenze, Le Monnier, 1851, voi. notizie risruardanti queste feste in entrando nel suo assunto, (3) I D'Ancona. Op. per la rappresentazione codd. Trivnlziani 5-6 conteng^)no il primo rit., II. si II. pp. 572-4 n.. p.2b6.— Alcune che però, non riferisce soltanto al- Verri. V Armenia, il secondo 1' Grangia, 1589 eulHmo giovedì di earnmale, entrambe del Visconti. anche stampata a Milatio, Malatesta, 1599 e un'esemplare ne è nella Tri- tragedia rappresentata l'anno L'Armenia nlziana. ;4) fa Nkgri Ci-xahk, Le Gratie d'Amore, Milano, MDCII, pp. 285-90. Nella Rivista X (1908), pp. 22&-:i0. ho riprodotto per ittlero la descrizione Musiccde italiana, an. de^li intermedi. n. La favola pastorale e la commedia dell' arte nella seconda metà del secolo xvi e la musica. decimosesto appare una nuova forma Alla metà del secolo drammatica, più la parte la favola pastorale, cui era riserbata notevole nello sviluppo della musica. Ecco che di fronte alla prima di stino Beccari, recitata l'il febbraio e esse, il il Ago- Sacrificio di 4 marzo 1554, è detto Fece la musica M. Alfonso dalla Viiu)la, e questo insigne musicista della corte ferrarese fece la nel 1567 genti data di seguito fratello (1). Ma questa volta, almeno sappiamo qualche cosa crifido, ; : il Rappresentò musica anche per VAretusa A- nel 1563 e per lo Sfortunato dell' del Lollio rappresentata il di più, poiché vi è per Sor il anche detto M. Andrea suo Sacerdote con la lira quale sacerdote nella terza scena dell'atto terzo cantò, notevole esempio di monodia, in musica da solo, mentre poi risponde a più voci. Queste musiche , insieme della canzone finale, ci sono conservate manoscritte in esemplare della pastorale che si coro il con quella un raro conserva nella Palatina di Fi- renze, e sono lieto di poterle offrire agli studiosi, grazie alla copia che a mia richiesta mi ha favorito l'egregio prof. Arnaldo Bonaventura, della storia della musica appassionato cultore. mi osservava che la mentre invece quella delle risposte del coro è sempre rente ; non Egli musica delle tre strofe del sacerdote è uguale, esiste alcuna indicazione di acx;ompagnamento, diflfe- ma la nota posta in principio, ove è detto che messer Andrea adoperò la lira, (1) farebbe ritenere che accompagnasse Por notizia prooite sopra qaoste pastorali o sullo LEKTi, Berrara e la eorie estenae BiLB Bombi, «con una carta p. egli si L^lSM f|.(:. ad ogni ri)i|M)ttivo oUizioni, tuUaaeoonda mela dclmeolo xvi. di Ferrara). ; Koconda edlrione, Città / Discorsi cfr. di Su- Anm- di Cnatello, I<apl, 18tt9, TTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTT ATTO TERZO SCENA TERZA Sacerdote t==.:t ~&-^-^-&- :X3~XJ ^m^ Tu ch'ai le corna riguardanti al cielo :- e Coro. &-&-&-& S —S — G-&-G>-G Fisse ne l'ampia fronte, et spacio - sa — — —2— ^f-fT^-^ 0* AUus. -l Pan ^7S - ^ "^~T^ Lì - ceo Tenor. £=lSZ^^~^" :|Ì3^e 0' Pan -g> tea] g«g ìe tS» Li - ceo Btutut. /7\ ^^^ f=3i 0' Pan Li - ceo te^^33=S^ ?=t?51 \ Tucheco-meverReloscet-trotieni I ej gJ eJ rj ^^ Ne l'altra a g^ rJ f^ e:i g ^ g ^ * g^ a> lo stro-mé-to ^ ^- r^" -g) ^g g ^ f Nel'una s t > g» — e (S>- g g g ' s ( man co-me celeste » , do-no 3JX:j^3^a -tf»-^ 3 onde quel suono Sì dol-cetrahi ch'ogni ^ ^ ^- f g» tf* empio cor affrcoi iy- tf» :*~'?zi!tz: Ta & Tra Co eh co pie di ca pra vi-ta me-ni (g (g J tf » rog - so • ne - ro; 0* Pan g; il - eia co-re Li - - c«o I g/ a) Mostrane 0* co - lo di — 'V g fac — ìsJ ys) il tuo Pan re ^—*_" ^J fa - - to - re li --oto -8 — a w mm 3E "- Altus, s ' i g Eì: é -^-nsr O'Pan Li -ce Tenor. ^_^ «sszzì: 0' a - s- Pan Li -ce o g i=ìi=t g- j :i=^ fi Ba$SH$. — fe^ s»- -«>^ 0' I Ore rJ rJ n a Pan Li - ce Habbi del gregge S> <2^ o rJ I e deirarmento cura Che va pasceDdo in qae-ste e)I e^ ! e g ' r> < g g > < folte selve. gg<gg gg ^5=^1 < sta d'ogni in-toT-no d'aspre belve Stnol, che Panci-de et di nascosto '1 fora -&—9-Sf—&- 3 -g' -'g—jSr iS»—<ff i -«> (S> che gli è — &- tanto a^ fira - le ^ «- (5» 6nar-da-'lo Guardalo Ogni hordaincàtoo' da fatxira Poi u o t &) a^ Se '1 Si da ma -a X" no - stro — pre - gar ogni - le ^ sa - le ^ — — - 4 - Aìtna. ^m^^. 0' E=£^=g^ Pan - ceo Li m Tenor. m -» rr H <r- Pan 0' IjÌ -S- »— -<s>- S ceo ^ Bassus. /*\ m 4^^—s- H -^- Pan 0' — Li t=i~~ ceo Canzone ^ 11. finale. {AUus) (Cantits) \^^^^È^^t^ Dei ^ a Silvestri rs Dei Silvestri il -^- z^— '<r s'alcù qui d'intorno è stat'a udirle tf^ tf* y al -^^f" nostre fiaine -4 ri - ve ^ a vi-ve so <g---tf> dnt» al cu qui d' intorno cft ^ è stat' a udir le nostre JJ_^^ g &—p-— ^^^::^±^4=^::^ le più fresche tf> - g^-EJ^Ìzf7(^3^ n4=j: Ki s'al- ^ ^ afe sc-iipiio ve sa le più fresche fiame ri - ri g •- - re t ^ ^ —éè—f9—<> — dat' al -cu so-gnio —b— {Bassus) (Tenor) 3^Kt7^^^^^=^ Dei g!Jl^=g=g^ * Silvestri -g trizi g g—(g-f°-^^^^^>-;gr-<g—3 !g g I -« ) g^ s'alcù qui d'in-tor-no è stat' a udir le -^ «*• me g- g V g g < * vi - ve su g ^ < s< le — s'al m^,^?=^ -g— i nostre fia g- Dei Silvestri ii ^- ^—9- - cu qui d'in-tomo è stat' a udir 3 lazac :^=^ 5 le nostre -g^ j{ dat' al-cù g: , g^ ^ segnio ri - ve -«s^^^ vl-ve su le più fresche fiame rt più fresche ri-ve ii al dat' - c4 se - gnio {AUus) {GantnAi) ^^^S d'alegrezza e festa isirjc m dat' al-cù segnio -9^-^-B-iSh^ m. Si d'alegrezza e testa 'r^t—^s-fs- t nimph'e questa danzàd in ne quella "lfg-'"^=~'^ lie-to :?5:p: -«>- ^ 37 d'onorar co-sì bel gior - no dat' al-cù segnio ^»— *- =1; -52_<su ne quella uimph'e d'alegrezza e fe-sta ^^ ='^-g'- i g>-' cor- no questa dan-zàd in 3^^^^^^^g si silcgiii a d'alegrezza e festa — I l i He - ^^ sdegni d'o-no-rar to cor-no si J. è ^z=± co-sì bel giorno —6(Tmor) i3j:ai (Bassus) ^Fp5a--gg5|p^f d'aiegrezza e festa dat' alcù segniod'ale- E:jz=j-^a=gz4^-:3zi:^i:g: grezza e fe-sta E^ sta daa - zàd gE in f=^ lie-to cor-no ^^^^^^^ e festa ne quella nimph' e gzj^ -^::^^=i:^ qaesta dan-zàd in lìe-to cor-no ^rj^^ ^J^-^' J sì bel giorno (Gantus) sde-gni d'o-no-rar co - si j^^l ^ )t.>^-^ d'o-no-rar co - sde-gni si ^ '-^^ d'aiegrezza e festa dat' alcù segnio ne quella nìmph' e que- d'aiegrezza ^^S^^^^ f T-^ bel sì giorno (Altus) -<ff--*- l si sdegni d'onorar così bel gior-no. {Tmor) si sdegni d'onorar così bel gior-no. (Bassus) a^^^bTr^;#j:3^3l»r^^^^ìN^^^ -4;-^ ' •i sdegni d'onorar così bel giorno. si sdegni d'onorar cosi bel gior-no. -==^T^=^ — 13 — modo questa parte ha molta importanza come saggio mcmodico già nella prima pastorale (1). Con la favola pastorale abbiamo dunque sùbito che non soltanto la musica vi ebbe parte per gli di la stile prova intermedi e per i cori, ma anche per qualche scena speciale. E se per 1' A' minta del Tasso che nel 1573 segnò il trionfo del nuovo genere ci manca ogni Ferrara il notizia della rappresentazione fattane Belvedere in mezzo nell'isoletta di duca e la corte, Po, dove al il 31 luglio convennero da fatto soltanto del luogo, della sta- il gione, della solennità, basta ad assicurarci che musica non sarà mancata; tanto più che sappiano omai di rappresentazioni successive ove tale ornamento forse la favola intera (2), pervase e ne vediamo ben presto vari brani musicati da diversi autori (3). Non mancano la ragioni per spiegare la facilità con la quale musica s'impadronì cosi presto delle favole pastorali. Anzi- tutto la forma metrica: che esempi anteriori maggiormente di endecasillabi se l'uso alcune serie continuate coi settenari e e se era , stato di alternati questi ultimi nella criticato Canace è svolto, perchè contrario al decoro dia, tali metri divennero propri della pastorale aveva , dove della trage- contribuendo a darle sveltezza e agilità e prestandosi assai bene ai sospiri e ai cori dei pastori e delle ninfe. In secondo luogo zigogolando taluni da ferrato di leggi favola pastorale, checché andassero ar- la era genere niaovo, non previsto e non critici, Aristotele: potevasi perciò largheggiare nelle concessioni al gusto del pubblico. Ond'è, ad esempio, che Angelo (1) L' esemplare della Palatina di Fireaze è segnato E. 6. 6. 46, lametto sono 12 pag-inette con la mi dal prof. Bonarentnra. Esse contengono in primo luogo aoh e coro a 4 voci e in line al to- musica manoscritta. Eccona la illustrazione favoritala scena terza del III atto por Nel testo delia favola dopo (cantus. altus, tetwr, hassiis). le parole musica parla anche il bacerdote, come provano l' esistenza dello note sulle parole dette da lui e il cenno della prefazione in cui è detto che rappresene) il sarerJotf. con la lira mesger Andrea. Le sadette pagine contengono poi la canzone con cui la favola si chiude musicata del sacerdote, è avvertito: Il rhoro risponde in naiska. Però in , a 4 voci bassus). I<a (earUits, alltts, tenor, <jaadrata, e le note sono su rì^he di 5 linee». Rivista musieale italiana, voi. 12) Cfr. il mio sta Muaioaìe, voi. art. IX p. cxvii. Il testo fu da me notazione e fià pubblicato nella (190)), pp. 217-20. Laura Ouidiecioni — Lxuschiuini ed Emilio dei Cxoalieri nella Rivi- (1902), pp. 809-10. (S) Ijl bibliografia della Opere mùiort X è cinquecentistica, la scrittura in versi di T. musica ieìì'Àminta Tasso , volume si può vedere nella mia edizione delle terzo: Teatro, Bologna, Zanichelli, 1895, — 14 - uno de' maggiori trattatisti del nuovo genere (1), mostra contrario all'uso degli intermedi nelle tragedie, ammette per le commedie e per le favole pasitorali. che ac- Ingegneri, mentre li si comuna per poi tutto che riguarda la musica con queste ciò considerazioni: Vengo « Musica, terza et ultima alla sentazione, la quale nelle avranno cori, Commedie parte della rappre- non et nelle Pastorali, che sarà ad arbitrio altrui, per servire per intermedi overo accompagnarli in altro modo, ch'essi riescano più dilette- E voli. in questi casi harrà ad accomodarsi luogo angusto ella non paia strepitosa ei E tosto mutola. pili agli orecchi sarà più vario et più nuovo l'una il gano bene più soave di tutti gli intese, vertire, usano si che essendosi data l'un atto e 1' altro che, per trarne Nelle favole stile, giorno al le s' egli parole ven- fughe nelle d'oggi. Et et nelle è da av- alle rappresentazioni fra menti ritrovino quiete et dolcezza lor faccia di me- . desiderato gusto il e' basterà che i , quanto nel capir haranno i tennedi, ovvero altre musiche detto quanto E prestata alla favola fin allora, conviene stieri affannarsi altrettanto, « pur che altri, musica la ch'ella sia tale, ch'in lei le non fiata. per porger alquanto di riposo agi* intelletti afiFaticati nell'attenzione et dall'altra né se ne perda sillaba tante diminuzioni che voci sia colle gli ascoltanti, umane solamente, questo per avventura consterà talora di voci sembrerà de che in si , ampio sorda, o in concerto de trl'instrumenti '1 maggior piacere di tanto al sito né , l'azione. cori, se oltre di loro vi , saranno in- in queste, serbandosi il sopi*a- detti cosi sieno cantati semplicissima- mente, e tanto che paiano solo differenti dal parlare ordinario. Ma varranno per intermedi, o dove non sarà altra e non fia per dove musica, i si cori dovranno cantare con arte maggiore ; dar loro alcuna compagnia d'istromenti posti dalla parte di dentro della scena, con riguardo avventura male a proposito il però che tutti insieme facciano un corpo solo di musica, et non paiano due Cori, ovvero l'uno simigli l'eco dell'altro. situare la musica dal detto lato di dentro demente (1) l'occhio ch'ella giaccia in luoco DtUa powM rapprtMnUUiva Pernum, per Vittorio Baldini, 1696; e <Ul off. modo di , , Et circa al sarà da aver gran- donde egualmente h- rapprtttnlan ipeoialmente pp. 78-79. U fmnU aamuiu . In — snoni tutto il Et dell'altra. somma come cosi agli orecchi E non teatro, in cui in 15 — una parte che sia l'oda meglio giustamente compartito ch'il diletto sia agli occhi degli spettatori» (1). pochi anni più tardi, in piena fioritura dal nuovo genere, Gr. B. Doni trattando a quali specie di azioni drammatiche convenga più o meno la melodia, dava alla favola pastorale la preminenza assoluta: Quanto « dramma tiene pastorale (che poi alla oggi luogo del il ed è stata una bella e leggiadra in- satirico de' greci, con piccole ragioni l'abbiano biasimata venzione, benché alcuni perchè dagli antichi non fu conosciuta), io direi che siccome , questa specie suole avere più del poetico e astratto che medie e rappresentazioni [sacre] e le le com-\ usa comporle quasi sem- si J amorosi e con pre di soggetti vede nell'^ mtnto e nel Pastor fido), cosi cedere di avere la melodia in tutte chè vi simo si rono i ; i poeti molto come « anco se gli potesse con- sue parti^ massime per- quale la musica era naturale e la favella quasi e perciò avanti loro rono, si'' rappresentano deità, ninfe e pastori di quell'antichis- secolo, nel poetica le (come soave fiorito e stile i si più antichi scrittori de' greci prima che patriarchi e l'arte ne fosse profeti Ebrei i che fu- sa si molto stabilita; e naturalmente poeta- vede da quel sublime cantico di Mosè. nuova, molto Oltreché, per essere la pastorale invenzione più convenientemente può formare in questo breve non conosciuto dagli antichi, e dividersi in tre atti soli con sei o settecento versi al più, acciò anco conforme l'uso moderno in tutte le sue parti si possa modulare tanto ci è a dire che si stile cosi , : io , approvi quella smisurata lunghezza del Pastor mente fido. se noi consideriamo che questa sorta di favola ridicolo come la commedia , né il E vera- non ha il grande e meraviglioso della tragedia, possiamo fare ragione che se la favola non è bellissima, la favella ornatissima , e la rappresentazione fatta maestria, poco possa dilettare le persone che non si con molta contentano così d'ogni cosa. « può La (1) Si noti mosi di dunque della rappresentazione in due modi quando sia recitata da attori esercitatissimi e perfezione trovarsi: o che qaesti avvertimenti precedono di due anni nella stampa E. de' Cavalieri iu prefazione alla rappresentazione di Anima t qQelli fa- corpo (1000). — pieni di garbo e leggiadria — 16 gesto nel portamento e vita. di quali ne Lo veduti alcuni in Francia; o quando sia cantata con soave e proporzionata melodia. «Io 80 benissimo che i gusti son differenti, e che tutti non saranno dell'umor mio, tuttavia credo che che senza le dette zienza questa sorte di favole » alla precisamente pastorale e 1560, sorgendo dalla piazze e dal popolo, il troveranno si (1). Quasi contemporaneamente dopo molti non potranno ascoltare con pa- condizioni vennero orga- si compagnie dei comici dell'arte, che in breve, soprafdrammatica letteraria, e di questa impadronendosi, invasero e dominarono le scene italiane. È noto quali e quante varie e non facili attitudini si richiedevano a cotesti conizzando facendo le la mici, molti de' quali, terati dava uomini e donne, furono altresì colti e let- compositori essi medesimi degli scenari sui quali , dovevano avere anche all' fon- nuovi maschere tradizionali; e insieme tipi o personificatori efi&caci delle e si l'arte loro, critici delle questioni teatrali, creatori di facile l'elocuzione, pronta 1' arguzia e il motto, occasione saper cantare e suonare. Basti per tutti ricordare Virginia Andreini, in arte Flo- come vedremo, assunse per rinda, che, quasi all'improvviso, ri- piego la parte della protagonista nell'^Wan^ia del Rinuccini alle feste di Mantova del 1608 e seppe interpretare cosi squisitamente le melodie del Monteverde da far restare imperituri negli annali dal teatro gli entusiasmi di quella sera. E lati da come la troppo facile pensare che i comici dell'arte, non tradizioni, e intenti solamente a piacere alle corti, cosi dovettero subito accogliere tutte musica poteva loro recare e assecondare il le al vinco- popolo risorse che gusto ognora cre- scente per la nuova arte. Gravissimo testimonio di ciò è Giason De di Nores, là dove accenna all'uso introdottosi commedie a musici di professione, i quali parte delle parole de' poeti in canto e letto cosi ridotte agli spettatori Con le » le di < fanno affidare parti riducono gran recitar per di- (2). tendenze del momento non deve quindi recare maravi- glia che ben presto ci si appresentino scene e commedie dell'arte (P SoLRETi, Ia origini del m^odramma cit., pp. 2uS-l. 02) D'ueoTK intortto tUIn jtoetia oco., Padovn, 15^7, p. :MJ. — interamente musicate. Non — 17 parere sarei di di rieonnettere a questo genere quella cosina snella, frizzante nella pienezza gio- conda della verità, che è dello Striggio (1584); il Cicalaviento delle donne al ma non è ignoto che bucato per qualche tempo il vanto di essere il primo dramma interamente musicato VAmfipamaso di Orazio Vecchi (1597), che è una vera e propria commedia dell'arte cui è applicata la musica madrigalesca né del Vecchi sono da dimenticare le famose Veglie di Siena. Seguace e imitatore del Vecchi fu quell' Adriano Banchieri, bolognese, cui si debbono II zabaione musicale , la ebbe erroneamente ; Barca da Venezia per Padova, Pazzia senile, la Saviezza Metamorfosi il e varia giovanile musicale altre , la produzioni commefavola comica. unica tra le rappresentazioni musicali di Venezia da me recentemente illustrate, che appartiene al medesimo genere (1). musicali di cui l'argomento o dia dell'arte. (l) Cfr. neir elenco mio il laprima volta Né art. il libretto proviene dalla da dimenticare è R Z> rappreaentaxiani musieoli di Ymtexia dal 1571 al 1605 ptr IX, (1902): ilOm/'c/toha il n.41 amico dott. E. C. Pollak stiamo racco- detcritte nella Rivista mutieole italiana,yoì biblioerafiro. — Insieme con )' .'liendo tutti questi primi testi dell' opera buffa, riamo confetto, di poterli Solerti. ora rarissimi e alcuni anici, e spe- quanto prima dare alla luce. 8 III. Dai canti oarnasoialeschi k dai trionfi alle mascherate E alle cocchiate. Contemporaneo a questa sempre maggiore applicazione della alla drammatica è lo sviluppo di altre forme letterarie musica che con furono sempre consertate fino dagli la miisica Decameron, latette del Ma inizi. uscirebbe dai confini dal mio studio ricordare Casella e le bal- come seguire le lievi tracce di quei da Firenze o da Cascia, si musici, Giovanni da Firenze, Donato maestro Lorenzo da Firenze, e chi sa su le canzonette, nieri, del le pastorelle, le quant'altri, rievocate di cacce del Sacchetti, del Solda- Donati da Giosuè Carducci (1). E come già, sul fi- nire del secolo decimoquarto, la brigata del Paradiso degli Alberti interrompeva i dotti ragionari per dilettarsi delle che Francesco Landini. il un convegni della secolo dopo nei lieti cieco degli organi, modulava armonie (2), così Careggi villa di il ma- Lorenzo amava sentir ripetere le proprie canzoni a ballo quali Antonio Sqiiarcialupi veniva ponendo sotto le note. gnifico alle E da quando Lorenzo uscì con sua brigata per le vie di Fi- renze a cantare sull'aria a tre voci trovata da Arrigo Isaac, te- desco, maestro di cappella in S. Giovanni: Bericuocoli, donne, e confortini Se ne volete, una i ! nostri son de' fini (3), profluvie di canti e di trionfi carnascialeschi rallegrò la città dei fiori crescendo con gli anni a dismisura tale lieta e carat- (1) Mufiea e J\>eaia mi mondo eUganU Uandolpi R., JUuatraxione italiano del neeolo xiv, iioIIp Opere, viti. — di atouni cimeli fnnrementi l'arie n»uitnle in Firtixe prtee- duti da iin itunlo stori n, Pironzo, 1892. (2) GtNDoLFi R., nell'adunanza dei dì le di Firenze, (3) tL Canto Anno noto cho, Una Ifi riparazione a propotito di AVanoMOo Landino. novembre Jf^SH nni;li Atti iltll' Aeeademia Memorui Ulta del R. I$tiinlo Mtutiea- xxvii, Kironzo, ISHi), p. 68. |>or toHtimonmnza de' berrieuocolax dnl dnl Lasca. lecon<lo continaatore di MaK'niflco ò ritennto per il primo. tal i(«Dere, il — produzione teristica e a quindici Non (1), — 19 mentre aumentavano a quattro, a otto voci. le sarà inopportuno quanto a ricordare De La musica di questi canti scrisse Adriano petente in materia e proposito della Fage. tanto com- (2): In mancanza delle composizioni musicali , se cerchiamo di internarci nella poesia e di scoprire di che genere potevano essere le cantilene che ad essa si adattavano (3). credo si jwssa assicurare senza rischio che sieno state di due sorti. < di La prima maniera comporre ripetevano la la ed anche di scriverle, musica della prima strofa le strofe , più in uso, era la quando seguenti, dopo fatta, aria si sulla di cui richiedeva lo disposizione de' versi, una specie di preludio particolare alle prime rime che contenevano che rappresentava « strofa, annunzio dell'arte o professione hanno Inoltre, ce ne sono che le strofe, altre in cui si (1) 1' mascherata. la nuove prove che l'intercalare in fine di tutte due o più volte alla prima dovevano cantare a modo di canzoni. ritorna si Filippo Valori. Termini di mexAO riUnoe d'intera tJoUrinatra sommario Vaiori in Firenxt eoi d^akmni, compendio delta vita dixio di tutti gli aggiunti nel l^iseorso deWeeeellenxa fiorentini, vibUia famosis civibuf Ftorentiae che Tol^rmeate » 1847) , : « L' nso con musica — In un di voce o Catalogo degli altri e in- delle (2) ei- mascherato, e imitano con irli di strumenti, si reputa, dico, originato di qua. dei mss. Rinuecini che si conserva ms. millo RiNucciM, che sarebbe stato interessante, ma esso non si ritrova né tra rimasti a Firenze e ora alla Nazionale, né tra quelli pas-sati nella Trivulziana. Ifi, studi degli liber de Trivulziana di Milano col n. 2270, trovai indicato un Discorso snUe mascherate e easa gli archi di Villani Philipp! dicono canti e rappresentano varie invenzioni si abiti e co' versi o cioè da Firenze. Firenze ecc.. open scrittori e nobiltà dejli Firenze 1604 (e riprodotto da G. C. Galletti, delle nella di i Cams». Sui canti eamaseialetchi nella Gaxxetta musicnle di Milano, an. VI (1&47) n. 12 e Giunta Chansotu du aWartieolo sui canti ecc., XV siede, né lo n. 2?. Schwabtz B., tetìahrschrift fur Musiticissenschafl, Leipizì^, di. pp. 231-37.— Sono note Sonzotrno del 1883. — Si le raccolte — Non piit rari nella RiblvMec'i di TM. persone, 1880. — di essi canti del \fóf> e del ITóO rarissima Popolare. Firenze. il Gbvaebt. 15 Jahrhunderl in VierSi vegga anche G. Giannini, Op. ricordi altresì la raccolta delle per cameaeiale faete da ho potuto vedere Die frcUole in e la ristampa Canxone per andare in maschera stampa del sec. sv riprodotta da S. Fer- lS.'ì2. Lasca nella ptefaz. alla raccolu dei Canti da lai fatta nel 1650 diceva che debbono essere aperte e trattose, la musica allegra e larga, le voci sonore et unite». Non interamente manca la musica e sono notissimi alcuni ms. che ne contentrono, ma è sempre poca al bisogno e al desiderio. Nello stesso Oatatogn dei mas. Rinuecini or ora ricordato trovai indicato un Canto degli spaxxacamini ed altro (3) Il < le parole — — canto amoroso con le note per cantarli. Sec. XV, ma anche cotesto ms. è scompaiso. — ripetendotìi la stessa melodia, mero - 20 qualunque fosse d'altronde il nu- delle parti. secondo modo di scrivere la musica de'canti carnasciale- « Il schi era di trattarli nel genere de' madrigali con ghi ed composizione, da artifizi di i soliti intri- autori di secoli cui gli xv e XVI ricavarono tanto effetto. « Questa seconda maniera era, meno frequente sica l'intenderà, come ogni intelligente della prima, esecuzione di composizioni scritte con tali scientifiche armoniche, cantori sommamente zioni canti a strofe replicate bastava essendo sufficiente, nota, con scritti per lo periti « , che pei più in armonia di nota contro una gran semplicità, come a' mu- per la combina- mentre , di un orecchio buono ed una voce si di codesto genere allora in uso, di cui vate fino volendosi rileva dalle composizioni alcune si sono conser- di nostri. Si potrebbe anche discutere la quistione di sapere se i canti carnascialeschi non furono spesso cantati in semplice melodia all'unissono'con « Certo si è accompagnamento di strumenti o senza. che sovente gli strumenti figurarono nelle feste domandasse a quali apparteneva l'onore di non sarei lontano da affermare non esaltri che chitarre e trombe o strumenti di queste due famiglie, aggiungendovi forse tamburi, cembali ed altri strumenti di percussione. Codesti si univano talvolta in numero assai grande al canto ad una o più voci, suonavano anche da di carnevale, e se accompagnare sere mai stati il si canto, sé e facevano sentire sinfonie di cui rimasero più che soddisfatte le orecchie dei quattrocentisti e dei loro figli e 'nipoti... Nella seconda metà del secolo decimosesto la lieta » usanza andò prendendo maggiore sviluppo nell'apparato, l'invenzione fu più ricercata e all'antica semplicità sostituirono del canto carnescialesco si a poco a poco forme più complesse, più aristocra- tiche. Si ebbero quando i in tal modo le niascJierale, dette anche cocchiate giovani signori uscivano sui cocchi in numerose e ric- che brigate, con seguito di staffieri e di servi che di nott« reg- mentre essi cantavano le bizzarrie che i più inavevano posto in versi e un carro pieno di muli accompagnava, empiendo le vie di suoni e di festa. Questo mutamento che si andava operando non passò inos- gevano le torce, signi letterati sici servato; buona testimonianza nelle quali egli ci — restano queste stanze del Lasca, paladino degli fa si 21 che anticlii canti amorosamente raccogliendo: Sopra il compor canti moderni. Copiando vanno dalle pricissione, e tanno canti, ove ogni loro intento è, che intesi non sian dalle persone per aver dopo a farvi su il comento. Guardate dunque che consolazione ne può cavar la gente, o che contento. Ahi, eiel, tu ci tacesti pur gran torto O Alfonso de' Pazzi, tu sei morto ! ! Se tu dicesti: i vostri immascherati, Batista, fien veduti e che non intesi; andati diresti or di questi canti mille volte, più scuri e men compresi 'i Questi, questi denar son via gettati, come dice or or, se il ben non ispesi; mi vergogno, sonetto, e di dirlo di mille Alfonsi ci sarìa bisogno. Tu pur vivo, Varchi, che faceste le mascherate cotanto intelligibili ed oneste che ne godevan tutte le brigate. Dunque persone si posson dir queste che le fanno or, di poco senno armate. Chi lascia la via vecchia per la nuova, suo danno poi, s'ingannato si trova. sei a don Luigi già Del Lasca non vogl'io già dir avendo fatti tanti canti n'fente e tanti aperti e chiari, che tutta la gente n'era contenta, e le donne e gli amanti; però che il ZifiFe Zaffe solamente, Bufola e Maglio e Cavalieri erranti danno in questa parte tal favore, che suo del fare canti è il primo onore. gli i Io mi ricordo già un quando gli andava canto, prima che fosse riposto che tutto quanto a mente s'imparava, tant'era bello e chiaro e ben composto; veniva — asma or non pure non e s'iiiteude un verso il ne cava, se nome che g^li è posto, che quei inadrigaluzzi a lor suggetti troppo stitichi sono e troppo g-retti. i Costor vorrebbon con poche parole dir così molte cose, e beccansi il cervello: sempre chi troppo abbracciar vuole nulla mai stringe, e riman poi l'uccello. Non sperate mai più vedere cioè canto sentire o il buono o sole, bello, in questo secol di giudizio privo, mentre che in Il per Buonanni appare mandò lui, In nome il uno Buonanni sarà vivo degli innovatori , (1). ed egli, o chi fuori questa, replica: di quelli che mandorno del pentimento. mascherata la Lasca, tu puoi ben dire e puoi ben fare parole ansai e spessi falangiotti, e scrivere e compor quanto ti pare, che canti vogliam far sottili e dotti; sopporti in paco la gente volgare, o teco quanto vuol gracchi e borbotti, per ch'a guisa d'eroi e semidei non vogliam Tu far più canti da plebei. hai ragione: che vnoi tu ch'io dica, se l'uso ha convertito la natura? or si pone ogni ingegno, ogni fatica mascherata ricca e scura. Lo credo anch'io che quei canti all'antica sarebbono oggidì una sciagura, e converria che le de^n pe' chiassi, avendo dietro le mcluzze o sassi. per far la i Il {]) Lasca, arguto, non Le rimt, ediz. cit.. pp. 407-9. si die per vinto e lanciò l'ultima: - 23 — RISPOSTA La prima parte nel ver fu ben tale del canto vostro detto del Piacere, come appunto conviensi carnevale, il e fece bello udire e bel vedere: ma parte poi quaresimale, l'altra doveva pentimento o il il serbarla fredda, e far poi dispiacere si potea questo venerdì santo in fricassea Su tale questione delle (1). mascherate è anche 1' altra madriga- IX, 45, ha in fine queste parole: a fare un cauto, e non piacendo a chi lessa che nel cod. Mgl. II, < Il Lasca sendo eletto «lo elesse, lo feciono fare al Buonanni. et egli « sendo burlato, fece la suddetta madrigalessa » S'io fossi in rima qualche o che mai più composto nuovo uccello, non avessi alcun canto, o volessi con questo lor favore cercar lode ed onore, com'hanno fatto già mille persone, hanno ragione, e starei cheto. Ma se si guarda indreto direi: gli alle stagion passate, tante già feci e tante mascherate, o vogliam pur dir canti, Bufola, Maglio, e Cavalieri erranti, ad altri tanti e tanti, mi posso chiamar pago e contento. perch'io fui e sarò sempre intento ch'io Ma a fare a ognun servizio, non per mio benefizio, né per utile mio faceva questo. Ma meninsi l'agresto, spendino assai, faccia pur quant'e' fanno, ch'un simil canto giammai non faranno, (e cerchin come (i; Ijì rimi, edìz. cit., fu il pure in cielo, in Ziffe Zaffe e pp. 441-42. mare o in terra) Serra Serra. — 24 - Dieci anni in questa terra ne stette il segno, e può vedersi ancora: più di seimila allora persone finalmente l'impararono a mente, e si cantava per tutte Ma , le vie. le lor fantasie stitiche e stiracchiate come le son andate da un dì in tùora ed una notte sola. non se ne sente mai fiatar parola. Oh degna e lieta scuola d'ingegnose persone ! dove se' tu Fiandrone, Lorenzo Scali, e tu Luca Martini V Ove sono ora Barlacchi e i Visini, (/Cncio organista, e il mio Gian profumiere? Oh se poteste or leggere e vedere i i canti e le moderne invenzioni, voi vi fareste Il dirsi (1) mille crocioni sì Lasca godeva però degli ultimi (2). trionfi; verso il 1590 può che l'evoluzione fosse compiuta anche in questo campo e noi vediamo dopo quel tempo (3), nella corte medicea le masche- accom- rate divenire vere e proprie rappresentazioni anch'esse, pagnate dalla musica e confondersi infine col balletto o festino, vocabolo e cosa nuova. (1) (2) (3) Nomi ben noti di artisti e bnontemponi cando noi codici fiorentini non sarebi e raccolta importante ne contiene il difficile ÒU V. 11 Vincenzo Huonanni, lo e. bH. 5S r. V. ma , iil cer- Una «rà di- proposito nostro: icanto de' So^ni andato addì 2 di Febbraio 1565. ce. 57 r.-T. I trionfi andati addi 21 di e. sono mai stato raccolto mottornc assiemo un boi nnmoio. cod. Mairliabochiano II. IX. 15, del quale non scara la tavola por >|ael1n parto che interessa 0. fiorentini. Z> rimi, ediz. cit., pp. 829>31. Le mascherato di iiuest'altimo periodo non Addi 2(3 di Febbraio 1565, quattro stanze, Is primA altro tro di UI). Strozzi. Fobraiti ]5(>5. MascheraU delle Borole. Altra canzono cantata mo<lesimamento per lo Bufolo. e. 5ft r.-O) r. Altra Bufola. 0. SU V. Cacciatori: Mascherata andata addi 2 0. K7 r.-v. 0. 88 r. di Febbraio 1567. Di Canzoni' cantata di notte da' uiotlosimi. Maitoherata di vedove andati» addì 12 Febbraio 1507. irioruo. di — 25 — uno carro di e. 88 T. Madriirali per il Saracino del S. Paulo Orsino cantati in sur nugole addì 15 di Febbraio 1567; t« fine: G. e Mario Colonna. e. 89 r. Mascherata delle Farfalle andaU addì 23 di Febbraio 1567; in fine: lì cav. Ginori. 89 V.-90 e. 1567. Mascheratii r. livrea andata addì 26 14 livree varie di 4 per di di Febbraio. e. 130 V. Mascherata addì 11 di Febbraio 1570. 131 r. Mascherata a dì 15 di febbraio 1570. e. 131 V.-133 e. r. Sopra il canto precedente: ti» fim: » canto, e non piacendo a chi lo elesse, lo feciono fare al Mascherata a dì 24 di 133 V. i34 V.-138 e. 138 V. Altra mascherata nel med. luogo. 134 r. r. Mascherata fatu in Pisa e. 139 V. (Sonetto; e. 216 V. Mascherata per >17 e. r. , et e»?li sendo bur- (jio. — M. R. Febbraio 15T0. di Febraio 1570 di Giov. Battista Cini. e. e. fag"a fatta dai Lasca sendo eletto a fare un Madrigalesse ». lato, fece le »ud. - Il Buonanno Batt. Strozzi. il giorno fatta in Firenze il dì xi di Gennaio 1577 della Veneziani per paura della peste, seguotìo Nomi della maschere n. 16. Mascherata per la notte della Compa:?nia della Calza fatta in Firenze a Gennaio 1577. -M. Giulio Nahlini guida delle Mascherate. 227 V.-228 r. Mascherata degli Scorticati a dì primo di Marzo 1592; in dì XI di e. Lorenzo Franceschi. e. 228 V.-229 e. 229 V.-232 motto € r. r. Mascherata Cant> di delli Scapigliati Cocchieri che : un Fetonte, con per impresa cantando iu carrozza et rompendo lance xii ! —A dì 21 di Febbra- Cocchieri in habito rosso airUngheresca riccamente adobbati su cavalli con 4 servitori per ciascuno con torco. Del S. Gio. Bat. Strozzi. ce. 232-r.-233 v. Mascherata degli Accecati n. . . . Di a dì 4 di marzo 1592. portano perchè inespei-to a impres'alta aspiro » Fetonte tombolò io 1589 di notte fine » andata a coppie a cavallo, ot Musica sul Cario composta dal febbraio 1595 di dì 15 S. Ottavio Binuccini e di — la musica dal S. Piero Strozzi (1). e. 234 r. Mascherata delle Fiamme d'Amore andata a dì 26 di Febbraio 1595. N. 18 coppie a cavallo con 4 stallieri per ciascuno con musica sul Carro composti da Luca Bati, la e. Mascherata da Gino Ginori 234 V.-235 V. Maschere fatte (2). la sera del Carnovale nel Palazzo de' Pitti dalla ser.ma principessa Leonora insieme con altro signore. —A dì 27 di Febbraio 1595. [È del Binuccini] (3). e. 236 r.-2o6. v. Risposta delle Gentil Donne e. 236 V. Risposta delle Gentil e. 237. r. (1) alle alli Accecati Cfr. voi. II, p. 51. (3) Cfr. voi. II. p. 57. Cfr. voi. Il, p. 56. (5) Cfr. voi. II, p. 56. (6) Cfr. voi. Il, p. 58. SOLEBTI. (4). Fiamme d'Amore per le medesime rime ^5). Mascherata 1595. Gli Incogniti Disdicciati (2) Cfr. voi. II, p. 56. (4) Donno <6). IV Balletti k Veglie. Già guiva un notevole ultimo decennio nell' veglie e i di del rinascimento complesso e di ricercato mutamento anche mule composte con di vari generi drammatici, letterari e popolari, in prosa e in versi, nei quali pure ha grandissima parte musica. la come ho accennato, mascherate, per l'apparato degli intermedi, e talora hanno I balletti per dalle della vediamo sorgere balletti e certe rappresentazioni stiune, una mescolanza spesso se- costumanze, e in tali del secolo decimosesto fu ballo il (1), e Lo sviluppo recitazione di brevi ecloghe. alla sica portò elegante società nella sempre qualche cosa derivano l'invenzione qualche parte semplicemente recitata; più fine a sé stessi, teriale dell'azione ma rimangono mimica e la , gli antichi passi Sono talora semplici figura- vocale. mondo zioni di celebri personaggi della mitologia o del resco che muovono non sono semplice esplicazione ma- in danza; tal altra gli stessi cavalle- personaggi svol- gono un'azione episodica; anche vediamo introdotto l'armeggiare figurato nei cosi detti abbattivienti, e da ultimo vediamo apparire balletto il torneo ma : a cavallo, che è una vera specie di in ogni occasione erano introdotte gio.stra o di cantabili parti e tutto era regolato dalla musica (2). \\) nolla ve!;<anu Si i miai Àftpunti OaxMtta LelUrarin ^uUo ilanxt anni del secolo xvii ò nei Disoomo n. 2218, e. :i7 cipalmonto i|aolli quelli do' lostini, nobilissime mine cate. v.): uteoli ì deeimoquinto — Un cenno musUia di Skvkro Bomini bulli iyj;^\ (ins. siano in stima approsKo esercitano in casa di principi e signori e lieeimosesto sui halli ni primi )<randi. i Riocardiano nobili, prin- rome sariano perchè so ben c'intorx'onjrono iriovani cavalieri, nobilissimi danzare, si sìirnorì e esercitano nulladimeno con tanta motlestia, ter- baono et ottima creanza, i|aanto spoiar si possa da persone nobili bene ««iaquelli ancora che si usano tra le scene delle tra»re<iio e comcdie, inTere <Jomo di coro, i^ft pi& volte dei si dame insieme a che sono in uso (2) stUla • Io mi erodo che che n»i an. xiii, n. 9 o II (Torino, 1^9!)). Il v»fiti, visti in occasione di nozze do' Koronissimi tra la plolto o tra la ifonto la primo IxUMltì n mitaUo di ToM-ann. .Ma quelli quale ha perso alquanto propriamente ò quello ptMMia di Lorenzo Franceschi e invon/iont» di intitolato di vertrofrna... > Balln e Roberto 8an:»everiito, Oioatra tetto pM — L'evoluzione dei balli pare ad Ottavio Rinuccini debba in si rime fazione alla raccolta delle scrisse: Fu « prima e poi V Euridice che ne' nobili teatri di maraviglia e di Onde diletto. dolce maniera di si comporre dalle scene riportarono qual qual fu nata all'armoniosa melodia? Quindi egli sica versi ne' suoi la Ma vanto. egregio la sua Dafne la empiè gli spettatori ingegni rapiti da nobilissimi calpestando . grandissima parte Pier Francesco, nella pre- figlio di lui il ; — 27 facilità, vestigia di lui, le tralasciando questo, la dolcezza veramente nacque che quali balli, i ancora primiero condusse di Francia accompagnati dalla mu- mirabilmente piacquero , » A (1). dir vero qualche saggio aveva già dato prima di recarsi in Francia, ove fu per tre volte dal 1600 al 1604 (2), poiché fino dal 159(> abbiamo di lui 7Z Ballo di Bergiere e nel 1596 il genere del Ballo di le che però risentono ancora più della mascherata Stelle, nozze medicee del 1608 dicea dal che la Rinuccini il 1600 ed lo illastra). (cfr. il Ma mio Musica voi. , DaUo la perfezione di questi balletti si Guerra d'Amore ola Guerra di beUexxa dal 1616, con descrizione del quale gliene è attribuito A Bologna nel 1620 abbiamo srià il e DramnMtiea alla corte 1904, dove è anche riprodotta Bemporad. 1640, Firenze, il Me- incisione l' deve ad Andrea Salvadori con FoiUi d' ArdeniM del 1623, nella le La merito, o con un vero torneo, : Disfida d' Ismeno del 1628. Ruggero lìb«ratois\ Campeggi, musicato dal Giacobbi, che è riprodotto qui nel III voi.; l'altro Mercurio e Marie, doU'Achillini. musicato dal Slonteverde per Parma le feste di del 1628, ho riprodotto invece nel cit. voi. sulla corte medicea. Poesia (1) MDCXXii, in del Sig. Ottavio —È prefaz. noto Rinuccini ecc. che primi i nella corte francese da Caterina de' Medici, che celebro ma in tale arte; il , vero genere nuovo Firenze In saggi di balli aveva seco si , appresso furono fiarurati il Giunti, i importati piemontese Baltazarìni, dico che incominciasse col Bailet co- tniqve de la Heine AaXo nel 1582, opera di Baltozar de Beanijoeulx. Tuttavia fu osservato, e assai giustamente mi pare, che questi sto che sicali di .li balletti posteriori siano più simili Venezia, ad una delle quali aveva assistito ora parleremo. < Sous Henry IV ballet le primi sa^gi piutto- a quelle rappresentazioni reste Enrico III le allegoriche 1671, o nel passetemps prèféré de ma- di cui la or conr. Henry IV e SuUy aiment follement la danse. Les ballets so ressentent de la joyeuse Lamonr da roi. Ce sont: lo grimaciers, les barbiers (1598), les princes habillés de piume» (1599), les lavandières, les juifs. les tirelaìnes, les filous (1607), les femmes s«ns toste (1610), etc. » (KoLLà.ND, Histoire de l'opera Thorin, 1895, 1 p. 24;^ en Europe avant l.ulUj et Searlalli, Paris. e n. e le varie opere speciali là indicate). Se questi enumerati sono primi, lo sviluppo è contemporano<i che a Firenze e p«r entrambi i luoghi è chiara la derivazione dai trionfi carnascialeschi. Non ho potato vedere il volume di nnlla al nostro proposito giova l'altro di francese con un Sera. 1899, in [2) Cfr. Paolo Gruykr Le ballet à travers les ages, e Gastonk Vuillibr, La Danxa. Riduzione dal , capitolo aggiunto sulla coreografia italiana, Milano, tip. del Corriere della fol., «orti. con illustrazioni. .«?tor. d. LeU. IM.na, XXXIX (19.2). pp. 40H.404. — ma è certo che dicea tra veri ìxdJetti tengono i 1611 e il il primo campo il nella corte me- 1620, e parecchi sono precisamente inven- zione del gentiluomo fiorentino. inventò per — ?8 quale forse non senza ragione Il quello intitolato Ninfe di Senna, nel quale queste vengono a recare il loro omaggio alle rive dell' Arno, dove insieme recarono la leggiadra costumanza del nuovo ge- nere (1). Né va sui metri dimenticato di notare Granduca che chiudeva compose cioni valieri (2) tolato le parole dal famoso hallo del fino ; intermedi del 1589, Laura Guidic- gì' già trovata da Emilio de' Ca- sull' aria particolarmente ; musica ebbe influsso che la l' di tali composizioni lirici sono interessanti quello inti- poi Mon- Tirsi e Cleri dello Striggio, musicato nel 1615 dal teverde (3); e quello che chiuse del Salvadori nel 1623 (4). Mi piace qui riferire quella medicee che La la festa Fonte d'Ardenna descrizione di una delle feste Rinuccini ha intromessa in quella sola delle sue il eroidi che è a stampa e (5); poiché é ravvisare facile nell' donna inclita Sovra il cui biondo cri» ripose il cielo Qual più degna corona il mondo ammiri, (1) Cfr. (2) Cfr. qui noi voi. II dove sono tutti raccolti. fini n voi. pp. 39-42. — Cavalieri Il Doni, Trattato o , anche questo in della mtisiea scenica, eap. xxxiii, p. 05, scrisse: 1589 G. B. « Il ballo vorrebbe esser nell'altra professione, ordinato da persona !?iudiziosa e perito nell'una [musica] e era qual signore Emilio del Cavaliere inventore di quel è piecur- egli questo del precisamente a sore, fu abile compositore di balli, e alludendo come granduca, detto del ballo bel e dell'aria medesima: perchè non solo fu psritissimo musico , ma anche leKiriadrissimo danzatore.» -Nella prima redazione del Trattato stmso {/Ara Barberina, voi. Il, Appendice) aveva scritto allo stesso proposito di accordare la musica col ballo come pli antichi: Emilio del Cavaliere in <iuelle rappreil che avrebbe potuti) bene imitare il sl|rnor sentazioni che egli modulò in Firenze, se di qup«te cose avesse avuto notìzia; poiché 4 era non solo peritissimo compositore, ma leK^dadrissimo danzatore : da e tato quel bellissimo ballo, detto del granduca o l'aria di Firenze, con stimata per certa un'avita e magnificenza ohe ha .. ». - La Fon» col n. 1.58 nella Biblioteoa Qiaeomo Manxoni eoe. UanMoniatM. Catalogo (4) ballo è ri- qui avanti nel L'ho riprodotto III l<api, apparlWMwW td fkoeo: 1894, pag. 148; Ivi appunto, acsi trora un Ballo di Fiormaa. voi. nota all'anno in « ragiotìob) dai tiuw. Parte iv, CittA di Castello, canto > una Gagliarda de Pitti e a un Ballo di Palntao, (8) Si lenire del Dramntatiea alla corte Mela musica può esser oonwrvata in quel oodicetto del sec. xvu apparso prodotta da un'antica inciiione nel mio voi. Muniea, Ballo dicea cit. figurazione fu inven- lui ijueir aria Uiilo UiZi nel mio voi. olt. Muaiea, Ballo e Dram- matiea alla Cbrle Medicea. (5; Nelle Poeeif d«]la Triva Iziana. cit., pp. 125-26. — Ii«» altre «midi nono tuttavia mss. nel ro«l. 1006 — Maria 29 -^ de' Medici, la descrizione si riferisce anni del di certo ai primi 160():- Volgendo intanto il ciel le ruote eteme. La festosa stagiou che a' balli, a' giochi Tutti richiama i giovanetti amanti, Per l'usato sentier facea ritomo. Donna non è sì disdegnosa e schiva Che per vesti pregiate e gemme ed ori Splendor non cresca alle natie bellezze. Né si duro guerrier ch'in bella schiera Non s'addolcisca e con leggiadri moti Non danzi al suon delle canore cetre. Sol io negletta, in su la fronte a pena Dispongo il crin, che non m'adombri il guardo, Né perché dolce suon rallegri il cielo, Né perché bel cantar ferisca i cori, Né per mirar nelle splendenti sale Cento g-uerrier di ferro adomi e d'oro Romper mille aste in dilettosa guerra, Picciol momento pur sereno il guardo. Sol una notte, o notte aurea e felice, immenso Inebriato di diletto Respirò il cor dagli amorosi affanni. Sai che ne' lieti dì, tosto ch'il cielo Suoi lumi accende, e cavalieri e donne Nella real magion traggono i balli. Ivi, come chiedea gentil costume. Tra donne e tra guerrier facea dimora; Quand'ecco risonar d'alto concento S'odon de' regii alberghi i tetti aurati ¥j mille lumi e mille faci ardenti Tanti intorno vibrar raggi e splendori Ch'io non vidi giammai sul mezzo giorno Splender di si gran luce armato il sole. Fra cotanto fulgor l'inclita Donna, Sovra il cui biondo crin ripose il cielo Qual più degna corona il mondo ammiri, Sovra ogni uso mortai si bella apparve •Che l'alta maestà, gl'alti sembianti- Sostener non potea guardo terreno. Succinta gonna le scendea dal fianco D'oro contesta, e per mirabil arte Di varie gemme ricamata il lembo. Sotto a cui si scorgea gemmato e d'oro — sodepio pie ben li Ricco splendor Arder parca Ma di calcar le stelle. di lucidi diamanti tra le dorate chiome. del bel collo l'animate nevi Cingea puro candor di perle elette, i crini, onde a scherzar con 1' aure Su gl'omeri scendean gli argentei veli, Ondeggiava cimier di bianche penne Tal già, come risuona immortai t'ama, Su la riva del Xanto apparve adoma Fra l'armate falangi alta regina. Sovr'esso Schiera di donne, d'ogni pregio altere. In guisa pur d'Amazzoni superbe L'orme seguian dell'onorate piante, Ed ella al suon delle soavi lire movea qual per le selve antiche Vide il mondo danzar Delia e Ciprigna. Cotal Quasi ignoti finora sono rimasti i balletti tra noi, e purtroppo musica ne è andata perduta. La buona ventura mi ha fatto ritrovare un Diario della Corte Medicea proprio degli anni tra il 1600 e il 1630, nel quale tutte le feste sono ampiamente de- la scritte: così ho potuto identificare quasi scoli contenenti i tutti testi poetici di quelle feste , rarissimi i opu- riconoscerne gli come più di frequente accade, apparvero anonidella esecuzione. Farmi il tempo e il modo veramente che quanto ho ritrovato presenti un interesse ecceautori quando, mi, 6 determinare zionale per questi studi, ed ho anche creduto opportuno di produrre alcuni testi tra i Dallo stesso Diario appare altresì nere più drammatico, cioè delle veglie, differiscono dalle antiche gli ri- più interessanti o dei più rari (1). ecloghe lo sviluppo dell'altro ge- a dir vero, poco le quali, rappresentative argomenti più volentieri che dalla vita . se pastorale non che si trag- gono dalla mitologia, né mancano di quelli che s'inspirano a episodi della lotta in quegli anni massimamente combattuta dai cavalieri di 8. Stefant» coi corsari barbareschi cupitAle sta in ciò, che esse sono interamente li) Mtuiea Batto < Unmmatim BAmporad, IWM. .zioni)i Firanze, ; la differenza cantate e servi- atta oorté Mmiitinn éiU ItilHt ni 1640 (onn illiintni- — ^ 31 vano come introduzione o come intermezzo alle feste da }>allo. Tipiche rimangono in questo genere le « favolette da recitarsi cantando» del Chiabrera,'qui riprodotte nel secondo volume. Né vanno dimenticati i recitativi, caratteristici nelle origini del melodramma, e destinati ad essere cantati « solo nelle e serate di corte. Parecchi ce ne ha lasciati il Salvadori (1) di uno di essi. Iole lusinghiera, dopo identitìcata la poesia perchè mancante della prima strofa e della line (2). ho trovato , musica di Iacopo Peri in un manoscritto del Liceo Musicale la di Bologna che qui grande naufragio come raro avanzo agli studiosi oflFro di un (3). Finora sconosciute sono pure altre rappresentazioni date e complicate cui accennai poco sopra sotto l'aspetto letterario è mesci- importante più ; la Passatempo di M. A. Buonarroti, volume sulla corte me- il iuniore, che è pubblicata per intero nel dicea testé citato: non sia discaro che qui dia notizia di un'al- VEgle di Giovanni da Falgano. che ho veduta manoscritta tra, nel codice Trivulziano 1002, insieme con medesimo autore. Questa Egle Precede un (1) poi il frontospizio unite insieme natuh | l'altre e t-yre, I do'Sup. , A occhietto col Lt Poesie del | Oran Duca \ speso dal detto : Avdrea | | Parte prima di Toscana. Stampatore , \ In e la nota 166;). » ta, Iole —I ms. < Ebe Andrea hbris di recitativi sono nel voi. d. Lor. I, te j (e pp. | Andrea Salvadokj, &ig. Salvador! Fra | | | Francesco Salradorì Cavalcanti 448-485, e s' a pp. 471-476. La belCAdriana, intitolano delVApe e d' — Intorno — Lo strofe s<ino di varia del Autore Didone abbandona- Sono por Amore. (occupa , cinque la lo pagine prima, man- dall' Il con fregi, eseguito da copista ignaro parole poste sotto alle noto Sig. Filippo del Nero Arpe , G. Alessandro Ghivizzani e questo del Peri, che comincia a e. 21. ce. ó4 mi è lavoro calliijrafico le lunghezza; oltre segnato Q. 49 e contiene musiche di Orazio della Settimia Caccini) Coli, mio esemplare fig.li &\V Iole, ve^^asi un irastoso episodio riferito dall'AORMoLLo, l'Anca, Francesco Ni?etti, Francesco del Niccolino mio il da' pp. 149-.51. cod. è sendo spesso e ; Donatomi a rima baciata. le altre 7-11 (3) Il Fhrdi- Per Michele Ercole 1068. Con lic. vendono nell'istessa stampa in Parione; I lusinghiera, Zerbino Infante di Seoixia, Favola '2) L'Iole cano 9^ae rhtnte l'Au- | AlVAltexxa Serenis. di più selve di settenari, con qualche raro endecasillabo; l'ultimo di .settenari e quali contengonsi le impresse in diversa stampe seconda) Roma. si voi. 2 in-r2.— La dedicatoria è del figliuolo ha Corsi, con lettera in data Opere dal titolo iig. furono diviaamen tutte quelle che noti più dinUgnte. Secondo I : è dedicata a Iacopo rime del molte altre codice di (il B. delmarito consta di musici non es- corrispondenti; ò dedicato « All'Ili. mo Sig. al Liceo Musicale il 13 marzr» 1815 per dono del siu. Severino dogli Antoni. Esprimo tutta la mia gratitudine al Municipio di il •, e pervenne Bologna e alla Direzione del Liceo Musicalo per dell'egregio amico sig. Aw. Giovanni Bellini. la copia favoritami a intercessione — Di « Fiorenza quale il , di di 32 — mdlxxxiii ferragosto fanno gli elogi del famoso gentiluomo si fu uno dei primi e più strenui mecenati » (1) nella , fiorentino che , nuova musica, come poeta e filopoeta. UEgle è chiamata commedia ma è un polpettone stravagante, tipo appunto di quel genere composito della , fatto a posta per dilettare con la varietà nelle serate di veglia in casa Corsi, in casa Strozzi Nero in casa del , stessa o alla corte di Firenze. La intendimenti, comincia con un ad assicurarci degli Infatti, prologo Vegghia, cui segue un coro di uccellatori media in cinque atti in versi endecasillabi ; e settenari, è la com- uno dei rifacimenti sulla base dei Suppositi e della Calandria. L'epi- soliti sodio importante, quello che dà luogo all'esplicazione del nuovo genere, è questo: Egle, con altre ninfe, è invitata ad una veglia, d'onde l'innamorato Miserino la rapisce veglia stretto a restituirla alla , ; ma siibito dopo è dove è fitta regina, e vi cose- guono giuochi, mascherate e farse. Vi cx)mparisce infatti una Mascherata dei figliitoli e delle figliuole di Niobe / un poco Donne uccellatrtci nel terzo atto; nel quarto Anodyno poeta con una farsa, che si svolge in tre subito dopo Gelasio poeta con una farsa pure di tre sconcia è un'altra di è introdotto scene, e scene, ciascuna con personaggi propri, che nulla mune con là commedia durante la commedia la principale. ; e in hanno di co- La musica comparisce qua e musica sono gì' intermedi dopo ciascun atto: I Intermedio. La Mutazione. Seguita da un coro di pastori bal- lerini. II Intermedio. // Giuoco. Seguito da un coro di pastori che cantando giuocano a vari giuochi. III. Intermedio. // Riso. Seguito da un coro di pastori che cantando rappresentano cose IV Intermedio. La chi di lor arte Corte. et Nel mii. 8Ì un coro di pastori stuc- di questa invaghiti. V. Licenza. L'Allegrezza, con (1) ridicole. Seguita da Imllo. legge renunente muxxxvii mn l'ommiiMioiie della k è evidente. i^M^^W^^^^^W^^^^S^^^^^WWW TTTì T 1 I I I T I T I » t JACOPO PERI Jole lusinghiera. Ifecitativo. W i^ ^ Uc ». dì - - ci «. mi do - lo m e ^g Uc V—b—v = t?=t?=V?=V= di-mi do-lo - - CI > p :^=^=lL=z^ re ^^ ^ ìipììi l'I- do-lo mio spie-ta-to per soverchio mar g^^ PE^ —• —T»-^ S-* — - ti - re —•m—»—r p — m ^ ' ' 1 in-nan-zi a £ i l{5 lui ^ 'Jì mi qai -^!^2: EEÈ veg-gi-a e «^ mo - - ri Al-- re 1? E - ci - de Al-ci-de in- ~ -ft w — -l — f=M' =t trzrpnr gra co - to me itczzp: puoi far par ^ ti - ta co - me -(9- ^ :•—il # —• 0- 4?=P=t::=t7 sciar* quel to voi m che chiama-vi tua vi- —I*- EE ^ =y-w-u co-m e lasciar' I - ^^ =ÌJ^ —»f~r7TT i - Ì;_Ì;-i;_V - le che chiama-vi tua gio - T**- , T— la la —3— & h=h ìW=^' É* j.)yt::r5=:7=p_U-l;-ki veg-gia l'I do-lo mi-o spie-ta-to per so-ver-chio ^ mar-ti-re =#—?= in-uau-zi a _f Pt3 -4^ mo lai - n - ohi - re me! - ^ II3P I Se por ta e m' a mi j N^ Se por S i i i;:5^ oh 3?: tu g Di per che i —4— -*i- ìbzlbzfcf- — * B- b-4^-4^: - ter' pò la- sciar - mi per che per yan de - si - PS^ ,||^^^^ ^gÉI^ seguir battaglie ed ar-mi e co-sì fi-do cor' m ^ porr' ^^ — - i ^S ^ Mi o in Al - - :p=z=-. Al-ci-de -ci- de mi - - # IP i9- « Dun-que # 0- ì^=tf sti-rai men g 13 ^^f ;3^ ca-ro questo so -a -ve ^^ e ¥^ SÉ £ $^ lac-cio OD -de ti 3 _U_l^J—f^/-8trin-ge ^i il sen cor- te se amica che l'a-di-ra- -to braccio di barbara ne- «- —5— m -P mi - ca •—ysti-mi S U =?* U b U U men gra-di-ti di spie- - ta-to che w^ sei dei-li ^ r Ili :p: sde-gni di Mar -te i ba - - d mi — — ei m feÉfeESEÉ Ej=pEb=5EÉ v-v— P-v—t—U- V— 1? li Dei ad' in-fa marti mandi contro de- bi le don-na i tuoi tro ^ —p— =ji=:r^z ik^ ^ fé spet -«*- - ta - co - lo -d - altero ò degnio del- le ^' ^^ZJ^ Btil-le Bu-per-bi8-8i-mi [Tiiar ve-der' pu- ^^ 3^ t—0 J3^' van-ti contro una donna im-belle 4 il 0—0- doma-tor de -0—0—0—0nio-stri e Più to - - Sto "7 ohi de gi-gan-ti :^1^ Eì^ IKr *=F= — me più |7 ^^ F-^= 5=p=^?=p=p=p= to-8to cre-do che di me 1^' ?i^^ ^ oglia ò SU di sle-al n. sa-tio è d'al-tri ^ da ac- tu ^fe;^ 3i: me ce - 80 par - - ti*re per far del-le 3 mi • —7- = JS—^=W^ W e ^ g^- gio — 16 al - tra gioì 'S^ :Ms te^ m ma van-ne par cru- de - - gai le 0^ no-vel - 0- li amo - V P W — ^- JZÌ=É=É ? re £ n la -scia *- •^ 1=P=F ÌEEÉEE Re- - - gi - na aman - te sprezzar cor* te- i — 'i» p- -^ "^^ \W fé - si de le van-ne ch'io giare al Cie-lo s'og-gi non P -^ p 0W. -V-We' bastante Pln-fi ^ »— - ni-tomartir a dar-mi 3fc £5^ mor - te gin - ro i^^ —8— m 10^^ per questo seno passar il ^ 5=5=wi=Pe con-ten - fer-ro - tar - ti 5p-w V pie - no a i 9=i 0—f^ES^I^ >-•- $3 -¥'—V'—t/—^—V'- Deh per che mai vi-di ti r lii P=P=V=1 per-chè permia sventura ve \^-^ P^ ^ £^ ^^ -iM^ ni - sti 2^ ?=p: fal-80 aman- - P^:?^: in te que - :^?f=P^ t=t X=t -V-w'-V li-di perchè già sti ^ife _#_#_^_yt_7L-^ _^. -P- ^Màé^ E Il3f nuu die - --di il mi-o pu-di -- -co fio-re la re-ai' hone- P e S I 135- Ita e la Ti - U el co -- - -re S Ttn- - -0 • • f ^ f ?-V—l^-V- \Wne 'r=r^ itnip: ch'io male-di-co il fo - co — m tó^ che m'accese il laccio che mi strìnse ^ ma-le-di-co l'A - mor ch'io t'ò portato , la tua per-fi-dia ^ -^iia ^=y , ;i=b=ti: &^ el mio perverso ^^^ & - to. Tn'^T ^ ^È l$r Deh per - do ò mio be p ^1 wh=h è ^ p ne 86 contro tem's- di — — - lu -- PO » m i 10 — S^ ^^ 1^ -f—p—0—0—^ M :zp=p=9:i:p. — va P=p: Deggio nel crude] mar m -ti-rio e nonsò quel ch'io S rEg=^= di - ca in g 5 tao - te Ab ne pe - pria — ,S: m^ si-mo do ^ — -^^ s - pris Io-re e f—#- V—X,> ipzqfz; '• V 8Ì-mo tormento « i -e»^ ^^ S3 gT= già tut-to al cor sen - to divi-de già — = ^ g^ r ^ ti ì^ 55E 3zì: U Co - È r« -^ |g — 11 — -#—* ^^ ^ 0- V > / ' ^1^^ vi-TÌ mio ben con- i^ sap-pi che morendo m tà^m wi ten - to an - co t'adoro m se - ra 3 |3P man- Io co Io % -&- ro. 3 ^1^ Le rappresentazioni musicali DAL 1571 AL 1605. Anche Venezia aveva avuto nel di Venezia una decimoqiiinto secolo vera px'oduzione semipopolare di canzonette musicali chiamate , anche giicstiniane dal maggior poeta del genere, Leonardo stinian (1388 "P-léGG): ed è noto queste composizioni si era assai coltivata fra marinare feste sempre le musicali. cantate e A elementi le » La musica delle con serenate viveva Venezia, inoltre, il Griu- canto dittatore della scienza celebre Zarlino. il Dopo lagune, e uno degli le furono mezzo secolo fu stimato colui che per sull'ali del « diffondessero per tutta Italia. grandi accompagnamenti musicale, come proprio la metà del secolo decimosesto si offre allo studioso non interrotta di rappresentazioni che finora erano rimaste quasi ignote (1); e se è pur vero che nella loro essenza esse non sono che una propaggine di quelle altre allegoriche ed una serie encomiastiche in uso nelle nostre corti nei secoli decimoquinto tuttavia formano un gruppo notevole da loro fenomeno di una costumanza continuata con forma e decimosesto, stesse e il propria e per molti anni in una città non va trascurata. Come prima composizione di tal genere credo tuttavia che debbano già considerare le Stanze dì M. Celio Magno redcitate nel convito fatto dopo la creazione del sereniss. Luigi Mozanigo principe di Venezia , e ciò nel 1570 (2). Anche qui si tratta di una invenzione mitologica ed encomiastica Mercusi : (1) Cfr. mio articolo Le rappresentaximii il musìeali di Venezia dei 1571 per la prima tolta deseritU nella Rivista Musicale Italiana voi. tnA& di (2; eoUe I (1902/, con 1605 al l.n biblio- ben 51 di osse compilata accuratamente dal si?. Giuseppe .Vralle. Prtww volume della Seietia di Stanse D» diversi autori toseani S«>no noi da IX SI. et Privilescio Ai^ostino | (stemroaj MDLxx.x: ove sono in | | Forpntilli | | 1 In Venetia, fine al | Et di nueiro con ogni diligenta ; volume. rieorrette Appresso Filippo • Bernardo Giunti — La | | Con rae- et fratelli | prima ediz. di questa raccolta apparve nel 1571; la terza nel 1584. Solisti. | licenza 6 — mi quattro versi Le Eolo , Marte e , dicono Eolo ed ne Poi Apollo sesta. la i quindi ultimi, gli pri- tutti canta tre Tutti assieme cantano l'ultima. altre, e infine il Nettuno stanza Marte e Pallade cantano Nettuno , assieme quattro — venoono rio dice quattro stanze, poi Pallade, e della quinta 34 rappresentazioni cominciano ad apparire appunto sotto dogado di Luigi Mocenigo ma , ste per specialissime occasioni , due prime furono compo- le e cioè quella di Magno Celio nel 1571 per festeggiare la grande vittoria di Lepanto, e l'al- tra di Claudio Frangipane nel 1574, per la venuta a Venezia di Enrico III di Francia. Isolata resta per allora la terza, di Pietro Malombra, i-ecitata 1574 il 26 dicembre di quello stesso anno (1). Ma quattro anni dopo, di Nicolò il 26 dicembre 1578, sotto presentazione rinnova ad ogni S. Stefano si rivò la abitudine tuttora viva di riaprire dicembre; e intanto vediamo delinearsi tali feste per Con il da Ponte e per opera dello stesso Malombra il . da che forse de- teatro d'opera costumanza la dogado la rap- il 20 di ripetere giorno di S. Marco e per l'Ascensione. il splendido dogado di Marino Clrimani (1595-1605) la lo rappresentazione divenne stabile aprile, per S. quattro volte all'anno: Marco; in maggio, per l'Ascensione; per S. Vito, in ricordo della congiura del Tiepolo cembre, per S. Stefano, , 25 il 16 giugno il e il 26 di- cui corpo fu dai veneziani nel 1009 il trasportato da Costantinopoli e deposto nella Chiesa di S. Gior- gio maggiore (2). La maggior parte delle rappresentazioni sono vere e prie favole pastorali, e ciò dà ragione al pro- giudizio del Doni ad- dietro riferito, che questa forma particolarmente fosse idonea per la La musica. mento a sei mitologia e o sette altre, la ma quelle in apparenza storiche leggenda antica forniscono l'argo- non manca neppure l'allegoria come il in JScipione in Cartagena. Non va più tardi (1) trascurata una tendenza alla buffoneria, che sarà qui una delle caratteristiche dell'opera veneziana Por queste p ; lo altro riiiiproHontitzioni «i voir!.'n In liihlinarmlia no! mio art. no» pmcitato. (2) Alcune tuttavia mancano por qualche anno, o irreperibili. lo stampo relativo sono rinuut* — — 35 veramente è una comicità un po' volgare come quella che con- siste nel burlarsi delle infermità altrui. Infine è notevole di quelle del Vecchi, H Confetto, commedia burlesca da cui certamente deriva sul ojenere (1). Chi componesse le musiche che le accompagnavano ignoriamo in modo preciso: forse per quella del Trionfo di Cristo del 1571, rappresentata per solennizzare la vittoria di Lepanto le sue Instiil celebi'e Zarlino, allora imperante con della occasione 1574 in quella del per armoniche (1558 tuzioni visita di Enrico III sappiamo di certo che la musica fu di soltanto sappiamo dal Qlaudio Merulo. Ma dipoi tutto è buio concorse 1; : doge Marino Grrimani fece eleggere maestro di cappella il suo favorito Giovanni Della Croce e di lui sempre si servi per le musiche di cui era amantissimo, tanto che « il Gaffi (2)^ che il suo palazzo aveva ridotto drammi può . dirsi un continuo teatro , musicali, eseguiti accademicamente. Molto probabilmente però la musica di » non sempre accompa- gnava per intero tutta l'azione (3), ma ricordiamoci che G. B. Doni nel quarto capitolo del suo Trattato della musica scenica mostra di preferire, adducendo in proposito molte ragioni ap, punto quel genere di rappresentazione che in parte fosse recitata e in parte cantata, e ancora su di ciò scrisse espressamente il Discorso a D. Camillo Colonmi. E tutta di certo fu recitata con le forse la più importante di tali accompagnamento musica- rappresentazioni, cioè la Tra- gedia di Cornelio Frangipane nel 1574 (1) Sella. (li Ricista ilusic. lUU., voi. su l'unico esemplare 1 NPARE Torelli fidi X , il quale in lUKtlj, pp. i71-ì>4, illustrai 1600; nota o riprodussi altresì Ascanio Ordei, musicata rta Gaanche questa ha intermedi burleschi amanti, favola pastorale edita a Venezia, Vincenti, una «li dialettali. (2) Storia della miisica sacra nella già eappella Ducale di Venezia, Antonelli, iaSl-ó5, voi. I, Venexia del 1318 al 1797, pp. 200-20H. Tuttavia 1' esempio della pastorale / fidi imanlì, testé ricordatii, che è interamente musicata, potrebbe persuadere del contrario. A. Sa Viotti (Peate e apeltacoli nel XLI lOo:!), pp. 14-18, pubblicò una lettera, seicento nel Giom. Star. d. Iftt. Italiaim del 21 gennaio 1608, del pesarese Orazio dei m.si Del Monte con ragenauii su di una » superba pastora!» » che si doveva recitare di lì a poco a Venezia; o il S. suppone si tratti de La vendetta degli amanti (cfr. n.'l mio art. cit. il n. 40). Dalla lettera appare che (.'5) , la musica era snlo por irrintennoili. una rappresentazione straordinaria essere comici dell'arte. i' pf>- pt^ro saroi il i-iiì '%irtioT.»|o, ilispnsto a crednre tanto più ohe cho recitanti si tratti di dovevano — finale si di mostra inspirato da quella stessa tendenza che doveva a pochi anni produrre ben lì Camerata — 36 fiorentina. Anche altri effetti tra luto imitare le rappresentazioni delle tragedie che il maestro Claudio Merulo abbia con ma dotti i Frangipane dichiara il la della di aver vo- antiche e crede propria musica non « Questa mia tragedia fu ha più ridotto alla forma degli antichi; tutti li recitanti hanno cantato in soavissimi coned in fin il coro di centi, quando soli, quando accompagnati Mercurio era di sonatori che avevano quanti varii istrumeuti che si sonarono giammai; li trombetti introducevano li Dei in scena, la qual era istituita con la macchina tragica ma non si è potuta ordinare per il gran tumulto di persone che quivi agguagliato superato gli antichi: recitata con quella maniera che si , , era. Non potuto imitare l'antichità nelle composizioni mu- si è il signor Claudio Merulo, che a tal grado non debbono giammai esser giunti 'gli antichi » (1). Resta pertanto giustificato il giudizio dal Canal (2): « Non diremo col Brown, col Bettinelli, col Declamare che Venezia ne sia stata la culla (del melodramma); se ne lasci pure intatta la gloria al Caccini ed al Peri. Diremo solo che qui nelle fe- sicali avendole fatte , ste per la venuta di Enrico III , può riguardarsi come appa- recchiata tanto prima quell'invenzione in più solenne che altrove (1) L'intera composizione del Fnniripane fu da soprfkcitato. Cfr. De modo più prossimo e » me ripmdntta comò Notii««.-S<)i kbti, // riaggio di Etnico III in Italia e le sairgio feste nell'art, a Venaxia, l:t.H-34.— L» nomtuicAMA an Orfto appunto Torino (con illustrazioni). Torino, Roux, ISOO, pp. Fnrara, ilantom a tizia raccolta dal Brttinkli i o dal Caffi, che lo Zarlinu in tale ooca8Ìoiu>, è ernnioa. MM (2) DMa tmuifa in Vénexia nel voi. lagwu, Vonezia. Antonnlli, 1»<'17. I. p.to II, pp. ICfl «inr. >IMroi>prft Kaimm e 1* Il VI La camerata fiorentina [1580-1589] Ma altrove, dove più potente e più acuto stato lo spirito della rinascita, e in una come ultimo eletta accolta di studiosi, di poeti venivano in casa di Giovanni efifetti cosi maravigliosi dalla la tradizione, gli scrittori < musica , si stu- ottenessero quali le leggende, affermavano. Applicando di più ... musica per ritrovare gli antichi questa, che con- conte di Vernio, Bardi, diava a fine di scoprire per quali modi quelli di musici , manife- era si eflfetto di al nome e nume delle Muse l'arte vera notizia dell'antica^ così astrusa e la controversa per l' addietro, due Fiorentini oltre modo faticandosene ce ne hanno (credesi) aperto la strada. Principalmente pi fi^irn1g,f ^ avendo diecine d'anni maneggiati peril quale |j M , massime ciò e triti molti libri, altrove, ha partitameute genera, che tale è il greci, nella Libreria Vaticana e dichiarato e distinto Consonantianim principio della sua opera, di cui, poch'anni stampò in Venezia un compendio volgare disteso da Pier del Nero a mio Padre (1). L'altro da' nostri che si è faticato fa, si in detta arte è Vincenzio Galilei col suo Dialogo, pubblicato in Firenze l'anno 1581. dove tirsi o discredersi nezia (1) il primo musico, e DiKorao sopra la e' piglia anche occasione di risen- con Giuseppe Zarlino, che era tenuto in Ve- 1558 vi avea dato fin l'anno musion antica e tnod«rtia di stampa alla Mtsser Girolamo Mbi cittadino aeeademico fiorentino. In Venezia, 1602. Appresso Giov. Battista Ciotti, in-l, ce. 12. n. L'originale è fra i mss. Riuucciniani nella Ntiz.le di Firenze. È qaesto il compendio da Pier del Nero del li libro dall'opera del Mei, De modis tcteris trwsicae libri non mai stampata. Il ms. aat«gr. è nella Vaticana, dal qnale ne tnusse copia Tolffarizzato qiiattttor (i. B. Doni, e 'luesta era nel 1761 nella libreria del M.se Gabriello Riccardi a Firenze: a sua volta 1B.S. l'ab. Lorenzo De Meo la ricopiò agiciangendoTÌ ò ora nella Bibl. del Lir-eo Masìcalo di B<jlo!rna p. 2iii). Dal ms. Riocardiano n. alcune notizie ani Mei: questo Gaspab', Oilaiago delia Biòl. 815 trasse alcuni bnini A. Die L« Fagr, E^sais de di- ptkèrograptM mutieale ecc., Paris, limi, voi. iitoritke » (cfr. kUtrario tUPAeeaimma I, FiormUina. pp.271-^. —Sai .Mei v. [RiUi]. Notizie — le InstUuzioni armoniche poneva a Venezia. » moderna — adunque Firenze (1). pubblicò Il Galilei (1540-l(jl0) antica e 38 contnip- si suo Dialogo della musicn il nel 1581, e mentre in esso cercava di inter- pretare e chiarire la teorica antica con la scorta dei trattatisti come esempio, quantunque non ne greci di cose musicali, offriva trovasse la chiave, tre inni greci, alle Muse, ad Apollo, a Nemesi, rinvenuti in un antico manoscritto appartenente Angelo a Roma S. Una ragione fra le principali, gli effetti maravigliosi quale alla musica della antica attribuivano si frequentatori dai di casa Bardi era l'unità della composizione, poiché ticamente era poeta e musico cantava sopra e , un di un solo an- solo istrumento propria composizione: alla quale pertanto non poteva la £_l^ mancare al card. (2). l'espressione e l'affetto che si trasfondevano negli uditori. Altra ragione non meno importante assodarono esser quella per cui parole e la poesia, costrette a piegarsi e a contorcer- le in servizio della frase musicale nelle strette del contrappun- si quasi non erano to, perdevano ogni comprese e efficacia a ciò contrapponevano la sentenza di Platone e di antichi che la musica non era altro che la e il suono per ultimo favella Quindi guerra « (4). e il sistema al (3): altri filosofi ritmo polifo- nico che naturalmente appariva contrario alla verità dell'espres- Valori (1) ¥., Op. (2) Il Galilei eii., p. 250. inviò ana copia del Dialogo Uuca al di Mantova (iuitlielmo Gonzaga: c...havendo iu nuovamonto posti in luce alcuni miei discorsi intorno l'antica e moderna musica, ot sapendo quanto 1' A. V. abbracci et favorisca <iuelli che corcano perare virtaosamonto, et quanto ancora volentieri dopo la più ^'ravi caro di ado- appartenenti buon regKimonto do' suoi popoli, olla si diporti no' iHlottovoli prati di questa scienho proso ardire d'inviari;'i uno de' miei volumi, acciò... li porga materia di considerare con (jualche nuovo ritrovamento, quanta differenza sia dell'antica musica a quella che comunemente oggidì SI canta... Di Fiorenza, il di 2 di gennaio 1581 [15^] (Ukrtolotti, al za, r^xione Artisti in perle Prov. eoi ìiodéMsi (ìonxaga negli Atti « Pannemi , S. Meiwtrie lUUn e Ili, voi. Ili, p.te UH. I, Dt)piUax,ioite di St. Modena, Viuceiui, Pai. 1886, p. 105). (:t) stile A ronzio « la dir vero da quaW^ho aiiun, >i 'iico dal madrigalexco per opera prineipalnionto del il più dolce riigno d'Italia» comò fu 15i'0, una inuta/iouo era avvenuta nello Venosa e poi di Loca Ma I*riiici|io di chiamato, cfr. Giusti vi v.ni, IHaoorso aopra musicade' suoi tenipi in Solkrti, L« origini del vietodramma occ. cit.Cfr.— Dosi O. B. Trattato della rmutitn aemioa, rap. del Galilei, (4) ib,, ii, in cap. xvi, in Opirr, voi. Cacuini, nella prefaz. a Ls Opere, voi. II. p. ii p. J)8; e Ralla rifonua dol Moi e 41. nume Muaiehe in SoLkrti. Op. oU., p. Sb. sione, e quindi adozione delle parole, % della rattere » € ( 1 — 39 commentante melodia, della modulazione per variarne senso il colore e il ca- il j Dopo lunghi sopra un corpo studi e « intere notti trascorse, » Galilei il di viole esattamente suonate, cantando nore di buona voce e intelligibile, sentire fece e seguitando cont« Ugolino di Dante, bella si un te- lamento del il impresa compo- Lamentazioni e responsi della settimana santa cantate, nella stessa maniera, in devota compagnia » (2). Elcco come egli medesimo ne dava avviso al Duca di Mantova: « A' di passati io feci porgere a V. A. uno de' miei dialoghi, scritto se parte delle intomo l'antica e la ritrarre, fu da moderna musica, molta veduto con lei mi ha dato ardire di significarle mettere in musica i y secondo Responsi far ragionare un solo come pure ora ho dato che tra , gli ad essa osservarono, si importanti come ella nell' istesso La costuma. per quello ne giudicano quelli che sino ad .sa, il tempo qual mia musica, l'hanno ora udita, è priva di quello affetto, nel quale lamentandosi, orando profeta Hyeremia, cercava indurre gli ascoltatori. Però V. A. S. volesse degnarsi porgere gratamente orecchie sue mi sarebbe di somma piacesse) udire. Et il quando purgatissime le grazia e favore fargliele in- sieme con altre mie ne' prossimi giorni santi lei cosa fine di composte però altri era, cantando et non tanti come oggi (contr'ogni dovere) non La qual benignità. et le lamentazioni, l'uso degli antichi greci accidenti, che in tomo quanto ho potuto, et per satisfacendole, come il quando più a (o spero crederei , essermi appressato all'uso vero di quelli antichi e dotti musici; et d'avere nel medesimo tempo , vedendo accordate culazioni del Dialogo sopranominato con guito le il desiderato bacio le regali [1582] . fine. E mani le mie spe- pratico , conse- con questo umilmente inchinandomeli Di Fiorenza, il 13 di marzo 1581 (3). Segui l'esempio uno tra il) BoNAVRirruRA A., Martvale di (2) Lettera di Pietro de' Bardi zione al sao atto 1' dialoifr> afforuia di i frequentatori dalla camerata^ gio- storia della musica, Uvorno, Oiostì, 1908, p. 77. Solbrti, Op. Ht., p. 145.— Il Oalilei nolla prefaaver composto più migliaia di arie, canzoni, mottetti in ecc. (M) xaga Bbhtolotti, Op. Ht.. pp. 196-7: ana parte anche ecc., Milano, Bicordi, (1S90), pp. 60-61. in Miuiei alia carte dfi Oim- — — 40 vene cantore romano, Ginlio Caccini (1560-1618) ebbe a dire d'avere appreso più dai dotti quale poi il ragionari che là si (1). Egli tenevano che in trent'anni di studio nel contrappunto pose a ricercare si una sorte « quasi che in armonia musica per cui di favellare » intendimento e con tale , potesse altri co- minciò a musicare madrigali e canzonette, che però volle espres- che ne richiese sivi di concetto e belli di forma: per lo brera, Rinuccini, il Strozzi e altri lo tra Chia- il migliori poeti del i tempo: cantati nella brigata piacquero assai, cosi che egli solvette di recarsi a Roma tennero uguale successo C^^ del si ri- dove là, ot- (2). Ma come avviene di tutte le innovazioni radicali passò tempo prima che anche nella piccola cerchia della Camerata , nuove le per farli udire anche teorie avessero la piena sanzione per fatti con la In- pratica. dal febbraio 1586, in occasione delle nozze di le feste Vincenzo Gonzaga con Virginia de' Medici fu rappresentata una commedia proprio di G-io vanni de' Bardi, \' Amico fido, che , disgraziatamente è perduta Restano (3). composti dallo stesso Bardi, e invece gli in musica da Alessandro Striggio seniore da Cristoforo Malvezzi, e Giovanni » Solkrti, Op. cit., cfr. dal « il ; terzo e quarto il soprannominato signor tutti nello stile madrigalesco cer- pp. 56-7- - nozze alcun^i matlnpali nello feste per io Cappello noi 1679; p. ma cioè dal Bardi, Caccimi, in (1) tiire di sesto il intermedi primo, secondo e quinto messi il Amhros. Oeschiehte Il ili Caccini apparisce fó^ come coroposiMedici con BianoA Francesco de' Musik-, Leipzig, Lonckart, 1878, iter voi, IV n. 1 o (|ui noi voi. II, p. 2. l&\ (2) C\coi.Ni di S)LKRri, Op. che qaalcho anno più tanli ){li eit. —Della indirizzò, prioritA di Ini è p. il buon testimonio Anokl" Qrillo « .. la lettera Ella è padre di una nuova maniera di musica, o piuttosto di un cantar soiiza canto, di un cantar recitativo, non mancia che non tronca non toj;lic la vita alle e non popolare an/i glielo accresco raddoppiando in loro spirito e fona parole , non 1' affetto Il che mi si va piit conformando dopo l'essersi recitata sotti cotal sua maniera la bella Pastorale del sii;. 'Ottavio Rinaccini. nella quale coloro, che stimano nella poesia dramnobile , , , , matica e rappresentativa il coro esser ozioso, possono, |K>r quanto mi ha detto a che se ne servivano uli antichi Ottavio medesimo, benissimo chiarirsi sifj. , , qaanto rilievo sin in simili componimenti. In somma qu(«sta nuova musica abbracciata unlvorsalmonto dallo buono orec^'hio e dalle corti ile' paasata a quello di Spatrna e di Francia, e d'altro parti d Europa, lazione... » zia di (8) {Mterr, Vonozia, 1C08, aver musicato sue poesie Per il Bardi cfr. t. (ib., I, p. llBì. -In un'altra p. 454) Mazzucchklli, SeriUori ad nom. oi;indt prìnripi osso e di viene italiani come ho da è fedal re- lettera al Cacclul lo rÌD)rr»- - — 41 tamente. poiché, se pur mancano non zione delle feste (1) Ma non in teatro, si faceva in quei giorni la i testi mnsicali, nella descri- accenno ad alcuna novità. vi è bene in chiesa il Caccini arditamente prima prova in pubblico del nuovo Don Severo Bonini interrogato dal suo interlocutore che il nome di Filareto, intorno all'inventore del nuovo stile. , nasconde sotto risponde: stile recitativo, condo « ed le lor passioni; io, Veramente varii varia dicunt, selontano da quelle, dirovvi l'opinion mia: e prima dicon che l'inventore primo sia stato Giulio Caccini, detto Romano, poiché questo cantato a voce sola sopra stile, e San principiò in madama all'arrivo di li , per soprannome la data: » primo Spirito di Firenze entro I, per si il ad una nugola , cantando giorno , onde poi gran benedetto diletto che egli dette popolo al nomato Benedetto giorno Bonini però sbaglia i nomi e quindi ritrovava (2). Il ma l'aneddoto , fa è vero e ci viene confermato dal Baldinucci, che attribuisce però a ben altro Va solo del Caccini: sione dèlia festa che abbia che granduca di Toscana alcune parole che principiavano per molto tempo il Serenissima per nome Cristina di Lorena, moglie del gran Ferdinando innumerabile che vi é stato strumenti musicali in questo nuovo si fece in « Con 1' occa- Firenze nella chiesa di S. Spirito quando la principessa D. Virginia, figliuola Cosimo I, fa fatta sposa del signor D. Cesare di Este, fece [il Buontalenti] cose da stupire e fra l'altre inventò una smisurata macchina che rappresentava un cielo che s'aperse. Comparve una gran moltitudine d' angeli cantando un l'anno 1585 [1586] dal granduca motetto che cominciava fu grande spettacolo, tanto della benedetto giorno. ammirazione 1' dei maggiore fu macchina occupò il fatta si certo spazio di replicando l'accidente: le Romano, vero che quanto trovavano a quello che ad un tratto tutti il si persero bello dal cantare, per affatto, eccetto quale seguitando il però il ce- motetto e benedetto giorno, supplì alquanto a quel- perché la cosa non potè andar per (1) Nell'opoacolo citato nel voi (2) SoLKRTi, Lt origini Solerti. si maniera che, in sul parole ma si spavento che nel calare ed aprirsi tempo rimasero mutoli lebre musico Giulio Ben é cuore de' musici che rappresentavano quegli spiriti celesti e fece d'animo di lo popoli che del II, p. 6. melodramìna cit., p. 130. modo che quella — non fosse conosciuta, novità ingegni — 42 fu poi per ischerzo dagli Giulio sopranominato Benedetto giorno fiorentini qual so- il , prannome si portò fino alla fossa » (1). La Camerata fiorentina si affermò invece più risolutamente nelle feste dal maggio 1589 per le nozze di Ferdinando de' Me- ma con Cristina di Lorena: dici momento avesse ancora non pare che a cotesto estrinsecati ed assodati propri i intendimenti, non dovette concedere qualche cosa al gusto dominante. Tuttavia tali fest« segnano senza dubbio una data capitale nella se pure un storia del teatro: l'antica tradizione vi fu rappresentata per d&W Esaltazione delln Croce del Cocchi, che non si sa lato precisa- mente in quale giorno avesse luogo (2); per 1' altro dalla comdata il 2 media a tipo classico La Pellegrina del Bargagli maggio e replicata il 15 (3)r l'indirizzo del momento si mostrò , con 1' Orsilia, favola pastorale del Percivalli (4), e trionfò con Compagnia dei Grelosi: de' quali comiammirata ne La Zingara il 6 maggio, 13 Isabella Andreini faceva andare in visibilio presentan- commedia la dell'arte e la ci Vittoria Piissinii era e il La dosi ne La C Pazzia B*LDiNocci, (1) (5). musica, che stava per rinascere come fenice, invase Nntixia tip. do' Classici italiani, architetto e pittore della Corto medicea. feste por le nozze ove — da di disegno da' professori Cimal/u« Vita di nxrnardo 1818, voi. II, nolla Manca una de' famoso il , descrizione particolareirijiat)» dello sia descritta la corimonia nuziale in S. Spirito; SiMo.NR Fortuna, 1^ noxxs di Virginia MiUnn, qvn, in Bti'rnt'ilenti al- non ne Medici con Cesare d'KsU descritte fa , conno edito da E. Saltini per nozze Antfelelli-Oalmasso, Firenze, Boncinì, 18C9. L' eaaltaxioii/! (2) | della Croce | eon i suoi intermedi, | ridotta in Atto raj^retentativo GicuANMARiA Ckochi CittaJin Fiorentino. lìeeitata in Firenxe da'Oiottani delta Oontpagnia di San Oiouanni Vangelista, con l'oecasione delle Norcxe de' !ierenissimi Gran Duchi di Toscana. Con lioenxia, et privilegio In Firenze, nella stamperia di Bartolomeo Sermartelli mdlxxxix; e in D' Anco.na, Saere liappreaentaxioni, Firenze, Lo Monda | I \ | | | | I | | nier, 1872, voi. III. {S) QiRoLAMo Babcaom, felicissime La Commedia rappresentala Pellegrina. noxxe del granduca Ferdinando Medici e di de' Luca Bonetti, 158'J, 4.o Bbbnardino Pkbci vallo, L' Orsilia. Madama in Pir«nxe mll» Cristiana di Larmm, In Siena, per (1) e mmtuoeissime noxxe del Serenissimo et Boschereccia sdrucciola esposta invitto nelle eroiche D. Ferdinando Medici Orand*tca IH di To- tcana. Dedicato airill.moel Eoe.mo Principe D. Cesar» d' Kste da Curxio PereivaUe figliuolo dell'autore, M da Ferrara. In liologna, nella Stamperia di Giovanni Rosai, però 80 fosso veramente rappresentata. (b) Cfr. D'Anco.na, Op. oit., II, p. 406; o qui voi. II, pp. 15-18. 168<.), 8o. Non si — 43 — tutto (1) sopraffece e lora : alla cosi rappresentazione sacra massimamente del Cecchi furono gustati intermedi posti in gì' La Pellegrina, in entrambe le rapmusica da Luca Bati {2) presentazioni, e La Pazzia furono accompagnate dai famosi intermedi ideati da Giovanni de' Bardi, ai quali dettero la forma : poetica con lui, Gr. B. Strozzi e più Ottavio Rinuccini e Laura Guidi ccioni, e la musica Emilio de' Cavalieri , Luca Ma renaio, Cristofano Malvezzi e Giulio Caccini La (3). inspirazione e le fonti dei sei intermedi furono classiche e dimostrano fino nei più minuti particolari vasta la cultura del Bardi, che. forse, fu impedito per varie circostanze di svol- gere interamente come pantomime della tere (1) Già musica d'an^.oH, di Cristina in fin dall'ingrasso un ..e in , con alcuni madrigali sul po- dividono in due gruppi: € si ; portante: la gran Dachessa 38 mila lumi: « Firenze la musica ebbe Scritta della Sereniss.ma da Giuseppe Pavoni MDLXXXIX; (2) | pane più im- mandavano Gran Duchessa Sposa, ecc. | | Bologna, In | suoni canti e Entrò in piazza la Se- le lor sonore voci fino a! Nella città di Firenxa | Nella Stamparìa di Giovanni Bossi | | | ben con nuvola piena cominciarono Sposa, istesso Paradiso.... 1' renìssima sposa et vi trovò tre cori di Musici che {Entrata la una gran tratto si vide calar giù dalla cupola tanto soavi et pieni di melodia che pareva cielo... » I {Armonia il recò a S. Maria del Fiore, illaminata, dicono, si quali giunti dinanti alla Sorenissima li possono considerarsi proprio concetto. Essi il sul gusto antico \ 4», ce. 4 n. n.) Purtroppo dal 1595 al 1606, nulla ci resta di costai quando gli che fu maestro cappella in di succedette Marco da Gagliano. — In fine alla S. Lorenzo stampa della rappresentazione del Cecchi seene la descrizione degli intermedi, de' quali è detto che musica fu composizione vi si chiamano* : Bati, dolci, soavissime, al Fètis in Atti del d'artifizi Luca di R. qui preludi Istituto uomo angeliche in quest'arte molto eccellente », e le Ma >. giova uotare, dice Veneto, yoì. XIII. p. 206) e concertini o sonate di soli che vi si « la musiche Canal {Aggiunte il riscontra gran varietà strumenti, ora «ii sola arpa e sole trombe, ora d'orchestra piena; là pozzi a solo per voci di contralto o di basso sostenute da masicalì slrumenii che formavano col suono le altre parti (ce. 125, e a quando a quando con bell'intreccio musiche piene a uno o tutte rinterzate, e un coro doppiati strumenti (e. quale sino a que! tempo mente d'un^ parte d'angeli che rìprendevasi alla 126). Rispetto poi alla metà con doppio canto e radgran del piimo intermedio, che la musica vi fu conica e pietosa, quale si fatto, ricercava al soi^^tto; e per contrario nel quinto intermedio popolo giubilando sopra un'armonia di cornetti chiari, cornetti muti, il « mezzani, organo e ^nolone, cantaro.io e in cantando ballarono « espressa- notasi composta ad arte manin- « santa ad esempio di Davide, e 137); conveniente e affettuosa espressione, della più non s'erano carati ancora i IM, 126, 129, due curi a otto voci > liuti grossi e per fosteg^are l'arca fu la musica... tanto allegra e, dove il ballo ricercava, conobbe quanto valesse in questa scienza l'esperto musico, avendo egli cosi accortamente imitato le parole, che erano cantori non che invitati, violentati dallo stesso canto a ballare e a far festa, come appunto tanto artìflziosamente composta, che si i feciono » (ce. (3) Cfr. 141-42). qui nel voi. II i testi, pp. 19-42. — delle sfere) , IV (Comparsa - 44 di demoni) V e (1), (Ariane taredo) sono allegorici in senso platonico sul significato della musica mondana come si diceva allora. Muse e le Pieridi), III (Combattimento pitico VI (Dono degli Dei), sono rappresentazioni tolte Cosmos, della sica nel Il II (Gara fra di ci. mu- Apollo) e le dalla vita degli dei e degli uomini nell'età mitica, che mostrano musica gli effetti psichici della tichi ^_^ Ma, ad onta ; una parola dunque sono an- in musica umana esempi della (2). dell'esempio del Gralilei e forse dei primi sag- gi dal Caccini, la musica di cui questi e zio e Cavalieri adornarono il vincoli del vecchio stile (3) Malvezzi e il fu forse concessione : Maren- il madrigali è ancora ristretta nei i modi pubblico aulico, e forse incertezza dei nuovi al gusto del e poca sicu- Ma dove spiccano gì' intendimenti delCamerata è nel secondo intermedio^ il Combattimento pitico rezza nell' esprimerli. la di Apollo, che assurge ad essere un vero quadro musicale più La C(»mplesso degli altri. scelta del nomo certo fino dall' antichità essenzialmente dimostra chiaramente pitico, sonata o con- descrittivo e imitativo, concetto di ricondurre la musica il spressione dei sentimenti e ad accompagnare e illustrare all'e- il con- cetto della poesia (4). (1) Comunque da Platone inspirato , meno tuttavia questo conviene col concetto generale; forse perciò la poesia è dello Strozzi e non del Rinnccini. (2) Aby "Wabbukg, / eostumi teatrali par gli inttrmedi moraxione della riforma melodrammatica (Atti del 158!) nel voi. Gomme- R. Istituto Musicile di Firenxe], Firenze, 1895. Lo studio del Warburgf è egualmente dotto ed acuto sotto l'aspetto arti- come del va considerato come saggio fondamentale di simili da rammaricare che gli sia sfuggito, tra tanti di cui seppe cosi beue valersi, il volume di Memnrie e Ricordi 1588-89 di Girolamo Soriaoopi Promtditon del Castello di firenxe (Arch. di Stato di Firenze; Arch. del Magistrato de' Nove, f. 3679), dove sono ampie notizie degli apparecchi dogli ordini ecc. riguardanti la rappresentastico sotto quello letterario, e illustrazioni. È , zione del 1589, e, ciò che più importa, parecchi avvertimenti particolari dati di poreona dal Bardi sopra questi intermedi. (3) I primi tentativi del Galilei non, come lascerebbe intendere il e del Caccini sono anteriori al 1589 e Rollano, Histoire de V Opera en non post»- Eìtrope atxknt IjuUy « Searlatti, Paris, 1896, p. 65-66. (4) II twtta pitico, che fa si PoLLOCK, Onomastioon, IV, risalire 84: < Il a GOO nomo anni av. Cristo, pitico auletico si è cosi descritto da compone di cinque parti, prira (tentativo), eatakeleutmòa (incitamento), tamòtodn (giambico), apondeion (spondaioo), eataehòreusia (danza). nella peira il (il dio) Il nomo esamina se è la descrizione della battaglia d'Apollo col serpente. il drago, nel iambieon combatte: luogo sìa atto al cimento; nel il iambiedn comprende anche e l'odontitmòe (dimggimento dei denti), giniteo i doUa Quii, 1875-81, le dio ; ferito, neWn oatakArmsi» Ubvarrt, Hietoin et théorie de e Th. ScHaRiBBii, ApoUon PitMoktimo; 1879. vittoria. > Cfr. E provoca battuto con In tromba del drago cho. nell' ossero denti; lo apondiion signittca la vittoria del tieocia la danza ru, come oalakeleusnHis la il munqm dimg- dio In- omììn- — Se — 45 che dalla semplice azione personale del Dio non. bene osservò Warbur^ il (1), , come Bardi, fondandosi forse sopra il un passo di Luciano (2), « si immaginò che in onore di Apollo non si eseguisse soltanto una canzone ma una rappresentazione mimica con coro. Anche in questa opinione egli si pitico , trovò con Francesco Patrizi , che accordo d' degl'antico coro alle feste delfiche JF^ammone un coro intomo appo i Greci fu che , dicendo riportò « : l'origine Non andò guari al anche egli e cantando e sonando fece tempio d'Apolline Delfico cantare. E questo la prima origine dal poeta , , coro (3). » Non è inop- portuno notare che già un maggiore svolgimento aveva avuto nomo pitico in quella Rappresentazione di Febo e U Pitone di Gian Pietro della Viola, addietro ricordata (4), nella quale però il combattimento fu tralasciato, forse per difficoltà di esecuzione (5), e invece secondo le abitudini teatrali del tempo, è fatto rac, prima parte notevole è tra Apollo e lotta quando svilupperà (1) Nello scritto testé (2) De saltatione, 16, il anche che a questa Pitone segua in essa il cit., p. piìi tardi Della Poetica. È QaxxeUirw il > e di essa non il Rinuc- suo intermedio nella Dafne: per ora 129. dove parla della ipóreiwma d'Apolline. In deea disputata, Ferrara, 1586, p. 180. doloroso non conoscerò quell' altra Rappresentaxione di Apollo (3) (4) dette notiàa * della Dafne^ precisamente come farà l'episodio di cini Ma da una ninfa. contare Sa Viotti , Fano, 1895.) e Dafm di cuj Una rappresentaxione fanese del 1491 (nella Strenna del Ne furono autori Giovanni Antonio Torelli e Nicolò Boglioni concedo in terzine, che questa memoria in un libro di < Et nota quod in die Martis camisprivii fnit faota Representatio Appollinis et Daphnes conversae in Laurum more antiquo, cum magna omnium admirationo ot voluptate, opera et diligentia nobilis viri Nicolai Bogloni de Boglonibus et mei Ioannis Antonii cancellarii, qui fuimus anctores et inventores et cancelleria ci resta, oltre al dolio stesso Torelli : , compositores carminum dictae Ropresentatìonis. » Due anni prima, citè Bel 1489, celePesaro !e nozze di Giovanni Sforza con Jladdalena Gonzaga, fu fatta il 28 ottobre una rappresentazione di Giuditta e Oloferne e il 29 un'altra « de Phebo et Daphne conversa in lauro ., poi « vene fuori il Petrarca et Laura che insieme con Diana prese Cupido et lo sponachorno che fue bel spectaculo >. Tali feste sono descritte in brandosi in due lettere tratte dall'Arch. Gonzaga e pubblicate da Guido Mondovì in Mantova nel 1883 (per nozze Rimini -Tedesco Assaggioli; nn sunto è in Luzio Benier, Mantota e Urbino, Torino, Roux, 1893, pp 98 sgg. (5) Sull'azione già diede avvertimenti il Bardi che si leggono nel libro di Memorie vegga anche quel che scrive a tal proposito Marco da Gagliano e come ingenuamente parli delle difficoltà dovute superare: anche è notevole per la fedeltà della riproduzione del nomo antico la trovau di sostituire un vero ballerino al cantante nella scena del combattimento; ctr. qui nel voi II doll'Arch. di Stato pp. 70-71, di Firenze sopracitato: si — momenti i — a far commentare dal coro egli si limitò a più voci 46 principali dell'azione in cinque madrigali mimica del Dio, acco- pagnata e illustrata dalla musica del Marenzio. Questi intermedi adunque del 15S9 segnano un i)unto ben determinato nella storia musicale: chiudono cioè il passato, e la nuova teoria timidamente s'affaccia a commentare un'azione, ma non ancora le parole e i sentimenti (1). OiusRPPK Pavoni, nella lettera suU' Entrata Domani so si farà naila lo saprà un'altra Comedia che si tiene sarà una s^ran bolla cosa (1) Oratuhiehessa, della avvisara: < volta. i;raa ....» una Ed teetè in:utedi si egli ci ha citata, farà quolla infatti lasciata Pavonr delle fette eeMraU Don Pedinando Mediai et la tig.ra descrizione di tutto feste nel Diarin desoritto da Qìusbpi'e neUe soUnnissime noxxe Donna Oristina di delli giorno per tutto vandissimi, tampona dì 15 d'. di l'estero. Qìovanni Rossi questo opuscolo in Un esemplare 5C6 del Calalo^ di 1890, e non sig. Tito si ò Cappngi, di Pompeo et le ricercae libri li seguirò ; ma di lui acquistata dalla Nazionale. et un il occorse di giorno in miei pìdroni osser- molxxxix, fatto per rintracciare pubbliche e presso Firenze e fu rari afyparlenenli ai pure morto, illustri Siicnorì Superiori, che ho Italia, nello biblioteche di et altre feste Vixani. Stampato in Bologna nella fratelli di permissione de' era nella Palatina potato Nel quale eon brmiità si esplira Comedia oon gli Intermedi, maggio molxxxix. AUi molto gine 48. -Sono pressoché incredibili l'iaro il sig. la Signori Giasone li di il serenUaimi sposi, Lorena Oran Duchi di Toscana. Tomeo, la Bataglia Savale, n. Ma rubato; un bihliofito toseano, Sfi, privati, altro pa- an oseme al- apparve al Roma, A. Qheno, un esemplare ora presto l' altro bibliofilo florantino 1' opuscolo non si ritrova tra la parta della libreria vn. Un decennio di transizione 1589-1599. Segui un decennio, dal 1589 al 1599 . di transizione e di preparazione. Ho teste nominato Emilio de' Cavalieri (circa 1 550-1 G02), romano anch' egli come il Oaccini, che dal 3 settembre 1588 era intendente generale della Corte Medicea per tutto ciò che riguardava l'arte, i costumi, le feste il teatro di lui scriveva ; , l'ambasciatore veneto Tommaso Contarini appunto nel 1588: signor Emilio del Cavaliere, romano, servitore molto € Il del gran- duca, abita in palazzo; non è cosi assiduo alla persona come gli altri, perchè attende e di ama la libertà; ma possiede e^i trattenimenti di musica a' Laura Lucchesini Gruidiccioni assai la grazia di S. A.; piaceri > (1550-1599 Di lui giunta da (1). ?). Lucca, sua patria, a Firenze nel 1588, come pare, e che per feste di cui ora è stata parola finale (2), ho date le aveva composto le parole del ballo di recente molte notizie e illustrate scorta di lettere originali la loro intima amicizia e la sulla comunanza degli intendimenti artistici, nonché la collaborazione efficace alla attuazione del rata nuovo genere teatrale vagheggiato dalla Came- (3). Giovanni Bardi nel 1592 de' si trasferiva a Roma , dove diveniva maestro di camera di Clemente Vili, e contribuiva a preparare anche colà (1) la riforma musicale Alberi, Relaxioni degli ambasciatori (2) Cfr. qui addietro p. 43 e voi. II, veneti. (4); Appendice, p. la sua eredità 2^ pp. 38-i2. (3) V. il mio art. cit. nella Rivista Musicale, voi. IX (1902). Ciò che dirò dell'ano o dell'altra qui innanzi s'intende abbia riferimento a questo stadio. (4) Ne è prova la seguente letterina di lui al Duca di Ferrara da Roma 3 , ottobre 1595 : « Venendo a mandarle una masica il signor Rasi a Ferrara ho pensato di non far cosa discara... mio solito col verso intero e con la spressione delle parole e concetto, la quale se non saril degna di cotesta nobilissima convers.izione so che sarà almeno vista di buon occhio.... t (R. Arch. di St. in Modena; Caneeil. du- ealt; Mutiea, busta I). fatta second'il intellettuale e di 48 — mecenate era assunta da Iacopo Corsi nobile e ricco gentiluomo fiorentino e intimo (....-1604), amico di Ottavio Rinuccini, che già brillava nelle accademie e alla corte Medicea non ma solo per la nobiltà della stirpe, per le sue doti perso- Moreni nella prefazione nali e per la facilità di verseggiare. Il alla caratteristica Disfida di caccia tra ì Piacevoli e i Piattelli da Giulio Dati, descrìtta ma opportuno riferire il 1593 del nominando fi), ricordo che ne lasciò per una delle sue Veglie peranco manoscritte, va dei Maggi, Carlo Roberto Dati Corsi il sti- principio di nella quale si tratta- : — era « meno Ne' tempi andati infingarda e più dedita agli cavallereschi, e non coma in questo Virtù cosi per nimica Da come tutti, gioventù ne' quali la nostra nobile si esercizi e trattenimenti secolo, nel quale fuga biscia , la casa di Iacopo Corsi, cavaliere fiorentino, era sempre aperta, quasi una pubblica accademia, a tutti coloro che dell'arti rali avessero intelligenza o vaghezza. Monteverdi, Muzio Efrem concertavano e Tasso, il il Chiabrera, e raill'altri di provavano si libe- quella concorrevano ca- e musici insigni: e specialmente vi valieri^ letterati, poeti rono alloggiati e trattenuti si A le tale schiera. cocchiate, le feste, fu- Marino, il i In il essa balli ac- nacque per opera di Ottavio Rinuccini, poeta celebre, e di Iacopo Peri, gran maestro d'armonia, lo stile recitativo per uso delle scene, e quivi medesimo fu recompagnati da musica, ed ivi Dafne: ed è notabile che di si bella mantenne sempre il concorso e l'unione giuoco ma per vero amor di virtù. Il citata per primo saggio la e numerosa adunanza si senza l'allettamento di , can. Michele Dati mio zio [fratello di Giulio DatiJ, che di con- tinuo praticava quella nobile compagnia, sendo egli già e morti quasi tutti i suoi più intimi amici, che volta, non senza lagrime, gli avvenimenti e i discorsi quella virtuosa conversazione, dei più dei quali egli era gran parte » il Ma^hori, 1824, pp. xxi-xxiii. dol Corei por l<i maxicn è bolla tostimonianzft DoU'amore vivissimo lettoni rho ho rìtrovaU, e rif^iardix In iHtituziono dot musici riandò 1, di di stato (2). (1) Firenze, por (2) vecchio mi raccontava qual- cui cobi rn^ionii I). Sovor» IJnnini noi rtgoU topra la muaiea (cod. Uiccardiano 2218, e. 86 suo r.): <li diiiliiKu € parata n iinowritto Fiori in nnn sua Inttn <la Koidi- Firenze, l >i scorti $ vivente il — 49 — Quand'egli inori fu uu vero lutto per Firenze, e quantun- una orazione funerale manchi di accenni positivi, nondimeno que, secondo le consuetudini del tempo in lode di lui. che ci rimane, qua , e là traspaiono chiaramente l'amore che egli portò alle arti belle e la liberalità verso chi le coltivava: « Questi non meno che delle già dette felicità era possessore di quella che nella virtù alcuni ripongono, essendo d'ogni qualità di virtù intelligentissimo e di tutte lecito protettore. ardente amatore, e sol- estremamente gustava Egli della pittura le ; scienze con .somma riverenza onorava, la poesia ecce.ssivamente esaltava. ser.rao Gnindaca Ferdinando francese, detto il I Francesino, e da S- A. S. stipendiato, acciò facesse mente, che potessero servire a sonar la sera nazione del loro maestro si Bernardino quali eoa eccellenti, ch'era Molto Ili. me il tal- di Palazzo fama di loro nome della > si riferisce la seguente lettera del Corsi a Bel- Vinta, segretario granducale (R. Archivio di Staio di Pireiixe, Mediceo, < nazione di amra.iestrasse di vari stromenti: e pigliando chiamarono franeesini Alla scuota appunto de' franeesini, lisario si?. a ore 23 sopra della ringhiera vecchio, in che in breve spazio di tempo divennero che principe alcuno avesse un cero simile il molti allievi Ira f. 884, n. 106). Sig.r Quelle grazie che io desideravo che mi impetrasse V. S. dalla Sor.ma Mad.a è inclusa nella supplica cho io le me da mando e dalla cortesissìma sua, e dal favore di Madama ne voglio strare ogni buono fino. Le raccomando uno suo servitore, una opera pietosissima , la quale Madama ha a disporre in simile persoverso di ricordato ne; et aiutando questo di levare E lei, uomo, l'assicuro che aiuta nn>> che si aiuta da sé, che si sforza questo carico con ogni fatica. poiché mi occorre raccomandare a V. S. questo giovane del Franciosino, le vo- andando io per sentirlo sonare alla sqnola non li trovai tutti uniti come solevano faro a uno loro studio d'ogni giorno, che si come il Franciosino fu raro nell'inse^rnare, così fu savio nel considerare che nulla giovav.H l'insegnato se non si trovava il m<>do a mantenerlo con ordine questo continuo studio; il quale, per quanto glio anco dire che che non sono provvisti (?) di farlo che possono continuare, e che poco più manterebbo non so se... debbo credere e conosco che essendo già uomini non è forse possibile che si mantenghino sotto quelle discipline; ma si potrebbe accomodare in loro dicano, lo qualche modo, con un poco più di commodo. Questa musica concertata e di vari strumenti non è in altro luogo, et io voglio che V. S. lo sappia, acciocché avanzandole il tempo, ella possa rimediare a questi disordini. si perdano che con una... sola non si E certo è gran male che tante fatiche possono acquistare. Mi sono ardito raccomandarle questi negarsi perchè forse... poco di pensiero raccomandare il tutto, e V. S. mi scuserà, comandandomi se sono buono per servirla. Di Firenze il 7 Marzo 1598 (99). Jacopo Corsi. Sui franeesifU, di cui il primo, prete Benardino di Francesco Pagani, morì nel 159G, e l'ultimo discendente nel IGóT, veggansi le notizio fornite da G. Milanesi al Canal. Mtisiea in Mantova nelle Memorie del R. IslUuto Veneto, n.; e v. anche C. lx>zzi, Ln nnuiea Rivista Musicale Italiana, an. Soluti. IX e specialmente il XXI La (Venezia, 1ST9) p. 742 melodramma alla eorle Medieea nella t. (1902) pp. -J97 sgg. 7 — « appo Ma sommo Come tava... musica non l'arte della lui in pregio, verso i — 50 ma sola, oltre alle sopradette, continuo in quella del professori di questa graziosa sua liberalità esercitasse mi tacerò arte egli la atteso che alcuni, , era si eserci- i quali presenti ascoltano, forse in così largo pianto et in cosi alti la- menti proromperobbono che forse non mi sarebbe conceduto a' comandamenti, o accademici, secondo il debito soddisfare: vostri bensì questo solo dirò, che a guisa di cari fratelli quelli teneva e da fratelli li amava e come fratelli delle cose sue mente godevano » (1). Mentre col Bardi sembra primeggiare il Caccini, comunecol Corsi appare più intimo Iacopo Peri (1561-1633), per la sua bionda e lunga capigliatura detto lo Zazzerino, musico e cantante squisitissimo (2). Ma madre lito, donna Caterina, Laura Guidiccioni, scriveva da Firenze al figlio Ippo- è notevole che nelle curiose lettere che di dandogli notizia delle feste e. facevano e nei quali di continuo ben due volte sia nominata « la nimatore sia stato il Corsi, ma della riforma il Cavalien. che dopo i che divertimenti camerata de' Cavalieri. Io credo in vero che Bardi e poi dei del signor Emilio mecenati fossero prima le feste del 1589 far maraviglia che » il vero a- il anni immediatamente negli Né deve là si era condotta, per la figliuola successivi di ciano Marco da Gagliano nella lunga prefazione alla lui tac- Dafne del 1608, e don Severo Bonini nel suo Dialogo e Pietro de' Bardi poiché costoro riguardarono nella lettera già citata (8), il suc- cesso ultimo che dal Cavalieri non fu realmente raggiunto; che ne taccia il rattere e la Caccini non fa maraviglia, poiché son noti con invidia quale la perseguitò il il suo ca- buon Peri, e perché tutte le sue prefazioni sono dirette soltanto a glorificare sé stesso e a provare la propria priorità nella riforma del canto. (1) Oraxione in morte del tigiwr laoovo Corsi, auoniina nel MaKliabechiano xxxvni, il Corsi ora collega. li Coivi lu — 115 (ce. 138-145), diretta a corti Accadomici, di cui pianto netto partirà, in il nome Tirsi in sutte eologhe dal Chiabrera un raro volumetto Alcuni Uio. Antonio Canee, (2) di W8. (8) CoRAZZiNi a., Iacopo Ptri e V. tatti raooolti nel edite di O. boiehereeeie Ckiahrera, Fiorenza, por la ma famiglia nel voi. per la cit. mio iniueme con la if»- Venezia, Uombi, 1600). 8°; (e dtUa Riforma m»lodrammatiM poeti» , voi. cit. i> origini del tnelodramma. Qmmtmnmxiom — Ma 51 — scrittori più minuziosi e accurati Cavalieri e gli assegnano Peri nella prefazione riconoscono musiche alle il merito del posto in questo suo vero il periodo. Euridice dell' Infatti il scrisse: « da ogni olirò ch'io sappia, con viaravigliosa invenzione ci fosse Benché dal signor Emilio del Cavaliere fatta udire la nostra musica sulle scene... veduto, fosse stato a s'è » e ; musica (quantunque conosce che della nuova Roma a far sentire . (1) prima che Della Valle il Caccini il ri- come , propri madrigali i nuovo stile) «in Roma se ne seppe mai novella infinchè dalla buona scuola di Firenze non ce la portò ne' suoi ultimi anni il signor Emilio de' Cavalieri » e G. B. Doni: « Ma quando si cominciassero a cantare tutte le azioni intere fresca ne è nel ; ancora la memoria, perciocché avanti a quelle che fece signor il Emilio del Cavaliere, gentiluomo romano e intendentissimo della musica , non credo mentovata H si sia cosa praticato che meriti di merito del Cavalieri di avere per applicare le idee della Camerata del il primo Bardi sulla tenere che questa accompagnasse e commentasse un'azione scenica non par dubbio da ogni pericolo , il e l'attestazione di simpatie o di scuola o di però ritengo risolutiva, è quella di quando essere » pensato di musica a ot- tutta , intera scevra preconcetti Vittoria (Archilei) « Romana che , già da un mese sta in casa qui et lui ci nutrisce della sua armo, nia, che canta singolarmente, Così ci fusse Ciuccia Ippolito, cJie sentirenno altro modo di cantare che mia et messer V ordinario, » Infatti, e questo conferma mia idea che la venisse l'arbitro della Camerata, in quell'anno dalla stessa villa Io resto per compagnia di questa signora dal signor Emilio et nostra che piace tanto. da che donna Caterina Guidiccioni 31 dicembre 1590 scriveva ingenuamente dalla medicea di Careggi: , donna Caterina che: « Le il Cavalieri di- 1590 sappiamo principesse con le dame di palazzo fan loro stesse la pastoral del Tassino questo carnevale, e voglion madrigali per musiche...» (3 febbraio 1590). sta rappresentazione dell' 01 QueAmirda, già addietro acccennata, che Cfr. nel voi. cit. e qui voi. II p. 108. (2) Cfr. nel roi. cit. p. 162-3 e p. 207. — certo ebbe 52 - accompagnamenti musicali in più d'un luogo , coin- melodramma che dalla pastorale prendeva la torma poetica. E nel medesimo inverno a corte scrive il sabato di carnevale donna Caterina: « ci si farà una pastorale bellissima, composta ora a posta da Laura con una musica miracolosa, che mi par mill'anni di poterla avere per et se io potrò manderò mandarla a Ciuccia et messer Niccolò cide coi primi del tentativi , , , or le parole, che piacen tanto queste sue ne ricercan continuamente Quali queste l'ossero dalla famosa composizioncelle prefazione E che anima scena di molta vaghezza: come Laura sappiamo Guidetti e corpo del personaggi non ha la varietà de' di Alessandro dell'editore più tarda Rappresentazione di < composizioncelle » Cavalieri alla (1): dubbio che arricchisce la vede ben osservato nelle pastorali del Satiro e della Disperazione di Fileno che, conforme all'intenzione del sig. Emilio, si contentò comporre la nobilissi- ma si signora Laura Guidiccioni ne' Lucchesini, gentildonna lucil Giuoco della Cieca del Pattar Guarino et a sua propria intenzione quel chese, la quale anche pigliò fido del sig Cavalier vagamente accomodò. » Nella dedicatoria poi medesimo editore ci lasciò detto che queste tre pastorali « furono recitate alla presenza delle Serenissime Altezze di Toscana qual fu recitato anche in diversi tempi nel 1590 il Satiro nobil spirto molto il : , un'altra volta, e lo stesso anno ratamente, e nel 1595 ill.mi Cardinali Disperazione di Fileno Giuoco della Cieca il Monte la alla riti- presenza degli e Montalto e del ser.mo Arciduca Ferdi- nando, con molta ammirazione, e meritamente, non essendo stato da quel tempo indietro mai da persona alcuna aimil modo veduto, né pure udito... fi) Cfr. nel voi. cit. p. 3 (2) Nò » (2). 8(,'«. nella Storia di Eliohetla, nò noi vari carteggi esaminati a Firenze hu truvato traccia di nuesto rappresentazioni del Sntiro o del Fileno nel 1690. Kcco quanto mi ha G. Canevazzi che ha veduto por me, con infinita cortesia, il carteggio del residente estense a Firenze Oirolarao Giglioli. Questi in data 3 marzo 1500 avvisava a Ferrara: < Si balla due volte la settimana in corto hor privato hor pubblica- comuaicato l'eg. prof. mente, et intervengono sempre aUe foste il Gran Duca spesso vestito di beretino et argento con gioie infinite, ot la Gran Duchessa, la quale vi va anch'essa, et ò sempre •inella che comincia il bore sino alle quattro finita la cena In data le Dame marzo: < ne ritorna a sedere: ot stanno in questi piaceri cenando di poi nella medesima sitla, dove ballano, «t forestiere so ne vanno alle case loro. » Si ballA domenica di sera in corte, et hlera lera noi modoioritt» ballo, ot poi so di notte, — - 53 Del Satiro è svanita ogni minima traccia che trapasso dalla pastorale al il un soggetto che è proprio con ma , melodramma caratteristico delle notevole è effettuato siasi pastorali stes- permane anche se (1), tanto più che questo tipo del satiro seconda operetta della Guidiccioni. poiché sappiamo che: « nella nella pastorale di Fileno tre Satiri vengono a battaglia e con questa occasione fanno il combattimento cantando e ballando sopra una aria di moresca » (2), Anche il Fileno ho ricercato invano tavia possiamo riconoscere ma (3), di questo tut- personaggi grazie ad una fortunata i combinazione. Nella Palatina di Firenze si conservano molti di- segni relativi a mascherate, feste e rappresentazioni dello scor- Fra cio del secolo decimosesto. ne burg, già mentovato, disegni tali il signor Aby War- mano di sedici identificò Ales- di sandro Allori, che certamente furono preparati per servire da modello ai costumi del tileno (4). Ecco per ordine le note, riferentisi agli abiti, poste sotto ciascuna delle figure disegnate 79 e. — Pastore, — Fileno, impazito. in abito di pazzo — Ninfa, sechonda coppia^ se ne farà 3 — Pastore, terza coppia, se ne farà 3 V. » » » 80 83 85 87 87 88 88 » 89— » 90 — Fileno » 91 — Negromante » » » » altre volte et il « — Pastore, quarta coppia, se ne — Venere — Cupido — Spiriti cangiati in Ninfe 4 — Spiriti 4 » farà 3 r. V. r. V. Glori Ninfa solo Graa Daca medesimo con infinite gioie adesso, et In data 10 marzo; perchè conforme : prima coppia, se ne farà 3 » » al solito r. < La coda al solito si di danzò si fece la saa parto in scarpette porta benissimo... questo carnevale la notte si bianche vestito > passò qaa allegramente in corte, con l'intervento di pesse con commedie di baffoni, et altri piacevoli interteninmìti tutti principi et princi>. (R. Archivio di Stato in Modena). (1) Carducci, Su e Aminta di T. Tasso. Saggi tre, Firenze , Sansoni , 1896, p. 5 e altrove. (2) Nella cit. pref. alla (3) Nulla di Rappresentaxione di cornane hanno anima e corpo. come ho dimostrato altri Fileni esistenti, nell' articolo citato. (4) Ne Intermexxi dette cenno in più tardi io ana nota (p. 141) dello stadio cit. / costumi teatrali per gli compiacque poi di mandarmene stesso riscontrai sull'originale ove stanno da e. 79 a e. 91. del 1589, e a nia richiesta si la copia, che — 54 — Un Laura Guidic- altro accenno a questa composizione di cioni è proprio in principio della ricordata pi-efazione aiV Anima e Corpo del Cavalieri: sente opera, o vero « Volendo rappresentare in palco signor Emilio del Cavaliere, e far da commova a rinnovata lui ad come a pietà et a come s'è con effetto Disperazione di Fileno da altri simili, veduto in una scena moderna della composta, nella quale recitando, la signora Vittoria Archilei, musica a tutti è notissima, mosso mara- la cui eccellenza nella vigliosamente a lagrime, in quel mentre che la movea a leno mentale di del che questa sorte di musica sì diversi affetti, giubilo, a pianto et a riso, et lui la pre- e seguire gli avvertimenti alti-e simili, Con che riso... > è riaffermato il persona di Fi- concetto fonda- cercare e ottenere che la musica rispondesse ai vari sentimenti. E detto nel passo citato anche recitato mi fu dato di un' altra ma scoprire, vali dal 1591 al 1594, per e dal Cavalieri, cioè quando » ; ciò Satiro il « fu avvenisse non certamente durante uno dei carnequali i il manca ogni notizia (1). Poi- nuova operetta preparata da Giuoco della Cieca, e della rap- ché soltanto nel 1595 fu pronta Laura addietro, che pivi volta la presentazione di questa è memoria nella preziosa Storia di Etichetta (II, e. 62) che conserva nel R. Archivio di Stato di si Firenze, la quale è una specie di diario dove questi teneva nota di tutto Il (1) steggiò 20 ottobre solenne replica avesse avuto luojco battesimo dol principe ereditario Ckisimo, 1590 insieme con quello della principessina l^eonora nata ma né la aprilo, né da ballo e Storia d'Etichetta, che descrìve minutamente cartegifi de^li ambasciatori esteri i «... Il 8i farA danno di ricche colazioni in quello servite. Gerardo in una Hun del 4 aprile ma maestro del battesimo di questo dice, di casa, che accadeva nella di quell'anno arrivava a Firenze Si poteva supporre che la il ciò altre Anzi il por fino dal 12 si fe- magjjio novembre antecedonto, due cerimonie del 26 e 27 notizie fuor che di duo feste il 10 le residente espressamente che altro non prìHCÌpe ò pubblicato quando nel 1592 nato Corte. cardinale il il firiorno veneziano si Giacomo sarebbe fatto: 26 senza quei pubblici spettacoli che erano stali prima ordinati, di questo mese restringendoli, per quanto s'intendo, tutte le ale^rezze a doi banchetti et feste che si faranno a circa 300 ^ntildonne, che sono stato invitato ad accompagnar il detto Principe alla chiesa....» Ò bensì vero tuttavia che il residente estense a Firenze, Bartolomeo Prosperi, avvisava a Ferrara il 26 aprile 1692 t II spasso di questa Oorto sin qui ò di festa et comedie recitate dall'Imbolla comica con la sua compagnia», cioè con l Oeìoai, e potomnn qneeti stessi contribuirò allo rapprosontazioni anche doi nuovi melodrammi. : — 55 — Montalto, ed ecco la serie dei divertimenti che la corte granducale ebbe offrirgli: di 22 se Il « ad ciono cori'ere «Il di 26 dette desinare a Castello e vidde li pardi e i si fece la Petraia, fe- si ballo di contadine. un banchetto in palazzo a 60 gentildonne con l'ocdama Alemanni maritata al sig. Filippo del si fece casione delle nozze della Migliore. 27 se Il di commedia fece ne' Pitti la li delli Zanni (1). battesimo del principe don Francesco secondogenito di S. A., e fu compare il suddetto cardinale Montalto. Il di 29 si eonvitorno a Pitti per doppo desinare 60 gentildonne e di 28 Il si si fece ne' Pitti ballò sino a ore 3 il , di notte, e '[^ il signor Emilio de^ Cavalieri fece nella sala delle statue dove si ballava recitare fece una cenziorno donne (2). novembre le di 2 di Il volomo Il una pastorella tutta di musica e collezione con 60 tazze e bacini di bellissime confettui'e e i andò al Poggio, senza donne, a desinare: commedianti e musici ». si falconi, e vi fu cardinale riparti da qui innanzi alle l'S novembre; ma il si si li- si suo nome è legato più notevoli feste fiorentine che parecchie , segnano una data fondamentale nella storia del teatro ebbero occasione appunto dall'arrivo e permanenza di lui. come si vedrà in appresso. Ma che cos'era questo Giuoco della Cieca f Già s'è veduto delle rapp'esentazioni le quali (1) 14 Quali questi novembre 1595, gretario del Duca sappiamo dalla fossero si se'.'uente di Piermaria Cecchini, detto Fritellino, di Ferrara : € letterina, datata da Firenze a Giov. Battista Laderchi, S9- Confesso di aver fatto ?ran torto ali'oblis^o intlìaito ch'io non essendole venuto a fa riverenza alia mia partita come erra mio debito, ma fu la subita et irinaspetata nova che mi venne di dover ritrovarmi al servicio del ser.mo gran Dncca con una compagnia prìiicipallissima fata per houesto passa tempo delli ili. mi Cardinali Mont' Alto e Monti dove sono stato e sono hora in Firenze, essendosi per la morte del Cognato partito per Roma lo ill.mo Mont' Alto... » (R. Arch. di Stato in Modena; Cancell. ducale; Dramtengo a V. S. Ill.ma per l'iofiniti favori da lei riceutì, matica). (2> si Anche leggo sotto nel Diario del il di 29 Settim\ni (R. Arch. di ottobre 1595, d. St. di Firenze, voi. V, furono convitate 60 gentildonne fiorentine e ballarono fino alle 3 ore di notte. Emilio de' Cavalieri fece nella sala delle statue dove rella tutta in musica, e. 428) domenica: < Nel p<ilazzo de' Pitti dopo desinare che fu molto lodata, e fu fatta ballavano, recitare una colazione con le sig. Il una pasto- tazze et bacino di nobilissime confetture, dopo la quale le sudette gentildonne fecero partenza.» La notìzia ha il suo controllo in un dispaccio dell' ambasciatore estense a Firenze, Bartolomeo Prosperi, il quale avvisava a Ferrara il 28 ottobre 1595: qui mons. Card.le Montalto, e dicono che vi starà anche otto fatte commortie, diverse caccie et tate... > (R. Arch. di St. di una festa giorni, * Trovasi tuttavia per cui si sono dove concorsero molte gentildonne invi- Modena, Cancell. ducala.) che la Guidiccioni 56 aveva adattato terzo atto, del Pastor fido ma , weconda del la scena famosa, senza alternarne sostanza, la pare: poiché nella stessa prefazione al Cavalieri più volte citata è detto anche: Et « nel Giuoco della Cieca ballano e cantano quattro Ninfe, mentre ischerzano intorno ad Amarilli bendata, ubbidendo Pastor giuoco della cieca. al dove fido, » E come nel cioè pi'ecisamente svolge tra quattro Ninfe la .scena si intorno ad Amarilli bendata, mentre Mirtillo in disparte non s'attenta di farsi prendere da Amarilli, che pur lo desidera. Tuttavia la Guidiccioni introdotto se: comodò tale scena, » qualche cosa di proprio deve avere molto vagamente ac- a sua propria intenzione « come è affermato nella stessa prefazione. Ma anche questo testo è rimasto finora ignoto, come tutti gli altri della poetessa lucchese io ho arrischiato l'ipotesi che si ; possa identificare con quello che troviamo pure Marsilio Casentini nel 1609 e intero l'ho musicato da in appen- riprodotto dice allo studio sulla Guidiccioni già ricordato. Composizioncelle abbiamo veduto chiamate gentildonna lucchese, e confermano nel le queste della proporzioni con la scena del Pastor fido farle ritenere appunto semplici e brevi scene sul genere e della lunghezza di qualcuno dei balletti che negli anni seguenti continuarono a rappresentarsi nella Corte medicea e di cui già in questa raccolta abbiamo qualche saggio cini. Ma proporzioni minuscole nulla le del tentativo primo , tolgono tanto più quando questo è determinato da ben chiari criteri tecnici ed mo aver avuto il Cavalieri, [nfatti Rinuc- del all' importanza positivamente estetici, quali sappia- più dalla volte ricor lata prefazione ixWAniìna e corpo apprendiamo che egli aveva calcolato la capacità e l'acustica del salone ove doveva avvenire la recita e voleva che anche le parole fossero bene intese, senza di che « scema, e l'effetto viene noiosa. la parola, » al luogo dello spettacolo, nia; l'istrumehtazione tivi brevi; studiare i i la tanta musica, mancando all' udito L'orchestra deve essere proporzionata ed essere invisibile; ammette deve esprimere i veri sentimenti; la sinfiv i recita- personaggi debbon essere vestiti convenientemente e passi e i gesti; i cori debbono essere partecipare ore e finire con un ballo, meglio se giustamente fa detto: < attivi e anche tacendo rappresentazione non oltrepassare all'azione; la Gluch et ballo cantato. Wagner le due Di modo che ont bien peu ajoaté à — 57 — ces règles, peut-ètre mèaie foni^llea preave de plus de largeur d'esprit et d'une entente supérieure des exigences sceniques Per me » (1). Cavalieri seguiva un impulso e un indirizzo tutto proprio, poiché di lui non troviamo cenno negli è certo che tentativi che altri il Cordi, il Rinuccini e il Peri facevano con- il temporaneamente. Anzi mi sembra che dalle Peri parole del desumere quasi un antagonismo o una gara: « benché dal signor Emilio del Cavaliere, prima che da ogni altro ch'io sappia, con maragià ricordate e che è necessario ripetere , sia lecito musica sulle vigliosa invenzione ci fosse fatta udire la nostra scene, piacque nondimeno signori Iacopo Corsi e Ottavio Ri- a' nuccini (fin l'anno 1594) che adoperandola io, mettessi sotto le note la favola di Dafne... La perdita della musica del Cavalieri e di quella del Peri non permetterà mai frase altri < in altra guisa, » di spiegare valore il adoperandola in altra guisa ebbe a dire che drigalesco altro < ; mato invece » . e daUa portata la Poiché troppo facilmente Cavalieri non usci mai dallo stile il modo di cantare che esser stato l'ordinario suo donna Caterina. il È » ha ma- affer- bensì vero che G. B. Doni, che quelle musiche deve aver vedute, cosi ne scrive: Conviene però sapere che quelle melodie * differenti dalle odierne che si fanno in istile recitativo, non essendo quelle altro che ariette con molti artifizi di ripetizioni, echi e simili, che la buona e vera musica non hanno che far niente con teatrale, della quale il signor Emilio non potè aver lume, per mancamento di quelle notizie che dagli antichi scrittori » ; ma molto sono comunemente detto si cavano con ciò non dice che la musica del Cavalieri fosse ancora e proprio quella madrigalesca, né è inop- portuno notare che alle teorie del corpo il (2), metodo Doni All' incontro di della fine il si dimostra Cavalieri esposte il in più luoghi avverso nella prefazione all' Anima e Della Valle contrappone direttamente canto del Cavalieri del secolo decimosesto: a quello degli altri « cantanti Però tutti costoro, da trilli da un buon mettere di voce, non avevano quasi nel cantare altra arte. Del piano e del forte, del crescere e passaggi in poi e (1) Eoi l*n-d, Op. (2) Cfr. Tratt>iU>(H SOLKBTI. eit., p. 82. musin seeniea [Opere. II) p. 12. p. 215 e p. iió. — — 58 la voce a poco a poco, dello smorzarla con grazia, dell'espressione degli affetti, del secondar con giudizio le parole e sensi, loro i del rallegrar la voce e immalinconirla, del farla pietosa o ardita quando si che oggidì da cantori }>isogni, e di simili altre galanterie fanno in eccellenza bene, in quei tempi non se ne ragionava » ; e continua col passo già recato, in cui afferma che tale novità fu Roma portata per primo a dal Cavalieri (1). Questi pregi, a chi ben guardi, appariranno 1* delle teorie esposte dal Caccini nella prefazione a siche (2), e forse La la verità. Della Valle il me quale a ci applicazione Le nuove mu- mette sulla via per scoprire par questa, che e cioè Cavalieri il abbia recato maggior novità nel modo di cantare e di esprimere, che nella vera e propria musica, rimanendo più ligio ai modi del Caccini. Con tra il rimane anche spiegato l'antagonismo, quasi feroce, ciò Caccini e il come possa osservi stata una come il Corsi e il Rinuccini diverso si rivolgessero appunto al Peri; Peri, ed è chiaro questione di priorità tra loro intuendo qualche cosa di che, concludendo cosi gradatamente cosi prima : il il me a , e , pare che possa si Caccini rinnovò con la nuova tecnica del canto e con l'espressione i madrigali e le canzoni ma sempre plicò per primo tal metodo, ; poi musica la intera pastorale, creando il Corsi e il il (1) (3). vollero fare Non mi valgo dei k'uiIìzì Cavalieri ap- ; ultimo col recitativo e l'applicò il Peri ad una melodramma. Rinuccini, mossi dal desiderio di rinno- vare l'antica tragedia greca e romana che per intero il canto spiegato, a con tutta una rappresentazione, per quanto breve rinnovò decisamente Infatti distribuire musicale drammatico merito del rinnovamento dapprima soltanto salla partitura dell' ritenevano « cantata una semplice pruo- Aninw » corpo perchè questa è L'Ambros (0«mAìoM« Bollano non si perita posteriore al trionfo del Perì e qualche parte paò esserci derivata. der Mugik), è ostilisximo e ink'iusto col di afTermare che non dove avorio letto; Cavalieri, tanto che il Rollano il forse lo esalta trappolo)», eit., p. 82); del buono e del nuovo vi riconosco H. Ooldsciimidt ('tudien xur (iMokieUe der UaliaiUtehm Op»r im 17 Jakrhundarl, I^ilpzìic, Breitkopf u. HUrtel, \'M)\, pp. 6-6), e riproduce anche in appendice alcuno parti della musica. (2j Solkrti, Li origini cit, pp. 58 «kk* movente è atTermato dal Rinuccini stomo nella prefazione aU'iZVtridiM; (B) Il Yol. II, p. 1(n.— Afferma il Doni che col Corsi di strettiK'ima amicizia, la<iuiilo : < Fu oonginnt<i seco il oft'. qui Sig. Ottavio Binoocl ni non suole essere durabile, so non dove ò grandistiaa ilm- — 59 — va di quello che potesse il canto dell'età nostra> e a tale scopo Rinucùni ripreso l'argomento del terzo intermedio del 1589 e ampliatolo si da ridurlo a forma di breve pastorale, compose la Dafne, suggerendo in pari t«mpo al Peri quale dovesse esseme egli dava grandissimo poiché, come afferma il Doni la musica « ancorché non sapesse di musica, supplendo aiuto ai compositori ; il , ; , a ciò col suo giudizio finissimo e con come anco possedeva, delle sue poesie... E » orecchia esattissima che 1' può conoscere dalla qualità si e testura (1). Peri spiega chiaramente nella prefazione all' Eurida quale criterio fu guidai», e cioè di ritrovare « una armonia, che avanzando quella del parlare ordinario scendesse dice il (2) , tanto dalla melodia del cantare, che pigliasse forma di cosa mez- zana » La . permise e la primo tentativo il dunque drammi d'una dal Peri fu novità recata rappresentazione di del avvenne genere , il recitativo, che certa lunghezza; com'egli afferma, nel 159'/5 (3). Ma certo quel primo esperimento, fatto in privato, quantunque del tutto soddisfacente, tre anni continui [159^ il Peri asseveri non fu che « per 159*\j-159V8] che nel carnevale si rappresentò, fu udita con sommo diletto e con appla :so universale g ricevuta da chiunque vi Ma bretto: anche il si ritrovò Molti anni avanti che « di musica per » (4). Caccini volle tentare la prova con una voce io lo stesso li- mettessi alcuna delle mie opere sola alla stampa, se n'erano vedute fuora molte altre mie, fatte in diversi tempi et occasioni, delle quali furon j)iìi note la musica che io feci nella favola di Dafne del signor Ottavio Rinuccini, rappresentata in casa del sig. Iacopo come ognaDO su, ei fu l^:giadrìssimo poeta (avendo )e opere sne mirabilmente del natarale, del patetico e grazioso, onde nella musica otti man- ente patia di amorì; e perchè, riescono), e la poesia e la musica s<)no sorelle e consorti : ciò diede cambievolmente l'una e l'altra, e comuaicarno adunanze. • Solerti, Op. eit., p. 20i. (1) Solerti, Op. eit., p. 214. perfezionare - qui voi. II, pp. 108-J09. IV>i usava certi lo stile fiorentino, per cui il loro occasione di piacere a quello virtaose (2) Cfr. (3) Il l'anno precedente, e di ciò vedrà or ora la rajjione. ticolare ha fronerato finora molte inesattezze. (4) Por questo si la Stjria d'EtiehetUi nulla r^stra. il Il carnovale cadeva anoora nel- non aver u6scr\-ato questo par- — Corsi d'onorata memoria» - 60 Di questa rappresentazione ninna (1). altra notizia rimane, e lo spartito è perduto ma è notevole fatto il che il come quello del Peri; Rinuccini non ne faccia pur memo- dove ricorda ria nella propria dedicatoria dell' Euridice solo il Peri. In quei tre anni però essere stati continui perchè Corsi compose alcune arie sopra parte di essa « intesosi col Peri, che fece glia il Apollo e sul- lui sull'aria finale di Marco da Cagliano assevera che infatti ; debbono gli studi e le modificazioni e lo stesso Corsi si cimentò nell' arringo musica di ci resta la l'ultimo coro (2) , il resto il e che dipoi , con l'occasione « , » d' una ve- carnevale dell'anno 1597 la fece rappresentare alla pre- senza dell'eccellentiss. Don Giovanni Medici sig. cipali gentiluomini della città nostra Ma il Gagliano, scrivendo « » dieci anni rato la data, o allude ad una delle e d'alcuni prin- (3). dopo », o ha di poco prove già varie er- ricordate il Rinuccini, dopo le righe già citate in cui prima rappresentazione « Onde, prosegue preso dal Peri; poiché parla della animo, e : , dato miglior forma alla stessa favola, e di nuovo rap- presentandola in casa Iacopo, sig. il fu Duchessa e dagli illustriss. udita e commendata (1) ma Monte Cardinali Del la nel 1597 e Montalto prima rappresentazione il ufl&ciale cardinale Montalto non Nel 180S del Caccini col Peri, corno molti dicono, Ortensia la sig.ra Coosorratorìo di Bruxelles o luglio dalla Gran fu a - Non si tratta dunque di ma di due partiture diverse. Prefazione alJeA'uotv Musiche ia Solerti, Op.cU.,f 72. una collaborazione (2) solo » Questa sarebbe adunque in forma solenne; non dalla sereniss. ella, ma nobiltà di tutta questa patria favorita, 1888. Ora si li Panum U'VÒ publilicO) nel liuo.^ti frammenti nel ms. .)fusikalisches n. 8750 del Lipsia del 19 ìV.jel»eìil>laU di può vedoriio il fiic-sirailo nel bel libro di A. Voutqub.«cnb, Cadu GmxrvaUiirt Royal de Mu^iique de Bnux'les. Ànnex I. Li- tatoque di la Bibliothéque XVII aièch, Bruxelles, 1901, pp. 4()-7; e del medeximo è anche da vedere la Notice sur le manuserit 704 ancien 8750 de la BibtioU)iq%u du Gonseivatoire nolVAnnuiire Uu Con». Royal de Mnnqtte de Rruxellea, xxiv annèo, Bru- brtUi d'opera» et d'oratorios italiens die xelles, lO'JJ, p. 178 SKg. Il mi., oltre a qiioitta primi anni del seu. xvit, tra tui alcuno do! dalle «no Musiche edito nel Ti ti rìtr lUOl e del l'ori, lOU, du poesie <vano quasi tutto le CunxoneUe Cor^i, contiene Musicali del Binuocini, del tlal (3) Cfr. qui voi. Il, p. OH. — I<a iuon<MÌie dei oollaboraziono fu Chiabrem oMioe Uincxrdia dotte da S. Frkraki, DMioleoa di Leti, popolare, Fironze, 1882, olò conforma l'antigfouihmu cut C<tcclni. UU dello Striic^iu, e 28 lei Caccini estratto dunquo I, to ecc.; • 2868 ripro- pp. 129 ainr dol Conii col Pori, • jnir"<Tiwa F^ram mento JACOPC 9^ Aria d'Apollo. m Non SÈ t- 3 =f S: ?2: cu la mia ^ piant' -^ fiamm' Dafne della. CORSI :« Coro 1^ > ^ ^ Bel - la Nin # F - gi - ti 3E - fa fug ^zig^g^ ya Del mor- — = ^ i -&- - -va sciolt' --{r-fg- pn - - tal -r-^ bU no sao ye- lo -<ff^ &- -^^ pur di e • i go - e — t:- isc i finale. ilgife pian - ta no — yel :p= - la — •-^-^ ca — - sta e bel - -f-^ ^: xE^. ^ la ^ i PE car' al mon - do e ca al — ^^ e ca- r» J al - lo car* al ^iP ^i -9- mondo eie eie- I i - lo T car' f al -^ delo. ^ — 61 — bensì la Storia d'Etichetta ne registra invece l'arrivo Firenze , sotto 31 dicembre 1598, e quindi in essa il —A di 5 (gennaio 159 %) se fece nel li si : salone delle statue la pache vi furono 60 musica del signor Emilio de' Cavalieri storella per legge , gentildonne fiorentine. —A di 6 nella media di Zanni Dunque medesima sala e le stesse donne una com- fece li l'opera del Cavalieri a fronte dei nuovi tentativi era ancora viva, e infatti ambasciatore estense, marchese Bar- lo Malaspina, annunciava a Ferrara tolomeo se (1). gennaio 1599 lo 5 giorno stesso : numero di genuna rappresentazione di pastori e ninfe intitolata La mosca cieca con balli in musica , che durò solo un'ora. V'intervenne il gran Duca, la gran Duchessa, il Cardinale sudetto [Montalto], et quel Del Monte, Don Virginio [Orsini], Don Antonio [de' Medici] et il principino. Dicono ancora che preparino una commedia bellissima » (2). La « commedia bellissima » che si preparava era appunto « ler sera il Granduca fece invitare assai tildonne a palazzo, dove dicono la Dafne —A del Peri e del Corsi; la Storia d^ Etichetta registra: dì 21 [gennaio 159 musica del rella in La Iacopo ; [e. al 1602 nella sala delle statue la pasto- si fece (4), della Addi 18 11 V.] Romolo che Le %] Iacopo Corsi (3). da un quaderno di entrate e spese signora Laura Corsini , moglie di ivi si legge: A (1) sig. notizia è confermata 1598 dal fece si notizie di gennaio 98 [99] [spenditore] per ispese fatte nei giorni comedia s'è fatto la L, 289.4.8 sono ripetute nel Dlirio del Skttimani, Vr, e. 101. — B. Arch. di Stato in Modena; Cancell. ducale. Anche il residente di Veoezia scrìveva il 9 gennaio; e ...Il gran Daca è state a sentir nna pastorale in mosica, ed ana Cornelia, nascite Tana et l'altra, per quanto si dice, assai belle. > (B. Arch. (2) di Stato di Venezia; Dispacci, (3) Cfr. (4) Sbttimani, Diario Fu veduto 13.) cit., in casa Corsi dal Stato di Firenze, che rio f. mi VI, e. 133. chiar.mo cav. A. Gherardi del B. Archivio favorì copia dogli appunti col permesso del nobile m.se Corsi. Entrambi ringrazio. di proprieta- - 62 - Addi 23 detto Romolo per ispese di casa ne' giorni Comedia Addi 4 di febraio 1598 [90] 12] Per legatura di più libri di musica A [e. della L. 101.7.8 e carte rigate [e. L. Addi 24 detto Maso per avere pagato e fachini per 13] A ture di strumenti a la mascherata [e. 14] [e. 14 Addi 8 A Maso, di — porta- L. (1) 8.13.4 marzo strumenti resi per corde di L. 6. —— . Addi 7 d'agosto 99 V.] Al signor Iacopo L. 16 pagate per a Salvestro libraio per tanti lui libri di musiche L. 16. Cosi un gentiluomo mecenate offriva a proprie corte Medicea 3.10. , né solo quella volta quello (2), nobili intelletti con studi indefessi e con — — . spese alla che spettacolo amore vivo per arte 1' avevano da un decennio assiduamente vagheggiato: la sera del 21 gennaio 1599 rimane omai la data sicura per la rappresentazione del primo melodramma. Ma Quaderno il di conti del patrizio fiorentino offre ancora una mascherata, anche di notizia, oltre che di Dafne presentazione della (3), con la quale si un' altra entra nel rapsecolo decimosettimo: [e. 38 Addi 19 t.] Al sig. di febbraio 1599 [1600] Iacopo Corsi L. ventuna pagato a Maso Rovai... disse detto Maso havergli a dare per corde e mascere per 3 satiri per sbarra la L. 21. — . — (1) Sari stata una delle consuete Cboe/iiatt di cai i gentilaomini fiorontini si diloU tarano nel carnevale, come addietro s'è detto. ballo Nel mio volume di prossima pubblicazione (AfiMioa (2) Nò il Goni solo. , e drammatica alia oorU> Medicea dal IfìOO al 1(!40 cit.) ri vedranno notixie intereannti di rappresentazioni e di balli in casa di nobili rniniirlie flomntine. (3) Certamente per questa rappresentazione finora ig^norata fu eseguita la prima stampa della pastorale: La Daftte D'Ottavio Rt?tvcci!«i liappnamtata alla Smttiu. Oran Dveheua Di Tniteani D(U Signor Jacopo Corsi [stemma] In Firenze Appresso Oiorglo Marlscotti MDC. Con Ucenza de' Superiori; 4*. In fine, e si spiega benissimo, \ | \ | | | | è una canzone del Binuccini | al Corsi. | — [e. Addi 25 41.] Al sig. - 63 1600 aprile Iacopo scudi 3 pagati a Cochino materassaio per avergli spesi in più cose per la mascherata de' satiri [e. L. 21. — — . Addi 25 d'agosto 1600 48] Al sig. Iacopo 16 dati lire al guantaio dalla Misericordia per 3 paia di guanti per lui e paia 10 media di Dafane In un decennio adunque fatto con varia fortuna le si apprestava a spiegare paravano per Francia. le il serviti per la co- L. 16 (sic) la . — nuova musica era nata, aveva prime prove, ed ornai con valide ali volo trionfale nelle feste che si pre- nozze di Maria de' Medici con Enrico IV di vili. melodramma Il 1600-1607. successo infatti moltiplicò le forze, e nei pochi mesi che Il corsero fino all'ottobre grandi cose furono apprestate. Rinuccini preparò un nuovo libretto, e questa volta in- Il trodusse La Tragedia a fare il prologo all'opera propria vicinata sempre più idealmente alla tragedia classica carla fu chiamato il Peri se , non che prefazione alla propria partitura mera, si (1), come , per accettò la musica del Caccini: riav- a musi- ; narra nella egli alcune arie , che enu- e questo perchè dove- « vano essere cantate da persone dipendenti da lui, le quali arie si leggono nella sua, composta e stampata pur dopo che questa mia fu rappresentata a S. M. Cristianissima» (2). Il Caccini allora nella musica di un altro da Gabriello Chiabrera, Il rapimento di Cefalo. di più era occupato fornito È nota la magnificenza delle feste nuziali dell'ottobre 1600, nelle quali le rappresentazioni musicali tennero (1) Cfr. voi. (2) Il libretto Domi di più masicìsti n, il primato e per p. 110. (Tratt. rwis. seen. in Opere, II, p. ad uno stoAso libretto por lo ammotte qaostA collaborazione 128) seguenti ra^oni : «Essendo dunque naturalmente tanta differenza di stile tra un oompoaitore e l'altro, in musica qualche drama, si può dubitare che quando un principe vorrà far mettere sia meglio servirsi di tin solo, o pure scompartirlo fra due o tre, assef^nando a ciascuno quella parte che è più conforme al suo gonio; per esempio, ad uno che vaglia assai nelle ooae meste, asMfrnarli le deplorazioni tratriche o altra parte più mesta e lagnbre indifferenti. Similde', drama; e il restante ad uno che riosca moi^iio nelle cose lieto e mente a quello che farà le sue cantilene più ariose, o avorà qualche notizia del ballo, taatgUMO i cori, e ad un altro che sarà migliore per imitare gli affetti ed esprimere gii accenti naturali, le musiche sceniche. Io cortamente eroderei che perchè cosi sempre la melodia riescirà più variata; e campo meno larg:o, lo potranno coltivar meglio. qui in Firenze, come sapete, in alcune azioni e della quale fa modulata dal Peri, e 11 E i ciA fosse ben fatto, compositori qnando si è praticato mawime neW Kuridie», restante da Olnlio Romano. » avcranno aasai la il felloemmt* maggior parta - - 65 esse Bernardo Buontalenti fece meraviglie scenografiche (1). eeremonia nuziale ebbe luogo giovedì 5 il solenne e musiche in duomo; la sera vi fu durante rappresentata quale fu il altro indizio che questo grande banchetto Giunone tra da Emilio di Battista Guarini musicata Minerva il Contesa la La messa con ottobre non era disprezzato e poteva reggere che egli era sempre al paragone, e riprova nello stesso tempo mitato a brevi e semplici canti spiegati Per rimanente delle feste e per il rimandare ornai mio già al ricordato volume rappresentazione ristretti, la li- (2). la loro illustrazione posso Musica, ballo e drammatica alla corte medicea, che appunto eoa queste mincia. Qui basta ricordare che la sera del 6 ottobre ebbe con inviti e de' Cavalieri, àeW Euridice , inco- luogo, e la sera del 7, parimenti in piccola cerchia, vi fu la prova generale del Rapimento di Cefalo, che era destinato alla rappresentazione di gala. Intanto alla domenica 8 vi fu una festa con armeggiamenti, corse di cocchi all'uso greco, comparse allegoriche di trionfi nel giardino della palazzina Riccardi, dove intervennero i principi, e tutto con accompagnamenti musicali tate in quell'occasione, composte : il testo delle poesie can- il da Riccardo Riccardi, è qui ri- prodotto nel terzo volume dal rarissimo opuscolo allora pubblicato. Finalmente la sera del Salia scenografia ii) veda si il lunedi 9 ottobre ebbe luosro la gran- bel libro del Flbchsig, Die nekoration der modemer Anfàngen bis «mot Sekluss dea XVI lahrkìmdfris, Berlin, Schutze 18dl, ma non contempla le meraviglie del seicento. Interessante assai doveva essere un trattatene che trovai indicato nel Catalogo ma. dei Mss. Rinneciniani nella Trìvalziana, Baimi in ^ IteUien con ricordato : < Còrago, ovvero alottne osservaxioni per mettere bene in scena drammatiche, ms. cart. in 4, sec. xvii, scritto da varie mani, le eomposiiiofii e fra queste 2 pp. di Ma anche questo ms. non si trova più nò nella Trìvalziana nò a Firenze; e la stossa sorte avranno subita i < Discorsi sulla Dafne e VEluridiee di 0. Rinveeini, ms. cart. del aec. xrm, in 3 quaderni in folio. Uno è del 12 giugno 1778; Francesco Binacciai. » l'altro del 15 maggio 1788, il terzo del 19 giugno 1788», che appaiono nello stesso Ca- talogo. In quelli stes» giorni (2) arrivato, il Ma 7 ottobre. io il Cavalieri partiva per Boma, donde credo che forse egli dovesse essere già a scriveva, appena Boma e enrpo, anno V Anima dall' innanzi, se nel febbraio aveva fatto rappre^ntaro nell'oratorio delia Vallicclla che venne in luce nel settembre. Certo fu richiamato a Firenze per consisrii nei come uppar chiaro dalla lettera del 7; ma rosta oscuro come non preparativi delle feste, vi abbia a-tsistito. marzo IG<>2. Dopo mancano altre notizie Bestano musiche manoscritte Filippini, delle quali 8o<^BTI. ino alla morte avvenuta in di lui nella Biblioteca Boma Vallicelliana, g^iA qualcuno dovrebbe occuparsi. 9 1' 11 dei — Rapimento diosa rappresentazione del da D. Giovanni — 66 con intermedi composti , de' Medici, che suscitò il nell'immenso pubblico accorso ad udirla Rinuccini era stampato per Il libretto del febbraio 1601 successivo cita, e nel àeW Euridice, ma maggiore entusiasmo (1). che è strano il il Peri pubblicò la sera della re- sua partitura la non pubblicasse Caccini propria del Rapimento; anzi non la pubblicò mai, rimane soltanto un mucche il ci compreso due anni dopo fra Le nuove (2). Ma tava coro, la e di essa Caccini, novella prova dell'invidia il Peri, com'è ben noto, si gli tutta l'Euridice, della quale, persegui- di cui mise tosto a musicare anch' e come vedemmo, aveva già com- posto alcune arie, e questa partitura pubblicò egli nel dicembre non ebbe però la soddisfazione di vederla 5 dicembre 1602, con l'occasione che vennero a Firenze il cardinale Montalto col fratello marchese Peretti e col cardinale Del Monte (3). dello stesso 1601: eseguita se non E il come dopo tanto fervore per si trovi di nuovo per ben curioso notare anni infatti ; Parma a la Dafne fuori il anche per l'occasione della Firenze, e il non è senza importanza notare che l'editore rimise mutando il primo foglio alle copie che erano ri- mi spese che importavano Rapimento, con ? Io credo che la ragione di d. Leti.ra Itat. pog:. XXII, 94. composto — Ol'intermedi mugica da Tedrà noi 251.— Salla furtana della favola nio per volarne, iii di Cefalo ofr. es- —h Oiom. ms. Star, sono soonosciuti. 19 do Le Nuove Musieh», Firenze 160 in enor- le niun avvenimento straordinario ; >/« potato por molti impedimonti far istampare com'era Ctfaio sempre strettamente ad occasioni eccezionali per la descriziuno della sorata, 8i ne' cod. Palatino di Firenze n. io di libretto cortigiani e si riserbavano A Duca venuta del ciò sia assai semplice: simili spettacoli erano (2) sette lunghi 26 ottobre 1604 fu di nuovo rappresentata maste invendute nel 1600. D'onde questo arresto improvviso (1) /{ nuovo ge- il nere di spettacoli, nulla comandamento scrire il il Caooini del Sor. mio : « Non avendo il Rapimento di Qran Daca, mio Signore, doeiderìo rapproMontato nello sposalizio della Cnst. Maria Medici Regina di Francia e di Nararra, mi è parso ora con l'occasione di quest'altre roro di osso Rapimmto. » Sofrue infatti l' mio musiche agifinirnera a quelle Ultimo eoro del RapimanU) di Mtmmmti da 76 p&rmm» in mettaluna. Ver questa e per altre rappresentazioni cui aocennorA rimando 1' alUmo Otfato amatrioto Ira voci e {ii) ricordato sulla Corta Medicea. al volnm* tMt^ — — 67 sendosi più verificato, né d'altra esse entrate nelle abitudini , ancora con- potandosi parte forma più modesta né essendo cepire tali rappresentazioni in furono per allora lasciate in di- sparte. Una prova di ciò sono appunto due rappresentazioni le non fu del 1602 e 1604 ora ricordate: l'avvenimento ma appena tante da costringere a nuove spese, presentò, ecco che tre parte Corte per allestì lo spettacolo si un importante documento nmsici e i ci cosi impor- un'occasione si musicale mentre ; d'al- assicura che le cure della cantori erano continue ed assidue (1). i Ma vi fu anche un'altra ragione capitale: dal 1601 al 1607 la corte Medicea prese l'abitudine di recarsi a Pisa in gennaio dopo Pasqua; se mancò cosi e di rimanervi fino il modo e l'oppor- tunità di grandi spettacoli nella reggia di Firenze, noi abbiamo un segno non indifferente del fervore per la musica in ciò, che ogni anno tutti i Vittoria Archilei, musici di corte, anche Peri, il il Caccini con i Francesca ormai divenute abilissime cantatrici andare a Pisa per cantarvi in come principalissimi, Settimia e le figliuole erano fatti (2), Nicola le funzioni della Set- S. timana Santa, che furono veri e propri avvenimenti musicali. A Pisa studiava il principe Ferdinando Gonzaga, appassiona- Mantova era sem- tissimo per la poesia e per la musica che a pre stata in pregio: negli ultimi anni poi, in seguito rentela coi Medici, Vediamo tissimi (3). fi) Veggasi rapporti con Firenze erano i infatti Ferdinando a Pisa agire quasi musici di corte del 16C3 edita dal Lozzi, Op. la relazione sui Dal settembre 1604 all'estate 1605, per invito di Maria de' Medici; cfr. il mio (2) Caccini con la famiglia il art. nella Rivista Musicale ItcU.na, x, pp. 707-711. menticasse sotto altro cielo del Caccini, Un viaggio È notevole di feste cui aveva pp. 312-14. di Giulio Caccini in Francia che non regina Maria la assistito a Firenze, o non di- 1' andata è senza t. XXI, divulgazione della nuova musica. la Canal eit., co- recò in Francia si che era desiderato anche a Londra dalla grande Elisabetta, importanza per (3) Il genere il alla pa- stati frequen- (Della musica in Mantova in Memorie del R. Istituto Veneto, Venezia, 1879, pp. 7C2-3) distingue tre periodi della musica presso i Gonzaga nel primo fu soggetta all'influsso di Ferrara por ragione di Isabella d'EIste; nel secondo all'in: flusso di ma Roma fu allora per via del card.le Ercole e di un centro famoso; Leonora de' Medici che furono il e (cfr. > — Uno voi. II, p. Ferrante, capitano, e perchè Ro- il dei principali interpreti dell' Eìuridice HO), che era il di Vincenzo con movente per cui Mantova divise con canto monodico disciplinato e dello stile rappre l'occasione e Firenzo la gloria nell'invenzione del sentativo. Don terzo s'inizia nel 1584 con le nozze al servizio dei nel 1600 fu Gonzaga od ebbe licenza Francesco di recarsi Rasi a Fi- — esine padrone un da loro musiche 1606 compose parole e musica di coi musici fiorentini e far eseguire proprie sacre e profane nel ; Dario balletto o abbattimento di a corte durante sua propria commedia in musica quale egli stesso dava notizia Ma Alessandro, chQ fu fatto e Carnevale, e nel 1607 fece rappresentare una il Mantova intanto a Francesco Duca Vincenzo non il peroso; amantissimo qual'era lunedi di carnevale, della il al fratello principe (1). era stato ino- in particolare delle feste e dalla musica, e disponendo di cantori eccellenti e di un maestro co- me Monte verdi Claudio carnevale del quello stesso per (2), 1607 aveva fatto preparare due spettacoli dei quali il principe Francesco a sua volta cosi dava notizia a Ferdinando: « lU.mo et Ecc.mo Signor mio Dimani fratello oss.mo farà la favola cantata si Accademia nostra nella poiché Gio. Gualberto s'è portato cosi bene, che in questo poco tempo ch'è stato qui non ma parte a mente, ha imparato solo la dice bene tutta onde ne sono rimasto soddisfattissimo (3); ma mio viair^io folice, cipi amorevolissimamente e provvisto il Daca 14 agosto al ne possa avere pastorale o favola che d'oijni abilità, o s' l' il vanto tore di mi sforzerò bene V. credere me di far sì che mostrerò A.... » Sul Basi cfr., oltre il mondo al Can\l, ora me in stato il Ser.mi Prin- questa di babbi da chiamare. Questo non accresce in s' È < : questi dovessi io più tosto m'infiamma a inistraro qualche scintilla di valore, trova, Uantova di più felice l'arrivo, essendo stato accolto da parole detto da troppa affezione, io riporterei l'onore e effetto, e perchè la favola s'è fatta stampare acciochè ciascuno degli spettatori ronzo, donde appena arrivato scrìveva sua la con molto garbo e con molto loro allo miracolosa ma ambizione, scintilla so no ri- non sono indegno servianche Favaro, Oli amiei e ch'io cit., corrispondenti di Oalileo, Venezia, Ferrari, 1902; egli era marito di Alessandra Bocchinori ultimo atfotto senile del grande astronomo. (1) Veggansi Corte Medicea. le dosorizioni e lo lettore ai —A anni rispettivi nel mio voi. oiU sulla Ferdinando, assevera U. B. Doni, piacevano le commedie parto re- citate e parte cantato; cfr. Solkrti, Le origini viene cosi a schierarsi fra le prime città che tnelodramma del udirono il cit., p. nuovo genere 199 ii. — Pisa teatrale; od ò peccato che non sia possibile rintracciare L'Orindo. Fhtola pastorak per musica di Ck- HARK Qallktti, In che si Pisa, per G. B. Boschetti e avrebbe un nuovo importante documento. KRKDo Srorf!, Il teatro pithUieo di Pi»a nel Qiammarìa Laudi Comp., 1608; Di tutto ciò non ò parola — trioento e nel eetteeetUo, Pisa, tip. 8», con in A.L- Marietti, 1902, che comincia dal 1017. (2) Cfr. AoBMOt.Lo, Mantova, 1«86. (3) — Vo(ìki,, la beli' Adriana, p. 21 agg. — Davahi, Claudio MotUiverdi, Claudio Monteverdi, Loipziir, 1889. Olovan Oualtorto Magli, allievo dol Caccini, castrato eccellente, era stato ohiogranduca aoconnontl, qnasi in ricambio il Ktn a prestito a Fironzo por quindici giorni; del Rasi mandato a Firenze, di cui abbiamo veduto. — - 69 una da leggere mentre che si canterà, ne mando una copia a V. S., «i come le manderò per quest' altro ordinario certe car- un pubblicate per telle torneo che combatterà forse si di di il carnevale. costi s'è fatta cosa alcuna di simile trattenimento Se V. a favorirmi S. darmene di E parte. le bacio prego mano la di tutto cuore con augurarle ogni bene. Di Mantova 23 di febbraio 1607. li Aff.mo fratello e servitore R Anche un addetto corte alla , Principe di Mantova. Magno Carlo , > mandava lo stesso giorno la notizia della novità che si preparava al fratello Giovanni « .... Roma alla corte pontificia in Molto fratello oss.mo mio Ill.re : commedia Ieri fu recitata la nel solito scenico teatro et con la consueta magnificenza, et dimani sera Principe ne fa recitare una nella sala del Signor Ser.mo il partimento che go- Madama Ser.ma di Ferrara che sarà singolare, posciachè parleranno musicalìnente, dicendosi che riuscirà benissimo, onde per curiosità dubito che mi vi lascierò deva tutu li interlocutori non mi ridurre, caso che l'angustia del luogo Di Mantova Quale fosse la escluda.... 23 febbraio 1607. li commedia è ignoto; la favola musicale fu V Orfeo di Alessandro Striggio iuniore, segretario ducale, messa in musica del Monteverdi (1) più che un successo e fu una rivelazione, perchè il Monteverdi superò d' assai anche i . : maestri fiorentini nel trasfondere nella musica della poesia. Infatti lo stesso principe Francesco riscriveva al Si rappresenta la favola con tanto gusto di chiunque la fratello « il sente, che 1" marzo: non contento il signor Duca ad averla adita a provar molte volte Il (1) dSOrfeo \ librett(j ìor protettore | [stemma] , d'esserci stato presente ha dato ordine stampa ori^tuale ò qui riprodotto nel voi. Il Oimev\U dell'Anno M. D. CVII. dalla rara Rappresentata in Musica de gli Invaghili di Mantova; simo sentimento il \ Sotto | | i felici auspixij del Serenissimo | Sig. Ili | : che La Neil' | Favola Aoeademia Duca henignisCon In Mantova per Francesco Osanna Stampatnr Dacalo. licenza de' Saperiori, 1607; 8». Non y'è il nome dell'aatore. di | — nuovo le rappreseuti, e così si dame di questa città , Cora qui Gio. Gualberto, gran soddisfazione Madama... » col suo questa cagione quale sentazioni, né accenna a un corso continuato Duca il è supporre che si sia rappresentata a Milano, dove Duca assenza del (2), rappresentata anche a Firenze, quan- era recato si rappre- cosi presto due anni dopo come è fa- favorita alla quale lo vediamo ripensare uomo ha dato di da supporre abbandonasse tunque nessuna memoria ce ne rimanga. rari, anr trattiene cantare a tutti e particolarmente a essendo a Torino, dove forse fu cile si portato bene et s'è (1). Questa lettera l'opei'a farà oggi con l'intervento di tutte si e per il - 70 E ne fu notizia tosto Monteverdi, approfittando della il poiché l'amico suo frate Cherubino Fer- (3), di lettere e autore di versi, presso cui alloggiò, agosto scrisse al Duca: *... il 22 Monteverdi mi ha fatto vedere Il i versi et sentire la musica della comedia che V. A. fece fare, et certo che poeta et il il musico hanno La che nulla più. affetti dell'animo ben rappresentati si è bella, quanto alla disposizione migliore, et quanto somma da un zione ottima, et in Striggi non poteva aspettare si La musica poesia che non (1) I beli' può sentir documonti suno dol R. Àrch. (2) Non sappiamo S.r Cav. Stufa al meglio... i Francesco eori della Stato in Mantova, e furono editi dal Bkrto- di e 1 e 2), cipe scrivo allo Strijofio « : commfHia di insisteva anche nell'altra dol 28 lu^^lio pp. 90-91 (Doc. bene alla » e in parto dal 86-87,- che cosa intenda Marco da Qagliano scrivendo di principe : « tane poste in musica per il B già Koo.xa V. (cfr. àokmollo. La sig. il altro. LOTTI, Musiei alla corte di Mantova, Milano, Ricordi, [1890], pp. Davari, Op. eit., pp. 9-10. quell'anno 1607 elocu- all' ingegno qual'è altresì stando nel suo decoro serve si si gli poesia quanto all'invenzione passato accii^ sedici il ijiorni 25 lui^lio ri eh' io dotti al gliene mandasse....»; su di cho Vogkl, Marco da Gagliano, Leipzitr, bell'Adriana, pp. 54 sjfg.)— Manel lUlO Molto MaK.co mio cariss.o — Vi mando le il 1889, priic- parole che anda- ballotto cho s'avrà a fare et operate cho sinno subito impa- Se Leone sarà ^unto costi venghi lui solo sentii perdita di tempo qui, poichò quando vorrò gli altri manderò per essi Bartolo. Iddio vi conservi. Da Turino adi...?... gennaio ICIO, por farvi piacerò— Il Principe di Mantova. —Mandate subito il libro di Coinodia rato. > K pochi giorni appresso e Aspetto quanto prima i^ua la venuta di Lione con gli abiti et anco di tutto l'altre persone con la musica, et del Mariani come ho scritto con altra mia. Lasciate por<> le cose dalla commfl<lia in buon termine.... » d'Orfeo in music». (BKRroi.oTTi, Op. (:S) fimo il Vincenzo : eit., «i ttmpo con era p. 92). recato ai ba^ni tetto, balli a Sampiordarena, dove s'era condotto 9 musiche; cf^. Nkjii, Di Minimii, Oenova, il Rasi, • 1890, pp. 1-6. — La partitura tardò ad il 23 di quel mese - 71 apparire fino all'agosto 1609, e soltanto patria, dov'era in congedo, allo Striggio mi Altro non € alli . sua non che : occorre dire a V. S. Ill.ma V Orfeo spero che dimani, che sarà la da Cremona Monteverde scriveva il 25, mio se fratello riceverà manderà copia finita di stampare dal stampatore che glie )a per giunge a punto dimani et subito coriere di Venezia che il hauta ne farò legare una et donerò al A. la V. cipe, et donandagliela supplico S. del parole presso quella Altezza S.ma che significano desidero nell'animo mio di mostrarli quanto et umilissimo servitore e che merita) per mancamento d'animo.,..» (1). dono poco a di fortuna Prin- sig. Ill.ma acct»mpagnarla di S. si, A. S. il molto che sono devotissimo li ma non molto S. (che già per difetto Per affermare l'importanza dell' Orfeo nello sviluppo primordiale del melodramma credo opportuno riferire per intero la analisi fattane dal Roeder (2) « Benché quest'opera sia fatta sul modello e sullo stile di quella del Peri... vi troviamo già una predilezione speciale per : il dramma il Monteverde cerca L'appirecchio scenico e musicale s'allarga, ed lirico. E personaggi suoi. di far Virnpossibile maravigliosa la quanto al carattere dei degli strumenti ricchezza egli il Monteverde fa uso in quest'opera e vedremo che aveva già la giusta idea della pittura strumentale (la pri- ma esigenza per la tecnica superiore nel trattamento del melo- dei quali , adoperando logo) affetti gusto i diversi strumenti (diversi nel tessitura) per lorito, nella suono, nel co- caratterizzare tutte le passioni e gli che voleva rendere musicalmente; davvero fa stupire artistica) con che seppe combinare tutti questi effetti senza mai esagerarli, in un tempo nel quale l'arte della B. ÀTch. (1) ri. — La VRRoi Stato ia Mantova di partitura ha qaosto titolo Rappresentata in ifant-iva I In Venetia appresso Ricciardo Amadino. I zione : L'Orfeo Favola Serenias. Repvbliei pata. I (2) xMa [impresa] | | | in Mrsioa RoEDRR Uabtino, BoUand melnlogo XXX | | Al serenia- cU M^mferrato, ec. fa fatta | e la | sua musica [impre- | una seconda ìlìtstro di C-ipella si sono occapati È edi- Della Ristam- origine. Situilo eritieo-storieo, nella (1875; n. 23, 21, 27, 28, 30. tatti gii storici della in luce. Dara- Moxtb- (Jlavdio L' Antio 1G07. St nouanwnte Appresso Ricciardo Amadino; in-fol. Mantota MDCXV Il et MDUIX. — Ne | ila | noiiamente data Da Clavdio Montkvbrdk Rappresentala in In Venetia Musicale di Milatu), An. Fétis al | «t Pren^ipe di Mantova, \ Mvsiea , stru- dalia cortesia del si^. Stefano Favola in i l'Anno 1607. \ simo signor D. Praneeaeo Gonzaga. sa] favoritami ; L'Orfeo : il Oa\- inutìle dire che dal deli' Or/«>. — 72 — 'mentazione era in culla. Guardiamo l'indice della partitura dell' Or/èo^ e troveremo che gli strumenti erano: dodici violini, due due teorbe, due clavicembali, due organi di legno et uno due flauti alla vigesima seconda (ottavini), quattro trombe, due cornetti e cinqiie tromboni. In nna edizione piìi recente l'elenco è cambiato assai: due gravicembali. due contrabassi di viola, dieci soprani di viola, l'arpa doppia, due violini francesi a sei corde, due chitarre, due organi di legno, tre bassi di viola, quattro tromboni, un organino di regale, due comi, un zufolo, una chiarina, tre trombe a sordine. arpe, regale, Sappiamo poi dalla prefazione (in que' tempi i compositori usavano fare una introduzione letteraria alle loro opere jier ispiegar meglio le loro intenzioni) che i due clavioembali si tro, vavano uno a destra, per accompagnare zione, il di legno, le l'altro a sinistra della scena (fra secondo e, ora le viole ed i dell'a- canto (invece che col piano) s'accompagnava col regale il carattere delle persone che l'accompagnamento cambiava di ferno) quinte) le monodie. Dalle frasi caratteristiche i violini , ovvero questa nota dell'autore: od regale fondi del contrabasso. Nell'atto terzo riti infernali, scene terribili dall' in- (nelle del registri acuti e striduli « cantavano, prendendo ora una teorba, colorito, 1 toni bassi e troviamo al Coro di spial suono di un regale, orga- no di legno, cinque tromboni, due bassi da gamba, d'un contrabbasso da viola. » E curioso assai l'osservare compositori s'affaticassero per trovare qualunque effetto sul teatro, e i come già a que' tempi mezzi sicuri troviamo nel Monteverda che volle dipingere cogli strumenti adattati matica della scena. L'aria pici il tazione secondo un accompagnamento prima due cornetti, nella terza due strofa quarta l'organo, nella quinta fenmte dell' accompagnamento violini il : due ed dà un terzo ne questi strumenti e- così la strumen- troviamo violini, nella un nella seconda violoncello , nella quartetto d'arco. Quell'uso dif- strumentale (secondo tere della poesia) e quei ritornelli ci di primo il situazione dram- cambia ogni volta c-ontenuto della poesia i ottenere precedute sempre da strofe, tromboni (per dar con riflesso dell'antica epopea), il la dell' Or/feo nell'atto esempio efficacissimo. Nelle cinque ritornello di cinque d' il carat- caratteristici e diversissimi, fanno indovinare una certa intelligenza (forse ignai^a ed in- volontaria) del uielologo, che in quo' tempi aj)parl sotto le vesti del recitativo. » IX. Le Feste di Mantova nel 1608. Da questo momento le vicende musicali di Firenze e di Mantova sono per gli anni che seguono strettamente congiunte. A somiglianza dell'Accademia degli Invaghiti che a Mantova aveva come testé vedemmo, trionfato con V Orfeo, quale , naturale propaggine in quel secolo delle camerate del Bardi e del Corsi, nel giugno 1607 con gli Elevati, lo abbiamo notizia in una Francesco Gonzaga si istituiva in Firenze l'Accademia de- Ne scopo principale di coltivare la musica. « : lettera di Per ora li nell'aver contezza dall'Accademia senza dubio, avendo da lei Marco da Gragliano al principe rendo grazie del favor ricevuto nuovamente formata costi, la qual origine, sarà cosa maravigliosa; aggiun- gendogli all'incontro che dua mesi indietro , da me et da altri degli Elevati, già miei scolari fu dato principio all'Accademia molto fa premeditata, e prima che adesso gliene avrei dato conto non mi avessi ritenuto 1' espettazione di averla condotta in buon termine, si come si ritrova oggi, poiché ci sono entrati e sonatori e cantori entrano continovamente i primi compositori se , della città , e in breve spero mandarli l'Accademici, e per fine umilmente ceda il colmo di ogni Di Fiorenza, il di i 20 di agosto 1607. 5"J n.) del- gli con- Luca » (1) Bati, Iacopo Peri e Giulio il conte Alfonso Fontanella, Antonio VoGBL, Mano da Oagliano, doc. 3; e notizia delle Accademie musicali che raAdkmollo, La beli' Adriatta, si formarono qaasi dovunque ib., pp. 23-23. n. — Ma un'altra lettera dal 29 luglio 1608 (Vogel, doc. 11; Adbmollo, p. 50reca qualche dubbio che l'Accademia di Mantova fosse proprio quella de^li In- pidamente p. òG. Dio maggiori compositori, e quindi Piero Strozzi, Ste- fano Venturi Del Nibbio, (1) operetta fo riverenza. felicità. Infatti furono accademici Caccini tra li qualche — prima avesse avuto esecuzione o non piuttosto si il progetto dell' anno una trasformazione, perchè il Da Gagliano scrive: « ....Ho avuto i^ran gusto sentire che in Mantova si eregga Accademia di Musica sapendo che le cose dove s' impiegherà la sua volontà non pos-sono riuscire se non perfettissime .... » vaghiti e che trattasse di Solerti. 10 — 74 - Neri Alberto, Severo Bonini, Sante Oriandi, Alberto del Bicci, Vivaio, Lodovico Arrighetti; tralascio per ricordare invece che si cantori eie canta trici (1) dilettavano in quel tempo di comporre inventare feste e balli, come Francesco narroti iuniore, Lorenzo Franceschi quantunque ne manchi certo, i poeti, de' quali furono ascritti tutti coloro i per musica e di Cini, Michelangelo Buo- Ferdinando , notizia, Jacopo Saracinelli Cicognini, e Ales- sandro Ginori, Alessandro Adimari. Giovanni Villifranchi, Andrea Salvadori, Giambattista Strozzi Gabriello iuniore, Chia- brera: a capo di tutti Ottavio Rinuccini. E opportuno ricordare che G.B. Doni, quale in più luo- il ghi parla del Rinuccini, quando nel Trattato della musica sce- nica (2) enumera ragioni per le quali quest'arte non era cre- le sciuta al pari di altre, conclude non naturale leggiadria dello sita, oltre i : « Quinto ed ultimo è così facile trovare dei pari al Rinuccini, letterati e musici mente e stile gran credito il da volentieri erano segnamenti. aveva appresso loro abbracciati un , Don Giovanni, sembra non lore e e puntual- suoi ricordi e in- i Di famiglia nobilissima, ricco, avvenente ben voluto dai Medici di principi i obbidito » leggiadro e ricercato mente perchè , quale con la ebbe congiunta un'orecchia esqui- ch'egli onde era rispettato ed : il e fortunato, poeta e intimo special- Rinuccini era conscio del proprio va- il mancasse, se non una dose d'alterigia, certo gli Una traccia se ne ha fino dal 1594, quando una canzone per Don Giovanni che, creato generale dell'artiglieria imperiale, si recava in Ungheria contro il turco, poco di prepotenza. egli scrisse la quale terminava cosi Né fia : che nube tetra D'oblio rinvolga S'a gli illustri i tuoi guerrieri allori sudori Arma secura la celeste cetra; volgo uniil s'aito non E taccia il Ove raggira il sale voi cigno immortale. Nel manoscritto autografo accanto a questi due ultimi versi è una mano che indica questa preziosa confessione (1) L'elenco illostrato le no vegga noi Vo<irl, op. (2) Nella Lira Barimim, Fimue, eit., dell' autore pp. 24-2!<. 17C3, voi. II, p. 137; cft. puro pp. 14U, 167 eoo. — stesso « : Poeta. fecion malvolere '1 (1). andate in Francia piare — nota che questi duoi ultimi versi I trionfi musicali della mori e 75 le (2) Dafne e àaXV Euridice e poi le sue contennero forse per qualche tempo invidie degli emuli, che però i malu- non tardarono a scop- come or ora vedremo. Michelangiolo Buonarroti che già aveva bel nome e che nel 1605 aveva dato II Natale d'Ercole, rappresentato a corte per la venuta dei principi Estensi (3), fu richiesto quasi contemporaneamente di una nuova favola, Il giudizio di Paride, che aveva allora composta, cosi dalla corte di Toscana come da il quale anche braccava a Firenze qualche da trasportare e Mantova, e precisamente un libretto musicale, che aveva per argomento Teti, composto dal Cini con la Ferdinando Gronzaga; altra cosa speranza che fosse accettato dalla corte per essere rappresentato nelle feste per le prossime nozze del principe ereditario Cosimo. Ma la corte aveva preferito la favola del Buonarroti, e del Cini aveva accettata invece una veglia o balletto intitolato La notte d'Amore; si noti adunque che la scelta era già fatta ed Ri- il nuccini era escluso da ogni partecipazione a quelle feste. Tutto ciò ci è narrato da queste lettere a don Ferdinando del Buonarroti (4): «Ill.mo et Ecc.mo Sig. Pad.ne Col.mo Se si potesse aver martello servendo a suoi propri Princiavrei pi per cagione di quelle cose con le quali si servono, io veramente avuto martello grandissimo (dovendo li al presente servir- per lor grazia con la mia favola di Paride) in non ne poter servir V. E. 111. che tanto onore mi fa per la sua benignissima lettera, per la quale mostra averle di già anch'ella disegnato qualche luogo per onorarla, benché per sua lunghezza non più (1) Codice n. 249 dhlla Palatina di Fironzp; e. 100 r. - La canzone : « Per D. Gio- vanni Medici i^enerale dell'artiglieria nel campo Cesareo in Ungheria» incomincia: Or che s'accinge all'armi. Nelle Poesie (Firenze, Gianti, 1622, p. 17) è invece stampato tomo un sonetto per il ri- del Medici. (2| Cfr. qui addietro p. 28. (3) Cfr. (4) all'anno nel mio voi. solla Corte Medicea cit. Le debbo all'inesaaribile cortesia del signor Stefano Davari, dall'Archivio Gonzaga. che per me le trasse — 76 me ne aveva commesso valesse a quello, perchè V. E. Fu adunque ponimento. — poiché le erano destinate per tante vie favori modi del favorirmi i col comandarmi Ma speciali. si se io valessi cosa alcuna in poter servir a V. E., a lei cheranno com- il tal favola principiata sotto felice stella, non man- et io ricevo , il presente onore da loro A. S.me con la buona gratia di V. Ecc. La favola del S.r Cini, per quanto da lui stesso ho voluto in- tendere, non comanda trova obbligata a nulla, per avviso si V. E.; Di Firenze tazione, fo debita reverenza. di V. Ecc. IH. Ser.re il di 31 di luglio 1607. dev.mo e obblig.mo Michelangelo Buonarroti Ill.mo et Due quanto di desiderando dal Signore ogni esal- quale alla (1). Ecc.mo Sig.re Golendis.o lettere di V. E. Ill.ma mi sono venute successivamente, mi delle quali l'una molto tardi è capitata nelle mani; per que- sta V. Ec. dice costituirmi procuratore a sollecitare a mandarle la sua favola, che subito ricevuta sì straigliela, e l'ho trovato desiderosissimo di servir fusse sicuro che l'opera sua avesse veramente il sig. il Cini cercai e mo- V. Ecc. quando il suo fine e che mi parve che non massimamente che mostrava conoscer que- fosse per esser reppresentata. Intorno a che ce le potesse replicare, sto per particolar favore di stesso per (1) Infatti esemplare al due altre appena mie le la favola fu pubblicata, R.mo Sig.re li Buonarroti al a mandarne un mio et patrone Col.mo di Paride più che a V. S. Ill.ma, poiché a Lei da si affrettò si : è alcuno per aventnra a cui s'appartonica che queste Altezze io ho significata, cioè l'averla promessa Gonzagra con questa lettera Ill.mo e Non V. Ecc.. Mi confermò appresso la che egli pur mi afferma avere scritta a V. Ecc., e che difficoltà il protetfer la mia favola del Oiudixio prima fu destinato da mo, innanzi compiacesser di volersene servire in questo felicissimo nozze. Ondo presente presentandogliele, posso farlo con sicurezza, ancorché io (.e porgn cosa che per so sarebbe spogliata di ogni dignità, se l'ocv^^lono per cai servì non le rendesaero, por quanto è capace, infinito onore. Se a V. S. Ill.ma parnX cho questo Giudiaio abbia appello contro di ino, ?^i uone son certo cho havrà, e non contro a Paride, non ìsdogni per sua bonitrnitA di mostrurmi quelle riunioni che mi orrori dei quali io troppo oieuo baciando la poison mi avvilo che sia questo conrincero : ciò veste fo devotiss.ma reverenza. Di Pi ronzo li sono mio componimento. Et a 10 di novembre 1606. Obb.mo deretmo Michelangelo Ser.re Buonarroti. gli lei — 77 — a Mad.a Ser.ma che disse a altro tempo volersene servire la : qual difficoltà a V. Ecc. sarà agevol cosa sopire, perchè essendo oramai A. provveduta per S. le prossime V. Ecc. fuggendo forse favole, e a sicuro che Mad.ma beramente. E dal Signore nozze tempo nostro e ad altre occasioni essendoci Principe del dì fabbricar nuove tempo, posso credere esser il Ser.ma, volendola V. Ecc., gliela concederà con questo reverenza e fine le fo debita le maggiore esaltazione che meritano quella li- prego le sue virtù rare. Di Firenze il dì 14 di agosto 1607. D. V. Ecc. lU.ma Ser.re Devotiss.mo e Obblig.mo Michelang.lo Buonarroti. Hl.mo et Ecc.me S.re e Pad.ne Col.mo Ho sentito infinito contento che soluzione di scriver qua a la favola del S.r da effettuar la V. E. M.ma S.ma abbia preso 111. ri- suo desiderio per aver il Francesco Cini, perchè questo sarà U sicuro modo voluntà di V. Ecc. e liberando l'obbligo in che si trovava con S. A., che il Sig. Cini del- desiderosissimo di servir a V. E., con la sua semplice voluntà al presente noi potea fare. Simile desiderio ho io di potarla servire e di ricevere suoi favorevoli comandamenti al desiderarle da N. S. ogni -gior bene, facendole debita reverenza. Di Firenze il i mag- di 21 di agosto 1607. Di V. Ec. m. Ser.re Obbl.mo e devot.mo Michelang.lo Buonarroti. Eìd ecco lo stesso giorno entrare in scena Cini e scrivere da sé al Gonzaga (1) «IU.mo direttamente il : Ecc.mo mio Sig.re CoLmo et Già che V. Ecc. IH. non ha ricevuto la mia risposta, le Mad.ma nostra Ser.ma quando mi rese la mia fami disse che io la conservassi appresso di me, perchè in- € replicherò che vola, (1) Questa e non coordinate e le lettere seguenti furono edite già illustrate. dal Davaju, Monteverdi cit., ma — — 78 tendeva di servirsene in altra occasione; più per complimento non era le lecito che per altra il che forse mi fu detto me intenzione, tuttavia a disporne senza la volontà di S. A. S.ma, la qua- senza dubbio alcuno, ricercatane da V. Ecc. 111. ma per ser- virsene in occasione di nozze del S.mo S.r Principe suo fratello, non solo non gliela denegherebbe , ma ne havrebbe gusto si , per servizio di V. Ecc. Ill.ma, come per honore e contento mio, ricompensandomi in vola (1). Che una Veglia, a una ciò d'ha ver preferito stimo niente, e questa stimo qualche cosa. Ora a il fa- se bene anche quella è opera mia, tuttavia non la V. Ecc. risolversene, che quanto a quello che è in me, riceverò sta sempre per singulare favore Thavere occasione di servirla in tutto quello si degnerà adoperarmi Di Firenze dì 14 dì agosto 1607. il Di V. Ecc. Ill.ma Devot.mo Ser.re Francesco Cini. H mandò Cini poi con due altre lettere, che ci mancano, libretto e disegni per le il scene ; tardando 20 settembre con alcuni avvertimenti, timore con una insinuazione per noi al Rinuccini la ma il replicò risposta, tradendo un certo assai importante relativa : lU.mo et Elcc.mo Sig.re Col.mo « Perchè io veggo quanto V. Ecc. Ill.ma habbia a cuore la Commedia che ella intende di rappresentare nelle nozze del S.mo S.r. suo fratello, e perchè mio gusto che tutto io le riesca desidero e per honor di con honore e lei, e per non posso felicità, mancare di ricordarle quelle cose che io giudico espedienti per tal fine. E però le dirò, che se bene io so che ella ha appresso di sé huomini di molto valore, tuttavia che per quelle parti che V. Ekjc. disegna che sieno recitate cantando, e anche per recitar la sua parte, il nostro Iacopo Peri, o Zazzerino, che Io vo- gliamo dire, mi parrebbe che potessi giovar molto a questo ne- non basta che gotio, perchè, come sieno belle che non so che sia della nostra), (il ella benissimo sa, ma le favole bisogna che sieno ben recitate e rappresentate, che dalla diligentia posta in (1) l/k NoUe d'Amore ricnrdnta. — 79 — alcune minime cose e del recitare, e dell'ationi, e degl' accenti, avvertimenti e degli habiti, e di mille altri sono acquistate si nome alcune Favole che V. Ecc. sa, et io ne posso far fede che a tutte mi sono ritrovato si come si è ritrovato il nostro Zazzerino; il quale replico a V, Ecc. che farebbe buon tanto , giuoco in questo servitio, e so che volentieri la servirebbe, tuttavia che ne avesse Ucentia da questi Principi, sarebbe che a V. il poiché non credo che queste nozze di qua facile, Ho bino a celebrare prima che a Primavera. Elee, hab- si discorso con S.r il Rasi assai a lungo, acciò possa dar lume a V. Ecc. III. ma di alcune cose, e dove ella havesse qualche dubbio, mi faccia gratia d'avisarmelo acciò resti soddisfatta. Sento che vien costà adoperato in queste voglio mancare avvertir V. di che con tutto che egli sia in ogni altra cosa E}cc. tile S.r Ottavio Rinuccini, e che sarà il Non feste. troppo partiale di se medesimo e sportare dall'interesse si lascia talvolta tanto non guarda che , molto gen- in materia di Poesie egli è tal hora tuttavia complito. e versare con artifitiosissima astuzia e sagaci tà le cose degli altri. So che V. Ecc. è prudentissima e accortissima parso necessario che ella sappia che l' ci fa spesso tra noi roderci, come si ma mi , è questa nostra aria, vitio di il tra- di conturbare e intra- dice, il l'un basto troppo liberamente. altro, e scusi se parlo Sto aspettando la risposta di ricevuta di due mie insieme con favola e con la scena la circa ; la quale mi occorre dirle, che avvertisca che la Nugola prima, per la quale scende Giove, deve come è disegnata, dalla banda, e non nel mezzo della scendere dovendo Giove parlar con Proteo, esser, scena, acciò nello non voltasse le spalle. li poi nel mezzo ove , si Può bene apre il nel tornarsene in su andar ma Cielo per riceverlo, di ciò non dico altro, perchè so che ella intende singolarmente, et ha huo- mini di valore. Peleo deve esser vestito da eroe guerriero alla Greca , ma che 1' elmo rappresenti bel vedere e torna a proposito a traverso che dorate che Gli altri, vegga come cose che non so tro; si faccino nodo io ricordando i ; si la testa del cignale, come anche, o la pelle di esso cignale, in su le note, so che spalle, o in costi si che solleciti con mezzo le zampe al petto. saprà molto meglio loro habiti e contrassegni, però solo a V. Elee, che farà alle spalle, o non ne dico al- quanto più può e — non 80 — mai del provare, se vuole che bene che cosi mi ha insegnato resperienza.... si satii Di Firenze « cose le rieschino di 29 di 7.bre 1607. il Rinuccini era assai bene accetto anche a Mantova ed era Il amicissimo con Ferdinando dasse a rispondere punto al Rinuccini, al ; può anche essere che questi Cini avendo chiesto ritar- notizia e parerò ap che questi cogliesse l'occasione per vendicarsi e ma è pur vero che il Rinuccini si doveva recare a Mantova, dove giunse il 23 ottobre (1), per altro impegno, come vedremo: e però se non scrisse prima in dell'esclusione subita a Firenze; , contrario, non deve a si veva già ricevuto « lui rifiuto della il Confesso liberamente che sione e gelosia della vivo io mia reputazione, che Teti, 20 ottobre, quando replicò il al Cini a- il Gonzaga cosi: in grandissima confu- non fusse temerità) V. Ecc. 111. ma, perchè da una parte non direi anco di quella di e (se mi posso indurre a credere che volontariamente che è Prin- ella, compor- cipe e Cavaliere di tanta cortesia e benignità, voglia mia Donzella tare che resti svergognata la fidatali nelle sue non pur da me, ma da Mad.ma nostra Ser.ma. E dalaltra non mi par possibile che se V. Ecc. veramente ha mo- braccia, l' a strato chi ella desiderio obedisce, di honorarla per trat- tenimento delle nozze del S.r Principe, sia denegata una voglia tanto lecita e honesta e proportionata figliolo di alla sua professione , a tanto merito e valore, per anteporre a lui e alla sua reputazione qual gusto di il particnlare sia altro si estraneo. « come il Ecc.mo si Sig.re, io non so che mi poter credere ma sia non gli può essere negato almeno , voglia, io so bene che rappresentarla in un cantone d'una sala, che non credo però che in Mantova ne manchi, fuori della sua Reale. rappresentata (poiché si sia il mine) benché senza apparato o altri (1) Il V x. in -<ì» 25 ottobre campaifna il : MgreUrìo daoale «...Della «tata raffiraoirllata dal onuta %\\f. Iwnndra irià comunque ornamenti di macchine tiamdio recitata semplicemente, cantandone solo uho or« E negotio è passato a questo ter- due i cori , e- che ser- Strialo «TviiaTa al duo» Vlnconto MOO d«l tig. Bennocini credo che gtorni Chioppio.... > (Aroh. QonxaRa). — vivono per intermedio con musica pieaa Ninfe e dei Cupidini cantate in terzo o , e le canzonette . in quarto, delle tanto ella è presume almeno per la condecenza che ha c-on la gravità e maestà del suggetto, di piacere agli intendenti al pari delle ben lisciate e addobbate, e forse far vergogna a tale, che gl'è hora più per pazzerella, che Nozze Reali, e per favore e astuti a. che per merito anteposta (e vaglia per una volta a parlar prosuntuosamente, poiché cosi si usa hoggi di). E se forse ciò non gli riuscisse alla presenza di chi la sentisse recitare, gli riuscirebbe senza la leggessero; che purché dubbio appresso a quelli che vada per ella mondo come il cosa rap- presentata nelle nozze del S.r Priucipe di Mantova, questo gli basterebbe, quando più non le sia lecito ottenere. Già tutto che ella è vt nuta a V. Ecc. Ill.ma per qual fine gl'è stata mandata, onde sima sua infamia, e la E gli fischiate risa, le le , sa per si modo qual e non può senza gravis- maggior che possa avvenire a Donzella, esser repudiata. . et in già mi pare di sentire e di vedere che gli che per invidia hanno sarebl^ero fatte, i bisbi- da quelli biasimato e cercato di impedire la sua venuta a Mantova. Siche di gratia. Ecc.mo mio Sig.re, per quanto ella stima non pur l'honor di lei ma il suo proprio, non comporti in modo alcuno gli sia fatto cosi gran torto. E perdoni a me se parlo con troppa libertà, perchè essendomi horamai dichiarato per suo servitore mi pare che non solo mi sia lecito, ma debito il du' liberamente quello che io giudico appartenere alla reputazione del mio Sig.re il quale havendosi fino a hora acquistato titolo di protettore delle Muse, , , non è conveniente che lo lasci convertire in nome di violatore o strapazzatore di esse Di Firenze Ma il dì XX di ott.re 1607. già prima di ricevere questa lettera abbastanza vibrata. Ferdinando dovette scriverne un'altra con scusava e in parte spiegava possibilità compiere inpegni. Follino . quale in parte da parte del Peri, cui ne era affidato l'incarico, di opera a tempo ciò era vero scrivendo a , , il Duca aveva che fino dal già contratto altri 24 settembre Federico Cremona a Claudio Monteverdi per con- solarlo della perdita della moglie, lo esortava a farsi Solerti si dubbio sulla 1' E la Cini, che oltre al al animo, a 11 — 82 dimenticare questo è punto d'acquistarsi il avere un uomo l'amico, e « il ler sera . suo dolore e a tornarsene subito a Mantova, il in terra. » il sommo Monteverdi ascoltò Il principe Francesco scriveva al il desideroso di « consigli del- i Duca Monteverde mi venne a parlare, ben servire V. A. in queste feste che può quanta fama di il 10 ottobre: mostrandosi e di nozze e par- ticolarmente nella pastorale in musica, mi fece instanza che volessi scrivergli che sarebbe necessario che egli fra sette o otto giorni avesse le parole per jjoter dar principio ad operare, per- chè altrimenti non gli basta l'animo in tanta strettezza di tempo quanto è da qui a carnevale, far cosa buona...» Non era dunque Teti del Cini che la dovuto musicare, poiché il 10 ottobre, ma il il (1). Monteverdi avrebbe libretto di questa era già a Mantova invece una favola del Rinuccini, l'Arianna; e se intorno ai primi accordi ci mancano documenti , spiegata è però per essa la ragione dell'andata del poeta a Mantova dopo questa sollecitazione del maestro. Adesso dunque possiamo comprendere di Ferdinando, che fórse si quest' altra lettera del Cini che ancora perchè insistesse con me Duca il le duplicate lettere era imprudentemente impegnato, e si lusingava e pregava e la Duchessa, guardandosi insie- dalle astuzie di quell'amico: « Io non risposi alla lettera di V. Ecc. Ill.ma la settimana passata, per essermi stata resa duci giorni dopo la partita del Procaccio. G-li qiianto prima la favola, non di darle solo finirà già ridotta a buon termine, e con l'esqui- ma sitezza altra volta scritta a V. Ecc.za, ha buona disposi- dirò hora che io ho trovato tanta zione e fervore nel nostro S.r Iacopo Peri, che per il compita soddisfazione, verrà a Mantova desiderio che al suo tempo, buona gratia di questi Principi come ella presnpone, canterà, non solo una parte, ma due e farà in ciò se sarà con et ancora , quello che per ninno altro havrel)be fatto che per V. Ecc. IH.. Egli si piglia assunto di comporre recita t,e, et oltre a ciò farà il tutte prologo quelle delle Ninfe o de' Cupidini, anzi (l) Da^aki, Op. ni., pair. 12. , si e le parti qualche ohe vanno arietta di piglia pensiero di tutte - 83 — queste; onde non resterà altro che le musiche che cantano si di quelli Le ro. piene dei Cori, Deità che compariscono da ultimo, cioè intermedi, e quelle delle soli, come di quelli che cantano in co- quali musiche ho pensato, se cosi piacerà a V. Ecc., che Monteverdi ella le l'accia fare costi al o altri suoi Musici , , si perchè son valenti huomini, si per risparmiar briga e spesa a V. Ecc., et anco perchè è conveniente, si per non si tirare addosso l'invidia, come non Musica si prò vedersi di gente forestiera per aiuto il come faremo qua anco di quelli di casa, la per honore della Casa di V. Ecc.; perchè si vergogna è havendo chiamato honore il non creda pure che non noi, dell'Ill.mo Montalto, cosi sarebbe poco havere a servirsi anco de' suoi servitori; e mescolando di codesti paesani, etiamdio che si facessi divina- mente tutto, sarebbe sempre mal fatto e lacerato ogni cosa. E perciò sono andato pensando che non solo quanto a' compositori si tenga questo ordine, ma anco quanto ai cantanti. Onde , considerato bene que o il sei al il tutto, nostro S.r Iacopo fare la parte di Proteo e quello di Himeneo, Giovannino Castrato il ho pensato che basterà a V. Ecc. cin- più di questi cantanti, cioè che potrà acconciamente Ninfa Nuntia, la Fabio Castrato Brandino uno dei compagni di Peleo, più il Tetide, principale Gualberto putto, che altre volte è stato costà, per il Grio. Cupido e come servitore di V. Ecc. può acconciamente fare la forse un'altra Ninfa. Il Rasi poi, quale si presuppone che non mancherà parte di Peleo e quello di Giove costi, potrà fare altri compagni putti, o altri manco il di Peleo , sento che tenori, e cosi verrà spesa, e il una donna, che sento che ; manco briga costi non mancheranno o V. Ecc. a esser servita e più lodevolmente, se io il nostro non ha qualche uno ben nato , simile con non mi presupone Sig.r Peri Rasi canterà anch'egli: che non cantando di farlo se è Prologo. L'altre Ninfe, o Coro di Cupidini, o inganno. Protestando però che che , non intende a lui che canti. Egli farà quanto alla favola qneUo ho detto di sopra, e farà quanto prima ; e i soggetti per cìmtare lo proposti, saranno tutti dispostissimi a servirla, e s'eserciteranno qui con ogni di- un mese avanti alle nozze a Mantova, da questi Sig.ri, come io non dubito massime se le nozze di qua non si fanno ligentia, pronti a venire se ella impetrerà licenza punto che ella otterrà, nel medesimo tempo che altro, o si proceda 84 Ma costà. più — avanti metta mano ad si avanti, è necessario, per non incorrer nel 8 condo errore, che sareblje peggior dal primo, tanto quanto men oiFenderebbe maggior numero di gente, e gente discreta, che V. Ecc. s'assicuri di quanto può fare, e di quanta autorità si può valere con i Ser.mi Sig.ri Padre o Madre, acciò non si disgustasse loro A. A., e V. Ecc. non rimanesse con vergogna, e questa gente con male soddisfàtione: con mi sono dichiarato derata affatto, per aspettare e resoluta e ferma commissione, la quale sicura tutta volta che io sentirò che tia dei Ser.mi Sig.ri suoi, e no. Et allhora lasci poi che da consi- per terrò io me ne dato cen- sia V. Ecc. fare a me, che l'assicuro che sarà servita squisitamente, e farà dire per con poca spesa manco che forse non prima non io piìi con buona gra- sia ciò loro quale la da V. Ecc. si mondo il crede k non di sé , e apparisco facie. Aiutisi di costà V. Ecc. e quello amico, che son più guardasi dalle astutie di me con- potenti che ella non crede, e Dio le conceda ogni bene. Credo che Rasi fusse dato commessione mentre dimora servi suo servitore, che N. S. sarebbe bene che al qua, che fusse con si nostro Sig.re Iacopo [Peri], o meco a con- il sultar e esercitarsi intomo a questo servitio, meraviglia non gli sia stato scritto nulla. cessi scrivere aiuto, o di compositioni o lo riceverebbe per favore. E se V. Ecc. è risoluta che le nozze si ogni prestezza, perchè le se non con molte prove, et io riverenza. Di Firenze il di me le inchino con solleciti si , so a Carne- faccino cose non riescono e non fa- suo, che bid'altro non perda oncia di tempo, e vale, gli protesto che con fanno bene ogni debita 26 di S.bre 1607.» Per rassicurare il Principe, il Cini mente anche dal Peri il giorno stesso: e V. Ecc. se un verso a Meser Marco da Gagliano sognando desse qualche che perchè sento che E fece scrivere diretta- Io devo infinite grazie alla memoria che V. Ecc. tien di me. e particolarmente hora che cosa, che di già per la comanda ch'io la serva in mio gusto havevo cominciata ; una onde tanto maggiormente hora m' apparecchio con ogni mio studio e genza a far quanto saprò, perchè ella resti pienamente si come la servirò ancora dovunque la mi comanderà. servita dili- Siamo io, lungo discorso stati a del quale perchè io so che ticolarmente non starò a , — 85 il Sig.re Francesco sarà ragguagliata Le infastidirla di più. io avrei caro, oltre la segretezza mi avvisasse che sorta , la per molti strumenti Cini et più par- che dirò solo buoni rispetti , la ha costi per regger le voci dei cantanti, che oltre a un gravicembalo e più chitarroni, amerei molto una lira grossa et un'arpa. Del resto all' occasione si scriverà a V. Ecc « Di Firenze il di di ella 26 d'ottobre 1607 D. V. Ecc. Dima.—Hum. Jacopo Peri. Ser.re » Ma né il Duca cedette, né il Rinuccini era tale da ritiFerdinando dovette scrivere che della Teli nulla si poteva fare per allora. Non credo tuttavia che il Cini dicesse la verità negando al Peri di avere avute lettere dal Principe e facendo rarsi: intravedere la speranza che la sua favola Firenze : non lo credo anche perché Rinuccini, contro lettere il quale s'è il veduto come fatto è che pochi giorni si recitasse invece a Peri era troppo intimo del il Cini insistesse nelle dopo tutto era tramontato, e poeta e musicista chiedevano indietro le loro fatiche: « ; Ho mostrato la mia ultima di V. Elee, al France- Siir.re m'ha risposto che non ha ricevuto sue lettere e circa alla favola resta contento e sodisfatto di quanto piace a V. Ecc., pur che la si degni rimandargnene. si come sono rimasti insieme, et io ancora per mio interesse a ciò fare la prego, poi che ho durato fatica a comporla sperando che presto sco Cini, quale , si reciterà qui ogni volta che € Di Firenze il non sia in altre 12 di Novembre mani 1607. Di V. Ecc. Ill.ma Afif.mo e Dev.mo Servitore Iacopo Peri. al (1) A complemento Qoazai^ € : per essenni impiegato in di questo episodio valgono queste due altre Quanto a musiche nuove non ho miei » (1) letterine fatto niente è un del Peri irran pezzo, che messi in musica l'opera del sig. Cini con molta caldezTa et assiduità, o perchè l'opera era assai lunga ne restai stracco, di maniera che ancor me ne sento, imperò mi scusi se per ora in questo non altri affari, oltre la obedisco. — - Rinuccini non era stato certamente con Il tola 86 durante che per Francesco feste nuziali del principe le mani le sua dimora a Mantova: infatti egli vi la alla cin- combinò rappresentasse si Dafne, alquanto ampliata e musicata di nuovo da Marco da Gagliano (1), e prese tutti gli accordi col Monteverdi riguardo la kW.^ Arianna. Ma avvenne poi che le nozze fossero maggio, forse anche per dar tempo di finire protratte intanto Ferdinando fosse creato cardinale (24 dicembre 1607). mantovana non volendo corte tanto più dopo feste, fausto avvenimento, il Dafne; di rappresentare intanto la Ferdinando cini scriveva a tirà subito fatte le feste, dizio di ma, ma lasciar passare i al cori il si : « La carnevale senza deliberò qual proposito Il dicembre l' al preparativi, e che i adunque il Rinuc- Messer Marco par- saranno imbastiti e sotto giu- il V. Ecc. riceveranno la perfezione. Sarebbe venuto priil non aver io fornito la mia parte et avendo lui non 80 qual carico di chiesa In compenso , l'ha fatto pigliar questa sicurtà... Gagliano portava qualche altra cosa il alla Dafne, e ciò aveva preavvisato dinando con questa letterina fino dal » oltre 3 dicembre a Fer- : Fatto « Natale, senza dubbio alcuno mi trasferirò costi il per servir S. Ecc. Ill.ma, e prima verrei quando vedessi necessità particolare, dicendoli come di continuo mi vo mettendo ordine con opere convenevoli al tempo et al suo in particolare avrò presso di cantando, quando desiderio farli vedere che non penso ad altro che a servirla che quando Ih in breve e facilmente, e questo rona recitar ini ritornerà coniiervarmi vivo in sua grazia ben tre anni più tarda la bene accenno per cantando chiamò certe piccole compo- non mancherò Di Firenze il Circa alla < del debito mio, o ili tanto Ih prei,'n Marzo 1606.» La seconda è di Tetido è vero che circa quattro anni di x di in frotta, ad alcuno, che loro musica Altezze so no volovan servire, « d'allora in <|ua io non Firenzo pensato «li li U di maggio Itili. > Ogni traccia coii dol libretto ci ho più come doHa qnoNta T»li è perduta, (1) ijuoHti infatti di li ne mesai in mosica gran porto, ma rafrrotlandiwi il coroaiidamonto V. S. Ill.ma rimase da me imperfetta, e poco doppo il S.r Francesco Cini hì ripigliò Bua favola, e mi disse per ordine di Madama Sor. ma oh'id non doeni 1' arie fatto itono, He di : et a S. Ecc. piacessi servirsene, opera da po- condurre da in me una favoletta per recitar tersi Favolette , ora stato olHclato fino dall'ottobre in via generale; attendere di sapere ehe oom doveiae fare (Voori., Op. tU., d«o. 4). il i6 rispondeva — sizioni proprie Chiabrera il Da amico del che era ben noto a Firenze e da qualche anno era ben voluto (1), Gragliano. e che Gonzaga, dai anche dai — 87 una pensione quali godeva E (2). il Chiabrera proprio era stato invitato anch'egli a partecipare alle doveva comporre un feste nuziali e termedi per cartello per torneo e gli in- il da poco Idropica del Guarini, già smarrita e l' ri- trovata dopo vent'anni, e destinata ad essere finalmente rappresentata (3j. Da tutto ciò par molto probabile che dei Gonzaga, e presentare Gagliano dovette essere il ma nuova: la tavoletta ben Chia- il brera cogliesse questa occasione per entrare vieppiù in grazia poter di lieto quale essa fosse precisamente non è dato indovinare. Delle due rappresentazioni che dovettero avvenire entro gennaio, per ciò che vedremo 10 marzo 1608 Ho e il soltanto ; il Peri scriveva al cardinale Ferdinando: il inteso che si sono fatte cose bellissime e quanto onore si sia fatto al V. Ecc. non resta memoria , Sig. Le cure Marco nuova Dafne fatta me ne rallegro.... nella che sommamente IH., del poste dal maestro recitar da » rappresentazione ap- a questa paiono infatti dalla lunga prefazione, ch'egli premise alla stampa della partitura (4), parole: ad 1' Restami < nella quale attraggono solo a dire (per 1' attenzione queste non usurpare dovute le lodi e arricchirmi quasi cornacchia dell' altrui penne), che altri, aria dell'ottava Chi da' lacci d'Amor che canta Apollo vittorioso del Fitone quella vive disciolto, e Pur giacque estinto al fine. insieme con l'altra cantata pur del medesimo nell'ultima scena Un guardo, un guardo appena infino tuo bel nome, le quali arie gran protettore della musica CI) Cfr. il mio articolo Le faroiettf e volte il mie come l'altre Neri Achille, O. Chiabrera Ital.na, VII, pp. (S) Cfr. grande intenditore di da reeitani mntando di G. Storieo e Letterario della Liguria, an. (2) tra sono composizioni d'uno de' nostri principali Accademici, stelle, naU Non chiami mille lampegsfiano IV essa. Ckinbrtm nel » Oi>vr- C1908). e la torte di Mantova nel Oiom. Stor. d. LM.ra 317 sgg. Bossi V., Batlitta Ovatini, Torino, Loeecher, lfl86, pp. 163^ e i doo. il citati. (4) Dalla larne II. quale ho estratto le varianti arrecate al testo dal Binaocini; cfr. qui nel vo- — Il Gagliano tacque nella stampa, forse per ordine: non nome dell'Accademico tra gli amici di Firenze, che un per curiosità e un po' per cortigianeria portarono queste arie tacque po' Da — 88 il alle stelle (1) aprile ; Jacopo Peri ne scriveva cosi Cardinale al 1' 8 : « Essendo universalmente volato grido a Firenze quanto il allegramente e virtuosamente loro A.ze Ser.me habiano passato i giorni carnevaleschi con le tare da V. Ecc. 111. in musica Dafne fatta reci- due feste recitate con plauso di tutta Mantova, e in particolare la arricchita dallo stesso Rinuccini di nuove invenzioni, e composta dal sig. Marco, con infinito gusto al pari modo di ogni altra e d'avantaggio, poiché tal conosciuto più proprio e più vicino qualcun altro valent' hnomo, come al di canto è .stato che parlare mio debito di quello vengo a ralle- quale in IH., si come feci col sig. Marco m'ha detto che V. Ecc. ha composto in detta favola alcune arie in somma eccellenza, e tanto 1' ha commendate che grarmi con V. Ecc. , risposta ra'è venuto desiderio grandissimo di vederle. Imperò se la mia non fosse presuntione ardirei pregarla mi favorisse mandarmene qualche d' una per cantarla per mio gusto e per riverenza che porto questa professione... Il Cardinale maastro, che e Bendo il poiché tanto onora eertamente hisingato accontentò subito 23 ebbe a ringraziarlo con la seguente: , , infinite grazie a che m'ha mandato, tutte due molto alle cose sue, » V. Ecx;. Ill.ma e bellissime, e affettuosa e bella, et è secondo il 1' Bev.ma aria di mio gusto, e il dell'arie Apollo le è giuro che quella Chi da' lacci d' Amor mi è parsa tanto vaga e nuova che mi ha fatto sdimenticar la mia. che pur ci havevo dentro qualche affetto sendomi stata più volte assai commendata; ma spogliato d' interesse, giudico e confesso esser in verità : , questa di V. (I) (;ii) attesta Eìcc. Ill.ma assai più bella. Matco da Gagliano Borìvendo al Cardinali) il 15 lutriio 1G08: «(ili tono di V. S. Ill.ma, inisine con l'aria, quale aorà doHideratiiMtma da m>dti oonfurmo a che i>>uo «tate tutt» lo •M «t in particulare OM dà' kuet d'Amon e Dole$ eor, quali gli giaro da Mrrltora, non è (iMMto oolara ohe non le oanti, e oon gnui guato.... > mando duo mtulriirali e Kto aspettando con frran donidorìo il — L'ho fatte sentire Vittoria , ad et — 89 Signor Cini al Sig.ra della al figliolo . amici miei con molta lor altri meraviglia , et in particolare al Signorini, marito della Sig.ra Francesca [Cacciai], m'ha favorito scrivere ha della cassetta de re mi fa selli, per rendere in contracambio, e mi mi re mi mi, che a questo tacque, ma come prossimo di chi ne ha gran quantità non dubito punto farà tal senseria, e per lui non è da lassar tal occasione se andrà ben considerando, perchè ci sarà da far buon guadagno, non che altro mescolandoli insieme si farà buon composto. Quanto a me. s'io havessi cosa alcuna di nuovo (se ben conosco mandar 1' acqua al mare), non mancherei mandargnene per obbedirlo e ricevere il favore: ma mi creda in verità come ho detto altre volte, è gran pezzo ch'io non ho fatto niente, per qualche negotio fastidioso in che mi trovo involto, come per non havere havuto molta occasione, e questa è la verità. Si che, V. Ecc. Ill.ma che ha del fatto^ non resti favorirmene, al lessi la lettera di quale V. Ecc. Ill.ma di suo pugno, e sentì el desiderio che che forse sarà cagione cantandole, di ch'io ci mi svegliarmi dal sonno in trovo, e cavarmi dalla malinconia, per parenti et ami- persi, che sono andati a riposarsi a miglior vita, techie che qui si Si che godine fanno sentire. per le pe- felicemente in mio martello, pame suo devot.mo ser- sanità, e faccino le feste gloriosamente, con zienza, almeno si degni tener memoria di vitore.... Di Firenze « Intanto il li 23 d' Aprile 1608 Rinuccini, che già . vedemmo tornato a Firenze, aveva condotto a buon punto V Arianna, a proposito della quale il 20 dicembre 1607 scriveva al segretario Striggio: « ... In quanto a quello che appartiene al rappresentarsi l'Arianna, non ci veggo difficoltà, se non che io avevo fatto gran capitale su delle '1 Brandino , su la Settimia donne di Giulio per i cori , per Venere, nel resto ornamento di grand' impor- tanza. La Favola mi cresce di maniera che personaggi, per esser non dico ritano questo V. S. Ill.ma SOLRBTI. titolo, ma più la ha bisogno di gran le mie non me- più bella, che grande dell'altre. Consiglierei a far ogni sforzo che di qua venissero e le donne 12 — 90 di Giulio, e M.r Marco [da Gagliano] Brandino. '1 menerò lo meco, questo nou ha bisogno di licenzia. Replichi V. S. Ill.ma Duca con e faccia replicare al Sig, saranno resima Queste cose cantate son più basta: sono genti pratiche. che e più belle uom non 1' dire che a pochi di di qua- Venti giorni che stiano a Mantova ritorno. di difficili pensa, vogliono grand' esquisitezza, altrimenti non riescono. In quanto alla scena è necessario aver riguardo ma non fugge lido del mare, simo... » (1) Il Leonora tempo e Davari (Op. dell'll, «<., p. 13 n.) pubblicò «Ino lettore, Granduca al Duca Vincenzo con entrambe lo quali noeravano l'invio fine, del che occorrevano per dol Rinuecini, Antonio Brandi cantò provo lo nove ottave cho Da il Gaifliano nella la parte di Nnnxio. si lesrifono nel —Sulla una virtuosa omulaziono, Architetto delle seimonti ottavo il B. i lo stesso scusan- dei cantanti richiesti, Ma dopo queste insistenze cantanti i come Adkmollo, /yi s^'?. : — Ric^uardano certo il Brandi 92 contenente Poesie di varin I, « Passava in corte una fastosa invidia per ma corpulento e ma uomo -gracile v. arrasso, del G. Duca dir così, fra A. B. osqni- o Gher. M. Geometra, in- e ma«:ro al possibile, o fra loro occasione che B. sospettava corto mal il olToso contro all' A. di sé. • me Mostrarsi centra : fin.: E capitolo Duchessa contesa, dol che pl!,'liandosi pusto S. A. S. diede materia in eom. l^rafi ce. 41 r-43 v. ot ooleborrimo, bene spesso venivano a Parla dunque nel Settimia Caccini musico, e (fran sontttor di tiorba, i^offneri et riporto io prefazione alla Da^n« fa «li elogi di cit. cod. Mag'iiabechian') II, argomento di Alkssandro Adimvri, a sito che del 4 dicembre e alla incominciato a Firenze. aria bell'Adriana, pp. 75-76 n., e sulla Francesca pp. 142 II porto e al al sarò costà prestis- che provocarono certo nuove protfhiere da Mantova, è corto che furono accordati, perchè Cosimo io (1). «jcnonto per altro dosi il Ch'una tragedia finto e crudele sopra tre fé' leii:ni. Brandi è in ballo in quest'altro sonetto burlesco, che del Rinuecini (cod. Trivulziano lOOtì), trtwrsro datrli cantanti, col Peri, o con Ferdinando Saracinolli, poeta e autore di feste: Disceso in campo Avanti Flemma il o '1 Zazzorino cavalier Saracinello, il Venendo incontro a M musical duello For prova ciaschednn di paladino. finti e b duri un ^\^nn divino Temprando Muzio dìs.is.ito o bello, Empio di maraviglia srni coryollo Di fa i Così racconta Indi l'altro con Desta fnirando Or Ma il 'I man pronta e soave le più dotte corde, natura (crave. Flemma, cho l'orecchio non ha sorde, Udito il Chiede risonar di doppio ottave, la palma, e Il Incerta il : battitor Brandino. di b molle, or di rottto la vittoria, lo anto- insieme col Flemma, e con Muzio Efrem, rampof^na e morde. p-irtir fn eirnalo il discordo vanto, «'udirà nell'altro canto. ; Quando — la Settimia Brandino e il tova non sappiamo: due 91 Caccini andassero a Man- dovevano altri esecutori intorno al 20 di gennaio ma (1); giunti esser Mantova accadeva intanto a un grave incidente: la famosa romanina, la Caterina Martinelli come lo era stata nelle due feste del gennaio doveva essere la protagonista dell' Arianna, si ammalava di vainolo (2). Già il 2 febbraio il cardinale Ferdinando avvisava al prinArianna sta male, poiché la Romana non cipe Francesco: « ... che, , U è sicara di campare, anzi è in non picciol pericolo del resto ; il fornite quasi tutte le si è di già spedito in bene avendo musiche. Queste sono nuove che so di prova, non impacciandomi io in alcuna cosa.... » Il Cardinale pare che si tenesse in di- Monteverdi sparte, forse offeso per rifiuto della il magra soddisfazione Teti, al povero Cini. Dopo non 5 marzo (3). lieve miglioramento segnalato Sùbito dopo braio (4), il col il il 17 feb- mossero per re- carnevalesche, e cioè finite le feste Duca 28 febbraio e il la Martinelli era morta. 9 marzo il Francesco principe si dove doveva aver luogo il duplice matrimonio di Carlo Emanuele, di Margherita, cioè, con il carsi a Torino, due figlie Gonzaga e di Isabella col principe Alfonso d'Este. Fra trattative e feste, le quali sono state già illustrate e che del resto nulla oflfrono di notevole per il melodramma la delle , dimora si protrasse fino Pandolfo Stufa avvisava (1) veranno essere maggio al al Oaidìnalo il concedendo (5). 22 gennaio cosi * M.r Santi e : il agio pntto do- perchè sono molti giorni che partirono di qua.... > Santi è certo arrivati, l'Orlandi. (2) Sulla Martinelli (3) V. due lettere (5) deiTagente di Modma a | \ nelle reali ave figliuole. | dal di Savoia I delle Feste, noxxe dell» \ Mantova, Mantova, Agazzi, 1831. Reiaxione a qnssto avvenimento relative : ! Tomeo, Oiottrt, Serenissime Infatui In Torino, appresso — Breve i ib.; ecc., \ la pratiche di matrimonio et | fatte nella Corti donna Margherita, de Caaalleris 1608; fratelli 4»; dal Sereniss. \ | et Modena, | et | nele aneho il noxe delle seguito di Donna I- e altra ediI. 8 della Ser.nte Infante una copia ms. è nel cod. 0. Relatione di quanto è successo fra doi prinsipi cioè Mantoa | queste date in Adbmollo, p. 43 n. Duca Cari» Emarmele di Savoia coi duchi di Manioca e Roma, Pallette (1892);— [Bram- zione Àggiuntaui la festa di Miraflores, Naz.le di Torino. di storia di (per nozze Ferreri- Ponzio- Vaglia), billa PoMPKo], Relatione di Savoia, belC Adriana, pp. 36-47. Tarino Massimiliano Monteeuceoli àrea stte figliuole ripigliate Modena nell'anno Ì60S sabella La à.dbmollo, Antonio Costantini Volta, Compendio eronologieo della Raggruppo qui alcune indicazioni (4) di due cfr. di guera sino a anno 1618 come ancora di paeee Raccolte diligentmnenie da me Gio. | Mateo Cavalchino Dedicate al is»r.ma prinsipe VUorio Amedeo di Savoia; nu. nella Naz.le di questo | I I | - 92 Mantova, dove tutto rimase di terminare meglio le cose a affi- dato alla Duchessa: quest'assenza del Duca è causa delle notizie, quantunque che scarse, sono rimaste di quei ci giorni, le mandavano a Torino. Intanto era tornato a Mantova il Rinuccini e il 26 febbraio si radunò una specie di consiglio per concretare vari particolari intorno agli spettacoli imbastiti; il generale Carlo Rossi ne dava quali i segretari ducali notizia al Duca, il 27, cosi: Arianna sono radunarono Si «... Don Federico nuccini, Monteverdi, Prefetto et ieri restati in conclusione; in questa non ne stezza, del resto Madama so altro. mattina, Ri- (l),e quanto alla ricordò la pre- li è restata con il Sig. Ottavio di arricchirla con qualche azione essendo assai Bciutta. Quanto alla commedia, dove ho che io prologo, Salomone il secondo, Messer il quarto, et Paolo Birt la licenza; et se di chi canta bene.... primo il Marco tutta et la don intermedio, terzo (2), il Monteverdi fare, il divisione fratello di il sono detti li musici, de* s'è tolto Giacomo Monteverde Gio. il nome passa talché » Dunque la Duchessa trovava sdutta l'Arianna; et pure aveva in fine anche il suo bravo ballo dei guerrieri seguaci di Bacco Forse perciò il Rinuccini pensò di arricchire le feste ! con un'altra invenzione, che fu pure fu dato carico per Torino N. VI. 37. — Rua CHomaU — G adotto Ligustico. U., Un la fol., Don poletana di Lettere ed Arti, an. Mantova, (1) Il II, p. Modena Monteverde. Gli intermedi Corte eUla Carlo di EMuameU noxxe di Margherita nel e d'Isabella (por nozzo Lombardi-Testa), Bra, tip. Racca, pubblicazioni dol le abiti, gioielli, tapexxerie e altre robe della Savoia sposa del Frinoipe voia, al epiaodio letterario dovo sono registrato tutto MvctUari di Balletto delle Ingrate, di cui F., Oli Epitalami per le di Savoia coi principi di Mantova e di 1802, il musica — tempo. Prineipessa Borzklli A., 7Ve Donna Margherita di Oonxaga mdcviii nella Rassegna Storica NaB. Intra iii, iv, v. — O. Margherita di Sa- Francesco I, fase, , Gazzetta di Mantova, 1898. tip. d. Prefetto delle fabbriche è l'architetto Viarii, por 672 e Adkmollo, Op. di., p. 30 e 49; Don Federigo cui v. D' è il Ancona, Follino che Origini, antk poi il narratore alficiale delle feste. (2) Il Da Gagliano rimaneva dunque ancora a Mantova, e ciò spiega come certo in seguito a raccomandazioni avute, rispondesse al card. le Ferdinando < Poichò V. Eoo. 111. ma mi comanda ch'Io eserciti le musiche dol Sig. il il Peri, 10 manto: Marco Da ohe cantano soli, stia por sicura eh' io non mancherò d'ogni diligenza e le custodirò come mie proprie, e dica pure al S.r Marco ohe se ne stia con l'animo quieto, rhe qui el muo servizio non patir*, et in von> cho V. Ecc. III. ma Gagliano et in particolare quelle non potnva raccoinindarlo a zione di me, o che pii> sugirottn i;lt0 desiderssso servir vodossi lo r>>Ko dol Siir.r .Marco lei >. con più afll»> — saper l'Idropica, che i il Chiabrera aveva mandati, furono divisi tra ma quattro musicisti or menzionati, Monteverde, al povero prologo capitò addosso il quale se l'animo angosciato per al cente sventura seppe inspirare famoso lamento della il la re- tradita non è men vero che avesse ragione di scrivere molti « la brevità del tempo fu cagione che io mi riducessi quasi alla morte nel scrivere V Arianna » (1). Qui è d'uopo chiarire un dubbio che è sorto in alcuni per le parole che intorno all' Arianna scrisse Marco da Gagliano di Nasso, anni dopo : nella citata prefazione alla Dafne. Dice egli Claudio musico Monteverdi, compose sica di S. A., sica, perciò Il modo l'arie in con verità affermare che che visibilmente mosse tutto capo Arianna che clie la sola aria componesse altro del recitativi i pregio dell'antica il teatro a lagrime (2) » dividere una il Monteverdi non pubblicò della il e cori (3). L' i AdemoUo luglio 1608, che io riporterò più l:8 scrivendone Ma accolse senza i rarsi esaurito intomo ; non si sa a che intendeva eit., distrutto Peri chi, del Monteverdi, del libro fare. 22 ottobre Melodia, overo seconda pratioci ....Vado credendo che non sarà [tal libro] vato in pratica che quando fai per scrivere il dichia- anche per p. 75. lett«ra, la ha il Teti e occupato in Firenze alla proposito degli attacchi avuti dall' Artosi e da altri, mi aprisse Arianna Vogel il abbiamo veduto infatti noi Lettera l» maggio 1627, in Davari, Op. un line, dell' recitativi (4). (5) Da una innanzi ad altro composizione alla già con opportune osservazioni questo dubbio « mupuò mu- del lamento, lasciò supporre che altri che questi avesse preso parte parla di si dubbio, anzi volle vedere confermato in una lettera del Peri il (1) che , signor dalla il Canal, osservando che allora era consuetudine opei-a tra più maestri e < il : esquisito si rinnovasse si che celebratissimo, trasrgx) discaro 1633, questo passo al nella musiocUe, e quale ciò a : mondo, posciachò ho pro- pianto d'Arianna, non trovando libro che meno che mi illuminasse che doveri ossero un suolarne rinchiuso così che appena potevo di mìa debol vista quel poco che mi mostrasse; ho provato, dico, la gran via naturale alia imitazione né imitatore, altri che Platone per via di lontano con la fatica che sia bisogno fare in far quel poco ch'io per non dispiacere; ma rieschi come si feci d' imitazione: et voglia, alla fine più tosto poco lodato nel novo, che molto nel ordinario son per scrivere parte d'ardire ne chieggio novo perdono.... ». (Cfr. (2) Cfr. qui voi. II, p. 69, e per ciò come anche nell'altro mio voi. Le origini ; et di sii d' eeisere questa altra Vogbl, Monteverdi, p. 439). cho qui si dirà va cassa la nota appostavi, del mfJodramnt-t, p. 82. (3) Della mugica in Mantova cit., p. 764-5. (4) AoEMOLLo, La (5) perciò spero contentarmi bell'Adriana, pp. 64-65. V.iOKL, M/tUtverdi, pp. 348-1'J. la cappella di — 94 Marco da Gagliano : nessuna resta traccia nei molti documenti riferiti di qualche cosa da lui fatta per questa vedemmo occasione, mentre testé E maestri. ripartito tica sostenuta, queste altre righe infine veva con che quale, sdegnato per trattamento il gono ogni dubbio che d' S. Monteverdi il fa- scri- « !... S.r Il avuto in tanti anni, Don fece, corte di me et a che che feci quello Federico Follino mi promise per mezzo dimandandomi da Cremona l'anno passato a Mantoa mi promise, dico quello che V. lU.ma può vedere in questa sua che l'invio, et poi alla line una per : può dire che nulla si niente feci, altri Mantova, tolDare 200 scudi a Mes.r Marco de Gallia- dichiarava voler togliere congedo dalla ni tra immane 2 dicembre di quell'anno in una eloquentissima lettera il la lavoro il oltre all'attestazione or ora recata della sua, fatiche delle nozze, le , nulla è stato, o se pure ho avuto da mettere versi in musica. » , (1) ho avute mille e cinquecento E finite maestro se n'era fuggito a casa malato per Dopo il feste le 26 febbraio avvenne i piani, come consiglio del lettere ; morte della la apprendono prima del 9 marzo è del segretario ducale An- Martinelli, che scombussolò tutti due povero il soverchia fatica! la la ci un consigliere che era appresso il Duca a Qui ogni cosa passa bene da questa favola della tonio Chieppio ad Torino : Arianna « ... , in poi, nella quale la morte della Sg.ra Caterina ha posto tanto scompiglio che non so quello che ne riuscirà, e cer- tamente questa giovane acquistò tanto nelle azioni che fece nel- non pianta, è sua morte * (2). l'ultimo di Carnevale nell'animo di tutti che, se stata commiserata almeno universalmente la La seconda, del 10, è dal generale Rossi: « ... Cosi fosse in Commedia in musica come si è intrigati Madama spedisce a Bergamo per quella donna, poiché buono stato la rentina farà Venere...»; era questa la Caccini. che ignoriamo chi fosse, non volle muoversi disi)erazione del Florìnda (1| , che Da VARI, si momento si - onde La l^rgaraasca. ma intanto nella tentò se Virginia Andreini, in arte trovava a Mantova con Monttverdi, p. 21. : ; la Fio- L'Àriamta ha 11 U la compagnia veni, o il rollìi wni dei Fé- (|uolli del Ballo daU'lngraU e del proloK» dell» Idropiea. (2) Ixs azioni del cnrneviilo lUMoato orano «tate nelle ultime parole ob-. Adkmollo, la Dafn» e pp. i'ì. l'altra «inr. fawÀtWi. — Por l'iiooenno — — 98 che doveva recitare V Idropica dèli, samersi ia Antonio Costantini «... Madama come scrive rivelazione, 18 marzo: il Serenissima sta travagliando alla gagliarda in procurare con ogni diligenza che lavori e si si della Sposa tutto per la venuta è disperatissima dopo non [Martinelli] perchè fine a il afiatica si commedia cantata, ed ora povera della Caterina sig.ra trovava a chi potesse adossarsi con- si Mandò à! Arianna. parte la morte la tiri Serenissima. S. A. in ispecie a far mettere all'ordine la venientemente stata capace di as- (1), fosse Fu una parte di Arianna. giovane ch'era per vedere d'avere quella Bergamo a posta a proposta stata dal Monteverde per una eccellente cantatrice ma non ha voluto venire. Finalmente Iddio ha inspirato in far prova se la sig. , Florinda fosse abile in far questa parte, l'ha benissimo a mente, e che ha fatto maravigliare Madama, i signori che l'hanno udita.,.. Anche buona il Rossi notizia, venire: «... La Arianna, la sei giorni signor Rinuccini e tutti il » 14 aveva fin dal gabbando quale in la canta con tanta grazia ed affetto la Duca data al stessa la bergamasca che non aveva voluto che per la morte della povera Caterina era morta, è ravvivata, perchè avendo volsuto questa sera Ma- dama più sentire la Florinda che ne difficile (sic), la avea imparate dice di maniera che ne è restata stupita, talché sarà mirabile; et alla gobba alla quale Madama aveva dia grande questa sera si sono fomite di siche et questa altra settimana vi mancherà che et dui organi che si stiasi. marcieranno per Alla le sanno ove il Chiabrera per sorve- gliare la preparazione degli intermedi da lui già «... al sig. il 21 aprile al Ottavio Rinuccini raccomandazioni, et al mille Brvilacqi;* e., Qiamhattista Andrnni — L' e » ; e il 28: mie « Vo- compagnia del e la Compagnia dei Fedeli Ademollo, La Mf Adriana, oonfoode con Virginia la Isabella Andreini già morta dal 1601. il Cardinale volte le fo le stra S. Ill.ma è avvolta fra le poesie essendo in (1) inviati, fratello signor Chiabrera simile Star. 4. I^tt.ra /tal.na, xxiii, pp. U9-2-2. et sono.... » Giungeva intanto a Mantova anche diceva: nuvole tromboni che pochi ne abbiamo, viole et principe Francesco scrivendo spedito Commeprovare tutte le mu- apposta et non ha volsuto venire, vadia et non parte la nel Giom. pp. 71-72, — sig. Ottavio e del veti (sic), uomo del mondo Marino, Il doveva sig. perchè qui - 96 Chiabrera si ritrova io non son però senza poMarino che è il più aralante , il » Aldobrandini, col quale al sèguito del cardinale anche a Mantova, prese parte poi venire Torino e compose allora Muse Balletto delle il il Chiabrera compose un cartello per Marino il torneo ideato dal prin- il appunto incaricato e della risposta, fu gio e aveva per soggetto mo tempo in versi finito il A., si ballò assai bene, ma due, che i onde in sola sono risentiti alquanto, Cassini e Messer Giovan Battista tata è stata provata , riuscire perfettamente imitazione cose ballo al parendo si S.r Rinuccino, all' Inferno si meschierà la cagione pena, della loro e non riuscisse più n bello dell' altro. (1) BoRZRtu (2) Apparve no\^ Oompmdio deiU mmtuù$e fmU del A., Amore e ritor- fra questo è stato aggiunto segretamente per timore forse che di V. A. a aggiunte egli dialogizzare fa reci. ha da se loro quelle che averanno ballato, canterà flebil- di mente detestando e Il ha anch' A., Sig. Carlo il che va recitazione desidera. V. V. Anguis- cantar la Florinda, che nel e Ingrate le una (4). Ingrate dell' una nuvola nar che faranno e come La musica bisogno di invenzione di dell' Venere sopra ma ha la S.ra lor luogo fecero è al princi- balletto di il Conte Canossa e S.r il provò Ieri si « : medesi- nel proprio Balletto delle In- lumeggiata dalla seguente lettera dello Striggio stesso pe Francesco del 27 aprile al- da Alessandro Strig- Sacrifìcio di Ifigenia; il Rinuccini aveva il un l'idea o l'invenzione di non senza che apparisse una certa gara fra molte il Francesco oltre al Trionfo dell'onore, invenzione aveva anche data che era stato messo torneo, tro balletto, grate, dovette (3). Il principe per ma accennato che prestarsi anche per le feste di Mantova; già fu cipe Francesco (2), feste di alle (1), eavalien O. lì. Io del il tutto balletto tutto Marino, Napoli, piorro, 1898, pp. 80 (ifnr> Follino, pp. 2^4, e ni sono lAfn^e nello «diz. delle Operr. di lui. (8) È a HtAmpn ne La lÀra. Parte Urta, Venezia, Ciotti, 1614, pp. 804-306. e ib., 1616, eoe. (4) Il BnviLACquA l'Àndralni dei ndeli. nello stadio teatè olt., p. 121, sappone oke costai sia appunto ^^^^^^^^^^^^^^PP^^SP^ CLAUDIO MONTEVERDE Lamento d'Arianna. IB'— ^E ^^ La-sda- i —4=^: te - mi mo- » —n— re. P^p * V-=vL Lascia - te - 2 — f-.'-^i-H*- Ig^zz^SE^ La-scia - te- ^ n mo- mi re. « é-^ -^ Coro: In Tan lingua mortale, In van porge conforto Dove 1^ ir infinito è il male. Sr^ :?=?! izs- Te - seo mi ^ - - 860, Te P -^ :?E=5= Iti: ^nz^ oche mio Sì m w~pse vo' dir, ti :t £ - i, —é—0- ^ Benché t'in-vo ^ -SS che mio ah - - i M m 1»- li, pur - - ero (io dol a- gli —3— ^E*f * 1^ OC - chi mie » U- * -V-W-vL^- Ì?=W= in-die - ti Te-seo mi' Vol-gi-tì —/- V—/- =p^ troa ri-mi-rarco- le - Che i la sciato ha per te la W^ -#— -•---sr_. >g ! =?= ii3^ patria e il re gno, 7 » f e in quest'a- ^-^p=;j= :^: p=p= - re - ne anco - • ra, Ci - > < bo 5§^ |I3;7=?=P^=C=? :p=#: =P=P= fe-re di-spietate e crude. Lascie 'gp; "^ K- ^ r- :t=i?=4: - rà l'ossa ingno- #^ È^ de. di —4— ^ m ^^ zs: 4:: Te- ^ Te - -seo, -r^ mi 860 — o e —•—#- -# M fi r- m ^ -<9— !3?=i^=p=^ oh se tu sa-pes-si, . fei Di- -ot . Se tu sa - pes - g ^ :#^ trt\-N (h - h -0^—0- ^ ±:É po-ve-ra Ari b comes'affannala 1 ì^3^ =? 113^ me - 01 81, an — For - na, 9s se, -C9~ -<5^ ^ ^ 1^ ^)lr.t= :t pen- for - se - - ti - -io Rivolgeresti an- cor la m -^ (I ^^^ -h-i- pro-raal U 4 » a jà T MaconTau- - - re se -re —g" - ^ —s— p^ -w-t- fe Ì3f ne Tu te ne vai fé - - li - - ce, qui pian- et io S m^ 3^—^ 113 -#—# 0—0- A go; te pre-pa-ra 9i^ :3: A te -5^- :p=4 -i^=W^ 4 ne lìe-te pom 4 [- - pe su-per - ^ -^ f=p=^ ^- # * ( \|l:3?=t?=U gè - rà > lie - to, et io • più non vedroYvi - - « I^SE madre, o - 0. pa-dre :ss: Coro: Ahi! che A '1 cor mi qual misero fin si spezza. correr Sventurata bellezza ti veggio, I (b) ^^^^^E^ì 3= -0!—0 :f=?-:=F :i? Do -ve fé - de, do-ve è la iìfc= tan-to mi giù - che PfcE ra — #=p =S' vi? Co-flì ne l'ai - ta se - - de Tu mi ri i^ ^^ e pon degl' A - -#* - vi? # feE :4St= Son queste le co ii — - ro s - ne, On - - —7— —« —0^"¥ -# \i^^ -tf> «>- cri --ne? ^Ht-i =p: de m'adorni il y=P= Que-sti gli scet - tri so Pt S^ »## ^1^?^ P i V=t?: Queste le gemme, e r ;f* do - no * r o-ri? ^ La- ^ S ->, ! —/' e h -K 9 mi di-yo- ri? g 3 rai ta tei: mo -„--„ # sciarmi in abban- * jtó=I2± P ^ fe-ra,chemistra--q 5E j gli -(2-#_ -5>->7i IT* < —#— -^ #• », ^ i 4E2ER Inranpian- - gen - do, -8 - 3Ì in -# — ^- ran gri- ^^ fC dan-do a ^ ^te?- te, m « La mi- se '^ - » —9— ""-^ I a' siiitl" miei la - ^ f- -T-" H¥-t-r-^ men ìr nem-bi, o tur- bi,o venti, Sommer- -ti! P^^ -#i 0- r"n^~pijiT --^ W 5z=^-i?z^^=)^=ÌM^E=g^:iz:^E^ itczit?: re - te - lo voi ^ ^=^^ì E de le qiiell'on - de. dentr' a Cor-re- te, orch'eba- le- uè, :t membra immonde Em- pie -te le vo-ra-gi-ni profon-de. i ^E± ra, ohi - - mèi *=c= che chieggio? I— -&L AJ._ Te - - seo. — [—1^=^-^^ 10 — — 11 - I s :^ -<5>-- ^se - Mi - »=R-^ —T=; g- - m * - cor do - lo - -co < -»- i ^ i v ^ alatra-di-ta 35: m^^ - } non spe-me, 81 —0 *} spegne fira — p- tao - to scherno ancor {^? =tr:=ì^ »^— :3^ x: d'a-more il fo- -co? Spieghi tu, Morte, o N mai le fiamme =#=5: S3 :{i= ^r degne. tz* :t=t itii- itii :*r-* :{= madre. 3S: ^^ 3S3EÌ ?=«:#=? a=?c de l'antico regnoSu- pa-dre, ? fSE -ó- s^4^ 3^ per-bi ^ al -ber ghi, ov'ebbi d'or la -j i: cu-na, a in- F=^F= ser- - TI, — 12 — ^ •-A zn^i 4^ (Ahi fi-dia-mi-ci # # » Mi - de-gno!) fa-to, in- ^ =^=^ -ié 0' ra-te,oveni'hasc(>r- (?) i#=5: iiP^ to empia E^ for •tu S^ na - !=& -ra - te P- di che duol in'hau fatto -js^ ^m --t^f B- e re - de L'a - mor mi - la o, e l'altrui ingan- imy: Co chi troppo ^^t ama e trop-po ere- i :^ Donila: Di malanimi tuo cor. eh? Odo le vori. O fiuìia, Arma cotitr' il deritiii iii'.rtc o Regia sprezza, figlia, l'auiimi altero; Mi»*a 86 rìcovrar nel sci» di nwxw. y. di doMìin rt'ftl :ff=:f: ^^^ iEÈ34 iÉ^e no. -JSIZ ^ mia fe-de ^ 113- ZJ& :^—1^—U- ft a -S! i1«;iriio pensiero. do. — 1 13 — — 14 — (f) •-# ^B=^: l!3-^ mo Vi - vo, - - va-neg-gio? ro, d2a5r?-----=: mzii ijZzar larva, od *^ì£ F- ^ pur SUD om - braV Las - ^^ r che far deb- :Ìte: ji b'i "^W- 3zE che - 0, ere — dar deg - - «io? !iifc Boriila : Sgombra ogui tema, sgombra: AlTisati colà doud'il siion venne. Xon '^S^ ' vedi ornai, non vedi porto ingombro già da mille autruue ? Il ì Ma clic siau di Tei ^^Er- aeo 0- zz: chi m'as-si - :^L:=sr. - - CH - ra I — 16 - (to —9 An • - cor •— ^^^^ • • P pen • nu-drir 8i (5) -^ ì— gli a-spri do - 9iEEE= {!=*: nan - na ven - tu - tra al Donila: Ne l'ampio sen di morte Ricovrar ponno ogn'or gli egri mortali, Refugio estremo a disperata sorte; Ma de' tuoi gravi mali Forse non lungi è Non sprezzar S'ospite pur ti le il mie fin: voci, deh Vienne al lido; alma gentile, fui cortese e fido. r». lo - ri, 16 -#^ il gi-mi o-ve a te S :=3t -rh pia ce, Ma oh'oi ::^- :^z3j£z:^ la ; - e sci Or spre - gì tor - ^izfc -?5H m f fc^ --^ col - ga è ^ ^^^ Non ±z^ -^ 1^ fì^^ si .^ lie-ve i pen-sier lì :~Bt- — /ts =?2^ ^^3^ can - già - no i Re e mi rac- ^ spe le fol e ni, mi — stato avvisato — 97 Marco e ne ho certo qualche sentivoluto che 1' uno e l'altro balletto maniera poiché più tosto quando avessi da messer mento, perchè non averei desse in una istessa avuto tempo e che ; che fossi stato certo il Duca balletto del S.r avesse ad essere un'invenzione di favola recitata, io sarei stato di pensiero, con l'assenso di V. A., di mutar invenzione: perchè quel che mi preme è che balletto di tima festa che si il Ma farà. in tutti V. A. ha da esser l'ul- non mancherò di pro- casi i curare di variare o nell'entrata o nel suono del ballo che sarà con canto, se bene di questo dubito che non vi sia, per essere tolta la foggia dal sig. Rinuccini, che avendolo sentito 1' altro me ieri Et lodò grandemente. lo avrei per bene ancora lasciasse la nuvola sopra la quale s' parisca Diana in cima al suo tempio, quando V. A. di in contrario, e che tal deità comparisse nella più del tempio in maestà assisa per che si determinato che com- era ricevere non comannobU parte sacrificio. il Ho però conferito questo mio pensiero col sig. Prefetto, che concorre nel mio parere, per non far letto, il medesimo che farà nell' altro bal- si dove sopra una nuvola, come ho già detto, compariscono Venere et Amore. A come del torneo, manco di solle- gli abiti, si del balletto s'attende tuttavia alla gagliarda et non io citare.... » Ma nel 1620 Monteverdi, per altra il sollecitava rispondeva: et lo sa V Arianna che molta instanza dopo « , gli ad essere pronti per 24 maggio, di sabato; con fu al cinque mesi lo con prove di imparata a mente... cure e le a chi occasione, cose da fare cosi alla sfuggita, ci volsero finita et via dopo tutte le brighe narrati, si arrivò Non son » (1). Tutta- abbiamo incidenti che che l'arrivo de;;li sposi loro era anche la coppia Estense e una folla di principi, di cardinali, di gentiluomini. Le (!) (2) Una, ; minutamente feste sono state DwARi, e descritte (2), Op. àt., p. 66. Compendio Delle Sontvox Feste Fìitìe Fanno M. DC. Vili. \ NellaCiUàdi ManPer le reali noxxe del Serenigsimo Preneipe D. Franeeaeo Oonxaga, Con la aere| i | \ nissinta Infante | Precede una dedicatoria in data l'aatore. vedere. Ve — Ecco SOLKRTI. n'ò | | Margherita di Savoia. | [stemma] douico Osanna Stampatori dacali. M. DC. IIX. ne è narrate di Mantova | | In Mantova, Con | Presso Anrelio, et Lo- licenza dei Saporiorì; 8o, pp. !< Ini^lio ana ristampa Ferrara, Francesca 1G08 di 15*.). Frdrrico Follino che Sazzi, 1624 che an breve sommario dell'importantissimo oposcolo : p. 1 non ho potato introdazione 18 - - 98 e quelle parti che riguardano le rappresentazioni Arianna, due balletti, «lell' degli intermedi del Chiabrera per l'Idropica, e dei quello delle Ingrate e quello d'Ifigenia, sono insieme coi rispet- riprodotte nel secondo e nel terzo volume tivi testi Tuttavia raccolta. meritano di essere conosciute delle feste inviava a Modena che impressione rispecchiano del 29 maggio, rianna « 1' estense residente il immediata di questa che le notizie (1). come quelle La prima è , successivo alla rappresentazione dell'^l- giorno : Ser.mo S.r Principe è Il Duchessa Ferrara di (2) senti messa, et tutti stello... a visitar la Ser.ma Signora ito tornato in ca- questa mattina...; poi Principi sposi desinarono et quei i una galeria contigua alle camare del S.r Principe comparvero i comici ordinarli, che fecero una di Savoia in nostro; desinato, p. 2-4 cartello del Chiabrera per zio della principessa (24-26 p. — p. — — p. 26-2VI dine del Redentore (25 mag'^io). (26-27 maggio) torneo il 29-65 rappresentazione 65 caccia e recita di p. 4-20 descrizione dell'ingresso maggio).— p. 20-26 cerimonie per commedia deW Arianna e testo di giugno) — p. or- — p. — maggio) essa (28 dei comici Fedeli (29 mai?gio)—p. 67-72 gito festa sul lago (31 maggio) balio a corte (l" giugno) (3 e sposali- nuovo istituzione del feste reiigriose, cerimonie, passegfcio pubblico maggio) (3iJ T2-99 rappresentazione dell' — pp. dropiea; son riferiti gl'intermedi del Chiabrora (2 giugno); grande torneo l' 99-124 I- descrizione del 124-31 descrizione del Balletto delle Ingrate giugno) (4 — pp. 134-42 descrizione della giostra; pp. 142-49 descrizione del BaUetlo d'Ifigenia (6 giu- gno), e fine. Altra narrazione delle feste scolo passaggio Il : ZuccARO. I Dove per Italia, \ | c<>sì di Infanti Margherita di Savoia. | M.DC.VIII. e falle nel sfuo le, | con prefazione Roma I (1) | | Con licenzia de' Superiori. \ dì Stato cesco Morosini, scrìveva principiano da nna | i Ad (2) Il Paria, Poro I | | N \ 1893; 4o, pp. 28 maggio : in magica e ....Oggi che 1(X). Ducale. — Modena; Cancell. in il commedia nall'altru A ha dat<i dì di L'ambasoiatoie veneto, Fran- aolaments ai oominoiano canterà queata lara f. 1). — I^e le (B. ricerche a proposito Milano sono state fasts ohe Arch. di di questo infrtittuoNe, ma notevole. prìncipe è Alfonso d'Kxte, ohe con Duchessa | al ìnstanza di Simone Perlasoa; 4o pioc., : fette eseguite altretil negli Archìvi di Pirenie e dì fette; la MiUmo Appresso Bartolomeo Cocchi, \ Stato di Venezia; Dispacci da Mantova 1608; anche Venezia Federico | Tipografia delle Mantellate R. Arch. | Pfr [ Italia | Con la dì recente Il fassaggio Pxdbbico Zugcaro uo vammU tdilo a mra » Vincenzo Lanciabini a apeae dei professori aeeadtmiet di S. tMta, Del Sig. Cavaliere \ di rarissimo opu- AggiotUoui una eopioaa ttarratione di diporto per Vmitia, Manica, In Bologna, | | sua raritÀ fu riprodotto la dimora di Parma nel Cavaliere Sig. | | JStrino et altre peurti del Piamo^te. — Per del | varie oose trasoors', vedu- pp. 54. Mantova è \ narrano fra molte altre cose le feat^, e trionfi Regij fatti in ilantva per le noxxe del Sereniatimo Principe Franeesoo Ghn»a§a avo figliuolo con la Serenissima I Parma ai da quella Altexxa rosso. Torino come di con la ditnnra di la sposa 'sabolla Ferrara è Margherita Oonzaira, ohe dopo la perdita di Ferrara nel 1697 si era ritirata in patria. la si era trattonato alle morto di Alfonso II e — breve commedia; dopo — 99 A. andò a visitar S. cominciò prima si notte, et tutti ma bene, avemaria dell' ben recitanti i Ser.ma Sig.ra Du- la Commedia chessa di Mantova..,. Si fece poi la durò sino et musica che in meglio di tutti Arianna comediant* et fu la favola : un Raso v'era musico , che cantò divinamente . accompa- piangere molti la sua disgrazia et violini fece di molto vestiti fecero la loro parte d'Arianna et Theseo, che nel suo lamento in musica gnato da viole ore alle tre ma ; (1); passò la parte Arianna, et gl'eunuchi et altri parvero niente. Venne una nuvola dal cielo con Giove che benedì le nozze d'Arianna et di Bacco, né mutò si la siena (sic), et era tutta di monti, scogli et arena.... Per andar alla Comedia S. A. volse non diede rolo delle nostre genti, et tiluomeni et servitori principali, et non per bollini se ne io il gen- i dispensa anco feci la a molt'altri di Modena, Reggio, Carpi et Finale, Prin- ch'il S.r commandò. Furono spettatori i Ser.mi Principi tutti di S.r Savoia, Modena et Mantoa il Sig.r Don Antonio Medici cipe lo , , Vir<ia-a Audreiai per i^uesto (1) da lai lamento fece tale impressione al Marino, che fa la più famosa cantante del s<k»Io, i;iuando, vo- messa a pari con Adriana Basile, lendo dipingere la forza irresistibile della Lusinga personificata, cui fa sciogliere la voce iucaiitatrice in note più che angeliche, continua per paragone (Adont, vui, 68) : Tal forse intenerir col dolce canto Suol la bella Adriana E con la i duri affetti, voce e con la vista intanto Gir per due strade a saettare E Là ne' teatri de' tuoi D'Arianna spiegar E K trar Binacciui ricorda il e non avesse il p. veramente aria, lamento 130 e p. 213). sta lamento, che la r^ l'ammirabil pianto tetti non è sospiri. — Lasciatemi morire » (Poesie, cit. p. genere», tempi nostri in questo a' gioia stata casa, la quale, delle sue composizioni ma senz madrigali a i 1. ui.i spirUiiole, cit., il Monteverdi (ahimè) pubblicò dapprima, nome dell' aatore, apparve ne 2. H. de ditersi autori. Poeta Lamento Vonetia 161" nel 800 stadio origini per fortuna, di tatto lo spartito che è perduto, rimase appunto que- uUuttitto ai un manoscritto altrove < bellis- Le E ma la raccolta II in luee solo in parte, ridotto a 5 i. della Esso fa più volte riprodotto; (cfr. Batt. Ali mi) ma qui voi. struttura, a il, il Rocchiaui, lo Orvielo pub- Selva morale nella Vogel voce fiorito: arie sonetti e Monteverdi a sua volta Madontvx (Jam moriar della Nazionale di Firenze cit. Il vera maggio da Gio. tano ecc. In Orvieto per M. A. Kei e R. Bulli, 1&Ì2. blici), e (Solerti, »; voci nel suo Sesto libro di Madrigali, Venezia 1614. Nella saa sola, 176j; arendo cimbali e tiorbe dell'arianna, che G. B. Doni chiama « forse la più bella > composizione che sia stata fatta sima petti; gli aspri martiri da mille cor mille e S- Bouini dice che in Firenze < in casa, i in tal guisa Florìnda udisti, o Manto, trovò p. XI, n". 5) intero e in e lo pubblicò (Monteverdi, p. 362) d'onde Gradetti opportuno qui riprodoilo. — — 100 Card.le Pio, Ambasciatore di Venezia, di Gratz, di Lorena, del- l'Arciduca Mattias et altri, et dame duo;ento venticinque tutte ben ad ordine. La sala era grande ma per mio giudizio non ci capirono più di 4000 persone; non successe male alcuno, se non che all'en1>rare era una gran confusione.... Nella comedia , sudetta un pezzo da comici ballò si con Bacco loro re che sposò eccellenti, interesse: Sono « » successivo 30 maggio giorno Levata... et di là quivi hanno le S.r Duca...; il poco di dopo pranzo si sono fatti condurre alla sono fatti portar in seggetta a Porto... et si Comici [Fedeli] recitato una pastorale che ha du- i rato sin alle 22 ore... 31 ebbe luogo un l'incendio di erano notizie le mane a desinare a Poggio Reale i Lifanti, Ser.mi di Modena et di Man- questa iti Ser.mi di Savoia con tova senza Il soldati, ch'erano che fecero balletti in capriole quasi sempre, cosa molto bella da vedere.... Il da vestiti Arianna, et erano sedici ballarini » (1). grande festa sul lago la pieno di castello noi non interessa fuochi domenica con attacco e 1' artificiali ciò , che a giugno piovve e però le notizie sono limitate nella lettera del 2 giugno «... ieri sera (i Principi) sin ad un'ora e mezzo di notte udirono una Co(2); la 1" : media di questi Comici, et fecero poi una festa che durò sin ad ora di cena... », cioè un ballo. Il lunedi 2 ebbe luogo la recita dell' Idropica , come s* è detto, con gli intermedi del Chiabrera musicati, e il 3 l'inviato « La barriera non si fece altriestense cosi ne dava notizia menti ieri di sera... ma in quel cambio fecero la comedia gran: , andarono tutti quei de, alla quale Alle 22 dell'altra.... diede si principio et fu finita alle cinqu' ore; fu bella la comedia del Cav.re Guiriui, assai piena di motti et sentenze, (1) Lo nerdì [:M] di )(iorDo 2 stesso zioiie di iciovodi si Madama mi ma recitata da persone altro agente rìassaineva puro le notizie fa la caccia de' cingiari fuori di quosta città {'2'.>J e ...La : cinque desinò pur anche fuori al Po^ririo Beale, et viddoro dopo pranzo et un altro casino di S. A.. Sabato [31] ritornarono al Parco laogo fabbricato novellamoate dal S.re Daca; ebbero il ricroa- VePalano mi);lia. ot il alla Kcnto desinare i*on una pastorale doppo da Comici ordinari in un boschetto asMi delizioso.... » CaMIo V'ò del resto una Brw» DeaenUiim» DtUa BaitagUa navale, ti Sul lago di Mantova, n»lk ghrioPatti il di .31 di Maggio IfìOS. Trionfali, dt Fochi Htsime Noxxs del Sortnita. Prineipe di Mantoua, ti di Monferrato, oon la Strmwtima recitata (2) \ | | M | * | I | \ In/ant» | D. Margarita di Samoia. Osanna Stampator | | [impresa] i In Mantova. Per rIì Hero<li Daoale 160B. Con lioentia dei Superiori; 4», pp. 16. di Franoesoo — per lo più parte sgarbate, et era cosi grassa che faceva arrossire; minima una donna cercava con le mani nelle ad un giovane una radice da far guarire la sua malattia, et dirò questa per la calcie — 101 : altre cose simili. Gli intermedi furoiio singolari, maestrevoli et di grande spesa, stupore et ingegno: poiché si vidde mutar otto volt« tutta la Siena: si vidde Eolo con i quattro venti soffiar nel mare, turbarsi et ondeggiar il mare visibilmente con nuova invenzione, rasserenarsi poi. Fecero una notte con luna et stelle; sorse l'aurora et cosi bene che pareva verissima; tonò, balenò et tempestò con- fetti, et vennero fulmini dal cielo, poi comparve Ermo sant' et perpetuo, et tante nubi cosi ben fatte al naturale con moto uomeni per Dei, che fu cosa stupenda, et in tutti gl'intermedii canta- si viddero Si rasserenò. vano in musica i sette cieli et sovra d' essi Dei accompagnati da diverse i il sorti di suoni. Imeneo con suoi seguaci ch'augurarono felicissime le nozze, et poi una moresca con targa et palla 12, con frezza et arco 12. con dardi 12, et ultimamente con facelle 12. che uniti et sepaSi vidde rati fecero balletti straordinari, versamente secondo la che riuscirono belli, et tutti di- squadra suj)erbamente vestiti come fu , ciascuno della commedia et intermedi. Passò benissimo la cosa, ma de' sapere S. cinque mila.... Come A. che spesa fu. I spettatori poterò essere da » la lettera rivela . cosa più importante la intermedi, e dello stesso parere , senza furono gli per scandolezzarsi la commedia, sembra che fosse il principe Alfonso, che lo stesso giorno 3 scriveva al fratello Alessandro cardinale: « Ieri si recitò Vldropica del cav.re Guarini, che fu soggetto assai dilettevole. Ma più stupendi furono Chiabrera, cioè li cinque intermedi composti dal Ratto di Proserpina, il la Favola di Europa, la Tempesta in mare cagionata da Eolo ad istanza della dea Giunone: una notte, cui succedette l'Aurora e poscia il giorno le Nozze d'Alciide et un cielo aperto nel fine con i movimenti delle ; sfere fin al firmamento. In somma macchine et le diedero inenarrabile diletto et quattro suggellarono tutto il gusto. Oggi si balletti farà il le nella musiche partenza torneo a piedi et van dicendo che per questa settimana bisognerà trattenersi qui. Ch'è quanto mi occorre dare a V. S. Ill.ma.... » Lasciamo il totneo del 3 e sentiamo relazione del Balletto delle Ingrate che si fece il 4: *... Fecero i balletti dopo es.sere 102 a visitarlo state tutte queste Altezze Prima belli. una gran (1)... riuscirono quali i mezzo festa ordinaria con passi e piantoni (2) poi nella siena della commedia vidde 1' Inferno abbrugiare, et d' indi usci Plutone: e gaiarde grande fece si — — con si ; ma prima comparve Venere et Cupido che cantarono molti versi una siena in canto, sì che conclusero che l'anime che per essere state le donne ingrate in vita venissero per un poco a riveddere il mondo onde n'uscirono otto dame et otto cavaglieri vestiti tutti da donna et anima dannata all'inferno, con maschere pallide et discese dal palco fecero un balletto nella sala dov'era la festa, ch'è la medesima della comedia; il che fatto, Plutone le tornò all'inferno, et nell' andar molt'anime in musica gridavano: Dio Prendete pietà donne et con Plutone fecero ; ; ! et donzeli, (sic) et fu finita la festa all'ave maria. Qui a che ore tre cominciò » ci lasciano documenti estensi e non i trovata la è s' relazione della giostra e del Balletto d'Ifigenia del giorno 5, né altro per giorni seguenti fino all'8, i ma ne sappiamo tirono (3); quando i vari principi par- abbastanza per apprezzare quanto Iacopo Peri scriveva al cardinale Ferdinando: « de le Alla tornata di questi signori intesi con allegrezza gran- nove delle ammirabil- loro felicissime feste riuscite tutte mente e con tanta pompa che non sanno ancor saziarsi di commendarle, si come fanno delle gran carezze et onori ricevuti (1) Il « principe Alfonso febbricitante, che se l'era spassata ifiorno il una commedia fattagli in camera », e così fece quel giorno 4. (2) Sono notissime le denominazioni di questi balli. (3) Nessuna notizia si ha di feste latte a Modena per l'arrivo pio. Fece nondimeno l'entrata là dove (|Uol A. ohe si son fatte solenni come a Mantova, si havea dato principe tre anni sono la Infanto a-!sai Si son ricevute le ordina S. lettere del Ferrari di 17 di inai^io e di 7 del passato, alle quali perchè non s'è havuto tempo, e .- con esteuM; della coppia anzi da questa lettera dal 16 luglio pare escluso che se ne facessero risponda ohe, quanto alle nozze della Infante, non innanzi honorevole o si videro prinoi- soldati a molli pie et a cavallo che fecero bellissima vista e piacquero iiiaiiitainea'o al fratello dell'Infanto et a tutti i cavalieri ohe l'ucooinpa^navaiio. por lo mairsrìor con molta liboralitA, ed Corto del S.r Duca di Savoia et » il I donativi sono stati tutto quel popolo, ch'è ^enti Kstensi in Kpaicna: Miiiuu di lotterà a ftollaiito un BalUtUi di l'ulvio To~tl, tutto Piò cho riiruanla queste festa. i>iii(;<)mo una staU (B. Archivio di Stato in M<xloiia; Cancelleria Du'-ale; Carteiprio mano fatti a Turino e principe ha data di so taio soddisfattone alla di maraviirlia... Arabavoiatori e Ferrari^ IG loglio ldU8,. cho ho riprnl .tt» noi voi HI —Ci • Ari- per compiere — 103 — si può dire, et io come suo devotissimo servitore buon prò ma avendo circa otto giorni sono ricevuta una di V. S. 111. ma e R.ma e per quella non mi avendo detto niente, ho creduto sia mal capitata. Io però vengo di che più non gli detti el ; nuovo con questa a rallegrarmi e ringraziarla infinitamente di tanto onore ch'ella mi ha fatto trattando di me in tale occasione, con tanta mia reputazione, e di più fatto versi bellissimi in mia lode, ch'io non so altro che mi dire, se non che terrò memoria etema de' favori di grazie che del continuo mi fa.... Di Firenze li 28 luglio 1608 » (1). E il Rinuccini ancora due anni dopo, il 24 giugno 1610, poteva dire allo stesso Cardinale: < La fama delle feste fatte in Mantova è grandissima, e certo con ragione quanto più ci penso. » . (1) Ademou.o, Op. da lodare il eit., p. &4-5. — S'itrnora a Perì e di comporre versi per lai. che proposito il Cardinale truvass* X. Le feste Già Firenze nel 1608. di veduto come dall'agosto s'è 1607 Medicea la corte a- vesse impegnati per le feste che medita vasi di fare in occasione delle nozze del principe ereditario Cosimo, Giudizio di Pari- il de del Buonarroti e una Veglia del Cini. Ma nò l'una né l'altra , si noti , erano che spettacolo lo potesse gareggiare con quelli di Mantova, come era nelle intenzioni dei Medici; né l'una né l'altra erano lo spettacolo in sica cui par difficile che Firenze volesse avuto fino allora quasi il rinunciare vanto esclusivo; che storale, la quale fu soltanto la mu- avendone prima é una pa- adorna di intermedi musicali, l'al- una veglia da intromettersi durante una festa da ballo. Qualche altra cosa doveva essere ideata e ne fa fede esplicita una lettera del granduca Ferdinando al Duca Vincenzo del 4 dicembre, con la quale gli negava l'invio di alcuni cantra , tanti richiesti per le rappresentazioni mantovane: « Non è pos- che V. A. resti servita nel potersi servire del Brandino sibile né di Fabio castrato nell'occasione delle nozze del Sig. Principe suo perché ancor figliuolo, vicino a simil bisogno, et avendo io, i miei musici non potevano bacommedie da farsi, ricercai il sig. Cardinale Montalto che volesse accomodarmi de' suoi et avutane la parola bisognò subito mandare loro le parti perchè cominciassero a già più giorni considerato che stare per tre , , studiarle et impararle, siccome intanto fanno qui però non possono punto assentarsi , et tanto i miei, quali tempo di maniera disposte le cose, che pochissima differenza di ci i meno che stanno potrebbe correre dalla celebrazione delle nostre nozze a co- teste di V. A... » (1). allo ateaso Une U V. A. mi ha rinnovato il dispiacere causatomi dall'altra simile fattami dal sii;. Daca, poichò anoJio a questa sono costretto a rispondere con la medesima negativa. Lo donne di Giulio Ro(1) Anche la Dachossa di Mantova, I^onora dei Medici, (crandncA suo zio, e ne ebbe eguale negativa mano bisognerebbe che Knato, et giorni si : < pregò ....L>a rìcJiiesta di foesino altrettanto, ut non bastorebbo por quello che s' ò diito- d anche in certo modo cominciai» n mottoro in OHocu/iitno, poichò gi^ più detto principio a provaro lo parti, che a quest'ora Mon mozzo imparate.... » Vedemmo si peK) cho poi furono conce<lutì miasione del Binncclni. il Hrandino o la Sottimia in seguito all'intto- — Ma quali erano dunque — 105 Marco da Gagliano ci del 21 luglio al cardinale commedie da tre le lo spettacolo principale, l'opera in musica farsi ? Quale una lettera ? mette sulle tracce con Ferdinando Gonzaga che era stato , eletto protettore dell'Accademia degli Elevati: « della Gli Accademici con ogni reverenza ringraziano V, S. lU.ma memoria che tiene di loro suoi servitori e si offeriscono prontissimi a obbedire ogni suo cenno. Si è trattato di far commedia in queste nozze, e fra molti discorsi questo si è stato approvato nell'Accademia poesia a lui, il Ottavio S.r dandoli in nota gare e secondo quelli faccia comunemente Rinuccini, sia suggetti che i parte, le : che avendo bene far fare si la possono impie- concludendo in questa buono onde io non ò volsuto cimentare l'opera di V. S. lll.ma non avendo autorità di dichiarare la sua intenzione che io quando questo avessi fatto non avrebbono replicato cosa alcuna, anzi ne sarebbono restati favoriti. Se a V. S. lll.ma paresse che io ne ragionassi, ne avvisi, ch'io farò il tutto con quella maggior destrezza che sarà possibile, se ben conosco non poter fare cosa alcuna se non dechiaro esser sua intenzione il far la sua favola, la qual maniera poter riuscire qualche cosa di ; , cosa a me non pare conveniente.... » Troppe vanità erano da soddisfare, troppe gelosie erano in Già vedemmo 1' animo del Buonarroti e del Cini contrari al Rinuccini, ed ora non mancava altro che ci si mettesse di mezzo il Cardinale, concorrente anch'egli alla immortalità con un melodramma (1). L'esistenza di malumore ci è subito svelata da un' altra lettera del Gagliano allo stesso Cardinale del 29 luglio: « ... Si assicuri che l'Accademia degli Elevati, servitori di V. S. lll.ma, non temerà d'avversità nessuna mentre avràla protezione sua, quale si spera non abbia mai per tempo alcuno a mancare, e potrà essere che resti per opere da altra Accademia meglio ballo per quelle feste (I) B ! curioso però che nolla qaattro libretti abbiamo memoria ci resti di : lai quando, oltre quello fatto a Pisa nel l(>Ot>. ai balletti, cui uno del 1615 che voleva far musicare dal Monteverdi (Davahi, Op. e on kndimion» del 1617 db., p. 36). del 10118; bOLKKTI. almeno accennai; di questo cit., p. 32); 14 — servita — non per prontezza e divozion , quanto sia Ma ne desiderio di servirla il mici Elevati.... , animi La commedia non «... tempo ben sapendo degli accade- » che il non l'infastidire taccio.... si farà , Gagliano per quanto scorgo, alle ire degli » È anche trovasse si alto protettore, fisso nella sua maestro che l' che abbia a sdegnare che L'Accademia non suo V. S. Ill.ma faccia una fa- sperando mie note sieno da quella ono- le alcuna per molti degni rispetti; fa cosa non terminerà cosa assicuri V. S. Ill.ma che il favola; e però il 30 settembre Accademia nulla avrebbe fatto: Ho sentito grandissimo gusto che si in era disgustare vola, assicurandomi che sia per essere cosa rarissima, non 6 già immaginare in quale facile povero il accademici e non poteva tornava a confermargli rate. il è breve e ci sono molte altre difficoltà, quale per posizione delicata « animo d' gli la vittoria degli oppositori è confessata dal agosto: mezzo 106 alcuna si senza la volontà sua. La donna se non fossi deirill.mo Card.le Montalto è cosa rarissima che la Sig.ra Vittoria la direi assolutamente che ella fosse più mai desiderato e , supera di boutadi voce, singular© (1). lo non ho altro che servir V. S. Ill.ma, e se alcuna volta ho fatto in ciò resistenza, è proceduto per difetto dagli obbli^i gravi che mi trovo; ma per ese- fatto le nozze starò all'ordine guir tutto quello che da V. S. Ill.ma mi verrà accennato, con che umilmente conceda (1) il le bacio la veste pregando colmo d'ogni La donna lol di All'Ippolita del 2 (ofr. fli Solerti. Le origini v. Dico del mifclior D. che gli è ricordata con M fmiodramma lodo oit., |». p. 61 e che noi non siamo cantare, non cantando < Roma, : fra quali quella [donna napoletana del tig. eard,] Montalto riesce cosa meraviKlia e passa tutte tutto « € cesi dal 110 — — ; senno < < S. luoj^hi anche qui addietro affoeto ]6pS di cui la carte è stnip|)»ta « di N. I'àdemollo, La beli' Adriana, v. indio»). essa era venuta a Fironzo fino dal ÌUfi riferiscono certamente quelle parole monche di una lettere del Rlnacoinl entrambe parla in più Por l'Archilei il (2) Card.le Montalto, Ippolita napoletana, OrosrrKtANi e dal Dblla Vai.lB o p. lai); felicità. » di irran luntra; dicono i^rintondenti. In ancora non l'ho udita. (OiriTA, 0. Aifiuceint, Mantova, 190U, pp. 19: I-M). (2) £ aveva ra^on* il Da Oaf liano di tener di conto il > Cardinale, alla coi in* k — 167 — Aveva Rinuociai corrisposto al primo desiderio della magdevoti ? Io credo di si, quan- il gioranza degli accademici a lui tunque nelle lettere scambiate nel corso dell'estate Soltanto sioni a invidiosi e maligni (1). giugno è detto: in quanto rei ohe A « settembre avremo al sospetto se non 20 e dire di- Parole enigmaticiie, > allu- del nozze; non posso dirle le l'istesso, e se io avessi dubbio diverrà certezza. il prima nella Cardi- col mancano nale non ve ne sia alcun cenno, mentre però non vi ma che Mantova col manovre degli certo si ricollegano a discorsi fatti poco prima a Cardinale in ordine alle teste di Firenze e alle emuli. Ed è notevole anche la serenità forse ostentata di quella del 2 settembre: il sig. Paolo Orsini; Qui a.' si prova a furia varie musiche; parti dieci d'ottobre saremo nel fervore delle qual tempo dovrà essere qui V. S. Ill.ma. Di noi non feste, nel ho che < ... dirle... » (2). Io credo, ho detto, che il Rinuccini pensasse, insieme Mantova, a cogliere anche gli allori di per questa occasione preparasse Narciso. Infatti il nora inedito, vi è fatto da Giulio Caccini, il il ridice e con la Rapimento di Cefalo pro- i con (3), ì'JEhir d'alto stupor le scene aurate la bell'alba allor le voci udirò, AUor E fi- quale, dopo aver ac- Dafne: Colme De il che prologo, cennato alla sua nascita e alla sua vita musicale, ricorda pri trionfi a Firenze con con quelli di Firenze, e gli abissi al gran cantor s'aprirò le fronde amate. pianse Apollo su sione ricorse poco dopo per avere la saccessione pella a S. Lorenzo (cfr. Vooel, Oagliano, lett. di Luca Bati come maestro 21 ottobre e 25 novembre); portò a non so quale malinteso, in cui fu implicato il Rinuccini [ctt. ib., ma di cap- tutto ciò doc. 17-18-19, lettere F> e 30 dicembre; e Civita, pp. 142-3 e 196-7). (l| Sono 20 giugno, 3 le lettere dal luglio, 14 luglio, 2 aicosto edite È Op. oU., pp. 66-69, e l'ultima della Civita testé citata. dano un'amica che il il i maligni non avevmno tatti vi erano anche altre ragioni. (2) Adbmollo, p. 60-61. — Pochi Cardinale, che aveva espresso accetUre (p. 197-8), l'(jspitolità in ma dall'ÀDEMOLLO, le malii^nità rig-oar- Rinuccini teneva in casa per incarico del Cardinale destrare nel canto, e però che vero che casa sua il giorni dopo, desiderio (cfr. di Civita, p. il i torti; ma qua 16 settembre, assistere 194-95), e alle il feste anche e e Taceva adlà si capisce Rinoccini invitava in incognito, l'altra del ad 22 ottobre che dubito debba essere del settembre, perchè al 22 ottobre si era già nel Cfr. anche A. Neri, OtUn-ùUo Ckiabnra e fa eortedi Mantova mezzo delle feste stesse. nel Oiom. Star. d. Lett. — Italiana, vu, p. 322. Intendo così l'accenno a,U'AUn della quartina che segno, qoantanque sia un po' ostico ve<ler chiamata Alba, V Aurora del Rapimento. (3) — 108 — Per benché dagli anni stanco, g^ioia tua, O sostegno e splendor d'Arno e Loreno, Note pili care ancor trarrò dal seno Cigno canoro più, quanto più bianco (1), che fa Il rivolgersi Lorena » , cioè alla Caccini il allo « splendore d' Arno e granduchessa Cristina di Lorena, dimostra che questa era ancora sul trono , e ciò mette la composizione del prologo prima del febbraio 1609, quando mori Ferdinando cui succedettero Cosimo II con Maria le nozze dei quali appunto Ma v'è di più: la si preparavano le feste del prima di queste due strofe è pure quale in un altro prologo in persona de finora inedito, per il possibile solo dopo il Le e con ciò il non solo il e Musica^ anch' esso 1608: me-ste voci d'Arianna udirò, Rinuccini veniva a comprendere Ora è evidente che prie opere (2). ma La 1608. tale una rappresentazione della Dafne fatta nel secondo verso vi ha anche questa variante, ma febbraio 1611, I, Maddalena d'Austria, per concetto che informa i egli due prologhi versi e strofe intere in quello per 1 il , le pro- che è uguale, Narciso se che nel 1611 steriore al 1611; all'incontro è facile perato parte del prologo fatto nel tutte tre non avrebbe ripetuto fosse po- abbia ado- 608 e rimasto ignorato (3). vi) Cfr. voi. II, pp. 191-92. n, pp. 103-104. Se non fosse che il Caccini non ebbe parte nell' AriawM, e però non doveva essere da Ini mentovata, si sarebbe potuto supporre che il Narciso fosso composto anche suoi tre melodrammi prima del trionfo AoW Ariantta. Il Rinuccini ricorda insieme in un sonetto, che i^ià pubblicai nel Oiorn. Slor. d. Lttt.ra Ital.fM, xxxix (l'J()3), p. 106: (3) Cfr. voi. (3) — i Qnal Musa e da qual ciel Ondo pianse Arianna E quelli ond'il f^ran Fé' sì i L'aurate versi del mondo spento ? flebil concento mirò, scherzo del vento, d'or che fronde rSrti ? fila Dir non saprei i tormento, di sospiri aooeai boschi udir Quando Febo Foco Re dettommi fior dolcemente Orfeo dolersi Chi quei temprò che SI cari il : che per l'antiche Argro famosa e la si Qunnto cantai, quanto LaMl ne' voatri Oro sempio con <iceno che cantando scrisse ascoltai ciò dotta Atene. la penna aoriiM rai, stelle i;li occhi aerane, il cor l'afllMe. — E — 109 ripensasse e adattasse spiega assai bene com' egli si parte del prologo del Narciso per quello del 1611, poiché appunto in 1608 questo volle dolersi del torto usatogli nel negligendo il Narciso. Infatti dopo la strofe già riferita, che opere, il enumera le tre prime prologo del 1611 continua: Ma quando mi credei per più bel canto le chiome Turba, di cui ridir non degno il nome, Tolsemi ogni pregio, ogni mio vanto; Di più famoso allòr fregiar E poteo Ove che dal reale albergo si, d'or mi credea rinnovar gl'anni, Per sottrarmi d'invidia a' feri inganni, sdegnando, disprezzata il tergo. Volsi, Infatti nei copiosi elenchi di gentiluomini che presero parte 1608 alle feste del quelli < Rinuccini appare una volta sola tra (1), il che accompagnarono l'IU.mo chese di Guillana, a Bersighella Lorenzo Salviati, Mar- S. incontro alla sposa: do- (sic) » vere al quale non avi-à potuto sottrarsi; ma non tra quelli che fecero livrea, né tra quelli che varie fest«, quantunque, si noti amico particolare (t) Questi elenchi, sorixione Cosimo | de' Firenze, | Delie | F\sste Medici, | Appresso tar. rappresentante Mwsv», Bailo e \ nette nati noxxe | I Con | Ardduehesaa licenzia alla Corte , suo d> Avstria \ 82-92 della Dt^ Di Toscana [stemma mediceo] Seremesimi Principi de' corteo dell'entrata solenne. Drammatica Giudizio di lui fu rappresentata. saddirisi per varie categorie, occupano le pp. Fatte Giunti, 1606. il il D. Griovanni de' Medici né cosa alcuna Maria Maddalena e i (2), appare più né occuparono delle intermedi per gli , di Paride fossero invenzione di si | de' Superiori, in-4, pp. — Per le Medicea ecc., ad an. 100, varie ristampe v. — Autore il | | D. In con una min voi. della Deterixione fu Camillo Rinuccini. (2) Gli argomenti degl'Intermedi, che sono largamente descrìtti nell'opuscolo testò ci- tato, furono del primo Astrea. del secondo II Giardino di Calipso, del terzo Amerigo Vespuooi, del quarto Vulcano, del quinto La Nave di Tempio deU% Pace; e gli autori dei versi furono rispettivamente Lorenzo Franceschi, Alessandro Adimari, Giovanni Bardi II — Quando un anno e più fa stampai non aveva compiuto questi studi; oggi vorrei tolta l'indicazione supposta a p. 341 che quelle due mascherate di Ottavio fossero fatte per queste feste: perchè quantunque nella tavola rappresentante il convito, annessa alla Deeerixione ora citata, sia espressamente indicato Apollo stU carro in una nuvola cantando, di contro v' è una Ninfa cantando in una conca marina, e pare strano che una si breve composizione, come deve essere stata quella per il banchetto, fosse di due autori a meno che la parte della Ninfa non fosse anch'essa del lUnaccini e sia perduta. conte i di Vnrnio, G. B. Strozzi e M. A. Buonarroti. testi del II voi. ; — — 110 Mantova Nell'agoato, dopo essersi riposato, reduce da mesi a Savoaa soli , giungeva a Firenze anche , due Chiabrera il , chiamato dal Granduca perchè recasse anch'egii qualche coatributo alle feste (1). Il fecondo poeta ne approfittò per far stampare intanto alcune sue cose e il 28 settembre scrivendo al card. le Ferdinando Gonzaga per dolersi che si fosse saputo , aver egli rinunciato a venire a Firenze, « ... Ho gli composto una canzone sopra il diceva : balletto a cavallo... particolare del Ser.mo Principe, e perdo assai che V. S. lU.ma non mi averebbe fatta grazie di porgerlo a S. A. in alcuna stima appresso lei dalla quale parole porrai due e con poco debbo essere conosciuto.... A. S. A. apparecchio due favolette per doversi rappresentare cantando, una tutta lieta e festosa, e l'altra dolorosa, non so quanto sarò fortunato con le sia qui, perchè ella Muse questa volta, che tanto mi importerebbe umilmente faccio reverenza a V. fine La canzone Per è certo quella balletto lo dal Granduca Cosimo nelle sue nozze, Poiché gli abissi di e qui facendo : R.ma S. Ill.ma e la > a cavallo fatto quale comincia: pregar fu stanco Della bella Euridice Il consorte infelice, Ver' le Strimonie rive ei volse il passo; Qui, sotto l'ombra dell'aereo sasso, Ei lagrime doglioso La E beltà che perduta ancor l'incende l'inferno accusò, che non apprende Esser giammai pietoso. concetto qui annunciato è l'argomento de Il feo, una delle tre Favolette da recitarsi qualche anno dopo, nel 1615; è dunque più che quella dolorosa che il H pianto d'Or- cantando edit« a Firenze probabile che Chiabrera preparava fosse appunto que- sta (2). (1) NiRl, Op. mi., (i) Il 321-22; n p. àdimoluo, La bMAdritma. p. 84. principio della faroletta è quel Pianto d'Orfeo eh* errava 41ap«n<i can»>notta tra 1« Opere del Chiabrera e ohe inoornhioM Numi Cfr. la blbiio^ralU e il d'Kbisao, numi. tasto mI toI. IU. : come una — Ricordando che già il Ili — ne aveva composta una Chiabrera per Mantova l'anno innanzi, non possiamo tuttavia determinare qnale fosse l'altra lieta e festosa: non, a quanto pare, il Polifemo geloso e non VOrizia, che sono le altre due contenute nella stampa testé indicata ma forse una delle altre due smarrite ; La Cosmo pietà di e Amore sbandito : e, forse, per l'argomento. la prima di queste, tanto più che il poeta bramava cattivarsi 1' animo del giovane principe dal quale, come s'è veduto, si laconosciuto abbastanza essere di non (1). gnava Riassumendo quanto ho narrato fin qui, sì vede chiaramente che dopo un anno di preparativi le feste fiorentine stavano per essere di assai minore importanza artistica di quelle di Mantova, mancare proprio quello spettacolo di cui il primato, cioè melodramma, vendetta questa assai sufficiente allo sdegno del Rinuccini. In e sopratutto veniva a Firenze aveva fino allora tenuto fatti le feste che durarono dal 18 , giorno ottobre, novembre, tralasciando della sposa, al 5 le dell' cose minori, arrivo come il Giuoco del ponte fatto dai Pisani e una giostra di Senesi, si ridussero ad un grande convito fatto il 19 ottobre, durante il quale probabilmente fu cantata una delle favolette del Chia, Veglia dei Sogni del Cini che fu introdotta duballo del 22 ottobre e piacque assai, tanto che fu gran rante ripetuta in appresso altre due volte e al Giudizio di Paride dato il 25 ottobre, di cui piacquero assai piìi gl'intermedi musicali, come attesta chi vi fu presente. Non entrano nel novero la giostra o Balletto dei venti a cavallo fatto in Piazza S. Croce brera alla ; il ; il 27 ottobre, e l' Argonautica spedizione degli Argonauti e dal Cini, che ebbe luogo il , 1' il mio art. che simulò la (2). e accademiche si assopirono, atfeste, ma non mancarono loro influsso sulle feste stesse (1) Cfr. il , attacco e presa di Coleo, ideata 3 novembre Le ire letterarie, musicali meno in apparenza, durante le citare festa sull'Arno a quanto attesta di eseril can- Mntando di Q. Cbiabrbra nel OìorBaUo e Drammaiiea alla Chiabrera mandò poi al Cardinale, nel dicembre, le com- Le Fhvolette da reeitarsi ruUe Storieo e Letterario della Liguria, an. iV (1908) e Muaiea, Corte Medicea cit., ad an. — Il posizioni fatte; cfr. Neri, Op. (2) Si veifga Miuiea, Ballo tresì la e la cronologia Drammatica Veglia dei Sogni. eit., , p. 326. descrizione o illastrazione di queste feste alla Corte Medicea «t., dove in nel mio appendice è riprodotta voi. al- - - 112 tante Francesco Campagnolo nello scrivere che fece Gonzaga al cardinale € V. S. Ill.ma et Rev.ma mi comanda ch'io ... 31 ottobre il : le dia conto non vorrei per avventura parer uomo matuttavia sapendo che è per venire costà Marco, tanto ser- di queste musiche: io ligno, omo vitore suo et me scrivo, a con molti et né che di credito, le fede farà le loro, a bocca a V. infiniti difetti quali scoprirò poi Mes.r Marco mi lascierà mentire l'istesso quanto di sono parse molto brutte la maggior parte di S., questo è pro- et : ceduto da un mal governo et mera perfidia d' uomini piuttosto viziosi che virtuosi.... » (1) mantiene in un riserbo assoluto 1' 11 novembre soltanto accenna al Cardinale « ... Non le dico cosa 11 Rinuccini si ; : alcuna delle ranno il ra... » (2). feste: il detto sig. Cosimo e tutto, oltre alla relazione A me pare relazione a stampa: Campagnolo il molto eloquente questo da essa il rimettersi riferito assai meglio a voce alla Cardinale avrebbe veduto che grande spettacolo musicale era mancato, e degli di le di- che fra due giorni uscirà fuo- altri il avrebbero mantovani che tornavano. Ottavio i a poco, nel maggio 1609, vagheggiava egli stesso un viaggio li a Mantova, ma intanto la bufera scoppiava come sta sua lettera del 5 agosto al Cardinale «Come una parte d'Accademici Elevati nova Accademia, il cademici, tutto si lei, che ciò non devozion nostra, , il ma abbino creato disegno d' an- ogni giorno di sollevar novi ac- serbava a darne conto a V. passaggio di qua per Roma; donati da ribellati pretesto del loro sdegno nullarla del tutto, procurando spiega que- ci : ma la gelosia, temere ci lascia S. Ill.ma al suo non d'esser abbansua e la cortesia la che eglino per qualche via non procaccino d'intepidire quell'ardente affetto ch'ella ha sempre mostro di in- nalzare questa sua devotissima Aa^ademia, ha mosso questi gnori Accademici ad avvertir me, come si- consolo, ch'io scriva a — Op. oit., p. 17 n. Voobl, Oagliano, p. 48. —Una traccia ili quatte ha in ciò che il Bnonarroti, incaricato dal Oonzah'a di trattare por avM* a Mantova la Cocchina flgliaola di Giulio Rumano, rÌHp<in<l(>va il :I0 diconibro 1608, ousandoAeno «....poiché io stosso con lai non mi vodeva ai presento in quella oogio•tiohozza che io solova OMere... » (ÀDaiioLLO, La btItÀdriana, p. 83). (1) Da VARI, frare si : (2) COBO li Civita, Op. eit., 198-99. — Marco Da Qagliaao non andò rllova da altra lettera d*l Binaooini del 6 poi più a wuggio 1609 (Civita, Mantova, p. 199-300). — V. — 113 ricordandole la devozion loro e la stima eh* eglino S. Ill.ina fanno della protezion sua per assicurarsi U quale del suo favore, mediante mai, tntto e per in quali rimangono ancora in gran numero, et i tutto fioriranno gli Elevati più eh© i migliori: non se n'essendo ribellati che la quarta pari» in circa, tanto a torto quanto potrà giudicare V. S. Ill.ma quando passerà di qua; fino al qual tempo sospenda il suo giudizio e mantengaci il solito favore che di tanto la preghiamo et insieme con tutti questi suoi servitori e Di Firenze, Agosto 1609. I nomi . Accademici le fo umilissima reverenza. dalla solita residenza degli Elevati, ma siamo dei ribelli mancano, rono il Buonarroti e rono le £uiunanze, poi divenute famose, nel 1' animosità rimase, trambi il di 5 di i capi fu- . il come attestano due mano scritti di sicuri che che incomincia- Cini, e forse fu allora del Rinuccini, i palazzo Buonarroti; sonetti, quali si che trovo en- riferiscono alla rappresentazione della TaTìcia: Se non m'avesse Quando caldo assassinato il a sentir Cecco e Ciapino, stetti E la Tancia e la Cosa e '1 Cittadino, Credo che di piacer sana impazzato. questo Non Or E si eh 'è un mo' vadiasi a riporre '1 di far garbato. più tocco dal greco o dal latino: Savonese col il suo Rinuccino gonfiato. stil Ballar cnlle civette e co' panioni E con le seghe e con Chi vedde mai E le vangaiuole. le più belle invenzioni ? quei concetti poi, quelle parole. Con quelle belle zolfe a sdruccioloni Certo 8on maraviglie al mondo sole. [Risposta]. Che la Tancia sia moglie di Ciapino, Signor Ansaldi, non un testimone Ma fede ne faran mille persone Che vedono sposarla SOUEBTI nel casino. 16 — Or perch'ella abbia Hassi 114 Ietto — un polizzino, questo a giocar pei- di bastone Con tanta poca faccia e discrezione Che si levi al fracasso ogni vicino ? come S'io fussi voi, dottore, assiso Giudice di tal caso in una sedia. Affé eh 'un collo si vedria diviso. E se direte che la fu commedia, Risponderò che in allegrezza e Dovea dunque Vedrassi a Maneggiar mano il a mano ogni baston premise alla quale Ma il (1). Rinuccini anni . forse deposto di silenzio nelle appunto con quella rappresentazione fatta nel febbraio in casa di D. Dafne dici, il sdegno, ricompare dopo due lo feste della corte fiorentina, della plebeo come un Pompeo Ciò nel 1611: quando appunto alquanto 'n riso non in tragedia. Se non ci si rimedia finir, Giovanni Me- de' prologo che ho in parte riferito (2). compose ancora qualche balletto e qualche mail Narciso, né alcuno più ne l'eoe se egli scherata, Firenze non udì più (1) lug;lio Sono Trivnlziano nel cod. lissima riverenza a V. S. (2) 1006. 1611 al cardinale Gonzaga così Non è poro dn III. ma.... > credere che il : — Iacopo Cicofifnini finiva (Adbmollo. Op. oit., p. : Ben d'alma fronde inghirlandar le chiome Srimmo mio studio fu, soave cura, Si forte paventai che tomba oscura Col fragii vel non racchiudesse il nome. Ma si ratte al fuggir de' giorni miei Dieder le penne Che al voi l'ore serene, col nobii desio la bella spene Tra noiosi pensier stanco perdei. Languir sentii del coro ogni virtute, l'ooo manc<'ì ch'io Né più ft<r non perdei me stesso, risonar Pindo o Permesso Della cetera mi» le 62 n.) Rinuccini dimoi\ticasse: anche a Cosimj Minerbettl, scritte di sicuro molti anni dopo, presso cantava dolente una « Li due histrioni Ciapino o corde mute. Troppo mal fortunato in terra nacqui, Troppo il mondo provai scortese e ingrato; E tu '1 sai ben, che 'I mio si dubbi<i stato E le sventai* mi* teoo non tacqui. al lettera del 90 Cecco (anno umi• in -certe fine di qu.irtine sua vita, e)?li — ma non motto: momento fervore per Roma recò a si — da credere che è perciò rinunciato. Nel 1610, nel Firenze e 115 là, (1); dove teatro musicale, egli diede il Rinuccini vi avesse il maggiore, egli lasciò dell'ira cominciava allora Loreto Vittori, cantante famoso e compositore di gran merito ma nella speranza che lo ponesse in musica; il il suo Narciso al cav. il (2), regalò Vittori il manoscritto al cardinale Barberini, nella cui biblioteca rima- se nascosto fino ai nostri giorni (3). E forse Mantova anche nella speranza che vendicasse lo Monteverde (4), quando già il Rinuccini da sei il quale il 7 maggio 1627 anni dormiva nella tomba inviava al Duca di Mantova, dal quale era stato richiesto di opere. La finta pazza Licori di mandò di Firenze, o diede il manoscritto al , , Giulio Strozzi, e insieme diceva: « .... Mando presente Narciso opera del il sig. Ottavio Ri- nuccini non posto in stampa, non fatto in musica da alcuno, né mai recitato non in scena. come in cielo, ma tanto, di Esso Signor, quando era in vita, che or sii me ne fece grazia de la copia prego di cuore, glielo pregarmi che sua opera, sperando che (1) Civita, Op. p. 147 cit., la pigliassi, e lettere a amando egli molto tal a porre in musica. Holle dato io l'avessi p. 201-2. — Baccamadoro-Bamki.m F., Ottavio Rinvenni, Fabriano, tip. Gentile, I90O, p. 243. (2) RoLLAXD, Op. eit., pp. 144 sgg. —È carioso come il all'Ademollo, che non ne fa cenno in alcun sao scritto ch'io tace nel corda volume / Uatri di Roma La nel seeolo Vettori sia conosca, e XVII, Roma, Pasqualucci, rimasto ignoto del 1888, tutto ove non ne ri- Oaiatea rappresentata nel 1639. (3) Cfr. la bibliografia nel voi. II. Hi Mancano notizie dei rapporti posteriori al 1608 del Rinuccini col Monteverdi: però in una lettera de) primo del 24 giugno 1610 diretta al Card. le Gonzaga, si legge « Quelle poche cose che sono comparse dal Monteverde, com'il duo e altr'arìe sono am- : mirate da tutti universalmente e dal Zaz2erino fuor di modo; gusto eh' io non mi sono E da un'altra del Monteverdi diretta a Mantova, del 20 gennaio 1617, si e Mi avvisa V. S. continuar ino sempre Ill.ma del stabilimento del matrimonio di S. A. 3. con Toscana (a), del quale ora rao ne averà da nascere la sicura risoluzione del far qualche cosa in musica per questa Pasqua, come ben a questo fine lei mi manderai uova favola da porre in musica. Se questo rispetto ingannato. > apprende che le relazioni : del servire all' A. S. del sig. Duca Mantova mio antico signore non mi teneva in una lettera caloratissima del sig. Ottavio Rinuccini, che mi avvisa con la bolla occasione del Sor.mo Sig. Duca di Mantova vogliami transferire a Firenze, che non solamente sarò ben visto da tutta quella nobiltà, ma dallo stesso Ser.mo Gran Duca, che oltre alle presenti nozze di Mantova ancora altre se ne sperano, che perciò averci non poco gusto, quasi quasi significandomi che sarei stato impiegato in qualche fatica musicale, et mi avvisa le noizo con il Ser.mo di Mantova essere concluse con grandisaimo applaudo di tuttJi la cit+A di Firenze... » Venezia, al sicun) me ne (Arch. di StJito di M;intova. (a) Il matrimonio di di transferivo a Firenze invitato da — Favoritami con altre dal sig. Davarij. Ferdinando Gonzaga con Caterina de' Modici. — - 116 più volte assalti et l'ho alquanto dìgesta nella mia mente, confessar ma a vero a V. S. Ill.ma mi riuscisse al parer mio non di il quella forza che io vorrei per gli molti soprani che gli bisogne- rebbero per tante Ninfe impiegate, le tanti pastori, et non Non ho gico e mesto. con molti tenori per gli -et variazione altro di , et più con fine tra- però voluto mancare di mandarla a dere a V. S. Ill.ma a ciò gusti il ve- Ni dell'uno suo fin giudizio. né non ho altra copia che la presente che invio a V. S. Ill.ma. Letto il tutto, mi farà grazia il mandarmi gli detti originali per potermene valere secondo il mio interesse alle occasioni et sappia dell'altra che mi sono carissime.... » Il 22 maggio accusava ricevuta del due manoscritti: a Mantova era stata preferita La ritorno dei finta pazza Licori (1). E non vorrei male appormi nel sospettare una rappresaglia dell'ambiente cortigiano fiorentino il fatto che mai più a Firenze Che furono rappresentate le composizioni del Rinuccini. della Dafne quella nel 1611 fu recita privata in casa di D. Giovanni, e certo fu anteriore l'altra nel convento delle Convertite, per cui ci re- un sta Più notevole è constatare che altro prologo inedito (2), V Arianna, presentata la quale aveva sollevato tanto grido, non fu mai rap- uflBcialmente a Firenze (3) in forma privata nel convento dall'altro prologo inedito fine del 1613 non se ne che ci ma , soltanto anch' essa rimane E (4). poiché aveva a Firenze neppure Medici (1) finta al Duca Datari, Op. fnxoM eil., di Mantova pp. 77-'78. — Però (5) fusse appunto neppure qaeata fn per poi di servire eseguite. queste seconda : alla — La da La Finta pax»a LÀcori dello Strozzi musicate dal Monteverdi è diversa dello stesso StrozìEi, musicate nel 1(>41 da Francesco Sacrati fino lo spartito, Don Francesco è probabile che la richiesta che allora ne fece de' come appare Convertite delle svolse la favola di Achille in Sciro e la finte pazza è Deidamia. (2) Cfr. voi. II, p. 102. Si noti però essere soltento una ipotesi ohe il prologo abbia servito per la Dafne. (3) Fu tratte in inganno feste del 1606 (Op. eU., p. (4) Ctr. (5) La la Civita soepettendo che fosse ripetute appunto per le U4). voi. JI, p. 188. letterina fu edite dal Davari, Op. oit., p. 47 n. : « Avendo ardentiMlmo desiderio d'avere la musica di Claudio Monteverdi sopra l'Arianna del Sig. Otteviano Duea Francesco, all'ora principe, di gloriosa memoria, vengo a pregare con queste efficacissimamente V. A. a farmene il favore, et (tie) Rinuccini, recitete nelle nozze del sig. quanto più sari con sollecitudine et si compiacerà inviarmela prestamente, tento più sing<ilarmento mi obbligherà alla sua cortesia.... sco ringraziava ìj Pnca del >. Ai 26 dicembre lo stesso D. France- favore concessogli; p però considerate l'urgenza della richie- Kta è probabile che la recite nel convento avvoniaite nel carnevalo del 1614. rianna, a quant<i pare, era stete rappresentete di nuovo a Mantova nel 1612, — L' perchè ilil — — 117 a questa rappresentazione presso le Convertite, perchè ogni altra è esclusa dal Diario da me pubblicato, al quale rimando per l'ulteriore sviluppo della di Andrea Salvadori drammatica musicale a Firenze per opera (1). maestro Sante Orlandi che era stato richiesto della Galatea del Chiabrera da lui musi« Godo in sentire che ella faccia di nuovo una cilecca cata, scriveva poi al Cardinale : povera Galatea, e quasi nuovo Bacco consoli l'Arianna, circa la quale s'io fussi sicuro che V. S. non avessi a male, direi che fa molto bene poiché è fatta da due de' alla Monteverde (cfr. Neri, Studi sedente, sembra che la corte di Mantova rimanesse senza la musica dell'arianna, poiché nel 1620 la ridomandò al maestro, che la rinviò a poco per volta eoa le lettere del 17, 20, 28 marzo e 4 aprile, non senza introdurvi qualche miglioramento; ma non sappiamo se fu poi rappresentata suoi più particolari servitori.... davvero (1) Ma 132). cit., p. Davari, (cfr. » cioè Rinuccini e il il in seguito alla richiesta di Firenze dell'anno p. Musica, Ballo 47 e pp. 72-74). Drammatica e alla Corte Medicea cit. attendere —È da notare tuttavia una abbondano sosta in questi spettacoli musicali; se gli anni successivi bisogna di balletti, Salvadori fino al 1619 col Medoro più volte replicato, con la Reffina S. Or- il La soia data nel 16-24 e nel 1625, con La con Giuditta nel 1626, Flora 1638; in nel mezzo c'è soltanto La liheraxione di Ruggero dall'isola di Aleina del Saraciuelli, musicata da Francesca Caccini, che però non ha le proporzioni di un melodramma. Dopo è un gran salto al 1637 per trovare Le twxxe degli Dei del Coppola e la ProserpirM, di Pier Francesco Rinuccini ancora inedita. Opere da ma rappresentarsi in | mvsica. E | tra Del il 1625 e Co : il 1645 cadono Melodrammi i Prospero Bonarelli. j Alla \ cioè \ Serenissi- ' Gran Dvehessa di Toscana. [fregio] Tn Ancona. Appresso Marco Con licenza de' Superiori 40; ma del melodramma non hanno le proporzioni, quantunque terminino quasi tutti con balletti. — Segnalo anche un melodramma senza titelo, di cui la partitura di Jacopo Mellani è nel Magliabechiano II. I. I D. V'itioria Salvioni. 91). | | m. dc. xlvii. —Pier Francesco, un lasciare la ; figliuolo di balli, prologhi, e L'innamorato Toscana non è superfluo ricordare 1615 diede in Camaiore un Rinaldo dramma, che si e vi è Ottavio Ofsucci Venere Tetide e — Prima stravagante, pastfmile. in quattro atti, più nel carnevale del che melo- intermedi n. e di 1659. Alla cor- seguente letterina di M. A, Buonarroti la premessa e che rivela relazioni col gruppo fiorentino: so come mi sia il con l'occasione spirili elevati che di sig.r Ottavio Orsucci comparso nelle mani l'intermedij corapositione fino l'anno 1615 furono recitati nella terra di tria conservano alla Trivnl- si Governativa di Lucca, ms. debbo Al Molt. IH. re Signor mio Oss.mo Xon che Armida conservano nella Bib!. tesia del bibliotecario cav. E. Boselli, che cui molti mss. Ottavio, di piccolo studio: oltre alla Proserpina scrisse la ziana, meriterebbe Adone melodrammi, e | | | j Camaiore suddita di di quel carnevale, la qual opera et funtione per se la recitorno pur di quel luog > comparve di V. S che questa ecc.a mia pa- somma stessa et per lode, et fu li con particolar diletto sentita. Io che posso credere questo parto del suo elevato ingegno es- da furtiva mano levato, ho giudicato mio gran debbito copiarlo nel'a forma che per la retitutione di esso il ladro venga libbero, et io inestato di nuovo nella gratia di V. S. alla quale auguro da n. Sig.re il complimento di quella grandezza che V. S. desidera, e li bacio aff.e le mani. xxi Gennaio 1633. suo D.— serli stato che lo presento acciò — — ob. Mich. A. B. . Nel 1628 si me<ii a.\VAliffa, (cfr. Sforza trova V Msione di Lelio Altoirradi, rappresentata in tragicommedia di ignoto, musica come inter- che è ms. nella Bibl. Governativa col n. 999, Maria Fiorentini ed i suoi contemporanei lucchesi. Saggio rf» XVII, Lucca, F. Menozzi, 1879; e per più Uidi v dello stesso Beverini i suoi drammi per musioa nolLi Gaxx*tta Mteraria di Te- G., Francesco Storia letteraria del secolo Sforza, Frnrkcesoo rmo, an. XIII (l.>s8?i) (1890), n.i 34 e 35. e. n. 51 « Francesco Sbarra e % suoi drttmtni jier musìAa, il»., an. xiv XI. La diffusione del melodramma (Bologna-Roma- Torino- Venezia Col 1608 finisce veramente mincia quello della diSnsione noto per molteplici studi piutamente chiarito ed 1608-1640). il periodo delle origini e inco- del melodramma in Italia argomento, sull' : ma più , che com- tutt' altro illustrato. Mentre a Firenze, come ho accennato, prevalgono i balletti e tace per qualche anno il vero melodramma, Mantova continua ma la gloriosa tradizione più per via di buone lunga serie di reali esperimenti. Infatti della che intenzioni di opere di cui si ha ricordo soltanto tre o quattro sappiamo che furono realmente rappresentate. Nulla conosce intorno si dal Villafranchi nel 1609 all' Atnaranta pescatrice né si (1). inviata sa se siano state poi man- date dal Chiabrera che vi attendeva nel 1610-11 V Angelica in Ebuda e la Rosalba una rap- soltanto probabile è nel 1611 (2); presentazione della Roselmina favola tragisatiricomica avente per intermezzo V Aurora ingannata del Campeggi musicata dal Giacobbi, di cui più innanzi (3); e ricordando ciò che testé accennai intorno ad una ripresa dell'^nanna nel 1612 quando Ferdinando voleva teverdi forse per festeggiare (1) Maffbi Scipione, Owvnnni oolo XVII, CatanJA. Qiannotta, Cfr. qui aranti Ci) uve parlo Davahi, Op. eit., rappreHentata il p. m. Nkhi, Studi cit. p. Noi a Mantova tu — L'Angelioa ò C<»ilrUtuto alla ^Uwia — Adkmoi.i.o, //i i|ui Chiabntra IcUertìria del •»- heW Adrùtna, p. 8.">. nei voi. in, la <|Uoir invenzione ò Itotntba ili pordatA. (Sii .iprttxxata da iHì-l n. p. ivi riMtaMlp<^ lo Venere adiinlorfUa, favola trogirn foxso rappri-soiiUl.-r. 8>of. 29 iriu^no lUlO, di cui Adimollo, Adritmn, p. 257. (4) «rduo o di Torino. (3) lUi:i (a W2 p. passa al 1G15 proprio riconoscimento a duca, nella Villi franchi. 19>i3, Nulla ha che vo<ioro con ì'Orixia do! Bona il (4), si una sua favola dal Mon- far musicare «-Ir. AoKMiti.i.o. jip suo opero d/i rteilnriti .'•'ii '>>'. in U. H. muitim; liiutìlo, nin Ira nulla «i lo sa «laali «iho — — 119 quale occasione pare strano che mancassero feste o queste si limitasTirsi e Glori (1). Molti furono sero al ballo nozze del Duca con Caterina per propositi i le Medici nel 1617(2), quando al da musicare una favola di Teti e Peleo de' Monte verdi furono offerti non piacendo questa la Congiunta d'Alceste e d'Ameto entrambe del conte Scipione Agnelli, e una favola di AH e Cibele di Francesco Rasi e un Endimione ancora del medesimo Due, , ca (3). Fu scelta invece la Galatea, Chiabrera fino dal 1608 messa e presentata favoletta musica da in landi già dal 1612. stampata anonima dal Sante Or- una prima redazione non in del 1614, e finalmente ora onorata della rappresentazione, senza che anche in essa mettesse le mani Ferdinando: ragione nuovo ristampata anonima e abbandonata dal suo vero autore (4). Insieme fu data La Maddalena, sacra rappresentazione di Gr. B. Andreini, musicata parte dal forse per la quale fu di Monte verdi, parte da Muzio Effrem, da Salvatore Alessandro Ghivizzani (5). L' anno Rossi e da 1618 seguente sempre il Monteverdi ebbe wa! Androìneda di Ercole Marliani che trascinò fino al 1620 ma non giunse mai sulle scene (6); e tutto tace per il 1619. Nel 1620, in occasione di una festa per lavori fatti al Mincio, di nuovo l' Andreini rappresentò un Intermedio nel quale la musica deve aver avuto parte preponderante domanda (7), e di Monteverdi dello spartito dell'a- quest'anno è la rianna, come s'è detto, e la richiesta fatta al al Peri dell' Adone del Cicognini da lui musicato fino dal 1611 (8). Nel 1621 vi fu lutto per (1) (2) Davahi, Op. eit., pp. 32-35. — Il Per le feste fatte allora a Firenze morte di Paolo la vediamo domandato a Firenze lo spartito del v, e nel ballo è qui riprodotto nel voi. cfr. il mio voi. m. Musiea, Ballo cit. 1622 Medoro del Salva- e Dramtnatiea, ecc., all'anno. (3) Di tutte qaeste è perduto anche (4) Davari, Op. driana, pp. 232-36. oit., —B pp. 40-42. il testo poetico. - Neri, Stiuii cit., qui riprodotta nel voi. ili in pp. 127-152. entrambe — àdemollo, le redazioni. Il A- Vogel (MorUeverdi, p. 35j) deplora giostamente la perdita di quasi tutte le musiche dell' Orlandi. (5) Bbvilacqda K., O. B. Andreini e la compagnia LeU.ra Ital.na, xxrv, pp. 98-101. delle musiche a p. 414. (6) (7) (8) — Voobl, Monteverdi, dei p. — Anche Davari, p. 42, e le lettere pp. 59 e s^. Bevilacqua, Op. eit., pp. 101-2. Davari, p. 48 e p. 107. Adbmollo, pp. — •231-40. Fhdeli 369 e nel Oiom. Star. d. la citaz. della questa è perduta. stampa — — 120 dori musicato dal Gagliano, che è probabile sia stato rappresen- Gonzaga con tato nelle feste per le nozze di Eleonora ratore Ferdinando II Dopo due anni di (1). perfetta oscurità (2), nel 1626 presenta ci si V Europa di Balduino Di Monte Simoncelli, della quale pa accerta rappresentazione la alla Monteverdi, come il vide, contrapponeva l'oflferta della Licori finta pazza dello Strozzi Rinuccini e del Narciso del Davahi, (1) Breve Relatìotie ga. Con I per il viaggio Ingegnere tova I neW , Duca Sig. il | da | Maestà della e Onfale; il si Mantova, In | Con licenza | contese Nettuno e AmfUrite ; prologo Il il il definitivo di Amore, e con un grande \ Con | Gonxaga Au- licenza dei I Superiori. fu 1' Man- un che < Austria. rf* e | Lodovico —A 1622. questa andavano tatti celeste e l'altro ter- un contrasto terzo Borea e Orixia; ballo A W Illustrissimo, In Mantova, per tra Amore e primo ebbe per argomento Alcide e Proserpina. Seguì una licenza col trionfo di Cupido, trionfo ee. Rappresentata in | Marliani dei duoi amori, Senso». | Appresso Aurelio, de' le sviluppò negli intermedi. Dei quali secondo come aneo apprende che la sera del 18 si Leonora | intermedi lo stosso il appresso delle Kt I Cosi in Mantova, Comedia \ gì' e | [stemma] | Imperatrice dell' ducali. rappresentanti la Ragione Cupido che quando , cenno lattaria nella Eleonora Oonxa- Ducali, M. oc. xxii. | JV« Costanti | Uercole Marliani. | n' è Monferrato, et di dalla qualo invece nn.; Osanna fratelli. Stara- patori commedia aggiunse il prologo e cantati >, ed ebbero per tema < reno, ve Imperatore. ii. di Niiters, ecc. Stampatori fratelli, pp. 78 e ce. 8 prima la Fedelmente descritta da Gabriel Bertazzolo \ Altetxa Serenissima di .Mantova, auguste noxze EU dedicatale —Non Di Ferdinando | dato nel teatro di Corte Le li^ennaio fa 267-71. pp. Città d' Ispruck Lodoaìco Osanna Superiori, 4." prescelta : Fatto dalla serenissima Principessa Maestà. Cesarea hcceUentissimo Signor, relio, ot | (4) apparati fatti nelle sue Imperiali Noxxe. fino alla dell' | Dello Sposalitio Saera la — Ademollo, p. 49. | superbi feste, et et stam- la 1627 finalmente nel e (3), proposta di una nuova commedia da musicare, si impe- 1' il quarto Plutone fulminato poi da Giove, e col terminato con ana apparizione al- legorica in lode di casa d' Aastria. L' eg. (2) l'Arch. di anni, se musica da si farsi la le ricerche nel notizia del 13 domenica altri pensieri in è molto malinconica. » in delle Sirene febbraio 1624 : < nel- ha ritrovato per questi preparano qui Si abbiano a fare, avendo tre : «Si fece poi intermedi e quando Persto taglia il detto S. A. a e in verità che da alcuni di veglie, data 27 nel teatro di Corte, e furono Canto si capo che E carteggio da Mantova, nulla alcune veglie in ma non Madama Ser.ma giorni in qua ewa Carnevale, di sera, nel teatro grande di Corte, di sa ancora con sicurezza se che ha me G. Canevazzi, che con cortese pazienza ha proseguito per prof. Modena non una il lunedi apparenti, capo a sera La oiod Medusa; si cosa con musioa molto galante, e tra l'uno e l'altro intermedio di carnevale favola dsUe rappresentò si veglie Àrpit, Il quasi o^i ballò... > e I'Adbmollo. —Per questo e per altri melodrammi mio voi. cit. Le origini. Adrmollo. pp. .S10B18. In una dello lettere del Mon(i\ Davari, pp. 76 sgg. t L'Àteverdi di questo tempo, quella del 18 settembre 1627, si legge, senxa precedenti mifUa non l'ho finita tutta; mi si rìceroherebbero almeno duoi mesi per non msm* di quelle forze giovanili nel comporre; ne ^ però fatta una buona parte. » Il lig. Divari da me pregato riscontrò di nuovo l'autografo e vi si legge proprio ÀmitUa: pwrebbe (3) Ne tacciono il Davari cfr. la BU>liografla in fine al — — : fu finita mori zaga e finiva Le duca Vincenzo il la gloria di - 121 il e con lui Mantova si spegnevano i Gon- (1). prima e maggiormente raccolsero e continua- città che rono la gloria musicale di Firenze e di Mantova furono Bolo- gna, Roma, in parte Torino, e Venezia. a). Anche — Bologna. una riconosciute fantastiche le notizie che una priorità che non tria inventò per assicurare falsa dlopa- esiste (2), Bolo- danqae trattatisi della pastorale tassiana. Ma se veramente egli 1' aveva a baon ponto, come mai l'anno dopo invitato a lavorare per gl'intermedi che si dovevano fare per le festa di Parma rappreseatandovisi apponto l'AnUnta, non offrì la mosica dell' intera pastorale che certamente sarebbe stata tradita ? Io credo che si tratti di ano scorso di peana e che invece sia da leggere Armida, perchè infatti della soa composizione snll'episodio di Armida del Tasso discorre già in una lettera del 1 mas^o di quell'anno e toma a parlame nello seguenti, tutte edite dal Davari (cfr. Voqkl, Monteverdi, pp. 3d0-81). Per quest'episodio musicato si vegga avanti p. 145 n. notizie rimangono ignote. Nella prefazione a (1) É certo però che ancora molte La Firinda Commedia di Giocai Battista Andreixi Fiorentino. AW Illustrissimo ESeeetlentissimo S.re Duca d" Alui Pari di Francia. Parigi u. oc. xxn, 8<>, si legge 1 AUor che per mia felice fortuna in Firenze et in Mantova fui spettator d' opere recitative musicali, vidi V Orfeo, l'Arianna, la Siila, la Dafne, la Cerere e la Psieke, cose in vero maravigliosissime, non solo per l'eccellenza de' fortunati cigni che le cantavano gloriose, come per la rarità dei musici canori che armoniose et angeliche le resero. Ond'io invaghitomi di così maravigUosi spettacoli, conobbi che forse non sarebbe stata cosa spiacente chi avesse composto un picciol nodo di commedietta in così fatto ge| | \ I | nere.... > e questa sarebbe la Ferinda, sentata. La SiUa ma \ | | : è ignoto se fosse davvero musicata e rappre- e la Psiche sono interamente sconosciate ; la Cerere è forse una cosa sola con la Proeorpina del Marliani, di cui più avanti. (2) Dopo tutte le prove e le attestazioni discussioni dei contemporanei raccolte pendo trattarsi di una impostura di da credere alla Sorte cronologica dei daWanno che si sono vedute e tutte le notizie e mio voi. Le Origini cit., anche non saun avv.to Alessandro Machiavelli, non sarebbe più drammi reeitati su de' pubblici teatri di Bologna nel 1600 sino al corrente 1737. Opera dei signori Soeij FUopatrii Bologna per Costantino Pissarri sotto le scuole, ITtiT. L'Accademia dei Filopatri non è mai esistita a Bologna. Secondo il Machiavelli a Bologna si sarebbero di nostra salute — di Bologna. In — rappresentati nel 1600 ma il Fileno della Guidiccioni o del Cavalieri e nel 1601 1' Eluridic»; non si ha alcuna memoria certa, ed è da credere che sia una invenzione la lettera di Geremia Egnazio Corso de' 22 ottobre 1616 dalla quale si assevera di cavare tali notizie, e che conterrebbe anche quest'altra l'E^azio avrebbe veduto nella biblioteca di ciò : Dramma per musica di ViBOimo AmoRBTTi DI BoMBiAXA Che ÌQ fine avrebbe avuta questa nota < Fu nello passato autunno di Ulisse 41dovrandi L' incostanza della fortwta. : di ma questo cadente anno 1564 (sic) recitato con tutta splendidezza il presente mio dram- nella sala suntuosamente addobbata de' mìei Signori Bentivogli, che certamente an- co per i cantanti, illaminazione e vestiario ecc. non la perdonarono a spesa verona, onde comparissero quo' cavalieri che sono, e però lo applauso fu comune. » Tutto ciò non è roba del cinquecento e puzza di mistificazione lontano un miglio in fatto ai hanno altre cose, e non musicali, dell' Amoretti, ma del 1601, 1606 e 1606, e tntt' al : più quelV Ineostanxa, se veramente ò esistita, potò essere del 1601. Solerti. 10 gna deve al — 122 conte Rodolfo Campeggi (15G5-1624), e Grirolamo Giacobbi (1575-1630), imitatoiv- e amico Montev^rdi, fiorentini e del il maestro al maestri dei melodramma. Fino dal 1605 il Campeggi aveva composta una pastorale, il FìlarmindOy che ebbe un successo grandissimo, si ohe poi tu recitata in varie città d'Italia e fino al 1698 se ne annoverano una diecina di edizioni. Seguendo la novità del momento per una delle rappresentazioni successive, quella del 1608, il Campeggi compose una tavoletta, L'Aurora ingannata, che fu messa in musica dal Giacobbi , per servire agli intermedi della pastorale, e nel 1613 per un'altra rappresentazione rapita Ma (1). medesimi autori composero i intanto, assurgendo a piìi Campeggi scriveva il 1' alte Androìneda, che la Proserpina 1610 nel cose, Giacobbi musicò il : rappresentata nel salone del Podestà ebbe un successo duraturo che si diffuse per l'Italia. L'aria di Perseo Io infame, fu per molto tempo celebre: « quable pour l'energie rhythmique de Andromeda per ti sfido, melodie > la dalle tavolette fino allora usate Certo (2). proporzioni e per la sceneggiatura le o mostro un morceau remar- c'était la distacca si e sorpassa le composizioni del , Rinuccini, senza cadere nello stravagante come accadrà poco più modo che a me pare si possa considerare come il primelodramma compiuto. Ma non seguitò nel 1615 il Campeggi diede una tragedia. Il Tancredi, che ebbe soltanto intermedi musicali (3), e nel 1617 /Z Reno sacrificante, tardi: di mo libretto di vero (1) h'Àurora e : ProimjntM sono riprodotte qai la ad ona probabile recita dell'aurora a Mantova. termedi di Cesare \bollì; cfr. Ano la Bibliografia in Certamente alla rappresontaziono della naldi, — Nel da Bologna, 26 febbraio 1UÌ3: < nel WHi mio al voi. il in una Gasa de' di Maaici forestieri, e oon mio Kusto particolare, che di oasi, rigoardevole attione, e ne la prei;n >. Accennai testò in- altri eoo. — lettera di Cesare Ri- Signori prolungata dopo la aegaeate Ottava di Pas<|aa con aocreaoimento tervento — Ls origini voi. cit Pro«t»rpitv\ si itllade in La Comedia iii. FUarmittdo ebbe di Bentivo|§rli s'ò mitrchine, con in- bramo V. S. spettatore Occhi, 16^, Tol. i, BoloKna, (htttere, p. 244.) (2) FfiTis, IV, 32H. parati I Del Tanoreéi — Per | Tragedia prtmntare dagli Aextdemiei » Rnmrtndiu. irli Handi Sig. di (iio. nezia del 1620. | V Andromeda v. la bibliografia nello Boloicna, Cocchi, 1614. (3) /{ Tranore/li, Il Hig. Rowi | tip. Ambrosi], Sig. Oo. due gli Ap- \ | In UoluKna, m. ug. xv. lotterò di Una rappneautaxione a Bologna Terenti, 1908. oit. De \ Ridolfo Camprooi fUia rap» 38 Maggio 161 'k AU'lUtutriu. licenza do' Saperìuri.— Se ne cita rolazione contenuta in mie Origim IMatìone | | | | blioò di recente A. Saviotti, BoMi-Viterbo, Pesaro, DeW lUmtris: A. OeUUi in Bologna U giorno stemma) Card. Barberino. | Oon — Un'altra | — [P. ami riittampa di | Per Ve- Michele Zoppio pabnel WlH. (Per — — 123 ma non vero melodramCampeggi contribuì pure a introdurre la musica nei tom«i componendo per questi vere azioni figurate come già si era incominciato a fare a Firenze e ci rimangono di lui Le azione drammatica allegorica in musica ma. Il , , nozze di Teti e di Peleo e A imitare Btu/gero liberato il Campeggi il anch'egli dopo una pastorale. Amor una favoletta. Giacobbi ebbe (2). e Cloriìida, del 1613. cominciò ccm prigioniero, del 1615. che fu musicata dal due anni dopo dava anch' egli una tragedia che intermedi musicati da Ottavio gli (Ij. sorse ben presto Silvestro Branchi: cosa fosse propriamente l'^fóe^ , Veinizzi. Non che so ojsera re^if/ »iarifói»na dello stesso ma che non ho potuto trovare: il sottotitolo indurrebbe a crederlo un melodramma, ma d'altra parte manca ogni notizia di chi l'abbia mu- Branchi, che è indicata come edita a Bologna, Cocchi, 1619, io sicata, mentre conoscono gli Intermedi di Ulisse si Circe tatti e per V Altea dall'autore stesso e musicati dal Vernizzi: ciò che fareb- be escludere che VAUeo fosse in musica esso pure. Sorvolando su Trattenimenti musicali di Apollo certi Reno col e su V Amor guerriero per la rocca incantata, barriera, composti entrambi per nozze nel 1621, nel 1623 abbiamo V Amorosa innocenza, pastoper la quale l'autore medesimo fece per una i-ale, intermezzi seguitati zioiìe degli Ruggero è qui riprodotto uel voi. (1) Il Ridolpi Campeggi. Parte del sig. Conte nuUìche ecc., Venezia, Fabri e (2j È 1,'aenti si vegga un Tempio o — Per la citata Biòiiografia nel 1633, cita di >Mia gran sala dei sig. La le un Perdinanuo Carli, &reve un balletto di ecc. si delle opere so- L'Allacci (Apes w- lieserixione Mano, Bologna amore ra.ppaesentata in musica per un 1612, che della 1615 baiiett<) : sa — si fatta di Cavalieri Bolo- Memorie Dello stesso Carli sono citati Ne- Hereidi e Tritoni por nozze Caprara-Piccolomini, e lÀalogo di Zefiro, però se musicate. (/APPONI, che festa che rigoaida trova altresì largamente descritto nel Ghiselli. tragedie non Fiora, Cupido, Felsina e Cori per le stesse nozze, Bologna 1612; e alcune si Poesie le Gomposixiom dram- le indicazioni di questa e antiche mss. di Bolog.va, voi. xxiii, pp. .562-574. reo per invenzione è con qual eontiene mio voi. Le origini Podestà l'anno 1613 in 2 di Vittoria d" gnesi, Bologna, — L'altra iii. seoonela. rappresenta- coronazione d' Apollo per 1620. qui riprodotta nel voi. in. Romae, banae. C, La La un Ariane di Giovanni primavera nella sala Zoppio > a Bologna nel 1619; Serie eronologita dice < rappresentato di cit. reca altresì Melzi lo dà come stampato soltanto nel 1625. Io non ho potato trovarlo, ma noto che il Ménéstrier (Des riprése ntations «n tnusigues. Pari, (jaiguard, 16S1, pag. 251) rammenta: <Ioan Capponi, médecin, philosophe, astrologue et poeto, fut celebre poor ces il compositìons: qui cr>mpo3a ì' il fut amy du Arion qui fut Quarìni,... dn cavalier Marini et du Braccio! ino. Ce represonté en musnjue aux uopces de duo .Savoye uvee Madame Chrétienne do Franco soour do ciò si veggu più avanti, a p. I4J-I4I. L<>uLs xiii 1' Victor an fut lai Amedóe 161'.» >, e per Dafne conversa in 124 - lauro, e per un'altra degli intermezzi di di- Europa rapita da versi argomento, e cioè fama, Angelica legala Giove, E trionfo della Rinaldo liberato da Armida Vernizzi. Del 1627 è ancora una sua allo scoglio, tutti musicati dal solito tragedia iZ Guiscardo ma , notizia di musiche senza Proprio in mezzo a questa fioritura, nel 1616, (1). recavano a si Bologna il Rinuccini e il Peri, perchè il Cardinale Legato giungendo tre altri Cardinali voleva festeggiarli; il liinuccini stesso il 20 aprile ne dava notizia al duca Ferdinando Gonzaga che li aveva invitati a proseguire fino a Mantova: « ... Venerdi s'aspetta gli 111. mi Leni giorni forniranno i Bevilacqua e , regali apparecchiati, un l'Euridice in privato, e Rivarola palio. Io subito verrò nore de' suoi comandamenti. » Il 27 aprile bazza mandava a Mantova queste curiose più rivelano l'indole l'Euridice, nuzzini, del che che facciano si facesse lamentandosi del il ridicolosa , et io il acconcio c&<le in di rìcordiire Apollo, intermezzi rappresentati ecc. Ijs — Tutto ciò, in quanto a Camt>ori, i. me Campagnolo, qui il si ana Morte rappresentò a spese della gioventù d'Urbino nel recitarsi co : Oiulio Osare p. 283). Ma Rodomonte e La diseordia nella raccolta per conoscere d' Orfto in 1' Eiailio di la Filli Odasio; OiuMppe peratgwlato, Carapori all' , di inter- la P\iga d" Elrmitiia, nn salottino della Corte d'Urbino a spese Il pianto di n.o 649 credo quale il che nel 1622 nel giardino dei conti Ban- insieme con canzonette, bizzarie, lamenti eoe. avmtwre d&i .pown, autografo ohe ha facci, da musico che mezzi rappresentati nel 1631 in Urbino nella Chiesa del Seminario; balletto eseguito nel 16:^6 in e delle si Gio. Lbone Srmpronio. Del quale anche mentano ricordo Sciro nel 1629 nella sala del Zazza- il tempo Rinuccino per condurlo a V. A., conterà Sig. nncci o a spese del card. Alessandro Bentìvofirlio, musica, favola reciterà si perchè S.r Ottavio fa più alle spalleggiate insieme. Il S. sta attendendo Hi , Questa sera S.r Ottavio sta pertinace talmente il da poeta, onde è cosa (1) notizie l'o- Andrea Barche sempre quali sono in disparere fra di loro, perchè i Zazzarino dice che il € : a ricevere cav. il maneggiata però dal Zazzarino et S.r Ottavio Re- rino non vorrebbe che voci, et Rinuccini quattro in , una giostra a rincontro, del Vioelegato, e con tre melodrammi trionfale Torma nn codice Estense (Vtt. Catalogo dei ood. più compiutamente le vicende drammatiche e l' amico A, famose Giornate Soriane, che ^li offrono occasione di illustrare quella corte e quella società tra la flnu del secolo decimoeeeto e il principio del deciIl primo melodramma pubblico a Pesan) fu 1' Aemondo ii Q. Ho>n)iCDBi col moaettimo. ballo lOmole alla Omofinhia di 1'. M. Oiohdani, noi 163" ^<•fr. Saviotti. nel (1iorn. Star. musicali nel ducato di Pesaro e Urbino attendiamo Saviotti intorno — ora <;it., p. 74 n.) alle il lavoro che prepara tutto snccesso, il ra.... delle cosi - 126 come feste Euridice dell' anco- (1). b.) A Roma, — EXJMA. erasi recato si vide, Caccini a farvi gustare il le sue prime nuove musiche, forse perchè là era una celebre scuola romano di canto ed egli stesso era 1592 Giovanni Anima e Corpo che iniziò di pure (1) 1610 fu vide, nel si Davari, Op. rappresentati in musica | NARDiso] M[ari8cotti]. —A menticati. si conserva al Liceo I netta nascita chiesa ma] I | Musicale di Signore In Bologna, pp. 40. Qiesit | | | col di S. / Ricci, tra Amori quelli Ballo et , di Bologna teatri ricordare di 18, attesta .- | Del S. che vi un \ di B[er- amo libretto di- che | | | | Card. Giustiniano per Vittorio Benacci. Enea n Roma, come a (3); Poemetto drammoH7129 Il seno <£ Abramo Rappresentato in Bologna Di Cesare Abelli Alt Illustriss. et Maria del Pio'nbo F anno 1615. u. Bologna, | \ Protettore m. dc. xv. Ferrara e | Ck>n di detti non senza Padova, Confrati. | [stem- de' Superiori in i., licenza con Fi- relazioni degli Obizzi, cavaliere illustre e letterato di valore, degli spetta- amantissimo, insuperato organizzatore coli tralascio per obbattirMnti di Cavalieri, | C/tristo Sig. Il — Messaggero renze, fu Pio seguito al il Emilio ritirò (4). In Bologna, presso C. Ferroni, 1631, pp. | Confrati de' Revermdiss. musicale Bologna era penetrato anche l'Oratorio, come 00 Nella per ma non era passato nel si famosa Rappresentazione Rinuccini — Bìdvìo p. 35. Gii., Roma a ; la l'oratorio il nei secoli xvii e xirni, Bologna, 1888; Nettunno 1600 diede nel de' Cavalieri e vi (2) a Roma, sua patria, de' Bardi; teatro nella splendida villa del non di tornei: egli presso Padova, Cataio ma solo aveva un proprio rappresentare anche faceva a Ferrara nel 1640 una Dafne, da lui già composta a Firenze, e nel 1641 un Pio Enea. Adalgisa Benacghio, Pio Enea n degli Oìnxxi letterato e eamliere nel Bollettino del Museo Civico di Padova, rv (1901) n.i 3-8). Ma vi sono anche di lui certi Furori di Venere, favola composta per un torneo fatto a Bologna nel giugno 1639 (cfr. Catalogo (Cfr. dei Codici Campori, p. 251). i, —E tra Ferrara, ormai Bologna, stendono la loro efficacia due Savoia, ai quali sanizzatori si ha decaduta, e Parma, attraverso Enzo Bentivoglio e Ascanio Pio di debbono parecchi spettacoli musicali delle feste di non ho potuto trovare tivoglio altri cavalieri, Parma a Ferrara e furono grandi or- i 1628 alle quali più volte ho accennato. Dell' uno del la Deserixione degli Intermexxi eoi quali S.r Alessandro Ouarini fatto rappresentare la tragedia del V lU.mo S.or Enxo Ben^ la < Bradamante gelosa > Ferrara, Baldini, 1616; dell' altro nel voi. più volte citato sulla Corte Jf«<tcea riprodurrò gli intermedi per la recita dell' Aminta nel 1628, e ricordo qui L' Andromeda cantata e combattuta in Ferrara nel Carnevale (2) Cfr. (3) lume i (4) 50 d(>l E Solerti, Le Origini riprodotta ne dell' anno 1638, Ferrara, 58 e ecc., cit., p. Le Origini cit. — Per la p. Suzzi, 1639, 4," con incis. 132. scuola di Roma cfr. nello stesso vo- discorsi del Oinstiniani e quello di Pietro della Valle. Non 90 86 poi si effettuasse, ma trovo, nella Filza Strozziana xiii, n. 36, ce. 137- R. Arch. di Stato di Firenze, un Disegno del viaggio per nale fCarlnj de' Medici e RuiAo de" appaiono il Peri e Settimia Caccini. prelati, aignori eoe. k del Roma del sig. 1616, e tra i Cardimit-iiri - — 186 Roma Di ricambio, Firenze e Mantova avevano avuto da Vittoria Archilei e Caterina Martinelli, le due roinanine{l),e vide come Rinuccini, e come per Cavalieri e del stasse propri musici i ai cardinale Montalto assistesse alle prime prove del il , tra i quali 1608 del feste le Ippolita eccellente 1' prealla , corte Medicea (2). Né a Roma erano mancate solite le musicali che dovunque precedettero tempi più antichi, salire a ciò mascherate e melodramma il che esorbita dall' più son cose note, negli anni più prossimi mo di Pietro dalla Valle (3), ri- argomento e di era veduto si 1606 saggio della nuova musica in pubblico nel d'amore le feste senza ; pri- il Carro una vera veglia dram- e col VAmor matica e musicale sul tipo di quelle fiorentine era stato pudico di Jacopo Cicognini, rappresentato per nozze Peretti-Cepalazzo della Cancelleria nel 1614 sis nel Ma (4). primo sviluppo dal nuovo indirizzo musicale dopo il Palestrina Roma era avuto a si per distogliere giovani dai divertimenti profani, aveva introdotto i l'uso nell'ultimo ventennio del secolo decimosesto di dere e seguire sermoni i ancora però di (1) Per le il in altro campo. S. Filippo Neri, madrigalesco stile romanine cfr. far prece- da laudi cantate in religiosi Ma (5). musica, diffondersi della col Ademollo, Aclriana, pp. 36-47 dove rifuse due buoi articoli precedenti, (2) di Di certo imitare >{ui il Si^.r ossa interveniva la sicali, (3) p. di cui non ci resta meinoria; una lettera del 9 diceuibro Ibj6 € ... Et Cardinal Montalto che fece una comedia che osrni soggetto che in compose la sua parte... > E poiché il Monteverde parla di parti mu- Montalto avrà fatto rappresentazioni il una almeno dà un cenno si commedia B (4) È <|ui (5) non si mio voi. Ia Origini rìpnMÌotto noi voi. in. In Firenze, nella Stella, ìd-12, S'ila a Nuova p. il —A 14 febbraio 1(516 il intemuuiii di dell' autore, rapprwentava si e rieorrsttf- 370 trovansi alcuno canzoni — !>' .Si voio(ano di S. iiltresl Vergine, Burnii, Mutii, Ancina (Smnr. mai;irior part» ann lattài ariane Mia o del p. B, l'V7Ì>f, Paolo yi a«ii.iati, musica a una del (iiinliiiin, la so- o«>n Muti!. .'ulnttiiti' Ancia» p. Arasfione K<iniii. Homa, all'In^ei^na della colla raccolte cati/oni prormip inusicho hoiih i|uoIIo di n<in<hò lo (Janxonelte spiritimli di l')ì)U) Neri due lo Terxa P»rU. della ttióT, ove da più 15*.U, raxxiHe apiriliiali l'iufuiu-il-i Filippo : Uoscubito Bosc.mbtti, (ìio. Statnporia di (Jiov. liraiu^oiico Burbotti, e coi basso continuo. (Kinda Parte del p. cri; Viijerbo Palestrina, nnllii Scolta di laudi Di nuovo stampttr (Tempio Arinnnion lUUi B. III Diaoorso col conoscono cho due esemplari; è qui riprodotto nel voi. in. raccolte del Vurovìo u del p. Soto del Ió8ti o del divolA e virtunse ptrsmif,. por insieme oit., Oltre alle not« prevalgono l'Anìuiuccia o voce : sgir. Oli strali d'Aninre, favoletta in musica per di cui in cui accenna dovette essere in musica. riprodotto nel 155 e pp. 180 Monteverdi il li'iOil) ii^'li l.'iH.'i dove inni hm- o 16«8. I nuova musica recitativa — 197 gli oratori! erano disertati e però lippini per proseornire nel loro intento esporre per via di narrazione , fatti della i Bibbia o della storia da laudi, ecclesiastica e far seguire le narrazioni o sermoni trodussero l'uso di rappresentare fatti i Fi- i invece di continuare a in- per mezzo di brevi e semplici ai quali si venne innestando e accompagnando la musica. Quale prima di queste rappresentazioni, o oratorii come si chiamarono, in stile recitativo si cita quella del p. Dorisio Isorelli, parmigiano, il quale nel 1599 si fece inscrivere alla Congregazione di S. Filippo e musicò un dramma componimenti drammatici ^^acrG in composto dal versi Filippo, del quale però me Roma però p. il si che si nell' oratorio della io 1600 ; si carnevale dramma Agostino Agazzari del Corpo del Ca- di Laudi alla Stella , Spirituali, Firenze, Guidacci, 1614; di 1670 e leTS; di Firenze, Onofri , 1680: due ultime cfr. D' A.sco\a, La poesia popolare 437 e S. Ferraki, Btó/. di L«tt.ra popolare, p. 133. di Firenze, Hindi, 1710, p. e (3). Napoli, Scorig^io 1614: di Firenze, Non Anima 1606 nel Seminario era rappresen- pastorale di ignoto, messo in musica da Queste sono da iitrginngere alle scelte Livorno, Viso, 1878, (2). Chiesa nuova o della Vallicella nel febbra- diede la Rappresentazione di nel VEumelio, (1) ado- si valse del celebre musicista Francesco Anerio E tato con- chiese e fece lo stesso, e specialmente vi S. Insie- Orazio Griffi, di S. Girolamo della Carità, già cantore pontificio, valieri altre notizie (1). anche in altre e parallelamente ai Filippini, gregazioni di e Agostino Manni discepolo di p. non ho trovato per le (inali è senza importanza notare che l'Isorelli si trova ^à tra i musici che pre- sero parte alle feste del 1589 in Firenze. Ma non (2) tane roei , oratorii è vero, come il Teatro eoHcertati con AXERIO. I Romano. il \ | si può supporre, e come infatti da taluni è Armonico Spirituale Di Madrigali a cinque \ Basso per C Organo. Canio Primo, in I \ Composto dai Reverendo Roma. | \ citato, che» consei sette \ et otto D. Qio. Francesco Appresso Gio. Battista Robletti 1019, 4", pp. 179. (3) h' Anima e Corpo h riprodotto nel Bibliografia in fine per VEhimelio. — mio Intorno al voi. cit. Le Origini valore musicale di ecc., e questi ve^ga nella drammi cfr. si Rollavo, Op. cit., p. 121-35 o Goldschmidt, Studien xur Oesehiehte der italienixcken Oper im 17 Jahrundert, Leipzii^, UOl, pp. 5-7. — Della squisita musica nelle chiese di Roma parla in rari luoghi il Della Valle nel suo Discorso cit. — Mnns. Alfonso Capecelatro ne La vita di S. Filippo Seri. Libri 3, Milano 18c4, voi. 2, consacri il cap. vili, Hb. ni, a S. Filippo e la musica, ma nulla reca di particolare soltanto cita come del l'JO:) un Oratorio di Francesco Oadalnpi Borsani di Regino P^'' un'immagine della Madonna; perii 16'^ il Natale di Cristo del Cicognini, e salta al 1678 (luando Sebastiano I^azzarini il'Or\-ioco sUtmpó la Saera melodia di Oratori muctorUi, che contiene dieci drammi di maestri valeniissimi. : — 128 — Questi precedenti non furono senza efficacia sullo sviluppo melodramma ulteriore del Roma, anche per causa in biente religioso, e però per lunga pezza accanto mi d'argomento mitologico vediamo continuare sacro dell' am- melodram- ai d'argomento quelli (1). Il primo melodramma profano di cui si abbia notizia è La morte d'Orfeo di Alessandro Mattei , chierico di Camera, musicata da Stefano Laudi nel 1619 (2), cui segui 1' anno dopo, e precisamente l'8 febbraio 1620, VAretusa di monsignor Ottavio Corsini musicata da Filippo Vitali (3). La CcUena d'Adone di Ottavio Tronsarelli, messa in musica da Domenico Mazzocchi, è del 1626 (4). ma non si ha notizia quando fossero rappresentati il Narciso , il Fetonte, Minoe , La creazione del mondo, L'età dell'oro tena, sono raccolti nel (1) Roma Sarebbe tempo che qualche studioso in tema che , a differenza della Ca- altre cose, balletti, cantate, prologhi e cori (5). tissime sto , volume edito nel 1632 insieme con mol- dell'oratorio. laudi sopracitate, e Movendo appunto compiendo recasse un luce sopra que- po' dì seconda produzione, per dalla le proprie ricerche nelle biblioteche e dir delle così, presso lo confra- non può mancargli un ricchissimo materiale da studiare cosi sotto l'aspetto letcome sotto quello musicalo. 1888, non ne fa cenno; (2) L'Ademollo, / teatri di Roma nel secolo xvii, Roma, del resto questo lavoro è assai deficiente, specie per primi anni. Il Rollano, Op. eit., p. 136, lo nomina ma non potè vederlo; ne tratta invece il Goldsouiuidt, Op. cit., pp. 39-óU. ternite, terario i — Copiato me per di suU' unico esemplare ora nel British Alnseum dall' amico dr. C. £• Pollak, lo riprodurrò nel voi. m. Anche questa è riprodotta nel 128-129; QoLDSCUMiDT, p. 5-29. (3) pp. — voi. lu. Il — Gir. Adeuollo, Vitali è fiorentino; cfr. Discorso di S. Bonini (Le origini di., p. 138-B!)) e pp. 1' 4-6; Bollakd, accenno a Vooel, Oagliano, p. lui nel 74 pp. e 84-85. Alcuni suoi intermedi ad una commedia recitata in Firenze nel 1622 sono nel mio voi. cit. Musica Ballo e Drammalioa alta corte Medicea; cfr. anche per altn intermedi Uuonar- noTi M. A., Opere, Firenze, Le Mounier, 1898, p. 298 sgg. (4) Intende certamente di questa recita della Caisna la lettera di a Camillo Oiordanì, da Roma, 15 febbraio 1626, citata da A. Saviotti, coli nel aeioento nel Oior. Ulor. d. Lelt.ra Ital.na, XLU, p. 70, e permette di riprodurre più compiutamente in casa del S.r .Evandro Conti. : « che la Hiersera fu recitata una Fu cosa meno che mediocre, Antonio Donato FMe il frate tpetta- comedia cantata ma honorata Pontefici e molti Cardinali. Io vi fui e stavo a sedere appresso e sua cortesia mi da' Nepoti Agoatiniano fa- non mi parlò mai d'altro che della S.ra Margherita dal Verme famosa cortigiana, da lui mantenuta e goduta con pieno imperio. Cenammo la notte in sua casa con altri spagnuoli et un veneziano detto il Labia, truoimaoo di questo incanto, che sarà il fine della presente.... > Si vegga da qui Innanzi quanto errasse I'Adbmollo, p. 7, ritenendo che dal 1620 al 16:U uewaiweru in Roma gli spettavorito d'AlcaU, coli musicali (5) Sul Bkixohi a., il ({uale frate ! TronHurelli, prolifico letterato, cfr. Il gtiemto, Milano, Vallardi, 1»0I. IìIryturaius, Pinaeot kioa, pp. —La raooolu dsi Drammi 6Ul-ttlt mu tiMH e ap- Del 1629 è il primo dramma buflfo, la Diana schernita di Giacomo Francesco Pantani, musica di Giacinto Cornaccliioli (1). e questo genere doveva avere séguito a Roma. Ed ora ci troviamo dinanzi una delle figure pili notevoli non di questo periodo, ufficio cui fu solo per la nobiltà dei natali e per l'alto ma chiamata^ produzione letteraria altresì per importanza della l' sua intendo di Giulio Rospigliosi, che fu poi : egli si produce Lasciando le cose minori (2). come autore per il teatro con uno dei melodrammi più belli e più riusciti V Erminia sul Giordano, messa in musica da Michelangelo Bossi (3). Sinora s' ignorava 1' autore dell' Enninia; ma a riconoscerla mi mise sulla via il Saviotti indicandola come compresa nel codice Oliveriano 168 che contiene altri drammi del Rospigliosi (4); a lui mancò il modo di procedere all'identificazione, ma avendomi a mia richiesta favorito V elenco Clemente ix , : dei personaggi e qualche tratto dei versi^ compierla potei io stampa 4i questo meprodusse anche un tratto di lettera del sui miei appunti tratti dalla rarissima lodramma. Il Saviotti pesarese Fabio AUnerici, da Roma, 2 febbraio ma parve a Boma, Corbelletti, 1632: V Adone, stampato più volte separatamente Le origini] vi manca anche II Martirio de' Santi Abundio ecc.. ib.)— Sulla Catena d'Adone v. Adeuollo, p. 9-10 e n.; Eolland. la Bibliografia nel voi. (cfr. stampato nel l&ll p. oltre 1633, dal quale 129-31; La cantata, (cfr. (joldschmiot , pp. 5-Ì9. — — o irapos.-ibile stabilire le date. difficile Delle cose minori del Tronsarelli pare che Sirena, per le nozze Barberini-Colonna debba essere del 1629, per Il Rn.\ (Poeti alia corte di Carlo una le altre è Emanuele I un brano di lettera del d' Aglio del 21 non trovava più « il Oioeo degli affetti, non averne copia »; tuttavia, non coi Drammi musi- di Savoia, Torino, Loescher, 1899, p. 107). reca Roma marzo 1627 da del quale ma eali, V Isola il nella quale è detto che Tronsarelli mi dice di in fine aXV Apollo della felicità e (Boma, Corbelletti, 163)) che è un canzoniere, insieme con rorte, si lenze anche II Giuoco degli affetti, tutte tre brevi con La rappresentazioni per musica. Solerti, Le Origini 1) QOLDSCHXIDT, 8Kg.: Belloni, (2) p. Il seicento, cap. tixie storiche, Prato, Giacchetti, tip. Forifhieri 13) Ademollo ne tace: Bolland, p. 1.58 Beani U., Clemente ix (Giulio Rogpigliosi) noCaxevazzi E.; Papa Clemente ix poeta, Modena, viu: 1893: , e Pelligni, 1900; EU>ll/0(d. pp. 13S-43. Sa inesto maestro cfr. Ernst von fur Mvksikgesskichte, 1896; Rollano, (1) 1' nella Bibliografia; 35 sgg. Fette e stprttnooli cit., p. 70. p. — I! Werra 136-38; , Siichelangelj Sosti Ooldsouiidt, pp. C'idice contie.ie : l. // in MomUshefte 63-70. PalaxM» incantato overo La gurrriera amante, Drama di Mone. lU.-no Oialìo Rospigliosi, posto in musica dal Sig. Luigi Roma Rositi, rappresentala in Qiulio Rospii^liosì. - Dal male il :ì. l'anno 1642. S. Bonifaxio. Drama — 2. lirminia. tragico per mwatoi. Dramma di Mone, — 4. Chi llt.mo soffre speri. bene, tutte cose del Rospiijliosi. SoLXJtTl. 17 — — apprendiamo che V Erminia, 180 — rappresentava si quel in carne- Taddeo Barberini nel suo grandioso palazzo allora compiuto. (1) Il libretto non fu stampato, come nessun altro del Rospigliosi, ma la partitura venne in luce soltanto nel 1637^ e può essere che in quell'anno sia stata rivale per opera del munifico prodotta sulle scene Ecco (1) passo il maschere e a alle (2). delia corsi, ma 4 abbiamo il carnevale solito di Eloina, quanto tempo poco fayorevo>e fin qai. Si lahno commedie da Se ne fanno anco delle altre , ma sinj^olarmente lettera col buoni comici ordinari assai dal Sig. D. Taddeo [Barberini] intermedi, che : musica La fuga d E}rminia, con rappresentare in si fa quanto dicono è per cosa dejirna essere intesa.. di > (Satiotti, Op. eU., p. 70-71). (2) Cfr. la bibliografia ad Anna Colonna tazione ne Le origini cit. Barberini insieme con la — Credo riferire qui descrizione dedicatoria la rappresen- della : Illusiritsima, et Eceellentiss.ma Sig.ra et L' Sìrminia partìcolar dersi utile interessante che se , n' sua ventura dentro non solo ammessa Padrona colendissima, andava fuggitiva per al al cospetto di solitudine dalie selve, raccolta con la maestoso palazzo di ricevè V. Ecc. za, Uame, ma nobilissime onore 1' di ve- d'esser anco benigna- mente ascoltata e compatita nell' istoria de' suoi successi. E perchè una pellegrina, com'ella era, non avrebbe potuto comparir se non poveramente, trovò l'incostanza della fortuna di essa non poca emenda con la generosità della Sua Ekscellentissima Casa, dalla quale con ornamenti fu abbellita nuovamente col mezzo di Volendo ora presentarsi regali. queste stampe, ricorre Ecc. pregandola che se una volta come forestiera lei, Et la difenda. 1' ali 'esperimentato ora accolse, con questa occasione rassegnandole io I' , pubblico in patrocìnio di V. come umilissima beneficata da servitù che lo devo, le fo profonda riverenza. Di V. Ekicellenza Illuatrissima Utniliuimo et devotias.mo atrvitore MlCHILAMOBLO ROSSI. Lo Stampatore a chi leqoe. Essendomi alle mani una lettera, che in occasione della presente commeun gentiluomo a un amico lontano, ho stimato d'inserirla nel princi- ca^ itata dia lu scritta da pio dell' opera persuadendomi che la notizia che porta di molti particolari possa con non poca soddisfazione servir di guida a chi si compiacerà di scorrere questi fogli. «Se mai desiderai di esser mago innocente e di sapere usare arti le quali però all'amicizia solamente servissero ieri certo ne ebbi una impaziente voglia affino cioè di scioglier V. S. costi dai domestici aiEari, e trasportarla a veder qui la belliasÙBa , , — , , , Erminia, che di , ordine dell'Eoe. Signor Prefetto di tanto mio piacere o godimento, che, si come Roma si rappresentò. Io vi oltre alla presenza e niente più vi ebbi da desiderare, così mi confermai nella mia drammatiche non paiano gli altri poetici vorisimili, ma azioni, ma sentati i che si ohe e oon di V. S. le poesie vita, e moto, e lingoa, • real- sono. In questa poi ha la soarità del canto e dell'ar- monia oontinaa talmente eooedato, ohe ratto: et inoltro opinione fai, vere; e che in ciò di gran lunga superino tatti componimenti; perchè hunno persona, e mente non sembrano compagnia io stimo potersi dira ohe si stesse in un continuo stravedessero più tosto che vedessero con nuovo incanto rappre- successi di Erminia e gì' incauti d' Armida , attesi i piacevoli inganni delle - — 131 Roma L'anno seguente 1634. essendo in sandro Carlo fratello del re di un nuovo spettacolo questo procurò scrisse rio, queste prime seguirono 1638 il 1635 nel 1639 S. Bonifazio,' nel il Ales- principe Rospigliosi che, tendendo il Santa la Chi incantato o d'Atlante, musicato da Teodora nel 1642 Luigi Rossi (1). A nel (2); musicato da soffre speri Virgilio Mazzocchi e Mario Marrazzoli (3); orato- all' Laudi da Stefano musicato Alessio, S. il il Barberini allestirono i non minore importanza, e anche per di libretto il Polonia, il Palazzo 1643 nel (4); macchine e dello volubili scene, ohe impercettibilmente fecero apparire ora annichilarsi un g-ran rupe e comparirne una grotta e un fiume dal quale si vide sorger prima il Giordano e poi le Naiadi; ora venirsene Amore a volo et appresso nascondersi fra le nuvole; ora per sentieri dell'aria in un carro tirato da dratrhi portarsi Armida et in un baleno sparire; ora cangiarsi l'ordinaria scena in campo di guerra, le selve in padi, i , glioni, e le prospettive del teatro in muraglie dell' assediata Grerusalemme; ora da non Averno far sortita piacevolmente orribile i Detnonii in compagnia di quali insieme danzando et assise poscia in carri infernali per l'aria se ne so qual voragine di Furie le , sparissero ; et ora poi finalmente Apollo, con vaghissima comitiva di Zefjiri. sopra carro sfavillante di lucidissimi splendori, far sentire È chi fu Apollo? fonie di Il un concento di inestimabile un melodia. signor Micholangelo Rossi, compositore insieme delle musiche e sin- tutta l'opera; il quale sopra la più sublime parte del carro infioravano l'aria, sonò con sì dolce e grata armonia il mentre . i Zefiri suo violino, che ben mostrò aver Muse e le scena dominio e signoria. La lode delle macchine e mu'.azione delle scene è dovuta all'acuto ingegno del Sig. Francesco Guitti, ferrarese, tanto eccellente in inventare, ordinare e governare sì fatte macchine e teatri, quanto testificano la masopra le raviglia e l'applauso universale. Per notizia poi delle perfezioni della poesia, basterà di legger l'opera, senza averla o veduta con gli aiuti del canto e degli abiti. Nelle quali due cose hanno, a udita giudizio tra di loro di ogni la uno, talmente gareggiato del vanto, lite la melodia e la pompa, che immortale sarà come immortale sarà parimente la gloria di chi ha con grandezza d'animo e con splendore sì grande, dato quest'anno alla città di Roma un sì nobile ed ammirando spettacolo. Del quale lascio di proposito di mandare a V, S. più distintfi ragguaglio per non farla maggiormente inacerbire contra le proprie occupazioni, che l'hanno privata (1) ragguardevole et ingegnoso trattenimento. di così Solerti, Le origini 134-136; GoLDSCHMiDT, importanti prodotti Ademollo, nella Bibliografia; cit., pp. 47 Sgg. delle origini — Musicalmente, » 10 sgg.; Rollakd, questo è considerato uno dei più pare anei che fosse pronto ; p. fin dal 1632 e quindi pre- cederebbe r B!rminia. (2) lettere (3j AoEMOLLo, pp. 40 sgg.; Saviotti, pp. 71-74, che danno ragguaglio delle rappresentazioni. pubblicando parecchi Ademollo, — Goldschmidt, pp. 26-31; pp. torio Rossi], Diaiogi, Coloniae, 164.5, presentazione presso pp. 11-18, i. Barberini, che L. i 89-96. I. Gerboni (Un uvMniata Lapi, 1899, p. 66) identifica con qualche Gerboni, riproduce anche parte del (4) OoLDScmnDT, taloffo dfl p. 88. — Por il 101'), p. 15. op. probabilità dialogo (pp. con 167-59). Gasparb-Torcki, CaL'Ekitbeo (Elpistolae nd Tkyr- libretto e la partitura cfr. Liceo Mwriaile di Bnlogrui, voi. '.•iii.w.. rap- nel seicento. Oiano Ni- questa del Chi il di N. Erithhaecs [Gian Vit- descrive entusiasticamente una eio Eritreo, Città di Castello, soffre speri; brani iii, p. 333. - v del C febbraio 1642), c*8Ì no paila: « Proximis ìu- il mentre mancano S. Eustachio, Dal male bene, musicato il nel 1653 (1), date le La Comica Datira, l'Innocenza, - Ì32 per Vive all'ombra renze e vi aveva sostenuto rappresentazioni; Barberini dei meno insigne ma il parti Urbano viii prime le principali tusiasmi e Abbiamo (3). questo non reca altri di lui nel che nome cappella pure in quell'anno, La ma leggere nell' E- riguardano, gli en- lo spinse, poiché anche la di sua stampa potrebbe darsi composizione e speri del (4). Rospigliosi . di che, La datosi com'egli attesta nella dedicatoria, Fiera di Palestrina, di genere giocoso, misto di dia Bacchanalibas, Antoiiius card. Barberìnu» insìgnem fabulam populo Palatiam nimirum, quod Ludovicus Ariostas, in suo Orlando inagìcis artibus n pontifi- romani quando egli 1639 una Oalatea, della quale del Vittori, anch' esso fosse , il scena della fiera nel Chi soffre a scrivere Fi- memorande deliri del popolo e dei signori i ignoriamo l'autore del libretto; come armi à cardinale Ludovisi lo rubò a Cosimo ritreo, oltre a vari aneddoti gustosi che lo bit: nelle creò cavaliere. Bisogna lo Lo- anche castrato che autore Vettori nel 1622 entrò a far parte della cantava la tarde. (2) della grandezza pregiato di varie opere. Egli aveva fatto cia e più da A. M. Abbatini e dal Marazzoli Le armi e gli amari, reto Vittori [1588-1670], non il alle e II trionfo della pietà e pure dal Marazzoli nel 1654. e Sofronia, la del cielo, lino excitatum fuisse, cecinit, in eoque spectandan da- furente, ab Atlante tot heroas et heroinas errasse ftnxii. Carmen dednxit in actus Inlias Bespiliosas V. C, more suo, elegantissimis vermodos fecit Aloysius quidam, modulator egregias; selecti ex cantorìbas Fontiflciis omnium optimi, qui fabulam agant, actores primarnm partium duo sunt, M. Ariosti sibus; quibus Ixiretus Victorius, Antonius, deliciae domini, ob singuiarein vocis suavitatom, et e')ues ••uius similem neque isthaec neque longe superior aetas paratu magLificentiasimum fore, ac regali Antonii tissimi artifices adhibiti. (1) GOLDSCHMIDT, > tulit. cardinalis Aiunt scenae totios ap- animo dignum, prkeatAii- ecc. p. 97. — Adbmollo, p. 76. Lamento d' Ariotte musicato da Luigi Bossi, segnalato come esistente nella Chigiana del Rollano, p. 'iiit n. 164,">, pp. 217-2'2I; cfr. OerboHI, Op. oit., p. 86. (3) Pinaootheon altera, Coloniae, Si vegga altresì la narrazione di una funzione religiosa alla Vallioella dove, oltre al cantarono Francesco Fabbro, Virifilio Mazzocchi, Francesco Poggia e Uiaoomo Vittori, ('2) Non sì sa di quando sìa quel Carissimi (lùpistoUie ni divermìM, tÀiloniae, IGlò, p. -idU, lib. v, n" 27). — Il Vittori vicapricci di grande oantaute; una lettera di U. Deveva signorilmente e aveva anche Koktti a una Isabella Ubaldi descrive una festa ga.<«tronomica musicale daU m sua casa (ìodhohmidt, pp. dal Vittori. — Kiitusiasticainente ne scrive il Rolla.vi>, pp. 14:HW È strano che egli sia rimasto interamente ignoto aH'AnRMOLLo. ohe neppure 70 sgir. i ; — fa conno delle sue ^pere. ^4) Soluti, Ij» origini cit., noli» liibliagrafia. — — 133 fe di cori popolari (1). Musicò Gian Vittorio Rossi, che nan-a il successo strepitoso ottenuto quando fu eseguito nella chiesa dei GhesTiiti nel 1640 (2). Più tarde sono la Santa Irene, La pellegrina costante e Le Zitelle cantarine (3). Ma tutte queste rappresentazioni musicali di E.oma. come prosa, di versi, di pezzi cantati poi il Ignazio, oratorio di iS'. Fa (1) Epistoiae (2) Coloniae, Bollano (p 147) nel ms. Barberìaiaao-Vsticaao xliv, 71 doro anagramma dell' aatore asitato di Olerto Rotitti. scoperto dal giace inedito sotto lt>4ò, 1' diversos <ut ma nel 1628 un amico 18 agosto 1631 sacris il pp. 323-28; libro vi, cit., n« lii; efr. Gerboki, Op. Tobia: eit., : Bossi Interim, qaod superest ocii, libenter in < venu- oa facit. Hoc anno Magdalenam dedimns fbntem ad sibi subiatum. Quae, tum varietate, tura modorum, tum actorum praestantia, usquo adeo excellentia an scrìbeudìs tragoediis consumo; qnibas Virgilios Mazzocchius, nobilis mosicos, m<>^os gepuiehrum Christi corpus, ut putabat, furto tìt, ad Tyrrmìim, stampò a Viterbo 37, e Epistolae — Il più importiinto è la Maddalena, della quale così scrìreva ad elegantiaqae. at sit omnibus miracolo. :;tate n'> pp. 39-40. nt necesse eftm fuerit vicies reponere. Multi quoqu»i recto, ut dicitur, talo principes, viri ste- Card. bis in Be^s Puloniae, privatim domi suae danqnam eo silentio. ea voluptate et admiratione spectarant, ut doledesinere. > E forse è questa la stessa Vita di S. 'Maddakna che bel 16.% Barberinus, Àldobraiidinus, Ubaldinus. Legatus dam sibi curarunt rent tum cito : rappresentava ancora con successo e che I'Adbmollo si primo di oratorio ! I tiorem, ut arbitror; sfVigge, r che Adù (3) La Dedicata il | I 5. Ignaxio sopra citato è troppo tardo, e degli altri oratori di Santa Irene \ All' Eminentigs. 1*341: in-8 picc. comparve come cita Nella Dramma Signor \ \ Susanna -^ìogan- dedicatoria si quale ora spera di esser raccolta... nondimeno . , t; leg^ t : | mancano ci fosse ci Ini, come notizie. Loreto Vittori Da Spoleto Roma, appresso Francesco Moneta, Del Signor Cavalier Card. Barberini. in iscena si dedicò a quel posto per la musica eseafrio : Oiaeobf», Il Fretqrio, Il figliuol prodigo, la e 23--24) (p. L'Eritreo continuava « .Mox daturi sumvs alìam, lon^ quae nane ab aetoribns iisdem ediscitur>; ma quale questa \ La prima | | volta ch'ella [la Vergine Irene] favore dì cui la rese degna la sua presenza e dal e in un Avviso ai lettori essendo recitato nel : e Questo dramma fu com- palazzo del sig-nor Marchese de Nobili e solamente alcune scene facete cantate, parve che tal novità satisfacesse mirabil- mente. Ciò si avvisa affinchè ove non fosse comodit.'k di rappresentarlo tutto in musica, possa parte recitare e parto cantare. cita delle teorie del Doni che • E si notevole proprio in B')ma qnest'applicaziona esplia poco addietro là era vissuto fino presso il — Barberini Anche ci restano: La Pellegrina ("ostante Dram^na satiro Del Cavalier Loreto Virroan Da SpoUti Dedicato All' lU.ma et Ece.ma Sig.ra D. Olimpia AHobrandtni PrineipesM di Rossano. Roma, per Manelfo Manelfi. 1617; in-S picc.; e nella dedicat(.>rìa si legge: » La Pellegrina Costante suoi primi natali e il nomo di Parteiiissa. Poi con abito e favela hebbe in Francia d'Italia andò per lo mondo ad arricchirsi di nuovi applausi. Hora ha voluto avvilirsi o cfr. Solerti, Le origini ! cit., \ pp. 108-201.) ' ! \ | \ \ | | i mortificarsi adunque si Canlariiif \ comparendo vestita del mio basso stile e legata fra' miei n)zzi versi >: pare tratti di un rifacimento di commedia francese. Ultime troviamo Le Zitelle Oommedia Del Sig. Cavaglier Loreto Vittori Da Spoleto. Alt' Illustrisi. | | Signora, lui Sig.ra Conlessa | | Margherita | Tarae^ia | j Dalla Rotare ; | In Genova mdclxiii. Per Pietro Giovanni Calenzani: e in una nota premessa è detto che il dramma « già manoscritto ebbe 1' onore di passar per le mani di Principe grande.... » Dal titolo parrebbe che almeno una parte f04.se musicale. I libretti citati fum>t tutti nella Ca«inatenso di Roma. — 134 - anche quelle drammatiche del Bernini, del Rosa, del Castelli e di chi sa quant'altri, furono dapprima pieaso signori e cardinali in forma privata, che soltanto chiese, e quindi tanto sicure Accanto (1). ai davano gli oratorii si maggiore è in pubblico nelle averne notizie la difficoltà di Barberini anche vive e combatte per nuo- ve dottrine e nuovi strumenti musicali, dal 1623 van Battista Doni; e, reduce dai lunghi viaggi 1640, Gio- al nel 1636, di- viene suo appassionato cooperatore Pietro della Valle, che pro- dopo che seguirà a })ropugnarne gl'intendimenti anche sarà E tornato a Firenze. il raccoglitore di canti e di melodie popolari Roma, a ora in sì festeggiare la nascita nell'Oriente sua Maani, cui corpo recò attraverso il i la deserti e la quale, in dolce prima mari a i Aracoeli nelle tombe avite, aveva sposato in me Questa, sarà da memoria moglie in sepellire seconde nozze, 17 dicembre 1629 rappresentò in propria casa una Lm cale assai interessante dal titolo eloquente (2), co- primogenita a- della vuta dall'orfanella georgiana Maria Tinatin, dell'affetto portatole dalla quello Della Valle, com'era stato amoroso il veglia musi- va Uè rinverdita. con un manipolo tosto pubblicata insieme apprendiamo ancora ch'egli compose il 1640 e il 1641, e che nel carnevale del 1647 rappresentò con molto successo prima nella chiesa del Crocifisso e poi in casa propria un altro oratorio di di sue lettere, dalle quali un oratorio della Purificazione tra Esther (1) (3). ADBMOM.O, cap. ii-iv. — Del 1634 sappiamo dinale Aldobrandini lece recitare in musica si^. Principe Atdobnindini che per va.chezza tutta perfezione lUagost» 1686 Vita di S. tore ignoto > in (Avviai di un convento Maria cit. una che dopo un desinare a Krasoati deicli abiti e daH'AuEMOLi.o. p. (Jrbinili, aive tie e dal Rollano, p. cit. ib.); del si 280K rnppresentA la I<i37 è nominato dall'ÀDEMOLLO e dal Rollano e che viris iUiistribuiì qui al) car- musici riuscì roccolleu7.a dei 2(), anno muoxxx /lar Mum di II citata un'opera d'auio non ho potuto conoscere. .Ma quante cose non rostano da veriUcaro soltanto s«v>rrondo I'àllacci, Urbane il dilettevole opera pastorale comporta dal dei Pailri ministri deirli informi Ma/i'taletyi {Awiiti Paleoiie, II Roma < mocxxxii HomM Apu adfwt' co'«<> drammatiche pmfanh Hartolomeo Tohtoi.etti, Ukhnahdino Ti;kamimo. Uirolamo BartoLOMBI e specialinonto (iiAN Oikolamu Kapshehukk insiitiio miisioista, di cui è citato un rwU ae lypi» aiùjuid erulgacerunt, R'timio, Kxi:!! Ivi hHIhiio con molte sacre e un pfUmtr, dri\mtui rrfiUUi n più ixwi. R<imH, IG'-JO; Iti.*». .V. .V. Drumnvi rneit/ttivo a piii ruei, Roma, e oltre ad altri drammi, un Coro mmntyiif, pt«r lo nozzo di Tadd»>o Itarbenni con Anna Cesis del lOJ.t. Quale boi tema <|Ui<sto nozzo p«'r la storni del i-ontume, lottt^raria e musicale Un icran numero di coinpodizioui cita l'Allacci, tra le «inali un altro Coro mu*iLibro di IxUli. Eloina, Roblotti, Fautori di IttUlfmiiw i ru-lln 1615; nmicUn di I enU di (Jiovanni Ciami'oli, e un (U) Cfr. il Cfr. il (:<) id una Vtglia BUI! Ihnmma ttUtovrmi in SoLBltTi, muineate di /y urigini, p. Domenico Kkmiixo. U(»-7o. mio articolo tMttrr ituililf Mt^u fhWfwu di Pietro IkUa ValU a U. B. Doni, drammaliM mutieaU dtl mmUtimo nella Rimata MuakaU, voi. xi (1904). Anche signori e gli ambasciatori i Roma non in — 135 Principale tra questi, dopo sicali. nuovi i 1620, fu il generi cardiriale il che aveva seco Ludovico d' Agliè e rizio di Savoia, stavano che forestitìri erano da meno nei coltivare muMau- Michelan- una vera accademia e nel carnevale vi si rappresentavano drammi e balletti e a Roma il D' Agliè scrisse il 8. Eustachio che tu musicato da Sigismondo d'India e rappresentato nel 1625 (1). Anche nelle legazioni gelo Rossi, nel cui palazzo fioriva ; straniere seguiva l'esempio, e si Mazarino, il melodramma semplice allora 1639 rappresentare un abate e incaricato di Francia, fece nel dopo se ne rappre- di Ottaviano Castelli; e l'anno sentò un altro, parole del Castelli e musica di Angelo Cecchini, nel palazzo di Fran9ois Annibal d'Estrées, Francia vre, maresciallo di Sede S. vedranno frutti si i : di : a Parigi Ser.mo Carlo Emanuele, primo Duca di Savoia, in Roma L'ALLACCI, [Apes urbanae, 1633) ricorda di Roma (2). balletti non trovo ricordato pastorale. Festa fatta li 22 gennaro giorno il natale dell'anno 1624. un Giovanni Arooli, — Bambaee Della Trasfonnaxioni pastorali. Al Sig. Card. Mauriìiio di Savoia, Boma, e Seta. alla e caccia dai signori Paggi del .§er.nio Principe Mauriiio Cardinale di Savoia per del Coeu- straordinario pochi anni a li RoA, Poeti ecc., p. 8 p. -Itì e p. Iu3-106. — Dei MÈxÈSTKiEK che Bacco trionfante delF Indie con Eeloga (1) dal marchese di ambasciatore e 1624; questo tema delle trasformazioni era ana specialità delle feste savoine. Il Phvorilo Del Principe Dramma (2) AoEmoLLO, p. 51, ma non cita il libretto Heroieomieo Boseareeeio di Ottav-iano Castelli Spoietitio Reeitato in musica nella di Roma Canno 1639 nel Palaxxo deW lllustriss. et ESceellentiss. città Sig. Ambaseiator All'Ehninentiss. e Reverendiss. Sig. il Signore Card. Riseigliu. In Roma, di Francia. per Antonio Landìni. 1641 Si vendono alla Palla d'oro in Navona; pp. 140. La : i | | | | | | i | I | | Sincerità et | Rev.mo Sig. I Trionfante Sig. overo stelli, I da il 194 col | — L'Erculeo Ardire Card, di Riseigliu Marchese di Covre Spoleti | e e rappresentata Martsoial di Francia 1 Fhcola boscareccia | | posta in musica dal sig. nel Palax.xo | \ dedicata dell' lU.mo ali' Ehnin.nto et Eecell.mo Ottaviano CaAngelo Cecchini, Musico del sig. Duca | Composta dal sig. Roma, appresso Vitale Mascardi, 1640: 4", ce. 14, più pp. 56 conteDialogo del sig. Ottaviano Castelli sopra la poesia drammatica, e quindi pp. testo della favola e 5 incisioni [Voutquenne, p. 121]. — L' Ademollo dubita di Braeeiaiw. nenti | | | | | \ di chi fosse la In musica del Favorito del principe, ma può essere stata de! Castelli simo che ne era assai studioso, tanto più che in una lettera del 23 marzo 1641 Valle narra come le teorie del Doni per esser esso il : nomo da Castelli si recasse < il lui per apprendere i nuovi modi di il medeDelia musica e che .pudico che possa assai s^iovare a promover questi studii, ha mille recapiti, con facilità di unir )/^nti, di che potrebbero ì<iovare assai alla dottrina. Questo attivo assai e che trovar chi faccia spese, e ose simili, carnevale ha fatto rappresentare in musica una da lui medesimo e la poesia e la azione pastorale, composta musica, conforme va ne gli Aryo- menti stampatine. Vi ha usato l'accordatura dei semituoni uguali; vi ha fatto mutazioni di tuono a suo modo; oua volta con ma in somma curiosità vicino a che vi fai ingenoameut* ne ebbi g:iL8to l'opera è piaciuta a tutti; et io stoss«, quelli che suonavano, — primo teatro ]iubblico per l'opera non TI Roma che nel 1652 Ho pare, iu TOBIKO. detto più sopra che Torino soltanto ha re- parte in melodramma. suo contributo allo sviluppo del il apre, si (1). e.) cato — 186 In fiotti sempre maggior favore i tornei, le giostre (2), i balletti, le mascherate (3) che non il vero e proprio melodramma; ma tuttavia la musica ebbe sempre grande parte in quella corte ebbero in tutte le feste. Fino dal 1.585 per l'arrivo di Caterina d'Austria sposa a Carlo Emanuele, fra dove s'imbarcò, gnata d^ grande. pitum in il mio Po il continuo accompa- sopi:a ninfe e pastori L'Eritrbo Valle, cit.) la versatilità dell'imreirno, e così perDSUs, sive iiidicio, ad mansnetiores Masas foris di da spogli con P. Della art. Lettere di ne loda 1645, p. 295) loniae, sorprese preparatele, da Moncalieri, le altre a Torino fu per isolette natanti e (Cfr. » fino animnm quaram postremis modos etiam (lavisset eius versus et At i-um fecit. modos, dixissetque i, Co- sire atre- Poesim transtulit, ad primis ac Musicam; ac sin^ulis fere annis, sìngrulas et interdam iledit; (Pifìoeolkeea narra: e sed, hinas popalo fabalas ab ipso invitatus, lau- vir princeps, pin^ndi artem, tum enim eum fore ab omne parte porfectum; eius Tabnlae, quam proxime anno docnit, scenam saa mano affabre sciteqae depinxit: quam vero iili prìncipi ostendens € Vides (ait) neqae ea a me perfectto absolutioque, quam desideras, abest. Ex comoediìs oinnihil deesse ipsi praeter : > uìbus, quas spectandas praebuit Regis Gialliaium nratoris , suo judicio, inspic'undi prìmas deferebat copiam f«>cit (|uam , illi, etiam maiore sumtu, mattai flcentiorì apparata ac praestantioribas muslcis acta est: verum quia omnium stylo armamento atque quia et ab lonintudinem donfuaionix Nitptiae appellatur; optima quia fortasse prìmum neqne postremum, sed omnia confusa atque permixta, lastidiis hominum adhaorescit, non inurbane a quibusdum nihil est in ea aedibos cuias in edivit; Taedii sentitiis et existi- matur ea qnae ApoUinis intemperies vocitatur». Di questi due non ho trovato libretti; Morì nel maKirio lti42. - A^ginofterò da ultimo che anche a Firenze sì rappresentarono i più yolte cose musicali (1) Adbmoli.o, cap. Traile (2) cis.| I A Lyon, dee | | in occasione passancKÌ del di volume Muaioa. Ballo pp. Ì130-7, e Taltro | e • Joustes, | Carrovaela, Chez Jacqves Mvgnet, eu iiKAUo, Dette giostre i di Coenrre; cfr. (|UÌ voi. ii, ad nom. oit., VI. Vovnwi», l'inuge de S. iKirace. M.se Drntnmntioa m. dc. lxix. | la Avec alla aorte di Torino, rile | et Privilége du Torino, avtns Neufve, 1841. | R<>.\ — | Speeltu^ PMiet [inle grand Colle<(«, à | proohe . et FermiSBion Hkumih, Savoia nei aeeoio xvji, in Curioeità e rieenke di Storia Subalpini, ii, l<eate 4". : aita ltM>-20t - Oi> torte di e SSl-fTU. IUrAstbibb, IJeit ripréeentoHon» en mueique cit., dà un lunghiMimo elenco Con grande rincrescimento, perchè immagino dagli altri trattati ohe di queste itime. multa materia avrebbe fornita, non ho potuto vedere da me l'altra operetta di lui De* ItatieU (tt) Il — anoien» 12". et modemee — Sul eiie cit., Il, eeion tee réflee de l'art ballo in Piemonte v. P. pp. 710-7tt. du Vayha, Theatre, Paris, ohet Un Bene Uai(nutr'> 1682; gran deoaduto^ nelle Vuriaeità e riOT' I — — 137 che cantavano, e dopo qualche tempo scesa in isolette s'y « il d'Alfèe et d' fit una queste di une petite action en musique des Aìnours Aretheuse » vi fu e poi . un banchetto servito (1): certamente tale rappresentazione sarà stata sul genere di quelle veneziane. grande ideatore e organizzatore delle Il nei primi trent'anni del secolo simpatica di gentiluomo e di figura feste a Torino fu Lodovico marchese il letterato d' Agliè, Le Marquis « : seigneur piemontois,.... est celuy a qui la Cour de Savoye doit une partie de ses plus belles et plus riches inventions. Ce fut luy qui fit le dessein de la reception de l'Lifant« d' Espagne, esponse de Charles Emanuel 1' an 1585. Celuy du Combat de Diane et de Venus dans V Isle Polidore V an 1602 (2). Les rejotiissances celebres faites aux nopces des Princesses Mariruerite et Isabelle avec les Ducs de Mantouè et de Modene, où il eut des inventions si extraordinaires et si spirituelles. Les d' Agliè. changements de Millefieurs, dont forme Pan pour Pan 1608; la pensee, 1611; les Élemens 1618; le Due Charles Emanuel le la Prise de l'Isle avait de Chypre de Pan et les Triomplies de Petrarque de de P an 1619 Secours de Rhodes (3). Avec toutes les machines et autres mariage de madame Chrestienne rejotiissances, bals, ballets, courses, mascarades. pareilles choses faites de France » pour le [1619]. L'an 1624 Monsieur le Compte Philippe d' Agliè, son neveu, commenca a luy succeder pour la conduite de ces inventions, qui'il a rendues- les plus spirituelles du monde par une infinite » de desseins ingenieux e seguono elogi grandissimi e un ; (1) che Ménéstrier, RÀprésentatiotis, pp. 281-82. la favola tosse in - musica. Ne —Il RuA Le illustri aUeanxe della Reai Casa di Savoia, Torino, tione degli apparati e feste che furono anche questi spettacoli attribuisce al 3U, non dice Tbttoki e M. Marocco, dov'è ristampata uua HelaMénéstrier nei 1585. — lì (Poeti cit., p. tac'^iono interamente L. neli' fatte d'Àgliè, 18t>8 arrivo ecc. ma ciò è impossibile essendo questi nato nel 1578. Combattimento (2) Sei Pareo delf IliMStriss. Bentivogli M.DCII. (B| I | del Sereniss. | Li D. Sig Cavalieri Uvea | di Savoia Beatrice cf | di \ tste Diana, presso , Con licenza dei superiori v. più : 4", la e pp 36. | di all' Io Torino, — Cfr. Venere | otf ieola Città di Torino, maritala 16 di Giugno dell'anno 1602. Per qmesti tre SOLEHTI. deUi Bua, | Fritto PoHàora, ideile Illustrissimo Signor { Presso Agostino | \ Noxxe Ferrante Disseroliu. Poeti, p. 27. avanti u^li anni rispettivi. 18 — lungo elenco di tali 138 invenzioni — Già (1). che dissi del 1608 a Torino erano mancati interamente nelle feste nuovi spettacoli i le Duo de Savoye (2), ma il 24 agosto del 1609 « ayant recu les cardinaux Aldobrandin et de Saint Cesaire, l'un neveu du Pape Olement viir et l'autre son petit neveu, qui assisterent aux nopces des Infantes de Savoye, entre les diver- masicali tissemens qu' leur il donna a Millefonti, l'une de ses plus belles action en musique, accomcommenca par un Arion porte sur un qui 8'avan9ant sur le canal chanta un recit, et fut maisons, pagnèe de daufin, fit il representer une ballets. Elle suivi sur le meme canal d'un ballet des Tritons marins, qui dansoient dans l'eau d' une sujet de piece la étoit Transformabions les Ma dessein et le le de Marquis d'Agliè en Le nouvelle. Bellonde en Due de Savoye Millefonti. Elle fut de trois actes, dout le na lui-mème Dieux de et maniere le fit vers don- » (3). come risulta dalle Istruzioni per la rappresentazione edite dal Rua, che questa famosa l'avola fu cantata soltanto in parte e non usci ancora dal vecchio tipo delle feste pur è cortigiane E certo, (4). bensì vero che tale favola fu recitata dai Comici Accesi, e che in quel tempo medesimo era a Torino famosa Virginia Andreini, cui il la protagonista d'Agliè ricorda nell'^M^itnno Millefonti cantò « d'Amor l'ira supporre che vi riproducesse il Ho mandata accennato invece Arianna la (5), di 277) che nella villa di e le paci » Non . è tuttavia da melodramma, per fortunato difl&coltà sceniche e dell'orchestra, stata richiesta o (st. trionfava e vi dell' né abbiamo traccia che le sia la partitura. (6; che il Gonzaga trovana Mantova la principe dosi a Torino nel 1610 richiese in tutta fretta Po«rt cit.: p.te i. — (1) MÉNÉSTRrBR, Tournoia ecc. p. 88-«!t. —Sul d'AoLiÈ, v. Rua, 1' abate Caoda, il p. Sono da ricordare anche I). Lor«nzo Scoto, Emanuele Tesauro Qiaglaris ecc., tia gl'inventori di feste torìneei, delle quali an <ii«non, considerevole pubblicherò io stesso tra breve nella Rivi$ta MuaieaU. , (3) Gft. (3) (4) qui addietro pp. 91-92 e tt. Mìmìbtbibr, BipréMntation», pp. 239-4U; v. anche TbumoM, pp. 8S6-7. Bua, Lt TraMformixioni di MilUfonti nel Oiom. Star. d. lAU.ra Ital.na, xix, pp. 193-99; Un tpitodio letterario alla Corte ili C. K. i. 8B igg.; e Poeti cit., pp. ai-.%, e p. 72. (6) BoKZBLLi, Il cav. a. B. Marino, Napoli, 189S, (6) Cfr. p. 72 n. nel p. 99. Oiom. - Ufuetioo (1893), pp. Bua, Un ipiaodio, p. 47. — ~ 139 partitura deìV Orfeo, abiti e strumenti, e poiché anche nel 1610 Florinda fu a Torino, è più probabile che vi fosse ripetuto la questo melodramma (1). Comunque, nome il di Monteverdi intimamente legato è prima audizione del nuovo genere musicale da parte della Corte di Savoia, non solo per aver assistito a Mantova all' A- alla ma rianna, perchè il Cesare Mon- fratello di Claudio, cioè Giulio teverdi mise in musica espressamente per essere rappresentata ai un nuovo melodramma di Ercole MarIl Rapimento di Pro- Principi di Savoia nel 1611 mantovano, già addietro ricordato. liani. serpina, finora sfuggito interamente agli storici della musica e a' suoi biografi Nel carnevale di quell' anno il Principe di una splendida festa, invenzione (2). Savoia aveva fatto in Torino del D' Agliè, nella quale Dopo rappresentò si come già principi, i 1' espugnazione 1' Cipro convertendo in lago un di sola salone del anno innanzi, si dell' palazzo i- (3). erano recati a Ca- Margherita che con lo sposo Gonzaga vi si tratteneva, e colà ebbe luogo questa rappresentazione della Proserpina, alla quale vediamo prendere parte la Florinda, il sale a trovarvi la sorella Rasi, Campagnolo, che è descritta il del tempo, e per l' una rarissima stampa in importanze delle notizie datevi credo utile riferirne la parte interessante qui in appendice (4). Margherita (1) scrive che Savoia Gonzaga in di comici i per quella che in * : ana nome gennaio letterina del 26 di Florinda n'è stato rebbero qualche mancia dalla benignità di V. A. per la servita fattale cedente.» (2) Un è riprodotta. il — .336) tova pel si p. 1' 181. vegga i favore Fratelli né 1' autore né il musicista né altro all' del infuori di fratello 1' due madrigali stampati contro 1' Artusi (VoGBL, Arisi nella Cremona letterata. S.mo Principe nel giorno natale di S. A. S. l'anno 1611, De Cavalieri, 1611. 4.» — Ménéstrìer, Répréstntations; e Poeti, p. 5. appendice la Breve deserixione delle feste fatt^ dal Prineipe di deW Infanta Margherita Natalizio l'anno pre- p. 92. — Rla, in Daca occasione della letterina che qui ^ippresso conosceva; ne tace perfino Relalione nella festa del (4) Si chiarire con e dell' Apologia in nulla In Torino, appresso Toumois, senza Di Giulio Cesare Monteverdi finora, anche qui addietro (3) ma Poeti, pp. 42 e n. di Claudio, Monteverdi, p. Cfr. Bua, al pretende- 43 n.) p. cenno, fag!;evole ne ha dato con quelli PMty (Ri;a, 1611 esposto, e nella venuta delti Man- Serenissimi Principi di Casale, 1611. Dall'esemplare della Reale di Torino, me ne amico G. Sforza, che ringrazio di questa e di molte altre delle cose che Il principe Francesco Gonzaga qui ho potuto dire. il 6 maggio successivo scriveva Savoia nella favori copia città di Cotale, 1' — ancora da Casale di al Duca Carlo Emanuele a Torino : < Il Monteverde autor della favola Proserpina rappresentatji a V. A., ha pensiero di dedicargliela e havendomi richiesto ad accompagnarlo con una mia, non ho potuto negargliele, par baciar a V. A. la mano.... > di Torino, e anche lo spartito La lettera è perduto. del valendomi Monteverde non si di tal uova nell' occasione Archivio — Ma — 140 Innga mi sospinje; e a malincuore tralascio più la Aia e varie descrizioni di balletti leggiadri e curiosi degli anni se- guenti l' (1) ed ; essendo incerta assai la rappresentazione del- Arione del Capponi nel 1610, non trovandosene menzione nelle relazioni delle feste stina di Francia per Amedeo con nozze di Vittorio le durante quali sarebbe stato le Cri- eseguito (2), quando Lodovico d'Agliè dà a Torino una nuova festa musicale, che si può ritenere come il primo saggio di melodramma, con La Caccia < recitata in musica alla Vigna del Ser.mo Principe Cardinale [Maurizio] di Savoia per è forza arrivare al 1620, Madama Reale occasione d'una festa fatta a Cosi colta (3) Non (1) fieU* fenle 7ituak il 27 settembre 1620» codice che la contiene, da cui l'ho tratta per questa rac- il tuttavia la brevità della composizione, piuttosto che : tacerò tuttavia delle teste del [stornala] | I descrive 8 perchè addietro accennate: Relatione \ \ | \ ; degli Slenwnli, addietro balletto il l(i1 da S. A. Serenissima. e dal Seren.mo Principe Questo Carlu Torinu, Appresso Luigi ['izzaiuigiiu, Stampator ducale, 161B pp. 5-19 rappresentai', | —A p. 86-87, e Pneti. p. 73) ricordato 19 incomincia p. Un Rua, (cfr. episodin, p. 81 Festa di S. A. Sert^nissima la « 26 olii I lacomMénéstrier (Répréla riassume: « Pou d» jours sunarnvant le Due en flt nn sentati/ms, v. 270-71) così La afera di antre de sa proprn invention, anqnel il donna le nom de Uiel de Chrystal Cristallo, li fit dresser pour cette feste uno grande sai le de figure ovale, dont le pladi t'tììraro^ e termina a p. 34. paisa do) Capriccio (cfr. Bua Il {/>•. balletto fu la Sfera di crisUMo b terminò con episodio, p. 87 Poeti, p. ; .3.) Il : fond et tous los lambris ótoient de grandes ches en étoient aussi. et dans les de miroirs, i,';acos niches hnit et les pilastres les ni- mains statuos avoieiit les tétes et les denx vers en forme d' inscrìption et huit madrigaax italiens entre le niches. Les princos, les ambassadeurs et les dames étant placez comme pour assister à un spectacle, des quatrecotez de la sale sortirent quatre grandes tables chargées de quatre services, et acconpagnés de recita en musique qui furent termine/ par un ballet dn Caprice » — L' ultioio giorno di quel carnevale, durante un de verre. Sous chuque statile étoient banchetto dato dal Duca a Racconìgi, dei Trionfi del Petrarca, che il apparvero durante i vari servizi le fignraziuni Ménésthiir pure descrive brevemente, pp. 26>T0 In- ; venzione, come le precedenti, del D' Agliè. Cfr. (2) qui addietro, p in Torino feste fatte Piamente. Dove et ì'iS, n. 2 della correria intende la Giostra ed si foli et fuoeki et altre eose nobilissime tritnonio seguilo ati$ta sorella Tarrino . tra il hiumw il mantsnitort di essa da intendere, n dal «•reMiM, padrini, enrri tritm- et li tutto questo » stato fatto per il serenissimo D. Amedeo, PriiKsipe di Pia monte, con Mìnistbirr, Toumois, Il p. 88. Mk§nm Primifs éi potato trovare la RéiaxioM arvtato, fatte Venetia iim:xix. Crisianissimo re di FVanxa. In del in-4. ; .— Non ho dell' accenna a una Madama mm- Ov Appresto Antoniu fMtii intifatlate II Soo- eorso di Rodi, fatta in palazzo in queitu stesila uirooetanza. (3) E il ood. Tii dellii Biblioteca d'AoLiA,, ^là seirnatato dal Raa. in musica alla sta fatta II 'lìoginni di nM Re a H.l» MilI I li 27 Setlemltre 1820; pp. 4»; l.'nti, fnv>i\ iMStorale, già ricordale. dram- \ Ludovico Torino, contenente Possi» di Cantoni, Vigna del Ser.mo Prineipe Oard.l» ' M. del Contiene | pp. 1-161; di .Sawtia. - M — La Caeoia BelUmda, ìnatiri rappresentatimi; pp. n 70-, siano e 1' I» RseiUtta | per oeeasions di \ i una fe- Drwfar- .Alrida, /!•- tra melodrammi, veri e propri e i fa velette da - 141 fa ch'io la collochi tra le altre cantando. L'autore della musica rimane recitarsi ignoto. Accennerò soltanto che per la solita festa natalizia di MaCristina, il 10 febbraio 1621 si rappresentò, ridotta in tre atti, e tutta da dame. V Amaranta del Villifranchi. con intermedi di balletti, e con in fine uno più splendido intitolato dai Sette re della China (1). per cogliere al 1623 una magra dama notizia di un'altra favola musicale del d'Agliè, della quale tutto è ignoto compreso trovare un altro proporzioni: nome il Ariane, 1' Bisogna arrivare (2). melodramma, che forse coprono questo marittima favola nome il anche 1628 per al però di piccole di G. B. 0., iniziali di Griovanni Bisogno, parente di quel- l'insigne musico di corte Paolo Bisogno, che cantò precisamente nella rappresentazione di questa favola. In feste furono più splendide quell'anno 1628 le già in cominciarono consueto; del gennaio con un gran balletto drammatico-musieale di D. Lorenzo CadDuchessa Scoto, che in vari quadri musicali rappresentò le gesta di mo del Serpente vincitor offri al Duca una ; carnevale l'ultimo di la Véglia, in cui apparivano spiritelli, sogni, zef- aurore, rugiade, vapori e altre fantasie, invenzione anch'essa firi. per musica di Lorenzo Scoto; e febbraio, per Principe di Piemonte il natalizio della madre, fece rappresentare il Ongaro, tutto dai suoi gentiluomini e ridotto a tre dell' dsUa festa (1) Rtiatione | fatta dalli | Serenissimi Prineipi, | et dalle 10 il 1' Alceo con atti, Sereniss. | /n_ Madama Serenissima; li 10 Fehbraro 1621, Torino, Pizzamifflìo. 1621. che fu riprodotto dal Bua |>er Soxxe Calligaris-Qutierrex, Torino, Tip>>:;ra&a Salesiana, 1893. — Cfr. ìLénèstrier. Op. eit. — Qaesta notìzia dell' Amaranta è fante Nel giorno Salale | | rimasta ignota al Mafpei (2l Un cert4^i a | cit. Tibancìo Garino dedicando no. 1623, al d'Alalie, ricorda tra 1' il Lorenzo Cataitio, Oeloso di altro pcesie di Ini : « quella che par dianzi coti Tiri- tanto >ì maestosa e più che r^a po-jipa di machine od inierinoli han fatto musica ra 'presentare q'ieste Serenissime Altezze.» E il principe Emanuele Filiberto scriveva da Palermo al d'Ai^liè il 1 ma^io 1623: «Ce siamo ralloi^rati ;issai delle belle applauso e con in feste tanto a piedi et che tra con gii come a cavallo le altre sia riuscita che'il carnevalo pr'>ssimo p.tsiato ammirabile la Co m m ed Intermedi apparenti et machine. Et perchè il i si s<jmi fatte costì recitata in musica a Scotti sin adesso non ci ha in- viato relazione (corno ci avvisato che lo vole/a fare) no sarà ciin) che con la prima occasione ce la loandiate. » (Rca, Poeti, p 46). Dovrebl»o dun [UO e,i*tere una relazione — di D. Lorenzo Scoto esser stata una propositi: e penso so questa al delle dne che sono perdute traniio .litro piccoli commedia comparizioni del d'Aglio, avanzi «Jfr. Rv\ la in musica non p<itrobbe SmeraUti o l.i ZaUiHrn. Pneti, pp. :J7-:«». - — 142 intermedi, e con un balletto della Fortuna Ma (1). 10 quel feb- braio ebbe altresì luogo la festa di gala consueta di cui sentiremo la descrizione riassuntiva fattane dal Ménéstier: L'une dea plus qu' on fit à « extraordinaires de ces represe ntations. fut celle Turin 10 Fevrier 1628 pour celebrer le Madame de de seau de la Felicitò. Toutes hommes parurent dans musique auquel tout le quatre angles de les On Savoye. le jour de la naissance une grande machine du Vais- fit Divinités qui sont propices aux les le ciel et chacune firent choeur répoudoit. la sale un récit en En méme temps sur parurent quatre machines pour quatre Elemens, un Montgibel pour les un Arc-en-ciel pour feu, le un Theatre pour la terre, et un Vaisseau pour V eau. Tout d'un coup la sale se remplit d'eau, et le vaisseau a' avan9ant fit voir sur la prouè un trone magnifique preparò pour l'air, Les deux còtez avoient en divers Ducs de Savoye. Dans le corps du vaisseau étoit une grande table prèparee pour quarante personnes. Le Dieu de la mer invita les princes, le princesses et les dames à entrer dans ce vaisseau. où il furent les princes et le princesses. boucliers les arines de tous les etats des servis par les Tritons, qui conduisoieut les services sur le dos On rèpresenta sur un ecueil peu du vaisseau la pièce d' Arion, jettè dans la mer et sauvè par un Daufin. La musique fit le prologue. La primière de divers monstres marine. èloignè partie fut le depart d' Arion; la sur seconde le rinthe ou Periandre lui fit raconter ses fut il chantant voir fit dos d'un dauphin. Dans la troisiéme le à Co- porte avantui'es et con- le fronta avec les nautoniers qui l'avoient jettè dans la mer. Les Del gran BaiUttu I Ser.mo Doon taio al Appresso gli \ : anni In Torino, ; sulla prima 2bU: DeJla I e : Hnlationr. felioi di Dell'i. \ pa^um quesU li 'lolla ò In Sfi^vUi reati nj>lendnlisi>inM S. A. Ser.nta ApprosHo | | ] giortto vltinw di Oarnouale. Il | Alli | 'J'J DiG. > al Totrlio che recava Hsff \ FUttii (Ul pp. 4W>'i, mi « <|Uolln di'MMlrf». Srr.mn , j [stemmHl è 1)127 noti | I>» procedente Oulmo. Sov'ue Pri»tr»>Ki di In Torino, sa | Di Piemonte U. U. 0. | Pv-umnlr o Istemma] stei«o è i | di Tatto è numerata Srw» mooonto opuscolo jinco-a \ lo | ricor- che Gemm) ò stampati) su stjiinpato Dietmhre, a' | Ve^rlia la Dei Ser.»u> Pritteipe Gennaro relaziono ohe, soifuoudo rappresentazione del B. O. 2 bianche, wl -f- (Janallerì, M. u. cxxviii; si un cartellin) sovrappo.sto p. | Cau(»lleris. M. m:. xxviii; i", pp. Ji i data. Seifuo Per in un volume compunto di tre distinti opasooli Di Madama Ser.ma Principessa di PientonU Rappreseii- Questo lesto suno raccolto (1) lùiationr Alti : lo | /'V/»r.ir<) IH^H; — — 143 Sirenes firent un ballet à la fin de cette piece qui fut de da due Charles Emanuel.» vention E l' in- (1) con quest'anno poniamo fine alle prime indagini. — Venezia. d) Lasciati nel 1612 servigi troppo mal rimunerati di i Man- 1613 a dirigere la cappella ducale di S. Marco in Venezia, dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1643. La nuova musica là dove 1' antica fu chiamato tova. Claudio Monteverdi nel . era arrivata, come vedemmo, alle ultime applicazioni possibili introduttore fra le al teatro (2), non poteva avere migliore Lagune, e. quantunque non senza lotta, il trionfo fu ben presto completo. Se maestro non ebbe più bisogno dei Gonzaga, il demmo come di continuo durante parecchi anni tova (1) Dm Breve nel Savoia , | Per Raggvaglio | artni gli 174-76. RópresontcUions, pp. Della | | Festa Sereniss.ma Di G. B. 0. prodotto qui nel voi. in con an brano della rela2Ìone che balletti I [storama]; n. tip., s. del Tempo, delle Quattro parti ma dazione francese, ChasUau pour senza par les Chevalier. 1628; balletto della De' Cavalieri xo 1628. | | de pp. 4», Sereniss.mo Del | [fregio] — Non \ 25 a 58 è p. mondo e Arioite del delle lo notizie le Del Serenissimo \ Ariane, che ì' | Dvea x Febbraro 1628. Alli rìgoarda Stagioni. si vedrà \ ri- segnon» poi ; — Ve n' i è ona tra- L' Appareil Somptueux da S. A. S. Phiel au Madame. Le 10 de Féfmrier m. dc. xxvm. A Turin, 26. — Ancora pochi ^orni appresso ebbe laogo un altro Ariane: descritto Prinoipt \ j \ | | | dì Amore, Potenxa di G. B. 0. I 1' Xaissanee la del suo ideale il — Si ricordi l'altro ^ Più ampie sono suntuosissima Madama pp. 72. Da di felici infatti e : Bologna. riguardante testé indicato iiolla parte contenute ve- ogni Monteverdi non compose che per Man- il intanto egli perseguiva instancabUe ^NÉSTRIBR, Capponi di ma (3): già rivolgessero a lui si spettacolo musicale qualche meditassero qual volta Gonzaga i nella Relatione Cardinale | In Torino, Appresso \ Della Di Savoia, | Cavalleris, li | Nobilissima Festa Fatta olii \ 5 di Mar- 1628; 40^ pp. 20 vediamo apparire a Vicenza il Glauco schernito. Favoletta da recitarsi in muaiea per inlermedii di Lodoma chi ne tosse il musicista s'ignora interamente. La favoletta è qui vico Albaroi v. (2) Cfr. cap. è rilevare che del 1610 senza interesse : riprodotta nel voi. (3) Non solo iii. ma Parma, come Mantova, incaricò delle masiche cora nel 1641 essendo nato delle feste a Piacenza , il Musiche, \ e Il ti' Carneuale dell'anno Intienxione, patta in musica | \ le feste del , 1628 ; musicare un balletto composto per egli fu incaricato di sione dal conte Bernardi) Morando: Piacenza pare ho accennato, per che fa chiamato coli per qualche tempo e an5 gennaio un fij^lio al duca Odoardo e meditaadosi perciò Monteverdi il Vittoria eorren-jt \ | D'amore. mdcxxxxi. spiegata in verri, e deaerilta Da Olavdio Mostbvkhdk. | Fhtto occadi di Con apparato | Da | 1' Di Macchine, Brbnardo Moba.vdo. | | la Piacenza, Nella Città Balletto | Per Qio. | ; | E Antonio Atdiz- — - 144 che la musica cioè fosse specchio dei sentimenti e in artistico, certa guisa li riproducesse ed esprimesse in modo da suscitarli nell'animo degli ascoltatori. Questo suo pensiero egli espone in lina classica prelazione che in come certo modo si può considerare l'ultima affermazione del periodo delle origini della nuova musica, dalla quale prefazione apprendiamo altresì che soltanto quantunque privatamente, nel 1624, producesse con qual- egli si che cosa di nuovo a Venezia: « Ha vendo io considerato le nostre passioni od affettioni del animo essere tre le principali, cioè Ira, Temperanza et Humiltà supplicatione, come bene gli migliori filosofi affermano anzi la natura de la voce nostra in ritrovarsi alta, bassa et mezzana: e come l'arte Musica lo notifica chiaramente in questi tre ter, mini di concitato, molle et temperato, né ha vendo tutte le in compositioni de passati compositori potuto ritrovare esempio del concitato genere, ma ben descritto da Platone nel con qvieste parole « del molle et temperato, genere però sì de Rethorica (ni 10 terzo harmoniam Suscipe illam quae De rep.,} ut decet imitatur fortiter euntis in proelium, voces atque accentus sapendo che gli contrarli > et , sono quelli che movono grandemente l'animo nostro, fine del movere che deve havere la bona musica come afferma Boezio dicendo: « Musicam nobis esse coniunctam mores vel honestare vel evertere» (Musica, lib. i, cap. i) perciò mi posi con non poco mio studio et faticA per ritrovarlo; et considerato nel tempo pirricchio, che è tempo veloce, nel quale : tutti gli migliori filosofi affermano in questo essere stato usato belliche le saltationi concitate tardo, le contrarie: cominciai . e nel dunque la tempo spondeo , tempo semibreve a cogitare, la qual percossa una volta dal tono, proposi che fosse un tocco di tempo spondeo , la quale poscia ridotta in sedici semicrome et una per una con agiontione di oratione contenente ira o sdegno, udii in questo poco esempio la similitudine del effetto che ricercavo, benché l'oratione non seguitasse co' piedi ripercosse ad Con zoni. Ile. de' Sap.: 4», oc.8 n. n.: conza, Razachi, M»m. Star, Cfr. mio il d- art. nella ItifMa 16>>2. fiaeenxa, Un t. xi; anche con di altra le Opere ooee e Mbkhi, rH%ionario Mtyra/fw baUttto nmaieato Mutitak ohe è Sul Morando, ohe fu antore Ilat.na, voi. da CUiudio MunUMrd» U (IMA). del moaioali Morando, oTr. Pia- Poooiali, flamUùw, ni non. teomornikUo a' »uni hùMftafi — 145 E la velocità del istroinento. — per veuire a maggior prova, diedi divin Tasso, come poeta che esprime con ogni pro- di piglio al prietà et naturalezza con la sua oratione quelle passioni che che fa del combattimento di Tancredi con Clorinda per ha ver io le due passioni contrarie da mettere in canto, guerra cioè e preghiera tende a voler descrivere, e ritrovai la descrittione , e morte; et l'anno 1624 udire fattolo poscia miglioi-i a' de la nobile città di Venetia, in una nobile stanza del Illust. et Ecc. et ne comandi mio particolar padrone Girolamo Mozzenigo, Cavaglier principale Sig. de la Serenisi. Repubblica de' primi, et , et partial protettore, fu con molto applauso ascoltato e lodato. qual principio avendolo veduto a riuscire alla imitazione del- Il maggiormente con maggiori studii. come da seguitai a investigarlo l'ira, et ne feci diverse compositioni, altre cosi ecclesiastiche camera, et fu cosi grato genere tal anco agli compositori di hanno lodato in voce, ma anco in penna, a l'immitazione mia, 1' hanno in opera mostrato a molto mio gusto ed onore...» (1). Dunque anche il maestro fa datare dal 1624 la propria affermazione a Venezia, ma soltanto nel 1628 abbiamo di lui la prima composizione profana per un banchetto (2), e soltanto nel 1630 il primo melodramma, Lm Proserpina rapita, libretto musica, che non solamente ma di Giulio Strozzi, ( l chr. ) Mairigali faranno TEVBRDE Saera \ Maestro di I ancora recitato privatamente, in occasio- et Amorosi per breui EpisocUj fra i \ Con aleuni eanti senxa gesto. opuscoli in genere rappresentativo, | Libro ottavo | Di Cf-AVDio MON- Cappella della Serenissima Republiea di Venttia. Dedùsati | \ Alla Del^ imperator Ferdinando m. Con privUrjio. [impresa] In Appresso Alessandro Vincenti, MDCXXXVin, 4o, pp. 35. Qaivi son date le st. Maestà Cesarea Venetia, Gv errieri, 1' | | | I | ma fratto di tali stadi posteriori ò anche ciò ch'epli Maggio 1627 (Davaei, Monteverdi, p. 75h < Mi trovo pen"i fatta molte stanze del Tasso dove Annida comincia tu che porte parte teeo di me parte >ìe lassi, aegnendo tutto il lamento et l'ira con le risposte di Ruggiero (sic per Rinaldo) che forse non spiacerìa. et mi trovo fatto il ctfmbattimento di Tancredi con Clorinda.». Sono le st. 41-53 del e. xvi dalla Uberata alle quali seguita con la st. 59-63 1' ira 52-68 del e. xii della scriveva in una Geriisalemme. lettera del 1 — Ma di questo nuovo lavoro nulla ci resta, se non le st. 58 ( Fattene (Là tra 'l sangue) e 63 iPoi ch'ella in si tornò) già composie 36 anni prima e appaise ne 11 terxo libro di Madrigali a cinque voci novamenie composto et dato in tuee, In Venetia appresso Ricciardo Amadino, MDXcn, 4», più volte ristampato (cfr. Voobi,, di Armida. pur) 59 | Monteverdi, pp. 380-81). ^2) / Cinque MoKTBVBKDE, Fratelli. Sonetti di Qa'Lio Strozzi, honorati di Musiea dal Sig. Claddio Cantati nel Reni Convito fatto dalla aereniss. Republiea dì Venetia nel suo fatnoso Arsenale. A' Sereniss. Principi é D. D. Ferdinando ii Oran Duca Quinto di Toscana Oiov. Carlo de' Mtdiei suo fratello, Venezia, Denchino, mdcxxviii. SOLKKTI. 19 - - 146 ne delle nozze di Giustiniana Mocenigo e Liorenzo Giustiniani Mocenigo (1). Poi sono nove anni di silenzio a Venezia silenzio forse più dei documenti che de' fatti, e forse mancanza di nostre in- al palazzo : vestigazioni accurate ma ; intanto maturava quell' avvenimento doveva assicurare di importanza capitale che lodramma: l'apertura di pubblici In ciò Roma dà mano la me- del la sorte teatri. a Venezia perchè è un' impresa con a capo Benedetto Ferrari, di Reggio , composta di artisti quasi tutti romani o degli stati pontifici, che nel 1637 inaugura il teatro a S. Cassiano con V Andromeda, libretto del Ferrari e musica di Francesco Manelli di Tivoli, e dura l'anno seguente con La Maga fulminata libretto e musica dei medesimi (2). Nel 1639 si apre nel carnevale il teatro a SS. Giovanni e Paolo con La Delia o sia la Sera sposa del Sole, poema drammatico di Giulio Strozzi, musica di Paolo Sacrati, e con l'Armida, musica e poesia di Benedetto Ferrari (3). vecchio Monteverdi Il (1) È argomento lo stesso Anatopismo pina rapita. Claudio Montevbrue del Moxxenigo strissimi signori MDCxxx. Appressi) Evangelista Deuchino. oggi l'Hotel Danieli. — Strozzi GrtULio rapprtMutato in e buon cavallo il musicato dal fratello nel 1611, come jcià signor GiìistiniaiM come desta si Vettetia w' Loreuxo e — Il , honorato di — Proser- vìAp. si Mtisica dcU signor fortunatissimi tiponaali degli lllnOittstiniani; in fino : In Venctia. palazzo Mocenigo in Calle delle Razze è Proserpina, musicata di nuovo da Francese^) Sncrati, apparve La Gal- poi al teatro pubblico di S. Moisè noi lt>44 e fu allora ristampata (cfr. Livio Nisio vani [Luigi SavioliJ I Proserpina gli il Paxxo fìnto Paulini, 1603 per Stefano : « Accademici Indefessi stretto i enili versi (2) comò anco riporta in Piemonte, a Mondovi, di e spesa e palazzo risolse lui nel di CtIo. d' intrecciare col Galvani, Op. Onde secondo segnati eit., questa dopo Roma raccontando questo Paolo >. Riccio gentiluomo, il carico ad esso, e fa nella brevità di detto tempo, egli divise in che ma all'invenzione vi pp. 17-lB : Adimollo, / Imtri B. Ferrari v. la bibliografia nel mìo voi. GALVAjn, pp. 2frao. cit. /jS di ri- due Marino con del cavalier caddero cosi a prf>po«ìto tutti quasi affatto alterati — Cft. p««r Prologo quattro intermedi apparenti, delle composizioni armoniche, fu dato primi due di Arianna, appoirgiati di di p. 'ii~) irli altri al- dae di della loro origine.» intermedi del Ratto di Proserpina sono anche ms. nel Palatino i&l, n». libretti di (8) proposito in Proterpina al rapiménto dello Strozzi, — Due —À ComecUa di Cristopoko Sicinio da Topkia. In nello spazio di tte giorni. soggetti, e p. 57. una sua, che scrivo a Fapirio Carotino, narra che Monte Regale, rappresentando il Paxxo finto, oomodia di di detto signore si delli quali, Memorie secolo xvii (1637-I7t)0), nel Uioordì, [1K79], p. 9 ci [V], Francesco Zucchi Cristoforo Sicinio. a richiesta parere musieali di Venexia I'àllacgi nella prima ediz. delia Drammalurgin (Roma 1660, , aver annoverato, aneddoto teatri Milano, storiche e bibliografìehe, ai Roma, origini eoe. p. S2. S4. — t)oi - 147 — segni di battaglia: nell'autunno dello stesso anno 1639 teatro S. G-io vanni e Paolo con V il Adone che . occupa continua a si anche nel carnevale del 1640 (1) , e inaugura autunno 1639 il teatro S. Moisè con l'Arianna la vecchia Arianna di trent'anni prima il successo della quale^ segnalato pure da due ristampe del libretto, dura ininterrotto rappresentare nello stesso , , per tutto il 1640, associandosi soltanto in fineiZ Pastore regio, poesia e musica del Ferrari (2). Nel 1641 si inaugura il terzo teatro, detto Nuovissimo, con Finta pazza di Giulio Strozzi musicata da Francesco Sacrati, che di li a quattro anni doveva anche inaugurare l'opera italiana a Parigi (3): ma il Monteverdi rioccupa il S. Giovanni La , e Paolo con Le Nozze di Enea con Lavinia mo Badoaro (4) gurazione, a campo Cavalli, che vi e : avendo lasciato di il , libretto di Giaco- S. Cassiano, dopo l' produsse nel 1629 con Le nozze di Teti si inau- prova del suo allievo prediletto Francesco e Pe- 1640 con Gli Amori di Apollo e rappresenta la Didone, il Monteverdi si as- di Orazio Persiani, e nel leo Dafne, a che vi lui, socia nel 1641 con II Badoaro ritomo di Ulisse in patria libretto dello stesso (5). E non bastò al vecchio maestro avere assicurato all' Italia un continuatore nel Cavalli ma prima di morire volle ancora additare una nuova via al melodramma, facendo rappresentare nel 1642 al SS. Giovanni e Paolo 1j' Incoronazione di Poppea o n Nerone, primo dramma di argomento storico e che ha inol, tre qualche valore artistico e viene stimato il migliore del seco- ognun sa come abbandonata ben presto lo (6); la mitologia e i — L'Adone tragedia musicale del Clarisaimo signor Paolo Vbh(1) Galvani, p. 30. DRAXiKo. rappresentata in Vettexia iranno 1639. All'illustrissimo sig. Antonio Orimani fu dell' illustriasimo signor Vettor. In Venezia mdcxl. Presso Sarzina. il Con licenza de' Saperiorì, e Privilegio. (2) Galvaxi, p. i>5-56. — Per le dae ristampe dall' Ariatma qui la cfr. bibliografia del Rinaccìni nel rei. n. Galvaui, p. 67-€8. U) Galvani, p. 30. Non ne è a stampa che lo sceaarìo; il testo è ms. alla Marciana. (5) Galvani, p. 19. — Anche di qaesto libretto del Badoaro è htampato solo lo (3) — sconarìo: il di lui. (cfr. sono di Venezia, Giuliani, 1606. Galvani, Galvani, p. (6( anche nel Magliabechiano vn. 72.— I tre liGiov. Pra.<icbsco BusnnLLO, e tutti raccolti ne Lo or» oxiom toeto è ms. alla Marciana od bietti del Cavalli p. 31. .12 — Il stampato soltanto quando libretto fu cui rimase i»rnot«) : BcaEMBLLO. Opera musieale rappresentata L' ineoronatione di Poppea nel teatro fn ti- Orimano C anno ripetuto nel 1646 Giov. Prancrsco 164'J. In Venetia — — 148 pastori, la storia abbia poi fomiti gli argomenti alla pluralità melodrammi. dei Ma. ahimè, la musica di queste opere, dove il glorioso maeaveva trasfusa l'anima sua, è tutta perduta (1). Col 1640 si chiude il primo periodo della storia del melodramma: in appresso fino al 1700 all' incirca, succede il periodo romano-veneziano, in cui emergono a Roma Luigi Bossi stro e Carissimi, a Venezia il Verso il 1700 penisola con lommelli la scuola Scarlatti lo il Cesti, il , Leo, il Vinci, il Legrenzi il (2). dominio su tutta il Pergolese la e lo (3). Non rimaneva gegno Cavalli, il napoletana prende a quest'ultima produzione artistica dell' in- italiano che di valicare le Alpi, e ciò fu presto: già i can- sempre stato scambio assai attivo, specie Germania, avevano preparato il terreno e più di tutti in tanti, dei quali vi era con la Baviera il famoso Orlando di Lasso. L'Elettore di Sassonia manda giovane il (1585-1672) a studiare a Venezia sotto Lo 1612, e un'altra volta nel l628. tò nel 1627 a Dresda la Dafne il Enrico Q-abrielli dal Schtitz 1609 Rinuccini del tradotta dal- , 1638 compose un balletto Orfeo ed Euridice l'Opitz, e nel al Schtitz musicò e rappresen- la : scelta dell'argomento è di per sé eloquente (4). G-ià da anni gli arciduchi d' Italia e più volte MDOXi-vi. Appresso avevano Andrea frialutni. Austria assistito, Con usavano scender© in specialmente a Licenza de' Superiori, et Firenze, a Pririle^io. — vendo da Giacomo Bati Libraro in PVozzeritt, S»; è anche no le Ore oxiose cit. Nerone è nel ras. della partitura che si conserva alla Marciana: un ms. del di in Si titolo libretto — Cfr. anche Krbtzschmar Hbbmann, MortovtrdU IneoroVi«rMjahr»ehirifl fur Musikwùaenehaft, 1894, e del medesimo Dit è nel Hatrliaberhiano vii. 66. naxione di Pùppea Il und Werke CcuxMis und CesUs, ib., 1892. comò sopra ho detto. Credette 1' Avbros (iv. 963) di ricono•cere quella dal Ritomo d' Ulisse in un m*. della Bibl. Iinp. di Vienna; vi si oppone il VooEL, Monteverdi, p. 40K-10t; dubita dello opposizioni il Rollano, p. |U6 h. «ran partA alla Marciana. Cfr. 7 eodiei mw(2) ÌjB partiture di costoro sono in Bieali Omtariniani del ttooio xtu nella R. Bibliottoa di S. Marco in Venezia, itlHHmti dal D.r Taudbo Wiil, F. Oniduia editore, Venezia 1888, 8». ~ p. Molminti. Il teavenetianisehe Oper (1) Tranne il die Seroivt, tro muaioale nella veeehia Venezia nel Fhnfulta d. Domemioa, an. xxv OiTABitT P. A., La mturique voeate «n Italie noU'i^nnwatr* du de Muei^ue de BrwceUea, 6« annèo, Bmxelloi, C. Muquardt, 1882. (4) V. qui nel voi. ii l' indiraziono hiblioirrafloa delln l*nfnf. (8) Rollano, pp. 'J<M mm. (1906) n. 31-86. Oontervattir» Jtoys/ Sullo Srhntjf cfr. musicali rappresentazioni quando 149 Alle feste di Mantova del 1626, (1). rappresentò V Europa, assisteva Leopoldo, si II, dopo introdusse a Vienna, dove Fer- ebbero sempre italiani come si da Nicolò Minati poeti Cesarei, cominciando Sbarra figlio di che dello spettacolo rimase cosi entusiasmato, che poco dinando lo - Francesco da e (2). Già accennai alla prima rappresentazione a Parigi del dicembre 1645 con Lm finta pazza di Giulio Strozzi, musicata dal ma il 26 febSacrati: non fu un successo per varie ragioni ; braio 1647 per impulso e rinnovato opera tentativo con il 1' del Mazzarino cardinale fu , Orfeo di Francesco Buti e musica di Luigi Rossi e la sorte fu decisa (3). L'opera italiana corse trionfale per l'Europa. (1) Cfr. (2) Cfr. (S) il mìo Voi. Musica, BcMo EoLLAXD. pp. SOa-'ill. TteW Orfeo Drammatica e libretto è alla Barberìniana: \ì altre copia c<>n la na.— V. anche Méxéstrier, Des réprétentalitms, pp. r per altre Ercoie amante; tiea e Ualiann a autori da gii pp. .\n. I (|001). n". Il Parili 1 [1645-1662], citati: lai t'opposiUon religieuge il>Uif>u< 206-10 Parigi et e de! politi/pie (p. 10-I7i: aous Maxarin, i>i ere. cit. — Ademollo Milano, Ricordi, medesimo La ISW. , I ib., sur P tOrfeo n.» li e n». répréseniation t ile primi <t < :t Luigi Rositi 9 ipp. 22.5-Ì«i o delia fatti — Rollano, a C Opera nella Revue (Tkistoire .Voto* masica alla Chì^a- 19ó-2i)5 per l'Orfeo, pp. 2(6-6 per Orfeo 244 p. > ti musfex., Pari» et de crilique musieattii, et Kiir :>fct-~i>. fra mH.iirietu xn. Conclusione. RìassumeDdo fatti esposti in i questa sommaria trattazione intesa a lumeggiare alquanto più compiutamente che finora non si fosse fatto tra noi le origini del melodramma, se ne possono trarre alcune conclusioni le quali spero rimarranno acquisite alla nostra storia letteraria. Anzitutto, credo sia manifesto che tutti i generi letterari rappresentativi nella seconda metà del secolo decimosesto venuti giovando della musica, la quale ancora con lo galesco mente li gli aveva poi si erano madri- stile rivestiti tutti e per intero; più particolar- intermedi e le favole pastorali erano omai totalmente composizioni musicali. Quelli che più comunemente si chiamano primi mt lodram- mi, cioè le composizioni del Rinuccini, dello Striggio, del Chia- brera, del Vitali, non sono per la forma letteraria pastorali, del tipo più non semplice originale e dell' che favole Aminta, che di quella più complesso, che poi prevalse, a imitazione del Pastor Fido. 1 melodrammi dì poco posteriori e più complessi, del Campeggi, del Salvadori, genere mantengono del Tronsarelli e di altri denominazione di la tragedia ma gliano interamente dell'influsso della pastorale, tragedia secondo Né gli il . non che in si spo- derivano dalla tipo metrico della Canace. argomentisene mosesto servi \ano , alle dissimili egloghe e ai da quelli che nel secolo deci poemetti mitologici e pastorali, anzi è evidente nei primordi una povertà, una ristrettezza not,evole nella scelta di Euridice ha servito Landi, al Buti, al Branchi, al tali al argomenti. Infatti Rinuccini , al il mito di Orfeo e Chiabrera, Sempronio; quello di Dafne BiiHenello, all'Obizzi; quello di al Cefalo al Belli , al Rinuccini. al ni Chiobrei-a - Andromeda e al Campegaci: quello di al Cicognini, al all'Adimari, di Adone peggi, al ; al quello di Marliaui. al Campeggi. Ferrari, a Pio di Savoia; quello al Tronsarelli. al Cicognini, Francesco Rinuccini - 151 al Vendramino, a Pier Teli al Cini, all'Agnelli, al Cam- Persiani, a Pier Francesco Rinuccini; quello di Pro- serpina al Campeggi, al Marliani, allo Strozzi, a Pier Francesco Rinuccini; quello di Gnlntea al Chiabrera e al Vettori; quello di Narciso al al Rinuccini. al Persiani, al Tronsarelli Chiabrera e a Maiolino Bisaccioni abbiamo enumerato quasi t' anni del secolo, e se che ebbero si tutti i ; quello d' Orizia e con ciò si può dire che melodrammi dei primi quaran- aggiungessero gli intermedi e medesimi soggetti i : si raddoppierebbe il i balletti numero. Questo assoluto dominio della mitologia non saprei se si debba, ascrivere alla presunta derivazione classica del melodramma, o all'efficacia gli dèi. rici Ma presero suggestiva della musica dopo il l' stessa, stimata favella de- Incoronazione di Poppea gli argomenti sto- sopravvento in modo assoluto. L'intermedio ha pure giovato come l'esempio di composizione interamente musicale, ma non direi più che melodramma il de- riva dall'intermedio: questo, a parer mio. ha contribuito più spe- cialmente al passaggio dal primo tipo semplice, al secondo più complesso, arrecando quella parte dell'apparato, dello loso che il melodramma ha sempre conservato menti mirabili e divini richiedevano, che il , che gusto e le spettacogli argo- tendenze esigevano. Si noti infatti che l'intermedio perdura nelle rappresentazioni di commedie e di pastorali, ma non mai abbiamo termedi e melodrammi: l'intermedio era fatto soverchia attenzione e per divertire; il per in- attenuare la melodramma lo sostitui- sce di per sé. È anche da notare che, riservati gli argomenti mitologici al melodramma, l'intermedio, come umiliandosi, cerca il mirabile e il fantasioso nel mondo cavalleresco, attingendo ai poemi dell'Ariosto e del Tasso, che ofifrono anche le invenzioni per i grandi tornei. E l'intermedio ha pure contribuito nella sua esdenz» spet- tacolosa allo sviluppo delle veglie e dei balletti, derivanti dalle mascherate, che durante il secolo decimosettimo regnarono sovra- ni nelle corti. Il melodramma adunque non è una forma nuova se non — 152 — nuova musica ritrovata dalla Camerata fiorennuova musica è una scoperta provocata dalla colj tura classica e però si può considerare come l'ultimo frutto del ^-rinascimento. È una scoperta l'orse come quella di Colombo che volendo andare alle Cndie trovò l'America: cosi i membri della l^er rispetto alla tina, e questa Camerata fiorentina volendo trovare la musica greca, scoprirono, grazie a Dio, quella italiana, che da tre secoli delizia tutto il mondo civile. Da quanto veduto appare anche chiaro che s'è della forma letteraria è parallelo a prima forma più semplice, dal 15U9 quello al 1607, musica intesa soltanto a bene esprimere a colorirlo, e la brevità del libretto si diativo, caratteristico di questo primo il della lo sviluppo musica corrisponde la alla : nuova senso delle parole e spiega col fatto che momento, qualora si re- il fosse prolungato avrebbe annoiato. Nel secondo momento (1608-1640) l'esperienza musicale nel il più ampio uso dell'aria consentono un libretto più dialogo e complesso, di cui peggi (1610) regole e musica i i : e primo tipo perfetto è il il canoni, 1' Andromeda del Cam- genio sovrano del Monteverdi. diprezzando come Galileo ricusa le Aristotile, strapperà alla suoi segreti e farà che essa non si arresti alla espres- sione delle parole, ma renda il sentimento della situazione dram- matica, rispecchi la psicologia delle anime, ripioduca i gridi del cuore. Ohimè e il Monteverdi brancolava in cerca di libretti: « La Arianna mi porta ad un giusto lamento et V Orfeo ad una giusiche, che vele sta preghiera, ma questa non so a qual fine V. S. IH. ma che la musica possa in questa?» (1). Era la favola di Peleo e Tei^ dell' Agnelli che gli era stata mandata in esame; ma il grande musicista, cui sarebbe abbisognato un ! ; grande poeta, cerca invano intorno a se in quella inondazione di poesia falsa e stravagante dfl seicento. Tuttavia . poiché mangono ancora da fare nessun fatto letterario va trascurato dino agli argomenti, alla di lettor» 9 dicoiubre lUlU, in . ri- uno studio che riguarsceneggiatura, ai caratteri, alla me- una classificazione e Davahi, Op. eit., p. 37. - 153 — 1620 trica delle migliaia di libretti che deliziarono l'Italia dal fino al Metastasio (1). (1) Il musica , Liceo Musicale e sotto di Anonimo Bologna ne ha circa 10,0U0, catalogati però per aa tori della 18C0: è da augurare che a compimeno» dei tre volami altri del Cataìogo già pubblicati (Bologna, nare a?li studi anche mi una raccolta 220 volami e ^13 sicale di Firenze il 1890-93) catalogo dei libretti. buste pure di libretti dal 1636 al 1790. ne ha pure, Diomede Bonamici. più o meno Municipio di La Marciana di Bologna voglia presto doVenezia ha in 213 volu- di libretti dal 1637 al 1796; possiede inoltre un'altra esatti, i di Livorno, sussidi La legati in volami, altri 8000. trovare altrove o in raccolte private, tra d. il le quali 4aali il Mu- Ignoro quanti se ne possono è certo principalissima qaella che ne annovera 7500 circa. biblioì^rafici raccolta Bossi di biblioteca dell' Istituto Ma non mancano ClèxBNT, Dietionuln del già, lyriqve, Paris, Voutquenxe, CattUo^ue des Libretti d" Opéraa et dea Oratorios du xvu sUeU. Bibliothique du Ootiservaioire Koyale de M\taique de Bruxelles, Bruxelles, 1901, 4»: e il recentissimo Da.S80ri Carlo, Dixionario lirieo, Genova, Sordomuti IIWJ, (cfr. per entrambi la mia recens. nel Oiom. Star. d. Lett.ra Ital.na, XLiu, pp. 117-122). A questi Lavinée; il , sono da agtciungere BoNAMioi e C, .'li studi particolari sui vari teatri italiani per i quali D., Bibliografia delie eronittori* dei teatri d' Italia, Livorno, Stab. tip. 1896 (ediz. di Solerti. 10<) si vegga Q. Lavi esempi.^. 90 Aggiunte e correzioni. Non Roberto, ma Alfonso Ruggieri Sameoerino è p. 26 n. 1. ult. inventore del balletto a cavallo del 1608. detto Oiottra dei venti. aggiungi in nota La musica del Ballo di Berp. 27. I. penult. giere del Rinuccini si conserva nel ood. 704 della Biblioteca del Conservatorio Reale di Bruxelles le prime battute sono date da A. VodtQUSM.NE, Notice sur le manuscrit 704 'ancien 8750j de la Bibliothéque dii Conservatoire nell' Annuaire del medesimo, xxiv année, Bruxelles, 1900, : l' : : : — Ciò valga anche per il voi. ii, p. 44. Questa Pazzia è forse quella indicata dall' Allacci come opera « di Pietro Baglioni da Bologna Comico Unito, detto il Dottor Gratiano Forbizone da Francolino, In Bologna, per Teodoro e Clemente Ferroni, 1624, in-4. pag. 65 n. 1 Messo sull' avviso delle citazioni ohe fa il CaxeTAzzi, Clemente ix cit., pp. 32-34, p. 40. e p. 192, il Corago qxù indicato è certo da identificarsi col codice n. 284 del Catalogo dei Codici Campori, i, Utile e curioso per la scenografia è anche la Pratica di fabp. 179. bricar scene e macchine ne' teatri di Nicolò Sabatini da Pesaro, già architetto del Ser.mo Lhtca frances-o Maria Felirio della Rovere ultimo Sig. di Pesaro. Ristampata di nuovo coli' aggiunta del secondo libro, .-ilV Illu-itrissimo e Reverentissimo sig. Mons. Visconti Arcivescovo di Laciasa, della Provincia di Romagna ed esarcato di Ravenna Presidente, Ravenna, Per Pietro Paoli e G. B. Giovannelli, 1638, pp. 168. (La prima ediz. di un solo libro è di Pesaro, per Flaminio Concordia, 1637, pp. 90i. Il merito del Cavalieri è riconosciuto dal contemporaneo p. 98. e concittadino Gian Vittokio Ro.ssi, il quale nella Pianacotheca (p. 61) cosi comincia la vita dei Rinuccini Veterem ac multorum saeculorum spacio iutermissum Comoedias ae Ti-agoedias in scenis ad tibias vel fides decantandi morem, revoca vit magna ex parte Octavius Rip. "208, n. 122. p. 42, n. 5 : , — — — : « nuccinus, nobilis poeta florentinus quamquam hanc sibi laudem vindicare videatur Aemihus Cavalerius, patricius romanus, ac musious : qui paucis ut ab dramatis argumentis, tum tate, ita Octavii splendor elegantissimu:? : cerat. perfeceratque ante annis dramatibus aliquot modos histrionibus musicis agerentur : vero, fe- tum scoenarum apparatu, tum actorum nobiliAemilianae laudibus luminibus alfioit, ut hunc morem, jam diu intermissum, revocasse videatur. » 130 — Il prof. (j. Canevazzi mi avverte che in un opuscolo ch'egli per pubblicare Di due melodrammi del secolo xvii, Modena, 1904, ri- solus p. sta parlerà dell' Erminia del Giordano e del <'hi soffre e speri. Mentre debbo porgergli le più vive grazie per il reaooonto dei raifi studi parziali già pubblicati, sono lieto di giungere a tempo a ri- — cordare qui il beli' articolo di Romain Rollano, L' Opera avant l'Opera ne La Reme de Paris, An. xi, n. 3, 1 febbraio 1U04, p. UI5-647. APPENDICE Come ho promesso che scolo, si a pag. 139 n. ecco descrivono Re Casale nel 1611 le feste di zione della Proserpina j estratto dal raro opu- 1' conserva nella Biblioteca del si Breve I. a Torino, in cui (1) e la rappresenta- : descriitione Principe di Mantova delle feste \ \ Fatte dal Serenissimo 8ig. \ \ Nel giorno Natale della Serenissitna | Infanta Margherita, cipe di Savoia Et \ nella venuta delti Sereìiissìmi Prin- | Nella Città di Casale per veder detta signora, \ il Sig. Principe prima della lor partita per Mantova [stemma Gonzaga] In Casale, per Pantaleone Goffi Stampator Ducale Con licenza de' Superiori m. dcxi 4, ec. 12. et I | | ; ( « Volendo il della Natività venuta de i di Mantova honorare della Serenissima Infante mente recitar di Casale in in canto Anche Tanno il Breve \ Monferrato, innanzi vi erano state feste in Casale per desorittione I delle \ giorno la tempo fece principal- Rapimento di Proserpina con appa- no e anch'esse sono descrìtte nella seguente stampa Uwa il Margherita sua. e Sereniss. Principi di Savoia, che nello stesso nella Città gionsero (1) Ser. Principe Fatte dal Serenissimo signor alUgrexxe Nella Città di Monferrato, per la ana consimile occasio- : Principe di J/on- | naseita del Sereniss. Oran Principe di Toscana primo di d'Ago- sto deWanno 1610. Al 'JUust.mo Eecell.mo Principe, e Sig.re il Sig. Don Antonio Medici. In Casale per Pantaleone Goffi Stamp. Ducale. Con Licenza de' I il 1 | | \ \ | Superiori M. Dcx: 4, pp. 16. Anche in questa festa la ste spigolature p. 7. < si musica ebbe parte preponderante, come posero tre Chori di Poeti et Pastori tutti Musici eccellentissimi... p. 9 < Ap<jllo cosi ad alta voce parlò p. lo A e fu dalie : voi nutieio feline hoggi ne vengo. Muse cantata la seguente prima stanza OuìXiam Muse hora cantiamo: ma dopo altre azioni cantano anche Xoii sia f quindi si intui.«ce da que- : la ter/a o ultima la > seconda stanza: Nùtfa né pastore : Portin Paure a tntt^tl m'mdo. di ' canzono : > — 158 — rati di vestiti cosi sontuosi, leggiadri et proportionati a et con scene sonaggi eh' intervennero vaghezza eh' in simil soggetto non Per questa attione furono poteva desiderare cosa si chiamati migliore. i più eccellenti cantanti che oggidì vanta 1' Italia, et basta a dire Rasi et il Sig. Francesco il Sig. Francesco bidui musici del Ser.mo Sig. due Poli che poiché veloci, n:iadre, chi ci affetti Duca di che venne Campagnuolo amMantova, i quali sono i tempi nostri sostengono 1' art* del ben cantare, può far sentire accenti più soavi, passaggi più più pietosi, sospiri più ardenti, fughe più leg- a' groppi più annodati, tremoli più vezzosi, più gratiosi, trilli più dure dolcezze e più dolci durezze di quelle che questi, per- i et prospettive di tanta mercè de' quali godiamo per l'orecchie fan sentire ci Paradiso il et vediamo realmente operarsi quanto dagli ingegnosi Poeti fu favolosamente ascritto all' armonia d' Orfeo, d' Arione e d'Anfione. Venne la famosa Sig. Florinda, Idea del bel dire. Grloria de' Comici. Pompa affetti animo che Et dell' dalla de' Teatri et così efl&cace col Milano vennero città di spiegatrice degli pietoso canto mosse altri al pianto. parimenti due gentilis- simi soprani che col servire honoratissimament« a S. A. hono- rarono se stessi. Tutte l' furono cantori et suo- altre parti poi natori di S. A. cosi eccellenti e rari, che dalla dolcezza di que- sta armonia rapiti a se stessi gli spettatori dicevano o che noi siamo in Et cielo o che questa è una quarta gerarchia quelli che già videro rappresentarsi in Firenze Disperatione di V Arianna Fileno, ventioni, vedendo questa Allo terra, sparir della e n' usci Èrebo et tante sommamente, pieno di maestà e di decoro, in terra. Satiro, la altre poetiche in- commendarono. la cortina, che copriva in abito il funesto, il passeggiato il Palco, s'apri la quale, dopo alquanto , si 1* avere fermò in vista dei Serenissimi Principi, che con quest' ordine stavano sedendo: nel mezzo la Serenissima Infanta Margherita, alla parte destra stra il Sign. Cardinale ed il Principe Thomaso Principe Vittoiio, et il Piincipe il di ; ed alla sini- Mantova, a cui fa- cevano intomo bellissima corona l' Arcivescovo di Turino, il Vescovo d' Alba, ed un gran numero di Cavaglieri principali. Indi Èrebo accordando la soavissima voce al suono de gli Htromenti, eh' erano dietro la scena, stupendamente CAntò i Mtguenti versi: — 159 — Dal più profondo e tenebroso Inferno Io, padre de la morte e de gli horrori, Nemico de celesti almi Vengo fuor de l'usato al splendori, i Non Ciel superno. già per oscurar di pallid'ombra Questa serena e fiammeggiante luce; Ma perchè qui, nobil cagion m'induce Di bel gioir, che tutto '1 sen m'ingombra. Hoggi Pluton fia sposo, e qui l'altere Falangi de l'abisso ancor \ edrete Deporre ogni furor gioiose, e liete, E r Èrebo guidar ridenti schiere. Forsi perchè, dove splendor mira si D'alme reali, non permette il Cielo Che turbi suo sereno h orrido velo D'ombre avampanti d'empio sdegno e d'ira. Hor mentre vien dal tenebroso fondo L'altiero Re de le tartaree porte : Udite voi, dove sdegno il porte, Con inganno d'amor fatto giocondo. Et lo una dolcissima fra ciascuna stanza si frapose di varii stromenti sinfonia composizioni musicali fu- tutte queste et ; rono fatiche del Sig. Giulio Cesare Monteverde Mastro di Ca- minore del signor pella del serenissimo Sig. Principe, et fratello Claudio. Mastro quale le muse fanno giore fanno par che il di Capella si il primo sentano Modello. 1' Voce, r altro uno 1' il che dell' altro, e la come secondo Choro. onde sentendosi ; Signor Duca, nel del serenissimo Figura, l' 1' altro nel fratello il Ritratto, et s' la e' hebbe Èrebo il Prologo parti di scena, et tempo uscirono Plutone e Mercurio, che diedero princi- quale se dall' istesso autore, signor pio air opera, Hercole la Marliani, giovine gegno, quanto dimostrano di tanto i sotisfattione de' Lettori ranno di molto gusto, spirito, ; si ma il i- non fosse distenderebbe tutta per magsi et queste sono che furono di meraviglia. che fu nell' et di così bell'in- suoi proprij componimenti, già .stata data alla stampe, qui gior uno Echo. Finito stesso mag- componimenti dell' uno, uno è 1* Idea. 1' altro sia i diranno ben cose, che sa1' apparenze e 1' attioni, - - 160 Nel primo atto Plutone, uscitto dal suo tartareo regno, in- viò Mercurio, nuncio de Dei, a Giove minacciando al Ciel guerra se non gli provedeva della desiata sposa, e fatta eh' egli hebbe l' ambasciata a Giove, acciocché d' ordine suo venne a ritrovare Amore, suo dorato strale col ritrovandosi Venere sua piagasse madre presente, cor di Plutone il la consigliò ; et a inamo- rarlo di Proserpina, la qual orgogliosetta, e schiva sprezzava i dovendo in questo tempo girsene Cerere ad insegnar' al Mondo come dovesse con gli aratri fender la terra, raccomandò questa sua figlia Proserpina alle Ninfe, acciocché diletti amorosi; et n' avessero presaga di quel quasi diligente cura, , che poi le avvenne. Nel secondo atto Plutone fu di Proserpina. bellezze la qual ferito d' per tesserne ghirlanda a quella Ninfa havesse mosso Amore ed acceso delle mentre stava scegliendo fiori che più leggiadramente piede al ballo, essendo alquanto distante dalle il Ninfe compagne e da' Pastori, che al suon di flauti, di zampegne e d' altri boscarecci stromenti havevano dato principio al ballo, fu in un* istante rapita da Plutone onde tutti resta- ; rono addolorati. Nel terzo del quale si mutò la scena, ed apparve l' sopra eminente e maestoso trono inferno, nel si mezzo vide seder Plu- tone con la rapita Proserpina alla destra, e con voce imperiosa comandò che in quei regni e havessero tregua talo e Sisifo che, che con una vaga che di choro Ombre, fece d' eterna guerra regnasse la pace, anime dannate dalle lor pene ; onde Tan- vennero pieni di gioia cantando. Vennero .serpina d' 1' canzonetta si lor fosse fatta reina. al cui una moresca in canto niia modo cosi le Par- congratularono con Pro- Et finalmente venne un schiera de stravagante , spiriti ma infernali ben ordinata, che in simil soggetto non si poteva desiderar meglio: et finite queste allegrezze condusse Plutone la sua sposa Proserpina ne campi Elisij. Nel quarto fiorita la scena ritornò come prima, tutta verdeggiante, e bella, con una vaghissima prospettiva, nel cui mezzo sorgeva una bellissima fonte. Poi venne un Nuncio tutto dolente, che al Choro de' Pastori narrò cara quanto faceva Cerere per la sua perdita della sua figlia Pruserpiiui. Qui sopragiunsé l'istessa Ce- ed amata - - 161 che rere, cosi addolorata e nel viso, e negli atti, e negli accenti, mosse tntti a pietà; e risuonavano a chi. i mentre cuori degli spettatori, quasi e- i suoi sospiri ed suo al dalla terra n'usci Aretusa, che confortandola era seguito intorno alla sua ed irata si ma figlia; ecco che pianto, le quanto narrò più che mai doloros a ella parti. Nel quinto mutò si la un scena, e apparve una prospettiva meravigliosa. Si videro i Dei sereno con ciel celesti sedere con comparve Cerere graonde inteneritosi Giove, bellissimo ordine, alla presenza di quali vemente dolendosi della rapita mandò cesse di consolar cosi figlia; suo nuncio Mercurio a Plutone, acciocché il madre rendendogli l'afflitta venne Plutone, il la si compia- sua cara quale in grazia di Griove trasse figlia; Proser- pina dal tenebroso regno, et la restituì alla madre; onde in se- gno di gioia ed allegrezza s'udì l'aria risuonar d' ogn' intorno d'altissima armonia, fatta non solo da Ninfe e da Pastori da gl'istessi Dei, Vi con s'aggiu..se. la quale che nel seno della terra, e n'uscì ci vien descritto, il il si diede grazioso fine finir di Tempo questa nella armonia forma che all' s' , aprì il quale leggiadramente cantando un grazioso bellissimo fiore et preziosissima serenissima di Savoia (l) il il da' poeti madrigale, manifestò come questo giorno 29 d'aprile nacque mondo ma opera. Margherita, al Infanta (1). Bicerche fatte ese^ire a Maativa, a Xilaao, a Casale a a Toriao per ritrorara che qai si affarau e kì& dato alle stampe >, rioscirono inbnttuoM. libretto del Marliani. SOI.KUTI 21 APPENDICE Ho citato più volte nf-l II. corso del lavoro il Ménéstrier (1 ), Des réprésentations en musique, Paris. Guignard. 1681; ma di lui non mi è stato possibile trovare in alcuna biblioteca italiana 1' altra operetta Des baUets andens et modemes selon les regles de l'art du theatre, Paris, Guignard. 1682, che, come da relazione avutane, penso mi sarebbe stata assai utile. Di questo « Le Traité des BaUets fera cosi parla nella prefazione al primo : la je Réprésentations en musique, apres quoi seconde partie des donner tous pourrai les autres spectacles. les illuminations et le feux de joye, la reception des princes, bres. decora tions les machines et de réprésentations. les accompagnées de donne J'ai deja carrousels, les courses sur la neige et sur la giace, et les divertissements qui se font sur des les appareils funé- sacrées, les processions Tovrnais, I blics [incis.] I l'ean... ^ ; lovstes, \ | A Lyon, e ciò infatti si trova nell' altro Traité Carrovsels, | avtres et Ghez lacques Mugnet, en j proche le grand College, àl'image de S.Ignace. ve, I avec Privilege du Roy, et Permission Non nei fait d'ailleurs elle secondo quali aveva parte principale < : H y ne fasse pas toutes les aggrémens, beautez Les BaUets, dont machines. les recits, Allut quoi comme en la que ces les qui acccompa- elle fait les ouvertures outre les concerta et les airs des en- Les Tragedies, dont di lui off. dont de decrire. Ces spectacles sont gnent et les principaux musica la spectacles d' ordinaire tous les recits Sa | Ménéstrier lo stesso Carrousels. ou elle a (1) la rtie M. oc. LXix 4". a d' autres une partie des principaux réprésentations que je viens trèes (2). | sarò inutile aggiungere la ripartizione dei vari generi di spettacoli Musique ; | PuNeuf- Spectacles \ elle P., Réohertht* remplit les choeurs; les Fé- tur Mentatrier, Lyoa, cke 1857, non ho potato trovare. Ci) Il trattato D«s BeUlet» cit. si diride in aua prima parte storica, e ntinda quasi teorica; in questa tratta sacceesiramente derli arKomenti: delle sonaci, aitrìbuti, coetnmi): dei movimenti: dell'armonia; delle parti <> ana sefi^re (p<>r- iu qaadri. — stins, l'ait dont accompagne elle les plus 164 On rien icy, ne reste plus rien à dire sur ce donc parler que des Festins d' appareil achever ces Traitez des réprésentations usage une espece de prèsens qui qu' en fait du et : se font le jour de saint Nicolas, ave- se met sous et comme personnes Its comme Zapato en s'en est il c'est lengue de Zapata, qui font se ils de fort agreables en cette Cour soulier. qui se dit que ce nom est derive, Queste » « Les Zapaies, qui Cour de Savoye, sont la des réprésentations, de fort spirituels n'est pas pour Zapates, à qui on fait ces presens, parti culierement quand et Tra- la ne faut sujet. Il eque quelque addresse qui surprend agrèablement avec des machines un Tratte de en musique. Zapate descrive più ampiamente poco dopo ne sont guere plus en ecrit des et Traiti des verrà Tant de personnes ont partioulier des Ballets. il mets; et les Zapates, dont elle les agreable siirprisrs. J'ai deja donne un Carrouzéls, ainsi je n'en diray gedie, qui - la. Ce espagnole, signifie le Cuit qui le Pivot des portes des maisons des pauvres gens, c'est par cet endroit que l'on fait glisser secretement choses que l'on veut donner sans qu' on s'en apper9oivent, les on a donne fait le nom de Zapate à cette espece de present qui ce avec ces surprises. L'usage en est venu fante Catherine, fille de Philippe Emanuel Due de Savoye, l' Espagne: d' 1' In- second et èpouses de Charles dans introduisit Cour. cette Le jour de la féte de saint Nicolas n'y est destine que parceque ce Saint durant trois nuits jettà secretement bourses pleines d'argent pour marier de cette sorte troia pauvres trois filles » (1). il Méneun catalogo o ripartizione delle feste in uso, che a compimento mi piace riprodurre « Les Carrousels sont des courses accompagnèes de chariots, Anche nel Traile des Toumois ecc. cit., pp. 7-8, strier oflFre : de machines, de recita, et Les Courses sont de danses de chevaux. celles de bague, du faquin, de taine et autres pareilles, sans chariots Les loustes, sont des courses la quin- ny machines, ny recits. sur 1' eau, accompagnèes d'attaques et de combats, ou des c-ombats de lances dans la bar- riere. Ua» réprémmaUon «n »»m«.V?m/i. Danti, Purg., xx, 81 -UU. (1) Clr. pp, •2ti<l-7 « pp. :101 •_'. S. Nicivló * il ti Mttombrc. — — 165 Les Mascarades sout des divertìssements de Camaval, de deguisemens avec la et masqae. Les Toumois sont des courses de en tournoyant che vai avec des Cannes au lieu de lances. Les Intermedes des festins sont des róprésentations qui un l'epas, cu qui se meslent entre les ser- se font pour servir vices. Les Loteriet5 accompagnez de ingenieux des sorts sont vers, de sentences. ou de devises. pour distri buer des presens, de pierrerie. de bjoux et des pareilles choses. Les Ballets son des róprésentations harmoniques et ca- dancèes des choses naturelles et des actions humaines. Les Combats sur l'eau ou joustes, ou ou courses. sont autres exercices qui se font sur les rivieres. Les Feux se font pour le d'artifice sont moyen du Penso quanto sarebbe des feu per utile storia la del costume e interressante sotto molti aspetti una ristampa di queste perette del MénéstHer, che interessano egualmente Francia, debitamente illustrate con grande numero 1' e descri- con riproduzioni trovano in si tre o- Italia e la stampe originali le venti le innumeri fest« in esse mentovate, delle incisioni che in qui de ioye róprésentations » tali opuscoli d'occasione (1). (1) l^a dei BaUets Francia vi è più spreparata et apre* G Tol in 12. ediz. di r2<i esempi.; les : rìcord à Lau's >, ad xr\' es. la interessante raccolta (1581-1652) neueillis et pu- ediOons originaks par Paul Lacroix, Qenère (dopo Torino), 185S-1870, hliés d^ , di iiui tnauearades de oour de Henri in con ana introduzione storica. — Un ricco materiale an TraUé Michel de Mabolles, Amsterdam. 1758, 3 voi., in 12. 2 edizione, contengono nn Diseors du ballet del 1659. e diverse notizie sni balletti di Corte del 1625. ecc. e in genere in tatte le Memoria del tempo vi è da raccosfliere qualche cTKvx siiM' arstimonVi. Dobbo quost» iiotizio alla cortesia del dr. Michel Bronet. che in plaqaeltes e manoscritto è alla Nazionale di PHrìgrì, e tra des BixUets. I \fimoires d« : Tìngnào. 1° altro ri è ms. IKDIOE. ....... AVTERTHIZA GrLI I. — TI. — III. — ALBORI DEI. La musica Pag- MELODRAMMA nei vari generi drammatici durante il . Dai canti carnascialeschi e dai V. — — , . di » 12 » 18 » 26 ..... 83 Balletti e Veglie Le rappresentazioni musicali 3 mascherate trionfi alle Veneria dal 1605 » nella se- e alle cocchiate IV. 1 se- colo XVI La favola pastorale e la commedia dell' arte conda metà del secolo xvi e la musica V 1571 al » — La Camerata fiorentina [1580-1589] 87 VII. — Un decennio di transizione [1589-1599] » 47 vm. — Il melodramma [1600-1607] » 64 IX. — Le feste di Mantova nel 1608 73 X. — Le feste di Firenze nel 1608 .104 XI. — La diffusione del melodramma. Bologna-Boma-TorinoVI. . . . ..,..» ( XII. — Venezia) [1608-1640] Conclusione . Aggiunte e correzioni Appendice I Appendice II M A. • D s Alfonso della Viola, Scena I D. 118 150 » 166 > 167 . 168 en ...» ..... ...» e coro nel Sacrificio B. Iacopo Peri, loie lusinghiera. Recitativo C. . » » Iacopo Corsi, Aria e coro nella Dafne Claodio Moktbv>:rdi. Lamento nellM/ianna . . . » 12 90 60 96 UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY Acme Under Library Catd Pocket " Ref. Index FUe." Pat. Made by LIBRAET BTJKEAU