Ai docenti di religione

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Verona, 2-3 settembre 204
Le valenze culturali della Scuola di Religione Cattolica
Consideriamo grazia speciale l’opportunità di esercitare la diaconia della
docenza nell’ambito dell’insegnamento della Religione Cattolica, sia perché esso
offre una singolare occasione per testimoniare la propria fede in modo riflesso,
sollecitando la coerenza esistenziale nei confronti dell’identità battesimale; sia
perché costringe ad essere esigenti con se stessi sul piano professionale, nella sua
richiesta di adeguata preparazione culturale, sempre aggiornata; sia perché l’IRC di
fatto è l’unica, tra le docenze, che consente, oltre all’approfondimento delle ragioni
interne della disciplina impartita (aspetto culturale intradisciplinare), di operare in
rete con altre discipline, mettendo dunque nella condizione ideale di collaborare sul
piano culturale con altri docenti, su autorizzazione dello statuto epistemologico
della scuola stessa che mira ad intrecciare tra loro le varie discipline,
salvaguardandone l’identità, nel tentativo di ricondurre ad unità il senso culturale
dell’apprendimento scolastico (aspetto culturale interdisciplinare). Questi due
aspetti – intradisciplinare e interdisciplinare – già di per se stessi estremamente
importanti e stimolanti, nella docenza della Religione Cattolica sono fecondamente
integrati dalla valenza universale che lega la Religione Cattolica con tutte le altre
espressioni religiose e, in generale, culturali, grazie al loro riferimento
all’antropologia e alla sociologia (aspetto culturale interculturale).
Da questa premessa, scaturiscono almeno due conseguenze. Anzitutto,
l’aspetto specificamente culturale dell’IRC, lo distingue dalla catechesi, o itinerario
formativo finalizzato alla sequela di Cristo da parte dei cristiani che mirano alla
maturità di fede, capace cioè di coniugare vita e fede. In secondo luogo, poiché non
esiste alcun’altra disciplina scolastica in grado per sua natura di far entrare
altrettanto in rete altre discipline, ha in sé diritto di godere di una particolare stima
da parte degli alunni, che, data appunto la natura culturale dell’IRC, per nessuna
ragione dovrebbero essere autorizzati a disertarla, pena un impoverimento culturale
di alto profilo; e, non meno, da parte del corpo docenti, che nell’IRC trova un alleato
culturale.
La tridimensionalità culturale caratteristica della docenza della Religione Cattolica
Come si può facilmente evincere, la docenza della Religione Cattolica
nell’Istituzione scolastica nazionale italiana ha valenza eminentemente culturale,
come tutte le altre discipline. Precisiamo il senso - cioè il significato, il valore e la
prospettiva - del termine “culturale”applicato all’ambito scolastico. Il termine stesso
evoca coltivazione. Nel caso specifico, collegato con Istituzione scolastica,
sottintende “mente”, intesa come facoltà dell’apprendimento della verità e della
conseguente bellezza della verità delle cose, della elaborazione personalizzata del
conosciuto, della memorizzazione. Dunque: coltivazione della mente che comporta
l’azione del dissodare, estirpare, concimare, aver cura, eventualmente potare,
irrorare, proteggere da germi patogeni, mettere nelle condizioni migliori per una
fruttificazione doc; ma, per estensione, anche coltivazione delle relazioni
interpersonali, del senso delle responsabilità professionali civili, della sensibilità
sociale esprimibile in termini di solidarietà, aspetti tutti che fanno parte intrinseca
all’esperienza scolastica. Assolvendo adeguatamente al proprio compito di realizzare
tali obiettivi, l’Istituzione scolastica offre agli alunni (alunno, etimologicamente,
evoca il senso dell’alimentazione che fa crescere, sinonimo di coltivazione)
l’opportunità di far germinare nel loro animo una prospettiva di orizzonte: studiare
per un domani e un posdomani. La cultura vera è password per il futuro; impedisce
lo schiacciamento della mente e della volontà sul presente; infonde tenacia e voglia
di futuro.
Proprio sotto il profilo culturale consideriamo pertanto l’insegnamento della
Religione Cattolica. A partire dal suo nucleo, dalla conoscenza adeguata e dalla
conseguente trasmissione dei contenuti culturali, capaci di parlare alla mente
dell’uomo e di interessarlo, in quanto in grado di rispondere razionalmente a veri
interrogativi che ristagnano nelle profondità della mente e del cuore dell’uomo e
che, se non adeguatamente affrontati, magari stimolandone l’emersione, lasciano
l’animo inquieto. Sono problematiche di natura antropologico filosofica,
sociopolitica e teologica, che riguardano l’essere umano in sé, il senso stesso del
vivere umano, individuale e sociale, la conoscenza delle proprie origini e della
propria fine, l’esistenza di un Essere Assoluto o meno, il suo essere Trinitario,
l’esistenza storica di Cristo, il suo essere Figlio di Dio svelato nel mistero pasquale, la
morale cristiana – cattolica, la consistenza di un’etica universale, il rapporto fede –
Bibbia – ragione – scienza, le ragioni della sofferenza specialmente degli innocenti, il
valore della famiglia, la dignità trascendente della persona umana, la questione del
gender, il mistero della vita, l’evoluzione della creazione (dove tutto è previsto e
preordinato!), il valore delle religioni, il dopo morte (in che cosa consiste, se c’è, il
giudizio di Dio, il paradiso, il purgatorio, l’inferno), la vita come responsabilità,
vocazione e missione, la pace universale nella convivenza inclusiva, la Chiesa come
istituzione, gli scandali nella Chiesa …
Dimensione culturale intradisciplinare
Poniamo attenzione in prima battuta sulla dimensione culturale dei contenuti
che caratterizzano l’insegnamento della Religione Cattolica (dimensione culturale
intradisciplinare). Quali contenuti, fondamentalmente? Quelli che appartengono al
patrimonio della Chiesa Cattolica. Potremmo dire la Bibbia, interpretata
autenticamente dal Magistero della Chiesa, che ha organicamente espresso i suoi
fondamentali nel CCC: la fede, i sacramenti, i comandamenti, la preghiera.
Va da sé che questi contenuti non sono manipolabili e alterabili dal docente.
Ogni docente li deve presentare nella loro oggettività. Proprio come li presenta il
Magistero della Chiesa, sorreggendoli con idonea documentazione e con ragioni
plausibili. Senza interferenze di opinioni individuali sulle questioni di fondo, fino ad
insinuare dubbi radicali, sia in ambito di fede, sia in ambito sacramentale (cfr
sacramento della Confessione e del Matrimonio), sia in ambito morale (cfr
soprattutto la morale sessuale e il vasto campo della amoralità: spiegare sempre i
perché!). Una accentuata connotazione soggettivistica della docenza è consentita
solamente nell’ambito della libera docenza, non in una docenza istituzionale. A chi,
ad esempio, si mettesse in atteggiamento di ipercritica nei confronti degli autori
della letteratura, o non condividesse i fondamenti della matematica, non resta che
cambiare professione e non pretendere di tenere la cattedra su una disciplina che è
intenzionato a demolire. O nel caso in cui un alunno ponga la fatidica domanda:
“Profe, che cosa pensa lei dei rapporti prematrimoniali – a onor del vero è già
domanda oltrepassata, tanto radicali sono altre che pongono o tacciono – o
dell’ideologia del gender …?”, il docente di RC non risponde a nome suo, da
opinionista, ma in nome della docenza, esplicitandone le ragioni.
Allora dimostra di essere all’altezza della sua professione. Il docente di RC
infatti, come ogni altro docente, è un professionista (e si spera anche un educatore)
non un opinionista da talkshow.
Tuttavia, il patrimonio della fede cristiana non è l’unico paniere di contenuti
che siete autorizzati a trattare nell’IRC. Fanno parte dell’insegnamento della
Religione Cattolica anche tutti gli ambiti sui quali il Cristianesimo e in particolare il
Cattolicesimo (dopo la separazione con il mondo ortodosso e dopo la Riforma
protestante, di cui conoscere con obiettività storica cause e vicende), ha avuto
significative ricadute ispirative: tutte le espressioni dell’arte, dalla letteratura, alla
architettura, alla scultura, alla pittura (sarebbe interessante, esemplificando,
chiedere agli alunni se conoscono l’ermeneutica, nell’ambito dell’iconografia
cristologica, della benedizione data da Cristo Pantocratore con l’indice e il medio tesi
o con il pollice, l’indice e il medio tesi, in funzione antiariana e antimonofisita,
antimonarchismo … e di tanti altri elementi pittorici, come il significato teologico di
certe cromature, come il rosso e l’azzurro), alla musica, e alle manifestazioni della
solidarietà caritativa sociale, in termini di xenodochi, ospedali, scuole, orfanatrofi,
cooperative economiche di mutuo aiuto … (un patrimonio che non ha il
corrispondente in nessun’altra civiltà al punto da poterla definire civiltà cristiana:
dall’ottocento con Carlo Magno alle soglie del Concilio Vaticano II).
La stessa storia della Chiesa, con le sue luci e le sue ombre, con i suoi risultati
e i suoi travagli, con le sue benemerenze (cfr opere caritative appunto, fino ad oggi)
e i suoi peccati, entra nel quadro dei contenuti dell’IRC. E a tale riguardo è
importante che il docente sia ben informato, senza lasciarsi travolgere da fenomeni,
quali l’Inquisizione e il caso Galilei, che tanto scalpore suscitano se non sono
ridimensionati e inquadrati storicamente. La storia è storia e non filosofia o
ideologia della storia. E non è lecito giudicare fatti del passato con i parametri della
cultura di oggi. Fenomeni ad esempio come la teocrazia o il cesaropapismo, che
hanno profondamente inciso sulle problematiche politiche e religiose di secoli, oggi
non dicono un gran che. Ogni fatto va contestualizzato in un quadro storico
panoramico.
In ogni caso, il senso della professionalità esige dal docente di Religione
Cattolica, come ad ogni docente di qualsiasi altra disciplina, accanto ad una didattica
che sa rispondere al mutamento delle generazioni di studenti (cfr uso sapienziale dei
network), una adeguata conoscenza della propria disciplina ed una passione tale da
creare una sorta di travaso, di osmosi nei confronti degli alunni. Come a dire che il
docente autentico, nella trasmissione culturale della propria disciplina non può che
manifestare entusiasmo (etimologicamente: essere in Dio, vedere la realtà con gli
occhi di Dio e amarla con il cuore di Dio). Sotto questo profilo, vale sempre il
principio generale secondo il quale la più efficace metodologia didattica e la più
incisiva azione pedagogica è la persona del docente, professionalmente preparato e
umanamente significativo, capace di far amare la disciplina, coinvolgendo l’alunno
fino ad appassionarlo, come fosse la materia più amabile e interessante di tutte.
Servendosi di tutte le strumentazioni di cui i nativi digitali sono maestri.
In tal modo un docente di Religione Cattolica si guadagna sul campo la stima e
la simpatia degli alunni, mentre, grazie alla testimonianza di una vita riuscita perché
ispirata ai valori del patrimonio culturale che ha il compito di trasmettere
nell’insegnamento, offre se stesso come password per entrare nell’affascinante
mondo da esplorare del Cristianesimo come faro di civiltà, chiave di lettura
imprescindibile della civiltà europea e in particolare di quella italiana, di cui siamo i
figli in qualità di eredi.
La dimensione culturale interdisciplinare
Ma, come già abbiamo accennato, l’IRC ha anche una valenza culturale
interdisciplinare. Proprio il vasto spettro di oggetti di indagine riflessiva che
caratterizza l’IRC, fa intravvedere una stretta connessione con varie discipline del
curriculum scolastico. Autorizza, pertanto, e sollecita una interessante
collaborazione con i docenti di discipline in qualche modo affini e imparentate con
l’IRC: storia della letteratura, storia civile, storia dell’arte, storia della musica,
scienze, antropologia, pedagogia ... in queste, ed eventuali altre discipline, la
collaborazione tra IRC e disciplina specifica dovrebbe essere abituale. In che senso?
Nel senso che gli aspetti “religiosi” ivi contenuti andrebbero spiegati dal docente di
Religione Cattolica, lasciando, evidentemente al titolare della disciplina spiegare
tutto il resto. Qualche esemplificazione. L’individuazione e l’analisi degli aspetti
specificamente artistici di un’opera, con l’aggiunta di adeguate comparazioni, è
competenza del docente delle varie espressioni dell’arte. Ma i contenuti culturali
con sfondo religioso, dovrebbero trovare nel docente di Religione Cattolica
l’esperto. Così, il senso delle Cattedrali e di numerosissime opere d’arte di matrice
ispirativa cristiana, che si riscontrano nella storia dell’arte in genere va spiegato dal
docente di Religione Cattolica, che deve conoscere bene il contenuto teologico che
sta a soggetto dell’opera stessa. Esemplifichiamo ulteriormente. Spiegare la
differenza tra un crocifisso di Giotto e uno di Cimabue spetta al docente di storia
dell’arte, come spiegare la differenza tra una Cena di Leonardo e una del Veronese.
Ma il contenuto teologico del Crocifisso o dell’Ultima Cena, senza il quale l’opera
sarebbe una larva, compete all’IRC. Non è dunque vero che il docente di RC è
tangenziale rispetto alle grandi discipline che qualificano l’Istituzione scolastica.
Quanto nessun altro docente vive nel cuore culturale della Scuola. Il caso fra tutti
esemplare in sommo grado riguarda la spiegazione dei contenuti teologici della
Divina Commedia e dei Promessi Sposi, per non citare molti altri autori italiani e
stranieri che in vario modo si sono ispirati al patrimonio dei valori cristiani.
Prendiamo, fra tutti, l’ultimo canto della Divina Commedia: “Vergine Madre, figlia
del tuo Figlio …”. Al docente di letteratura italiana compete analizzare e chiarire tutti
gli aspetti critico letterari e linguistici del testo poetico. E mostrare quella sorta di
ascensione della lingua stessa, resa quasi eterea, che connota la terza Cantica. Ma lo
svelamento dell’intensità e della pregnanza dei contenuti teologici spetta al docente
di Religione Cattolica. In conclusione, l’apporto del docente di religione Cattolica
nell’ambito delle discipline curriculari scolastiche è prettamente di carattere
culturale ed è non di rado qualificante ai fini della comprensione più profonda delle
varie discipline. Del resto, non è proprio un sistema scolastico in rete culturale che
viene sollecitato dagli stessi ordinamenti scolastici italiani? Di conseguenza, il
docente di RC contribuisce in modo singolare alla realizzazione di tale obiettivo,
favorendo una collaborazione persino multidisciplinare.
In tal modo il docente di Religione Cattolica, sempre disponibile alla
collaborazione con i colleghi, si guadagna la stima e la fiducia del corpo docenti.
La dimensione culturale interculturale
Ma vi è una terza dimensione che caratterizza l’IRC: la dimensione
interculturale. Anche da questo versante, l’IRC è un unicum nell’offerta di
opportunità, altrimenti molto difficilmente realizzabili. Ci riferiamo a singolari
opportunità di confronto tematico su argomenti di estremo interesse che spaziano
dall’antropologia alla teologia, all’etica, alla sofferenza, all’escatologia, alla politica,
all’economia, al genere di società che si intende instaurare.
Il Cattolicesimo è in grado di interfacciarsi e interloquire con qualunque
espressione religiosa o culturale, sollecitati in ciò dal Magistero della Chiesa, a
cominciare dal Concilio Vaticano II. Così ci si può confrontare sul concetto di
persona, di famiglia (monogamica o poligamica), di libertà come frutto di liberazione
interiore o scioglimento da ogni vincolo etico-sociale, di società che qualifica la
religione cattolica, quella protestante, anglicana, ortodossa, ebrea, mussulmana,
induista, buddista, o la cultura della postmodernità. Come si affronta il problema del
dolore nel Cristianesimo in genere o nel Buddismo? E la solidarietà tra uomini? E la
questione del gender? E la dignità della donna e della parità di dignità tra maschio e
femmina, in termini di alterità integrativa e feconda? E il senso democratico o il
senso dell’autorità? E le questioni della bioetica? E il divorzio, l’aborto? E lo sviluppo
tecno scientifico? E il senso dell’autorità? E la distribuzione della ricchezza? E la
realtà del capitalismo o del collettivismo? Che genere di società (interna e
globalizzata) scaturisce dall’Ebraismo, dal Cristianesimo (cattolico: il papa difensore
dei diritti universali .. e forte senso democratico), dall’Islamismo, e quale Islamismo?
La conoscenza delle altre espressioni religiose o culturali ci fa evitare attribuzioni
indebite, e pone il dialogo su un piano orizzontale, per così dire di parità dialogica, e
non scivoloso, nella linea dello snobbamento. Dove, ad esempio, si trova scritto il
seguente aforisma: “Non si muove foglia che Dio non voglia?” (Sura 10,6 del
Corano). Come pure, un docente di RC deve essere in grado di rilevare la differenza
tra l’ermeneutica della jhad per il fondamentalismo islamico e quello moderato; per
la Bibbia, nella sua interpretazione antico testamentaria originale, presso gli ebrei
oggi e nell’interpretazione cattolica, che fa riferimento esclusivo ai nemici spirituali;
tra la Festa dei Santi-Morti e Halloween; tra il Mistero del Natale e babbo Natale. Un
altro tema singolare non può non interessare, proprio nel confronto interculturale:
in che senso Gesù Cristo va annunciato come l’unico Salvatore: “In nessun altro c’è
salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini nel quale sia
stabilito che noi siamo salvati” (At 4, 12)? E che senso attribuire a “salvezza?”:
“Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6). Dunque quale è la
religione vera? E le altre sarebbero false, contengono semina Verbi? In che rapporto
stanno tra loro le religioni (cfr Dignitatis humanae, Unitatis redintegratio, Gaudium
et Spes e la dichiarazione Nostra aetate sul valore delle religioni e sulla possibilità di
un dialogo con esse)? E il tema dell’ateismo? Quale? In ogni caso, la Chiesa Cattolica,
grazie al Concilio che va conosciuto nelle sue potenzialità di ricadute sul sociale a
partire dalla sua determinazione di dialogare con le culture, con le società, con gli
stati, con l’ambito scientifico, è “in uscita”, senza frontiere e dogane, non più
arroccata, in posizione di difesa e di condanna (cfr l’Ecclesiam suam sulla Chiesa in
dialogo con il mondo moderno contemporaneo e l’esortazione postsinodale di papa
Francesco Evangelii Gaudium).
Anche da questo punto di vista interculturale l’insegnante di RC non può non
godere di un credito di condivisione, in quanto la sua disciplina è la più inclusiva di
tutte. E perciò va considerata come un servizio di alta cultura assicurato ai giovani di
oggi, palestra unica di confronto civile su questioni la cui soluzione determina o
meno la pacifica convivenza, nella reciproca integrazione e nel rispetto delle
identità. Nella misura in cui queste dilucidazioni trovano consenso, documentano lo
spessore culturale dell’IRC nell’ambito degli ordinamenti scolastici vigenti in Italia.
Alcune ultime precisazioni.
*Anzitutto, l’IRC non va alterato in un ibridismo infarcito di questioni di
attualità e nemmeno va identificato con “storia delle religioni” che sarebbe assai
riduttiva persino sotto il profilo puramente culturale: le sono propri obiettivi assai
più rilevanti.
*L’IRC è in grado di individuare e di segnalare l’Autore di tutto ciò che esiste: il
Logos di Dio; conoscerlo e riconoscerlo non confessionalizza l’insegnamento ma gli
garantisce ulteriore consistenza culturale, come la conoscenza di un qualsiasi autore
di opere d’arte o di opere scientifiche.
Va da sé che il senso stesso della professionalità, di cui un docente deve andar
fiero, richiede una formazione permanente e un aggiornamento costante, di cui gli
alunni annusano nella immediatezza la realtà o l’assenza. Senza formazione
permanente e senza aggiornamento ogni professione va in deperimento.
Ve lo confido: questa esposizione ha una lunga e travagliata gestazione. Ne
avevo una gran voglia. E oggi me ne avete offerto l’occasione. Auspico che le
indicazioni contenute, a modo di mappa, nella mia relazione trovino concorde
convergenza fra tutti i Docenti e motivata determinazione a realizzarle. Nella misura
del buon senso. E dell’amore che si nutre per le generazioni dei giovani che si
affacciano alla ribalta della vita, bisognosi soprattutto di equipaggiarsi
adeguatamente di valori che l’IRC è in grado di segnalare, senza imporre, come
significativi per una vita di senso. Confrontandosi culturalmente, e con piacere, con
professionisti della disciplina di alto profilo.
Grazie, cari Docenti di IRC, che con tanti altri colleghi che si ispirano al
patrimonio del Vangelo per la loro testimonianza professionale di cristiani, siete la
falange del vescovo sulle frontiere dei laboratori del sapere. Da laici. Con la vostra
qualificata docenza, fatevi onore e dimostrate nei fatti la valenza di forte spessore
culturale dell’IRC, di cui tutti gli alunni hanno diritto di avvalersi.
+ Giuseppe Zenti
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