Layout 3 - Aracne editrice

annuncio pubblicitario
Monica Balestrero
L’immaginario del sogno
nel Decameron
Copyright © MMIX
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, ⁄ A-B
 Roma
() 
ISBN
–––2726–4
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: ottobre 
Indice

Premessa metodologica

Introduzione
. Brevi cenni sulla poetica del Decameron,  – . Il tema del sogno
nel Decameron,  – . Il sogno nella filosofia medievale, 

Capitolo I
Il sogno come rivelazione: Lisabetta da Messina
(Giornata IV, Novella V)

Capitolo II
Il sogno doppio: Andreuola e Grabriotto
(Giornata IV, Novella VI)

Capitolo III
Il sogno inventato e la confusione tra realtà e fantasia:
Pinuccio e la moglie scaltra
(Giornata IX, Novella VI)

Capitolo IV
Il sogno premonitore: Talano d’Imolese
(Giornata IX, Novella VII)
5
6
Indice

Capitolo V
La visione rivelatoria non onirica: Nastagio degli onesti
(Giornata V, Novella VIII)

Testi delle Novelle
Giornata IV, Novella V,  – Giornata IV, Novella VI,  – Giornata
IX, Novella VI,  – Giornata IX, Novella VII,  – Giornata V, Novella VIII, 

Bibliografia
Premessa metodologica
Questo studio nasce come organismo unitario e i capitoli che
lo compongono non sono destinati ad una lettura autonoma, ma
proseguono ed approfondiscono il medesimo tema del sogno
nel Decameron di Giovanni Boccaccio.
Le novelle studiate non sono state sottoposte ad una minuta analisi: la nostra attenzione è andata concentrandosi solo su
quegli aspetti che riguardavano espressamente il tema scelto,
tralasciando qualunque altro aspetto stilistico, morfologico e
semantico.
Con la meditazione critica che abbiamo compiuto, pur soffermandoci, di volta in volta, principalmente su una singola novella, non abbiamo tralasciato mai di volgere lo sguardo sulle altre, nello sforzo di portare avanti uno studio che fosse allo stesso tempo particolareggiato, ma di ampio respiro: ogni testo è
rapportato agli altri, ma anche alla cultura in seno alla quale ha
trovato origine e fortuna.
Il confronto con le altre opere di Boccaccio che riguardano
strettamente il tema del sogno è stato volutamente tralasciato,
per soffermarci più compiutamente sul solo testo del Decameron, nella volontà di analizzare quello che potremmo definire il
sottogenere letterario della visione onirica che, come emerge dal
nostro studio, il certaldese codifica proprio nelle cinque novelle prese in esame.
7
Introduzione
. Brevi cenni sulla poetica del Decameron
Giovanni Boccaccio nel Proemio al Decameron dichiara che
l’immaginazione narrativa può spaziare con una certa libertà tra
i diversi generi (in particolare tra “novella”, “favola”, “parabola” e “istoria”), ma nelle sue storie il meraviglioso e il folkloristico sono elementi che non lasciano adito a fraintendimenti: le
vicende narrate non vogliono apparire verosimili, ma vere. Boccaccio racconta storie che devono sembrare reali e non tradiscono mai la coerenza poetica dell’opera anche quando sfociano nel magico, nel fiabesco, nella peripezia straordinaria.
La poetica realistica del Decameron emerge prepotentemente quando vengono introdotte descrizioni circostanziate, precisi riferimenti storici a fatti, luoghi e persone reali e documentabili: il mondo e i sensi sono rappresentati secondo un intento naturalistico, che permette al lettore di identificare i protagonisti e
di inserirli nel loro contesto storico e sociale, favorendo l’immedesimazione con essi e trasformando la fantasia dell’autore in
fiction. L’ideale idilliaco della cornice, con il pacato e sereno
conversare dei personaggi, non è rievocato nelle novelle, in cui
è rappresentata la vita reale, con i suoi contrasti e la molteplicità di casi e di avventure. L’uomo è descritto nella realtà del suo
vivere terreno, con i conflitti, gli istinti e le passioni.
Dalla narrazione non traspare alcun intento didattico o moralistico: l’uomo è rappresentato con i suoi pregi, i suoi difetti e
i limiti, sia fisici sia morali, insiti nella sua natura: Boccaccio non
è narratore ma cronista delle vicende che racconta, in cui i personaggi diventano tipi umani, descritti di volta in volta per por9
10
Introduzione
re l’accento sull’intelligenza e la capacità di dominio su se stessi
e sulle cose, sulle debolezze e sulle virtù, sulla inestinguibile bramosia di successo e di felicità.
Nel Decameron viene presentata un’idea dell’uomo innovativa rispetto alla filosofia medievale, che in qualche modo anticipa
la concezione antropocentrica degli umanisti del Quattrocento:
non è solo la grazia divina a dirigere e orientare le scelte dell’individuo che, invece, è inteso come artefice del proprio destino.
Boccaccio non si addentra mai nella descrizione di temi religiosi, o nella trattazione di problemi morali o di argomentazioni politiche, né i personaggi rappresentati sono descritti seguendo una puntuale descrizione psicologica o con una tormentata introspezione.
Il tono della narrazione, che si fa di volta in volta malizioso,
commosso, divertito, ironico o severo, segue il corso delle vicende umane senza volerle giudicare o commentare, ma solo
partecipando intimamente alla rievocazione di fatti, credenze,
passioni in cui ogni uomo ritrova una parte di se stesso.
. Il tema del sogno nel Decameron
Il Decameron ha una grande importanza storica, poiché esso,
di fatto, traccia la fisionomia di tutto un secolo, soffermandosi
sulle più disparate credenze radicate nella popolazione italica,
alcune delle quali sono ancora vive nel folklore regionale.
Il Medioevo è certamente un’epoca in cui fiorirono innumerevoli superstizioni, alimentate dalla quasi generale ignoranza e Boccaccio descrive tutti quei motivi folkloristici relativi alle varie credenze e superstizioni del tempo. Un posto di un
certo rilievo in questo contesto è occupato dal tema dei sogni,
a cui Boccaccio dedica ben quattro novelle — la quinta e la sesta della quarta giornata e la sesta e la settima della nona — più
una novella della quinta giornata che, pur non essendo for-
Introduzione
11
TABELLA .
NOVELLA
NARRATORE
PROTAGONISTI
TIPO DI SOGNO
Giornata IV, Novella V
Filomena
Lisabetta da Messina
Sogno rivelatore
Giornata IV, Novella VI
Panfilo
Andreuola e Gabriotto
Sogno premonitore
Giornata V, Novella VIII
Filomena
Nastagio degli Onesti
Visione premonitrice
Giornata IX, Novella VI
Panfilo
Pinuccio e Niccolosa
Confusione tra sogno e realtà
Giornata IX, Novella VII
Pampinea
Talano d’Imolese
Sogno premonitore
malmente un sogno, si riferisce alla sfera della visione onirica
e soprannaturale.
I sogni descritti non sono simili, né hanno il medesimo valore narrativo, didattico o simbolico. Notiamo anche che i
componenti della brigata che trattano questo tema sono solo
tre. I primi due si ripetono con una precisa alternanza: il tema
è introdotto, infatti, da Filomena e da Panfilo, che raccontano
una storia che tratta precisamente del sogno (nella quarta giornata) e una che ha a che fare con la sfera dell’onirico in maniera indiretta (novelle di Pinuccio e la Niccolosa e di Nastagio degli Onesti) mentre l’ultima novella del Decameron ad
occuparsi del nostro tema è quella presentata da Pampinea
nella IX giornata (vd. Tab. ).
Nobili, mercanti, re, artigiani, prelati: tutti i ceti sociali sono rappresentati nel Decameron e svariati sono anche i luoghi
in cui si svolgono le vicende narrate. Le novelle che trattano il
tema del sogno coinvolgono anch’esse personaggi appartenenti a ceti diversi e si svolgono in varie città. Boccaccio non omette mai di specificare con chiarezza i riferimenti geografici precisi del luogo in cui si svolgono le vicende narrate, né lesina descrizioni circostanziate della situazione patrimoniale e familiare dei protagonisti.
12
Introduzione
TABELLA .
PERSONAGGI
CETO
LUOGO
Lisabetta
Mercanti
Messina
Andreuola e Gabriotto
Borghesia
Brescia
Nastagio degli Onesti
Nobiltà
Ravenna e la pineta di Chiassi
Pinuccio e Niccolosa
Popolani
Firenze e Pian del Mugnone
(campagna fiorentina)
Talano d’Imolese
Alta borghesia
Firenze e una non specificata
località del contado limitrofo
Gli elementi in questione ci permettono, dunque, di chiarire
che la problematica dei sogni e della loro interpretazione era comune in tutta la penisola italiana e presso tutti i ceti. Schematizziamo per semplificare (vd. Tab. ).
La ricerca di realismo porta Boccaccio a proporre il tema del
sogno all’interno di un universo eterogeneo, composto da personaggi di diversa cultura ed estrazione sociale, accomunati solo dal fatto di vivere in grandi centri urbani. In questa varietà
umana, appare chiaro un fatto, che agli occhi del lettore di oggi può apparire sconcertante: nei sogni credono le persone di
ceto medio–alto (i borghesi e i mercanti), mentre le persone di
ceto più basso (come l’oste, padre di Niccolosa) dimostrano un
certo distacco riguardo alla materia, se non addirittura perplessità e un malevolo sguardo ironico verso quanti seguono
l’immaginario onirico.
I sogni non sono utilizzati da Boccaccio sempre con la medesima intenzione. Nella novella di Andreuola, il sogno serve
per focalizzare l’attenzione sul mondo interno dei personaggi:
dopo il sogno, infatti, viene finalmente descritta la protagonista,
con le ansie e le paure che la colgono, mentre fino ad allora il
Introduzione
13
personaggio non era stato descritto se non per poche vaghe parole che ne indicavano solo il casato, la condizione e un rapido
accenno alla sua avvenenza. Nella storia di Lisabetta da Messina, il sogno ha la funzione di congiungere le due parti del racconto, quella dell’innamoramento della giovane e quella della
sua morte.
Nel Decameron la Fortuna si sostituisce al concetto cristiano
di Provvidenza, come responsabile dei fatti della vita. Ad essa
Boccaccio affianca l’ingegno, cioè l’intelligenza, l’audacia,
l’astuzia che permettono all’uomo di gestire la propria vita. Proprio nel tema della superstizione e delle credenze sembra che il
nostro autore recuperi parte della tradizione cristiana: il problema dei sogni premonitori, infatti, è ampiamente dibattuto dai
Padri della Chiesa e dalle leggi canoniche del tempo. Nelle novelle V e VI della IV giornata Boccaccio tratta proprio di questo tipo di sogno. In particolare nella prima si narra di come l’innamorato di Lisabetta da Messina le appaia in sogno indicandole i suoi uccisori e il luogo dove avevano nascosto il suo corpo, mentre nella seconda viene presentato il tema dei sogni premonitori, portando ad esempio la vicenda di Andreuola e Gabriotto. Il tema del sogno premonitore è nuovamente presente
nella VII novella della IX giornata, che narra di come Talano
d’Imolese sogni che la moglie venga aggredita da un lupo e le
sconsigli di addentrarsi nel bosco, ma questa, che non crede alle raccomandazioni del marito, si reca ugualmente a passeggiare e viene effettivamente assalita da una belva.
Vi è poi una quarta novella nel Decameron in cui Boccaccio
presenta il tema del sogno, questa volta legandolo ad uno dei
motivi più ricorrenti nell’opera: l’ingegno. Nella VI novella della IX giornata è narrata la vicenda di una donna che, per salvare l’onore della figlia, convince il marito che l’uomo che si è vantato di essere stato con la fanciulla, altro non è che un credulone che confonde sogno e realtà.
14
Introduzione
. Il sogno nella filosofia medievale
È stato detto che il tema principale del Decameron è l’esaltazione dell’Ingegno umano, con la Fortuna, la Natura e l’Amore;
non sono, però, assenti gli elementi tipici della letteratura cortese, con la presenza del magico e del soprannaturale (un esempio su tutti, la Novella di Nastagio degli Onesti). Interessato a
cogliere ogni aspetto della realtà, ma libero da qualsiasi atteggiamento moralistico, Boccaccio osserva e descrive la società
che lo circonda con occhio laico, ma non per questo tralascia
una tematica come quella dei sogni, così permeata di cultura religiosa ed ecclesiastica, e se è vero che la fede nell’intervento della grazia divina viene sostituita dalla consapevolezza dell’uomo
di essere artefice del proprio destino, l’intervento divino, attraverso il sogno rivelatore o premonitore, finisce comunque con
l’influenzare il comportamento dei personaggi.
Prima di addentrarci nello studio dell’immaginario del sogno
nelle novelle del Decameron, ci pare, quindi, opportuno soffermarci, se pur brevemente, sul valore che la tematica del sogno,
e in particolare dell’interpretazione di esso, possedeva in età medievale, per poter cogliere al meglio le speculazioni filosofiche e
teologiche e le implicazioni giuridiche e morali che hanno influenzato Boccaccio nella trattazione del soggetto.
L’interpretazione dei sogni nell’antichità era considerata una
vera e propria pratica scientifica. Nel corso dei secoli andarono
delineandosi due diversi modi di analizzare i sogni:
– l’oneirocritica — con finalità teorica e medico–scientifica;
– l’oneiromanzia — con finalità superstiziosa.
Nel Medioevo è la Chiesa che, riconoscendo il valore premonitorio del sogno, si preoccupa di stabilire i criteri in base ai
quali distinguere i sogni che sono mere fantasie, se non addirittura peccati, da profezie di origine divina.
Scarica