TESINA DI MATURITA’ A.S. 2011/2012 Candidato: Depaoli Marco Progetto: L’ascensore Classe: 5• el/A Pagina 1 di 55 PREMESSA L’ascensore • un impianto a cui • affidato il compito di rendere fruibile alle persone un edificio, per il trasporto in verticale in condizioni di sicurezza. Per realizzare questo scopo, esso • formato da un notevole numero di componenti, funzionalmente connessi nel loro insieme come un unico sistema, di varia natura: meccanica, idraulica ed elettrica. Chi si occupa di ascensori, perci‚, deve mettere in campo in modo interdisciplinare varie competenze, rappresentate dalle materie connesse alla natura sopra richiamata, ma non solo. Infatti, avendo a che fare con la sicurezza, si potrebbe dire immediata, delle persone, risulta necessario affrontare anche le problematiche connesse alla valutazione del rischio e alla gestione della manutenzione dei macchinari, per cui gli interessati devono orientare le loro conoscenze tra numerose disposizioni legislative, norme UNI, norme CEI e regola dell’arte in generale. Non a caso, nel nostro Paese e in genere nel mondo gli ascensori sono stati oggetto di severe norme di legge sin dall’inizio del secolo scorso. Da queste considerazioni si capisce che la materia in questione • molto vasta ed articolata, per cui nella presente tesina, vengono esposti soltanto i temi fondamentali dell’argomento ascensori, secondo un adeguato equilibrio tra parte teorica e parte applicativa o pratica. Questa tesina ha lo scopo di analizzare il macchinario e l’impianto elettrico degli ascensori, ad azionamento sia elettrico e sia idraulico, affrontando lo studio degli ascensori in generale, compreso l’impianto elettrico di alimentazione, per poi passare in particolare ai componenti del macchinario, con riferimento a quelli principali, del tipo meccanico (argano, funi di trazione e di sospensione, freno ecc.), idraulico (centralina, pompa, cilindro, pistone, tubazione ecc.) ed elettrico (quadro di manovra, motore, linee elettriche ecc.). Pagina 2 di 55 INDICE Introduzione 4 La storia dell’ascensore 7 L’ascensore e le tipologie d’impianti 13 I componenti dell’ascensore 18 Quadro elettrico e funzionamento ascensore a rel• 33 Le prove di isolamento 34 Sistemi di manovra 35 Messa in servizio 36 Manutenzione 37 Documentazione tecnica 39 Schema funzionale 40 Circuito segnalazione luminose e illuminazione cabina 44 I quadri a microprocessore 45 Il modello di ascensore 47 Pagina 3 di 55 INTRODUCTION Elevators are vertical transport systems; in current terminology they are frequently referred to as lifts. The definition of a lift is based on current European legislation: a motorised system that joins defined levels using a car which moves along rigid guide rails which are inclined to the horizontal by more than 15ƒ. Lifts can be used to transport passengers, passengers and goods, or just goods based on its accessibility, namely the possibility for an individual to enter the lift without difficulty and the availability of internal controls within reach of the user. The history of the lift, in the accepted modern meaning of the term, dates back to 1853 when, during an exhibition held in New York, an industrial engineer stood on a hoist platform and cut the suspension rope: he wanted to demonstrate the efficiency of the device that he had just patented, “the safety gear device”. This was basically a ratchet mechanism that could block the lift on the guide rails even if a cable just became slack. This invention opened the way to the development of the modern lift. The first mechanical passenger lift was designed in 1857 and installed in a five-storey shopping mall in the same city, with an estimated speed of four storeys per minute. Since then the vertical transport sector has undergone constant transformations and improvements, both Pagina 4 di 55 technical and technological. Lifts have been installed in buildings to meet the vertical transport needs of their tenants and visitors, based on personal convenience and comfort. The lift has evolved from being initially a luxury piece of equipment to a functional one, with a range of applications that at times makes it indispensable; it is a necessary addition to overcome architectural barriers. In accordance with ISO 4190-1, lifts can be divided into five classes, which do not coincide with the classification laid down by safety regulations in some countries: I. passenger transport; II. mixed transport of passengers and goods; III. hospital lifts; IV. transport of objects accompanied by persons; V. transport of goods alone. The modern interpretation of the European directives does not distinguish between these different types of lift, which is now regarded as rather dated. However, it is possible that a lift used solely to transport objects – like a car-lift or goods lift – is not subject to the Lifts Directive but rather to the Machine Directive 98/37/CE. This report focuses more on the first class of lifts, in particular on the use of lifts operated by cable traction. Strictly speaking, all lifts comprise the following basic components: the ropes (or chains, which can be and are also used for suspension); the car; the sling, which connects the car to the suspension cables; the counterweight, if present; the guide rails for the car and, if required, those for the counterweight; the machinery (kinematic chain); the landing doors; the driving system; the pushbutton panels; the electric cables and electric system. The most common systems, also known as traction drive systems, operate by direct traction as follows: a gear is installed in a machine room located – in the basic solution – at the top of the lift well; a pulley, connected to the low speed shaft of the gear, uses a system of friction to operate a system of ropes fixed, at one end, to the car, and at the other, to the counterweight; the car and counterweight usually run inside a built well, limited to a vertical (or, occasionally, almost vertical) movement by two pairs of metal guide rails; the load-bearing slab of the machine room allows the ropes to run through specially created holes. Pagina 5 di 55 The mechanical speed reducer used by the lift machine is usually a worm gear and helical ring gear. Lifts with indirect traction are mainly used for particularly heavy loads and the ropes start from a socket set into the slab, pass through one or more pulleys forming part of the car sling, rise up by winding around the traction pulley, pass under one or more pulleys forming part of the counterweight sling, and, lastly, are fixed to another socket in the slab. Using this method, with the same power, the car moves at half the speed but double the load can be lifted. Pagina 6 di 55 LA STORIA DELL’ASCENSORE I sistemi per il trasporto verticale e orizzontale delle persone sono una fondamentale conquista dell'uomo che ha permesso di garantire quella mobilit‡ piˆ locale che si assomma agli altri mezzi di trasporto di massa che hanno abbattuto le distanze tra i continenti del nostro pianeta. Senza tali sistemi, infatti, non avrebbero avuto possibilit‡ di esistere sia le costruzioni sviluppate in altezza che quelle estese su grandi superfici come gli aeroporti, i centri commerciali, le stazioni ferroviarie e le stazioni delle metropolitane. Il primo sviluppo fondamentale che si ebbe in direzione dell'ascensore come oggi • conosciuto venne dato da un inventore americano, Otis Elisha Graves che invent‚ l’ascensore alimentato a vapore. Otis nel 1852, supervisionando la costruzione di una fabbrica, disegn‚ e costru‰ un nuovo tipo di montacarichi dotato di pulsanti di manovra. L’anno successivo apr‰ un piccolo negozio di ascensori e vendette la sua prima macchina per ascensore il 20 settembre 1853. Nel 1853 deposit‚ il brevetto di un sistema di sicurezza, il paracadute, la cui dimostrazione avvenne nel 1854 quando tranci‚ le funi di sospensione con un’accetta, la piattaforma non precipit‚ ma si arrest‚ dopo un breve spazio proprio grazie al dispositivo paracadute, salvaguardando cos‰ l’incolumit‡ delle persone trasportate. Il 23 marzo 1857 install‚ in un grande magazzino di New York il primo ascensore per il trasporto di passeggeri, che trov‚ largo impiego con l’avvento dell’epoca dei grattacieli e, negli anni successivi, altri famosi ingegneri lo perfezionarono con l'adozione di circuiti idraulici e con l'invenzione dell'ascensore elettrico, fatta risalire al 1880 in Germania da parte di Werner von Siemens. Da allora in poi, l’applicazione di ogni nuova tecnologia e tecnica di azionamento e movimento disponibili fece s‰ che gli ascensori potessero avere corse sempre maggiori e velocit‡ e capacit‡ di trasporto sempre piˆ elevate, consentendo quindi la costruzione di grattacieli sempre piˆ protesi verso il cielo. La corsa verso il cielo continua ancora ed • singolare notare come ad ogni annuncio di velocit‡ maggiori raggiungibili con cabine di ascensori corrispondano progetti per edificare grattacieli sempre piˆ alti, al limite della sfida ai limiti della natura. Si sta gi‡ parlando di altezze di 800 metri e i progetti non sono delle chimere. Ormai parliamo di velocit‡ delle cabine che sono attorno ai 70 km orari e ci‚ ha obbligato i costruttori di ascensori a risolvere problemi inaspettati quali l’eliminazione del disagio dovuto alla brusca variazione di pressione subita dal passeggero che in trenta secondi pu‚ essere sottoposto a variazioni di quota superiori a mezzo chilometro. Ci‚ • stato risolto mediante dispositivi che pressurizzano gradualmente la cabina quando scende e la depressurizzano in occasione della salita, in modo da ridurre il disagio dei passeggeri. Non • una novit‡ tecnica assoluta perchŠ si tratta di una realizzazione normale per gli aerei passeggeri in concomitanza con le fasi di decollo e di atterraggio. Anche per gli ascensori sono stati recentemente applicati i sistemi di controllo tipici degli aerei con l’adozione di dispositivi di sicurezza realizzati mediante software (si tratta del “fly by wire” ormai comune nella tecnologia aeronautica e va sotto l’acronimo di PESSRAL). E’ quindi di assoluta evidenza come i sistemi di trasporto verticale abbiano subito nei decenni recenti, cos‰ come tutte le altre macchine realizzate dall'uomo, mutamenti, potenziamenti e miglioramenti legati allo sviluppo e al progresso tecnologico. Ci‚ non significa che dispositivi per il trasporto verticale non esistessero in precedenza, sebbene quasi sempre fossero azionati dall’energia umana o da quella animale (a volte dall’energia idraulica). Infatti esistono indicazioni certe relative all’installazione di ascensori nell’Anfiteatro Flavio di Roma (il Colosseo) che erano adibiti al trasporto dei gladiatori o degli animali feroci, prima e dopo i combattimenti. Vi sono quadri che raffigurano strani ascensori (essenzialmente delle gabbie) che trasportavano i visitatori e i monaci verso il Monte Athos, partendo dal mare. Pagina 7 di 55 Una delle prime spettacolari applicazioni della nuova invenzione • quella vista nel 1889 in Francia in occasione della presentazione della Tour Eiffel a Parigi. Questo schema illustra i principi di funzionamento dell’ascensore idraulico, come illustrato nella successiva didascalia. Oggi, due degli ascensori sono ancora idraulici, ma due sono elettrici e sono stati installati da Gustave Eiffel per l'Esposizione Mondiale del 1900. Ma gli ascensori elettrici si sono rivelati piˆ fragili e richiedono maggiore manutenzione. I due ascensori idraulici rimangono tutt’oggi un richiamo culturale delle origini della torre. Qualcuno potrebbe giustamente considerare il sistema dell’ascensore idraulico che Gustave Eiffel ha progettato nel 1889 ben in anticipo sui tempi. Ecco come funziona, secondo i dati forniti dall'organizzazione che gestisce la Torre Eiffel: Le cabine dell’ascensore che trasportano i passeggeri (che servono contemporaneamente due piani sovrapposti), montate su un carrello e mantenute orizzontali da un sistema di livellamento, sono trainate verso l'alto da funi che si muovono in linea con due pistoni paralleli situati sotterranea, tramite un sistema di pulegge in taglia; le funi stesse, le cui estremit‡ sono fissate al carrello dell’abitacolo, attraverso due serie di pulegge, una delle quali • fissa e l'altra collegata ai pistoni mobili, permettono alle cabine passeggeri di percorrere quasi 128, vale a dire otto volte la corsa del pistone, che • poco meno di 16 metri. I pistoni sono azionati da un circuito idrico con una pressione di 40 a 60 bar, che fino al 1986 generava il movimento grazie a tre grandi accumulatori di circa 200 tonnellate ciascuna, i quali fornivano sia la riserva di acqua pressurizzata, l'energia per azionare il movimento e la funzione di contrappeso. Dopo la modernizzazione del 1986, motori idraulici azionati da olio idraulico ad alta pressione guidano il pistone del carrello vettore, mentre due dei tre accumulatori servono come contrappesi. Pagina 8 di 55 Qui vediamo due degli ascensori idraulici e uno degli accumulatori. Queste grandi ruote rosse sono uno dei gruppi di pulegge indicate nella precedente didascalia. Queste sono le pulegge collegate ai pistoni mobili. Pagina 9 di 55 Qui vediamo uno degli ascensori idraulici della torre, proprio adiacente ad uno dei famosi accumulatori gialli che aiutano gli ascensori e li riporta in discesa. Questo è uno degli ascensori elettrici, visibile all'interno di uno dei pilastri della Torre Eiffel. Pagina 10 di 55 Le tappe piˆ importanti nell'evoluzione dell'ascensore possono essere considerate quelle dell'abolizione del manovratore, datata 1924, e successivamente l'introduzione delle porte ad apertura automatica al posto di quelle manuali. Notevoli progressi si sono registrati anche nel campo dei "quadri di manovra", deputati al controllo e alla gestione dell'impianto. I moderni sistemi elettronici con microprocessori consentono un esercizio adattabile ad ogni genere di edificio ed utilizzo (prenotazioni di chiamata, corse con arresti intermedi per "raccogliere" e "riempire" la cabina fino al raggiungimento del massimo carico, ecc.). Gli ultimi dieci anni hanno visto ancora grandi modifiche negli ascensori e ci‚ • stato provocato dalla legislazione europea del cosiddetto “Nuovo Approccio” che ha visto la luce circa 27 anni fa, nel 1985. E’ scomparso un elemento dell’ascensore che era considerato inamovibile, almeno secondo la concezione con la quale impianto era sempre stato progettato e costruito. E’ scomparso infatti il locale del macchinario, cio• quel locale nel quale erano, e in certi casi sono ancora, posizionati i macchinari dell’ascensore. Il macchinario in realt‡ non • scomparso ma • stato sottoposto a una migrazione coatta e posizionato in parte all’interno del vano di corsa della cabina e in parte all’esterno del medesimo. Senza indicare gli altri vantaggi di tale soluzione, ormai universalmente applicabile, • facile da comprendere come l’assenza del locale del macchinario rappresenti per il costruttore una occasione per disporre di maggior cubatura vendibile, non piˆ obbligatoriamente occupata dai macchinari dell’ascensore. Ma non basta perchŠ altre soluzioni sono gi‡ state immaginate e saranno presto realizzate per diminuire ancora di piˆ l’incidenza dello spazio necessario per l’installazione dei un ascensore. Applicazioni future potranno essere quelle legate all’utilizzo di motori lineari cos‰ da raggiungere l’obiettivo di richiedere per un ascensore solo lo spazio necessario per installare una cabina da impiegare per il trasporto delle persone. In questa direzione vanno alcune soluzioni gi‡ realizzate che prevedono la possibilit‡ di avere piˆ cabine in uno stesso vano di corsa, oppure di potere trasferire una cabina da un vano di corsa in uno adiacente. Si tratta di soluzioni che perseguono sempre l’obiettivo di ottimizzare l’utilizzo degli spazi, sempre al fine di aumentare le superfici di un edificio che possono essere messe in vendita. La storia dell’ascensore • una storia breve che copre tre secoli (19ƒ, 20ƒ e 21ƒ) ma in realt‡ si tratta solo di 150 anni. Forse le sorprese vere devono ancora venire. Pagina 11 di 55 Breve Cronologia 1829 1835 1845 1845-1850 1852 1853 1854 1857 1861 1880 1883 1885 1889 1900 1900-1911 Anni '20 1928 Anni '40 1993 Sperimentato il cavo di ferro in montacarichi da miniera (sarà in uso dal 1840) Viene installato in una fabbrica inglese il Teagle, primo montacarichi a vapore L'inglese Thompson mette a punto il primo montacarichi idraulico A Boston e New York sono installati montacarichi idraulici a cilindro e stantuffo E. G. Otis costruisce un montacarichi con pulsanti di manovra e sistemi di sicurezza E. G. Otis brevetta il dispositivo di sicurezza ascensori a "paracadute" E. G. Otis presenta il suo meccanismo di sicurezza all'esposizione di N. York P. Gaynor costruisce a N. York il primo edificio con ascensore per persone E. G. Otis realizza e ottiene il brevetto per un ascensore a vapore All'esposizione di Mannheim, W. Von Siemens mostra l'ascensore a motore elettrico Commissionata a W. Le Baron Jenney la costruzione del primo grattacielo di Chicago Le Baron Jenney realizza il primo grattacielo in struttura d'acciaio Installati a N. York i primi ascensori elettrici Inaugurata la Tour Eiffel in cui fu montato un ascensore Otis Si diffonde l'uso dell'ascensore elettrico con comando a pulsante Introduzione del sistema di trazione continua senza ingranaggi Si diffondono sistemi di controllo automatico (porte e comandi dati dall'utente) Gli ascensori raggiungono la velocità di 1,20 m/s La Westinghouse sfida la Otis rilevando tutte le più importanti aziende del settore Inizia lo sviluppo di sistemi elettronici per il funzionamento degli ascensori Gli ascensori più veloci al mondo vengono installati in Giappone Pagina 12 di 55 L’ASCENSORE E LE TIPOLOGIE D’IMPIANTI In generale in un impianto costituente un ascensore elettrico (o idraulico), come si vede schematicamente dall’esempio di figura, le parti principali si possono ricondurre essenzialmente alle seguenti: - locale del macchinario; - vano di corsa; - porte di piano; - cabina; - apparecchiature e componenti Pagina 13 di 55 GLI IMPIANTI A FUNE Per ascensori elettrici si intendono quelli che sono installati permanentemente negli edifici e nelle costruzioni per servire livelli definiti mediante una cabina (destinata al trasporto di persone o di persone e di cose). La cabina • sospesa mediante funi oppure a mezzo di catene e il sistema di trazione pu‚ essere con puleggia di frizione (ascensori a frizione) oppure mediante argano impegnato (ascensori a tamburo). L'inclinazione delle guide entro le quali si muove la cabina dell'ascensore, non pu‚ essere superiore a 15ƒ rispetto all'asse verticale. Gli impianti a trazione a fune, considerati “tradizionali”, sono composti da una cabina e da un contrappeso il cui azionamento avviene mediante un motoriduttore costituito da un motore asincrono trifase alimentato generalmente con una tensione di 400 V ed un gruppo di riduzione del tipo corona dentata e vite senza fine; un freno elettromagnetico aziona la sua forza frenante mediante ganasce che agiscono su un tamburo posto sull’albero veloce posizionato tra il motore e il gruppo riduttore. La trazione viene eseguita mediante una puleggia di opportuno diametro denominata “puleggia di frizione” sulla quale le funi di sospensione appoggiano nelle cave di forma conica con facce inclinate di 32 ƒ permettendo un’adeguata tenuta contro lo scorrimento delle funi. La velocit‡ dell’impianto • data esclusivamente dal rapporto di riduzione dell’argano e dal diametro della puleggia di frizione in quanto si utilizzano , di norma, motori asincroni trifase con velocit‡ fissa a 1500 giri/min. ed una potenza a partire dai 3,5kW a seconda della portata dell’impianto. Alcuni argani di riduzione vengono equipaggiati con motori a due velocit‡ che garantiscono un avvio e una decelerazione graduale. Dal punto di vista delle prestazioni offerte, l'ascensore ad azionamento elettrico • piˆ adatto per le alte velocit‡ di salita e discesa e le elevate corse raggiungibili. Infatti solo con tale tipo di azionamento • possibile raggiungere le centinaia di metri richiesti dalle altezze dei moderni grattacieli e le svariate decine di fermate che devono essere servite con velocit‡ ormai superiori anche a 15 metri/secondo. Pagina 14 di 55 L’ ascensore elettrico a funi rappresenta sicuramente la soluzione piˆ diffusa in Italia. Le sue caratteristiche principali sono: - locale del macchinario posizionato in alto o in basso rispetto al vano di corsa; - presenza del contrappeso; - trazione diretta usata normalmente per ascensori di piccola e media portata con la cabina che viene collegata direttamente alle funi di trazione; IMPIANTI A FUNE MRL (machine roomless) Lo sviluppo degli impianti a fune MRL • dovuto a una serie di innovazioni tecnologiche che hanno condotto alla notevole riduzione delle dimensioni dei motori elettrici utilizzati nei sistemi di trazione. A met‡ degli anni 90 nel campo degli ascensori, vengono introdotti dei piccoli motori sincroni a magneti permanenti (PMSM) insieme ai sistemi di: controllo a tensione e frequenza variabile (VVVF).Il cambiamento comporta la riduzione delle dimensioni, del peso, dell’emissione di calore e del consumo di energia fino a met‡ rispetto agli impianti tradizionali. Il risparmio energetico rispetto agli impianti idraulici e ancora piˆ sostanziale. Le dimensioni ridotte del motore hanno come conseguenza la possibilit‡ di rinunciare al locale macchine e installare l’intero macchinario all’interno del vano ascensore. Questa nuova tecnologia ha creato una serie di vantaggi ambientali in cascata. Non solo il nuovo design ha portato ad un uso ridotto di olio e di energia — oltre ad evitare la potenziale contaminazione del suolo — ha portato anche a piˆ efficienti e sicure tecniche di installazione, e di utilizzo del prezioso spazio degli interni. I vantaggi dell’ ascensore MRL si possono assumere in: • L’ utilizzo di un ascensore MRL far‡ risparmiare una notevole quantit‡ di energia (stimata al 70-80%) rispetto agli ascensori idraulici. • L’ascenso re MRL elimina i costi e le preoccupazioni ambientali associati ad un cilindro idraulico sepolto riempito con olio idraulico. Nel corso degli anni ascensori idraulici hanno subito un maggior controllo rispetto ai problemi ambientali a causa del cilindro idraulico sepolto. PerchŠ l’ascenso re LMR • un ascensore di trazione, con tutti i suoi componenti di sopra del suolo, questa non • una preoccupazione per queste apparecchiature. • L’ascenso re MRL utilizza una macchina gearless, tipo di trazione, che si traduce in prestazioni e qualit‡ di marcia superiori rispetto agli ascensori idraulici. MRL pu‚ operare anche a velocit‡ piˆ elevate, aumentando cos‰ la percezione di qualit‡ rispetto a un acensore idraulico convenzionale. Pagina 15 di 55 GLI IMPIANTI OLEODINAMICI Per ascensori idraulici (detti anche ascensori oleodinamici) si intendono quelli che sono installati permanentemente negli edifici e nelle costruzioni per servire livelli definiti mediante una cabina (destinata al trasporto di persone o di persone e di cose). Tale cabina • sospesa mediante gruppi cilindro - pistone, funi oppure catene. L'inclinazione delle guide entro le quali si muove la cabina dell'ascensore, non pu‚ essere superiore a 15ƒ rispetto all'asse verticale. Il funzionamento di un impianto oleodinamico • basato sulla legge di Pascal di incomprimibilit‡ dei fluidi. Un pistone, che pu‚ essere interrato o esterno, viene messo in pressione per far salire la cabina, oppure svuotato per far scendere la cabina. La velocit‡ raramente supera 0,7 m/sec. Originariamente il fluido utilizzato era l’acqua, da qui anche la denominazione “idraulico” che a volte viene usata; oggi • stata sostituita dall’ olio idraulico. Gli impianti oleodinamici sono costituiti da una centralina oleodinamica composta da un motore asincrono trifase, una pompa ad ingranaggi ad alta portata di fluido, da un gruppo di valvole idrauliche comandate da elettromagneti; tale centralina trasmette il moto alla cabina tramite un pistone ad olio. La spinta pu‚ essere diretta nel caso di grosse portate e corse brevi (ad esempio come avviene per i montacarichi), oppure indiretta in taglia con fune. Nel secondo caso, il pistone sulla cui cima • installata una puleggia spinge direttamente le funi le quali da un capo sono fissate alla cabina mobile e dall’altro capo sono fissate alla base del pistone. In questo modo la corsa del pistone comporta uno spostamento della cabina del doppio della stessa. Gli impianti oleodinamici differiscono da quelli a fune per assenza del contrappeso, per diversit‡ di alcuni comandi elettrici quali i limitatori di velocit‡, l’azionamento e la frenatura. Pagina 16 di 55 Se ci si riferisce alle applicazioni che rientrano nella norma italiana, per corse non superiori ai 20/25 metri e per velocit‡ non maggiori di 1,0 metri/secondo l'ascensore idraulico fornisce prestazioni assolutamente comparabili con quelle dell'ascensore elettrico. Tale tipo di ascensore offre nel contempo una flessibilit‡ di installazione notevolmente maggiore grazie all'assenza di ogni vincolo relativo al posizionamento del locale del macchinario che non deve necessariamente garantire una qualunque contiguit‡ al vano di corsa della cabina eliminando di conseguenza il tradizionale locale del macchinario in alto. I vantaggi dell’ascensore oleodinamico includono: - Il locale macchine non deve essere posizionato sopra il vano di corsa; Le dimensioni del vano sono ridotte (grazie all’ assenza del contrappeso); I carichi sono distribuiti sulle pareti laterali; Il locale macchine pu‚ essere posizionato lontano dal vano di corsa; Possibilit‡ di realizzare impianti di qualsiasi portata; I costi di installazione sono ridotti rispetto agli impianti a fune. Gli svantaggi che comportano gli impianti oleodinamici includono: - Maggior consumo energetico; Limitazione riguardante le prestazioni, tra cui la velocit‡ e la perfezione della fermata al piano; Livello di rumore piˆ alto; Odore proveniente dal surriscaldamento dell’olio; Problemi dovuti all’impianto ambientale derivato dall’uso di quantit‡ significative d’olio; Confort di marcia ridotto. Pagina 17 di 55 I COMPONENTI DELL’ASCENSORE Vano ascensore: Si definisce vano di corsa "il volume entro il quale si spostano la cabina e il contrappeso, se esiste". Si pu‚ notare, quindi, che un ascensore pu‚ essere logicamente realizzato senza contrappeso (per esempio con azionamento idraulico) ma che, se il contrappeso • previsto, quest’ultimo deve muoversi nello stesso vano della cabina. Il vano di corsa deve risultare: completamente chiuso con pareti, pavimento di base e soffitti "ciechi" (cio• senza fori passanti come avviene per le reti, lamiere forate ecc..) il caso "particolare" in cui il vano stesso non debba partecipare alla protezione dell’edificio contro il propagarsi dell’incendio (quindi praticamente, con l’approvazione dei Vigili del Fuoco) le pareti laterali e la parete dorsale, pur sempre cieche, possono avere altezza limitata a 2,5 m; la parete frontale pu‚ non essere cieca al di sopra di 2,5 m rispetto al piano di sbarco e quindi sostituita da reti, lamiere forate ecc.. (purchŠ i fori abbiano dimensioni inferiori a 75 mm, sia in senso orizzontale che verticale) od anche non avere protezioni di sorta – sempre al di sopra di 2,5 m – quando la porta di cabina sia bloccata con adatto dispositivo elettromeccanico prevedibile, a richiesta, dal costruttore dell’ascensore. Locale macchine: Il locale macchine • un locale posto in corrispondenza della parte alta, o della parte bassa del vano di corsa destinato al macchinario ed al quadro di manovra Gruppo motore-argano-freno: Elettromagnete freno Ceppi freno indipendenti Volano Riduttore argano Puleggia motrice Pagina 18 di 55 Motore: Il motore • una macchina elettrica che • in grado di trasformare l’ energia elettrica in energia meccanica. Esistono tre tipologie di motori utilizzati per gli ascensori e cio• asincroni, sincroni e in corrente continua. Per quanto riguarda i motori in corrente alternata sincroni ed asincroni, assieme all’utilizzo del motore deve essere incorporato ad un’ inverter (le quali caratteristiche verranno esaminate in seguito); mentre per i motori in corrente continua • necessario l’utilizzo di un regolatore. La velocit‡ del motore in C.A. dipende dalla frequenza della tensione di alimentazione che sono dei cicli di variazione di una grandezza in un secondo (50 hertz), e dalle coppie polari ossia il numero di “terne” di avvolgimenti che costituiscono lo statore. Principio di funzionamento motore asincrono trifase I motori asincroni trifase, costituiscono la categoria tecnicamente più diffusa di motori elettrici. Essi realizzano la più importante utilizzazione dei campi rotanti generati mediante un sistema di correnti, e vengono perciò denominati anche motori a campo rotante. Il motore asincrono fu realizzato la prima volta da Galileo Ferraris (1885), quale immediata conseguenza della sua scoperta del campo rotante. Il funzionamento di questo dispositivo come motore deriva dal fatto che il campo rotante induttore scorrendo di fronte alle singole generatrici del cilindro, vi genera delle correnti indotte. Il motore asincrono trifase viene alimentato da un sistema di tensioni trifasi cioè tre tensioni che sono sfasate tra di loro di 120°. stella di tensioni del sistema trifase Pagina 19 di 55 La tensione di alimentazione del sistema trifase € di 400 V in valore efficace, alla frequenza f = 50 Hz. La parte fissa del motore € detta statore; la parte che pu• ruotare € detta rotore. Sulla parte fissa del motore, lo statore, si trovano tre bobine doppie, le quali vengono disposte l’una rispetto all’altra di 120ƒ. Motore asincrono trifase Tali bobine vengono alimentate dal sistema trifase di tensioni; vengono, quindi, percorse da una certa corrente, e si ha luogo ad un campo magnetico variabile, generato ciascuno dalle tre bobine. Nella zona compresa tra le tre bobine il campo magnetico sar„ la somma dei tre campi magnetici delle tre bobine. Ma poich… le bobine sono collegate sullo statore con un angolo meccanico pari a 120ƒ ed inoltre il sistema trifase di tensioni € anche esso sfasato dal punto di vista elettrico di un angolo pari a 120ƒ elettrici, il campo magnetico risultate non sar„ fisso ma sar„ variabile; questo campo magnetico ruota attorno all’asse del motore con una frequenza fissa: f = 50 Hz Questo campo magnetico si dice campo magnetico rotante. Motore sincrono trifase E’ composto da uno statore con opportuni avvolgimenti alimentati dall’inverter, da magneti e da un sensore che legge la posizione rotorica. L’inverter utilizza questa informazione per alimentare le fasi statoriche in modo che il flusso generato sia sempre quello dovuto, per cui: * Il motore non perde il passo e ruota a velocit‡ costante al variare del carico; * La tensione di alimentazione alle fasi • controllata in modulo e fase; * Se perde il passo si ferma; * La coppia • sempre massima e dipende solo dalla corrente statorica (in modo proporzionale ad essa); * Assomiglia al comportamento di un motore c.c. con eccitazione data dai magneti permanenti. Pagina 20 di 55 Rispetto al motore in corrente continua presenta parecchi vantaggi come l’assenza di spazzole, i minori attriti, l’assenza di scintillio e di usura, la possibilit‡ di utilizzo negli ambienti pericolosi, lo smaltimento migliore del calore, maggiore accelerazione, miglior bilanciamento e velocit‡ ed inferiori dimensioni. Oltre a tutti questi vantaggi bisogna per‚ anche evidenziare gli svantaggi i quali possono essere la non sopportazione di correnti e temperature troppo elevate, la necessit‡ di encoder particolari oppure il fatto che i motori multipolari a bassi giri ed alte coppie hanno bassi rendimenti e quindi elevate correnti e per finire devono essere in esecuzione chiusa per evitare attrazione da parte dei magneti di polvere e materiali ferrosi. La frenatura di questa tipologia di motore pu‚ avvenire per dissipazione sulla resistenza interna dei suoi avvolgimenti o su resistenza esterna all’inverter (classica resistenza di frenatura) oppure con recupero energetico tramite un regolatore in grado di frenare il motore generando energia per la rete di alimentazione. Il motore sincrono opera tenendo conto che: - La velocit‡ massima • limitata principalmente da fenomeni meccanici come cuscinetti, distacco dei magneti ed attriti; - La coppia massima dipende sia dalle limitazioni della corrente del circuito di alimentazione che dai fenomeni di smagnetizzazione del rotore; - Al crescere della velocit‡ aumenta la tensione del motore. Il limite di tensione massimo dovuto all’alimentazione limita di conseguenza velocit‡ e coppia. Motore in corrente continua Con motori in corrente continua si possono raggiungere velocit‡ molto elevate, avvalendosi di impianti gearless, cio• senza riduttore. Per poter utilizzare questi motori • necessario interporre tra rete di alimentazione (alternata trifase) e motore, un convertitore C.A.-C.C. I motori C.C. richiedono una maggiore manutenzione rispetto agli altri e questo fa s‰ che i costi aumentino. Tali impianti non hanno alcun limite di portata o velocit‡, sono ad alto livello con un notevole comfort di marcia e grande precisione di femata. I principali inconvenienti sono: a) La presenza di tre macchine rotanti (motore C.A., dinamo, motore C.C.) con bassi rendimenti complessivi; b) Un elevato rumore nel locale macchina; c) L’elevato costo iniziale di installazione ed elevato costo di manutenzione. Argano: L’argano • un macchinario costituito da un gruppo motore-argano-freno con un motore alimentato da corrente elettrica continua o alternata, il cui asse accoppiato tramite un giunto ad un riduttore che aziona un albero su cui • fissata la puleggia. Freno: E’ un dispositivo a ganasce costituito da materiale d’attrito posto abitualmente in corrispondenza del giunto fra argano e motore che contribuisce alla fermata della cabina e la mantiene in posizione di fermo. Puleggia: La puleggia • una ruota motrice o condotta che pu‚ svolgere varie attivit‡. La puleggia di trazione, ad esempio, ha le funi alloggiate nelle sue gole che trascina per aderenza. Le pulegge possono essere di “deviazione” se deviano le funi, o di “rinvio” se le rimandano verso l’argano motore. Pagina 21 di 55 Paracadute: Il paracadute • un dispositivo di sicurezza che serve a bloccare un ascensore nel caso in cui la velocit‡ della cabina superi un certo limite prestabilito oppure si rompa o si allenti una delle funi di sospensione. Generalmente il paracadute • costituito da due robusti blocchi metallici posti di preferenza nella parte inferiore della cabina in corrispondenza delle guide di scorrimento. Le guide passano attraverso questi blocchi, che, in funzione del tipo, presentano una o piˆ superfici inclinate convergenti rispetto alle superfici di scorrimento delle guide, in modo che l'elemento o gli elementi di blocco (siano essi rulli, prismi metallici o altro) si incuneino saldamente in modo da bloccare la cabina nella sua corsa in discesa. Il modo in cui gli elementi di blocco si incuneano, determina la decelerazione che non deve essere pericolosa per gli occupanti. Il paracadute • azionato meccanicamente da un limitatore di velocit‡ (di cui illustrer‚ il funzionamento), oppure da un dispositivo di allentamento delle funi. Una volta che il paracadute • attivato, per il suo sblocco • necessario l'intervento di una persona competente. Durante l'intervento del paracadute, deve essere garantito che il pavimento della cabina col carico uniformemente distribuito, non s’inclini oltre un determinato valore; inoltre un contatto elettrico di sicurezza, deve togliere l'alimentazione alla macchina di sollevamento. Limitatore di velocità: Il limitatore di velocit‡ rientra nella piˆ ampia categoria dei dispositivi di regolazione. Un dispositivo di regolazione • un meccanismo a circuito chiuso che, attivato automaticamente da una condizione di errore, interviene sui parametri di funzionamento di una macchina. Nel contesto dell'ascensore, il limitatore di velocit‡ • un dispositivo di sicurezza, utilizzato per rilevare e bloccare una condizione di eccessiva velocit‡, cio• una situazione nella quale, per qualsivoglia motivo, la cabina viaggia al di sopra di una certa velocit‡ prestabilita. Vediamo ora com’• fatto un limitatore di velocit‡: essenzialmente • costituito da due pulegge di diametro contenuto, collegate tra di loro da una funicella metallica (generalmente, nei tipi destinati agli ascensori piˆ comuni, del diametro di 6 o 7 mm), poste all'interno del vano di corsa oltre il limite superiore e quello inferiore della corsa della cabina. A sua volta, un lato della funicella • interrotto ed i due capi sono collegati al paracadute posto al di sotto della cabina dell'ascensore. Quindi, se immaginassimo di sezionare con un piano orizzontale il vano di corsa, il complesso del limitatore di velocit‡ • posto lateralmente alla cabina, in modo da non interferire con essa durante la marcia. La puleggia superiore • il cuore del sistema, in quanto ad essa • applicato l'elemento sensibile, che riconosce la situazione di pericolo. Questo elemento si attiva quando la forza centrifuga che si sviluppa durante la rotazione della puleggia (che • trascinata dalla funicella che, come abbiamo visto, • collegata alla cabina, e pertanto trasmette meccanicamente istante per istante la reale velocit‡ della stessa) supera un certo limite; la forza centrifuga • generata in quanto l'elemento sensibile percorre una traiettoria su un profilo di forma quadrata con angoli smussati, solidale con la puleggia. In tal modo, la rotazione della puleggia si trasforma nel caratteristico movimento lineare, da cui il nomignolo di "salterello", spesso utilizzato nel gergo ascensoristico. Quando la forza generata dalla rotazione, a seguito di un aumento della velocit‡ della cabina, aumenta oltre un certo limite, succedono due cose importantissime: 1) il salterello, a causa della maggiore escursione lineare, s’impegna meccanicamente in un riscontro solidale con la puleggia del limitatore di velocit‡ e quindi lo blocca; 2) ed aziona un contatto elettrico di sicurezza a riarmo manuale che, tagliando la corrente di manovra, di fatto interrompe l'alimentazione del macchinario di sollevamento. Il punto 1) ha un’ulteriore implicazione: abbiamo visto che la puleggia si • bloccata, e con essa si • bloccata la funicella, mentre la cabina dell'ascensore • ancora in marcia. La risultante forza di trazione (che deve essere di intensit‡ adeguata e comunque non inferiore ai limiti imposti dalle norme) si trasmette, tramite la fune, al paracadute, che interviene bloccando meccanicamente la marcia della cabina. Pagina 22 di 55 Pertanto, in caso di eccessiva velocit‡ della cabina, il limitatore di velocit‡ interviene in due modi: elettricamente, interrompendo l'alimentazione del macchinario, e meccanicamente, tramite il paracadute, bloccando la cabina. La puleggia inferiore, il cui supporto • generalmente fissato ad una delle due guide di scorrimento della cabina, • detta puleggia tenditrice, in quanto, attraverso una massa solidale col supporto, assicura la corretta tensione della fune del limitatore di velocit‡. Sebbene il limitatore di velocit‡ sia un mezzo previsto dalle norme per prevenire la caduta libera o la discesa a velocit‡ eccessiva anche degli ascensori oleodinamici, generalmente esso non viene utilizzato ed • sostituito da una valvola di blocco inserita nel circuito idraulico. Per quanto riguarda gli ascensori a elettrici a fune, esso deve intervenire anche contro l'eccesso di velocit‡ in salita, ed in questo caso il limitatore di velocit‡ deve essere del tipo bidirezionale, cio• funzionante, secondo i medesimi criteri gi‡ citati, anche durante la marcia in salita della cabina e capace di intervenire non appena la velocit‡ nominale sia stata superata per un valore pari al 10%. Guide cabina: Sono dei profilati di sezione adeguata per conformazione e resistenza (normalmente a T), utilizzati per lo scorrimento della cabina, del contrappeso o del pistone all’interno del vano di corsa. Funi di sospensione: Corda costituita da fili d’acciaio a conformazione variabile. I fili d’acciaio costituiscono dei cordini elementari detti trefoli che variamente avvolti fra loro costituiscono la fune propriamente detta. La conformazione attualmente piˆ utilizzata per gli ascensori e la cosiddetta Seale, a 6 o 8 trefoli avvolti intorno un’anima tessile interna contenete una sostanza lubrificante. Contrappeso: Il contrappeso rispetto alla cabina viene vincolato all’ estremit‡ opposta delle funi, mantenendole in tensione, permettendo anche di ridurre notevolmente il lavoro richiesto al motore, che si limita cos‰ al sollevamento della sola differenza di peso fra le due masse ed inoltre evita voluminosi tamburi sui quali avvolgere le funi stesse. Pagina 23 di 55 Ammortizzatori: Gli ammortizzatori vengono raggruppati in tre famiglie, caratterizzate anche dalla velocit‡ nominale della cabina. - Nel caso in cui la velocit‡ della cabina sia inferiore ad 1 m/s, • possibile installare ammortizzatori ad accumulo di energia con caratteristica lineare o non lineare. Per caratteristica dell'ammortizzatore, s’intende la curva che caratterizza graficamente il legame che esiste tra la corsa (o schiacciamento) dello stesso ed il carico applicato. Nel caso in cui esista una proporzionalit‡ diretta tra queste due grandezze, il diagramma risultante • una retta, per cui la sua caratteristica • detta lineare. - L'ammortizzatore ad accumulo di energia con caratteristica non lineare • costituito da un tampone in poliuretano, che si deforma schiacciandosi sotto l'azione del peso della cabina. Questo tipo di ammortizzatore • di impiego sempre piˆ comune, poichŠ esso ha dimensioni piˆ contenute rispetto a quelli a molla. Pertanto questa sua caratteristica permette al progettista di ottimizzare ulteriormente il disegno della fossa del vano di corsa. - Per qualsiasi velocit‡ nominale degli ascensori, possono essere utilizzati gli ammortizzatori a dissipazione di energia. In questo tipo di ammortizzatori vi • un elemento elastico di contrasto, costituito usualmente da una molla, e da un fluido, solitamente olio avente determinate caratteristiche, che ha il compito di assorbire l'energia derivante dall'impatto. Allo stelo dell'ammortizzatore • collegato un elemento meccanico che durante il suo movimento verticale, forza l'olio a passare dalla parte inferiore a quella superiore della camera nella quale • contenuto. Il passaggio avviene attraverso una serie di fori, e durante questo processo, l'energia viene dissipata nell'olio stesso sotto forma di calore. Il movimento dello stelo dell'ammortizzatore viene controllato da un contatto elettrico di sicurezza, che ha la funzione di subordinare il funzionamento normale dell'ascensore al ritorno in posizione normale estesa dell'ammortizzatore. Sul corpo dell'ammortizzatore • posizionata la bocchetta per il rabbocco dell'olio ed un indicare ottico per il controllo del suo livello. Questo tipo di ammortizzatori vengono utilizzati su ascensori aventi velocit‡ molto elevate. Pagina 24 di 55 Inverter: Un inverter • un dispositivo elettronico in grado di convertire corrente continua in corrente alternata eventualmente a tensione diversa, oppure una corrente alternata in un'altra di differente frequenza. Le applicazioni sono molteplici: Nei gruppi di continuit‡ convertono la tensione fornita dalla batteria in corrente alternata Nell’industria sono usati per regolare la velocit‡ dei motori elettrici. Nella trasmissione dell’energia elettrica convertono l’energia in corrente continua trasferita in alcuni elettrodotti per essere immessa nella rete in corrente alternata. Il tipo piˆ semplice di inverter consiste in un oscillatore che pilota un transistor, il quale aprendo e chiudendo un circuito genera un’onda quadra. L’onda • quindi applicata ad un trasformatore che fornisce all’uscita la tensione richiesta arrotondando in qualche misura l’onda quadra. Spesso al posto del transistor comune sono utilizzati dispositivi piˆ efficienti quali il MOSFET, il tiristore o l’IGBT. La forma d’onda quadra generata da questi dispositivi ha il problema di essere ricca di armoniche superiori, mentre l’onda sinusoidale della rete elettrica ne • priva. Ci‚ comporta una minore efficienza delle apparecchiature alimentate, maggiore rumorosit‡ sia sonora sia elettrica, e seri problemi di compatibilit‡ elettromagnetica. Nei motori asincroni la velocit‡ di rotazione • direttamente legata alla frequenza della tensione di alimentazione. Ovunque sia necessario variare la velocit‡ di un motore vengono usati inverter da corrente alternata a corrente alternata (CA-CA). In questi sistemi la tensione in entrata viene dapprima convertita in corrente continua da un raddrizzatore e livellata da condensatori, quindi applicata alla sezione di inversione. Lo scopo di questa doppia operazione • unicamente quella di variare la frequenza a piacere entro un intervallo prestabilito e non • necessaria la presenza di un trasformatore, poichŠ non • necessario variare il valore della tensione in uscita che rimane uguale a quella in ingresso. La frequenza di uscita • determinata nei casi piˆ semplici da un segnale analogico fornito agli inverter per esempio da un potenziometro, oppure da un segnale digitale inviato da un PLC. PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO DELL’INVERTER La corrente di rete trifase alternata • convertita in corrente continua tramite un ponte trifase a diodi (1), livellata da un condensatore (2) e successivamente ritrasformata in alternata da un ponte ad IGBT con valori di frequenza e tensione variabili a piacere in un determinato range. Pagina 25 di 55 1 = Ponte a diodi trifase (convertitore CA/CC) 3 = Unità di frenatura interna 5 = Convertitore di tensione e frequenza (CC/CA) DC = Induttanza lato tensione continua 2 = Condensatore 4 = Resistenza di frenatura AC = Induttanza lato tensione alternata Cavo flessibile: I collegamenti tra il quadro di manovra e le apparecchiature poste nel vano corsa (bottoniere di piano, serrature, invertitori, interruttori di extracorsa) vengono normalmente eseguiti con idonei cavi contenuti in idonee protezioni (linee elettriche fisse). Invece i collegamenti tra il quadro e le apparecchiature poste sulla cabina mobile (bottoniera di comando, contatti delle porte – contatto paracadute e allentamento delle funi – lampade di illuminazione – eventuale motore apri-porta – ecc.) sono effettuati con cavi flessibili. Tali linee sono chiamate linee elettriche mobili. Essi partono da una morsettiera posta sotto la cabina e vanno ad un’altra morsettiera fissa posta a met‡ corsa o direttamente sul quadro di manovra nel locale argano. Tipi di conduttore ammesse e alimentazione quadro Per i circuiti di forza motrice del macchinario sono impiegabili solo cavi con guaina per posa fissa scelti tra quelli normalizzati CENELEC HD21-S2 ed HD22-S2 (cavi isolati con tensione nominale fino a 450/750V tipo H07RN e similari). I cavi del tipo senza guaina (H07V-V, H07V-R, H07V-K, H05V-V, HO5V-K) possono essere impiegati per tutti gli altri circuiti purchŠ siano installati in tubazioni o canalizzazioni protettive. I cavi rigidi possono essere installati solo in modo fisso, aggraffati a parete o installati entro tubi, canalette od altri sistemi di supporto e protezione equivalente. I cavi flessibili normali possono essere installati solo entro tubi canalette o equivalenti. I cavi flessibili sotto guaina pesante, conformi ai tipi HD22-4 S2 (H07RN-F), possono essere impiegati sia per impianti fissi sia per l'alimentazione degli apparecchi mobili (esclusa la cabina che richiede tipi UD359 e HD360). Tutte le connessioni devono essere racchiuse in involucri adeguati (quadri, cassette, scatole) e deve essere impedita mediante separazione, la connessione fortuita fra circuiti incompatibili ai fini della sicurezza (specialmente quando esiste il pericolo di invalidare un circuito di blocco). La resistenza di isolamento tra conduttori e tra conduttori e la terra deve essere maggiore di 1000 Ω/V con un minimo di 500 kΩ per i circuiti di forza motrice e di sicurezza e di 250 kΩ per gli altri circuiti. E' vietato l'uso del conduttore PEN (neutro e terra comuni). Pagina 26 di 55 Quadro generale e locali tecnici: Questo quadro • generalmente ubicato nei locali del macchinario al servizio di un solo ascensore. Deve contenere almeno: interruttore unipolare atto ad interrompere tutti i conduttori attivi d'alimentazione dell'ascensore con esclusione della illuminazione ed eventuale ventilazione della cabina; un interruttore unipolare per luce e ventilazione cabina; un interruttore per i circuiti che alimentano gli altri locali tecnici pertinenti all'ascensore (vano corsa, locale macchine, locale pulegge, fossa, ecc.). In ogni caso i circuiti pertinenti ai vani tecnici devono essere indipendenti da quelli della cabina e ubicati su distinti pannelli in modo da evitare possibili confusioni. Davanti al quadro elettrico, nel locale macchina, deve essere libero un volume di manovra delimitato dalle seguenti dimensioni: altezza ≥ 1,8 m; larghezza ≥ alla larghezza totale del quadro con minimo di 0,5 m; profondit‡ ≥ 0,7 m davanti al quadro riducibile a 0,6 m in corrispondenza degli organi di manovra. Le vie di accesso al quadro non devono avere larghezza inferiore a 0,5 m e altezza inferiore a 1,8 m (se non esistono parti in movimento la larghezza pu‚ essere ridotta a 0,4 m). Il rel• di piano: Trattasi essenzialmente di un’elettrocalamita che chiude il circuito di manovra fino a quando • percorsa dalla corrente elettrica. In tal modo premendo il pulsante per andare ad un certo piano si eccita un teleruttore posto sul circuito di potenza (o d’alimentazione) del motore. Per mantenere chiuso il circuito di manovra ed eccitato il teleruttore senza tener sempre premuto il pulsante del piano, occorre dotare il rel• di piano di un circuito elettrico di ritenuta, che provveda a mantenere eccitato il rel• stesso, dopo aver premuto il pulsante, che si riapre automaticamente. In figura • illustrato tale circuito; una volta premuto il pulsante P, per inviare la cabina ad un certo piano, la bobina R si eccita e chiude il contatto C, chiudendo il pulsante P, che ora pu‚ ritornare nella posizione originaria, senza riaprire il circuito, dato che ormai • cortocircuito. Il circuito di manovra rester‡ chiuso ed il rel• R di detto piano eccitato, sino a che non interviene un evento esterno ad interrompere la corrente ed a diseccitare il rel•; tale intervento • dato dall’invertitore sempre del piano in questione. Ovviamente sul quadro di manovra degli ascensori, oltre al trasformatore di manovra, al salvamotore, ed ai teleruttori salita e discesa ci saranno fissati tanti rel• di piano per quanti sono i piani da servire, oltre ad altre apparecchiature. Pagina 27 di 55 Trasformatori di manovra: Il circuito di manovra • a bassa tensione ed il circuito che alimenta il motore di sollevamento • ad una tensione piˆ alta. I due circuiti devono essere separati e distinti. Un trasformatore di manovra, che deve diminuire la tensione, • costituito da un avvolgimento primario e da un avvolgimento secondario, ciascuno dei quali • costituito da spire avvolte su di un nucleo di materiale ferromagnetico (in genere costituito da lamine di ferro impacchettate ad anello). Nei trasformatori riduttori, vale a dire quelli in cui la tensione di uscita • minore di quella d’entrata, il circuito secondario di uscita ha un numero N2 minore di spire di quelle N1 del circuito primario o di entrata. Pagina 28 di 55 I due avvolgimenti non sono in contatto diretto fra loro, ma sono accoppiati solamente da un flusso magnetico in quanto le lamine sono tra loro isolate tramite una lacca. La corrente alternata alla tensione V1, che entra nel primo avvolgimento di N1 spire crea un flusso magnetico variabile come la corrente alternata che l’alimenta; di conseguenza nel secondo circuito, che ha N2 spire, nasce una corrente alternata indotta, con una tensione V2, proprio del flusso magnetico del primo avvolgimento. IL COLLEGAMENTO A TERRA DEL CIRCUITO SECONDARIO DEL TRASFORMATORE Il circuito di manovra di un ascensore • disposto lungo il circuito secondario del trasformatore di manovra; sul ramo di ritorno di detto circuito, nelle vicinanze del trasformatore, • di norma collegato a terra. Questo collegamento a terra • chiamato di protezione perchŠ se un componente qualsiasi accidentalmente o per un guasto va a massa, il circuito si chiude fra la massa predisposta del collegamento a terra e la massa accidentale. In tal modo non • possibile escludere le protezioni disposte lungo il circuito di manovra, evenienza che, ad esempio, potrebbe avvenire fra le masse di due componenti, se non fosse stata predisposta la terra di sicurezza. Dato che la resistenza di terra • piccola, per la legge di Ohm si ha un grande amperaggio, tale da far scattare le valvole di protezione sul secondario del trasformatore e cos‰ provocare l’apertura del circuito di manovra ed il conseguente arresto del macchinario. Pagina 29 di 55 Salvamotori magneto-termici: I salvamotori sono in genere magneto-termici. In pratica se si ha un dato incremento dell’intensit‡ della corrente, un’elettrocalamita attira istantaneamente un elemento che apre il circuito; se invece l’intensit‡ di corrente non raggiunge questo valore, ma aumenta in modo che lentamente riscalda il circuito, c’• un elemento che dilatandosi determina l’apertura del circuito. Invertitori di piano di tipo meccanici: Dal punto di vista funzionale essi sono costituiti da una leva L imperniata in I che muovendosi pu‚ assumere tre diverse posizioni, quella verticale (posizione 2) o girata a sinistra (posizione 1) o a destra (posizione 3), cos‰ da realizzare contatti elettrici diversi e fare in modo da poter eccitare il contattore (teleruttore) di salita o di discesa. Ogni piano ha il suo invertitore azionato da una slitta S, solidale alla cabina, che al suo passaggio agisce contro il rullo di gomma R della leva dell’invertitore (Fig. 4). Gli invertitori dei piani estremi dovendo ovviamente consentire solo un comando, la discesa o la salita, hanno due sole posizioni rispettivamente o la 2 e la 1 o la 2 e la 3. La slitta ha la forma riportata in figura 4 perchŠ al passaggio della cabina deve poter spostare la leva da sinistra a destra o viceversa. Se invece la cabina si ferma al piano, il rullo R si trova dentro la parte verticale della slitta e pertanto anche la leva L dell’interruttore • verticale, cio• nella posizione 2. Ovviamente le leve degli invertitori dei piani inferiori sono spostate in modo da consentire la discesa della cabina, sono quindi pronte a permettere il passaggio della corrente per eccitare il contattore di discesa, mentre le leve dei piani superiori sono pronte a far salire la cabina, e cio• ad eccitare il teleruttore di salita. Pagina 30 di 55 Selettore di manovra: • un dispositivo che riunisce in un solo complesso tutti gli invertitori dei vari piani. • azionato mediante riduzioni in modo da riprodurre in scala ridotta e con estrema precisione il moto della cabina nel vano corsa e pertanto i vari circuiti si aprono e si chiudono come accadrebbe se la cabina nel vano corsa azionasse direttamente gli invertitori ai vari piani. Contatti vari: Com’• noto sia le portine della cabina sia le porte ai piani se sono aperte sono dotate di contatti che mantengono aperto il circuito di manovra e non fanno quindi eccitare i teleruttori e partire l’ascensore. Esistono inoltre altri contatti idoneamente disposti sul circuito di manovra, fra questi ricordiamo: a) Il pulsante dell’ALT installato sulla bottoniera di cabina degli ascensori preesistenti al 1999 e di arresto sopra il tetto della cabina, sulla cosiddetta bottoniera di manutenzione o della selettiva o d’ispezione; b) Il contatto per allentamento o rottura delle funi di sollevamento e il contatto per l’apparecchio contro eccesso di velocit‡ (in pratica di quell’apparecchio chiamato comunemente paracadute che blocca con idonei cunei la cabina sulle sue guide); c) Contatto del fondo mobile della cabina. Serrature delle porte ai piani: Le serrature sono un dispositivo meccanico idoneo ad impedire l’apertura delle porte di piano con cabina non presente. Sono dotate dal punto di vista elettrico, di due contatti di sicurezza disposti sul circuito di manovra: 1. Il contatto preliminare, che • un primo contatto di sicurezza disposto in varie maniere, che si chiude sul circuito di manovra all’atto della chiusura della porta di piano; 2. Il contatto di blocco che si chiude sul circuito di manovra solo se • entrato il blocco meccanico della serratura stessa (il cosiddetto catenaccio di blocco). Con la cabina ferma davanti al piano, il pattino retrattile sposta la leva della serratura e cos‰ comanda l’uscita del catenaccio di blocco e consente l’apertura delle porte. Porte automatiche: Per quanto riguarda il circuito di manovra, occorre che le porte ai piani e di cabina, automatiche o no, siano chiuse perchŠ i relativi contatti di sicurezza consentano la partenza della cabina. Per l’automatismo del movimento di apertura e chiusura occorre un “operatore”, cio• un adatto motore elettrico ed una idonea trasmissione del moto che • posto sul tetto della cabina. L’inserzione del motorino (cos‰ • chiamato dagli ascensoristi perchŠ ovviamente • di piccola potenza) apri-porte avviene mediante contattori appositi (cio• teleruttori) alimentati da un circuito derivato a monte dei contatti di sicurezza delle porte della cabina; l’arresto, quando le porte sono completamente chiuse o aperte, viene ottenuto mediante contatti che controllano il circuito di cui sopra. L’impianto • detto a porte semiautomatiche, quando l’automatismo • limitato al comando delle sole porte della cabina; negli impianti a “porte automatiche” l’automatismo • esteso anche a quelle dei piani. Il movimento delle porte di piano avviene mediante un accoppiamento fra queste e la porta della cabina che le trascina. Pagina 31 di 55 Dispositivo bidirezionale: Oggi la Direttiva Ascensori 95/16/CE, al punto 4.5, stabilisce che "Le cabine devono essere munite di mezzi di comunicazione bidirezionali che consentano di ottenere un collegamento permanente con un servizio di pronto intervento". I requisiti principali che costituiscono la base per la progettazione di un moderno dispositivo di allarme sono: - Il dispositivo deve garantire che l'allarme sia emesso sino al suo riconoscimento da parte del servizio di soccorso; - Il dispositivo deve indicare al servizio di soccorso, che l'allarme • risolto e che non ci sono piˆ utenti intrappolati; - Il sistema di allarme deve essere efficiente anche in caso di guasto dell'alimentazione elettrica, quindi viene impiegato un sistema di alimentazione di emergenza con batterie ricaricabili; - Nella cabina dell'ascensore deve essere presente un segnale visibile ed udibile che informa i passeggeri che l'allarme • effettivo; - Il dispositivo deve identificare in modo univoco l'ascensore dal quale proviene il segnale di allarme; dopo l'attivazione del dispositivo, il passeggero intrappolato non deve compiere ulteriori azioni e non deve poter interrompere la comunicazione bidirezionale; - Il dispositivo di allarme deve essere in grado di emettere informazioni di allarme anche verso un sistema di ricezione alternativo; - Il dispositivo di allarme deve essere installato in luoghi non accessibili ai passeggeri ed i suoi parametri di funzionamento devono essere protetti da mezzi adeguati, come ad esempio, i codici di accesso. Dispositivi di emergenza: all’impianto devono essere applicati i seguenti dispositivi di emergenza: Interruttore di emergenza E’ un dispositivo della linea di alimentazione del motore ubicato nel locale portineria oppure, se l'edificio • privo di personale di custodia, al pianterreno in prossimit‡ dell'ascensore, deve essere contenuto in custodia protetta da lastra frontale trasparente frangibile. Oggi non • piˆ obbligatorio, salvo in caso di particolari prescrizioni antincendio. Allarme Una suoneria a suono forte comandabile dalla cabina costituisce un impianto di allarme generalmente impiegato quando la corsa dell'ascensore non supera i 30 m. L'alimentazione deve essere ottenuta da una batteria di accumulatori caricata in tampone con autonomia di almeno 2 ore nel caso l’impianto rimanga bloccato con assenza di corrente. Citofono Quando la corsa dell'ascensore supera i 30 m occorre predisporre un collegamento citofonico tra la cabina ed il locale macchine per consentire le operazioni di manutenzione, riparazione e messa a punto. In tal caso conviene utilizzare l'impianto citofonico anche come allarme prevedendo un terzo apparecchio in portineria. Interruttore di arresto ascensore nella fossa, sul tetto della cabina e nel locale pulegge. Devono impedire la messa in funzione accidentale del motore della cabina durante i lavori di manutenzione o riparazione. In genere per questo tipo di arresto viene impiegato un interruttore di tipo a “fungo”. Pagina 32 di 55 Illuminazione vano corsa Il vano corsa, se di tipo chiuso, deve avere un proprio impianto di illuminazione comprendente almeno 2 lampade: la prima a non piˆ di 50 cm dal punto piˆ alto e la seconda a non piˆ di 50 cm dal punto piˆ basso. Per vani corsa lunghi piˆ di 8 m occorre interporre altre lampade in modo che l'interdistanza non sia mai superiore a 7 m. In particolare • oggi richiesto un illuminamento minimo di 50 lux sul tetto di cabina e nelle zone in cui sono previste operazioni di manutenzione. Illuminazione del locale macchine e del locale pulegge L'impianto d'illuminazione deve garantire almeno un illuminamento di 200 lux misurati al piano del pavimento. Illuminazione della fossa e degli altri locali tecnici Si consigliano illuminamenti non inferiore a 100 lux. L'interruttore di accensione va installato all'interno dei locali in prossimit‡ dell'ingresso. Illuminazione della soglia in prossimitƒ della porta di piano e degli accessi ai locali tecnici Deve essere realizzata con impianto fisso, facente parte dei circuiti generali della casa, e garantire un illuminamento misurato al piano del pavimento non inferiore a 50 lux. Prese di corrente Per potere effettuare lavori di manutenzione, sul tetto della cabina, nel locale pulegge, nel locale macchinario e nella fossa si devono installare gruppi di prese bipolari piˆ terra 230V da 10 e 16A comprendenti anche i tipi CEE. Protezione dei passaggi verticali Le aperture praticate per il passaggio dei cavi nel locale macchine e nel locale pulegge sovrastanti il vano corsa devono essere protette da opportuni manicotti. Questi manicotti, atti ad impedire la caduta di oggetti, devono essere serrati attorno ai cavi e sporgere dal pavimento per almeno 5 cm. QUADRO ELETTRICO E FUNZIONAMENTO ASCENSORE A RELE’ Il quadro elettrico • la combinazione, in un unico complesso, di apparecchiature elettriche destinate a svolgere, in un impianto elettrico, funzioni di protezione e di manovra, con gli eventuali relativi dispositivi di comando, misura, segnalazione. Il funzionamento del quadro elettrico a rel• come molti sapranno si tratta di una tecnologia ormai superata. Tuttavia molti degli impianti nei quali • stata impiegata sono tuttora in funzione. L'impianto elettrico di un' ascensore • normalmente alimentato da una linea 230V, che alimenta la luce ed il circuito di allarme e da una linea 400V; da quest' ultima, oltre l’alimentazione del motore, derivano i circuiti di segnalazione, di alimentazione degli elettromagneti e di manovra. Nello schema riportato in figura all'inizio del circuito di manovra troviamo la catena delle sicurezze preliminari, ovvero interruttori di extracorsa che intervengono nel caso in cui la cabina oltrepassi il livello dei piani estremi (per esempio a causa di un guasto al freno, l'inceppamento di un contattore, l'eccessivo slittamento tra funi e puleggia dovuto ad usura). Negli impianti a fune vengono installati sia a piano terra che all'ultimo piano e si ripristinano automaticamente non appena la cabina viene riportata a livello del piano. Negli impianti oleodinamici vengono installati solo all'ultimo piano ed in caso di intervento occorre ripristinarli manualmente; questo perchŠ la tenuta delle guarnizioni Pagina 33 di 55 non • mai perfetta e di conseguenza la cabina potrebbe riportarsi a livello nel giro di qualche ora (l'auto ripristino dell'impianto non • ammesso dalle normative). I contatti di accostamento delle porte dei piani abilitano il comando dell'ascensore solo quando le porte di piano sono accostate; la marcia della cabina • comunque subordinata al consenso di un'altra catena di contatti. Il contatto del paracadute sulla cabina viene azionato da un dispositivo che impedisce alla cabina di precipitare (in pratica rimane “aggrappata” alle guide) in caso di grave guasto meccanico; poi abbiamo la valvola automatica che oltre a proteggere l' alimentatore dalle sovracorrenti svolge un' altra importante funzione, che • quella di interrompere il circuito di manovra al verificarsi di un problema di isolamento, specie sui contatti delle porte (il negativo del raddrizzatore • collegato a massa); questa circostanza sarebbe molto pericolosa in quanto, se si verificasse in piˆ punti della serie, la cabina potrebbe muoversi con le porte aperte. I contatti dei catenacci assieme ai contatti di accostamento costituiscono le sicurezze delle porte di piano; ciascuno di questi contatti risulta chiuso quando la relativa porta • bloccata. La cabina • munita di un pattino retrattile azionato da un elettromagnete. Quando quest'ultimo • diseccitato (impianto a riposo) e la cabina si trova al piano, il pattino va ad impegnare la leva del catenaccio, sbloccando la porta. LE PROVE DI ISOLAMENTO Per eseguire le prove di isolamento di un impianto ascensore • necessario portare la cabina fuori piano per avere tutti i contatti del circuito di sicurezza chiusi, ad esempio contatti preliminari delle porte di piano e i blocchi serrature; La seconda cosa necessaria per eseguire la prova • togliere la tensione al motore e al circuito luce di cabina; Scollegare il circuito di manovra dell’impianto di messa a terra; Spostare il selettore del multimetro sulla misura della resistenza in megaohm; Collegare un puntale dell’ohmetro (quello di colore nero) ad una massa esterna come ad esempio la carcassa del motore o il centro della presa di corrente nel caso sia messa a terra per verificare che siano tutte collegate fra loro; Mantenendo il puntale a massa, con il puntale rosso testare tutti i circuiti (F.M., manovra, segnalazioni luminose, della luce di cabina, di allarme ed eventuale operatore porte se l’impianto • dotato di porte automatiche) che siano isolati dalla massa; Staccare il puntale nero dalla massa esterna e collegarlo ad un morsetto del circuito di manovra e ripetere la prova testando tutti gli altri circuiti (F.M., luminose, allarme, luce cabina ed eventuale operatore porte); Infine per completare la prova bisogna staccare il puntale nero del multimetro dal morsetto del circuito di manovra e collegarlo ad uno dei restanti circuiti e testarli ripetendo la prova per ognuno di essi. CIRCUITO MORSETTI IN PROVA NOTE FORZA MOTRICE M1 - M2 Chiudere i teleruttori di marcia LUCE FL - FN MANOVRA 20 – 28 – 24 – 32 – 33 – 40 – 50 FRENO E PATTINO RETRATTILE 70 - 80 SEGNALAZIONE 100 – 122 -12 ALLARME + 12 – AL Chiudere i teleruttori di marcia Pagina 34 di 55 E’ bene ricordare che il valore della resistenza di isolamento di ogni circuito • regolato da apposite norme, qui di seguito riportate: - D.P.R. 1497/63 - Art. 10 (impianto elettrico) La resistenza di isolamento (in ohm) di ogni circuito, verso altri circuiti, o verso la terra, deve essere non minore di 2000 volte la tensione nominale del circuito (in volt), con un minimo di 250000 ohm (0,25 MΩ). - D.M. 587/87 e D.P.R. 268/94 - Art. 13 (installazioni e apparecchiature elettriche) La resistenza di isolamento tra conduttori e tra conduttori e terra deve essere maggiore di 1000 Ω/V con un minimo di 500000 Ω per i circuiti di forza motrice e i circuiti dei dispositivi elettrici di sicurezza, mentre deve essere di 250000 Ω per tutti gli altri circuiti come quelli di comando, d’illuminazione e dei segnali. - EN 81-1 ed EN 81-2 – Art. 13 (installazioni e apparecchiature elettriche La resistenza di isolamento deve essere misurata tra ciascun conduttore attivo e la terra. I valori minimi della resistenza di isolamento devono essere ricavati dalla seguente tabella: Tensione nominale (V) SELV ≤ 500 500 RESISTENZA DI ISOLAMENTO Tensione di prova (c.c.) Resistenza di isolamento (V) (MΩ) 250 ≥ 0,25 500 ≥ 0,5 1000 ≥ 1,0 SISTEMI DI MANOVRA La scelta appropriata del sistema di manovra • determinante nei riguardi della efficienza del trasporto e va effettuata con particolare attenzione, avendo conoscenza dei sistemi fondamentali che risultano tradizionalmente di maggiore impiego nelle diverse condizioni di traffico e che sono illustrate qui di seguito: Automatica a pulsanti Secondo la definizione UNI, "la manovra normale • la manovra automatica piˆ semplice, con essa la cabina risponde ad una chiamata dai piani soltanto se disponibile (cabina ferma, porte dei piani chiuse) e resta a disposizione dei passeggeri in cabina fino alla fine della corsa". Questo tipo di manovra • particolarmente adatto agli ascensori singoli con traffico di modesta entità, abitazioni con pochi piani, case di riposo, piccoli ospedali e case di cura con corse brevi. Collettiva in discesa Secondo la definizione UNI, "la manovra collettiva per scendere permette la registrazione delle chiamate dai piani, a cabina disponibile o no. La registrazione delle chiamate ai piani si effettua premendo sull'unico pulsante che si trova su ciascun piano. Se la cabina • libera o in discesa, essa risponde alle chiamate dal piano piˆ alto, poi successivamente alle altre, durante il suo tragitto in discesa verso il piano principale. I comandi in cabina sono registrati istantaneamente ed eseguiti nell'ordine logico, in base al senso di movimento della cabina". Pagina 35 di 55 Questo tipo di manovra • indicato in condizioni di traffico leggero negli edifici il cui flusso dei passeggeri si dirige prevalentemente dal piano principale ai piani superiori, in salita, e da questi al piano principale, in discesa; quindi, trova prevalente impiego negli edifici residenziali e nei piccoli alberghi, essendo invece sconsigliabile quando sia previsto un certo traffico tra i vari piani (ad esempio, in edifici occupati da una singola Societ‡). Collettiva completa Anche questa manovra, permette la registrazione delle chiamate dai piani "a cabina disponibile o no". L'UNI precisa che "la manovra richiede due pulsanti di chiamata a ciascuno dei piani intermedi - uno per la salita e uno per la discesa - in modo che l'utente possa premere il pulsante per il senso verso il quale desidera spostarsi (solo un pulsante ai due piani estremi)", mentre "le chiamate dai piani ed i comandi in cabina vengono eseguiti nell'ordine logico, in base al senso di spostamento della cabina". Con questo tipo di manovra, ed anche con la "collettiva in discesa", • da raccomandarsi l'impiego del collegamento "in duplex" per coppie di ascensori (affiancati o contrapposti). Con tale collegamento, risponde alle chiamate provenienti dai piani, quella delle due cabine che si trova in posizione piˆ favorevole o addirittura in arrivo nel senso di marcia richiesto. Lo stesso criterio vale per i gruppi di tre o quattro ascensori (collegamenti "triplex" o "quadruplex", ecc.). E' chiaro che, in tal caso, il numero di corse occorrenti per smaltire un determinato traffico diminuisce ulteriormente, risultando ridotto il tempo di attesa per gli utenti. MESSA IN SERVIZIO Un ascensore deve essere progettato, costruito e provato secondo una delle procedure prefissate, che prevedono in generale o la garanzia di qualit‡ da parte della ditta costruttrice, e in questo caso • essa stessa che provvede tra l’altro anche al controllo finale dell’impianto, oppure la costruzione da parte di una ditta sprovvista della garanzia di qualit‡, con la valutazione di conformit‡ finale affidata ad un Organismo notificato, autorizzato dal Ministero competente. In tutti e due i casi il costruttore appone la marcatura CE, riportata sulla targa in cabina, redige la dichiarazione di conformit‡, allegando le dichiarazioni di conformit‡ dei componenti cosiddetti di sicurezza dell’impianto, che riportano anch’essi la marcatura CE, rilascia la documentazione di uso e manutenzione, secondo le modalit‡ previste. Per la messa in esercizio, gli ascensori al termine della procedura di valutazione vanno sottoposti ad un esame finale, comprendente esame a vista e prove, per verificarne la conformit‡ al progetto e alle norme. L’esame a vista, oltre che della completezza della documentazione tecnica di cui si dir‡ dopo, deve accertare che i singoli componenti e l’intera installazione corrispondano a quelli previsti dal progetto e dalle certificazioni e che gli stessi componenti siano stati messi in opera senza danneggiamenti. Le prove, che comportano anche misure strumentali, per quanto riguarda l’argomento in oggetto, e cio• il solo macchinario, devono interessare soprattutto gli aspetti seguenti, riportati in modo sintetico: • dispositivi elettrici di sicurezza; • misura della potenza e corrente del motore e della velocit‡ della cabina; • misura della resistenza d’isolamento e prova di continuit‡ verso terra dell’impianto elettrico; • verifica dell’aderenza delle funi di trazione; Pagina 36 di 55 • sistema di frenatura; • interruttori di extracorsa; • limitatore di velocit‡ e paracadute; • dispositivo contro l’eccesso di velocit‡ della cabina; • dispositivo di allarme; • limitatore del tempo di alimentazione del motore; • limitazione della corsa del pistone, per gli idraulici; • valvola di sovrappressione, per gli idraulici; • valvola di blocco della discesa del pistone o valvola limitatrice di flusso, per gli idraulici; • rilevatore della temperatura, per gli idraulici; • sistema elettrico antideriva, per gli idraulici. La messa in esercizio di un ascensore va comunicata al Comune competente per territorio, il quale gli attribuisce un numero di matricola, che contrassegner‡ l’impianto per tutta la sua vita. MANUTENZIONE La manutenzione richiede una pianificazione, tenendo conto della regola dell’arte, anche alla luce della diffusa esperienza in materia, e soprattutto basandosi sulle disposizioni legislative e sulle norme tecniche, queste ultime rappresentate in Italia praticamente dalle norme dell’UNI. Il piano della manutenzione viene redatto dal costruttore dell’impianto, il quale ne fissa le fasi partendo da un’accurata valutazione del rischio, in modo da garantire che il rischio residuo risulti non superiore a quello ritenuto tollerabile, basata su un’abbondante disponibilit‡ di dati sul tasso di guasto dei componenti impiegati. La definizione di manutenzione • data dalla Norma UNI 10147 “Manutenzione. Terminologia” ed • la seguente: “La manutenzione • la combinazione di tutte le azioni tecniche ed amministrative volte a mantenere o a riportare un’entit‡ (nel nostro caso l’ascensore e i suoi componenti) in uno stato in cui possa eseguire la funzione richiesta”. La Norma UNI EN 13015 d‡ una definizione leggermente diversa ma dallo stesso significato e precisamente “La manutenzione • costituita da tutte le operazioni necessarie per garantire il sicuro e previsto funzionamento dell’impianto e dei suoi componenti dopo l’ultimazione dell’installazione e per tutto il suo ciclo di vita”. In modo diverso, si pu‚ anche dire che la manutenzione deve garantire che l’impianto durante la sua vita mantenga i requisiti di sicurezza e funzionalit‡ previsti dal progetto e dalle norme in vigore. Tra le altre, la classificazione dei tipi di manutenzione che piˆ interessa negli ascensori si pu‚ ricondurre alla seguente: • preventiva, intesa come “La manutenzione eseguita a intervalli predeterminati o in accordo a criteri prescritti e volta a ridurre la probabilit‡ di guasto o la degradazione del funzionamento di un’entit‡”; • correttiva o a guasto, intesa come “La manutenzione eseguita a seguito della rilevazione di un’avaria e volta a riportare un’entit‡ nello stato in cui essa possa eseguire una funzione richiesta”. L’obbligo della manutenzione, oltre che dalle citate norme di legge e tecniche di applicazione generale, per gli ascensori scaturisce in particolare dal DPR 162/99, il quale stabilisce che l’ascensore pu‚ essere tenuto in esercizio solo se affidato ad un manutentore, che deve essere abilitato. Il manutentore deve eseguire, tra l’altro: periodicamente la manutenzione preventiva; la riparazione o sostituzione delle parti difettose (manutenzione correttiva); le verifiche semestrali dei componenti di sicurezza, delle funi, ecc.; la messa fuori servizio dell’impianto in caso di pericolo. Pagina 37 di 55 Di seguito vengono sinteticamente esaminati i due tipi di manutenzione. Manutenzione preventiva L’ascensore per svolgere le sue funzioni ha bisogno soprattutto della manutenzione preventiva, cos‰ si riduce quella correttiva, garantendo maggiore sicurezza e funzionalit‡. La manutenzione preventiva va prevista dal costruttore dell’impianto, in relazione alle peculiari esigenze dell’impianto e ai guasti prevedibili, e riportata nel piano di manutenzione e quindi nelle istruzioni del manuale di uso e manutenzione. Per i contenuti delle istruzioni si pu‚ utilmente tener conto di quelli dettati soprattutto dalla citata Norma UNI EN 13015. La periodicit‡ della manutenzione preventiva programmata • stabilita dal costruttore, compreso quella relativa alle verifiche periodiche, comprendenti l’esame a vista e le prove da eseguire. Per stabilire la periodicit‡, si tiene conto soprattutto dei seguenti elementi: • traffico e quindi numero di avviamenti orari e annuale, tempi di utilizzo; • et‡ e stato dell’impianto, • tipo di edificio e tipo di utenti; • condizioni dell’ambiente di installazione. Negli impianti piˆ importanti molto utile risulta un sistema di monitoraggio a distanza, capace di tenere sotto controllo parametri, guasti e difetti, fornendo i dati relativi. Per quanto riguarda le verifiche periodiche, queste in pratica sono costituite da alcuni dei controlli gi‡ previsti inizialmente nella fase di messa in esercizio, soprattutto dei componenti che funzionano non durante il servizio ordinario ma in caso di necessit‡, come quelli di sicurezza. In generale una lista dei controlli piˆ importanti da programmare • indicata nell’appendice A della Norma UNI EN 13015, riferiti soprattutto ai componenti piˆ sollecitati • piˆ usati. Naturalmente, le operazioni elencate devono comprendere anche la pulizia delle parti dell’impianto, con una periodicit‡ dipendente anch’essa dalle esigenze dell’impianto. Manutenzione correttiva L’ascensore • un sistema tecnologico complesso, che prevede molti dispositivi di sicurezza, per cui • soggetta a guasti che sono quasi esclusivamente di tipo funzionale. In questi casi l’impianto si ferma poichŠ in quelle condizioni non garantirebbe piˆ la sicurezza richiesta dal progetto e dalle norme. • correntemente valutato che ogni impianto sia soggetto mediamente a tre guasti all’anno, che ogni ascensore compia circa 50.000 corse all’anno (di cui molte a vuoto). Gli infortuni alle persone sono pochissimi e quelli mortali solo qualcuno, per cui la probabilit‡ di incidenti • bassissima. Una notevole importanza ha la sostituzione di componenti, avendo cura di farlo con ricambi identici ed evitando rimedi provvisori pericolosi, in relazione ai dati noti sul ciclo di vita connesso al tasso di guasto. Naturalmente, in dipendenza dell’efficacia della manutenzione preventiva, ci sar‡ una durata piˆ o meno lunga dei componenti: una manutenzione preventiva adeguata porta ad una manutenzione correttiva ridotta. Pagina 38 di 55 DOCUMENTAZIONE TECNICA La documentazione tecnica serve ad individuare perfettamente l’impianto e consentirne l’esercizio in condizioni di sicurezza. In generale, per tutti i prodotti vi • l’obbligo di legge che essi siano accompagnati da una idonea documentazione. Il DPR 162/99 e le Norme UNI richiedono che il costruttore debba accompagnare l’impianto con un manuale di istruzioni, per uso e manutenzione, che deve contenere gli elementi minimi indicati dalla Norma UNI EN 13015, tra cui: • una descrizione delle parti costituenti il macchinario; • le informazioni per l’uso normale e le operazioni di soccorso, da parte sia del proprietario dell’immobile e sia del manutentore; • le informazioni per la manutenzione in condizioni di sicurezza; • i controlli periodici e dopo modifiche importanti o incidenti; • gli schemi idraulici ed elettrici, con i simboli grafici indicati dalle norme CEI ed UNI. Una particolare importanza assume lo schema elettrico del quadro di manovra, a blocchi e/o funzionale, che deve risultare chiaro ed accompagnato dalle istruzioni per le prove e gli interventi da effettuare in caso di guasti o di emergenza da parte del personale addetto. La documentazione deve comprendere anche il certificato di conformit‡ CE dell’intera installazione e copia di certificati CE di esame di tipo dei i componenti di sicurezza, i quali debbono anche essere dotati di istruzioni per il montaggio, la regolazione e la manutenzione. L’impianto, inoltre, deve essere accompagnato da un fascicolo tecnico (o libretto), redatto da chi ha compiuto il controllo finale, contenente i dati dell’ascensore e le caratteristiche dei componenti, che va aggiornato in caso di modifiche o sostituzione di componenti importanti. Il fascicolo deve servire anche per la raccolta dei verbali dei controlli con le osservazioni del manutentore, insieme ai verbali delle verifiche di legge, periodiche e straordinarie, rilasciati dagli ispettori degli Organismi notificati. Nel locale macchinario, tra l’altro, occorre che vengano riportati gli avvisi, i pittogrammi e le istruzioni, importanti ai fini della gestione corretta dell’impianto, come di seguito indicato: • contrassegnare gli interruttori del quadro principale; • contrassegnare il quadro di manovra e i componenti montati su di esso, secondo lo schema elettrico; • contrassegnare i componenti della centralina idraulica, secondo lo schema idraulico, ed in particolare la valvola per la discesa di emergenza e la pompa a mano con targhe appropriate; • sull’argano indicare, oltre al rapporto di riduzione, in prossimit‡ del volantino per la manovra a mano il senso di marcia della cabina; • sull’argano, sulle funi e sul telaio di sostegno della macchina, riportare i segni corrispondenti alle fermate della cabina ai piani; • sulla centralina idraulica riportare le caratteristiche del fluido impiegato; • contrassegnare il motore elettrico. Pagina 39 di 55 SCHEMA FUNZIONALE Uno schema ha lo scopo di rappresentare graficamente il funzionamento del circuito di manovra di un ascensore. Lo schema è quindi una rappresentazione basata sui simboli grafici dei vari circuiti. In generale solo una persona molto esperta, leggendo uno schema di un generico circuito, può capire bene e subito il funzionamento esatto dello stesso. Nelle pagine seguenti sono riportati: 1) Schema elettrico unifilare del quadro del modellino ascensore in formato A3 e disponibile in formato pdf 2) La legenda dei simboli elettrici Pagina 40 di 55 IPSIA BELLINI Novara LEGENDA SCHEMA QM FUNE 3F 1V P. Manuali REV. 1 SIGLA DESCRIZIONE NOTE M motore di sollevamento TRM trasformatore di manovra e ausiliari SR FR TM SP DP M SP/1 DP/1 TY TX U K P0…P2 elettropattino scivolo retrattile elettromagnete freno argano contattore principale di marcia contattore principale "salita" contattore principale "discesa" rel€ ausiliario di TM rel€ ausiliario di SP rel€ ausiliario di DP rel€ temporizzato riapertura porte rel€ temporizzato ritardo manovra rel€ esclusione manovra esterna rel€ occupato rel€ dei piani azionamento serrature VHA LV TLV ES - ED CT IM PSm PDm ALT STOP valvola automatica manovra contatto sicurezza sul limitatore velocit‚ contatto allungamento fune tenditore vel. contatto extracorsa salita/discesa contatto di sicurezza paracadute interruttore manovra manutenzione (ispezione) pulsante "salita" manovra ispezione pulsante "discesa" manovra ispezione pulsante ALT in cabina interruttore di sicurezza STOP in fossa/tetto interruttore amperometrico quando presente quando presente CPC CPP0…CPP2 BPP0…BPP2 contatto porta cabina contatti di accostamento porte dei piani contatti di blocco porte dei piani preliminare porta chiusa porta chiusa e bloccata Pi0…Pi2 Pe0…Pe3 CF/0…CF/2 Ps/0…Ps/2 LO0…LO2 LP0…LP2 pulsanti comando in cabina pulsanti chiamata ai piani commutatori di fermata ai piani contatto presente nelle serrature ai piani Lampada Led segnalazione occupato ai piani Lampada Led segnalazione presente ai piani colore rosso colore verde tempo occupato sicurezze chiuse sull'arcata in serie ALT cabina NOTE: Depaoli Marco Classe 5ƒ el/A Descrizione dello schema elettrico del quadro manovra Lo schema rappresentato in figura • quello utilizzato per il funzionamento del modellino. Si pu‚ notare che, iniziando da sinistra vi • il circuito primario del trasformatore dotato di fusibili. Il trasformatore ha la potenza di 400 VA, ed ha due uscite una alla tensione di 48 volt per il circuito di manovra e l’altra ha tensione di 12 volt per il motore. Ci sono due raddrizzatori, uno che alimenta appunto il circuito di manovra e l’altro che alimenta il circuito per il motore. Sul ramo in alto del circuito di manovra sono riportati: - I contatti di accostamento delle porte ai piani; - I due contatti di extracorsa salita e discesa; - Il contatto dell’ALT, dell’arcata e delle porte cabina. Dopo i circuiti di sicurezza sopraelencati sono derivati la bottoniera di cabina e di piano, i rispettivi rel• e i teleruttori ausiliari. Lo schema viene rappresentato con l’impianto fermo al 1ƒ piano, con le porte di piano e di cabina chiuse. Infatti come si pu‚ notare dallo schema i contatti CPP1 (contatto accostamento porte), e il contatto BPP1 (blocco porte o catenaccio) risultano essere chiusi, mentre i contatti CPC (porta di piano) e CF1 (contatto di fermata) risultano essere aperti. E’ possibile notare anche la “catena delle sicurezze” riportata in alto cio• i contatti ES, ED, CT, CPC, ALT, CPP2, CPP1, CPP0, BPP2, BPP1, BPP0. Questi contatti vengono posti a monte dei contattori delle bobine che andranno ad alimentare il motore, infatti per far s‰ che l’impianto possa muoversi tutti i contatti dovranno risultare chiusi. Ora per spiegare meglio il funzionamento del quadro di manovra, simuleremo la chiamata al piano terra. Premendo il pulsante P0 si ecciter‡ il rel• P0 che si auto manterr‡ tramite il proprio contatto (P0); Cos‰ facendo si eccitano i rel• di direzione tramite il contatto P0 ed il contatto di fermata CF0; Di conseguenza il contatto del rel• di direzione alimenta la bobina del pattine retrattile il quale fa chiudere la serratura del piano ed il relativo contatto BPP1 che chiude la catena delle sicurezze verso TM alimentando il motore in direzione di discesa ed il freno motore FR; Raggiunto il piano terra si apre il contatto di fermata CF0 che fa diseccitare i rel• di direzione e il rel• del piano facendo fermare l’impianto e sganciare la serratura, diseccitando il pattine retrattile. Pagina 43 di 55 CIRCUITO SEGNALAZIONE LUMINOSE E ILLUMINAZIONE CABINA Il circuito delle segnalazioni luminose serve ad alimentare le spie ai vari piani ed in cabina. Esso • a bassa tensione generalmente fra i 10 e i 24 volt, in questo caso viene utilizzata la tensione di 12 V in corrente continua. Tale tensione • fornita da un apposito trasformatore o anche dallo stesso trasformatore di manovra mediante un opportuno avvolgimento come nel nostro caso. Solamente alcune segnalazioni sono obbligatorie come ad esempio un segnale luminoso rosso per indicare quando la cabina non • disponibile o in movimento. Nel modellino • stato messo un timer in grado di far lampeggiare la stessa spia quando l’impianto • in movimento e la fa rimanere accesa fissa quando • occupato. Pertanto tale spia si accender‡ sia quando la cabina • occupata sia quando per un’altra ragione qualsiasi non sia disponibile, ad esempio quando c’• una porta aperta. La segnalazione del presente (luce verde) si accende tramite il contatto nella serratura a porta sbloccata. I circuiti elettrici per le segnalazioni luminose sono molto semplici, perchŠ le lampade di una stessa segnalazione sono tutte poste in parallelo fra loro e la loro accensione • provocata da interruttori opportunamente disposti. Ad esempio, per la luminosa del “presente” al piano, di colore verde, basta realizzare un circuito la cui chiusura relativa ad ogni lampada (vale a dire ciascun piano) sia determinata da un contatto posto nella leva degli invertitori oppure nelle serrature delle porte di accesso al vano. • facilmente comprensibile che se ad esempio il contatto • realizzato con la leva dell’invertitore, il circuito si chiuder‡ non appena la leva avr‡ raggiunto la posizione verticale. Per quanto riguarda il circuito illuminazione cabina generalmente si ha un impianto che comprende una luce sempre accesa (luce permanente cabina) ed un’altra la cui accensione • automatica, all’atto dell’apertura della porta di piano o all’ingresso del passeggero in cabina. In molti impianti • prevista una luce di emergenza che si accende automaticamente in caso di mancanza di corrente. Pagina 44 di 55 I QUADRI A MICROPROCESSORE Ormai anche gli ascensori si avvalgono dell’elettronica che viene utilizzata essenzialmente per il quadro di manovra. Innanzitutto • necessario spiegare cos’• l’elettronica utilizzata nelle schede dei quadri di manovra e di cosa si occupa. Essa si occupa essenzialmente dei segnali forniti dalle variazioni nel tempo della tensione e della corrente, perci‚ questi valori risultano essere molto piccoli, nettamente inferiori per quelli usati in elettrotecnica. I segnali trasmessi, con le loro variazioni, rappresentano delle informazioni che possono essere trasmesse con apparecchiature analogiche o digitali. In elettronica, solitamente, si utilizzano tecniche digitali basati su solo due simboli. Queste tecniche digitali vengono chiamate binarie, usualmente lo zero e l’uno, oppure il si e il no o il vero e il falso. La rappresentazione binaria consente di costruire circuiti o apparecchiature che operano in modo binario. Ovviamente se una rappresentazione dovesse usare una rappresentazione maggiore di simboli richiederebbe circuiti piˆ complicati (e costosi). All’elettronica si aggiunge il ruolo fondamentale anche dell’informatica che • la scienza che studia le informazioni e i modi per elaborarle. Nel caso in oggetto il software del microprocessore riceve le informazioni e le elabora per far funzionare l’ascensore e conoscere le sue condizioni operative tramite i segnali. Nelle schede elettroniche che costituiscono il quadro di manovra vi sono transistori e circuiti integrati. Per rendere utilizzabili i segnali elettrici vengono utilizzati degli amplificatori in grado di produrre una forma d’onda simile come frequenza e lunghezza d’onda ma di maggiore ampiezza. Gli amplificatori attuali sono realizzati con i transistori (piccolo contenitore metallico-plastico dotato di tre elettrodi per il collegamento ad altri dispositivi). Pagina 45 di 55 Il segnale elettrico che entra in uno dei suoi elettrodi • moltiplicato per un determinato coefficiente accrescitivo prima di essere riemesso dai due altri elettrodi. Com’• noto un circuito • costituito da un insieme d’elementi collegati tra loro in modo da funzionare nella maniera voluta; quelli realizzati con piccoli elementi utilizzano in genere la tecnica dei circuiti stampati. Questi ultimi utilizzano come supporto delle schede di materiale isolante sulle quali sono formate delle piste di un sottile strato di rame, che costituiscono i conduttori di interconnessione. La tecnica dei circuiti integrati consente di realizzare le diverse parti di un circuito, collegando direttamente su un sottile strato di cristallo di silicio varie componenti quali transistori, resistenze, condensatori. In particolare i transistori possono essere assemblati in un numero elevato consentendo di realizzare circuiti integrali o chips capaci di svolgere funzioni complesse con consumi ed ingombri estremamente ridotti. Da quanto sopra scaturisce l’esatta definizione di chips (in pratica pezzettino-circuito). Nel linguaggio elettronico per chip s’intende un circuito integrato realizzato su un unico pezzettino di silicio. Si estende poi questo termine per indicare l’intero componente elettronico realizzato dal chip “inscatolato” in un contenitore di plastica o di ceramica e corredato di piedini (pin) che costituiscono morsetti per i contatti elettrici. Da qui nascono i microprocessori che sono costituiti da uno o piˆ chips, cio• da componenti che contengono migliaia di transistori. In sintesi un microprocessore si pu‚ considerare come realizzato in tre componenti: - una unit‡ centrale o di controllo ovvero di elaborazione (cpu); - da una memoria di lavoro; - dalle periferiche. L’unit‡ centrale controlla l’esecuzione di una istruzione ed interagisce con quanto contenuto nella memoria, per eseguire un comando o controllare una data situazione. In pratica esegue le istruzioni fornite dalla memoria secondo i segnali ricevuti dalle periferiche e le trasmette ad altre periferiche. Cio• interagisce con l’ambiente esterno. La memoria contiene le istruzioni contenute nel software, ci‚ da un apposito programma inserito nell’hardware che permette di ricevere i segnali delle periferiche di entrata, di elaborarli e trasmetterli sotto forma di comando alle periferiche di uscita. Le periferiche hanno vari ruoli ad esempio ricordiamo: - le unit‡ d’ingresso che trasmettono i dati da elaborare ricevuti dall’esterno all’unit‡ centrale; - le unit‡ di uscita che ricevono i dati elaborati secondo le istruzioni contenute nel software delle memorie e le trasmettono all’esterno. • bene evidenziare che nessun circuito della catena delle sicurezze • presente sulla scheda del microprocessore di un quadro di manovra di un elevatore. Il microprocessore, infatti, per mezzo delle periferiche d’ingresso (o unit‡ d’ingresso) i cui sensori controllano anche il circuito di manovra, riceve i comandi del passeggero che elaborati dall’Unit‡ centrale (cpu), se il circuito delle sicurezze risulta chiuso, trasmette a mezzo delle periferiche di uscita (o unit‡ di uscita) il comando del passeggero al motore dell’ascensore. Pagina 46 di 55 IL MODELLO DI ASCENSORE Per la tesina di maturit‡ inerente le materie tecniche ho scelto di costruire un modello di ascensore elettrico funzionante in scala ridotta. Ne descriver‚ brevemente le sue caratteristiche e il principio di funzionamento, con particolare riferimento agli aspetti dell’azionamento elettrico. Dovendo privilegiare la possibilit‡ di trasportare il modello per la sua presentazione durante l’esame di Stato, e quindi la sua leggerezza e la semplicit‡ costruttiva, si • data la preferenza a materiali leggeri a facilmente lavorabili, come il legno, il plexiglass, l’alluminio, il teflon, ecc. in luogo dei materiali piˆ resistenti normalmente utilizzati nella realizzazione di un normale impianto, quali profilati e lamierati d’acciaio, vetro stratificato di sicurezza e materiali adatti alle lavorazioni meccaniche in serie. Tuttavia sono stati riprodotti fedelmente in modo artigianale, adattandoli alle dimensioni ridotte del modellino, tutti i principali componenti elettrici e meccanici che intervengono nel normale funzionamento dell’ascensore e che ne garantiscono l’esercizio in condizioni di sicurezza. Nonostante siano riprodotti in miniatura, tutti questi componenti auto costruiti risultano perfettamente funzionanti secondo il loro principio di funzionamento, che • possibile verificare simulando sul modello una normale corsa dell’impianto oppure un’anomalia tale per cui debba intervenire un componente di sicurezza che arresti il movimento dell’impianto e mantenga ferma la cabina, come ad esempio l’apertura di un dispositivo di blocco di una porta di piano, oppure un intervento del paracadute sulle guide per eccesso di velocit‡. E’ cos‰ possibile osservare un modello di ascensore con le seguenti caratteristiche: ascensore per il trasporto di persone o di persone e cose, di tipo elettrico con trazione a funi, azionato da un argano di sollevamento posto in alto, sopra il vano di corsa, in uno spazio chiamato locale del macchinario. Nel locale del macchinario, luogo deputato alla manutenzione, trovano posto l’argano, il quadretto con gli interruttori elettrici generali, il quadro di manovra e controllo, il limitatore di velocit‡, i dispositivi per eseguire la manovra manuale di emergenza e la documentazione inerente l’impianto. Pagina 47 di 55 Il vano di corsa, ovvero lo spazio entro cui si muovono la cabina e il contrappeso, ognuno sulle proprie guide rigide metalliche, è costituito da una struttura autoportante, nel nostro caso in legno, con pareti di tamponamento trasparenti (lastre in policarbonato). Pagina 48 di 55 L’impianto serve 3 fermate, sullo stesso lato, agli ipotetici piani terreno, primo e secondo piano di un edificio. Ogni fermata • dotata di una porta di piano a un battente ad azionamento manuale, con serratura di blocco meccanico controllata da contatti elettrici di sicurezza, pulsantiera di piano con un pulsante per la chiamata dell’ascensore, e due led di segnalazione, di “presente” e di “occupato”. Pagina 49 di 55 Lungo il vano corsa sono disposti i contatti di fermata ad ogni piano, i quali saranno azionati da un apposito scivolo sagomato solidale con la cabina, determinandone il suo arresto e la predisposizione per il suo futuro movimento nella direzione desiderata. La cabina, costruita in legno, è dotata di porte scorrevoli a due ante ad azionamento manuale e di luce interna, ed è normalmente supportata da una struttura metallica portante (chiamata arcata) che mediante 4 pattini di scorrimento in materiale antifrizione la mantengono guidata sulle guide verticali. Pagina 50 di 55 Sul tetto della cabina • stato riprodotto un elettromagnete funzionante, che tramite uno scivolo retrattile opportunamente dimensionato, aziona le leve di sblocco delle serrature ai piani, quando la cabina si trova ferma davanti a una porta, nella zona limitata in cui • consentita l’apertura della porta. Tornando nel locale del macchinario, l’argano di sollevamento • stato riprodotto adattando il motoriduttore di un tergicristallo alimentato a 12 Vc.c. tramite un proprio trasformatore e raddrizzatore, sul cui albero lento del riduttore • stata calettata una puleggia di dimensioni idonee alla distanza della calata delle funi, da un lato sulla cabina e dall’altro sul contrappeso. Sul riduttore • stato poi applicato il gruppo elettromagnete del freno, con due ceppi agenti sul giunto del volano. Tra i particolari perfettamente funzionanti nella loro fedele riproduzione sono da segnalare il limitatore di velocit‡, che intervenendo in caso di eccesso di velocit‡ in discesa o per rottura delle funi di sospensione, attraverso la sua funicella ausiliaria mantenuta in tensione da un apposito tenditore, ingaggia le leve del dispositivo paracadute montato sulla cabina, i cui due blocchi del tipo a rulli a presa istantanea (anch’essi funzionanti in miniatura) provocano il bloccaggio della cabina sulle guide. L’intervento del paracadute comanda l’apertura un interruttore di sicurezza che inibisce il funzionamento elettrico dell’ascensore fino all’intervento di una persona competente e al ripristino delle condizioni di sicurezza. Per ragioni di spazio e comodit‡ di esecuzione delle prove, il quadro di manovra, la pulsantiera con i comandi di cabina e la pulsantiera di manutenzione sono stati posizionati su un lato esterno della struttura. Pagina 51 di 55 Il quadro di manovra e lo schema elettrico. Si • scelto di realizzare uno schema di tipo elettromeccanico in quanto meglio si presta per l’analisi del suo funzionamento a scopo didattico, potendo visualizzare in modo intuitivo lo stato dei contatti elettrici e il percorso della corrente elettrica. Inoltre, va detto che anche nei quadri di controllo di moderna concezione, dove le funzioni di registrazione dei comandi, di controllo e segnalazione della posizione della cabina, ecc. sono affidate a un microprocessore, le funzioni di sicurezza sono sempre affidate a componenti esterni quali contattori e contatti di sicurezza ad apertura positiva (a ponte asportato, a distacco obbligato o apertura forzata), e l’interruzione della corrente che alimenta i motori • governata da contattori elettromeccanici di potenza adeguati alla gravosit‡ del servizio, anche se pilotati da un segnale in uscita da un PLC. Va inoltre ricordato che i contattori del motore principale devono sempre essere comandati direttamente, o per mezzo di contatti di sicurezza, dai dispositivi di sicurezza che ne Pagina 52 di 55 consentono il movimento (serrature, ecc.). Per ragioni di sicurezza e consentire di alimentare il modello dimostrativo attraverso una normale presa di energia di tipo domestico, l’intero circuito di manovra funziona a bassa tensione di sicurezza, attraverso un trasformatore di isolamento con il primario alimentato dalla rete elettrica monofase a 230V 50 Hz e due uscite secondarie, una a 48 V per i circuiti di comando, e una a 12 V per i circuiti di alimentazione del motore e di segnalazione, anche se nella pratica questi impianti (tranne per gli ascensori domestici e le piattaforme elevatrici) sono alimentati da un sistema elettrico trifase a 400V 50 Hz per la parte di azionamento, e sempre con un valore di tensione ridotto con trasformatore di isolamento per i circuiti di comando e di segnalazione. Lo schema elettrico • rappresentato in assenza di alimentazione, con i contatti disegnati in posizione di riposo, cabina ferma alla fermata intermedia con le porte di cabina in posizione di chiusura, le porte dei piani chiuse e bloccate, tranne quella di fronte alla quale si trova la cabina, ovvero la porta del piano 1 (intermedio) che • chiusa (contatto di accostamento CPP1 chiuso in B-3) ma non bloccata (contatto di blocco BPP1 aperto in C-4). Si pu‚ notare il contatto di fermata CF1 (C-5) mantenuto aperto dalla presenza della cabina al piano, il contatto di segnalazione della posizione al piano P1 (D-8) chiuso, che indica la presenza al piano 1 e il contatto di sicurezza del catenaccio di blocco della serratura al piano 1 mantenuto aperto dallo scivolo retrattile a riposo, trovandosi la cabina di fronte alla porta stessa. Immaginando di alimentare il quadro di manovra, otterremo l’accensione della segnalazione verde di presente al piano 1, accesa dal contatto della serratura corrispondente (D-8), e quella di occupato spenta a tutti piani, in quanto il contatto del rel• K in C-7 • aperto, essendo il rel• normalmente eccitato in condizioni normali (cabina ferma al piano, libera, in attesa di comandi). I contatti di sicurezza (extracorsa in salita e discesa ES-ED, contatto del paracadute CT e porta cabina CPC, pulsanti di arresto ALT, contatti di accostamento delle porte dei piani e di controllo del blocco delle porte BPP sono tutti collegati in SERIE sul polo positivo del circuito di manovra, tra i morsetti 20, 21, 22, 23, 28 e 24 in quella che viene definita”catena delle sicurezze”in modo che l’interruzione anche di uno solo di questi contatti determini la diseccitazione dei rel• e/o contattori di comando, interrompendo il movimento del macchinario. Il polo negativo del raddrizzatore di manovra • invece collegato a terra, con funzione di protezione contro i guasti verso terra, come vedremo piˆ avanti. Premendo ad esempio il pulsante di chiamata al piano terra (Pe0) essendo l’impianto fermo con le sicurezze e le porte chiuse, ed essendo chiuso il contatto del rel• TY, abbiamo tensione fino al morsetto 40 (comune delle chiamate esterne) quindi si eccita il rel• di piano P0, il quale si auto mantiene attraverso il suo contatto in D-6. Il contatto di P0 in B-5 si chiude e in base alla posizione dei commutatori di piano visibile sullo schema elettrico, la corrente pu‚ circolare dal morsetto C0 attraverso i contatti di CF0 verso la bobina del contattore DP, il quale eccitandosi predispone la marcia in discesa e contemporaneamente, tramite la chiusura dei suoi contatti in B-2, comanda l’elettromagnete SR sul tetto di cabina che attirando lo scivolo retrattile provoca il bloccaggio meccanico della porta di piano. Pagina 53 di 55 A questo punto chiudendosi anche la serie dei contatti delle serrature ditutte le porte dei piani, la corrente circoler‡ anche dal morsetto 28 al 24 e trovando gi‡ chiuso il contatto di DP, si eccita il contattore TM, i cui contatti in C-1 e C-2 aprono il freno FR e alimentano il motore dell’argano. Attraverso i contatti ausiliari del rel• M si accende il segnale di occupato ai piani e l’impianto inizia la sua marcia in discesa verso il piano 0 (terreno). Quando la cabina arriva in prossimit‡ del piano richiesto (il piano 0) lasagoma fissata alla cabina stessa aziona il contatto di fermata CF0, interrompendo l’’alimentazione alla bobina del rel• di marcia DP e DP/1 i quali, interrompendo la corrente che alimenta il motore e il freno, ne provocano l’arresto, diseccitando anche il rel• di piano P0, finora mantenuto dal contatto di DP in B-4. Quando la cabina ha abbandonato il piano P1 per scendere al piano 0, il contatto di fermata CF1 • tornato nella sua posizione di riposo in chiusura, predisponendo l’impianto per le successive chiamate in salita. La stessa sequenza • riproducibile per ogni altra chiamata ai piani, nelle due direzioni di marcia. I due temporizzatori TX e TY sono stati realizzati facendo in modo che la carica accumulata nei condensatori elettrolitici polarizzati posti in parallelo alle loro bobine durante il normale funzionamento dell’impianto, quando disalimentati provochino un ritardo alla diseccitazione proporzionale alla loro capacit‡ e quindi alla quantit‡ di cariche elettriche accumulate che, obbligate dal diodo di blocco in B-2, si scaricano ai capi delle rispettive bobine, mantenendo la tensione ai loro capi per il tempo desiderato (alcuni secondi). In particolare il temporizzatore TX, con il suo contatto in C-4, garantisce che dopo il termine di una corsa, ci sia il tempo di uscire dalla cabina e richiudere le porte,prima che un’altra persona possa chiamare l’ascensore da un altro piano. Questo • reso possibile dal contatto di TX in C-5,che taglia il comune delle chiamate esterne (morsetto 40) fino allo scadere del tempo di ritardo, equivalente al tempo di “occupato”. Come si pu‚ vedere questo ritardo non ha effetto sul comune dei comandi interni della cabina (morsetto 50), in quanto le persone all’interno della cabina hanno la priorit‡ di selezionare il piano desiderato. Prendiamo in esame alcune regole fondamentali. 1) L’apertura anche di un solo contatto nella serie della catena delle sicurezze provoca l’interruzione del movimento. 2) Per ogni senso di marcia devono sempre concorrere almeno due rel• o contattori principali per alimentare il motore di sollevamento e comandare l’apertura del freno. La ridondanza dei contatti dei contattori di marcia garantisce che anche la mancata apertura di uno dei due (o l’incollaggio dei loro contatti dovuto ad arco elettrico, o dell’equipaggio mobile per magnetismo residuo) provochi l’arresto del macchinario. 3) Allo stesso modo i contatti di extracorsa nei due sensi di marcia, in caso di scivolamento del freno o mancata apertura di un contatto di fermata, agiscono sulle bobine di entrambi i contattori principali di marcia, per garantire l’arresto del motore prima che la cabina raggiunga gli arresti fissi o gli ammortizzatori nella fossa in discesa o sotto il contrappeso in salita. Pagina 54 di 55 4) L’interblocco meccanico tra due contattori che eseguono l’inversione delle fasi a seconda del senso di marcia, evita il cortocircuito tra le fasi, cos‰ come l’interblocco elettrico (realizzato ponendo in serie alla bobina del contattore di ogni senso di marcia un contatto normalmente chiuso dell’altro) impedisce il secondo guasto dopo la mancata apertura di un contattore, al piˆ tardi alla prima inversione del senso di marcia. 5) Prevenzione del mancato arresto e/o dell’avviamento indesiderato del macchinario. Questa condizione, fondamentale per la sicurezza del macchinario, si realizza partendo dai seguenti presupposti: - Aver collegato al morsetto di terra conduttori di protezione di tutte le masse e dei contenitori metallici di componenti elettrici (es. le serrature); - Il circuito di manovra sia alimentato attraverso un trasformatore di isolamento e raddrizzatore con un polo a terra (il comune delle bobine dei contattori) e interruttore automatico sul ramo opposto; - Tutti i contatti di sicurezza siano posti in serie sul polo non collegato a terra. In questo modo viene scongiurato il pericolo che in seguito a due guasti a terra consecutivi direttamente a monte e a valle di uno o piˆ contatti di sicurezza (per cedimento del materiale isolante o per danneggiamento meccanico) i contatti di sicurezza possano essere bypassati da una circolazione di corrente dal polo positivo al negativo attraverso la dispersione nelle masse metalliche, mantenendo eccitate le bobine dei rel• e consentendo una situazione di grave pericolo come il mancato arresto del macchinario o il suo avviamento intempestivo, ad esempio con una porta di piano aperta! Osservando lo schema elettrico infatti, se ipotizziamo un primo guasto a terra, ad esempio sul morsetto 28, la corrente di guasto si richiuder‡ attraverso il conduttore di protezione delle masse collegate a terra, sul polo negativo (a sua colta collegato a terra nel punto “0” in E-1). Questo equivale ad un corto-circuito franco tra i due poli positivo e negativo del raddrizzatore, e quindi provoca l’intervento dell’interruttore magnetico VHA posto sul polo positivo all’inizio del circuito di manovra, a monte della catena delle sicurezze, scongiurando il pericolo di un movimento non previsto. Questo interruttore di protezione (comunemente chiamato anche “valvola automatica”, perchŠ inizialmente era un semplice fusibile, o interruttore amperometrico) • di norma scelto con una corrente nominale di 2 – 4 A con curva di intervento rapida (tipo B o K). Tutte le masse dell’impianto devono essere collegate tra di loro e al morsetto di terra principale, che deve essere in collegamento equipotenziale con l’impianto di terra dell’edificio. Per facilitare la visualizzazione dello stato dell’impianto e una piˆ agevole gestione e ricerca di eventuali guasti, sono stati inseriti alcuni Led indicatori, con le funzioni riportate nella legenda dello schema elettrico. Pagina 55 di 55