Storia dell'Architettura Architettura nel '500 Nel Cinquecento si completa e si perfeziona quel percorso, iniziato nel 1400, che prese il nome di Rinascimento, e che coinvolse numerosi aspetti della vita culturale del tempo. Sotto il punto di vista architettonico si definiscono quei presupposti di recupero del repertorio classico, avviati nel secolo precedente, che vengono adesso arricchiti attraverso le rielaborazioni personali dei grandi protagonisti dell'epoca. Alcuni fattori storicoculturali confluiranno nel clima generale concorrendo alla definizione dell'architettura rinascimentale. Nel 1492, avviene la scoperta dell'America; le rivelazioni di Copernico conducono ad un processo di laicizzazione che si riversò nella capacità di interpretare la nuova visione laica dello sviluppo di edifici e città. Il 1500 è il secolo delle città ideali, caratterizzate da un disegno dalla geometria regolare contrapposto al “disordine” delle città medievali. Ma, mentre nell'edificio, il principio geometrico bene si addiceva al suo funzionamento, in un organismo complesso come una città, l'adesione a rigidi canoni geometrici contrastava con le esigenze di vita reale della popolazione; pertanto tali città rimasero spesso disegni utopici, funzionanti solo a livello teorico, poiché il gioco di geometrie, semplici o articolate che fossero, certamente non serviva a risolvere le molteplici varianti un complesso sistema urbano. Tuttavia in certi casi si crearono da queste premesse, dei piccoli esempi, degli stralci di città ideale all'interno delle meravigliose città casuali, stratificate nella loro storia. In questi casi si raggiunsero dei piccoli capolavori, forse proprio perché circoscritti ad episodi urbani e non estesi a tappeto in tutto il contesto delle città, come ad esempio la michelangiolesca piazza del Campidoglio, a Roma. Il 1500 porta con sé una diffusa esigenza di rinnovamento religioso destinata a creare una vera e propria crisi all'interno della Chiesa, che si dividerà in seguito alla cosiddetta Riforma protestante di Lutero. Il Concilio di Trento del 1545, darà inizio ad un periodo che prenderà il nome di Controriforma, e che condurrà alla nascita di nuovi ordini religiosi: quello dei Gesuiti, dei padri Filippini e dei Cappuccini. Tali ordini si faranno promotori di una serie di attività costruttive. Già nel 1400 ci si era orientati verso una ricerca di proporzionalità degli edifici, che interessò sia l'alzato che la pianta. L'interesse cominciò a convergere verso la pianta centrale, che potendo essere inscritta in un cerchio -forma geometrica pura per eccellenza-, venne nel tempo adottata come prevalente. Le chiese, pertanto, vengono sempre più progettate con pianta a croce greca abbandonando progressivamente la forma a croce latina. Un importante esempio di opera architettonica a pianta centrale è il tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante, del 1502, dove la pianta centrale si pone in un rapporto di assoluta armonia con tutte le parti dell'edificio. A Roma viene eletto nel 1513 Papa Giulio II che inaugurerà una stagione di grandi opere architettoniche. Uno degli eventi che maggiormente caratterizzò il periodo, fu senza dubbio il concorso per la fabbrica di San Pietro. Chiesa dal fortissimo valore simbolico, ambita meta da raggiungere per molti grandi architetti dell'epoca. Vi parteciparono oltre al Bramante anche artisti illustri come Raffaello e Michelangelo, Sangallo e Peruzzi. Agli inizi del Cinquecento, la basilica di San Pietro in Vaticano, che risaliva ai tempi di Costantino, si presentava con dimensioni ormai inadeguate all'importanza acquisita nel corso dei secoli….. Papa Giulio II, stabilisce l'abbattimento della precedente Basilica a favore di una sua riedificazione, più grande e imponente e ne affida il progetto a Donato Bramante, che concepì una pianta a croce greca, coronata da una grande cupola all'incrocio dei quattro bracci. Successivamente all'opera del Bramante, rimasta incompleta, si prospettarono nuove soluzioni. Il progetto di Raffaello auspicava per la chiesa un ritorno alla pianta longitudinale. Successivamente Antonio da Sangallo il Giovane preparò un progetto che prospettava un organismo ibrido tra un edificio a pianta centrale ed uno a pianta longitudinale, aggiungendo al progetto originario di Bramante un corpo anteriore davanti all'ingresso, stretto ai due lati da due torri. Infine Michelangelo, pittore, scultore e architetto, dal 1546 ha l'incarico di completare la fabbrica di San Pietro e ritorna come punto di partenza al progetto bramantesco semplificandone però la planimetria, giocando sulla forma con due quadrati sovrapposti e ruotati e progettando la cupola. Per la cupola ha in mente qualcosa di grandioso, come la cupola del Brunelleschi per Santa Maria del Fiore. Le masse murarie dei pilastri centrali poderose per sostenere la grande cupola, - eseguita poi da G. Della Porta nel 1588. Il primo incarico ricevuto da architetto Michelangelo lo aveva avuto a Firenze, nel 1516. Papa Leone X infatti gli affidò il progetto per la facciata della chiesa di San Lorenzo. Egli concepì una facciata a due ordini, nella quale le sculture dovevano essere integrate nel contesto dell'opera architettonica. La proposta di Papa Leone venne poi ritirata e al posto del precedente incarico a Michelangelo venne proposto di occuparsi di redigere un progetto di una nuova sagrestia, per le tombe di Lorenzo e Giuliano De Medici. Con le tombe medicee Michelangelo abbandonerà definitivamente il suo ideale culto per l'antico e nel 1524 progettando la Sala e il Vestibolo della Biblioteca Laurenziana, nello scalone anticiperà le tendenze del gusto manierista. Il 1500 è anche il secolo dei trattati, scritti per esemplificare i nuovi principi architettonici, e per dettarne con chiarezza metodologie di applicazione. Trattatista fu il Vignola, il Serlio ed Andrea Palladio. Palladio, architetto, operò prevalentemente a Vicenza e a Venezia. Applicava anche con una certa attenzione, nelle sue opere architettoniche i principi dell'architettura rinascimentale riuscendo però a raggiungere un linguaggio proprio, originalissimo. Se ne possono distinguere i termini nella Basilica di Vicenza ed in alcune chiese edificate a Venezia come il Redentore e San Giorgio Maggiore. Infine le ville palladiane, che si trovano nelle campagne venete, sono diventate tra gli edifici più amati dagli inglesi, che dal XVII secolo in poi hanno fatto riferimento ad esse per esportare lo stile “palladiano” in America, Australia, India e Sud-Africa, facendone la bandiera dell'architettura coloniale inglese. Alcune soluzioni sperimentate da Palladio, come l'ordine gigante che si estendeva fino a comprendere in altezza due piani di un edificio, successivamente divennero frequentissime. La Rotonda di Vicenza, della metà del 1500, riassume i sé alcuni dei caratteri tipici dell'architettura cinquecentesca. Si tratta di un organismo perfettamente simmetrico, con le facciate che si rifanno ai fronti dei templi e sormontato da una cupola. La rotonda si apre al paesaggio da tutti i lati instaurando un rapporto con il contesto naturale. Architettura nel '600 E' il 1600 e il linguaggio barocco contraddistingue gli interventi architettonici prodotti nelle città italiane, siano essi edifici, piazze o elementi di arredo urbano. Interi ambiti spaziali urbani assumono caratteri scenografici o si alimentano dell'“effetto sorpresa”, tanto caro al barocco, che realizza un nuovo rapporto tra gli edifici e gli spazi urbani antistanti. In sostanza i contesti urbani, come le piazze, vengono ora visti come quinte teatrali e le stesse facciate scenografico. Si degli edifici, realizzano sono prestigiosi elaborate palazzi in senso nobiliari che presentano adesso un ampio e scenografico atrio d'ingresso da cui si accede, attraverso altrettanto scenografici scaloni, al piano nobile. Tali palazzi sono spesso circondati da sontuosi giardini con statue e fontane. I fronti principali delle chiese, si movimentano e si arricchiscono di forti effetti chiaroscurali. Si abbandonano progressivamente nel disegno di progetto, le linee rette amate dagli architetti rinascimentali, per rivolgersi a quelle curve e sinuose e alle figure geometriche complesse, quali le ellissi, utilizzate attraverso complessi sistemi di intersezioni e sovrapposizioni. I contrasti, di luci e di ombre che caratterizzano le opere pittoriche sembrano estendersi concettualmente alle architetture: le colonne presenti nelle chiese, sia in facciata che all'interno, hanno il fusto liscio per esaltare le parti colpite dalla luce e rendere più scure quelle in ombra. Le colonne aggettanti, aderiscono ad un principio di coinvolgimento dello spazio antistante e si staccano sempre più dal prospetto creando suggestivi effetti di luce-ombra. Se il repertorio decorativo scultoreo, ritorna ad esser visto come una entità separata, assume un ruolo importante per determinare l'effetto scenografico d'insieme. Alcune facciate, per esaltare il senso di verticalità, assumono un assetto piramidale e si portano in alto attraverso imponenti scaloni di ingresso. Si propone infatti nel 1600, un nuovo uso decorativo delle scale che si progettano sempre più dilatate, invadenti e decorative, per ad esempio, anticipare l'ingresso delle chiese. Cambia anche il modo di concepire gli interni, e le piante delle chiese assumono contorni sinuosi, che sembrano assecondare le articolazioni della facciata esterna secondo una alternanza di pieni e di vuoti, lontana dalle rigorose simmetrie compositive del periodo precedente. Tali sviluppi sembrano assecondare le tematiche socio-politiche e culturali del tempo...Il barocco, sia come linguaggio artistico che architettonico, infatti in questo periodo storico diviene strumento della controriforma cattolica, e fu utilizzato per convincere e per stupire con i suoi scenografici virtuosismi. Nel Seicento, centro propulsore del barocco è Roma. Qui si trovano i Papi e proprio per questo la città è meta di numerosi architetti giunti per operare al servizio della corte papale. Successivamente altri architetti giungeranno a Roma, per formarsi sulle opere prodotte. Tali artisti contribuiranno a determinare il volto barocco di molte città. Il barocco, inoltre, per sua stessa natura si adattava bene all'operazione di recupero degli spazi e costruzione di nuovi edifici perché, invece di tendere a modificare gli spazi urbani in funzione dell'edificio – come invece avveniva nella concezione di tipo rinascimentale- poteva adattare l'edificio al contesto urbano senza attuare sconvolgimenti eccessivi degli ambiti preesistenti. In città già strutturate in epoca medievale, e quindi definite secondo schemi di tipo casuale ed irregolare, l'architettura barocca realizzò innesti di edifici sfruttando a suo favore la complessità morfologica urbana preesistente, al fine di ottenere effetti particolarmente suggestivi. In questo modo realizzò quello che del barocco è considerato uno degli elementi più caratteristici: l'effetto sorpresa. Esso consisteva nel trovarsi di fronte ad un edificio o ad uno spazio barocco dopo aver percorso magari un intricato sistema di piccole stradine del tracciato medievale. Espressione dei drammatici contrasti religiosi del suo tempo, il Barocco espresse i valori di una architettura, società la che aveva concezione perduto rinascimentale le certezze. In dell'uomo centro dell'universo, venne infatti definitivamente superata. Questo ebbe come esito soprattutto la modificazione della pianta centrale in senso ellittico. Il fuoco della composizione planimetrica, che prima era stata costituita da un punto – che simbolicamente significava l'uomo -, si scisse in due punti, i fuochi appunto, e determinò l'ellisse. Analogamente si sviluppo' anche il concetto di copertura sostituita da sistemi di volte o di cupole assecondanti la sezione ellittica attraverso un raccordo delle curve con pennacchi. Il S. Andrea del 1550, di Vignola, rappresenta già un primo esempio di costruzione a pianta ellittica in un edificio isolato, anticipando una tendenza che sarà successivamente sviluppata. Altra caratteristica del linguaggio architettonico barocco sarà la tendenza ad incurvare le facciate dei prospetti con sporgenze e rientranze. Si procede, alla definizione di facciate degli edifici progettate in funzione dello spazio urbano sul quale prospettano. Pietro da Cortona, grande protagonista dell'architettura del tempo, incurva le facciate e gli elementi architettonici presenti nel prospetto della sua S. Maria della Pace al fine di stabilire un rapporto tra l'edificio e l'antistante spazio. Santa Maria della Pace è una chiesa di origine quattrocentesca, la cui facciata fu nel 1656 rielaborata in senso barocco. La parte frontale è convessa e un pronao semicircolare prende la larghezza di tutto il fronte corrispondendo con la curvatura inversa dell'esedra posta al termine. Il Da Cortona, afferma Argan, attuerà “lo smembramento della facciata, il suo disimpegno dalla parete e dalla sua tradizionale forma di limite, la sua intersezione nello spazio come organismo plastico articolato, la sua ragione non più soltanto architettonica ma urbanistica”. L'architetto che maggiormente opererà per definire il volto barocco di Roma, sarà il grande Gian Lorenzo Bernini. Grande conoscitore delle tecniche, pittore e scultore oltre che architetto, Bernini cercherà sempre di ottenere risultati di massima espansione spaziale e di utilizzare le possibilità offerte dalla prospettiva. S. Andrea al Quirinale è del 1658. Presenta la pianta a forma ellittica, con l'asse maggiore nel senso della larghezza. Il punto di partenza è l'architettura del Pantheon, ma lo utilizza in modo da giungere ad una rielaborazione originale dei riferimenti. Bernini realizza anche il colonnato di San Pietro, che rappresenta un simbolico abbraccio della Chiesa a tutta la comunità cristiana. La facciata del Maderno del 1612, aveva sottolineato una mancanza di raccordo tra corpo longitudinale e corpo centrale. Pertanto Bernini studia la soluzione ideando il sistema dei due campanili laterali che, avrebbero dovuto correggere equilibrandola, la sproporzione tra la facciata troppo larga rispetto all'altezza. La facciata infatti era stata appositamente ridotta per consentire la visione della cupola. Il colonnato berniniano allontana la visione globale della Chiesa e inquadra nella giusta dimensione la cupola michelangiolesca che era stata relegata a ruolo di sfondo dalla soluzione del Maderno. È il 1667. Il perimetro del colonnato si presenta leggermente ellittico raccordato alla facciata con due linee convergenti. Bernini progetta con il colonnato “l'anello che raccorda il monumento alla città” – afferma Argan, “un'immagine allegorica; ma anche la prima architettura aperta, pienamente integrata allo spazio atmosferico e luminoso: la prima architettura urbanistica”. Altro grande protagonista del barocco fu Borromini e il suo stile, tormentato, rappresenta l'altra faccia del barocco, quella delle inquietudini e dei contrasti. Ebbe, nel suo tempo, meno fortuna del Bernini, ma il suo contributo non fu certo di minore portata. Sperimentò infatti un proprio metodo compositivo che, partendo da un complesso sistema di intrecci di figure geometriche e da intersezioni di superfici e di volumi, condusse ad opere architettoniche eccellenti come il San Carlino o Sant'Ivo alla Sapienza. Contrariamente al Bernini, con il quale fu sempre in costante polemica, egli tese alla massima contrazione spaziale e utilizza le potenzialità della prospettiva per ridurre, invece che per ampliare, la percezione dello spazio. La prima architettura borrominiana è San Carlo alle Quattro Fontane, detto il San Carlino del 1634-37. Qui elimina gli angoli “perché il ritmo giri tutt'intorno, li trasforma in corpi convessi come se la superficie si incurvasse nella stretta di una morsa (…), nell'interno della chiesa pone un unico ordine di colonne. Sono volutamente sproporzionate allo spazio ristretto e lo stringono ancor di più; ma la loro forza plastica costringe le superfici a inflettersi, la stessa cupola ovale si direbbe schiacciata dalle curve tangenti degli archi”- Argan, Storia dell'arte italiana – Sansoni. La facciata della chiesa sarà invece da lui progettata nel 1664, e sarà la sua ultima opera. Si tratta di una forma antimonumentale e frammentata, alta e stretta. Contrariamente alle altre coeve architetture barocche essa non si raccorda, ma anzi pare emergere dalla parete della strada, rompendo la simmetria del quadrivio delle Quatto Fontane, essendo collocata all'estremità dello stesso. Dai presupposti metodologici del Borromini prenderà le mosse il linguaggio di Guarini, che realizzerà uno dei capolavori indiscussi del barocco italiano:la cappella della Santa Sindone a Torino. Con Guarini, si definiscono le sperimentazioni di “compenetrazioni geometriche” precedentemente avviate dal Borromini. Le varie forme geometriche, anche poligonali o cilindriche, a sezione circolare o ellittica, vanno ad intersecarsi in vario modo fra loro determinando un senso di movimento delle pareti che prosegue, senza soluzione di continuità, nelle volte che si uniscono alle altre parti dando luogo ad organismi complessi. Come accadde per Bernini anche le opere di Guarini diventarono un riferimento per l'evoluzione del linguaggio barocco Europeo. Dal Barocco italiano di Guarini trarrà ampi spunti il barocco boemo, tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700, quando si realizzeranno i più bei edifici di ispirazione Guariniana. La Chiesa di S. Nicola a Malastrana a Praga, rappresenta uno degli esempi più riusciti. In Sicilia si avrà un barocco un po' particolare: vi fu infatti la tendenza ad innestare il nuovo linguaggio in schemi compositivi di stampo rinascimentale. Il linguaggio architettonico rinascimentale vi era infatti giunto in ritardo, da parte di alcuni architetti che lo avevano appreso grazie ad alcuni viaggi studio compiuti a Roma. Il barocco siciliano sotto il punto di vista decorativo è una festa di forme fatta di pietra o stucchi, di marmi intarsiati, o, nella zona di Catania di giochi cromatici di pietra bianca e lava. Mascheroni mostruosi, motivi inediti o il colore biondo della materia tufacea scavata contraddistinguono interi ambiti, conferendo al barocco siciliano un aspetto singolare. Per certi versi è come se, l'enfasi decorativa assecondi in Sicilia un qualcosa di latente, rimasto nell'animo degli artisti locali, per lungo tempo inespresso: il gusto dell'esagerazione decorativa desunta dalle sovrapposizioni culturali di alcune dominazioni precedenti, sposata alla grazia e all'uso di alcuni materiali particolarmente “teneri” e modellabili. Il gesto poteva quindi essere assecondato con maggiore facilità, e la componente istintiva della composizione artistica veniva per questo favorita nella sua espressione più pura e immediata. Molti centri i come quelli della Val di Noto, come Scicli, Caltagirone, Catania e la stessa Noto, ne posseggono straordinari esempi. Altro capolavoro barocco è rappresentato dalla cattedrale di Siracusa, realizzata sulle rovine dell'originale tempio greco di Minerva, oppure dal San Giorgio di Ragusa. Ma anche Palermo, pur non essendo citata spesso come esemplare nel barocco, presenta alcune architetture barocche bellissime. È il caso ad es. del S. Salvatore dell'Amato del 1688 a pianta e cupola eclittica o della splendida facciata di Santa Teresa alla Kalsa del 1686. In Europa il barocco prevalentemente un adottato carattere da di Luigi ostentata XIV assunse sfarzosità per assecondare il modo di vivere delle corti europee settecentesche. Più che nell'architettura la bellezza del linguaggio barocco francese si esprime nell'arte dei giardini. Le Notre è il paesaggista che inventò i giardini alla francese, il cui prototipo è il parco di Versailles. L'esperienza barocca concluderà nel Settecento il suo ciclo evolutivo e cederà il passo al gusto, di derivazione francese, del Rococò, che prenderà spunto dal Barocco per portare avanti concetti di tipo più formale che di contenuto, e che si specializzerà anche nelle arti cosiddette minori, rivalutandole. Nei paesi tedeschi e in Austria il barocco giunse tardi, ma fu adottato da architetti anche molto capaci; tra di essi si distinse Fischer von Erlach, che a Vienna realizzerà la Karlskirche. Lukas von Hildebrandt, all'interno del belvedere di Vienna, affida alla scultura le funzioni di sostegno, e mette delle statue nell'atto di sostenere il peso delle strutture. Il barocco di queste zone si caratterizzerà per l'esuberanza decorativa degli interni e per l'uso della luce, priva di contrasti e più diffusa, che già si addiceva allo stile rococò, che in questi paesi attecchirà benissimo e che sarà propagato proprio dagli stessi architetti che prima avevano aderito al gusto barocco. Infine appare opportuno accennare che il barocco sviluppo' anche in Portogallo o in Spagna, ebbe eccellenti varianti. Tali paesi infatti trovarono in questo stile un modo di edificare maggiormente confacente al proprio modo di esprimersi. In Spagna il barocco si chiamerà churrigueresco, dal nome della famiglia di architetti Churriguera, che letteralmente riempirono le opere architettoniche spagnole di una esuberante decorazione. Le forme barocche, in America Latina, si diffusero grazie alla presenza capillare degli ordini religiosi. Essendo stati però prevalentemente gli spagnoli ed i portoghesi a portare il gusto barocco presso le colonie situate in America Latina, in quelle terre, questo conquistatori. esasperato linguaggio Si si realizzarono decorativismo qualificò edifici come lo stile dei da una caratterizzati assimilabili all'opera di cesello praticabile da un orafo. Pertanto tale stile assunse il nome di plateresco dal termine plata cioè argento. Architettura nel '700 Con Luigi francese si XIV, era l'architettura orientata alla esaltazione dello Stato attraverso forme auliche e maestose la cui ispirazione partiva dalle forme più esasperate del barocco romano. Dopo la morte di Luigi XIV, il potere passa al pronipote Luigi XV sotto la reggenza di Filippo d'Orleans. Successivamente al periodo della reggenza, nel 1723 Luigi XV assume il potere e si verifica lo spostamento della corte dalla Reggia di Versailles a Parigi. In questo contesto nasce il Rococò, che avrà particolare fortuna in Francia, Austria e Germania. Il termine deriva da “rocaille”, in riferimento ad un tipo di decorazione a forma di conchiglia. Il rococò infatti si orienta anche ad un recupero dell'esotico e del pittoresco oltre che ad un gusto elegante bizzarro e insieme fantastico. Le linee da ondulate diventano estremamente mosse, quasi accartocciate. Pur derivando da una esasperazione delle forme barocche, le forme del Rococò, in realtà si allontanano dalla concezione architettonica monumentale barocca. Il Barocco, svuotato dei suoi veri contenuti, cede il passo ad un gusto più frivolo, raffinato e disinvolto sia in arte che in architettura. Si nota un abbandono progressivo dei temi grandiosi che avevano caratterizzato lo spirito barocco e, alle proporzioni maestose si sostituiscono quelle minute. I contrasti forti e le masse movimentate ed aggettanti che esaltavano luci e di ombre, si stemperano ora in una atmosfera dalle morbide gradazioni chiaroscurali. Diventa lo stile preferito per i palazzi dell'aristocrazia e della borghesia che trova spazio nella decorazione degli interni, massimamente caratterizzati da un uso anticonvenzionale degli ordini e da un ricchissimo gioco di curve e di complessità spaziale. Il Rococò non è più un'arte ufficiale del potere, tuttavia si può dire che rappresenterà l'ultimo stile europeo, comunemente condiviso, seppure con diversi orientamenti. In Germania sarà eletto a stile preferito. Nell'architettura religiosa raggiungerà una fusione di arti orientate alla visione complessiva: allora stucchi, movimenti degli apparati architettonici e pittura concorreranno parimenti ad un risultato finale. La critica tardo-settecentesca fu poco propensa a giudicare il rococò in modo positivo, anzi, vide in questo stile una ulteriore degenerazione delle forme derivanti dal barocco. Oggi si è concordi nel ritenere che il Rococò segnò una tappa fondamentale per l'evoluzione delle arti a seguire. La metà del 1700 porterà ad una ricerca di soluzioni più sobrie e razionali. Si comincia a pensare di risolvere anche problematiche funzionali, atte a dotare le città di servizi essenziali. Con la fine del 1700 e l'inizio del 1800 in Italia e Francia, si ritornerà a forme più sobrie e alla formazione del gusto neoclassico, come reazione contro le forme del recente passato. L'esaltazione dei valori della ragione condurrà gli artisti verso un atteggiamento di rivalutazione della purezza dei canoni classici, resi ulteriormente vivi dalla scoperta di Ercolano nel 1748 e di Pompei nel 1768. È la conseguenza dell'illuminismo che avvicina l'arte al metodo di analisi razionale; ma la revisione in chiave critica del passato, non permetterà di pervenire solamente alla adesione ai canoni classici ma porterà altresì alla formulazione di concetti estetici di esaltazione dell'immaginazione e recupero del sentimento. Si rivaluteranno in arte il naturalismo e il sentimentalismo. Nel corso dl secolo si attueranno quelle profonde trasformazioni che condurranno all'era moderna, grazie alla spinta data dall'illuminismo che porterà ad una capacità di analizzare i vari aspetti della vita e liberare l'uomo da secolari pregiudizi, in arte come nella vita. Da una parte si perverrà al neoclassicismo e all'adesione ai canoni razionali della classicità e dall'altra a concezioni estetiche che unite ad uno sfrenato amore per l'archeologia, porteranno ad una esaltazione dell'immaginazione. In Inghilterra e Germania si perverrà al Romanticismo. Si vedrà nelle espressioni artistiche gotiche un rinnovato senso etico, lontano dalle tematiche precedenti. In architettura, in questo periodo, si porranno le premesse per il successivo stile neogotico. Le poetiche del pittoresco avranno echi nella progettazione dei giardini. In Germania sarà lo “sturm und drang” ad alimentare queste nuove idee. Anche se tali tendenze condurranno ad espressioni differenti, in fondo rappresenteranno due facce di una stessa medaglia, poiché sono figlie di una nostalgica visione del passato e di una reazione al barocco. “Non ha senso- afferma Argandividere nettamente i due campi, il Rococò e il Neoclassicismo. Il razionalismo neoclassico nasce nell'ambito del rococò e lo corrode dall'interno, criticamente”. Il 1789, data delle Rivoluzione Francese, costituirà il punto di avvio di numerose riforme, che si imporranno come fondamentali in tutti i riflessi di tipo socioculturale. Il riferimento alle forme classiche assumerà valore etico. Alcune personalità artistiche emergeranno con forza dal panorama complessivo. Agli inizi del secolo, Torino assume l'aspetto di capitale e richiama varie personalità artistiche. Nel 1714, Vittorio Amedeo II chiama F. Juvarra, che era già noto per la capacità di attingere a vari repertori pur di raggiungere un effetto voluto. Filippo Juvarra nasce a Messina nel 1678, e diviene in breve tempo, un esponente di primo piano della cultura architettonica europea. Se da una parte utilizza il repertorio più scenografico del barocco dall'altro perviene a soluzioni che anticipano lo stile neoclassico. A Torino realizza la Basilica di Superga (1716) che viene ideata come un tempio votivo per la vittoria sui francesi e come mausoleo dei Savoia. L'opera è caratterizzata da una voluta esagerazione delle proporzioni del pronao e del tamburo: uno è profondissimo e l'altro altissimo. “L'edificio- afferma Argan- è come un congegno ottico, a ogni piccolo spostamento del riguardante corrisponde un grande mutamento di prospettiva. L'edificio sembra muoversi come una macchina scenica”. La pianta è ottagonale anche se all'interno diventa circolare. Il pronao di stile classico presenta un colonnato corinzio. La cupola è a doppia calotta. La chiesa presenta inoltre due corpi laterali sormontati da due campanili. La Basilica si erge su una collina sopra Torino, e la sua posizione è in rapporto con l'ambiente circostante, per cui è il paesaggio la quinta ideale per la struttura. Juvarra opera soprattutto in Piemonte, dove realizza anche altri edifici di tipo civile e religioso, pubblici e privati: lo scalone e la facciata di Palazzo Madama a Torino ad esempio, ma anche il padiglione di caccia di Stupinigi, del 1729. Quest'ultimo presenta un corpo centrale dal quale si dipartono quattro ali a forma di croce di Sant'Andrea. Il complesso è pervaso da un gusto scenografico di grande effetto. Mira ad ottenere un effetto di movimento attraverso la proiezione delle ombre. Juvarra “Vuol far rivivere- come afferma Argan- l'edificio nello spazio naturale, legarlo non solo al sito, ma al mutamento della luce nelle diverse ore del giorno”. Altro protagonista dell'architettura settecentesca fu Ferdinando Fuga, nato nel 1699 a Firenze. Le sue opere furono caratterizzate da una tendenza alle soluzioni compositive, razionali e funzionali, che riuscivano a dominare gli aspetti scenografici e decorativi di derivazione barocca. Ebbe la capacità di modulare le sue strutture in armonia con la spazialità naturale. A Napoli, per Carlo III, realizzò delle opere di pubblica utilità come l'Albergo dei Poveri, del 1751. Il lunghissimo prospetto, di ben 354 metri, è scandito dal ritmo regolare di ampie finestre. I Granili, del 1779 destinati a contenere i pubblici granai, denotano uno spirito di praticità che costituirà uno dei fondamenti della futura architettura neoclassica, di cui fu precursore. A Roma realizzò la facciata di S. Maria Maggiore. Altro protagonista fu Vanvitelli. Nato a Napoli nel 1700, era figlio di Van Wittel, pittore di origine olandese. Segue il gusto classicheggiante dell'epoca e diviene anch'egli un anticipatore dello stile neoclassico, per la particolare sobrietà di cui le sue opere sono pervase. Pur presentando infatti le sue architetture un carattere ancora legato alle precedenti tendenze, si noterà in Vanvitelli una volontà di superamento date da un razionalismo di stampo illuministico. Carlo III diede a lui l'incarico di studiare i piani per la Reggia di Caserta. Ancora influenzato dal gusto scenografico barocco, il suo razionalismo riscatterà l'aspetto complessivo della Reggia che sarà giudicata come vicina al gusto neoclassico. La reggia, concepita su modello di Versailles, venne progettata sia come residenza reale che come sede degli uffici governativi. Presenta un prospetto lungo e sobrio, caratterizzato da un unico ordine di lesene alternate a due teorie di finestre. Vanvitelli affronta qui, in modo razionale i problemi pratici del funzionamento del complesso e perviene al progetto di un edificio a pianta rettangolare con quattro cortili interni. Al centro il gran portico consente l'accesso a otto gallerie radiali. Il Parco che completa la reggia è un esempio di architettura del paesaggio di stampo illuminista. Il gusto razionale e classico di Vanvitelli, anche nella visione civile dell'architettura religiosa emerge nella chiesa dell'Annunziata a Napoli del 1760, terminata dal figlio. Questa non è più concepita per turbare e impressionare i fedeli come le chiese barocche, ma è pensata come un ambiente congeniale allo svolgersi delle funzioni religiose. Paola Campanella