Riflessioni, esperienze, incontri da “Il Salone della

annuncio pubblicitario
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Riflessioni, esperienze, incontri da
“Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale”
Ottobre 2014
15 ANNI DI CSR:
QUANTO VALE LA COLLABORAZIONE?
Riflessioni, esperienze, incontri da
“Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale”
Ottobre 2014
Codice ISBN 978-88-909186-3-6
Il volume è stato stampato nell’ottobre 2014 su carta riciclata certificata Ecolabel e con
inchiostri a basso impatto ambientale.
Si ringrazia StampatrE per la collaborazione tecnica alla realizzazione dei volumi.
INDICE
IL SALONE 2014
p. 6 Gruppo promotore, Partner, Comitato scientifico
7 Le principali tappe della CSR e dell’innovazione sociale
10 Nuovi modi di vivere e di consumare (a cura di Carlo
Erminero, CE&Co, Gruppo OC&M)
14
La condivisione, “nuova frontiera” della CSR
14
Processi collaborativi: come cambia il rapporto tra i diversi attori
nel mercato
15
Partnership e condivisione: come si trasforma il mondo del
lavoro
15
Dalla ricerca di consenso alla partecipazione: come cambia il
rapporto con l’ambiente
16
La collaborazione tra soggetti diversi: come si trasforma la
cultura
16
Cambiamenti in corso e capacità di adattamento (a cura di
Avanzi)
RIFLESSIONI
20 I contributi degli esperti del Comitato scientifico
20 Elio Borgonovi, Rispetto delle regole o rispetto delle persone?
22
Giorgio Fiorentini, Imprese sociali profit a rating sociale (ISPRAS):
attore del sociale reale
27
Giovanni Lombardo, Innovazione e cooperazione. Una
piattaforma per filiere sostenibili di PMI, coop e grandi imprese
30 Anna Meroni, Il design è collaborazione
32
Nicola Misani, La responsabilità sociale facilita la partecipazione
femminile al mercato del lavoro
34
Mario Molteni, Matteo Pedrini, La collaborazione tra Consigli
di Amministrazione e CSR manager per la gestione della
sostenibilità delle imprese italiane
38
Paolo Ricci, La fiducia, condizione e conseguenza della
responsabilità sociale
40
Rossella Sobrero, Comunicare emozioni non solo numeri: la
nuova sfida della CSR
42
Enrico Sorano, Responsabilità Sociale d’impresa e Pubblica
Amministrazione
46
Stefano Zamagni, Conoscenza parcellizzata e progettazione
organizzativa
p. 49 La voce degli studenti
50
Daniela Selloni, Fare CSR progettando servizi collaborativi:
l’esperienza di Cittadini Creativi
51Yara Al Adib, The Power of Collaboration, Through Design
Thinking
52Matteo Moltoni, CSR e unconventional: collaborare in modo
creativo
53Andrea Manera, Natalia La Torre, Lo scenario istituzionale in
materia di CSR
56Tudor Carstoiu, Giulia Bifano, La sostenibilità parte dal team
58 Il contributo degli studenti dell’Università
di Roma Tor Vergata
58Irene Litardi, COVISION - Laboratorio sull’impresa sostenibile e
responsabile
59Andrea Sonaglioni, Luigi Corvo, Fundraising Lab - Risorse e
Progetti per il Terzo Settore
60Nicola Onano, Summer school - Un approccio mediterraneo alla
Social Innovation
61Serena Pippi, Umbria Grida Terra - Prove tecniche di comunità
62 Il contributo degli studenti del Master in Social Network
Influence Design del Politecnico di Milano
62Emilia Iuliano, Crowdsourcing da grande schermo, quando lo
spettatore diventa protagonista
63Andrea Pagano, Greenwashing e retorica CSR ai tempi del web 2.0
63Natalia Molchanova, CSR nell’era digitale: guadagnare le menti
per non perdere clienti
ESPERIENZE
65 Il Salone nei territori
67
CSR Gallery: la mostra digitale
INCONTRI
108 Il programma culturale
113 I relatori
Ancora una volta Il Salone della CSR e dell’Innovazione
Sociale si propone come occasione di aggiornamento,
confronto, incontro per chi in Italia si occupi di questi temi.
Aggiornamento, con un’offerta di seminari, dibattiti, tavole rotonde, spazi
dedicati alla presentazione di libri, saggi, ricerche commentate da esperti;
confronto, grazie alle attività di matching tra le organizzazioni presenti;
incontro, come occasione per raccogliere idee dai giovani, capire le loro
attese, venire coinvolti dai loro progetti e per incontrare chi si occupa di
CSR e innovazione sociale in diversi ambiti.
In questa seconda edizione il Gruppo promotore - Università Bocconi,
Unioncamere, CSR Manager Network, Alleanza delle Cooperative Italiane, Fondazione Sodalitas, Koinètica - ha voluto mettere al centro dell’attenzione i processi collaborativi. Il Salone 2014 è quindi dedicato alla
comprensione di un fenomeno che stiamo vivendo e che sta cambiando
non soltanto il modo di lavorare di molte imprese, ma le nostre stesse vite:
come collaborazione e condivisione sono diventate un fattore fondamentale per lo sviluppo del mercato. Ma anche come l’innovazione sociale sia
indispensabile in un contesto in grande cambiamento in cui “fare rete” è
sempre più importante.
La pubblicazione propone quindi una riflessione sui 15 anni della CSR e su
quanto l’approccio responsabile ha influito sul comportamento collaborativo dei vari attori sociali. Partendo dalla Strategia di Lisbona del 2000
si cerca di tracciare un primo bilancio degli effetti positivi che la CSR ha
prodotto sul mercato, nel mondo del lavoro, nell’ambiente e nella cultura. Grazie al cambiamento avvenuto nei rapporti con gli stakeholder, alla
spinta all’innovazione, all’energia positiva nella ricerca di soluzioni nuove
a problemi antichi, la CSR ha portato risultati utili non solo per l’impresa
ma anche per i suoi interlocutori e la società in generale.
Per parlare di processi collaborativi abbiamo scelto 10 parole chiave: collaborazione, partecipazione, condivisione, interazione, scambio, fiducia,
rispetto, impegno, innovazione, trasparenza. Partendo da queste parole i
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membri del Comitato scientifico del Salone hanno proposto una riflessione che viene presentata nella prima parte del volume.
Ma la pubblicazione propone anche contributi diversi: dai risultati di una
ricerca realizzata ad hoc per capire come stanno cambiando stili di vita e
di consumo, alle riflessioni di alcuni studenti che hanno voluto dire la loro
su questi importanti temi.
Infine, una parte della pubblicazione è dedicata alla sintesi dei progetti
delle organizzazioni presenti al Salone inseriti nella mostra digitale, al programma culturale e alle tappe del Salone nei territori.
Il Gruppo promotore
Università Bocconi, CSR Manager Network, Unioncamere, Alleanza delle
Cooperative Italiane, Fondazione Sodalitas, Koinètica
5
IL SALONE 2014
Gruppo Promotore, Partner, Comitato scientifico
Giunto alla sua seconda edizione, Il Salone della CSR e dell’innovazione
sociale vede confermato il Gruppo promotore: Università Bocconi, CSR Manager Network, Unioncamere, Alleanza delle Cooperative Italiane, Fondazione Sodalitas, Koinètica. Quali Partner istituzionali della manifestazione si
confermano Enel e CONAI - Consorzio Nazionale Imballaggi.
Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale conta inoltre sulla preziosa
collaborazione del Comitato scientifico composto da docenti provenienti da
numerose università italiane.
Per l’edizione 2014 il Comitato scientifico è composto da:
Leonardo Becchetti - Università di Roma Tor Vergata
Elio Borgonovi - Università Bocconi di Milano
Mario Calderini - Politecnico di Milano
Matteo Giuliano Caroli - Università LUISS di Roma
Giorgio Fiorentini - Università Bocconi di Milano
Marco Frey - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Marisa Galbiati - Politecnico di Milano
Alex Giordano - Università di Salerno e Università IULM di Milano
Giovanni Lombardo - Università degli Studi di Genova
Marco Meneguzzo - Università di Roma Tor Vergata
Anna Meroni - Politecnico di Milano
Chiara Mio - Università Ca’ Foscari di Venezia
Nicola Misani - Università Bocconi di Milano
Mario Molteni - Università Cattolica di Milano
Matteo Pedrini - Università Cattolica di Milano
Francesco Perrini - Università Bocconi di Milano
Paolo Ricci - Università degli Studi del Sannio
Gianfranco Rusconi - Università degli Studi di Bergamo
Lorenzo Sacconi - Università degli Studi di Trento
Rossella Sobrero - Università degli Studi di Milano
Enrico Sorano - Università degli Studi di Torino
Antonio Tencati - Università degli Studi di Brescia
6
Salvio Vicari - Università Bocconi di Milano
Giorgio Vittadini - Università degli Studi di Milano-Bicocca
Stefano Zamagni - Università degli Studi di Bologna
Le principali tappe della CSR e dell’innovazione sociale
Tracciare una seppur rapida storia dell’evoluzione della CSR è compito
non facile anche perché le interpretazioni sono diverse e gli esempi di
quella che definiamo oggi CSR ci portano indietro di molti anni. Soltanto
per restare in Italia, si pensi ad Adriano Olivetti, Vittorio Merloni, Ernesto
Illy, imprenditori illuminati che hanno dato vita a iniziative ambientali e
sociali che oggi definiremmo di CSR. Da sempre quindi esistono imprenditori che sanno guardare oltre l’ultima riga del bilancio e considerano la
propria impresa anche come il frutto di rapporti positivi con tutti i portatori di interesse.
In una pubblicazione che ricorda i 15 anni della CSR è utile segnalare
quelle che possono essere considerate le tappe principali della sua evoluzione: documenti e iniziative che hanno stimolato la riflessione e contribuito a far diventare cultura diffusa quello che un tempo era patrimonio
di pochi illuminati imprenditori.
Il punto di partenza è da tutti considerato la Strategia di Lisbona del marzo 2000. Accogliendo gli echi del Libro Bianco elaborato nel 1993 dalla Commissione Europea guidata da Delors, il Consiglio Europeo pone
all’Europa l’obiettivo di diventare l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile, accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo
dell’occupazione e da una maggior coesione sociale. Coerentemente con
questo obiettivo generale, la Strategia di Lisbona indica una serie di riforme strutturali da attuare negli ambiti dell’occupazione, dell’innovazione
delle riforme economiche e della coesione sociale, riforme che i successivi
Consigli Europei si occuperanno di monitorare, specificando e cadenzando meglio una serie di obiettivi specifici.
È sempre del 2000 la formalizzazione del Global Compact, iniziativa lanciata l’anno precedente dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi
Annan in occasione del World Economic Forum di Davos. Con questa
iniziativa le Nazioni Unite hanno cercato di identificare un approccio condiviso alla CSR, basato sul rispetto e la promozione di 10 principi che
scaturiscono da 4 grandi temi: il rispetto dei diritti umani, il rispetto dei
lavoratori, la difesa dell’ambiente e la lotta alla corruzione. Le Nazioni
Unite hanno inoltre creato più di 80 sedi nazionali del Global Compact,
7
con l’obiettivo di dare vita a veri e propri centri propulsori della CSR, in
grado anche di valorizzare le buone pratiche esistenti.
Sempre nel 2000 nascono le Linee guida dell’OCSE, un corpo di raccomandazioni rivolto inizialmente alle imprese multinazionali, con l’obiettivo di suggerire una condotta responsabile che consentisse di superare le
difformità esistenti tra i diversi ordinamenti giuridici. L’OCSE ha nel corso
degli anni modificato e ampliato queste raccomandazioni per renderle
aderenti ai cambiamenti avvenuti. Oggi il loro campo di applicazione riguarda tutti i settori produttivi e si rivolge anche alle PMI.
È però con il Libro Verde Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese del luglio 2001 che l’Unione Europea avvia un
più ampio dibattito sulla CSR, con il chiaro intento di delinearne una visione
condivisa. Nel Libro Verde è presente una prima definizione di CSR: L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese
nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate.
Ma è presente anche la declinazione dei campi di applicazione della CSR:
quelli relativi alla dimensione interna (dalla gestione delle risorse umane
alla sicurezza sul luogo di lavoro) e quelli relativi alla dimensione esterna
all’impresa: i rapporti con i fornitori e la comunità, la costruzione di partnership, la relazione con i consumatori etc. Il Libro Verde sottolinea anche
i vantaggi competitivi che derivano dalla CSR: tra gli altri, un ambiente di
lavoro più produttivo, la fidelizzazione di dipendenti e clienti, una miglior
reputazione etc. Il Libro Verde ha suscitato un ampio dibattito negli altri
organismi europei, che è poi sfociato nella creazione del Forum Europeo
per la CSR, un organismo di consultazione pensato come luogo di dialogo e
strumento per la standardizzazione delle pratiche esistenti. Infine, il Comitato delle Regioni dell’Unione ha indicato la responsabilità sociale come un
tema da integrare in molte politiche e programmi dell’Unione Europea e ha
raccomandato di adottare politiche di sostegno finanziario alle imprese per
accelerare il processo di sviluppo della CSR.
Nel luglio del 2001 la Commissione Europea adotta la Comunicazione
Promuovere le norme fondamentali del lavoro e migliorare la governance
sociale nel contesto della globalizzazione. Accanto al rispetto dei principi
dettati dagli organismi internazionali del lavoro, la Commissione indica
una serie di azioni volte a sostenere le buone pratiche e il miglioramento della conoscenza del concetto di responsabilità sociale. In particolare,
aumentare lo scambio delle migliori pratiche tra imprese e Stati membri;
sostenere le capacità di gestione della CSR; incoraggiare le PMI ad adottare strategie di CSR; rafforzare la trasparenza delle pratiche e gli strumenti
di CSR; integrare la CSR nelle altre politiche comunitarie; creare un forum
plurilaterale a livello comunitario.
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Nel 2002 nasce il Multistakeholder Forum che ha l’obiettivo di migliorare
la conoscenza circa il rapporto tra CSR e lo sviluppo sostenibile, (…) facilitando lo scambio di esperienze e di buone pratiche, riunendo gli strumenti esistenti e le iniziative di CSR, con un’attenzione particolare alle funzioni
specifiche delle PMI, (…) e discutere sulla convenienza di stabilire dei principi informatori comuni a livello europeo per le pratiche e gli strumenti
di CSR. I lavori del Forum, proseguiti per circa due anni, non approdano
però a un risultato concreto, evidenziando anzi una spaccatura tra i vari
membri: da un lato le ONG e le organizzazioni sindacali che rivendicavano, come compito del Forum, quello di fissare standard obbligatori per
le imprese e dall’altro il gruppo imprenditoriale che sosteneva che il fare
proposte comunitarie andava oltre il mandato ricevuto.
Nel marzo 2006 la Commissione Europea adotta una seconda Comunicazione, in cui esprime la scelta di continuare a favorire la volontarietà
dell’adozione di pratiche responsabili e promuove una Alleanza europea
per la responsabilità sociale delle imprese. All’Alleanza potranno aderire
imprese di qualsiasi dimensione senza dover adempiere ad alcun obbligo
formale. L’obiettivo dell’Alleanza è assicurare una maggior visibilità alle
imprese aderenti, riconoscendo loro un ruolo di capofila nella sperimentazione delle pratiche responsabili. La Comunicazione indica anche i campi
prioritari su cui le imprese dovranno impegnarsi, tra i quali: innovazione, creazione di competenze, pari opportunità, salute e sicurezza, tutela
ambientale, coinvolgimento degli stakeholder, governance, trasparenza.
Conclude l’elenco il tema oggi al centro dell’attenzione: quello della cooperazione e della alleanza tra le imprese.
Nel 2011, con l’obiettivo di definire un nuovo approccio strategico alla
CSR, la Commissione Europea adotta la nuova Comunicazione Strategia
rinnovata dell’UE per il periodo 2011-14 in materia di CSR. Le novità sono
molte e interessanti, a partire dalla nuova definizione di CSR che viene
data nel documento: la CSR è la responsabilità delle imprese per il loro
impatto sulla società. Si tratta di una definizione importante, perché sposta l’attenzione dal piano tattico (dare vita a isolate iniziative all’interno dell’impresa) al piano strategico: le varie attività di un’organizzazione
sono sempre intrecciate tra loro e soltanto uno sguardo globale è capace
di governare e di dare conto degli impatti dell’impresa sulla società. Nella
Comunicazione viene definito un programma d’azione in 8 punti, che
impegna la Commissione a sviluppare una serie di azioni grazie a cui le
imprese potranno applicare politiche di CSR esplorando le opportunità
per lo sviluppo di prodotti, servizi e modelli innovativi.
Dal 2000 a oggi la CSR ha contribuito al cambiamento nei rapporti tra
l’impresa e i suoi stakeholder, ha spinto le organizzazioni a innovare e a
innovarsi, ha prodotto un’energia positiva finalizzata a cercare soluzioni
9
nuove a problemi antichi. Oggi la CSR si misura con i processi collaborativi: dalla co-progettazione alla sharing economy, dal crowdfunding al
coworking, al crowdsourcing, dal business p2p allo stakeholder engagement. Temi che, insieme a molti altri, sono al centro del programma culturale del Salone.
Nuovi modi di vivere e di consumare
Carlo Erminero
Presentazione dei risultati della ricerca realizzata da CE&Co, Gruppo
OC&M
1. Lo sviluppo di consumi solidali corrisponde all’affermazione
di nuove sensibilità; non è una moda passeggera. Condivisione
e sostenibilità entrano in gioco e arricchiscono l’esperienza di
consumo con nuovi valori e nuovi significati.
Ogni ricerca nasce da una domanda. La domanda da cui siamo partiti
era questa: ci sono generali aspettative di cambiamento nei consumi e
negli stili di vita che pongano a fondamento processi collaborativi e di
condivisione? Gli esempi sono tanti e molto diversi: i gruppi di acquisto
solidali, le nuove modalità di condivisione dell’auto e della casa, il bike
sharing, la banca del tempo, gli investimenti etici e il crowdfunding…
Gli economisti fino a poco tempo fa manifestavano una certa diffidenza
verso la condivisione, considerandola una “imperfezione” del sistema, attribuibile a particolari anomalie, come l’indivisibilità dei processi o l’esistenza
di monopoli naturali, oppure come una fase transitoria che sarebbe stata
superata nel percorso di modernizzazione dell’economia e della società.
Più recentemente si è data un’altra spiegazione: la crisi economica, la
minore disponibilità di spesa per consumi, privati e pubblici, avrebbe
costretto molti a elaborare strategie alternative per risparmiare, in attesa
di tempi migliori. In questo c’è del vero, come la ricerca ha dimostrato.
Ma sbaglieremmo a fermarci qui, ancora suggerendo che si tratti di fenomeni temporanei, la risposta a un’emergenza. Sbaglieremmo perché
recessione o stagnazione passeranno – così speriamo – ma queste e altre
nuove forme di organizzazione dei consumi continueranno a svilupparsi.
La ricerca, cominciata con una domanda, è finita con una risposta, e due
scoperte inattese. La risposta è molto chiara. Sì, lo sviluppo di processi
collaborativi e di condivisione tra pari è riconosciuto e accolto con favore
dall’opinione pubblica e sta portando importanti cambiamenti nei consumi e negli stili di vita degli italiani.
Queste nuove forme di consumo, facilitate dalla rivoluzione digitale,
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hanno motivazioni molto differenziate e complesse. C’entra spesso l’urgenza di risparmiare o l’attesa di concludere un affare vantaggioso (la
motivazione prevalente nel 30% dei casi), ma c’è anche tanta curiosità
e la speranza di realizzare esperienze più appaganti. C’è la perdita di
interesse per una proprietà che escluda, ma c’è anche il valore cognitivo
di “fare la cosa giusta” per sé e per gli altri; e c’è molto altro come abbiamo scoperto, e assai poco di effimero.
2. Sharing Economy è una definizione forse riduttiva, e comunque
comprende tante novità fra loro molto diverse. Per capire meglio
conviene un approccio bottom-up: partire dai consumatori stessi e
farli ragionare su casi concreti.
Sono stati testati una decina di concept di queste forme di organizzazione del consumo ispirato a valori di condivisione, solidarietà e sostenibilità. Per evitare fraintendimenti e risposte di pura compiacenza ogni
concetto è stato descritto in termini neutrali, per quanto possibile, quel
tanto che era necessario per consentire anche a chi fosse contrario di
esprimersi senza problemi. Poi si è chiesto del perché del giudizio su ciascun concetto, gli aspetti positivi e i rischi, i fastidi o le complicazioni…
tutto ciò che poteva suscitare perplessità. Infine si è data una definizione
del consumo condiviso e si è chiesto di commentarla, raccogliendo dapprima le reazioni spontanee e poi i giudizi più meditati che la discussione
sui singoli concept aveva facilitato. Un processo di intervista lontano
dalla pratica corrente delle ricerche di opinione pubblica, perché creava
conoscenza e facilitava la discussione nel suo stesso svolgimento.
Tutti, ricercatori e intervistati, alla fine dell’intervista, ne sapevano qualcosa più di prima. Il metodo giusto per fare ricerca sul cambiamento
sociale.
3. Le prime conclusioni della ricerca su queste nuove pratiche di
consumo solidale: scarsa penetrazione, salvo eccezioni; conoscenza
diffusa ma superficiale, grande interesse e tanta voglia di saperne
di più. Chi ne ha fatto esperienza è contento e ne parla volentieri.
Con l’idea che “quello è il futuro”.
Quasi tutti sanno che esistono queste nuove forme di organizzazione
dei consumi e di accesso a servizi in condivisione. Ne hanno sentito parlare, ma in realtà la maggioranza ne sa poco, tranne qualche eccezione.
Ne sono molto curiosi e vorrebbero saperne di più.
Pochi le hanno provate. I valori più frequenti di trial sono intorno al
5%, con punte molto più alte per gli acquisti a km zero, per gli acquisti
di prodotti sfusi, non preconfezionati, e per gli acquisti di oggetti usati
(valori di trial tra il 20 e il 40%).
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La lettura delle schede di descrizione dei concetti ha suscitato grande
interesse per la nuova offerta. Il gradimento è risultato elevatissimo.
Piace molto: 30-49%; molto + abbastanza: 80-90%. La maggioranza
dei concetti testati si colloca all’interno di questi valori. Superiori di un
terzo a quelli che normalmente si rilevano nelle ricerche commerciali sui
nuovi prodotti per i quali si prevede un successo.
Ma c’è di più. Per la generalità dei concetti testati, anche se le differenze individuali sono molto forti, vale l’equivalenza: “interessanti per me
personalmente” (dal 20 al 60%) e al tempo stesso “utili per il Paese e il
benessere comune” (dal 30 al 50%).
La forte componente di novità deriva dalla percezione che alla base di
queste proposte sta un cambiamento nelle relazioni sociali. Un cambiamento inatteso e in una certa misura sorprendente. Per tutti (90%) è un
argomento importante e se ne parla volentieri perché c’è la promessa di
nuove esperienze, fondata sull’affermazione di nuovi valori.
Per chi le ha fatte, le prime esperienze sono state positive. L’esistenza
di una forte componente di “passaparola” e di “advocacy” conferma le
conclusioni raggiunte in altre ricerche che recentemente si sono occupate di “sharing economy” e di consumi sostenibili: il punto di svolta della
diffusione prelude a uno sviluppo accelerato.
Ci siamo? Sì, la rivoluzione dei consumi è sotto i nostri occhi. La crisi economica (in Europa) e la facilità delle interconnessioni di rete (nel
mondo) sono condizioni abilitanti. Ma il motore della rivoluzione sta
nella diffusione di una tendenza a riconoscere che le soluzioni dei nostri
problemi (e anche delle nostre paure) stanno nella capacità di immaginare e realizzare forme di innovazione sociale.
4. Gli attori del cambiamento sociale sono tanti, chiunque lo
può diventare. Ma il successo delle nuove idee, se si creano le
condizioni abilitanti, dipenderà dalla risposta di una nuova
categoria di cittadini/consumatori: i “promotori” dell’innovazione
sociale. Vediamo chi sono e perché.
Ci siamo proposti di misurare la desiderabilità dell’innovazione sociale congiunta all’idea che l’innovazione sociale si possa realizzare partendo dal basso, con l’adozione di comportamenti individuali
esemplari, con la disponibilità ad impegnarsi per realizzarla. Abbiamo individuato una trentina di variabili predittive, testate e validate
su un campione di popolazione. Infine abbiamo estratto i fattori e
isolato il quarto superiore, quelli che in maggior grado condividevano
queste posizioni.
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Ecco i promotori dell’innovazione sociale. Un segmento importante della
società italiana da cui dipenderà la diffusione delle pratiche di consumo
solidale e di sharing economy di cui stiamo parlando. Il profilo sociodemografico di questo segmento non mostra forti concentrazioni. Li troviamo in ugual misura al Nord come al Sud, tra gli uomini e le donne. Un
po’ più presenti (piccole differenze nell’ordine di 5 punti percentuali) nei
grandi centri e fra i laureati. Qualche differenza anche per età, sebbene
i più forti innovatori si trovino nella fascia di età fra 30 e 40 anni. Non
possiamo dire nulla dei più anziani, perché il nostro campione si fermava a 65 anni. Anche l’appartenenza politica non spiega molto. In tutti i
partiti troviamo proporzioni molto simili di innovatori.
Questa apparente indeterminatezza si spiega con la varietà dei valori
e degli atteggiamenti che sostengono la propensione all’innovazione
sociale “bottom-up”. Fra i fattori considerati quattro sono risultati importanti:
1. Tenacia
2. Opinion leadership
3. Creatività
4. Civismo e solidarietà
I soggetti che mostrano punteggi elevati su almeno due di questi fattori
hanno una elevata probabilità (85%) di far parte del segmento dei promotori dell’innovazione sociale. Le coppie di fattori all’opera sono molto
diverse, perché la correlazione fra i fattori è bassa.
5. I “Promotori dell’innovazione sociale” possono diventare un
nuovo importante target per le imprese che puntano a creare
una nuova offerta facendo leva sulla disponibilità degli utenti a
condividerne produzione e fruizione con i loro pari e con l’impresa
stessa. Ma il marketing della sharing economy dovrà adottare
nuove pratiche.
La scoperta è interessante perché suggerisce alle imprese un utile criterio di segmentazione della clientela per nuove proposte che facciano
leva sulla “sharing economy”:
• il successo della nuova proposta sarà decretato dal segmento dei “Promotori dell’innovazione sociale”. La probabilità di adozione di questo
segmento è più che doppia rispetto al resto della popolazione. Inoltre
da questo segmento dipenderanno in gran parte passaparola e raccomandazione
• la molteplicità dei fattori che determinano la propensione ad aderire
a proposte di consumo solidale e sostenibile (sono quattro e molto
diversi fra loro) lascia spazio alla scelta di “posizionamenti” alternativi
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e all’ingresso in mercati anche se fossero già presidiati da uno o due
concorrenti importanti
• il segmento degli innovatori sociali è target appropriato per la creazione di nuovi servizi e per testare i nuovi progetti. E in tante attività di
servizio sappiamo quanto ve ne sia bisogno.
L’innovazione sociale fa bene alla società. Ma fa bene anche alle imprese?
Sicuramente sì. Ma in una prospettiva in cui “la produzione diventa servizio e il consumo diventa esperienza”, come diceva Enzo Rullani nel 2007.
Occorre quindi accettare la conseguenza che produttore e consumatore,
impresa e cittadino, “non possono appartenere a mondi diversi e distanti
(… ) Bisogna creare un legame abbastanza forte da consentire l’esplorazione congiunta dello spazio delle possibilità”. Uno spazio che, aggiungiamo
oggi, appare molto grande e promettente.
La condivisione: “Nuova Frontiera” della CSR
Collaborare, condividere, partecipare, cooperare: molti verbi e concetti
che rinviano al tema dei processi collaborativi e che servono per declinarlo
e raccontarlo in tutte le sue sfumature.
Se per ogni organizzazione le relazioni sono sempre più importanti, il tema dei
processi collaborativi apre una nuova frontiera della CSR, la cui conseguenza
forse più interessante è l’innovazione, vero pilastro della competitività. Come
si sa, infatti, l’innovazione nasce essenzialmente dal Capitale Intangibile che
ha nella capacità di relazione il suo fondamento. Condivisione e collaborazione con gli stakeholder possono quindi essere considerati una chiave di volta
che aiuta ad aprire nuove strade nel modo di essere e di fare impresa.
Il Salone 2014, dedicato a questi processi, propone 4 possibili percorsi per
chi voglia esplorare questa nuova frontiera della CSR: il mercato, il lavoro,
l’ambiente e la cultura. Nell’ultima parte di questa pubblicazione vengono
ricordati gli eventi articolati nei diversi percorsi.
Processi collaborativi: come cambia il rapporto tra i diversi attori
nel mercato
Confronto, scambio, disponibilità e capacità di coprogettazione: sono
questi oggi i temi più dibattuti e anche quelli più praticati dalle imprese
che sanno guardare lontano.
Negli eventi di questo percorso si approfondiranno diversi argomenti: per
esempio, i vantaggi che grandi imprese trovano nel sostegno di start up
che sanno innovare processi e prodotti; le forme di crowdsourcing, grazie
a cui è possibile chiedere in rete la collaborazione per la soluzione di specifici problemi; i rapporti collaborativi tra i membri di una stessa filiera, che
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portano a una riduzione complessiva delle emissioni nell’ambiente e a un
innalzamento della qualità dei prodotti etc. Oppure i rapporti collaborativi
tra pubblico e privato, che nel rispetto della correttezza e della trasparenza possono nascere tra organizzazioni che decidono di partecipare a
finanziamenti di progetti pubblici per poterne godere benefici.
Ma si discuterà anche di come i processi collaborativi stanno modificando
i rapporti tra imprese for profit e organizzazioni non profit. Oggi la strada
che si sta percorrendo abbandona la semplice erogazione di un contributo economico per realizzare progetti in modo congiunto, condividendo
obiettivi e nell’ottica di un paritetico rispetto delle competenze.
Partnership e condivisione: come si trasforma il mondo del lavoro
Anche il modo del lavoro sta attraversando un profondo cambiamento. E,
anche qui, il motore si chiama condivisione, cooperazione o con ogni altro
termine che fa riferimento alla partnership.
Fenomeni di condivisione che possono essere profondi, come nelle forme
di jobsharing in cui due lavoratori si impegnano ad adempiere solidalmente a un’unica e identica obbligazione lavorativa. Una forma di lavoro che
può diventare preziosa quando si debba governare in modo responsabile
la crisi di un’impresa, ma che può contribuire anche a una condivisione familiare di un posto di lavoro. Ma esistono anche altre forme di condivisione: per esempio, il coworking, una modalità di lavoro che si è sviluppata
a partire dall’uso di spazi comuni, ma che poi si è trasformata in un vero
e proprio stile lavorativo basato su confronti e incontri da cui possono nascere nuove occasioni di lavoro. Perché conoscersi e parlarsi porta nuove
sinergie e migliora la possibilità di scambio. Un modo di lavorare che offre
anche vantaggi economici, perché non è necessario affittare un ufficio,
ma è possibile affittare anche soltanto una scrivania, una sala riunioni, un
servizio di segreteria.
Oggi i processi di lavoro si sono modificati anche grazie ai social media,
luoghi di condivisione per eccellenza e strumenti di promozione per antiche e nuove attività. Proprio grazie alla rete stanno infatti emergendo
nuove figure professionali.
Dalla ricerca di consenso alla partecipazione: come cambia il
rapporto con l’ambiente
L’ambiente, da alcuni chiamato lo stakeholder silenzioso, si sta facendo
sentire in modo preoccupante. I cambiamenti climatici, per esempio, sono
una evidenza diffusa che coinvolge istituzioni, cittadini e imprese. Di fronte all’esigenza di preservare questo bene comune, sono molte le iniziative
di condivisione che possono essere e che sono messe in atto. Da quelle
che coniugano risparmio e rispetto per l’ambiente e nascono dalla volontà
dell’impresa e dalla partecipazione dei dipendenti a quelle che si fondano
sulla partecipazione dei cittadini.
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Ma anche progetti e programmi per la riduzione delle emissioni di CO2,
messi in atto dall’UE che mirano allo sviluppo delle tecnologie smart e
alla riqualificazione del patrimonio urbano e dell’edilizia residenziale; il
sostegno fornito alle start-up che centrano la propria attività sullo sviluppo di soluzioni per la green-economy; iniziative che pongono al centro
dell’attenzione sia la possibilità di riciclo e di riuso dei materiali di scarto
delle filiere attraverso forme di eco-design, sia la riduzione dello spreco
e la gestione delle eccedenze. Un fenomeno recente e in forte sviluppo
è quello del miglioramento del verde urbano e del territorio locale, realizzato attraverso piantumazioni sostenute dalle imprese che vogliono
compensare le proprie emissioni di CO2. Una serie di temi collaborativi che
portano in molti casi anche alla nascita di nuove imprese.
La collaborazione tra soggetti diversi: come si trasforma la cultura
L’arte e la cultura non sono soltanto ambiti d’intervento in cui realizzare
azioni di CSR, ma asset intangibili, capaci di influenzare il sistema di valori
dell’impresa e di stimolare comportamenti socialmente responsabili.
La cultura oggi è una scelta strategica per molte imprese perché contribuisce a rafforzare la reputazione, a sviluppare attività di marketing
relazionale, a creare nuove e qualificate opportunità di comunicazione
sui media. Ma i rapporti di collaborazione tra vari soggetti a favore della
cultura non si esauriscono nel fornire un sostegno economico a iniziative
pubbliche. Ci sono, ad esempio, gli interventi delle imprese nella scuola
per contribuire allo sviluppo di specifiche competenze, l’offerta di stage a
ragazzi e a ragazze che frequentano istituti del territorio etc.
Sono in crescita le attività di CSR rivolte al territorio su cui l’impresa opera:
un trend che sottolinea quanto le aziende stiano cercando di migliorare il loro community footprint (l’indicatore creato per misurare l’impatto
sociale ed economico delle attività di business di un’impresa su persone,
comunità e territorio, economia locale).
E da questo punto di vista gli interventi di partnership culturale tra l’impresa e i diversi stakeholder stanno diventando sempre più importanti.
Cambiamenti in corso e capacità di adattamento
a cura di Avanzi
Le pratiche di economia collaborativa stanno modificando il modo in cui
molti beni e servizi vengono fruiti. In alcuni casi, hanno inventato nuovi
bisogni e creato mercati che prima non esistevano. Secondo molti osservatori, siamo di fronte ai primi segni di una rivoluzione. Di questi cambiamenti si è detto e scritto molto. Il fenomeno è stato osservato in tutte
le sue sfaccettature. Ma l’aspetto a oggi forse ancora poco investigato è
quello legato all’influenza che sta esercitando sui tipici modelli di business
16
capitalistici. Da un lato, è evidente che le imprese “tradizionali” non potranno non tener conto delle trasformazioni in corso. Tuttavia, la domanda interessante è: le imprese riusciranno a comprendere, digerire e quindi
far propri questi modelli alternativi o invece, proprio perché tali, essi sono
incompatibili con le logiche tipiche del business come siamo stati abituati
a vederlo e quindi, in ultima analisi, rappresentano una minaccia?
Non c’è dubbio sul fatto che molti dei più affermati esperimenti di economia collaborativa siano nati e si siano diffusi proprio in quanto enfatizzavano l’aspetto di “alternatività” rispetto al sistema dei prodotti
e dei servizi offerti dalle imprese. Il loro tratto distintivo, infatti, è la
disintermediazione, resa possibile dalle tecnologie digitali: se posso trovare direttamente risposta ai miei bisogni, scambiando con soggetti a
me simili, non ho più bisogno di agenzie, fornitori, mediatori. Posso fare
da solo – o meglio, posso mettermi in relazione con altri e quindi fare a
meno dei servizi delle imprese che prima gestivano oligopolisticamente
la mia domanda. Col social lending, non servono le banche; col couch
surfing, non servono più alberghi e agenzia di viaggio; e così via. In
pratica, viene messo in discussione il ruolo di quelle imprese che in un
determinato settore si sono guadagnate una posizione e che da questa
traggono una rendita.
Da questo punto di vista, la sharing economy può apparire come un modello partecipativo e anticapitalista. Naturalmente, è tutto da dimostrare
che il modello di Uber (solo per fare un esempio) sia più democratico di
quello dei tassisti – ma certamente dà l’impressione di scardinare un sistema chiuso e autoreferenziale e di offrire nuove possibilità di scelta. Essa,
infatti, secondo una delle sue definizioni più accettate, è “il complesso di
pratiche e modelli che, attraverso la tecnologia e la comunità di pari, consentono a persone e aziende di condividere l’accesso a prodotti, servizi,
esperienze”.
Le pratiche di sharing economy, come obiettivo esplicito o come conseguenza indiretta, producono risparmi economici, riduzione delle esternalità e dei costi ambientali e sociali, maggiori opportunità di accesso a
beni e servizi, flessibilità di utilizzo, oltre a benefici di carattere emotivo
e relazionale. Tutti questi elementi positivi ne stanno appunto facendo
un fenomeno significativo, ancora più profondo di quanto non dicano
i semplici numeri, proprio perché esce da una logica quantitativa, abbracciando un approccio qualitativo. Ma anche limitandosi a guardare i
numeri, il social lending produce un giro di affari di 5 miliardi di dollari,
il car sharing di 3,3 miliardi di dollari solo negli USA, il couch surfing è
oggi praticato da 3 milioni di persone in quasi tutti i Paesi del mondo,
il mercato dei beni affittati tra privati vale più di 26 miliardi di dollari
17
e ogni mese sono 2,2 milioni le persone che utilizzano servizi di bike
sharing.
E siamo solo all’inizio: secondo la rivista Forbes, la crescita del giro d’affari
connesso a servizi di sharing economy è stimata al 25% l’anno. In una
situazione economica stagnante, possono le imprese tradizionali permettersi di ignorare un simile fenomeno? E se, come appare ovvio, non possono farlo, come è più opportuno reagire?
Nel settore automobilistico, molti operatori hanno compreso che è
tempo di passare dalla logica della proprietà a quella dell’accesso al
servizio: un cittadino non necessariamente deve possedere un’automobile per muoversi; può anche condividerne una di proprietà di un
terzo e servirsene quando gli occorre. Ecco allora che Peugeot, BMW,
General Motors, Daimler creano i servizi MU, DriveNow, Relay Rides,
Car2Go. In altri ambiti, Google investe per introdurre la possibilità di
condividere beni tra le persone del proprio network; Walmart sta valutando di chiedere ai propri clienti di trasformarsi in corrieri per la
consegna degli ordini fatti online; Zipcar, operatore pioniere dei servizi
di car sharing, è stato acquistato da Avis, la multinazionale dell’autonoleggio; eBay si è inventato una partnership con Patagonia creando
un marchio di distribuzione di giacche, felpe, scarpe e altri oggetti di
seconda mano.
Oltre a difendersi dalle conseguenze di un cambiamento inesorabile,
queste imprese sembrano aver compreso che l’economia della collaborazione consente di valorizzare una risorsa fondamentale, quale il
capitale relazionale. Non solo esso è un elemento di fidelizzazione della clientela, ma soprattutto un’opportunità di generazione di nuove
soluzioni.
Proprio nella capacità di costruire relazioni sta il legame con i temi della
responsabilità sociale d’impresa. Essa si fonda proprio sull’ascolto e dialogo
con gli stakeholder, al fine di incorporare nelle strategie e nelle pratiche organizzative le loro legittime aspettative. Ma che cos’è tutto questo, se non
creazione e mantenimento di capitale relazionale?
La sharing economy può rappresentare dunque un’occasione di crescita
per grandi e piccole imprese italiane, attraverso partnership tra organizzazioni tradizionali e piattaforme collaborative, aumentando la capacità
di collaborare e riducendo costi e impatti, non solo ambientali, generati
dai consumi economici tradizionali. Si tratta per le imprese di identificare
nuovi prodotti e servizi, o di ottimizzare gli esistenti, mettendo asset sottoutilizzati a disposizione di bisogni (sociali) insoddisfatti in una logica di
condivisione e di partenariato.
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Per essere credibili, in questa nuova dimensione, le grandi imprese hanno
l’opportunità di rilanciare un valore chiave nel rapporto con i cittadini/
utenti: la fiducia. È proprio su questo che si basa il rapporto collaborativo:
la fiducia è la moneta di scambio intangibile che alimenta l’economia
collaborativa. La reputazione di un’organizzazione è un capitale da cui
dipende l’appartenenza a una comunità. Abbiamo già trasformato da un
pezzo l’economia dell’immagine nell’economia della credibilità. Per questo, l’affermarsi in modo strutturato di sistemi collaborativi è oggi un’importante occasione per un rilancio forte dei temi di sostenibilità d’impresa.
19
RIFLESSIONI
I contributi degli esperti del Comitato scientifico
Una serie di riflessioni offerte dai membri del Comitato scientifico partendo, in alcuni casi dalle parole della sharing economy: collaborazione,
partecipazione, condivisione, interazione, scambio, fiducia, rispetto, impegno, innovazione, trasparenza.
Rispetto delle regole o rispetto delle persone?
Elio Borgonovi, Università Bocconi
[email protected]
Il dibattito che è in essere da almeno 10-15 anni, anche se si è accentuato
dopo la crisi scoppiata nel 2007, sulla ricerca di un nuovo modello economico, di una nuova cultura di management e di nuove strategie per le
aziende, ha posto l’accento in gran parte sul rispetto delle regole.
Molte analisi riferite al nostro Paese, e in generale ai paesi dell’Europa
mediterranea, considerano il mancato rispetto delle regole come una, se
non la maggior causa del lento sviluppo e delle difficoltà economiche nel
confronto con i Paesi del centro-nord Europa, con gli USA, il Giappone e
gli altri paesi in rapido sviluppo. L’evoluzione della stessa concezione di
CSR e più recentemente di CSV, considera centrale il tema del rispetto delle regole di trasparenza e accountability verso tutti gli stakeholder. Questo
approccio tuttavia appare parziale e limitato. Molti studiosi e opinionisti
(non solo economisti, sociologi e politologi) auspicano da anni riforme
strutturali che sono inoltre suggerite (quando non imposte in modo esplicito o implicito) da UE, BCE, FMI e da vari organismi internazionali con
“lettere di agosto”, rapporti, documenti ufficiali o ufficiosi, interviste sui
quotidiani e altri strumenti di comunicazione.
Tutti però dimenticano una cosa molto semplice, ossia che le riforme
strutturali richiederebbero anche un ripensamento, questo sì strutturale,
delle teorie sulle quali si sono basate le politiche economiche di almeno
due decenni. Come ha dichiarato uno dei più seguiti policy maker europei, che si preferisce non citare, “gli strumenti di politica economica,
20
compresi quelli di governo della moneta e del credito che conoscevamo si
sono dimostrati inefficaci per affrontare la crisi sistemica”. Al riguardo nasce spontanea una domanda: se le teorie e gli strumenti conosciuti si sono
dimostrati inefficaci, perché si continuano a elaborare e proporre le stesse
politiche, non importa se di austerità (come in Europa) o di immissione
di liquidità nel sistema (come negli USA, UK e Giappone)? Una possibile
risposta consiste nel segnalare che forse studiosi, policy maker, finanzieri,
imprenditori, manager, hanno perso la capacità di ritornare all’origine.
Il “ritorno al futuro” dovrebbe perciò significare innanzitutto rispetto per
la funzione dell’economia e delle sue relazioni fondamentali. L’economia
viene definita come “attività che, tramite il miglior utilizzo di risorse limitate, risponde ai bisogni delle persone”. Di conseguenza, quando il rispetto delle regole non consente di aumentare la capacità di rispondere ai
bisogni delle persone, si dovrebbe concludere che si è in presenza di una
dissociazione tra fini naturali e strutturali dell’economia e conseguenze
effettive delle scelte degli operatori economici. Ciò accade ogni volta che
l’attività di “intermediazione” non consente di aumentare l’utilità reale
per i consumatori finali ma produce solo un accumulo di ricchezza da parte di chi sfrutta la propria posizione per tenere bassi i prezzi dei produttori
(si vedano i prezzi di acquisto di molti beni dell’agricoltura) e di elevare
i prezzi finali per i consumatori. Chi, tramite le teorie sulla catena del
valore, estrae il massimo valore per sé, minimizzando il valore per gli altri
soggetti della catena, formalmente rispetta le regole ma sostanzialmente
non rispetta le persone.
Il fenomeno dell’intermediazione, che “genera o aumenta solo il valore
monetario o virtuale dei beni aggiungendo poco o nulla al valore reale”,
è aumentato in misura esponenziale con l’economia della finanza che
crea “valori virtuali” senza contribuire all’espansione dell’economia reale,
ossia di beni e servizi utili per le persone. La funzione originaria della moneta, del credito e della finanza è quella di rendere più flessibili i processi
di produzione, distribuzione e consumo della ricchezza e di anticipare
investimenti in grado di generare ulteriore ricchezza. Ma se i “mercati finanziari” invece di rispondere a questa esigenza sono governati da
un numero assai limitato di grandi investitori (non importa se individui
o cosiddetti investitori istituzionali) che condizionano le politiche di Stati
e addirittura di intere aree geoeconomiche, appare legittima quella che
potrebbe essere considerata “l’obiezione di coscienza con riguardo al rispetto delle regole”.
Molti affermano che la frontiera avanzata della CSR è quella che incorpora tale approccio nella strategia aziendale e che prevede una strategia
governata dalla cultura secondo cui il valore viene creato e distribuito congiuntamente da diversi stakeholder. Si potrebbe dire che esiste uno stadio
21
ulteriore, quello secondo cui chi sceglie una determinata attività economica
dovrebbe sempre domandarsi quale potrebbe essere l’effetto “finale” delle
proprie scelte sulle persone indipendentemente dal fatto che siano consumatori, lavoratori, risparmiatori. In un sistema economico che si è stratificato secondo logiche e regole tra loro non coordinate e non coerenti, sempre
più spesso accade che il rispetto di tutte le regole tramite cui si trasmettono
gli impulsi di certe decisioni comporti un risultato finale negativo.
Infine, è appena il caso di ricordare che le leggi dell’economia non sono certo
uguali a quelle della chimica, della fisica e in generale delle scienze naturali
ma rappresentano regole che guidano le relazioni tra persone. Si tratta perciò
di regole che sono definite da persone sulla base delle proprie concezioni
antropologiche, filosofiche, religiose, sociali. Inoltre, le regole influenzano indubbiamente i comportamenti, ma ciò non accade in modo deterministico o
secondo principi probabilistici, in quanto le persone rispettano, non rispettano, rispettano solo in parte le regole in rapporto ai propri valori e alle proprie
esperienze. Quindi, ancora una volta occorre domandarsi se il ripensamento
strutturale non debba significare più che rispetto delle regole, ricostruzione
e rispetto dei valori umani e di civiltà che devono stare alla base della convivenza in una società che vuol dirsi progredita, democratica, inclusiva e si
potrebbero aggiungere tanti altri aggettivi. Al riguardo mi piace ricordare
quanto mi ha detto alcuni mesi fa un collega: “Ho analizzato le mission dei
codici etici di tutte le società quotate in borsa e ho trovato tutti sostantivi
meno uno, coerenza”. Se vogliamo essere coerenti, occorre dire che si avrà
una CSR piena e completa quando ritorneremo a rendere centrale il concetto
di rispetto della persona, che è più ampio e quindi include anche quello di
rispetto delle regole ma non si esaurisce in esso.
Elio Borgonovi - Professore Ordinario di Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche e Presidente del Cergas (Centro di Ricerca sulla Gestione dell’Assistenza sanitaria e Servizi Sociali) dell’Università Bocconi. Dagli inizi degli anni ’70 si
è occupato di temi di bilancio sociale e di indicatori sociali, tema che ha poi ripreso in
termini più organici e sistematici, a partire da metà degli anni ’90 quando ha svolto
presso l’Università Bocconi il ruolo di Coordinatore di un gruppo interdisciplinare di
docenti sul tema della responsabilità sociale.
Imprese sociali profit a rating sociale (ISPRAS):
attore del sociale reale
Giorgio Fiorentini, Università Bocconi
[email protected]
L’innovazione concettuale è che anche le imprese profit possano essere
considerate sociali qualora ovviamente abbiano raggiunto un livello di at-
22
tività sociale che non sia solo di tipo estetico e ornamentale. Le imprese
sociali profit a rating sociale hanno una formula imprenditoriale di equilibrio
economico-sociale di successo, che supera l’antinomia fra asset economico
e sociale. Riprendendo anche alcuni concetti olivettiani “finalizzati a creare un’impresa di tipo nuovo al di là del socialismo e del capitalismo” e a
realizzare “l’industria sociale autonoma”,1 in una logica di bene comune
la cui proprietà era condivisa fra lavoratori, enti territoriali, imprenditori, si
auspicava “non solo di abolire quelle che si sarebbero poi dette le rendite
parassitarie”, ma di ridurre gli stessi profitti, quei superprofitti [...] che esaltavano la distanza tra le classi sociali”.2
IMPRESE SOCIALI
IMPRESE
SOCIALI NON PROFIT
DI SISTEMA
IMPRESE
SOCIALI NON
PROFIT EX
LEGE (ibridi)
IMPRESE SOCIALI
PROFIT A RATING
SOCIALE
In sintesi oltre alle imprese sociali non profit “di sistema”, alle imprese sociali non profit “ex lege” possiamo annoverare, nel concetto di imprese
sociali, anche le imprese sociali PROFIT a rating sociale.
Da ormai diversi anni le imprese sociali profit a rating sociale sono oggetto
di attenzione da parte dei mercati finanziari; in un primo tempo per il tramite della finanza responsabile (detta anche finanza etica) ma ora anche da
parte della finanza tradizionale e non aggettivata. Questo sviluppo ha fatto
sì che diverse tipologie di investitori, istituzionali e retail, abbiano iniziato
a orientare i propri investimenti sulla base di indicazioni etiche, oltre che,
ovviamente, finanziarie. Con sempre maggiore frequenza gli investitori, nel
corso dei processi decisionali di asset allocation, prendono in considerazione gli impatti socio-ambientali delle imprese e la loro capacità di produrre
esternalità positive e negative per le persone e per l’ambiente: tali fattori
vanno così a integrare le valutazioni di carattere puramente finanziario nel
corso delle scelte di acquisto o vendita di un titolo.
Questa esigenza informativa da parte degli investitori deriva da diversi fattori: tra questi riveste un’ampia rilevanza la necessità di allocare una certa
eticità morale ai propri investimenti e accertare che questi ultimi non supportino società che operano in “settori controversi” come, per esempio,
quello delle armi, del gioco d’azzardo o del tabacco etc. Le imprese sociali
profit a rating sociale non godono di alcun vantaggio fiscale; se volessero
fruire di vantaggi fiscali dovrebbero abbandonare la formula profit e diventare imprese sociali non profit “di sistema” (da escludere, considerando
1
2
F . NOVARA, R. ROZZI, R. GARRUCCIO (a cura), Uomini e lavoro alla Olivetti, B.Mondadori, 2005,
pag. 21-25.
G. BERTA, Le idee al potere. Adriano Olivetti tra la fabbrica e la comunità, Edizioni di Comunità, 1980.
23
l’esigenza di redditività degli shareholder) oppure imprese sociali non profit
“ex lege” con le modifiche della proposta Bobba-Lepri (se saranno accettate) inerenti il d.lgs.155/06.
Le imprese sociali profit a rating sociale sono valutate da un analista ESG
che, per dare informazioni dettagliate e precise, deve basare il proprio lavoro di ricerca su un ampio numero di fonti dalle quali trarre informazioni.
Il documento più importante per l’analista ESG è il bilancio sociale, che è
il principale strumento utilizzato dalle imprese per comunicare gli impatti
ambientali e sociali derivanti, direttamente o indirettamente, dalle proprie
attività produttive. In particolare, la rendicontazione sociale è funzionale a
valutare quanto il comportamento dell’impresa profit sia più o meno teso
al soddisfacimento delle legittime attese, non solo economiche, di tutti
gli stakeholder coinvolti dall’operato aziendale. Lo strumento va quindi a
colmare i limiti delle forme tradizionali di reporting, le quali difficilmente possono cogliere le caratteristiche legate al profilo socio-ambientale
aziendale.
Insieme al bilancio sociale, l’analista ESG considera tutti i documenti
societari, come il bilancio d’esercizio, la relazione di corporate governance e la relazione sulla remunerazione: l’analisi viene estesa anche
ai documenti dei precedenti esercizi. Nel corso della propria attività di
ricerca, l’analisi ESG non si basa solo su fonti aziendali ma deve concentrarsi anche su informazioni raccolte da soggetti terzi: svolgono un
ruolo di particolare rilevanza, in questo ambito, le opinioni dei gruppi
di pressione esterni e dei portatori di interesse delle imprese profit analizzate, come ONG, associazioni ambientaliste, rappresentanze sindacali
e istituzioni internazionali. È importante considerare tali fonti esterne
all’azienda per avere un quadro preciso degli accadimenti avvenuti, in
particolare in caso dell’emergere di controversie. I criteri che possono
definire il rating di una impresa sociale profit sono proposti o gestiti da
società di rating che comunicano al cliente la totalità dei criteri di analisi,
positivi e negativi, a disposizione: il cliente poi, in base alla propria attività, sensibilità e identità, sceglierà i criteri più opportuni e coerenti con le
proprie esigenze. È importante quindi che il cliente abbia perfettamente
coscienza dei criteri considerati e che questi siano comunicati in modo
assolutamente trasparente.
Criteri di valutazione del rating sociale
Un’impresa sociale profit a rating sociale potrà essere così definita, e come
tale accreditata, se vengono presidiate le varie aree di analisi con le relative
tematiche prese in considerazione per ciascuno dei modelli di analisi individuati in precedenza.
Relativamente ad una prima metodologia di analisi di tipo “negativo” i
24
criteri tradizionalmente considerati sono i seguenti:
•ambientale
attività controverse: coinvolgimento nei settori dell’energia nucleare, dei
pesticidi, degli OGM, petrolifero e minerario
episodi controversi: accuse o sanzioni per danni ambientali e inquinamento
• sociale
attività controverse: coinvolgimento nei settori delle armi convenzionali e
non (es. mine antiuomo), del gioco d’azzardo, del tabacco, degli alcolici e
della pornografia
episodi controversi: accuse o sanzioni per violazioni dei diritti umani (lavoro forzato, lavoro minorile) e dei lavoratori
• governance
episodi controversi: accuse o sanzioni per corruzione e frode.
Nel contesto della seconda metodologia individuata e cioè analisi di tipo
“positivo”, i criteri tradizionalmente considerati nell’assegnazione di un
rating socio-ambientale sono i seguenti:
• ambientale
performance di processo: consumi e scarichi idrici, emissioni in atmosfera,
consumi energetici, gestione e produzione di rifiuti, approvvigionamento
di energia da fonti rinnovabili
performance di prodotto: sviluppo di prodotti a impatto ambientale positivo, innovazione ambientale
sistemi di gestione: certificazioni ambientali, monitoraggio ambientale,
rapporti con le associazioni ambientaliste
• sociale
dipendenti: pari opportunità, salute e sicurezza, formazione, politiche
occupazionali e sindacali, politiche retributive, strumenti di conciliazione
vita-lavoro e di welfare aziendale, soddisfazione percepita
clienti: qualità e sicurezza dei prodotti, politiche di pricing, gestione dei reclami, soddisfazione percepita, rapporti con le associazioni dei consumatori
fornitori: tempestività dei pagamenti, selezione e monitoraggio socio-ambientale
comunità locali: attività filantropiche, supporto a progetti sociali, campagne di cause related marketing, rapporti con le ONG
• governance
indipendenza e trasparenza dei processi decisionali: numero di amministratori indipendenti in Consiglio di amministrazione e all’interno dei Comitati interni; separazione tra Presidente e Amministratore Delegato, qua-
25
lità del rapporto con gli azionisti; piani di remunerazione del management
sistemi di gestione: controllo interno e gestione dei rischi; trasparenza fiscale; politiche anti-corruzione; contributi a partiti politici; attività di lobbying; gestione dei conflitti di interesse.
Ovviamente il modello di analisi scelto può variare da diversi punti di vista in
base alle caratteristiche qualitative e quantitative della metodologia offerta
dalla società di analisi socio-ambientale.
In primis, ciascuna area di analisi può essere valutata in modo diverso: ad
esempio, la vasta tematica del rispetto delle pari opportunità in azienda ha
diverse sfaccettature e può essere quantificata numericamente in base al
livello di presenza femminile nel Consiglio di amministrazione o in base alla
disparità remunerativa tra uomini e donne all’interno del medesimo livello
gerarchico, oppure ancora in base alla qualità degli strumenti di conciliazione vita-lavoro a disposizione dei dipendenti.
Può variare, inoltre, il livello di severità applicato dall’analista: ad esempio,
un modello di rating potrebbe considerare soddisfacente un ammontare
di investimenti in efficienza energetica da parte della società analizzata di
20.000 euro l’anno, mentre un secondo potrebbe ritenerlo non elevato o
addirittura insufficiente (ovviamente è necessario decidere quale percentuale minima di investimenti si deve effettuare rispetto al valore di produzione).
Un modello, inoltre, potrebbe ritenere grave una sanzione amministrativa
derivante da un’accusa di corruzione superiore a 100.000 euro, mentre un
altro potrebbe ritenerla non eccessivamente controversa.
I criteri, inoltre, possono essere calcolati in modo diverso anche dal punto
di vista dei modelli statistici applicati, tramite l’assegnazione di punteggi
percentuali (da 0% a 100%) o assoluti (ad esempio da 0 a 10 o da -30
a +30). Varia, inoltre, anche il metodo di ponderazione applicato sia tra i
diversi criteri, sia tra le tre aree di analisi individuate in precedenza: alcuni
clienti possono scegliere, ad esempio, una ponderazione del 33,3% per
tutte e tre le aree di analisi, mentre altri potrebbero considerare un’area più
importante delle altre, assegnando quindi un livello del 50% a quest’ultima
e del 25% alle altre due.
Nell’ambito di tutte le questioni qualitative e di carattere statistico, rivestono grande importanza la sensibilità circa la severità da applicare al modello:
è quindi fondamentale, in tale fase, l’accompagnamento della società di
rating, di modo da avvicinare il servizio quanto più possibile ai suoi bisogni
e supportare il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Gli approcci che caratterizzano l’analisi socio-ambientale e di governance,
oltre alle diversità a livello metodologico e statistico, hanno un range di
flessibilità relativa alla scelta della soglia di accettabilità: è infatti a discrezio-
26
ne dell’investitore scegliere il livello minimo di punteggio ESG considerato
come sufficiente per certificare l’eticità dell’impresa analizzata. Ipotizzando
una metodologia di calcolo che preveda l’assegnazione di un punteggio entro il range 0-100%, è infatti possibile che alcuni investitori, che applicano
livelli di severità diversi tra di loro, possano scegliere soglie minime differenti. Ci possono essere quindi investitori che valutano accettabile un punteggio al di sopra del 50% e altri che invece ritengono necessario investire solo
in imprese che ottengono, ad esempio, almeno un rating dell’80%.
Tale discrezionalità aggiunge complessità all’analisi socio-ambientale, che
potrebbe essere quindi percepita dall’esterno come soggettiva e autoreferenziale, ma comunque struttura, in modo inequivocabile, un trend minimo
e accettabile per la concettualizzazione stabile dell’impresa sociale profit a
rating sociale. Certamente sarebbe auspicabile, da questo punto di vista,
la creazione di uno standard qualitativo e quantitativo condiviso in modo
ampio e diffuso (e gestito da una entità terza non profit), che determini e
fissi alcuni requisiti minimi, soddisfatti i quali un’impresa possa essere considerata come “responsabile” e definibile come impresa sociale. In mancanza
di ciò, ma assumendo l’orientamento stabile al sociale da parte del profit,
è necessario insistere con il perfezionamento dei modelli di analisi ESG,
con l’obiettivo di rendere gli stessi maggiormente comparabili tra di loro e
indicativi dell’effettiva responsabilità sociale dell’impresa valutata. La tentazione di non riconoscere come impresa sociale profit l’impresa che non
abbia raggiunto la perfezione modellistica di tale orientamento aprirebbe
la strada alla solita e facile via d’uscita per non incentivare questa indispensabile formula imprenditoriale e continuare a perpetuare la logica del perfezionismo, spesso e artatamente adottato per giustificare l’immobilismo.
Giorgio Fiorentini - Docente di Management delle imprese sociali non profit e profit
Università Bocconi. Direttore scientifico del Master universitario in Management delle
Aziende Non Profit, Cooperative e Impresa Sociale della SDABOCCONI; responsabile
area Imprese Sociali e Non profit del Cergas (Centro di Ricerca sulla Gestione dell’Assistenza sanitaria e Servizi Sociali) di cui è stato tra i fondatori.
Innovazione e cooperazione. Una piattaforma per filiere
sostenibili di PMI, coop e grandi imprese
Giovanni Lombardo, Università degli Studi di Genova
[email protected]
Nella storia, un fattore che ha contribuito a migliorare il tenore di vita delle
persone è costituito principalmente dall’innovazione. Innovare conferisce
alle organizzazioni una forza motrice che, grazie alla realizzazione di nuove idee, tecnologie e prodotti, consente rivoluzioni industriali, crescita e
spesso un miglioramento del benessere. Ne sono un esempio le imprese
27
americane che hanno reagito alla globalizzazione e alla concorrenza cinese:
l’industria USA mantiene tassi di crescita costanti e dal ’70 a oggi ha raddoppiato la propria produzione. Si tratta tuttavia della produzione di beni di
alto livello, non destinati al consumo, quali aeroplani, macchinari industriali,
apparecchiature mediche d’avanguardia, e non di attività manifatturiere e
produzione di beni di consumo comuni. Grazie al progresso tecnologico le
fabbriche americane oggi risultano più efficienti rispetto al passato e per
produrre la medesima quantità di beni impiegano meno manodopera. Uno
studio recente di Bloom, Drava e Van Reenen ci aiuta a comprendere anche
che il mantenimento di alti tassi di produzione industriale USA si è reso
possibile grazie all’aumento degli scambi commerciali con i Paesi in via di
sviluppo: la concorrenza, infatti, ha impresso una accelerazione nel ritmo di
aggiornamento tecnologico delle imprese tradizionali. Le imprese esposte
alla concorrenza cinese che hanno reagito aggiornando la propria tecnologia con nuovi computer, investimenti in ricerca e sviluppo, creazione di nuovi brevetti e revisione delle strategie gestionali hanno cavalcato le minacce
esterne, giungendo a un incremento della produttività. Parallelamente le
imprese con processi tecnologicamente poco avanzati, minore capacità di
innovazione, minori investimenti nell’informatizzazione sono giunte spesso
alla chiusura e i lavoratori non qualificati sono stati via via emarginati a
discapito dei laureati.
Nei Paesi occidentali la produzione manifatturiera locale resta limitata; il
successo si mantiene soltanto se un bene viene percepito come qualcosa
di speciale, diverso dalla massa (strategia di differenziazione). È il caso della
American Apparel: con una enorme fabbrica d’abbigliamento in Nordamerica e 5000 addetti a Los Angeles, sottolinea che i dipendenti vengono
pagati decorosamente e che la produzione è 100% USA. Il suo successo
tra giovani consumatori istruiti e attenti alla moda deriva dal fatto che la
produzione e confezionamento in USA sono un’eccezione. Il sovrapprezzo
copre i più elevati costi di produzione, ma se tutti i concorrenti tornassero a
produrre in USA verrebbe meno il concetto di differenziazione, il premium
price e il vantaggio competitivo. I Paesi in via di sviluppo hanno conosciuto
stagioni di successo in quanto inclini a una maggiore flessibilità. Molta manodopera, infatti, evita riprogrammazioni onerose di macchinari e le persone sono le “macchine” più efficaci nei cambiamenti repentini dei piani di
produzione.
Come riproporre oggi innovazione nei Paesi occidentali e come mantenere
posti di lavoro? È proprio nel settore dell’innovazione che gli impieghi si
stanno moltiplicando. Nel settore tessile e nelle produzioni tradizionali i posti di lavoro sono in decremento, relegati al mero design e marketing, ma
il design e la progettazione innovativa, lo studio di nuovi mezzi di locomozione ibridi, l’efficientamento energetico e i sistemi di immagazzinamento
dell’energia, le tecnologie “green” e le produzioni sostenibili dal punto di
28
vista socio-ambientale sono invece sempre più richiesti dalle grandi imprese; sia per motivi di risparmio di costi di materie ed energia, sia per differenziarsi e reagire alla concorrenza dei Paesi meno sviluppati e più flessibili.
In Italia, a oggi, la flessibilità si è ricercata con la micro e piccola dimensione,
contratti precari, assenza deliberata di strategie di crescita, con conseguente perdita dei collegamenti con il comparto degli appalti e i finanziamenti
europei. Come ricorda il recente saggio di E. Moretti, La nuova geografia del lavoro, “per rimanere piccoli non bisogna investire in innovazione”.
Questa scelta ha portato a un invecchiamento del panorama industriale
e alla dismissione di settori strategici. Olivetti e la tecnologia informatica
ceduta all’estero costituisce un segno eclatante, ma anche la perdita delle industrie farmaceutiche, in un periodo in cui in Italia è esponenziale la
crescita degli anziani, è indicativa. Da questi presupposti, nasce l’esigenza
di costruire strumenti che possano diffondere tra i giovani imprenditori italiani un anelito verso l’innovazione. Ne è un esempio la piattaforma interregionale-interministeriale sulla responsabilità sociale delle organizzazioni,
finanziata dal Ministero dello Sviluppo Economico, contenente un’ampia
sezione di aree, azioni e indicatori di innovazione che possono legare meglio microPMI alle filiere delle grandi imprese. L’innovazione, d’altronde,
non consiste solamente in brevetti e invenzioni tecnologiche, ma anche in
innovazione sociale, di processo, organizzativa, di marketing, catalitica, di
rottura (disruptive), incrementale, radicale. Questo strumento consente alle
grandi imprese di accreditare i propri fornitori innovativi e, nel contempo,
sostenibili. Le micro e PMI hanno del pari a disposizione un tool gratuito,
che spiega quali aree, azioni e indicatori monitorare nella propria catena
del valore, verso un vantaggio competitivo difendibile e duraturo. Le cooperative, il Terzo Settore e il non-profit possono riorganizzare i loro servizi
più strategicamente, per entrare nell’alveo dei fornitori delle imprese profit,
in ambito di welfare aziendale, politiche di genere, ma anche ricerca e produzione sostenibile. Le filiere innovative e sostenibili, quindi, sono forse un
po’ più vicine.
Riferimenti bibliografici
N. BLOOM, M. DRACA, J. VAN REENEN, Trade induced technical change?
The impact of Chinese imports on innovation, IT and productivity, NBERwp,
2011.
G. LOMBARDO, Economia e gestione delle imprese sostenibili. Ricerche sui
modelli per l’innovazione e la sostenibilità economica, sociale e ambientale,
McGraw-Hill, Milano, 2013.
E. MORETTI, La nuova geografia del lavoro, Mondadori, Milano, 2013.
Giovanni Lombardo - Docente di Responsabilità Sociale delle Imprese (corso di
Etica economica, Università di Genova), assegnista in Ingegneria gestionale, PhD in
29
Economia applicata e metodologie quantitative, già docente di Economia e gestione
delle imprese, Valutazioni di azienda, Business plan e Energie rinnovabili. Si occupa di
Innovazione, Politiche di genere, Welfare aziendale. Collabora con ABI Formazione,
LUISS Business School di Roma e pubbliche amministrazioni ministeriali e regionali in
materia di CSR, legalità e D.lgs.231/01.
Il design è collaborazione
Anna Meroni, Politecnico di Milano
[email protected]
Le pratiche collaborative sono consuete nel processo creativo del design e
distintive in quello contemporaneo. Da che si lavora su scale sempre più
sistemiche, soluzioni articolate e servizi, la collaborazione è una condizione
necessaria, imprescindibile e virtuosa.
Con un po’ di pragmatica semplificazione, possiamo ricondurla a due modalità:
1. la collaborazione come modus operandi. Il lavoro del designer diventa sempre più di ‘team’ non solo per facilitare i processi creativi,
ma anche per l’esigenza di integrare competenze multidisciplinari in
progetti complessi e per acquisire la prospettiva dell’utente. In questa
modalità rientra anche la lunga tradizione del design partecipativo o
‘co-design’, che riguarda il coinvolgimento in varia misura di tutti gli
‘stakeholder’ di un progetto nelle decisioni che si prendono, con l’intento di meglio rappresentarne le esigenze e trarre vantaggio dalle
diverse competenze.
2. la collaborazione come risultato di costruzione di capacità. Questa seconda modalità di partecipazione è più recente, o meglio lo è la consapevolezza di operare in tal senso. Riguarda la necessità di favorire la
nascita e lo sviluppo di situazioni creative e collaborative – in azienda,
nelle istituzioni o nella società – in cui il designer ha un ruolo strategico
di orientamento, ma in cui sono essenziali competenza e autodeterminazione dei gruppi. In questi casi, la collaborazione è più un esito che
un mezzo: deriva infatti da un lavoro di “costruzione di capacità” con
gli stakeholder. È il caso dei processi di supporto all’innovazione sociale
e quindi ai gruppi d’innovatori.
Nella pratica, la collaborazione si sviluppa frequentemente come combinazione delle due modalità precedenti in una situazione di “immersione”
del designer nella comunità di progetto. Per innescare dibattiti e “creatività
collaborativa”, egli si serve di idee e visioni (spesso definite “sacrificali” per
sottolinearne il carattere effimero e strumentale) concepite allo scopo di
attivare le reazioni del gruppo e far emergere soluzioni non scontate.
Domandiamoci dunque perché la collaborazione si possa collegare in modo
30
virtuoso a innovazione e responsabilità sociale. Il motivo principale mi pare
riconducibile al fatto che renda possibili tre condizioni:
1. la democratizzazione dei processi e dei risultati. La collaborazione
permette la partecipazione di più soggetti alle decisioni progettuali,
quindi, di arrivare a un risultato la cui responsabilità è condivisa e di
ottenere trasparenza sui processi. Se questo è ovviamente positivo,
l’esperienza insegna tuttavia che non tutte le decisioni progettuali
nel campo del design si possano fondare su processi democratici:
talvolta richiedono competenza, coraggio e “visione” che non appartengono a tutti ma qualificano alcune leadership. È questo uno dei
punti più critici e dibattuti del design partecipativo, perché influenza
il grado di rottura o continuità dei paradigmi, e quindi d’innovatività delle soluzioni. In un noto saggio del 2005 Eric Von Hippel parla
di “democratizzazione” dell’innovazione come dell’opportunità per
le imprese di “usare” l’esperienza degli utenti per innovare prodotti
e servizi. E parla di “spreco di benessere sociale” ogniqualvolta gli
stimoli e i moti all’innovazione non siano colti dal mercato e dalla
società. In quest’ottica si può dunque inquadrare l’opportunità di cogliere e valorizzare a livello politico la creatività sociale, l’innovazione sociale, che emerge da un rinnovato punto di vista su mercato,
stato e società. In questa direzione si stanno muovendo ora diversi
progetti europei: i due più pragmatici, poiché finalizzati a incubare
innovazione sociale, sono “TRANSITION-Transnational Network for
Social Innovation Incubation” (www.transitionproject.eu) e “ BENISI
- Building an European Network at Incubators for Social Innovation”
(www.benisi.eu).
2. l’inclusione come riconoscimento. La collaborazione è uno strumento
d’inclusione che permette di riconoscersi nel risultato e nel gruppo
che lo ha generato. È quindi anche uno strumento che facilita l’appartenenza e la propensione a prendersi cura delle “cose”, tra cui i beni
comuni. Tuttavia, perché si abbia inclusione, è fondamentale trovare
occasioni e strumenti per coinvolgere anche chi, normalmente, non
partecipa alle decisioni per motivi diversi. È questo un altro dei temi
del design partecipativo che richiede lavoro con il “linguaggio” e il
contesto in cui avviene la progettazione. Sotto questa prospettiva,
l’armamentario operativo e concettuale del “design thinking” è un
buon esempio di elaborazione di linguaggio comune per dialogare
anche con chi non ha dimestichezza con il ragionamento progettuale. A Milano, un esperimento in tal senso, a scala di quartiere, che ha
attivato i cittadini su diversi temi, è stato “Cittadini Creativi” (www.
cittadinicreativi.it) concepito da Daniela Selloni (Polimi DESIS Lab).
3. l’autodeterminazione come motivazione dei gruppi. La collaborazione, quando funziona, è un grande veicolo di motivazione e di
proattività, ovvero di autodeterminazione dei gruppi, che si sentono
31
nelle condizioni di darsi degli obiettivi e raggiungerli. “Fare insieme”, quando si è guidati da scopi comuni, è un modo pragmatico
di conoscersi e creare relazioni sociali di qualità. Un progetto esemplificativo che ha innescato la migliore forma di collaborazione e
pro-attività dei partecipanti (studenti, personale del Politecnico e
abitanti del quartiere) è “Coltivando. L’orto conviviale al Politecnico
di Milano” (www.coltivando.polimi.it) coordinato da Davide Fassi
(Polimi DESIS Lab) e sostenuto da Polisocial.
In conclusione, voglio sottolineare che, non a caso, queste tre condizioni
sono anche pilastri della sostenibilità sociale che, secondo l’Oxford Institute for Sustainable Development, deriva dal modo in cui gli individui, le
comunità e le società vivono assieme e si organizzano per raggiungere gli
obiettivi dei modelli di sviluppo che si sono scelti per gli abitanti presenti
e futuri, considerando i limiti dei luoghi in cui stanno e del pianeta nel
suo insieme.
Anna Meroni - Architetto e dottore di ricerca in Design, è ricercatrice in design strategico e dei servizi per la sostenibilità presso il Dipartimento di Design del Politecnico
di Milano e si occupa in particolare di attivismo attraverso il design a supporto dell’innovazione sociale e di sviluppo territoriale. Coordinatrice internazionale della rete DESIS (Design for Social Innovation and Sustainability (www.desis-network.org) è anche
responsabile del POLIMI-DESIS Lab e insegna Design dei Servizi alla Scuola di Design.
Docente invitato presso altre università nel mondo, nel 2010 è stata ricercatore a contratto presso Parsons, The New School for Design in New York e ImaginationLancaster, Lancaster University in Lancaster. È nel comitato scientifico del Master di Product
Service System Design e direttore del Master in Housing Sociale e Collaborativo del
Politecnico di Milano. È inoltre nel collegio del Dottorato in Design della stessa istituzione e responsabile di progetti di ricerca nazionali e internazionali.
La responsabilità sociale facilita la partecipazione
femminile al mercato del lavoro
Nicola Misani, Università Bocconi
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Uno degli obiettivi più ambiziosi dell’Agenda 2020 dell’Unione Europea è il
75% di partecipazione al mercato del lavoro da parte della popolazione fra
i 20 e i 64 anni. Questo obiettivo richiede il superamento delle differenze di
genere nei tassi di partecipazione. Secondo i dati 2012, gli uomini raggiungono già il 74,6% di partecipazione media nei paesi membri; sono le donne
a essere ferme al 62,4%. Il tasso di partecipazione femminile varia molto
nel continente, dal 76,8% della Svezia al 50,4% dell’Italia, che è l’ultima in
classifica, se trascuriamo Malta (Unione Europea, 2013).
32
La maternità è una delle maggiori determinanti della ridotta partecipazione
femminile, dato che gli alti costi dei servizi all’infanzia (che pure in Italia
sono più diffusi che in altri paesi europei) disincentivano le donne dal cercare un lavoro o, in caso di contratti part-time, dall’aumentare le ore lavorate.
Il fatto che il lavoro casalingo (che è una forma di auto-produzione) non
sia tassato distorce inoltre le scelte di organizzazione familiare del lavoro, a
svantaggio dell’occupazione esterna formale. In Italia sono particolarmente
bassi i tassi di occupazione femminile nella fascia fra i 55-64 anni, dove
meno del 30% delle donne ha un lavoro. Questo dato deriva da un minore
accumulo di capitale umano delle donne nel corso della propria esperienza
lavorativa, a causa dei minori anni di lavoro effettivo o del ricorso più accentuato ai contratti part-time, fatto che riduce le opportunità di crescita
professionale e determina un’uscita precoce dal mercato del lavoro. In quella fascia di età aumenta inoltre la domanda per servizi di cura informali da
parte delle donne, chiamate adoccuparsi di nipoti o genitori anziani. Rimane infine il peso dei fattori culturali, in Paesi come l’Italia dove la differenza
di genere è ancora pesantemente istituzionalizzata (Camussi, 2013). Meno
importante in Italia sembra il gender pay gap (a parità di orari e posizione
professionali), che è più basso che in altri paesi avanzati, come la Germania
(Unione Europea, 2013).
L’attuale crisi economica sta paradossalmente innalzando la partecipazione
femminile al mercato del lavoro. Anche se il tasso di disoccupazione italiano è passato dal 7,8% del 2009 al 13% di oggi, l’occupazione femminile
in assoluto è aumentata, soprattutto negli ultimi due anni. Ciò significa
che una parte dell’occupazione maschile è stata sostituita da occupazione
femminile. La spiegazione è da cercarsi nella necessità di supportare redditi
familiari stagnanti o in caduta con un secondo stipendio, in coincidenza
con difficoltà occupazionali di altri membri della famiglia. Soprattutto, la
crisi economica si è accompagnata a modifiche strutturali del mercato del
lavoro, nella direzione di uno svuotamento della fascia delle occupazioni
qualificate a medio reddito, tradizionalmente dominata dagli uomini. Ha
invece resistito o si è allargata la fascia bassa, quella dei call center, delle
pulizie, dei commessi nei negozi o dei servizi alle persone, dove i contratti
part-time sono più usati e le qualifiche richieste sono più vicine alle specializzazioni tipiche dell’occupazione femminile. Per fare un esempio, Ikea
ha recentemente ricevuto quasi 29.000 richieste di assunzioni al momento
dell’apertura del negozio di Pisa (per 250 posti disponibili), delle quali circa
2/3 provenivano da donne (Zampano, 2013).
La crescita dell’occupazione femminile, sia pure nelle fasce basse del mercato
del lavoro, può stimolare adattamenti culturali e sociali che la possono rafforzare e consolidare. In questo quadro, è decisivo che le imprese includano la
promozione del lavoro femminile nelle loro politiche di responsabilità sociale.
Le recenti riforme del welfare in numerosi Paesi europei hanno aperto spazi
per un allargamento della produzione del benessere sociale agli attori privati.
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Le imprese possono adottare questa prospettiva di welfare society e introdurre programmi di conciliazione fra tempo di lavoro e tempo privato che vanno
al di là delle normative pubbliche sulla maternità o sulla famiglia.
Esistono numerosi strumenti aziendali volontari di conciliazione fra tempi di
lavoro e tempi privati, quali i servizi per l’infanzia (tramite asili nido aziendali
o voucher), le politiche di flessibilità di orari o di lavoro a distanza, regole più
evolute per i congedi di maternità e di paternità, la formazione professionale per l’empowerment femminile, l’eliminazione delle discriminazioni interne. Molte imprese hanno già introdotto o stanno sperimentando questi
strumenti, anche se per ora è difficile valutare il loro impatto effettivo sulla
vita dei lavoratori (Quadrelli, 2012). In una prospettiva di perfezionamento
di questi strumenti, è importante che le imprese siano consapevoli non solo
delle ricadute sul tessuto sociale, ma anche dei benefici interni, in termini
di motivazione individuale, clima organizzativo, relazioni sindacali e, soprattutto, protezione e sviluppo del capitale umano delle loro dipendenti.
Riferimenti bibliografici
CAMUSSI, S.A.M. (2013), “Female labour market participation and cultural
variables”, Occasional paper n. 178, Banca d’Italia Eurosistema.
EUROPEAN UNION (2013), Female Labour Market Participation, http://
ec.europe.eu/europe2020
I. QUADRELLI, Promuovere la conciliazione fra responsabilità familiari e impegno lavorativo nei luoghi di lavoro, “Working paper n. 2”, Osservatorio
Nazionale sulla Famiglia, Febbraio 2012.
G. ZAMPANO, Mancession Pushes Italian Women Back Into Workforce,
“The Wall Street Journal”, 1 novembre, 2013.
Nicola Misani. Ricercatore di Economia e Gestione delle Imprese presso il Dipartimento di Management and Technology dell’Università Bocconi. È membro dell’area
Strategia e Imprenditorialità della SDA Bocconi. Si occupa di strategia aziendale, sostenibilità, corporate social responsibility e aziende multinazionali.
La collaborazione tra Consigli di Amministrazione e CSR
manager per la gestione della sostenibilità delle imprese
italiane
Mario Molteni, Matteo Pedrini, ALTIS-Alta Scuola Impresa e Società Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
[email protected]
[email protected]
Il dibattito degli ultimi anni sull’opportunità di un impegno delle imprese
nella sostenibilità ha favorito il riconoscimento dell’imprescindibilità di
una gestione degli aspetti sociali e ambientali per un’impresa. È infatti
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difficile trovare un Amministratore Delegato (AD) che non si sia pubblicamente espresso a favore di un impegno della propria azienda verso
una crescente sostenibilità. Ma a questo punto è naturale porsi alcuni
quesiti: a tali dichiarazioni segue un effettivo impegno a considerare
la sostenibilità come un elemento strategico dell’impresa? Gli AD sono
effettivamente coinvolti nella gestione della sostenibilità aziendale?
Certamente non è possibile ritenere che un’azienda stia affrontando con
impegno e serietà i temi connessi alla sostenibilità laddove i più alti organi
di governo delle imprese non siano coinvolti nelle relative decisioni. Non
è sufficiente la presenza di un CSR manager per assicurare la capacità dei
temi connessi alla sostenibilità di essere pienamente integrati nelle attività
aziendali, ma pare necessaria una stretta collaborazione dello stesso con
uno o più esponenti del CdA affinché la sostenibilità possa divenire un
fattore competitivo per l’impresa. In tal senso il coinvolgimento diretto
dei vertici aziendali è una discriminante tra le aziende con un impegno
effettivo attorno alla sostenibilità e quelle in cui il coinvolgimento è esclusivamente formale (il c.d. window dressing o greenwashing).
Esemplificativo della centralità del coinvolgimento dei CdA per assicurare
l’impegno attorno ai temi della sostenibilità è il caso Nike. Nell’arco di un
decennio l’azienda è stata capace di modificare la propria reputazione
da impresa caratterizzata da “paghe da schiavi, straordinari obbligatori
e abusi arbitrari di ogni genere” a organizzazione all’avanguardia nelle
innovazioni a carattere sociale e ambientale, capace di risultati brillanti
tanto per la comunità quanto per l’impresa stessa. Il principale motore
di tale cambiamento è stata la scelta di assicurare il più ampio coinvolgimento del CdA nelle scelte attorno alla sostenibilità. Inizialmente è stata
affidata la delega per la CSR a un consigliere indipendente, per dare successivamente avvio a un Comitato per la sostenibilità cui l’AD assicurava
una costante presenza. Grazie a tali meccanismi di governance l’azienda
ha ridefinito e intensificato il proprio impegno attorno alla sostenibilità,
riconsiderando la stessa da strumento per arginare gli attacchi della società civile (rafforzando vigilanza, controlli e funzioni di risk management)
a elemento di promozione d’innovazioni di prodotto e di processo.
È giunto quindi il momento per leader aziendali e per esperti di governance di cominciare a interrogarsi effettivamente sul ruolo che i CdA
debbono avere nel cammino per la sostenibilità delle imprese. Se nei
prossimi anni la sostenibilità non sarà capace di integrarsi nei meccanismi di governance ed essere parte dell’agenda delle riunioni del CdA,
tutti gli sforzi attorno alla sostenibilità rischiano di essere ridotti a una
moda manageriale ed essere così confinati a un ruolo di secondo piano
rispetto alle altre attività dell’impresa.
Per capire la capacità della sostenibilità di varcare la soglia del CdA, il
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CSR Manager Network nel 2014 ha promosso una ricerca realizzata da
ALTIS in collaborazione con Nedcommunity e Assonime. La ricerca ha inteso verificare se nelle grandi imprese quotate italiane – in particolare le
40 aziende quotate al FTSE-MIB – è previsto un coinvolgimento dei CdA
nell’implementazione di politiche socio-ambientali. Grazie alla partecipazione di 31 delle 40 principali imprese quotate, la ricerca ha permesso
di comprendere luci e ombre esistenti sul cammino di integrazione della
sostenibilità nella governance e nelle strategie aziendali.
Passiamo a considerare i risultati emersi dall’analisi. Un primo interessante (e incoraggiante) risultato è l’aver osservato come la sostenibilità
sia stata capace di fare breccia nella maggior parte delle più importanti
imprese quotate italiane. I dati confortanti evidenziano come più della
metà dei CdA esamina e approva le politiche aziendali di CSR, due su tre
ricevono periodici aggiornamenti sui rischi socio-ambientali a carico delle aziende e un’impresa su quattro ha adottato pratiche per agganciare
parte del compenso dei consiglieri esecutivi alle performance socio-ambientali dell’impresa. Trattandosi della prima ricerca sul tema condotta
in Italia non è possibile confrontare i dati con la situazione esistente
qualche anno addietro, ma certamente il quadro complessivo evidenzia
una situazione in positiva evoluzione.
Sebbene il fatto che la sostenibilità sia entrata a far parte delle agende del
CdA rappresenti un risultato positivo (e in parte inaspettato) della ricerca,
allo stesso tempo i dati emersi evidenziano alcune ombre di tale coinvolgimento. Dalla ricerca è emerso come una buona parte dei CdA coinvolti
attorno alla sostenibilità, in realtà lo siano esclusivamente su aspetti che
meno coinvolgono la strategia e le dinamiche competitive dell’impresa. Prova ne è il fatto che delle aziende in cui i CdA risultano coinvolti attorno ai
temi di sostenibilità il 90,3% dedica attenzione all’approvazione del Codice
Etico, mentre solo il 42% è coinvolta nell’integrazione della sostenibilità nel
piano industriale. L’esistenza di alcune lacune nel coinvolgimento dei CdA
delle imprese italiane è supportata dal confronto con un’analoga ricerca
condotta dal Doughty Centre for Corporate Responsibility della Cranfield
University School of Management sulle imprese del britannico FTSE 100.
Da tale raffronto le nostre imprese escono, per così dire, sconfitte. Rispetto
alle analoghe aziende britanniche, quelle italiane dichiarano genericamente
l’importanza dei temi di CSR, ma non ne danno poi riscontro nei documenti
aziendali. Per avere un’idea della distanza tra i due contesti è sufficiente
sottolineare come nel 53% delle società UK il CdA sia impegnato in prima
linea nelle iniziative di CSR, mentre nelle aziende italiane questo gruppo
rappresenta il 15% del totale.
Il confronto tra aziende italiane e britanniche, oltre a evidenziare un generico minor coinvolgimento attorno alla sostenibilità dei CdA delle aziende
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del FTSE-MIB, ha evidenziato come sia necessario approfondire non solo
l’esistenza di un coinvolgimento attorno ai temi della sostenibilità, ma anche le modalità e l’intensità con cui questo avviene. Grazie all’analisi dei
dati raccolti mediante la ricerca è stato possibile individuare quattro distinti
modelli di coinvolgimento dei CdA nella sostenibilità aziendale. Il primo
modello, che è stato definito “Integrato con comitati”, è adottato da circa
il 10% delle aziende considerate e prevede la costituzione di un comitato interno al CdA dedicato alla sostenibilità. Tale organo ha il compito di
interagire con il CSR Manager e il suo team per assicurare un impegno
nella sostenibilità coerente con le linee strategiche definite dal CdA nel suo
complesso. Sono emersi successivamente due approcci, ognuno dei quali
coinvolge circa il 36% delle aziende analizzate, e che risultano essere quindi
i modelli con maggior diffusione. Il primo, definito “integrato collegiale”,
vede il CdA dedicare del tempo alla sostenibilità durante le proprie riunioni
in forma collegiale e per tale ragione nella selezione dei consiglieri vengono
prese in considerazione anche le loro competenze in tema di sostenibilità.
Il modello “Orientato ai rischi”, al contrario, vede il CdA ampiamente coinvolto attorno ai temi della sostenibilità ma nell’esclusiva prospettiva del risk
management. Il CdA opera quindi a stretto contatto con il CSR manager nel
tentativo di ridurre eventuali rischi presenti di carattere sociale o ambientale, senza quindi perseguire innovazioni legate alla sostenibilità. Da ultimo
è emerso come il 16% delle aziende analizzate abbia un approccio al coinvolgimento del CdA attorno alla sostenibilità che può essere definito come
“simulato”. Con un occhio severo, tale approccio è stato denominato come
simulato in quanto ad esso sono riconducibili tutti i CdA che ufficialmente
si occupano di CSR in sede d’indirizzo strategico, ma che allo stesso tempo non si sono mostrati interessati al monitoraggio dell’avanzamento delle
politiche socio-ambientali. Per tale ragione l’approccio in parola prevede
un coinvolgimento esclusivamente formale del CdA e, a conferma di ciò, è
significativo osservare come in queste imprese non è nemmeno presente il
CSR Manager.
Cosa è possibile dunque concludere, anche alla luce dell’esempio virtuoso proposto in apertura? Innanzitutto è interessante ricevere conferme
sull’importanza attribuita alla sostenibilità dalle imprese italiane di grandi
dimensioni che, percependola come un fatto ormai ineluttabile, la stanno
integrando tra le attività in agenda dei propri CdA. Allo stesso tempo le imprese italiane risultano non ancora attrezzate con CdA capaci di assumere
organicamente un ruolo di regia rispetto a queste tematiche. Per superare
tale situazione suggerimenti interessanti possono essere derivati dal caso
Nike, discusso inizialmente come esempio virtuoso. È realistico che un passo verso la progressiva integrazione della sostenibilità nei CdA possa avvenire grazie all’intervento di uno o più amministratori indipendenti che si
facciano carico di presidiare i temi connessi alla sostenibilità. Sembra infatti
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poco realistico pensare che tutti i membri di un CdA possano disporre delle
competenze necessarie per giudicare e gestire i temi connessi alla sostenibilità, pare invece più semplice ipotizzare che ci possa essere almeno un
portatore di consolidate competenze in materia e che possa farsi carico di
promuovere gli interessi di carattere sociale e ambientale degli stakeholder.
La presenza di un consigliere con delega alla sostenibilità potrà successivamente aprire le porte all’auspicabile creazione di un Comitato del CdA dedicato alla sostenibilità, che veda la partecipazione di più consiglieri i quali
lavorino in stretta interazione con il CSR manager incaricato delle attività
operative connesse. Certamente, per assicurare lo sviluppo di competenze
attorno ai temi della sostenibilità tra i membri del CdA, un ruolo centrale
dovrà essere svolto da iniziative di sensibilizzazione e formazione, potendo
così favorire lo sviluppo di quell’atteggiamento e di quelle competenze che
sono alla base di un’attenzione alla sostenibilità come fonte d’innovazione
di carattere sociale e ambientale.
Mario Molteni - Professore ordinario di Economia aziendale presso l’Università Cattolica di Milano dove insegna anche Corporate strategy. Ha fondato e dirige ALTIS
(Alta Scuola Impresa e Società) che svolge attività di ricerca e alta formazione in tema
di Sostenibilità e Corporate Social Responsibility, Internazionalizzazione delle imprese
italiane nei Paesi emergenti, PMI e distretti, Non profit, Finanza per lo sviluppo.
Matteo Pedrini - Ricercatore di Business Policy e Corporate Strategy all’Università
Cattolica. È direttore della Ricerca accademica di ALTIS.
La fiducia, condizione e conseguenza della
responsabilità sociale
Paolo Ricci, Università degli Studi del Sannio, Benevento
[email protected]
“Quando Dio domandò a Caino dove si trovasse Abele, Caino adiratosi,
replicò con un’altra domanda: Sono forse io il custode di mio fratello?”. Da
questo interrogativo si può utilmente partire per risalire ad alcuni dei principi che potrebbero porsi a fondamento della responsabilità sociale d’impresa: 1) la dipendenza, 2) la reciprocità, 3) la fiducia.
Il mercato, luogo di incontro tra la domanda e l’offerta, può funzionare
solo se vivono e si sviluppano relazioni di fiducia; l’uomo, prima cellula della
comunità globale, socialmente agisce nella consapevolezza di dipendere,
ma anche sviluppando processi di reciprocità. Le singole imprese e i singoli
uomini che le governano, e le relazioni che essi sviluppano, si alimentano di
fiducia, di dipendenza e di reciprocità.
La crisi e le stesse disgrazie del capitalismo occidentale appartengono a un
modo di fare impresa che ha finito per ignorare la necessaria coesistenza
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di questi principi, condizione ed effetto della stessa responsabilità sociale.
Urge dunque continuare a riflettere su diversi aspetti che in un certo senso
alimentano e presidiano tali principi.
1- La norma giuridica. Non riesce sempre a contenere la dimensione etica
dei comportamenti imprenditoriali; il rispetto della norma non sempre garantisce il rispetto dell’etica degli affari. La rapida evoluzione dei mercati
e dei prodotti, e anche delle loro complesse fisionomie, non lo permette,
la velocità con cui i comportamenti imprenditoriali si modificano è tale da
non consentire un adeguamento normativo costante e appropriato, la dimensione etica non è facilmente confinabile in regole e forme. La legalità,
come ricordava Calamandrei, resta però condizione essenziale della libertà
dell’agire umano in ogni campo, dall’economia alla politica.
2- I processi di deregolamentazione, che hanno prodotto, contrariamente a
quanto si ritenesse, nelle culture capitalistiche occidentali fenomeni di deresponsabilizzazione. Tutto risulta affidato a incerti processi di legittimazione
politica e sociale, eventuali, successivi e spesso incoerenti e infondati.
3 - La elevata scolarizzazione del “cittadino – contribuente – elettore –
utente – cliente – risparmiatore”. Scolarizzazione che ha reso gli stakeholder sicuramente più avvertiti e più sensibili, e forse più esigenti nelle informazioni da richiedere all’impresa, ma non per questo più forti nei rapporti
economici; a giusta ragione, le informazioni impresa-stakeholder devono
essere riqualificate e arricchite ma in un quadro culturale più ampio e
sicuro.
4 - La grande distanza tra sfera privata e sfera pubblica dell’agire imprenditoriale. L’impresa è considerata solo cosa privata, e l’imprenditore tenta
di adeguarsi spesso solo formalmente alle ininfluenti discipline, secondo
necessità e in un quadro di controlli conflittuali, incoerenti e spesso inefficaci.
5 - La qualità della comunicazione, anche quella non finanziaria. Occorrono
strumenti di comunicazione più adeguati alle esigenze di misurazione delle
performance sociali, regole e norme più attente, che si ispirino a trasparenza, utilità sociale, partecipazione.
In questa direzione sembra muoversi anche l’Unione Europea con l’intervento normativo del 15 aprile 2014 Disclosure of non-financial and
diversity information by certain large companies and groups. Una comunicazione trasparente, adeguata alle esigenze dei destinatari, e soprattutto partecipata, può concretamente assicurare un comportamento socialmente responsabile dell’impresa. Su tale ultimo punto è utile ricordare il
pensiero di Luigi Einaudi: (…) les bons comptes font les bons amis; e se la
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partecipazione deve poter funzionare bene, non può non accompagnarsi
a un certo grado di controllo.
In conclusione è possibile affermare che il comportamento socialmente responsabile dell’impresa è direttamente influenzato dai valori assunti dal sistema imprenditoriale, valori che possono essere brevemente riassunti:
• nella consapevolezza della dipendenza attiva e passiva “di e da” ogni
altro elemento, soggetto o entità socialmente rilevante
• nel riconoscimento di condizioni di reciprocità, intesa come capacità
dell’impresa di riconoscere nei diritti della altre soggettività i propri corrispondenti doveri e nei propri diritti i corrispondenti doveri delle altre
soggettività
• nella conseguente affermazione della fiducia tra impresa e persona.
Paolo Ricci - Professore Ordinario di Economia Aziendale presso l’Università degli
Studi del Sannio, Benevento. Presidente dell’Associazione GBS, Gruppo di Studio per
il Bilancio Sociale, Milano. Pubblica per le case editrici Giappichelli, Giuffrè, Maggioli,
Franco Angeli, Edizioni Kappa. I temi di studio riguardano principalmente la governance e l’accountability delle aziende e delle amministrazioni pubbliche, la responsabilità
e la rendicontazione sociale.
Comunicare emozioni non solo numeri:
la nuova sfida della CSR
Rossella Sobrero, Università degli Studi di Milano
[email protected]
Il sogno di molte imprese che investono seriamente in programmi di
responsabilità e sostenibilità è riuscire a comunicare in modo efficace il
proprio impegno sociale e ambientale. Non bastano infatti bilanci sociali
ben fatti, codici etici articolati, messaggi chiari e ben argomentati: per
coinvolgere stakeholder e influenti la comunicazione deve anche essere empatica, trasmettere positività, creare emozioni. Dati, informazioni,
indicatori non servono più? Certamente no, sono utili ma non sono sufficienti. Oggi, più che in passato, è necessario affiancare alla rendicontazione puntuale di quanto realizzato la testimonianza del valore positivo
generato, della consapevolezza di aver contributo alla soluzione di un
problema, della soddisfazione per aver coinvolto tanti soggetti nella propria attività.
Ecco qualche considerazione che, partendo da battute e titoli di alcuni celebri film, potrebbero essere utili per un’impresa decisa a valorizzare la dimensione strategica, responsabile e sostenibile del proprio
operato.
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Nessuno è perfetto (Billy Wilder, 1959)
Come nella battuta che chiude il celebre film “A qualcuno piace caldo”,
possiamo dire che nessuna organizzazione è perfetta. Non a caso si parla
di un percorso verso la sostenibilità. Quindi se i messaggi propongono
un’impresa perfetta e senza alcuna criticità la comunicazione rischia di apparire poco credibile (è come se l’impresa volesse nascondere qualcosa…).
Meglio quindi evitare l’eccessiva enfasi.
Tutti insieme appassionatamente (Robert Wise, 1965)
In una società complessa saper ascoltare i propri stakeholder non è sufficiente. È necessario fare un passo in più per arrivare al loro coinvolgimento. Bisogna quindi superare l’atteggiamento, spesso buonista, che
porta l’azienda a creare momenti di ascolto e cambiare passo: imparare a
condividere idee, scambiare opinioni, raccogliere suggerimenti. Grazie a
questo nuovo approccio l’organizzazione può anche disporre di chiavi di
lettura diverse per affrontare, per esempio, un problema che sembra di
difficile soluzione. Tutti insieme, se possibile, appassionatamente.
L’attimo fuggente (Peter Weir, 1989)
Contrariamente a quanto dice il titolo del film, non è sufficiente saper
cogliere l’attimo. Uno degli errori da evitare è utilizzare, per esempio, una
piccola azione di CSR per cercare di ottenere in fretta un ritorno in termini
di immagine. Più in generale, è sbagliato definire la propria strategia di
comunicazione solo in funzione di risultati ottenibili nel breve termine: lo
shortermismo è uno dei principali nemici delle organizzazioni impegnate
in un percorso verso la CSR. Anche nel definire la strategia di comunicazione è necessario porsi traguardi di medio termine e combattere l’istinto
di dire tutto e subito.
Tempi moderni (Charlie Chaplin, 1936)
Non siamo più ai tempi in cui questo film è stato girato. Oggi i consumatori
sono sempre più attenti e critici, i fornitori chiedono di essere più coinvolti, le
comunità locali vogliono condividere programmi e progetti che le riguardano: in una società basata sullo sharing, le capacità degli altri possono diventare fondamentali anche per la definizione di una strategia di comunicazione
efficace. Anche se siamo tutti un ingranaggio di una società complessa, il
significato che assume questa rappresentazione è oggi molto diverso.
Cantando sotto la pioggia (Stanley Donen e Gene Kelly,1952)
Una visione positiva e ottimista non guasta mai. Quindi senza sottovalutare i problemi, l’impresa responsabile nella sua comunicazione potrebbe
far capire che una soluzione è possibile anche per le situazioni più difficili.
Potrebbe essere utile, per esempio, prevedere sempre nelle campagne una
call to action chiara per invitare all’azione il consumatore che, attraverso i
41
suoi comportamenti, può contribuire a migliorare la sostenibilità ambientale. Perché essere sostenibili non è un adempimento noioso ma un modo
positivo di vedere e fare le cose.
The Social Network (David Fincher, 2010)
L’importanza dei social network è indiscussa anche se molte imprese hanno
ancora nei confronti di questi strumenti un rapporto funzionale e non strategico. Perché i social network diventino alleati della comunicazione della
CSR è necessario studiare con attenzione la blogosfera. La rete infatti sta
cambiando le regole anche, per esempio, nella gestione dei rapporti con
opinion leader e opinion maker. Oggi si parla sempre più spesso di opinion
maker diffusi, persone che, in diversi ambienti, persuadono gli altri e li convincono senza particolare sforzo a seguire il loro esempio. Un fenomeno
importante che si basa su su alcuni fattori: i loro messaggi sono ritenuti autentici e disinteressati e per questo più interessanti; il web consente anche
la rapida diffusione dei messaggi grazie al passaparola, pratica diffusa che
si alimenta grazie all’effetto contagio. Viva i social network quindi ma con
attenzione.
L’organizzazione capace di comunicare in modo efficace può rivendicare la
propria leadership interpretando la CSR come opportunità trasformativa,
come una relazione continuativa con gli stakeholder per valutare le proprie
politiche e i propri comportamenti economici, ambientali e sociali.
Interagire in modo efficiente e continuativo con tanti soggetti diversi non
è facile: per questo è necessario dotarsi di una strategia di comunicazione,
una bussola per orientarsi nelle scelte ma anche per governare con maggior
consapevolezza le relazioni.
Rossella Sobrero - Docente di Comunicazione Pubblica e Sociale al corso di laurea
magistrale di Comunicazione Pubblica e d’Impresa all’Università degli Studi di Milano.
Progetta e gestisce corsi di formazione per organizzazioni pubbliche e private. Da anni
si occupa di CSR e sostenibilità. È Presidente e cofondatore di Koinètica, partner per
lo sviluppo e la comunicazione della Responsabilità Sociale. Ha creato il blog “CSR e
dintorni” per stimolare il dibattito sulla comunicazione della responsabilità sociale e
della sostenibilità.
Responsabilità Sociale d’impresa e Pubblica
Amministrazione
Enrico Sorano, Università degli Studi di Torino.
[email protected]
Quando si parla di responsabilità sociale nella Pubblica Amministrazione ci
si riferisce ai due fondamentali aspetti della trasparenza e della legalità. La
42
trasparenza amministrativa è da intendersi “come garanzia della massima
circolazione possibile delle informazioni e dei documenti sia all’interno della
pubblica amministrazione sia all’esterno, nei confronti dei cittadini e dei
fruitori finali dell’azione amministrativa (stakeholder): costituisce, quindi,
lo strumento più importante a garanzia della imparzialità e del buon andamento della Pubblica Amministrazione ed è di ausilio agli organi di direzione politica degli enti, ai cittadini e agli utenti per esercitare un controllo
diffuso sull’azione amministrativa”3. Più in particolare può essere espressa
“come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione, sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni
concernenti ogni aspetto dell’organizzazione, degli indicatori relativi agli
andamenti gestionali e all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle
funzioni istituzionali, dei risultati dell’attività di misurazione e valutazione
svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità”4.
Ogni amministrazione pubblica deve cercare di garantire “la massima trasparenza in ogni fase del ciclo di gestione della performance”5. Il ciclo di
gestione della performance è suddiviso nelle seguenti fasi:
a) definizione e assegnazione degli obiettivi che si intendono raggiungere, dei valori attesi di risultato e dei rispettivi indicatori
b) collegamento tra gli obiettivi e l’allocazione delle risorse
c) monitoraggio in corso di esercizio e attivazione di eventuali interventi
correttivi
d) misurazione e valutazione della performance, organizzativa e individuale
e) utilizzo dei sistemi premianti, secondo criteri di valorizzazione del merito
f) rendicontazione dei risultati agli organi di indirizzo politico-amministrativo, ai vertici delle amministrazioni, nonché ai competenti organi
esterni, ai cittadini, ai soggetti interessati, agli utenti e ai destinatari dei
servizi.6
In particolare, ogni amministrazione è tenuta ad adottare annualmente
un Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità al fine di garantire
un adeguato livello di trasparenza, la legalità e lo sviluppo della cultura
dell’integrità.7
Sinteticamente si può dire che la trasparenza presenti un duplice profilo:
un profilo statico e un profilo dinamico.
Il profilo statico consiste nella pubblicità di dati attinenti alle pubbliche
Tratto da : Piano d’azione nazionale sulla responsabilità sociale d’impresa, 2012 – 2014, pag. 34.
D. Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150, art. 11, comma 1.
5
D. Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150, art. 11, comma 3.
6
D. Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150, art. 11, comma 3.
7
D. Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150, art. 4, comma 2.
3
4
43
amministrazioni per finalità di controllo sociale, il profilo dinamico si
correla alla performance. Al contempo, con riferimento all’operato delle amministrazioni pubbliche, assolve alla funzione di “garanzia della
legalità”8.
Due ulteriori interventi legislativi hanno ampliato la portata dei concetti sopra esposti; in particolare, la Legge 6 novembre 2012, n. 190 e il Decreto
Legislativo 14 marzo 2013, n. 33.
La Legge n. 190/2012, che definisce le “Disposizioni per la prevenzione e
la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, si applica nella costruzione del Piano Triennale per la Prevenzione della
Corruzione. Il D. Lgs. n. 33/2013, contenente il “Riordino della disciplina
riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle amministrazioni pubbliche”, ribadisce l’importanza e
contestualmente l’obbligo di adottare il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità.
A regime, deve risultare coerenza tra il ciclo di gestione della performance e il Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione, di cui il
Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità costituisce qualificata sezione.
In particolare, la costruzione del Piano Triennale per la Prevenzione della
Corruzione si deve relazionare con il Piano della Performance (previsto
all’art. 10, D. Lgs. n. 150/2009), specie con riferimento alla determinazione degli obiettivi di performance organizzativa e individuale. Spetta
all’Organismo Indipendente di Valutazione (previsto all’art. 14, D. Lgs.
n. 150/2009) verificare la congruità tra gli obiettivi del Piano della Performance con quelli stabiliti nel Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità. Se ne può dedurre che il raggiungimento dei risultati
presupponga il comportamento socialmente responsabile della Pubblica
amministrazione, improntato alla ricerca della migliore trasparenza e
della prevenzione della corruzione. Anzi la mancanza di trasparenza e di
legalità inficia all’origine il raggiungimento di esiti costruttivi e dall’elevato valore sociale e diventa motivo di scandalo nella gestione della cosa
pubblica. La ricerca di uno “sviluppo equilibrato” nel sistema pubblico,
come percorso di innovazione sociale, implica che gli aspetti di cui sopra
costituiscano il presupposto di qualunque ragionamento in termini di
efficienza e di qualità.
Il recupero di economicità non deve essere fine a se stesso, ma funzionale
alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile, in cui la soddisfazione di
tutti gli stakeholder, l’equa distribuzione della ricchezza e la piena oc8
Fonte: Piano d’azione nazionale sulla responsabilità sociale d’impresa, 2012-2014, pag. 34.
44
cupazione diventino la stella polare dell’azione e in generale delle politiche pubbliche. Siamo tenuti a dare una migliore descrizione della realtà
(descrivere in modo appropriato quanto abbiamo fatto), a passare dalla
cultura dell’adempimento a quella del risultato, dall’output all’outcome,
come primo passo verso la riorganizzazione gestionale degli Enti.
La PA si deve porre nei termini di strumento per l’attuazione delle politiche pubbliche che devono operare per favorire una integrazione con le
imprese private nell’ottica del raggiungimento di finalità sia di ordine economico che sociale. La competitività delle imprese private è anche conseguenza dell’operare della PA, che deve essere sempre più improntata a
logiche di trasparenza e di efficacia e non rimanere ostaggio dell’illegalità
e dell’ingiustizia sociale. Contrastare corruzione, sprechi e cattivo governo delle risorse pubbliche diventa connotazione di responsabilità sociale. La corruzione in particolare esprime mancanza di una visione, di una
prospettiva economico-sociale virtuosa. Maggiore è l’investimento nella
ricerca, anche scientifica (si pensi al settore sanitario), più ampie sono le
possibilità per l’ottenimento di risultati qualitativi e minore lo spazio per il
clientelismo e l’improduttività.
Il fine della PA dovrebbe essere anche quello del perseguimento quindi
di una maggiore giustizia sociale, non facendosi intrappolare da semplicistiche logiche di efficientamento. Anzi, per una prospettiva di crescita,
bisogna superare la logica della “centralizzazione della spending review.
Occorre concentrarsi sui processi di ogni singolo dicastero per capire
come rimodularli per renderli più efficaci e meno costosi. Questo modo
di procedere consentirebbe di raggiungere due risultati non trascurabili: responsabilizzare la politica sull’andamento gestionale dei ministeri e
rendere trasparenti, misurandone puntualmente l’efficacia, tutte le iniziative pregresse che spesso rimangono, assieme ai relativi fondi, nelle mani
dell’alta burocrazia senza che se ne sappia più nulla”9.
Credo che tale impostazione possa essere di utile ispirazione anche a livello locale. Non si può più parlare di una semplice attività di controllo,
ma bisogna agire sull’attività di prevenzione e organizzazione affinché
possano essere raggiunte le finalità istituzionali, superando gli interessi
dei pochi a favore di quelli della collettività. Per fare questo ci vuole una
politica di discontinuità con il passato, che passa anche per il rinnovamento della classe dirigente, oggi molto preoccupata di mantenere lo
“status quo”. Si deve cercare di garantire l’efficienza, anche nella ricerca
scientifica, ma non a scapito delle persone e sempre nell’ottica del raggiungimento di esiti veramente costruttivi e non semplicemente millantati
9
Carlo Calenda, “Il Sole 24Ore”, 15 luglio 2014.
45
o presi a pretesto per giustificare erogazione di risorse pubbliche. Occorre
ridimensionare, ma al contempo ottimizzare l’apparato pubblico intervenendo sull’organizzazione dei processi gestionali e sulla verifica della loro
efficacia, senza lasciare spazio a una parte della burocrazia autoreferenziale ed egocentrica.
La responsabilità sociale della PA si rinviene anche nel modo di ripartire
le risorse pubbliche, nella predisposizione di programmi di investimento
pubblici tali da realizzare un sistema maggiormente competitivo.
La riorganizzazione della PA (si tenga conto a tal proposito del processo
di armonizzazione contabile in corso, destinato a stravolgere il perimetro
di azione degli enti locali e territoriali), promuova dunque una cultura
della legalità e dell’etica pubblica, operando in modo efficiente ma salvaguardando valutazione e qualità degli esiti e soprattutto rispondendo alle
attese di tutti gli stakeholder.
Per il futuro diventerà sempre più importante monitorare tutti gli atti amministrativi (compresi quelli svolti dalle società partecipate) e in particolare
il loro iter (proprio al fine di prevenire episodi corruttivi), ma nello stesso
tempo anche dimostrare in modo trasparente i risultati conseguiti.
Enrico Sorano - Professore Aggregato di Economia Aziendale presso il Dipartimento
di Management, Università degli Studi di Torino. Docente per affidamento dei corsi di
Ragioneria Pubblica, Programmazione e Controllo delle Aziende Pubbliche e Sanitarie
e Bilancio e Controllo delle Utilities. Partecipazione, anche in qualità di Responsabile
Scientifico, a Convenzioni stipulate tra il Dipartimento di Management ed aziende
pubbliche e private per lo svolgimento di specifici programmi di ricerca, specie con
riferimento alle tematiche di rendicontazione sociale.
Conoscenza parcellizzata e progettazione organizzativa
Stefano Zamagni, Università degli Studi di Bologna
[email protected]
Un problema che, da qualche tempo ormai, è diventato di straordinaria
attualità oltre che di grande rilevanza pratica, è quello della conoscenza
parcellizzata e delle conseguenze che discendono dalla sua mancata soluzione sia sulla organizzazione aziendale sia, più in generale, sull’articolazione istituzionale delle nostre società.
Idea centrale dell’argomento è che la conoscenza è basicamente un bene
comune, né un bene privato né un bene pubblico. Quale la differenza essenziale? Pubblico è un bene che è né escludibile, né rivale del consumo; un
bene perciò l’accesso al quale è assicurato a tutti, ma la cui fruibilità da parte
del singolo è indipendente da quella degli altri. Si pensi – per fissare le idee –
a quel che accade quando un individuo percorre una strada pubblica: l’utilità
46
che questi trae dall’uso non è legata a quella degli altri soggetti che pure
percorrono la medesima strada. Comune, invece, è il bene che è rivale nel
consumo ma non è escludibile; ed è tale che il vantaggio che ciascuno trae
dal suo uso non può essere separato dal vantaggio che altri pure traggono da
esso. Come a dire che il beneficio che il singolo ricava dal bene comune si materializza assieme a quello degli altri, non già contro e neppure a prescindere.
Ora, mentre per quanto riguarda la sfera dei beni privati il ricorso al principio dello scambio di equivalenti è tutto quanto serve alla bisogna, e mentre
per risolvere il problema dei beni pubblici si può pensare, almeno in via
teorica, di applicare il principio di redistribuzione, quando si arriva a fare i
conti con i beni comuni diviene indispensabile mettere in gioco il principio
di reciprocità. È proprio questa la croce del problema: la cultura contemporanea ha così tanto espunto, oltre che dal lessico, dallo stesso impianto di
pensiero la categoria di reciprocità che neppure viene il sospetto che una
gestione efficace della conoscenza mai potrà essere di tipo privatistico e
neppure di tipo pubblicistico, ma solo di tipo comunitario – una gestione
cioè fondata sul principio di reciprocità.
Per comprendere le conseguenze negative che possono derivare da una
errata concettualizzazione della conoscenza si consideri che dalle varie caratteristiche che contraddistinguono la figura imprenditoriale quella maggiormente trascurata è l’ars combinatoria. Al pari del direttore d’orchestra,
l’imprenditore deve conoscere le capacità, i pregi e i difetti dei suoi collaboratori e ciò al fine di organizzare il processo produttivo in maniera tale
da favorire l’armonia delle azioni individuali. Quando l’imprenditore difetta
di questa arte, l’impresa diviene luogo di conflittualità, più o meno accesa,
che conduce alla sub ottimalità dei risultati e talvolta alla sua rovina. Si badi
che quella della capacità di combinazione è un’arte e non una tecnica che
si può apprendere da un qualche manuale di istruzioni.
Perché, soprattutto oggi, è così importante insistere sull’ars combinatoria? La risposta è presto data. Ogniqualvolta persone diverse svolgono
compiti tra loro interdipendenti, a seguito della divisione del lavoro, nasce un problema di coordinamento. L’interdipendenza può avere duplice
natura: tecnologica o strategica. Nel primo caso, sono le caratteristiche
stesse del processo produttivo a fissare le modalità del coordinamento.
L’esempio tipico è la catena di montaggio e, più in generale, il sistema tayloristico, noto come scientific management. Nella “fabbrica” o
nell’ufficio fordista, il coordinamento è presto realizzato: la gerarchia e
un sistema di incentivi/punizioni bastano alla bisogna. La realtà di oggi,
invece, è dominata dall’altro tipo di interdipendenza: una interdipendenza strategica. Strategica significa che il comportamento di ciascun
componente dell’organizzazione dipende, in buona parte, dalle sue
aspettative circa le intenzioni e le motivazioni degli altri. In tali casi, il
coordinamento è un meeting of mind (un incontro di menti) per dirla
47
con l’economista americano, premio Nobel, Thomas Schelling e ciò per
significare che se non si conoscono le motivazioni che spingono le persone ad agire, difficilmente l’impresa potrà avere successo. Ecco perché
oggi si va parlando di humanistic management e si va suggerendo di
ritornare al modello della “bottega leonardesca”.
Quali messaggi inviare allora al manager che deve occuparsi di progettazione organizzativa? Come noto, il senso proprio della progettazione organizzativa è quello di rendere l’organizzazione la più idonea possibile ad
attuare le strategie definite dal Consiglio di Amministrazione. Quanto a
dire che la struttura deve seguire la strategia e non viceversa, come spesso
accade. Tre i principi cardine che valgono ad assicurare il fit (adattamento)
tra strategia e struttura organizzativa:
a. la complementarietà tra variabili organizzative. Ciò accade quando
l’azione di una variabile aumenta il beneficio o il vantaggio dell’azione
delle altre variabili. La complementarietà fa sì che il valore dell’effetto
complessivo sia superiore alla somma degli effetti delle singole varabili.
b. la flessibilità. Un sistema organizzativo è flessibile quando, cambiando (o
venendo a mancare) un elemento della struttura, non ne viene compromessa la performance. È rigido in caso contrario. (Si pensi alla catena di
montaggio.)
c. spirito di iniziativa e di cooperazione. Lo spirito di iniziativa dice dell’attitudine all’intraprendenza e della capacità di agire senza dover discutere
ogni dettaglio con il superiore gerarchico. Per cooperazione si intende la
capacità di porre in atto comportamenti finalizzati alla promozione degli
obiettivi comuni. Può accadere che un elemento della struttura per mettersi in luce sotto il profilo dell’iniziativa non cooperi o addirittura boicotti
gli altri elementi. E viceversa, può accadere che taluno, per amore dello
spirito di cooperazione, rinunci ad affermare i propri talenti e quindi soffochi la propria creatività.
Ebbene, funzione specifica del dirigente è quella di provvedere alla progettazione organizzativa, così da rendere l’organizzazione idonea a massimizzare la performance dell’impresa.
Il dirigente è chi sa gestire, in modo efficiente e ed efficace, un gruppo di
lavoro. Ogni dirigente ispira la propria leadership a un suo particolare stile,
che riflette sia la sua personalità sia il suo sistema di valori. Vi sono, tuttavia,
alcuni principi di organizzazione comuni a ogni funzione dirigenziale. E cioè:
1. tensione a superare la logica del “compito” a favore di una prospettiva di lavoro a obiettivo. Ciò postula, da parte del dirigente, la capacità
di gestire insieme al capitale economico la crescita del capitale relazionale interno al gruppo. Il dirigente leader, cioè autorevole, promuove
dunque un clima di lavoro positivo e armonioso; facilita processi di
48
espressione e condivisione di competenze; attiva e diffonde uno stile
di comunicazione trasparente; riduce la distanza gerarchica con i suoi
collaboratori; sostiene forme di condivisione e responsabilizzazione
aperte e flessibili.
2. t ensione verso un management partecipativo, le cui peculiarità non
sono solo legate al ruolo gerarchico, ma alle capacità di dialogo e
tolleranza positiva nei confronti delle diversità. Il dialogo è tra i più
importanti strumenti manageriali, anche se può essere inizialmente scomodo, perché le mappe cognitive e i codici simbolici delle
persone sono diversi. Ma una gestione partecipativa permette alle
competenze individuali di crescere e di esprimersi. Infatti, libertà
personale e obiettivi comuni incoraggiano responsabilità e coerenza. In tale ottica, il dirigente è persona-squadra più che individualità
auto-centrata.
3. la condivisione delle esperienze fa crescere l’identità del gruppo perché
consente alle persone di sentirsi sia protagoniste sia di riflettersi l’una
nell’altra, attivando preziosi processi di apprendimento. La condivisione
delle esperienze postula momenti strutturati di narrazione e confronto, vale a dire capitalizzazione degli eventi condivisi rispetto a obiettivi
definiti. Essa, inoltre, nel gioco delicato di scambio, rinforza il senso di
appartenenza, migliora le abilità relazionali, sostiene e premia le capacità
di supporto reciproco.
In buona sostanza, mirare a rendere l’ambiente di lavoro un luogo “felicitante”, un luogo cioè dove le persone scoprono di essere non solamente rispettate ma anche aiutate a crescere, è il fine ultimo di una progettazione organizzativa post-taylorista, che in quanto tale è in grado di
raccogliere le nuove sfide competitive che la globalizzazione va ponendo
con insistenza crescente.
Stefano Zamagni - È docente all’Università di Bologna dove ha ricoperto numerosi
ruoli, tra cui la presidenza della Facoltà di Economia, impegnandosi negli anni soprattutto negli studi sul mondo del non profit, arrivando all’attivazione di uno specifico
corso di Laurea (Economia delle Imprese Cooperative e delle Organizzazioni Non Profit). È stato presidente (dal 2007 al 2012) dell’Agenzia per il Terzo Settore, Milano. È
direttore dell’Osservatorio Nazionale per la Famiglia (Roma).
La voce degli studenti
La pubblicazione ha voluto raccogliere il pensiero di alcuni studenti che
si sono offerti di condividere riflessioni ed esperienze su diversi temi. Una
pluralità di voci e di interventi, anche molto differenti tra loro, che dimostra
effervescenza di idee, proposte e iniziative.
49
Fare CSR progettando servizi collaborativi: l’esperienza
di Cittadini Creativi
Daniela Selloni, Politecnico di Milano
Cittadini Creativi (www.cittadinicreativi.it) è un progetto nato all’interno del
Dottorato di Ricerca di Daniela Selloni al Politecnico di Milano, nell’ambito
del design dei servizi e dell’innovazione sociale. Si tratta di uno spazio di
incontro tra cittadini, designer, istituzioni e attori locali, un contenitore collaborativo per co-progettare e co-produrre servizi per la vita quotidiana nel
quartiere. Il progetto è ospitato da Cascina Cuccagna e ha una specifica applicazione territoriale nella Zona 4 di Milano. Cittadini Creativi ha sviluppato
un format di intervento e collaborazione nella città, un struttura a supporto
dell’attività di progettazione, che può essere a tutti gli effetti definita come
un “fab-lab di servizi”. In questo luogo, i cittadini, veri e propri “service-makers”, autoproducono i servizi di cui hanno bisogno, operando in una zona
ibrida a metà tra pubblico e privato, mercato e società, amatoriale e professionale, profit e non profit.
Il progetto consiste in un programma di appuntamenti settimanali per raccogliere idee e sperimentarle in ambiti differenti: il cibo, gli oggetti che
usiamo ogni giorno, le competenze per risolvere problemi burocratici, le
mansioni domestiche da svolgere e altre attività che si possono trasformare
in servizi efficienti e collaborativi. Ogni sessione è caratterizzata da un allestimento temporaneo per simulare situazioni di servizio da testare, migliorare o cambiare usando metodi e tecniche del design dei servizi. Si tratta di un
percorso di partecipazione leggera e creativa, proprio perché tutti possono
diventare “designer della propria quotidiana”, almeno per qualche mese,
divertendosi. Gli appuntamenti settimanali sono avvenuti da febbraio a giugno 2013, ogni giovedì, per due ore. Un programma intenso di sessioni di
co-design, che sono state in fondo un processo di creazione di leadership,
perché hanno abilitato i cittadini a percepirsi come un attore collettivo in
grado di entrare in contatto con le istituzioni e le parti interessate, al fine di
proporre e sviluppare un progetto che sta loro a cuore.
Da questo processo sono nati sei servizi: la Biblioteca degli Oggetti, la Banca del Tempo Potenziata, lo Sportello del Cittadino, la Rete di Distribuzione Locale, Facecook, i Ciceroni di Zona 4 - guide di turismo di prossimità.
Tali servizi si trovano ora in differenti stati di evoluzione: alcuni stanno per
inaugurare un’inedita collaborazione con il settore pubblico, altri si stanno
trasformando in nuove start-up di servizio, gestite dai cittadini stessi, che
diventano così imprenditori sociali.
Caratteristica comune a tutti i servizi è l’utilizzo di metodi di progettazione partecipata e l’approccio “community centred design”, con l’obiettivo
50
di innescare processi di innovazione sociale nel quartiere e nella città, che
possano essere poi scalabili e replicabili. Non è un caso che aziende e fondazioni abbiano visto in Cittadini Creativi un possibile programma di CSR,
un’attività da modulare e replicare in altri contesti.
Cittadini Creativi costituisce quindi una sorta di “modello” di ufficio di servizi collaborativi per la città, uno spazio fisico/virtuale che rappresenta un
punto di riferimento, un agente sul territorio che supporta i cittadini nelle
loro “iniziative” di servizio. Un collettore, che fa sinergia fra le attività esistenti, ma che è anche un laboratorio, un incubatore dal basso fatto dai cittadini e a disposizione dei cittadini, dove il designer fa da ponte e interprete
di una visione comune.
The Power of Collaboration, Through Design Thinking
Yara Al Adib, Faculty of Design, Politecnico di Milano
As part of a Master Thesis, students have the freedom of conducting their
thesis on their own, or by collaborating with external stakeholders who
share similar ideas and visions. Each direction has its pros and cons, at the
end it depends on the choice the student makes and the topic at hand.
Logically speaking, big topics – rich in data and research – seek for external
expertise or partnerships. However, partnership or collaboration – logically
a smart choice – must be handled with care, giving each party involved their
desired outcome.
My thesis topic was one that tickles the minds of many, a recent issue
discussed today by scholars and institutes world-wide: design thinking. A
Western methodology known to be first adopted by IDEO – a pioneer company today within the service design sector – that is a mixture between
logical and intuitive thinking. Achieving the right balance of both, will allow
people to reason problems and look at them as opportunities. Its most important traits are: ambiguous, collaborative, constructive, surprising, empathic, holistic, iterative, and non-judgmental. Within today’s market design
thinking has been used as a problem solving approach both in social and
business challenges. This is where my thesis topic comes in place: Introducing Design Thinking for Social Change in the MENA Region (Middle East
and North Africa).
In order to bring this thesis topic to life, I collaborated with a Dutch Welfare Association who was interested to expand in the MENA Region with
the mission to share their practical expertise of using creative approaches
from design thinking, to tackle social challenges. Our collaboration carried
mutual interests and benefits, for that, it fit perfectly. I gathered all the
knowledge I previously gained from my Bachelors degree from Lebanon,
51
with my Master’s degree from Italy, and topped it off with the on-field
expertise from the Dutch Association, thereby enriching the content and
final outcome of the thesis.
My collaboration with a Western association gave an influential image
when exposed to the public and market in the MENA Region; as a young
Master student I could only shine behind a bigger, more experienced institute. We formed a strong team: a vibrant Arab master student tackling
a new topic, and a couple of experienced Dutch social workers seeking
expansion. With the network and image of the association, along with my
hard word, I got the change to test the hypothesis I made in my thesis. Within three months, I designed and coordinated three pilot workshops – as
part of the hypothesis – one in the Netherlands and two in Lebanon. For me
this didn’t only mean testing my hypothesis, but most importantly it gave
me hands-on experience and confidence as a young designer that will soon
approach the real world. On the other hand, the Dutch Association gained
an international reputation through my thesis.
It was a win-win situation, we both got the exposure and expansion we
desired, yet it was not as easy as it sounds. Since we both strived for the
same goal through our collaboration, competition and greed got in the
way; it is human nature. I could have tried to do this thesis on my own,
it would have taken longer and worked, but such a collaboration taught
me a lot about the market and myself. I learned to fight for my values and
rights, even as a young designer away from home and appreciate the bad
experiences I went through. Today, after having graduated, I am back in
the Middle East, where I belong, with a load of lessons learned and more
to come.
CSR e unconventional: collaborare in modo creativo
Matteo Moltoni, Università degli Studi di Milano
A mio avviso ogni impresa, ente o organizzazione deve comunicare il proprio impegno sociale in maniera trasparente e concreta, alimentando così
una catena del valore che abbia come obiettivo ultimo quello di creare le
basi per una relazione positiva con i diversi stakeholder.
Per promuovere questo legame i mittenti del messaggio dovranno essere capaci di coinvolgere il proprio pubblico comunicando creativamente i
valori e i temi della CSR, divulgando e promuovendo la forza delle idee,
affrontando così le grandi tematiche della sostenibilità.
L’approccio creativo deve essere alla base della comunicazione nell’era
post-moderna, anche per quanto concerne la comunicazione della CSR.
In una realtà come quella odierna la saturazione dei media tradizionali ha
raggiunto livelli molto elevati e le persone sono progressivamente più im-
52
permeabili ai messaggi pubblicitari e manifestano la volontà di essere coinvolte, di essere capite prima ancora di essere stupite.
Tutte queste esigenze trovano risposta nel marketing non convenzionale,
che può essere utilizzato come mezzo per veicolare la conoscenza dei valori
della CSR, stimolando così la collaborazione tra gli attori sociali. Fare marketing non convenzionale significa adottare un ventaglio di strumenti ad alto
impatto emotivo e a basso costo, in grado di comunicare in modo diverso
da quanto accade con la comunicazione sui soliti media.
Un’azione non convenzionale prevede che il destinatario viva la tematica
presentata come se lo riguardasse personalmente. Attraverso la loro originalità e creatività, le campagne non convenzionali spiazzano il destinatario
cogliendolo all’improvviso e quando meno se lo aspetta, così che gli sia
impossibile rimanere indifferente e sia obbligato, in certo qual modo, a
collaborare con chi alla comunicazione ha dato vita.
È questo, a mio parere, uno dei motivi principali che deve portare imprese,
organizzazioni ed enti all’utilizzo di questi strumenti per dare voce alla loro
CSR, perché è proprio in questo ambito che risulta essenziale cercare di
coinvolgere il pubblico, avvicinandolo ai temi e ai valori proposti, facendolo
diventare sostenitore attivo di questi temi e di questi valori, in vista di un
interesse collettivo.
In conclusione quindi, il ruolo che la comunicazione assume in queste occasioni è anche carico di una grande responsabilità. Il potere che essa possiede
è quello di raggiungere grazie al passaparola provocato da un’azione non
convenzionale un numero elevatissimo di persone. Questo aspetto, unito al
fatto di creare una comunicazione che è capace di “inserirsi” direttamente
e fisicamente tra le persone rendendole parti attive, deve essere controllato
e gestito saggiamente poiché gli effetti che provoca sono, potenzialmente,
di portata enorme. Le organizzazioni collaborando con il proprio pubblico
risulteranno essere parte attiva e integrante della società in cui operano,
ottenendo così credibilità e cittadinanza.
Come già sta succedendo bisognerà dunque continuare a concentrarsi
sempre di più su canali di comunicazione non convenzionale cercando di
diffondere, informare e “caricare” i valori sociali sostenuti della reale importanza che hanno poiché, come già sottolineato, è nell’interesse di tutti.
Lo scenario istituzionale in materia di CSR
Andrea Manera, Natalia La Torre, Young Ambassadors Society - Università
Bocconi
Il dibattito in materia di responsabilità sociale delle imprese ha assunto un
ruolo crescente negli ultimi decenni non solo nel settore privato ma anche
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nei rami istituzionali. Se negli anni passati le iniziative di CSR hanno tenuto in considerazione come centrale il ruolo delle sole aziende, nel tempo
anche il settore pubblico e quello delle ONG ha assunto un ruolo progressivamente crescente sia nel processo di consultazione sia nella stessa definizione e diffusione di pratiche socialmente responsabili. Tale interesse non
vuole ripristinare le concezioni istituzionaliste che vedono negli enti pubblici
gli unici soggetti in grado di garantire il pubblico interesse, ma piuttosto di
supportare tale ruolo con le attività svolte per mezzo dei privati o attraverso
una collaborazione tra il settore pubblico e privato (Public Private Partnerships).
A incoraggiare e sostenere questa partecipazione tra settore pubblico e privato è stata l’Unione Europea, che a partire dal 2001 ha avviato un processo
itinerante volto a fornire una base solida nell’identificazione della CSR e a
individuare le aree di intervento in ramo sociale. Allo stesso modo, diverse
organizzazioni internazionali hanno dedicato attenzione al tema della responsabilità sociale rivolgendosi non solo ai governi ma anche alle imprese.
La Tripartite Declaration of Principles concerning Multinational Enterprises
and Social Policy (Ginevra 2001) ne è un chiaro esempio in quanto ricorda
innanzitutto il ruolo dei governi nella promozione dei principi fondanti di
importanti strumenti legislativi quali la Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo e sei delle otto Convenzioni Fondamentali dell’Organizzazione
Internazionale del Lavoro (ILO).
L’Italia, la CSR e le Organizzazioni Internazionali.
L’Italia è firmataria delle otto Convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro così come dei principali strumenti internazionali in ambito di diritti umani, ambiente e salute. Tradurre i principi di questi
strumenti in azioni concrete da parte di aziende richiede certamente uno
slancio filantropico, ma anche un approccio interessato da parte delle istituzioni affinché la CSR diventi una pratica diffusa e caratterizzante del sistema
economico italiano.
Tale approccio si impone come necessario se si tengono in considerazione le specificità del tessuto produttivo italiano. La minor diffusione della
CSR in Italia rispetto ad altri Paesi può essere infatti in parte ricondotta alle
più ridotte dimensioni delle nostre imprese, le cui risorse non permettono
grandi investimenti a sfondo sociale. Lo sforzo animato da alcune aziende
illuminate si scontra in questi casi con la mancanza di un guadagno quantificabile, quale l’aumento del valore del capitale della società.
D’altra parte le norme a livello internazionale legate al rispetto di standard
ambientali, diritti dei lavoratori, pari opportunità e in generale diritti umani
diventano sempre più insistenti e richiedono ai governi sforzi crescenti. Il
right-based approach, che vede il singolo cittadino come attore fondamentale nel processo di empowerment, è divenuto ormai un principio guida per
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la maggior parte delle istituzioni internazionali. Una società civile sempre
più informata e consapevole degli impatti delle attività produttive sul territorio pone oggi una crescente pressione sulle istituzioni nazionali e allo
stesso tempo sulle imprese, affinché vengano attuate politiche di sviluppo
sostenibile e si determini una visione condivisa degli obiettivi di lungo periodo. In tale contesto, la società civile e le imprese non sono più legate dal
solo sistema di produzione tradizionale, ma anche dalla necessità di tenere
conto degli interessi e delle priorità di un’allargata rete di stakeholder.
Si determina così un ruolo di primo piano per la soft law, specialmente nella
misura in cui questa affida agli stessi membri della società civile il controllo
dell’applicazione di norme e di standard. Tale approccio deve naturalmente
identificare le specificità delle varie imprese, distinguendo in particolare tra
piccole e medie imprese (PMI) e grandi corporation che operano sul nostro
territorio e mirare a bilanciare hard standard (come norme e politiche in
materia di ambiente, sicurezza sul lavoro, e tutela dei consumatori) e soft
standard. Questo è probabilmente il ruolo fondamentale da attribuire alle
istituzioni nazionali.
Europe 2020 e l’evoluzione del concetto di CSR.
Nel 2008, l’International Institute for Labour Studies ha pubblicato una ricerca monografica chiamata “Governance, International Law & Corporate
Social Responsibility” in cui si sottolinea l’incompatibilità del concetto di
CSR con una responsabilità vista come derogabile e discrezionale. Tale visione, condivisa anche dall’OECD, è l’espressione di un approccio centrato
sugli hard standard, e che ha spesso portato a una positiva affermazione di
minimum standards, quali quelli ambientali e ISO, introduzione di guideline
e organi di trasparenza e accountability.
Tale prevalenza degli hard standard sui soft standard è parzialmente messa
in discussione dalla Strategia 2020 dell’Unione Europea, che punta a raggiungere una nuova “Agenda for Action”. Questo progetto ci pare particolarmente promettente non solo per il ruolo attribuito alla società civile e
la promozione di “independent watch-dogs”, ma anche per la proposta di
inserire gli obiettivi sociali in una più ampia cornice di sostegno allo sviluppo
locale. Senza dimenticare l’importanza di iniziative ambientali e filantropiche,
il concetto di CSR proposto include infatti anche quello di sviluppo sostenibile
tramite il contributo alla creazione di skill e di processi formativi che possano
contribuire alla crescita del “capitale umano” nel lungo periodo.
È in questa conciliazione tra obiettivi produttivi e sociali che le istituzioni
possono svolgere un ruolo più di rilievo, tramite il socially responsible public
procurement, ma anche e soprattutto attraverso la creazione di reti che
favoriscano il knowledge sharing tra gli attori più rilevanti e la proposta di
“stimolare ed educare i media tradizionali a promuovere una comunicazio-
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ne significativa e di qualità sulla CSR”.
Il Y20 e la prospettiva dei giovani.
Nel contesto di Europe 2020, il contributo alla formazione di job-relevant
skills per favorire lo sviluppo locale può a pieno diritto essere incluso negli obiettivi di CSR. Lo stesso obiettivo risalta tra le raccomandazioni dei
delegati allo Youth20, l’engagement group del G20 dedicato ai giovani.
Nel documento finale, si propongono sia un approccio più basato su hard
standard, con la richiesta di aumentare le garanzie per gli intern, la garanzia
di decent jobs, e l’assicurazione del contenuto formativo dei contratti, sia
un ruolo di rilievo per i soft standard. In particolare, si vuole puntare alla
diffusione di non-financial ratings che includano la partecipazione di giovani, donne e gruppi vulnerabili, e che possano fornire la base per il socially
responsible public procurement. E una importante via per promuovere l’adozione di politiche socialmente responsabili potrebbe anche essere la proposta di maggior partecipazione dei giovani tramite l’istituzionalizzazione
di youth engagement forums a livello regionale e nazionale.
In una prospettiva giovanile, il ruolo auspicato per le istituzioni nazionali
si pone così in linea con le tendenze verso l’importanza del coinvolgimento della società civile e l’impegno nella formazione. In questa direzione va anche la proposta di supportare curricula basati sullo sviluppo
sostenibile a “tutti i livelli di istruzione e formazione professionale”. Tali
obiettivi non saranno certo rapidamente raggiungibili, ma crediamo che
lo sforzo dei governi per assicurare lo sviluppo sostenibile non possa
prescindere dall’ascolto di uno dei gruppi a oggi più colpito dalla disoccupazione e in generale dalle difficoltà economiche. Così, il concetto di
CSR deve necessariamente includere uno sviluppo delle risorse umane
che possa alleviare tali difficoltà e dunque contribuire al bene comune
nel lungo periodo.
La sostenibilità parte dal team
Tudor Carstoiu, Vice Presidente on Campus Bocconi Alumni Association
Giulia Bifano, Ambassador on Campus per la Bocconi Alumni Association
Chiedersi cosa voglia dire sostenibilità oggi significa andare alla ricerca di
qualcosa di più di una semplice definizione: significa chiedersi cosa ci sia
alla base.
Alla base non è infatti possibile pensare ci sia un decreto, una legislazione,
una policy o una buona abitudine: sono questi elementi sì necessari ma mai
sufficienti per raggiungere il grande goal che l’essere una società sostenibile
rappresenta.
Se è vero che la civiltà di un Paese si misura dalla capacità del Paese stesso di
gravare il meno possibile sul sistema in cui è ospitato, è allora innegabile l’importanza strutturale di buone abitudini come il recente sistema del car-sharing, l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblici, la raccolta differenziata dei rifiuti,
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l’acquisto di prodotti organici o – sotto un profilo che concerne le imprese – il
supporto agli scopi di numerose ONG attive in tutto il mondo, l’attenzione ai
progetti di micro finance, la riduzione dei livelli di inquinamento nei processi
produttivi e la massimizzazione dell’efficienza degli stessi attraverso tecnologie e meccanismi dal costo ambientale minore rispetto a quelli tradizionali.
Ciò detto, c’è da chiedersi come una società – intesa come gruppo di individui che compongono una famiglia, un’impresa o un Paese – possa affrontare il grande gradino che la separa dall’essere un sistema di mera produzione
e consumo all’essere un sistema di sviluppo, inteso come sviluppo tripartito
che si sostanzia di:
a) sostenibilità economica, conditio sine qua non per garantire le altre
aree in cui lo sviluppo si identifica
b) sostenibilità ambientale, intesa come ricerca costante di mezzi e
strumenti non solo per minimizzare l’impatto dei nostri consumi
sull’ambiente, ma per trovare soluzioni complete e definitive allo
sfruttamento delle risorse sempre più scarse che lo stesso ambiente
ci offre
c) sostenibilità sociale, che non esiste senza le prime due ma che necessita
anche di uno sforzo di interiorizzazione comune di valori fondamentali
quali la solidarietà, la cooperazione e la massimizzazione del benessere
collettivo.
È da questa tripartizione che si auto-evidenzia la necessità, per diventare
una società sostenibile, di partire dalle intenzioni, intese come quei principi
che, fatti propri tanto dallo spirito di una comunità quanto dalla politica
legislativa sulla quale questa stessa si regge, riescono ad animare le azioni
che ogni giorno siamo chiamati a compiere.
Ed è proprio quello delle azioni il secondo e indispensabile passaggio al
quale siamo chiamati per dirci autori della sostenibilità della quale siamo
alla ricerca: pensare un sistema efficiente non significa necessariamente essere in grado di realizzarlo.
Per fare ciò, infatti, si pone come necessario il passaggio da una sorta di creatività (intesa come capacità di pensiero nuovo) a un approccio innovativo
(inteso invece come fusione tra il pensiero nuovo e l’azione corrispondente).
Una singola azione, però, sappiamo non bastare se decidiamo di parlare –
com’è necessario che si faccia – di un sistema e di una collettività.
Capiamo dunque quanto sia necessario partire dalla formazione, dall’educazione a un atteggiamento sostenibile a partire dalle scuole.
A scuola, infatti, una classe di bambini imparerebbe a diventare da un gruppo di persone una squadra di futuri cittadini responsabili che corrono insieme verso la stessa, grande meta.
Se è vero infatti che da soli si corre veloce, è vero anche che insieme si arriva
lontano.
Ed è lontano che dobbiamo andare, verso orizzonti nuovi che saranno
al contempo motore e misura della civiltà del Paese che abitiamo e abi-
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teremo.
Il contributo degli studenti dell’Università
di Roma Tor Vergata
Le esperienze riportate di seguito sono il frutto del lavoro di professori,
studenti, ricercatori, dottorandi, volontari e professionisti del Dipartimento
Impresa Governo Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata. Questi attori
si sono ritrovati più volte a collaborare, ma allo stesso tempo hanno portato
avanti altre iniziative nei territori in cui sono nati e nei quali vivono con l’intento di restituire e creare valore. Tutte queste esperienze sono accumunate
da impegno sociale e civile di una generazione che crede nel rinnovamento
attraverso uno sviluppo sostenibile. La redazione dei testi che parlano di
queste esperienze è stata coordinata da Irene Litard, Phd Student in “Public
Management and Governance” ([email protected])
COVISION - Laboratorio sull’impresa sostenibile e
responsabile (www.covision.it)
Irene Litardi
COVISION nasce all’interno del Dipartimento Impresa Governo Filosofia
dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata con la volontà di creare
una comunità professionale sui temi della sostenibilità e della responsabilità sociale, in grado di trovare mediazioni tra gli aspetti economici,
sociali e ambientali dello sviluppo umano, e di individuare strategie e
politiche aziendali in grado di affrontare le sfide imposte dalla globalizzazione.
COVISION si propone di promuove le sue attività attraverso collaborazioni
orizzontali con docenti e ricercatori che si occupano di queste tematiche in
altre Facoltà (Ingegneria, Giurisprudenza) all’interno dell’Ateneo di Roma
Tor Vergata e di altre università ma anche con altre organizzazioni profit e non profit, tra cui NEXT-Nuova economia per tutti, Global Compact,
Gruppo Bilancio Sociale, Osservatorio Socialis e MEDSolution-Sustainable
Development Solutions Network. Infatti, il laboratorio adotta un metodo
multi-stakeholder, coinvolgendo costantemente, nelle sue attività istituzioni, imprese, Terzo Settore, media, poli di ricerca, altre università, rappresentanti della società civile e professionisti.
COVISION è situato all’interno della Macroarea di Economia del Dipartimento IGF, luogo di incontro aperto dove conoscenza, innovazione, collaborazione e scambi di idee sono il fulcro delle attività svolte dai suo
membri.
Il laboratorio COVISION si propone di favorire: attività di ricerca in collaborazione con aziende private, istituzioni e parti interessate; attività formative
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e diffusione della cultura della sostenibilità e della responsabilità nelle attività economiche attraverso corsi universitari, master, seminari e conferenze,
rivolti a studenti, imprenditori, manager, società civile, rappresentanti pubblici e privati.
FundraisingLab - Risorse e Progetti per il Terzo Settore
(www.fundraisinglab.it)
Andrea Sonaglioni, Luigi Corvo
L’idea di realizzare un Laboratorio sul Fundraising nasce grazie a una partnership tra la Divisione Terzo Settore di Softlab spa e il Master di I° livello
“Lavorare nel Non Profit: management, comunicazione e finanza” dell’Università Tor Vergata. Fundrasing Lab si propone di creare le condizioni per
far incontrare i diversi attori sociali che operano a vario titolo nel Terzo
Settore – università, imprese, associazioni, stato, cittadini e quant’altro – attraverso piani informativi, affiancamenti formativi e partnership operative.
L’obiettivo del Laboratorio è far conoscere le strategie, le metodologie e le
tecniche della raccolta fondi alle realtà non profit agenti sul territorio, agli
enti pubblici e ai giovani studenti per trasmettergli una diversa possibilità di
impegno e di lavoro.
Scopo sociale del Laboratorio:
• ricerche socio-economiche per individuazione, misurazione e monitoraggio delle potenzialità delle organizzazioni non profit;
• analisi delle tendenze in atto per lo sviluppo e la promozione della cosiddetta economia sociale;
• assistenza per i progetti di promozione e valorizzazione nei settori di
attività delle organizzazioni non profit e delle imprese sociali;
• sensibilizzazione sui principali temi di carattere sociale, culturale e ambientale della popolazione locale e supporto per l’individuazione degli
strumenti atti alla comunicazione sociale;
• assistenza e accompagnamento per progetti di autoimpiego, di autoimprenditorialità e creazione di impresa sociale.
Modalità di espletamento delle funzioni del Laboratorio: • creazione di gruppi di lavoro su tematiche multilaterali;
• scambi di informazione e di esperienze in incontri programmabili anche
settimanalmente;
• attività di cooperazione e di “expertise” concernenti i diversi settori di
competenza degli associati, e in funzione delle loro priorità;
• ideazione e promozione di eventi territoriali, anche con la collaborazione o partecipazione di realtà religiose, economiche, politiche e culturali
della società civile regionale e nazionale;
• qualsiasi altra forma di cooperazione che gli associati potranno conve-
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nire, anche originata da programmi comunitari, nazionali e regionali.
La consapevolezza delle strategie e la conoscenza delle tecniche del fundraising permetteranno agli interlocutori del Laboratorio di creare nuove
opportunità di sostenibilità delle proprie organizzazioni e di trovare le professionalità necessarie. Il tema è tanto più importante per la sede scelta
per il Laboratorio, quella di Roma, luogo di osservazione privilegiato per
verificare le capacità delle istituzioni di sostenere il tema della sussidiarietà,
e di sviluppare una moderna cultura della solidarietà. Il FundraisingLab si
candida a essere uno sportello di ascolto, attento alle molteplici esigenze
del Terzo Settore, capace di operare al meglio per trasformare esigenze e
problemi dei diversi soggetti in progetti e realizzazioni concrete ed efficaci.
Summer school - Un approccio mediterraneo alla Social
Innovation (www.masternonprofit.it)
Nicola Onano
“Summer school - Un approccio mediterraneo alla Social Innovation”, è
una scuola estiva organizzata all’interno del Master di I° Livello “Lavorare
nel non profit: management, comunicazione e finanza” dell’Università di
Roma Tor Vergata in collaborazione con “Rural Hub” associazione campana
non profit e con la partecipazione di associati della World-Wide Opportunities on Organic Farms (WWOF).
Gli studenti del Master, insieme ad altri partecipanti provenienti da diverse
parti d’Italia, con differenti percorsi lavorativi e universitari (professionisti,
artigiani, agricoltori, giuristi, ingegneri), sono confluiti nella provincia salernitana per circa una settimana, al fine di condividere spazi, luoghi ed
esperienze di cooperazione. La scuola è ospitata in una residenza rurale,
nella quale il padrone di casa in collaborazione con la famiglia e residenti
della zona e, per il periodo estivo, con due associati WWOF, americano e
giapponese, coltivano frutta e ortaggi biologici e producono altri alimenti
locali in modo del tutto naturale e con estremo rispetto del territorio.
Attraverso workshop quali “Crowdfunding e nuova imprenditoria: strumento di finanziamento o di marketing?”, “Societing: un approccio mediterraneo all’innovazione sociale” e attraverso laboratori di “panificazione
naturale con lievito madre e farine di grani antichi” e laboratori “di raccolta
di erbe spontanee commestibili e officinali”, i partecipanti hanno avuto
l’opportunità di imparare lavorando insieme al fine di riportare la conoscenza acquisita nel territorio di origine. Per molti degli studenti del master è
stata la prima volta che si avvicinavano a concetti e a esperienze di networking, cooperazione e innovazione sociale.
Il feedback ricevuto è stato positivo, e ha testimoniato che “la Summer
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School è stata un’esperienza ricca di contenuti dal punto di vista professionale, appresi grazie alle lezioni dei docenti del Master e a quelli del
Rural Hub, attraverso lezioni svolte in maniera molto originale, sia con
l’uso di tablet e notebook, ma anche con l’uso di lavagne, block notes e
post it, tutto rigorosamente senza alcuna formalità, tipica delle università
moderne e soprattutto all’aria aperta, seduti su sedie quali tronchi di legno, muretti o sdraio. Un’esperienza importante dal punto di vista della
crescita personale. Innanzitutto per aver vissuto a stretto contatto con
altri coetanei provenienti da luoghi diversi, con curriculum universitari,
lavorativi e geografici differenti tra loro; in secondo luogo, per la modalità
di svolgimento delle lezioni; infine per i laboratori a stretto contatto con la
natura, che hanno permesso a noi tutti di acquisire tecniche di produzione
e guarigione naturali”.
Umbria Grida Terra: prove tecniche di comunità
(www.umbriagridaterra.it)
Serena Pippi
Mostra mercato ideata dall’ingegno di un gruppo di ragazzi e ragazze
dell’associazione “Progetto Paul Beathens” di Perugia che si occupa della
“riappropriazione della coscienza civica”.
L’idea di base promossa è il recupero e la valorizzazione del Mercato Coperto come motore economico e culturale del centro storico e l’incentivazione di un nuovo modello di sviluppo legato ai prodotti del nostro territorio. All’interno del mercato coperto, chiuso da anni, è stato riportato
il valore dell’artigianato locale per una riflessione sul recupero del lavoro
manuale, del saper fare contrapposto all’acquistare, il riparare anziché
buttare.
Il progetto è nato attraverso una rete di relazioni costruita con il sostegno di associazioni di quartiere, produttori agricoli, studenti, professionisti e pubblica amministrazione. Vignaioli, ortolani, contadini, allevatori, casari, cuochi e artigiani – tutti accomunati dal rispetto di alcuni
valori imprescindibili quali il rispetto del lavoro e dell’ambiente – hanno
portato i loro prodotti, nel rispetto dei requisiti fondamentali che sono
alla base di Umbria Grida Terra: ciclo produttivo chiuso, basso impatto
ambientale, attenzione ai diritti dei lavoratori, provenienza a km zero
dei prodotti.
Presenti le più rilevanti realtà agroalimentari della regione, tra cui otto
aziende vitivinicole e otto agroalimentari, piccoli produttori di qualità che
operano al di fuori della grande distribuzione organizzata e che faranno
degustare i propri prodotti, illustrando tutte le varie fasi di realizzazione.
All’ingresso della mostra mercato è stato possibile acquistare un ticket
comprensivo di piatto biodegradabile, cucchiaio di legno e sacca porta
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bicchiere per la degustazione. Ad arricchire l’evento la presenza di importanti cuochi che hanno realizzato ricette tipiche della tradizione umbra e
che hanno coinvolto gli spettatori in veri e propri corsi di cucina locale, tramite l’elaborazione e la preparazione in loco di prodotti locali e stagionali.
La formula della contaminazione tra proposta enogastronomica e artistica
mira alla ridefinizione del Mercato non come semplice luogo di consumo
ma come spazio di socialità e cultura, in cui l’incontro tra prodotti del
territorio e forme artistiche concorre alla costruzione di un nuovo modello
di società che rimetta al centro della vita comunitaria significati diversi dal
semplice consumo. Il progetto Umbria Grida Terra si basa sulla volontà di
far riscoprire e incentivare un modello di sviluppo economico legato al
territorio, slegato dalla grande distribuzione e dal suo spreco di risorse.
I compiti dei volontari sono i più diversi: ristrutturare e pulire, mettere a
norma i locali in disuso, sviluppare azioni di fundraising e di pubblicità,
solo per dirne alcuni. A questo si affianca un lavoro di comunicazione
con una doppia valenza: promozione del progetto Umbria Grida Terra e
presa di coscienza delle problematiche legate al territorio e delle possibili soluzioni, che possono essere conseguite grazie a un impegno collettivo. Di fondamentale importanza in questa fase sono stati i social media,
che hanno richiamato l’attenzione della cittadinanza. La grandezza di
questa iniziativa è stata la disponibilità delle persone che hanno creduto
nel progetto e che a vario titolo hanno fornito la loro opera.
Il contributo degli studenti del Master in Social Network
Influence Design del Politecnico di Milano
Anche in questo caso, si tratta di un contributo collettivo: gli autori sono
studenti del Master in Social Network Influence Design del Politecnico di
Milano coordinati da Giulia Sormani ([email protected]).
La rete si prospetta il terreno più fecondo per lo sviluppo di un dialogo
collaborativo tra brand e customer… ma quanto sono disposti entrambi
a mettersi in gioco? E, soprattutto, oggi viaggiano allo stesso passo? Tre
riflessioni sullo stato dell’arte in cui, spesso, sono le persone ad aprire la
strada.
Crowdsourcing da grande schermo, quando lo spettatore
diventa protagonista
Emilia Iuliano
«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi...». O meglio, non avreste potuto solo qualche tempo fa. I progressi tecnologici e
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l’affermarsi di processi collaborativi hanno aperto la strada a opportunità
che lo stesso replicante Roy Batty di Blade Runner avrebbe definito fantascientifiche, ma che coinvolgono la Settima Arte in prima linea. Le case di
produzione sono schiacciate da una crisi ideativa, dalla quale potrebbero
riemergere facendo propri progetti che hanno stravolto i paradigmi di
fruizione del pubblico. La strada è quella della co-creazione come dimostrano alcuni casi di successo: film quali Iron Sky e The Cosmonaut, nati
grazie a piattaforme di crowdfunding; iniziative di crowdsourcing come il
“diario” Italy in a Day di Rai Cinema, Scott Free e Indiana, supervisionato
da Salvatores a partire da 45.000 video caricati online dagli italiani, o il
corto Remember della Inside di Luca Argentero, frutto di idee, condivisione e scelte degli utenti del magazine Best Movie; o ancora strutture all’avanguardia come la romana Technotown che ha combinato tecnologie
3D e motion capture in tempo reale per tramutare la visione in esperienza
partecipativa. Oggi il pubblico non è solo un insieme di spettatori, ma una
squadra di co-produttori, co-autori e co-protagonisti, che chiede solo una
guida.
Greenwashing e retorica CSR ai tempi del web 2.0
Andrea Pagano
Se è vero che per ovvi motivi di budget e “reach” di larga scala molta CSR
è stata diversificata su campagne social (fonte: Lundquist), è altrettanto vero
che la “conversazione a una via e mezzo” (sarebbe forse prematuro parlare
di due vie) alla base del marketing relazionale 2.0 diventa croce e delizia di
chi cerca scorciatoie per comunicarsi responsabile. C’è chi si pittura di verde
senza valutare neanche per caso modelli ecosostenibili (greenwashing) e chi
si diletta nello storytelling collaborativo e demagogico senza troppo contemplare il risk management in un contesto potenzialmente cinico, informato e
democratico come quello dei social media (vedi il tragicomico caso #guerrieri
Enel). Sarebbe forse ingenuo pensare la “piazza digitale” possa direttamente
influenzare modelli di business e cicli produttivi, ma è inequivocabile quanto
l’impietoso feedback social media (in particolare per quanto riguarda Twitter)
possa rappresentare prezioso strumento di monitoraggio della responsabilità
di impresa, o almeno di come questa sia comunicata.
CSR nell’era digitale: guadagnare le menti per non perdere
clienti
Natalia Molchanova
Oggi più che mai, un brand non si limita al solo prodotto, è inscindibile dal
suo immaginario. La CSR non può più concentrarsi solo sulla mitigazione
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dei rischi o rispetto dei principi etici, le regole per proteggersi dai guai devono diventare una guida dell’innovazione sociale, ecologica ed economica.
«È un’illusione credere che non si può dire la verità e si può nascondere
tutto ciò che accade. Prima o poi qualcuno svelerà i piccoli sporchi segreti
dell’impresa» afferma J. Hollender. La trasparenza è importante perché oggi
la velocità di distribuzione d’informazione può avere delle conseguenze irreversibili e i social media sono il campo dove si gioca questa partita. La
presenza sui social è una grande responsabilità: il web umanizza un logo
messo come avatar, e le aspettative dei clienti sono alte: diventare amico o
follower non è né più né meno del significato semantico di queste parole.
Ignorare la strategia della comunicazione online non solo preclude potenziali benefici ma mette a rischio di non conoscere, non sapere gestire e
come risultato deludere e perdere la propria clientela.
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ESPERIENZE
Il Salone nei territori
6 maggio a Torino. 4 giugno a Roma. 19 giugno a Rimini.
Tre incontri per esplorare insieme a imprese, enti e altre organizzazioni del
territorio lo “stato di salute” della CSR e per verificare il vissuto dei temi
posti al centro dell’evento nazionale: i processi collaborativi. Un viaggio
in realtà diverse che ha consentito di raccogliere voci e idee da riportare
nell’edizione nazionale del Salone.
Torino, 6 maggio 2014
Organizzato presso l’Università degli Studi di Torino grazie alla collaborazione di Regione Piemonte e Unioncamere Piemonte, l’incontro Dalla competizione alla collaborazione ha consentito di esplorare questo argomento da
diversi punti di vista.
Sono molti infatti i progetti di responsabilità e di innovazione sociale che
diversi attori, dalle aziende alle istituzioni, stanno portando avanti da anni
in Piemonte. E infatti l’incontro è stato l’occasione per presentare i progetti
più significativi quali, ad esempio, CSRPiemonte, un’iniziativa promossa da
Regione Piemonte e Unioncamere Piemonte per coordinare le azioni dei
due enti, ottimizzare tempi e risorse, rafforzare la cultura della sostenibilità,
valorizzare le buone prassi ma soprattutto fornire strumenti concreti alle
imprese nel loro percorso verso la Corporate Social Responsibility. Ma anche
del progetto AlpCoRe (Alpi Competitive e Responsabili), dedicato alle PMI e
realizzato con le Camere di Commercio della Savoia e dell’Alta Savoia e che
ha visto il confronto con alcune realtà transfrontaliere.
Uno dei motori di sviluppo della sostenibilità sarà sempre di più la capacità di innovare ma anche di fare rete e di avviare partnership virtuose tra
diversi soggetti: imprese della stessa filiera, grandi aziende e start up, imprese, ONP ed enti pubblici. Senza dimenticare il nuovo ruolo del cittadino
non più consumatore ma consum-attore.
In questo scenario si inseriscono altre esperienze illustrate durante l’incontro, al quale hanno portato la loro testimonianza anche le imprese,
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mettendo in luce il valore della collaborazione e della condivisione in diversi ambiti.
Roma, 4 giugno 2014
Organizzato in collaborazione con NeXt-Nuova economia per Tutti e Anima
per il sociale nei valori d’impresa il Salone organizzato a Roma si è svolto
il 4 giugno presso la sede LUISS, con il titolo Responsabilità, sostenibilità e
innovazione sociale: quale futuro?
Articolato in una sessione generale al mattino e in laboratori al pomeriggio, l’incontro ha visto la partecipazione di oltre 40 relatori. L’evento ha
visto come protagonisti gli studenti di molti atenei romani. I giovani, non
solo della LUISS ma anche di Tor Vergata, RomaTre, La Sapienza e Angelicum, hanno infatti animato la giornata portando un contributo di idee
e alcune proposte concrete. Nell’incontro di chiusura hanno illustrato i
contenuti di un appello sulle nuove strategie per l’occupazione giovanile
che, lanciato nei giorni precedenti, aveva raccolto online numerose firme
anche di docenti e professionisti.
L’incontro ha visto la partecipazione di alcune istituzioni con cui è stato avviato un confronto interessante e positivo, che ha riguardato in particolare
il tema del lavoro, argomento che sta a cuore non solo ai giovani ma a tutti
coloro che si augurano un futuro più sostenibile.
Rimini, 19 giugno 2014
Anche il terzo incontro si è svolto all’interno di una università: il Polo di Rimini dell’Università degli Studi di Bologna. Un’occasione per parlare dell’esperienza di un territorio, quello riminese, che ha dato vita al progetto PercoRSI
portato avanti a partire dal 2008 dalla Camera di Commercio di Rimini e da
Figli del Mondo, organizzazione non profit di imprese e professionisti. Un
progetto finalizzato alla costruzione di una rete articolata di soggetti impegnati in programmi e attività di CSR, per creare un vero e proprio Distretto
Economico Responsabile.
Grazie a questa rete collaborativa tra associazioni di categoria, organizzazioni professionali, imprese, enti locali, associazioni non profit e
alla partecipazione di oltre 100 persone coinvolte attivamente, è stato
possibile creare un clima positivo diffuso che favorisce la sostenibilità
e la competitività del territorio. Da una visione che mette al centro la
responsabilità della singola organizzazione si è già passati e si sta passando sempre più a un impegno che coinvolge diversi attori, attraverso
una sorta di presa in carico condivisa dei problemi ma anche delle opportunità esistenti.
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CSR Gallery: la mostra digitale
Un percorso tra idee e buone prassi delle organizzazioni responsabili: una
sintesi della mostra digitale (www.mostra.csreinnovazionesociale.it) per iniziare a saperne di più su progetti e percorsi che le organizzazioni hanno
realizzato o stanno realizzando sul fronte del proprio impegno sociale e
ambientale.
La mostra, inaugurata il giorno di apertura del Salone, resterà visibile per
l’intero anno, diventando così la “vetrina di riferimento” della CSR e dell’innovazione sociale.
A2A
www.a2a.eu
Progetto Scuola A2A: A2A, in collaborazione con l’Associazione Amici
della Terra, ACCSA e Lega Consumatori ha sviluppato il progetto di educazione ambientale “Raccogli, trasforma, crea - scuole” coinvolgendo 3.500
studenti dei comuni di Acerra, Caivano e Napoli in attività sul tema della
corretta gestione del ciclo dei rifiuti.
Pratiche commerciali scorrette: A2A ha attuato un accordo con le associazioni Codici, ACU, Lega Consumatori e La Casa del Consumatore, per
prevenire e denunciare il fenomeno dei contratti non richiesti ai danni dei
consumatori. A tale proposito è stato inoltre attivato il numero verde anti-truffe 800.912.760, gratuito ed accessibile dal lunedì al venerdì dalle 9 alle
15. Il servizio è gestito dall’Osservatorio sulle pratiche commerciali scorrette.
Progetto Wame: A2A sostiene le attività dell’associazione Wame (Word
Access to Modern Energy), iniziativa internazionale per far conoscere il problema del mancato accesso all’energia per molte comunità del pianeta.
ABB
www.abb.it
Junior Ecopreneurs, creato in collaborazione con Junior Achievement Italia, è un programma innovativo che permette ai giovani studenti di simulare
la creazione di un’impresa sostenibile all’interno del programma “Impresa
in Azione”. Junior Ecopreneurs arricchisce il percorso formativo dei giovani
studenti con approfondimenti specifici sui temi della sostenibilità e dell’imprenditorialità, per prepararli alle sfide del mercato del futuro. I dipendenti
ABB sono stati coinvolti come esperti d’azienda in diverse fasi del progetto.
L’azienda ha ospitato due edizioni della Fiera Regionale delle start up, aprendo le porte a più di 400 studenti imprenditori. Durante la fase nazionale della
competizione, ABB ha assegnato il Premio Ecopreneur alla migliore impresa
green. Questa ultima iniziativa ha vinto il Premio Innovazione 2014 istituito
dal Presidente del Consiglio dei Ministri, per aver coinvolto in modo innovativo gli studenti avvicinandoli ai temi dell’imprenditorialità e della green economy, contribuendo all’aumento di competitività del sistema Paese.
67
Adiconsum
www.adiconsum.it
Consumatori in rete: diamo forza ai nostri diritti. Il progetto, di cui
Adiconsum è coordinatore, è cofinanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il principale obiettivo è trasferire la conoscenza e l’esperienza accumulate dalle associazioni proponenti in una serie di risorse, strumenti,
attività e interventi che saranno messi a disposizione dei consumatori, degli
stakeholder e dello stesso mondo associativo, in modo da costituire un sistema di supporto al consumo consapevole e tutelato.
Tra le finalità: educazione al consumo consapevole, anche nei nuovi contesti di mercato; informazione sui diritti del consumatore; consulenza online;
assistenza individuale alle decisioni di acquisto e al reclamo, osservazione delle problematiche di consumo emergenti e persistenti, delle pratiche
commerciali scorrette e delle carenze informative più diffuse tra i consumatori; funzione di allerta dei consumatori; raccolta di segnalazioni utili alla
statistica di settore e alla formulazione di istanze e proposte legislative.
Agos Ducato
www.agosducato.it, www.atupertu.agosducato.it,
www.vediamocichiaro.it
A TU PER TU at SCHOOL. Dialogo e confronto per un credito consapevole. Con “A TU per TU at School” Agos Ducato promuove l’educazione
finanziaria nelle scuole, per scelte economiche consapevoli e prevenzione
al sovraindebitamento. Nel 2014 ha coinvolto 10 istituti lombardi, per un
totale di 400 studenti delle classi superiori che hanno partecipato agli appuntamenti di educazione in materia di credito: 21 incontri per oltre 50
ore di lezione. Sono stati privilegiati toni e strumenti informali, favorendo
l’interazione attraverso momenti di scambio, confronto e simulazioni di casi
concreti di finanziamento. Il punto di partenza è stata l’indagine a cui i
giovani hanno partecipato, evidenziando una conoscenza molto basica del
credito ai consumatori, propensione all’utilizzo per acquisti “importanti” e
grande attenzione al rischio di sovraindebitamento. Tre le classi vincitrici del
concorso di idee, che ha coinvolto gli studenti nella realizzazione di una comunicazione creativa capace di promuovere la consapevolezza nella scelta
del credito. Il progetto è parte di “A TU per TU con il consumatore”, il piano
integrato di tutela del consumatore e prevenzione al sovraindebitamento
che prevede attività continuative dedicate ai propri interlocutori.
AIESEC Italia
www.aiesec.it
AIESEC vuole sviluppare una leadership socialmente responsabile e globale,
e lo fa principalmente attraverso i programmi di mobilità internazionale
“Global Citizen” e “Global Talent”, ideati, promossi e gestiti dai giovani
volontari membri dell’associazione.
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Global Citizen permette a studenti universitari e neolaureati di prendere
parte a progetti di volontariato in scuole e ONG per 6 settimane in un Paese
diverso dal proprio: nel 2013, 711 ragazzi da tutto il mondo sono venuti in
Italia come volontari, e 564 giovani sono partiti dall’Italia.
Global Talent permette a laureandi e neolaureati di fare uno stage all’estero e alle imprese italiane di inserire nel proprio staff tirocinanti internazionali
altamente qualificati, per internazionalizzarsi ed innovarsi, divenendo più
competitive.
Tra le iniziative di AIESEC rientra anche l’Italy Youth to Business Forum, un
evento che unisce giovani, imprese, organizzazioni non profit ed esperti.
AIFO - Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau
www.aifo.it
Sostegno ai programmi sociosanitari nell’area del municipio di Porto
Nacional nello Stato del Tocantins, Brasile. Porto Nacional è un territorio con alti indici di malnutrizione infantile, povertà, mancanza di strutture
sanitarie ed educative. Il progetto ha 3 aree di azione (sanitaria, sociale,
educativa) e i beneficiari diretti sono: i bambini in carenza nutrizionale da 6
mesi a 5 anni (attraverso il sostegno al Centro di Nutrizione gestito con la
ONG locale COMSAÚDE); la popolazione attraverso il sostegno e lo sviluppo di programmi di sanità di base gestiti da COMSAÚDE; i giovani attraverso la promozione di eventi culturali (teatro e officine artistiche); le famiglie
al di sotto della soglia di povertà attraverso azioni comunitarie.
Tra le attività principali vi sono: promozione di programmi di sanità di base e
di sviluppo comunitario (corsi di formazione professionale e avvio di piccole
attività generatrici di reddito), sostegno alla Scuola Familia Agricola (educazione di tipo tecnico agricolo), promozione di iniziative culturali.
Alleanza delle Cooperative Italiane
www.alleanzacooperative.it
Alleanza delle Cooperative Italiane vuole essere un unico organismo capace
di offrire sostegno e forza alle imprese cooperative coordinando l’azione di
rappresentanza nei confronti del Governo, del Parlamento, delle istituzioni
europee e delle parti sociali (sindacati dei lavoratori e associazioni datoriali).
Partendo dai valori e dai principi su cui si fondano le cooperative, Alleanza
delle Cooperative Italiane vuole intraprendere un nuovo percorso per la
realizzazione di una rete costituita dalle tre centrali cooperative, cogliendo bisogni e opportunità e delineando un’agenda di obiettivi e di azioni
comuni. Il fine è creare occupazione all’interno delle imprese sociali, produttività e competitività, infrastrutture di solidarietà e promuovere servizi di
welfare in una società in continuo cambiamento. Si pone come obiettivo
la costruzione di una rete a livello nazionale che permetta l’interazione con
una molteplicità di stakeholder e consenta di creare, attraverso un processo
di networking, valore sociale.
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Amnesty International - Sezione italiana
www.amnesty.it
Dal 1961, Amnesty International (AI) lavora per la difesa dei diritti umani
conducendo campagne internazionali e nazionali su un Paese o su un
tema, realizzando progetti educativi per promuovere l’adesione ai valori della Dichiarazione universale dei diritti umani e organizzando eventi pubblici al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica. Le campagne prevedono l’utilizzo di diverse tecniche per la sensibilizzazione dell’opinione
pubblica e la pressione sui governi violatori: invio di appelli, organizzazione di iniziative pubbliche, attività di lobby presso i governi e gli organismi internazionali. Al tradizionale impegno in favore delle vittime delle
violazioni dei diritti umani AI affianca attività di educazione ai diritti
umani che intendono favorire lo sviluppo di conoscenze, abilità e attitudini coerenti con i principi riconosciuti a livello internazionale in materia
di diritti umani. AI ha attualmente 3 milioni di sostenitori e donatori in
più di 150 paesi. La Sezione Italiana di AI conta circa 80.000 soci.
Animaimpresa
www.animaimpresa.it
Quattro Passi nella Sostenibilità. Una serie di workshop nati per coinvolgere le imprese nella conoscenza delle migliori strategie di CSR e sostenibilità strategica. Il corso sviluppa temi di finanza sostenibile, valori intangibili,
valore condiviso, stakeholder engagement e risk management con il supporto testimoniale di guest speaker aziendali e con momenti di partecipazione interattiva.
Impresa virtuale: progetto di alternanza scuola-lavoro con studenti delle
classi 4^ del Liceo Economico Sociale Percoto di Udine impegnati in un
“mini-MBA” per la costituzione di un’agenzia di comunicazione “virtuale” che ha sviluppato una campagna di comunicazione “reale” per la
scuola.
MicroDONO. Progetto che costituisce l’anima “solidale” di Animaimpresa. Si pone l’obiettivo di massimizzare l’impatto sociale delle aziende
grazie alla raccolta, tramite strumenti innovativi, di fondi per il non profit.
Rating bancario. Prima ricerca a livello nazionale per studiare l’utilizzo di
indicatori di perfomance sociale e ambientale nella valutazione delle imprese, da affiancare ai consueti indici di natura finanziaria utilizzati dal sistema
bancario.
Anima per il sociale nei valori d’impresa
www.animaroma.it
Strumenti formativi per componenti di Consigli di Amministrazione
di piccole e medie imprese. L’iniziativa, dedicata a imprenditori o dirigenti interessati a ricoprire ruoli di consiglieri di amministrazione in piccole e
medie imprese, è realizzata da Anima e Studio Tributario e Societario – De-
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loitte e Deloitte ERS, in collaborazione con il Comitato Piccola Industria di
Unindustria.
L’obiettivo è di elevare il repertorio di competenze dei membri dei Consigli di Amministrazione di piccole e medie imprese promuovendo la
capacità di comprendere i contesti in cui operano anche tenendo conto
delle complesse normative che regolano il funzionamento dell’impresa
in Italia.
APS
www.apsitalia.it
APS PavimentiSICURI®. APS con PavimentiSICURI® realizza pavimentazioni
e rivestimenti murali a basso impatto ambientale con materiali resinosi speciali, coniugando aspetti tecnici, economici e ambientali, nel rispetto delle
esigenze del cliente, con soluzioni attraenti che danno un apporto sostanziale alla tutela della salute e alla prevenzione degli infortuni.
CSRPMI.com. Il portale Csrpmi.com nasce con l’obiettivo di supportare le
PMI ad una maggiore comprensione della Responsabilità sociale di impresa e delle sue metodologie applicabili in azienda. Csrpmi.com, con un linguaggio semplice e nel contempo operativo, intende coinvolgere le medie,
piccole e piccolissime aziende in un processo di relazioni che porti ad un
confronto-incontro tra gli imprenditori.
Il portale consente agli imprenditori e ai responsabili CSR di poter condividere sulle sue pagine e sezioni dedicate le dirette testimonianze e le
singole esperienze. Video tutorial e link a web site dedicati all’argomento
CSR completano l’offerta e consentono agli imprenditori di approfondire
i valori della CSR applicata come strumento gestionale.
ARPA Lombardia
www.arpalombardia.it
Ufficio Benessere Organizzativo. ARPA Lombardia è impegnata in azioni per migliorare la qualità del lavoro su vari fronti, con particolare attenzione alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. La recente istituzione
dell’ufficio Benessere Organizzativo rappresenta un’ulteriore testimonianza di questa attività. Il progetto intende offrire conoscenze e strumenti
utili a progettare, implementare e valutare un sistema integrato di miglioramento del benessere organizzativo. Le azioni positive attuate nel
periodo 2009-12 dal Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità,
la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni
(CUG) sono state: “progetto Occhiali rosa”; conoscenza del personale
dell'agenzia con analisi di genere e questionari; progetto “L'Organizzazione di Genere”; promozione della cultura di genere; piano di fattibilità
per convenzioni con asili nido, scuole materne, centri estivi; realizzazione
del progetto di telelavoro etc.
Con il progetto “Ufficio Benessere Organizzativo” ARPA Lombardia è sta-
71
ta finalista della 12° edizione del Sodalitas Social Award per la categoria
Pubblica Amministrazione.
Ashoka
http://italy.ashoka.org
THIS WORKS!: idee e soluzioni per l’occupazione e la ripresa in Europa meridionale. Ashoka, con il sostegno della Fondazione Robert Bosch e
un consorzio di partner, ha lanciato “THIS WORKS!”, un progetto basato su
30 comprovate soluzioni di imprenditoria sociale nell’ambito della lotta alla
disoccupazione (selezionate da Ashoka) che saranno presentate in alcune
città dell’Europa meridionale (Grecia, Italia e Spagna) nei prossimi due anni.
Scopo del progetto è diffondere queste soluzioni nei Paesi del Sud Europa
per ispirare i portatori di cambiamento, gli innovatori e i leader, fungendo
da catalizzatore per nuovi partenariati. Ashoka co-organizzerà alcuni eventi
per presentare queste soluzioni e modelli di business a imprenditori (sociali),
policymakers e ad altri partner strategici in vari settori: questi partner potrebbero sostenere i portatori di cambiamento locali interessati a replicare,
iniziare o far crescere le loro imprese, creando un ecosistema di innovazione
sociale a partire dalle idee presentate.
Assimoco
www.assimoco.it
Il Gruppo Assimoco ha maturato la consapevolezza che la Cooperazione
può e deve giocare un ruolo sociale determinante e ha quindi deciso di
effettuare ingenti investimenti in formazione sui propri partner distributivi (Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen e agenzie tradizionali) che hanno come target di clientela soprattutto le famiglie
italiane di ceto medio. Sono stati messi a punto diversi percorsi formativi
finalizzati a fornire conoscenza e strumenti necessari per aiutare le famiglie
a trasferire quei rischi che potrebbero mettere a repentaglio la loro stabilità
economica e la loro sopravvivenza: grandi invalidità e infortuni, decesso del
portatore principale di reddito e protezione della casa. La compagnia ha
erogato una serie di seminari sul risparmio, in diverse regioni italiane, a cui
hanno partecipato oltre 130 manager delle banche operanti sul territorio.
Inoltre, è stato studiato un sistema che semplifica le modalità di vendita
supportando la diffusione capillare delle soluzioni di protezione: prodotti
casa e infortuni. Easy Assimoco è il sistema che rende possibile la vendita di
prodotti assicurativi anche da parte di personale non specializzato in campo
assicurativo, come lo sportellista delle banche.
Auchan
www.auchan.it
La lotta allo spreco di risorse (ambientali, alimentari ed economiche) è
uno dei principali assi di lavoro di Auchan per il 2014 e il 2015. Sono diverse
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le iniziative nazionali e locali sviluppate durante l’anno: è stato costruito un
apposito logo e un sito (www.insiemecontroglisprechi.it), in collaborazione
con WWF, per raccontare il proprio impegno e coinvolgere i cittadini. Tra
giugno e luglio qualsiasi utente poteva collegarsi e proporre una ricetta
anti-spreco. Le migliori, selezionate dalla eco-food blogger Lisa Casali, saranno pubblicate in un libro in vendita da ottobre in tutti i punti vendita
Auchan.
Per coinvolgere le scuole, e quindi le generazioni di domani, Auchan ha
aderito al Progetto Scuola Channel: collegandosi al sito www.scuolachannel.it le insegnanti possono trovare guide e materiali di apprendimento divertenti per gli studenti. Le classi e i singoli alunni hanno anche partecipato
al concorso “Sprecare non vale”, proponendo elaborati creativi sul tema
della lotta allo spreco.
Autogrill
www.autogrill.com
Bistrot Milano Centrale - la collaborazione che innova. Bistrot Milano Centrale è un progetto del Gruppo Autogrill realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo
che nasce dalla condivisione di una filosofia di innovazione della ristorazione per viaggiatori. Dalla ricerca delle migliori materie prime e dalla
riscoperta delle tradizioni locali, prende forma un open market urbano
dove l’eccellenza della gastronomia regionale incontra i valori della sostenibilità. Ciò è stato possibile grazie alla partnership con l’Università
e con fornitori del territorio che hanno condiviso la loro esperienza per
creare un’offerta unica, che comprende il recupero di tecniche di lavorazione artigianale e prodotti a Km 0. “Bistrot Milano Centrale” riabilita
gli ambienti della vecchia sala d’attesa di Terza Classe della stazione,
rendendoli nuovamente accessibili al pubblico e alla città di Milano. L’esperienza Bistrot è un viaggio alla scoperta dei sapori autentici, dell’eco-design e dell’eccellenza.
Avanzi
www.avanzi.org
Favoriamo lo sviluppo di politiche per l’innovazione sociale e lo sviluppo
sostenibile.
Operiamo in progetti internazionali di ricerca e mettiamo in campo azioni
pilota.
Sviluppiamo metodologie di Social impact assessment.
Supportiamo le imprese nel Reporting & Communication, nella Strategy &
Engagement, nell’Organisational Integration & Management.
Selezioniamo, affianchiamo, sosteniamo e (ri)lanciamo imprese che fanno
della sostenibilità il loro asset strategico.
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AXA in Italia
www.axa.it, www.axa-mps.it, www.natiperproteggere.it
Cambiare e saper cambiare è la sfida della nostra epoca. Per questo AXA in Italia crede nel talento dei giovani come motore di cambiamento e innovazione.
Educazione finanziaria: i rischi si imparano fin da giovani. Insure Your
Success, lanciato da AXA con Junior Achievement, combina il volontariato
aziendale e l’esperienza dei collaboratori di AXA con una didattica a misura di
studente per spiegare i principali rischi finanziari, concetti come il risparmio, la
pianificazione e l’assicurazione al fine di prevenire gli eventi inattesi della vita.
Impact Hub Fellowship for Longer Lives: i giovani fanno della longevità un’opportunità. AXA punta sui giovani imprenditori e ha lanciato, insieme a Swiss Re Foundation e Impact Hub, l’Impact Hub Fellowship
for Longer Lives, programma internazionale di incubazione per startup che
propongano soluzioni innovative sul tema della longevità.
Nati per Proteggere. Un progetto di posizionamento innovativo sulla protezione per creare un ponte tra privato e comunità locale, coinvolgendo
tutti gli stakeholder.
Biancamano
www.gruppobiancamano.it, www.gruppobiancamano-csr.it/it
Il Bilancio Sociale di Mandato 2007-2012 di Biancamano è un documento di rendicontazione che analizza e descrive gli effetti sociali relativi
alle attività del Gruppo Biancamano nel periodo 2007-2012. Il “Bilancio
Sociale di Mandato”, consultabile nella versione interattiva all’indirizzo
http://www.gruppobiancamano-csr.it/it, è in grado di fornire ai diversi stakeholder informazioni sugli effetti sociali che derivano dalle scelte aziendali, nell’arco temporale considerato, al fine di rendere noti e misurare i
principali aspetti che ne hanno caratterizzato la gestione.
ImpegnoAmbiente è il Blog/Magazine del Gruppo Biancamano, che ospita informazioni sull’attuazione delle best practice, sostenibilità, norme e
approfondimenti sul mondo dell’igiene ambientale, del waste management
e della raccolta e gestione dei rifiuti. Punto di riferimento per chi voglia
approfondire, o semplicemente confrontarsi su argomenti relativi all’igiene
ambientale e urbana.
BilanciaRSI
www.bilanciarsi.it
Bilancio di Sostenibilità 2012 CPL Concordia: vincitore Oscar di Bilancio 2013 categoria grandi imprese non quotate. Abbiamo assistito la
Cooperativa multiutility centenaria nel miglioramento del proprio Bilancio
di sostenibilità, allineandolo allo standard GRI. Attraverso una metodologia
rigorosa e condivisa con lo staff interno, abbiamo migliorato il preesistente
Bilancio sociale, integrando nuove informazioni sociali, ambientali e di governance e rendendo il documento più fruibile e comunicativo.
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Bocconi Students for Microfinance (BSM)
www.bocconimicrofinance.org
BSM was born with the belief that financial and economic skills can serve
not just the purpose of profit but also that of social advancement. We
decided to focus on Microfinance because it emerged as one effective
tool combining sound economics (efficiency and some profit) and social
sustainability.
We embark in the mission of providing our fellow Bocconi students with
information so that they can build the foundations of their understanding
of impact finance or at least boost their interest by getting inspired.
We work on the early theories but also on the latest news by creating and
maintaining a network of contacts with professionals and scholars active in
the field: through it we commit to be constantly updated about the recent
developments in the discipline and about the project in which our members
may find a position to collaborate. In short, our goal is to demonstrate that
it is possible to build a brilliant career even following an alternative path.
A path were to be driven by the principles of solidarity, inclusion, equality,
cooperation. But keeping it concrete via our economic and financial Bocconi skills!
Bringme
www.bring-me.it, www.jojob.it
Jojob.it è la prima piattaforma web interamente dedicata al carpooling
aziendale sviluppata da Bringme. Nata dall’esperienza e dalla tecnologia
sviluppata per diffondere e incentivare la condivisione dell’auto, Jojob.it è
la prima soluzione di carpooling aziendale in grado di soddisfare le esigenze dei lavoratori pendolari oltre che consentire alle aziende di misurarne i
risultati sia in termini ecologici che energetici.
In tale ambito ha sviluppato un’innovativa applicazione mobile, Carpooling
Certificate, che permette la certificazione dell’effettivo viaggio in carpooling attraverso il monitoraggio dei passeggeri, dei km percorsi e della CO2
risparmiata. Il servizio offerto è composto da due strumenti: il portale web
e l’applicazione mobile (Android, IOs).
Bureau Veritas
www.bureauveritas.it
Bureau Veritas supporta i propri clienti nel perseguimento dell’obiettivo
dello Sviluppo Sostenibile e della Responsabilità Sociale. Le aziende che
dimostrano un approccio responsabile alle problematiche etiche e sociali ottengono un vantaggio competitivo e generano fiducia presso i propri
stakeholder.
Veritable: Bureau Veritas, impegnato da tempo in numerosi tavoli di discussione sulle principali tematiche dedicate all’Accessibilità, ha sviluppato
lo Standard VeritAble - Sistema di Gestione per l’Accessibilità e la Fruibilità
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in risposta alle richieste delle parti interessate di una norma di gestione per
prestazioni legate al Sistema. Applicare lo Standard Veritable dimostra l’impegno dell’organizzazione nella garanzia dell’accessibilità per tutti. Bureau
Veritas inoltre si adopera per la Responsabilità Sociale al proprio interno
attraverso progetti che coinvolgono i dipendenti.
BVolunteers è un progetto di volontariato d’impresa lanciato nel 2013 in
cui Bureau Veritas supporta e organizza la partecipazione attiva e concreta
del proprio personale alla vita della comunità locale o a sostegno di organizzazioni non profit durante l’orario di lavoro.
Camera di Commercio di Rimini
www.riminieconomia.it
PercoRSI è un progetto promosso da Camera di Commercio di Rimini e
Provincia di Rimini in collaborazione con Figli del Mondo, che promuove
la responsabilità sociale di impresa, nella convinzione che un maggiore
sviluppo dell’economia in direzione della sostenibilità sociale e ambientale
significhi più valore, più innovazione e più competitività per il territorio. Il
progetto è realizzato con il contributo della Regione Emilia Romagna.
Quinc - Rete economica di scambio è un progetto pilota che si propone facilitare i circuiti economici locali e favorire lo scambio di merci tra le
aziende del territorio attraverso forme di transazione non monetarie, al fine
di costituire un circuito di baratto multilaterale tra imprese. http://www.
retequinc.it
Riviera Green Passion - Eventi sostenibili si propone di ridurre l’impatto
ambientale degli eventi che si svolgono sul territorio della Riviera di Rimini
attraverso la costruzione di un modello organizzativo che preveda azioni
volte a ridurne “l’impronta ecologica”. http://www.greenpassion.it
Cariparma-Crédit Agricole
www.gruppocariparma.it/
Payroll Giving (in collaborazione con Fondazione dell’ospedale pediatrico
Meyer di Firenze). Si tratta di un’iniziativa che vede l’azienda, le associazioni
sindacali e i dipendenti impegnati nei confronti di un comune obiettivo con
finalità sociale. Il personale può, su base volontaria, arrotondare all’euro
inferiore l’importo sulla propria busta paga di ogni mese. Il Gruppo compensa all’euro superiore l’importo raccolto dai propri dipendenti. Il partner
prescelto per questo percorso è la Fondazione dell’ospedale pediatrico
Meyer di Firenze che rappresenta un’eccellenza nel campo della neurochirurgia infantile. I fondi raccolti sono stati utilizzati per acquistare un endoscopio tridimensionale.
Le dimensioni del rapporto Banca-Cittadino. Nuovi spazi di confronto con le Associazioni dei Consumatori. L’attuale contesto economico
richiede alle banche una riflessione sui modelli di creazione di valore. All’interno del percorso di CSR intrapreso, il Progetto di costituzione di un Osser-
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vatorio sulla relazione tra Banche e Cittadini, presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Piacenza, nasce con l’obiettivo di realizzare un laboratorio di
Idee come luogo di incontro e riflessione tra associazioni di consumatori, banca e università, per favorire percorsi di dialogo e scambio stabili nel tempo.
Certification Europe Italia
www.ceitalia.com
Veganmenu. La ricerca di un ristorante non sarà più un incubo per chi
ha fatto una scelta vegana: la certificazione VeganMenu vuole facilitare le
possibilità di scelta di menu completamente privi di ingredienti di origine
animale. L’iniziativa è aperta a tutti gli esercizi che offrono somministrazione al pubblico di alimenti e bevande.
Vegan Society. Certification Europe Italia ha firmato con la Vegan Society
un accordo di promozione del principale standard per quanto riguarda il
mondo vegano. L’accordo – il primo in Italia – consente a Certification Europe Italia di verificare attraverso le tecniche di audit i requisiti delle imprese
che desidereranno ricevere il marchio registrato della Vegan Society.
ISO 20121. Nel 2014 abbiamo iniziato a lavorare insieme ad Accredia per
ribadire l’importanza della sostenibilità nella gestione degli eventi: siamo
orgogliosi di essere all’avanguardia nel perseguire il primo accreditamento
anche per la sostenibilità degli eventi secondo lo standard ISO 20121.
CE&Co
www.ce-co.it
Il Centro Studi. È una divisione autonoma di CE&Co senza finalità commerciali: ogni anno il 3% del fatturato viene destinato a finanziarne l’attività.
La sua missione è contribuire allo sviluppo dei metodi di ricerca attraverso
l’esecuzione di studi metodologici o di rilevanza sociale. Ricercatori, studiosi, professionisti impegnati in attività di marketing e di comunicazione,
possono proporre temi di ricerca al Centro Studi, che ne vaglierà fattibilità
e interesse per finanziarne l’esecuzione.
Green Monitor. Dal 2010 CE&Co è impegnata a studiare i temi dello sviluppo sostenibile e i cambiamenti nella sensibilità ambientale e nella domanda
di responsabilità sociale delle imprese. Per questo, ogni anno promuove
Green Monitor: un’indagine sulla popolazione italiana che fornisce il posizionamento delle imprese rispetto a tre dimensioni: impegno nel perseguire
uno sviluppo sostenibile; fiducia nel management e nelle sue promesse; (sui
mercati consumer) preferenza: propensione di acquisto, fedeltà, advocacy.
CiAl - Consorzio Imballaggi Alluminio
www.cial.it
Non c’è niente di più vivo dell’alluminio. L’alluminio è riciclabile al
100%. In altre parole, è “immortale”. La campagna “Non c’è niente di più
vivo dell’alluminio”, lanciata a Milano nel 2013, è stata diffusa sul territorio
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nazionale nel corso del 2014 adattando alle varie città le indicazioni su come
raccogliere l’alluminio e riportando i loghi e la partecipazione dell’amministrazione pubblica e delle società delegate alla gestione dei rifiuti urbani. I
tre soggetti della campagna vedono protagonisti una lattina, una scatoletta
e un tubetto di dentifricio che, dopo essere stati utilizzati, come per magia,
si trasformano in una vaschetta, una bomboletta spray e un foglio per alimenti, tutti “vivissimi” e nuovi di zecca. Il titolo recita “Non c’è niente di
più vivo dell’alluminio”. E non a caso i protagonisti della campagna sono
proprio le principali tipologie di imballaggi in alluminio. Uno degli obiettivi
è infatti quello di ricordare a tutti i cittadini di mettere nel sacco giallo della
raccolta multi-materiale non solo le lattine per bevande ma anche bombolette spray, tubetti, capsule e tappi, il foglio sottile, vaschette e scatolette.
Cleviria
www.cleviria.it, www.thela.cleviria.it
THELA è la prima applicazione web per il monitoraggio delle filiere ai fini
della sostenibilità. Consente alle aziende di raccogliere, aggregare ed elaborare informazioni strategiche attraverso un network collaborativo che coinvolge tutti i loro stakeholder. Negli ultimi anni il numero degli intermediari
nelle catene di fornitura è notevolmente aumentato, portando con sé il
rischio di perdere il controllo su informazioni di importanza strategica. È
sempre più necessario disporre di nuovi strumenti, in grado di monitorare
e gestire in maniera più efficace la propria filiera. “Thela” è la soluzione
web pensata in questa direzione. Concepita come un network, consente di
pianificare indagini e raccogliere dati e informazioni dalla filiera in modo più
completo ed affidabile, sia all’esterno che all’interno dell’azienda. Permette
inoltre di aggregare, condividere e confrontare i dati di business ricavati
dalle catene di fornitura, per avere in tempo reale report chiari e spendibili.
Compass
www.compass.it
Compass, realtà del Gruppo Mediobanca, da anni è impegnata in progetti
di CSR - dalle attività di compensazione ambientale al sostegno a iniziative
solidali, senza dimenticarsi dei più piccoli.
Uno dei progetti più importanti è nato nel 2012 dalla collaborazione con
Rete Clima e prevede il conteggio delle emissioni di CO2 derivanti dalla
lavorazione del giornale per i dipendenti, Incontro Magazine, e relativa
compensazione mediante opera di forestazione, a Giussano e l’anno seguente a Cantù.
Una piantumazione, quest’ultima, resa possibile anche dai contributi provenienti dal Progetto Solidarietà che Compass organizza per le festività
natalizie. L’azienda si impegna ogni anno a stanziare 40.000 € da devolvere
a organizzazioni non profit selezionate in base alla presentazione di un progetto a sfondo solidale. Una parte di questa somma è fissa ed equamente
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divisa tra gli enti, mentre la porzione restante è assegnata in base alla scelta
compiuta dai dipendenti.
Non bisogna dimenticarsi poi dei progetti dedicati ai più piccoli: Io e l’economia, iniziativa organizzata in collaborazione con l’associazione Junior
Achievement, che ha visto alcuni dipendenti Compass nel ruolo di docenti
per spiegare ai ragazzi delle scuole medie i principi del credito e della finanza, e Rugby nei parchi, evento ideato per promuovere questa disciplina
sportiva tra i bambini dai 6 agli 11 anni.
Infine c’è il Family Day, il consueto evento rivolto ai figli dei dipendenti, tenutosi il 6 giugno 2014, che aveva come tema fondante l’amicizia:
quest’anno, in cambio di una donazione solidale alla Croce Rossa Italiana,
erano presenti anche quattro cagnolini addestrati a salvare vite umane che
hanno interagito con i bambini.
CONAI
www.conai.org
Tra i compiti di CONAI vi è quello di promuovere la prevenzione, ossia la
riduzione dell’impatto ambientale dei rifiuti di imballaggio, prendendo in
considerazione l’intero ciclo di vita del packaging. È stato creato un progetto ad hoc, Pensare Futuro, nel quale rientra il Dossier Prevenzione, una
rassegna di casi eccellenti di produzione e utilizzo di imballaggi eco-compatibili.
Nel corso del 2014, inoltre, CONAI ha premiato per la prima volta, con un
importo di 200.000 € complessivi, 36 casi di eco-packaging su 68 presentati nell’ambito del Bando CONAI per la prevenzione. Le azioni di prevenzione
messe in atto dalle aziende hanno consentito una riduzione delle emissioni
di CO2 equivalenti pari al 34,5%, una riduzione dei consumi di energia del
36,3% e una riduzione dei consumi di acqua del 36,2%.
Per presentare i progetti le aziende hanno utilizzato l’Eco tool, uno strumento per l’analisi semplificata dell’impatto ambientale degli imballaggi,
che valuta l’ecoefficienza in termini di riduzione di emissioni di CO2, consumi energetici e acqua.
Consorzio Sociale Light
www.consorziosocialelight.it
Il Consorzio Sociale Light nel 2014 ha progettato e gestito un Progetto
Quadro dal titolo Per un’EXPO 2015 aperta, inclusiva ed accessibile:
una rete di tre progetti finanziati dal Piano Occupazione Disabili della Provincia di Milano sulle potenzialità della fiera universale come grande evento
per favorire l’integrazione di soggetti svantaggiati e in particolare di persone con disabilità sensoriale: Convegno “Milano si apre”; Laboratori percettivi e digitali; Percorso esperienziale “Si prega di toccare”.
I progetti sono stati realizzati portando avanti le attività in parallelo e facendole confluire in un unico evento finale: La Tre Giorni alla Fabbrica del Vapore
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“Per un’EXPO 2015 aperta, inclusiva e accessibile” (17, 18 e 19 giugno), tre
giornate per confrontarsi sul grande tema dell’accessibilità di EXPO 2015 tra
laboratori esperienziali, installazioni, tavoli tematici e un convegno per capire
come persone con disabilità possono fruire dell’Esposizione Universale.
Coop Lombardia
www.e-coop.it
Buon fine: l’impegno contro lo speco alimentare. Il progetto Coop di
cessione gratuita delle eccedenze è a carattere nazionale, con una forte
valenza locale. La merce alimentare recuperata viene consegnata alle onlus
che la riutilizzano direttamente in centri cucina e mense, preparando pasti
per le persone assistite o che la smistano a famiglie bisognose e a comunità
alloggio.
Coltivare responsabilità: sostegno attivo alle cooperative di Libera
Terra. L’iniziativa sociale e commerciale di Coop Lombardia si è particolarmente caratterizzata insieme a Libera, l’associazione fondata da don Ciotti:
partecipazione dei soci alla giornata della memoria e dell’impegno; organizzazione dei campi di volontariato per dipendenti e soci “E!STATE LIBERI”
a Castelvetrano, in provincia di Trapani, a sostegno della nascente cooperativa “Le terre di Rita Atria”; promozione commerciale dei prodotti “Libera
Terra” in tutta la rete.
Due mani in più. Recuperare il senso della comunità e dell’importanza di
prendersi cura di chi ha bisogno di sostegno. Questi sono i principi cardine
del progetto “Due mani in più”, il servizio di consegna della spesa agli anziani soli e agli adulti non autosufficienti intrapreso da Coop Lombardia e
Caritas Ambrosiana.
Coopselios
www.coopselios.com
Bewelfare, soluzioni su misura per le aziende. Bewelfare progetta e
realizza sistemi di welfare aziendale. Nasce dall’idea di Coopselios, uno dei
soci fondatori, come progetto di aggregazione di offerta di servizi prodotti
nel mondo della cooperazione sociale e del non profit. Bewelfare offre: progettazione di sistemi di welfare aziendale capaci di dare effettiva risposta
alle esigenze dei dipendenti; rete di partner e provider per offrire un servizio altamente qualificato; competenze specifiche nella gestione dei servizi
alla persona, negli strumenti di sostegno al reddito e nella conciliazione tra
tempi di vita e di lavoro; competenze specifiche nella modulazione (progettazione, implementazione, comunicazione e follow up) dei servizi prodotti;
personalizzazione dei servizi; rilevazione e controllo della qualità dei servizi
prodotti.
Alcuni servizi proposti: piano di welfare aziendale, risposta ai bisogni educativi, risposta ai bisogni conciliativi lavoro/tempo libero, risposta ai bisogni
assistenziali o sanitari.
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CSR Manager Network
www.csrmanagernetwork.it
Ricerca 2013. Promossa da CSR Manager Network in collaborazione con
ASSONIME e Nedcommunity e con il supporto scientifico di Università Cattolica ALTIS, la ricerca “C.d.A. e Politiche di Sostenibilità. Come sostenibilità
e CSR entrano nell’agenda dei Consigli di Amministrazione delle imprese
quotate italiane” restituisce una fotografia dell’attuale livello di coinvolgimento dei C.d.A. sui temi della Corporate Social Responsibility (CSR), evidenziando come la CSR sia un ormai un tema ben presente nell’agenda dei
C.d.A. delle imprese quotate italiane e delineando un quadro per molti versi
incoraggiante.
Webinar. Il network organizza regolarmente workshop e webinar di formazione e aggiornamento per i propri associati su diverse tematiche di interesse, tra cui: ambiente, energia, supply chain sostenibile, misurazione
dell’impatto delle attività di CSR, certificazioni, CSR e risk management,
comunicazione.
Dani
www.gruppodani.com
DANI è capofila di un gruppo di 5 aziende del Distretto Vicentino della Concia per lo sviluppo del progetto di ricerca, finanziato dall’Unione Europea,
Green Leather Industry For Environment, che si pone ambiziosi obiettivi
di ricerca quali la riduzione del consumo di risorse naturali e dell’impatto
ambientale nelle fasi di calcinaio e concia; la valorizzazione dei sottoprodotti delle lavorazioni conciarie; la valutazione preventiva di benefici e costi
di un eventuale scale-up su scala distrettuale delle tecnologie emergenti.
Il progetto, i cui obiettivi incideranno non poco sul settore conciario, ha
incontrato l’approvazione dell’Unione Europea che ha deciso di supportarlo
con uno strumento finanziario, denominato LIFE+, il cui obiettivo principale
è fornire un contributo economico a progetti di ricerca e sperimentazioni
pilota aventi un particolare valore aggiunto per l’attuazione della politica
ambientale comunitaria. Nel 2013 l’Italia ha presentato 421 progetti; ne
sono stati approvati 47 (pari all’11% di quelli presentati). Lo sviluppo e la
presentazione dei dati finali del progetto si completeranno nell’arco di tre
anni, a partire dal 1/6/14, impegnando un investimento di circa 2,3 milioni
di euro finanziati dalla Commissione Europea per circa il 50%.
EMMA for Peace
www.emmaforpeace.org
Sotto il patrocinio dell’UNESCO, gli auspici del Segretario Generale del Consiglio d’Europa, il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e del Ministero degli Affari Esteri, EMMA for Peace ha ufficialmente avviato le proprie attività al Summit dei Premi Nobel per la Pace,
che si è tenuto lo scorso 21-23 ottobre 2013 a Varsavia, presentando due
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concerti e un workshop, coinvolgendo giovani musicisti e artisti di chiara
fama provenienti da numerosi paesi europei e mediorientali. Enel
www.enel.it
Nel mondo 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all’elettricità. Enel sostiene l’iniziativa delle Nazioni Unite “Sustainable Energy for All” attraverso
il programma Enabling Electricity.
Lanciato nel 2011 da Enel come membro dell’UN Global Compact LEAD, il
programma conta oggi oltre 2,3 milioni di beneficiari che hanno accesso ad
un’energia elettrica sostenibile.
Enabling Electricity sta realizzando più di 30 progetti in 20 Paesi, basati su
innovativi modelli di business, rivolti sia alle persone che vivono in zone
rurali isolate sia a coloro che abitano nelle aree periferiche dei grandi agglomerati urbani.
Il programma riguarda vari ambiti dell’accesso all’elettricità: dai progetti
che garantiscono o migliorano l’accessibilità tecnologica e infrastrutturale,
a quelli che abbattono le barriere economiche nelle aree a basso reddito,
fino alle iniziative di sviluppo e condivisione di conoscenze e competenze
professionali per sostenere la formazione di tecnici locali qualificati.
Enel Green Power
www.enelgreenpower.com
Barefoot College. La partnership tra Enel Green Power e il Barefoot College – che rientra nel programma del Gruppo Enel "Enabling Electricity"
– promuove l'elettrificazione rurale e l'empowerment femminile in 9 paesi
del Sud America. Dall’avvio nel 2012 il progetto grazie all’installazione di kit
solari ha coinvolto 36 comunità, consentendo l’accesso all’energia a circa
2.000 abitazioni in aree rurali.
Il racconto del progetto è affidato al documentario “Bring the sun home”
realizzato da 2 giovani diplomati della Scuola di Cinematografia di Palermo
e prodotto da Sole Luna - Un ponte tra le culture.
Cantiere Sostenibile. Enel Green Power accentua il suo impegno per la
sostenibilità, attivando le migliori pratiche di tutela ambientale e di valorizzazione territoriale sin dalla fase di costruzione dei suoi impianti. I primi
esempi di questa buona pratica sono stati realizzati presso due cantieri in
impianti idroelettrici in esercizio a San Pellegrino Terme (BG) e Mura (BS).
ERG
www.erg.it, www.ergcomenergia.it
VAI COL VENTO! è il nostro progetto di educazione ambientale dedicato
agli studenti delle terze medie che ha ricevuto il patrocinio del Ministero
dell’Ambiente. L’edizione 2014 ha coinvolto circa mille studenti e ha toccato le regioni del sud Italia dove siamo presenti con i nostri parchi eolici.
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L’iniziativa, che si inserisce tra le nostre attività di CSR, vuole sensibilizzare
le nuove generazioni sull’importanza di sviluppare fonti di energia che siano
sostenibili nel tempo, attraverso lezioni in classe e un visita guidata di un
parco per farli entrare a diretto contatto con il funzionamento dell’impianto
e delle singole turbine. A Vai col Vento! è legato anche un concorso: abbiamo chiesto agli studenti di rappresentare il tema dell’energia del vento
esprimendo la loro creatività attraverso foto, video, disegni, cartelloni e modellini. Tutte le scuole partecipanti al progetto hanno ricevuto il Kit Energia
per la riduzione dei consumi elettrici dell’edificio scolastico.
Essedi
www.essedisrl.eu
L’innovazione tecnologica di Essedi al servizio dell’ambiente. Essedi
ha curato la progettazione e la realizzazione degli impianti audio video per
le sale operative della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia a Palmanova. La sala più suggestiva, in cui vengono gestite le emergenze, si presenta
come uno spazio ottagonale con un tavolo circolare centrale circondato dal
flusso continuo di dati, immagini, video, proiettati su tutte le pareti della
sala. L’effetto è di essere totalmente circondati e concentrati sulle informazioni che provengono dai territori in difficoltà. Da questa sede la Protezione
Civile si connette in videoconferenza con istituzioni, enti, corpi forestali,
province, comuni e riesce a interagire in tempo reale per intervenire, monitorare e gestire eventi calamitosi, catastrofi, situazioni di emergenza a livello
locale e nazionale.
EthiCatering
www.ethicatering.it
EthiCatering vuole trasformare l’etica in lavoro, abbattendo pregiudizi e
divulgando bontà in ogni senso. EthiCatering consente di veicolare il messaggio di un’economia etica possibile, in cui l’intera catena produttiva si
basa sul sociale, e di stimolare l’imitazione di tale esemplare best practice,
anche e soprattutto in aree profit e istituzionali. Le cooperative fornitrici di
EthiCatering sostengono il progetto, sulla base di un sano e trasparente
rapporto fornitore/cliente. In sinergia, condividendo vision e passioni.
ETicaNews
www.eticanews.it
ETicaNews è un progetto ideato da un gruppo di giornalisti e professionisti
per creare un nuovo modello imprenditoriale di informazione finanziaria. ETicaNews è un giornale quotidiano online, con testata registrata
presso il Tribunale di Milano, e appartiene a una Startup Innovativa iscritta nel registro CCIA di Milano. Opera secondo tre linee guida, propone
giornalismo: “sull’etica” (segue tematiche che promuovano una società
sostenibile da un punto di vista economico e sociale); “etico” (indipen-
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dente da pubblicità, legami politici o relazionali, con garanzia del comitato
etico-scientifico); “wiki-etico” (dà voce al network di stakeholder e lettori,
e lo coinvolge nel progetto). ETicaNews pubblica sul sito 3/4 articoli quotidiani originali, e sviluppa un flusso continuo di news sui social media. È un
riferimento su tematiche di economia sostenibile (CSR), finanza Sri, crowdfunding e social business. I lettori-stakeholder di ETicaNews sono “spontanei”, dunque assai committed, non essendo il risultato di sollecitazioni di
marketing o di tecniche di posizionamento.
Etica Sgr
www.eticasgr.it
Stakeholder engagement: il dialogo con i portatori di interesse. Il
bilancio integrato di Etica Sgr è stato fondato su un processo di consultazione dei principali portatori di interesse con l’obiettivo di individuare i temi
percepiti come più rilevanti e definire una matrice di materialità in grado di
mettere a sistema la sensibilità di Etica Sgr con quella dei propri stakeholder.
La matrice di materialità, che definisce gli argomenti rilevanti da inserire nel
bilancio, è stata costruita a partire dalla mappatura degli stakeholder, successivamente coinvolti attraverso questionari inviati a fornitori, dipendenti,
collocatori, investor relator e CSR manager di imprese con cui Etica Sgr
dialoga. È stata inoltre portata avanti un’indagine di employee satisfaction
per approfondire le relazioni con dipendenti e collaboratori. I clienti sono
stati coinvolti tramite un’indagine di customer satisfaction, le imprese attraverso l’attività di azionariato attivo e un incontro per far conoscere la
rendicontazione socio-ambientale e il Codice Etico di Etica Sgr. Per ascoltare
la comunità è stato infine organizzato un workshop.
ETIClab
www.eticlab.org
Due, in particolare, i temi al centro dell’interesse dell’associazione, a cavallo
tra il 2013 e il 2014, il Report di Sostenibilità e il welfare aziendale.
Per quanto riguarda il primo tema, il 2013 ha visto molti associati impegnati nella stesura del proprio Report di Sostenibilità, a valle di un percorso
formativo comune dedicato alla metodologia GRI. Il modello ETIClab di Report di Sostenibilità si propone l’obiettivo di fornire alle aziende associate
un manufatto capace di dare conto in maniera semplice degli elementi di
intenzione strategica dell’impresa; dei passaggi operativi compiuti; dei risultati raggiunti e degli obiettivi futuri.
Per quanto riguarda il welfare aziendale è stato realizzato il seminario
“Dai bisogni specifici alle risposte condivise” condotto da Franca Maino,
direttrice del laboratorio “Percorsi di secondo welfare” e si sta sviluppando un piano di fattibilità per la realizzazione di un percorso di Welfare
Interaziendale targato ETIClab. ETIClab è stato inoltre scelto dagli organizzatori del Salone della CSR e dell’innovazione sociale come partner
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territoriale per la realizzazione di un evento satellite da tenersi a Genova
nella primavera 2015.
Ferrarelle
www.ferrarelle.it
Ferrarelle si impegna nella CSR su diversi fronti, per aggiungere del valore
concreto alla risorsa acqua, perfetta di per sé in quanto dono di madre natura, e offrire ai consumatori del reale valore aggiunto.
Grazie alla partnership con il FAI - Fondo Ambiente Italiano, Ferrarelle ha
messo a disposizione i 145 ettari di terreno che custodiscono le sorgenti
delle sue acque minerali di Riardo al servizio di un valido progetto di valorizzazione e riqualificazione che ha portato alla nascita del Parco Sorgenti
Ferrarelle FAI di Riardo.
Dal 2011 l’azienda ha sposato la ricerca contro le malattie genetiche promossa da Telethon ed è partner della fondazione nell’evento Walk of Life
- Il cammino per la ricerca.
Ferrarelle ha inoltre deciso di sostenere la cultura e la tradizione letteraria italiana collaborando dal 2012 con Incontri Internazionali d’Arte per riportare in vita il Premio Malaparte, prestigioso riconoscimento fondato nel
1983.
Ferrovie dello Stato Italiane
www.fsitaliane.it
ONDS - Osservatorio Nazionale sul Disagio e la Solidarietà nelle Stazioni Italiane. Progetto del Settore Politiche Sociali di Ferrovie dello Stato
Italiane realizzato in partenariato con l’ANCI e la Coop. Soc. “Europe Consulting”, che ne coordina la Segreteria Nazionale e ne cura la direzione
tecnica e operativa.
Nasce nel 2002 per affrontare il fenomeno dell’emarginazione sociale e
delle povertà estreme nelle aree ferroviarie individuando le metodologie
di intervento più opportune grazie a strumenti sperimentali e interattivi di
lavoro. Svolge attività di coordinamento e di formazione per gli operatori
degli Help Center, (centri di ascolto e orientamento per le persone in stato
di disagio sociale che gravitano nelle stazioni) e suggerisce modelli di intervento svolgendo analisi dettagliate nell’ambito del disagio sociale tramite
specifici strumenti informatici. Collabora inoltre con l’INMP - San Gallicano
per la prevenzione e la cura delle malattie che affliggono le persone senza
fissa dimora.
Fondazione Cariplo
www.fondazionecariplo.it
Fondazione Cariplo presenta il più grande progetto di monitoraggio di
housing sociale in Italia raffigurato attraverso mappe georeferenziate in
un portale. La mappatura comprende oggi circa 200 luoghi per oltre 700
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alloggi sul territorio lombardo, che fanno riferimento ai progetti sostenuti
in quattordici anni dalla Fondazione attraverso il bando “Housing Sociale”:
completati e tuttora attivi, i progetti ospitano attualmente quasi 3.000 persone in difficoltà abitativa.
Il portale, che costituisce un primo importante passo per rendere visibile il
settore del social housing, consentirà di cercare, localizzare, rappresentare gli
interventi, sia in forma singola che aggregata, fornendo informazioni riguardanti i progetti beneficiari di contributo, le caratteristiche delle abitazioni e
dei servizi di ospitalità attivati, gli enti proprietari e gli enti gestori.
Fondazione Cariplo è stata pioniere in Italia sul fronte dell’housing sociale,
deliberando complessivamente circa 71 milioni di euro a partire dal 1999.
Dalla sua azione in quest’ambito è nato l’attuale Sistema integrato dei Fondi.
Fondazione Easy Care
www.easy-care.it
Prontoserenità®. Un innovativo sistema di servizi socio-assistenziali e sanitari volto a promuovere, attraverso una rete territoriale di operatori leader
di settore, il benessere delle persone anziane e delle loro famiglie, e rispondere ai bisogni legati alla non autosufficienza e alla fragilità.
Giornate Internazionali per la Coesione Sociale. Un progetto che,
attraverso la realizzazione di un evento aperto a ricercatori, società civile
e policy makers, ha l’obiettivo di facilitare il dialogo e la progettazione
di politiche e di azioni per la coesione sociale in Italia, quale requisito
fondamentale per poter promuovere uno sviluppo inclusivo, equo e sostenibile.
Fondazione Francesca Rava NPH Italia
www.nph-italia.org
FRANCISVILLE, un progetto di autosostenibilità nel paese quarto mondo
di Haiti. Un centro di formazione professionale che crea posti di lavoro per
la sopravvivenza di intere famiglie; produce pane, pasta, pesce, burro d’arachidi, divise scolastiche per le famiglie più povere; insegna un mestiere a
centinaia di ragazzi; contribuisce a sostenere i progetti NPH sull’isola, grazie
all’aiuto di tecnici volontari di aziende italiane che hanno donato know how
e macchinari.
IN FARMACIA PER I BAMBINI, una case history di CSR e volontariato
aziendale. 20 novembre 2014. Iniziativa nazionale di sensibilizzazione sui
diritti dei bambini e raccolta di farmaci a uso pediatrico e prodotti baby care
per la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia. I volontari distribuiranno
la Carta dei Diritti dei bambini, i prodotti raccolti saranno donati a enti che
si occupano di infanzia in Italia. In partnership con Federfarma e Cosmofarma, con il sostegno di KPMG e Mellin. Partecipano con donazioni di
prodotti e volontari: Bracco, Edelman, Helan, Nestle, Nutricia, QuEst Global,
Solgar, Vodafone, Zambon.
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Fondazione Global Compact Network Italia
www.globalcompactnetwork.org
TenP - Sustainable Supply Chain Self-Assessment Platform. La TenP
è uno strumento creato dalla Fondazione Global Compact Network Italia
(Fondazione GCNI) per sostenere le imprese aderenti nella raccolta di informazioni sulle performance di sostenibilità delle loro aziende fornitrici,
con l’obiettivo di usarle per identificare sfide e soluzioni comuni per migliorare la sostenibilità all’interno della loro catena di fornitura. La piattaforma è stata costruita avendo come riferimento i Dieci Principi del Global
Compact delle Nazioni Unite e tenendo in considerazione gli standard e le
convenzioni internazionali in materia di sostenibilità aziendale più rilevanti. La piattaforma è stata realizzata grazie al sostegno e all’impegno concreto di alcuni dei membri del Gruppo di Lavoro Sustainable Supply Chain
della Fondazione GCNI (A2A, Acea, Ansaldo STS, Edison, Eni, Italcementi
Group, Nestlé Italiana, Sofidel) ed è utilizzabile gratuitamente da parte di
ogni azienda interessata.
Fondazione Hospice Seràgnoli
www.fondhs.org
Hospice pediatrico. Oggi in Italia sono circa 15mila i bambini affetti da
malattie inguaribili e 11mila i piccoli pazienti che necessitano di cure palliative specifiche per la loro età. L’assistenza è ancora inadeguata e costringe
molti di loro a ricoveri inappropriati e lunghi periodi di degenza in reparti
ospedalieri di terapia intensiva. La Fondazione ha in progetto di realizzare
l’Hospice dei Bambini, per dare risposta adeguata ai bisogni dei piccoli inguaribili e delle loro famiglie. Con l’obiettivo di formare adeguatamente
i medici e tutti i professionisti coinvolti sono stati già istituiti Master di I e
II livello in Cure Palliative Pediatriche, in collaborazione con l’Università di
Bologna.
Gli ambulatori. Tempestività d’intervento e accuratezza sono fondamentali per accompagnare i pazienti in fase avanzata di malattia. Intercettare in
tempo i bisogni e le esigenze permette una gestione dei percorsi clinici più
efficace, in vista di una migliore qualità di vita durante tutto il percorso della malattia. In ambulatorio pazienti e famiglie ricevono assistenza per una
corretta gestione dei sintomi, integrata con quella domiciliare. L’accesso
gratuito è garantito dalla raccolta fondi privata. Sono in fase di realizzazione percorsi formativi dedicati, per tutte le figure professionali coinvolte in
attività ambulatoriali.
Fondazione Humanitas
www.fondazionehumanitas.it
I programmi di Fondazione Humanitas riguardano: l’accoglienza e l’orientamento del paziente e della sua famiglia all’arrivo in ospedale; il sostegno
psicologico e l’assistenza sociale durante il ricovero; gli interventi per le
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persone affette da malattie croniche quali l’ictus, l’Alzheimer, le nefropatie e le cardiopatie, anche attraverso i gruppi di Auto Mutuo Aiuto e
l’attività del Cafè Alzheimer; i progetti di accompagnamento per i pazienti
oncologici in ospedale e dopo le dimissioni. In particolare, la Fondazione è
presente nel reparto di senologia a fianco delle pazienti dalla prima visita
fino al ricovero, attraverso una case manager e un gruppo di volontarie
formate in modo specifico. Infine, Fondazione Humanitas organizza attività
di svago per i pazienti lungodegenti e i loro familiari. Nel 2013 ha avviato il
progetto di cinematerapia per i degenti in riabilitazione, con un calendario
di film in prima visione proiettati in una sala attrezzata come una vera sala
cinema. Queste attività sono realizzate grazie ai volontari, accuratamente
selezionati e formati per essere inseriti nella delicata realtà dell’ospedale.
Fondazione Italiana Accenture
www.fondazioneaccenture.it
La Fondazione Italiana Accenture opera in tre specifici ambiti di intervento
– sviluppo sostenibile, formazione e cultura digitale – per promuovere e
sviluppare progetti d’innovazione sociale.
Nel 2010 la Fondazione ha creato ideaTRE60, la piattaforma digitale
dove innovatori e mondo non profit incontrano aziende e organizzazioni
interessate alla progettualità di una community appassionata e competente: ideaTRE60 con la sua versione personalizzabile per creare concorsi per
idee ad hoc, è a disposizione delle realtà che intendano innovare e innovarsi
attraverso azioni più efficaci di responsabilità sociale d’impresa. Nell’ambito
delle proprie attività la Fondazione intraprende anche iniziative di studio e
approfondimento con valore di innescatore o acceleratore di processi positivi di sviluppo.
Fondazione Paracelso
www.fondazioneparacelso.it
Principali progetti di assistenza agli emofilici
“Cominciamo da piccoli”: per il sostegno alle famiglie di piccoli con emofilia a partire dalla nascita fino ai primi anni di vita
“Passo dopo passo”: per seguire e sostenere in tutto il percorso ospedaliero
i pazienti che si sottopongono a un intervento di chirurgia ortopedica
“HOPE”: rivolto ai genitori dei bambini affetti da emofilia, per sviluppare un
empowerment individuale e di gruppo.
Principali progetti di studio e ricerca
“Bando 100K”: per finanziare progetti sul territorio italiano rivolti all’assistenza clinica ai pazienti emofilici
“Resilienza”: per studiare la qualità di vita percepita e il benessere soggettivo e psicologico delle persone affette da emofilia.
Aiuti umanitari
All’estero in Afghanistan (2009) e Zambia (2013). In Italia per dare risposta
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alle numerose richieste di aiuto che provengono dai Centri emofilia del Paese,
rivolto specificamente a pazienti emofilici con situazioni personali critiche.
Fondazione Pubblicità Progresso
www.pubblicitaprogresso.org, www.puntosudite.it
Punto su di te. La campagna affronta in modo originale i vari volti della
discriminazione (sul lavoro, in famiglia, nelle relazioni di coppia etc.) partendo dall’insight: la prima forma di discriminazione consiste nel negare che
esista. Il fatto che venga identificata, riconosciuta e portata allo scoperto è
la prima condizione per poterla definitivamente combattere. Pubblicità Progresso intende valorizzare la diversità di genere, raggiungendo due obiettivi. Da un lato, una maggiore consapevolezza delle donne circa i propri
diritti, le proprie aspettative e potenzialità: è questo il primo passo verso
la difesa di un’identità e di un ruolo più equilibrato e complementare nella
società. Dall’altro, la presa di coscienza da parte degli uomini sugli effetti di
certi loro atteggiamenti e comportamenti, e di come questi debbano essere
superati: è solo a questa condizione che le donne possono rappresentare
un vero contraltare con cui misurarsi in modo equo e costruttivo per il benessere di tutta la società.
Fondazione Sodalitas
www.sodalitas.it
Last Call to Europe 2020. È la Conferenza Internazionale dedicata alla
Sostenibilità che si svolgerà nel 2015 all’interno di EXPO. L’evento sarà l’occasione non solo per dare visibilità all’impegno straordinario che le imprese
più avanzate intendono sviluppare per raggiungere gli obiettivi di un’Europa Smart, Sostenibile e Inclusiva, ma anche per presentare alla nuova
Commissione Europea il Milan CSR Manifesto: il documento che, curato da
Fondazione Sodalitas e CSR Europe, indicherà le priorità e gli impegni delle
imprese di tutta Europa per costruire un futuro di crescita e inclusione, facendo di più con meno, promuovendo stili di vita e di consumo sostenibili,
progettando nuovi sistemi di welfare.
Fondazione Triulza
www.fondazionetriulza.org
Cascina Triulza, Padiglione della Società Civile Expo Milano 2015.
Expo Milano 2015 sarà la prima Esposizione Universale con un padiglione
dedicato alle organizzazioni nazionali e internazionali della società civile:
Cascina Triulza. Si tratta di uno dei padiglioni più grandi, dell’unico manufatto già esistente all’interno del sito espositivo - un’antica costruzione
rurale lombarda - e, soprattutto, è stato individuato come uno dei principali
lasciti materiali e immateriali di Expo Milano 2015. Cascina Triulza diventerà, durante e dopo l’Esposizione Universale, un hub di riferimento per
le reti locali e internazionali del Terzo Settore, un cantiere permanente di
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idee, di proposte e di attività per contribuire a sviluppare il tema “Nutrire il
Pianeta, Energia per la Vita” e costruire, anche in collaborazione con le istituzioni e gli operatori economici, iniziative e progetti per un futuro più equo
e sostenibile. Il theme statement del Padiglione, Energies to change the
world, vuole far emergere la straordinaria forza di cambiamento generata
ogni giorno nel mondo dall’autonoma iniziativa dei cittadini, dei giovani e
delle realtà organizzate della società civile.
Forum ANIA - Consumatori
www.ioeirischi.it
Io&irischi è un’iniziativa educativa pluriennale, che Forum ANIA - Consumatori rivolge alle scuole italiane per far crescere nelle nuove generazioni una maggiore consapevolezza del rischio e una cultura della sua
prevenzione e gestione nel percorso di vita. Declinata in progetti ludico-educativi differenziati per scuole secondarie di I grado e di II grado,
“Io&irischi” vuole contribuire concretamente alla formazione dei giovani, sensibilizzandoli su valori guida quali la responsabilità e la sostenibilità delle proprie azioni, il rispetto di diritti e doveri, l’autonomia e
la cooperazione - costitutivi della cittadinanza consapevole. Oltre ai kit
didattici, l’iniziativa offre alle scuole un concorso, uno spettacolo teatrale
multimediale e conferenze tematiche. “Io&irischi” ha ricevuto il patrocinio di USR Lombardia e di INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione,
Innovazione e Ricerca Educativa), la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di AEEE - Italia (Associazione Europea per l’Educazione Economica) e il supporto scientifico di CAREFIN - Università Bocconi.
Future Concept Lab
www.futureconceptlab.com
Il progetto Italian factor si propone di comprendere in modo strategico
il potenziale dell’Italia e degli italiani, in un momento tanto delicato
come quello della grande crisi che ormai da molti anni costringe a un
ripensamento globale. L’Italian factor è dunque una metodologia dinamica per tutte quelle imprese che intendono aprirsi al mondo globale
con azioni innovative, in grado di irradiarsi a partire dalla specificità del
proprio “Italian factor”.
Da questa ipotesi di lavoro, oltre al libro “Italian Factor” (Egea Edition,
gennaio 2014), prende forma una piattaforma di consulenza aziendale
e culturale, di divulgazione e di formazione, di confronto e di scambio
interculturale, fondata sull’eccellenza italiana.
La piattaforma di lavoro prevede una esperienza di base di 5 incontri,
ciascuno dedicato a un passaggio strategico necessario per rafforzare
l’identità delle aziende italiane e rilanciarle nel mondo. L’obiettivo prioritario è quello di combinare l’apprendimento dei paradigmi del futuro,
come grande strumento di crescita e internazionalizzazione dell’espe-
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rienza italiana, con un approfondimento conoscitivo relativo all’Italian
way of life e all’Italian way of doing.
Green Dolomiti
www.greendolomiti.it
La montagna non va considerata come un’area marginale e svantaggiata, che necessita di politiche assistenzialiste per la sua crescita economica e sociale. Le terre alte possono essere, invece, il centro di uno
sviluppo incentrato sulla valorizzazione delle risorse ambientali e naturali di cui è ricca e orientato ad apportare un contributo alle grandi sfide
globali che le istituzioni devono affrontare: clima, produzione di energia
pulita, risparmio energetico.
Nel portale greendolomiti.it si trovano informazioni che riguardano l’ambiente e l’energia, nonché servizi e approfondimenti su imprese e amministrazioni pubbliche che attuano politiche orientate alla sostenibilità ambientale, con lo scopo di attivare contaminazioni positive e quindi di favorire una
crescita della cultura politica e imprenditoriale su questi temi.
Gruppo Cooperativo Goel
www.goel.coop
GOEL Bio opera nel settore agroalimentare promuovendo la cooperazione sociale e l'inserimento di soggetti svantaggiati, raggruppa produttori della Locride e della Piana di Gioia Tauro che si oppongono alla
'ndrangheta garantendo una condotta aziendale etica e offrendo prodotti tipici di alta qualità.
I Viaggi del GOEL promuove itinerari di turismo responsabile dove il
viaggio è inteso come scoperta di sé e dell'altro per valorizzare una delle
terre più belle d'Italia e per far conoscere l'esperienza di un popolo e di
tanti giovani che lottano contro le ingiustizie, le mafie, l'emarginazione
sociale.
CANGIARI (“cambiare”) è il primo marchio di moda eco-etica di fascia
alta in Italia. Si caratterizza per i suoi tessuti prodotti al telaio a mano:
l'antica tradizione della tessitura calabrese unita a ricerca e innovazione,
dà vita a prodotti unici, con preziose rifiniture sartoriali realizzati con
materiali e colorazioni biologiche. La filiera di produzione è totalmente
Made in Italy.
Gruppo Feralpi
www.feralpi.it
Zero infortuni. È un progetto che ha la finalità di minimizzare il rischio di
infortuni all’interno dell’acciaieria con il coinvolgimento in prima persona
dei diretti interessati, ovvero i lavoratori, attraverso la figura dei Safety
Tutor, scelti direttamente dai dipendenti per la propria sicurezza.
WHP (Workplace Health Promotion). Feralpi è accreditata come “azien-
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da che promuove la salute” avendo aderito volontariamente al progetto
per la promozione della salute negli ambienti di lavoro. Sono state attivate
iniziative che, migliorando l’organizzazione del lavoro e l’ambiente di lavoro, incoraggiano il personale a partecipare ad attività salutari con la promozione di scelte sane.
Hreii Demo. Presso lo stabilimento tedesco di Riesa è stato sviluppato e realizzato per la prima volta, a livello mondiale in ambito siderurgico, un sistema di recupero calore da fumi di acciaieria, altrimenti disperso in ambiente
sotto forma di vapore acqueo, per la generazione di vapore da impiegare
in un processo industriale integrato con la produzione di energia elettrica
tramite turbina ORC.
GUNA
www.guna.it
GUNA è da anni attiva in una articolata politica di CSR che prevede la realizzazione di progetti rivolti a una ampia platea di stakeholder.
Fra i vari progetti destinati al territorio milanese – dove l’azienda ha sede
– spicca il sostegno all’asilo Sogno di bimbi, con erogazioni in denaro e
volontariato d’impresa, o il sostegno, con denaro e forniture, al progetto
Case Matrioska, luoghi di accoglienza per mamme in difficoltà.
All’estero, GUNA sostiene diversi progetti quali Estrazione supercritica,
in Camerun, dove la Onlus ACRA sostiene cooperative locali volte all’estrazione e affinazione del pregiato olio di neem, o Medicina tradizionale,
per il recupero degli antichi saperi delle erbe officinali indie in Paraguay, o
progetti per la distribuzione di zanzariere anti malaria in Burkina Faso, e il
sostegno alle comunità di Padre Kizito in Kenia.
Ma per GUNA, CSR significa anche valorizzare la libertà di scelta terapeutica, tramite – ad esempio – il supporto alla Giornata Internazionale della
Medicina Omeopatica: visite omeopatiche gratuite per chiunque le prenoti
presso gli studi medici aderenti... e tante altre iniziative.
HUMANA People to People Italia
www.humanaitalia.org
La filiera etica e sostenibile per il settore moda non finisce al momento della
vendita al dettaglio. HUMANA People to People offre al settore la possibilità di completare la sostenibilità della filiera tramite azioni di recupero dei
capi usati coinvolgendo i consumatori in un impegno sociale e nella tutela
dell’ambiente.
A maggio 2014 Miroglio e HUMANA hanno dato vita alla campagna Abiti
nel cuore promuovendo la raccolta di abiti usati presso i 900 negozi del
gruppo Miroglio. Le clienti che portavano un loro vestito ottenevano il 10%
di sconto sull’acquisto di un nuovo capo. Sul sito www.abitinelcuore.com
sono state raccolte alcune delle storie degli abiti donati. Gli abiti raccolti
sono stati utilizzati per realizzare 1.620 pacchi su misura per donne in dif-
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ficoltà in Italia anche grazie al supporto di alcuni partner tramite il volontariato aziendale: la storia dei capi raccolti continua grazie a un’altra donna.
Impronta Etica
www.improntaetica.org
Nell’ottobre 2014, Impronta Etica ha avviato un laboratorio sul rapporto tra
impresa e territorio, e in particolare sulla valutazione dell’impatto sociale e
dell’approccio responsabile dell’impresa verso il territorio.
Impronta Etica è campaign sponsor di Skills for Jobs, la campagna europea
promossa da CSR Europe nell’ambito dell’iniziativa Enterprise 2020 volta a
sviluppare risposte alle sfide sociali legate alle competenze e all’occupazione.
Impronta Etica è partner del progetto europeo Life LOWaste (LOcal Waste
Market for second life products) che mira alla prevenzione e alla riduzione
dei rifiuti urbani attraverso lo sviluppo di un mercato locale di materiali
riciclati o riutilizzati.
A fine 2013 Impronta Etica ha promosso un tavolo multistakeholder sulla proposta di direttiva sulla rendicontazione non finanziaria recentemente
approvata dall’Unione europea, da cui è emerso un position paper.
IMQ
www.imq.it
Nell’ambito della CSR, IMQ opera sia nella responsabilità sociale (SA 8000)
sia per gli aspetti di sostenibilità ambientale. Alle aziende offre supporti utili
per monitorare e ridurre l’impatto sull’ambiente e per dare evidenza dei
risultati ottenuti. Tra i principali: certificazione sistemi gestione ambientale,
inventario emissioni GHG, analisi LCA, carbon e water footprint, audit eco
ed energetici, certificazione sostenibilità e social accountability.
IMQ si è fatto promotore di uno schema per la certificazione degli eventi
sportivi con elevate caratteristiche di sostenibilità (Council for Responsible
Sport Certification) che coniuga responsabilità sociale e ambientale.
Dal 2012 IMQ è scoring partner del CDP Italy 100 Climate Change Report, documento che analizza le politiche di gestione degli impatti del
climate change attuate dalle più importanti società quotate in borsa, diventato strumento di riferimento per i decision makers in ottica di scelte
investimento e analisi assicurative.
Informatica Trentina
www.infotn.it
Tra i maggiori progetti messi in campo da Informatica Trentina si segnalano:
Per l’amministrazione provinciale: il protocollo federato e la gestione
documentale (P.I.Tre.), la firma digitale, la sicurezza informatica. 2.286.900
documenti protocollati nel 2013
Per le autonomie locali: supporto alle gestioni associate relative alle entrate, ai contratti e ai servizi ICT; la diffusione dei servizi Community Cloud.
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523 adesioni da parte degli Enti ai servizi minimi
Per i cittadini: i portale dei servizi online al cittadino, che, attraverso l’utilizzo della Tessera Sanitaria, consente di fruire di numerosi servizi quali la visualizzazione dei referti medici, le iscrizioni scolastiche online, la possibilità
di pagamento online di imposte. 74.400 Tessere Sanitarie/Carte Provinciali
dei Servizi attivate ad oggi
Per le imprese e i professionisti: la possibilità di presentare online le domande di incentivo; gli Open Data, per rendere disponibili i dati territoriali.615 dataset resi pubblici
Iris Network
www.irisnetwork.it
Iris Network gestisce alcune iniziative mirate: seminari, convegni, pubblicazioni, comunicazione.
Il Workshop sull’impresa sociale è il più importante evento nazionale
dedicato alle imprese che, come recita la normativa, producono beni e servizi di utilità sociale in svariati campi allo scopo di perseguire obiettivi di
interesse generale. Il Workshop si propone di far emergere le migliori buone
pratiche di innovazione sociale dell’imprenditoria sociale italiana, favorendo
il confronto e lo scambio tra operatori sul campo e altri attori pubblici e
privati che intendono sostenere lo sviluppo di questo particolare ecosistema
di imprese.
La rivista on line Impresa Sociale pubblica articoli, case histories, commenti
a documenti di policy, recensioni di libri e altri materiali sull’impresa sociale:
caratteristiche costitutive, modelli organizzativi e forme giuridiche, elementi
di management, politiche di sviluppo.
ItaliaCamp
http://associazione.italiacamp.it
Nel corso dei suoi quattro anni di attività, ItaliaCamp ha organizzato 6 BarCamp in Italia, il primo BarCamp presso la Città del Vaticano e al Parlamento
Europeo, collaborando con importanti istituzioni nazionali (Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Ministero degli Affari Esteri) e internazionali (Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, Ambasciata d’Israele in Italia). Dal 25 febbraio
al 4 marzo 2014 è stato avviato il primo processo di internazionalizzazione di
ItaliaCamp attraverso la missione USACamp, iniziativa accreditata presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Affari Esteri, il Dipartimento di Stato Americano. Nell’ambito della missione è stato organizzato
il primo BarCamp della storia di Wall Street. ItaliaCamp ha recentemente
proposto, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e
in occasione dell’iniziativa “Valore Paese”, svoltasi a Reggio Emilia (20 –
21 giugno 2014) l’innovativo modello Advocacy Italia: Economia delle
soluzioni, con cui favorire l’emersione partecipata di soluzioni condivise e
avviare, a seconda di diversi settori strategici, nuovi percorsi di innovazione.
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Koinètica
www.koinetica.it
Uno strumento che mancava nel panorama italiano, una proposta di condivisione a tutti coloro che hanno a cuore la responsabilità sociale: nasce nel
2012 wikicsr (www.wikicsr.it), la prima piattaforma online per partecipare, collaborare, costruire la storia della CSR in Italia. Messo a disposizione
di tutti da Koinètica, wikicsr è uno spazio dove persone, professionisti, organizzazioni non profit e imprese possono aggiungere notizie di interesse
collettivo, arricchire il glossario, inserire il proprio profilo di esperto CSR,
commentare le notizie presenti sulla piattaforma, pubblicare articoli. E chi
è presente sui social network può seguire wikicsr su Twitter e Facebook.
Rossella Sobrero, presidente di Koinètica, ha inoltre aperto un proprio blog
dal titolo “CSR e dintorni” (www.rossellasobrero.it): dedicato alla CSR, il
blog affronta però anche altri argomenti come la CSI, Corporate Social Innovation, la comunicazione sociale, ambientale, istituzionale, di servizio (di
imprese, ONP e PA).
Kulta
www.scuolachannel.it, www.siamosicure.it
Scuola Channel. Il mondo della scuola e delle famiglie è interessato da
un cambiamento strutturale: le nuove tecnologie sono entrate in classe
e nelle case aprendo opportunità, evidenziando mancanze, suggerendo soluzioni (progetto classi 2.0 del MIUR, LIM, tablet, ebook etc.). La
piattaforma innovativa Scuola Channel è focalizzata su progettazione e
sviluppo di progetti digitali rivolti al mondo della scuola e delle famiglie,
in grado di comunicare al target ragazzi-famiglie-insegnanti i valori di
brand e di prodotto di aziende e istituzioni. Un vero e proprio portale
a disposizione di insegnanti, famiglie e imprese con un’offerta gratuita
di materiali e informazioni ‘marchiate’, utili agli insegnanti e importanti
per le aziende che propongano comunicazione valoriale e di brand, in
ottica di CSR.
App “Siamo Sicure!”. App gratuita ideata per la sicurezza delle donne,
intesa non come problema da subire ma come atteggiamento positivo e
consapevole da assumere. La app rende gli smartphone un valido alleato
per aumentare la sicurezza in situazioni di potenziale pericolo, offrendo
soluzioni semplici di self help e un decalogo che affronta temi come prevenzione, consapevolezza etc. La app ha ricevuto numerosi patrocini, primo fra
tutti quello di Telefono Rosa.
Leroy Merlin Italia
www.leroymerlin.it
L’osservatorio della casa: Leroy Merlin Italia (LMI) www.leroymerlin.it promuove una piattaforma di lavoro sui nuovi stili abitativi con esperti di settore, studenti e istituzioni.
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Compensazioni emissioni SC. È il primo esempio di “contratto di filiera”
del settore e contribuisce a mitigare gli impatti ambientali (riduzione pesticidi e assorbimento CO2) con una ricaduta sulle comunità.
Trasporto merce. LMI ha ridotto le consegne dirette dai Fornitori ai Negozi
riducendo gli automezzi in circolazione e i consumi di carburante, abbattendo la CO2 prodotta (964 t di CO2 in 5 anni). Il servizio ferroviario è utilizzato sia per la merce in entrata sul deposito di Rivalta Scrivia, sia per la
merce in uscita verso i negozi.
Progetto Scuola AmicoEco. LMI ha sviluppato un’azione educativa multimediale pluriennale.
Bricolage del Cuore. È il progetto di volontariato d’impresa grazie al quale
ogni collaboratore può mettere a disposizione, su base volontaria, una giornata lavorativa all’anno da dedicare a progetti socialmente utili. L’obiettivo
è contribuire concretamente al miglioramento delle comunità locali in cui
l’azienda è inserita con progetti volti al miglioramento, alla riqualificazione
di strutture di vario tipo.
Mimesi
www.mimesi.com
CSR - Osservatorio Mimesi 2014. L’osservatorio realizzato da Mimesi in
occasione de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale ha analizzato le
conversazioni postate online dagli utenti sul tema della responsabilità sociale d’impresa, nel periodo compreso fra giugno e luglio 2014.
La ricerca realizzata tramite la piattaforma Mimesi360 fotografa come la
CSR sia un tema sempre più presente nell’agenda di multinazionali e piccole
medie imprese che mostrano una crescente attenzione all’etica aziendale.
Numerosi i casi aziendali riportati da utenti e blog.
Multiutility
www.multiutility.it
KitGreen: L’eco-marketing è diventato a portata di click grazie al KitGreen di Multiutility! Il KitGreen è un’area web riservata dove tutte le
aziende e Pubbliche Amministrazioni clienti Multiutility che hanno deciso di rispettare l’ambiente scegliendo di utilizzare energia pulita e/o di
compensare le proprie emissioni di CO2, troveranno efficaci strumenti di
green-marketing che sono stati studiati per permettere di comunicare a
tutti gli stakeholder (clienti, dipendenti, fornitori, istituzioni) la propria
vocazione green.
Certificato personalizzato attestante la scelta green, poster con eco-consigli, materiali grafici già ottimizzati per campagne sui media tradizionali
(cartoline, poster, banner) o sui social per campagne 2.0, suggerimenti e
spunti pratici nelle Green Case History. E ancora di più: la possibilità di prendere appuntamento con l’Ufficio Marketing Multiutility per una consulenza
personalizzata!
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NeXt - Nuova Economia per Tutti
www.nexteconomia.org
Cittadini per la sostenibilità: MOBilitarsi per una nuova economia
per tutti. NeXt promuoverà nella Provincia di Milano una nuova azione dal
basso: l’apertura delle imprese responsabili e il voto con il portafoglio dei
cittadini sono leve che possono riequilibrare il rapporto tra cittadini, imprese
e istituzioni. NeXt svilupperà iniziative di Cash Mob Etico per attivare meccanismi premiali per la qualità sociale e ambientale delle imprese, sensibilizzando e mobilitando i cittadini a pratiche di consumo critico e responsabile.
Inoltre, per il coinvolgimento di tutti gli stakeholder del territorio milanese, verrà costituito un CAT (Comitato di Azione Territoriale) che fornirà
le linee guida ai soggetti coinvolti nei Mob per proseguire il dialogo tra
cittadini, associazioni e imprese attraverso uno scambio reciproco di esperienze positive. Le imprese saranno sensibilizzate da NeXt sui vantaggi
delle strategie sostenibili sia come fattore competitivo e di differenziazione strategica, sia come capacità di dialogo con gli stakeholder e la filiera
di produzione.
Nuvolaverde
www.nuvolaverde.org
Nuvolaverde, in collaborazione con Rai Educational e Gruppo 24 Ore, organizza diverse attività che coinvolgono le scuole (Knowledge, road show
nelle scuole superiori delle città italiane sul cambiamento digitale; Accademia+, scuola professionale e accademia sull’open Data e sulla Realtà aumentata); la
Pubblica Amministrazione (Summer School PA+ con Fondazione ItaliaDecide); le imprese (Areté alla Comunicazione Responsabile, con Confindustria e Abi; Impresa+ con Api Brescia).
Pandora Cooperativa Sociale Onlus
www.coop-pandora.eu
Cibo, culture e sostenibilità sono da anni al centro del nostro lavoro. Tra le
tante iniziative: Nutrire il pianeta – Energia per la vita, in partnership
con Coop Lombardia e Provincia di Milano; Urban cooking and gardening: grow food, grow people, grow communities, bando Fei in partnership con il Comune di Milano.
Team building: la nostra identità, l’esperienza nell’educazione ad una
cittadinanza consapevole e la partecipazione a progetti sociali comunitari
sono gli elementi che orientano le nostre proposte di team building. Il
nostro valore aggiunto sta nell’unire gli obiettivi delle proposte classiche
ad esperienze concrete per la crescita di una società sostenibile.
Contatto: è un progetto ideato per ampliare la coesione sociale di
ogni territorio attraverso l’utilizzo di vari strumenti come le mappe
affettive. Il sito www.acontatto.eu è il risultato del progetto effettua-
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to a Peschiera Borromeo con la partecipazione del privato sociale e
dell’ente pubblico.
PLEF - Planet Life Economy Foundation
www.plef.org
Green Retail Forum&Network. La prima ed unica manifestazione che
favorisce l’incontro fra domanda e offerta sostenibile nel mondo del retail,
secondo i 3 approcci originali: Verde, +Verde e Verdissimo, che indicizzano
il grado di responsabilità delle aziende.
Scuola del Territorio. Valorizzazione del territorio e delle sue imprese,
utilizzando la sostenibilità come leva competitiva. L’obiettivo della scuola è rendere consapevoli i partecipanti delle metodologie applicative esistenti per migliorare la posizione competitiva delle singole imprese nella
direzione di un’economia sostenibile, rigenerante e ad elevato valore
aggiunto.
SQ&B - Spazio Qualità e Benessere. Un nuovo format di filiera distributiva legato al territorio e ai suoi prodotti e servizi sostenibili, che prevede
l’identificazione e l’esaltazione di uno specifico genius loci ad alta valenza
esperienziale.
RE2N
www.re2n.com
La nostra “beta chiusa” si sta svolgendo con un’azienda multinazionale e
una pubblica amministrazione.
Una multinazionale del settore energetico ha varato un importante piano
di riconversione del proprio modello di business secondo le logiche del CSV.
Per fare ciò ha avviato un complesso programma che coinvolge circa 200
dipendenti di varie unità organizzative afferenti ai 16 Paesi in cui l’azienda
opera. Su RE2N sono attivi oltre 30 progetti che prevedono l’utilizzo intensivo di tutti i tool messi a disposizione della piattaforma. Tramite RE2N
questi dipendenti sono stati formati alle logiche del CSV, sono stati suddivisi
in gruppi di lavoro e stanno portando avanti la ridefinizione del modello
operativo aziendale in ottica di creazione di valore condiviso con gli
stakeholder.
RE2N lavora con una PA per un progetto di Transition Economy (relativo
al bilancio energetico e materiale locale) supportando l’avvio di processi di
engagement della cittadinanza e delle istituzioni locali.
Reale Mutua Assicurazioni
www.realemutua.it
Museo Storico. L’esistenza di un ricco archivio societario e la volontà di
valorizzare e condividere con la collettività il proprio patrimonio storico
e culturale sono stati i presupposti per l’apertura, nel 2007, del Museo
Storico Reale Mutua. Originariamente ospitato in un’unica sala di Palazzo
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Biandrate, sede storica della Compagnia, nel 2013 il museo è stato ampliato e completamente rinnovato nell’allestimento scenografico e multimediale. Il nuovo percorso, aperto al pubblico gratuitamente, si articola in
8 sale e racconta i 186 anni di storia della Società, da sempre fortemente
legata allo sviluppo del Piemonte e dell’Italia, promuovendo altresì la diffusione della cultura assicurativa e della protezione. Il museo, entrato a
far parte del Circuito Abbonamento Musei Torino-Piemonte, ha registrato
nei primi sei mesi di apertura circa 4.000 visite e, da settembre 2014, è
oggetto di percorsi didattici dedicati alle scuole elementari e medie di
Torino e cintura.
Regione Piemonte e Unioncamere Piemonte
www.csrpiemonte.it
Csrpiemonte è un progetto condiviso da Regione Piemonte e Unioncamere Piemonte, avviato nel 2009. Il principale obiettivo è quello della disseminazione culturale, della valorizzazione e della diffusione capillare di pratiche
di CSR presso le imprese piemontesi. Il progetto di promozione e di comunicazione, ad ampio respiro, punta ad un aumento delle pratiche di CSR
e a una sensibilizzazione diffusa rispetto al target individuato. L’universo
primario di riferimento è quello delle imprese con sede legale in Piemonte,
ma il progetto coinvolge Camere di Commercio, Unioni industriali e Confindustria, l’Università, enti e organismi che abbiano a cuore lo sviluppo
sostenibile della comunità.
Rete Clima
www.reteclima.it
Neutralizzare la CO2 delle aziende nelle città Italiane: il carbon sink
di Cantù (CO). Un’area in città, aziende e artisti che vogliono neutralizzare
nazionalmente le proprie emissioni di CO2 piantando alberi, che migliorano
l’ambiente locale e il clima globale. Così nasce un “carbon sink” nazionale,
luogo di naturalità urbana vicina e visibile creato grazie al lavoro di cooperative sociali, che può diventare anche occasione di educazione ambientale
e di team building aziendale: questo tramite i progetti per le scuole compresi nel “pacchetto compensativo” fornito alle aziende che partecipano al
percorso “emissioni CO2 zero®” di Rete Clima®, che possono collaborare a
piantare alberi per neutralizzare la propria CO2. Più che un semplice progetto di carbon offset ecco invece un percorso di sostenibilità socio-ambientale
locale, una concreta occasione di CSR per contrastare il climate change e
accrescere il valore ambientale e “umano” delle nostre città.
Retedeldono
www.retedeldono.it
Il sodalizio tra Retedeldono e il mondo dello sport rivela che gli eventi sportivi sono i grandi driver della raccolta fondi. Le Maratone – Milano e Roma
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in primis – seguite da nuoto, vela e ciclismo si stanno avvicinando a questo
nuovo modo di vivere la solidarietà. Il binomio sport e solidarietà non coinvolge esclusivamente i soggetti privati, ma anche le aziende, che sono sempre più interessate a integrare il personal fundraising nelle proprie strategie
di CSR. Tra i casi da ricordare, Power Emprise che per tre anni consecutivi
ha partecipato alla staffetta di Milano Marathon correndo e raccogliendo
per ogni edizione oltre 10.000 € di donazioni per Dottor Sorriso Onlus;
AirPlus International Italia che nel 2014 ha coinvolto i propri dipendenti
nella partecipazione alla sfida ciclistica, Giro di Romagna, a cui ha affiancato una sfida solidale a favore del Programma Alimentare Mondiale delle
Nazioni Unite (WFP).
Rio Mare
www.riomare.it
Lavoriamo per assicurare a chi sceglie i nostri prodotti una “Qualità Responsabile”, una Qualità a 360° nel rispetto dell’ambiente e delle persone lungo
tutta la filiera, dal momento in cui il pesce viene pescato fino a quando il
prodotto arriva sulle nostre tavole.
Per farlo abbiamo deciso di concentrare i nostri sforzi su quattro aree di
impegno: la pesca e la tutela dell’ecosistema marino, l’attenzione per l’ambiente, il rispetto delle persone e la corretta alimentazione.
In ognuna di queste aree abbiamo avviato dei progetti importanti, tra questi: la valorizzazione della filiera ittica delle Isole Solomon, esempio concreto
del nostro modello di sviluppo che permette di distribuire valore dai luoghi
di pesca all’Italia; il progetto scuola Best Food Generation, nato dalla partnership tra Rio Mare ed Expo Milano 2015, che abbiamo avviato nel 2011
per educare i giovani ai principi di una alimentazione responsabile; la lotta
allo spreco alimentare al fianco del Banco Alimentare che ci vede coinvolti
nel recupero delle eccedenze della nostra produzione ma anche in attività
di sensibilizzazione delle giovani generazioni.
SCS Azioninnova
www.scsconsulting.it
Osservatorio Reputational & Emerging Risks del Gruppo Unipol. Con
il supporto di SCS il Gruppo ha avviato l’Osservatorio Reputational & Emerging Risks con il duplice obiettivo di garantire un’adeguata tutela del Gruppo da future minacce e consentire al Gruppo di cogliere nuove opportunità
di business. L’Osservatorio si basa su un sistema predittivo consolidato e
consente di arricchire la prospettiva interna del Management con la prospettiva esterna degli stakeholder, identificando i futuri trend e verificando
in un’ottica di breve e di medio-lungo termine l’allineamento tra le aspettative degli stakeholder e le risposte del Gruppo.
Creazione di Valore Condiviso in EGP. SCS ha accompagnato Enel Green
Power in un percorso volto a mettere a sistema e trasformare in modello
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di business il proprio approccio alla sostenibilità, portando la creazione di
valore condiviso all’interno dei processi e incidendo in maniera pervasiva sul
modo di operare lungo tutta la catena del valore, promuovendo lo scambio
di esperienze e la collaborazione trasversale tra funzioni e coinvolgendo in
maniera capillare le persone in diversi Paesi.
Sharexpo
www.sharexpo.it
Sharexpo è parte di un progetto più ampio, avviato con il Convegno Sharitaly del 29 novembre 2013, il primo evento dedicato alla sharing economy
in Italia. Più di un centinaio tra esperti internazionali, start up, grandi imprese, organizzazioni non profit e amministrazioni pubbliche si sono ritrovati
per riflettere su come la collaborazione e la condivisione possano dar risposta ad alcune sfide del nostro Paese. Con l’occasione di Expo Milano 2015
e con la crescita di domanda di beni e servizi si presenteranno le occasioni
per trasformare queste idee in opportunità. Con la valorizzazione dei servizi
collaborativi – mobilità e ospitalità condivisa, welfare collaborativo, coworking, knowledge sharing etc. – Milano potrà diventare una buona pratica
di creazione di “città condivisa” a livello internazionale e assicurare una
creazione di valore diffusa e a lungo termine su tutto il territorio.
Snam
www.snam.it
Storie che raccontano il Futuro. Viaggi alla scoperta della Rete è il
titolo del progetto di educational realizzato da Snam nell’ambito delle attività di sostenibilità aziendali volte consolidare il rapporto con il territorio.
Il progetto, svolto con la collaborazione di Federparchi e il patrocinio del
Ministero dell’Ambiente, si articola in un percorso didattico rivolto agli studenti delle scuole primarie italiane in cui Snam ha interessi specifici legati
alle sue attività operative.
Il progetto affronta il tema della biodiversità analizzando l’importanza e la
necessità di tutelarla e rispettarla per il benessere del pianeta. Al termine
della fase di apprendimento gli alunni hanno partecipato a un concorso legato al progetto e sono stati invitati a interpretare la biodiversità attraverso
un contributo creativo. L’elaborato doveva ispirarsi a una delle sei Bio-storie
ascoltate. Le tre classi che hanno realizzato gli elaborati migliori sono state
premiate ciascuna con una LIM e tutti i disegni pervenuti saranno d’ispirazione per il Calendario Snam 2015.
Spazio Aperto
www.spazioaperto.coop
Progetto “De Medici”. Realizzato in collaborazione con Mellin e Fondazione Sodalitas, è stato pensato sulla base di due aspetti critici: l’elevato
tasso di disoccupazione degli over 50 e delle persone svantaggiate; la po-
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tenzialità inespressa di business, derivante dalla mancata ottimizzazione dei
presidi sui punti vendita. L’attività svolta, chiamata merchandising, consiste
principalmente nel controllo degli spazi e della posizione assegnata dal rivenditore ai prodotti di una marca rispetto ai concorrenti e il controllo dei
prezzi praticati.
Progetto “Global Service Sociale”. Nasce da una sintesi tra innovazione di servizi e approccio multidisciplinare nella gestione di progetti sociali,
creando nuove opportunità di inserire, attraverso percorsi lavorativi, figure
deboli del mercato. Servizi offerti alle aziende: reception e portierato; maggiordomo; pulizie; smaltimento rifiuti; manutenzione; gestione flotte aziendali; risparmio energetico; facchinaggio; assemblaggio prodotti.
StampatrE
www.stampatre.it
Stampatre è convinta che la stampa e la carta, se gestite correttamente,
rappresentino il mezzo di comunicazione più sostenibile. Da qui nasce il
progetto Il futuro è più verde: utilizzo di lastre di stampa incise esclusivamente al laser per renderle riciclabili al 100%; proposta di carte riciclate per valorizzare tutte le vite della carta; utilizzo di inchiostri vegetali e
vernici a base acquosa, al posto di inchiostri minerali e vernici sintetiche;
eliminazione dei forni essiccativi per stampare risparmiando energia (senza
forni si risparmia circa il 60% dell’energia); riciclo degli sfridi della carta
(mediamente il 10% della lavorazione), regalandole nuova vita. Gli sfridi
importanti (stampe “fuori formato”), vengono donati a suole materne o
asili nido, diventando materiale didattico o ludico; parco macchine a metano per inquinare meno nelle consegne.
StarsUp
www.starsup.it
Ritenendo che l’innovazione rappresenti un fattore di crescita economica
e sociale per un Paese vorremmo valorizzare il meglio dell’innovazione
italiana soprattutto nei campi in cui il nostro paese è “tradizionalmente”
all’avanguardia. Ci proponiamo di coinvolgere in questo percorso l’eccellenza imprenditoriale italiana, la ricerca, i progetti sociali, le università, gli
incubatori, le imprese sociali, la cooperazione ed il mondo professionale
con l’obiettivo di offrire agli investitori progetti e idee che siano comprensibili ed il più possibile coinvolgenti e visionari e garantire agli emittenti un
percorso giuridico affidabile ante e post offerta.
Students for Humanity
www.sforh.it
Students for Humanity promuove direttamente il volontariato attivo tra
gli studenti dell’Università Bocconi tramite il Desk permanente di orientamento al volontariato, gestito in collaborazione con CIESSEVI (Centro Ser-
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vizi Volontariato) e con Bocconi Social Engagement, dove lo studente trova
non solo consulenza ma anche la testimonianza diretta di chi ha già esperienza nel mondo del volontariato.
SforH porta avanti campagne di sensibilizzazione di lungo periodo, volte ad
aumentare la consapevolezza del cittadino e a incentivare comportamenti
responsabili. Da settembre 2012 va avanti la nostra campagna sulla donazione del sangue, attraverso la collaborazione con l’associazione “Amici
del Policlinico”.
Oltre ai progetti sul territorio milanese, SforH offre agli studenti la possibilità di partire per un periodo di volontariato all’estero. Negli anni scorsi
i nostri volontari sono partiti per la Tanzania, con il nostro progetto “Working for Wasa”, il Kenya e l’India.
Studio Ghiretti & Associati
www.studioghiretti.it, http://sportecomunicazione.studioghiretti.it
Walk of Life-Telethon. Si tratta di una corsa di raccolta fondi, aperta a
tutti (agonisti e non) che coniuga l’impegno sociale con il divertimento e
lo sport.
BiciScuola. Progetto didattico collegato al Giro d’Italia rivolto alla scuola
primaria con l’obiettivo di sensibilizzare i bambini al rispetto ambientale,
all’educazione stradale e alimentare, avvicinando il target giovane all’uso
della bicicletta e al Giro d’Italia.
Sport e Integrazione-Fratelli di Sport. Accordo tra CONI e Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali Direzione Generale dell’Immigrazione per
favorire l’integrazione sociale della popolazione straniera attraverso lo sport
e contrastare forme di discriminazione razziale e di intolleranza.
Gazzetta Cup. Un torneo di calcio rivolto ai più giovani, legato allo spirito
del calcio più sano, lontano dall’agonismo esasperato. Parallelamente al
torneo si sviluppa un percorso didattico dedicato ai partecipanti.
Acquamica Nuoto Anch’io. Un progetto che promuove l’avvicinamento
all’acqua attraverso il gioco rivolto ai bambini del primo ciclo di scuola primaria.
Subito.it
www.subito.it
Subito.it crede che vivere e lavorare in maniera sostenibile siano le sfide che
oggi devono ri-orientare le azioni delle persone e delle aziende, per arrivare
ad una maggiore eco-compatibilità. Crede anche che quando le persone
e le aziende si “incontrano” su un servizio dedicato al riuso di prodotti,
creando una grande community green, allora la sostenibilità diventa davvero più vicina e più concreta. Partendo da questa considerazione, Subito.
it ha commissionato a Rete Clima la quantificazione della carbon footprint
relativa alla produzione delle 10 categorie di beni più scambiate sul servizio,
come PC, Notebook, Tablet etc. Ogni dato numerico è stato tradotto in
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equivalenze emissive confrontabili con la vita di tutti i giorni. I dati emissivi, e le loro equivalenze, sono stati infine inseriti in un tool interattivo
presente su Subito.it. Uno strumento a disposizione di tutti per verificare i
risparmi ambientali, in termini di mancata emissione di CO2eq, collegati al
riuso dei beni.
TAM-TAM
www.tam-tam-tam.org
Scuola gratuita di eccellenza dedicata alle arti visive, sviluppa decine di progetti grazie all’impegno di artisti, designer, progettisti. Tra i molti, segnaliamo:
Abiti da lavoro. Progetto nato a favore di Arkadia Onlus, che ha coinvolto
40 progettisti di tutto il mondo. Il risultato è stata la mostra che si è svolta
in Triennale, a Milano, dall’omonimo titolo dal 24/6 al 31/8 2014.
Cibo vestitivo. Progetto in corso, che insegna a progettare abiti, in cui
forme culturali antiche si mescolano con nuovi bisogni e nuove ipotesi di
nutrizione.
Per(e)formance. Progetto futuro a favore dell’ambiente, che si propone di
far accadere nello stesso giorno 100 performance, coinvolgendo progettisti
di diversi paesi.
Terna
www.terna.it
La creazione e il consolidamento di un rapporto di fiducia con i propri stakeholder costituisce un grande obiettivo comune alle iniziative di Terna.
Per centrarlo l’azienda utilizza tutti gli strumenti disponibili per l’ascolto
e la valutazione delle loro istanze ispirandosi, in fase di risposta, alle best
practice internazionali.
È il caso del Rapporto integrato, un progetto che Terna ha avviato tre anni
fa aderendo all’IIRC (International Integrated Reporting Council) e giunto
quest’anno al risultato di una rendicontazione ancor più completa e trasparente sulla capacità del Gruppo di creare valore nel tempo.
Terna pone la stessa attenzione anche nei progetti rivolti alle comunità locali: ne è un esempio la collaborazione con il comune di Lonato del Garda (BS)
avviata dal ritrovamento fortuito, nella locale stazione elettrica, di un’antica
fornace romana. Con una scelta di grande attenzione al territorio, Terna ha
isolato l’area della fornace dal resto della stazione per cederla gratuitamente al Comune di Lonato del Garda con l’obiettivo di farne un’Antiquarium,
destinato al turismo scolastico locale.
Treedom
www.treedom.net
Enel per X Factor 2013. Enel si è rivolta a Treedom per compensare le
emissioni del famoso talent di Sky. L’edizione 2013 è stata completamente
104
CO2 Neutral, grazie alla quantificazione delle emissioni associate alle 8 puntate, più la finale, ai consumi energetici del loft e alla successiva compensazione attraverso un progetto realizzato in Argentina, sul monte Gran Chaco
che ha previsto la piantumazione di 2.500 alberi.
H&M TreeBox. Per Natale 2013, H&M ha regalato ad ogni suo dipendente una TreeBox: un papercraft di ecodeisgn, brandizzabile e prodotto
direttamente da Treedom. L’engaging è dato dalla possibilità di montare
personalmente un albero di Natale in carta, ma soprattutto dalla TreeCard
inclusa nella box, che permette di piantare un albero e di monitorarlo. Questo strumento è stato utilizzato come veicolo di un concorso, pensato per
H&M. I numeri del concorso sono: 8.454 alberi piantati, 15.000 shares sui
social network e 26.000 voti.
Unioncamere
www.csr.unioncamere.it
Le Camere di Commercio, con Unioncamere, presidiano il tema della responsabilità sociale da oltre un decennio in sintonia con gli attori istituzionali, economici e sociali sul territorio. Le azioni sono orientate a supportare
le imprese a tradurre i principi della CSR in elementi di competitività e
prospettive di durata e successo, a definire modelli di sviluppo sostenibile facilitando il dialogo tra gli attori della filiera per la creazione di valori condivisi.
L’intervento è rivolto inoltre a rafforzare gli strumenti di riconoscibilità, trasparenza e legalità delle imprese, agevolando la conoscenza e l’accessibilità delle
informazioni attraverso la diffusione di buone prassi. Il sistema camerale ha
messo in pratica direttamente all’interno della propria sfera gestionale l’attività di reporting sociale, sperimentando iniziative nell’ottica della trasparenza e
dell’accountability verso i portatori d’interesse. Con il portale www.csr.unioncamere.it Unioncamere assicura la massima diffusione della cultura della CSR.
Unipol Gruppo Finanziario
www.unipol.it, www.sostenibilita.unipol.it
Unipol Ideas è l’incubatore d’impresa per l’innovazione sociale del Gruppo
Unipol. Nasce con l’obiettivo di promuovere l’innovazione che migliora la
qualità della vita delle persone e ne aumenta il benessere, e in questo modo
permette anche di rileggere le politiche di responsabilità sociale del Gruppo
in un periodo storico in cui offrire opportunità di sviluppo personale è un
elemento fondamentale di rilancio per il futuro del nostro Paese. “Unipol
Ideas” nasce inoltre come piattaforma di open innovation, che promuove
la collaborazione e la contaminazione tra le risorse e le competenze che il
Gruppo Unipol ha maturato in oltre 50 anni di attività, le idee innovative e
le abilità specifiche che ci sono fuori dall’impresa, per costruire insieme un
futuro sostenibile. Al bando hanno partecipato quasi 200 progetti, di cui
i 10 migliori parteciperanno al percorso di incubazione residenziale e ad
alta intensità che si svolgerà a Bologna, in una villa in mezzo al verde, tra
105
ottobre e dicembre 2014.
L’incubatore “Unipol Ideas” vuole essere un luogo dove far crescere i progetti imprenditoriali, testarli sul mercato, incontrare i partner giusti e raccogliere fondi per poterli trasformare in impresa.
Università Bocconi e BAA Bocconi Alumni Association
www.unibocconi.it, www.alumnibocconi.it
Community & Social Engagement - Università Bocconi. L’Università
Bocconi riconosce l’impegno sociale come un valore integrante della propria identità istituzionale. Da questo impegno nasce il progetto “Community and Social Engagement”, in cinque aree di intervento: crescita sociale,
sviluppo dei valori, cooperazione allo sviluppo, disagio studentesco e disabilità. Inoltre da diversi anni l’Università propone ai membri della propria
comunità iniziative e stimoli concreti sul tema della responsabilità sociale
non solo come occasioni di aggiornamento e riflessione, ma anche come
opportunità concrete di impegno, come il desk volontariato.
Topic group - BAA Bocconi Alumni Association. A sua volta la BAA
organizza, in Italia e all’estero, specifiche iniziative attorno a interessi professionali e culturali degli Alumni (fra i Topic Group BAA, l’Applied Sustainability e il Plurality&Diversity) e progetti di carattere socio-economico in
collaborazione con le business community locali.
Young Ambassadors Society
www.youngambassadorssociety.org
Y20 & Y8 Youth Summits. In collaborazione con le istituzioni Italiane,
prime tra tutte con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il Ministero degli Affari Esteri, YAS seleziona e prepara ogni anno la Delegazione
Italiana che prende parte agli Youth8 e Youth20, i vertici giovanili ufficiali
del G8 e G20.
Fin dal 2006, I Summit hanno riunito giovani leader provenienti dai Paesi
del G20 per sviluppare il dialogo su temi inerenti questioni di rilevanza internazionale. Y8 e Y20 prevedono le stesse modalità procedurali e la produzione di un Final Communiqué che rappresenta la posizione dei giovani
riguardo i temi in agenda e che viene portato sul tavolo dei G8 e G20.
Oltre Y8 e Y20, YAS dà la possibilità a giovani di partecipare a principali
conferenze e meeting a livello internazionale. Da Hyderabad a Washington,
passando per Puebla, Parigi, Londra e San Pietroburgo YAS è coinvolta e
coinvolge brillanti giovani in dibattiti di natura politica, economica, di attualità e innovazione.
Zeranta Edutainment
CSR Drops. Attivare una scrittura collettiva per raccontare la CSR e l’innovazione sociale è un modo per raccogliere i contributi di tutti gli stakeholder. “CSR Drops” è il progetto formativo realizzato per Intesa Sanpaolo che
106
ha usato lo storytelling per parlare di dialogo, valori, cultura d’impresa e
responsabilità condivisa.
Obiettivo principale è stato quello di promuovere una cultura della Responsabilità sociale d’azienda nelle Banche Estere secondo l’approccio del Gruppo, in cui la CSR rappresenta un driver per il business. Strutturato come un
viaggio via mare, metafora scelta per rappresentare la CSR, nel corso dei 4
episodi vengono descritti i temi principali della CSR attraverso un percorso
ricco di storie ed esperienze raccolte dai delegati nelle Banche Estere. Alla
fine di ciascun episodio è inoltre possibile condividere le proprie esperienze, contribuendo ad arricchire il bagaglio di racconti con le proprie storie.
I video sono stati girati in Bosnia, Croazia, Italia, Slovacchia, Ungheria e
sull’Adriatico e raccolgono casi concreti di applicazione della CSR al business. Sono il risultato di un processo di produzione e scrittura collaborativa
che ha coinvolto vari gruppi di dipendenti.
107
INCONTRI
Il programma culturale
Un palinsesto articolato dentro al quale ogni visitatore della seconda edizione del Salone può “navigare” in base alle proprie esigenze e ai propri
interessi.
Il programma, oltre agli eventi di apertura e alle presentazioni di libri, propone quattro percorsi: mercato, ambiente, lavoro, e cultura. I temi presenti
nei diversi eventi sono numerosi e possono essere seguiti costruendosi un
percorso originale.
ore 14-15
Piazza Aria
Essere, avere o possedere?
L’evoluzione della sharing
economy e il ruolo delle imprese
A cura di Avanzi e Collaboriamo
7 OTTOBRE
EVENTI DI APERTURA
ore 10-11
Piazza 4 Elementi
15 anni di CSR: cosa ci attende
in futuro
ore 11-12
Piazza 4 Elementi
Il futuro è adesso: nuovi modi di
vivere e consumare
PERCORSO MERCATO
7 OTTOBRE
ore 14-15
Piazza Fuoco
Costruiamo insieme la nostra
sostenibilità
A cura di A2A
ore 14-16
Aula AS01
Incubare l’innovazione sociale in
Europa e in Italia
A cura di POLIMI DESIS Lab
ore 14.30-16
Piazza Acqua
GBS, GRI e nuova Direttiva
UE sulla rendicontazione non
finanziaria
ore 15.30-16.30
Piazza Aria
We Invest
A cura di Avanzi
ore 15.30-17
Piazza 4 Elementi
La filiera della moda
108
ore 16-16.30
Piazza Acqua
CSR - Osservatorio Mimesi 2014
ore 12.30-13
Piazza Fuoco
Il futuro è un bene comune
A cura di Enel Green Power
ore 16-17
Piazza Terra
CSR e PA: governance ed
efficienza economica
ore 14-15
Aula AS03
Impact Investing e CSR
ore 14-15.30
Aula AS01
EXPO 2015: verso il “Manifesto
di Milano sulla CSR”
A cura di Fondazione Sodalitas
ore 16-18
Aula AS01
La rendicontazione di
sostenibilità, perché e per chi
In collaborazione con BBS Biblioteca Bilancio Sociale e Aretè
ore 14-16
Aula DB
Come creare valore condiviso?
La strada intrapresa da Enel
Green Power
8 OTTOBRE
ore 9-11
Aula AS01
Banche e investimenti per il
sociale
ore 14.30-15
Piazza Fuoco
La sospesa: spesa consapevole,
reciprocità, innovazione
ore 11-12
Piazza Terra
Le nuove dimensioni del
rapporto Banca-Cittadino: quali
spazi di confronto
A cura di Cariparma
ore 15-16
Aula AS03
Un nuova stagione del welfare
nel nostro Paese?
ore 11-12
Piazza Aria
We Move
A cura di Avanzi e Collaboriamo
ore 15.30-17
Aula AS01
Tutte le imprese devono essere
sociali: vero o falso?
ore 11-13
Aula AS01
La finanza responsabile come
motore di CSR
ore 16-17
Piazza Aria
We Energize
A cura di Avanzi
ore 12-13
Piazza Aria
We Travel
A cura di Avanzi e Collaboriamo
PERCORSO AMBIENTE
7 OTTOBRE
ore 12-13
Piazza 4 Elementi
Sfortunato quel Paese in cui la
legalità ha bisogno di un rating?
ore 14-14.30
Corner Autori
Breading app: innovazione
sociale e riduzione degli sprechi
alimentari nell'era del web 2.0
109
ore 14-15
Aula DB
Modelli di educazione
alimentare a confronto tra terzo
settore, formazione e imprese
A cura di AIFO
ore 14-16.30
Aula AS03
La responsabilità delle aziende e
il consenso libero, preventivo e
informato delle comunità locali
A cura di Amnesty International
ore 14.30-16
Piazza Terra
Consenso non significa
partecipazione
7 OTTOBRE
ore 14-15.30
Piazza 4 Elementi
La diplomazia musicale: When
music speaks, everybody
understands
ore 15-16
Piazza Fuoco
Il ruolo sociale dell’università
ore 15-17
Aula DB
L’housing sociale come non
l’avete mai visto
A cura di Fondazione Cariplo
ore 16.30-18
Piazza Acqua
CSR e comunicazione: bastano i
numeri?
8 OTTOBRE
ore 9-11
Piazza Fuoco
Contro lo spreco: una diversa
visione della sostenibilità
ore 17-18
Piazza 4 Elementi
Sharexpo: Milano città condivisa
per Expo 2015
ore 10.30-12.30
Aula AS03
La Sostenibilità nelle attività
di Business: cambiamenti e
opportunità
A cura di Enel
e Fondazione Centro Studi (EF)
ore 17-18
Piazza Aria
We Live
A cura di Avanzi
ore 17-18
Piazza Terra
Pubblico-privato: nuovi modelli
di collaborazione
ore 12.30-13
Corner Autori
Premiazione concorso “Comune
partecipativo”
ore 14-15
Piazza Acqua
Gli eventi diventano sempre più
green
ore 14-16
Piazza 4 Elementi
Green economy e sostenibilità,
un sogno o un obiettivo
possibile?
PERCORSO CULTURA
8 OTTOBRE
ore 9-11
Piazza Acqua
Cooperazione e cultura: un
modello di sviluppo sostenibile
110
ore 10-11
Aula DB
L’Europa per lo sviluppo di
iniziative sociali nelle stazioni:
la Carta Europea di Solidarietà
A cura di Ferrovie dello Stato
Italiane
ore 14-14.30
Corner Autori
Lunga vita alla moda. Come la
fine di un abito può essere un
nuovo inizio
ore 14-14.30
Piazza Fuoco
La videoconferenza al servizio
dell’innovazione sociale
A cura di Essedi
ore 10-11
Piazza 4 Elementi
Storytelling Collaborativo.
Diffondere consapevolezza
e conoscenza attraverso un
racconto condiviso
PERCORSO LAVORO
ore 11-12
Piazza 4 Elementi
CSR e sport
A cura di Studio Ghiretti
7 OTTOBRE
ore 12.30-13.30
Aula AS01
Progetti, sfide e persone: nuovi
scenari per l’online fundraising
ore 11-12
Piazza Fuoco
Salute 3.0: nuovi modelli di
collaborazione
ore 16-17.30
Piazza Fuoco
Imprese e mondo della scuola:
esperienze a confronto
ore 11-12
Piazza Acqua
Intangibili e sostenibilità.
Logiche e prospettive di
un'indagine AIAF-PLEF
8 OTTOBRE
ore 11.30-13.30
Aula DB
La mutualità: un processo
collaborativo tra persone e
organizzazioni
A cura della Società Reale Mutua di
Assicurazioni, in collaborazione con
la Facoltà di Filosofia dell’Università
Pontificia Salesiana.
ore 12-13
Piazza Terra
Il ruolo del territorio: la cultura
della sostenibilità diventa virale
ore 9.30-10.30
Piazza Terra
La gestione responsabile delle
risorse umane
ore 12-13
Piazza Acqua
Diversity Management tra etica
e business
A cura del Diversity Management
Lab–SDA Bocconi in collaborazione
con il topic Plurality&Diversity BAA
ore 14.30-15
Piazza Terra
Le sopravvissute: incontro con
Ana Bella Estévez
111
ore 15-16
Piazza Aria
We Work
A cura di Avanzi
ore 15-16
Piazza Fuoco
Come si diventa CSR Manager?
A cura di CSR Manager Network
ore 15-16
Piazza Acqua
Accessibilità per tutti:
progettare e comunicare senza
barriere
ore 15-16.30
Piazza Terra
Giovani e mercato del lavoro:
andare oltre gli stereotipi
ore 16.30-18
Piazza Acqua
Dai un senso al profitto
CORNER AUTORI
(presentazione libri)
7 OTTOBRE
ore 14.30-15
Slow brand, di Patrizia Musso
ore 15-15.30
Retorica e Business, di Flavia
Trupia, Andrea Granelli
ore 15.30-16
Strategia, di Umberto Bertelè
ore 16-16.30
La conoscenza partecipata,
di Federica Garbolino e Dunia
Astrologo
ore 17-17.30
Italian factor. Moltiplicare il
valore di un Paese, di Francesco
Morace e Barbara Santoro
8 OTTOBRE
ore 10-10.30
La riscossa competitiva delle
PMI di territorio, di Paolo Ricotti
ore 11-11.30
Obiettivo Comune. Le
partnership pubblico-privato
strumento di innovazione,
responsabilità e fiducia,
di Alessandra Vaccari e Marisa
Parmigiani
ore 11.30-12
La rendicontazione di
sostenibilità. Evoluzione, linee
guida ed esperienze in imprese,
amministrazioni pubbliche e
aziende non profit, di Paolo Ricci,
Benedetta Siboni e Maria Teresa
Nardo
ore 12-12.30
Dossier Prevenzione – Progetti
e soluzioni per imballaggi
ecosostenibili, a cura di CONAI
ore 14.30-15
Le aziende turistiche in “rete”,
di Maria-Gabriella Baldarelli
ore 15-15.30
Il valore dei valori. La
governance nell’impresa
socialmente orientata,
di Giuseppe Argiolas
ore 16.30-17
L’intelligenza collaborativa.
Verso la social organization,
di Marco Minghetti
112
I relatori
Massimo Achini, Gaia Alaimo, Gerard Albertengo, Paolo Anselmo, Giovanni Anversa, Alessia Anzivino, Armando Arata, Enzo Argante, Giuseppe
Argiolas, Dunia Astrologo, Massimiliano Atelli, Luciano Balbo, Maria-Gabriella Baldarelli, Federica Bandini, Mirta Barbeschi, Giovanna Barni, Silvia
Bartellini, Matteo Bartolomeo, Pier Mario Barzaghi, Franco Bassanini, Paolo
Bassetti, Umberto Benezzoli, Umberto Bertelè, Ugo Biggeri, Erica Bigi, Paolo
Bigotto, Matteo Boccia, Tito Boeri, Federico Boni, Elio Borgonovi, Giuliana
Bossi Rocca, Elisabetta Bottazzoli, Gianfranco Bozzetto, Monica Bravi, Emiliano Briante, Marco Brunelli, Antonella Buonopane
Andrea Buzzi, Renato Calì, Massimo Campedelli, Laura Cantoni, Sara Capuzzo, Giacomo Carbonari, Nives Carlini, Paolo Carlotti, Carlo Alberto
Carnevale Maffè, Daniela Carosio, Andrea Casadei, Ugo Castellano, Ida
Castelnuovo, Raul Cavalli, Paolo Cerino, Melisa Cerizza, Andrea Chiriatti, Stefano Cianciotta, Romeo Ciminello, Guido Cisternino, Francesca Cognetti, Marcello Colla, Stefano Colli-Lanzi, Emilio Conti, Roberto Corgnati,
Marta Corubolo, Fabrizio Cosi, Giovanni Battista Costa, Marco Crescenzi,
Miriam Cresta, Isabella Cristina, Simona Cuomo, Paolo D'Anselmi, Dora Dabizzi, Davide Dal Maso, Chiara Davalli, Cristina D’averio, Corrado de Castro,
Carlo Enrico de Fernex, Grace De Girolamo, Silvio de Girolamo, Roberta
De Natale, Danilo De Vigili, Dario Di Muro, Andrea Di Turi, Carlo Erminero, Massimo Esposti, Clara Fresca Fantoni, Isabella Falautano, Marco Fasan,
Francesca Federigi, Paolo Ferrara, Roberto Ferrari, Giorgio Fiorentini, Luciano Fizzotti, Manuela Florio, Simona Fontana, Andrea Fontanot, Ruggero
Frecchiami, Marco Frey, Madeleine Gabriel, Ondina Gabrovec Mei, Claudio
Gagliardi, Stefania Galletti, Federica Garbolino, Federico Garcea, Stefano
Gardi, Andrea Gasperini, Federico Garcea, Enrico Gava, Giovanni Gazzoli,
Marco Gerevini, Alessandra Gerli, Giacomo Ghidelli, Roberto Ghiretti, Jader
Giraldi, Marta Giuffrè, Luca Govoni, Stefano Granata, Elisa Greco, Simone
Grillo, Gilles Grimoult, Giuseppe Guzzetti, Cristiano Habetswallner, Doris
Horvath, Antonio Intiglietta, Davide Invernizzi, Massimo Lanza, Sylvie Le
Bars, Ilaria Lenzi, Franco Lo Giudice, Federica Loconsolo, Giovanni Lombardo, Riccardo Lombardo, Alessia Maccaferri, Marco Maggi, Marta Mainieri,
Daniele Maio, Isabella Manfredi, Maria Teresa Manuelli, Pierfrancesco Maran, Cristian Marinelli, Alberto Masetti-Zannini, Enzo Mataloni, Giuseppe
Mazza, Giovanna Melandri, Marco Melchiori, Maurizio Melis, Eugenia Menaguale, Alberto Meomartini, Stefano Merlo, Anna Meroni, Simona Merzagora, Marco Minghetti, Nicola Misani, Pietro Modiano, Valter Molinaro,
Francesco Morace, Marco Morganti, Patrizia Musso, Paolo Nardi, Maria
Teresa Nardo, Gabriele Nicolis, Bertram Maria Niessen, Fosca Nomis, Kine
Nordstokka, Carolina Pacchi, Pietro Paganini, Cosimo Palazzo, Nicola Palmarini, Michela Paparella, Mario Pappagallo, Francesca Parviero, Gianluca
Pastorelli, Francesca Patellani, Alberta Pelino, Luca Pereno, Angelo Perrino,
113
Giovanni Petrini, Paolo Petrocelli, Maria Luisa Pezzali, Omar Piazza, Claudio
Pirani, Matteo Piras, Luciano Pirovano, Alessandro Pizzoccaro, Emanuele
Plata, Ettore Pollicardo, Tiziana Pompei, Anna Puccio, Rita Querzè, Andrea
Radic, Lorenzo Radice, Damiano Ramazzotti, Gianluca Ranno, Maria Vittoria Rava, Anna Laura Ravera, Ermete Realacci, Sebastiano Renna, Javier Riano, Paolo Ricci, Paolo Ricotti, Francesca Romana Rinaldi, Andrea Ripamonti,
Fulvio Rossi, Gianluca Ruggieri, Patrizia Rutigliano, Guido Saccardi, Daniele
Salvaggio, Maurizio Sella , Benedetta Siboni, Sergio Silvotti, Anna Simioni,
Andrea Sinigaglia, Rossella Sobrero, Enrico Sorano, Giancarlo Soro, Hendrine Stelwagen, Matteo Stifanelli, Matteo Tarantino, Emanuela Taverna,
Simona Tedesco, Antonio Tencati, Salvo Testa, Luca Testoni, Stuart Thomason, Fabrizio Torella, Antonio Trovarelli, Flavia Trupia, Alessandra Vaccari,
Alessandro Valera, Veronica Vecchi, Francesco Venturini, Gianmario Verona,
Salvio Vicari, Paolo Viganò, Anna Villari, Luisa Vinci, Valeria Vitali, Mario
Viviani, Stefano Zamagni, Flaviano Zandonai, Davide Zanoni, Anna Zavaritt,
Chiara Zecchetto, Matteo Zulianello.
114
Note ....................................................................................................................................
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Progetto e coordinamento editoriale: Koinètica
Graphic designer: Elio Zerial
Impianti e stampa: StampatrE – Reggio Emilia
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