Storia dell'Architettura
Architettura nel '500
Nel Cinquecento si completa e si perfeziona quel percorso,
iniziato nel 1400, che prese il nome di Rinascimento, e che
coinvolse numerosi aspetti della vita culturale del tempo. Sotto il
punto di vista architettonico si definiscono quei presupposti di
recupero del repertorio classico, avviati nel secolo precedente,
che
vengono
adesso
arricchiti
attraverso
le
rielaborazioni
personali dei grandi protagonisti dell'epoca. Alcuni fattori storicoculturali
confluiranno
nel
clima
generale
concorrendo
alla
definizione dell'architettura rinascimentale.
Nel 1492, avviene la scoperta dell'America; le rivelazioni di
Copernico conducono ad un processo di laicizzazione che si
riversò nella capacità di interpretare la nuova visione laica dello
sviluppo di edifici e città.
Il 1500 è il secolo delle città ideali, caratterizzate da un disegno
dalla geometria regolare contrapposto al “disordine” delle città
medievali. Ma, mentre nell'edificio, il principio geometrico bene si
addiceva al suo funzionamento, in un organismo complesso come
una città, l'adesione a rigidi canoni geometrici contrastava con le
esigenze di vita reale della popolazione; pertanto tali città
rimasero spesso disegni utopici, funzionanti solo a livello teorico,
poiché il gioco di geometrie, semplici o articolate che fossero,
certamente non serviva a risolvere le molteplici varianti un
complesso sistema urbano. Tuttavia in certi casi si crearono da
queste premesse, dei piccoli esempi, degli stralci di città ideale
all'interno delle meravigliose città casuali, stratificate nella loro
storia. In questi casi si raggiunsero dei piccoli capolavori, forse
proprio perché circoscritti ad episodi urbani e non estesi a
tappeto in tutto il contesto delle città, come ad esempio la
michelangiolesca piazza del Campidoglio, a Roma. Il 1500 porta
con sé una diffusa esigenza di rinnovamento religioso destinata a
creare una vera e propria crisi all'interno della Chiesa, che si
dividerà in seguito alla cosiddetta Riforma protestante di Lutero.
Il Concilio di Trento del 1545, darà inizio ad un periodo che
prenderà il nome di Controriforma, e che condurrà alla nascita di
nuovi ordini religiosi: quello dei Gesuiti, dei padri Filippini e dei
Cappuccini. Tali ordini si faranno promotori di una serie di attività
costruttive.
Già
nel
1400
ci
si
era
orientati
verso
una
ricerca
di
proporzionalità degli edifici, che interessò sia l'alzato che la
pianta. L'interesse cominciò a
convergere verso la
pianta
centrale, che potendo essere inscritta in un cerchio -forma
geometrica pura per eccellenza-, venne nel tempo adottata come
prevalente. Le chiese, pertanto, vengono sempre più progettate
con pianta a croce greca abbandonando progressivamente la
forma
a
croce
latina.
Un
importante
esempio
di
opera
architettonica a pianta centrale è il tempietto di San Pietro in
Montorio di Bramante, del 1502, dove la pianta centrale si pone
in un rapporto di assoluta armonia con tutte le parti dell'edificio.
A Roma viene eletto nel 1513 Papa Giulio II che inaugurerà una
stagione di grandi opere architettoniche. Uno degli eventi che
maggiormente caratterizzò il periodo, fu senza dubbio il concorso
per la fabbrica di San Pietro. Chiesa dal fortissimo valore
simbolico, ambita meta da raggiungere per molti grandi architetti
dell'epoca. Vi parteciparono oltre al Bramante anche artisti illustri
come Raffaello e Michelangelo, Sangallo e Peruzzi. Agli inizi del
Cinquecento, la basilica di San Pietro in Vaticano, che risaliva ai
tempi
di
Costantino,
si
presentava
con
dimensioni
ormai
inadeguate all'importanza acquisita nel corso dei secoli….. Papa
Giulio II, stabilisce l'abbattimento della precedente Basilica a
favore di una sua riedificazione, più grande e imponente e ne
affida il progetto a Donato Bramante, che concepì una pianta a
croce greca, coronata da una grande cupola all'incrocio dei
quattro bracci. Successivamente all'opera del Bramante, rimasta
incompleta,
si
prospettarono
nuove
soluzioni.
Il progetto di Raffaello auspicava per la chiesa un ritorno alla
pianta longitudinale. Successivamente Antonio da Sangallo il
Giovane preparò un progetto che prospettava un organismo
ibrido tra un edificio a pianta centrale ed uno a pianta
longitudinale, aggiungendo al progetto originario di Bramante un
corpo anteriore davanti all'ingresso, stretto ai due lati da due
torri. Infine Michelangelo, pittore, scultore e architetto, dal 1546
ha l'incarico di completare la fabbrica di San Pietro e ritorna
come punto di partenza al progetto bramantesco semplificandone
però la planimetria, giocando sulla forma con due quadrati
sovrapposti e ruotati e progettando la cupola. Per la cupola ha in
mente qualcosa di grandioso, come la cupola del Brunelleschi per
Santa Maria del Fiore. Le masse murarie dei pilastri centrali
poderose per sostenere la grande cupola, - eseguita poi da G.
Della Porta nel 1588. Il primo incarico ricevuto da architetto
Michelangelo lo aveva avuto a Firenze, nel 1516. Papa Leone X
infatti gli affidò il progetto per la facciata della chiesa di San
Lorenzo. Egli concepì una facciata a due ordini, nella quale le
sculture dovevano essere integrate nel contesto dell'opera
architettonica. La proposta di Papa Leone venne poi ritirata e al
posto del precedente incarico a Michelangelo venne proposto di
occuparsi di redigere un progetto di una nuova sagrestia, per le
tombe di Lorenzo e Giuliano De Medici. Con le tombe medicee
Michelangelo abbandonerà definitivamente il suo ideale culto per
l'antico e nel 1524 progettando la Sala e il Vestibolo della
Biblioteca Laurenziana, nello scalone anticiperà le tendenze del
gusto manierista.
Il 1500 è anche il secolo dei trattati, scritti per esemplificare i
nuovi principi architettonici, e per dettarne con chiarezza
metodologie di applicazione. Trattatista fu il Vignola, il Serlio ed
Andrea Palladio. Palladio, architetto, operò prevalentemente a
Vicenza e a Venezia. Applicava anche con una certa attenzione,
nelle
sue
opere
architettoniche
i
principi
dell'architettura
rinascimentale riuscendo però a raggiungere un linguaggio
proprio, originalissimo. Se ne possono distinguere i termini nella
Basilica di Vicenza ed in alcune chiese edificate a Venezia come il
Redentore e San Giorgio Maggiore. Infine le ville palladiane, che
si trovano nelle campagne venete, sono diventate tra gli edifici
più amati dagli inglesi, che dal XVII secolo in poi hanno fatto
riferimento ad esse per esportare lo stile “palladiano” in America,
Australia,
India
e
Sud-Africa,
facendone
la
bandiera
dell'architettura coloniale inglese. Alcune soluzioni sperimentate
da Palladio, come l'ordine gigante che si estendeva fino a
comprendere in altezza due piani di un edificio, successivamente
divennero frequentissime. La Rotonda di Vicenza, della metà del
1500, riassume i sé alcuni dei caratteri tipici dell'architettura
cinquecentesca.
Si
tratta
di
un
organismo
perfettamente
simmetrico, con le facciate che si rifanno ai fronti dei templi e
sormontato da una cupola. La rotonda si apre al paesaggio da
tutti i lati instaurando un rapporto con il contesto naturale.
Architettura nel '600
E' il 1600 e il linguaggio barocco contraddistingue gli interventi
architettonici prodotti nelle città italiane, siano essi edifici, piazze
o elementi di arredo urbano. Interi ambiti spaziali urbani
assumono caratteri scenografici o si alimentano dell'“effetto
sorpresa”, tanto caro al barocco, che realizza un nuovo rapporto
tra gli edifici e gli spazi urbani antistanti. In sostanza i contesti
urbani, come le piazze, vengono ora visti come quinte teatrali e
le
stesse
facciate
scenografico.
Si
degli
edifici,
realizzano
sono
prestigiosi
elaborate
palazzi
in
senso
nobiliari
che
presentano adesso un ampio e scenografico atrio d'ingresso da
cui si accede, attraverso altrettanto scenografici scaloni, al piano
nobile.
Tali palazzi sono spesso circondati da sontuosi giardini con statue
e fontane. I fronti principali delle chiese, si movimentano e si
arricchiscono
di
forti
effetti
chiaroscurali.
Si
abbandonano
progressivamente nel disegno di progetto, le linee rette amate
dagli architetti rinascimentali, per rivolgersi a quelle curve e
sinuose e alle figure geometriche complesse, quali le ellissi,
utilizzate
attraverso
complessi
sistemi
di
intersezioni
e
sovrapposizioni. I contrasti, di luci e di ombre che caratterizzano
le opere pittoriche sembrano estendersi concettualmente alle
architetture: le colonne presenti nelle chiese, sia in facciata che
all'interno, hanno il fusto liscio per esaltare le parti colpite dalla
luce e rendere più scure quelle in ombra. Le colonne aggettanti,
aderiscono
ad un
principio
di
coinvolgimento
dello
spazio
antistante e si staccano sempre più dal prospetto creando
suggestivi effetti di luce-ombra. Se il repertorio decorativo
scultoreo, ritorna ad esser visto come una entità separata,
assume
un
ruolo
importante
per
determinare
l'effetto
scenografico d'insieme. Alcune facciate, per esaltare il senso di
verticalità, assumono un assetto piramidale e si portano in alto
attraverso imponenti scaloni di ingresso.
Si propone infatti nel 1600, un nuovo uso decorativo delle scale
che si progettano sempre più dilatate, invadenti e decorative, per
ad esempio, anticipare l'ingresso delle chiese. Cambia anche il
modo di concepire gli interni, e le piante delle chiese assumono
contorni sinuosi, che sembrano assecondare le articolazioni della
facciata esterna secondo una alternanza di pieni e di vuoti,
lontana
dalle
rigorose
simmetrie
compositive
del
periodo
precedente. Tali sviluppi sembrano assecondare le tematiche
socio-politiche e culturali del tempo...Il barocco, sia come
linguaggio artistico che architettonico, infatti in questo periodo
storico
diviene
strumento
della controriforma cattolica,
e
fu
utilizzato per convincere e per stupire con i suoi scenografici
virtuosismi. Nel Seicento, centro propulsore del barocco è Roma.
Qui si trovano i Papi e proprio per questo la città è meta di
numerosi architetti giunti per operare al servizio della corte
papale.
Successivamente
altri
architetti
giungeranno
a
Roma,
per
formarsi sulle opere prodotte. Tali artisti contribuiranno a
determinare il volto barocco di molte città. Il barocco, inoltre, per
sua stessa natura si adattava bene all'operazione di recupero
degli spazi e costruzione di nuovi edifici perché, invece di tendere
a modificare gli spazi urbani in funzione dell'edificio – come
invece avveniva nella concezione di tipo rinascimentale- poteva
adattare
l'edificio
al
contesto
urbano
senza
attuare
sconvolgimenti eccessivi degli ambiti preesistenti. In città già
strutturate in epoca medievale, e quindi definite secondo schemi
di tipo casuale ed irregolare, l'architettura barocca realizzò
innesti
di
edifici
sfruttando
a
suo
favore
la
complessità
morfologica urbana preesistente, al fine di ottenere effetti
particolarmente suggestivi. In questo modo realizzò quello che
del barocco è considerato uno degli elementi più caratteristici:
l'effetto sorpresa.
Esso consisteva nel trovarsi di fronte ad un edificio o ad uno
spazio barocco dopo aver percorso magari un intricato sistema di
piccole
stradine
del
tracciato
medievale.
Espressione
dei
drammatici contrasti religiosi del suo tempo, il Barocco espresse i
valori
di
una
architettura,
società
la
che aveva
concezione
perduto
rinascimentale
le
certezze. In
dell'uomo
centro
dell'universo, venne infatti definitivamente superata. Questo
ebbe come esito soprattutto la modificazione della pianta centrale
in senso ellittico. Il fuoco della composizione planimetrica, che
prima era stata costituita da un punto – che simbolicamente
significava l'uomo -, si scisse in due punti, i fuochi appunto, e
determinò l'ellisse. Analogamente si sviluppo' anche il concetto di
copertura sostituita da sistemi di volte o di cupole assecondanti
la sezione ellittica attraverso un raccordo delle curve con
pennacchi. Il S. Andrea del 1550, di Vignola, rappresenta già un
primo esempio di costruzione a pianta ellittica in un edificio
isolato, anticipando una tendenza che sarà successivamente
sviluppata.
Altra
caratteristica
del
linguaggio
architettonico
barocco sarà la tendenza ad incurvare le facciate dei prospetti
con sporgenze e rientranze. Si procede, alla definizione di
facciate degli edifici progettate in funzione dello spazio urbano sul
quale prospettano.
Pietro da Cortona, grande protagonista dell'architettura del
tempo, incurva le facciate e gli elementi architettonici presenti
nel prospetto della sua S. Maria della Pace al fine di stabilire un
rapporto tra l'edificio e l'antistante spazio. Santa Maria della Pace
è una chiesa di origine quattrocentesca, la cui facciata fu nel
1656 rielaborata in senso barocco. La parte frontale è convessa e
un pronao semicircolare prende la larghezza di tutto il fronte
corrispondendo con la curvatura inversa dell'esedra posta al
termine.
Il
Da
Cortona,
afferma
Argan,
attuerà
“lo
smembramento della facciata, il suo disimpegno dalla parete e
dalla sua tradizionale forma di limite, la sua intersezione nello
spazio come organismo plastico articolato, la sua ragione non più
soltanto architettonica ma urbanistica”.
L'architetto che maggiormente opererà per definire il volto
barocco di Roma, sarà il grande Gian Lorenzo Bernini. Grande
conoscitore delle tecniche, pittore e scultore oltre che architetto,
Bernini
cercherà
sempre
di
ottenere
risultati
di
massima
espansione spaziale e di utilizzare le possibilità offerte dalla
prospettiva. S. Andrea al Quirinale è del 1658. Presenta la pianta
a forma ellittica, con l'asse maggiore nel senso della larghezza.
Il punto di partenza è l'architettura del Pantheon, ma lo utilizza in
modo da giungere ad una rielaborazione originale dei riferimenti.
Bernini realizza anche il colonnato di San Pietro, che rappresenta
un simbolico abbraccio della Chiesa a tutta la comunità cristiana.
La facciata del Maderno del 1612, aveva sottolineato una
mancanza di raccordo tra corpo longitudinale e corpo centrale.
Pertanto Bernini studia la soluzione ideando il sistema dei due
campanili
laterali
che,
avrebbero
dovuto
correggere
equilibrandola, la sproporzione tra la facciata troppo larga
rispetto all'altezza. La facciata infatti era stata appositamente
ridotta per consentire la visione della cupola. Il colonnato
berniniano allontana la visione globale della Chiesa e inquadra
nella giusta dimensione la cupola michelangiolesca che era stata
relegata a ruolo di sfondo dalla soluzione del Maderno. È il 1667.
Il perimetro del colonnato si presenta leggermente ellittico
raccordato alla facciata con due linee convergenti. Bernini
progetta con il colonnato “l'anello che raccorda il monumento alla
città” – afferma Argan, “un'immagine allegorica; ma anche la
prima architettura aperta, pienamente integrata allo spazio
atmosferico e luminoso: la prima architettura urbanistica”.
Altro grande protagonista del barocco fu Borromini e il suo stile,
tormentato, rappresenta l'altra faccia del barocco, quella delle
inquietudini e dei contrasti. Ebbe, nel suo tempo, meno fortuna
del Bernini, ma il suo contributo non fu certo di minore portata.
Sperimentò infatti un proprio metodo compositivo che, partendo
da un complesso sistema di intrecci di figure geometriche e da
intersezioni
di
superfici
e
di
volumi,
condusse
ad
opere
architettoniche eccellenti come il San Carlino o Sant'Ivo alla
Sapienza. Contrariamente al Bernini, con il quale fu sempre in
costante polemica, egli tese alla massima contrazione spaziale e
utilizza le potenzialità della prospettiva per ridurre, invece che
per ampliare, la percezione dello spazio.
La prima architettura borrominiana è San Carlo alle Quattro
Fontane, detto il San Carlino del 1634-37. Qui elimina gli angoli
“perché il ritmo giri tutt'intorno, li trasforma in corpi convessi
come se la superficie si incurvasse nella stretta di una morsa (…),
nell'interno della chiesa pone un unico ordine di colonne. Sono
volutamente sproporzionate allo spazio ristretto e lo stringono
ancor di più; ma la loro forza plastica costringe le superfici a
inflettersi, la stessa cupola ovale si direbbe schiacciata dalle
curve tangenti degli archi”- Argan, Storia dell'arte italiana –
Sansoni. La facciata della chiesa sarà invece da lui progettata nel
1664, e sarà la sua ultima opera. Si tratta di una forma
antimonumentale e frammentata, alta e stretta. Contrariamente
alle altre coeve architetture barocche essa non si raccorda, ma
anzi pare emergere dalla parete della strada, rompendo la
simmetria del quadrivio delle Quatto Fontane, essendo collocata
all'estremità dello stesso.
Dai presupposti metodologici del Borromini prenderà le mosse il
linguaggio di Guarini, che realizzerà uno dei capolavori indiscussi
del barocco italiano:la cappella della Santa Sindone a Torino. Con
Guarini, si definiscono le sperimentazioni di “compenetrazioni
geometriche” precedentemente avviate dal Borromini. Le varie
forme geometriche, anche poligonali o cilindriche, a sezione
circolare o ellittica, vanno ad intersecarsi in vario modo fra loro
determinando un senso di movimento delle pareti che prosegue,
senza soluzione di continuità, nelle volte che si uniscono alle altre
parti
dando
luogo
ad
organismi
complessi.
Come accadde per Bernini anche le opere di Guarini diventarono
un riferimento per l'evoluzione del linguaggio barocco Europeo.
Dal Barocco italiano di Guarini trarrà ampi spunti il barocco
boemo, tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700, quando si
realizzeranno i più bei edifici di ispirazione Guariniana. La Chiesa
di S. Nicola a Malastrana a Praga, rappresenta uno degli esempi
più riusciti.
In Sicilia si avrà un barocco un po' particolare: vi fu infatti la
tendenza ad innestare il nuovo linguaggio in schemi compositivi
di
stampo
rinascimentale.
Il
linguaggio
architettonico
rinascimentale vi era infatti giunto in ritardo, da parte di alcuni
architetti che lo avevano appreso grazie ad alcuni viaggi studio
compiuti a Roma. Il barocco siciliano sotto il punto di vista
decorativo è una festa di forme fatta di pietra o stucchi, di marmi
intarsiati, o, nella zona di Catania di giochi cromatici di pietra
bianca e lava. Mascheroni mostruosi, motivi inediti o il colore
biondo della materia tufacea scavata contraddistinguono interi
ambiti, conferendo al barocco siciliano un aspetto singolare.
Per certi versi è come se, l'enfasi decorativa assecondi in Sicilia
un qualcosa di latente, rimasto nell'animo degli artisti locali, per
lungo tempo inespresso: il gusto dell'esagerazione decorativa
desunta dalle sovrapposizioni culturali di alcune dominazioni
precedenti, sposata alla grazia e all'uso di alcuni materiali
particolarmente “teneri” e modellabili. Il gesto poteva quindi
essere assecondato con maggiore facilità, e la componente
istintiva della composizione artistica veniva per questo favorita
nella sua espressione più pura e immediata. Molti centri i come
quelli della Val di Noto, come Scicli, Caltagirone, Catania e la
stessa Noto, ne posseggono straordinari esempi. Altro capolavoro
barocco è rappresentato dalla cattedrale di Siracusa, realizzata
sulle rovine dell'originale tempio greco di Minerva, oppure dal
San Giorgio di Ragusa. Ma anche Palermo, pur non essendo
citata spesso come esemplare nel barocco, presenta alcune
architetture barocche bellissime. È il caso ad es. del S. Salvatore
dell'Amato del 1688 a pianta e cupola eclittica o della splendida
facciata di Santa Teresa alla Kalsa del 1686.
In Europa il
barocco
prevalentemente
un
adottato
carattere
da
di
Luigi
ostentata
XIV
assunse
sfarzosità
per
assecondare il modo di vivere delle corti europee settecentesche.
Più che nell'architettura la bellezza del linguaggio barocco
francese
si
esprime
nell'arte
dei
giardini.
Le
Notre
è
il
paesaggista che inventò i giardini alla francese, il cui prototipo è
il parco di Versailles.
L'esperienza barocca concluderà nel Settecento il suo ciclo
evolutivo e cederà il passo al gusto, di derivazione francese, del
Rococò, che prenderà spunto dal Barocco per portare avanti
concetti di tipo più formale che di contenuto, e che si
specializzerà anche nelle arti cosiddette minori, rivalutandole. Nei
paesi tedeschi e in Austria il barocco giunse tardi, ma fu adottato
da architetti anche molto capaci; tra di essi si distinse Fischer
von Erlach, che a Vienna realizzerà la Karlskirche. Lukas von
Hildebrandt, all'interno del belvedere di Vienna, affida alla
scultura le funzioni di sostegno, e mette delle statue nell'atto di
sostenere il peso delle strutture. Il barocco di queste zone si
caratterizzerà per l'esuberanza decorativa degli interni e per l'uso
della luce, priva di contrasti e più diffusa, che già si addiceva allo
stile rococò, che in questi paesi attecchirà benissimo e che sarà
propagato proprio dagli stessi architetti che prima avevano
aderito al gusto barocco.
Infine appare opportuno accennare che il barocco sviluppo' anche
in Portogallo o in Spagna, ebbe eccellenti varianti. Tali paesi
infatti
trovarono
in
questo
stile
un
modo
di
edificare
maggiormente confacente al proprio modo di esprimersi. In
Spagna il barocco si chiamerà churrigueresco, dal nome della
famiglia di architetti Churriguera, che letteralmente riempirono le
opere architettoniche spagnole di una esuberante decorazione.
Le forme barocche, in America Latina, si diffusero grazie alla
presenza capillare degli ordini religiosi. Essendo stati però
prevalentemente gli spagnoli ed i portoghesi a portare il gusto
barocco presso le colonie situate in America Latina, in quelle
terre,
questo
conquistatori.
esasperato
linguaggio
Si
si
realizzarono
decorativismo
qualificò
edifici
come
lo
stile
dei
da
una
caratterizzati
assimilabili
all'opera
di
cesello
praticabile da un orafo. Pertanto tale stile assunse il nome di
plateresco dal termine plata cioè argento.
Architettura nel '700
Con
Luigi
francese
si
XIV,
era
l'architettura
orientata
alla
esaltazione dello Stato attraverso
forme auliche e maestose la cui
ispirazione partiva dalle forme più
esasperate del barocco romano.
Dopo la morte di Luigi XIV, il potere passa al pronipote Luigi XV
sotto la reggenza di Filippo d'Orleans. Successivamente al
periodo della reggenza, nel 1723 Luigi XV assume il potere e si
verifica lo spostamento della corte dalla Reggia di Versailles a
Parigi.
In questo contesto nasce il Rococò, che avrà particolare fortuna
in Francia, Austria e Germania. Il termine deriva da “rocaille”, in
riferimento ad un tipo di decorazione a forma di conchiglia. Il
rococò infatti si orienta anche ad un recupero dell'esotico e del
pittoresco oltre che ad un gusto elegante bizzarro e insieme
fantastico. Le linee da ondulate diventano estremamente mosse,
quasi accartocciate. Pur derivando da una esasperazione delle
forme barocche, le forme del Rococò, in realtà si allontanano
dalla concezione architettonica monumentale barocca. Il Barocco,
svuotato dei suoi veri contenuti, cede il passo ad un gusto più
frivolo, raffinato e disinvolto sia in arte che in architettura.
Si nota un abbandono progressivo dei temi grandiosi che
avevano caratterizzato lo spirito barocco e, alle proporzioni
maestose si sostituiscono quelle minute. I contrasti forti e le
masse movimentate ed aggettanti che esaltavano luci e di
ombre, si stemperano ora in una atmosfera dalle morbide
gradazioni chiaroscurali. Diventa lo stile preferito per i palazzi
dell'aristocrazia
e
della
borghesia
che
trova
spazio
nella
decorazione degli interni, massimamente caratterizzati da un uso
anticonvenzionale degli ordini e da un ricchissimo gioco di curve
e di complessità spaziale. Il Rococò non è più un'arte ufficiale del
potere, tuttavia si può dire che rappresenterà l'ultimo stile
europeo,
comunemente
condiviso,
seppure
con
diversi
orientamenti. In Germania sarà eletto a stile preferito.
Nell'architettura
religiosa
raggiungerà
una
fusione
di
arti
orientate alla visione complessiva: allora stucchi, movimenti degli
apparati architettonici e pittura concorreranno parimenti ad un
risultato finale. La critica tardo-settecentesca fu poco propensa a
giudicare il rococò in modo positivo, anzi, vide in questo stile una
ulteriore
degenerazione
delle
forme
derivanti
dal
barocco.
Oggi si è concordi nel ritenere che il Rococò segnò una tappa
fondamentale per l'evoluzione delle arti a seguire.
La metà del 1700 porterà ad una ricerca di soluzioni più sobrie e
razionali. Si comincia a pensare di risolvere anche problematiche
funzionali, atte a dotare le città di servizi essenziali. Con la fine
del 1700 e l'inizio del 1800 in Italia e Francia, si ritornerà a forme
più sobrie e alla formazione del gusto neoclassico, come reazione
contro le forme del recente passato.
L'esaltazione dei valori della ragione condurrà gli artisti verso un
atteggiamento di rivalutazione della purezza dei canoni classici,
resi ulteriormente vivi dalla scoperta di Ercolano nel 1748 e di
Pompei nel 1768. È la conseguenza dell'illuminismo che avvicina
l'arte al metodo di analisi razionale; ma la revisione in chiave
critica del passato, non permetterà di pervenire solamente alla
adesione ai canoni classici ma porterà altresì alla formulazione di
concetti estetici di esaltazione dell'immaginazione e recupero del
sentimento.
Si
rivaluteranno
in
arte
il
naturalismo
e
il
sentimentalismo.
Nel corso dl secolo si attueranno quelle profonde trasformazioni
che
condurranno
all'era
moderna,
grazie
alla
spinta
data
dall'illuminismo che porterà ad una capacità di analizzare i vari
aspetti della vita e liberare l'uomo da secolari pregiudizi, in arte
come nella vita. Da una parte si perverrà al neoclassicismo e
all'adesione ai canoni razionali della classicità e dall'altra a
concezioni estetiche che unite ad uno sfrenato amore per
l'archeologia, porteranno ad una esaltazione dell'immaginazione.
In Inghilterra e Germania si perverrà al Romanticismo. Si vedrà
nelle espressioni artistiche gotiche un rinnovato senso etico,
lontano dalle tematiche precedenti. In architettura, in questo
periodo, si porranno le premesse per il successivo stile neogotico.
Le poetiche del pittoresco avranno echi nella progettazione dei
giardini.
In Germania sarà lo “sturm und drang” ad alimentare queste
nuove idee. Anche se tali tendenze condurranno ad espressioni
differenti, in fondo rappresenteranno due facce di una stessa
medaglia, poiché sono figlie di una nostalgica visione del passato
e di una reazione al barocco. “Non ha senso- afferma Argandividere nettamente i due campi, il Rococò e il Neoclassicismo. Il
razionalismo neoclassico nasce nell'ambito del rococò e lo
corrode dall'interno, criticamente”. Il 1789, data delle Rivoluzione
Francese, costituirà il punto di avvio di numerose riforme, che si
imporranno come fondamentali in tutti i riflessi di tipo socioculturale. Il riferimento alle forme classiche assumerà valore
etico. Alcune personalità artistiche emergeranno con forza dal
panorama complessivo.
Agli inizi del secolo, Torino assume l'aspetto di capitale e
richiama varie personalità artistiche. Nel 1714, Vittorio Amedeo
II chiama F. Juvarra, che era già noto per la capacità di attingere
a vari repertori pur di raggiungere un effetto voluto. Filippo
Juvarra nasce a Messina nel 1678, e diviene in breve tempo, un
esponente di primo piano della cultura architettonica europea. Se
da una parte utilizza il repertorio più scenografico del barocco
dall'altro perviene a soluzioni che anticipano lo stile neoclassico.
A Torino realizza la Basilica di Superga (1716) che viene ideata
come un tempio votivo per la vittoria sui francesi e come
mausoleo dei Savoia. L'opera è caratterizzata da una voluta
esagerazione delle proporzioni del pronao e del tamburo: uno è
profondissimo e l'altro altissimo. “L'edificio- afferma Argan- è
come un congegno ottico, a ogni piccolo spostamento del
riguardante corrisponde un grande mutamento di prospettiva.
L'edificio sembra muoversi come una macchina scenica”. La
pianta è ottagonale anche se all'interno diventa circolare. Il
pronao di stile classico presenta un colonnato corinzio. La cupola
è a doppia calotta. La chiesa presenta inoltre due corpi laterali
sormontati da due campanili. La Basilica si erge su una collina
sopra Torino, e la sua posizione è in rapporto con l'ambiente
circostante, per cui è il paesaggio la quinta ideale per la
struttura.
Juvarra opera soprattutto in Piemonte, dove realizza anche altri
edifici di tipo civile e religioso, pubblici e privati: lo scalone e la
facciata di Palazzo Madama a Torino ad esempio, ma anche il
padiglione di caccia di Stupinigi, del 1729. Quest'ultimo presenta
un corpo centrale dal quale si dipartono quattro ali a forma di
croce di Sant'Andrea. Il complesso è pervaso da un gusto
scenografico di grande effetto. Mira ad ottenere un effetto di
movimento attraverso la proiezione delle ombre. Juvarra “Vuol
far rivivere- come afferma Argan- l'edificio nello spazio naturale,
legarlo non solo al sito, ma al mutamento della luce nelle diverse
ore del giorno”.
Altro protagonista dell'architettura settecentesca fu Ferdinando
Fuga, nato nel 1699 a Firenze. Le sue opere furono caratterizzate
da una tendenza alle soluzioni compositive, razionali e funzionali,
che riuscivano a dominare gli aspetti scenografici e decorativi di
derivazione barocca. Ebbe la capacità di modulare le sue
strutture in armonia con la spazialità naturale. A Napoli, per Carlo
III, realizzò delle opere di pubblica utilità come l'Albergo dei
Poveri, del 1751. Il lunghissimo prospetto, di ben 354 metri, è
scandito dal ritmo regolare di ampie finestre. I Granili, del 1779
destinati a contenere i pubblici granai, denotano uno spirito di
praticità
che
costituirà
uno
dei
fondamenti
della
futura
architettura neoclassica, di cui fu precursore. A Roma realizzò la
facciata di S. Maria Maggiore.
Altro protagonista fu Vanvitelli. Nato a Napoli nel 1700, era figlio
di Van Wittel, pittore di origine olandese. Segue il gusto
classicheggiante dell'epoca e diviene anch'egli un anticipatore
dello stile neoclassico, per la particolare sobrietà di cui le sue
opere sono pervase. Pur presentando infatti le sue architetture
un carattere ancora legato alle precedenti tendenze, si noterà in
Vanvitelli una volontà di superamento date da un razionalismo di
stampo illuministico. Carlo III diede a lui l'incarico di studiare i
piani per la Reggia di Caserta. Ancora influenzato dal gusto
scenografico barocco, il suo razionalismo riscatterà l'aspetto
complessivo della Reggia che sarà giudicata come vicina al gusto
neoclassico. La reggia, concepita su modello di Versailles, venne
progettata sia come residenza reale che come sede degli uffici
governativi. Presenta un prospetto lungo e sobrio, caratterizzato
da un unico ordine di lesene alternate a due teorie di finestre.
Vanvitelli affronta qui, in modo razionale i problemi pratici del
funzionamento del complesso e perviene al progetto di un edificio
a pianta rettangolare con quattro cortili interni. Al centro il gran
portico consente l'accesso a otto gallerie radiali. Il Parco che
completa la reggia è un esempio di architettura del paesaggio di
stampo illuminista. Il gusto razionale e classico di Vanvitelli,
anche nella visione civile dell'architettura religiosa emerge nella
chiesa dell'Annunziata a Napoli del 1760, terminata dal figlio.
Questa non è più concepita per turbare e impressionare i fedeli
come le chiese barocche, ma è pensata come un ambiente
congeniale allo svolgersi delle funzioni religiose.
Paola Campanella