Università degli studi di Roma “La Sapienza” Facoltà di Ingegneria Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica Tesi di Laurea Specialistica Il metodo di Steele nella caratterizzazione di strutture risonanti a radiofrequenza Candidato: Ramon Da Re Relatore: Correlatore: Prof. Luigi Palumbo Dott. Andrea Mostacci Secondo relatore: Prof. Domenico Caputo Anno accademico 2007-2008 1 Indice 1)Descrizione di una cavità risonante.................... 3 Definizione............................................................... Propagazione di onde e equazioni di Maxwell........ Guida d'onda........................................................... Autofunzioni di un risonatore cilindrico.................. Calcolo del campo attraverso i vettori potenziali... Modello di una cavità a singolo modo.................... 3 3 5 13 15 24 2)Teoria della misura perturbativa......................... 34 Teoria della misura perturbativa non-risonante..... Espressione in termini di momenti di dipolo elettrico e magnetico............................................... Espressione in termini di polarizzabilità................. Teoria della misura perturbativa risonante............. Confronto tra le teorie............................................. Ancora sul modello circuitale della cavità.............. Legame tra coefficiente di trasmissione e campo elettrico per una struttura priva di perdite...................................................................... 34 40 44 47 52 55 59 3)Prove sperimentali..................................................... 63 Misura dei fattori di forma di Steele e di Slater........................................................................ 63 Misure effettuate la variare dell'accoppiamento β.. 76 4)Conclusioni.......................................................... 85 5)Ringraziamenti............................................................... 87 2 Capitolo 1 Descrizione di una cavità risonante Esamina le caratteristiche di una cavità risonante ed i suoi parametri caratteristici. Definizione Per cavità risonante s'intende una regione di spazio chiusa, limitata da pareti perfettamente conduttrici e riempita da un mezzo lineare, omogeneo, isotropo e non dispersivo. I campi elettromagnetici soluzioni particolari delle equazioni di Maxwell omogenee costituiscono le sue oscillazioni libere, le quali vengono chiamate modi di oscillazione della cavità. La teoria afferma che si ha un'infinità discreta di modi di oscillazione, in quanto una cavità risonante (limitata nello spazio) possiede un'infinità discreta di autovalori. Per derivare questi modi di oscillazione, anche detti modi risonanti, possiamo partire dalla propagazione delle onde in una guida d'onda cilindrica, quindi la transizione a una cavità viene fatta chiudendo la guida d'onda con due piatti conduttori. Il risultato di tale operazione è introdurre delle condizioni al contorno aggiuntive longitudinalmente. Propagazione di onde e equazioni di Maxwell1 Iniziamo con le equazioni di Maxwell in forma differenziale, che nel vuoto 1 W. Hillert “Hohlaumresonatoren/Cavities Details on the experiments” R. E. Collin “Foundations fo Microwave Engineering” C. A. Balanis “Advanced Engineering Electromagnetics” G. Gerosa, P. Lampariello “Lezioni di campi elettromagnatici” 3 (assenza di cariche o correnti impresse) possono essere espresse in termini dei campi E e H usando 0 e 0 . E = −∂B ∇× ∂t D = ∇⋅ nel vuoto nel vuoto H = j ∂ D ∇× ∂t B =0 ∇⋅ Prendendo il rotore della nel vuoto nel vuoto prima ×E = −0 ∂ H ∇ ∂t E =0 ∇⋅ H = 0 ∂ E ∇× ∂t H =0 ∇⋅ (terza) equazione, sostituendo ∂E ∂H ∇× ∇ × con la derivata nel tempo della terza (prima) equazione e ∂t ∂t usando l'identità 2 ∇× a = ∇ ∇⋅ ∇× a −∇ a , insieme alla seconda e quarta equazione, otteniamo le equazioni differenziali del campo elettrico e magnetico che governano la propagazione delle onde e.m. nel vuoto: 2 r , t 1 ∂ E ∇ E r , t− 2 =0 c ∂ t2 2 r , t− ∇2 H dove 1 ∂2 H r , t =0 2 c ∂t 2 1 =0 0 . Se consideriamo solo onde con una frequenza fissata ω c2 4 (regime armonico), possiamo esprimere la dipendenza dal tempo esplicitamente con r ,t = H E r , t = E r e j t , H r e jt , e semplificare l'equazione delle onde inserendo questa soluzione: ∇2 E r 2 E r = 0 c2 2 r 2 H r = 0 . ∇ H c 2 Guide d'onda Consideriamo una guida d'onda allineata alla direzione z. Usando le seguenti espressioni E= E x , y e j t −kz ∇ = ∇t si perviene per il campo longitudinale a: 5 ∂2 2 ∂z ∇ t E z k 2c E z = 0 2 ∇ t H zk c H z = 0 dove si ha la relazione di dispersione della guida d'onda: 2 k = 2 −k 2 , c 2 c e la quantità kc è detta numero d'onda critico e caratterizza la guida d'onda. Per il calcolo del campo trasversale usiamo la prima (seconda) equazione di Maxwell. Ciò che otterremo sarà che è sufficiente conoscere i campi longitudinali, Ez e Hz, dal momento che i corrispondenti campi trasversali, Et e Ht, sono ottenibili dai primi. Per il campo elettrico ad esempio si ha ∂Ey = jkE y ∂z × E = ∂ E x = − jkE ∇ t y x ∂z E = − ∇× t x × E = jk E ×e ∇ t t t z E ⋅e = ∇ E ×e = ∇ E × e = ∇ ×E ⋅e , ∇× z z z z t z z t z z combinando le due equazioni: ×E E ×e t = jk Et ∇ ∇ t z z e in maniera analoga ×H H × e . t = jk H t∇ ∇ t z z Dalla prima e dalla terza equazione di Maxwell abbiamo 6 E ×e = − j H jk E ∇ E = j H t ×e z jk E t ∇ t z z 0 t t t z 0 H ×e = j E t ∇ jk H t z z 0 t H = − j E × e . t ∇ jk H t z 0 t z Tramite semplici calcoli si ricavano le seguenti relazioni: E ∇ H ×e jk c2 E t = k ∇ t z 0 t z z H − ∇ E ×e . t = k ∇ jk c2 H t z 0 t z z Possiamo classificare le possibili onde come segue: 1) kc2 = 0: Velocità di fase dalla relazione di dispersione: Impedenza ζ=E/H, allora • E =− ∇ H ×e : ∇ t z t z z v ph = = =c k 0 0 E ≠0 e ∇ H ≠0 : onde ibride HE (se predomina il modo ∇ t z t z TE) o EH (se predomina il modo TM), usate per deflettere le particelle cariche in separatori HF • 2) E =0 e ∇ H =0 : onde TEM trasversali. ∇ t z t z k 2c ≠0 : Non si ha propagazione per ck c : onde evanescenti (=”sotto cut- off”) 7 Velocità di fase dalla relazione di dispersione: k 2c v ph = c 1 k2 c L'impedenza dipende dal modo che si propaga: • Ez=0: onda TE (trasversa elettrica) o H (perché H z ≠0 ) Impedenza da • jk E t = − j 0 H t×ez : Hz=0: onda TM (trasversa magnetica) o E (perché Impedenza da Z 0= Et =0 Ht k E z ≠0 ) t ×e z= j 0 Et : jk H In corrispondenza al numero d'onda critico c'è una frequenza critica, Z 0= k 0 c=ck c , sotto la quale non c'è propagazione del campo in guida d'onda. Per basse frequenze la dispersione nella guida d'onda differisce perciò dalla dispersione in vuoto o in un cavo coassiale (onde TEM). In figura 1 è illustrato il comportamento dispersivo della guida d'onda, che determina la distorsione di un campo che sia la sovrapposizione di componenti a frequenza diversa. Illustrazione 1: Dispersione in guida d'onda e per un cavo coassiale Consideriamo una guida d'onda cilindrica di raggio a. Il campo longitudinale deve 8 soddisfare la seguente equazione delle onde: ∂2 1 ∂ 1 ∂2 E zk 2c E z = 0 2 2 2 r ∂r ∂r r ∂ ∂2 1 ∂ 1 ∂2 H zk 2c H z = 0 . 2 2 2 ∂ r r ∂r r ∂ Il metodo della separazione delle variabili può essere usato per ridurre le equazioni precedenti a due equazioni differenziali ordinarie. Si assume, quindi, che esista una soluzione data dal prodotto di due termini dipendenti ciascuno da una sola variabile: RE,H(r) e θE,H(Φ). Dividendo per Rxθ e moltiplicando il risultato per r2, E z r , =R E r E , H z r , =R H r H 2 2 2 r d R r dR 1 d k 2c r 2 =− =m2 . 2 R dr R dr d 2 Il lato sinistro dell'equazione è funzione solo di r, mentre il lato destro dipende solo da θ. Perciò questa equazione è valida per tutti i valori delle variabili solo se entrambi i membri dell'equazione sono uguali ad una costante che è stata denominata m2. Otteniamo così due equazioni differenziali, una per la dipendenza angolare della componente longitudinale del campo e l'altra per la dipendenza radiale. Quest'ultima è detta equazione di Bessel di ordine m, ed il suo integrale generale è espresso da una combinazione lineare delle funzioni di Bessel di ordine m di prima specie e Jm(Kcr) e di seconda specie Ym(kcr) Quindi si ha: 9 d 2 m2 =0 2 d d 2 R 1 dR m2 2 k − R=0 c dr 2 r dr r2 =Acos mBsin m R r =CJ m k c r DY m k c r . Con = e ∂ e 1 ∂ otteniamo per i campi trasversali: ∇ t r ∂r r ∂ jk 2c Et =k { ∂ Ez ∂ Hz 1 ∂ Ez 1 ∂ Hz e r e }−0 { e r e } ∂r r ∂ ∂r r ∂ t =k { jk c2 H ∂Hz ∂E 1 ∂Hz 1 ∂Ez e r e }0 { z e r e } . ∂r r ∂ ∂r r ∂ Le possibili distribuzioni dei campi sono determinate dalle condizioni al contorno sulle pareti della guida d'onda: • E =0 ; E z=0 per r=a • H r =0 per r=a Nel caso dei modi TE si ha (nel problema in esame, la funzione di seconda specie non è una soluzione fisicamente accettabile perché tende ad infinito per r tendente a 0): H z=H mn J m rk c cos m , dove deve essere soddisfatta J m ' ak c =0 (che equivale a ∂ H z /∂ z=0 per r=a). Con n=1,2,3... e m=0,1,2... sussiste la seguente 10 relazione di dispersione approssimata per le onde TE: k 2c k 2= 2 2m−3 2 2 4m 23 2 dove k a ≈n − c 4 4 c2 Con ciò otteniamo per i campi trasversi delle onde TE: 0 m sin m H mn=Z w , mn H kc kc r k H r =− j J m ' k c r cos m H mn kc 0 E = j J m ' k c r cos m H mn0 =−Z w ,mn H r kc k m H = j J k r sin m H mn k c kc r m c k Z w ,mn = kc E r= j Il modo a frequenza più bassa (modo fondamentale) è il TE11. Per le frequenze di cut-off si ha: mn=mn c /a ( mn =radice n-esima dell'equazione J m ' =0 ) Per i modi TM si ha: E z=E mn J m k c r cos m, dove J m k c a=0 (per avere E z =0 in r=a) deve essere soddisfatto. Sussiste la seguente relazione di dispersione approssimata per i modi TM: 11 k 2c k 2= 2 c2 con k c a2≈n 2m−1 2 2 4m2−1 − . 4 4 Con ciò otteniamo per i campi trasversali dei modi TM: k J ' k r cos m E mn kc m c 0 m E Hr= j J m k c r sin m E mn=− kc kc r Z w ,mn k m E = j J k r sin m E mn kc k c r m c 0 E H = j J m ' k c r cos m E mn= r kc Z w , mn k Z w ,mn = c k E r=− j Il modo fondamentale è il TM01, con E =H r =0 , ed è usato negli acceleratori lineari per accelerare particelle ultra relativistiche. Illustrazione 2: Configurazione del campo per il modo TM01 12 Autofunzioni di un risonatore cilindrico Se inseriamo piatti conduttori nella guida d'onda perpendicolari alla direzione z, l'onda incidente viene riflessa completamente e si stabilisce un'onda stazionaria. Sfruttando l'espressione dei campi ricavata per la guida d'onda cilindrica, e combinando un'onda diretta e un'onda inversa, si ottengono i campi nel risonatore imponendo le condizioni al contorno. Per soddisfare le condizioni al contorno longitudinali dobbiamo imporre la condizione k=pπ/l (in tal modo la cavità ha lunghezza pari ad un multiplo di una semi-lunghezza d'onda in guida). Inserendo le autofunzioni della guida d'onda cilindrica, il campo longitudinale diventa (i pedici m, n e p denotano il numero di variazioni di semi-lunghezza d'onda nelle tre direzioni coordinate): Modi TE mnp : H z =H mn J m k c r cos msin p /lz e j Modi TM mnp : E z= E mn J m k c r cos m cos p /lz e mnp t j mnp t Per le frequenze si ha: mnp =c /a2 p /l 2 La formula per le frequenze di risonanza può essere scritta come un'equazione lineare come segue: c 'mn 2 c 2 2 d 2 df = p 2 l d =2a :diametro della cavità :zero della funzione di Bessel o della sua derivata 2 ' mn 13 Nelle tabelle seguenti vengono elencati gli zeri della funzioni di Bessel e delle derivate prime necessarie a calcolare le frequenze di risonanza: n 0n 1n 2n 3n 4n 5n 1 2,40482 3,83171 5,13562 6,38016 7,58834 8,77148 2 5,52007 7,01559 8,41724 9,76102 11,06471 12,33860 3 8,65372 10,17347 11,61984 13,01520 14,37254 15,70017 4 11,79153 13,32369 14,79595 16,22347 17,61597 18,98013 Tabella 1: Zeri ξmn di Jm(ξmn)=0 (n=1,2,3,4) della funzione di Bessel Jm(x) n 0n ' 1n ' 2n ' 3n ' 4n ' 5n ' 1 3,83171 1,84118 3,05424 4,20119 5,31755 6,41562 2 7,01559 5,33144 6,70613 8,01524 9,28240 10,51986 3 10,17347 8,53632 9,96947 11,34592 12,68191 13,98719 4 13,32369 11,70600 13,17037 14,58585 15,96411 17,31284 Tabella 2: Zeri ξ'mn della derivata J'mn(ξ'mn)=0 (n=1,2,3,4) della funzione di Bessel Jm(x) L'eguaglianza degli zeri 0n e 1n ' indica che la derivata della funzione di Bessel di ordine zero coincide con la funzione di Bessel del primo ordine: d J x = J 1 x . dx 0 Perciò i corrispondenti modi TE e TM hanno la stessa frequenza di risonanza 14 (vengono anche detti modi degeneri): f TE = f TM per valori arbitrari di n e p . 0np 1np Calcolo del campo attraverso i vettori potenziali Un altro modo per ricavare i campi in una guida d'onda cilindrica, e quindi in cavità come poc'anzi esaminato, è ricorrere ai vettori potenziali ausiliari A e F. Il vettore potenziale magnetico è definito come segue: In una regione priva di sorgenti, la densità di flusso magnetico B è sempre solenoidale, che significa che ha divergenza nulla. Questo comporta che può essere rappresentata come il rotore di un altro vettore, perché obbedisce all'identità vettoriale ∇ × ∇⋅ A=0 dove A è un vettore arbitrario. Definiamo perciò 1 H A = ∇ ×A EA = − j A dove la seconda uguaglianza vale ameno del gradiente di un potenziale scalare elettrico arbitrario, funzione della posizione. Il vettore potenziale elettrico F è così definito: è sempre In una regione priva di sorgenti, la densità di flusso elettrico D solenoidale, cioè ha divergenza nulla, perciò può essere rappresentata come il 15 rotore di un altro vettore perché obbedisce all'identità vettoriale × ∇⋅− ∇ F = 0 dove F è un vettore arbitrario. Definiamo perciò 1 EF = − ∇ ×F HF = − j F dove l'ultima eguaglianza vale a meno di un potenziale scalare magnetico arbitrario, funzione della posizione. Vediamo il calcolo per i modi TM (stiamo parlando di modi trasversi magnetici rispetto a z). Tali modi possono essere derivati imponendo: A = e z Az r , , z F=0 Il vettore potenziale A deve soddisfare l'equazione delle onde che riscriviamo: ∇ 2 A z r , , zk 2 Az r , , z = 0. Espandendo tale equazione in coordinate cilindriche, si ha: 2 ∂ Az 2 2 1 ∂ Az 1 ∂ A z ∂ Az 2 2 Az = 0 , 2 2 2 r ∂r ∂r r ∂z ∂z la cui soluzione per la geometria considerata è: 16 Az r , , z = [ A1 J m k r r B1 Y m k r r ] − jk z z x [C 2 cos mD2 sin m][ A3 e B3 e jk z z , ] (come si vede la componente longitudinale è la soluzione per onde viaggianti) con 2 2 k r k z = k 2 . Le costanti A1, B1, C2, D2, A3, B3, m, kr, kz possono essere trovate usando le condizioni al contorno 1) E r r =a , , z = 0 o 2) E z r=a , , z = 0 3) I campi devono essere finiti ovunque 4) I campi devono ripetersi ogni 2 radianti in In accordo con la condizione 3), B1=0 in quanto Ym(r=0)=∞. In più, in accordo con la 4), m=0,1 ,2 ,3 , ... Considerando onde che si propagano solo nella direzione delle z positive, il potenziale A si riduce a: − jk z z A +z r , , z = Bmn J m k r r [C 2 cos m D 2 sin m ]e . Gli autovalori di kr possono essere ottenuti applicando la condizione 1) o la 2). Si ha: 17 E +z =− j 1 ∂2 2 k 2 A+z ∂ z k 2r − jk = − jB mn J m k r r [C 2 cos m−D2 sin m ]e z z Per soddisfare la condizione al contorno 2) si ottiene: J m k r a =0 k r a= mn k r = mn a Facendo uso delle relazioni trovate, k z può così essere scritto: 2 i) k −k = k − mn a 2 k z mn = 2 r 2 quando k>k r= ii) 0 iii) − j k −k =− j 2 r 2 quando k=k c =k r= mn a quando k k r= mn a 2 mn −k 2 a Il cutoff è definito quando (kz)mn=0. Perciò, in accordo alla ii): k c = c = 2 f c = k r = o f c mn = mn 2 a . 18 mn a mn a 2 2 2 2 k k f ) k −k =k 1− r =k 1− c =k 1− mn =k 1− c k k ka f quando f f c = f c mn ) 0 quando f = f c = f c mn 2 k z mn = 2 r 2 ) − j k −k =− jk 2 r =− jk 2 kr −1=− jk k 2 2 kc −1= m −1 k ka fc −1 f quando f f c = f c mn 2 a) g mn = 2 2 fc 1− f b) ∞ = 2 fc 1− f quando f f c = f c mn quando f = f c = f c mn Le componenti del campo elettrico e magnetico possono essere così scritte: 2 + k k 1 ∂ Az − jk z E =− j =−Bmn r z J m ' k r r [C 2 cos m D2 sinm ]e ∂r ∂ z 2 + mk z 1 1 ∂ Az E +=− j =−Bmn J k r [−C 2 sin mD2 cos m] x ∂ ∂ z r m r − jk z e k 2r 1 ∂2 + 2 + E z =− j 2 k Az =− jB mn J k r [C 2 cos m−D2 sin m ] x ∂ z m r + r z z − jk z z e + 1 1 ∂ Az m1 − jk z H = =B mn J k r [−C 2 sin m−D2 cos m]e r ∂ r m r + k 1 ∂ Az − jk z + H =− =−B mn r J m ' k r r [C 2 cos m D2 sin m ] e ∂r + H z =0 ∂ '= . ∂k r r + r z z 19 L'impedenza dell'onda nella direzione delle z positive può essere scritta come +z TM w mn Z = E +r E + H Hr =− + = + k z mn , che con l'aiuto delle espressioni di (kz)mn scritte sopra si riduce a: 2 2 2 f f f k ' ) 1− c = 1− c = 1− c f f f quando f f c = f c mn TM Z z w mn = ') 0 quando f = f c = f c mn 2 − jk ') fc −1 f 2 fc −1=− j f =− j 2 fc −1 f quando f f c = f c mn Accenniamo solo che per ricavare i modi TE rispetto a z si procede analogamente ai modi TM, considerando che deve aversi: A=0 F =e z Fz r , , z e il vettore potenziale elettrico F deve soddisfare l'equazione delle onde così riscritta: 2 2 ∇ F z r , , z k F z r , , z=0. 20 Vediamo rapidamente il calcolo del campo in cavità, sempre esemplificando il solo caso dei modi TMmnp. Riscriviamo Az come abbiamo fatto per la guida d'onda, ma considerando che la componente longitudinale deve esprimere una dipendenza da z che è quella per le onde stazionarie: A z r , , z = Bmn J m k r r [C 2 cos m D2 sin m ] x [C 3 cos k z z D3 cos k z z ] dove mn a m=0,1,2... kr = Per il campo elettrico si ha: 2 1 1 ∂ Az E r , , z =− j r ∂ ∂ z =− jB mn m z 1 J k r [−C 2 sin m D2 cos m] r m r x [−C 3 sin k z z D3 cos k z z ] Applicando la condizione di annullamento del campo elettrico tangenziale ai piatti di chiusura: E 0r a ,02 , z=0 =− jB mn mk z 1 J k r [−C 2 sin m D2 cos m] r m r x [−C 3 0D3 1] = 0 D 3=0 21 E 0r a ,02 , z =l = jB mn mk z 1 J k r [C 2 sin mD2 cos m][C 3 sin k z l]=0 r m r sin k z l = 0 k z l=arcsin 0= p k z= p l p=0,1,2 ,3 ,... La frequenza di risonanza è ottenuta usando: 2 2 mn p k k = =2r a l 2 r 2 z ovvero: f r TM mnp = 1 2 2 mn p a l 2 m=0,1,2 ,3.. n=1,2 ,3 , ... p=0,1 ,2,3 ,... In definitiva A z r , , z =B mnp J m k r r [C 2 cos m D 2 sin m]cos k z z I corrispondenti campi elettrici e magnetici sono: 22 E =− j ∂ 2 Az k k B 1 = j r z mnp J m ' k r r [C 2 cos mD2 sin m] r ∂ r ∂ z r xsink z z 2 m k z B mnp 1 1 1 ∂ Az E =− j =− j J k r [C 2 sin m− D2 cos m] r r ∂ ∂ z r r m r xsink z z E z =− j H r= k 2r 1 ∂2 2 −k = j B k 2k 2r A z= jk 2r r B mnp Az r r ∂ z 2 r mnp z 1 1 ∂ Az −mB mnp 1 = J k r [ C 2 sin m−D 2 cos m]cos k z z r ∂ r m r H = −1 ∂ A z −k r = B J ' k r r [C 2 cos m D2 sin m]cos k z z ∂r mnp m H z=0 Nel caso dei modi TE si procede partendo dal vettore potenziale Fz: F z r , , z = Amn J m k r r [C 2 cos m D2 sin m ] x [C 3cos k z z D 3 sin k z z ] dove ' mn a m=0,1,2 ,3 , ... k r= Quindi si procede analogamente ai modi TM, lasciando al lettore l'approfondimento per cui si rimanda alla bibliografia indicata ad inizio capitolo. 23 Modello di una cavità a singolo modo Definiamo le quantità caratteristiche nel caso del risonatore “scarico”. Consideriamo un circuito equivalente RLC parallelo. Scriviamo le relazioni per tensioni e correnti: −V C =V R=U L , C dV C =I C , dt V L =L dI L dt I C =I RI L Queste conducono all'equazione differenziale che governa il circuito: d2 V 1 dV 1 V =0 2 RC dt LC dt Definiamo le quantità seguenti: Costante di tempo =RC 1 LC 2 x Energia immagazzinzata 2 W 0 W Fattore di merito Q0= = = Potenza dissipata in un periodo T P P Pulsazione di risonanza 0= Per un circuito debolmente smorzato (caso oscillante) si ha: − V t=V 0 e t 2 L'energia immagazzinata è: 24 e j 0 t 0 t 1 1 − W = C∣V∣2= e CV 20 , 2 2 e la potenza dissipata è: P= dW 1 =− W dt Otteniamo così un'altra espressione del fattore di merito: Q= 0 W R =0 =0 RC = P 0 L Se usiamo un generatore di corrente esterno per forzare le oscillazioni, I ext = I ext e jt , la nuova relazione per le correnti è: I C I ext =I RI L ed abbiamo di conseguenza una nuova equazione differenziale non omogenea: d 2 V 0 dV 1 dI ext 2 V = 0 C dt dt 2 Q0 dt Usando per la tensione V =V e j t , si ottiene la soluzione disomogenea complessa: I ext R I ext C V = = j 0 0 20−2 1 jQ 0 − Q0 0 j 25 ≪ 0 ≈ R I ext 12jQ0 Individuiamo modulo e fase: ∣V∣= R I ext 1Q R I ext ≪ 0 2 ≈ 2 0 2 14Q tan =Q0 ≈2Q0 0 Il fattore di merito della cavità scarica può essere determinato dalla misura della così detta banda a metà potenza dalla curva di risonanza. Q 0= 0 , H H = banda corrispondente a V = V max 2 . Vediamo il caso della cavità accoppiata a una guida d'onda. Esistono tre metodi basilari per accoppiare una guida d'onda ad una cavità ad alta frequenza: 1. Accoppiamento magnetico (o loop coupling) 2. Accoppiamento elettrico (pin coupling) 3. Accoppiamento diretto alla guida d'onda (hole coupling) La figura seguente illustra il caso di accoppiamento magnetico. 26 L'obiettivo di un accoppiatore efficiente è di consegnare la potenza proveniente dal generatore di segnale alla cavità idealmente senza che avvengano riflessioni. Per ottenere ciò, è necessario che la guida d'onda sia terminata con la sua impedenza caratteristica (tipicamente di 50 Ω). In generale l'impedenza della cavità è complessa, divenendo puramente resistiva solo in condizioni di risonanza, ed in tal caso viene chiamata shunt-impedance Rs=Z(ω0). Una grandezza usata per caratterizzare l'entità dell'accoppiamento guida-risonatore è il coefficiente di accoppiamento, dato dal rapporto tra l'impedenza Rs riportata nel circuito primario e l'impedenza caratteristica della guida d'onda: = Rs n2 Z 0 La presenza della linea di trasmissione esterna determina un carico sul risonatore che ci porta a definire un nuovo fattore di merito in questo modo: 1 1 1 = 2 R RS n Z 0 27 1 1 1 = Q Q 0 Qext Il fattore di merito scarico Q0 viene ridotto a Q dalla presenza del fattore di merito esterno Qext. Tenendo in conto la dissipazione esterna, si ottengono le seguenti relazioni (Pwall è la potenza dissipata sulle pareti del risonatore): Qext = 0 W P ext = Q= 0 W P wall P ext Q0 P ext R = = 2S Q ext P wall n Z 0 Si distinguono tre casi: 1. 1 : sottoaccoppiamento, QQ 0 /2 2. =1 : accoppiamento critico, Q=Q 0 / 2 assenza di riflessioni 3. 1 : sovraccoppiamento, QQ0 /2 Una volta noto il coefficiente di accoppiamento si può ricavare il fattore di merito non caricato dal fattore di merito loaded misurato: Q 0=1 Q . Nel caso di accoppiamento critico non si hanno riflessioni (alla risonanza) e idealmente tutta la potenza incidente proveniente dal generatore, P+, viene dissipata all'interno del risonatore, comparendo nel bilancio energetico sotto forma di Pwall. La ragione di ciò è che l'onda irradiata dal risonatore verso il generatore di segnale e l'onda riflessa al meccanismo di accoppiamento hanno eguale ampiezza e sono in controfase, ciò determinando una interferenza distruttiva. Sotto tali ipotesi, la potenza Pext viene definita come la potenza irradiata all'esterno della cavità quando il generatore di segnale viene spento2. Se invece sono presenti riflessioni, si distingue tra: • Sottoaccoppiamento: l'onda irradiata dalla cavità è in controfase rispetto 2 T. P. Wangler “RF Linear Accelerators” 28 all'onda riflessa ma ha ampiezza inferiore. • Sovraccoppiamento: prevale il campo irradiato dalla cavità sull'onda riflessa. In caso di riflessioni abbiamo l'onda incidente, denotata da riflessa denotata da V - e I - . V + e I + , e l'onda Il coefficiente di riflessione complesso è definito come: Z /Z 0−1 V S 11= + = Z /Z 01 V dove Z è l'impedenza di terminazione della linea. Nel caso di risonanze non sovrapposte, abbiamo gli elementi per esplicitare il calcolo dello S11: Z cav −1 Z /Z 0−1 n Z 0 1 jQ 0 −1− jQ 0 S 11= = = = Z /Z 01 Z cav 1 jQ 0 1 −1 2 1 jQ 0 n Z 2 −1 0 dove si è fatto uso di = Rs 2 n Z0 . A rigore ciò è vero solo in corrispondenza della locazione dell'accoppiatore. Se la misura del coefficiente di riflessione viene effettuata a distanza l dall'accoppiatore , va tenuto in conto un fattore moltiplicativo e−2jkl , che introduce un termine di fase aggiuntivo pari a due volte il ritardo di propagazione dell'onda nella linea di trasmissione lunga l. Tale fattore dipende dalle proprietà del conduttore (induttanza L' e capacità C' per unità di lunghezza, trascurando le perdite ohmiche), nonché dalla frequenza, attraverso il numero d'onda k=ω/vph= ω√L'C'. 29 Consideriamo ora una cavità accoppiata in ingresso e uscita a due guide d'onda entrambe terminate con un carico adattato di 50 Ω (potrebbero essere due cavità). D'ora in poi consideriamo: • p V : tensione ai capi dell'induttanza che rappresenta l'accoppiamento della guida 1 con la cavità (porta uno); • V out : tensione ai capi dell'induttanza che rappresenta l'accoppiamento come sopra ma per la guida 2 (porta due); • • • V + : tensione del generatore; S11: coefficiente di riflessione alla porta uno; n 21,2 = Rs , è il rapporto di forma del trasformatore che rappresenta Z 0 1,2 l'accoppiamento guida-cavità alla porta 1 o 2; Rs è la shunt-impedance vista precedentemente; 1,2 è il coefficiente di accoppiamento tra campo in guida e campo in cavità, alla porta 1 o 2. • Ztot: impedenza data dal parallelo dell'impedenza della cavità Z cav e l'impedenza Z0 della guida d'uscita, riportato nel circuito d'ingresso dividendo per n12. Consideriamo le potenze in gioco nel circuito equivalente: 30 Potenza dissipata nella cavità: Pwall = [ V p ]2 n 21 2R s [ V p ]2 Potenza dissipata nei circuiti esterni: Pext1 = 2Z 0 2 [ V p ] 2 n1 P ext2= 2Z 0 n22 Potenza totale dissipata: Ptot =P wall P ext1P ext2 n 21 C [ V p]2 L'energia immagazzinata nel risonatore è U= . 2 Il fattore di merito caricato del risonatore viene ora facilmente ricavato: Q= 0 U 1 1 1 = Ptot Q0 Qext1 Qext2 −1 dove Q 0= 0 U , P wall Qext1 = 0 U , P ext1 Qext2 = 0 U Pext2 ed introducendo i fattori di accoppiamento: 1= P ext1 Q 0 = , Pwall Qext1 2= può essere così riscritto: Q= Q0 . 11 2 31 P ext2 Q 0 = P wall Qext2 Come fatto in precedenza, cerchiamo anche per questa configurazione il coefficiente di riflessione, a cui aggiungeremo il coefficiente di trasmissione. Scriviamo espressamente le tensioni prima definite: V p = V + 1S 11 n1 n1 V out = V p = V + 1S 11 n2 n2 Scriviamo l'impedenza totale: 2 Z tot = 2 −1 n1 n1 1 Z cav n 22 Z 0 = 1 Z 0 12 jQ 0 Per il coefficiente di riflessione si ha: S 11 Z tot −1 Z0 −1−2 − jQ 0 = = 1 , Z tot 112 jQ 0 1 Z0 quindi l'assenza di riflessioni comporta che alla risonanza si debba avere 1=12 , e poiché i coefficienti di accoppiamento sono positivi, è richiesto che la guida d'onda di input sia sovraccoppiata. Servendosi di quanto finora scritto, si ricava il coefficiente di trasmissione: S 21 = n 2 1 n1 V out = 1S 11 1 = + n2 112 jQ 0 n2 V . = 2 1 2 2 1 2 = 112 jQ 0 1 112 jQ 0 32 Capitolo 2 Teoria della misura perturbativa Espone le teorie della misura del campo elettromagnetico in cavità derivate da C. W. Steele e J. C. Slater. L'ultima parte approfondisce il modello RLC della cavità visto nel capitolo precedente. Teoria della misura perturbativa non-risonante La teoria della misura perturbativa non risonante è un efficace strumento che viene incontro all’esigenza di misurare il campo elettromagnetico in strutture che non supportano campi stazionari, o che comunque vengono fatte lavorare sotto condizioni di non risonanza. La formula ricavata da C.W.Steele3 permette di calcolare il campo elettrico e il campo magnetico in una cavità qualsivoglia –in linea di principio il dispositivo potrebbe essere un risonatore, una guida d’onda o una linea di trasmissionemisurando la variazione del coefficiente di riflessione alla porta di ingresso mentre un oggetto perturbante viene fatto scorrere lungo l'asse della cavità. Le ipotesi che consentono questo tipo di misura sono: - L’energia non può entrare o uscire dalla cavità se non attraverso la porta di test; - Solo un modo è presente alla porta di test; - La frequenza operativa è mantenuta costante durante la misura; - Le perdite avvengono dentro la cavità e i materiali usati sono lineari e 3 C. W. Steele “A Nonresonant Perturbation Theory” 33 isotropi; - La superficie di integrazione S è situata tra le pareti della cavità, eccetto per la porta di test. Figura 1 Cavità sotto misura La figura 1 mostra una sezione trasversa della cavità sotto misura. Essa può avere qualsiasi dimensione o forma e può essere con o senza perdite. La cavità, nella trattazione seguente, è considerata come insieme del risonatore, del carico e della guida d’onda che li connette. La formulazione base di questa teoria è simile al teorema di reciprocità di Lorentz e alla teoria sviluppata da Jaynes4 per calcolare la variazione dell’impedenza di ingresso della cavità quando viene modificata. Grazie al teorema di reciprocità si riesce a stabilire una relazione tra i campi perturbati e imperturbati presenti internamente alla regione R (figura 1) e i campi alla superficie S che delimita la regione suddetta. La trattazione di Steele consente di ricavare un'equazione che collega la variazione del coefficiente di riflessione misurato alla bocca di ingresso della struttura con il campo imperturbato nella posizione del perturbante. Due campi elettromagnetici diversi sono considerati nella regione R: l’uno, in assenza dell’oggetto perturbante, designato dalle componenti elettriche e 4 E. T. Jaynes “Application of reciprocity theorem to design of coupling system” 34 magnetiche da E0 e H 0 ; l’altro, in presenza dell’elemento perturbante, designato . Questi due campi hanno la stessa frequenza. Ee H Definiamo il vettore p : −E × H 0 p = E0 × H nella regione R e sulla superficie S. Per prima cosa si deve relazionare la superficie S a (1) p lungo p nel volume attraverso il teorema della divergenza: p dV ∫S n⋅p ds = ∫V ∇⋅ (2) n è la normale alla superficie S rivolta verso l’esterno. Nei paragrafi dove seguenti, gli integrali in (2) sono sviluppati in una forma adatta alle misure perturbative. Consideriamo l’integrale al primo membro di (2). Supponiamo di dividere la superficie S in due parti: S1, la parte che attraversa la guida d’onda alla porta di ingresso; S2, la parte interamente contenuta nelle pareti della cavità. Assumiamo che le pareti della cavità attenuino il campo elettromagnetico così efficacemente che, sulla superficie S2 si abbia: =H = p = 0 . E0 = H 0 = E Perciò ∫S n⋅p ds = ∫S n⋅p ds 1 Sulla superficie S1, usando (1) si ha: −n⋅ n⋅p = n⋅ E0× H E × H 0 35 (3) n×E ⋅H 0 n⋅p = n× E0 ⋅H− n⋅p = n× E0s ⋅H s− n × Es ⋅H0s . (4) In (4), il pedice s denota le componenti del campo alla superficie piana S1. Supponiamo che su S1, E0 e H 0 siano composti interamente da un singolo modo in guida d’onda, e che siano composti dello stesso modo in guida Ee H devono avere la stessa direzione, d'onda. In ogni punto di S1, quindi, E0 e E devono avere la stessa direzione. In una guida a singolo come anche H 0 e H su una sezione trasversa devono essere modo, le componenti di campo Ee H perpendicolari l’una all’altra. In (4), i n × E0s e n × Es sono vettori perpendicolari a E0s e E s , ma sono paralleli a H0s e H s . Perciò, (4) diviene n⋅p = E s H 0s −E 0s H s (5) dove E0s, H0s, Es e Hs sono scalari. In generale, questi campi contengono onde incidenti e riflesse attraverso la guida d’onda, e possono essere espressi come E0s = (1 + S110)E0si (6) H0s = (1 - S110)H0si (7) Es = (1 + S11)Esi (8) Hs = (1 – S11)Hsi (9) dove S110 e S11 sono rispettivamente i coefficienti di riflessione alla porta S1 in assenza e in presenza dell’oggetto perturbante. In queste equazioni il pedice i denota l’onda incidente alla porta 1. Quando la (5) viene combinata con tali equazioni e si nota che Esi/Hsi = E0si/H0si , 36 il risultato è n⋅p = S11−S 110 E 0si H si E si H 0si (10) Le componenti del campo in (10) sono scelte in maniera da avere fase nulla sul piano di riferimento S1, senza che ciò provochi una perdita di generalità. in (10) sono Dal teorema di Poynting e dal fatto che le componenti di Ee H perpendicolari l'una all'altra, si ha che ∫S1 E 0si H siE si H 0si ds = 2 P 0i Pi = 2P i (11) In (11) si è considerato P0i=Pi , dove P0i e Pi sono i livelli di potenza nelle onde incidenti che passano attraverso S1, in assenza e in presenza dell'oggetto rispettivamente. Quando si combinano (3), (10), (11) il risultato è ∫S n⋅p ds = 2Pi S 11 . (12) Consideriamo ora il secondo membro di (2). Da (1) p = ∇⋅ E × H E −∇⋅ × H 0 , ∇⋅ 0 che per mezzo di una identità vettoriale diventa p = ∇ × E ⋅H ×H × × H ⋅E − ∇ ⋅E0 − ∇ ∇⋅ E ⋅H 0 ∇ 0 0 Quando le equazioni di Maxwell, date da 37 (13) E = − j H ∇× e H = ∇× i c j E= i c id = it sono sostituite dentro la (13), essa diventa p = − j − H ⋅H ∇⋅ E⋅it0 − E0⋅i t a p 0 (14) i c , id , i t sono rispettivamente le densità di corrente di conduzione, dove spostamento e totale. Per il teorema di reciprocità di Lorentz si può affermare che nella regione R fuori dall'oggetto perturbante si ha che p = 0 , ∇⋅ poiché in ogni punto di detta regione la conducibilità, la permittività e la permeabilità sono le stesse con o senza l'oggetto perturbante. Come risultato si ha p dv = ∫ ∫V ∇⋅ V p dv ∇⋅ p (15) dove V è il volume dell'intera regione R, e Vp è il volume occupato dall'elemento perturbante. Quando (2), (12), (14) e (15) vengono combinate, il risultato è ⋅it0 − E0⋅ ] dv . 2P i S 11 = ∫Vp [ E i t − j a − p H 0⋅H 38 (16) Espressione in termini di momenti di dipolo elettrico e magnetico Se l'oggetto perturbante è abbastanza piccolo rispetto alla lunghezza d'onda, il suo campo di scattering consiste per intero della radiazione di un momento di dipolo elettrico e momento di dipolo magnetico. Per un oggetto siffatto, il secondo membro della (16) può essere sostituito con una espressione in termini di momenti di dipolo. Il primo passo della derivazione è mostrare che la variazione del coefficiente di riflessione causata dall'elemento perturbante dipende dai momenti di dipolo elettrico e magnetico che esso stabilisce, ma è indipendente dalle sue proprietà. Combinando (3), (5) e (12) otteniamo 2P i S 11=∫S E s1 H 0s1 −E 0s1 H s1 ds 1 (17) Ora, supponiamo che EΔs e HΔs siano le componenti del campo elettrico e magnetico diffuse dall'elemento perturbante, che giacciono sul piano S1 che taglia la guida d'onda d'ingresso. Allora Es = EΔs + E0s Hs = HΔs + H0s e quando queste equazioni sono sostituite nella (17) il risultato è 2P i S 11 = ∫S E s H 0s−E 0s H s ds 1 (18) Si possono esprimere EΔs e HΔs in termini dei momenti di dipolo elettrico e , come magnetico, Pe M 39 C2⋅M E s = C1⋅P (19) C4⋅M H s = C3⋅P (20) In (19) e (20) i vettori C1 , C2 , C3 , C4 rappresentano l'accoppiamento tra i momenti di dipolo e le componenti del campo nel piano S1. Quando (18), (19) e (20) vengono combinate, il risultato è 2P i S 11 = k1⋅ P k2⋅M (21) dove k1 = ∫S1 H 0s1 C1−E 0s1 C3 ds (22) k2 = (23) e ∫S1 H 0s1C2−E 01s C4 ds Le equazioni (22) e (23) mostrano che k1 e k2 sono totalmente indipendenti dall'oggetto perturbante. E' evidente dalla (21) che la variazione del coefficiente di riflessione dipende dalle proprietà dell'oggetto perturbante solo nella misura in cui esse influiscono sui momenti di dipolo elettrico e magnetico. Per valutare k1 , scegliamo un oggetto perturbante che consiste in due sfere identiche separate l'una dall'altra e connesse da un filo fine, il tutto perfettamente conduttore. La distanza tra le sfere è abbastanza grande rispetto al raggio. Poiché il dispositivo è perfettamente conduttore, i campi elettrico e magnetico in sua presenza, E e H, sono nulli al suo interno, col risultato che la (16) diventa 2P i S 11 = −∫Vp E0⋅ i t dv . (24) Poiché E0 è considerato uniforme attraverso lo spazio occupato dall'oggetto 40 perturbante, (24) diviene 2P i S 11 = − E0⋅∫Vp i t dv = −E0⋅ I t l (25) dove It è la corrente totale che fluisce lungo il filo, e l è un vettore la cui direzione è quella dell'oggetto perturbante e il cui modulo è la sua lunghezza. Se Q è la carica di una delle sfere, allora I t l = j Q l e poiché P = Q l , allora . I t l = j P (26) Combinando (25) e (26) otteniamo . 2P i S 11 = − E0⋅ j P (27) Dal momento che il dipolo, agendo sotto un campo elettrico, produce un momento magnetico nullo, è evidente confrontando (21) e (27) che k1 = − j E0 . Per valutare k2 (28) scegliamo un oggetto perturbante consistente in un anello di filo perfettamente conduttore, potendo così ancora applicare la (24). Considerando che It rappresenti la corrente totale nel filo, e assumendola costante su tutto l'anello, la (24) diventa 41 . 2P i S 11 = −I t ∮ E0⋅dl (29) Il flusso magnetico Φ concatenato all'anello è dato da = A 0 H 0⋅ n n è il vettore normale al piano dell'anello, e A è l'area racchiusa da esso. dove Perciò ∮ E0⋅dl = − j = − j 0 A H 0⋅n . (30) Combinando (29) e (30) otteniamo 2P i S 11 = − j 0 A H 0⋅ n è dato da e poiché il momento di dipolo magnetico M = I t An , M allora H 0 . 2P i S 11 = − j 0 M⋅ (31) Confrontando (21) e (31) osserviamo che k2 = j 0 H 0 . (32) I valori di k1 e k2 mostrati in (28) e (32) sono completamente indipendenti dall'oggetto perturbante. Quando questi valori sono sostituiti nella (21) il risultato 42 è H 0 . 2Pi S 11 = − j E0⋅P −0 M⋅ (33) Espressione in termini di polarizzabilità Il concetto di polarizzabilità5 può essere applicato ad alcune classi di oggetti perturbanti. Tali oggetti hanno la proprietà, nel momento in cui sono posti all'interno di un campo elettrico variabile sinusoidalmente, di eccitare un momento di dipolo elettrico ma nessun momento di dipolo magnetico. All'inverso, se vengono posti in un campo magnetico variabile sinusoidalmente, eccitano un momento di dipolo magnetico ma nessun momento di dipolo elettrico. Gli oggetti perturbanti comunemente usati per le misure di campo hanno questa proprietà. Ci sono due vantaggi ad usare il concetto di polarizzabilità connesso alle misure perturbative di campo. Innanzitutto, la formulazione è più facilmente utilizzabile della (16) o la (33). Secondariamente, permette di usare formule note in letteratura per la polarizzabilità di vari oggetti perturbanti di diversa forma6. I momenti di dipolo elettrico = ∫ Vp (polarizzazione) dV e magnetico possono essere espressi da P = 0 [ e ]⋅E0 = [ m ]⋅H 0 M dove αm e αe sono tensori di polarizzabilità. Quando queste equazioni sono 5 R. E. Collin “Field Theory of Guided Waves” 6 R. E. Collin op. cit. 43 sostituite nella (33), il risultato è 2P i S 11 = − j [0 E0⋅[e ]⋅E0−0 H 0⋅[m ]⋅H 0 ] . (34) In pratica è molto più semplice usare polarizzabilità scalari che tensori di polarizzabilità. Ciò può essere fatto per una classe di oggetti perturbanti più ristretta, e cioè quella composta da oggetti con simmetria di rotazione intorno a una asse, simmetria rispetto a un piano normale all'asse, e polarizzabilità elettriche e magnetiche scalari nella direzione dell'asse e ortogonale all'asse. Una polarizzabilità è scalare se i campi elettrici e magnetici determinano un corrispondente momento di dipolo elettrico e magnetico allineato al campo. Per tali oggetti si trova facilmente che la (34) si riduce a 2P i S 11 = − j [0 e E 20−0 m H 20 ] (35) dove 2 2 2 2 2 2 2 2 2 e E 0 = ep E 0 cos e en E 0 sin e = ep E 0z en E 0t 2 2 2 2 , 2 m H 0 = mp H 0 cos m mn H 0 sin m = mp H 0z mn H 0t . (36) (37) Si ribadisce a proposito del concetto di polarizzabilità, che la formulazione semplificata ora vista è valida limitatamente ad oggetti quali i dielettrici perfetti, che hanno cioè gli elementi del tensore di polarizzazione indipendenti dalla posizione e dal valore del campo elettrico. Nel caso il materiale sia anche isotropo, è possibile pervenire in maniera semplice all'espressione della polarizzabilità considerando che il campo dalle molecole del materiale sia puramente dipolare; che i dipoli siano distribuiti uniformemente; che il loro momento sia diretto parallelamente al campo esterno, e che i momenti delle varie molecole siano uguali tra loro. Dalla relazione di Lorentz (dove E l è il campo locale e P l'intensità di polarizzazione, o momento di dipolo per unità di 44 volume) P E l = E 3 0 dal momento che vale la relazione seguente (dove n è il numero di molecole per unità di volume e la polarizzabilità unitaria): P P=n p=n e El =n e E P= 30 n e E =0 E =0 r −1 E n e 1− 30 −1 e =3 0 r n r 2 che è la relazione di Clausius-Mossotti7 Va sottolineato che la formula (35) vale solo se i campi elettrico e magnetico sono polarizzati linearmente nel punto della perturbazione, altrimenti si deve ricorrere alla formula più generale (34). In (36) e (37), θe e θm sono gli angoli tra l'asse dell'oggetto perturbante e i campi elettrici elettrici e magnetici impressi, rispettivamente. I termini αep, αen, αmp, e αmn sono le polarizzabilità scalari, con αep e αmp presi paralleli all'asse dell'oggetto perturbante, e αen e αmn presi normali all'asse. Per separare le componenti del campo longitudinale e trasversale sono necessari due oggetti di forma differente, ad esempio un cilindretto e un disco. Allo scopo di determinare sia il campo magnetico che il campo elettrico, devono essere svolte due successive misure usando rispettivamente l'oggetto magnetico e l'oggetto dielettrico come perturbanti, allo stesso modo del caso risonante. Per questo metodo non risonante, essendo più generale, non è importante se la cavità sia in 7 C. Mencuccini, V. Silvestrini “Fisica II Elettromagnetismo e Ottica” 45 risonanza o non lo sia8. Teoria della misura perturbativa risonante9 Dal teorema di Boltzmann-Ehrenfest sappiamo che in un dispositivo privo di perdite, operante in modo lineare e periodico, il prodotto tra energia e tempo di periodo è invariante per deformazioni adiabatiche. Questo principio è stato adattato alle cavità risonanti da Maclean10 nella forma: UT = cost . Che significa anche: dU dT d =− = , U T dove ω=2πf. Se rappresentiamo una cavità come un circuito RLC, la frequenza angolare di risonanza è ω=1/√LC, così che se C varia lentamente nel tempo di un periodo (oscillazione adiabatica), ossia ∆C/C molto piccolo, si ha: d 1 dC =− . 2 C L'energia immagazzinata è data da: 8 H. Klein “Basic Concepts I” CERN-SOA 9 J. C. Slater “Microwave Electronics” 10 W. R. Maclean “The Resonator Action Theorem, Quarterly of Applied Mathematics” 46 (38) U = 2 1 1 q0 CV 20 = 2 2 C dove q0 è la massima carica nella capacità e V0 è la massima tensione del capacitore. Per una variazione adiabatica di C: dU 1 dC =− U 2 C che confrontata con la (38) dà: d dU = . U (39) In una cavità in risonanza, l'energia immagazzinata nel campo elettrico e quella immagazzinata nel campo magnetico sono uguali. Se si introduce una piccola perturbazione nel volume della cavità, l'equilibrio tra energia elettrica e magnetica viene rotto e la frequenza di risonanza subisce uno spostamento necessario a ripristinarlo. Vediamo come scrivere la (39) in maniera da poterla impiegare per le misure in cavità. Scriviamo i campi imperturbati come segue (sono eccitati alla frequenza ω0): j t j t , E0 e e H 0 e 0 0 mentre per i campi perturbati scriviamo (eccitati alla frequenza ω): 47 e j t , e j t e e j t = 0 M D E P B e j t = 0 H = −1 H 0 r −1 E eM (oggetto P= 0 r dove lineare, omogeneo, stazionario, isotropo, non dispersivo) sono le polarizzazioni elettrica e magnatica, uguali ai corrispondenti momenti di dipolo per unità di volume. Poiché si ha J = 0 , =0 , scriviamo così le equazioni di Maxwell: H = ∂ E 0 = j E ∇× 0 0 0 0 0 ∂t E = − ∂ H 0 = − j H ∇× 0 0 0 0 0 ∂t Moltiplichiamo la prima equazione per applichiamo l'identità ×H = ∂D = jD ∇ ∂t E = −∂B = − j ∇× B . ∂t E∗0 e la seconda per H∗0 , × a × a e sostituiamo i rotori a⋅ ∇ b = ∇⋅ b b⋅ ∇× dei campi imperturbati con le rispettive derivate nel tempo: H × E∗0 − j 0 0 H∗0⋅H = j E∗0⋅D ∇⋅ ∇⋅ E × H∗0 j 0 0 E∗0⋅ E = − j H∗0⋅ B . Integrando sul volume della cavità e applicando il teorema della divergenza si ottiene: ∯∂V H ×E∗0 ⋅d A − j 0 0∭V H∗0⋅H dV 48 dV = j ∭V E∗0⋅D ∯∂V E × H∗0 ⋅d A j 0 0∭V E∗0⋅E dV = − j ∭V H∗0⋅ B dV . Gli integrali di superficie scompaiono perché rappresentano il flusso di un vettore parallelo alla superficie di integrazione (per le condizioni al contorno). Esplicitando i valori dei vettori di polarizzazione e magnetizzazione: dV dV = 0∭ E∗0⋅E dV ∭ E∗0⋅ − 0 0∭V H∗0⋅H P V V ∗ dV = − 0∭ H∗0⋅H dV − ∭ H∗0⋅M 0 0∭V E0⋅E dV . V V Moltiplichiamo la prima per ω, la seconda per ω0, e le sommiamo facendo le approssimazioni per un elevato fattore di merito (ω ω0≃ ω2) e per una pallina di ∗ E ≈∣E 0∣2 : piccolo volume E0⋅ 20 −2 2 = ∭V P ∗ H∗0⋅M E0⋅P− dV ∭V ∣E 0∣ dV 2 = ∭V P ∗ H∗0⋅M E0⋅P− dV 2U ≈2 (40) 0 La frequenza di risonanza si accresce se la perdita di volume nella cavità riguarda una regione dove il campo magnetico è intenso, viceversa se il campo elettrico è più intenso la frequenza decresce. Si può visualizzare questo comportamento ricorrendo alla similitudine circuitale, se si identifica una perdita di induttanza efficace dove il campo magnetico è elevato e un aumento della capacità efficace dove il campo elettrico è elevato. Se in una cavità pill-box introduciamo una perturbazione sotto forma di una 49 sferetta guidata lungo l'asse longitudinale, avvalendoci di11: 30 r −1 P = 0 r −1 E = E0 r2 = −1 H = M 0 r 3 0 r −1 H 0 r 2 riscriviamo la (40): 3V −1 −1 = − P 0 r ∣E0∣2− 0 r ∣H 0∣2 4U r 2 r 2 Pallina dielettrica con r=1 r −1 ∣E0∣2 2 1 −4 r ∣E ∣ = −e 0 r 2 0 0 4U 4U 3 2 ∣ E ∣ = −k SL 0 U (41) dove con αe si è indicata la polarizzabilità elettrica dell'oggetto perturbante. Il kSL può essere calcolato usando una delle relazioni seguenti: k SL −1 ∣ ∣ ∣E∣2 = 0 U 11 H. Klein “Basic Concepts I” 50 −1 tan S21 ∣E∣2 = 2Q L U . Confronto tra le teorie Maier e Slater12 hanno derivato formule che mostrano la variazione della frequenza di risonanza risultante dall'uso di sferoidi schiacciati e allungati come oggetti perturbanti. Le formule mostrano la variazione della frequenza in funzione della dimensione e della forma di ognuno di questi oggetti per campi elettrici e magnetici paralleli o normali al loro asse. Maier e Slater hanno fornito inoltre un insieme di curve calcolate da queste formule. Ogni curva mostra come la variazione della frequenza dipenda dalla forma dello sferoide quando questo perturba un campo magnetico o elettrico parallelo o normale al suo asse. Gintzon 13 ripete sia le formule che le curve di Maier e Slater. Usando le formule presentate in precedenza, si può calcolare la variazione del coefficiente di riflessione che risulta quando un conduttore sferoidale viene usato come perturbante nella tecnica non risonante. Per ogni combinazione di campi elettrici e magnetici, nel punto della perturbazione, si può eseguire questo calcolo in due modi. Il primo consiste nell'usare direttamente la (16). L'altro è usare (35), (36), (37) e per le polarizzabilità αep, αen, αmp, e αmn, impiegare le formule fornite da Collin. Ad ogni modo risulta che la quantità S11-S110 per la tecnica non risonante varia linearmente con la quantità (ω02 - ω2)/ ω02 per la tecnica risonante di Slater, con le variazioni della dimensione e della forma dell'oggetto perturbante, e le variazioni della direzione e della intensità dei campi elettrici e magnetici nel punto della perturbazione. Come risultato, le curve di Maier e Slater per uno sferoide conduttore si applicano egualmente bene alla tecnica della perturbazione non risonante. 12 L. C. Mayer Jr. e C. J. Slater “Field strenght measurements in resonant cavities” 13 E. L. Gintzon “Microwave Measurements” 51 Vediamo come dimostrare l'equivalenza delle teorie di Steele e Slater, nel caso di strutture ad onda stazionaria, dove -come c'è da attendersi- le due teorie devono convergere. Scriviamo la (35) in modulo considerando che le misure bead-pull per noi significative vanno a perturbare solo il campo elettrico sull'asse longitudinale della cavità: P i∣ S 11∣ = 0 k ST ∣E∣2 k ST = 0 e . 4 Sviluppiamo le grandezze |ΔS11| e δ come segue: 1−S 211i Q0 ∣ S 11∣ = , 2 1Q L 2 = f f − 0 ≃2 , f0 f 0 valida in prossimità della risonanza. Sostituendole nella (42) si ha: P wall Q0 = 0 k ST ∣E∣2 . 2 0 1Q L Essendo Q0 = 0 U , si perviene a: P wall ∣E∣2 = k ST 1Q L 2 . 0 U Scriviamo così il fattore di scala dell'equazione di Slater: 52 (42) k SL = k ST 1Q L 2 , (43) quindi si ottiene l'espressione cercata: 2 ∣E ∣ = k SL . 0 U Ammesso di porsi in condizione di misura QLδ<<1, le costanti di scala delle equazioni di Steele e Slater coincidono. Il grafico seguente mostra che la condizione suddetta equivale a scegliere un oggetto perturbante tale che la perturbazione sia dell'ordine delle decine di kHz. Illustrazione 3: KST/KSL (teorico) al variare di β, per una cavità con fattore di merito Q0=8000 53 Le misure vengono effettuate in una cavità cilindrica di cui conosciamo il fattore |E|2/U e possiamo misurare il fattore di merito Q0, nonché il coefficiente di riflessione S11, perturbato e imperturbato. La Δω/ω è la differenza percentuale tra la frequenza di risonanza imperturbata e quella dovuta all'oggetto perturbante posto al centro della pill-box. Peraltro, nell'ipotesi suddetta QLδ<<1, che è necessaria per potersi riportare all'espressione canonica della formula di Slater (valida nel caso di oggetto perturbante di diametro molto inferiore alla lunghezza d'onda), si ha che la fase del coefficiente di riflessione, pari a (la seconda uguaglianza viene dalla formula di Steele): = ∓ S11 si riduce al fattore costante −arctan QL = − −2 E , 2 2 −/2 (se delta è positivo) più una oscillazione che caratterizza la misura perturbativa (tanto meno influente quanto più bassa è la qualità della risonanza e tanto più vicini siamo alla frequenza di risonanza del modo in esame). Del resto, se il campo elettrico assiale (il fasore) che stiamo considerando è un vettore reale, la sua fase E è nulla. L'unica maniera di estendere la teoria non-risonante di Steele anche alle strutture ad onda stazionaria, è porsi in condizioni di misura tali da rispettare il vincolo Q Lδ<<1, e tenere presente l'errore di fase residuo insito nel metodo. Ancora sul modello circuitale della cavità Nel calcolo sviluppato al paragrafo precedente in cui siamo pervenuti alla formula di Slater dalla formula di Steele, si è fatto uso implicitamente del modello 54 circuitale della cavità a singolo modo, nell'ipotesi che la frequenza di misura fosse quella di risonanza della cavità imperturbata ω0. Abbiamo usato un'espressione della variazione del coefficiente di riflessione all'ingresso del risonatore, che ora scriviamo per intero servendoci dei concetti già delineati nel capitolo di introduzione ai risonatori, usando una simbologia ad hoc parzialmente diversa da da quella usata finora. Avevamo visto che il coefficiente di riflessione alla porta uno è il seguente, nel caso generale in cui siano presenti due guide d'onda accoppiate alla cavità: Z tot −1 Z0 −1−2 − jQ 0 S 11 = = 1 Z tot 112 jQ 0 1 Z0 La variazione dello S11 legata alla presenza di un elemento perturbante all'interno della cavità può così essere espressa, mettendoci nella situazione di misura ad una frequenza ωmis diversa dalla risonanza imperturbata ω0 (i pedici “ris”, “p” e “u” significano rispettivamente: risonanza, perturbato, imperturbato): S 11,0= = 1−2−1 121 mis ris , p − ris , p mis 0 = mis ris ,u − ris ,u mis 55 usando tale notazione si perviene a: S 11=S 11, p−S 11, u= S 11,0− jQ L S 11,0− jQ L 0 − 1 jQ L 1 jQ L 0 (44) = jQ L 0−1S 11,0 1 jQ L 1 jQ L 0 Esplicitiamo modulo e fase: ∣ S 11∣= QL 1S 11,0 ∣ 0−∣ 1 Q 1 Q 2 L S 21= 2 L 0 segno 0−−atan Q L −atan Q L 0 2 Tale relazione si riduce alla formula già nota dove la frequenza di misura sia quella imperturbata ωris,u (prima anche menzionata come ω0), avendosi infatti l'annullamento del termine di disaccordo in frequenza δ0: mis = 0 S 11= − jQ L 1S 11,0 1 jQ L (45) Analogamente procediamo per determinare la variazione del coefficiente di trasmissione determinata dall'oggetto perturbante. Scriviamo prima: 56 S 21,0= 2 1 2 112 e riallacciandoci a quanto già visto nell'introduzione alle cavità risonanti: S 21 = 2 1 2 . 112 jQ 0 Banalmente: S 21=S 21, p−S 21,u= S 21,0 S 21,0 jQ L S 21,0 0− − = 1 jQ L 1 jQ L 0 1 jQ L 1 jQ L 0 (46) Esplicitiamo modulo e fase: ∣ S 21∣= QL S 21,0∣ 0−∣ 1 Q 1Q 2 L S 21= 2 L 0 segno 0 −−atan Q L −atan Q L 0 2 Ancora una volta, ponendosi alla frequenza di risonanza imperturbata si ha: mis =ris , u S 21= − jQ L S 1 jQ L 21,0 (47) Come si constata facilmente confrontando (43) e (45), o (44) e (46), sussiste il seguente legame: 57 S 21= S 11 S 21,0 2 1 2 112 = S 11 = S 11 2 , 1S 11,0 112 2 1 1 (48) equazione che, sostituita nella (35), ci permette di pervenire ad una formula di Steele per le misure in trasmissione (si noti bene che la validità e ristretta alle sole strutture risonanti): 2P i S 21 = − j 2 [0 e E 20−0 m H 20 ] 1 (49) Vale la pena accennare che ricorrendo alla formula di Slater ed alla (46) si trova ancora la (48) in modulo, scritta per le misure effettuate alla frequenza di risonanza imperturbata (considerando l'approssimazione per QLδ<<1): 21≈− jQ L S 210 = − jQ 0 Q0 = 0 2 1 2 1122 U U = 0 = 0 P wall P i 1−S 2110 −S 2210 P i = 0 Pi U 2 1 U 4 1 = 1122 , 2 112 dove si è espressa la potenza media dissipata in cavità come la potenza media incidente (proveniente dal generatore) meno la somma della potenza riflessa alla porta uno e di quella emessa nella guida due. 58 Dalla formula (40), considerando il campo uniforme nell'elemento perturbante: V =P P p V =M M p H∗0 P⋅E∗0 − M⋅ ≈ 2 U infine 2P i∣ S 21∣ = 0 2 H *0 . P⋅E*0− M⋅ 1 Legame tra coefficiente di trasmissione e campo elettrico per una struttura priva di perdite La matrice di scattering per una struttura 2-porte generica è così definita: V -1=S 11 V 1+S 12 V +2 V -2 =S 21 V +1 S 22 V +2 dove S11 è il coefficiente di riflessione alla porta uno, definito se le guida d'onda due viene terminata con un carico accordato. Consideriamo il caso di una struttura 2-porte priva di perdite. Per la conservazione dell'energia, la potenza entrante nella struttura deve essere eguale alla potenza che ne esce: ∣V -1∣2∣V -2∣2=∣V +1∣2∣V +2∣2 59 2 2 n=1 n=1 ∑∣V +n∣2 =∑ ∣V -n∣2 . In altre parole, scegliendo arbitrariamente V2+=0: 2 ∑ ∣S n1 V +1∣2=∣V +1∣2 n=1 S 11 S *11S 21 S *21=1 Se sviluppiamo i calcoli nella forma 2 2 n=1 n=1 ∑∣S n1 V 1+S n2 V +2∣2=∑ S n1 V +1 S n2 V +2 S n1 V +1 S n2 V +2 *=∣V +1∣2∣V +2∣2 e considerando arbitrariamente 2 1. V1+=V2+ ∑ S n1 S *n2S *n1 S n2 =0 n=1 2 2. V1+=jV2+ (V2+ reale) ∑ S n1 S *n2 −S *n1 S n2=0 n=1 e poiché entrambe V1+ e V2+ sono diversi da zero, perché le relazioni precedenti valgano deve aversi 2 ∑ S n1 S *n2=0 . n=1 Sfruttiamo le relazioni precedenti e il fatto noto che per una giunzione reciproca si ha S12=S21. Differenziando il coefficiente di riflessione S11,u=|S11,u|ejΦS11, si ha: S 11=∣S 11∣ j∣S 11∣S11 e j S11 In virtù della formula di Steele possiamo scrivere, accorpando in k la potenza incidente: 60 S 11=k∣E∣2 e j2 =∣S 11∣ j∣S 11,u∣ S11 e j S 11=k ∣E∣2 e j2 =∣S 22∣ j∣S 22,u∣ S22 e j E S11 E S22 Eguagliando le fasi e sommando le espressioni precedenti, sfruttando la relazioni tra le fasi valida a meno di costanti S21= S11S11 / 2 , si ottiene: E = S21 , u 1 ∣S ∣ S11 ∣S ∣ S22 atan 11,u atan 22, u 2 4 ∣S 11∣ ∣S 22∣ , relazione che lega la fase del campo alla fase del coefficiente di trasmissione imperturbato più una funzione di S11 e S22. Differenziando S21,u=|S21,u|ejΦS21 e prendendo il modulo: ∣S 11,u∣2 ∣ S 21∣= ∣S 11∣2−∣S 21,u∣2 2 S21 2 1−∣S 11,u∣ = ∣S 11, u∣2 2 1−∣S 11,u∣ k 2∣E∣4 −∣S 11,u∣2 2 S11 −∣S 21,u∣2 2 S21 Esplicitando rispetto ad |E|2: 2 ∣E∣ = 2 2 2 2 2 ∣ S 21∣ S21 1−∣S 11, u∣ ∣S 11, u∣ S11 ∣S 11,u∣2 1−∣S 11, u∣2 k 2∣S 11, u∣2 1−∣S 11,u∣2 = f 1 S 11 ∣ S 21∣ S21 1−∣S 11, u∣ f 2 S 11 2 2 2 che lega il modulo quadro di Ez al modulo della variazione del coefficiente di trasmissione e alla variazione della fase di esso, e a due funzioni del coefficiente 61 di riflessione. Sfruttando la relazione ∣S 11∣= k 2∣E∣4−∣S 11, u∣2 2 S11 , si può sostituire il valore ora trovato per |E|2 nella relazione di fase di E, e trovare così un'espressione che rapporta la fase del campo: alla fase del coefficiente di trasmissione imperturbato ΦS21,u, alla variazione della fase dello stesso ΔΦS21, e al modulo |ΔS21|. Il calcolo ora svolto era inteso a mostrare il legame tra campo elettrico e coefficiente di trasmissione per una struttura priva di perdite, e quindi ideale. Le formule trovate non hanno perciò un'applicazione pratica immediata nelle strutture a microonde normalmente studiate, ma possono fornire indicazioni s riscontro di ulteriori formule da sviluppare tenendo in conto i fattori di perdita. Ad ogni modo, si possono ritenere una discreta approssimazione nel caso di strutture superconduttrici. 62 Capitolo 3 Prove sperimentali Il questo capitolo si riportano i dati commentati relativi alle esperienze sperimentali seguite alla elaborazione teorica del problema e volte a verificare la validità delle considerazioni viste finora. Misure dei fattori di scala di Steele e di Slater Le misure sono state svolte su un risonatore cilindrico (o pill-box) operante in banda S, cioè alle frequenze intorno ai 3 Ghz. Nella prima misura sono stati impiegati tre oggetti perturbanti dielettrici di dimensione diversa, ma scelti in maniera da perturbare il solo campo elettrico in asse alla cavità. L'obiettivo della prova era mettere in evidenza il legame (43) , che ripetiamo 2 k SL = k ST 1Q L . I modi scelti per la misura sono i primi tre in ordine di frequenza di risonanza per il risonatore suddetto: TM010, TM011, TM020. La misura perturbativa è stata eseguita con il perturbante posto ad un quarto della lunghezza del risonatore, in tal modo prendendo il massimo del campo per i modi TM010 e TM020, ma posizionandosi a metà dell'ampiezza massima per il modo TM011. Tale scelta è stata dettata dalla necessità di ottenere un effetto perturbante adeguato (proporzionale all'intensità 63 del campo elettrico) senza incappare in errori di misura legati alla vicinanza delle pareti interne della cavità (effetti immagine), essendo il campo del TM 011 massimo proprio in prossimità dei piatti di chiusura del risonatore. Il campo irradiato dall'elemento perturbante verso le pareti conduttrici, sperimenta delle riflessioni. Ai fini dell'analisi elettromagnetica, ponendosi in un punto di osservazione nella cavità, è come se fossero presenti oltre alla sorgente reale, delle sorgenti virtuali dette immagini- che tengono in conto gli effetti di riflessione14. Illustrazione 4: Rappresentazione degli effetti di immagine dovuti alla presenza delle pareti del risonatore Inoltre, il campo elettromagnetico presente in prossimità dei piatti di chiusura sperimenta un distorsione dovuta alla prossimità delle antenne dei accoppiamento. Le formule usate per ricavare i fattori di scala per le formule di Slater e Steele sono le seguenti: 14 C. A. Balanis “Advanced Engineering Electromagnetics” 64 k SL = k ST = ris , u ∣E∣2 U (1) ∣ S 11∣ 1−∣S 11, u∣2 Q0 ∣E∣2 U dove si ha = ris, u− ris , p :differenza tra frequenza di risonanza perturbata e imperturbata ∣ S 11∣=∣S 11, p ris ,u −S 11, p ris , p ∣ :differenza tra il coefficiente di riflessione perturbato, calcolato alla frequenza di risonanza imperturbata, e lo stesso calcolato alla frequenza di risonzanza perturbata ∣S 11,u∣ : coefficiente di riflessione imperturbato calcolato alla frequenza di risonanza imperturbata ∣E∣2 Il fattore rappresenta il campo elettrico assiale normalizzato all'energia U media contenuta nel risonatore, ed è noto dalla letteratura: |Ez|2/U TM010 TM011 2 1,73923E+15 [V /J] TM020 2 7,9610E+14 [V /J] 4,0486E+15 [V2/J] Tabella 3: Modulo quadro del campo E assiale normalizzato all'energia immagazzinata Nelle illustrazioni seguenti è visibile l'andamento del coefficiente di riflessione 65 misurato alla bocca d'ingresso della cavità, nel caso di oggetto perturbante posto come detto ad un quarto della lunghezza, operante nei modi TM 010,011,020. In rosso il coefficiente imperturbato, in blu quello perturbato. Le immagini esemplificano il comportamento per i tre oggetti perturbanti, per i quali si ha uno scostamento Δω tra le frequenze di risonanza perturbata e imperturbata decrescente con le dimensioni dell'oggetto (idealmente, al tendere dell'oggetto a un punto materiale la perturbazione è nulla e il comportamento è quello della cavità scarica). Il dato visivo si riflette nei dati numerici riportati in tabella 7. Illustrazione 2: Modulo di S11 rispetto alla frequenza. Modo TM010 66 Illustrazione 3: Modulo di S11 rispetto alla frequenza. Modo TM011 Le misure sono state effettuate con l'oggetto nella posizione detta, ed esplorando un intervallo di frequenze attorno alla frequenza di risonanza imperturbata, che sia almeno ampio da contenere la curva di risonanza nella sua separazione massima dalla posizione corrispondente ad oggetto fuori dalla cavità. Illustrazione 4: Modulo di S11 rispetto alla frequenza. Modo TM020 Nella tabella 2 è riportato il risultato del calcolo dei fattori di Steele e Slater, computati attraverso una routine numerica, che prende in ingresso 67 i dati sperimentali e restituisce i valori dei fattori di merito, dei coefficienti di accoppiamento guida-cavità e dei fattori di Steele e Slater secondo la (1). Tale routine opera un'interpolazione con parametri liberi β, f0 e Q0 , usando come funzione interpolatrice l'espressione del coefficiente di riflessione già vista: S 11= −1− jQ 0 . 1 jQ 0 Come si vede, per un oggetto perturbante via via più piccolo si ottiene una migliore approssimazione tra i fattori di Steele e Slater. Idealmente, ci attenderemmo una stabilità dei fattori di forma al variare del modo in cavità, essendo il fattore di forma dipendente dalla geometria e dalle proprietà elettriche del materiale di cui è fatto l'oggetto perturbante. Di ciò bisogna tenere conto nelle misure delicate, dove si rende necessario ricalibrare l'oggetto perturbante. Mod o kST(grande) σ kST(medio) σ kST(piccolo) σ 1,6045E-20 7E-24 7,698E-21 2E-24 1E-22 1,909E-20 8E-23 1,006E-20 7E-23 TM02 2,4819E-20 3E-24 1,5959E-20 4E-24 7,265E-21 5E-24 TM01 2,4153E-20 6E-24 0 TM01 4,85E-20 1 0 Mod o kSL(grande) kSL(medio) kSL(piccolo) TM01 5,066E-20 3E-23 1,9783E-20 8E-24 7,939E-21 4E-24 5,128E-20 7E-23 1,933E-20 3E-23 9,87E-21 4E-23 TM02 5,0869E-20 6E-24 1,9459E-20 3E-24 7,602E-21 7E-24 0 TM01 1 0 Tabella 4: Valori di kST e kSL per i modi TM010,011,020 e tre perturbanti diversi 68 Se moltiplichiamo i fattori di Steele per 1Q L 2 , e calcoliamo la differenza percentuale con il corrispondente fattore di Slater, otteniamo: Oggetto grande Modo k St 1Q L 2 k Sl −k StCorr /k Sl TM010 5,0279E-020 (0,75±0,09)% TM011 5,0478E-020 (1,56±0,26)% TM020 5,0358E-020 (1,00±0,02)% Tabella 5: Fattore di Steele corretto e confronto con fattore di Slater (oggetto grande) Oggetto medio Modo k St 1Q L 2 k Sl −k StCorr /k Sl TM010 1,9704E-20 (0,40±0,06)% TM011 1,9202E-20 (0,66±0,45)% TM020 1,9257E-20 (1,00±0,03)% Tabella 6: Fattore di Steele corretto e confronto con fattore di Slater (oggetto medio) Oggetto piccolo Modo k St 1Q L 2 k Sl −k StCorr /k Sl TM010 8,0066E-021 (-0,80±0,06)% TM011 1.0079E-020 (1,98±0,79)% TM020 7,5134E-021 (1,16±0,12)% Tabella 7: Fattore di Steele corretto e confronto con fattore di Slater (oggetto 69 piccolo) I fattori di merito “scarichi” (=unloaded), i coefficienti di accoppiamento e i conseguenti fattori di merito “caricati” (=loaded) sono per i tre modi: Modo Q0 σ β σ QL=Q0/(β+1) σ 5 0,17615 0,0000 5 10359,2 4,3 TM011 8979,4 3, 1 0,26777 0,0000 7 7082,8 2,5 TM020 15198 2,5462 0,0006 4285,7 9,1 TM010 12184 3 Tabella 8: Fattori di merito e coefficienti di accoppiamento Il termine di disaccordo = f ris ,u f ris, p − viene di seguito riportato: f ris , p f ris , u Modo δ(grande) σ δ(medio) σ δ(piccolo) σ TM010 1,762E-4 1E-7 6,882E-5 3E-8 2,762E-5 1E-8 TM011 4,082E-5 5E-8 1,539E-5 3E-8 7,858E-6 3E-8 TM020 4,1194E-4 5E-8 1,576E-4 3E-8 6,156E-5 5E-8 Tabella 9: Disaccordo di frequenza tra caso perturbato e imperturbato In figura (4) sono illustrati i rapporti tra i fattori di forma visti in tabella 2 (rappresentati dagli asterischi), nonché gli andamenti teorici degli stessi rapporti (rappresentati con tratto continuo) così ottenuti (considerando i fattori di merito di tabella 3): 70 k ST 1 = k SL 1Q L 2 Illustrazione 5: Rapporto KST/KSL rispetto a δ E' evidente che tanto più basso è il fattore di merito caricato QL, tanto meglio si approssimano i due fattori kSt e kSl per un intervallo di frequenze più esteso. Come si evince dal grafico, il modello teorico ben approssima l'andamento sperimentale specialmente per i modi TM010,020. Nel caso del TM011 con ogni probabilità la discordanza è dovuta all'aver effettuato la misura non esattamente in L/4, ma nelle vicinanze: ciò non costituisce un problema per i modi TM010,020, perché nei due casi il campo elettrico assiale è costante, mentre essendo il campo 71 E assiale del TM011 E TM z 011 = E 0 cos z L la misura risulta affetta da un errore superiore. L'illustrazione 3 mostra infatti che le curve relative ai diversi perturbanti sono quasi sovrapposte contrariamente agli altri modi. Ciò porta a ritenere comunque accettabile l'andamento riscontrato in virtù di un intervallo di confidenza più lasco. Dulcis in fundo, possiamo considerare la controprova delle misure viste finora, e della teoria che le supporta, attraverso il confronto tra il modulo quadro del campo elettrico in asse al risonatore, ottenuto per via teorica, e la stessa grandezza estrapolata dai dati sperimentali attraverso la formula: ∣E z∣2 ∣ S 11∣ = U 1−∣S 11,u∣2 Q0 k St dove il modulo del ΔS11 è il risultato di cinque misure di Steele eseguite alla frequenza di risonanza imperturbata, mentre i fattori restanti sono stati calcolati numericamente attraverso l'interpolazione dei dati sperimentali raccolti in precedenza, come sopra spiegato. 72 Illustrazione 6: ∣E z∣2 lungo l'asse z del risonatore, modo TM010 U Illustrazione 7: ∣E z∣2 lungo l'asse z del risonatore, modo TM011 U 73 ∣E z∣2 Illustrazione 8: lungo l'asse z del risonatore, modo TM020 U Oggetto grande TM010 σ TM011 1,7292E+15 4E+11 6,3852E+14 σ TM020 σ 4E+11 4,0357E+15 1E+11 σ TM020 σ 6E+11 4,0389E+15 8E+11 σ TM020 σ 6E+11 3,4981E+15 3E+12 Oggetto medio TM010 σ TM011 1,6979E+15 2E+12 6,7859E+14 Oggetto piccolo TM010 σ 0,0000E+00 1,399E+15 3E+15 4,426E+14 Tabella 10: ∣E∣2 di picco misurato per i tre oggetti perturbanti e i tre modi U TM010,011,020 Non dovrebbe stupire il dato lampante che vede il risultato teorico (linea nera tratteggiata in alto nelle illustrazioni) sempre superare in ampiezza il campo 74 misurato, per qualsivoglia modo risonante. Infatti le condizioni ideali di conducibilità del rame non sono riproducibili, di fatto; non vengono tenute in conto le rugosità del materiale, le perdite da fessure nelle giunzioni dei diversi elementi del risonatore, ed altre non idealità, le quali determinano ulteriori fattori di perdita. Sorprende, al contrario, la grande variabilità del campo dovuta al diverso elemento perturbante, cosa non prevista dalla teoria, ma in parte immaginabile per le non idealità di cui si è detto. Si riscontra regolarmente il fatto che le migliori approssimazioni della stima teorica sono ottenute con l'oggetto più grande. In particolare, il risultato migliore si ha nel modo TM020. Per quantificare quanto riscontrato, si riporta in tabella 9 lo scarto percentuale: ∣E∣2max ,teo ∣E∣2 max , mis − U U 2 ∣E∣ max ,teo U TM010 Grande Medio Piccolo 0,5% 3% 19% TM011 Grande Medio Piccolo 20% 15% 44% TM020 Grande Medio Piccolo 0,3% 0,2% 13% ∣E∣2 misurato e teorico (massimi) , per U tre modi TM010,011,020 e i tre perturbanti Tabella 11: Differenza in percento tra 75 Misure effettuate al variare dell'accoppiamento β In un secondo tempo sono state effettuate delle misure di S 11 come sopra descritto, ma facendo variare l'entità dell'accoppiamento β, cosa che può essere conseguita variando la lunghezza delle antennine di “pin coupling”, o come nel caso presente, facendo ruotare l'antenna nel foro di accesso alla cavità, intorno a una delle due viti di fissaggio, mentre l'altra è stata rimossa. Dove non si riusciva ad ottenere una sufficiente escursione del β si è ricorsi allo spostamento dell'antenna su un altro dei fori di accesso praticati sui piatti di chiusura del risonatore. Quello che ci attendiamo da questa misura è che i fattori di merito Q0 e i fattori di disaccordo in frequenza δ siano costanti al variare dell'accoppiamento. Di seguito si riportano i dati tabellati, ricavati per interpolazione del coefficiente di riflessione, come prima spiegato. Oggetto piccolo: 76 TM010 β δ KST KST(corr) KSL TM011 β δ TM020 KST KST(corr) KSL β δ KST KST(corr) KSL 6,5293E-21 0,1759 1,7016 6,7205E-21 2,3627E-5 5,5951E-6 6,7923E-21 6,9466E-21 6,9478E-21 7,0281E-21 2,4319 5,2655E-5 6,282E-21 6,4493E-21 6,5027E-21 6,0389E-21 0,1521 2.9986 6,1963E-21 2,1823E-5 4,2237E-6 6,2736E-21 5,1476E-21 5,1478E-21 5,3055E-21 1,2866 5,1833E-5 6,0179E-21 6,36E-21 6,4012E-21 5,9758E-21 0,1151 2,4284 6,1402E-21 2,1721E-5 4,8973E-6 6,2444E-21 6.076E-21 6.0765E-21 6,1516E-21 1,0214 5,2344E-5 5,9559E-21 6,3926E-21 6,4644E-21 6,3049E-21 0,8969 0,9112 6,3687E-21 2,2246E-5 5,3879E-6 6,3952E-21 6,1793E-21 6,1813E-21 6,7678E-21 1,7908 5,2004E-5 6,1184E-21 6,3566E-21 6,4224E-21 6,6034E-21 0,7684 1,9782 6,687E-21 2,3327E-5 5,0204E-6 6,706E-21 6,1173E-21 6.118E-21 6,3062E-21 1,1651 5,2412E-5 6,0396E-21 6,429E-21 6,4727E-21 Tabella 12: δ e fattori di Steele e Slater al variare dell'accoppiamento β, oggetto piccolo Fattore di merito scarico Q0 β TM010 β TM011 β TM020 0,1759 12134 1,7016 8975,3 2,4319 15142 0,1522 12135 2,9986 9033,7 1,2866 15085 0,1151 12125 2,4284 9011,8 1,0214 15055 0,8969 12161 0,9112 9042,1 1,7908 15120 0,7684 12099 1,9782 9064 1,1651 15071 ------- 15095±36 x ± -------- 12131±22 -------- 9025±34 Tabella 13: Fattori di merito Q0 al variare dell'accoppiamento β, oggetto piccolo 77 Illustrazione 9:δ al variare di β , oggetto piccolo Illustrazione 10: KST/KSL al variare di β ,oggetto piccolo 78 Come si evince dall'illustrazione 9 le previsioni sulla costanza di δ al variare dell'accoppiamento sono sostanzialmente rispettate, per quanto nel modo TM010 si sia riscontrata una variabilità maggiore, fatto comunque da ricondurre al particolare set di misura. Nell'illustrazione 10 è stato riportato il rappresentato il rapporto tra i fattori di forma di Steele e Slater, per i vari modi considerati (oggetto piccolo). Come atteso, al crescere dell'accoppiamento il rapporto KST/KSL tende all'unità, diminuendo il fattore QLδ, pari a Q0δ/(β+1), in virtù della formula già menzionata K ST /K SL =1/ 1Q L 2 . In particolare, questo vale quanto più conta il fattore di merito rispetto al δ, cioè per i modi più perturbati: infatti tanto più il fattore di disaccordo δ dalla risonanza imperturbata è “piccolo”, tanto meno conta un oscillazione del fattore di merito caricato QL in un intorno di valori con eguale ordine di grandezza. Ciò dovrebbe essere indicato da una pendenza più accentuata delle rette di regressione, rappresentate con tratteggio grossolano in figura, corrispondenti ai modi TM010,020, che, come è evidente da tabella 10 e illustrazione 9, sono maggiormente perturbati del modo TM011. Sempre dall'illustrazione 9 si può apprezzare la maggiore dispersione del misurando nel modo TM011 rispetto agli altri casi. 79 Oggetto medio: Fattore di merito scarico Q0 β TM010 β TM011 β TM020 0,8048 12109 0,0756 8973 6,5515 15232 0,1242 12191 0,2484 8951,5 0,6558 15150 0,1696 12181 0,1672 8952 2,4398 15176 0,1016 12151 2,0481 9074,4 21,2510 17031 1,0187 12098 0,9606 9003,7 10,1190 16415 ------- 15801±870 x ± -------- 12146±42 -------- 8991±51 Tabella 14: Fattori di merito Q0 al variare dell'accoppiamento β, oggetto medio Si noti la maggiore dispersione dei valori del fattore di merito scarico, ottenuto per interpolazione del coefficiente di riflessione, come sopra spiegato, rispetto alle misure effettuate con il perturbante più piccolo, particolarmente per il modo TM020, questo probabilmente in ragione della forte condizione di “sovraccoppiamento” (accoppiamento maggiore di uno) che determina una perturbazione del campo in cavità più pesante che negli altri casi; comunque, in linea teorica, per definizione ci aspetteremmo che a variare fosse il fattore di merito QL e non quello scarico Q0. 80 TM010 β δ KST KST(corr) KSL TM011 β δ KST KST(corr) KSL TM020 β δ KST KST(corr) KSL 1,7947E-20 0,8048 0,0756 1,9775E-20 6,8955E-5 1,0979E-5 1,9823E-20 3,4432E-21 3,4476E-21 1,3791E-20 6,5515 1,5203E-4 1,7059E-20 1,7843E-20 1,8775E-20 1,2967E-20 0,1242 0,2484 1,6044E-20 6,7194E-5 1,1906E-5 1,9317E-20 1,4628E-20 1,4681E-20 1,4955E-20 0,6558 1,5532E-4 1,0737E-20 1,8657E-20 1,9181E-20 1,3961E-20 0,1696 0,1672 1,6954E-20 6,6162E-5 1,3785E-5 1,902E-20 1,6294E-20 1,6385E-20 1,7315E-20 2,4398 1,5595E-4 1,5719E-20 1,9081E-20 1,9259E-20 1,4824E-20 0,1016 2,0481 1,8381E-20 6,6468E-5 1,5812E-5 1,9108E-20 1,9448E-20 1,9470E-20 1,9861E-20 21,251 1,5452E-4 1,6545E-20 1,6660E-20 1,9082E-20 1,7963E-20 1,0187 0,9606 1,9376E-20 6,7473E-5 1,3621E-5 1,9397E-20 1,6732E-20 1,6764E-20 1,7110E-20 10,119 1,5135E-4 1,7038E-20 1,7458E-20 1,8691E-20 Tabella 15: δ e fattori di Steele e Slater al variare dell'accoppiamento β, oggetto medio Nei grafici seguenti si riportano ancora, come per l'oggetto piccolo, gli andamenti del fattore di disaccordo δ e del rapporto tra i fattori di forma di Steele e Slater al variare dell'accoppiamento β. 81 Illustrazione 11: δ al variare di β , oggetto medio, modi TM010,011 Illustrazione 15: δ al variare di β , oggetto medio, modo TM020 82 Illustrazione 16: KST/KSL al variare di β ,oggetto medio, modi TM010,011 Illustrazione 17: KST/KSL al variare di β ,oggetto medio, modo TM020 Ancora una volta si riscontra la costanza del fattore δ al variare delle condizioni di 83 accoppiamento e in specie da fig. 12 si attesta che il valore oscilla intorno a 1,54E-4 con una deviazione standard di 0,2E-4, per un intervallo di accoppiamento esteso da 0 a 20. Da fig. 14 si può apprezzare l'andamento del rapporto dei fattori di forma, calcolati tramite interpolazione e confrontarlo con l'andamento teorico (rappresentato dal tratteggio fine), 1Q L −1/ 2 . Come si è già accennato commentando i dati di tabella 12, al crescere di beta l'andamento misurato tende a staccarsi da quello teorico, visti i fattori di merito molto più elevati per i due valori di accoppiamento più alti. 84 Capitolo 4 Conclusioni Lo scopo della tesi era stabilire l'applicabilità della teoria della perturbazione di Steele, impiegata precipuamente nella caratterizzazione di strutture incapaci di supportare pattern stazionari, o fatte lavorare volutamente lontano dalla condizione di risonanza, nelle quali non trova applicazione la teoria di Slater della perturbazione risonante. La ratio di siffatto studio è la possibilità di ricorrere ad una teoria unificata che abbia maggiore generalità rispetto alla collaudata tecnica di misura basata sulla teoria di Slater, in vista della caratterizzazione rigorosa di strutture ibride, per metà risonanti e per metà ad onda viaggiante, studiate dal gruppo di lavoro composto da ricercatori dell'Università “La Sapienza” di Roma e dei Laboratori Nazionali di Fisica Nucleare, I.N.F.N di Frascati (RM), e coordinato dal Prof. Luigi Palumbo. Quello che il lavoro teorico svolto ha mostrato è l'equivalenza delle teorie di Steele e Slater nell'ambito di strutture risonanti, a patto di considerare impurità perturbanti di piccola entità. Attraverso il modello di risonanza RLC, si è ricavata una formula di Steele che prevede la misura del coefficiente di trasmissione in luogo del coefficiente di riflessione, per poter svolgere misure in trasmissione in cavità risonanti. Tra gli sviluppi futuri ci sarà da compiere una trattazione elettromagnetica per ottenere un'estensione di detta formula alle strutture ad onda viaggiante, cosa che prevedibilmente necessiterà il ricorso ad uno studio che passi attraverso un metodo per relazionare i campi nel volume della struttura a quelli sulla superficie che racchiude detto volume, diverso dal teorema di reciprocità, usato da Steele nella sua dimostrazione. Le misure sperimentali hanno mostrato la convergenza dei fattori 85 di Steele e Slater che ci attendevamo, al diminuire delle dimensioni dell'oggetto perturbante, anche se la calibrazioni degli oggetti di piccola dimensione, per la misura di Steele si dimostra piuttosto delicata, in virtù della maggiore rumorosità. In particolare, le misure di Steele svolte su un risonatore cilindrico hanno evidenziato che le migliori approssimazioni del valore teorico del campo elettrico in asse alla cavità si ottengono con gli oggetti perturbanti più grandi, segno che il rumore inficia la calibrazione del perturbante e con ogni probabilità la stessa misura in riflessione di Steele. Alla luce di questo assume ancora maggiore rilevanza la possibilità di sfruttare una tecnica risonante e non-risonante per svolgere misure in trasmissione. 86 Ringraziamenti Desidero ringraziare il mio relatore, Prof. Luigi Palumbo, per la possibilità di svolgere questo lavoro, nonché il Dott. Andrea Mostacci, mio correlatore, e il Dott. Luca Ficcandenti per la preziosa attenzione prestatami. Ringrazio anche il Dott. David Alesini per il suo interessamento. 87