che cos`è l`igiene del sonno? - Ordine dei Farmacisti di Napoli

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Anno III – Numero 545
AVVISO
Ordine
1. Campagna
antinfluenzale 20142015
2. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Tumori al seno piccoli
e localizzati,
mastectomie in
aumento negli Usa
Prevenzione e
Salute
4. Allarme
metanfetamine: ad
usarle maggiori rischi di
avere il Parkinson
5. Natale, attenzione ai
regali low cost
6. Più frutta, più vita:
20mila morti in meno
con altri 200 grammi al
giorno
Curiosità e Salute
7. Che cos’è l’igiene del
sonno?
Lunedì 22 Dicembre 2014, S. Francesca cabrini
Proverbio di oggi………..
'O pietto forte vence 'a mala sciorta (Il coraggio vince la sfortuna)
CHE COS’È
L’IGIENE DEL SONNO?
È un insieme di norme che
favoriscono
un
buon
riposo
notturno,
aiutando
anche
a
combattere l’insonnia.
Ecco le regole:
1. andare a letto quando si ha veramente
sonno, senza sforzarsi di dormire;
2. usare il letto solo per riposare, evitando di
passarvi tempo per guardare la tv, lavorare al pc, studiare ecc.;
3. andare a dormire e svegliarsi a orari il più possibile regolari;
4. limitare il sonno del mattino e i pisolini durante il giorno, anche se si è
dormito poco;
5. mangiare sempre alla stessa ora e non consumare cene pesanti che possono
rendere difficile la digestione;
6. non addormentarsi sul divano dopo cena;
7. evitare il consumo di caffeina e alcol nelle
ore serali;
8. fare esercizio fisico durante il giorno,
evitando però l’attività intensa alla sera;
9. controllare temperatura, rumore, umidità
e luminosità della camera da letto.
Niente pillole: I farmaci per dormire
danno dipendenza e assuefazione: dovrebbero essere evitati, e semmai
sempre prescritti dal medico per periodi limitati. Invece, una doccia tiepida
prima di dormire può aiutare a rilassarsi. Ma attenzione, l’acqua non deve
essere troppo calda:
la doccia calda provoca vasodilatazione con dispersione del calore corporeo.
Durante il sonno la temperatura corporea diminuisce, ma se è troppo bassa
prima di dormire non facilita il sonno. (Focus)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 545
SCIENZA E SALUTE
TUMORI AL SENO PICCOLI E LOCALIZZATI,
MASTECTOMIE IN AUMENTO NEGLI USA
Il numero di interventi invasivi, quando si potrebbe invece conservare il seno, è in
crescita soprattutto fra le donne giovani. Ancora da capire le ragioni della scelta
Potrebbero sottoporsi a un «semplice» intervento conservativo per
asportare il tumore, ma finiscono per affrontare l’asportazione di uno o
persino entrambi i seni. E’ quanto accade, stando ai dati appena
pubblicati sulla rivista scientifica JAMA Surgery, a un numero crescente
di donne americane a cui viene diagnosticato un tumore del seno di
piccole dimensioni, localizzato e con linfonodi negativi. Ovvero un tipo
di cancro che ha poche probabilità di diffondersi e dare metastasi.
Una strana controtendenza negli Usa .
Oltre un milione e duecentomila donne operate per un carcinoma mammario in centri di riferimento
degli Stati Uniti tra il gennaio del 1998 e il dicembre 2011. Ne è emerso che il 35,5% delle pazienti era
stato sottoposto a mastectomia (l’asportazione di un seno) e che negli anni è salita la percentuale
delle candidate a un intervento di chirurgia conservativa (che consentirebbe di asportare il tumore,
preservando gran parte della ghiandola mammaria) a favore della ben più invasiva operazione di
mastectomia. «L’intervento chirurgico conservativo è ad oggi la cura standard d’eccellenza in caso di
carcinomi in situ con linfonodi negativi – e il suo impiego è cresciuto costantemente dagli anni Novanta
in poi. Ora però pare essere iniziata una controtendenza, le cui ragioni sono ancora da appurare».
Interventi invasivi soprattutto per le più giovani :Dall’analisi appena pubblicata appare chiaro
che, indipendentemente dalle dimensioni del tumore, sono proprio le donne più giovani quelle
sottoposte a interventi invasivi, mentre per quelle più mature la mastectomia è associata
generalmente a una neoplasia di dimensioni maggiori di due centimetri. Insieme al numero di
mastectomie sale però anche quello degli interventi di ricostruzione, che passano dall’11,6% del 1998
al 36,4 del 2011. A lasciare particolarmente stupiti gli esperti è però il tasso di mastectomie bilaterali
eseguite in pazienti con malattia unilaterale (quindi in una sola mammella), cresciuto dall’1,9% del
1998 all’11,2 del 2011. A cui si associa, di pari passo, un aumento anche delle ricostruzioni di entrambi
i seni. «Quanto sembra avvenire negli Stati Uniti è sorprendente e, a mio parere, non rispecchia la
situazione del nostro Paese, dove la cultura della conservazione del seno è molto ben radicata nella
pratica clinica e supportata da tutte le principali linee guida nazionali - commenta Claudio Andreoli, dir.
della Scuola Italiana di Senologia. A questo proposito basti ricordare che uno degli indicatori di qualità
per la cura del carcinoma mammario nelle Unità di Senologia Italiane prevede che debbano essere
trattate con chirurgia conservativa almeno l’80% delle pazienti con tumori in fase iniziale».
I motivi della scelta sono poco chiari : Ma quali sono i possibili motivi che spingono le donne,
soprattutto le più giovani, a farsi asportare il seno anche se non è necessario? Sulle ragioni i ricercatori
statunitensi non si esprimono e anche Andreoli dice: «Non riesco a trovare giustificazioni scientifiche
che supportino quest’incremento di mastectomie (oltretutto bilaterali). Alla base del fenomeno
penso possano quindi esserci motivazioni di ordine pratico, organizzativo e, forse, assicurativo». Certo
è che la chirurgia conservativa ha cambiato radicalmente la qualità di vita delle donne con cancro al
seno e «oggi il progresso delle tecniche, con l’avvento dell’oncoplastica permette risultati sempre
migliori. Inoltre la consapevolezza di poter salvaguardare la propria immagine corporea è stata ed è un
forte stimolo per le donne a sottoporsi con regolarità alle indagini diagnostiche finalizzate alla diagnosi
precoce. Penso quindi che questa sia la strada giusta e che ogni sforzo dovrebbe essere fatto in questa
direzione», conclude l’esperto. (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 545
PREVENZIONE E SALUTE
ALLARME METANFETAMINE: AD USARLE MAGGIORI
RISCHI DI AVERE IL PARKINSON
Chi fa uso di ecstasy e affini incorre tre volte in più nella possibilità di soffrire del
morbo, secondo l’ultimo studio dell’ateneo dello Utah. Ed è ancora peggio per le
donne
In cambio di eccitazione, disinibizione nei rapporti
interpersonali, iperattività e grande resistenza alla
fatica,
le
metanfetamine,
droghe
create
sinteticamente tra cui la più nota è l’ecstasy, portano
gravissimi problemi di salute a chi ne fa uso: l’ultimo
dei molti studi a riguardo, ha collegato il consumo di
queste sostanze tossiche al morbo di Parkinson,
scoprendo che i consumatori abituali di MDMA e simili
corrono un forte rischio di contrarre la malattia.
Se la media è di un rischio di tre volte tanto superiore
rispetto a chi non usa droghe, per le donne questo sale
a 5 volte rispetto alle persone non consumatrici.
Un eccitante ad alto rischio : Lo studio americano ha potuto analizzare i dati medici sensibili di
circa 40mila abitanti dello stato dello Utah, per studiare le relazioni tra consumo di droghe e insorgere
di determinate patologie.
Per l’intera categoria delle metanfetamine, le conseguenze di un uso prolungato vanno da problemi
di tipo mentale, perdite di memoria, problemi ai denti e alle gengive, e ora anche il morbo di
Parkinson.
Un aiuto troppo pericoloso alla dieta dimagrante
Tra le donne, racconta lo studio, le metanfetamine non sono così diffuse come tra gli uomini, anche se
poi i livelli di rischio di contrarre il morbo di Parkinson in età adulta sono più alti.
Per il sesso femminile, il consumo è concentrato soprattutto intorno ai 30 anni di età e la motivazione
diversamente da quanto avviene per gli uomini è più legata alla perdita di appetito, alla resistenza alla
stanchezza e dunque alla promessa di una perdita di peso rapida.
Con conseguenze però molto più rischiose rispetto ai danni da sovrappeso e obesità. In più, le donne
tendono a consumare quantitativi inferiori di metanfetamine, ma a cadere nella dipendenza nel lungo
periodo in percentuali più alte rispetto ai maschi.
Ecstasy, cocaina, alcol: effetti diversi
Per uomini e donne comunque, nelle cartelle personali appariva chiaro come proprio l’uso delle
metanfetamine (e non per esempio dell’alcol) fosse il responsabile dell’incorrere del morbo a partire
dai 50 anni in su, e questo accade in tutti i casi anche per chi ha consumato tali sostanze a 20 anni e ha
poi smesso per i decenni successivi.
Anche tra i consumatori abituali di cocaina non viene evidenziata alcuna corrispondenza con il
Parkinson, malattia nervosa che colpisce nel mondo ormai da 4 a 6 milioni di persone, e per la cui cura
non esistono ancora medicinali, ma solo soluzioni che ne alleviano i sintomi principali.
(Salute, Corriere)
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Anno III – Numero 545
NATALE, ATTENZIONE AI REGALI LOW COST
Secondo i dati della Coldiretti, gli italiani hanno intenzione di spendere massimo
199 euro a famiglia per i regali di Natale.
La tendenza è quella di tagliare sul costo del singolo regalo piuttosto che diminuire il numero dei
beneficiari riducendo così la spesa media per ogni singolo regalo. Abiti, scarpe, ombretti, rossetti ma
anche orecchini e collane acquistati a pochi euro sulle bancarelle sono un buon affare per il portafoglio.
Ma è lo stesso per la salute? Quali sono i rischi di un tessuto o di un orecchino di scarsa qualità? Cosa
fare in caso di reazioni quali dermatiti o eritemi causate da coloranti lowcost?
Ce lo spiega il professor Marcello Monti, responsabile di dermatologia presso l'Ospedale Humanitas di
Rozzano e docente di dermatologia presso l'università di Milano
1 - Dermatiti allergiche: Coloranti e altri agenti chimici, tecniche di lavorazione che
non rispettano severe regole europee, inquinanti possono innescare reazioni
allergiche della pelle. Si comincia con i tessuti, pantaloni, magliette e biancheria
intima: "Si tratta di prodotti realizzati a basso costo in varie parti del mondo che in
genere non rispettano le regole di produzione in particolare quelle per la fissazione del colore". "Quando si
indossano per la prima volta, si rivelano di scarsa qualità e possono dare dei fastidi cutanei".
2 - I coloranti nei tessuti: In particolare, due tipi di coloranti, tinte note come Disperso Rosso e Blu, sono i
principali responsabili delle dermatiti da contatto provocate dagli indumenti e
note anche come "textile allergy". "Questi coloranti a contatto con la pelle, specie
se sudata, vengono rilasciati dai tessuti e si depositano sulla pelle. Nelle aree del
corpo dove la sudorazione è più intensa come le ascelle, l'inguine e la zona sotto il
seno, si possono avere irritazioni cutanee e vere e proprie dermatiti irritative".
Oltre ai coloranti, all'interno dei tessuti, le sostanze che danno più spesso
problemi sono le sostanze di fissaggio, ovvero i prodotti antipiega, i detergenti, gli ammorbidenti, che
vengono aggiunti nelle fasi di produzione.
3 - La bigiotteria: Orecchini, collanine, ma anche piercing, borchie, bottoni e
persino una borsa di scarsa qualità può nascondere l'insidia: zip e cerniere
possono contenere tracce di nichel e cobalto che in alcuni soggetti innescano
reazioni cutanee improvvise. "Secondo la normativa europea, orecchini e
collane dovrebbero essere prive di nichel" dichiara il dermatologo. "Tuttavia
spesso è facile imbattersi in merce che riporta persino la scritta "nichel free",
ma che poi si rivela allergizzante".
4 - Borse e altri prodotti di pelletteria. Anche l'acquisto di borse, scarpe e cinture economiche può dare
qualche problema. "In questi prodotti, l'allergene specifico è il bicromato di potassio che viene usato per
conciare il cuoio. Se il prodotto non viene lavorato correttamente si può scatenare una dermatite da
contatto".
5 – Cosmetici: Nei mercatini e sulle bancarelle si trovano tantissimi prodotti
cosmetici venduti a 2-3 Euro, ma per questi prodotti che applichiamo
direttamente sulla pelle, l'attenzione deve essere massima. "Cosmetici
prodotti con ingredienti di scarsa qualità e conservati in modo non adeguato"
dice ancora il dermatologo "causano dermatiti sul volto, sulle palpebre, sul
collo anche perché spesso contengono colori non ammessi che possono rivelarsi tossici e cancerogeni".
6 - I sintomi delle dermatiti". Generalmente il primo sintomo è il prurito
accompagnato o seguito da bruciore. Subito dopo la pelle diventa rossa e si
può ricoprire di piccole vesciche tipiche della dermatite" spiega Monti.
Neppure ripetuti lavaggi in lavatrice o la tintoria riescono a eliminare il
problema perché questi indumenti continuano a rilasciare il colore ogni volta
che si indossano.
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 545
7 - Cosa fare. Quando si avvertono i primi sintomi, è importante eliminare il cosmetico sospetto oppure, se
si tratta di capi d'abbigliamento, alla prima comparsa di prurito, gonfiore e
rossore della pelle si consiglia di lavare bene la parte togliendo il colore dalla
pelle. "Bisogna applicare una crema lenitiva facendo attenzione al fatto che sia
priva di cortisone perché potrebbe mascherare il problema". "Naturalmente è
sempre bene rivolgersi al dermatologo per le cure del caso e i test allergologici
per scoprire la sostanza che ha provocato la reazione".
8 - Acquisti intelligenti. Meglio diffidare dei prezzi troppo bassi. Piuttosto compriamo una cosa in meno,
ma investiamo sulla qualità. Non acquistare capi di abbigliamento privi di etichetta di composizione che
deve indicare per legge la tipologia di fibre presenti nel capo. "Meglio affidarsi alla grande distribuzione
che effettua controlli sulle merci e i produttori" suggerisce l'esperto.
9 - Lavare i vestiti nuovi: Ogni volta che si indossa qualcosa di nuovo, sia acquistato in negozi di marca che
nei mercatini, è buona norma lavare prima il capo, soprattutto se viene a diretto contatto con la pelle e
ancora peggio se si pensa che dentro quel determinato capo si possa sudare (come nel caso di
abbigliamento sportivo) e quindi aumentare la sensibilità della pelle. Il capo andrebbe lavato per eliminare
la tintura di troppo e per verificare che il colore sia ben saldo sul tessuto, in modo che sudando non venga
trasferito sulla pelle.
10 - Le sostanze più pericolose: L'Associazione Tessile & Salute ha effettuato indagini a livello nazionale su
articoli tessili acquistati in punti vendita o prelevati dai NAS e dalle Asl nel corso di azioni ispettive o a
seguito di segnalazione di problemi inerenti la salute. Ecco in sintesi, i risultati più significativi: Presenza di
sostanze pericolose su articoli tessili acquistati in punti vendita:
 4% ammine aromatiche cancerogene;
 4% coloranti allergenici;
 6% metalli pesanti;
 4% formaldeide.
Diffusa presenza di sostanze pericolose articoli tessili e calzaturieri prelevati dai NAS o dalle Asl Cause
all'origine di patologie riscontrate in pazienti ricoverati nelle cliniche dermatologiche (studio effettuato su
oltre 400 pazienti ricoverati):
 Tessuti - nel 69,1 % dei casi;
 Accessori - nel 16,5 % dei casi;
 Calzature - nel 14,4 % dei casi.
(Salute, Repubblica)
PIÙ FRUTTA, PIÙ VITA: 20MILA MORTI
IN MENO CON ALTRI 200 GRAMMI AL GIORNO
Uno studio di Agroter rivela che consumare più ortofrutta potrebbe far
risparmiare circa 1,5 miliardi di euro di spesa sanitaria
Una mela al giorno toglie il medico di torno. Mai proverbio fu più esatto. Secondo uno studio
condotto dall'istituto Agroter, il consumo di 200 grammi di frutta e verdura in più al giorno da parte
degli italiani equivarrebbe ad una prevenzione di circa 20.000 decessi per malattie cardiovascolari e
un risparmio di 1,5 miliardi di euro di spesa sanitaria. Secondo i dati un italiano consumo in media 303
grammi di ortofrtutta al giorno.
Tornare a quindici anni fa - Nel dettaglio, i dati evidenziano come un italiano consumi mediamente
303 grammi di frutta e verdura al giorno: 15 anni fa, nel 2000, la quota era di 361 grammi. "L'ideale
consumo di ortofrutta per una corretta alimentazione - dovrebbe essere oltre i 500 grammi. Se il calo
dei consumi negli ultimi 15 anni non fosse accaduto si sarebbero potuti risparmiare ben 3,4 miliardi di
euro oltre a prevenire 52.000 potenziali decessi da patologie cardiovascolari". (Salute, Tgcom24)
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