1 01 L`antropologia culturale è considerata da molti autori una delle

ANTROPOLOGIA CULTURALE – TENTORI
I. CULTURA E ANTROPOLOGIA CULTURALE
01
CONCETTO DI CULTURA E CONCETTO DI CIVILTÀ. ANTROPOLOGIA CULTURALE ED ETNOLOGIA.
L’antropologia culturale è considerata da molti autori una delle 3 scienze sociali di base (sociologia e
psico sociale). Essa si propone la conoscenza teorica dei fenomeni culturali e lo studio del concreto
manifestarsi di questi negli individui e nei gruppi umani.
Per cultura si intende quella concezione della realtà socialmente acquisita o indotta che orienta gli
individui nelle diverse situazioni. Queste si costituiscono nei gruppi per mezzo delle esperienze, delle
possibilità che ciascuno ha e, anche, per effetto della tradizione. L’individuo ne partecipa in quanto membro
del gruppo ed è sollecitato a interiorizzarle e ad assumerle come dati di riferimento per la valutazione della
realtà.
STUDI ETNOLOGICI: il termine cultura è utilizzato per indicare ogni prodotto dell’attività umana di un
gruppo sociale, l’insieme dei modi di soluzione dei problemi esistenziali che comprende la tecnologia, i
prodotti materiali e dell’attività umana etc. . Simile al concetto di civiltà. Inizialmente, infatti, cultura e
civiltà erano utilizzati come sinonimi (anche da Tylor).
SOCIOLOGIA: il termine cultura è inteso nell’accezione di patrimonio psichico costituentesi nell’interazione
sociale. Il termine civiltà riguardava, ad esempio per ALFRED WEBER, gli aspetti tecnologici e pratici
dell’esistenza e per Cultura, invece intendeva gli aspetti spirituali, emotivi e idealistici.
* MC IVER: per civiltà intende l’apparato dei mezzi, l’organizzazione, per cultura il sistema dei fini,
l’espressione della ns natura nei ns modi di vivere e pensare, nell’arte e letteratura, è il regno dei
valori ed è in antitesi con la civiltà.
* PITIRIM SOROKIN: per cultura intende i valori e le norme
ANTROPOLOGIA CULTURALE: per cultura si intende quella disposizione ad affrontare la realtà che si
costituisce negli individui in quanto membri di una società storicamente determinatasi e determinatesi. E’
quel patrimonio sociale dei gruppi umani che comprende conoscenze, credenze, ideologie, simboli, norme e
valori, nonché le disposizioni all’azione che da questo patrimonio derivano e che si concretizzano in schemi
di attività tipici di ogni società.
* KROEBER E KLUCKOHN: per loro, la cultura consiste in schemi espliciti e impliciti di e per il
comportamento, acquisiti e trasmessi con la mediazione di simboli. Il nucleo della cultura è
costituito da idee tradizionali. I sistemi culturali possono essere considerati da una parte prodotti
dell’azione e dall’altra elementi condizionanti per una azione futura.
02
LE SCIENZE ANTROPOLOGICHE E SOCIALI. LE SCIEMNZE SOCIALI DI BASE: RISPETTIVI CAMPI DI STUDIO
L’a.c. è una delle scienze antropologiche, queste studiano l’uomo sotto il profilo bio-fisico e bio-ambientale,
nel manifestarsi di sue peculiari attività o modi di essere.
L’insieme dei modi di affrontare i problemi dell’esistenza da parte delle popolazioni primitive, costituisce
l’oggetto di studio dell’etnologia. Lo studio della cultura è l’oggetto dell’a.c. Tale studio è dedicato alle
culture contemporanee. Nell’ambito dell’a.c. vi sono varie specializzazioni (a. economica, a. educativa, a.
religiosa etc.). T. Parsons distingue gli ambiti di competenza delle 3 scienze sociali:
* Psicologia: studia l’individuo
* Sociologia: studia il rapporto interattivo con gli altri individui
* Antropologia culturale: studia il complesso di schemi che intervengono per orientare l’attore alla
situazione e per definire la situazione per lui.
Al I Congresso Italiano di Scienze sociali, un gruppo di studiosi italiani tra il ’57 e il ’58 presentarono un
documento Appunti per un memorandum tendente a definire la posizione dell’a.c. nell’ambito delle scienze
dell’uomo. In tale memorandum, si afferma che il carattere sociale della cultura pone il problema di
situarne la definizione in quella più ampia di società, fondandola su una precisazione dei rapporti tra il
concetto di società e di natura.
La condizione umana si esplica a 2 livelli: biologico e sociale. Dall’integrazione fra gli organismi biologici
umani nasce, una realtà superiore autonoma, nel quadro della quale, i singoli individui condizionandosi
reciprocamente si modificano. Questa realtà si chiama: livello sociale. Il concreto situarsi del livello sociale
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in un momento storico determinato, nell’ambito di precisi i rapporti con un proprio ambiente ecologico,
costituisce la società concreta.
I fenomeni umani trasformati con l’integrazione sociale, si strutturano nel contesto di ciascuna società, in
ambiti molto generali di omogeneità che si chiamano piani sociali:
* PIANO ECONOMICO
* PIANO SOCIOLOGICO
* PIANO DELLA CULTURA
Nel suo strutturarsi il livello sociale risolve in sé quello biologico umano. La differenziazione della natura in
livelli organizzativi via via più complessi, comporta un’articolarsi della ricerca scientifica in scienze diverse.
Vi è quindi un gruppo di scienze finalizzate alla condizione umana che sono dette scienze dell’uomo. Esse
sono le scienze biologiche e le scienze sociali. Queste ultime studiano la società.
Per gli studiosi del Memorandum per fare una buona classificazione delle scienze sociali, si può far
corrispondere all’articolazione della Società in piani, una suddivisione delle scienze sociali ad esse riferite:
PIANO ECONOMICO – ECONOMIA
PIANO SOCIOLOGICO – SOCIOLOGIA
PIANO DELLA CULTURA – ANTROPOLOGIA CULTURALE
INTERAZIONE DEL LIVELLO BIOLOGICO E LIVELLO SOCIALE CON L’AMBIENTE ECOLOGICO - PSICOLOGIA
Per gli studiosi del Memorandum, l’a.c. analizza il piano della cultura. Per loro, il fenomeno della cultura, è
considerato come l’insieme dialettico dei patrimoni psichici esperienziali individuali costituitisi nel quadro di
una società storicamente determinata. In tale quadro, le componenti della cultura (conoscenze, fantasie,
simboli etc.), interagiscono direttamente e indirettamente sia tra loro sia con la società. E’ chiaro che
nessuna cultura esiste al di fuori degli individui.
03
CIVILTÀ E CULTURA SECONDO E. SAPIR
1884-1939: SAPIR è stato uno dei primi autori a promuovere la riflessione sulla distinzione tra il concetto
di cultura e quello di civiltà. Egli indica 3 modi per utilizzare il termine cultura
1. ETNOLOGICO: Termine che viene usato per indicare ogni elemento socialmente ereditato nella vita
dell’uomo, sia materiale che spirituale.
2. LINGUAGGIO CORRENTE: Ricchezza individuale basata sulla sapienza ma non limitata a questa.
3. ANTROPOLOGICO: Attitudini generali che conferiscono ad ogni singolo popolo il proprio distinto posto
nel mondo. Cultura diviene in questa accezione, quasi sinonimo di spirito o di genio di un popolo.
SAPIR parla di genio di un popolo e distingue le culture in genuine (cioè consapevoli e armonizzate con il
proprio genio, coerenti) e spurie (cioè devianti dal proprio genio).
SAPIR critica la cultura americana.
04
UNA REAZIONE ANTROPOLOGICA AL BIOLOGISMO: IL SUPERORGANICO SECONDO A.L. KROEBER
KROEBER (1876-1960) eminente antropologo, etnologo, archeologo e linguista nordamericano, reagì al
biologismo con un articolo che apparve sull’American Anthropologist. In realtà la sua è una critica ai
sociologi quali Spencer, Le Bon, e altri che hanno creato una gran confusione tra fenomeni organici,
biologici e quelli culturali. K. Chiarisce la differenza tra concetto di evoluzione organica e di evoluzione
sociale, per lui l’uomo, non ha bisogno di modificare nel tempo la propria natura per adattarla all’ambiente
nel quale vive, egli ha la possibilità, con le proprie risorse, di agire direttamente sulla natura (es. differenza
di adattamento al freddo polare di un orso e di un eschimese, quest’ultimo, si copre con una pelliccia e che
non sviluppa una folta peluria). Nella civiltà risiede la differenza tra uomo e animale. Fondamentale è il
linguaggio. Inoltre K. Afferma che nell’uomo vi sono elementi ereditari e congeniti ed elementi che
sfuggono alle leggi della ereditarietà biologica (bimbo cinese allevato in america, conserva gli occhi a
mandorla, ma mangerà con la forchetta). K. Riferendosi all’uomo, parla di livello superorganico. K.
Critica Le Bon, il quale tentò di spiegare la civiltà sulla base della razza.
05
IL DETERMINISMO AMBIENTALE SECONDO GOLDENWEISER
Il primo etnologo a sostenere che l’ambiente fisico abbia importanza sullo sviluppo delle civiltà e delle
manifestò il suo dissenso su tale
culture fu Federico Ratzel, fondatore dell’antropogeografia. G.
affermazione. Egli afferma che non tutti gli uomini viventi in ambienti simili, reagiscano all’ambiente nello
stesso modo. Pur compiendo questa critica, il G. esorta a non studiare solo l’influenza dell’ambiente
sull’uomo, ma ad esaminare storicamente come l’uomo possa essere agevolato o limitato nella sua azione
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dall’ambiente in cui vive.
06
IL PROBLEMA DEL DETERMINISMO SECONDO Kroeber
Per K. Il verificarsi di eventi, invenzioni e espressioni creative è in relazione all’ambiente cultura nel quale
vive l’uomo che a tali manifestazioni ha dato vita e nel quale le manifestazioni stesse devono essere usate
(Napoleone oggi, non avrebbe creato un Impero). La tesi del determinismo del K. Afferma che eventi
storici e scoperte non sono solo da ricollegare alla personalità dei loro autori, ma da mettere in rapporto
con la cultura cui questi autori appartenevano.
07
CONCETTO DI STORIA NELLA CONCEZIONE ANTROPOLOGICA DI Kroeber
La storia per K. È alla base degli studi sociali, anche se le interpretazioni storiche dei fatti sociali sono
indubbiamente soggettive. E’ la storia culturale, quella che l’A.C. si prefigge.
08
LA CONCEZIONE FUNZIONALISTICA DELLA CULTURA E DELLA CIVILTÀ
Il funzionalismo per Malinowski (1884-1942), è un metodo per affrontare lo studio dei fatti sociali. Esso
presuppone una teoria generale della cultura, che egli stesso elaborò in vari scritti dal1922 in poi.
LA CULTURA COME APPARATO PER SODDISFARE I BISOGNI
Per M. la cultura è l’insieme dei manufatti, dei beni, dei processi tecnici, delle idee, delle consuetudini, dei
valori propri di ciascuna società. La cultura è per l’antropologo funzionalista un vasto apparato attraverso il
quale l’uomo è messo nelle condizioni migliori per affrontare i problemi concreti e specifici che incontra nel
suo adattarsi all’ambiente per la soddisfazione dei suoi bisogni. Gli esseri umani anche se sono animali,
essi, vivono in condizioni fisiologiche continuamente modificate da condizioni di cultura. L’organizzazione
sociale, è in tale quadro, parte della cultura.
Un’altra caratteristica specificatamente umana è lo sviluppo del simbolismo (linguaggio). L’uso del
linguaggio, rende possibile la tradizione e l’educazione, che permettono la continuità della cultura.
LA SODDISFAZIONE DEI BISOGNI CULTURALI PRIMARI E SECONDARI
Per M., è fondamentale per l’uomo anche la soddisfazione dei BISOGNI DERIVATI O SECONDARI. A tale
soddisfazione, provvedono in ogni società, il sistema economico, il controllo sociale, l’organizzazione
politica e l’istruzione. Innanzi tutto M. sostiene che ogni cultura ha bisogno di saper produrre, divulgare e
usare un complesso di beni. Per risolvere questo problema ogni società umana, deve disporre di una
organizzazione economica. Ogni società, ha poi bisogno, di un complesso di norme che regolino la vita
comune. A rendere possibile la cooperazione nelle società umane provvede il controllo sociale, la sua
azione è integrata dall’apparato della struttura politica che, per M. è il sistema che definisce i rapporti
dei membri tra loro e assicura la difesa della società stessa. Ogni cultura ha anche la proprietà
accumulativa in virtù della quale, fa tesoro di esperienze di generazioni. Il tramandare conoscenze alle
generazioni è compito dell’istruzione.
SISTEMA DI SODDISFAZIONE
BISOGNI
* L’apparato culturale di oggetti e beni di
* A ciò provvede l’economia
consumo deve essere prodotto usato
conservato
attraverso
una
produzione
costantemente nuova.
*
Il comportamento dell’uomo deve essere
codificato, regolato.
*
A ciò provvede il controllo sociale
*
Il materiale umano deve essere rinnovato,
formato
*
A ciò provvede l’educazione
In ogni società l’individuo deve poter disporre
* A ciò provvede l’organizzazion politica.
dei mezzi idonei ad assicurare l’esecuzione
dei suoi ordini.
INTEGRAZIONE CULTURALE E INTERRELAZIONE DELLE ISTITUZIONI
In stretto rapporto con la teoria della cultura come apparato per soddisfare i bisogni umani è nel pensiero
di M. anche l’altra teoria di cultura come sistema di istituzioni in rapporto di mutua interdipendenza. Per M.
è dannoso distruggere le tradizioni di una società, poiché ciò significherebbe privare questo organismo
*
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della sua corazza protettiva e lasciarlo andare in rovina. Ogni istituzione deve essere considerata nel
complesso culturale cui appartiene.
L’ANTROPOLOGIA APPLICATA
Da tali premesse prende origine il movimento di antropologia applicata, cui M. è considerato il
fondatore.
RELATIVISMO E NEUTRALISMO CULTURALE
Dalle premesse di M. si sviluppò la teoria del RELATIVISMO CULTURALE che ebbe in M.J. Herskovits il suo
maggior sostenitore. Egli dalla constatazione della differenza dei costumi dei diversi popoli e del fatto che
questi costumi hanno nel proprio specifico ambito culturale, una loro ragione d’essere, trasse la
conclusione della relatività dei valori morali. Per H. non esisterebbe un sistema universale di valori
oggettivamente determinato, bensì, questo o quel sistema di valori in questa o quella cultura.
09
LO STRUTTURALISMO E L’ANTROPOLOGIA SOCIALE
CRITICA DEL FUNZIONALISMO MAINOWSKIANO SECONDO RADCLIFFE BROWN (STRUTTURALISTA)
Lo strutturalismo (che ha come oggetto di studio la conoscenza delle strutture sociali delle comunità
umane) ebbe come maggior esponente Radcliffe Brown. Lo strutturalismo divenne un problema di
attualità quando Brown attaccò Malinowski (in occasione di un discorso al Royal Antropological Institute
di Londra 1940), definendolo un irresponsabile e disconoscendo l’esistenza di una scuola funzionalisa.. Per
Brown, il termine funzione è un termine equivoco, che M. aveva usato malamente confondendo funzione
con uso. Per Brown, il concetto di funzione nelle scienze sociali implica l’idea di società come organismo
vitale, composto di unità o parti singole, tenute in relazione da una rete di mutue relazioni, interagenti tra
loro.
IL CONCETTO DI STRUTTURA NELL’ANTROPOLOGIA SOCIALE SECONDO BROWN
Brown considerava l’antropologia sociale una branca delle scienze naturali. I fenomeni sociali, per Brown,
sono una definita classe di fenomeni naturali, tutti sono connessi con l’esistenza di strutture sociali, e lo
studio di queste ultime, costituisce l’oggetto di studio dell’antropologia sociale, che ha per fine la ricerca
delle relazioni associative fra organismi viventi. I fenomeni sociali non sono l’immediato risultato della
natura di singoli esseri umani, ma il risultato della struttura sociale dalla quale i fenomeni vengono
collegati. Brown precisa cosa intende per strutture sociali:
1. Gruppi sociali persistenti quali nazioni, tribù, clans che hanno una continuità, malgrado i
cambiamenti delle persone che vi appartengono.
2. le relazioni sociali tra persona e persona: es. quelle di parentela.
3. la differenziazione di individui in classi in base al ruolo sociale.
Il concetto di strutture sociali può essere per Brown utilizzato per affrontare 3 tipi di problemi:
a) RELATIVI ALLA MORFOLOGIA SOCIALE: consistenti nell’identificazione delle strutture sociali, nel
rilevare differenze e somiglianze tra esse e per classificarle.
b) RELATIVI ALLA FISIOLOGIA SOCIALE: consistenti nell’esame delle modalità in cui le strutture sociali
funzionano.
c) RELATIVI ALLO SVILUPPO: consistenti nell’esaminare come si formano nuovi tipi di strutture
sociali.
Per Brown le strutture sociali hanno alcune proprietà
* Assicurare la continuità di esistenza alla società.
* Sono dinamiche: nascono e muoiono individui, ma la struttura rimane la stessa.
* Riferimento all’estensione dell’area occupata: è raro incontrare comunità che non
hanno contatti con l’esterno e che hanno un’area ben delimitata. Per Brown è
preferibile studiare comunità limitate in ampiezza.
* Formazione della personalità sociale: ogni persona è al contempo cittadino,
impiegato, figlio, marito etc. L’insieme di queste posizioni, costituisce la sua
personalità sociale.
FINALITÀ DELL’ANTROPOLOGIA STRUTTURALISTICA
Brown, afferma , che l’antropologia strutturalistica, si propone 2 scopi:
1. raggiungere una conoscenza morfologica dei singoli tipi di strutture sociali delle comunità umane
(identificazione delle strutture sociali).
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2. stabilire una morfologia comparata dei diversi tipi di strutture sociali.
Questi 2 obiettivi sono in relazione di mutua dipendenza. L’antropologo sociale, vuole conoscere come i
fenomeni strutturali si conservano e si tramandano nel tempo, quali sono i meccanismi che mantengono in
vita una rete di relazioni sociali. Nell’affrontare problemi di fisiologia sociale (come le strutture sociali
funzionano), l’antropologo deve considerare ogni genere di fenomeni sociali: la morale, la legge i modi di
comportamento.
LO STUDIO DEI VALORI SOCIALI COME PARTE DELLO STUDIO DELLE STRUTTURE SOCIALI
Lo studio delle strutture sociali, non può prescindere dallo studio degli interessi o valori che sono i fattori
determinanti delle relazioni sociali. Per Brown, lo studio dei valori sociali (un interesse comune di 2 o più
persone verso qualcosa), è parte fondamentale dello studio delle strutture sociali.
DIFFUSIONE DELLA SCULA STRUTTURALISTA INGLESE
Il nucleo più numeroso dei seguaci di Brown fu quello inglese. In America, alcuni autori di Chicago collegati
a Brown, sembrano attenuare l’enfasi posta da quest’ultimo sull’analogia tra struttura organica e struttura
sociale. Murdock classificò il materiale etnografico di circa 250 società.
LA TEORIA STRUTTURALISTA DI LÉVI STRAUSS 1908 IN BELGIO
Secondo Brown, l’antropologia sociale è una scienza induttiva osserva fatti, formula ipotesi, sottomette
queste al controllo dell’esperienza per scoprire le leggi generali della natura e della società (osservazione
empirica). Strauss afferma che bisogna andare al di là dell’osservazione empirica e contesta che la
struttura appartenga all’ordine del fatto. Il concetto di struttura sociale per Strass non si riferisce alla realtà
empirica ma ai modelli costruiti in base ad essa. Le relazioni sociali sono la materia prima impiegata per la
costruzione di modelli che rendono manifesta la struttura sociale. Lévy Strass non respinge più come
Brown il concetto di cultura, anzi questo costituisce un punto di partenza per l’antropologia strutturalista. Il
concetto di cultura per Strass risponde ad una realtà oggettiva. Per lui, cultura è ogni frammento di
umanità che dal punto di vista dell’indagine, presenti rispetto ad altri, differenze significative. (america del
nord e l’Europa sono culture differenti; Parigi e Marsiglia sono unità culturali nell’ambito di una stesa
cultura).
L’obiettivo ultimo delle ricerche strutturali è quello della ricerca di costanti connesse alle divergenze.
FENOMENI DI PARENTELA: sono fenomeno dello stesso tipo dei fenomeni linguistici. Come i fonemi, sono
elementi di significato, cioè, acquistano significato, solo a condizione di integrarsi in sistemi, sono elaborati
dall’intelletto a livello inconscio. Ma esistono delle profonde differenze:
* FONEMI: la funzione del linguaggio è chiara, ma è stato a lungo ignorato il modo con cui il linguaggio
raggiunge questo risultato.
* SISTEMI DI PARENTELA: costituiscono dei sistemi, ma non se ne conosce l’uso cui sono stati destinati.
termini con i quali si esprimono i diversi ordini di relazioni familiari.
modo in cui gli individui si sentono di doversi comportare. Ne
comprendiamo la funzione (assicurare coesione del gruppo), ma, non comprendiamo la
natura delle connessioni esistenti tra i diversi atteggiamenti e non comprendiamo la
necessità. Come per il linguaggio, conosciamo la funzione, ma il sistema ci sfugge (come per
il linguaggio). Il sistema degli atteggiamenti costituisce un’integrazione dinamica del sistema
degli appellativi.
I sistemi di parentela, le regole di matrimonio e di filiazione formano un insieme ordinato la cui
funzione è quella di mantenere la continuità del gruppo, intersecando le relazioni consanguinee con
quelle con i parenti acquisiti. Attraverso tali meccanismi, sarebbe assicurato alla società un
carattere statico e non si spiegherebbero le trasformazioni. Queste, invece, si spiegano per Strass,
riconoscendo la natura dialettica del rapporto tra terminologia e comportamento. Le regole di
comportamento, vengono a costituire un tentativo di superamento delle regole di imparentamento,
così avrà vita un nuovo sistema, ma in esso contemporaneamente emergeranno delle contraddizioni
le quali provocheranno una riorganizzazione della terminologia. Questa situazione si ripercuote sugli
atteggiamenti e da questi si hanno ripercussioni sul sistema terminologico e il ciclo dialettico
continua all’infinito. Lévy Strass parla di poligamia come risposta politica e collettiva e individuale ed
economica.
Per STRAUSS, la società è un insieme di strutture corrispondente a diversi tipi di ordini.
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ƒ
ƒ
SISTEMA DEGLI APPELLATIVI:
SISTEMA DEGLI ATTEGGIAMENTI:
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Una particolare attenzione di Strass e degli strutturalisti è stata data ai fatti religiosi. Radcliffe Brown,
insistette sulla ricerca delle correlazioni tra i diversi tii di religioni e le diverse strutture sociali. Strauss si
augura di poter dar vita ad un’analisi comparativa di modelli in etnologia religiosa.
PROSPETTIVE DELL’ANTROPOLOGIA STRUTTURALE SECONDO CLAUDE LÉVI STRAUSS
Il lavoro dell’antropologo oggi, è simile a quello di un botanico che da brandelli di piante, deve classificarle
e ordinarle. Il compito dell’antropologia strutturale è quello di costruire i modelli di sviluppo delle forme
sociali umane, cogliere le cause di natura strutturale che consentono o bloccano lo sviluppo. Questa
ambizione, le deriva dalla intuizione della applicazione di metodi matematici ai fatti di struttura sociale.
II – CONCETTI DESCRITTIVI IN ANTROPOLOGIA CULTURALE
Gli strumenti concettuali più usati dagli antropologi sono: il modello culturale e il valore culturale
01
MODELLO CULTURALE
Pattern of culture. Tale concetto fu elaborato da Ruth Benedict 1887-1948, la quale sentì la necessità di
un nuovo orientamento mirante alla conoscenza del temperamento dei popoli, di quel sostrato affettivo ed
ideologico (pattern) in base al quale ciascun popolo assume una fisionomia sua propria e in relazione al
quale ne diventano comprensibili le istituzioni ed i comportamenti. La Benedict riconobbe i meriti della
scuola funzionalista quando ha messo in evidenza che ogni elemento di un sistema sociale ha una sua
funzione e che questa funzione si integra con quella di altri elementi.
In ogni cultura c’è un principio che ne armonizza gli elementi e che l’antropologo deve cercare di
conoscere, perché in relazione ad esso gli elementi culturali (usi, costumi, ideologie), si organizzano ed
assumono forma e valore, questo principio, è lo spirito di una civiltà.
MODELLO APOLLINICO E MODELLO DIONISIACO
La B. analizzò due popolazioni:
ƒ ZUNI (GRUPPO PUEBLOS): sanno vivere in armonia con la natura, non sono individualisti, anche la
preghiera non è un atto individuale. Modello apollinico: impronta la vita al soddisfacimento che
deriva dalla misura e dall’ordine armonioso delle cose.
ƒ INDIANI DELLE PRATERIE: popolo dure e forte, cacciatore. Modello dionisiaco: la via dell’eccesso,
porta alla saggezza.
Queste 2 culture secondo la B sono ispirate da modelli culturali opposti. B afferma l’indipendenza dei
fenomeni culturali da quelli razziali. Per la Benedict il modello culturale è l’impronta di ogni cultura, il suo
spirito. Esso agisce nelle società come filtro selezionatore delle disposizioni degli esseri umani e come
elemento catalizzatore delle forme di istituzione che questi assumono nelle differenti comunità.
INDIVIDUAZIONE DEL MODELLO CULTURALE
B. afferma l’importanza di considerare la cultura nella sua totalità, come proponeva la Gestalt. Per la B. il
modello culturale può essere captato solo con l’intuizione.
CRITICHE AL CONCETTO DI MODELLO CULTURALE
Singer osserva che la B. non dà una precisa definizione di che cosa sia un modello culturale.
* Herskovits usa il termine focus, con il quale indica la tendenza che ogni cultura ha di sviluppare
alcuni aspetti piuttosto che altri.
* Kluckhohn parla di una pluralità di configurazioni culturali costituite da principi impliciti o latenti
che determinano le caratteristiche delle comunità umane.
* Kroeber riconosce che i modelli, sono quelle organizzazioni o sistemi di relazioni interne che danno
ad ogni cultura una fisionomia propria ed una coerenza organica, impedendo che vengano
considerate come una semplice accolta di elementi culturali e distingue:
o MODELLI SISTEMATICI O DI SISTEMA: quelli che plasmano determinati aspetti o settori della
cultura.
o MODELLI DELLA CULTURA TOTALE: quelli che si riferiscono all’intera cultura. Esiste un modello
italiano, uno francese della cultura europea.
o MODELLI DI STILE: quei particolari metodi o modi o tecniche di cui una cultura si avvale in
determinati settori di attività. Si può parlare di stile di governo, stile commerciale di una
cultura etc.
* Honigmann, Bateson, Kluckhon: usano il termine ethos per descrivere il tono effettivo di una
civiltà nel suo complesso, si riferisce allo spirito di un popolo.
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02
TEMA CULTURALE
Alcuni studiosi hanno messo in evidenza, l’esistenza di temi nella cultura che sono quei principi espliciti o
impliciti, i quali influenzano l’orientamento delle attività dei membri di questa e modellano i loro schemi di
comportamento. Il concetto di tema culturale è stato esposto in 2 articoli da MORRIS EDWARD OPLER
nell’esaminare la vita di una tribù apache negli USA. I temi della cultura Apache esaminati da Opler sono
più di 20, uno afferma la superiorità dell’uomo sulla donna. Altri temi sono: “la industriosità, la generosità,
il coraggio sono le virtù fondamentali”, “la grande famiglia domestica è l’unita sociale ed economica
fondamentale….”.
Le concretizzzazioni dei temi in norme di comportamento sono chiamate espressioni ve ne sono di vario
tipo:
ESPRESSIONI FORMALI (modi di agire convenzionali che il terma determina)/INFORMALI
OBBLIGATORIE/NON OBBLIGATORIE
SEMPLICI/SIMBOLICHE
Non basta identificare i temi per raggiungere la comprensione intima di una cultura. Un modo può essere
quello di considerare il numero delle espressioni in cui si manifesta il tema preso in esame. Molto
importante è anche considerare le manifestazioni negative e contrastanti del tema.
In Italia il concetto di tema è stato utilizzato da Guido Vincelli per lo studio di un villaggio molisano e da
Giuseppe Giulio Giordano per studiare un’area depressa di Napoli.
03
VALORE CULTURALE
Kluckhon definisce i valori culturali come concezioni del desiderabile per permeano di sè una intera
cultura. Ed. il miglior modo di modellare la creta, di scegliere una sposa et. Un insieme di valori che sono
rivolti verso la medesima direzione costituiscono un orientamento di valore, K chiarisce che: sono
concezioni generalizzate ed organizzate. Vogt afferma che l’orientamento di valore ha varie funzioni o
aspetti:
FUNZIONE SELETTIVA: agisce da filtro
FUNZIONE REGOLATIVA: determina i limiti di un comportamento possibile entro un dato ruolo.
FUNZIONE DISCRIMINATIVA DEI FINI: produce una scala di preferenza degli scopi.
LA RICERCA SUL CAMPO DEI VALORI CULTURALI
L’Università di Harvard ha eseguito un progetto noto come Studio comparativo dei valori di cinque culture.
Kluckhon insieme a 30 studiosi, ha effettuato una ricerca sul campo , su 5 comunità dislocate in una
piccola zona del new Mexico. Tale ricerca, si è proposta di indagare sui rapporti esistenti tra i loro valori e i
loro sistemi di vita, attraverso un’analisi comparativa. Vogt in Modern Homestead parla del Villaggio di
Homestead (Texas) che si inquadra nel vasto movimento migratorio che ebbe luogo negli USA nel 1930.
Gli abitanti furono inizialmente guidati da orientamenti di valori quali l’orgoglio di lavorare per affermare la
propria indipendenza economica, ma l’orientamento individualistico, ha impedito loro di sviluppare la loro
comunità. Vogt riepiloga così gli orientamenti di valore di questa comunità:
I° orientamento di valore: Individualismo, punto di convergenza di valori quali:
* Essere proprietario della propria fattoria.
* Essere capo di se steso (cioè indipendente).
* Ogni uomo deve avere ugual peso negli affari della comunità:
* Non farsi superare dai vicini
* Essere liberi davanti alla legge
II° orientamento di valore principale: dominio della natura:
*
Usare le macchine e gli altri sistemi moderni per
stare bene e rendere più efficiente la fattoria
*
Cercare di controllare le condizioni naturali
*
Cercare di conservare il proprio benessere fisico
*
Fare ciò che si può e solo dopo aver tentato
tutte le vie possibili affidarsi alla fortuna.
III° orientamento di valore principale vivere per il futuro:
* Essere per il progresso
7
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* Essere ottimisti
* Tendere al successo
IV° orientamento di valore principale lavoro e riposo:
*
Lavorare molto quando c’è da lavorare, riposare
quando non c’è da lavorare.
V° orientamento di valore principale superiorità ed inferiorità di gruppo:
*
A Homesteead non bisogna dimenticare che i
bianchi sono superiori
*
Homestead è un villaggio arretarrato e bisogna
renderlo moderno modificando anche il ns sistema di vita.
IL METODO DI RICERCA DEI VALORI
Vongt relativamente alla metodologia dei valori utilizza 2 tecniche: l’osservazione dei fatti della vita
quotidiana e la raccolta di dati con i questionari. Lo studio dei valori, dovrà iniziare con l’identificazione
delle situazioni nelle quali l’individuo si trova di fronte ad alternative. Le scelte sono dei valori e i valori
devono essere dedotti dalle scelte fatte e da ciò che gli informatori dicono sul perché fanno queste scelte.
Ci sono 2 particolare tipi di situazione scelta la crisi e il conflitto.
* Situazione di crisi: è quella che sradica il sistema di rapporti tra uomo e uomo , uomo e natura, e
che richiese un’immediata azione se il gruppo vuole continuare a vivere. Vogt distingue 2 tipi
fondamentali di situazione crisi:
1. E’ caratterizzato dal fatto che per reagire alla crisi il sistema culturale offre uno schema di azione
già pronto.
2. E’ caratterizzato dall’assenza nell’esperienza del gruppo di schemi di azione appropriati e in
questo caso si improvvisa.
I tipi concreti di crisi che si presentano nell’ambito della vita comunitaria, sono così classificati:
1. Pressioni da parte dell’ambiente naturale: siccità, gelo.
2. Crisi della vita: nascita, morte.
3. Crisi della proprietà: incendi e furti.
4. Crisi delle relazioni umane: lotte, suicidio, omicidio.
*
Situazione di conflitto si verifica quando una
o più posizioni di valore sono in conflitto.
Un altro utile metodo, suggerito dal Vongt per la scoperta dei valori della comunità, può essere quello
dell’analisi del contenuto del flusso giornaliero dei pareri e dei pettegolezzi (aspetti regolativi).
04
SCHEMI CULTURALI
Schema culturale può essere definito ogni modo tipico di sentire, pensare, agire in ordine a specifiche
situazioni o problemi, che viene condiviso ed approvato dagli individui di una stessa società e in base al
quale, pertanto, ci si aspetta di veder reagire gli individui che di essa sono membri normali ogni volta che
si trovano a dover vivere quella determinata situazione o ad affrontare quel determinato problema. Il
concetto di schema culturale viene ad assumere un’idea di socialmente normale. Il rilievo degli schemi
culturali, parte da intuizioni soggettive, che devono però essere suffragate da indagini condotte con le
tecniche adatte.
05
OSSERVAZIONE SULLA VALIDITÀ DEI CONCETTI E DEGLI SCHEMI DESCRITTIVI IN ANTROPOLOGIA CULTURALE
Gli etnografi nell’800 e primo ‘900 si impegnarono nell’elaborazione di schemi descrittivi validi per ordinare
il materiale documentario disponibile per lo studio delle società oggetto di esame:
1. Linguaggio
2. Elementi materiali
3. modi di sussistenza del gruppo
4. concezioni e organizzazioni riferite all’ambito soprannaturale sia al livello religioso che magico
5. Organizzazione sociale, norma valori riguardanti il sistema familiare
6. Prodotti dell’arte
7. Nozioni pseudoscientifiche ed empiriche riferite alla scienza.
A questi schemi si alternavano anche il ciclo della vita umana e il ciclo dell’anno.
Queste classificazioni, non potevano soddisfare i cultori della nuova antropologia, i quali, utilizzarono
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concetti nuovi quali quello di : modello culturale, tema, focus, valore.
TEORIA E TECNICA NEL CONCETTO DI MODELLO. DETERMINISMO CULTURALE E INTUIZIONE GLIBALISTICA
La Benedict utilizza per le sue idee antropologiche il pensiero di vari autor: Dilthey, gestalt, Splenger etc.
che l’hanno portata a costruire una teoria sulla natura e la dinamica dei fatti sociali e a suggerire una
tecnica di osservazione dei medesimi. Ciò che la Benedict non considera è l’interazione struttura –cultura
nella complessità dei contesti sociali in cui si attua. Per la B il motore del divenire sociale è il modello
culturale. Per questa antropologa la cultura è tutto (di qui il suo determinismo culturale). B avrebbe dovuto
considerare l’istituzione (Malinowski) infatti, è attraverso di essa che emerge la cultura.
Malinowski distingue tra bisogni biologici e bisogni derivati: questi ultimi sono di 2 tipi:
1. quelli posti da esigenze istituzionali
2. quelli posti dall’esigenza umana
LA CULTURA COME PRODOTTO INTELLETTUALE E COME NECESSITÀ PRIMARIA
L’uomo ha bisogno della cultura perché ha bisogno di comprendere la realtà in cui vive e di giustificare le
scelte che in essa compie. La cultura nasce dal bisogno dell’uomo di situarsi intellettualmente nella realtà,
ma questo non è l’unico bisogno dell’uomo che ha anche bisogni biologici.
BISOGNO DI ORGANIZZARSI PER IL SODDISFACIMENTO
BISOGNO DI SITUARSI
BISOGNI BIOLOGICI
DEI BISOGNI BIOLOGICI
INTELLETTUALM
NELLA
REALTÀ
ISTITUZIONI
CULTURA
TECNOLOGIA
L’errore di Ruth Benedict fu quello di privilegiare la cultura rispetto agli altri fenomeni sociali.
UNITÀ E PLURALITÀ DEI MODELLI
Un’altra critica da muovere alla B è quella che un popolo abbia un unico modello culturale nel quale
identificarsi. Gli autori che criticarono la B. vollero suggerire una più minuziosa metodologia per la
conoscenza della cultura, componendo in sottounità il modello. Linton impostò il problema di una fruizione
differenziata della cultura all’interno di una società. Su questo argomento tornano anche autori che si
ascrivono alla scuola di antropologia cognitiva, soprattutto negli anni ’60. Questi autori, sostennero che:
* Singoli individui possono avere concezioni unitarie della propria cultura;
* E’ fortemente improbabile che tutti gli individui di una società sentano e vedano allo stesso
modo una stessa cultura.
* Esistono varianti di una cultura
* Le varianti non sono deviazioni da una forma assunta come basica
* Il complesso delle varianti costituisce l’organizzazione sociale
* Le concezioni unitarie delle culture sono solo costrutti a posteriori elaborati per comodità dagli
antropologi.
Non si può nemmeno per le società primitive escludere una pluralità di modelli culturali dovuti all’incidenza
di vari fattori. I concetti di tema, valore, schema, si prestano meglio di quello di modello della Benedict, in
quanto si prestano all’esplorazione di varianti.
III. INDIVIDUO CULTURA E PERSONALITÀ
01
PRIMI CONTRIBUTI ALLO STUDIO DEL RAPPORTO PERSONALITÀ-CULTURA
Lo studio della personalità in rapporto alla cultura, costituisce e oggi uno dei più importanti settori
dell’antropologia culturale.
EDWARD SAPIR esaminò , nel campo della linguistica, la validità delle differenziazioni che comunemente si
fanno tra fenomeni individuali e sociali, successivamente, considerò il nesso tra cultura e personalità. A tal
proposito, mise in evidenza, che la personalità è modellata attraverso un processo di interazione in cui
entrano in gioco sia i materiali approntati dalla cultura sia, i bisogni fisici e psicologici dell’individui, che non
può passivamente accettare quei materiali, ma deve elaborarli in modo che si integrino con i suoi bisogni.
Più si studia questa interazione, più risulta difficile scindere la società dall’individuo.
Ruth Benedict distinse:
- ANORMALITÀ RELATIVA: individui normali in una cultura, potrebbero essere anormali in altre.
- ANORMALITÀ ASSOLUTA: caratteristica di una sintomatologia fissa, trattabile dagli psichiatri.
Autori quali Linton, Wegroky e altri furono in disaccordo con la Benedict.
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02
LE BASI CULTURALI DELLA PERSONALITÀ SECONDO R. LINTON
Gli psicologi scoprendo che le personalità variano secondo le persone e le culture, dovettero chiedere aiuto
agli antropologi, poiché gli psicologi conoscevano solo la realtà europea. Psicologi e antropologi trovarono
un’area comune di ricerche che diede vita a delle importanti opere. Linton elaborò insieme a Kardiner
(psicologo) la teoria della personalità di base. Linton impostò anche una serie di problemi relativi al ruolo
che la cultura ha come forza plasmatrice della personalità:
1. Formazione di personalità tipiche per ciascuna cultura: dovute a identiche tecniche educative.
2. Perché in ogni cultura vi sarebbe una vasta gamma di varianti di personalità.
3. In tutte le società esistono dei tipi simili di personalità.
03
LA PERSONALITÀ DI BASE
Linton + Kardiner può definirsi personalità di base quella configurazione psicologica propria dei membri
di una data società e caratterizzata da un certo stile di vita in armonia con quale gli individui si
organizzano. Tale concetto, posa sui seguenti postulati:
1. Le prime esperienze dell’individuo esercitano un duraturo influsso sulla sua personalità
2. Esperienze analoghe tendono a produrre configurazioni della personalità simili in individui che sono
soggetti ad esse.
3. Le tecniche che i membri di ogni società impiegano nella cura e nell’allevamento di fanciulli sono
culturalmente modellate e tendono ad essere simili, benché mai identiche.
4. Le tecniche differiscono da una società all’altra.
Se questi postulati sono corretti ne consegue che:
1. I membri di ogni società avranno in comune molti elementi della prima esperienza
2. di conseguenza avranno in comune anche molti elementi della personalità
3. Poiché le esperienze degli individui differiscono da una società all’altra, differiranno anche i tipi
fondamentali di personalità da una società all’altra.
La personalità di base, non costituisce esattamente una personalità, ma la matrice dalla quale si sviluppano
i tratti del carattere, quella matrice che fa sì che tutti i francesi siano francesi e così via…
04
LA PERSONALITÀ DI STATUS
A Linton si deve anche il concetto di personalità di status: insieme dei diritti e dei doveri che sono
propri di una categoria sociale. Complementare al concetto di status è quello di ruolo. Per ruolo si intende
l’affermazione dinamica dello status. Lo status è posizione ed elemento qualitativo, il ruolo l’azione. Status
e ruolo sono, in astratto, emanazioni di modelli, di temi culturali. Quando da astratti, divengono concreti,
riducono modelli ideali della vita sociale, in modelli individuali. Il problema del soddisfacente adeguamento
degli individui al proprio status e di ruolo è uno dei più complessi.
Gli status e i ruoli si possono distinguere, dal punto di vista del loro conferimento tra quelli assegnati
(l’assegnazione è fatta a priori) e quelli raggiunti (il conferimento è dovuto ad un atto volitivo).
L’asegnazione a priori è fatta in base al rilevamento di alcuni fattori:
- Età
- Sesso
- Generazione
- Posizione economica
- Posizione politica
- Religione
- Istruzione
- Ambiente fisico
- Solidarietà
L’ETÀ
L’assegnazione degli status e dei ruoli, in base all’età, può essere fatto sia considerando l’età assoluta degli
individui sia l’età relativa (l’età di un membro della società in relazione a quella degli altri membri più
giovani o più anziani).
IL SESSO
Le posizioni dell’uomo e della donna, variano da società a società.
LA GENERAZIONE
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Nelle scienze sociali, il concetto di generazione, coincide press’a poco con quello di classe di età.
LA POSIZIONE ECONOMICA
LA POSIZIONE POLITICA
La distribuzione dei poteri, funzioni e responsabilità su cui si fonda l’organizzazione politica della società
crea la categoria dei corrispondenti staus.
L’ISTRUZIONE, LA RELIGIONE, L’AMBIENTE FISICO
Condizionano l’esistenza di diversi status e ruoli.
LASOLIDARIETÀ
Classe sociale (Lloyd Warner) è un gruppo di persone che si sente solidalmente inferiore o superiore ad
altri gruppi esistenti nella società.
La personalità che l’individuo acquista in funzione del suo status è appunto chiamata da Linton
personalità di status. Tale concetto non si oppone a quello di personalità di base.
05
PARTECIPAZIONE DELL’INDIVIDUO ALLA CULTURA
Linton mise in evidenza che l’individuo deve conoscere e prendere parte alla cultura del proprio gruppo,
entro una certa misura. Distingue, infatti, gli universali della cultura, che devono essere conosciuti da tutti
e gli elementi particolari o speciali propri di distinte categorie. Vi sono, poi, anche gli aspetti alternativi e gli
elementi individuali. Gli universali e speciali costituiscono la parte approvata e spesso obbligatoria, gli
alternativi costituiscono la parte facoltativa.
06
INCLULTURAZIONE E SOCIALIZZAZIONE
L’acquisizione della cultura da parte dell’individuo costituisce uno dei processi cui gli antropologi hanno
dedicato maggiore attenzione, esso è chiamato inculturazione o socializzazione. Esso si sviluppa durante
tutto il corso della vita di un individuo. Di tale fase, la più importante è quella che ha luogo nei primi anni
di vita, periodo nel quale si struttura la personalità di base. Nell’infanzia, ciò che è proibito, viene
assimilato tramite il sistema dei premi/punizioni (Kluckhohn e Murray).
IV – ORIENTAMENTI NELLO STUDIO DEL RAPPORTO PERSONALITÀ-CULTURA
- ORIENTAMENTO DESCRITTIVO
- ORIENTAMENTO GENETICO
- ORIENTAMENTO FUNZIONALE
- ORIENTAMENTO FILOGENETICO
01
ORIENTAMENTO DESCRITTIVO
Questo orientamento affronta il problema con il solo scopo di descrivere l’ethos, o la personalità di base o
la struttura fondamentale del carattere degli appartenenti ad una specifica cultura umana. Kroeber in
Antropology cita come esempio la descrizione del popolo tedesco fatta da Kant, il quale, fa derivare il
carattere nazionale di un popolo, in parte dalla cultura e in parte dalle diverse origini etniche. L’antropologo
può correre il rischio di cadere in giudizi basati su stereotipi, dunque, deve avvalersi di tecniche obiettive di
rilievo (test, questionari etc.).
COMPARAZIONI
Eschimesi interessati alla meccanica, i Bengalesi no
02
ORIENTAMENTO GENETICO
Secondo questo orientamento, gli studi di cultura e personalità, devono partire dall’analisi dei processi di
socializzazione.
COMPARAZIONI
Ricerche di Erikson sulla personalità dei Sioux.
PERSONALITÀ E CULTURA DEGLI ARAPESH E MUNDUGUMOR DELLA NUOVA GUINEA
Sesso e temperamento (M. MEAD).
Gli ARAPESH della Montagna formano una società pacifica fondata sulla cooperazione. I bambini sono allevati
in modo da divenire adulti miti e gentili. Sono trattati con molto amore e allattati fino a 3 anni.
I MUNDUGUMOR non hanno spirito di collaborazione. Il maschio tipico ha 8/10 mogli. Fratelli e sorelle e
genitori e figli si odiano a vicenda. I bambini nascono in ambienti ostili, vengono allattati in piedi. Vengono
allevati con una serie di costrizioni che favoriscono il costituirsi di una personalità aggressiva.
PERSONALITÀ E CULTURA DEI BALINESI
Ricerca condotta da M MEAD e G. BATESON sugli abitanti di Bali. Le mamme dopo un iniziale atteggiamento
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affettuoso, nei confronti dei loro piccoli, cominciano a disinteressarsene. Spesso si fanno vedere con in
braccio un altro bambino. Per metterlo in guardia da un pericolo, la madre gli urla, così il bambino impara
ad astenersi solo a ciò che è sicuro, inoltre impara a rifugiarsi nell’immaginazione.
PERSONALITÀ E CULTURA TRA I CONTADINI RUSSI
Ricerca condotta da G. GORER su emigranti russi in USA, su analisi di documenti letterari, film etc. I
bambini non sono attesi con particolare entusiasmo, quando però vengono al mondo sono protetti con ogni
cura e attenzione da esperienze dolorose. I bambini vengono fasciati in maniera che non possono muovere
i loro arti. I rapporti tra genitori e figli sono instabili e mutevoli. GORER parla di colpevolezza vaga e diffusa
come propria dell’animo russo adulto, da considerarsi come la continuazione di quella rabbia e di quegli
impulsi ostili e non consapevolmente diretti contro uno specifico obiettivo, che l’individuo sperimentò da
bambino. Vincono il senso di colpa con ubriacature e feste orgiastiche. Inoltre i russi sono molto ottimisti,
secondo il GORER, questo dipende dalla libertà con cui viene somministrato il cibo ai bambini.
CONCLUSIONE SULL’ORIENTAMENTO GENETICO
Questo orientamento studia come ogni individuo sia influenzato dal proprio processo di socializzazione, chi
lo utilizza, è cosciente di proporre solo delle ipotesi e di non poter fornire spiegazioni storiche.
03
ORIENTAMENTO FUNZIONALE
Anche questo orientamento si basa su delle correlazioni, queste, non sono limitate però, al rapporto tra il
processo di socializzazione e la personalità adulta, ma investono ogni possibile rapporto tra la personalità
di base e i diversi fenomeni culturali, i diversi aspetti della civiltà….L’orientamento genetico viene concepito
come uno speciale tipo di approccio funzionale.
JULES HENRY spiegò l’atteggiamento restrittivo nei confronti del comportamento sessuale del bambino,
come relativo ad altri aspetti della cultura della società nord americana stessa. Secondo Henry, questo
metodo funzionale, ha lo scopo di enfatizzare l’enorme differenza tra status di adulto e di fanciullo.
DINCO TOMASIC pone in rapporto l’ostilità dei pastori dinarici con il carattere individualistico della struttura
sociale dinarica dove manca un’autorità politica centralizzata. Dunque il carattere di tali pastori è
funzionale all’assetto sociale della loro comunità.
04
ORIENTAMENTO FILOGENETICO
Questo orientamento parte dal postulato che la cultura derivi da tendenze innate che l’uomo ha ereditato
da un lontano passato. Gli autori di questo orientamento affermano che noi ci sviluppiamo in forme
culturali per mezzo delle quali gli istinti umani fondamentali possono essere canalizzati. KARDINER afferma
che l’uomo è filogeneticamente dotato di certi stimoli o istinti che sollecitano una soddisfazione attraverso
gli oggetti del mondo esterno. Questi istinti nel corso della loro ontogenesi seguono alcune fasi dello
sviluppo filogeneticamente predeterminato e ripetute regolarmente, in ciascuna delle quali può verificarsi
un arresto di sviluppo. Da questi istinti si sviluppano le istituzioni. I filogenisti concepiscono gli schemi
culturali come un prodotto secondario delle forze biologiche, i genetisti riconoscono l’importanza degli
schemi cultuali nel delineare e determinare le reazioni culturali. Per i molti miti e racconti popolari hanno
origine da impulsi incestuosi e che ogni persona in virtù del processo di socializzazione, reprime questi
spiacevoli desideri. Questo indirizzo è stato criticato da malinowski e Kroeber.
V. ANTROPOLOGI AL LAVORO
01
L’ANTROPOLOGO E LA REALTÀ SOCIALE
La vocazione antropologica trae alimento dal desiderio di contribuire a individuare e chiarire quei problemi
umani di loro competenza.
Alcuni studiosi volti a trattare i problemi del mondo moderno hanno fondato una rivista Apllied
Anthropology, con lo scopo di richiamare i collaboratori a condurre ricerche con finalità pratiche. Oggi tale
testata si chiama Human Organizaion (organo della società Society for applied anthropology). Molti
antropologi si sono messi al servizio di interessi capitalistici egemoni, perdendo la loro autonomia, e contro
questa tendenza è sorta la Radical Anthropology
La consapevolezza di essere impegnati socialmente, ha liberato molti antropologi dal considerarsi obiettivi
al 100%. Il relativismo culturale è un principio valido quando stimola alla reciproca tolleranza, ma esso non
può risolversi in un neutralismo etico. Contro i rischi di tale radicalizzazione del relativismo insorsero
antropologi quali: Redfield, Bidney, Kluckhohon, ed altri che hanno racchiuso la teoria del relativismo
entro precisi limiti.
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02
TECNICHE DI RICERCA ANTROPOLOGICA
Non c’è differenza tra il modo di raccogliere i dati di antropologi, sociologi e psicologi, ma nel modo di
analizzarli sì. Una tecnica tra le più usate è quella dell’osservazione partecipante. Si possono distinguere 5
fasi nel procedimento di attuazione di indagini:
1. Definizione del problema e programmazione della ricerca
2. Raccolta dei dati effettuata direttamente dalla popolazione che si esamina.
3. Ordinamento dei dati
4. Analisi dei dati
5. Stesura del rapporto scientifico
03
GLI STUDI DI COMUNITÀ
Uno dei primi studi fu condotto non su di un villaggio, ma su una città del medio west degli USA. Robert e
Helen Lind (Middletown). In Italia, fra le ricerche più famose, va ricordata quella di Vincenzo Petrullo
condotta in Sicilia. Friedman su Matera, alla quale ha partecipato anche Tentori. Sono anche stati
effettuati studi su gruppi parziali di comunità: es. Mead sugli adolescenti di Samoa.
04
LO STUDIO DEI CARATTERI NAZIONALI
Il 1° studio dei caratteri nazionali condotto da un antropologo fu American Character di B. Mattews.
Importante è stata la ricerca promossa dall’UNESCO tra il 1951-52 allo scopo di esaminare i metodi idonei
a placare le tensioni provocate dall’introduzione della tecnica moderna nei paesi non industrializzati. Tali
studi vennero compiuti sotto la direzione di Margaret Mead. Gli studi sui caratteri nazionali, non possono
essere considerati solo come un’estensione degli studi di comunità, poiché richiedono una differente
impostazione della ricerca. In relazione a tale varietà occorre come indica la Mead:
1. Identificare ed esaminare le istituzioni che hanno carattere statale e nazionale.
2. Esaminare il tipo e il grado di centralizzazione di queste istituzioni nella misura in cui, tali fattori
possono contribuire a formare nei cittadini una coscienza nazionale, campanilistica
3. Stabilire il criterio di differenziazione dell’atteggiamento dei vari sottogruppi nei confronti di
ciascuna di queste istituzioni.
4. Soffermare l’attenzione su quel gruppo sociale egemone.
Quindi, conoscere il carattere nazionale di un popolo significa per l’antropologo:
1. Isolare e analizzare i motivi e le istituzioni principali che spingono e predispongono i cittadini di una
nazione ad agire nel determinato modo che è loro caratteristico.
2. Individuare quella immagine ideale di cittadino, alla luce della quale i membri di una società
nazionale giudicano se stesi ed i loro vicini e in base alla quale premiano e puniscono i loro figli
perché manifestano o no manifestano determinate disposizioni o atteggiamenti.
Mead condusse una ricerca in base a questi principi per far emergere quali fossero le forze e le debolezze
del carattere americano.
Geoffrey nei suoi studi sugli USA, mise in evidenza che l’etnocentrismo rende difficili i rapporti tra i popoli.
Una delle prime ricerche condotte dalla Benedict riguardò la cultura giapponese, il suo scopo era quello di
cercar di comprendere il perché del modo di agire dei giapponesi, differente da quello occidentale, in
determinate circostanze e di far comprendere queste differenze. Il crisantemo e la spada 1946. Per la
Benedict, il punto di partenza per comprendere la cultura giapponese è il concetto di gerarchia poi
l’orgoglio e i l senso del dovere.
La Benedict condusse anche una ricerca sulla Tailandia. Mise in rilievo l’errthos di questo popolo di
agricoltori e commercianti. Sottolineò il senso di sicurezza che questo popolo riesce ad infondere nei
bambini.
Gli antropologi sentono di dover fare ancora molto per lo studio dei caratteri nazionali.
05
LE CLASSI SOCIALI
Le classi sociali, possono considerarsi quasi delle subculture. Il primo antropologo ad occuparsi di questo
aspetto fu W. Lloyd Warner, per questo autore per classe sociale, si deve intendere un insieme di
persone che vivendo a contatto o no si ritengono affini e in quanto tali hanno coscienza di costituire, nella
società in cui vivono un gruppo che rispetto agli altri si trova in una posizione subordinata o superiore. Per
Warner negli USA le classi sociali sono 6:
1. Alta superiore
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2. alta inferiore
3. media superiore
4. media inferiore
5. bassa superiore
6. bassa inferiore
Gli americani negano l’esistenza delle classi sociali, ma nella prassi essi selezionano le amicizie, la
professione, la scelta del coniuge, in base all’appartenenza a questa o quella classe sociale.
Warner per identificare la classe sociale di appartenenza, tiene conto di 2 differenti principi:
* Gli individui appartenenti ad una comunità operano delle scelte in base alla loro affiliazione a questa
o quella classe sociale e, di conseguenza, sono in grado di compiere valutazioni su stessi e su gli
altri. Tramite colloqui, tali giudizi impliciti, possono portare a conoscere: simboli, reputazione,
valutazione comparativa, posizione e considerazione da cui è circondata una data istituzione.
* In base a tali dati, si deve scoprire il grado di consensi che fra i membri della comunità esiste nella
valutazione dei diversi livelli della gerarchia sociale.
Il principio in base al quale sono scelte queste tecniche è chiamato dal W. Della partecipazione valutata ed
è integrato da quello delle caratteristiche di status. Questo ultimo si basa sulla constatazione che il
potenziale economico e gli altri fattori di prestigio, sono strettamente correlati ad un comportamento tipico
accettabile dai membri della comunità, dunque sono degli indizi per l’identificazione della classe sociale. Le
caratteristiche di status sono quei fattori di qualificazione sociale e si sofferma su 4 di essi (condizione
professionale, tipo di abitazione, zona di residenza, fonte di reddito).
Warner ha compiuto ricerche per l’industria della pubblicità. Tentori nella ricerca condotta a Matera, ha
parlato di mondo dominante e mondo subalterno.
06
IL PROBLEMA RAZZIALE
Un irriducibile avversario del razzismo nazista fu FRANZ BOAS. Non esiste alcun legame tra razza e cultura.
Il successo di un popolo è determinato da vari fattori, primo fra tutti l’opportunità di non vivere isolati,
infatti i popoli più primitivi, sono quelli che sono rimasti più isolati. Non esiste una razza negra e una razza
ariana. Gli antropologi hanno poi rilevato che non esiste una repulsione razziale innata, il razzismo sarebbe
una razionalizzazione per giustificare forme di violenza e sopraffazione esercitate nei riguardi di popolazioni
da sfruttare per interessi economici e sociali.
07
COMUNICAZIONE E TRASFORMAZIONE CULTURALE E PROBLEMI DEL MONDO MODERNO
Gli antropologi studiano anche le trasformazioni del mondo moderno fra cui:
* quelle che hanno luogo per effetto della evoluzione dell’ideologia culturale all’interno di una
società.
* Quelle per effetto delle influenze esercitate dall’esterno su un gruppo umano.
Fra i fenomeni di comunicazione gli antropologi hanno fissato la loro attenzione soprattutto su quelli di
acculturazione e di comunicazione di massa.
* Acculturazione: fenomeni di comunicazione culturale che si verificano quando gruppi entrano
in rapporto stabilmente su di un territorio comune. La disintegrazione culturale ha causato,
spesso, il suicidio del popolo (alcolismo, limitazione delle nascite, suicidio etc.) Laura Thompson
si è impegnata per studiare i mezzi per evitare questa crisi, senza interrompere il processo di
acculturazione. Tra i vari studi acculturazione si può citare quello che riguarda la migrazione
dalla campagna alla città (dovuta all’introduzione di modelli di vita che in campagna appaiono
irrealizzabili), lo studio degli emigranti e dei loro problemi di inserimento nel nuovo ambiente,
problema che riguarda soprattutto gli emigranti di 2° generazione.
* Studi sulle comunicazioni di massa: sono studiati i contenuti dei messaggi e gli effetti che
provocano.
L’antropologia si propone di contribuire all’opera di liberazione dell’umanità da quei pregiudizi che
impediscono la reciproca comprensione dei popoli.
VI. PERCORSI DELLA CONOSCENZA DELLA CULTURA
01
PERCEZIONE PRATICA DEI MODELLI CULTURALI E INTUIZIONE DELLA CULTURA
Una percezione dei modelli culturali dell’ambiente nel quale si vive è presente da sempre negli esseri
umani, tale percezione inizia nella fase infantile della socializzazione. Vi sono livelli espliciti e livelli impliciti
14
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di cultura. Fondamentale è anche la conoscenza dell’alterità.
02
INDICAZIONI E DEFINIZIONI DEL LIVELLO CULTURALE NEI LESSICI E NELLA LETTERATURA
La conoscenza intuita dei modelli culturali espressa nei comportamenti, raggiunge un primo livello di
astrazione quando la cultura si profila nella dimensione di usi, costumi e tradizioni. La più antica definizione
di cultura sembra essere quella di Sofocle nel coro dell’Antigone, dove accenna ai “sentimenti che creano la
comunità” creati dall’uomo per sé. Altre definizioni storiche sono quelle di Montesquieu “Spirito generale di
un popolo”, “caratteri nazionali” usata da Kant, “Coscienza sociale” usata da Marx. Labriola lamenta la
mancanza di una scienza che indaghi sui sentimenti, pensieri e inclinazioni degli individui.
03
LA COSCIENZA DEL LIVELLO CUTLURALE: RESISTENZE ALLA TEORIZZAZIONE DELLA CULTURA
Nonostante molti autori abbiano manifestato la consapevolezza di un livello culturale, l’antropologia come
scienza è nata solo nel XX° secolo. Rousseau aveva parlato di rapporti tra natura e cultura. Forse il ritardo
è da attribuire a:
1. una certa difficoltà all’autoanalisi e a porre in discussione i propri valori, questo ostacolo, fu aggirato
da Montesquieu con le lettere ai persiani (immaginava persiani in visita in Europa, che criticavano
usi e costumi occidentali).
2. Ai processi di deformazione centrica che ostacolano l’impianto di una visione antropologica,
storicistica e relativistica, mentre indulgono in generalizzazioni e sublimazioni dei valori della propria
cultura. Il centrismo, induce a considerare i propri valori come naturali e normali ed è incompatibile
con il riconoscimento del pluralismo prodotto di differenziate condizioni storiche. Il centrismo,
purtroppo ha invaso l’antropologia quando erano in voga alcune teorie evoluzionistiche che
ponevano l’Occidente al vertice del progresso. Spesso si è anche confuso il livello di istruzione con la
cultura. In tale contesto si sviluppa anche la confusione tra natura e cultura, tra cui sono insorti
Kroeber, con il saggio sul superorganico.
3. Ma la più grande resistenza è stata politica, la presa di coscienza della cultura in senso
antropologico, costituiva un pericolo per il controllo sociale esercitata dal potere attraverso il
consenso e per la legittimazione di egemonie consolidate.
04
LA COSCIENZA DEL LIVELLO CULTURALE NELLE SITUAZIONI DI CRISI
Il riconoscimento dell’esistenza del livello culturale, induce ad interrogarsi sulla sua natura, origine,
formazione storica e sulla sua possibilità di trasformarsi. Pertanto quelle società che hanno interesse alla
stabilità, negheranno i valori culturali come espressioni storiche, variabili e mutabili, ma tenderanno a
trasmetterli come dati fissi. La cultura è flessibile perché mutante e plasmabile e resistente, perché forte
come cemento coesivo di una struttura. I tempi di crisi, sono anche tempi di metanoia (cambiamento di
mentalità).
Nel passaggio dall’Europa feudale a quella che affermava il potere della borghesia e dell’economia
capitalistica, si cercò di far nascere uno Stato fondato sul rispetto delle libertà individuali, della proprietà
privata etc. Il sostegno degli intellettuali per promuovere questi valori, fu fondamentale.
Il richiamo alla riflessione sulla cultura torna anche negli intellettuali che si schierarono a favore del
proletariato.
Non è un caso che l’antropologia culturale si sia sviluppata negli USA in un momento di tensioni conomiche
e sociali, nel quadro di un tentativo di rinnovamento politico.
05
GLI ANTROPOLOGI INIZIANO A RICONSOCERSI, INCONTRARI E ASSOCIARSI
In Francia uno degli stimoli allo sviluppo delle scienze dell’uomo è l’attività degli observaterus de l’homme.
Volney pone l’attenzione ai moeurs (abitudini dell’agire umano). Francois Jauffret dà il via a lezioni sulla
storia naturale dell’uomo che possono considerarsi come anticipatorie dei corsi di antropologia generale.
Nel 1839 si costituì la Societé ethnologique non vista di buon occhio, perché studiava le conseguenze della
politica coloniale. In Francia nel 1869 sorse la Societé d’Anthropologie.
06
DAL SELVAGGIO PRIMORDIALE AL SELVAGGIO ATTUALE: PREISTORIA ED ETNOGRAFIA SI COLLEGANO
SI consolidava nell’800 l’attenzione per i cosiddetti selvaggi. Grande attenzione, inoltre, suscitarono le
teorie di Charles Darwin.
07
IL DARWINISMO INVADE L’ETNOGRAFIA: LE SCUOLE EVOLUZIONISTICHE
Il filosofo inglese Spencer travisando le teorie di Darwin elaborò un concetto sulla supposta analogia tra lo
sviluppo biologico e la società: le trasformazioni sociali si produrrebbero per lenta evoluzione da organismi
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semplici ad altri più complessi. Tale impostazione deterministica giustificava lo sfruttamento delle classi
povere da parte di quelle ricche e supportava l’ideologia conservatrice della borghesia inglese. Un deciso
attacco venne da Kroeber che elaborò il saggio sul superorganico.
L’evoluzionismo assumeva il primato della società contemporanea tecnologicamente avanzata occidentale.
Morgan (esponente dell’antropologia evolutiva), considerò lo sviluppo dell’umanità articolato in 9 periodi:
* STATO SELVAGGIO: antico, medio e recente
* STATO BARBARO: antico, medio e recente
* STATO CIVILE: antico medio e recente.
CIASCUNO CARATTERIZZATO DA INVENZIONI QUALI:
1. Formazione del linguaggio articolato, nutrimento con frutta e vegetali
2. Scoperta del fuoco, pesca, ascia
3. Invenzione dell’arco e freccia
4. Scoperta della ceramica
5. Domesticazione degli animali e pastorizia
6. Scoperta del ferro
7. Invenzione dell’alfabeto e della scrittura
8. Invenzione della polvere da sparo, carta, stampa, nozione di terra che ruota attorno
al sole.
9. Invenzione del vapore, elettricità, elaborazione della concezione di evoluzione.
Per fare chiarezza, è stato poi opportuno, identificare le varie specializzazioni: paletnologia, l’etnologia
(volta allo studio di civiltà che ignorando l’uso della scrittura, sno note attraverso descrizioni di autori ad
esse estranei), la storia delle tradizioni popolari e l’antropologia culturale impegnata nell’analisi di processi
culturali delle società complesse tecnologicamente avanzate.
UNA REAZIONE ALL’EVOLUZIONISMO: LA SCUOLA STORICO-CULTURALE O DELLA SUCCESISONE STORICA DEI CICLI
08
CULTURALI
In opposizione al darwinismo, sorse la scuola storico culturale soprattutto in paesi di lingua tedesca.
Questa scuola cadde in generalizzazioni e produsse confusione tra scienza e ideologia. Sulla base di
comparazioni e raggruppamenti cercava di stabilire la successione cronologica della formazione di civiltà e
culture. Il più grande esponente di questo orientamento fu SCHMIDT. Le sue ipotesi, basandosi
sull’applicazione di rigidi criteri di determinismo cronologico, non tennero conto delle trasformazioni
avvenute all’interno delle società. Aspre critiche a questa scuola provennero da parte di BOAS e
PETTAZZONI.
09
LA RICERCA SULLA NATURA E IL FUNZIONAMENTO DELLA CULTURA
La conoscenza intuita dei modelli culturali espressa nei comportamenti, raggiunge un primo livello di
astrazione, quando la cultura si profila nella dimensione di usi, costumi e tradizioni. Le attenzioni degli
antropologi dal 1920, si spostarono sulla riflessione sulla natura e la funzione della cultura, sulle sue forme
storiche in rapporto alle dinamiche sociali. Malinowsky (funzionalismo), Radcliffe Brown (struttural
funzionalismo).
APERTURE INTERDISCIPLINARI: DAGLI STUDI SU CULTURA E PERSONALITÀ ALLE TEORIE SULL’AZIONE, DALLA SCIENZA
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ASTRATTA ALL’INTERVENTO SOCIALE
Dal 1930 l’interesse dell’Antropologia culturale, si sposta sulle comunità contadine e urbane dell’Occidente
e sui caratteri nazionali. Si passa allo studio del nostro mondo, per capire chi siamo. Si apre un dibattito
sul rapporto tra personalità e cultura, che vide la collaborazione di antropologi e psicologi, e si cercava di
chiarire il concetto di cultura (sensibilità e interpretazione della realtà, socialmente ereditate ed elaborate e
in continua trasformazione) distinguendolo da quello di civiltà (modo complessivo di vita di un popolo). In
Europa tale orientamento tardò ad affermarsi.
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ORIENTAMENTI DI STUDIO ANTROPOLOGICO IN EUROPA
CENNI SUGLI STUDI DI ANTROPOLOGIA INGLESI
J. LOCKE: teorico del relativismo culturale e della socializzazione infantile.
EDWARD BURNETT TYLOR: a lui si deve una delle prime definizioni di cultura e una delle prime applicazioni del
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metodo evoluzionistico di Darwin.
JAMES G. FRAZER: il quale ha distinto la religione come modo di propiziazione del mondo soprannaturale e la
magia come pseudoscienza che tenta di dominare il sovrannaturale.
MALINOWSKY: ridimensionò i problemi legati all’origine e l’evoluzione delle istituzioni e affrontò tematiche
relative alla natura e al suo funzionamento. Furono suoi allievi molte personalità del terzo mondo e anche
funzionari coloniali, ai quali M. cercò di insegnare la comprensione dell’alerità.
RADCLIFFE BROWN: sostiene l’antropologia sociale e non culturale. Egli considera l’antropologia sociale una
branca della sociologia comparativa, di cui attribuiva la fondazione a Montesquieu.
EVANS PRITCHARD: definisce i compiti dell’Antropologia sociale, affermando che questa disciplina studia il
comportamento sociale, generalmente in forme istituzionalizzate, come la famiglia, i sistemi di parentela,
l’organizzazione politica, i culti religiosi e le relazioni tra tali istituzioni, le studia anche nelle società
contemporanee o nelle società storiche per le quali esistono informazioni adeguate alla fattibilità di tali
studi.
MARY DOUGLAS: compi interessanti analisi sull’ordine simbolico implicito che regola gli atteggiamenti in ogni
cultura. Nel suo saggio purezza e pericolo parte dall’osservazione della nostra quotidianità e analizza il
senso simbolico di fatti banali della vita quotidiana.
CENNI SUGLI STUDI ANTROPOLOGICI IN FRANCIA
Importanti contributi agli studi antropologici, furono forniti da Durkheim, Lévy Bruhl (filosofo), Marcel
Mauss (nipote di Durkheim, che sottolineò l’indipendenza delle scienze etnologiche) esamina il dono. A
partire dagli anni ’50, gli studi antropologici sono stati dominati da Levy Strass. Il suo programma
privilegia l’indagine sulle regole ritenute comuni all’umanità, che permettono di costruire le strutture senza
tuttavia determinare il loro contenuto.
ALTRI BREVI CENNI ORIENTATIVI SULLA SITUAZIONE DEGLI STUDI ANTROPOLOGICI IN EUROPA
Svizzera: Bachofen;
Germania: E. Klemm, Bastian; Wundt (psicopopoli)
Spagna: Moreno Navarro
Russia: l’antropologia è indicata con il termine etnografia. Fra i temi trattati negli ultimi anni in
Russia vi sono: aspirazioni culturali, nuove ritualità incidenza dei fattori culturali nei processi di
sviluppo economico e tecnologico.
L’ANTROPOLOGIA OLTRE L’EUROPA
Nei paesi latino americani sono importanti i temi dell’acculturazione, della risposta ai bisogni umani primari
in condizioni di miseria materiale, dei rapporti con le società che guidano i processi di sviluppo tecnologico
e culturale. In Brasile, Roger Bastide distingue tra ambiente locale e incontro culturale, nell’analisi delle
società complesse come quella brasiliana.
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ORIENTAMENTI NEGLI STUDI ANTROPOLOGICI IN ITALIA
Tra ‘700 e ‘800 alcuni studiosi si dedicarono a riflessioni sulla natura delle società, della civiltà e della
cultura.
Romagnosi, scrisse Che cos’è la mente sana? E suggerì una cattedra di filosofica civile.
Cattaneo propose lo studio delle condizioni della società attraverso l’analisi della psicologia delle menti
associate.
La prima cattedra di Antropologia fu istituita a Firenze 1870 (Prof. Mantegazza). Mantegazza proponeva
una figura di antropologo sia naturalista che psicologo e sosteneva:
1. L’abbandono delle fusioni dell’antropologia con le altre scienze.
2. La concettualizzazione dell’antropologia come scienza dell’uomo comprendente gli aspetti fisici,
psicologi etnocomparativi nel passato come nel presente.
Nel 1911 si affermava per la disciplina un diverso nome quello di Etnografia italiana sostenuto da Lamberto
Loria.
La concezione antropologia come scienza generale dell’uomo è presente in vari studiosi tra cui Giuseppe
Sergi che, a differenza del Mantegazza, aveva una formazione giuridica e filosofica. Ebbe una cattedra di
filosofia teoretica, poi di antropologia a Bologna e poi di antropologia a Roma.
Gli studi antropologici ripresero dopo il ’45, quando vennero meno gli ostacoli di natura politica. Era l’uomo
comune a voler conoscere l’Italia reale, ciò spiega il successo del cinema neorealista e della narrativa tipo
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Cristo si è fermato ad Eboli. Così, cominciavano le prime ricerche empiriche nel sud Italia.
Ernesto De Martino condusse degli studi sul mondo contadino meridionale pugliese e sardo. Nelle sue
ricerche, risale a fenomeni di crisi individuali sul piano psicologico a quella delle tecniche mitico rituali nei
quali si risolve l’ansia esistenziale.
Nello stesso periodo Friedman e Olivetti organizzarono un gruppo di studio sulla miseria contadina di
Matera (partecipò anche Tentori).
Nel ’60 Tentori affronta la prima ricerca antropologica sul campo in ambiente urbano a Tivoli e in seguito
su un quartiere a Bologna. Nel 68-70 Matilde Callari Galli e Gualtiero Harrison conducono una ricerca
su l’analfabetismo in Sicilia. Carlo Tullio Altan condusse una ricerca su campione nazionale sulle tendenze
ideologiche e politiche dei giovani italiani.
Il primo riconoscimento ufficiale dell’antropologia culturale segue la presentazione degli Appunti per un
memorandum sull’Antropologia culturale presentati e discussi al I Congresso Nazionale di scienze sociali
1958. Nel memorandum si sostiene che oggetto dell’antropologia c culturale è la cultura, intesa come
insieme dialettico dei patrimoni psichici esperienziali e individuali costituitisi (attraverso rapporti
socialmente integrati tra ciascun individuo e il suo ambiente sociale ed ecologico) nel quadro di una società
storicamente determinata.
Il terreno culturale entra a pieno titolo nell’annuario del rapporto del CENSIS (centro di ricerca sulla società
italiana). Anche la DEMOSKOPEA affronta l’analisi della cultura italiana impegnandosi a definire le sottoculture
italiane in 8 tipi fondamentali:
1. Gli arcaici, tradizionalisti.
2. I puritani, si differenziano dagli arcaici per l’aspirazione ad una società nuova.
3. I cipputi, orientati a sinistra e attaccati al lavoro
4. I conservatori, attaccati al passato e di destra.
5. Gli integrati,
6. Gli affluenti
7. Gli emergenti, hanno lo scopo di riuscire nella vita
8. I progressisti.
L’ISPES elabora rapporti annuali sull’evoluzione della cultura italiana dal 1989. Inoltre, l’analisi
culturologica, si sviluppa anche nel settore economico. Anche la religione, con il Concilio Vaticano II esorta
i cristiani alla costruzione di un mondo più umano fondato sul rispetto delle diverse culture.
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OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
L’itnerdisciplinarietà è condizione di completezza nella conoscenza dell’uomo. E’ inoltre importante non
stancarsi mai di rivedere se stessi.
HARRIS:
* Sistemi emici: sono i sistemi logico empirici le cui distinzioni fenomeniche sono fatte di contrasti e
discriminazioni. L’emica mira alla scoperta della struttura significativa di specifiche culture.
* Sistemi etici: sono quelli strutturati nelle singole culture. L’etica mira a fornire criteri in base ai quali
è possibile classificare i dati culturali.
Parallelamente alla teoria di Harris, si sviluppa l’etnoscienza come studio dei sistemi di classificazione e
l’etnosemantica come studio dei significati attribuiti dai membri di un gruppo a termini o classi di termini.
MARSHALL SAHLINS: approccio sulle culture umane come espressione dell’utilità pratica. Dà rilievo al senso
e al valore della prassi che va integrato con quello di utilità. Contro questi generi di ragione pratica, sta una
ragione simbolica e significante. Da qui deriva la qualità della cultura di rivestire ogni modo di vita di
proprietà peculiari, simboliche. Vi sono vari adattamenti ed è quindi la cultura a fondare l’utilità. Quindi per
SAHLINS il concetto di cultura lancia una sfida alla ragione pratica, porta ad accantonare antichi dualismi tra
mente e materia, idealismo e materialismo e fra soggetto senza mondo e oggetto senza pensiero.
I tempi di crisi sono tempi di ricchezza intellettuale.
ULTIMA MODIFICA 25 FEV 06
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