Noi siamo... Siamo la redazione di "Young Voices" dell'I.I.S.S Enrico de Nicola. Come si può capire dal nome quest'anno abbiamo deciso di far sentire di più la voce di noi studenti puntando sulle nostre personalità, idee o esperienze, sia legate al mondo scolastico che a quello personale di ognuno di noi. Abbiamo rinnovato le rubriche proposte cercando di renderle più interessanti e attinenti alla sfera giovanile. Il risultato finale del giornalino è l'unione delle varie personalità di componenti della redazione che hanno partecipato attivamente a questo progetto. Quella che segue è una veloce presentazione di noi redattori. Ciao io sono Elena B. La mia passione più grande attualmente è la pittura... Ho iniziato con il disegno a matita ma con la scoperta delle tempere e pennelli la mia creatività ha potuto espandersi molto. Oltre al disegno nella mia vita c'è anche la musica... Sto creando un gruppo musicale di genere elettronico dove io sono la voce, che viene distorta in suoni metallici, surreali! Il mio sogno nel cassetto è l‘India, la sua cultura... Ma spero di andare molto più lontano e conoscere gran parte del mondo. Ciao io sono Alice Una parola per descrivermi? Nero... Probabilmente è strano ma quel colore mi rappresenta molto perché il nero per chi sa non essere superficiale può avere mille significati nascosti. Oltre a questo posso dirvi che ho una particolare passione per film, telefilm e libri di genere di horror e fantasy principalmente, mentre un pò meno per quelli romantici. Un'altra cosa importante per me è la musica che mi accompagna in ogni momento (bello o brutto) della mia vita. Ciao io mi chiamo Michele Sono uno dei redattori del giornalino che cura la parte tecnica. Da due anni mi occupo del progetto e alla fine mi dà sempre una grande soddisfazione riuscire a finirlo in tempo! Sono appassionato di informatica e faccio attività di volontariato in Parocchia come animatore, oltre che ad essere rappresentante di classe a scuola... Mi piace avere molti impegni e riuscire a portarli a termine tutti! Ciao mi chiamo Vlad Sono uno dei redattori del giornalino, anche se questo è il primo anno mi sono divertito comunque a collaborare con gli altri! Su di me posso dire che amo stare in mezzo alle persone, facendo nuove amicizie! Sono contento di poter comunicare con voi non solo a parole ma anche attraverso la scrittura! Ciao mi chiamo Elisa Faccio parte della redazione del giornalino da un anno. La cosa che adoro fare è leggere, per me ha lo stesso effetto che la musica ha per gli altri. Mi estrania dal mondo reale e mi infonde un senso di tranquillità di cui ho bisogno molto spesso. Spazio in molti generi, cosa che dovrebbe aiutarmi ad esprimermi con più facilità, ma che invece non succede. Un'altra mia passione è l'astronomia, l'universo con tutti i suoi segreti e le sue belleze sono le cose che mi hanno sempre affascinato. Sono entrata nel progetto del giornalino perché lo ritengo un'ottima opportunità per imparare a migliorare. Ciao io sono Silvia P. Sono una ragazza con un carattere prevalentemente estroverso, ma in alcuni casi posso diventare molto introversa. Uno dei miei più grandi difetti e non pensare alle cose prima di dirle e odio la gente superificiale. Inoltre penso che il mondo potrebbe essere un posto migliore. Le mie passioni principali in ordine di importanza sono: la musica, il disegno, leggere, fotografare e scrivere. Purtroppo ho la tendenza ad affezionarmi subito alle persone e tra i fattori introversi del mio carattere emerge anche il fatto che non mi piace espormi in prima persona. Ciao a tutti io sono Elena M. Sono una studentessa che collabora per il giornalino scolastico da quest'anno. Ho voluto inserirmi in questo gruppo perché mi piace molto scrivere e impegnare il mio tempo. Sono anche una ragazza scout, faccio volontariato nella Parocchia di Sant' Anna aiutando dei ragazzi delle medie a studiare e nel tempo libero adoro stare in compagnia e fare passeggiate al mare. Ciao a tutti! Mi chiamo Eleonora Sono una ragazza solare, abbastanza socievole e a volte un pò testarda. Come tutti i ragazzi della mia età mi piace ascoltare musica, ascolto un pò di tutto, mi piace leggere, ballare e ho una strana passione per la carbonara. Per ora non ho chiari progetti per il futuro, mi piacerebbe lavorare nel settore del turismo riuscendo a visitare e conoscere meglio il mondo a partire dall'Italia, oppure lavorare in campo sociale. Ciao io mi chiamo Erika Ho 17 anni. Ho fatto per molti anni karaté ed ora faccio palestra. Mi piace uscire con gli amici. Da grande vorrei lavorare in ambito turistico. Mi piace la pizza. Ciao io sono Jenny Faccio parte della redazione del Giornalino da un anno; ho voluto provare questa nuova esperienza per mettere alla prova me stessa in determinate tematiche e in più ho voluto essere d‘aiuto alla scuola. Mi piace viaggiare e, finita la scuola, mi piacerebbe visitare tutto il mondo. Siamo Nicoletta, Silvia F. e Patrizia, le docenti che sostengono i ragazzi nella creazione del Giornalino. Il nostro è un laboratorio permanente che non recepisce solo la cronaca di tutte le attività notevoli svolte nel nostro Istituto, ma è anche improntato al desiderio di valorizzare la creatività che si nasconde all’interno di una scuola di ambito tecnico-professionale. A volte si trasforma in una caccia al tesoro per stanare aspiranti poeti, scrittori e giornalisti in erba; così, magari, scopriamo che la poetessa, il poeta, la scrittrice, lo scrittore si erano perfettamente mimetizzati nelle nostre classi, nascondendosi sotto una scorza di impenetrabilità… Una citazione che ci rappresenta è la seguente: “La gran cosa è resistere e fare il nostro lavoro e vedere e udire e imparare e capire, e scrivere quando si sa qualcosa, e non prima; e, porco cane, non troppo dopo.” E. Hemingway, “Morte nel pomeriggio” RESPONSABILE EDITORIALE: DS: Silvia Polato REDATTORI: Classe 4^BET: Alice Negrini, Silvia Popa, Michele Zanellato Classe 3^AEM: Vlad Ionut Manole, Elena Mastropasqua Classe 3^BET: Elisa Benetazzo, Elena Bisso, Eleonora Calzavara, Jenny Cavalliere, Erika Cipriotto DOCENTI COORDINATORI: Silvia Forchetti, Patrizia Schiavon, Nicoletta Canova ASSISTENTI TECNICI: Giovanna Panareo, Ivano Tasinato Le nostre rubriche - Succede nel mondo (articoli di attualità) - Alla scoperta di... (proposte di itinerari storici, artistici ed enogastronomici) - Diario di viaggio (raccontiamo un'esperienza di viaggio) - I libri che piacciono a noi (recensioni e invito alla lettura) - Invito al cinema (film di ieri e di oggi) - Listen to... (tendenze musicali) - De Nicola in vetrina (progetti, attività, visite d'istruzione, iniziative che coinvolgono la scuola) - Vivere meglio a scuola (proposte per migliorare l'ambiente scolastico) - Interviste possibili e impossibili (a persone reali o a personaggi della storia) - Un tuffo nel passato (approfondiamo un aspetto storico che ci interessa) - Misteri (fenomeni ed episodi inspiegabili) - A scuola di cucina (ricette e consigli) - Break-time (cruciverba, sudoku) - Schizzi d'autore (disegni, fumetti) - Scritto da noi (un racconto o una poesia originali, anche in forma anonima) Succede nel mondo P-GRECO DAY al “De Nicola” Pi greco è il numero definito come rapporto tra la lunghezza di una circonferenza e il suo diametro. Nel mondo c'è chi celebra la festa del Pi greco (Pi Day). Il 14 Marzo di ogni anno, matematici e appassionati si riuniscono e compongono musica, scrivono poesie, dipingono quadri ispirati alla più famosa costante matematica. Data l’ampissima diffusione nella realtà, oltre che in moltissime formule studiate a scuola, il numero acquista, nella vita di uno studente, una certa...magia! Non essendoci nel nostro calendario la data 3 del 14, la comunità dei matematici festeggia il pi greco secondo lo schema americano, che esprime le date scambiando mese con giorno. 14/3. Come se non bastasse, il 14 marzo è anche il compleanno di Albert Einstein. A lanciare l'idea del Pi Day è stato l'Exploratorium di San Francisco, il grande Museo della Scienza, che da alcuni anni, in questi giorni, celebra il numero più famoso e misterioso del mondo matematico con una serie di giochi, musiche, filmati e altre iniziative tutte ispirate al Pi greco. Quest’anno poi la data corrispondeva esattamente con le prime 5 cifre che approssimano la costante: 3/14/15, come solo una volta nella vita può capitare di vivere (once in a lifetime). Noi il p-greco day lo abbiamo festeggiato in molti modi. Per primo abbiamo ritagliato delle forme di P-greco in carta e le abbiamo attaccate alle pareti e fuori dalla porta della nostra classe. Alcune compagne hanno fatto dei cartelloni dove hanno scritto la definizione di Pgreco. Una compagna della classe con l'aiuto delle OSS si è concentrata sull'uso delle monete che sono rotonde, maneggevoli e non si rovinano mai anche se... finiscono velocemente (alle macchinette). Il giorno della festa abbiamo portato dei dolci preparati in casa, rigorosamente di forma circolare; la nostra insegnante di matematica ha confezionato per noi delle pizzette tonde per festeggiare al meglio l'avvenimento. La professoressa di italiano e storia, entrata in classe durante l'intervallo, ha avuto l'onore di gustare proprio la fetta del ..,1415...: una quantità decimale, illimitata, non periodica di dolce! Il diametro della torta (circa 30 cm) sta, infatti, nel bordo 3 volte intere virgola 1415....non esprimibile con una frazione. In quella giornata, anche fuori scuola, abbiamo cercato di mangiare solo cibi “rotondi” come: pizza, piselli, palline di cocco, caramelle sferiche, biscotti pan di stelle, frittata, hamburger, fette di salame, etc.. Noi questa festa l'abbiamo vissuta come un momento per socializzare con la 2ass che siamo andati a trovare durante l'intervallo; siamo stati in compagnia con la nostra classe e abbiamo condiviso un momento di gioia insieme, cercando di farci piacere un po’ di più la matematica. Serena Tonolo , Sofia Toninato , Leonardo Nicoletti , Vanessa Masut 2^BSS Siamo circondati di irrazionali Quest'anno, nell'ambito dello studio dei numeri reali, abbiamo approfondito un numero, anzi una lettera, che avevamo già conosciuto alle scuole medie. Allora eravamo abituati ad approssimarla con 3,14 (impazzendo a volte per calcolare moltiplicazioni con tante cifre). Siamo partiti dalla definizione: Pi greco è la costante matematica che, nella geometria piana, viene definito come il rapporto (quoziente) tra la misura della lunghezza di una qualsiasi circonferenza e la misura della lunghezza del suo diametro, ma anche come il valore dell' area di un cerchio di raggio 1 ( Pi-greco * raggio alla seconda). L'insegnante di matematica ci ha anticipato che in terza o quarta lo troveremo nelle funzioni goniometriche e in trigonometria (che per noi è ora arabo, anzi, greco!): per esempio come il più piccolo numero strettamente positivo per cui sen(x) =0 oppure il più piccolo numero che diviso per 2 annulla cos(x). I nostri amici geometri, abbiamo scoperto, lo sanno già dalla classe prima e lo usano in matematica o in fisica. Per ora l'insegnante vuole convincerci che un angolo piatto misura, sì misura, pi-greco! Ma se il goniometro segna 180° ? Mah?! Motivo in più di cercare di essere promossi per scoprire se è vero e perchè. Stando sui numeri, per favore, e magari sulla calcolatrice o sul foglio elettronico, le prime 100 cifre decimali sono: 3,14159 26535 89793 23846 26433 83279 50288 41971 69399 37510 58209 74944 59230 78164 06286 20899 86280 34825 34211 7067… Viene da dire che è proprio un numero irrazionale..., ehm, ma nel senso che non può essere scritto come quoziente di due numeri interi. I nostri amici di quinta ci hanno riferito anche che è un numero trascendente, ovvero non è un numero algebrico. Ciò significa che non ci sono polinomi con coefficienti razionali di cui pi-greco è una radice, nel senso di soluzione. Questo risultato stabilisce l'impossibilità della quadratura del cerchio, cioè la costruzione con riga e compasso di un quadrato della stessa area di un dato cerchio (per esempio una torta salata di zucchine a fettine tonde tonde). Il simbolo è stato introdotto nel 1706 dal matematico inglese William Jones, lo usò in onore del nostro amico Pitagora (l'iniziale di Pitagora nell'alfabeto greco è appunto Π, ma trattandosi di un numero si preferisce usare la minuscola) benché lo stesso simbolo fosse stato utilizzato in precedenza per indicare il bordo del cerchio. In entrambi i casi è la prima lettera di περίμετρος (perimetros), che significa «misura attorno» in greco.. Per tutti questi motivi, il giorno della sua festa internazionale, abbiamo gustato le buonissime pizze rotonde di Chioggia di diametro circa 12 cm, quelle più piccoline di Piove di Sacco, cucinate e stampate da noi con un bicchiere... rotondo, mentre i nostri colleghi di II BSS si sono soffermati, sul simbolo del p-greco, che poi hanno mangiato. Una mattina, due di noi hanno portato a scuola delle arance: tagliandole a metà abbiamo contato il numero di spicchi, misurato il diametro e cercato di calcolarne il volume. Nel mese di marzo, per casa spesso risolvevamo problemi che riguardavano il temperino a forma di lattina, lo specchietto e la cipria, la ruota della bicicletta, il cembalo e il tamburello utilizzati con Musica; a scuola, durante le ore di supplenza o mentre ascoltavamo qualche spiegazione un po' noiosa, abbiamo preparato dei cartelloni, costruito il nodo con un nastro di carta; Elena e Iris hanno disegnato una grande stella aurea ( se qualcuno l'avesse avvistata è pregato di comunicarcelo) utilizzando il cartoncino rotondo usato come imballaggio;. Insomma ci siamo costruiti una piccola galleria di “quadri” matematici (sezione aurea, Tavola pitagorica, radicali,...) da appendere nei corridoi e in aula, cercando di esorcizzare il mostro della matematica. Prima di partire per il Comenius, una di noi , ha costruito una specie di gioco, per una dimostrazione del teorema di Pitagora: imbarazzante per la sua inaspettata semplicità. Un'altra, sbagliando a disegnare i quadrati costruiti sui cateti e sull'ipotenusa, ha scoperto che lo stesso teorema vale anche con parallelogrammi, triangoli, esagoni,... Molti spunti ci sono stati offerti dal cartone animato “Paperino nel mondo della matemagica”, vecchissimo, ma ancora simpaticissimo. Cercatelo e guardatelo su You tube! Qualcuno ha ritrovato dei concetti già descritti nel romanzo “Il codice Da Vinci”. E quando avete in mano un nastro di carta, fate un nodo e mettetelo contro luce; quando avete un foglio bianco (dove non sapete cosa scrivere..), piegate in modo da formare il quadrato più grande e poi riportate la diagonale lungo il lato più lungo: cosa accade? Se il lato più corto misura 1 unità, la sua diagonale è ….Beh anche il numero radice di 2 non scherza come fascino, eh?! Aurora Fontana, Franco Nazzario, Yousra Layani 2^ ASS Alla scoperta di... Guariento, il maestro degli angeli Padova nel Trecento conobbe una forte ripresa economica e culturale con l'affermazione della famiglia da Carrara. La loro Reggia diventò il centro del potere militare e politico e il luogo dove il signore accoglieva personaggi illustri, sfoggiando il prestigio della famiglia. Nella metà del XIV secolo si affermò il pittore padovano Guariento, detto di Arpo, che con tutta probabilità nacque intorno al 1310 a Piove di Sacco e abitò nella contrada dell'antico monastero di San Francesco, anche se i primi documenti che testimoniano la sua attività risalgono al 1338. Il fatto che il pittore fosse rimasto orfano in giovane età induce a pensare che qualcun altro lo avesse preso sotto la sua protezione; questa figura fu assunta dall’arciprete di Piove di Sacco, Alberto. Quest'ultimo lo assistette durante la sua adolescenza, istruendolo e incaricandolo di dipingere nel 1344 il famoso Polittico dell'Incoronazione di Maria Santissima per il Duomo di Piove di Sacco. Il paese al tempo era un importante centro: aveva assistito ad una vivace fioritura artistica, che documentano le opere della Chiesuola di Santa Maria dei Penitenti e della Chiesa di San Nicolò. Guariento, giovanissimo, imparò qui l'arte di dipingere e poi, a Padova, consolidò le sue capacità. Ebbe modo di lavorare anche a Venezia ed eseguì degli affreschi a Bolzano, purtroppo andati distrutti nel 1944. La sua unica opera firmata è la Croce ora al Museo Civico di Bassano, databile 1331-1332 di stile francescano. Dello stesso periodo è anche il Busto del Redentore di Padova e gli affreschi della Cappella privata degli Scrovegni caratterizzati da forti influssi giotteschi. Le influenze bizantine sono evidenti in una delle opere più ambiziose di Guariento: la decorazione della cappella privata dei Carraresi, ora sede dell'Accademia Galileiana. In questo periodo approfondì le sue conoscenze matematiche e prospettiche, discipline allora studiate all'Università di Padova. Verso il 1361 eseguì delle figure allegoriche per la tomba del Doge Dolfin nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia, simili a quelle dello zoccolo dell'abside maggiore della Chiesa degli Eremitani. . Il ciclo padovano purtroppo fu rovinato per più della metà nel fatale bombardamento del 1944 che distrusse anche la cappella Ovetari. Intorno agli anni Sessanta Guariento soggiornò a Venezia, dove dimostrò la sua padronanza nella pittura: si tratta del celebre Paradiso dipinto nel 1366-1367 per Palazzo Ducale, gravemente danneggiato nel 1577 e ricoperto da una tela del Tintoretto. Presentava le gerarchie angeliche (Angeli, Arcangeli, Principati, Potenze, Virtù, Dominazioni, Troni, Cherubini, Serafini) che per il Guariento rappresentavano la perenne lotta contro il Male. È l'opera che diede al pittore piovese la maggior fama e che esercitò una forte influenza sull'arte lagunare fino all'inizio del Quattrocento. Altre opere collocabili negli ultimi anni della sua vita sono le Madonne di Londra, Berlino e New York nelle quali vengono evidenziati gli elementi gotici e la profondità dell'ambientazione. Qualche critico gli attribuisce l’inizio della decorazione della Sala dei Giganti o Sala degli Uomini Illustri nella Reggia dei da Carrara a Padova. In questi anni Guariento ricercava un linguaggio gotico raffinato, con forti slanci verso il gotico internazionale. L'artista morì nel 1369 lasciando il posto ai pittori della nuova generazione trecentesca attivi anch'essi nella Padova carrarese, vale a dire Avanzo, Altichiero e Giusto de' Menabuoi. È importante considerare anche le opere minori di Guariento, comprese quelle nel territorio della Saccisica, perché anch’esse hanno una grande importanza storica e artistica. Per fare ciò, è necessario proporre visite guidate e aperture al pubblico dei luoghi che ospitano le sue opere, per far conoscere agli appassionati di arte gli aspetti ancora nascosti del pittore. L’opera più importante dell’artista nel territorio è il Polittico dell'Incoronazione della Vergine che oggi si trova al “Norton Simon Museum of Art” in Boulevard Colorado di Pasadena, California. Questo polittico è costituito da 32 pannelli decorati in oro, la cui scena principale è l’incoronazione di Maria come regina del cielo circondata da angeli e santi di dimensioni minori. Il percorso che l’ha portato in America ha visto il passaggio del capolavoro alla collezione del Gran Ducato di Toscana sotto Ferdinado III d’Asburgo. Nel 1846 divenne proprietà del Conte Czernin che l’aveva acquistato dall’antiquario Böhm di Vienna; fu poi venduto a Londra il 7 luglio del ’72 al museo californiano. Questo avvenimento ha svantaggiato il territorio della Saccisica perché ha impedito di sfruttare l’opera a scopi turistici. Alice Negrini, Michele Zanellato 4^BET Alla scoperta del “Galeone” di Pesaro Dopo più di 30 anni riaffiora il “Galeone” dimenticato Pesaro: fine Settecento, 2 navi, una francese e una austriaca si scontrano nelle acque pesaresi. Solo una ne esce vittoriosa; l'altra viene trovata 200 anni dopo a 3-4 metri di profondità davanti alla spiaggia di Levante. Stoccolma: 1628, il Vasa, prestigiosa nave reale, salpò dal porto di Stoccolma ma una raffica di vento lo investì all'imboccatura del porto. Salvatosi, una seconda più potente raffica di vento lo piegò su un fianco facendo entrare acqua dai portelli dei cannoni aperti. Questa la storia di due navi, completamente diverse: un forse “Galeone” e un Vascello. Al giorno d'oggi solamente uno si ritrova completamente fuori dall'acqua, conservato in un museo a Stoccolma che porta il suo nome. L'altro, invece, giace ancora sotto le acque pesaresi, di cui alcuni membri di un'associazione di sub, la Sub-Tridente, guidati dall'assessore dell'Ambiente della provincia di Pesaro Tarcisio Porto, hanno portato alla luce solo alcuni reperti e oggetti di bordo che appartenevano all'equipaggio. Ma per mancanza di fondi, i lavori si fermano nel 1995; riprendono solamente molti anni dopo quando il mare aveva interamente coperto il relitto con 1 metro, 1 metro e mezzo di sabbia circa. Nel 18 giugno 2011, l'associazione Sub Tridente è tornata sulle tracce del Galeone dopo anni con un piccolo impedimento: un'operazione completa di scavo non fu possibile a causa della lunga procedura dell'iter burocratico per la concessione degli scavi. Oggi, per mostrare una parte del recupero del “Galeone” di Pesaro, l'associazione SEAM ADRIATIC ha prodotto una video-installazione che avrà luogo dal 18 gennaio 2015 al 22 febbraio 2015, presentata da Alessio Canalini, archeologo subacqueo, membro dell'associazione e leader promotore delle ultime iniziative. Il vascello di Stoccolma è stato ritrovato da Anders Franzén, un ricercatore privato, nei primi anni del '50. Egli, affascinato dai relitti, lo ritrovò integro semplicemente grazie all'assenza del verme delle navi, Teredo navalis, che, nelle acque poco salate del Baltico, non sopravvive. Il Vasa fu riassemblato a Stoccolma sotto la supervisione del costruttore navale olandese Henrik Hybertsson. Quest'ultimo era assistito da maestri d’ascia, carpentieri, scultori, pittori, vetrai, velai, fabbri, e da molti altri artigiani specializzati. In tutto, lavorarono 400 persone. Il vascello fu costruito agli ordini di Gustav II Adolf, Re di Svezia. I lavori proseguirono per circa due anni. Gli Svedesi trattarono in modo diverso il recupero del relitto: venne alla luce il 24 aprile 1961; naturalmente l'attenzione si soffermò sulla conservazione del relitto attraverso degli spruzzi continui d'acqua dolce; hanno saputo sfruttare il recupero del relitto creando il museo più grande d'Europa dedicato alla marina. Il museo è il frutto di una gara fra 384 architetti. Il museo Vasa fu inaugurato nel 1990; attualmente è il museo più visitato in Scandinavia. Oggi i Pesaresi stanno perdendo un'occasione d'oro a causa delle problematiche legate alla burocrazia e al mare. A questo record oggi stanno puntando i Pesaresi per creare anche loro un museo dedicato al Galeone. L’associazione SEAM vuole dimostrare che il binomio Cultura e Turismo può generare Economia. Sta partendo una iniziativa di crowdfunding ma l’idea ultima è quella di una veleggiata tra giugno e settembre in Adriatico toccando i principali porti della costa italiana e croata, coinvolgendo barche d’epoca e tradizionali e imbarcando ragazzi anche diversamente abili per raccogliere fondi pro Galeone. L’appuntamento per tutti sarà a Chioggia Sottomarina! Andrea Alquati Lorena Schilipacki 4^BET Noi, soldati per un giorno Era la notte del 24 ottobre 1917, ore 2:00, quando l'artiglieria austro-tedesca iniziò ad assediare con delle cannonate il fronte italiano stanziato sul fiume Isonzo. Pochi minuti dopo gli italiani già in allarme, furono bersagliati da proiettili di acido cianidrico, un gas chimico che portava alla morte nonostante le truppe italiane fossero attrezzate di maschere antigas. I nostri uomini in aggiunta agli attacchi inaspettati erano estenuati a causa delle pessime condizioni igieniche che da mesi erano presenti. Essi erano costretti a vivere nel fango delle trincee senza mai potersi cambiare o lavare, erano esposti al freddo e alle intemperie delle alte Alpi. In seguito a questi attacchi calò il silenzio che fu interrotto dal fuoco aperto da ristretti plotoni nemici. Gli austriaci, con la loro strategia riuscirono a rompere lo schieramento italiano in più punti, grazie anche alla fitta nebbia che si era calata. Inoltre, per le truppe era difficile comunicare a causa delle vie telefoniche distrutte. Ciò che incise maggiormente sull'esito della battaglia fu la disorganizzazione con cui venne diretto l'esercito; ormai le porte erano aperte per gli austriaci e non rimase tempo per attuare nuove strategie, perciò i soldati si rifugiarono al di là del Piave. Dopo varie battaglie con l'aiuto dei francesi e degli inglesi, gli italiani riuscirono a sconfiggere gli austriaci. Siamo a conoscenza di queste informazioni grazie all'intervento formativo della guida al museo di Caporetto, in cui le classi quinte hanno avuto il piacere di imbattersi il giorno 14 ottobre. A causa del poco tempo non abbiamo avuto l'opportunità di immedesimarci nella vita che i soldati erano obbligati ad affrontare ogni giorno nelle trincee. Ma nonostante ci sia stata preclusa questa possibilità siamo riusciti a cogliere gli aspetti più toccanti di questa Grande Guerra. Dopo questa interessante esperienza a Caporetto ci siamo diretti a Redipuglia, dove si trova il più grande sacrario militare d'Italia e uno dei più grandi del mondo. Esso è dedicato alla memoria di oltre 100.000 soldati italiani caduti durante la 1a guerra mondiale. Arrivati in questo luogo siamo stati accolti da una guida che ci ha illustrato il motivo per cui è stato innalzato questo monumento commemorativo. Alla base di questo mausoleo si trova la tomba del Duca d'Aosta, comandante della III^ armata italiana, al cui fianco sono sepolti anche i suoi generali. Il mausoleo è formato da 22 gradoni dove in ognuno di essi sono poste le salme dei caduti in ordine alfabetico dal basso verso l'alto. In quest'opera architettonica è stato inciso più volte la scritta “PRESENTE”, con l'intenzione di trasmettere alle nuove generazioni il sacrificio e la generosità che molti uomini in quegli anni hanno voluto dare alla propria patria. Martina Spinello Sara Chinello Beatrice Gessi 5^BET Diario di viaggio... Seven days in Canterbury Noi alunni delle classi 3^BET e 3^AET, un gruppo di ben 42 alunni, abbiamo potuto partecipare a uno stage linguistico di una settimana in Gran Bretagna grazie all’opportunità che ci è stata fornita dalle nostre insegnanti di inglese, le proff. Mazzucato e Guarnieri. Il 23 febbraio 2015 siamo partiti verso l’Inghilterra per un’esperienza del tutto nuova, attesa con gioia ed entusiasmo sin dall’inizio di quest’anno scolastico. La nostra meta è stata Canterbury, una piccola città a meno di 2 ore dal centro di Londra. Dopo una lunga giornata di viaggio, siamo arrivati a Canterbury in serata dove abbiamo conosciuto le rispettive famiglie che ci avrebbero ospitato durante il nostro soggiorno. Quasi tutte le famiglie si sono dimostrate disponibili, gentili, simpatiche e desiderose di conoscere noi studenti italiani. Il loro stile di vita è diverso sotto vari punti di vista, come ad esempio il differente orario dei pasti principali, i capi di abbigliamento troppo leggeri nonostante il clima rigido e il loro scarso utilizzo dell’ombrello quando piove. Anche se ci sono sembrati degli aspetti insoliti, ci hanno permesso di conoscere le loro abitudini. Ogni mattina ci riunivamo a scuola per frequentare un corso tenuto da insegnanti madrelingua. Per tutte le giornate erano state programmate diverse attività e giochi finalizzati al miglioramento dell’inglese, come un’intervista agli abitanti di Canterbury per avere una loro opinione su una vacanza progettata e inventata con la nostra fantasia. Nel pomeriggio abbiamo potuto vedere i monumenti storici della città come il teatro Marlowe, la casa dei tessitori, il castello normanno e Beaney House, un museo che dispone di quadri del XIX secolo e di oggetti provenienti dalle colonie di tutto il mondo. Un intero pomeriggio è stato dedicato alla visita alla meravigliosa cattedrale. Essa ha una lunga tradizione di accoglienza verso i suoi visitatori che risale fino ai tempi dei pellegrinaggi medievali. Siamo stati felici di scoprire la bellezza di questo grandioso luogo sacro con atmosfera davvero magica. La giornata di sabato, la più attesa, siamo finalmente potuti andare a Londra, accompagnati dagli insegnati madrelingua che ci facevano da guida, per vedere con i nostri occhi i suoi famosissimi monumenti. L’intero gruppo ha visitato il British Museum con grande interesse, ha potuto camminare a Trafalgar Square, ha visto il Big Ben, la London Eye, Buckingham Palace e molti altri edifici. La visita è stata molto intensa per il breve tempo a disposizione ma ci ha permesso sicuramente di poter assaporare un po’ la città. Abbiamo vissuto un’esperienza davvero indimenticabile e utile per rafforzare il nostro bagaglio personale e di studio. Ci siamo divertiti molto e abbiamo avuto l’opportunità di venire a contatto con una realtà diversa da quella a cui siamo abituati; c’è stata la possibilità di conoscere nostri coetanei di altre nazionalità anch’essi a Canterbury per lo stage linguistico, abbiamo approfondito la conoscenza tra compagni e creato nuove amicizie. Consigliamo vivamente questa esperienza a tutti gli studenti del corso turistico perché ne vale veramente la pena, tanto che noi speriamo di ripeterla al più presto! Flying to London Londra, capitale del Regno Unito e dell'Inghilterra, è la metropoli più popolata d’Europa, infatti conta all’incirca otto milioni di abitanti. È una delle mete più ambite per famiglie e coppie, soprattutto durante il periodo natalizio, poiché è una delle città più influenti in ambito culturale, politico-economico e artistico. Ma cosa è obbligatorio vedere? IL PALAZZO DI WESTMINSTER È la Casa del Parlamento, palazzo medievale nato come residenza reale verso la fine dell’anno mille. Andato distrutto in seguito ad un incendio nel 1834 e poi ricostruito. Ora include circa mille stanze, camere da pranzo, biblioteche, bar e palestre. Una delle parti più conosciute è l’Elizabeth Tower, la torre dell’orologio, realizzata in stile gotico in circa vent’anni. IL TOWER BRIDGE È il famoso ponte mobile ospitante il Tower Bridge Museum, posto sul fiume Tamigi e situato a est della città. È costituito da due torri in cima a due passerelle luminose ed è in grado di aprirsi per permettere il passaggio alle imbarcazioni. IL LONDON EYE È una ruota panoramica situata sulla riva sud del Tamigi, è la più alta d'Europa e su essa si può ammirare il panorama di tutta la città. È l'attrazione più popolare del Regno Unito e, inoltre, ogni vigilia di Capodanno a mezzanotte, dalla struttura partono i fuochi d'artificio. BUCKINGAM PALACE È la residenza ufficiale della regina Elisabetta e sede di cerimonie pubbliche. È un maestoso edificio grande circa 70.000 metri quadri e vanta di vasti giardini ospitanti numerosi specie di uccelli e fiori. È uno dei posti più visitati dai turisti, i quali ogni ora possono assistere al cambio della guardia. Nicola Loreti , Teresa Nante , Elisa Sola 3^AEM I libri che piacciono a noi Gli Sdraiati di Michele Serra “L’unica certezza è che sei passato da questa casa. Le tracce della tua presenza sono inconfondibili […]. Lasciare pulito il cesso. Spegnere le luci. Chiudere i cassetti e le ante degli armadi. Per me sarebbe già molto. Quasi mi commuoverebbe. trare in un negozio, definito addirittura “tempio”, dove “appena entri, e cerchi di mettere a fuoco lo sguardo nella penombra rossastra, capisci che non è solo un negozio, non proprio. Già la penombra rossastra è un indizio. Ti ritrovi in un misterioso pianterreno dalle funzioni indefinibili, un incrocio tra il foyer “Sopra di te solo il cielo limpido […], un blu cobalto […]. Mi di un teatrino non di tendenza (in un cartellone potrebbe esserci fermai a guardarti […] salivi veloce, con passo elastico, che “Grease”), l’atrio di un salone di bellezza multipiano, l’enorme esprimeva destrezza, sicurezza, forse felicità […] quella feli- ascensore voluto da un emiro per salire a palazzo con le trenta cità che solo a dirla […] le lacrime mi velano gli occhi. mogli velate tutte insieme e la sala d’attesa del Grande Provino Questi stralci sono tratti dal romanzo “Gli sdraiati di Michele Serra. L’autore in stile autobiografico narra le vicende di un padre e del figlio adolescente, il quale, come tutti i ragazzi di oggi, è un fannullone che non si interessa della società che lo circonda. Nella trama si intrecciano le peripezie di Brenno Alzheimer, combattente nella Grande Guerra, Vecchi contro Giovani, e di un padre che supplica il figlio di seguirlo in un’escursione sul Colle della Nasca. Tre storie “diverse” ma allo stesso tempo collegate fra loro, il tutto in meno di cento pagine. Generale per l’ammissione d’ufficio al master di narcisismo.” Insomma, l'autore ha colto nel dettaglio tutte le sfumature del carattere adolescenziale, descrivendole in maniera eccessiva, ma scherzosa. Nonostante sviasse dal tema principale, mi è molto piaciuta la “trama nella trama”, cioè il racconto fantascientifico di una guerra fra Vecchi e Giovani che Serra dichiara di voler scrivere in futuro. Infine lo scrittore cerca di convincere, in tutti i modi possibili, il figlio a seguirlo sul Colle della Nasca, uno dei suoi luoghi naturalistici preferiti dove era solito recarsi durante la sua infanzia. L'elemento che mi ha attratto maggiormente è stato il modo in cui Serra ha usato la metafo- Il libro tratta un problema presente da sempre: la difficoltà ra del figlio che, all’ultimo, cede e va in montagna con il padre da parte dei genitori di capire i figli adolescenti e viceversa. per un'escursione nonostante le sue sneakers distrutte. Questa Il testo, scritto con un registro linguistico raffinato ma assai figura retorica rappresenta il mezzo con il quale i giovani di moderno non sempre è di facile comprensione ma è apprez- oggi riescono a raggiungere gli obiettivi posti con i propri mez- zabile e condivisibile il modo in cui il padre si esprime riguar- zi e le proprie capacità. do al figlio. Da questo mini-libro è stato anche tratto lo spettacolo “Father Ho trovato il libro particolarmente interessante per la capa- and Son” di Claudio Bisio, dove in un’ora e mezza il comico cità dell’autore di cogliere i comportamenti del figlio e di esegue un monologo sullo stile di vita del figlio adolescente. descriverli in ogni singolo particolare, dal stare ore ed ore sdraiati sul divano con il laptop sulla pancia, l’iPhone nella mano destra, un libro di scuola sulla sinistra e le cuffiette alle orecchie, al dormire fino ad oltre mezzogiorno nei giorni di ferie, al lasciare i residui di dentifricio blu sul lavandino; tutte cose che ognuno di noi giovani fa ripetutamente, chi più chi meno. Un altro fatto a cui l’autore dà molta importanza, tanto da dedicargli un capitolo intero, riguarda Polan&Doompy, ovvero la versione di Serra di Abercrombie&Fitch, un noto marchio fra i giovani. Gli adolescenti sono persino disposti a stare ore e ore in coda solo per en- Anche se la lettura non è sempre scorrevole a causa del lessico a volte troppo complicato, è comunque un libro interessante che consiglierei soprattutto ai giovani rispetto agli adulti, per far comprendere meglio il modo in cui viene interpretato il comportamento dei figli da parte dei genitori. Questo testo mi è piaciuto molto perché Serra è riuscito a cogliere tutte le sfaccettature degli “Sdraiati” di oggi, in cui la maggior parte degli adolescenti può facilmente riconoscersi. Martina Spinello 4^AEM Il ritratto di Dorian Gray Alla morte della giovane, la vita di Dorian prende una piega drammatica: vizi, lussi, un’esistenza sregolata che lo mantiene giovane esteriormente, ma fa deprimere il dipinto e la sua stessa anima fino ad un terribile epilogo. L’ossessione di Dorian per la bellezza e la giovinezza si può facilmente rintracciare tutt’oggi nella comunicazione e in un certo tipo di tv e di giornali. La perfezione fisica, ricercata giorno per giorno fa spesso dimenticare che l’importante è l’essere, cioè la nostra personalità che ci accompagna quotidianamente e che dimostriamo, relazionandoci con gli altri. La bellezza, infatti, con gli anni svanisce mentre il nostro modo di essere rappresenta il nostro biglietto da visita, individuale per sempre che nonostante le malevolenze e le imperfezioni, ci rende unici ed inimitabili. Elisabetta Taschin 3^ BTC Un libro che si può definire un classico della lettura è “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde. Il protagonista è Dorian, un giovane inglese di famiglia ricca, bello e con il mondo ai suoi piedi. Basil Hallward, un suo caro amico pittore, decide di realizzargli un ritratto e proprio nello studio dell’artista, il protagonista incontra Lord Wottom, che diventa il suo punto di riferimento grazie alle sue teorie affascinanti. Dopo una conversazione con Wottom, Dorian esprime un desiderio che gli farà vivere l’esistenza che sognava e, allo stesso tempo, lo distruggerà: rimanere sempre giovane e far invecchiare il ritratto al posto suo. Inizialmente il protagonista non da’ molto peso agli effetti del proprio agire infatti, continua la sua vita normalmente, innamorandosi perdutamente di un’attrice teatrale. Invito al cinema Boyhood Boyhood è l’ultimo film di Richard Linklater, regista americano che racconta una vicenda molto particolare, che rende il film diverso da tutti gli altri. Ѐ stato girato nel corso di 12 anni (partendo dal 2002) con lo stesso cast di attori che durante il film crescono, maturano fino ad arrivare all’età matura. Vedere i personaggi che crescono lentamente davanti alla telecamera è emozionante; è la vita personale del regista raccontata davanti al mondo intero. Il film è diviso in episodi e segue la vita di un ragazzo di nome Mason Jr. dal suo primo anno di scuola elementare fino al college, dai 5 ai 18 anni circa. La sua storia è inserita all’interno di un nucleo famigliare: genitori divorziati, lui e sua sorella che vivono tra due famiglie. Linklater usa la sua stessa infanzia come punto di riferimento per raccontare la storia di un bambino che arriva alle soglie della maturità, fra traslochi, le nuove scuole, la nuova relazione del padre e quelle fallite della madre. Ma l’elemento chiave del film è Mason, la sua infanzia, la sua adolescenza, dalla prima ragazza ai viaggi per andare a trovare la sorella all’università. Boyhood fa riferimento anche ad alcuni recenti eventi storici come la guerra in Afghanistan o le elezioni di Obama senza tacere anche dell’evoluzione velocissima della tecnologia. Le riprese sono durate 39 giorni, distribuiti nell’arco di 12 anni. Ogni anno la troupe e il cast si riunivano per qualche giorno di riprese per poi arsi appuntamento per l’anno successivo , tutto all’interno di una sceneggiatura molto fluida. L’attore che interpreta Mason Jr. è interpretato da Ellar Coltrane, nato nel 1994 scelto per il film all’età di 6 anni. Il padre è interpretato da Ethan Hawke, la madre da Patricia Arquette e la sorella da Lorelei Linklater, figlia del regista. Lavorare con lei gli ha permesso di vedere sua figlia attraversare l’adolescenza vera e la sua rappresentazione cinematografica. Niente è stato scelto a caso, la musica era un altro fattore che ci porta esplicitamente nel passato. Sono state usate canzoni come Yellow di Coldplay, Crazy di Barkley e Somebody that I used to know di Gotye. Il titolo invece è un ripiego, il nome originale doveva essere ’12 Years’ ma dopo l’uscita di ’12 Years a slave’ Linklater è stato costretto a cambiarlo per evitare di fare confusione. Il film è un proprio e vero capolavoro, esaltato da tutti proprio perché fonde aspetti in modo armonioso dando vita ad uno di quei film magici che ti fanno ridere e piangere, ti fanno provare un’esperienza cinematografica diversa, unica e mai provata prima da nessun spettatore. Silvia Popa 4^BET Listen to... About music.. La musica nel mondo è sempre esistita, forse anche da prima che se ne avesse una testimonianza. Ogni popolazione ha sempre avuto una sua forma di musica che si è protratta fino ai giorni nostri. Esistono svariatissimi tipi di musica da quella pop a quella rock, da quella metal a quella classica, tutte esprimono qualcosa di importante e trasmettono emozioni, che dipendono dal proprio gusto personale. Soft music Uno dei generi musicali che più ascolto e che è uno tra i più ascoltati al mondo è la "pop music". Si può indicare anche con il termine musica leggera e nasce agli inizi del '900 con la nascita dell'industria musicale ed è un insieme di tendenze musicali che si accomunano da un linguaggio relativamente semplice e da una musica molto orecchiabile e poco complessa. Questo tipo di musica è strettamente legata al commercio in quanto sono le case discografiche a "lanciare" le varie canzoni tramite trasmissioni televisive e programmi radiofonici. Penso che la pop music sia uno tra i generi musicali più ascoltati al mondo proprio per la sua semplicità e per il fatto che è usata molto come sottofondo: alla radio, alla televisione e nei locali. Una canzone molto bella è: "Billie Jean" di Michael Jackson che per tutti i sui grandi successi è ancora tra i primi posti delle classifiche mondiali e per questo si è aggiudicato il titolo di “re del pop”. Invece un genere totalmente differente dal pop è il Dubstep. Dubstep Il DUBSTEP è uno dei generi musicali che più mi attira, e che attira moltissimi altri ragazzi di tutto il mondo. Questo genere musicale, è caratterizzato da un tempo di circa 140 battiti al minuto, il ritmo molto spesso è sincopato. Questo differenzia il dubstep dagli altri generi, come l’”House”, poiché la ritmica risulta meno scontata, rallentata e spesso enfatizzata più dalla linea del basso che dalle percussioni (infatti questo genere è molto difficile da ballare, perchè appunto la ritmica è imprevedibile). Questo genere si è diffuso in Europa e in America, dove ha avuto un grandissimo successo, succeduto poi da un "snaturamento", un cambiamento radicale da quello che era il dubstep "originale". Moltissimi autori modificano a loro piacimento, pur tenendo conto delle caratteristiche essenziali, la musica dandole anche caratteristiche hardcore, con suoni molto forti, diventando un vero e proprio miscuglio electro/electrohouse (altro genere musicale simile al dubstep, però con caratteristiche e suoni più "forti", e con la ritmica aumentata). Ai giorni d'oggi, si parla principalmente del Mainstream Dubstep, ovvero del dubstep più comune, convenzionale e dominante. Una canzone molto bella è: "Radioactive (db remix)" degli Imagine Dragons. Nicola Milani, Luca Cavalera 3^AEM Operatic Pop IL VOLO Il Volo è un gruppo musicale italiano costituito da due tenori e un baritono: - Piero Barone (Agrigento, 24 giugno 1993), - Ignazio Boschetto (Bologna, 4 ottobre 1994), - Gianluca Ginoble (Atri, 11 febbraio 1995). Il trio si è formato nel 2009 durante la partecipazione dei cantanti alla seconda edizione del talent show “Ti lascio una canzone”. Nel corso della loro carriera hanno interpretato brani perlopiù appartenenti alla tradizione classica italiana ed internazionale, con stile e arrangiamenti moderni. Hanno inciso anche brani in lingua spagnola, inglese, francese, tedesca e latina. Il gruppo è inoltre noto per aver vinto il Festival di Sanremo 2015 con il brano: GRANDE AMORE Chiudo gli occhi e penso a lei il profumo dolce della pelle sua è una voce dentro che mi sta portando dove nasce il sole. Sole sono le parole ma se vanno scritte tutto può cambiare senza più timore te lo voglio urlare questo grande amore Amore, solo amore è quello che sento. Dimmi perché quando penso, penso solo a te dimmi perché quando vedo, vedo solo te dimmi perché quando credo, credo solo in te grande amore. Dimmi che mai che non mi lascerai mai, dimmi chi sei respiro dei giorni miei d'amore. Dimmi che sai che solo me sceglierai, ora lo sai tu sei il mio unico grande amore Passeranno primavere, giorni freddi e stupidi da ricordare maledette notti perse a non dormire altre a far l'amore, amore, sei il mio amore per sempre, per me. Dimmi perché quando penso, penso solo a te dimmi perché quando amo, amo solo te dimmi perché quando vivo, vivo solo in te grande amore. Dimmi che mai che non mi lascerai mai, dimmi chi sei respiro dei giorni miei d'amore. Dimmi che sai che non mi sbaglierei mai, dimmi che sei che sei il mio unico grande amore Curiosità... La canzone ha conquistato la classifica dei singoli più scaricati e il video ha totalizzato numeri record (oltre 4,5 milioni di visualizzazioni su Vevo/You Tube). Nicola Baretta 3^AEM De Nicola in vetrina Il lavoro, un mondo in continuo cambiamento Incontro con la giornalista Rosanna Santonocito del Sole 24 ore Il giorno 22 ottobre 2014 nella nostra scuola, l’IIS De Nicola di Piove di Sacco, si è tenuto un incontro con la giornalista Rosanna Santonocito, che ha raccontato a noi alunni di quarte e quinte come è riuscita a diventare una giornalista: dall’età di 17-18 anni ha iniziato la sua attività con il giornalino scolastico e poi si è dedicata a radio libere. Ha frequentato l’università di lingua e ha svolto un concorso di master sul giornalismo a Milano. Dall’età di 24 anni ha cominciato a lavorare al Sole 24 ore nella sezione lavoro e in quella di tecnologia, richiedendo la gestione del canale lavoro del giornale chiamato Job24.it e del suo blog personale Jobtalk. Negli ultimi anni ha cercato di diversificare il proprio lavoro con incontri, aggiornamenti, ecc. Quindi ci ha parlato dei cambiamenti in corso nel mondo del mercato del lavoro che hanno determinato un nuovo assetto della struttura occupazionale e professionale italiana. Alcune professioni hanno visto diminuire la propria domanda di lavoro e altre hanno conosciuto un aumento di occupazione. I gruppi professionali più colpiti dalla crisi sono quelli riguardanti la manifattura e l’industria, cioè artigiani, operai specializzati, dirigenti e imprenditori. Vi è una forte crescita delle professioni non qualificate (+358.000 unità) e delle attività commerciali (+372.000). Secondo una classifica americana, nei prossimi 8 anni, alcune professioni rischieranno di scomparire: postini e fattorini (-28%), giornalisti di quotidiani e periodici (13%), agenti di viaggio (-12%) e altre in modo meno drastico. Da qui al 2030 nasceranno nuovi mestieri: agricoltore verticale (esperto di coltivazione sui palazzi), avvocato virtuale, nano medico (specialista in medicina che opera con tecnologie nanometriche cioè di piccole dimensioni), “narrowcaster” (prodotti di intrattenimento personalizzati), guida turistica dello spazio, banche del tempo, “personal brander” (tutor per inserirsi nel mercato del lavoro), esperto etico (competente in legge e filosofia), ecc. Al giorno d’oggi esistono mestieri che 10 anni fa non esistevano, legati: alla tecnologia, al tempo libero (zumba trainer), al nuovo artigianato (artigiano digitale) e alla “sharing economy” (economia della condivisione). L’innovazione è una delle leve fondamentali della crescita ed è utile per uscire dalla crisi e attirare posti di lavoro attraverso l’evoluzione e la diffusione di nuove tecnologie, nuove professionalità, nuovi metodi di produzione e scelte sostenibili. I lavori innovativi sono quelli a uso intensivo del capitale umano, della creatività e dell’ingegno, nei vari campi: dal design (moda) all’intrattenimento (videogiochi, cinema, internet e tv), dal marketing alla finanza e in tutte le attività che uniscono saperi diversi. Le professioni che si sono rinnovate di più sono i tecnici della sicurezza, quelli legati all’ambiente e quelli informatici; invece i minori cambiamenti sono avvenuti nelle professioni manuali e non classificate. Vi sono diverse generazioni di dipendenti, tutte con un modo di ragionare diverso: i “milleniers”, cioè chi non ha mai conosciuto un mondo senza tecnologia; i “baby boomers”, nati nella metà degli anni ’50 e fine anni ’60 i quali sono cresciuti senza guerre e con un’economia stabile; i “seniors”, cioè gli individui con più esperienza e che a breve andranno in pensione. Per essere un buon lavoratore bisogna possedere particolari capacità: l’elasticità, che è l’attitudine ad adattarsi e ad accettare nuove proposte per crescere; la creatività, cioè l’abilità di progettare e avere fantasia (è la caratteristica meno presente in Italia); e infine la resilienza, che è la capacità di reagire al cambiamento in modo positivo. Verso la fine dell’incontro, la giornalista ha proposto un “elevator pitch”, cioè un breve discorso per presentarsi al datore di lavoro in un tempo ristretto (120 secondi circa) e per attirare la sua attenzione. Il colloquio si divide in diversi punti: la preparazione e la presentazione di sé stessi gestendo il tempo e adattando le informazioni alla persona con cui si sta parlando. Quest’incontro ci è stato molto utile per renderci partecipi dei cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, aiutandoci a comprendere quali sono le caratteristiche per essere un buon lavoratore e quindi entrare nel settore lavorativo nel migliore dei modi, affrontando tutte le possibili situazioni che si possono presentare. Alice Negrini Michele Zanellato 4^BET “Quasi un milione di vittime e un solo nome capace di rievocare il grido di migliaia di volti: RWANDA” La classe 5^BET dell'istituto E. de Nicola di Piove di Sacco, il giorno 23 febbraio 2015 ha assistito ad uno spettacolo in auditorium di Marco Cortesi e Mara Moschini sul genocidio in Rwanda. Marco Cortesi e Mara Moschini sono tra i più apprezzati autori e interpreti della nuova generazione di teatro civile; attraverso un accurato lavoro giornalistico e di ricerca storica, hanno realizzato uno straordinario spettacolo. Il dramma tratta del genocidio più veloce e sistematico della storia dell'umanità avvenuto ad aprile del 1994. Si stima una cifra di circa 800.000 vittime ma a colpire, oltre alla quantità, questa volta è la velocità: 10.000 morti al giorno, 400 cadaveri all'ora, 7 corpi al minuto, un omicidio ogni 10 secondi. Gli attori hanno poi messo in comparazione la caduta delle Torri Gemelle dove morirono 3.000 persone e il mondo si fermò; in Rwanda invece per 104 giorni caddero 3 Torri Gemelle ogni giorno e nessuno se ne accorse. La rappresentazione racconta di un uomo e una donna di due famiglie diverse, Hutu e Tutsi, che per sopravvivere alla guerra avevano due scelte: fuggire o lottare. Loro hanno scelto la seconda. Lo spettacolo non ha utilizzato scenografie né musiche di scena o proiezioni video. Anche senza scenografia i due attori hanno ricreato con le loro parole un'atmosfera capace di catturare la nostra attenzione riproducendo la situazione in quelle terre durante quei terribili giorni. È stato uno spettacolo molto interessante che vuole denunciare l'indifferenza delle persone davanti a tutti questi morti solo perchè è successo in terre africane. Inoltre è bello che ci siano delle persone che raccontano questi avvenimenti che hanno fatto la storia ma di cui i libri, purtroppo, non parlano. Alice Mazzanti, Sofia Zanetti 5^BET Questa è guerra! La metamorfosi della fotografia di guerra in cento anni Cento anni di storia intensi raccontati attraverso la fotografia: ecco cosa ci propone la mostra di Padova, curata da Walter Guadagnini e chiamata “Questa è guerra”. Un viaggio indietro nel tempo, una sorta di ricostruzione storica con oltre 350 fotografie diverse, per raccontare l’orrore dalla Grande Guerra fino ai giorni nostri, ma soprattutto per far riflettere l’osservatore su come i conflitti siano cambiati e anche sul fatto che la fotografia, nel corso del tempo, ha modificato il suo modo di raccontare la realtà. Infatti, all’interno di queste vicende belliche, sono stati individuati punti di vista particolari, che hanno caratterizzato il rapporto tra la guerra, la documentazione e la narrazione fotografica. Con l’inizio della Prima Guerra Mondiale, i soldati iniziano ad utilizzare un nuovo strumento, una novità tecnologica: la macchina fotografica. Il loro intento è semplicemente quello di immortalare i momenti e i nuovi strumenti di guerra, come una sorta di ricordo da mandare poi ai loro cari. Successivamente, con la Guerra Civile, l’idea della fotografia verrà stravolta. Nasce infatti la figura del fotoreporter, e qui è d’obbligo citare Robert Capa, che decide di raccontare le atrocità del conflitto spagnolo attraverso delle immagini. Famosa è la sua foto “miliziano colpito a morte”, dove ritrae un soldato dell’esercito repubblicano colpito da un proiettile sparato dai franchisti. L’immagine è stata inoltre al centro di un lungo dibattito per la sua presunta non autenticità: molti hanno pensato che fosse infatti una ricostruzione per rappresentare l’atrocità della guerra civile spagnola. Con l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale, la fotografia si evolve nuovamente, diventa uno spunto in più di riflessione. La Guerra, per la prima volta, non coinvolge soltanto eserciti o basi militari, ma invade spazi pubblici e privati. Si presenta dunque la necessità di raccontare i piccoli e grandi drammi e di come la guerra si insinui anche nelle più piccole azioni della vita quotidiana come fa Philip Jones Griffiths nella sua foto “Quang Ngai”. Il fotografo non si fa scrupoli a impressionare sulla pellicola gli effetti devastanti del conflitto vietnamericano e le conseguenti reazioni della popolazione civile. Altra immagine che rappresenta al meglio questo periodo è “Vienna nel dopoguerra” di Ernst Haas, che descrive il rientro a casa di un soldato mutilato in una città in rovina. Durante gli anni ’60-’70, la figura del fotografo inizia ad andare in crisi a causa di un nuovo e potentissimo strumento in grado di catalizzare completamente l’attenzione delle masse; si tratta naturalmente della televisione. A questo punto la mostra cambia: inizia a proporre immagini di grande potenza e incisività realizzate da alcuni dei più importanti artisti del nostro tempo tra cui Richard Mosse che racconta la guerra del Congo attraverso l’uso di colori forti e vivaci. Successivamente, con l’invenzione del computer, del telefono, e di importantissimi sistemi di navigazione come Google Earth, tutti sono in grado di fotografare e condividere in tempo reale immagini ad alta risoluzione. Quale sarà il destino del reporter di guerra? Alessandra Bizzo, Celeste Ferrarese 5 ^BET Trip to the Netherlands La Settimana Europea del progetto Comenius “BBA 2” si è svolta dal 7 al 14 marzo 2015. Tre gruppi di ragazzi sono partiti per: Spagna, Germania e Olanda. Il nostro è quello che ha viaggiato verso l’Olanda. Il viaggio è stato estremamente lungo e, nonostante le numerose pause, stancante, ma ne è valsa la pena. La nostra destinazione: Aalten. All’ arrivo, il coordinatore olandese ci ha accolti, presentandoci alla nostra famiglia ospitante e offrendoci dei dolcetti tipici olandesi. Abbiamo trascorso la settimana insieme a ragazzi polacchi, francesi e ai nostri ospitanti : abbiamo svolto varie attività all’interno della scuola in cui eravamo divisi in gruppi. (vedi blog del progetto nel sito scuola!) Il mercoledì siamo andati ad Amsterdam, una magnifica esperienza! Abbiamo visitato la città e il museo “Madame Tussauds”, abbiamo inoltre fatto il tour dei canali in battello all’imbrunire. Romanticoooo! Alla partenza ognuno di noi ha avuto un piccolo regalo da parte delle famiglie come segno del bel rapporto che si era instaurato. Noi ragazzi consigliamo a tutti gli studenti di fare esperienze come queste per ampliare la conoscenza dei modi di vivere e delle lingue. La scuola erano organizzata in modo totalmente diverso dal nostro e offriva molteplici opportunità rispetto alla struttura della scuola italiana. Alessio Benetello 2BTC Eleonora Biolo 2CET I nostri pensieri sulla settimana europea Riflessioni della classe 1^Det sul Progetto COMENIUS BEWARE-BE AWARE! “La settimana Europea di BBA è stata un’esperienza FANTASTICA, ricca di emozioni straordinarie, un’occasione che capita una volta sola nella vita. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere persone meravigliose e la cultura di ragazzi della nostra età (noi adolescenti siamo tutti uguali!!) che provengono da altri Paesi con stili di vita diversi; abbiamo potuto scoprire meglio il mondo spagnolo, tedesco, olandese e rumeno, ampliare la nostra conoscenza e il nostro sapere oltre ad avere avuto l’opportunità di usare varie lingue. Un altro punto importante è che abbiamo conosciuto meglio i nostri compagni di classe e altri ragazzi della nostra scuola che non avevamo mai visto. Il progetto Europeo BBA ci ha fatto aprire gli occhi sull’Europa anche attraverso il confronto tra le nostre scuole (abbiamo rilevato molte differenze!) e ora ci sentiamo non solo cittadini Italiani ma anche Europei. “ Alice D, Sara G, Francesca, Sara D.B., Giada, Emilia, Alessia B, Martina, Mattia “Inizialmente ero confuso, il mio ospite mi parlava in inglese e io non capivo niente!! Poi abbiamo cominciato a conoscerci e con lui molti altri ragazzi europei. È stata un’esperienza fantastica sia perché ho cominciato a capire un’altra lingua sia perché mi sono divertito un mondo: mi resterà per sempre nel cuore.” Riccardo Frizz È stato bello avere una persona in casa con cui parlare ed imparare nuove lingue e migliorare quelle che si studiano a scuola. Mi è piaciuto ascoltare i ragazzi del gruppo europeo parlare la loro lingua e socializzare con loro. All’inizio è stato un po’ difficile, ma poi mi sono abituata anch’io ad usare un’altra lingua…..È stata un’esperienza che ricorderò per sempre come i visi al momento dell’addio… con le lacrime agli occhi ed il sorriso…….” Elisa P, Andreea, Lisa “L’esperienza vissuta in questo anno scolastico con il progetto Europeo BBA è stata fantastica! La settimana europea mi ha fatto provare emozioni straordinarie: mi ha cambiato sia dal punto di vista caratteriale sia da quello linguistico. Ringrazio i professori e i miei genitori di avermi dato la possibilità di partecipare a questo progetto.” Elisa G, Riccardo, Vittorio Alla scoperta di un mondo magico: la Thun Il 23 Aprile 2015 alcune classi dell'istituto “E. de Nicola” si sono recate a Bolzano, per scoprire il magico mondo della Thun, azienda italiana di oggetti da collezione. Siamo stati accolti da Chiara, la responsabile di Risorse Umane, una donna elegante e spigliata il cui compito è quello di selezionare nuovi possibili dipendenti e che ha saputo spiegarci al meglio le caratteristiche e la storia dell'azienda. La Thun nasce nel 1950 da un'idea della contessa Lene, una signora che voleva trasmettere con piccoli doni tenerezza, gioia e passione; così si ispirò all'espressione angelica del figlio Peter mentre dormiva per creare quello che oggi è il simbolo di questa azienda: l'angioletto con gli occhi chiusi. L'azienda ha dei valori che fungono da ideali base: la GIOIA, l'EMOZIONE, il RISPETTO, l'IMPEGNO, la PROFESSIONALITÀ, la COMUNICAZIONE e infine l'ATTENZIONE PER IL CLIENTE a cui il prodotto viene rivolto. Tali principi hanno permesso al brand di crescere fino ad avere 1100 sedi in tutta Italia. Uno degli elementi fondamentali delle imprese è la concorrenza, ma Thun con questo termine non indica la competizione tra attività dello stesso genere, bensì la gara con tutti gli altri enti che offrono delle buone idee regalo. Per tale motivo è necessario che i dipendenti sappiano SAPERE, SAPER FARE e SAPER ESSERE, così da essere marca vincente per la donna, target di riferimento. Le classi hanno apprezzato molto la visita d'istruzione, poichè la responsabile che si è occupata dell' accoglienza ha saputo esprimersi in modo chiaro e soddisfacente, anche se avrebbero preferito entrare fisicamente nel mondo Thun, visitando i laboratori dove vengono prodotte le loro creazioni. La gita è proseguita con la visita della meravigliosa città di Bolzano, caratterizzata da immensi parchi e dal tipico paesaggio alpino. Classe 3^AEM POP ECONOMIX LIVE SHOW Martedì 20 gennaio 2015 alcune classi dell'istituto hanno avuto il piacere di partecipare, presso l'auditorium della scuola, ad una conferenza teatrale di Alberto Pagliarino intitolata “Pop Economix”. Lo spettacolo è un'iniziativa del 2010 sostenuta da Banca Popolare Etica, Teatro Popolare Europeo e da Il Mutamento Zona Castalia; il cui obiettivo è spiegare in modo semplice e creativo il fallimento della banca americana Lehman Brothers e l'avvio della crisi mondiale. Il tutto ebbe inizio nel 1999 quando i titoli tecnologici vennero acquistati da molti investitori, aumentando così il loro valore secondo “la legge del Pizzaballa” (teoria della domanda e dell'offerta). Nel 2000 però tale scelta si rivelò un vero errore che causò un effetto a catena: gli investitori si ritrovarono senza denaro, le aziende a dover licenziare e l'uomo medio americano a depennare dalla lista dei desideri gli elementi superflui. Nel 2001 il direttore della banca centrale americana, Alan Greenspam, per riattivare l'economia decise di ricorrere all'inflazione. I soldi stampati non giungevano direttamente nelle mani delle famiglie, bensì in quelle delle banche; ma quest'ultime, non ricevendo più fiducia dai cittadini, fecero decadere il progetto messo a punto da Greenspam. Nel 2002 si diffuse il “New American Dream”, il quale prevedeva che per esser un cittadino rispettabile della classe media si dovesse possedere una casa. Ciò non era concretizzabile per tutti: molti infatti furono costretti a chiede dei mutui chiamati “subprime”, prestiti senza garanzie se non la casa stessa. Tali concessioni sembravano esser pozzi senza fondo, finchè non arrivò il giorno in cui le somme di denaro da restituire raggiunsero livelli così alti da mettere l'uomo in una posizione tale da non riuscire a pagarle. Questo inadempimento fece risvegliare il recupero crediti che ebbe “l'onore” di conoscere ogni casa debitrice. Ma quindi di chi è la colpa? È delle banche che non hanno saputo gestirsi o di noi consumatori che avremmo dovuto informarci e acquistare più consapevolezza sul destino del nostro denaro? L'unica cosa che sappiamo è che tutti siamo responsabili di quello che ci accade e di quello che ci circonda, e per migliorare la situazione è necessario che il mondo intero si impegni nel prestare attenzione in ciò che fa. Elena Mastropasqua Vlad Ionut Manole 3^AEM MUSICOSOPHIA AL “DE NICOLA” La Classe 2bss fa rieducazione musicale e scopre di apprezzare la musica classica Piove di Sacco. Il 9 maggio, nella classe 2bss dell’Istituto Superiore “De Nicola” di Piove di Sacco, si è tenuta una lezione di Musicosophia. La Musicosophia è una disciplina finalizzata all’”ascolto cosciente” della musica classica perseguito attraverso il corpo. Nel “rieducare all’ascolto”, la persona viene guidata a cogliere la struttura di un brano, così l’opera musicale diventa “meditazione musicale” vissuta con ogni parte del corpo. Questo è ciò che ha fatto, in classe, la sig. Marina, membro dell’Associazione di Musicosophia di Piove di Sacco, nel tenere una lezione agli studenti del corso Socio Sanitario. Per prima cosa ha disposto le sedie a semicerchio e vi ha fatto accomodare i ragazzi, ha fatto ascoltare, ripetutamente, brevi brani di musica classica e ha chiesto loro di esprimere verbalmente il vissuto interno e le emozioni che la musica aveva indotto. Successivamente ha invitato gli studenti a sedere per terra e a far stendere sulle loro gambe un compagno di classe. Questo, ad occhi chiusi, doveva muovere le mani seguendo la musica: il resto della classe doveva andare in sincronia con lui. Infine, ha invitato la classe a “ballare”, adattando il movimento di tutto il corpo ad un brano musicale. Le attività sono state tutte molto apprezzate dalla classe, tanto che i ragazzi hanno avanzato, a Marina, la proposta di poter approfondire, durante il prossimo anno scolastico, “l’ascolto attivo della musica classica” alla luce della specificità dell’indirizzo Socio Sanitario. Qui di seguito vengono riportate le impressioni di alcuni studenti. L’esperienza di sabato mattina mi è piaciuta molto. L’ho trovata rilassante. La cosa che mi ha colpito di più è come Marina sia stata brava nel mantenere l’attenzione su di sé pur parlando a voce bassa. Era molto calma e riusciva a calmare anche noi. L’esperienza di sabato mattina è stata molto positiva. Mi sono piaciute molte cose: per esempio, il tono di voce di Marina, calmo e rilassante, il momento di pausa, fantastico… Non avevo mai fatto un’esperienza simile; è stato bello l’approccio tra me e la musica. Secondo me l’approccio avuto da Marina è stato bellissimo, perché ha messo ognuno di noi a proprio agio usando della musica. Mi sono emozionato dentro ascoltando certi strumenti, che ho associato ad un qualcosa che ho vissuto. È stata un’esperienza bella e piena di emozioni. Spero si rifaccia. È stata un’esperienza molto bella e rilassante. Ho imparato che la musica riesce a trasmettere molte emozioni positive se la si ascoltata ad occhi chiusi. È stata una bella esperienza, perché è stata rilassante e allegra. Siamo riusciti a comunicare anche attraverso la musica. Mi piacerebbe rifare un’esperienza come questa. L’esperienza mi è piaciuta e mi ha particolarmente coinvolta. È stata un’attività interessante, da rifare assolutamente. In queste due ore mi sono rilassata e sono stata bene, non sono state due ore pesanti, anzi. È bello ascoltare la musica con Marina e il suo metodo è ancora più bello. È stata una bellissima esperienza, molto rilassante e piena di emozioni. Spero si rifaccia questo tipo di attività perché è stata istruttiva e gradevole. Classe 2BSS IN VISITA AZIENDALE ALLA SALEWA ITALIA Venerdì 17 aprile 2015 gli studenti della 5 AEM e della SALEWA non è solo un luogo dove “produrre” ma un 5 AEI dell’I.I.S.S.De Nicola di Piove di Sacco si sono contenitore di esperienze di lavoro, di attività, di emozio- recati in visita aziendale allo stabilimento SALEWA ni e di piacere. ITALIA divisione di Oberalp SPA di Bolzano, accom- Una piattaforma di vita dei brand, dove i prodotti si ve- pagnati dai docenti di Economia aziendale Margheri- dono, si capiscono, si “imparano”, si provano e si com- ta Fano e Gianna Biasetton, e dalla docente di scien- prano: la presenza contemporanea di un punto vendita di ze motorie, Rosangela Baldon. ultima generazione, come il SALEWA World, e di una L’attenzione e l’interesse della visita erano finalizzati parete di arrampicata, che porta il nome di SALEWA Cu- ad approfondire la conoscenza dei protagonisti e del- be, (1850 m² superficie per arrampicate indoor, 190 m² le realtà imprenditoriali di successo presenti in Italia, per arrampicate outdoor, la più grande palestra di arram- dell’azienda SALEWA e della sua CSR, l’attenzione picata in Italia) è la prova concreta di questo binomio. In verso i dipendenti, il report di sostenibilità/CSR e la questo senso la nuova sede è parte integrante della stra- filosofia aziendale, al fine di realizzare una attività tegia di sviluppo dei marchi. laboratoriale per un percorso d’esame. SALEWA é Ed è in questo contesto che rientra il piano CSR di re- leader nelle attrezzature e nell’abbigliamento per la sponsabilità sociale: i dipendenti dell’azienda hanno a montagna, e dal 2011 ha aperto una innovativa sede disposizione strutture lavorative ideali per svolgere al a Bolzano, che non ospita solo le principali attività meglio le proprie attività ma allo stesso tempo possono della azienda, ma è il luogo dove coltivare e sviluppa- accedere a dei servizi messi a disposizione dall’azienda, re tutti i brand in portafoglio, da quelli di proprietà quali l’asilo, la climbing hall, una generosa area di ricrea- coma SALEWA e DYNAFIT, ai marchi in distribuzione zione indoor e outdoor al 3° piano o l’area fitness al 6° sul territorio nazionale come Speedo e Rip Curl. piano della torre, (che non abbiamo visitato), dove poter La leadership si declina in una linea di prodotti unica, ma anche in un marchio che sa presentarsi con un'immagine unitaria, a livello regionale, nazionale e internazionale. L’architettura aziendale si presenta maestosa e imponente già esteticamente. vivere tutte le espressioni dell’azienda. La nuova sede SALEWA diventa così un terreno di incontro tra tecnologia e uomo, dove la prima si manifesta in tutta la sua potenzialità in molte aree, in particolare nell’area logistica: - l’azienda ha infatti installato un magazzino automatico dove un sistema robotizzato consente la movimentazione di oltre 45.000 articoli al giorno con la particolarità delle diverse dimensioni fisiche: da pochi centimetri di un moschettone a prodotti della lunghezza di 3 metri di una tavola da surf. Prof. ssa Margherita Fano Vivere meglio a scuola Una scuola migliore! La scuola ha un ruolo importante nella società, gra- Per esempio un’altra idea potrebbe essere quella di comin- zie a cui possiamo diventare delle persone prepara- ciare ad utilizzare le nuove tecnologie, sostituendo i libri te e colte. Fornisce ai giovani gli strumenti culturali facendo uso dei tablet o utilizzando la LIM, che collegata per affrontare la realtà, li educa al lavoro, alla pro- alla rete, permette di lavorare in modo multimediale e fessione e a vivere in società in modo responsabile. divertente, ma anche di approfondire le varie discipline. Perciò è nostro dovere proteggerla, ma anche rin- Ormai le lavagne multimediali sono un punto fondamen- novarla per mantenerla costantemente al passo tale per le classi perché la maggior parte della lezione con i tempi. viene svolta con esse dai professori per approfondimenti, Per questo riteniamo che per vivere meglio a scuola ricerche e molto altro. sarebbe opportuno modificare alcuni aspetti Per riuscire ad andare bene a scuola, secondo noi, bisogna dell’ambito scolastico. avere dei buoni rapporti con i professori, per esempio se Una delle prime cose che secondo noi andrebbero non siamo coinvolti e motivati dal loro metodo di insegna- cambiate è la struttura cadente di molte aule, nelle mento non riusciamo ad applicarci nelle loro materie. quali ci sono infiltrazioni, il colore che scende e le In fine un altro grande problema sono gli sportelli pomeri- persiane ormai vecchie e rotte; in molte classi dell’i- diani, i quali non offrono un ampia scelta di materie per stituto, in altre aule invece neanche ci sono. aiutare gli studenti in difficoltà, costretti a studiare così A volte troviamo le aule sporche (per terra ci sono con maggiori difficoltà. Servirebbe maggiore collaborazio- capelli e carte di merendine) perché non vengono ne da parte dei docenti e una maggiore disponibilità di pulite quotidianamente. risorse. Giulia Miotto Vlad Ionuț Manole 3^AEM Interviste possibili e impossibili Intervistiamo una prof. speciale : DIANA RAIMONDI Una delle idee di questo anno scolastico per il Giornalino era quella di intervistare una professoressa per svelare ogni sua sfaccettatura. La nostra cavia è stata la prof.ssa Diana Raimondi alla quale va il nostro ringraziamento per averci concesso il suo tempo. 1) Data di nascita? - 14 settembre 1953 2) Professione appagante? - Molto 3) Sogno nel cassetto? - Dedicarmi alla ristorazione 4) Hobbies? - Praticare ciclismo 5) Cibo preferito? - Il prosciutto 6) Libro preferito? - “La donna giusta” di Grossman 7) Film preferito? - Via col vento 9) Segno zodiacale? - Vergine 10) Pratica sport? - In passato ho praticato tennis e nuoto. 11) Alimentazione sana? - Spero 12) Le piace la scuola? - Penso che questa sia una scuola straordinaria 13) Quanti dei suoi studenti odia? - Nessuno mi ha ancora portata al punto tale da odiarlo 14) Cosa farebbe per migliorare il mondo? - Ognuno dovrebbe compiere piccole azioni e in tal modo è possibile conseguire obiettivi più importanti 15) Cos'è per lei il bene e cos'è per lei il male? - Il bene è ciò che giova alla comunità mentre il male è falsità e cattiveria 16) La giustizia esiste? - Dovrebbe esistere ma è difficile da perseguire 17) Pro o contro la pena di morte? - ASSOLUTAMENTE CONTRO 18) Luogo del cuore? - Ferrara 19) Il viaggio della vita? - In Islanda 20) Si sente europeista? - Molto 21) Da 1 a 10 quanta fiducia ripone in Renzi? - Mi ha dato speranza all’inizio ma ora sono molto scettica 22) Cosa ne pensa dei matrimoni omosessuali? - Occorre regolare legalmente le relazioni tra le coppie 23) Cosa manca alla scuola italiana? - Il buon senso dei politici 24) La sua ricetta per addolcire la vita? - Un buon caffè in una mattinata di sole contemplando un bel paesaggio 25) Leone o gazzella in amore? - Non mi esprimo, forse una via di mezzo 26) Cosa immagina di ineluttabile per il futuro dell'umanità? - Sarà sempre più importante porre attenzione alla salute del nostro pianeta 27) Aroma o profumo che la rappresenta. - Gelsomino 28) Le è mai capitato di avere qualche fantasia verso suoi studenti? - NO!!! 29) Artista o opera prediletta? - Vermeer e Verdi hanno caratterizzato la mia infanzia mentre ora mi diletto nell’ascoltare Tiziano Ferro e Marco Mengoni 30) Se avesse la possibilità di vivere un'altra vita farebbe delle scelte diverse? - No perché sono fiera delle scelte che ho fatto e le rifarei se ne avessi la possibilità 31) Ha mai tradito? - No, ma mio marito è geloso del fatto che mi piace molto l’attore Liam Neeson 32) Pensa che lo stato italiano dedichi fondi a sufficienza all'istruzione? - No, purtroppo no 33) Cosa ne pensa della tecnologia? - È una cosa ottima se guidata dal cervello 34) La cosa più stupida che ha fatto? - Sinceramente non sono mai stata una persona portata a commettere azioni stupide 35) C'è qualcosa o qualcuno in particolare che le manca? - No. Ringraziamo la Prof.ssa per la sua disponibilità e per aver accettato di rispondere alle nostre domande impossibili. Anna Callegaro, Kevin Stoeppler 4^BET Un tuffo nel passato Ritorno ad Auschwitz Questa è la storia di Samuel Artale von Belskoj Levy che l'11 febbraio 2015 al cinema Marconi di Piove di Sacco ha raccontato la sua testimonianza sullo sterminio degli ebrei avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 13 aprile 1944, all'età di 7 anni, fu deportato ad Auschwitz assieme alla madre, al padre, al nonno, alla zia e alla sorella solamente perché ebreo. Appena scesi dal vagone merci, i tedeschi divisero gli uomini dalle donne, i bambini dagli anziani, i più forti dai più deboli... Soltanto alcuni prescelti venivano lasciati in vita dagli uomini di Hitler. Samuel ha raccontato di aver assistito a una scena agghiacciante. In quel campo una coppia procedeva con un neonato in braccio: mentre il tedesco separava i due, il bambino cadde a terra, e ovviamente i genitori tentarono, allungando le mani, di riprenderlo, ma il soldato lo prese in braccio, afferrò le sue gambine fragili, le tirò così tanto che si strapparono: ne diede una al padre e una alla madre. Samuel ha raccontato che lui non era come gli altri bambini: aveva le mani piccole con le dita lunghe adatte per fare alcuni lavori. E infatti i tedeschi lo scelsero per far parte del Sonder Kommando, una squadra che aveva il compito di togliere i cadaveri dalle camere a gas e frugare in tutti gli angoli di quei corpi privi di vita anche i più nascosti per vedere se prima di morire avessero nascosto oro o gioielli. ”O facevi quello che ti dicevano loro o venivi ucciso.” Era così disumano … e impossibile da dimenticare. Come l'odore delle ossa bruciate nei forni crematori … è un odore che rimane attaccato ai vestiti … per sempre. Quell'odore e quella cenere che ricopriva la neve e la faceva diventare grigiastra sono ricordi indimenticabili. Ha parlato anche degli esperimenti che il dottore tedesco Josef Mengele effettuava sui bambini “cavie”, di come espiantava organi senza anestesia, di quanto dolore dovevano provare quelle povere creature e di come morì sua sorella, anche lei “cavia”. Oltre a queste atrocità ci si metteva anche la fame. Pertanto, Samuel e un altro bambino che era con lui nella stessa baracca scavarono dei tunnel per arrivare ad una dispensa e procurare il cibo per tutti. Quando il suo compagno scomparve, ci andò da solo per mesi e mesi, portando con sé una sacca e una specie di pugnale, fino al giorno in cui, non vedendo il tedesco che era lì di sorveglianza, salì tranquillo per rubare come al solito i viveri necessari a lui e a quelli nella sua condizione. La guardia, però, c'era e si avvicinò al piccolo “ladro” per catturarlo. Samuel se ne accorse in tempo e d'istinto lo trafisse col pugnale. Non rivide mai più quell'ufficiale tedesco e non seppe più nulla di lui. Poi ha raccontato che oltre ad Auschwitz c'erano molti altri campi di concentramento, di cui uno destinato solamente alle donne. Si è soffermato su un episodio terribile. Se una di loro trasgrediva alle regole, veniva costretta a trascinare per le stradine una ruota di pietra grande come una balla di fieno fino a quando la poverina non cadeva a terra stremata e veniva ordinato alle sue compagne che le passassero sopra la ruota più volte, schiacciandola e facendola morire definitivamente. La terribile esperienza di Samuel si concluse il 27 gennaio 1945 quando fu salvato dall'Armata Rossa. Fu trasferito in un orfanotrofio negli Stati Uniti, dove, precisamente a Miami, studiò ingegneria meccanica e divenne insegnante universitario in Italia e all'estero. Nel 2011 assieme a due suoi amici di Padova ritornò per la prima volta ad Auschwitz, ma arrivato lì, non riuscì a entrare, trattenuto com'era dall'orrore che pervadeva ancora i suoi ricordi. La notte, trascorsa in albergo a due passi dal suo passato, pensò che in fondo quella era stata la sua casa per un po'… anche se era stata una casa terribile in cui nessun bambino vorrebbe vivere nemmeno per un minuto… Una commozione grande vibrava in sala e un pensiero si sentiva concreto e pesante: mai più la guerra e ogni tipo di discriminazione. Davvero una persona che merita un grande rispetto, il signor Samuel. Sofia Marcolin Misteri La città perduta Atlantide, il leggendario continente scomparso nel profondo degli abissi, è l’esempio più eclatante di come invano l’uomo sia arrivato ad un passo dall’idealizzato paradiso terrestre. Lo splendore di Atlantide non era destinato a durare, travolto da un cataclisma senza precedenti: l’intera isola esplose, sprofondando nell’oblio, trascinando con sè il proprio popolo e la propria storia. Ѐ possibile che Atlantide sia veramente esistita? Chissà.. L’esistenza dell’isola non è da escludere. Per secoli si è tentato di individuarne i resti, nel Mediterraneo e più precisamente sull’isola vulcanica di Santorino in Grecia. Qui, gli archeologi, hanno trovato alcuni resti di un’antica civiltà risalente ad un passato remoto..potrebbero questi resti appartenere alla mitica Atlantide? Parallelamente a migliaia di kilometri di distanza, nelle profondità dell’Oceano Atlantico, i subacquei hanno scoperto un misterioso muro lungo 600 kilometri. Altri studiosi ritengono inoltre che ulteriori tracce di questa civiltà si possono trovare sia in Messico che nell’antico Egitto. Lo straordinario dilemma di Atlantide, l’isola enorme che parve essere inghiottita dal mare non potrebbe essere più complesso e ricco di mistero. Le origini della sua storia risalgono ad uno dei più grandi filosofi greci: Platone. Quest’ultimo verso la fine della propria vita (fine del IV sec. a. C.) scrisse la storia di Atlantide, producendo cosi l’unica fonte scritta di tutta l’antichità su questo argomento, in modo reale ed escludendo ogni elemento di fantasia. Ma allora se è vero che esisteva veramente, chi erano gli abitanti di Atlantide? E soprattutto da dove venivano? Attualmente, gli studiosi stanno cercando di rispondere a queste remotissime domande. Nell’isola greca di Santorini gli archeologi hanno portato alla luce i resti di un’antica civiltà che presenta una straordinaria somiglianza con la descrizione di Atlantide fatta da Platone. Ma per trovare Atlantide bisogna sapere COSA si sta cer- cando. Platone descrive nelle sue opere una città dalle bellezze straordinarie , dalle abbondanti risorse, un palazzo grandioso ricoperto d’oro e di argento che dominava il territorio. I metalli preziosi avevano scarsa importanza, per loro il tesoro più grande era la virtù. Ma questa immensa fortuna non era destinata a durare, la giustizia cedette passo alla violenza e decisero di conquistare le civiltà vicine, i suoi abitanti diventarono così un popolo molto pericoloso e aggressivo. Dopo, con il passare del tempo e dopo numerosi scontri con Atene, l’isola subì grandi terremoti e nel corso di un giorno e di una notte scomparve nel mare, portando con sé tutto ciò che la circondava privando per sempre il mondo della sua eredità. Ci rimane solo il suo silenzio. Molti credono che prima della distruzione definitiva piccoli terremoti abbiano messo in allarme gli abitanti che lasciarono in tempo l’isola allontanandosi in mare, c’è chi pensa che la ricerca di Atlantide sia stata condotta nei posti sbagliati e chi sostiene che invece di cercare in Egitto o in Turchia si dovrebbe iniziare proprio dall’Oceano Atlantico. Alcuni studiosi che effettuarono delle ricerche arrivarono alla conclusione che tutti i grandi re e le regine della storia discendessero da questa civiltà, inoltre che il popolo lasciò l’isola e alcuni si divisero tra Egitto e le Americhe dove costruirono le piramidi. Ai giorni nostri Atlantide rimane un mistero seducente che perdura nella nostra immaginazione ma con il progredire delle scienze archeologiche e geologiche è possibile che un giorno riusciremmo a svelare un enigma che ci avvolge da secoli. Fino ad allora il Mediterraneo e l’Atlantico, evocando miti favolosi, attireranno irresistibilmente tutti coloro che cercano di scoprire se un tempo in questi fondali possa mai essere esistito un paradiso chiamato Atlantide! Silvia Popa 4^BET A scuola di cucina Alla scoperta della cucina cinese: i ravioli al vapore La gastronomia cinese è sempre molto popolare in tutto il mondo: le sue ricette sono molto antiche e provengono dal vasto territorio di tutta la Cina ma nello stesso tempo sono tanto differenti tra di loro. Ad esempio la cucina del nord della Cina è soprattutto basata sulla pasta; invece la popolazione dell'ovest predilige la carne: arrosto di vitello, arrosto di maiale,ecc.. ; a sud, il riso è alimento quotidiano e viene combinato con gli altri ingredienti. Oggi vi presentiamo un piatto tipico cinese famoso in tutto il mondo: I RAVIOLI CINESI AL VAPORE I ravioli cinesi al vapore (Jiaozi) sono delicati involucri di pasta con un ripieno di carne e verdure, diffusi in tutta la Cina e molto popolari anche in tutto il mondo. Vengono consumati in oriente come antipasto o come spuntino a metà mattina o metà pomeriggio e la loro forma e il loro ripieno varia di regione in regione. Solitamente i ravioli cinesi al vapore sono farciti con un misto di carne di maiale, pesce e verdure e insaporiti con zenzero, scalogno ed aromi; i ravioli così ripieni vengono poi cotti al vapore nei tipici cestelli di bambù appoggiati su ampie foglie di cavolo cinese, cottura che permette agli alimenti di non disperdere i loro valori nutritivi e il loro sapore. I ravioli cinesi al vapore vengono gustati accompagnati dalla salsa di soia, dove vengono immersi prima di essere assaporati. Per preparare i ravioli cinesi al vapore occorre iniziare preparando la pasta per i ravioli. Disponete la farina a fontana in una ciotola e aggiungete un pizzico di sale; incorporate l'acqua poco a poco. Mettete l'impasto su una spianatoia infarinata e iniziate a lavorarlo con le mani finchè sarà compatto e sodo. Avvolgetelo con della pellicola e lasciatelo riposare un'ora in un luogo fresco e asciutto. Nel frattempo dedicatevi alla preparazione del ripieno: tritate finemente il cavolo cinese che avrete precedentemente lavato e in un mixer tritate la carota con lo scalogno. Sminuzzate anche i gamberetti freschi e aggiungeteli in una ciotola insieme al macinato di maiale, incorporate poi il cavolo cinese, la carota e lo scalogno. Grattugiatevi sopra lo zenzero fresco, condite con due cucchiai di salsa di soia e aggiungete dell'erba cipollina tritata. Amalgamate bene il tutto e lasciate riposare il ripieno mezz'ora in frigorifero affinchè tutti gli ingredienti si insaporiscano. Quindi occupatevi della pasta. Trascorso il tempo di riposo necessario, stendete la pasta su una spianatoia infarinata. ricavatevi dei dischi di circa 7 cm, aiutandovi con un tagliapasta o con un bicchiere. Successivamente con un piccolo mattarello spianate ulteriormente i dischi di pasta ottenuti per renderli ancora più fini. Disponete quindi un cucchiaio abbondante di ripieno al centro di ogni raviolo. inumidite il bordo dei dischi con dell'acqua e chiudete il raviolo a mezzaluna premendo sui bordi per fare aderire la pasta. A questo punto prendete in mano il raviolo ed effettuate delle piccole pieghe da un'estremità all'altra. Ponete un cestelletto di bambù per la cottura a vapore in un wok riempito con circa 1,5 cm di acqua in ebollizione (se non l'avete va benissimo qualsiasi cestello per cottura a vapore), foderate il fondo con delle foglie di cavolo (cinese o cavolo verza) e ponetevi i ravioli (facendo attenzione che non si tocchino tra di loro). Chiudete il coperchio del cestello e cuocete per circa 15 minuti, fino a quando la pasta dei ravioli inizierà a diventare piuttosto trasparente. Prima di servire i ravioli cinesi al vapore irrorateli con della salsa di soia. Ye Lingjing Wu Huizhen 3^AEM In visita alla “Pasticceria Veneta” di Pegolotte di Cona (VE) Venerdì 6 febbraio la mia classe ha effettuato una visita aziendale alla Pasticceria Veneta di Pegolotte di Cona allo scopo di capire come avvengono le fasi di trasformazione delle materie prime per arrivare al prodotto finito e per osservare da vicino come funziona un’azienda. All’arrivo siamo stati accolti dai fondatori dell’azienda Dino Bisca e Loredano Grande. Siamo stati divisi in tre gruppi: il primo e il secondo sono andati a vedere i magazzini e le celle frigorifere mentre il terzo osservava la fase di produzione delle torte, poi ci siamo turnati in modo da poter assistere all’intero ciclo di produzione. Durante la visita ho notato che molto lavoro viene fatto a mano e non con le macchine mentre ero convinto del contrario. Al termine della visita i proprietari ci hanno intrattenuti illustrandoci le caratteristiche dell’azienda ed in particolare parlandoci dell’attenzione rivolta al cliente: l’azienda infatti è in costante ricerca ed evoluzione per cercare di soddisfare al meglio le richieste dell’utente finale con materie prime certificate e garantite secondo i livelli più alti di qualità richiesti dalla GDO. Curiosando nel sito internet possiamo reperire qualche notizia sulla nascita di questa azienda: Il brand cardine di Pasticceria Veneta si fonda sull’ esperienza e sulla passione per questo lavoro di Dino Bisca e Loredano Grande. E’ il lontano 1973 quando si incontrano in una pasticceria del litorale veneziano e iniziano il loro percorso di collaborazione e amicizia, dopo pochi anni ne diventano i titolari e dopo studi e corsi di perfezionamento diventano “Maestri Pasticceri” alla scuola di Lenôtre a Parigi. Nell’86 aprono il primo laboratorio di dolci congelati , fortunatamente i successi aumentano nasce la necessità di ampliarsi e nel 95 viene costruita una nuova area di 2000 metri quadrati dove l’azienda risiede attualmente . Oggi Pasticceria Veneta con il marchio “ Bontà Venete” è ormai una realtà affermata nella produzione di dessert congelati , in grado di realizzare più di 10.000 dolci al giorno distribuiti in tutto il mercato mondiale. Vanta più di 60 tipologie di prodotti, mantenendo sempre gli antichi sapori della migliore tradizione veneta nel rispetto della qualità delle materie prime e nella soddisfazione del cliente. Tutti i prodotti sono "senza grassi idrogenati" caratteristica tipica che si unisce alla peculiarità unica di Pasticcera Veneta che la distingue dalla concorrenza: la produzione è "tutta in un giorno": tutte le materie semilavorate (pasta sfoglia, pasta frolla, pan di spagna e panna) vengono prodotte giornalmente, evitando così più fasi di surgelazione garantendo doti inequivocabili di freschezza e fragranza nei prodotti a nome Bontà Venete e Dolcezze Veneziane. Infine una notizia in anteprima: domenica 15 febbraio hanno partecipato alla trasmissione televisiva “Mela Verde” in onda su canale 5. La visita mi ha particolarmente entusiasmato perché sono riuscito a vedere come vengono prodotte le confezioni che poi troviamo al supermercato ogni giorno e soprattutto ho capito quanto lavoro di tante persone si nasconde dietro un prodotto confezionato che spesso diamo per scontato sia opera solo di macchinari. Ultima nota positiva: i proprietari ci hanno omaggiato di una torta ciascuno. Classe 1^CEM Break-time Schizzi d'autore Vlad Ionut Manole Silvia Popa Scritto da noi E IO TI PREGO Noi, ragazzi del ventunesimo secolo Abbracciami forte per strozzarmi il male che ho dentro. e baciami sotto questa tempesta senza tuoni in questo sordo silenzio d’estate e caccia via i demoni che mi lasciano lividi sul corpo e prenditi cura della mia anima perché da sola finisce nell’abisso che sa di tutto ma non del paradiso. Tu portami lontana magari al mare o portami in quel posto felice di cui tutti parlano e mentre tutti vanno via ti prego, rimani, resta. Ma tingila di rosso l'acqua che mi sta ferma in vena, che possa correre, diventata sangue, che possa sangue diventare forza. Nasciamo con l'iphone in mano, a diciassette anni a mala pena della mamma ci ricordiamo, l'egoismo è un nostro problema, uno dei tanti, non siamo ancora maggiorenni e ci crediamo già grandi. Ma grandi cosa? Ci siamo mai messi nei panni degli altri? Ci siamo mai accontentati degli scarti? Vogliamo e rivogliamo ancora, siamo bimbi viziati, ho capito che volere è potere, ma il consumo ci ha consumati. Ci sono ragazzini di dodici anni che sono già alcolisti, se la tirano e sono facili edonisti, ragazze che alle medie fanno già le puttane, ma che fine hanno fatto le brave mamme? Ragazzi che invece di giocare si fanno le canne e il loro cuore conoscono solo a spanne, i giovani del mio tempo bevono per invecchiare e alzano il volume per dimenticare. Ragazze che si fotografano nude perché si sentono sole, come oggetti in vendita, io non ho proprio parole. che possa forza resistere al tuo abbraccio perché non uccida il male che ho dentro. Ma cos'è questa generazione? Mi viene in mente una canzone, "ogni adolescenza coincide con la guerra che sia falsa che sia vera". Va bene hai vinto tu. Silvia Popa 4^BET DESTINI Nati da strade diverse, ma uniti dalle stesse come fosse destino creato da noi stessi. Adesso non posso più chiamarvi amici, ma solo fratelli perché arricchite la mia vita, come foste delle stelle che mi illuminano la strada. Purtroppo non sappiamo Quando finirà Però ci siete voi a darmi FELICITÀ Luca Iannelli 2^EET Adesso è solo l'alba, giudicheremo a sera. Andrea Piccolo 2^DET Prologo di un romanzo inedito scritto da due studentesse 2 anni prima Daniel <<Cosa ti spaventa di più, Amber?>> <<La morte, professoressa.>> Era vero, la morte aveva sempre spaventato Ice. Era il suo tallone d’Achille, la cosa che la spaventava di più al mondo. Molte persone in classe la guardarono male a quelle parole, molti pensavano che la morte fosse una cosa troppo grande per una persona superficiale come lei. Bhè, la verità era che Amber era tutto tranne una persona superficiale, ma a questo non ci arrivava quasi nessuno. Quando sei la persona più popolare della scuola, è difficile trovare delle persone che ti prendano sul serio. Di sicuro quei quattro smorfiosi si sarebbero aspettati qualcosa tipo i ragni, o che ne so, le cavallette. <<E perchè?>> Amber mi guardò, come faceva sempre quando aveva bisogno d’aiuto “tu sei la mia ancora di salvezza, mi dai forza”, me lo ripeteva sempre. Le strinsi la mano sotto il banco e lei prese fiato per poi rispondere. <<Non voglio morire.>> <<Tutti devono morire, Amber.>> Lo sapeva, lei lo sapeva meglio di chiunque che doveva morire, anche una mamma poteva morire, lasciando i suoi figli soli, ma non era quello che Amber intendeva, lei non voleva morire giovane, lei voleva morire da vecchia, lasciando il mondo in punta di piedi per non far soffrire nessuno.