Fino al 26.VIII.2001Aborigena - L`arte australiana

18 luglio 2001 delle ore 05:09
Fino al 26.VIII.2001
Aborigena - L’arte australiana contemporanea
dalla collezione Gabrielle Pizzi
Torino, Fondazione Palazzo Bricherasio
£ 6.000.
Catalogo edito da Electa, Milano
Accesso ai disabili: SI; servizi igienici: SI;
lingue straniere: NO; audioguide: NO;
bookshop: SI; Bar: NO, Visite guidate: SI.
Attività didattiche per scolaresche: su
prenotazione, tel. +39 11 5171660/+39 11
5171673
La cultura di un popolo, il legame con la terra i sogni degli antenati...
indice dei nomi: Achille Bonito Oliva
Mi sentivo inesorabilmente attratta da queste
sculture rimanendo colpita dall’eccezionale
talento innato di questi artisti nel trasformare
antichi concetti mitologici in forme dotate di
un’estetica scultorea dinamica, straordinariamente
contemporanee nella fattura e nell’effetto
Gabrielle Pizzi
Per i viaggiatori reali o immaginari per i cultori
dell’antropologia per chi ama scoprire mondi,
miti, interpretazioni della realtà e della
creazione della terra. Aborigena risponde a
queste intime esigenze rendendoci, in parte,
accessibili le leggende di un popolo vittima
dell’usurpazione della propria terra.
La mostra curata da Achille Bonito Oliva
illustra, attraverso novantadue opere di grandi
dimensioni, la storia del movimento Australian
Aborigena Contemporary Desert Art, nato nel
1971 nella comunità aborigena di Papunya,
nell’Australia Centrale, estendendosi poi alle
altre comunità: Balgo, Haast’s Bluff, Utopia.
Tutto nacque per merito di Geoffry Bardon,
giovane maestro di Papunya che all’inizio degli
anni settanta pensò che il modo migliore per
ricongiungere le tribù aborigene – disperse nel
paese all’interno di riserve gestite dalle autorità
governative – alla propria cultura e creare un
dialogo con i conquistatori europei fosse quello
di mettere sulla tela i complessi disegni eseguiti
per terra durante le cerimonie tribali. Esortò,
così, i suoi allievi a dipingere murali ispirati al
Dreaming, vale a dire il momento della
creazione.
L’importanza culturale e politica dell’iniziativa
fu da subito chiara e conquistò anche gli anziani
che si organizzarono per raccontare, dapprima
sui muri e poi sulla tela le favole mitologiche
custodite nella loro memoria e fino ad allora
tramandate oralmente.
Ma che cos’è il Dreaming? E’ il tempo del
sogno; un concetto colmo di sfumature. La terra
esisteva come massa informe, poi, in un tempo
remoto, antenati mitici fuoriuscirono dalle sue
viscere ed assumendo forma umana o animale
intrapresero un viaggio alla scoperta della terra,
sulla quale lasciarono segni tangibili del loro
passaggio, dando forma al mondo e vita
all’uomo e alle altre creature. Quando finirono
di sognare colti da una immensa stanchezza si
riaddormentarono sotto la superficie della terra.
Da sempre il territorio è memoria concreta
dell’antico viaggio ed ogni momento di
aggregazione riporta alla luce il Dreaming
come principio generativo. Le danze, i canti e
infine i dipinti di ieri e di oggi legati al Dreaming
altro non sono che la riproduzione di ciò che fu
creato dagli antenati. L’atto di creare
ricongiunge l’uomo di oggi all’antenato,
interprete della cultura egli ne diventa al tempo
stesso l’artefice.
Il cerchio e la retta sono simboli fondamentali
nei dipinti aborigeni. Il primo rappresenta la
sosta ad esempio una pozza d’acqua, un sito
sacro, un capo base, mentre la retta è un sentiero,
un corso d’acqua. Simboli legati alla terra, di
primaria importanza per questo popolo che con
essa forma un legame indissolubile; ad essa
l’aborigeno appartiene.
Ogni murale è una storia di vita vissuta o una
leggenda tramandata da padre in figlio, alcune
sono accessibili perché l’artista ne ha spiegato
il significato altre rimangono volutamente un
enigma, perché il tempo della rivelazione non
è ancora giunto.
Accanto ai 92 dipinti esposti a Palazzo
Bricherasio, il Palazzo delle Feste di
Bardonecchia ospita dalla metà di luglio a fine
agosto sei sculture provenienti dalla stessa
collezione, che completano e arricchiscono
l’esposizione.Inoltre, dal 29 giugno al 26 agosto
i suoni e le suggestioni aborigene si
combineranno alle grandi tele dipinte. Papi
Moreno, appassionato autodidatta suonatore di
didjeridu, si esibirà ogni mercoledì dalle 21,30
alle 22,30, suonando e rappresentando la
tecnica e le origini delle strumento.
Federica De Maria
Aborigena - Torino, Palazzo Bricherasio, via
Lagrange 20, tel. +39 11 5171660, fax +39 11
5629757, website: www.palazzobicherasio.it
Dal 29.VI.2001 al 26.VIII.2001 - Orario di
visita della mostra: lunedì chiuso, da martedì
a domenica dalle ore 15.00 alle 23.00.
Tariffe ingresso: Intero £ 12.000, Ridotto
£ 8.000, Gruppi e convenzioni £ 10.000, Scuole
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