Copyright © 2016 Simone S.p.A. Via F. Russo, 33/D 80123 Napoli www.simone.it Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione scritta dell’editore. gennaio 2016 526/12 • Matematica e Scienze per il Concorso a Cattedra 2016 Il volume è a cura di: Andrea Ciotola, Giovanni Ciotola e Giuseppe Milano I capitoli da 1 a 8 della Parte II sono stati curati da Rossella Micillo Questo volume è stato stampato presso: «Arti Grafiche Italo Cernia» Via Capri, n. 67 - Casoria (NA) Andiamo in stampa all’indomani della diffusione della bozza di Allegato al Bando del 18 gennaio 2016: questo manuale è conforme, quindi, ai contenuti dei programmi così come enunciati in questo allegato. Qualora in sede di pubblicazione del bando in G.U. dovessero essere inseriti ulteriori argomenti (cosa alquanto remota) se ne darà conto in apposite espansioni online, disponibili nell’area riservata, accessibile tramite il Qrcode. Seguici su Collegati alla nostra pagina Facebook sul concorso a cattedra facebook.com/ConcorsiACattedra per tenerti informato su tutto quanto verte intorno al concorso. Clicca su e potrai accedere ai materiali e alle promozioni riservate ai nostri fan. La pubblicazione di questo volume, pur curato con scrupolosa attenzione dagli Autori e dalla redazione, non comporta alcuna assunzione di responsabilità da parte degli stessi e della Casa editrice per eventuali errori, incongruenze o difformità dai contenuti delle prove effettivamente somministrate in sede di concorso. Premessa Nel nuovo e tanto atteso concorso a cattedra 2016, i candidati, com’è noto, dovranno cimentarsi con una prova scritta particolarmente articolata, finalizzata a testarne le competenze disciplinari oltre che didattiche, pedagogiche e digitali. Ciò avverrà con una tipologia di verifiche alquanto nuova, ovvero con la somministrazione di 8 quesiti a risposta aperta, di cui 2 in lingua straniera. Il candidato affronterà pertanto una batteria di quesiti nella quale, in 150 minuti, dovrà fornire le risposte adeguate a dimostrare non solo le proprie competenze scientifiche e professionali, ma anche un’appropriata capacità di sintesi. La prova orale, poi, consisterà in una lezione simulata, della durata di 35 minuti, e in un colloquio immediatamente successivo, nel corso del quale saranno approfonditi i contenuti, nonché le scelte metodologiche e didattiche della lezione stessa. Le prove di questo concorso si annunciano, quindi, particolarmente impegnative anche per il poco tempo che i candidati avranno a disposizione per prepararsi. Per venire incontro alle esigenze degli aspiranti docenti abbiamo, perciò, realizzato questo volume, indirizzato alla classe di concorso A28 - Matematica e Scienze (ex A059 - Scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali nella scuola media), che, lungi dall’essere il solito manuale teorico, utile per il ripasso delle nozioni fondamentali, si presenta come un’autentica e completa «palestra d’esame», fornendo al concorsista tutti gli strumenti necessari per un risultato d’eccellenza. Il testo è strutturato come segue: — Parte I – Fondamenti delle discipline di insegnamento, che ripercorre per punti e snodi essenziali l’intero programma d’esame così come specificato nel bando, ma in un numero comunque contenuto di pagine, in modo da permetterne lo studio nei ristretti tempi del concorso; — Parte II – Competenze e strumenti pedagogico-didattici delle discipline di riferimento ed elementi di psicologia dello sviluppo e dell’educazione, con particolare attenzione ai Bisogni Educativi Speciali e alle metodologie didattiche delle discipline di insegnamento; — Parte III – La prova scritta, ovvero un’ampia sezione in cui sono proposte varie tipologie di quesiti a risposta aperta, con soluzioni adeguatamente svolte, per consentire al candidato di cimentarsi con tale prova. Alcuni esempi di quesiti a risposta sintetica in lingua inglese, di contenuto disciplinare, sono disponibili come Espansione Web; — Parte IV – La lezione simulata, ossia un ricco approfondimento su come impostare, appunto, una lezione simulata in vista della prova orale, corredato di importanti spunti pratici e di 2 lezioni svolte. Il lavoro si completa con numerose Espansioni Web, accessibili tramite il QR Code in calce al volume, tra cui vari approfondimenti e integrazioni, una serie di quesiti in lingua inglese, le Indicazioni nazionali e le Linee guida relative alle discipline oggetto d’insegnamento della classe A28. Ricordiamo infine ai candidati che, oltre alle competenze disciplinari proprie di ciascuna classe di concorso, le prove si svolgeranno anche sulle cosiddette Avvertenze generali. A tale delicata parte del programma d’esame (comprendente argomenti di didattica, psicologia dell’età evolutiva, normativa scolastica etc.) questa Casa Editrice ha dedicato un apposito volume dal titolo Avvertenze generali per il concorso a cattedra 2016 (codice 526/B). Indice Generale Parte I fondamenti delle discipline di insegnamento Introduzione: Apprendimento matematico: l’importanza della didattica 1. 2. 3. 4. 5. 6. Insegnare la matematica........................................................................................................................ Pag. La didattica della matematica.............................................................................................................. » Il contratto didattico................................................................................................................................ » Le situazioni «didattiche» e quelle «a-didattiche»..................................................................... » L’apprendimento della matematica................................................................................................... » Le indicazioni nazionali.......................................................................................................................... » 8 8 9 9 10 10 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. Introduzione................................................................................................................................................ Dalle origini................................................................................................................................................. La trigonometria: da ombra retta a cateto..................................................................................... Achille e la tartaruga................................................................................................................................ Le cifre arabe, ovvero le cifre indiane.............................................................................................. Lo zero e i numeri negativi.................................................................................................................... I numeri razionali e il teorema di Pitagora.................................................................................... I numeri reali: la continuità.................................................................................................................. 3,141592653589793…, ovvero l’irrealizzabile quadratura del cerchio........................... 2,71828182845... oppure 10?.............................................................................................................. Il quadrato negativo................................................................................................................................. Fermat: da congettura a teorema....................................................................................................... Un’infinità di infiniti................................................................................................................................. Il binomio di Newton, ovvero di Pascal........................................................................................... Il Teorema di L’Hôpital, ovvero di Bernoulli.................................................................................. Archimede e il segmento parabolico................................................................................................ » » » » » » » » » » » » » » » » 14 14 17 18 19 19 20 20 21 21 22 23 23 24 24 24 1. Gli insiemi..................................................................................................................................................... 2. Le operazioni sugli insiemi................................................................................................................... 2.1 Unione................................................................................................................................................... 2.2 Intersezione....................................................................................................................................... 2.3 Differenza............................................................................................................................................ 3. Il prodotto cartesiano.............................................................................................................................. 4. Le relazioni.................................................................................................................................................. 4.1 Relazione di equivalenza.............................................................................................................. 4.2 Relazione d’ordine........................................................................................................................... 5. Le strutture d’ordine............................................................................................................................... 6. Le funzioni o applicazioni...................................................................................................................... 7. Cardinalità di un insieme, insiemi finiti e insiemi infiniti....................................................... » » » » » » » » » » » » 26 27 27 28 29 29 30 31 31 31 32 33 Capitolo 1: I momenti principali dello sviluppo del pensiero matematico Capitolo 2: Il linguaggio della teoria degli insiemi ed elementi di combinatoria Indice Generale Libro I matematica 1059 8. Confronto tra insiemi infiniti, Potenza di insiemi....................................................................... Pag. 9.Elementi di calcolo combinatorio...................................................................................................... » 9.1 Disposizioni........................................................................................................................................ » 9.2 Permutazioni..................................................................................................................................... » 9.3 Combinazioni semplici.................................................................................................................. » 9.4 Formula del binomio di Newton................................................................................................ » 9.5 Regole per lo sviluppo della potenza di un binomio........................................................ » 34 35 35 35 36 36 37 1. 2. 3. 4. 5. » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 38 38 38 39 40 40 41 41 42 43 44 45 45 45 46 46 47 47 47 48 49 50 1. Gli enti fondamentali della geometria del piano......................................................................... 1.1 Rette e loro porzioni....................................................................................................................... 1.2 Angoli.................................................................................................................................................... 2. La circonferenza e il cerchio................................................................................................................. 3. I poligoni....................................................................................................................................................... 4. I triangoli...................................................................................................................................................... 5. Alcuni quadrilateri.................................................................................................................................... 5.1 Parallelogramma.............................................................................................................................. 5.2 Trapezio............................................................................................................................................... 5.3 Quadrilateri inscrivibili e circoscrivibili, poligoni regolari............................................ 6. Il concetto di area...................................................................................................................................... 7. La similitudine............................................................................................................................................ » » » » » » » » » » » » 57 57 59 65 69 70 74 75 76 76 77 81 8. Punti, rette e piani nello spazio........................................................................................................... 9. I poliedri........................................................................................................................................................ 9.1 Alcuni poliedri................................................................................................................................... 9.2 Poliedri regolari................................................................................................................................ » » » » 84 90 90 95 Indice Generale Capitolo 3: Elementi di logica matematica 1060 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. La logica........................................................................................................................................................ La dimostrazione....................................................................................................................................... Nozioni di logica matematica............................................................................................................... Le proposizioni.......................................................................................................................................... I connettivi................................................................................................................................................... 5.1 Congiunzione..................................................................................................................................... 5.2 Alternazione....................................................................................................................................... 5.3 Implicazione....................................................................................................................................... 5.4 Coimplicazione.................................................................................................................................. 5.5 Negazione............................................................................................................................................ Dimostrazione, teorema, lemma e corollario................................................................................ La proprietà transitiva della deduzione.......................................................................................... La teoria assiomatica o ipotetico-deduttiva (I postulati)........................................................ I postulati fondamentali della logica................................................................................................ Il metodo di riduzione all’assurdo..................................................................................................... Le implicazioni derivate......................................................................................................................... Il teorema inverso o reciproco............................................................................................................ Le proposizioni equivalenti.................................................................................................................. La prima legge delle inverse................................................................................................................. La seconda legge delle inverse............................................................................................................ Concetti primitivi e definizioni........................................................................................................... Il concetto di astrazione......................................................................................................................... Il principio di induzione [Espansione web] Capitolo 4: La geometria euclidea del piano e dello spazio Sezione Prima: La geometria euclidea del piano Sezione Seconda: La geometria euclidea dello spazio Capitolo 5: I sistemi numerici N, Z, Q, R, C e le strutture algebriche fondamentali 1.Estensione del concetto di numero: Dai naturali ai complessi.............................................. 1.1 Numeri naturali................................................................................................................................ 1.2 Numeri relativi.................................................................................................................................. 1.3 Numeri razionali.............................................................................................................................. 1.4 Numeri reali....................................................................................................................................... 1.5 Numeri complessi............................................................................................................................ 2. Numeri algebrici e numeri trascendenti......................................................................................... 3. Le strutture algebriche........................................................................................................................... 4. Le proprietà delle strutture algebriche........................................................................................... 5. Struttura abeliana e struttura regolare........................................................................................... 6. Semigruppi e gruppi................................................................................................................................ 7. L’anello........................................................................................................................................................... 8. Il campo......................................................................................................................................................... » » » » » » » » » » » » » 103 103 103 104 104 105 106 106 107 107 108 108 108 1. Le matrici...................................................................................................................................................... 2. Matrici particolari..................................................................................................................................... 3. Le operazioni sulle matrici.................................................................................................................... 3.1 Somma di due matrici.................................................................................................................... 3.2 Differenza di due matrici.............................................................................................................. 3.3 Prodotto di due matrici................................................................................................................. 3.4 Prodotto di una matrice per uno scalare............................................................................... 4. I determinanti............................................................................................................................................. 5. Le proprietà dei determinanti............................................................................................................. 6. L’inversa di una matrice......................................................................................................................... 7. I sistemi di equazioni............................................................................................................................... 8. La regola di Cramer.................................................................................................................................. 9. Il metodo di eliminazione di Gauss................................................................................................... 10. Il teorema di Rouché-Capelli................................................................................................................ 11. I sistemi omogenei.................................................................................................................................... 12. Gli spazi vettoriali..................................................................................................................................... 13. La combinazione lineare nello spazio vettoriale......................................................................... 14. Le basi............................................................................................................................................................ 15. I vettori.......................................................................................................................................................... 16. Le coordinate cartesiane di vettori.................................................................................................... 17. Le operazioni sui vettori........................................................................................................................ 17.1 Somma di due vettori.................................................................................................................. 17.2 Differenza di due vettori............................................................................................................ 17.3 Prodotto scalare............................................................................................................................ 17.4 Prodotto vettoriale di due vettori.......................................................................................... 17.5 Prodotto di un vettore per uno scalare............................................................................... » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 109 109 110 110 111 111 111 112 113 113 114 114 115 116 117 117 118 118 119 120 121 121 121 122 123 124 1. La geometria analitica............................................................................................................................. 2. Le coordinate sulla retta........................................................................................................................ 3. Le coordinate cartesiane nel piano................................................................................................... » » » 125 125 125 Capitolo 6: Il linguaggio dell’algebra lineare e il calcolo vettoriale Capitolo 7: Il Metodo delle coordinate per la descrizione di luoghi geometrici Indice Generale 10. I solidi di rotazione................................................................................................................................... Pag. 97 11. Il concetto di volume............................................................................................................................... » 101 1061 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. Indice Generale 17. 1062 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. La distanza di due punti......................................................................................................................... Pag. 126 Le coordinate del punto medio di un segmento.......................................................................... » 127 La traslazione d’assi................................................................................................................................. » 128 La rappresentazione grafica di funzioni.......................................................................................... » 128 L’equazione generale o implicita della retta.................................................................................. » 130 Le rette rispetto all’origine degli assi cartesiani.......................................................................... » 131 L’equazione della retta passante per un punto assegnato o per due punti assegnati.... » 132 Rette parallele e rette perpendicolari.............................................................................................. » 132 La distanza di un punto da una retta................................................................................................ » 134 Le coniche..................................................................................................................................................... » 135 La circonferenza........................................................................................................................................ » 135 14.1 Mutua posizione di una circonferenza e di una retta.................................................... » 136 14.2 Mutua posizione di due circonferenze................................................................................. » 137 14.3 Tangenti ad una circonferenza................................................................................................ » 137 L’ellisse........................................................................................................................................................... » 138 15.1Eccentricità dell’ellisse............................................................................................................... » 139 15.2 Tangenti ad un’ellisse.................................................................................................................. » 139 L’iperbole...................................................................................................................................................... » 140 16.1 Iperbole equilatera....................................................................................................................... » 141 16.2 Tangenti ad un’iperbole............................................................................................................. » 143 La parabola.................................................................................................................................................. » 143 17.1Equazione della parabola simmetrica rispetto all’asse delle y................................. » 144 17.2Equazione della parabola simmetrica rispetto all’asse delle x................................. » 144 17.3 Parabola e funzione di secondo grado................................................................................. » 145 17.4 Mutua posizione di una retta e di una parabola.............................................................. » 146 17.5 Tangenti ad una parabola.......................................................................................................... » 147 L’equazione parametrica e cartesiana di un piano..................................................................... » 147 L’equazione cartesiana di un piano passante per tre punti (non allineati)...................... » 148 Tre vettori complanari............................................................................................................................ » 149 Quattro punti complanari...................................................................................................................... » 149 Piani e vettori paralleli........................................................................................................................... » 149 Le rette nello spazio euclideo: equazioni parametriche di una retta................................. » 150 La direzione di una retta espressa in forma cartesiana............................................................ » 150 I fasci di rette nel piano euclideo........................................................................................................ » 150 I fasci di piani nello spazio euclideo................................................................................................. » 151 La distanza fra due punti nello spazio............................................................................................. » 152 Il punto medio di un segmento nello spazio.................................................................................. » 152 Le superfici nello spazio......................................................................................................................... » 152 29.1Equazione della sfera.................................................................................................................. » 153 29.2Equazione di una superficie cilindrica che ha per asse l’asse z................................ » 153 29.3Equazione segmentaria del piano......................................................................................... » 153 29.4Equazione canonica di un ellissoide..................................................................................... » 154 29.5Equazione canonica di un iperboloide a una falda e a due falde.............................. » 155 29.6 Paraboloide ellittico..................................................................................................................... » 155 29.7 Paraboloide iperbolico (o a sella).......................................................................................... » 156 Capitolo 8: Gli algoritmi [Espansione web] Capitolo 9: Elementi di trigonometria e funzioni trigonometriche 1. 2. 3. 4. 5. La circonferenza trigonometrica........................................................................................................ La relazione fondamentale.................................................................................................................... Le relazioni fra le funzioni trigonometriche................................................................................. Le formule di addizione, sottrazione e duplicazione................................................................. Le relazioni trigonometriche applicate ai triangoli rettangoli.............................................. » » » » » 157 158 158 158 159 Le funzioni goniometriche.................................................................................................................... Pag. 159 La funzione y = sen(x) e la sua inversa y = arcsen(x)................................................................. » 159 La funzione y = cos(x) e la sua inversa y = arccos(x)................................................................. » 160 La funzione y = tg(x) e la sua inversa y = arctg(x)....................................................................... » 161 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. Le funzioni.................................................................................................................................................... Intervallo e intorno.................................................................................................................................. Il campo di esistenza di una funzione.............................................................................................. Le funzioni limitate.................................................................................................................................. Le funzioni crescenti e quelle decrescenti..................................................................................... Le funzioni composte e quelle inverse............................................................................................. Le funzioni elementari............................................................................................................................ 7.1 Funzione potenza............................................................................................................................. 7.2 Funzione radice................................................................................................................................ 7.3 Funzione esponenziale di base a............................................................................................... 7.4 Funzione logaritmo in base a...................................................................................................... 7.5 Funzione valore assoluto.............................................................................................................. I limiti di funzioni...................................................................................................................................... I limiti destro e sinistro.......................................................................................................................... Funzioni, limiti e infinito........................................................................................................................ I teoremi sui limiti di funzioni............................................................................................................. Le operazioni sui limiti di funzioni.................................................................................................... Il confronto di infinitesimi e di infiniti............................................................................................. Le funzioni continue................................................................................................................................ Le funzioni discontinue.......................................................................................................................... I teoremi sulle funzioni continue....................................................................................................... » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 163 163 164 164 165 165 165 165 166 167 168 168 168 169 169 170 171 172 173 173 174 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. La derivata.................................................................................................................................................... Le derivate destra e sinistra................................................................................................................. Il significato geometrico della derivata........................................................................................... Il differenziale............................................................................................................................................. Le regole di derivazione......................................................................................................................... Le derivate di funzioni composte e di funzioni inverse............................................................ Le derivate di ordine superiore.......................................................................................................... I teoremi sulle derivate........................................................................................................................... Il teorema di L’Hôpital............................................................................................................................. Le relazioni tra derivate e funzioni crescenti e decrescenti................................................... Massimi e minimi...................................................................................................................................... Le concavità di una curva...................................................................................................................... Gli asintoti.................................................................................................................................................... Lo studio del grafico di una funzione............................................................................................... » » » » » » » » » » » » » » 176 176 177 177 178 179 180 180 181 181 182 183 183 184 1. 2. 3. 4. 5. 6. L’integrale indefinito................................................................................................................................ L’integrazione per sostituzione........................................................................................................... L’integrazione per decomposizione.................................................................................................. L’integrazione per parti.......................................................................................................................... L’integrale definito.................................................................................................................................... Le proprietà dell’integrale definito................................................................................................... » » » » » » 185 186 187 188 189 190 Capitolo 10: Le funzioni reali di una variabile reale Capitolo 11: Il calcolo differenziale per funzioni di una variabile reale Capitolo 12: Calcolo integrale per funzioni di una variabile reale ed Elementi di teoria della misura Indice Generale 6. 7. 8. 9. 1063 7. La relazione tra integrale indefinito e integrale definito......................................................... 8. Le aree di superfici................................................................................................................................... 9. I volumi dei solidi di rotazione............................................................................................................ » » » 191 192 194 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. Insiemi e limiti............................................................................................................................................ Le successioni............................................................................................................................................. I limiti di successioni............................................................................................................................... I teoremi sui limiti di successioni....................................................................................................... Le serie numeriche................................................................................................................................... Le serie geometriche............................................................................................................................... Le serie di funzioni................................................................................................................................... Le serie di potenze.................................................................................................................................... Le serie di Fourier..................................................................................................................................... Le equazioni differenziali...................................................................................................................... Tipi di equazioni differenziali.............................................................................................................. 11.1Equazioni differenziali a variabili separate....................................................................... 11.2Equazioni differenziali lineari del primo ordine............................................................. 11.3Equazioni differenziali lineari omogenee del secondo ordine a coefficienti co stanti................................................................................................................................................... » » » » » » » » » » » » » 196 196 196 197 198 199 200 201 201 202 203 203 203 1. Introduzione................................................................................................................................................ 2. Gli errori........................................................................................................................................................ 2.1 Tipi di errori....................................................................................................................................... 2.2 Propagazione degli errori............................................................................................................. 3. L’Interpolazione......................................................................................................................................... 3.1 Formula di interpolazione di Lagrange.................................................................................. 3.2 Formula di interpolazione di Newton..................................................................................... 4. La risoluzione approssimata di equazioni..................................................................................... 4.1 Metodo di bisezione........................................................................................................................ 4.2 Metodo delle iterate successive................................................................................................. 4.3 Metodo di Newton........................................................................................................................... 5. L’integrazione numerica......................................................................................................................... 5.1 Metodo dei rettangoli..................................................................................................................... 5.2 Metodo dei trapezi.......................................................................................................................... 5.3 Metodo di Simpson.......................................................................................................................... » » » » » » » » » » » » » » » 205 205 206 207 209 209 210 210 210 211 212 213 213 214 215 1. Indagine statistica e tabelle.................................................................................................................. 2. Le distribuzioni statistiche semplici................................................................................................. 2.1 Variabili statistiche.......................................................................................................................... 2.2 Mutabili statistiche.......................................................................................................................... 3. Le rappresentazioni grafiche............................................................................................................... 3.1 Riferimento cartestiano ortogonale......................................................................................... 3.2 Ortogrammi........................................................................................................................................ 3.3 Areogrammi per cerchi e per settori circolari..................................................................... 3.4 Istogrammi......................................................................................................................................... 4. Gli indici statistici per variabili quantitative................................................................................. 5. Gli indici di posizione.............................................................................................................................. 5.1 Media aritmetica.............................................................................................................................. 5.2 Media quadratica............................................................................................................................. 5.3 Media armonica................................................................................................................................ » » » » » » » » » » » » » » 217 218 218 220 221 221 222 223 224 225 225 225 227 228 Capitolo 13: Successioni, serie numeriche Ed Equazioni differenziali Indice Generale Capitolo 14: I processi di approssimazione e di stima degli errori 1064 Capitolo 15: Elementi di statistica descrittiva » 204 7. 8. 9. 10. 11. Capitolo 16: Elementi di statistica inferenziale e di calcolo delle probabilità 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. Gli schemi di campionamento............................................................................................................. Gli eventi aleatori...................................................................................................................................... La probabilità.............................................................................................................................................. Probabilità composte, condizionate e totali.................................................................................. Il teorema di Bayes................................................................................................................................... Le variabili aleatorie o casuali............................................................................................................. La distribuzione casuale binomiale................................................................................................... La distribuzione ipergeometrica........................................................................................................ La distribuzione di Poisson................................................................................................................... La distribuzione casuale normale o di Gauss................................................................................ La distribuzione di Student.................................................................................................................. La distribuzione χ2................................................................................................................................... La distribuzione F di Fisher-Snedecor............................................................................................. Teorema del limite centrale e legge dei grandi numeri............................................................ La stima dei parametri............................................................................................................................ 15.1 Stima puntuale e stima per intervallo.................................................................................. 15.2 Cenni sui metodi di stima.......................................................................................................... 16. L’adeguatezza di un modello di regressione.................................................................................. » » » » » » » » » » » » » » » » » » 253 254 255 256 257 258 258 259 260 260 262 262 262 263 264 264 265 267 1. 2. 3. 4. » » » » 268 269 270 270 Capitolo 17: Esami, problemi e concetti di interesse interdisciplinare I numeri primi e la crittografia............................................................................................................ Sistema decimale – Sistema binario.................................................................................................. Le operazioni nel sistema binario...................................................................................................... Gli operatori booleani............................................................................................................................. Indice Generale 6. 5.4 Media geometrica............................................................................................................................ Pag. 229 5.5 Relazioni tra le medie..................................................................................................................... » 231 5.6 Cenni sulla media di somme di potenze................................................................................. » 231 5.7 Moda...................................................................................................................................................... » 231 5.8 Mediana................................................................................................................................................ » 233 5.9 Percentili.............................................................................................................................................. » 235 Gli indici di variabilità............................................................................................................................. » 235 6.1 Campo di variazione....................................................................................................................... » 235 6.2 Differenza interquartilica............................................................................................................. » 235 6.3 Scostamento semplice medio dalla media aritmetica...................................................... » 235 6.4 Scostamento semplice medio della mediana....................................................................... » 236 6.5 Scarto quadratico medio............................................................................................................... » 236 6.6 Devianza e varianza........................................................................................................................ » 237 6.7 Differenze medie.............................................................................................................................. » 239 6.8 Indici rapportati al massimo della variabilità..................................................................... » 239 6.9 Indici di concentrazione................................................................................................................ » 240 6.10 Momenti............................................................................................................................................ » 243 Gli indici di forma...................................................................................................................................... » 244 7.1 Indici di asimmetria........................................................................................................................ » 244 7.2 Indice di curtosi................................................................................................................................ » 245 I rapporti statistici.................................................................................................................................... » 246 Le distribuzioni statistiche doppie.................................................................................................... » 248 Connessione e concordanza-discordanza...................................................................................... » 249 La regressione............................................................................................................................................ » 249 11.1 Regressione lineare semplice.................................................................................................. » 249 11.2 Regressione lineare multipla................................................................................................... » 251 1065 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. I contributi di Hilbert, Turing e Godel.............................................................................................. Pag. 271 Il calcolatore elettronico........................................................................................................................ » 271 Un modello teorico della Geometria del biliardo........................................................................ » 273 Le trasformazioni...................................................................................................................................... » 278 Funzioni di due variabili e loro applicazioni................................................................................. » 280 La retta di bilancio.................................................................................................................................... » 282 Il tasso di cambio nominale.................................................................................................................. » 284 L’ottimizzazione vincolata..................................................................................................................... » 284 12.1 Nozioni generali............................................................................................................................ » 284 12.2 Programmazione lineare........................................................................................................... » 284 12.3 Il duale............................................................................................................................................... » 284 13. L’interesse composto annuo................................................................................................................. » 286 14. LO spazio percorso da un punto......................................................................................................... » 287 15. Il lavoro di una forza................................................................................................................................ » 287 16. L’equazione oraria del moto rettilineo uniforme........................................................................ » 288 17.Equazioni differenziali e funzione armonica................................................................................. » 289 Capitolo 18: I principali software per imparare e sperimentare la matematica [Espansione web] Indice Generale Libro II Scienze Introduzione: METODOLOGIE DIDATTICHE PER LO STUDIO DELLE SCIENZE 1. 2. 3. 4. 1066 Il metodo tradizionale: la lezione frontale..................................................................................... Il metodo operativo: il laboratorio.................................................................................................... Linguaggio comune e linguaggio scientifico.................................................................................. I traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento.............. Sezione I scienze chimiche Capitolo 1: Il mondo della chimica » » » » 292 293 294 294 1. 2. 3. 4. 5. 6. Il campo di studio della chimica......................................................................................................... La materia..................................................................................................................................................... L’energia........................................................................................................................................................ L’equivalenza tra materia ed energia................................................................................................ Le grandezze fisiche e i sistemi di unità di misura..................................................................... Il sistema internazionale delle unità di misura............................................................................ » » » » » » 298 298 299 300 300 301 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. La natura elettrica della materia........................................................................................................ L’atomo.......................................................................................................................................................... Gli elementi e i loro isotopi................................................................................................................... Gli ioni............................................................................................................................................................ Le molecole.................................................................................................................................................. I pesi atomici e molecolari.................................................................................................................... Il concetto di mole e il numero di Avogadro.................................................................................. » » » » » » » 303 303 304 304 304 305 305 Capitolo 2: La costituzione della materia Capitolo 3: La struttura dell’atomo Il modello di Rutherford......................................................................................................................... Pag. 307 Il modello di Bohr..................................................................................................................................... » 307 Le modifiche al modello di Bohr......................................................................................................... » 308 La meccanica quantistica....................................................................................................................... » 309 Il modello ondulatorio dell’atomo..................................................................................................... » 309 La costruzione delle configurazioni elettroniche degli elementi......................................... » 313 Capitolo 4: Il Sistema periodico degli elementi 1. Caratteristiche e struttura..................................................................................................................... 2. Le proprietà periodiche e il comportamento chimico.............................................................. 2.1 Raggio atomico.................................................................................................................................. 2.2Energia di ionizzazione................................................................................................................. 2.3 Affinità elettronica.......................................................................................................................... 2.4 Carattere metallico.......................................................................................................................... 3. La regola dell’ottetto................................................................................................................................ 4. La notazione di Lewis.............................................................................................................................. » » » » » » » » 315 317 317 317 318 318 318 319 1. La specificità dei legami......................................................................................................................... 2. Il legame atomico...................................................................................................................................... 2.1 Legame covalente omeopolare.................................................................................................. 2.2 Legame covalente eteropolare................................................................................................... 3. L’elettronegatività..................................................................................................................................... 4. Il legame dativo o di coordinazione.................................................................................................. 5. L’ibridizzazione degli orbitali.............................................................................................................. 5.1 Ibrido sp o lineare............................................................................................................................ 5.2 Ibrido sp2 o planare......................................................................................................................... 5.3 Ibrido sp3 o tetraedrico................................................................................................................. 5.4 Ibridi sp3d e sp3d2............................................................................................................................ 6. Il legame a elettroni delocalizzati...................................................................................................... 7. Il legame ionico.......................................................................................................................................... 8. I legami dipolari......................................................................................................................................... 9. Il legame idrogeno.................................................................................................................................... 10. Il legame metallico.................................................................................................................................... » » » » » » » » » » » » » » » » 320 320 321 323 323 324 325 325 326 327 327 327 329 329 330 331 1. Il numero di ossidazione e la valenza............................................................................................... 2. Le categorie di composti inorganici.................................................................................................. 3. Le formule e la nomenclatura.............................................................................................................. 3.1 Nomenclatura di composti binari............................................................................................. 3.2 Nomenclatura di ioni...................................................................................................................... 3.3 Nomenclatura di sali....................................................................................................................... 3.4 Nomenclatura di acidi.................................................................................................................... » » » » » » » 332 333 334 334 334 335 335 1. Lo stato solido............................................................................................................................................ 2. Lo stato liquido.......................................................................................................................................... 2.1 Tensione superficiale..................................................................................................................... 2.2 Viscosità............................................................................................................................................... 2.3 Pressione di vapore......................................................................................................................... » » » » » 337 338 338 338 338 Capitolo 5: Il legame chimico Capitolo 6: I composti chimici e la loro nomenclatura Capitolo 7: Gli stati di aggregazione e i passaggi di stato Indice Generale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 1067 3. Lo stato gassoso......................................................................................................................................... Pag. 339 4. Il modello del gas ideale......................................................................................................................... » 339 4.1 Legge di Maxwell-Boltzmann..................................................................................................... » 340 4.2 Leggi di Boyle, di Charles e di Gay-Lussac............................................................................. » 340 4.3Equazione di stato del gas perfetto.......................................................................................... » 341 4.4 Legge di Avogadro........................................................................................................................... » 342 4.5 Legge di Dalton................................................................................................................................. » 342 4.6 Legge di diffusione di Graham.................................................................................................... » 343 4.7 Legge di Proust [Espansione Web] 5. L’equazione di Van der Waals............................................................................................................... » 344 6. I passaggi di stato...................................................................................................................................... » 344 7. I diagrammi di stato................................................................................................................................. » 346 Capitolo 8: La materia e le sue trasformazioni 1. 2. 3. 4. Le reazioni complete e di equilibrio................................................................................................. Le equazioni chimiche e il loro bilanciamento............................................................................. Le reazioni di ossidoriduzione............................................................................................................ Il bilanciamento di reazioni di ossidoriduzione.......................................................................... 4.1 Metodo della variazione del numero di ossidazione........................................................ 4.2 Metodo ionico-elettronico............................................................................................................ 5. La ruggine e l’ossidazione dello zinco [Espansione Web] » » » » » » 347 347 349 349 350 351 1. Le reazioni complete............................................................................................................................... 2. Le reazioni non complete: la resa di reazione.............................................................................. » » 354 356 1. Definizione e composizione.................................................................................................................. 2. Il passaggio in soluzione e la solubilità........................................................................................... 3. Le proprietà di soluzioni di non elettroliti..................................................................................... 3.1 Variazione della pressione di vapore: Legge di Raoult.................................................... 3.2 Innalzamento ebullioscopico...................................................................................................... 3.3 Abbassamento crioscopico.......................................................................................................... 3.4 Pressione osmotica......................................................................................................................... 4. Le proprietà di soluzioni di elettroliti.............................................................................................. 5. L’elettrolisi dell’acqua [Espansione Web] » » » » » » » » 358 358 359 359 360 360 360 361 1. 2. 3. 4. 5. 6. I concetti fondamentali........................................................................................................................... L’entalpia e la legge di Hess.................................................................................................................. Lo stato standard e le entalpie di reazione.................................................................................... I cicli termochimici................................................................................................................................... L’entropia: una misura del «grado di disordine»......................................................................... L’energia libera e la spontaneità delle trasformazioni.............................................................. » » » » » » 363 363 364 365 366 367 1. I meccanismi di reazione....................................................................................................................... 2. La velocità di reazione............................................................................................................................ 3. La catalisi...................................................................................................................................................... » » » 368 369 370 Indice Generale Capitolo 9: I calcoli stechiometrici 1068 Capitolo 10: Le soluzioni Capitolo 11: La termodinamica chimica Capitolo 12: La cinetica chimica Capitolo 13: L’equilibrio chimico Gli stati fisici degli equilibri chimici.................................................................................................. Pag. 372 La legge dell’azione di massa............................................................................................................... » 372 L’influenza della pressione sull’equilibrio gassoso.................................................................... » 373 La dipendenza della costante di equilibrio dalla temperatura.............................................. » 374 Lo spostamento dell’equilibrio........................................................................................................... » 374 Gli equilibri eterogenei........................................................................................................................... » 375 Capitolo 14: Gli acidi e le basi 1. Le definizioni scientifiche degli acidi e delle basi....................................................................... 1.1 Definizione di Arrhenius............................................................................................................... 1.2 Definizione di Brönsted-Lowry................................................................................................. 1.3 Definizione di Lewis....................................................................................................................... 2. La forza degli acidi e delle basi............................................................................................................ 3. Gli elettroliti anfoteri e l’autoprotolisi dell’acqua....................................................................... 4. Il pH................................................................................................................................................................. 5. Il calcolo del pH per soluzioni di acidi e basi................................................................................ 5.1 Acidi e basi forti diluitissime (Ca < 10–6M)............................................................................ 5.2 Acidi e basi forti diluite (10–5 < Ca < 10–2M).......................................................................... 5.3 Acidi e basi forti concentrate (10–2 < Ca < 2M)..................................................................... 5.4 Acidi e basi deboli diluite (10–4 < Ca < 10–1M)...................................................................... 5.5 Acidi e basi deboli concentrate (10–1 < Ca < 2M)................................................................. » » » » » » » » » » » » » 377 377 377 379 379 381 382 383 383 383 383 384 384 1. L’idrolisi salina............................................................................................................................................ 1.1 Idrolisi basica.................................................................................................................................... 1.2 Idrolisi acida....................................................................................................................................... 1.3 Idrolisi doppia................................................................................................................................... 2. I sistemi tampone...................................................................................................................................... 2.1 Tipi di soluzioni tampone............................................................................................................. 2.2 Meccanismo di funzionamento delle soluzioni tampone............................................... 3. Le titolazioni acido-base........................................................................................................................ 3.1 Titolazioni acido forte - base forte........................................................................................... 3.2 Titolazioni acido debole - base forte....................................................................................... 3.3 Indicatori di pH................................................................................................................................. 4. Il prodotto di solubilità........................................................................................................................... » » » » » » » » » » » » 385 385 386 387 387 387 388 389 390 391 392 393 1. I legami tra atomi di carbonio............................................................................................................. 2. I gruppi funzionali.................................................................................................................................... 3. Gli idrocarburi............................................................................................................................................ 3.1 Alcani..................................................................................................................................................... 3.2 Alcheni e alchini............................................................................................................................... 3.3 Idrocarburi aromatici..................................................................................................................... 4. Gli alcooli, i fenoli e gli eteri.................................................................................................................. 5. Le aldeidi, i chetoni e gli acidi carbossilici..................................................................................... 6. Gli esteri........................................................................................................................................................ 7. I composti azotati...................................................................................................................................... » » » » » » » » » » 395 395 397 397 398 399 400 401 402 403 Capitolo 15: Gli equilibri ionici in soluzione acquosa Capitolo 16: I fondamenti della chimica organica Indice Generale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 1069 Sezione II scienze fisiche Capitolo 1: I Sistemi di unità di misura 1. Grandezze fondamentali e grandezze derivate............................................................................ Pag. 406 2. Il sistema internazionale (S.I.)............................................................................................................. » 406 2.1 Grandezze fondamentali............................................................................................................... » 406 2.2 Grandezze derivate......................................................................................................................... » 407 2.3 Prefissi moltiplicativi..................................................................................................................... » 409 2.4 Regole di scrittura........................................................................................................................... » 410 3. Il sistema C.G.S............................................................................................................................................ » 410 Capitolo 2: I vettori 1. 2. 3. 4. Vettori e scalari.......................................................................................................................................... I versori......................................................................................................................................................... Il vettore opposto...................................................................................................................................... La somma di vettori................................................................................................................................. 4.1 Metodo geometrico......................................................................................................................... 4.2 Metodo analitico............................................................................................................................... 4.3 Proprietà della somma.................................................................................................................. La differenza di vettori............................................................................................................................ 5.1 Metodo geometrico......................................................................................................................... 5.2 Metodo analitico............................................................................................................................... 5.3 Proprietà della differenza............................................................................................................. La scomposizione di un vettore.......................................................................................................... La somma di più vettori.......................................................................................................................... Il prodotto scalare o prodotto interno............................................................................................. 8.1 Proprietà del prodotto scalare................................................................................................... 8.2 Prodotto scalare di due vettori in funzione delle loro componenti........................... Il prodotto vettoriale o prodotto esterno....................................................................................... 9.1 Proprietà del prodotto vettoriale.............................................................................................. 9.2 Prodotto vettoriale di due vettori in funzione delle loro componenti...................... » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 411 411 411 411 411 412 413 413 414 414 415 415 416 416 417 417 418 419 419 1. La composizione di forze concorrenti.............................................................................................. 2. Il momento di una forza......................................................................................................................... 2.1 Proprietà del momento di una forza....................................................................................... 2.2 Momento di una forza in funzione delle componenti di r e F ................................. 2.3 Momento di più forze concorrenti............................................................................................ 3. Forze applicate ad un corpo rigido.................................................................................................... 3.1 Coppia di forze.................................................................................................................................. 4. Composizione di forze parallele e Centro delle forze parallele............................................ 4.1 Baricentro di un corpo................................................................................................................... 4.2Equilibrio di un corpo.................................................................................................................... 4.3Equilibrio stabile, instabile e indifferente............................................................................. 5. Le leve............................................................................................................................................................ 5.1 Leva di primo genere: Forza resistente ‑ Fulcro - Forza Motrice................................ 5.2 Leva di secondo genere: Fulcro - Forza resistente ‑ Forza Motrice............................ 5.3 Leva di terzo genere: Fulcro - Forza Motrice ‑ Forza Resistente................................. » » » » » » » » » » » » » » » 420 420 422 422 422 423 423 424 425 426 427 428 428 428 429 Indice Generale 5. 1070 6. 7. 8. 9. Capitolo 3: Le forze 1. I termini della cinematica...................................................................................................................... Pag. 430 2. Il moto rettilineo uniforme................................................................................................................... » 431 2.1 Accelerazione media e accelerazione istantanea............................................................... » 431 2.2 Velocità media e velocità istantanea........................................................................................ » 431 2.3 Spazio percorso................................................................................................................................ » 431 3. Il moto rettilineo uniformemente accelerato................................................................................ » 432 3.1 Accelerazione media e accelerazione istantanea............................................................... » 432 3.2 Velocità media e velocità istantanea........................................................................................ » 432 3.3 Spazio percorso................................................................................................................................ » 433 4. La caduta dei gravi.................................................................................................................................... » 435 5. Il moto curvilineo...................................................................................................................................... » 436 5.1 Velocità................................................................................................................................................. » 436 5.2 Vettore spostamento e velocità in funzione delle componenti...................................... » 436 5.3 Moto curvilineo ‑ Accelerazione................................................................................................ » 437 5.4 Vettore accelerazione in funzione delle componenti....................................................... » 438 5.5 Moto piano con accelerazione costante (moto uniformemente accelerato).......... » 438 5.6 Moto di un proiettile....................................................................................................................... » 438 5.7 Studio delle componenti di v0 ................................................................................................. » 440 6. Il moto circolare uniforme.................................................................................................................... » 443 6.1 Velocità tangenziale e velocità angolare................................................................................ » 443 7. Il moto circolare uniformemente accelerato................................................................................. » 445 8. La composizione degli spostamenti.................................................................................................. » 445 9. La composizione delle velocità........................................................................................................... » 446 10. La composizione delle accelerazioni................................................................................................ » 446 Capitolo 5: Il moto relativo [Espansione Web] Capitolo 6: La Dinamica 1. Il primo principio della dinamica (principio d’inerzia)............................................................ 2. Il secondo principio della dinamica (legge di Newton)............................................................ 2.1 Massa inerziale................................................................................................................................. 2.2Equazione di Newton: F = ma .................................................................................................. 2.3 Peso di un corpo............................................................................................................................... 2.4 Chilogrammo massa e chilogrammo peso............................................................................ 3. Il terzo principio della dinamica......................................................................................................... 4. Il moto di un corpo su un piano inclinato....................................................................................... 5. L’attrito.......................................................................................................................................................... 6. La forza centripeta e la forza centrifuga......................................................................................... » » » » » » » » » » 448 448 448 448 449 449 449 450 451 451 1. Proprietà generali..................................................................................................................................... 2. L’equazione oraria del moto armonico semplice........................................................................ 2.1Equazione della velocità nel moto armonico semplice................................................... 2.2Equazione dell’accelerazione nel moto armonico semplice.......................................... 3. Il moto di un corpo soggetto a una forza elastica: La Legge di Hooke............................... 4. Il lavoro della forza elastica.................................................................................................................. 5. L’energia potenziale elastica................................................................................................................ » » » » » » » 453 453 455 455 457 457 459 Capitolo 7: Moto oscillatorio e molle Indice Generale Capitolo 4: La cinematica 1071 Capitolo 8: Lavoro ed energia 1. Il lavoro.......................................................................................................................................................... Pag. 460 1.1 Lavoro positivo e lavoro negativo............................................................................................. » 460 1.2 Lavoro di una forza variabile...................................................................................................... » 461 2.Energia cinetica e teorema dell’energia cinetica......................................................................... » 461 3. La potenza.................................................................................................................................................... » 462 4. Le forze conservative e quelle non conservative........................................................................ » 462 5. L’energia potenziale gravitazionale.................................................................................................. » 463 Capitolo 9: Impulso e quantità di moto 1. Quantità di moto e impulso di una forza......................................................................................... 1.1 Quantità di moto e secondo principio della dinamica..................................................... 1.2 Impulso di una forza....................................................................................................................... 1.3 Conservazione della quantità di moto.................................................................................... 1.4 Forze esterne e forze interne in un sistema......................................................................... 2. La quantità di moto di un sistema di particelle............................................................................ 2.1 Centro di massa di un sistema.................................................................................................... 3. Il momento angolare............................................................................................................................... 4. Gli urti............................................................................................................................................................ 4.1 Urti elastici.......................................................................................................................................... 4.2 Urti anelastici.................................................................................................................................... » » » » » » » » » » » 465 465 465 466 466 466 467 468 469 469 470 1. Un po’ di storia........................................................................................................................................... 2. Le leggi di Keplero.................................................................................................................................... 2.1 Prima legge di Keplero.................................................................................................................. 2.2 Seconda legge di Keplero.............................................................................................................. 2.3 Terza legge di Keplero.................................................................................................................... 3. Da Keplero a Newton............................................................................................................................... 3.1 Generalizzazione della legge di gravitazione universale................................................ 4. Massa inerziale e massa gravitazionale.......................................................................................... 5. Il campo gravitazionale.......................................................................................................................... 5.1 Variazioni di accelerazioni dovute alla distanza dal centro della Terra................... 6. Lavoro ed energia potenziale gravitazionale................................................................................ 6.1 Lavoro della forza gravitazionale.............................................................................................. 6.2Energia potenziale gravitazionale............................................................................................ 6.3 Conservazione dell’energia meccanica................................................................................... 7. Il lancio di un satellite terrestre......................................................................................................... » » » » » » » » » » » » » » » 472 472 472 473 473 474 475 476 477 477 478 478 479 480 480 1. Densità e pressione.................................................................................................................................. 1.1 Densità.................................................................................................................................................. 1.2 Pressione............................................................................................................................................. 2. Trasmissione delle forze nei fluidi e Principio di Pascal......................................................... 3. Variazione di pressione in un fluido a riposo e Legge di Stevino......................................... 3.1 Pressione idrostatica...................................................................................................................... 3.2 Conseguenza della legge di Stevino: il paradosso idrostatico...................................... 4. Il Principio di Archimede....................................................................................................................... » » » » » » » » 482 482 482 483 483 484 485 486 Indice Generale Capitolo 10: La dinamica di un corpo rigido [Espansione Web] 1072 Capitolo 11: La gravitazione universale Capitolo 12: La statica dei fluidi Capitolo 13: La dinamica dei fluidi [Espansione Web] Capitolo 14: Le onde e la loro propagazione [Espansione Web] Capitolo 15: Il suono [Espansione Web] Capitolo 16: La luce e i colori [Espansione Web] Capitolo 17: La luce e la riflessione [Espansione Web] Capitolo 18: La luce e la rifrazione [Espansione Web] Capitolo 19: La luce: interferenza e diffrazione [Espansione Web] 1. Il calore e la temperatura...................................................................................................................... Pag. 488 2. Il termometro.............................................................................................................................................. » 488 3. I termometri e le sostanze termometriche.................................................................................... » 489 3.1 Dipendenza della pressione dalla temperatura.................................................................. » 489 3.2 Lo zero assoluto................................................................................................................................ » 490 4. Gli effetti della temperatura sul volume dei gas.......................................................................... » 490 5. Gli effetti della temperatura sul volume e sulla pressione di un liquido.......................... » 491 6. Gli effetti della temperatura sul volume e sulla pressione di un solido............................ » 491 6.1 Dilatazione lineare.......................................................................................................................... » 491 6.2 Dilatazione superficiale................................................................................................................. » 492 6.3 Dilatazione cubica........................................................................................................................... » 492 Capitolo 21: Il calore 1. Calore, temperatura e equilibrio termico....................................................................................... 2. Capacità termica e calore specifico di un corpo.......................................................................... 3.Energia, calore e lavoro.......................................................................................................................... 4. La propagazione del calore................................................................................................................... 4.1 Conduzione......................................................................................................................................... 4.2 Convezione.......................................................................................................................................... 4.3 Irraggiamento.................................................................................................................................... 5. Calore e cambiamenti di stato............................................................................................................. 5.1 Fusione e solidificazione............................................................................................................... 5.2 Condensazione e vaporizzazione.............................................................................................. 6. Il calore latente.......................................................................................................................................... » » » » » » » » » » » 494 495 496 497 498 498 499 499 500 500 501 1. 2. 3. 4. » » » » » » » » 503 503 503 504 505 506 506 507 Capitolo 22: I gas perfetti Atomo, molecola e mole......................................................................................................................... Le proprietà dei gas perfetti................................................................................................................. Le variabili termodinamiche................................................................................................................ Trasformazioni termodinamiche e leggi dei gas perfetti......................................................... 4.1 Trasformazione isobara e prima legge di Guy-Lussac..................................................... 4.2 Trasformazioni isocore e seconda legge di Guy-Lussac.................................................. 4.3 Trasformazioni isoterme e legge di Boyle............................................................................. 5. L’equazione di stato dei gas perfetti.................................................................................................. Indice Generale Capitolo 20: La temperatura e la dilatazione termica 1073 Capitolo 23: Il primo principio della termodinamica 1. 2. 3. Calore, lavoro ed energia....................................................................................................................... Pag. 509 L’energia interna di un sistema termodinamico.......................................................................... » 511 Trasformazione termodinamica, trasformazione inversa e ciclo termico di un sistema.................................................................................................................................................................... » 511 3.1 Trasformazione termodinamica................................................................................................ » 512 3.2 Trasformazione inversa................................................................................................................ » 512 3.3 Ciclo termico...................................................................................................................................... » 512 4. Il lavoro in una trasformazione termodinamica.......................................................................... » 513 4.1 Lavoro di una trasformazione isobara.................................................................................... » 513 4.2 Lavoro di una trasformazione isocora.................................................................................... » 514 5. Il primo principio della termodinamica.......................................................................................... » 515 6. L’energia interna di un gas perfetto.................................................................................................. » 515 6.1 Trasformazione ciclica................................................................................................................... » 517 6.2 Trasformazione isocora................................................................................................................. » 517 6.3 Trasformazione adiabatica.......................................................................................................... » 517 6.4 Processo di ebollizione.................................................................................................................. » 518 Indice Generale Capitolo 24: Il secondo principio della termodinamica 1074 1. Gli enunciati di Kelvin-Planck e di Clausius................................................................................... 1.1Enunciato di Kelvin-Planck.......................................................................................................... 1.2Enunciato di Clausius..................................................................................................................... 1.3Equivalenza fra l’enunciato di Kelvin e l’enunciato di Clausius................................... 1.4 Rendimento di una macchina termica.................................................................................... 2. Il teorema di Carnot................................................................................................................................. 2.1 Ciclo di Carnot................................................................................................................................... 2.2Efficienza di una macchina termica......................................................................................... 3. L’entropia...................................................................................................................................................... 3.1Entropia dell’Universo................................................................................................................... » » » » » » » » » » 519 519 519 520 521 522 522 524 524 526 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. » » » » » » » » » » » » » » » » » » 528 528 529 529 530 531 531 533 534 535 536 537 537 538 539 540 540 541 Capitolo 25: La carica elettrica e i campi elettrici 8. 9. 10. 11. La struttura atomica................................................................................................................................ La quantità di carica................................................................................................................................. Conduttori, isolanti e dielettrici.......................................................................................................... La Legge di Coulomb................................................................................................................................ Confronto tra forza elettrica e forza gravitazionale................................................................... Le forze elettriche in un sistema di cariche................................................................................... Il campo elettrico...................................................................................................................................... 7.1 Campo elettrico di una carica puntiforme............................................................................ 7.2 Linee di forza..................................................................................................................................... 7.3 Campi elettrici generati da più cariche.................................................................................. Il flusso del campo elettrico................................................................................................................. Il teorema di Gauss................................................................................................................................... 9.1 Flusso positivo e flusso negativo............................................................................................... 9.2 Come scegliere la superficie gaussiana.................................................................................. La relazione tra il teorema di Gauss e la legge di Coulomb..................................................... Applicazioni del teorema di Gauss..................................................................................................... 11.1 Campo generato da una distribuzione sferica di cariche............................................ 11.2 Gabbia di Faraday......................................................................................................................... 11.3 Campo generato da una superficie piana su cui sono uniformemente distribui­ te cariche.......................................................................................................................................... 11.4 Campo generato da una doppia lastra carica.................................................................... » » 541 542 Capitolo 26: Il potenziale elettrico Capitolo 27: La corrente elettrica 1. Cos’è la corrente elettrica?.................................................................................................................... 1.1 Intensità di corrente elettrica..................................................................................................... 2. I generatori di forza elettromotrice.................................................................................................. 3. La caduta di tensione............................................................................................................................... 4. La resistenza elettrica e le leggi di Ohm.......................................................................................... 5. Resistività e campo elettrico................................................................................................................ 6. I circuiti elettrici........................................................................................................................................ 7. Un’applicazione della legge di Ohm.................................................................................................. 8. Generatori ideali e generatori reali................................................................................................... 9. Metodi di risoluzione dei circuiti elettrici...................................................................................... 9.1 Risoluzione mediante i principi di Kirchhoff....................................................................... 9.2 Risoluzione mediante il metodo di Maxwell........................................................................ 10. Resistenze in serie e in parallelo........................................................................................................ 10.1 Collegamento in serie.................................................................................................................. 10.2 Collegamento in parallelo......................................................................................................... 11. I partitori di tensione e di corrente................................................................................................... 11.1 Partitore di tensione.................................................................................................................... 11.2 Partitore di corrente.................................................................................................................... 12. Lavoro e potenza elettrica..................................................................................................................... » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 558 558 559 560 560 562 562 563 564 565 565 568 568 568 569 570 570 571 571 1. Cos’è Il campo magnetico...................................................................................................................... 2. La forza di Lorentz.................................................................................................................................... 2.1 Regola della mano destra............................................................................................................. 2.2 Campo magnetico perpendicolare alla velocità della particella.................................. 2.3 Campo magnetico parallelo alla velocità della particella............................................... 3. Il moto di una particella con velocità perpendicolare alla direzione del campo........... 3.1 Moto di una particella con velocità obliqua rispetto al campo magnetico.............. 3.2 Particella in moto in un campo elettromagnetico............................................................. 4. L’effetto Hall................................................................................................................................................. 5. La legge di Laplace.................................................................................................................................... 5.1 Spira percorsa da corrente immersa in un campo magnetico...................................... 5.2 Momento di dipolo magnetico................................................................................................... 5.3 Momento di un magnete permanente..................................................................................... 5.4 Il motore elettrico............................................................................................................................ » » » » » » » » » » » » » » 573 574 574 575 575 575 577 578 578 579 580 582 582 583 Capitolo 28: Il campo magnetico Indice Generale 1. Cos’è il potenziale elettrico?................................................................................................................. Pag. 543 2. La differenza di potenziale.................................................................................................................... » 544 2.1 Lavoro motore e lavoro resistente............................................................................................ » 544 2.2Elettronvolt......................................................................................................................................... » 545 3. Il calcolo del potenziale elettrico....................................................................................................... » 546 4. La capacità di un conduttore................................................................................................................ » 549 4.1 Capacità di un conduttore sferico............................................................................................. » 550 4.2 Capacità di un conduttore carico in presenza di conduttore neutro......................... » 551 5. I condensatori............................................................................................................................................. » 553 5.1 Capacità di un condensatore sferico........................................................................................ » 553 5.2 Capacità di un condensatore piano.......................................................................................... » 554 6. Condensatori in parallelo e condensatori in serie...................................................................... » 554 6.1 Condensatori in parallelo............................................................................................................. » 554 6.2 Condensatori in serie..................................................................................................................... » 555 7. L’energia immagazzinata in un condensatore.............................................................................. » 556 1075 Capitolo 29: Correnti elettriche e campi magnetici: L’elettromagnetismo 1. Correnti e campi magnetici................................................................................................................... Pag. 586 2. Il campo magnetico generato da un filo percorso da corrente.............................................. » 586 2.1 Intensità del campo magnetico prodotto da un filo percorso da corrente............. » 587 2.2 Forze tra due fili percorsi da corrente.................................................................................... » 587 3. Il campo magnetico generato da due fili paralleli percorsi da corrente............................ » 588 4. La legge di Biot-Savart............................................................................................................................ » 589 4.1 Filo rettilineo percorso da corrente......................................................................................... » 590 4.2 Arco........................................................................................................................................................ » 591 4.3 Campo magnetico nel punto centrale di un cerchio percorso da corrente............. » 592 5. La legge di Ampere................................................................................................................................... » 592 6. Le applicazioni della legge di Ampere.............................................................................................. » 593 6.1 Campo magnetico in un conduttore cilindrico percorso da corrente....................... » 593 6.2 Campo magnetico su un piano infinito................................................................................... » 595 6.3 Campo magnetico in un solenoide........................................................................................... » 596 6.4 Campo magnetico in un toroide................................................................................................ » 598 7. Proprietà magnetiche della materia: il campo magnetico H . .............................................. » 598 8. La teoria microscopica del magnetismo.......................................................................................... » 600 Indice Generale Capitolo 30: Induzione magnetica ed elettromagnetismo 1076 1. 2. 3. 4. 5. 6. L’induzione elettromagnetica.............................................................................................................. Legge di Faraday-Neumann.................................................................................................................. La legge di Lenz.......................................................................................................................................... I generatori di corrente alternata...................................................................................................... La mutua induzione................................................................................................................................. L’autoinduzione.......................................................................................................................................... 6.1 Induttanza........................................................................................................................................... 6.2 Calcolo dell’induttanza in un solenoide................................................................................. 7. I circuiti RL................................................................................................................................................... Capitolo 31: Quanti, materia e radiazioni [Espansione Web] » » » » » » » » » 603 604 606 608 610 612 614 614 615 Capitolo 32: La fisica del nucleo e delle particelle [Espansione Web] Sezione III Scienze biologiche e naturali Capitolo 1: La Biologia come scienza 1. 2. 3. 4. La biologia: scienza della vita.............................................................................................................. La componente biotica e abiotica della Terra............................................................................... Il metodo sperimentale.......................................................................................................................... La dottrina della biogenesi................................................................................................................... » » » » 620 620 621 621 1. 2. 3. 4. 5. 6. Gli atomi........................................................................................................................................................ La struttura elettronica degli elementi............................................................................................ Il legame chimico...................................................................................................................................... Le trasformazioni chimiche.................................................................................................................. Le trasformazioni dell’energia: primo e secondo principio della termodinamica........ La velocità delle reazioni chimiche................................................................................................... » » » » » » 622 622 624 625 626 627 Capitolo 2: La chimica dei viventi Capitolo 3: Le molecole della vita Capitolo 4: La cellula come base della vita 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. La teoria cellulare..................................................................................................................................... Le dimensioni cellulari: i procarioti e gli eucarioti..................................................................... La membrana cellulare........................................................................................................................... Il nucleo......................................................................................................................................................... Il citoplasma................................................................................................................................................ Il reticolo endoplasmatico..................................................................................................................... I mitocondri................................................................................................................................................. L’apparato di Golgi.................................................................................................................................... I lisosomi....................................................................................................................................................... Il citoscheletro............................................................................................................................................ Le ciglia e i flagelli..................................................................................................................................... La parete cellulare.................................................................................................................................... I vacuoli e le vescicole............................................................................................................................. I cloroplasti.................................................................................................................................................. » » » » » » » » » » » » » » 638 638 639 640 640 640 641 641 641 641 642 642 643 643 1. Gli scambi di materia............................................................................................................................... 1.1 Diffusione e osmosi......................................................................................................................... 1.2 Proteine di trasporto...................................................................................................................... 1.3Endocitosi ed esocitosi.................................................................................................................. 1.4 Giunzioni cellulari............................................................................................................................ 2. La produzione di energia....................................................................................................................... 2.1 Reazioni di ossidoriduzione nei viventi................................................................................. 2.2 ATP: la «valuta energetica» della cellula................................................................................ » » » » » » » » 644 644 645 646 647 647 647 648 1. L’ossidazione del glucosio..................................................................................................................... 1.1 Glicolisi................................................................................................................................................. 1.2 Respirazione cellulare.................................................................................................................... 1.3 Fermentazione.................................................................................................................................. 2. Il metabolismo cellulare......................................................................................................................... 3. Il processo di fotosintesi........................................................................................................................ 3.1 Reazioni luce-dipendenti.............................................................................................................. 3.2 Reazioni luce-indipendenti.......................................................................................................... » » » » » » » » 649 649 651 653 653 654 654 655 1. La divisione cellulare e la riproduzione asessuata..................................................................... 1.1 Divisione nei procarioti................................................................................................................. 1.2 Divisione negli eucarioti............................................................................................................... » » » 658 658 658 Capitolo 5: gli scambi di materia ed energia tra le cellule e al loro interno Capitolo 6: La bioenergetica Capitolo 7: La riproduzione cellulare Indice Generale 1. La molecola d’acqua................................................................................................................................. Pag. 629 1.1 Struttura e proprietà...................................................................................................................... » 629 1.2 Autoprotolisi e pH............................................................................................................................ » 630 2. Le molecole organiche presenti negli organismi viventi......................................................... » 630 2.1 Carboidrati.......................................................................................................................................... » 631 2.2 Lipidi..................................................................................................................................................... » 632 2.3 Proteine................................................................................................................................................ » 633 2.4 Acidi nucleici...................................................................................................................................... » 636 1077 2. La riproduzione sessuata....................................................................................................................... Pag. 660 2.1 Aploidia e diploidia......................................................................................................................... » 660 2.2 Meiosi.................................................................................................................................................... » 661 Capitolo 8: La genetica mendeliana e la genetica classica 1. 2. 3. 4. 5. Le leggi di Mendel..................................................................................................................................... La riscoperta del lavoro di Mendel.................................................................................................... Le interazioni alleliche e geniche....................................................................................................... Le interazioni con l’ambiente e le mutazioni................................................................................ La teoria cromosomica dell’ereditarietà......................................................................................... 5.1 Cromosomi sessuali........................................................................................................................ 5.2 Caratteri legati al sesso................................................................................................................. 5.3 Gruppi di associazione e mappe cromosomiche................................................................ » » » » » » » » 663 666 666 668 668 668 669 670 1. La natura chimica dell’informazione ereditaria: DNA o proteine?...................................... 1.1Esperimenti di Griffith................................................................................................................... 1.2Esperimenti con batteriofagi...................................................................................................... 1.3 Ulteriori conferme a favore del DNA....................................................................................... 2. La struttura del DNA: il modello di Watson e Crick.................................................................... 3. La duplicazione del DNA........................................................................................................................ 4. Dal DNA alle proteine: la sintesi proteica....................................................................................... 4.1 Un gene, una proteina.................................................................................................................... 4.2 RNA messaggero e processo di trascrizione........................................................................ 4.3 Traduzione del codice genetico................................................................................................. 5. Le mutazioni geniche............................................................................................................................... » » » » » » » » » » » 672 672 673 673 673 674 675 675 676 676 678 1. 2. 3. 4. 5. La regolazione dell’espressione genica nei procarioti.............................................................. La regolazione dell’espressione genica negli eucarioti............................................................ Il DNA eucariote......................................................................................................................................... I processi di trascrizione e di traduzione in procarioti ed eucarioti................................... Lo spostamento dei geni........................................................................................................................ 5.1 Plasmidi e coniugazione............................................................................................................... 5.2 Virus come vettori di informazione......................................................................................... 5.3 Trasposoni.......................................................................................................................................... » » » » » » » » 680 681 682 683 683 684 684 685 1. La trasmissione dei caratteri mono e polifattoriali.................................................................... 2. Le malattie genetiche ereditarie......................................................................................................... 2.1 Talassemia (o «anemia mediterranea»)................................................................................. 2.2Emofilia................................................................................................................................................ 2.3 Daltonismo.......................................................................................................................................... 2.4 Fibrosi cistica..................................................................................................................................... 2.5 Albinismo............................................................................................................................................ 2.6 Distrofia muscolare di Duchenne.............................................................................................. 2.7 Neurofibromatosi............................................................................................................................ 3. Il DNA ricombinante e le sue possibili applicazioni................................................................... 3.1 Biotecnologia..................................................................................................................................... 3.2 Ingegneria genetica......................................................................................................................... 3.3 Geni, piante e animali..................................................................................................................... 3.4 Applicazioni e conseguenze sull’ambiente........................................................................... » » » » » » » » » » » » » » 686 687 687 688 688 689 689 690 690 691 691 691 692 693 Indice Generale Capitolo 9: La genetica molecolare 1078 Capitolo 10: La regolazione dell’espressione genica Capitolo 11: Le nuove frontiere della genetica Capitolo 12: L’ereditarietà e l’ambiente Le teorie di Lamarck e di Darwin....................................................................................................... Pag. 694 La teoria dell’evoluzione........................................................................................................................ » 694 La variabilità e la selezione naturale................................................................................................ » 695 L’equilibrio di Hardy-Weinberg........................................................................................................... » 695 Il mantenimento della variabilità....................................................................................................... » 696 La selezione naturale............................................................................................................................... » 697 L’adattamento............................................................................................................................................. » 698 La speciazione............................................................................................................................................ » 698 L’isolamento genetico delle specie.................................................................................................... » 699 Le prove a sostegno dell’evoluzione................................................................................................. » 699 Capitolo 13: La classificazione dei viventi 1. La sistematica scientifica....................................................................................................................... 2. La classificazione gerarchica................................................................................................................ » » 701 702 1. 2. 3. 4. Il regno delle monere.............................................................................................................................. Il regno dei protisti................................................................................................................................... Il regno dei funghi..................................................................................................................................... Il regno delle piante................................................................................................................................. 4.1 Briofite.................................................................................................................................................. 4.2 Piante vascolari................................................................................................................................. 5. Il regno animale......................................................................................................................................... 5.1 Invertebrati......................................................................................................................................... 5.2 Vertebrati............................................................................................................................................. » » » » » » » » » 704 705 706 707 708 708 709 710 713 1. Le funzioni degli organismi viventi................................................................................................... 1.1 Omeostasi............................................................................................................................................ 1.2 Metabolismo...................................................................................................................................... 1.3 Difesa..................................................................................................................................................... 1.4 Regolazione e controllo................................................................................................................. 1.5 Riproduzione..................................................................................................................................... 2. Dalle cellule ai tessuti.............................................................................................................................. 2.1 Tessuto epiteliale............................................................................................................................. 2.2 Tessuto connettivo.......................................................................................................................... 2.3 Tessuto muscolare........................................................................................................................... 2.4 Tessuto nervoso................................................................................................................................ » » » » » » » » » » » 715 715 715 715 716 716 716 717 717 718 718 1. Lo scheletro umano.................................................................................................................................. 1.1 Ossa........................................................................................................................................................ 1.2 Articolazioni....................................................................................................................................... 1.3 Scheletro assiale............................................................................................................................... 1.4 Scheletro appendicolare............................................................................................................... 2. Il sistema muscolare................................................................................................................................ 2.1 Classificazione dei muscoli.......................................................................................................... 2.2 Fisiologia della contrazione muscolare.................................................................................. » » » » » » » » 720 721 721 722 723 723 723 724 Capitolo 14: I cinque regni Capitolo 15: I tessuti animali Capitolo 16: Il movimento Indice Generale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 1079 Capitolo 17: La digestione e la respirazione 1. L’alimentazione e la digestione........................................................................................................... Pag. 726 2. L’apparato digerente................................................................................................................................ » 726 2.1 Bocca..................................................................................................................................................... » 727 2.2Esofago................................................................................................................................................. » 727 2.3 Stomaco................................................................................................................................................ » 728 2.4 Intestino............................................................................................................................................... » 728 2.5 Fegato e pancreas............................................................................................................................ » 729 3. La respirazione e gli scambi gassosi................................................................................................. » 729 4. L’apparato respiratorio........................................................................................................................... » 730 4.1 Struttura e organi costitutivi....................................................................................................... » 730 4.2 Trasporto dei gas............................................................................................................................. » 731 4.3 Regolazione della respirazione.................................................................................................. » 731 Indice Generale Capitolo 18: La circolazione sanguigna e l’escrezione 1080 1. Il sistema circolatorio negli animali.................................................................................................. 2. L’apparato circolatorio umano............................................................................................................ 2.1 Sangue................................................................................................................................................... 2.2 Vasi sanguigni.................................................................................................................................... 2.3 Cuore..................................................................................................................................................... 2.4 Regolazione del battito cardiaco............................................................................................... 2.5 Pressione sanguigna e centro di controllo cardiovascolare.......................................... 3. La regolazione dell’equilibrio chimico: l’apparato escretore................................................. 3.1 Funzionalità dei reni....................................................................................................................... 3.2 Anatomia e fisiologia del rene.................................................................................................... » » » » » » » » » » 733 733 733 734 734 735 735 736 736 737 1. I messaggeri chimici dell’organismo................................................................................................ 2. Il sistema endocrino e la regolazione ormonale.......................................................................... 2.1Encefalo................................................................................................................................................ 2.2 Tiroide e paratiroidi....................................................................................................................... 2.3 Pancreas............................................................................................................................................... 2.4 Ghiandole surrenali........................................................................................................................ 3. Il sistema nervoso..................................................................................................................................... 3.1 Sistema nervoso centrale............................................................................................................. 3.2 Sistema nervoso periferico.......................................................................................................... 3.3 Trasmissione dell’impulso nervoso......................................................................................... 4. Il sistema nervoso centrale e gli organi di senso......................................................................... 4.1Encefalo................................................................................................................................................ 4.2 Orecchio............................................................................................................................................... 4.3 Occhio................................................................................................................................................... 4.4 Pelle....................................................................................................................................................... 4.5 Naso e bocca....................................................................................................................................... » » » » » » » » » » » » » » » » 739 739 739 740 740 741 741 742 742 743 745 745 746 747 748 749 1. 2. 3. 4. » » » » 750 751 752 752 Capitolo 19: I sistemi nervoso ed endocrino Capitolo 20: La riproduzione e lo sviluppo L’apparato riproduttore maschile...................................................................................................... L’apparato riproduttore femminile................................................................................................... La fecondazione e lo sviluppo embrionale..................................................................................... La gravidanza e il parto.......................................................................................................................... Capitolo 21: La difesa dell’organismo Capitolo 22: La biosfera 1. La vita nelle acque.................................................................................................................................... 2. La vita sulle terre emerse...................................................................................................................... » » 757 758 1. La sfera celeste........................................................................................................................................... 2. Le stelle e le galassie................................................................................................................................ 3. L’origine dell’Universo............................................................................................................................ » » » 760 761 762 1. 2. 3. 4. » » » » 764 764 765 766 Capitolo 23: L’Universo Capitolo 24: Il Sistema Solare 7. 8. Caratteri generali...................................................................................................................................... Il Sole.............................................................................................................................................................. I pianeti, Le leggi di Keplero e la legge di gravitazione universale di Newton................ L’origine del Sistema Solare.................................................................................................................. Schede: I pianeti del Sistema Solare [Espansione Web] Il pianeta Terra........................................................................................................................................... 5.1 Moti fondamentali........................................................................................................................... 5.2 Moti secondari................................................................................................................................... La Luna.......................................................................................................................................................... 6.1 Moti della Luna................................................................................................................................. 6.2Eclissi.................................................................................................................................................... 6.3 Teorie sull’origine della Luna..................................................................................................... I pionieri delle missioni spaziali......................................................................................................... I propellenti dei vettori spaziali [Espansione Web] 1. 2. 3. 4. 5. La composizione........................................................................................................................................ Le suddivisioni........................................................................................................................................... La temperatura........................................................................................................................................... La pressione e i venti............................................................................................................................... L’umidità e le precipitazioni................................................................................................................. » » » » » 775 775 776 777 778 1. Il ciclo idrologico....................................................................................................................................... 2. Gli oceani...................................................................................................................................................... 2.1 Onde....................................................................................................................................................... 2.2 Maree.................................................................................................................................................... 2.3 Correnti................................................................................................................................................ 3. I ghiacciai...................................................................................................................................................... 4. Le acque continentali.............................................................................................................................. 4.1 Fiumi..................................................................................................................................................... 4.2 Laghi...................................................................................................................................................... » » » » » » » » » 780 780 781 781 782 782 783 783 783 5. 6. Capitolo 25: L’atmosfera Capitolo 26: L’idrosfera » » » » » » » » 767 767 770 771 772 773 773 774 Indice Generale 1. Il sistema immunitario........................................................................................................................... Pag. 754 1.1 Rete linfatica...................................................................................................................................... » 754 1.2 Milza e timo........................................................................................................................................ » 754 2. Le difese aspecifiche................................................................................................................................ » 754 3. Le difese specifiche................................................................................................................................... » 755 3.1 Linfociti B............................................................................................................................................ » 755 3.2 Linfociti T............................................................................................................................................ » 756 1081 Capitolo 27: La struttura della Terra solida 1. La litosfera.................................................................................................................................................... Pag. 785 2. Le rocce......................................................................................................................................................... » 785 2.1 Rocce ignee......................................................................................................................................... » 786 2.2 Rocce sedimentarie......................................................................................................................... » 787 2.3 Rocce metamorfiche....................................................................................................................... » 789 3. L’interno della Terra e i diversi involucri che lo compongono............................................... » 790 Capitolo 28: La geodinamica endogena 1. 2. 3. 4. Il calore interno.......................................................................................................................................... Il magnetismo............................................................................................................................................. La tettonica delle placche...................................................................................................................... Vulcanismo, sismi e orogenesi............................................................................................................. » » » » 792 792 793 795 Il modellamento del rilievo terrestre............................................................................................... I processi di degradazione delle rocce............................................................................................. La formazione e la classificazione dei suoli................................................................................... Il modellamento dei versanti e il dilavamento............................................................................. La morfologia fluviale e l’erosione..................................................................................................... Il carsismo.................................................................................................................................................... La morfologia glaciale e periglaciale................................................................................................. 7.1 L’azione erosiva dei ghiacciai...................................................................................................... 7.2 La funzione di trasporto e di deposito dei ghiacciai......................................................... 7.3 L’ambiente periglaciale.................................................................................................................. 8. La morfologia eolica................................................................................................................................. 9. La morfologia costiera............................................................................................................................ 10. Il ciclo d’erosione e le superfici di spianamento.......................................................................... » » » » » » » » » » » » » 798 798 799 801 804 806 808 809 809 810 811 812 814 1. La stratigrafia.............................................................................................................................................. 2. La tettonica.................................................................................................................................................. » » 816 817 1. Le ere geologiche....................................................................................................................................... 2. La paleogeografia...................................................................................................................................... » » 819 820 1. 2. 3. 4. Caratteri generali...................................................................................................................................... I climi delle basse latitudini.................................................................................................................. I climi delle medie latitudini................................................................................................................ I climi delle alte latitudini...................................................................................................................... » » » » 824 826 828 829 1. Caratteri generali...................................................................................................................................... 2. Le classi di formazione e le associazioni animali........................................................................ 2.1 La foresta............................................................................................................................................. 2.2 La savana............................................................................................................................................. 2.3 La prateria........................................................................................................................................... 2.4 Il deserto.............................................................................................................................................. » » » » » » 831 833 834 836 837 837 Capitolo 29: La geodinamica esogena Indice Generale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 1082 Capitolo 30: Elementi di stratigrafia e di tettonica Capitolo 31: Paleogeografia ed evoluzione della vita Capitolo 32: Il clima Capitolo 33: Elementi di fitogeografia e di zoogeografia Capitolo 34: L’ecologia 1. 2. 3. L’equilibrio ecologico............................................................................................................................... Pag. 838 L’uomo e l’ambiente................................................................................................................................. » 839 Il dissesto idrogeologico: un problema anche, e soprattutto, italiano [Espansione Web] Sezione IV Educazione alla salute [Espansione Web] Parte II Competenze e strumenti pedagogico-didattici Capitolo 1: Sviluppo cognitivo, affettivo e sociale 1. Concetto e storia della psicologia dello sviluppo........................................................................ 1.1 Definizioni di base........................................................................................................................... 1.2 Modelli teorici e clinici.................................................................................................................. 2. Piaget e lo sviluppo mentale del bambino..................................................................................... 3. Istruzione e cultura dell’educazione per Bruner......................................................................... 4. Maturazione biologica e apprendimento........................................................................................ 5. Lo sviluppo psicologico in età scolare.............................................................................................. 6. Ambiente e sviluppo secondo Vygotskij.......................................................................................... 7. Le teorie psicoanalitiche dello sviluppo.......................................................................................... 7.1 L’approccio psicoanalitico di Freud......................................................................................... 7.2 Anna Freud......................................................................................................................................... 7.3 Lo sviluppo psico-sociale di Erikson....................................................................................... 7.4 Melanie Klein .................................................................................................................................... 7.5 Winnicott: dalla psicoanalisi infantile al concetto di sé.................................................. 7.6 Heinz Kohut . ..................................................................................................................................... 8. La teoria dell’attaccamento di Bowlby............................................................................................. 9.Età evolutiva e apprendimento........................................................................................................... 10. Pedagogia della preadolescenza e dell’adolescenza.................................................................. » » » » » » » » » » » » » » » » » » 844 844 844 846 847 848 849 850 851 852 853 854 856 858 860 861 863 866 1. Insegnamento e società.......................................................................................................................... 1.1 Il ruolo della famiglia..................................................................................................................... 1.2 Il ruolo della scuola......................................................................................................................... 1.3 Il ruolo della città e del territorio............................................................................................. 1.4 Le ricadute sulla formazione...................................................................................................... 2. Il contesto ambientale............................................................................................................................. 3. Le professioni educative........................................................................................................................ 4. La professionalità docente.................................................................................................................... 5. La comunicazione intersoggettiva (docente-allievo)................................................................ » » » » » » » » » 868 869 869 869 870 870 871 872 874 1. I Bisogni Educativi Speciali................................................................................................................... 1.1 Strategie di intervento................................................................................................................... 1.2 Il Piano Didattico Personalizzato.............................................................................................. 1.3 Gruppi di lavoro e inclusività...................................................................................................... » » » » 876 877 878 879 Capitolo 2: Agenzie educative e formazione Capitolo 3: Bisogni Educativi Speciali e scuola dell’inclusione Indice Generale Indicazioni nazionali e Linee guida per le discipline relative alla classe di concorso A28 [Espansione Web] 1083 2. I disturbi specifici di apprendimento (DSA).................................................................................. Pag. 880 2.1 La dislessia.......................................................................................................................................... » 880 2.2 La disgrafia e la disortografia..................................................................................................... » 881 2.3 La discalculia...................................................................................................................................... » 881 2.4 La normativa per il diritto allo studio degli alunni con DSA......................................... » 882 2.5 Strumenti compensativi e misure dispensative ................................................................ » 884 2.6 Le competenze del referente d’istituto e del docente ..................................................... » 884 2.7 Approcci didattici e metodologici............................................................................................. » 885 3. Lo svantaggio socio-economico, linguistico e culturale........................................................... » 887 4. Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (DDAI o ADHD)...................................... » 888 4.1 Strategie didattiche e metodologiche...................................................................................... » 890 4.2 Misure dispensative, Strumenti compensativi.................................................................... » 890 5. Strumenti operativi.................................................................................................................................. » 891 5.1 Come compilare un PDP............................................................................................................... » 891 Capitolo 4: Progettazione e strategie per la didattica Indice Generale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 1084 11. 10. 12. 13. 14. 15. 16. 17. La cultura della programmazione...................................................................................................... La pianificazione di un curricolo........................................................................................................ La programmazione d’istituto............................................................................................................. La programmazione educativa............................................................................................................ La programmazione didattica.............................................................................................................. La didattica disciplinare......................................................................................................................... La programmazione curricolare......................................................................................................... Conoscenza e accoglienza...................................................................................................................... 8.1 Introduzione...................................................................................................................................... 8.2 Strategie didattiche......................................................................................................................... Le modalità di apprendimento............................................................................................................ 9.1 Profili generali................................................................................................................................... 9.2 Cosa ci si aspetta dal docente?................................................................................................... Mappe mentali e mappe concettuali................................................................................................. 10.1 Brain-storming............................................................................................................................... 10.2 Mappe mentali............................................................................................................................... 10.3 Mappe concettuali........................................................................................................................ Il “pensiero laterale” e il “pensiero verticale”............................................................................... 11.1 Introduzione................................................................................................................................... 11.2 Tecniche metacognitive.............................................................................................................. I lavori di gruppo....................................................................................................................................... 12.1 Concetto............................................................................................................................................ 12.2 Cooperative learning.................................................................................................................... 12.3 Discussione a piramide.............................................................................................................. Lettura e decodificazione di testi....................................................................................................... 13.1 Tecniche............................................................................................................................................ 13.2 Feedback........................................................................................................................................... Didattica laboratoriale, problem solving e lavoro per progetti.............................................. 14.1 Didattica laboratoriale................................................................................................................ 14.2 Il docente nella didattica laboratoriale............................................................................... 14.3 La didattica per problemi.......................................................................................................... 14.4 Lavoro per progetti (project work)........................................................................................ La pedagogia differenziata.................................................................................................................... Apprendimento personalizzato e apprendimento individualizzato................................... La teoria delle intelligenze multiple e l’educazione................................................................... 17.1 Introduzione................................................................................................................................... 17.2 Spunti operativi per insegnare “intelligentemente”...................................................... 17.3 Attività didattiche per sollecitare le intelligenze multiple.......................................... » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 897 900 901 902 902 903 904 906 906 907 908 908 909 911 911 912 912 913 913 914 915 915 915 916 916 916 917 917 917 918 919 920 921 922 923 923 925 926 Capitolo 5: Gruppi e apprendimento cooperativo 1. Insegnare e apprendere in team......................................................................................................... 2. La scuola come organizzazione........................................................................................................... 2.1 Il leader e il team.............................................................................................................................. 2.2 Dal gruppo di individui al team................................................................................................. 3. Problem solving e Problem setting...................................................................................................... 4. Le codocenze............................................................................................................................................... » » » » » » 929 929 931 931 932 933 1. 2. 3. 4. 5. Concetto........................................................................................................................................................ Valutazione di sistema e valutazione delle scuole...................................................................... La valutazione dei docenti..................................................................................................................... Perché valutare nella scuola?............................................................................................................... Le fasi della valutazione dello studente.......................................................................................... 5.1 La valutazione formativa.............................................................................................................. 5.2 La valutazione sommativa............................................................................................................ 5.3 Dalla valutazione alla misurazione.......................................................................................... 5.4 Verifiche............................................................................................................................................... 6. L’era delle competenze........................................................................................................................... 6.1 Le competenze chiave e le competenze di cittadinanza.................................................. 6.2 La certificazione delle competenze.......................................................................................... 6.3 Quando deve essere fatta la certificazione........................................................................... 6.4 Come deve essere fatta la certificazione................................................................................ » » » » » » » » » » » » » » 936 936 937 938 942 943 943 943 944 944 944 945 947 947 1. Cittadinanza europea e conoscenza delle lingue......................................................................... 2. Il Content and Language Integrated Learning (CLIL)................................................................ 2.1 Modalità operative dell’insegnamento della DNL in lingua straniera....................... » » » 949 951 951 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. » » » » » » » » » » » » » » » » » 955 955 956 958 960 960 961 962 963 966 966 967 968 969 969 970 970 Capitolo 6: La valutazione Capitolo 7: Il CLIL: una lingua veicolare per l’apprendimento Capitolo 8: La Scuola digitale Comunicazione e società........................................................................................................................ La diffusione delle tecnologie informatiche nella scuola......................................................... La didattica multimediale...................................................................................................................... Lo sviluppo professionale del personale scolastico................................................................... Le strategie di documentazione.......................................................................................................... La reticolarità della comunicazione multimediale..................................................................... I servizi per gli utenti.............................................................................................................................. La diffusione della LIM in Italia........................................................................................................... La comunicazione efficace con gli strumenti digitali e le ICT................................................ In classe con la LIM: proposte di attività didattiche.................................................................. 10.1 LIM e quiz interattivi................................................................................................................... 10.2 LIM e mappe concettuali........................................................................................................... 10.3 LIM e Learning object.................................................................................................................. 10.4 LIM e video digitali....................................................................................................................... 10.5 LIM e WEB 2.0................................................................................................................................ 10.6 Il blog con la LIM........................................................................................................................... 10.7 Il podcast in classe con la LIM.................................................................................................. Indice Generale 18. Imparare ad imparare............................................................................................................................. Pag. 926 18.1 La programmazione neuro-linguistica................................................................................ » 927 18.2 Approccio multisensoriale e pedagogia differenziata.................................................. » 927 1085 10.8 La wiki-didattica............................................................................................................................ Pag. 971 10.9 LIM e webquest............................................................................................................................... » 972 11. Una lezione in classe con la lim........................................................................................................... » 973 11.1 Premessa.......................................................................................................................................... » 973 11.2 Operazioni preliminari a una lezione con la LIM............................................................ » 974 11.3 Una semplice lezione con la LIM............................................................................................ » 974 11.4 Una lezione con la LIM con l’uso di strumenti avanzati............................................... » 975 Parte III la prova scritta Esempi di quesiti disciplinari in lingua straniera (inglese) [Espansione Web] Test 1: Matematica............................................................................................................................................. Test 2: Scienze...................................................................................................................................................... » 978 » 1004 Parte IV La lezione simulata Indice Generale Capitolo 1: La lezione simulata come prova di concorso 1086 1. La prova orale nel concorso a cattedre 2012................................................................................ 2. Che cosa è una lezione simulata......................................................................................................... 3. I criteri di Valutazione della lezione simulata.............................................................................. » 1016 » 1016 » 1017 1. 2. 3. 4. Come si imposta una lezione................................................................................................................ Le competenze relazionali del docente........................................................................................... La comunicazione didattica.................................................................................................................. I vari tipi di lezione: frontale, dialogata, partecipata................................................................. » » » » 1021 1021 1023 1025 1. 2. 3. 4. 5. 6. Prova orale del nuovo concorso.......................................................................................................... Come impostare una lezione simulata............................................................................................. Gli obiettivi educativi e didattici......................................................................................................... I momenti fondamentali della programmazione didattica..................................................... La verifica degli apprendimenti.......................................................................................................... Un modello di lezione simulata........................................................................................................... » » » » » » 1029 1030 1030 1032 1033 1034 Capitolo 2: La lezione in classe Capitolo 3: Come organizzare una lezione simulata Capitolo 4: Modello di lezione simulata di matematica......................................... Capitolo 5: Modello di lezione simulata di scienze..................................................... » 1037 » 1043 Capitolo 11 Il calcolo differenziale per funzioni di una variabile reale Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica 1. La derivata 176 Sia y = f (x) una funzione definita in un intervallo [a, b], e siano x e x + h due punti di detto intervallo; si definisce: — incremento della variabile indipendente la quantità: Δx = h — incremento della variabile dipendente la variazione positiva della funzione dal punto avente ascissa x al punto avente ascissa x + h: Δy = f (x + h) – f (x) — rapporto incrementale il rapporto tra l’incremento della funzione e l’incremento della variabile indipendente: f^ x + h h – f^ x h Dy = h Dx Si dice derivata della funzione y = f (x) il limite, se esiste ed è finito, del rapporto incrementale, per Δx che tende a zero: f ʹ(x) = y ʹ = lim Δx →0 Δy f (x + h)– f (x) = lim h Δx h→0 2. Le derivate destra e sinistra è possibile che, pur non esistendo il limite per h → 0 del rapporto incrementale di cui al precedente paragrafo, esistano, e siano finiti, il limite destro e/o il limite sinistro. Si parla in tal caso, rispettivamente, di derivata destra e derivata sinistra, e si indicano in questo modo: f l^ x h+ = lim h " 0+ f^ x + h h – f^ x h h e f l^ x h– = lim h"0 – f^ x + h h – f^ x h h Una funzione si dice derivabile in tutto l’intervallo in cui è definita se ammette la derivata in ogni punto di detto intervallo. Inoltre, ogni funzione f (x) derivabile in un punto x è ivi continua; non è vero il contrario, ossia non tutte le funzioni continue in un intervallo sono derivabili in ogni punto dell’intervallo. Infatti, la derivata destra potrebbe essere diversa dalla derivata sinistra in punti che prendono il nome di punti angolosi. La funzione: y = ⎢x – 5⎢ è continua nel punto x = 5, tuttavia non è ivi derivabile; infatti, la derivata destra e sinistra sono, rispettivamente, uguali a +1 e –1. 3. Il significato geometrico della derivata Il diagramma della funzione y = f (x) sia rappresentato dalla curva tracciata nella figura seguente. La derivata f ʹ(x) è il coefficiente angolare della retta tangente alla curva y = f (x) nel punto di ascissa x. y Q y=f(x) Il rapporto incrementale: α Q x+h Δx=h P a f(x+h) f(x) α O Q Δx x b x f^ x + h h – f^ x h Q m Q Dy = = = tgal h Dx PQ m essendo il triangolo PQʺQ rettangolo in Qʺ, rappresenta la tangente trigonometrica dell’angolo αʹ individuato dall’asse delle ascisse e dalla retta passante per i punti P e Q, aventi ascissa, rispettivamente, x e x + h. Se h tende a zero, il punto Q tende al punto P, per cui la secante PQ ruota intorno a P e tende alla posizione limite della tangente alla curva nel punto P. Di conseguenza, l’angolo αʹ tende ad assumere il valore a, e il coefficiente angolare della retta secante tende al coefficiente angolare della retta tangente in P. Pertanto, derivata f ʹ(x) è proprio il coefficiente angolare della retta tangente alla curva nel punto di ascissa x: f l^ x h = lim Dx " 0 Dy = tga Dx 177 Se f ʹ(x) = 0 si ha che tgα = 0, per cui la tangente nel punto di ascissa x è parallela all’asse x. Se esistono e sono diverse tra loro le derivate destra e sinistra, la curva ammette in P due tangenti diverse. 4. Il differenziale La derivata di una funzione y = f (x) in un dato intervallo è: f l^ x h = lim Dx " 0 Posto: si ha: cioè ε è un infinitesimo per Dx → 0. ε= Dy Dx Δy – f ʹ(x) Δx lim ε = 0 Δx →0 Capitolo 11 Il calcolo differenziale per funzioni di una variabile reale Δy=f(x+h)–f(x) α P (1) Dalla (1) si ricava: Δy = f ʹ(x)Δx + εΔx Poiché, in generale, è f ʹ(x) ≠ 0, il prodotto f ʹ(x)Δx è, per ogni x costante e Dx variabile, un infinitesimo dello stesso ordine di Dx, per Dx → 0. Invece, εDx è sempre un infinitesimo d’ordine superiore rispetto a Dx, perché è: lim Δx →0 εΔx = lim ε = 0 Δx Δx →0 Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica L’incremento della funzione Δy è dato, quindi, dalla somma di una parte principale f ʹ(x)Δx e di un infinitesimo εΔx. 178 La parte principale si chiama differenziale della funzione y = f (x) ed è uguale al prodotto della derivata della funzione per l’incremento arbitrario della variabile indipendente; si indica in questo modo: dy = f ʹ(x)Dx Se f (x) = x, si ha: f ʹ(x) = 1, e quindi: dx = 1 ⋅ Dx = Dx Pertanto, la derivata può essere vista come rapporto di differenziali; infatti, si ha: dy = f l^ x h dx Graficamente, il differenziale di una funzione non è altro che l’incremento dell’ordinata del punto P[x, f (x)] della tangente al diagramma della funzione (nel punto P stesso), quando si passa da tale punto a quello di ascissa x + Dx. 5. Le regole di derivazione Siano date due funzioni f (x) e g(x), definite in un intervallo comune e derivabili in quei punti dell’intervallo cui si fa riferimento. I. Teorema • La derivata di una somma di funzioni è uguale alla somma delle derivate delle singole funzioni. In formule, si ha: y = f (x) + g(x) ⇒ yʹ = f ʹ(x) + gʹ(x) II. Teorema • La derivata di una differenza di funzioni è uguale alla differenza delle derivate delle singole funzioni. In formule, si ha: y = f (x) – g(x) ⇒ yʹ = f ʹ(x) – gʹ(x) III. Teorema • La derivata di un prodotto di due funzioni è uguale alla somma dei prodotti di ciascuna funzione per la derivata dell’altra. In formule, si ha: y = f (x) ⋅ g(x) ⇒ yʹ = f ʹ(x) ⋅ g(x) + f (x) ⋅ gʹ(x) In particolare, la derivata del prodotto di una costante per una funzione è uguale al prodotto della costante per la derivata della funzione. In formule, si ha: y = kf (x) ⇒ yʹ = kf ʹ(x) IV. Teorema • La derivata di un prodotto di più di due funzioni è uguale alla somma dei prodotti della derivata di ciascuna funzione per tutte le altre funzioni non derivate. Date, per esempio, tre funzioni, f (x), g(x) e z(x), si ha: y = f (x) ⋅ g(x) ⋅ z(x) ⇒ yʹ = f ʹ(x) ⋅ g(x) ⋅ z(x) + f (x) ⋅ gʹ(x) ⋅ z(x) + f (x) ⋅ g(x) ⋅ zʹ(x) y= f^ x h f l^ x h g^ x h – f ^ x h gl^ x h & yl = g^ x h 6 g^ x h@2 VI. Teorema • La derivata della potenza nma di una funzione f (x) è uguale al prodotto di n[f (x)]n–1 per la derivata della funzione. In formule, si ha: y = [f (x)]n ⇒ yʹ = n[f (x)]n–1f ʹ(x) Tale regola vale, oltre che per le potenze ad esponente intero positivo n, anche per le potenze aventi come esponente un numero reale qualunque. Esempio 1 Calcolare la derivata della funzione: y = senx · cosx Ricordando la formula di duplicazione del coseno, la derivata prima della funzione data è: yʹ = cos2x – sen2x = cos2x 6. Le derivate di funzioni composte e di funzioni inverse Sia z = g(x) una funzione reale definita in un intervallo I e derivabile nel punto x0∈ I, e sia y = f (z) una funzione reale definita in un intervallo Iʹ, tale che g(I) ≤ Iʹ, e derivabile nel punto z0 = g(x0). Allora la funzione composta y = f [g(x)] è derivabile in x0, e si ha: yʹ(x0) = f ʹ(z0) ⋅ gʹ(x0) Volendo indicare la derivata in un punto generico, possiamo scrivere: yʹ(x) = f ʹ(z) ⋅ gʹ(x) In pratica, per derivare una funzione di funzione, questa si deve anzitutto derivare rispetto alla variabile da cui dipende direttamente e poi moltiplicare per la derivata di quest’ultima rispetto alla variabile indipendente. Questo teorema si estende anche al caso in cui le funzioni componenti siano più di due. è noto che la funzione y = f (x) si dice invertibile in un intervallo chiuso [a, b] se ad ogni valore della x corrisponde uno e un solo valore di y in [aʹ, bʹ]­, dove aʹ e bʹ sono il minimo e il massimo della funzione nell’intervallo [a, b], e, viceversa, se ad ogni valore di y in [aʹ, bʹ] corrisponde uno e un solo valore di x in [a, b]. In altre parole, la funzione è invertibile se è continua in detto intervallo. Se la funzione y = f (x) è derivabile, con derivata non nulla nell’intervallo [a, b], la sua funzione inversa x = g(y) è derivabile, con derivata non nulla, in [aʹ, bʹ], e la sua derivata, per ogni Capitolo 11 Il calcolo differenziale per funzioni di una variabile reale V. Teorema • La derivata del quoziente di due funzioni è uguale a una frazione avente al denominatore il quadrato del denominatore e al numeratore la differenza fra il prodotto del denominatore per la derivata del numeratore e il prodotto del numeratore per la derivata del denominatore. In formule, si ha: 179 coppia di valori corrispondenti x e y, è uguale al reciproco della derivata della funzione data. In formule, si ha: gl^ y h = Esempio 2 Calcolare la derivata prima della funzione: y=e 1 f l^ x h sen x Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica Applicando la regola di derivazione di funzioni composte e le regole di derivazione delle funzioni componenti la funzione data, si ha che la derivata in questione è uguale a: 180 yl =e senx $ D senx = e senx $ 1 $ Dsenx = e 2 senx senx $ cosx 2 senx 7. Le derivate di ordine superiore Se una funzione f (x) è derivabile in un intervallo (a, b) e la funzione f ʹ(x), che rappresenta la derivata di f (x) in (a, b), è a sua volta derivabile in (a, b), si dice derivata seconda di f (x) in (a, b) la derivata di f ʹ(x). Essa si indica con uno dei seguenti simboli: yʺ, f ʺ(x), D2f (x) La derivata della derivata seconda è detta derivata terza e così via. Più generalmente, così proseguendo, si giunge al concetto di derivata n-esima: D(n)f (x) = D[D(n–1)f (x)] Le derivate di ordine superiore al primo si calcolano applicando in maniera replicata le regole di derivazione precedentemente trattate. 8. I teoremi sulle derivate Teorema di Lagrange o del valore medio • Se una funzione y = f (x) è continua in un intervallo chiuso[a, b] e derivabile nei punti interni di tale intervallo, allora esiste almeno un punto x0, interno ad [a, b], tale che: f^ b h – f^ a h = f l^ x 0 h b–a Geometricamente, il teorema appena enunciato si traduce nell’esistenza, nell’arco di linea rappresentante la funzione, di un punto nel quale la tangente è parallela alla corda che congiunge i punti estremi dell’arco. Corollari I. Se in tutto l’intervallo [a, b] si ha f ʹ(x) = 0, allora la funzione è costante nell’intervallo [a, b]. II. Due funzioni f (x) e g(x), derivabili e aventi uguale derivata in tutti i punti dell’intervallo [a, b], differiscono tra loro di una costante. III.Se in un intervallo [a, b] la derivata f ʹ(x) è sempre positiva (negativa), allora la funzione è, in tale intervallo, crescente (decrescente). Teorema di Rolle • Se una funzione y = f (x), continua in un intervallo chiuso [a, b] e derivabile nei punti interni di tale intervallo, assume valori uguali agli estremi dell’intervallo, esiste almeno un punto x0, interno ad [a, b], tale che f´(x0) = 0. Teorema di Cauchy o degli incrementi finiti • Se f (x) e g(x) sono funzioni continue in un intervallo chiuso [a, b], derivabili nei punti interni di tale intervallo, e la derivata gʹ(x) non si annulla mai in tale intervallo, esiste almeno un punto x0, interno ad [a, b], tale che il rapporto degli incrementi finiti delle due funzioni è uguale al rapporto dei valori delle loro derivate nel punto x0. In formule, si ha: 9. Il teorema di L’Hôpital f l^ x 0 h f^ b h – f^ a h = g^ b h –g^ a h gl^ x 0 h Il teorema di L’Hôpital si enuncia nel seguente modo: Siano f (x) e g(x) due funzioni con le seguenti proprietà: — entrambe derivabili in un intorno di x0, escluso al più x0, con x0 numero reale qualsiasi oppure x0 = ∞; — con gʹ(x) mai nulla in detto intorno; — per x → x0, entrambe tendono a 0 o a ∞, per cui il limite del rapporto di f (x) e g(x) assume 3 0 una delle forme indeterminate oppure . 3 0 f l^ x h In tali ipotesi, se esiste il lim l , sussiste la relazione: g ^xh x " x0 lim x " x0 f^ x h f l^ x h = lim g ^ x h x " x 0 g l^ x h Qualora anche il limite del rapporto delle derivate prime si presenti sotto forma indeterminata, ma per f ʹ(x) e gʹ(x) valgano le stesse proprietà di f (x) e g(x), si può provare a calcolaf m^xh re il lim g m x , dove f ʺ(x) e gʺ(x) sono le derivate seconde di f (x) e g(x). ^ h La regola enunciata si applica, ovviamente, anche in presenza del solo limite destro o del solo limite sinistro. Talvolta anche i limiti che si presentano sotto una delle forme indeterminate +∞ –∞, 0 · ∞, 00, 1∞ e ∞0 possono valutarsi attraverso la loro trasformazione nelle due forme indeterminate considerate, e calcolarsi, quindi, mediante l’applicazione del teorema di L’Hôpital. x " x0 10. Le relazioni tra derivate e funzioni crescenti e decrescenti Riprendiamo ora un concetto già esaminato, quello della crescenza o della decrescenza di una funzione y = f (x). Questa volta, però, lo esaminiamo alla luce dello studio delle derivate. Sia data una funzione y = f (x), definita in un dato intervallo [a, b], e sia x0 un punto di detto intervallo. Per ogni h positivo e sufficientemente piccolo, la funzione si dice: — crescente in x0, se f (x0 – h) < f (x0) < f (x0 + h); — costante in x0, se f (x0 – h) = f (x0) = f (x0 + h); — decrescente in x0, se f (x0 – h) > f (x0) > f (x0 + h). Capitolo 11 Il calcolo differenziale per funzioni di una variabile reale Geometricamente, il teorema appena enunciato si traduce nell’esistenza, nell’arco di linea rappresentante la funzione, di un punto nel quale la tangente è parallela all’asse delle x. 181 Inoltre, la funzione y = f (x) è: — crescente in ogni punto dell’intervallo [a, b], se la sua derivata f ʹ(x) è sempre positiva in tale intervallo; — costante in ogni punto dell’intervallo [a, b], se la sua derivata f ʹ(x) è sempre uguale a zero in tale intervallo; — decrescente in ogni punto dell’intervallo [a, b], se la sua derivata f ʹ(x) è sempre negativa in tale intervallo. Da ciò discende la seguente regola: per determinare gli intervalli in cui una funzione è crescente, costante o decrescente si deve discutere la funzione f ʹ(x), vale a dire bisogna calcolarne gli zeri e definire gli intervalli in cui essa è, rispettivamente, positiva, nulla o negativa. Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica 11.Massimi e minimi 182 Sia data una funzione y = f (x), definita in un intervallo [a, b], e sia x0 un punto di detto intervallo. Se in un intorno sufficientemente piccolo di x0 i valori della funzione sono tutti non maggiori di f (x0), si dice che la funzione presenta, nel punto x0, un massimo relativo. Il punto x0 è, invece, un punto di minimo relativo se in un intorno sufficientemente piccolo di x0 i valori della funzione sono tutti non minori di f (x0). Al fine di determinare i punti di massimo e minimo relativo di una funzione y = f (x), valgono i seguenti teoremi: Primo teorema • Se il punto x0, interno all’intervallo [a, b], è un punto di massimo o di minimo relativo per la funzione y = f (x), e se in tale punto la funzione è derivabile, si ha necessariamente f ʹ(x0) = 0. Il teorema inverso non vale, ossia in un punto la derivata prima della funzione può essere nulla senza che in quel punto si abbia un massimo o un minimo relativo. Geometricamente ciò vuol dire che in quel punto la tangente alla curva è parallela all’asse x; il punto in questione si chiama flesso a tangente orizzontale. Secondo teorema • Se la funzione y = f (x) è finita e continua in un intervallo [a, b], come pure lo sono le sue derivate successive, e se f ʹ(x0) = 0, si dice che il punto P di ascissa x0 è: — un punto di massimo relativo proprio, se f ʺ(x0) < 0; — un punto di minimo relativo proprio, se f ʺ(x0) > 0; — un punto di flesso orizzontale, se f ʺ(x0) = 0 e f ʹʺ(x0) ≠­0. y y y = f(x) y = f(x) x0-h x0 x0+h x x0-h x0 x0+h x In generale, se una funzione y = f (x) è finita e continua in un intervallo [a, b], come pure lo sono le sue derivate successive, e se in un punto x0 di detto intervallo sono nulle tutte le derivate successive fino a quella di ordine n – 1, mentre è diversa da zero la derivata di ordine n, si ha: — se n è pari, in x0 la funzione presenta un massimo relativo o un minimo relativo a seconda che la derivata di ordine n sia negativa o positiva; — se n è dispari, in x0 la funzione presenta un punto di flesso orizzontale crescente o decrescente a seconda che la derivata di ordine n sia positiva o negativa. y x x0 I punti di massimo assoluto o di minimo assoluto di una funzione definita e continua in un intervallo [a, b] e ivi derivabile si trovano calcolando le ordinate dei punti di massimo e minimo relativi, nonché confrontando queste con le ordinate degli estremi dell’intervallo [a, b]; il massimo assoluto e il minimo assoluto sono, rispettivamente, il più grande e il più piccolo di tali valori. 12. Le concavità di una curva Sia data una funzione y = f (x), definita in un intervallo [a, b] insieme alle sue derivate prima, seconda e terza. Si dice che in un punto P, di ascissa x0, la curva volge la concavità verso l’alto o verso il basso se, dato un intorno completo di x0, per ogni x di tale intorno diverso da x0 le ordinate dei punti della curva sono, rispettivamente, maggiori o minori di quelle della tangente in P, corrispondenti alle medesime ascisse. In x0 la curva ha concavità verso l’alto o verso il basso a seconda che f ʺ(x0) > 0 o f ʺ(x0) < 0. Si dice che in un punto F la curva ha un flesso o un punto di inflessione quando in esso cambia il verso della sua concavità e la tangente in detto punto attraversa la curva, e se f ʺ(x0) = 0 e f ʹʺ(x0) ≠ 0. y y Capitolo 11 Il calcolo differenziale per funzioni di una variabile reale y = ƒ(x) O 183 0 x0 x 0 x0 x In generale, se una funzione y = f (x) è finita e continua in un intervallo [a, b], come pure lo sono le sue derivate successive, e se in un punto x0 di detto intervallo sono nulle tutte le derivate successive fino a quella di ordine n – 1, mentre è diversa da zero la derivata di ordine n, si ha: — se n è pari, in x0 la curva volge la concavità verso l’alto o verso il basso a seconda che la derivata di ordine n sia positiva o negativa; — se n è dispari, in x0 la curva ha un flesso. 13. Gli asintoti Una retta r è detta asintoto della curva y = f (x) se la distanza di un punto P(x, y) di questa curva dalla retta tende a zero quando il punto indicato si allontana indefinitamente sulla curva, rispetto all’origine delle coordinate (cioè quando almeno una delle coordinate del punto considerato tende all’infinito). Gli asintoti ad una curva si chiamano: — verticali, se sono paralleli all’asse y; — orizzontali, se sono paralleli all’asse x; — obliqui, gli altri. La curva di equazione y = f (x) ha per: — asintoto verticale la retta di equazione x = x0 se: lim f ^ x h =+3 x"x — asintoto orizzontale: • la retta di equazione y = y0 se: lim f ^ x h = –3 x"x 0 lim f ^ x h = y 0 oppure x " –3 lim f ^ x h = h oppure x " –3 oppure x " –3 x "+3 Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica oppure 0 lim f ^ x h = y 0 • le rette di equazione y = h e y = k se: x "+3 — asintoto obliquo la retta di equazione y = mx + n se: lim6mx + n – f ^ x h@ = 0 x " +3 (o entrambi) lim f ^ x h = k lim6mx + n – f ^ x h@ = 0 Il coefficiente angolare m e l’intercetta n della retta asintotica sono, rispettivamente: m = lim x"3 f^ xh x y e n = lim 6 f ^ x h – mx@ x"3 y = mx + n y = ƒ(x) 184 0 x 14.Lo studio del grafico di una funzione Per studiare le principali proprietà e descrivere una curva avente equazione y = f (x) è utile procedere secondo il seguente ordine: 1) determinare gli intervalli in cui essa è definita e continua, e quindi il suo comportamento agli estremi degli intervalli; 2) determinare gli eventuali punti di intersezione della curva con gli assi coordinati; 3) ricercare gli eventuali asintoti; 4) ricercare le eventuali simmetrie rispetto all’asse x o all’asse y, oppure rispetto all’origine degli assi; 5) determinare gli intervalli in cui la funzione è positiva o negativa; 6) determinare gli intervalli in cui è crescente o decrescente; 7) determinare i massimi e i minimi; 8) determinare gli intervalli in cui volge la concavità verso l’alto o verso il basso; 9) determinare i punti di flesso. Capitolo Calcolo integrale per funzioni di una variabile reale ed Elementi di teoria della misura 12 Premettendo che per primitiva di una funzione f (x), nell’intervallo [a, b], si intende una funzione F(x) – derivabile in ogni punto di questo intervallo – la cui derivata è f (x), si dice integrale indefinito di una funzione continua reale f (x) la totalità delle funzioni primitive della f (x), e si indica in questo modo: y f^ x hdx Se F(x) è un integrale indefinito di f (x) lo sarà anche F(x) + c, dove c è una costante cui si attribuisce qualunque valore reale, e si ha: y f^ x hdx = F^ x h + c Inoltre: — l’integrale indefinito del prodotto di una costante k per una funzione continua è uguale al prodotto della costante per l’integrale indefinito della funzione. In formule, si ha: y kf^ x hdx = k y f^ x hdx — l’integrale indefinito di una somma di funzioni continue è uguale alla somma degli integrali indefiniti delle singole funzioni. Siano f (x) e g(x) due funzioni; in tal caso, si ha: y 6 f^ x h + g^ x h@dx = y f^ x hdx + y g^ x hdx L’operazione di integrazione indefinita si manifesta, quindi, come l’operazione inversa della derivazione; ma mentre l’operazione di derivazione non si applica a tutte le funzioni continue, l’operazione di integrazione può essere applicata a tutte le funzioni continue. Esempio 1 Calcolare l’integrale indefinito: y senx x dx La funzione in esame è una funzione composta da una funzione trigonometrica e da una funzione irrazionale; pertanto, l’integrale è di facile soluzione considerando che: in cui: y = cosf (x) ⇒ yʹ = –senf (x) · f ʹ(x) f ^x h = x & f l^x h = 1 2 x Capitolo 12 calcolo integrale per funzioni di una variabile reale 1. L’integrale indefinito 185 Pertanto: y senx x = –2cos x +c Esempio 2 Calcolare l’integrale indefinito: y xx+–22 dx Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica L’integrale si risolve applicando alcuni semplici artifici matematici. Esso, infatti, può essere riscritto nella seguente maniera: 186 y xx+–22 dx = y x –2x ++ 22–2 dx = y xx ++ 22 dx– y x +4 2 dx = y dx – 4 y x +1 2 dx = x –4 log x + 2 + c Esempio 3 Calcolare l’integrale indefinito: y x +1x + 1 dx 2 L’integrale dato si risolve considerando che: x2 + x + 1 = x2 + x + Pertanto, si ha: y x +1x + 1 dx = y 2 1 dx = 3 + b x + 1 l2 4 2 1 – 1 + 1 = 3 + b x + 1 l2 4 4 4 2 y 1 dx = 4 3 3 + b 2x + 1 l2 4 2 y 1+ = 4 $ 3 arctg c 2x + 1 m + c = 2 arctg c 2x + 1 m + c 3 2 3 3 3 1 dx = 2x + 1 2 c m 3 Nei tre paragrafi successivi saranno trattati i tre metodi di integrazione. 2. L’integrazione per sostituzione Il metodo di integrazione per sostituzione consiste nel trasformare la variabile di integrazione x, di un integrale indefinito f ^ x h dx , in un’altra variabile, in modo da ottenere una nuova funzione di più agevole integrazione. y Sia ϕ(t) una funzione di t derivabile e invertibile; si pone, quindi: x = ϕ(t) [e diciamo t = h(x) la funzione inversa] il cui differenziale è: dx = ϕ′(t)dt Pertanto, si ha: y f^ x hdx = y f 6{^ t h@{l^ t hdt Una volta calcolato l’integrale in questo modo ottenuto, si sostituisce alla t il suo valore t = h(x): la funzione che ne risulta è l’integrale indefinito proposto. Esempio 4 Calcolare l’integrale indefinito: y 1 –e e x 2x dx L’integrale si risolve applicando il metodo di sostituzione della variabile. Si pone: 1 e x = t & x = logt & dx = dt t Per cui: y 1 –t t 2 1 dt = t y 1 –e e x 2x y 1 –1 t 2 dt = 1 log 1 + t + c 2 1–t x dx = 1 log 1 + ex + c 2 1–e 3. L’integrazione per decomposizione L’integrale indefinito di una funzione continua non può essere determinato ricorrendo ad un metodo generale. Spesso si adoperano degli artifici che consentono di riportare gli integrali dati a degli integrali indefiniti immediati. Si ricorre, quindi, al metodo di integrazione per decomposizione, che consiste nel decomporre, appunto, la funzione data nella somma algebrica di funzioni, di cui siano noti o, in ogni caso, di facile calcolo gli integrali indefiniti. Data la frazione f^ x h , si possono presentare diversi casi: g^ x h — il denominatore presenta radici reali distinte. Siano x1, x2, …, xn le radici del denominatore g(x) e siano A, B, …, N i coefficienti da determinare; si pone: f^ x h A B N g^ x h = x – x 1 + x – x 2 + f + x – x n Per determinare tali coefficienti è sufficiente liberarsi dei denominatori e applicare il principio di identità dei polinomi; — il denominatore presenta radici complesse. La scomposizione si esegue normalmente, solo che nella frazione elementare, che presenta un fattore del tipo (x2 + p), dove p è un numero intero positivo, si pone al numeratore un binomio del tipo Ax + B. Si procede poi normalmente, liberandosi dei denominatori; — la frazione ha il numeratore di grado più alto di quello del denominatore. Per scomporre tali frazioni si esegue la divisione. Siano q(x) il quoziente ed r(x) il resto della divisione. Si pone, quindi: f (x) r(x) = q(x)+ g(x) g(x) — il denominatore presenta radici anche multiple. Se il denominatore g(x) ha per radice x1 di grado n, si pone: f^ x h A B = + +f+ N x – x1 g^ x h ^ x – x 1 hn ^ x – x 1 hn–1 Capitolo 12 calcolo integrale per funzioni di una variabile reale Pertanto, l’integrale considerato si trasforma nell’integrale di facile soluzione: 187 Qualora le radici multiple del denominatore fossero più di una, la scomposizione sarebbe analoga. Infatti, la frazione si scomporrebbe in un numero di frazioni pari alla molteplicità delle radici del polinomio al denominatore. Esempio 5 Calcolare l’integrale indefinito: y 2x 2 1 dx – 5x + 3 Il polinomio al denominatore della frazione è scomponibile nel seguente modo: Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica 2x2 – 5x + 3 = (2x – 3) (x – 1) Pertanto, la funzione razionale in esame può essere decomposta in frazioni elementari. Si ha: 1 ^ 2x – 3 h^ x – 1 h = A + B 2x – 3 x – 1 in cui A e B sono costanti da determinare. Liberando dal denominatore, si ha: 1 = (x – 1)A + (2x – 3)B = (A + 2B) x – A – 3B Per cui deve, necessariamente, essere: ) da cui si ricava facilmente che A = 2 e B = –1. A + 2B = 0 –A – 3B = 1 Sostituendo ad A e B i valori appena ottenuti, si ha: 1 L’integrale si risolve, così, facilmente: y 2x 2 1 dx = – 5x + 3 ^ 2x – 3 h^ x – 1 h = 2 – 1 2x – 3 x – 1 y ^2x – 31h^ x – 1h dx = y 2x2– 3 dx – y x 1– 1 dx = log 2xx ––13 +c Esempio 6 188 Calcolare l’integrale indefinito: y 9x9x+ +x 1– 3 dx 3 2 Siccome nella funzione integranda il numeratore è di grado più alto del denominatore, si effettua la divisione e si ha: 9x 3 + x – 3 3 =x– 2 9x 2 + 1 9x + 1 Considerando che 9x2 + 1 = 1 + (3x)2, l’integrale dato si risolve facilmente: y 9x9x+ x+ –1 3 dx = y xdx – y 1 + 3^3xh dx = 12 x – arctg3x + c 3 2 2 2 4. L’integrazione per parti Siano f e g due funzioni della x, continue e dotate di derivata continua. Si ha: e quindi: d(fg) = fdg + gdf, ossia: d(fg) = fgʹdx + gf ʹdx fgʹdx = d(fg) – gf ʹdx Integrando ambo i membri di quest’ultima uguaglianza, si ottiene: ∫ f (x) gʹ(x)dx = f (x)g(x)- ∫ g(x) f ʹ(x)dx In questa formula è contenuta la formula di integrazione per parti. Essa è applicata tutte le volte che di uno dei due fattori, gʹx nel nostro caso, si riesce a determinare una primitiva g(x). La regola di integrazione per parti si può enunciare nel seguente modo: l’integrazione del prodotto di un fattore finito f per un fattore differenziale dg = gʹdx è uguale al fattore finito per l’integrale del fattore differenziale meno l’integrale del prodotto dell’integrale trovato per il differenziale del fattore finito. Calcolare l’integrale indefinito: y xlogx dx x2 L’integrale dato si risolve con il metodo di integrazione per parti. Si assuma come fattore differenziale xdx = d 2 ; si ha: y xlogxdx = x2 logx – y x2 $ 1x dx = x2 logx – x4 + c = x2 b log x – 12 l + c 2 2 2 2 2 5. L’integrale definito Sia data una funzione y = f (x), definita e continua, derivabile e a derivata continua in un intervallo [a, b]; la si ponga, inoltre, positiva in [a, b]. Il concetto di integrale definito è illustrato esaminando l’area limitata dalla curva di equazione y = f (x), dall’asse delle x e dalle due parallele all’asse y condotte per gli estremi a e b. y N y = ƒ(x) 189 M M’ O Capitolo 12 calcolo integrale per funzioni di una variabile reale Esempio 7 N’ a x 1 x2 x3 x4 b x Si divida l’intervallo [a, b] in n parti mediante i punti di ascissa a, x1, x2, …, b e siano: — h1, h2, h3, …, hn le ampiezze di ciascun intervallo; — m1, m2, m3, …, mn i valori minimi che la funzione assume in ciascuno di questi intervalli; — M1, M2, M3, …, Mn i valori massimi che la funzione assume in ciascuno di questi intervalli. L’area del trapezio mistilineo MNNʹMʹ è compresa tra le somme: s l^ h h = m 1 h 1 + m 2 h 2 + m n h n = s m^ h h = M 1 h 1 + M 2 h 2 + M n h n = n /m h i=1 i i n /M h i=1 i i le quali indicano, rispettivamente, la somma delle aree dei rettangoli inscritti, contenuti nel trapezoide, e la somma delle aree dei rettangoli circoscritti, contenenti il trapezoide. Entrambe variano al variare delle singole lunghezze di ciascun intervallo. Si dimostra che: lim s l^ h h = lim s m^ h h h"0 h"0 Tale limite è proprio uguale all’estremo superiore dei valori assunti da s′(h) e all’estremo inferiore dei valori assunti da s″(h). Si operi una nuova suddivisione dell’intervallo [a, b] e siano ∆xi e f (χi), rispettivamente, la lunghezza di uno degli intervallini in cui si è suddiviso l’intervallo [a, b] e il valore che la funzione assume in un punto χi dell’intervallo ∆xi; al tendere di ∆x a zero, la somma: Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica n 190 / f^ | hDx i i=1 tende al limite comune di s′(h) e s″(h), e si ha: b i n ∫ f (x)dx = lim ∑ f (χ )Δx Δx →0 a i i i =1 Il limite dato è uguale all’integrale definito della funzione continua f (x) estesa all’intervallo [a, b], dove a e b sono detti estremi di integrazione (rispettivamente inferiore e superiore) e indicano gli estremi entro cui varia la x (detta variabile di integrazione). L’integrale definito, essendo un numero, non dipende assolutamente dalla variabile x. Si può affermare, quindi, che l’integrale definito è la somma di infiniti termini infinitesimi, rappresentati da tanti rettangoli di altezza f (x) e base infinitesima dx. Prima di esporre le proprietà dell’integrale definito, premettiamo le seguenti definizioni: — se si invertono gli estremi di integrazione, il valore dell’integrale cambia segno. Infatti, posto a < b, si ha: b y a f ^ x h dx = – a y b f ^ x h dx — se l’estremo superiore d’integrazione è uguale all’estremo inferiore, il valore dell’integrale è nullo e si ha: a y a f ^ x h dx =0 6. Le proprietà dell’integrale definito — L’integrale definito di un prodotto di una costante per una funzione è uguale al prodotto della costante per l’integrale della funzione. In formule, si ha: b y a kf ^ x h dx = k b y a f ^ x h dx — Siano f (x) e g(x) due funzioni integrabili in [a, b]; l’integrale della loro somma è uguale alla somma degli integrali delle singole funzioni. In formule, si ha: b b y 6 f^ x h + g^ x h@dx = y a a f ^ x h dx + b y g^ x hdx a — Sia c un punto dell’intervallo [a, b] in cui la funzione è continua; si ha: b y a f ^ x h dx = c y a f ^ x h dx + b y c f ^ x h dx Si consideri, ora, l’enunciato del teorema che segue. b y a f ^ x h dx = ^ b – a h f ^ x 0 h 7. La relazione tra integrale indefinito e integrale definito Sia data una funzione y = f (x), limitata e integrabile in un intervallo [a, b], e sia x un punto di detto intervallo. La funzione data è integrabile nell’intervallo [a, x] e, indicando con t la variabile di integrazione, per non confonderla con la variabile indipendente, si ha: x F^ x h = y a f ^ t h dt Quindi F(x) è una funzione di x nell’intervallo [a, b] ed è detta funzione integrale di f (x). Da quanto detto dimostriamo il successivo, importante teorema. Teorema fondamentale del calcolo integrale o Teorema di Torricelli • Se la funzione integranda f (x) è continua, esiste la derivata della funzione integrale F(x) nel punto x ed è uguale al valore che la funzione integranda assume nello stesso punto, ossia: F ′(x) = f (x) L’incremento della F(x) relativo al punto x e all’incremento h è: F^ x + h h – F^ x h = x +h y a f ^ t h dt – x y a ossia, in base alle proprietà degli integrali definiti, è: x F(x + h)– F(x) = ∫ f (t )dt + a cioè: F(x + h)– F(x) = x +h f ^ t h dt x ∫ f (t )dt - ∫ f (t )dt x a x +h ∫ f (t )dt x Sia x0 un conveniente punto dell’intervallo [x, x + h]. Applicando il teorema della media, si ha: da cui: F(x + h) – F(x) = h f (x0) F^ x + h h – F^ x h = f^ x 0 h h Capitolo 12 calcolo integrale per funzioni di una variabile reale Teorema della media • L’integrale definito di una funzione continua f (x) è uguale all’ampiezza (b – a) dell’intervallo di integrazione, moltiplicata per il valore che la funzione integranda assume in un punto x0 del suddetto intervallo. In formule, si ha: 191 Se si fa tendere h a zero, anche x0 tende a x, per cui si ha: lim h→0 F(x + h)– F(x) = lim f (x0 ) = f (x) x0→ x h Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica da cui si ricava quanto si voleva dimostrare, ossia: F ′(x) = f (x) 192 Il teorema appena dimostrato consente il calcolo dell’integrale definito di una funzione per mezzo dell’integrale indefinito della funzione stessa. Infatti, se G(x) è una qualsiasi primitiva della funzione f (x), si ha: G′(x) = f (x) Siccome F(x) è la funzione integrale di f (x), vuol dire che F(x) e G(x) differiscono tra loro per una costante; cioè: G(x) = F (x) + c ossia, in base al teorema appena dimostrato: G^ x h = in cui, ponendo x = a e considerando che Pertanto, si ha: G^ x h = da cui si ricava: x y a Per x = b, si ha quindi: b y a x y a a y a f ^ t h dt + c f ^ t h dt = 0, si ha: G(a) = c x y a f ^ t h dt + G^ a h f ^ t h dt = G^ x h – G^ a h f ^ t h dt = 6G^ x h@ba = G^ b h –G^ a h Da quanto esposto, scaturisce la regola seguente. Regola • Una volta calcolata una primitiva G(x) di una funzione f (x), l’integrale definito tra a e b della f (x) è uguale alla differenza tra il valore assunto da G(x) nell’estremo superiore b e il valore assunto da G(x) nell’estremo inferiore a. 8. Le aree di superfici Geometricamente, l’integrale definito di una funzione f continua in [a, b] rappresenta l’area di un trapezoide, delimitato dalla curva di equazione y = f (x), dall’asse x e dalle parallele all’asse y di equazioni x = a e x = b. Tuttavia, nel calcolare tale area, la semplice applicazione di questo risultato non è sufficiente, ma bisogna considerare diverse situazioni. — La curva può non giacere nel primo o nel secondo quadrante, ma nel terzo o nel quarto. In tali casi la funzione assume valori negativi, per cui è negativo anche l’integrale definito, del quale bisogna considerare il valore assoluto. — La curva può giacere in parte nella regione delle ordinate positive e in parte in quella delle ordinate negative. In tale caso si sommano i valori assoluti degli integrali relativi ai due intervalli in cui la funzione è, rispettivamente, positiva e negativa. — L’area di superficie che interessa è quella limitata da due curve e da rette parallele all’asse y; bisogna fare attenzione a verificare, nel caso concreto, quale curva limiti superiormente o inferiormente l’area interessata. Calcolare l’area della regione di piano limitata dalle due parabole aventi equazioni: y = x2 e y = –x2 + 1 nel semipiano delle ascisse positive. Per calcolare l’area delimitata dalle due curve è necessario trovare le ascisse dei punti di intersezione delle due parabole. Pertanto, risolven1 do il sistema formato dalle due equazioni, si ha: x = " . Siccome inte2 ressa solo l’area nel semipiano delle ascisse positive, l’intervallo al quale 1 bisogna applicare il calcolo integrale è ;0, E; dunque, si ha: 2 1 2 S= ∫ = 1 0 ⎡⎣( -x 2 +1) – x 2 ⎤⎦dx = 2 3 2 3 ( 2) = 1 1 2 ∫ 0 1 (1- 2x 2 ) dx = ⎡⎢ x - 2 x 3 ⎤⎥ 2 = ⎣ 3 ⎦0 y y = x2 1 0 y = –x2 + 1 1 1 2 x 2 2 = 2 6 2 3 Esempio 9 Calcolare l’area della regione di piano limitata dalla parabola di equazione y = –x2 + 2, dalla retta di equazione y = x (bisettrice del primo e del terzo quadrante) e dall’asse x, nel semipiano delle ascisse positive. Per calcolare l’area della regione di piano considerata è necessario determinare, nel semipiano delle ascisse positive, il punto di intersezione della parabola con la retta data e l’ascissa del punto in cui la parabola interseca l’asse x. Il primo si ottiene risolvendo il sistema formato dalle due equazioni ed è dato dal punto A(1, 1); la seconda si ottiene ponendo, nell’equazione della parabola, y = 0, ed è uguale a √2. Da quest’ultima ascissa si ottiene il punto B(√2, 0). 1 S = ∫ xdx + 2 1 ∫ (–x 2 + 2) dx = ⎡⎢ 1 x 2 ⎤⎥ 2 ⎡ 1 ⎤ + ⎢ - x 3 + 2x ⎥ = ⎦0 ⎣ 3 ⎦1 ⎣2 1 ⎛ 2 2 1 ⎞ 1 4 2 5 4 2 7 + 2 2 + –2⎟ = + - = = +⎜2 ⎝ 3 3 ⎠ 2 3 6 3 3 0 1 y = –x2 + 2 Pertanto, l’intervallo al quale bisogna applicare il calcolo integrale è [0, √2]; inoltre la regione risulta essere divisa in due parti, di cui la prima è limitata superiormente dalla retta, y dall’origine al punto A, e la seconda dalla parabola da A a B. Di conseguenza, l’area cercata è data da: y=x A B 0 1 2 x Capitolo 12 calcolo integrale per funzioni di una variabile reale Esempio 8 193 9. I volumi dei solidi di rotazione Per determinare il volume di un solido di rotazione attraverso l’applicazione del calcolo integrale, si applica un ragionamento analogo a quello visto per la determinazione dell’area di un trapezoide. Sia data una funzione y = f (x) continua in un intervallo [a, b] e si supponga che essa sia non negativa e crescente in tutto [a, b]. Si consideri il trapezoide delimitato dalla curva di equazione y = f (x), dall’asse delle x e dalle due parallele all’asse y condotte per gli estremi a e b. Ruotando di un giro completo tale trapezoide intorno all’asse x, detto asse di rotazione, si ottiene un solido di rotazione. y Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento Libro I: Matematica y = f(x) 194 P y x a b Ogni punto del trapezoide, durante la rotazione, genera una circonferenza, per cui la sezione del solido con un piano perpendicolare all’asse di rotazione, in un punto qualunque dell’intervallo [a, b], è un cerchio avente per raggio l’ordinata della curva nel punto considerato. Di conseguenza, l’area di una qualunque sezione del solido intorno all’asse x è data da: S = π[f (x)]2 Si dimostra che il volume del solido di rotazione intorno all’asse delle ascisse è dato da: b V=r y 6 f^ x h@ dx 2 a Pertanto, nota l’equazione della curva f (x), è possibile calcolare il volume del solido di rotazione applicando la formula appena data. Si considerino, ora, alcuni solidi di rotazione. — Il volume del cono generato dalla rotazione, attorno all’asse x, della retta avente equazione: y= rx h è dato da: h h ⎡ r2 x3 ⎤ r2 r 2 h3 1 V = π 2 x 2 dx = π ⎢ 2 ⎥ = π 2 = πr 2 h ⎣ h 3 ⎦0 h h 3 3 0 ∫ — Il volume della sfera generata dalla rotazione, attorno all’asse x, della semicirconferenza avente equazione: è dato da: y = r2 – x2 r V=r y ^r –r 2 3 r 3 3 – x 2 h dx = r:r 2 x – x D = r:r 3 – r + r 3 – r D = 4 rr 3 3 –r 3 3 3 — Il volume dell’ellissoide allungato generato dalla rotazione, attorno al suo asse maggiore, dell’ellisse avente equazione: è dato da: a V=r y –a b2 2 b2 2 x3 a b2 3 a3 a3 4 2 3 2 a 2 ^ a – x hdx = r a 2 9a x – 3 C–a = r a 2 9a – 3 + a – 3 C = 3 rab — Il volume del paraboloide generato dalla rotazione, attorno all’asse x, del ramo di parabola avente equazione: y = 2px è dato da: a V=r y 2pxdx = r:2p x2 D 2 0 a 0 = rpa 2 Esempio 10 Calcolare il volume del solido generato dalla rotazione completa, intorno all’asse x, della superficie limitata dalla curva di equazione: y = tgx nell’intervallo :0, r D . 4 Il volume del solido di rotazione considerato è dato da: V =π π 4 ∫( 0 tgx π 4 ) dx = π ∫ tgx dx = π ⎡⎣- log cos x ⎤⎦ 2 0 π 4 0 1 ⎛ ⎛ - ⎞ 2⎞ π = π ⎝ - log 2 2 ⎠ = log 2 = π ⎜ - log ⎟ ⎝ 2 ⎠ 2 Capitolo 12 calcolo integrale per funzioni di una variabile reale y = b a2 – x2 a 195 Esempio 11 Calcolare il volume del solido generato dalla rotazione completa, intorno all’asse x, della superficie limitata dalla parabola di equazione: y = –x2 + 4 La curva di equazione data interseca l’asse delle ascisse nei punti –2 e +2; pertanto, il volume del solido di rotazione è dato da: V=r +2 +2 y ]–x + 4g dx = r y ^ x –2 2 2 –2 4 +2 – 8x 2 + 16 h dx = r : 1 x 5 – 8 x 3 + 16xD = 3 5 -2 = r &b 32 – 64 + 32 l – b – 32 + 64 – 32 l0 = r 512 3 5 3 5 15 Capitolo 4 Il Sistema periodico degli elementi Il Sistema periodico degli elementi non è altro che una tabella in cui i diversi elementi chimici sono stati ordinati per numero atomico crescente, utilizzando il criterio di andare a capo ogni volta che si inizia a riempire un nuovo livello energetico. Ciò ha generato una struttura in cui sulla stessa riga vengono a trovarsi elementi aventi gli elettroni esterni sullo stesso livello energetico e nella stessa colonna tutti gli elementi aventi un ugual numero di elettroni sul livello esterno. Le righe orizzontali sono dette periodi e sono numerate in base al valore del numero quantico principale del livello energetico che si va riempiendo; le colonne sono dette gruppi ed hanno una numerazione corrispondente al numero di elettroni che si trovano sull’ultimo livello energetico. Così idrogeno (H, Z = 1, 1s1), litio (Li, Z = 3, 1s2 2s1), sodio (Na, Z = 11, 1s2 2s2 2p63s1) etc., che hanno un solo elettrone sul livello esterno, fanno parte del I gruppo ed occupano la prima colonna a sinistra nella tavola periodica; berillio (Be, Z=4, 1s2 2s2), magnesio (Mg, Z = 12, 1s2 2s2 2p63s2) etc., che hanno due elettroni sull’ultimo livello, fanno parte del II gruppo e costituiscono la seconda colonna da sinistra della tavola periodica; boro (B, Z = 5, 1s2 2s2 2p1), alluminio (Al, Z = 13, 1s2 2s2 2p6 3s2 3p1) etc. hanno tre elettroni sull’ultimo livello e costituiscono il III gruppo, e così via. Nella tavola periodica gli elementi risultano raggruppati in diversi blocchi: le prime due colonne da sinistra costituiscono il blocco s, che comprende gli elementi in cui l’ultimo elettrone si trova in un orbitale di tipo s. Il blocco s comprende solo due gruppi, il I e il II, poiché in ogni livello energetico vi è un solo orbitale s in cui prendono posto al massimo due elettroni. Le ultime sei colonne a destra costituiscono, invece, il blocco p e comprendono gli elementi in cui l’ultimo elettrone si trova in un orbitale di tipo p. I gruppi del blocco p sono sei, dal III all’VII e il gruppo zero dei gas nobili, poiché in ogni livello energetico troviamo sei orbitali p che ospitano un massimo di sei elettroni. Al centro del sistema periodico troviamo il blocco d, detto anche blocco degli «elementi di transizione», che comprende dieci gruppi, essendo cinque gli orbitali di tipo d. Questo blocco mostra una particolarità rispetto ai precedenti, legata alle inversioni esistenti nell’ordine di energia degli orbitali rispetto al numero quantico principale: mentre nei blocchi s e p gli orbitali appartenenti al livello n-esimo vengono occupati nel periodo n-esimo, per il blocco d gli orbitali del livello n-esimo vengono occupati nel periodo (n+1)-esimo, ossia la prima riga del blocco d, che corrisponde al riempimento degli orbitali 3d, si trova nel 4° periodo, poiché gli elettroni 3d possiedono energia più alta dei 4s e lo stesso accade per i periodi successivi. Quindi, il blocco d risulta traslato verso il basso di una riga rispetto alla numerazione dei periodi. Infine, inserito tra il blocco s e il blocco d, troviamo il blocco f, traslato di due righe in senso verticale rispetto al blocco s e al blocco p, poiché i primi orbitali f che si incontrano nell’atomo sono i 4f ed appartengono al quarto livello ma vengono riempiti nel 6° periodo, dopo gli orbitali 6s. Il blocco f contiene i quattordici gruppi corrispondenti ai cosiddetti elementi di transizione interna. Questa struttura della tavola periodica consente di mettere in evidenza l’esistenza di una periodica ripetitività nelle configurazioni elettroniche esterne degli elementi; nell’ambito di uno stesso gruppo troviamo elementi con numero atomico crescente spostandoci dall’alto verso il basso, ma dotati dello stesso numero di elettroni esterni, posti nello stesso tipo di orbitali. Capitolo 4 Il Sistema periodico degli elementi 1. caratteristiche e struttura 315 316 Fig. 1 - Tavola periodica degli elementi Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione I: Scienze chimiche È proprio questo strato esterno dell’atomo, detto guscio di valenza, a determinarne le proprietà chimiche e, quindi, possiamo aspettarci una discreta affinità di comportamento chimico per tutti gli elementi appartenenti ad uno stesso gruppo. 2. Le proprietà periodiche e il comportamento chimico Spostandosi lungo un periodo nel sistema periodico si ha una variazione continua della configurazione elettronica esterna degli elementi, poiché ogni elemento possiede un elettrone in più rispetto a quello che lo precede. Ciò comporta anche una variazione continua di importanti proprietà che determinano il comportamento chimico degli elementi. Tra queste vanno ricordate, in particolare, quelle descritte nei sottoparagrafi successivi. Viene definito raggio atomico covalente dell’atomo A il valore della semidistanza tra i nuclei dei due atomi che costituiscono la molecola biatomica dell’elemento o di due atomi nel cristallo. Il raggio atomico ha un andamento tipico nel sistema periodico, mostrando un decremento continuo lungo i periodi ed aumentando progressivamente lungo i gruppi. 2.2 Energia di ionizzazione Energia di ionizzazione (eV) Viene definita energia di ioniz25 He zazione Ei l’energia necessaria a strappare all’atomo isolato, a Ne 0 K, il suo elettrone più esterno 20 e a portarlo a distanza infinita, a stato di energia cinetica nulla. La Ar ionizzazione produce uno ione positivo, o catione, meno stabi15 Kr le dell’atomo neutro e quindi è Xe un processo che richiede apporto di energia dall’esterno: per 10 questo l’energia di ionizzazione ha sempre valore positivo. Sottraendo all’atomo successivamente uno, due o tre elettroLi 5 ni si formeranno ioni aventi caNa Rb rica +1, +2, +3 rispettivamente, K Cs e le energie spese per le successive ionizzazioni vengono dette 10 20 30 40 50 60 energie di prima, seconda, terza ionizzazione. Generalmente, Numero atomico (Z) parlando in modo generico di Fig. 2 energia di ionizzazione ci si riferisce all’energia di prima ionizzazione. Le energie di ionizzazione per gli elementi di uno stesso periodo mostrano un andamento all’incirca continuo e crescente passando dagli elementi del primo gruppo, per i quali si misurano le energie di ionizzazione più basse, a quelli dell’ottavo gruppo, che possiedono le energie di ionizzazione più alte. Nel primo periodo, di cui fanno parte solo l’idrogeno e l’elio, l’energia di ionizzazione ha valore massimo per l’He. Poiché l’entità dell’energia di ionizzazione può essere correlata al grado di destabilizzazione che la ionizzazione Capitolo 4 Il Sistema periodico degli elementi 2.1 Raggio atomico 317 provoca rispetto allo stato di atomo neutro, questo andamento ci permette di dedurre che le configurazioni elettroniche in cui il livello esterno è completo, come accade per l’He e per gli elementi del gruppo zero (i gas nobili), sono quelle che conferiscono all’atomo la maggiore stabilità. Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione I: Scienze chimiche 2.3Affinità elettronica 318 Viene definita affinità per l’elettrone la quantità di energia liberata o assorbita dall’atomo quando questo acquista un elettrone trasformandosi nel corrispondente ione negativo. L’affinità per l’elettrone Ea, contrariamente all’energia di ionizzazione, può assumere valori sia positivi sia negativi. Se lo ione che si forma è più stabile dell’atomo neutro il processo è spontaneo ed avviene con cessione di energia all’esterno: l’affinità per l’elettrone in questo caso ha valore negativo e il processo per un generico elemento X può essere scritto come: X + e- → X– + Ea Viceversa, se l’anione che si forma è meno stabile dell’atomo neutro, l’ingresso dell’elettrone nell’atomo non è spontaneo e può avvenire solo se forzato, fornendo energia dall’esterno: in questo caso l’affinità per l’elettrone ha valore positivo e il processo di formazione dell’anione può scriversi come: X + e- + Ea → X– Gli elementi che tendono ad acquistare spontaneamente un elettrone sono pochi e appartengono al gruppo degli alogeni, cioè al VII gruppo. 2.4Carattere metallico Il carattere metallico di un elemento è una misura della sua facilità a cedere elettroni: vengono definiti metalli gli elementi dotati di notevole tendenza a cedere elettroni, vengono classificati non metalli elementi con scarsa tendenza a cedere elettroni. È ovvio che una misura del carattere metallico di un elemento sia proprio la sua energia di ionizzazione: gli elementi dei primi gruppi del sistema periodico (I, II, III) hanno energie di ionizzazione basse, quindi una certa facilità a cedere elettroni, e possono essere classificati come metalli; viceversa gli elementi degli ultimi gruppi (VII, VI) cedono difficilmente elettroni, come è evidente dai valori elevati delle energie di ionizzazione, e vengono classificati come non metalli. Come sempre accade in chimica, la separazione tra metalli e non metalli non è netta e le proprietà degli uni sfumano in quelle degli altri in modo graduale al variare della configurazione elettronica. A parità di configurazione elettronica, ossia nell’ambito di uno stesso gruppo, si osserva un aumento del carattere metallico al crescere del numero atomico e, quindi, delle dimensioni dell’atomo: ciò deriva, ovviamente, dal fatto che al crescere del raggio atomico gli elettroni esterni sono più lontani e, di conseguenza, più debolmente trattenuti dal nucleo. Come criterio generale possiamo dire che il carattere metallico degli elementi diminuisce lungo i periodi ed aumenta lungo i gruppi. 3. La regola dell’ottetto L’andamento dei valori delle energie di ionizzazione lungo un periodo ci ha permesso di concludere che la configurazione elettronica s2p6, tipica dei gas nobili, conferisce all’atomo la maggiore stabilità possibile. Ciò comporta che: «Tutti gli elementi tendono a realizzare la configurazione ad otto elettroni esterni, detta comunemente ottetto, cedendo, acquistando o mettendo in comune elettroni con altri atomi, cioè formando legami chimici». Gli elementi del I gruppo mostrano energie di ionizzazione particolarmente basse proprio perché cedendo l’elettrone esterno, che si trova sull’orbitale ns, acquistano la configurazione elettronica del gas nobile che li precede nel sistema periodico cioè (n-1)s2(n-1)p6: Na(1s2 2s2 2p6 3s1) + Ei → Na+(1s2 2s2 2p6) + e- Analogamente gli elementi del VII gruppo, aventi configurazione ns2 np5, mostrano affinità per l’elettrone negativo, cioè acquistano spontaneamente un elettrone, poiché in tal modo assumono la configurazione ns2 np6 del gas nobile che li segue nel sistema periodico: Gli elementi del I e del VII gruppo rappresentano due casi limite. Tutti gli altri elementi, per i quali il raggiungimento dell’ottetto richiederebbe l’acquisto o la cessione di più elettroni, ricorrono in genere alla formazione di legami covalenti con altri atomi; in tal modo la configurazione ad otto elettroni viene raggiunta mediante la messa a comune di elettroni. La regola dell’ottetto si applica bene agli elementi del secondo periodo: l’idrogeno fa chiaramente eccezione, poiché il suo livello elettronico esterno è completo già con due elettroni. Per gli elementi dei periodi successivi al secondo, che possiedono anche orbitali di tipo d potenzialmente utilizzabili nella formazione dei legami, si possono osservare deviazioni da questa regola. 4. La notazione di Lewis Si è detto più volte che ciò che determina il comportamento chimico di ciascun elemento è la configurazione dello strato di valenza: tutto ciò che si trova al di sotto costituisce un guscio chiuso che non interagisce con l’esterno. Per questo le configurazioni elettroniche vengono spesso rappresentate in modo rapido esplicitando la struttura del solo strato esterno ed indicando la parte sottostante attraverso il simbolo del gas nobile che precede l’elemento nel sistema periodico racchiuso tra parentesi quadre. Ad esempio per il potassio K, che ha numero atomico Z=19, la configurazione elettronica può essere indicata come 1s2 2s22p6 3s23p6 4s1 oppure come [Ar] 4s1, dove [Ar] indica la configurazione dell’Argon cioè 1s2 2s22p6 3s23p6 . Analogamente per l’atomo di zolfo S, che ha numero atomico Z=16, la configurazione elettronica può essere scritta 1s2 2s22p6 3s23p4 oppure come [Ne] 3s23p4. Le configurazioni elettroniche esterne degli elementi possono essere rappresentate in modo alternativo attraverso la cosiddetta notazione di Lewis, in cui gli elettroni del guscio di valenza vengono indicati come puntini attorno al simbolo dell’elemento. Ad esempio, con questo tipo di notazione il potassio viene rappresentato come K , il berillio come Be, il cloro come Cl etc. Capitolo 4 Il Sistema periodico degli elementi F (1s2 2s2 2p5 ) + e- → F– (1s2 2s2 2p6 ) + Ea 319 Capitolo 3 Le forze 420 La forza risultante di N forze concorrenti, cioè tutte applicate nel medesimo punto, è data dalla loro somma vettoriale: Rv = Fv1 + Fv2 + Fv3 + f + Fvn = / Fv i i Se le forze sono complanari, cioè appartengono tutte al piano XY, possiamo esprimere Rv in funzione delle sue componenti rispetto a una coppia di assi xy: Rv = R vi + R vj = F vi + F vj x y / i ix / i → F2 → → Fi R =Σ i → F1 → F3 → Fn Fig. 1 iy → A R Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione II: Scienze fisiche 1. La composizione di forze concorrenti R y=Σ F i iy → j 0 → i F R x=Σ i ix Fig. 2 R ha modulo: R = ^ R 2x + R 2x h R e direzione: tga = y Rx 2. Il momento di una forza Consideriamo una forza Fv applicata in un punto A su un corpo libero di ruotare attorno ad un punto 0 (Fig. 3.a). → F ϑ 0 A → ϑ F → r → r 0 Figg. 3.a e 3.b L’effetto risultante sarà la rotazione del corpo attorno al punto 0. Il senso di rotazione del corpo è quello che va da rv verso Fv (Fig. 3.b). v = rv # Fv Si definisce momento di una forza Fv rispetto ad un punto 0 il prodotto vettoriale M dove rv è il vettore che unisce il punto O con il punto di applicazione della forza. → → → M =r ×F → ϑ → r O F b Fig. 4 Essendo il momento di una forza definito da un prodotto vettoriale si ha che: v Area del parallelogramma costruito sui vettori rv e F. v Modulo di M: v v Direzione di M: perpendicolare al piano definito dai vettori rv e F. v Definito dalla regola della mano destra o dalla regola della vite destrorsa (cfr. Verso di M: Cap. I vettori). Per calcolare il modulo del momento di una forza è necessario prima definire il braccio di una forza. Si definisce braccio di una forza Fv rispetto ad un punto 0 il segmento di perpendicolare v condotta da 0 rispetto alla retta di azione di F. → F b A ϑ 421 → r 0 Fig. 5 v • Calcolo del modulo di M Dalla definizione di modulo di un prodotto vettoriale, per calcolare v si deve prima costruire il parallelogramma sui vetil modulo di M v tori rv e F e poi calcolarne l’area. Prendendo il vettore Fv come base e tracciando l’altezza BH si nota che questa coincide con il braccio della forza. Quindi: M = Fb Dalla figura 6 si ha che b = rsenϑ e quindi: M = Frsenϑ L’unità di misura di M nel Sistema Internazionale è newton × metro. Capitolo 3 Le forze • Braccio di una forza D → F H C ϑ A=F·b A b B Fig. 6 → r 2.1Proprietà del momento di una forza — Il momento di una forza non varia se si sposta il punto di applicazione della forza lungo la sua retta d’azione (b rimane invariato). — Il momento di una forza rispetto ad un punto della sua retta d’azione è nullo (b = 0). Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione II: Scienze fisiche 2.2Momento di una forza in funzione delle componenti di vr e Fv Se: rv = rx vi + r yvj " F = Fx vi + Fyvj e applicando le regole del prodotto vettoriale si ha che: v = ^ r f – r F h kv M x y y x Dimostrazione v = rv # Fv = ` r vi + r vj j # ` F vi + F vj j = r F ^ vi # vi h + r F ^ vi # vj h + r F ^ vj # vi h + r F ^ vj # vj h = M x y x y x x x y y x y y = r F kv – r F kv = ^ r F – r F h kv x y y x x y y x 2.3Momento di più forze concorrenti Il momento di più forze concorrenti rispetto ad un punto è uguale al momento della forza risultante rispetto a quel punto. → F1 → F2 → F3 → F4 → Fn 422 0 Fig. 7 v = rv # Rv M Rv = Fvi / Dimostrazione v =M v +M v +M v +M v +f+M v = r # Fv + r # Fv + r # Fv + r # Fv + f + r # Fv = M = /M i 1 2 3 4 n 1 2 3 4 n i " v = r # ^ Fv1 + Fv2 + Fv3 + Fv4 + f + Fvn h = r # / Fi = rv # R i 3. Forze applicate ad un corpo rigido Quando su un corpo sono applicate più forze si hanno due effetti: — la traslazione del corpo dovuta alla risultante delle forze applicate; — la rotazione del corpo dovuta alla risultante dei momenti applicati. → D →A F4 R → F2 → F3 → r3 C → F4 → F3 B → → r1 F1 0 → r2 → r4 → F2 → F1 0 La forza risultante Rv , così come una qualsiasi forza, non ha un punto di applicazione definito e quindi si può supporre di applicarla in un punto qualsiasi del corpo (Fig. 8.b). Se questo concetto sembra un po’ astruso immaginate di spingere un carrello. La forza che applicate sul carrello non dipende dal punto di applicazione della forza. v , sono calcolati rispetto a un Invece i momenti delle forze, e quindi il momento risultante M punto ben determinato. Sarebbe quindi logico definire come punto di applicazione di Rv quello rispetto al quale il v . Tale punto, definito dal vettore rv , è detto centro delle forze. momento di Rv è uguale a M c Per esso vale la relazione: v v = rv # R (3.1) M c 423 → R C → rc 0 Capitolo 3 Le forze Figg. 8.a e 8.b Centro delle forze Fig. 8.c 3.1 Coppia di forze Per coppia di forze si intendono due forze della stessa intensità, agenti su rette parallele ma con verso opposto. Se b è la distanza tra le due rette d’azione (detta braccio della coppia), il momento di una coppia di forze è il prodotto dell’intensità di una delle due forze per il braccio della coppia: M = Fb Consideriamo la figura 9.a e calcoliamo il momento della coppia di forze rispetto al punto A. → F B Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione II: Scienze fisiche → b → r2 424 → B F A → r2 F → F A → → r1 d → b → r1 d A Figg. 9.a e 9.b v r = vr # Fv • Momento della forza che agisce lungo la retta r1: m ^ 1h 1 Il modulo di tale forza è M(r1) = dF, la direzione è perpendicolare al piano, e il verso, per la regola della mano destra (indice = r1; medio = F) è entrante nel foglio (negativo). v r = vr # Fv • Momento della forza che agisce lungo la retta r2: m ^ 2h 2 Il modulo di tale forza è M(r2) = (d + b)F, la direzione è perpendicolare al piano, e il verso, per la regola della mano destra, è uscente dal foglio (positivo). Quindi il modulo del momento della coppia di forze rispetto al punto A è: M = M(r1) – M(r2) = Fd – F (d + b) = Fd – Fd – Fb = –Fb In questo caso il momento risultante è negativo; se le forze avessero avuto il verso opposto (Fig. 9.b), il momento risultante sarebbe stato positivo: M = M(r1) – M(r2) = – Fd + F (b + d) = F (–d + b + d) = +Fb In ogni caso il momento della coppia è indipendente dal punto rispetto a cui si calcolano i momenti. 4. Composizione di forze parallele e Centro delle forze parallele Consideriamo un sistema di N forze parallele Fv1, Fv2, Fv3, f, FvN che agiscono su un corpo in direzione perpendicolare all’asse x. → → F2 0 x1 FN x2 x3 xN → → F3 F1 Fig. 10 La forza e il momento risultante sono dati da: M= /M =/x F i i i i i e R= /F i i Quindi il centro delle forze parallele ha coordinata: xc = M = R /x F /F i i i i i Se le forze parallele sono distribuite in una regione tridimensionale (Fig. 11.a), le coordinate del punto C saranno: xc /x F = /F ; i i i i i yc /yF = /F ; i i i i i zc /z F = /F i i i z i i → F3 P2 → F2 → r2 P3 P1 → r3 x2 x1 → r1 y3 y1 y2 y → F1 x3 x Fig. 11.a Quindi, in forma vettoriale, il centro di forza sarà descritto dal vettore: / rv F /F i i i z i → rc zc i yc y 0 xc Capitolo 3 Le forze rvc = 425 x Fig.11.b 4.1 Baricentro di un corpo Il baricentro, o centro di massa di un corpo di massa M, è il centro delle sue forze gravitazionali. In altre parole, tutto il peso di un corpo di massa M è applicato nel suo baricentro di coordinate: rvc = / rv m i i i M Dimostrazione Un corpo di massa M è soggetto alla forza gravitazionale Fv = M vg diretta verso il basso. vg è l’accelerazione gravitazionale e può essere considerata costante. Possiamo immaginare il corpo di massa M come suddiviso in un numero N di sotto-corpi aventi massa mi . Su ognuno di questi sotto‑corpi agisce la forza gravitazionale Fvi = m i vg. m2 m1 m3 → → F2 F1 → F3 Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione II: Scienze fisiche mN 426 → FN Fig. 12 Quindi possiamo pensare ad un corpo soggetto alla forza gravitazionale come ad un sistema su cui agiscono N forze parallele Fv1 , Fv2 , Fv3 , f, FvN . Il centro di forza in questo caso è dato da: / rv Fv / Fv i Le componenti di rvc sono: xc = i = i i /x m i i M / rv ^ m vg h / rv m = / m vg /m i i rvc = i i i i i i i i ; i yc = /ym i i M i ; / rv m i i i i = M zc = /z m i i i M Se un corpo ha un centro di simmetria, il baricentro coincide con il centro di simmetria. 4.2Equilibrio di un corpo Abbiamo visto che la traslazione del corpo è dovuta alla risultante Rv delle forze applicav dei momenti applicati. Quindi se Rv = M v =0 te e che la rotazione è dovuta alla risultante M il corpo è in equilibrio. Consideriamo un corpo libero di ruotare attorno ad un perno 0. 0 b 0 → → → P r r G → P Figg. 13.a e 13.b La forza agente sul corpo è la sua forza peso Pv applicata nel baricentro G (Fig. 13.a). v dato da M v = rv # Pv di modulo M = bP il quale è responA tale forza è associato il momento M sabile della rotazione del corpo attorno al punto 0. Traslando il vettore Pv parallelamente a se stesso fino a far coincidere la sua coda con il punto 0, il corpo ruoterà fino a far coincidere rv con il vettore Pv (Fig. 13.b). La condizione di equilibrio in questo caso è M = bP = 0 per cui b = 0. Quindi il corpo è in equilibrio se il perno attorno a cui ruota si trova sulla verticale condotta per il suo baricentro. 4.3 Equilibrio stabile, instabile e indifferente Si possono distinguere tre tipi di equilibrio a seconda se il baricentro del corpo: — è sotto l’asse di rotazione; — è sopra l’asse di rotazione; — coincide con l’asse di rotazione. • Baricentro sotto l’asse di rotazione 0 0 → → G r → P P Fig. 14.a Fig. 15.a In questo caso si ha equilibrio stabile. Infatti, spostando il corpo dalla sua posizione di v che tende a riportare il corpo nella posizioequilibrio (Fig. 14.a) si genera un momento M ne di partenza (Fig. 15.a). • Baricentro sopra l’asse di rotazione → P G → r 0 0 → P Fig. 14.b Fig. 15.b In questo caso si ha equilibrio instabile. Infatti, spostando il corpo dalla sua posizione di v che tende a spostare ulteriormente il corpo equilibrio (Fig. 14.b) si genera un momento M dalla posizione di partenza per portarlo nella posizione in cui il baricentro del corpo si trova sotto l’asse di rotazione (Fig. 15.b). Capitolo 3 Le forze 427 • Baricentro coincidente con l’asse di rotazione → Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione II: Scienze fisiche P 428 G≡0 G≡0 Fig. 14.c Fig. 15.c In questo caso si ha equilibrio indifferente. Infatti, pur spostando il corpo dalla sua posizione di equilibrio (Fig. 14.c), il baricentro continuerà a coincidere con l’asse vincolare e quindi il corpo continua ad essere in equilibrio (Fig. 15.c). 5. Le leve La leva è un’asta rigida con un asse fisso detto fulcro (F) . v e la forza resistente Rv . Ad essa vengono applicate due forze: la forza motrice M A seconda della posizione del fulcro, della forza motrice e della forza resistente si possono distinguere tre tipi di leve. 5.1Leva di primo genere: Forza resistente ‑ Fulcro - Forza Motrice La condizione di equilibrio si ha quando il momento della forza motrice è uguale al momento della forza resistente. F → b a → M Dalla figura 16 si ha che questo succede quando M ⋅ a = R ⋅ b da cui segue che la condizione d’equilibrio è data da: — se a > b → M < R e la leva è vantaggiosa. È possibile bilanFig. 16 ciare una forza resistente applicando una forza di intensità minore; — se a < b → M > R e la leva è svantaggiosa. Per bilanciare una forza resistente si deve applicare una forza di intensità maggiore; — se a = b → M = R e la leva è indifferente. Per bilanciare una forza resistente si deve applicare una forza di uguale intensità. R 5.2Leva di secondo genere: Fulcro - Forza resistente ‑ Forza Motrice a → M F b → R Fig. 17 In questo caso (Fig. 17) il braccio motrice è sempre maggiore del braccio resistente (a > b) e la leva è sempre vantaggiosa. 5.3 Leva di terzo genere: Fulcro - Forza Motrice ‑ Forza Resistente b → R F a → M Fig. 18 Capitolo 3 Le forze In questo caso (Fig. 18) il braccio motrice è sempre minore del braccio resistente (a < b) e la leva è sempre svantaggiosa. 429 Capitolo 9 La genetica molecolare Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione III: Scienze biologiche e naturali 1. La natura chimica dell’informazione ereditaria: DNA o proteine? 672 Le prime indagini sulla natura chimica dei cromosomi, ormai individuati come vettori dell’informazione ereditaria, sollevarono un problema ben preciso: analizzando il cromosoma eucariote si riscontrava la presenza di acido deossiribonucleico (DNA) e proteine in quantità pressappoco uguali. Il DNA, un polimero abbastanza semplice, formato da sole quattro basi azotate, sembrava essere inadeguato a conservare l’informazione ereditaria ed inizialmente molti ricercatori ritenevano che i geni fossero di natura proteica e che i cromosomi contenessero gli stampi utili per copiare proteine ed enzimi necessari alla vita della cellula. L’individuazione del DNA come depositario dell’informazione ereditaria richiese tempo e, come sempre, il contributo di molti ricercatori. 1.1Esperimenti di Griffith Esperimenti fondamentali in tal senso furono quelli di Frederick Griffith, un batteriologo inglese che, nel 1928, condusse una serie di studi sullo pneumococco con l’intento di realizzare un vaccino per una grave forma di polmonite batterica. Gli pneumococchi esistono sia in forme virulente (ceppo S), caratterizzate dal possesso di una capsula polisaccaridica, sia in forme non virulente (ceppo R) prive di capsula. Questa caratteristica è geneticamente determinata, quindi ereditabile. Gli esperimenti di Griffith sono riassunti nella fig. 1: inoculando batteri capsulati vivi (S) nelle cavie, queste si ammalavano, morivano e nel loro sangue erano isolabili batteri capsulati vivi. InoFig. 1 - Schematizzazione degli esperimenti di Griffith culando batteri del ceppo R, non virulento, o batteri del ceppo S uccisi col calore, le cavie non si ammalavano, mentre inoculando una miscela di batteri non virulenti vivi e batteri virulenti morti le cavie si ammalavano nuovamente e nel loro sangue potevano essere isolati batteri caspulati vivi. Evidentemente qualcosa, che Griffith chiamò fattore trasformante, era in grado di trasferirsi dai batteri morti a quelli vivi, conferendo loro una caratteristica ereditaria che prima non possedevano. Nel 1943 O.T. Avery e i suoi collaboratori, dopo lunghi anni di lavoro, scoprirono che il fattore trasformante ipotizzato da Griffith era costituito da DNA. Tale scoperta permetteva di identificare il DNA come depositario dell’informazione ereditaria, anche se furono necessarie ulteriori conferme perché questa idea venisse definitivamente accettata. 1.2 Esperimenti con batteriofagi Negli anni Quaranta del Novecento ebbe inizio una serie di studi sui batteriofagi o fagi, un gruppo di virus in grado di parassitare i batteri, determinandone la lisi. I fagi, facilmente riconoscibili al microscopio grazie alla loro forma, simile ad uno spillo, possiedono una testa più o meno esagonale, seguita da un collare che termina in una coda sfrangiata in 5 o 6 fibre, utilizzate per fissarsi alla superficie dei batteri. All’analisi chimica questi virus risultavano costituiti unicamente da DNA e proteine. Alfred Hershey e Martha Chase progettarono allora un esperimento attraverso il quale stabilire quale delle due sostanze costituisse i geni virali capaci di determinare la sintesi di nuovi virus all’interno della cellula ospite. Prepararono due campioni di virus, uno marcato con 32P, l’altro con 35S, con cui infettarono due colture separate di batteri. Una volta iniziato il ciclo infettivo, le cellule batteriche venivano frullate e centrifugate per separarle dal materiale extracellulare. L’analisi del materiale extracellulare ed intracellulare evidenziò che all’interno del batterio si trovava solo il 32P, mentre lo 35S rimaneva all’esterno della cellula. Considerando che le proteine contengono zolfo e non fosforo, mentre per gli acidi nucleici vale il contrario, questi esperimenti permisero di dedurre che è il DNA virale ad entrare nel batterio, provocando la produzione di nuovi virus, e che questo evidentemente contiene tutta l’informazione ereditaria. In pratica il fago, fissatosi alla superficie della cellula batterica, inocula al suo interno l’acido nucleico, lasciando fuori il capside proteico. A sostegno di quanto scoperto da Griffith, Hersey e Chase giunsero poi i risultati di altre ricerche: A.E. Mirsky, dedicandosi allo studio delle cellule somatiche e sessuali di diversi organismi, evidenziò che generalmente le cellule somatiche di un organismo possiedono una quantità di DNA all’incirca doppia rispetto a quella presente nei gameti. Erwin Chargaff, invece, dedicandosi all’analisi quantitativa delle basi azotate contenute nel DNA di diverse specie, evidenziò come queste siano presenti in eguali proporzioni in tutte le cellule di tutti gli individui di una stessa specie, mentre le proporzioni cambiano passando da una specie all’altra. Inoltre, la porzione di guanina risulta sempre uguale a quella di citosina e quella di adenina risulta sempre uguale a quella di timina: dato, questo, che successivamente si sarebbe rivelato di notevole importanza. 2. La struttura del DNA: il modello di Watson e Crick Nell’elaborare un modello di struttura per il DNA, J.D. Watson e Francis Crick partirono anzitutto da un riesame dei dati disponibili fino a quel momento: il DNA risultava essere una molecola lunga e filiforme, di alto peso molecolare, costituita da nucleotidi. L’analisi quantitativa di Chargaff aveva evidenziato l’uguaglianza tra le quantità di adenina e timina e tra quelle di guanina e citosina. Inoltre, gli studi ai raggi X effettuati da Rosalind Franklin e Maurice Wilkins avevano evidenziato che il DNA possiede la struttura di una grande elica, analogamente a quanto riscontrato da L.C. Pauling per le molecole proteiche. Inoltre, la molecola depositaria dell’informazione genetica doveva essere in grado di assumere una varietà di strutture sufficiente a codificare l’enorme quantità di informazioni che i viventi si tramandano, così come, nello stesso tempo, doveva essere dotata di un preciso meccanismo di duplicazione, tale da consentire la trasmissione dell’informazione da una cellula all’altra. Fu così che Watson e Crick arrivarono ad ipotizzare per il DNA un modello a doppia elica, in cui le strutture portanti corrispondono a filamenti costituiti dall’alternanza di unità di zucchero e di un gruppo fosfato. Come mostrato in fig. 2, alle unità di zucchero sono legate le basi azotate, che, nella doppia elica, si accoppiano come a formare i pioli di Capitolo 9 La genetica molecolare 1.3 Ulteriori conferme a favore del DNA 673 Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione III: Scienze biologiche e naturali 674 Fig. 2 - Modello di Watson e Crick una scala a chiocciola. I due studiosi, costruendo un modello in ferro e stagno del DNA, si resero conto che gli accoppiamenti tra le basi azotate non potevano essere casuali, ma dovevano avvenire sempre tra adenina e timina (che si legano attraverso due legami idrogeno) e tra guanina e citosina (che stabiliscono tre legami idrogeno), in modo da mantenere una distanza costante tra i due filamenti (pari a 2nm), come evidenziato dagli studi della Franklin. Tale distanza sarebbe stata superata se l’accoppiamento fosse avvenuto tra due purine e non sarebbe sta- ta raggiunta dall’accoppiamento di due pirimidine. Le coppie di basi adenina-timina e guanina-citosina risultavano complementari tra loro e ciò spiegava i dati quantitativi ottenuti da Chargaff. I due filamenti dell’elica sono quindi complementari, in quanto dalla struttura di uno è possibile dedurre quella dell’altro. Inoltre, poiché ogni gruppo fosfato è legato da un lato con il carbonio 5 di uno zucchero e dall’altro con il carbonio 3 di un altro zucchero, in ogni filamento si può distinguere un’estremità 5’ e una 3’. I due filamenti della doppia elica si dicono antiparalleli perché corrono in senso inverso, uno dal 5’ al 3’ e l’altro dal 3’ al 5’. Una catena di DNA può arrivare a contenere migliaia di basi azotate e l’enorme varietà delle sequenze di basi possibili consente di avere quella varietà di strutture che si riteneva indispensabile per la molecola depositaria dell’informazione ereditaria. 3. La duplicazione del DNA Fig. 3 - Duplicazione del DNA La struttura a doppia elica descritta nel paragrafo precedente rende conto anche di come la molecola di DNA possa produrre facilmente e precisamente una copia di sé stessa. La duplicazione del DNA rappresenta l’evento portante della duplicazione dei cromosomi, attraverso il quale da una molecola di DNA se ne producono due identiche a quella di partenza (Fig. 3). Il processo è semiconservativo perché, al momento della duplicazione, le basi azotate si separano, determinando l’apertura della doppia elica ed ogni filamento funziona da stampo per la costruzione di un nuovo filamento. In tal modo, ciascuna delle due molecole di DNA prodotte possiede un filamento della molecola originaria e uno di nuova sintesi. Sotto il profilo biochimico il meccanismo di duplicazione è molto complesso e chiama in causa un gran numero di enzimi. La duplicazione prende sempre avvio da una sequenza specifica di nucleotidi, detta punto di origine della duplicazione, in cui proteine di attivazione spezzano i legami idro- geno tra le basi azotate. In tal modo si forma una bolla di duplicazione caratterizzata da due estremità aventi struttura ad Y, dette forcelle di duplicazione. La duplicazione è detta bidirezionale perché la sintesi dei nuovi filamenti avviene a partire da entrambe le forcelle di duplicazione, determinando il progressivo allargamento della bolla. Nel cromosoma procariote vi è un unico punto d’inizio e la duplicazione si completa in seguito all’allargamento di un’unica bolla. Nei cromosomi degli eucarioti, invece, ci sono numerosi punti d’inizio e ogni bolla si ingrandisce progressivamente fino a fondersi con quelle adiacenti. La sintesi del nuovo filamento ha luogo sotto il controllo dell’enzima DNA-polimerasi, che, muovendosi lungo il filamento stampo, aggiunge al nuovo filamento un nucleotide per volta. L’enzima è dotato di un sistema di correzione di lettura che gli consente di addizionare nucleotidi al nuovo filamento solo se tutte le basi azotate precedenti sono correttamente accoppiate. In caso di errore la DNA-polimerasi inverte il proprio senso di marcia sul filamento stampo per correggere l’errore. Ciò assicura una precisa duplicazione della molecola, sottoposta all’ulteriore controllo di enzimi riparatori in grado di tagliare la doppia elica là dove ci sono errori e di sostituire i nucleotidi errati con quelli corretti. 4. Dal DNA alle proteine: la sintesi proteica Dopo aver stabilito che il DNA costituisce la molecola depositaria dell’informazione ereditaria e una volta determinata la sua struttura, restava da capire in che modo l’informazione fosse codificata al suo interno e come potesse essere trasmessa. La stretta relazione tra il DNA di un organismo e le proteine che questo produce era stata messa in evidenza più volte. Già nel 1908 un medico inglese, Archibald Garrod, aveva avanzato l’ipotesi che molte malattie di natura ereditaria fossero dovute a carenze enzimatiche, ipotesi implicante l’assunto che i geni influenzassero la produzione degli enzimi. Nel 1941 G.W. Beadle e E.L. Tatum iniziarono una serie di studi sulla muffa del pane, di cui produssero un certo numero di mutanti utilizzando i raggi x. Effettuando la mappatura genetica di alcuni mutanti, furono in grado di dimostrare che una certa mutazione determinava la perdita di funzione di uno specifico enzima; ne derivò l’ipotesi che ogni gene fosse responsabile della produzione di un enzima o, più in generale, di una proteina. Anche Pauling si muoveva sulla stessa linea, sostenendo che l’anemia falciforme avesse origine da anomalie nella struttura dell’emoglobina. A supporto di questa ipotesi analizzò, tramite elettroforesi (1), campioni di sangue di individui affetti da anemia falciforme (omozigoti recessivi), portatori sani (eterozigoti) ed individui sani (omozigoti per l’allele dominante), evidenziando come l’emoglobina di individui sani e malati avesse un comportamento elettroforetico diverso, quindi struttura diversa. I portatori sani possiedono entrambi i tipi di emoglobina ed evidentemente in questi individui l’emoglobina normale è presente in quantità sufficiente affinché la malattia non si manifesti. Di lì a pochi anni fu dimostrato che la differenza tra le due molecole di emoglobina era dovuta alla sostituzione di 2 soli amminoacidi su 600. Ulteriori prove a sostegno della relazione esistente tra DNA e proteine vennero anche dagli studi sui batteriofagi, dai quali emerse che, in seguito all’infezione virale, all’interno del batterio ha luogo la sintesi del DNA e delle proteine del rivestimento virale. L’insieme di questi dati rendeva più che attendibile l’ipotesi che fosse il DNA a portare l’informazione necessaria alla sintesi delle proteine, da cui la nascita dell’espressione: «un gene, una proteina». (1) Tecnica analitica e separativa basata sulla diversa velocità di migrazione in un fluido di particelle elettricamente cariche, sotto l’azione di un campo elettrico applicato. Capitolo 9 La genetica molecolare 4.1 Un gene, una proteina 675 Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione III: Scienze biologiche e naturali 4.2RNA messaggero e processo di trascrizione 676 Le ricerche sulle modalità di traduzione dell’informazione codificata nel DNA condussero alla scoperta di un altro acido nucleico, l’RNA o acido ribonucleico, particolarmente abbondante nelle cellule che producono grandi quantità di proteine, quindi ricche di ribosomi, di cui l’RNA è il costituente principale. Tale molecola sembrava essere un intermedio nel processo di sintesi delle proteine a partire dal DNA: infatti, quando un batteriofago infetta una cellula batterica prima che inizi la sintesi delle proteine virali, ha luogo la sintesi di RNA. Questo ha struttura simile al DNA, con la differenza di essere costituito da un unico filamento e di contenere nei suoi nucleotidi il ribosio invece del deossiribosio e la base azotata uracile al posto della timina. Nella cellula se ne distinguono diverse tipologie: — RNA messaggero (m-RNA); — RNA ribosomiale (r-RNA); — RNA di trasporto (t-RNA). L’RNA messaggero è la trascrizione di un tratto di DNA che viene copiata da uno dei due filamenti: analogamente a quanto accade durante la duplicazione, i nucleotidi, presenti nella cellula in forma di trifosfati, si accoppiano con basi azotate complementari della catena di DNA e l’enzima RNA-polimerasi ne catalizza la condensazione. Nel processo di trascrizione, all’adenina del DNA corrisponde l’uracile nell’RNA, mentre alla timina del DNA corrisponde l’adenina nell’RNA (fig. 4). Il filamento di m-RNA in formazione si accresce aggiungendo nucleotidi alla sua estremità 3’, poiché l’RNA-polimerasi si muove lungo il filamento di DNA dall’estremità 3’ alla 5’. La sintesi delle molecole di m-RNA avviene a partire da specifiche sequenze di nucleotidi dette promotori (che costituiscono siti di legame per l’RNA-polimerasi) e termina in corrispondenza delle cosiddette sequenze di terminaFig. 4 - RNA messaggero zione. Il DNA costituisce dunque la matrice originale, sempre disponibile nel nucleo della cellula, a partire dalla quale vengono prodotte copie utilizzate direttamente per la sintesi delle proteine, che si svolge nel citoplasma cellulare. 4.3Traduzione del codice genetico Giunti a questo punto restava da comprendere come il DNA e l’RNA, costituiti dal concatenamento di quattro tipi di nucleotidi diversi, potessero codificare le informazioni necessarie alla sintesi di catene proteiche, costituite dal concatenamento di 20 tipi diversi di amminoacidi. Evidentemente doveva esistere una corrispondenza tra una sequenza di nucleotidi e i singoli amminoacidi: supponendo che ogni amminoacido fosse codificato da una coppia di nucleotidi, le quattro basi azotate avrebbero prodotto solo 4 × 4 = 16 combinazioni, insufficienti a codificare per i 20 amminoacidi. L’ipotesi più semplice, rivelatasi poi quella corretta, era che i nucleotidi necessari a codificare il singolo amminoacido fossero tre e, in tal caso, il numero di combinazioni sarebbe stato 4 × 4 × 4 = 64, numero più che sufficiente a codificare per 20 amminoacidi. Lavorando su questa ipotesi, Marshall Nirenberg e Heinrich Matthaei condussero i primi esperimenti che avrebbero portato a decifrare il codice genetico. Nirenberg aveva osservato che aggiungendo ad estratti cellulari di Escherichia coli tratti di RNA di varia origine e amminoacidi marcati radioattivamente si poteva riscontrare la formazione di proteine radioattive, segno che gli estratti cellulari erano in grado di condurre la sintesi delle proteine Fig. 5 - La decifrazione del codice genetico Una scoperta importante quanto la decifrazione del codice genetico è stata la constatazione della sua universalità: il codice, infatti, risulta essere lo stesso per tutti i viventi, dai procarioti agli eucarioti, e ciò rende plausibile che tutti gli esseri viventi si sono evoluti a partire da un antenato comune. Si è detto che oltre all’RNA messaggero nelle cellule esistono altri due tipi di RNA, diversi per struttura e funzione: l’RNA ribosomiale e l’RNA di trasporto, che vengono trascritti dal loro gene specifico, presente nel DNA. L’RNA ribosomiale è il costituente principale dei ribosomi, organuli preposti alla sintesi delle proteine. Ogni ribosoma è formato da due subunità: una più piccola, dotata del sito di legame per l’m-RNA, e una più grande, dotata di due siti di legame per gli RNA di trasporto. L’RNA di trasporto (Fig. 6) è la molecola che opera la traduzione del messaggio codificato nell’m-RNA, consentendo la formazione della catena polipeptidica corrispondente. Nella cellula esistono almeno 20 molecole diverse di t-RNA, tutte dotate della caratFig. 6 - RNA di trasporto teristica forma a trifoglio: l’estremità 3’, ca- Capitolo 9 La genetica molecolare anche a partire da un RNA estraneo alla cellula. I due scienziati sintetizzarono quindi molecole di RNA artificiale contenenti una sola base azotata, ad esempio l’uracile. La molecola ottenuta, che chiamarono poli-U, posta in presenza di estratti cellulari e di uno dei 20 amminoacidi, dava luogo alla formazione di catene polipeptidiche solo con l’aggiunta di fenilalanina. Da ciò si dedusse che la tripletta di basi azotate UUU corrispondeva all’amminoacido fenilalanina. Procedendo in questo modo e utilizzando molecole di RNA con sequenze di nucleotidi ripetute, fu possibile pervenire alla completa decifrazione del codice genetico (Fig. 5). Delle 64 triplette possibili, dette codoni, solo tre risultano non codificanti e vengono indicate come triplette di stop; le altre 61, invece, codificano per i 20 amminoacidi, a ciascuno dei quali corrispondono più triplette, spesso differenti fra loro per l’ultimo nucleotide: per tale motivo il codice genetico è detto degenere. 677 Parte I: Fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: Scienze Sezione III: Scienze biologiche e naturali 678 ratterizzata dalla tripletta ACC, costituisce il sito di legame per l’amminoacido, mentre dalla parte opposta si trova una tripletta di basi, l’anticodone, attraverso la quale il t-RNA si lega al codone complementare posto sull’RNA messaggero. Vi è poi una regione in cui si trova il sito di riconoscimento dell’enzima amminoacil-tRNAsintetasi. Nella cellula sono contenuti almeno 20 enzimi amminoacil-tRNA-sintetasi diversi, dotati di un sito di legame per il t-RNA e di uno per l’amminoacido corrispondente. Questi enzimi assicurano che ogni molecola di t-RNA si leghi a uno specifico amminoacido. La traduzione, ossia il processo attraverso il quale dal filamento di m-RNA si arriva alla sintesi della proteina corrispondente, è schematicamente illustrata in Fig. 7. La prima fase del processo vede la formazione del cosiddetto complesso d’inizio, costituito dal legame tra l’unità più piccola del ribosoma, l’estremità 5’ dell’m-RNA (di cui viene esposto il primo codone) e il primo t-RNA, che si appaia con questo. Una volta formato, il complesso si incastra nella subunità più grande del ribosoma, inserendo il primo t-RNA con il relativo amminoacido nel sito P (sito del peptide). Inizia così la fase di allungamento, in cui il secondo codone dell’m-RNA si colloca davanti al sito A (sito dell’amminoacile); qui Fig. 7 - Il processo di traduzione si inserisce il secondo t-RNA con l’anticodone complementare, occupando il sito A. Tra i due amminoacidi adiacenti sul ribosoma si forma il legame peptidico; il ribosoma si sposta lungo l’m-RNA, liberando il primo t-RNA, mentre il secondo t-RNA va ad occupare il sito P, liberando il sito A, davanti al quale viene a trovarsi il terzo codone della catena dell’mRNA. Su di esso si inserisce il terzo t-RNA con l’anticodone complementare, cosicché si forma il legame peptidico tra il dipeptide legato al sito P e l’amminoacido legato al sito A. Il processo va avanti in questo modo fin quando, scorrendo lungo l’m-RNA, il ribosoma incontra una sequenza di terminazione, cioè un codone di stop. A questo punto la traduzione si interrompe, la catena polipeptidica viene liberata e le due subunità ribosomiali si separano. Accade spesso che mentre un ribosoma procede lungo il filamento di m-RNA, un secondo ribosoma si leghi all’estremità iniziale, avviando a sua volta la traduzione: simili complessi, in cui uno stesso filamento di m-RNA viene letto contemporaneamente da più ribosomi, sono detti polisomi e permettono la sintesi di più molecole proteiche allo stesso tempo a partire dalla medesima molecola di m-RNA. 5. Le mutazioni geniche È ormai accertato che alcune malattie genetiche sono determinate dall’alterazione o dalla perdita di funzione di molecole proteiche. Negli individui affetti da anemia falciforme, ad esempio, l’anomalia si deve alla sostituzione, nella molecola di emoglobina, di una molecola di acido glutammico con una di valina. I codoni corrispondenti a questi due amminoacidi sono rispettivamente GAA o GAG per l’acido glutammico e GUA o GUG per la valina. Ciò significa che, in termini di DNA, la malattia è determinata dalla sostituzione di un solo nucleotide su circa 450 presenti nel gene dell’emoglobina. Simili anomalie possono verificarsi in seguito a mutazioni geniche, di cui aveva iniziato a parlare de Vries agli inizi del Novecento. Si dicono mutazioni puntuali quelle che riguardano il singolo nucleotide. Il risultato di un tale tipo di mutazione può essere la sostituzione di un amminoacido con un altro, come nel caso dell’anemia falciforme, con conseguente cambiamento morfologico e funzionale della Capitolo 9 La genetica molecolare proteina; in tal caso si parla di mutazioni di senso. Se invece la mutazione puntuale porta alla sostituzione del codone originario con un codone di stop, la proteina non viene sintetizzata e allora si parla di mutazione non senso. Oltre alla sostituzione di un nucleotide con un altro, possono verificarsi casi di delezione o di inserzione di nucleotidi in un gene che hanno come conseguenza uno spostamento del sistema di lettura. Cambiando il modo in cui i nucleotidi vengono raggruppati in triplette, la proteina prodotta può essere del tutto nuova e completamente priva di funzione. Le mutazioni si originano in modo assolutamente casuale, indotte da fattori esterni come raggi x, raggi ultravioletti, sostanze radioattive etc., con frequenze variabili da 1/1.000 a 1/1.000.000 a seconda del gene. Quelle che hanno luogo nelle cellule somatiche si trasmettono alle cellule figlie prodotte per mitosi, mentre quelle che si verificano nei gameti vengono trasmesse alle generazioni successive. Gli alleli diversi di uno stesso gene si originano da mutazioni spontanee: l’allele dominante nell’eterozigote produce normalmente una quantità di proteina tale da compensare l’allele difettoso o recessivo, fenomeno indicato in genetica classica come dominanza. Solo in assenza dell’allele normale, non potendo essere prodotta la proteina normale, viene espresso il fenotipo recessivo. In alcuni casi, quando entrambi gli alleli codificano per proteine funzionali, si osservano fenomeni di codominanza o dominanza incompleta. Un altro fenomeno osservato in genetica classica, spiegabile in modo efficace in termini di genetica molecolare, è l’epistasia, fenomeno per il quale alcuni caratteri di un individuo possono essere espressi solo in presenza di altri. Ciò è dovuto al fatto che normalmente le reazioni chimiche cellulari avvengono tramite sequenze biochimiche: se un individuo è omozigote recessivo per un gene che codifica per un enzima intermedio in una sequenza biochimica, venendo a mancare l’enzima, viene conseguentemente bloccata tutta la sequenza biochimica delle reazioni e tutti gli alleli normali che codificano per gli enzimi successivi nella sequenza vengono mascherati. 679 Test 1 Matematica* 1) Si studi il grafico (e lo si disegni in maniera approssimata) della funzione: y= x x2 - 1 indicando, in particolare, il suo insieme di esistenza, gli eventuali asintoti, i punti di massimo e minimo relativi, i punti di flesso. L’insieme di esistenza della funzione è dato da tutti i valori della x diversi da –1 e da 1. La curva non è simmetrica rispetto all’asse y, mentre è simmetrica rispetto all’origine perché è: f (–x) = –f (x). Per x = 0 si ha y = 0 e viceversa; quindi la curva incontra gli assi coordinati solo nell’origine delle coordinate. Parte III La prova scritta Essendo: 978 lim y = ∞, x → –1 lim y = ∞ x →1 le rette di equazione: x = –1 e x = 1, sono due asintoti verticali della curva. x Per meglio comprendere l’andamento della curva, si osservi che è: 2 < 0 per 0 < x < 1 e per x -1 x x < –1, mentre risulta: 2 > 0 per –1 < x < 0 e per x > 1; perciò si ha: x -1 lim y = –∞, x → –1– Nello stesso modo si prova che è: Inoltre, poiché è: lim y = –∞, x →1– lim y = +∞ x → –1 + lim y = +∞ x →1 + 1 x 0 lim y = lim 2 = lim x = = 0 x→ ∞ x→ ∞ x - 1 x→ ∞ 1 1 1- 2 x anche la retta di equazione y = 0, cioè l’asse x, è un asintoto (orizzontale) per la curva. Studiamo ora le derivate, prima e seconda, della funzione: yʹ = - x2 + 1 (x 2 2 -1) e y ʹʹ = 2x ( x 2 + 3) (x 2 3 - 1) Risultando, per ogni valore della x ≠ ±1, yʹ < 0, la curva è sempre decrescente, salvo i due salti bruschi da −∞ a +∞ per x = –1 e per x = 1. Siccome la derivata prima non si annulla per alcun valore della x, allora la funzione non ha né massimi né minimi relativi. * In sede di concorso i quesiti a risposta aperta prevedono, normalmente, trattazioni piuttosto sintetiche (25-30 righi). Nelle risposte ai quesiti di seguito proposti, tuttavia, le esigenze di completezza proprie di un manuale di preparazione come questo hanno imposto in alcuni casi un’esposizione più ampia. Inoltre, per x = 0 risulta yʺ = 0 e, come si può vedere facilmente, yʺʹ(0) ≠ 0; pertanto nell’origine la curva ha un flesso. Si vede, infine, che è: yʺ < 0 per x < –1; yʺ > 0 per –1 < x < 0; yʺ < 0 per 0 < x < 1; yʺ > 0 per x > 1 e perciò la curva volge la concavità verso la direzione positiva dell’asse y negli intervalli (–1, 0] e (1, +∞) e la convessità verso la direzione positiva dell’asse y negli intervalli (−∞, −1) e [0, 1). 2) Si definisca il concetto di omotetia e la si consideri dal punto di vista della geometria analitica, determinando le equazioni che legano tra loro le coordinate di punti corrispondenti in tale trasformazione. Si dimostri, inoltre, che un’omotetia di centro O, trasforma: a) una retta in una retta parallela; b) un segmento in un segmento ad esso parallelo e che il rapporto tra i due segmenti è eguale al valore assoluto del rapporto di omotetia. Come è noto dalla Geometria, si chiama omotetia di centro O e rapporto h (con h diverso da 0), la corrispondenza biunivoca tra i punti del piano che ad ogni punto P associa il punto Pʹ tale che tra i segmenti orientati OP e OPʹ valga la relazione: OPʹ = hOP Fissato un sistema di coordinate ortogonali Oxy, siano A e Aʹ le proiezioni di P(x, y) e Pʹ(xʹ, yʹ), rispettivamente, sull’asse x (vedi figura). Dalla similitudine dei due triangoli OAP e OAʹPʹ si ha, anche in segno: OAʹ OA da cui: OAʹ = hOA e Aʹ P ʹ = h AP . = Aʹ P ʹ AP = OP ʹ OP =h Test 1 Matematica Il grafico della funzione considerata è disegnato nella figura sottostante. 979 Test 2 Scienze* 1) Si definisca il prodotto scalare e vettoriale tra due vettori. Inoltre, dati i tre vet tori u1 , u2 , u3 della figura, si determini il loro risultante. Si tenga presente che gli angoli a e b valgono, rispettivamente, 70° e 130°, e che i moduli dei tre vettori sono pari a: u1 = 10u, u2 = 15u, u3 = 8u. → u2 → u3 b → u1 a Parte III La prova scritta Il prodotto scalare di due vettori v e u è uno scalare definito dalla relazione seguente: 1004 w = v × u = vu cosa essendo α l’angolo compreso tra i vettori v e u . Il prodotto vettoriale di due vettori v e u è ancora un vettore definito nel modo seguente: —direzione, che coincide con la perpendicolare al piano definito dalle direzioni dei due vettori; —verso, individuato dal dito medio della mano destra quando il pollice e l’indice della stessa mano, disposti in un piano perpendicolare al medio, indicano rispettivamente il primo dei due vettori e il secondo dei due vettori (questo modo di utilizzare la mano destra è detto regola della mano destra); —intensità o modulo, dato dalla relazione seguente: w = v ∧ u = vu sena ove con α si è indicato l’angolo definito dai vettori v e u nell’ordine. Troviamo ora il risultante dei tre vettori indicati dal quesito. Determiniamo prima le componenti sugli assi x e y dei tre vettori: u1x = u1 = 10u; u1y = 0; u2x = u2cosα = 15u ⋅ cos70° = 5,13u; u2y = u2senα = 15u ⋅ sen70° = 14,1u; u3x = u3cosβ = 8u ⋅ cos130° = –5,14u; u3y = u3senβ = 8u ⋅ sen130° = 6,13u. * In sede di concorso i quesiti a risposta aperta prevedono, normalmente, trattazioni piuttosto sintetiche (25-30 righi). Nelle risposte ai quesiti di seguito proposti, tuttavia, le esigenze di completezza proprie di un manuale di preparazione come questo hanno imposto in alcuni casi un’esposizione più ampia. Le componenti uRx e uRy del vettore risultante uR saranno date da: uRx = u1x + u2x + u3x = 10u + 5,13u + (–5,14u) = 9,99u; uRy = u1y + u2y + u3y = 0 + 14,1u + 6,13u = 20,23u. Perciò: 2 2 uR = uRx + uRy = 22,56u Esso formerà un angolo αR rispetto all’asse orizzontale, il cui valore è: ⎛ uRy ⎞ a R = tan-1 ⎜ ⎟ = 63,72° ⎝ uRx ⎠ Spesso nei calcoli chimici risulta utile riferirsi a quantità in grammi pari al valore del peso atomico o del peso molecolare. Una quantità in grammi di un certo elemento pari al suo peso atomico (per esempio, 16 g di ossigeno, 32,07 g di zolfo etc.) rappresenta il grammoatomo di quell’elemento. Allo stesso modo, una quantità in grammi pari al peso molecolare (per esempio, 32 g di ossigeno, 18 g di acqua o 98,07 g di acido solforico) rappresenta la grammomolecola di una sostanza. Entrambe queste grandezze vengono definite moli e sono spesso usate in chimica al posto del grammo per indicare un peso qualsiasi di una certa sostanza. Così due moli di acqua indicano una quantità di acqua pari a due grammomolecole ossia 18 ⋅ 2 = 36 grammi, 0,5 moli indicano una quantità pari a mezza grammomolecola che corrisponde a 9 g e cosi via. Per gli elementi, la mole può indicare sia il grammoatomo che la grammomolecola, per cui, se non viene specificato, il termine si intende riferito alla grammomolecola. In generale, il peso in grammi di una sostanza diviso per il peso atomico o per il peso molecolare ci dà il corrispondente numero di moli, e viceversa il numero di queste moltiplicato per il peso atomico o il peso molecolare ci dà il peso in grammi. La mole gode di una importante proprietà e cioè: il numero di molecole contenute in una mole è uguale per qualsiasi sostanza. Per rendercene conto consideriamo due sostanze qualsiasi, per esempio l’idrogeno e l’ossigeno, ed indichiamo con X il peso in grammi di una molecola H2 e con Y il peso in grammi di una molecola O2. Il rapporto di questi due pesi è indipendente dall’unità di misura con cui sono espressi, per cui possiamo scrivere: X 2 = Y 32 Indichiamo ora con N1 ed N2 il numero di molecole contenute in una grammomolecola rispettivamente di idrogeno e di ossigeno. Avremo che: N1 ⋅ X N2 ⋅Y = 2g 32g Da cui risulta evidente che: N1 = N2. Poiché ciò vale per qualsiasi altra sostanza, se ne deduce che il numero di molecole contenute in una mole è costante. Esso viene detto numero di Avogadro e viene indicato con la lettera N. Il suo valore determinato sperimentalmente è: N = 6,02257 ⋅ 1023. Se poi consideriamo le sostanze allo stato gassoso, nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione, anche il volume della mole risulta costante. Il suo valore, o volume molare, riferito alla temperatura di 0°C ed alla pressione di 1 atmosfera è: V = 22,414 litri. Test 2 Scienze 2) Nell’ambito dello studio della chimica, si definiscano i concetti di grammoatomo e grammomolecola. Si parli, altresì, del numero di Avogadro e si fornisca un suo valore approssimato. 1005 Capitolo 4 Modello di lezione simulata di matematica Le equazioni di I grado Durata: 3 ore Da utilizzare per: 1. verifica dei prerequisiti e introduzione degli argomenti (½h); 2. lezione frontale (1h e ½); 3. verifica degli obiettivi (1 h). Obiettivi formativi Conoscenze Descrivere con un’espressione numerica la sequenza di operazioni che conduce alla soluzione di un problema. Interpretare, costruire e trasformare formule che contengono lettere per esprimere in forma generale relazioni e proprietà. Competenze/Abilità Utilizzare e interpretare il linguaggio matematico (piano cartesiano, formule, equazioni). Riconoscere le equazioni di I grado. Applicare i principi di equivalenza e risolvere un’equazione di I grado ad una incognita. Prerequisiti — Saper operare negli insiemi Z e Q. — Conoscere i procedimenti di calcolo letterale. Obiettivi specifici di apprendimento (OSA) Conoscenze — Concetto di equivalenza e di equazione. — Procedimento di risoluzione di un’equazione di I grado. Competenze/Abilità — Risolvere problemi utilizzando equazioni di I grado. Capitolo 4 Modello di lezione simulata di matematica Destinatari: Classe III della Scuola secondaria di I grado, formata da 25 alunni, uno dei quali appartenente all’area BES: nello specifico, un alunno con un Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) in quanto affetto da discalculia. 1037 Metodi — Lezione frontale, a carattere espositivo. — Favorire la partecipazione attiva degli alunni proponendo loro alcuni esercizi da svolgere singolarmente o in gruppo (cooperative learning). — Adattamento didattico, in accordo con l’insegnante di sostegno, per garantire l’integrazione dell’alunno con DSA: ricorso ad una didattica personalizzata, tramite l’impiego di strumenti compensativi (all’alunno affetto da discalculia si può concedere la possibilità di utilizzare la calcolatrice, anche dotata di sintesi vocale, nonché formulari e tabelle; per l’attività di verifica è importante sottoporgli test personalizzati che consentano di valutarne l’apprendimento senza considerare, ad esempio, i tempi di risposta) e di misure dispensative da talune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dell’apprendimento (nelle verifiche, ad esempio, si può ridurre il numero di item). Sussidi didattici — Libro di testo in adozione. — Lavagna tradizionale. — LIM o laboratorio informatico. Parte IV La lezione simulata fasi della lezione 1.Fase iniziale: verifica dei prerequisiti e introduzione degli argomenti (½h) 1038 Ricordiamo che il polinomio è la somma algebrica di due o più monomi non simili tra loro che prendono il nome di termini del polinomio (ad esempio, 5a2b + 4ab2 – 7ab). È possibile effettuare la somma algebrica di due o più polinomi, nonché la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione. — Verifica dei prerequisiti necessari. — Breve ripasso delle principali nozioni sui polinomi. • I polinomi Per eseguire l’addizione tra due o più polinomi si scrivono uno di seguito all’altro i termini dei vari polinomi, ciascuno con il proprio segno. Esempio: (5x2 + 6xy – 3) + (5x2 – 2xy + 3y + 2) = 5x2 + 6xy – 3 + 5x2 – 2xy + 3y + 2 A questo punto si opera la riduzione in termini simili: (5 + 5)x2 + (6 – 2)xy + (–3 + 2) + 3y = 10x2 + 4xy – 1 + 3y Per eseguire la sottrazione si procede nel medesimo modo. Esempio: (5x2 + 6xy – 3) – (5x2 – 2xy + 3y +2) In questo caso, però, per togliere le parentesi occorre cambiare il segno dei termini contenuti nelle parentesi precedute dal segno meno: 5x2 + 6xy –3 – 5x2 + 2xy – 3y – 2 Riducendo in termini simili: 8xy – 3y – 5 Per moltiplicare due polinomi si moltiplica ogni termine del primo polinomio per ciascun termine del secondo polinomio; a questo punto, si sommano i prodotti così ottenuti e, se necessario, si riducono in termini simili. Esempio: (x2 + 3)(x4 – 3x2 + 9) = x6 – 3x4 + 9x2 + 3x4 – 9x2 + 27 = x6 + 27 Ricordiamo, inoltre, i seguenti prodotti notevoli: — Prodotto della somma per la differenza di due monomi: (x + y)(x – y) = x2 – y2 — Quadrato di un binomio: (x ± y)2 = x2 + 2xy + y2 — Cubo di un binomio: (x ± y)3 = x3 + 3x2y + 3xy2 + y3 — Introduzione dei concetti di identità, di equazione e dei principi di equivalenza. —Esame del procedimento di risoluzione delle equazioni di I grado. —Esercitazioni di gruppo sulla risoluzione delle equazioni di I grado. 2.1Identità ed equazioni L’identità è un’uguaglianza fra due espressioni (di cui almeno una letterale) verificata per qualsiasi valore delle lettere che vi figurano. Esempio: x – x = 0 è valida per qualsiasi valore di x Infatti, per: x = 4 4–4=0 x = 6 6–6=0 x = 15 15 – 15 = 0 Lo stesso può dirsi anche per x + x = 2x L’equazione, invece, è un’uguaglianza fra due espressioni (di cui almeno una letterale) verificata solo per particolari valori delle lettere che vi figurano. Esempio: x – 3 = 25 x : 5 = 9 è vera solo se è vera solo per x = 28, mentre è falsa per ogni altro numero x = 45, mentre è falsa per ogni altro numero In base al numero di lettere che compaiono in un’espressione, le equazioni possono essere: — ad un’incognita: 4x2 – 3 = 5x + 2 — a più incognite: 6x + 2y = y – 9 Il grado dell’equazione è determinato dal grado più elevato dei monomi che formano l’equazione stessa: — equazione ad un’incognita di II grado: 4x2 – 3 = 5x + 2 — equazione a due incognite di I grado: 6x + 2y = y – 9 Un’equazione si dice intera se l’incognita non figura al denominatore, si dice frazionaria o fratta in caso contrario: — equazione intera: 4x/5 + 3 = 7x – 4 — equazione frazionaria: (5/2x) – 9 = (6/x) + 2 I valori delle incognite che rendono vera l’equazione si dicono soluzioni dell’equazione. Capitolo 4 Modello di lezione simulata di matematica 2.NUCLEO DELLA LEZIONE: Esposizione dei contenuti (1h e ½) 1039 2.2Principi di equivalenza • Primo principio di equivalenza Addizionando o sottraendo ai due membri di un’equazione uno stesso numero o una stessa espressione algebrica contenente l’incognita si ottiene un’equazione equivalente a quella data. Esempio: Data l’equazione: 5x + 3 = 33 la soluzione sarà: x = 6 Applicando il primo principio di equivalenza avremo: 5x + 3 – 3 = 33 – 3 5x = 33 – 3 5x = 30 la cui soluzione è sempre x = 6 Se osserviamo le equazioni 5x + 3 = 33 e 5x = 33 – 3 notiamo che, in pratica, abbiamo ottenuto un’equazione equivalente spostando il termine +3 dal primo al secondo membro e cambiandogli segno. Legge del trasporto: in ogni equazione un termine qualsiasi può essere spostato da un membro all’altro purché gli si cambi segno. Legge di cancellazione: se in entrambi i membri di un’equazione figurano due termini uguali, essi possono essere eliminati. Parte IV La lezione simulata • Secondo principio di equivalenza Moltiplicando o dividendo entrambi i membri di un’equazione per uno stesso numero (diverso da zero) si ottiene un’equazione equivalente a quella data. Esempio: Sia data l’equazione: 2x + 3 – x = 10, la cui soluzione è x = 7. Se moltiplichiamo entrambi i membri per uno stesso numero, ad esempio 3, avremo: 3(2x + 3 – x) = 3(10) 6x + 9 – 3x = 30 Anche in questo caso la soluzione è 7, per cui abbiamo ottenuto un’equazione equivalente a quella data. 1040 2.3Risoluzione equazioni di I grado Consideriamo un’equazione ridotta in forma normale: ax = b in cui a e b sono numeri relativi (a è il coefficiente dell’incognita e b è il termine noto), con a ≠ 0. Per risolvere l’equazione applichiamo il secondo principio di equivalenza e, pertanto, dividiamo entrambi i membri dell’equazione per il coefficiente della x. La soluzione dell’equazione sarà: ax/a = b/a cioè: x = b/a Per risolvere un’equazione ridotta in forma normale basta, quindi, dividere il termine noto dell’equazione per il coefficiente dell’incognita. Esempi: 5x = 45 6x = –48 –3x = 27 x = 45/5 = 9 x = –48/6 = –8 x = 27/–3 = –9 Esercizio 2x + 12 + 7x = –13 – x Risolviamo: 2x + 7x + x = –12 – 13 10x = –25 x = –25/10 = –5/2 Verifichiamo: 2(–5/2) + 12 + 7(–5/2) = –13 – (–5/2) –5 + 12 – 35/2 = –13 + 5/2 (–10 + 24 – 35)/2 = (–26 + 5)/2 –21/2 = –21/2 Equazione ax = b ax = b ax = b ax = b Coefficienti a ≠ 0 b ≠ 0 a ≠ 0 b = 0 a = 0 b ≠ 0 a = 0 b = 0 Soluzione x = b/a x=0 non c’è soluzione infinite soluzioni determinata determinata impossibile indeterminata 3.FASE DI CHIUSURA: VERIFICHE (1h) In questa fase il docente procede alla verifica del raggiungimento degli obiettivi, attraverso la somministrazione di esercizi e di test come quelli di seguito esemplificati. All’alunno affetto da discalculia si può concedere un tempo maggiore, oppure gli si può sottoporre un numero minore di item. Qualora si dovesse riscontrare il mancato raggiungimento degli obiettivi da parte della classe, si dovranno individuare le tipologie e i motivi delle difficoltà incontrate, rivedendo, se necessario, i metodi e i sussidi didattici utilizzati. 1. Test a risposta multipla 2.Esercizi • 15 test a risposta multipla, del tipo: 1) In base al primo principio di equivalenza: ❑❑ A) moltiplicando o dividendo entrambi i membri di un’equazione per uno stesso numero (diverso da zero) si ottiene un’equazione equivalente a quella data ❑❑ B) addizionando o sottraendo ai due membri di un’equazione uno stesso numero o una stessa espressione algebrica contenente l’incognita si ottiene un’equazione equivalente a quella data ❑❑ C) due equazioni si dicono equivalenti se le incognite presentano lo stesso grado 2) Se ax = b, con a = 0 e b π 0, allora l’equazione è: ❑❑ A) impossibile ❑❑ B) indeterminata ❑❑ C) determinata Capitolo 4 Modello di lezione simulata di matematica Tabella equazioni determinate, indeterminate e impossibili 1041 3) Un’equazione può avere: ❑❑ A) solo un’incognita ❑❑ B) molte incognite ❑❑ C) non più di due incognite • 5 esercizi, del tipo: 1) Risolvi le seguenti equazioni: a. 9x – 9 + 12 = 8x + 8 – 6 + x b. x – 3 = 1/2 + 3(x – 3)/4 + 1 – x/2 – 2 c. 2x + 6 – 8x – {2 – (3x – 5) – [8x – 3 – (7 – 5x)]} + 2 = 2x + 15 + 3x Valutazione I seguenti indicatori possono essere utilizzati per la valutazione del livello di competenze e conoscenze raggiunto (avanzato, intermedio, base, non raggiunto): — utilizzo delle formule nel modo corretto; — rispetto dei tempi di consegna; — autonomia nello svolgimento del compito. Parte IV La lezione simulata Prove 1042 Attribuzione punti Test a risposta multipla 1 punto per ogni risposta esatta Esercizi svolti Punteggio massimo 15 2 punti per ogni esercizio svolto correttamente in tutti i suoi aspetti 1 punto se l’esercizio è corretto, ma mancano alcuni passaggi nell’esposizione 10 Da 24 a 25 10 Da 20 a 21 8 Schema di valutazione Da 22 a 23 Da 16 a 19 Da 12 a 15 Da 10 a 11 Meno di 10 9 7 6 5 insufficiente/scarso Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze Digestione e apparato digerente Destinatari: Classe II della Scuola secondaria di I grado formata da 20 alunni, uno dei quali appartenente all’area BES: nello specifico, un alunno con un Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) in quanto dislessico. Da utilizzare per: 1. verifica dei prerequisiti e introduzione degli argomenti, con eventuale lettura della mappa concettuale (½h); 2. lezione frontale (1h e ½); 3. integrazioni e chiarimenti mediante discussione con la classe (1h); 4. riepilogo e verifica degli obiettivi (1h). Obiettivi formativi Conoscenze Conoscere le connessioni tra strutture e funzioni nell’organismo a diversi livelli di organizzazione. Competenze/Abilità Riconoscere lo stretto legame tra il benessere individuale e quello sociale. Sviluppare progressivamente la capacità di spiegare il funzionamento macroscopico dei viventi con un modello cellulare (collegando, ad esempio, l’alimentazione con il metabolismo delle cellule). Prerequisiti — Aver compreso da dove derivano le sostanze e l’energia necessarie a compiere tutte le nostre azioni. — Aver acquisito consapevolezza di come ci procuriamo le sostanze per far funzionare al meglio il nostro organismo. — Conoscere, almeno indicativamente, i tempi di digestione gastrica di alcuni cibi. Obiettivi specifici di apprendimento (OSA) Conoscenze — Com’è composto e a che cosa serve l’apparato digerente. Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze Durata: 4 ore 1043 Competenze/Abilità — Capacità di analisi e di descrizione del processo digestivo attraverso l’utilizzo di un linguaggio appropriato. — Capacità di descrivere e comprendere i compiti dei vari organi dell’apparato digerente, mettendoli in relazione con le altre strutture e funzioni del corpo umano. Parte IV La lezione simulata Metodi 1044 — Lezione frontale, a carattere espositivo, con l’utilizzo di una modalità comunicativa basata non solo sull’aspetto verbale, ma anche su una componente iconica (disegni, schemi, immagini, materiali audiovisivi). — Analisi di mappe concettuali. — Integrazioni e chiarimenti mediante discussione con la classe. — Adattamento didattico, in accordo con l’insegnante di sostegno, nell’ipotesi di presenza di un alunno con DSA (dislessia): ricorso a una didattica personalizzata, tramite l’impiego di strumenti compensativi (registratore, sintesi vocale dei contenuti del libro di testo, uso del PC e di mappe concettuali) e di misure dispensative da talune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dell’apprendimento (ad esempio, leggere brani troppo lunghi). Allo studente dislessico verrà, inoltre, data la possibilità di registrare le lezioni per facilitarne lo studio, trasformando in tal modo la lettura in ascolto. Le eventuali esercitazioni presentate in classe verranno lette per facilitargli la comprensione. — Opportunità di proporre anche un incontro tra la classe e un medico, che illustri le principali patologie a cui è soggetto l’apparato digerente e offra consigli circa gli stili di vita cui attenersi per una prevenzione delle stesse. Sussidi didattici — Libro di testo in adozione. — Mappe concettuali. — Proiezione di diapositive. — LIM o PC per presentare e illustrare immagini, disegni, figure, audiovisivi, filmati e supporti multimediali di vario tipo. — Navigazione in Internet. fasi della lezione 1.Fase iniziale: verifica dei prerequisiti e introduzione degli argomenti (½h) — Verifica dei prerequisiti necessari. — Introduzione dell’argomento alla classe con l’ausilio di una mappa concettuale e, eventualmente, con la proposta di disegnare il proprio apparato digerente: questo per eliminare alcuni preconcetti di fondo (come il numero di «aperture» dell’apparato etc.). —Esposizione degli obiettivi da conseguire. 2.NUCLEO DELLA LEZIONE: Esposizione dei contenuti (1h e ½) Il tubo digerente umano è formato da diversi tratti: — la bocca, attraverso la quale avviene l’ingestione del cibo; — la faringe, che è il tratto in comune con l’apparato respiratorio; — l’esofago, in cui il cibo procede grazie alla peristalsi, ossia una sequenza di onde ritmiche di contrazione della muscolatura liscia presente all’interno della parete del tubo digerente; — lo stomaco, nel quale il cibo si accumula; — l’intestino, dove avviene l’assorbimento. Al suo funzionamento servono anche: — le ghiandole salivari; — il fegato; — il pancreas. L’apparato digerente ha il compito di sminuzzare le sostanze di cui sono composti gli alimenti rendendole solubili, per consentire all’organismo di utilizzare i principi nutritivi indispensabili alla vita e, contemporaneamente, eliminare tutto ciò che invece non serve (le cosiddette «sostanze di rifiuto»). In questa forma, quindi, il cibo può attraversare le pareti dell’intestino, essere assorbito attraverso i tessuti, entrare nel circolo sanguigno ed essere così trasportato in ogni cellula del nostro corpo. In ciascuna cellula le sostanze nutritive verranno adoperate per: — ricavare energia; — fabbricare i «materiali» necessari alla vita dell’organismo; — rinnovare i tessuti; — proteggere il corpo dalle malattie. L’apparato digerente adempie alle sue funzioni mediante due tipi di azioni: — quella meccanica; — quella chimica. L’azione meccanica comprende: — la masticazione: il cibo viene triturato dai denti; — il rimescolamento: le pareti muscolari dello stomaco impastano il cibo con i succhi gastrici; — la peristalsi: il movimento ondulatorio della muscolatura dell’apparato digerente, che fa avanzare il cibo lungo le sue varie sezioni. Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze 2.1Composizione e funzione dell’apparato digerente 1045 L’azione chimica trasforma le sostanze complesse in sostanze più semplici (ad esempio, i carboidrati in zuccheri). Parte IV La lezione simulata 2.2La bocca 1046 La bocca, o cavità orale, costituisce l’inizio del tubo digerente; la sua apertura è circondata dalle labbra e al suo interno si trovano: — i denti; — la lingua; — le ghiandole salivari. I denti che si trovano nella bocca di una persona adulta sono 32 e si suddividono in: — 8 incisivi (tagliano); — 4 canini (strappano e lacerano); — 8 premolari (triturano); — 12 molari (frantumano). La digestione ha inizio all’interno della cavità orale. I denti masticano il cibo e le ghiandole salivari liberano la saliva. Questa contiene la ptialina, un enzima che permette le prime reazioni chimiche della digestione. Durante questo processo, l’amido cotto (un carboidrato presente nella pasta, nel riso, nel pane etc.) viene trasformato in zucchero semplice. Nell’uomo, le ghiandole salivari producono circa un litro e mezzo di saliva al giorno. Sono tre paia e, per la posizione occupata, si chiamano: — sottolinguali; — sottomandibolari; — parotidi. La lingua, con i suoi movimenti, contribuisce alla masticazione e alla deglutizione, e permette sia di articolare il linguaggio sia di sentire i diversi sapori del cibo. Su di essa, infatti, si trovano dei ricettori sensoriali, detti papille gustative, che ci consentono di distinguere solo quattro tipi di sapori: — acido; — amaro; — dolce; — salato. La varietà dei sapori che percepiamo, dunque, è determinata non solo dal gusto ma anche dall’odore e dalla vista di ciò che mangiamo, cioè da una combinazione di questi tre sensi. 2.3La faringe e l’esofago L’esofago è il tratto del canale alimentare che unisce la faringe con la bocca dello stomaco. Questo condotto muscolare si estende per una lunghezza complessiva di 25-30 cm, ha una larghezza di 2-3 cm e il suo spessore varia tra i 19 mm, nel punto più stretto, ai 25-30, in quello più ampio. L’esofago è paragonabile ad un tubo di connessione a decorso quasi verticale, simile ad una S allungata, che permette la discesa del cibo dalla bocca allo stomaco. Esso termina con una valvola, detta cardias perché posizionata vicino al cuore, la quale impedisce al cibo che si trova nello stomaco di tornare verso l’esofago stesso. All’interno delle sue pareti, rivestite di muco, sono presenti fibre muscolari che, contraendosi e rilassandosi, facilitano l’avanzamento del cibo verso lo stomaco; è grazie a questi movimenti che possiamo mangiare anche stando coricati. La presenza di uno sfintere all’estremità dell’esofago, inoltre, impedisce l’entrata di aria nello stomaco durante la respirazione e la risalita del contenuto gastrico nella cavità orale. I muscoli circolari si contraggono restringendo il canale, e il bolo viene spinto giù Muscoli circolari contratti Muscoli circolari rilassati Bolo alimentare I muscoli circolari si rilassano e il canale si apre Muscoli circolari contratti Muscoli circolari rilassati Stomaco Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze Durante la masticazione il cibo viene tritato e, con l’aiuto della lingua, impastato con la saliva e trasformato in una poltiglia, detta bolo alimentare, che passa nell’esofago dopo aver attraversato la faringe. Anche il cibo, pertanto, come l’aria che respiriamo, passa attraverso la faringe. Per evitare che durante la deglutizione vada nella laringe e, quindi, nelle vie respiratorie, è presente una piccola membrana elastica, chiamata epiglottide, la quale al passaggio del cibo si piega, chiudendo l’imbocco della laringe stessa. 1047 Parte IV La lezione simulata 2.4Lo stomaco 1048 Lo stomaco, organo in cui si svolge la seconda fase della digestione (quella successiva alla masticazione), è quella parte del tubo digerente dilatata sino a formare una specie di sacco, con la zona più ampia rivolta verso l’alto. È lungo circa 25 cm e viene suddiviso anatomicamente nelle seguenti parti: — il fondo, disposto superiormente ed a sinistra della giunzione tra esofago e stomaco stesso; — il cardias, corrispondente alla giunzione esofago-gastrica; — il corpo, che rappresenta la porzione maggiore dello stomaco e si trova tra il fondo e l’antro; — l’antro, vale a dire la porzione finale dello stomaco, che si estende dalla piccola curvatura sino al piloro; — il piloro, che rappresenta il confine tra lo stomaco e il duodeno, ovvero il primo tratto dell’intestino tenue. La parete dello stomaco contiene le ghiandole gastriche che secernono, appunto, il succo gastrico, formato da acido cloridrico, muco ed enzimi. Il muco ha il compito di proteggere dall’acido le pareti dello stomaco, le quali sono formate da muscoli molto robusti che, contraendosi, provocano dei movimenti (denominati movimenti peristaltici) tali da mescolare il cibo. Il cibo ingerito si ferma nello stomaco per circa tre ore, durante le quali è impastato e rimescolato con sostanze digestive, chiamate enzimi. Questo processo trasforma i pezzetti di cibo masticato in chimo, un liquido cremoso che, attraverso il piloro, passa nell’intestino tenue, dove la digestione continua. Approfondimento - L’azione dell’acido cloridrico Come abbiamo visto, il contenuto gastrico, che può raggiungere il notevole volume di tre litri, viene attaccato da sostanze acide prodotte da ghiandole specializzate nel secernere acido cloridrico. In un individuo sano questa estrema acidità è del tutto innocua, grazie alla presenza di uno strato molto resistente di mucosa interna. Può tuttavia accadere che tale struttura ceda all’attacco degli acidi, causando la formazione di lesioni più o meno gravi, che prendono il nome di ulcere gastriche le quali insorgono solitamente a causa della prolungata iperproduzione di acido cloridrico o in seguito ad infezioni batteriche, come quella causata dall’Helicobacter pylori. Nonostante ciò, l’acido cloridrico ha un ruolo essenziale nella digestione degli alimenti, in quanto, grazie alla sua notevole efficacia antibatterica, è in grado di proteggere l’organismo intero dalle malattie alimentari. La sua forte acidità rende, inoltre, più solubili alcuni minerali, come il calcio e il ferro. La caratteristica più importante dell’acido cloridrico risiede, però, nella sua capacità di attivare un enzima essenziale per la digestione delle proteine. Questa sostanza, chiamata pepsina, viene prodotta in una forma inattiva, detta pepsinogeno. Solo in presenza di un ambiente acido essa può esercitare la sua azione, degradando le proteine in corte catene di amminoacidi. L’intestino è un tubo lungo circa 10 metri, formato da tessuto muscolare che si contrae continuamente per far avanzare le sostanze. Per poter essere contenuto tutto nell’addome, esso è ripiegato in anse (cioè è ripiegato più volte su se stesso) ed è avvolto da una membrana protettiva, il peritoneo. Anatomicamente, viene distinto in due tratti: — il piccolo intestino, o intestino tenue, in cui ha luogo prevalentemente la digestione e l’assorbimento del cibo; — il grande intestino, o intestino crasso, deputato soprattutto all’assorbimento di acqua e all’eliminazione delle feci. L’intestino tenue, lungo circa otto metri, è formato da tre parti: — il duodeno, in cui sboccano i condotti del fegato e del pancreas, che vi mandano la bile e il succo pancreatico; — il digiuno e l’ileo, le cui pareti contengono le ghiandole enteriche. L’interno di queste due parti è ricoperto da tantissime sporgenze, lunghe poco più di un millimetro, chiamate villi intestinali, la cui funzione è quella di aumentare la superficie di contatto, al fine di ottimizzare i processi digestivi e l’assorbimento. Ogni villo è tappezzato da cellule, la cui membrana, rivolta verso il lume interno, presenta delle sottili estroflessioni, dette microvilli. La conformazione di queste cellule, denominate enterociti, ha lo scopo di aumentare ulteriormente la capacità digestiva ed assorbente dell’intestino. L’intestino crasso, lungo quasi due metri, viene suddiviso in tre tratti, che vengono rispettivamente chiamati: — cieco, in cui si trova l’appendice; — colon, che per la sua posizione si divide in colon ascendente, colon trasverso e colon discendente; — retto, l’ultima parte, che sbocca all’esterno con l’apertura anale. Mentre nell’intestino tenue viene completata la digestione degli alimenti e buona parte dei princìpi nutritivi ottenuti (circa il 90%) viene assorbita, la funzione primaria dell’intestino crasso è quella di accumulare i residui del processo digestivo e favorirne l’espulsione. La capacità assorbente del crasso è comunque importante poiché, soprattutto a livello del colon, si ha un notevole assorbimento di acqua ed elettroliti. Tanto più i prodotti digestivi rimangono nel crasso e tanto maggiore sarà il riassorbimento di acqua e sali. Tale fenomeno diventa evidente in caso di diarrea (perdita di sali ed acqua) o di stitichezza (feci particolarmente dure, compatte e disidratate). Nell’intestino crasso vengono assorbite anche alcune vitamine, non tanto quelle introdotte con gli alimenti (già assimilate al livello del tenue), ma soprattutto quelle prodotte dai miliardi di batteri che popolano il colon. Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze 2.5L’intestino 1049 Le feci, espulse all’esterno attraverso l’ano, sono costituite prevalentemente da acqua (75%), batteri, grassi (poiché la loro digestione è più complicata di quella degli altri nutrienti), sostanze inorganiche (minerali: in particolare, calcio, ferro e zinco), proteine e materiale non digerito (soprattutto la fibra). Parte IV La lezione simulata 2.6Il fegato e il pancreas (cenni) 1050 Il fegato è la più grande ghiandola del corpo umano ed è costituito da quattro lobi, due grandi e due piccoli. Riceve le sostanze nutritive provenienti dall’intestino e le immagazzina o le converte nelle molecole di cui l’organismo ha bisogno. Svolge anche tantissime altre funzioni: ad esempio, produce la bile (che si accumula in un piccolo sacchetto posto sotto di esso, detto colecisti o cistifellea), la quale viene riversata nel duodeno quando serve per la digestione. Il pancreas è una grossa ghiandola situata nella parte superiore dell’addome, dietro lo stomaco. Ha una forma allungata ed è divisa in testa, corpo e coda. Essa secerne, tra l’altro, il succo pancrea­tico, che si riversa nel duodeno e svolge compiti anche non collegati con la digestione: ad esempio, produce l’insulina e il glucagone, due ormoni che vengono immessi direttamente nel sangue e servono a mantenere costante il livello degli zuccheri nel flusso circolatorio. 3.Fase di chiusura (1h) — Riepilogo degli argomenti studiati con l’ausilio di una mappa concettuale. — Verifiche finali attraverso la somministrazione di test di vario tipo. — Analisi di un caso in gruppo (cooperative learning), mediante la lettura e l’analisi critica di un tema specifico, correlato agli argomenti studiati. Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze 3.1Mappa concettuale alla lim 1051 3.2Verifiche finali ― In questa fase il docente procede alla verifica del raggiungimento degli obiettivi, attraverso la somministrazione di esercizi e di test come quelli di seguito esemplificati. ― È opportuno concedere all’alunno dislessico un tempo maggiore (il 30% in più) per consentirgli di rileggere i test e le domande, le quali potranno anche essere riformulate in forma semplificata, pur mantenendo lo stesso contenuto. È anche possibile ridurre il numero di item. ― Qualora si dovesse riscontrare il mancato raggiungimento degli obiettivi da parte della classe, si dovranno individuare le tipologie e i motivi delle difficoltà incontrate, rivedendo, se necessario, i metodi e i sussidi didattici utilizzati. • 15 test a risposta multipla, del tipo: 1) Il cibo, una volta masticato, passa attraverso la faringe e arriva: ❑❑ A) nel fegato ❑❑ B) nell’esofago 2) L’apparato digerente provvede: ❏ C) nello stomaco ❏ D) nella laringe Parte IV La lezione simulata ❑❑ A) all’assorbimento degli alimenti ❑❑ B) alla digestione degli alimenti ❑❑ C) alla digestione e all’assorbimento degli alimenti ❑❑ D)alla produzione di energia ricavata dagli alimenti 1052 3) Che cos’è l’epiglottide? ❑❑ A) Un’appendice dello stomaco che secerne il succo gastrico ❑❑ B) Una specie di linguetta che durante la deglutizione chiude l’apertura della laringe ❑❑ C) Una parte dell’intestino in cui avviene l’assorbimento dei principi nutritivi ❑❑ D)La sostanza, prodotta dal fegato, che serve alla digestione delle proteine 4) Nello stomaco il cibo viene: ❑❑ A) assorbito dall’organismo ❑❑ B) trasformato in una poltiglia 5) Cosa sono i villi intestinali? ❏ C) espulso dall’organismo ❏ D) digerito completamente ❑❑ A) Sporgenze intestinali in cui avviene l’assorbimento del cibo ❑❑ B) Piccole protuberanze che ricoprono la parete dello stomaco ❑❑ C) Zone del fegato in cui si produce la bile ❑❑ D)Particolari cellule del pancreas in cui si produce l’insulina 6) La digestione è il processo grazie al quale: ❑❑ A) le proteine si separano in amminoacidi ❑❑ B) le sostanze nutritive vengono introdotte nell’organismo ❑❑ C) gli alimenti vengono scissi fino a diventare liquidi ❑❑ D)gli alimenti vengono assorbiti dall’organismo 7) L’intestino crasso termina con il tratto denominato: ❑❑ A) tenue ❑❑ B) colon ❏ C) ano ❏ D) digiuno • Una serie di test di completamento, del tipo: Sezioni principali dell’intestino Lunghezza Intestino ……… o piccolo intestino ……… metri circa Intestino crasso o ……… ……… metri circa 2) Completa le seguenti frasi: Sezioni Duodeno ………………… Ileo ………………… Colon ascendente Colon …… Colon discendente ………………… Una volta masticato e impastato con la ....................................................., il cibo viene deglutito, passa cioè dalla bocca all’................................................. attraverso la faringe. In quest’ultima si abbassa l’......................................... per consentire al cibo stesso di arrivare nell’esofago. • Alcuni test a risposta aperta, del tipo: 1) Quali sono le cinque parti dell’apparato digerente? .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... 2) In che modo il cibo comincia ad essere digerito in bocca? .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... 3) Come avviene la digestione nello stomaco? .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... 4) Come avviene la digestione nell’intestino? .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................... Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze 1) Completa la seguente tabella: 1053 • Osserva e rispondi, ossia esercizi del tipo: Parte IV La lezione simulata Osserva la figura e indica, nell’elenco sottostante, i numeri corrispondenti ai diversi organi. 1054 …… …… …… …… …… …… …… …… …… …… cistifellea appendice esofago intestino tenue stomaco intestino crasso faringe retto fegato ano • Una batteria di test vero/falso, del tipo: I molari servono a tagliare il cibo L’esofago comunica con lo stomaco attraverso il piloro Il colon è l’ultima parte dell’intestino Nell’intestino crasso sboccano i condotti del fegato e del pancreas L’appendice si trova nell’intestino cieco La masticazione serve a triturare il cibo prima che sia immesso nello stomaco La bile viene secreta dal fegato I villi intestinali si trovano nel duodeno Il fegato produce il succo pancreatico L’assorbimento dei principi nutritivi avviene nell’intestino 3.3Analisi di un caso in gruppo (cooperative learning) V V V V V V V V V V F F F F F F F F F F Dopo aver distribuito agli alunni una scheda (scaricabile dal sito http://www.benessere. com), si divide la classe in tre gruppi, proponendo a ciascuno di essi l’approfondimento di una o due patologie tra quelle elencate. Si può chiedere, in particolare, di porre attenzione alla prevenzione primaria (stili di vita, abitudini alimentari etc.), utile a ridurre l’incidenza e le complicazioni di queste malattie. Il lavoro di cooperative learning richiede la navigazione in Internet o, in alternativa, la consultazione di testi specialistici. Può essere svolto nel laboratorio informatico della scuola ed eventualmente completato a casa dagli allievi. Ogni gruppo deve presentare una relazione, che sarà oggetto di discussione in classe. Sarebbe consigliabile (anche allungando di un’ora la durata della lezione) la presenza di un medico, che fornisca gli opportuni chiarimenti e risponda alle domande più complesse. SCHEDA Le principali MALATTIE DELL’APPARATO DIGERENTE I disturbi connessi all’apparato digerente, in molti casi, possono essere di lieve entità e di facile risoluzione, ma vi sono anche diverse patologie che devono essere riconosciute e curate con tempestività per evitare ulteriori complicazioni. A seguire, ne illustriamo le più comuni. • Pirosi gastrica La pirosi gastrica è il termine che indica la sensazione di bruciore allo stomaco. I pazienti affetti da questo disturbo riferiscono varie sensazioni, quali un senso diffuso di bruciore allo stomaco, che si propaga all’esofago, alla faringe e alla gola; un gusto acre; scialorrea (o ptialismo), cioè salivazione abbondante; e un reflusso liquido. • Calcolosi della colecisti I calcoli biliari sono piccole pietre che si formano nei canali biliari, di solito nella colecisti. La calcolosi della colecisti insorge in maniera insidiosa e può restare silente per molti anni, provocare vari disturbi digestivi, dolore molto intenso, complicarsi con infiammazioni acute e croniche, causare ostruzione dei canali biliari, pancreatite e favorire l’insorgenza di un tumore. • Dispepsia La dispepsia è sostanzialmente sinonimo di cattiva digestione e indica un insieme di sintomi associati all’ingestione di cibo. Per taluni soggetti questo termine è riferibile ad un senso di pie- Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1055 nezza o di dolore, per altri è riconducibile a bruciore, eruttazione, formazione eccessiva di gas intestinali e loro eliminazione. • Colon irritabile La sindrome dell’intestino irritabile è il disturbo senza cause organiche più comune e frequente. Se vengono eseguite indagini o esami, questi non evidenziano nessuna anomalia. • Diarrea La diarrea è l’emissione di feci non formate, o liquide, con frequenza superiore alla norma. • Emorroidi Per esse esiste una predisposizione familiare. La formazione di emorroidi è facilitata da disordini dietetici usuali, da stipsi con sforzo eccessivo durante l’evacuazione, dalla gravidanza (per la pressione del feto sui vasi), dall’ipertensione del circolo portale epatico. • Flatulenza La flatulenza è l’emissione di gas intestinale per via rettale. Il gas presente di norma nell’intestino è costituito da azoto, ossigeno, anidride carbonica, idrogeno e metano, ed è inodore. L’odore dei gas è dato dalla presenza, in tracce, di ammoniaca, acido sulfidrico e acidi grassi. • Gastrite Parte IV La lezione simulata Il termine gastrite indica un processo infiammatorio della mucosa gastrica e si divide in acuta e cronica. 1056 • Gastroenterite virale Con il termine gastroenterite si indica, letteralmente, un’infiammazione che riguarda lo stomaco e l’intestino tenue, la quale può coinvolgere anche il colon (gastroenterocolite). • Morbo di Crohn Il Morbo di Crohn è una delle più conosciute patologie infiammatorie croniche dell’apparato digerente, o MICI (malattia infiammatoria cronica intestinale). La malattia può colpire l’intero apparato digerente, dalla bocca fino all’ano. • Pancreatite Il pancreas è un organo che produce sostanze le quali giocano un ruolo fondamentale nei processi digestivi e nel metabolismo. Le malattie del pancreas spesso assumono un andamento piuttosto preoccupante, possono causare importanti e permanenti inconvenienti e, nei casi più gravi, sono persino fatali. • Malattia del reflusso gastroesofageo Oltre 15 milioni d’italiani accusano, periodicamente o continuamente, disturbi digestivi che, spesso, non sono diagnosticati e curati in modo corretto, poiché la maggior parte di chi ne soffre non si rivolge al suo medico, ma prende farmaci di propria iniziativa e, spontaneamente, si sottomette a restrizioni alimentari senza, però, trarne sostanziali benefici. • Stitichezza La stitichezza, detta anche stipsi o costipazione, è determinata dalla diminuzione dell’attività funzionale dell’intestino con un ritardo della progressione del materiale da evacuare lungo il colon. Si presenta con una defecazione irregolare e troppo infrequente. • Steatosi epatica Con il termine steatosi epatica si intende un aumento del contenuto di grasso all’interno delle cellule del tessuto epatico, avvenuto in seguito a un processo infiltrativo o degenerativo. Questa condizione viene anche definita, più semplicemente, fegato grasso e rappresenta una patologia in aumento o, comunque, di osservazione sempre più frequente, a fronte della crescita delle cattive abitudini alimentari. • Ulcera peptica Capitolo 5 Modello di lezione simulata di scienze L’ulcera peptica è una patologia molto diffusa che, malgrado i grandi progressi riscontrati nel chiarimento dei meccanismi e delle cause che la formano, così come nella terapia da somministrare, purtroppo è ancora oggi gravata da un’alta percentuale di mortalità. 1057