La disprassia - Istituto Istruzione Superiore Pandini Piazza

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Cos’è la prassia
• Deriva dal greco praxía, dal tema di prássō, fare. In
neurologia si definisce come la capacità di compiere
correttamente gesti coordinati e diretti a un
determinato fine. Un gesto abituale non deve essere
pensato e monitorato, ma si realizza senza controllo
cognitivo (attentivo).
• Se il gesto è nuovo il soggetto deve invece
selezionare la sequenza degli atti e controllare il loro
svolgimento ed eventualmente modificare il piano. Il
progetto d'azione deve cioè essere immaginato e
monitorato nell'atto della realizzazione.
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Acquisizione di una prassia
Nell'individuo normale l'acquisizione di un nuovo schema motorio
progredisce attraverso stadi in cui il movimento è controllato in
modo attivo e accurato. I singoli movimenti devono essere prodotti
lentamente prestando attenzione ad ogni singola azione e alle sue
conseguenze. Ciascuna azione deve essere selezionata e la
sequenza deve essere assemblata e immagazzinata in
memoria (ordine e timing). Con la pratica la sequenza si consolida e
diviene automatica.
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Fasi di acquisizione di una prassia
• Preparazione: l'azione viene eseguita molto
lentamente, viene esercitato un forte controllo,
vengono curate le singole parti dell'azione;
• Composizione:
l'azione
viene
eseguita
più
velocemente ma vengono commessi errori di
esecuzione;
• Proceduralizzazione: a questo livello l'azione viene
svolta
fluentemente,
in
modo
routinario,
automatizzato.
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Attività intenzionale
Agire sul mondo esterno e conoscerlo significa costruire strutture
motorie (sequenze di movimenti ordinati rispetto ad uno scopo e a
specifiche esigenze adattive) o strutture percettive.
• Il bambino possiede alla nascita un patrimonio di strutture, deve
tuttavia continuamente costruirle e ricostruirle adattandole alle
specifiche condizioni ambientali. Il processo di ristrutturazione
costituisce la condizione per l'acquisizione di nuove conoscenze e
competenze, per lo sviluppo di una sempre maggior destrezza e
maggior capacità di rappresentarsi il mondo esterno, di
riconoscerlo e di agirvi in modo adattivo.
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Azioni e rappresentazione dello spazio
• Un modo per organizzare la conoscenza è l'azione e l'osservazione dei
risultati delle proprie azioni. La rappresentazione dello spazio si
costruisce tramite le azioni dirette esercitate sugli oggetti. Il
confronto tra esperienze provenienti da canali differenti offre la base
per rendere coerenti le esperienze e costruire categorie e concetti per
classificare e organizzare gli interventi sul mondo esterno rendendo
azioni e riconoscimenti sempre più precisi. La rappresentazione
costituisce quindi una costituente fondamentale del movimento
intenzionale (diretto a uno scopo).
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Livelli di organizzazione
Differenti livelli di organizzazione (e di controllo) sottostanno alla
realizzazione del comportamento intenzionale:
• rappresentazione mentale dell'attività e pianificazione degli atti
sequenziali indispensabili per realizzarla (preparazione dell'azione)
feed-forward
• controllo (feed-back) nel corso dell'azione ad opera del sistema
effettore
• verifica del risultato (feed-back a posteriori).
L'azione finalizzata consiste nell'assemblamento di atti elementari in
serie e si caratterizza per una progressiva minor variabilità maggior
economia (utilizzazione dei soli atti necessari allo scopo).
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I sintomi della disprassia
• La Disprassia è un problema dell'organizzazione del movimento che
può anche influenzare il modo di apprendere di un bambino a scuola.
• Secondo il DSM IV la Disprassia viene generalmente inclusa nella
definizione di DCD (Developmental Coordination Desorder), in
italiano Disturbi della Coordinazione Motoria, ovvero Disturbo nel
quale le prestazioni in compiti di coordinazione motoria, fini o grosso
motori, sono significativamente al di sotto del livello atteso rispetto
all'età e allo sviluppo intellettivo.
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Diffusione e aspetti principali
• Colpisce il 6% della popolazione infantile tra i 5 e gli 11 anni.
È più comune nei ragazzi piuttosto che nelle ragazze e può
comportare goffaggine, problemi nell'organizzare il lavoro e nel
seguire delle istruzioni. L'aspetto caratterizzante della disprassia
è la non corretta esecuzione di una sequenza motoria che risulta
alterata nei requisiti spaziali e temporali e spesso associata a
movimenti non richiesti (paraprassie) con la conseguenza che
l’attività motoria anche se eseguita con rapidità ed in modo
apparentemente abile, può essere del tutto inefficace e scorretta
nonostante siano integre le funzioni volitive, la forza muscolare,
la coordinazione e la disposizione a collaborare.
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Disprassia e altre problematiche
• La disprassia può essere associata spesso a problemi di linguaggio,
di percezione e di elaborazione del pensiero. Il linguaggio può essere
semplificato nella struttura sintattico-grammaticale ed alterato negli
aspetti articolatori, la percezione inadeguata nell’integrare le
informazioni periferiche e nel correlarle all'azione, il pensiero
scarsamente organizzato nei vari contenuti. Il bambino disprassico
utilizza le funzioni che ha acquisito in modo stereotipato, con
strategie povere e ridotte alternative.
• Tramite la pratica continuativa può acquisire funzioni e svolgere
senza grosse difficoltà le attività della vita quotidiana. La povertà di
strategie e le ridotte abilità di generalizzazione rendono tuttavia
difficoltosa l'acquisizione di nuovi compiti e il trasferimento di
soluzioni strategiche già acquisite.
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Le più comuni difficoltà
• Nel bambino disprassico si riscontra una ridotta capacità di
rappresentazione dell'oggetto su cui agire, dell'intera azione e
delle sequenze che la compongono. Difficoltà di pianificazione, ad
avviare i programmi, a prevedere il risultato, a controllare le
sequenze e l'intera attività, a verificare ed eventualmente
correggere il piano d'azione.
Il soggetto disprassico ha difficoltà a:
• fare i lacci alle scarpe e abbottonarsi
• Scrivere, copiare o disegnare
• assemblare puzzle
• costruire modelli
• giochi di pazienza e di costruzione
• giocare a palla o lanciarla e afferrarla
• fare attività sportive
• comprendere percorsi
• nel linguaggio: articolazione di parole, fonemi
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Caratteristiche
All'osservazione può presentare:
• goffaggine: caratterizzata da movimenti impacciati, alterati nelle
sequenze temporali, maldestri e poco o affatto efficaci;
• posture inadeguate, dipendenti da scarsa consapevolezza del proprio
corpo, le quali interferiscono sia sul mantenimento di un buon
equilibrio sia sulla coordinazione del movimento;
• confusione della lateralità con difficoltà ad orientarsi nello spazio e
di trovare il proprio posto in una situazione nuova;
• problemi di consapevolezza del tempo con difficoltà nel rispettare gli
orari e nel ricordare i compiti nella giornata;
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• ipersensibilità al contatto fisico e problemi a portare vestiti in modo
confortevole;
• problemi nell'eseguire attività fisiche come correre, prendere ed
usare attrezzi, tenere la penna e scrivere;
• ridotto sviluppo delle capacità di organizzazione, con conseguenti
evidenti difficoltà nell'eseguire attività che richiedono sequenze
precise;
• facile stancabilità;
• scarsissima consapevolezza dei pericoli;
• comportamenti fobici, compulsavi ed immaturi.
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Quali sono le cause?
• Per molti autori non esiste una causa conosciuta. Non sono presenti
anomalie neurologiche che possano spiegare la malattia. Le ricerche
finora condotte suggeriscono una immaturità dello sviluppo
neuronale nel sistema nervoso centrale. Gli studi condotti con
Risonanza Magnetica Nucleare (RNM) hanno identificato in alcuni
soggetti immaturità nello sviluppo dei circuiti neuronali. Gli impulsi
sono ricevuti nella corteccia cerebrale attraverso una rete di circuiti
nervosi. La corteccia cerebrale è la parte più estesa del cervello,
formata da due parti interconnesse da uno spesso strato di fibre
detto corpo calloso.
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• Circuito stimolo-talamo, talamo-corteccia cerebrele, corteccia
cerebrale-sistema lambico (amigdala)
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La corteccia cerebrale
• La corteccia cerebrale ha funzioni sul pensiero,
movimento
volontario,
linguaggio,
ragionamento,
percezione. Gli impulsi danno informazioni sulle nostre
condizioni fisiche e sull'ambiente che ci circonda. La
costante ripetizione del movimento, permette di affinare
e controllare il movimento in risposta a uno stimolo. Una
immaturità nello sviluppo di queste vie provoca una
difficoltà nella coordinazione e nella intenzionalità del
movimento e nell'esecuzione di movimenti fini.
• Altre aree del cervello, note come sistema limbico o
amigdala, agiscono in sinergia con la corteccia.
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Il sistema limbico
• Il sistema limbico rappresenta il luogo di origine delle emozioni
controlla l'affettività, le risposte vegetative indotte dalle emozioni, il
tono dell'umore e la percezione delle sensazioni piacevoli o dolorose
la paura, i fenomeni detti di "attacco e fuga". Una parte del sistema
limbico, l'ippocampo, è coinvolto nei processi di memorizzazione ed
apprendimento. Il sistema limbico controlla anche il comportamento
sessuale.
• Se sono presenti immaturità nel sistema limbico, reazioni sovra o
sotto dimensionate in rapporto a stimoli sensoriali possono intaccare
i livelli di attività di controllo fisico ed emozionale. Queste reazioni
sono solitamente definite come impulsività, iperattività e perdita
d'attenzione.
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Disprassia e vita quotidiana
• Il bambino disprattico va incontro a numerosi problemi nella vita
di tutti i giorni, anche nei gesti più elementari e, contrariamente
agli altri bambini, avrà bisogno dell'aiuto dell'adulto talvolta
anche per lungo tempo.
• La pulizia: il bambino disprattico acquisisce in ritardo autonomia
nell’igiene personale, nel corretto utilizzo dei servizi igienici e
avrà difficoltà a fare il bagno o la doccia.
• I pasti: Impugna scorrettamente forchette e coltelli per mangiare;
il cibo spesso viene sparpagliato ovunque; talora non ha più
voglia di mangiare ed è capriccioso nella scelta del cibo rispetto
agli altri bambini.
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Alcuni punti deboli
• difficoltà di memorizzazione,
• difficoltà a formare dei concetti,
• difficoltà di organizzazione,
• grande tendenza a stancarsi
• difficoltà di integrazione nella vita sociale.
È importante cercare nel bambino punti forti per
valorizzarli.
• Tenete conto che una parte dei bambini può avere una
disfunzione del sistema di integrazione sensoriale con
evidenti ripercussioni sul comportamento.
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Cosa possono fare i genitori?
• Il bambino disprattico è spesso seguito da professionisti specializzati
in psicomotricità, in ergoterapia, in logopedia e in strategie di
apprendimento; è importante che genitori e riabilitatori operino
insieme per aiutare al meglio possibile il bambino. Occorre fare
tuttavia attenzione a non trasformare tutte le attività in sedute di
rieducazione e cercate di privilegiare il lato ludico per evitare di farle
percepire dal bambino come una costrizione o una punizione.
• Cercare giochi e astuzie per aiutare il bambino a migliorare il suo
coordinamento, la sua motricità globale, la sua motricità fine, il suo
inseguimento oculare...
• Congratularsi spesso con lui, incoraggiare e valorizzate ogni piccola
cosa che ha realizzato o indovinato e ogni sforzo anche minimo
effettuato per migliorare la sua stima di sè; continuare a stimolare i
suoi sforzi
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Disprassia e metodo Terzi
• Ida Terzi (1905-1997) diventa insegnante elementare e si specializza
in tiflologia, per l’insegnamento dei non-vedenti, a Roma. Inizia la
sua attività in un istituto per ciechi a Reggio Emilia nel 1925. La
prima formulazione del metodo risale a quegli anni sotto la spinta
dell'imponente problema pedagogico di rendere autonomo il cammino
dei suoi alunni (Terzi, 1958) e rappresenta il sistematico tentativo di
trovare nuove vie di compenso alla mancanza della vista. Prosegue la
ricerca presso l'Istituto dei Ciechi e l'Istituto di Psichiatria
dell'Università di Milano.
• Nel 1958 pubblica sulla rivista Acta Neurologica i primi risultati del
suo lavoro. Nel 1985 fonda l'A.I.R.M.T. (Associazione Italiana
Ricerche Metodo Terzi- Monza) che per sua volontà porterà
avanti la ricerca sul Metodo. Del 1995 è il testo edito da Ghedini "Il
Metodo Spazio-Temporale".
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• Il Metodo è nato in anni in cui nulla di dimostrato
scientificamente si sapeva sulle rappresentazioni mentali
dello spazio. La grande capacità di osservazione e le
geniali anticipazioni di Ida Terzi, supportate dai dati
allora disponibili, hanno permesso di mettere a punto il
modello. Il Metodo è rimasto negli anni fedele a se stesso,
la teoria che lo supporta si è ampliata enormemente.
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Cos’è il Metodo Terzi
• Il Metodo di organizzazione spazio-temporale Terzi è un sistema di
esercizi senso-motori che sviluppa la capacità di integrare le
informazioni spazio-temporali che giungono al Sistema Nervoso
Centrale dai diversi canali percettivi.
• Potenzia la capacità di costruzione di corrette immagini mentali
motorie (in 1° e 3° persona nelle fasi di "vissuto" e
"rappresentazione") e visuo-spaziali.
• Per le sue caratteristiche può essere qualificato come metodologia
cognitivo-motoria, in cui le esperienze ricavate dal corpo in
movimento e dalle relazioni con il mondo esterno giocano un ruolo
essenziale per lo sviluppo della mente e degli apprendimenti, ovvero
per lo sviluppo cognitivo.
• È solo il movimento che ci dà la consapevolezza dello spazio e del
tempo, "la percezione appare immersa nella dinamica dell’azione, il
cervello che agisce è innanzitutto un cervello che comprende"
[Rizzolatti, Sinigaglia, 2006].
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• Si inserisce nei più recenti filoni teorici relativi alla neuropsicologia
cognitiva secondo la quale le funzioni corticali superiori vengono
svolte attraverso l’attivazione di "sistemi funzionali a rete". "In virtù
dell’esperienza conseguita le reti neurali si modificano e si
verificano, nel corso dello sviluppo, in progressivi miglioramenti
funzionali" [Sabbadini, 2009].
• Tale metodica è in linea con le attuali ricerche basate sulle teorie
dell'"embodied cognition" [Thelen1995, Iverson,1999] o "cognizione
incarnata", cioè radicata nel corpo, [Borghi e Inchini, 2002] che
sottolineano come lo sviluppo cognitivo evolve a partire dalla
percezione del proprio essere, parallelamente allo sviluppo delle
funzioni motorie e al controllo delle stesse.
• Il Metodo Terzi enfatizza lo stretto legame tra percezione-azionecognizione: il corpo col suo movimento e le interazioni del corpo con
l'ambiente esterno vengono utilizzati come dispositivi cognitivi da cui
inizia l'attività mentale.
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Il Metodo Terzi: programma riabilitativo nella disprassia
Alcune delle difficoltà del bambino disprassico possono essere:
• acquisire un'attività intenzionale
• rappresentarsi l'oggetto e l'azione
• ordinare i movimenti in programmi finalizzati allo scopo
• controllare il programma
• attivare processi di verifica.
La disprassia perciò è un disturbo ad alto livello di integrazione
percettivo-motoria e concettuale.
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• In tutti gli esercizi del Metodo si interviene sulla integrazione delle
informazioni spaziali ordinate nel tempo che provengono dai diversi
canali sensoriali: propriocettivo, tattile, vestibolare, uditivo e visivo.
• Gli esercizi del Metodo aiutano, infatti, i bambini a passare dalla
sensazione alla percezione attraverso operazioni integrative e
associative che si realizzano in tutti i canali di informazione
sensoriale e quindi alla rappresentazione attraverso una
organizzazione dei dati sensoriali.
• Nel soggetto disprassico la metodica agisce sulle capacità
rappresentative del proprio schema corporeo e del mondo esterno e
sulle capacità di costruzione e manipolazione delle immagini
mentali.
• Il programma riabilitativo ed educativo, attraverso esercizi mirati e
specifici, prevedono il potenziamento di:
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Organizzazione dello spazio personale
(Schema corporeo) con un intervento specifico su:
• la recettività sensoriale e l'integrazione delle
informazioni sensoriali (propriocettive, tattili, vestibolari,
uditive e visive) che toglie l'ambiguità percettiva e
fornisce un senso integrato del corpo nello spazio,
• la coordinazione della respirazione con la propriocezione
e il controllo dei grandi segmenti corporei (arti superiori
e inferiori); coordinazione di schemi corporei (omolaterali
e crociati) in circuiti ritmici complessi,
• la percezione dell'asse corporeo o verticale soggettiva,
• la distinzione propriocettiva degli emicorpi.
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Organizzazione spazio-temporale: percezione, rappresentazione su
di sé e sull'altro di sequenze spazio-temporali (Atteggiamenti e Tocchi)
Organizzazione
dello
spazio
extrapersonale
vicino
(peripersonale), spazio intorno al corpo esplorabile con le mani, con
un lavoro finalizzato a migliorare:
• la consapevolezza delle possibilità motorie delle mani, anche nelle
fasi di rappresentazione esterna (motoria o grafica)
• i movimenti fine-motori e la coordinazione delle dita, i movimenti in
sequenza delle dita delle mani, la mobilizzazione del polso e spalla,
la manipolazione "in-hand", la modulazione delle forza e della
pressione, la modellatura in plastilina, il ritaglio,
• l'organizzazione tattile-manuale (analisi manuale di figure
geometriche piane) e la stereognosia.
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Organizzazione dello spazio extrapersonale lontano con un
intervento specifico su
• lo spazio metrico-euclideo, per intervenire sulla rappresentazione
mentale geometrica del mondo e sul rapporto fra il soggetto e
l'ambiente esterno, definito geometricamente (intervento sul Modulo
geometrico).
Il canale deambulatorio, infatti, in cui le afferenze propriocettive ed
esterocettive vengono facilmente distinte, quantificate e composte in
una sintesi spaziale, assume la funzione di "canale percettivo" vero e
proprio, che ci danno prima la percezione e poi il concetto della distanza
e sono in grado di generare quello spazio che trova nella percezione
visiva la più alta e sintetica rappresentazione del mondo esterno.
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Metodo Terzi: setting e fasi dell'intervento
• Fasi di ‘‘vissuto’’ e ‘‘rappresentazione’’
• Aspetto peculiare del Metodo è l'organizzazione degli esercizi in una
fase di "vissuto" , passivo e attivo, seguita da una fase di
"rappresentazione".
• La fase di "vissuto" (esempio: "Atteggiamenti" e "Tocchi") è eseguita
in prima persona dal soggetto e si chiede di prestare attenzione alla
corretta posizione in cui vengono poste le varie parti del corpo, o
punti del corpo in cui viene toccato. Il "vissuto" facilita nel soggetto
la capacità di percepire e riprodurre su di sé in maniera
temporalmente ordinata una serie di informazioni cinestesicopropriocettive e tattili.
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• Nella fase della "rappresentazione" si chiede al soggetto di
riprodurre sull'operatore (per gli esercizi sullo schema corporeo) o su
una tavolozza di plastilina (per gli esercizi sullo spazio
extrapersonale)
quanto
ha
eseguito
ad
occhi
bendati
immediatamente prima. La rappresentazione permette di
individuare il grado di consapevolezza e la capacità di integrazione
delle informazioni a livelli diversi. In questo modo il Metodo esercita
l'integrazione delle informazioni relative al proprio corpo con quelle
provenienti dal mondo esterno, facilitando la coerenza percettiva ed
il passaggio da un utilizzo inconscio ad un utilizzo consapevole del
corpo in movimento.
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Metacognizione
• L’approccio al compito è di tipo metacognitivo: non si interviene
direttamente sull' "errore-sintomo" ma si analizzano le risposte
indagando i processi mentali che possono averle determinate. Nelle
varie fasi di lavoro il bambino, attraverso l'attività intenzionale,
attiva i processi meta cognitivi attraverso la rappresentazione di sé e
dell’ambiente esterno, la pianificazione e la programmazione di
movimenti in sequenza per raggiungere uno scopo e il controllo del
programma. In ognuna di queste fasi si avviano processi di verifica
mediati dal canale propriocettivo e visuo-spaziale.
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Setting
• Gli esercizi vengono proposti al soggetto in un ambiente
vasto, sgombro, silenzioso, con luci soffuse, si eseguono a
piedi scalzi e ad occhi bendati. L'esclusione della vista
nelle fasi del vissuto e della rappresentazione diventa
una facilitazione per il bambino perché riduce la
complessità e la contemporaneità delle informazioni che
deve elaborare e permette una maggiore concentrazione
su quelle cinestesico-propriocettive e somato-sensitive.
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Metodo Terzi e D.S.A. (disgrafia) su base disprassica
Per l'applicazione in questo ambito sono state estrapolate dal Metodo
Terzi alcune aree di intervento specifiche in relazione:
- all'organizzazione dello Spazio Personale e Peripersonale che risulta
implicata nella:
• postura corporea: percezione dell'asse corporeo o verticale
soggettiva per assunzione e mantenimento di una posizione
simmetrica dei due emicorpi rispetto all’asse mediano, percezione
della posizione e funzione del braccio attivo e di appoggio, corretta
inclinazione del busto durante il compito di scrittura;
• impugnatura: consapevolezza delle possibilità motorie delle dita
e del polso, individuazione di nuovi patterns motori, prima
esercitati separatamente e successivamente integrati, per ottenere
una corretta prensione della penna ed apprendere i movimenti
(incisione, iscrizione e progressione) da effettuare durante la
scrittura;
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- all'organizzazione dello spazio extra-personale lontano e sua
integrazione con lo spazio peripersonale per migliorare:
• spazio grafico: organizzazione nello spazio del foglio;
• grafia: organizzazione della grafia in corsivo. L'insegnamento
delle lettere proposto non segue l’ordine alfabetico, ma un ordine
che le accomuna per analisi geometrico-spaziale e per movimenti
che ne costituiscono lo schema grafico.
La rappresentazione mentale delle lettere e la loro trasformazione
nel corretto schema grafo-motorio si realizza attraverso l'analisi
geometrica spazio-temporale di ogni simbolo alfabeto-grafico in
corsivo e la sua costruzione deambulatoria ad occhi bendati.
• Passaggi operativi successivi porteranno gradualmente il
bambino alla rappresentazione grafica delle lettere dagli ampi
spazi agli schemi ellittici della scrittura Lamanna fino a giungere
al quadretto/righe della classe di appartenenza.
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Educazione psicomotoria
• La psicomotricità si prefigge di educare attraverso il movimento
lavorando sulla relazione a tre soggetti: l'Io – gli "altri" – il mondo
degli
oggetti.
Presupposto
fondamentale
dell’educazione
psicomotoria è la considerazione globale del bambino e precisamente
dell'unità mente-corpo. Le interrelazioni tra aspetti emotivo-affettivi,
motori, creativo-espressivi e cognitivi non possono essere considerate
solo con un approccio 'tecnicistico' e settoriale. L'Io è soprattutto
corporeo. Alla nascita il corpo è utilizzato dal bambino in ogni
attività di relazione sia con se stesso sia con il mondo fisico e sociale
che lo circonda. Tramite le conoscenze percettivo-sensoriali e le
sensazioni proprio-entero-estero-cettive, può scoprire e sperimentare
le caratteristiche dell’ambiente, definire i confini del proprio corpo e
le sue possibilità e limiti di azione.
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• Attraverso la relazione con gli oggetti, gli spazi e le persone prende
coscienza della propria identità corporea ed emozionale. Poiché non
può esistere un'azione senza spazio e tempo, ogni attività implica
contemporaneamente un uso dinamico del sé, dell'organizzazione
spaziale e di quella temporale. Attraverso l'uso del corpo il bambino
entra in contatto con il mondo degli oggetti; la funzione tonica regola
l'equilibrio che rende possibile ogni azione e la funzione cinetica
permette il contatto con il mondo esterno.
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Valutazione del disturbo motorio
• Alla comparsa di un disturbo motorio l'esame neurologico è volto
alla valutazione del corretto funzionamento della struttura
anatomica che sostiene l'azione e la sua modalità di esecuzione
mentre l'esame psicomotorio valuta il comportamento motorio nei
suoi vari aspetti e non solo la difficoltà motoria specifica.
• Quando è indicato un intervento riabilitativo, il bambino è
sottoposto a un bilancio psicomotorio dove, in forma più ludica
possibile, sono osservate e valutate le sue competenze e difficoltà
in diverse funzioni motorie e l'espressione globale della sua
personalità in rapporto all'età e ai parametri dello sviluppo
psicomotorio. I parametri presi in considerazione sono il rapporto
che il bambino ha con sé stesso, con gli oggetti, con lo spazio e con
gli altri oltre agli aspetti legati alla motricità, al livello di
autonomia, alle competenze relazionali e logico-cognitive.
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Proposte di intervento
• Al termine del bilancio psicomotorio verrà proposto il percorso
migliore per il bambino; talvolta è sufficiente un buon intervento
di tipo educativo-didattico mentre in altri casi è indicato un ciclo
di terapia psicomotoria. Viene anche considerato se necessario un
percorso individuale o in piccoli gruppi e/o se sia preferibile un
intervento congiunto di più specialisti.
• La valutazione delle cause che hanno condotto e/o contribuito
all'insorgere del disturbo psicomotorio non può prescindere dalla
ricerca della presenza di patologie e dall'analisi famigliare oltre
all’ambiente in cui vive il soggetto. In un approccio sistemico,
oltre all'osservazione delle capacità motorie occorre ricercare se e
in che modo il disturbo comparso possa aver compromesso altre
funzioni dello sviluppo psicomotorio o la personalità nel suo
complesso.
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Altri aspetti da non sottovalutare
• Vengono tenute in grande considerazione l'incidenza delle
alterazioni della personalità dipendenti e/o associate alle
specifiche difficoltà motorie del bambino; la sua qualità di vita; il
livello di autonomia personale; la sfera comportamentale,
relazionale, logico-cognitiva. Oltre ai risultati del bilancio
psicomotorio vengono verificati sia la motricità spontanea
espressa dal bambino attraverso l'uso globale del corpo sia i suoi
canali di comunicazione non verbale.
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Approccio psicomotorio
• L’approccio psicomotorio é rivolto al bambino
nella sua globalità e non solo al suo 'sintomo'.
L'intervento psicomotorio mira al benessere
psicofisico del soggetto e tiene conto del grado
di sofferenza complessiva del bambino e delle
modalità con cui questa si esprime.
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L’intervento è finalizzato all’acquisizione delle capacità e al
recupero del benessere psicologico del bambino
• L'intervento diretto solo sulla patologia potrebbe far passare in
secondo piano il suo malessere e pertanto la terapia non deve
essere mirata al solo disturbo ma sul bambino nella sua identità
e portatore di 'quella' difficoltà.
• Il risultato terapeutico deve mirare a mettere in evidenza il suo
potenziale; le sue competenze, anche minime; migliorare, oltre
alle sue capacità motorie, la fiducia in sé stesso e la conoscenza
ed accettazione di sé. Insegnando al bambino le strategie per
poter agire, per essere ascoltato, per sperimentare, si ottiene un
miglioramento nelle sue difficoltà comportamentali, quasi sempre
associate, conseguenti alle specifiche difficoltà motorie
migliorando il suo livello di autostima.
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La disprassia
Gli obiettivi del progetto terapeutico
• Il progetto terapeutico è finalizzato a cercare ed utilizzare
al meglio sia il potenziale presente, intervenendo anche sui
comportamenti che lo possono compromettere, sia le
specifiche prestazioni onde portare il soggetto a un livello
più elevato ed equilibrato di autonomia, di adattamento
sociale e di disponibilità ad apprendere.
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I.CO.TE.A. C.A.T.
S.r.l.
Istituto di COnsulenza TEcnica Aziendale
Autoriz. D. A. 3638/5s · Accredit. HLA001_01 DDG 33513· · Reg. Trib. Modica 2033 · CCIAA 93512 · P. IVA 01087100887
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in Materia di Sicurezza e
Mediazione delle Controversie
Ente individuato ope legis
sia per la realizzazione del
corso, che per il rilascio
dell’attestato
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