Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Comunicazione e

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Corso di
Sociologia dei processi culturali
a.a. 2015-2016 - prof. Marco BRUNO
Sapienza Università di Roma
Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale
Corso di laurea in Comunicazione, tecnologie e culture digitali
Teorie del riflesso e il diamante culturale
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 2
Cultura come creazione sociale. Alcuni temi
- La produzione sociale
della cultura. Durkheim e la
rappresentazione collettiva.
- La produzione collettiva della cultura
- Innovazione culturale e mutamento
sociale
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 3
Cultura come creazione sociale
Cultura come creazione individuale?
Chi crea gli oggetti culturali?
Se si fa riferimento alla cultura in senso stretto
(letteratura, arte, filosofia, ecc.) è innegabile il
ruolo del genio individuale, anche se la
genialità stessa richiede un humus culturale per
realizzarsi.
Se si intende la cultura nel senso più ampio di
un modello di significati storicamente
trasmesso, risulta evidente che essa costituisce
una creazione più collettiva che individuale.
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
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Cultura come creazione sociale. Durkheim
Chi crea gli oggetti culturali?
Da un punto di vista sociologico,
la cultura e le opere culturali sono creazioni
collettive e non individuali
Cultura come prodotto dell‟interazione sociale
Relazioni / legami
Rituali
Aspettative
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
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La cultura come creazione sociale
Previsioni, aspettative, relazioni
"Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Antoine de Saint-Exupéry,
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
Il piccolo principe, 1943
“Che cosa vuol dire addomesticare? [...]
”È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami …"
"Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora per me, non sei
che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E
neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a
centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro.
Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”
[...]
"Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto
pazienti", rispose la volpe.
"In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò
con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di
malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino …." [...]
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La cultura come creazione sociale
Previsioni, aspettative, relazioni
Antoine de Saint-Exupéry,
Il piccolo principe, 1943
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io
comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi;
scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non
saprò mai a che ora prepararmi il cuore …
Ci vogliono i riti".
“Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
“Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
”È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore.
C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le
ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi
spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i
giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cultura come creazione sociale. Durkheim
La concezione della cultura come prodotto
sociale trae origine dal lavoro di Durkheim
sulla religione
Durkheim e il problema dell‟ordine e della
coesione sociale.
Modernità e integrazione sociale.
Società moderna e divisione del lavoro sociale.
Insegnamento, agenzie di socializzazione.
Coscienza collettiva / Rappresentazioni
collettive
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
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Cultura come creazione sociale. Durkheim
“Le forme elementari della vita religiosa” (1912)
Dimensione totemica della religione.
Cosa accomuna le religioni?
Per quanto Durkheim abbia preso in
considerazione solo la religione più primitiva - il
totemismo - il suo intento è quello di cogliere gli
elementi costitutivi della religione, trovare i
fondamenti di tutte le religioni e scoprire il
bisogno umano che causa la credenza e la pratica
religiosa.
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Cultura come creazione sociale. Durkheim
La società fa sorgere il senso del divino negli
esseri umani attraverso:
1) il suo potere, il suo controllo su noi che si
manifesta nella sua abilità di causare o di
inibire le nostre azioni indipendentemente
dall‟utilità individuale;
2) la sua forza positiva, per l‟azione rinforzante
e vivificante della società.
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Cultura come creazione sociale. Durkheim
Quando un membro della società è in armonia
morale con i suoi compagni
«egli ha più fiducia, più coraggio, più ardimento
nell‟azione, esattamente come il fedele che crede
di sentire gli sguardi del suo dio rivolti
benevolmente verso di lui. Si produce così una
specie di sostegno continuo del nostro essere
morale» (Durkheim, 1912, tr. it. 1963, pp. 233-234).
La gente pensa che questo sostegno sia dovuto a
qualche causa esterna, «a qualche forza sempre
rappresentata con simboli religiosi, e risponde a
questa forza con rispetto e timore» (Griswold, 2005, p. 79).
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Cultura come creazione sociale. Durkheim
Analisi delle “forme elementari”, il totem
La forza religiosa non deriva da un totem o da un
dio, ma dall‟esperienza del sociale.
La religione pertanto è il sistema di idee attraverso
cui le persone rappresentano la loro società
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Cultura come creazione sociale. Durkheim
Concezione funzionalista, “bisogno” di religione
La religione come base di tutte le categorie del pensiero. La
religione e tutte le categorie del pensiero sono
“rappresentazioni collettive che esprimono realtà collettive”.
«Una religione è un sistema solidale di credenze e pratiche
relative a cose sacre, cioè separate e interdette, le quali
uniscono in un‟unica comunità morale, chiamata chiesa, tutti
quelli che vi aderiscono» (Durkheim, 1912, tr. it. 1963, p. 50).
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Cultura come creazione sociale. Durkheim
La rappresentazione collettiva come collante tra
i membri interconnessi della società
La distinzione tra sacro e profano
Durkheim distingue due fasi dell‟esperienza
Mondo profano, nella vita quotidiana le cose
sono uniformi e monotone
Mondo sacro, nel tempo della festa le persone
sperimentano l‟effervescenza collettiva
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Cultura come creazione sociale. Durkheim
La cultura, compresa la religione, è una
rappresentazione collettiva
1. Gli oggetti culturali sono prodotti da persone
in relazione con altre persone
2. Nei loro prodotti culturali, le persone
rappresentano le loro esperienze, di lavoro, di
gioia, di paura e di amore
Categorie collettive e rappresentazioni.
Esempio: la settimana degli Igbo in Nigeria
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La cultura come creazione sociale
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Cultura come creazione sociale.
L’interazionismo simbolico
Durkheim ha inaugurato l‟approccio alla produzione
collettiva della cultura secondo il quale sono le
interazioni sociali, sia a livello di piccolo gruppo che al
più ampio livello della società, a generare cultura.
Erede dell‟approccio durkheimiano può essere
considerato l‟interazionismo simbolico:
“interessato a come la gente costruisce attivamente le
sue norme e i suoi ruoli. La prospettiva di fondo degli
interazionisti è che il sé dell‟uomo non è una forma
platonica preesistente, ma è creata dall‟interazione
sociale” (Griswold, 2005, p. 78).
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Cultura come creazione sociale.
L’interazionismo simbolico
Attenzione alle interazioni tra le persone e al modo
in cui queste stesse interazioni generano cultura.
Una volta creati, gli oggetti culturali sono riprodotti
e trasmessi attraverso la loro ripetuta espressione e
attraverso la socializzazione dei nuovi membri del
gruppo.
A questo punto, torna decisivo il ruolo delle
reciproche aspettative (la società come rete di
aspettative).
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Cultura come creazione sociale.
L’interazionismo simbolico
Esempio: in Goffman l’interazione non riguarda solo
l‟evoluzione della personalità, ma tutta l‟esperienza
umana: il sé cerca di proiettare un certo insieme di
significati su coloro con cui interagisce, e a sua volta
cerca di interpretare i significati costruiti dai partner
nell‟interazione.
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
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Cultura come creazione sociale.
L’interazionismo simbolico
Goffman analizza questo processo impiegando le
metafore delle performance teatrali.
(“La vita quotidiana come rappresentazione”)
Il sé è un attore che svolge un ruolo davanti a un
pubblico. Se la perfomance ha successo, il sé vede
confermata una certa identità sia nei confronti del
partner dell‟interazione sia verso se stesso.
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Cultura come creazione sociale.
Le subculture
Le persone non sono semplicemente membri di un
singolo gruppo o di una comunità, ma di una pluralità
di gruppi, o di una parte di tale comunità.
Una subcultura esiste entro un più ampio sistema
culturale e ha contatti con la cultura esterna.
Nel dominio della subcultura funziona un potente
insieme di simboli, significati e norme comportamentali
che sono vincolanti per i membri della subcultura,
spesso opposto di quelle in vigore nella cultura più
ampia.
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Cultura come creazione sociale.
Le subculture
Cultura, subcultura, identità.
Identità e “Altro generalizzato”
Mead: gruppi sociali astratti e “classi sociali o i
sottogruppi concreti”.
Consumo e identità. (Volvo versus Apple)
Sociologia e subculture:
- Scuola di Chicago: subculture non assimilate
- Subculture giovanili
- Subculture e organizzazioni
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Cultura come creazione sociale.
Le subculture
Subcultura e identità, il problema della durata.
Subculture giovanili
Subculture professionali
Fine (1987): membri delle squadre giovanili di baseball
(Little League) e produzione di subculture temporanee
Autocultura e socializzazione
ai ruoli della società americana
(maschi adulti, impegno e
successo, comportamento
adeguato, controllo emotivo).
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Le subculture
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 24
Le subculture
Una subcultura fa riferimento
non solo a preferenze di consumo
(non tutte generano una
subcultura), ma anche ad uno
stile di vita.
Stile e identità: Hebdige
Index
Part One: Some case studies
1. From culture to hegemony
2. Holiday in the sun: Mister Rotten makes
the grade; Boredom in Babylon.
3. Back to Africa; The Rastafarian solution;
Reggae and Rastafarianism; Exodus: A
double crossing.
4. Hipsters, beats and teddy boys; Homegrown cool: The style of the mods; White
skins, black masks; Glam and glitter rock;
Bleached roots: Punks and white „ethnicity‟.
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Pagina 25
Le subculture
Dalla cultura all’egemonia, agli
stili subculturali.
Per Hebdige, due termini
gramsciani sono particolarmente
utili per analizzare le sottoculture:
congiuntura e specificità.
Le subculture si formano in
rapporti simbolici con il più
ampio sistema della cultura tardo
industriale. Sono organizzate
intorno a età e classe, ma non
interamente determinate da esse, e
si esprimono nella creazione dello
stile.
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Le subculture
Dalla cultura all’egemonia, agli
stili subculturali.
Questi stili sono prodotti all'interno
di specifiche “congiunture”
storiche e culturali, da non leggere
semplicemente come resistenza
all‟egemonia.
Piuttosto, le sottoculture mettono
insieme stili, immagini e cultura
materiale a loro disposizione nel
tentativo di costruire un’identità
che le conferisca una “relativa
autonomia” all'interno di un ordine
sociale “fratturato” per classe,
differenze generazionali, lavoro.
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Intermezzo
I folk devils e il panico morale
Funzione di riassorbimento del nuovo e della devianza
Es. Media e immigrazione. Uso delle etichette, “ossessione” per la
nazionalità
I media rappresentano il binomio normale/anormale, in particolare
costruendo espliciti «etichettamenti» (labelling) delle devianze secondo
una “rappresentazione consensuale del mondo, dove le violazioni
vengono considerate atipiche (e formano il piano implicito delle notizie)
e messe in contrasto con la maggioranza ipertipica della popolazione
(che forma lo sfondo implicito o meno cospicuo delle notizie)”. [1]
Lo stereotipo incapsula la devianza in una struttura stabile e riconoscibile:
«l‟atipico tipico».
[1] J. Young, Oltre il paradigma consensuale: una critica del funzionalismo di sinistra nella teoria delle comunicazioni di
massa, in R. Grandi, M. Pavarini, M. Simondi, pp. 144 e 141. Tra i principali esponenti delle teorie del «paradigma
consensuale» sviluppate in Gran Bretagna negli anni Settanta, si vedano anche i lavori del Glasgow Media Group e di
Graham Murdock e Stanley Cohen. Cfr. S. Cohen, Folk Devils and Moral Panics, MacGibbon and Kee, London 1972; S.
Cohen, J. Young (a cura di), The manufacture of the news. Social problems, Deviance and the Mass Media, Constable,
London 1973.
21 aprile 2016
Immagini dell’immigrazione
“la formazione del pregiudizio in una società in continuo
cambiamento come quella contemporanea, nasce
innanzitutto da un fenomeno di “ritardo culturale”, ossia
dallo scarto che viene continuamente a prodursi […] tra
rappresentazione del vissuto e i modelli di valore dei quali ci
serviamo per inquadrare i problemi e per valutarne le
conseguenze”.
Carlo Marletti, Extracomunitari. Dall‟immaginario collettivo al vissuto quotidiano del
razzismo, Eri – Rai, Torino, 1991. p. 8.
21 aprile 2016
Lo stereotipo nei media e l’atipico tipico
“Ossessione” per le etichette - Funzione di riassorbimento del nuovo e della devianza
La ricorrenza di questa continua associazione della nazionalità agli incidenti ed ai
reati assume il carattere di un‟autentica ossessione, un sottofondo evidenziato
anche semplicemente elencando una serie di titoli pubblicati di volta in volta su
tutte le testate esaminate:
Forzava distributori, rumeno in manette (Repubblica, 22/12/2002); Rumeno truccava
distributori di sigarette (Il Tempo, 22/12/2002); Marocchini quattordicenni scippano
pensionato e rischiano il linciaggio (Il Giornale, 23/12/2002); Arrestati tre albanesi
(Repubblica, 14/01/2003); Tunisino minaccia romano (Il Giornale, 17/01/2003); Senegalese
arrestato (Il Messaggero, 19/01/2003); Rumeno dietro le sbarre per una rapina a Rimini. (Il
Tempo, 19/01/2003); Preso ladro rumeno in un supermarket (Repubblica, 13/01/2003);
Manette a un immigrato. Cameriere clonava nel ristorante le “card” dei clienti (Il
Messaggero, 20/01/2003); Denunciato cinese alloggiava clandestini (Repubblica,
22/01/2003); Sgominata una banda di Rumeni che clonava carte di credito (Corriere della
Sera, 23/01/2003); Arrestati quattro immigrati romeni (Il Messaggero, 23/01/2003); Rumeno
tenta di rubare ai Musei Capitolini (Il Tempo, 23/01/2003); Un serbo a Milano uccide l'ex
amante (La Stampa, 13/02/2003).
21 aprile 2016
Lo stereotipo nei media e l’atipico tipico
“Ossessione” per le etichette - Funzione di riassorbimento del nuovo e della devianza
In un saggio dedicato al comportamento della stampa verso i movimenti sociali
degli anni Settanta – saggio contenuto in una delle storiche raccolte di
Castronovo e Tranfaglia, 1976 – ritroviamo una rappresentazione del “deviante”
inequivocabilmente legata alla figura del «capellone»:
21 aprile 2016
Lo stereotipo nei media e l’atipico tipico
“Ossessione” per le etichette - Funzione di riassorbimento del nuovo e della devianza
In un saggio dedicato al comportamento della stampa verso i movimenti sociali
degli anni Settanta – saggio contenuto in una delle storiche raccolte di
Castronovo e Tranfaglia, 1976 – ritroviamo una rappresentazione del “deviante”
inequivocabilmente legata alla figura del «capellone»:
“«Il Tempo»: Indagini su due capelloni per l‟omicidio di una settantenne (21
giugno [1971]); Scippata e malmenata da tre capelloni (7 luglio); „Capellone‟
ferisce e rapina una signora (18 luglio) […]. Nel «Corriere della Sera», la
presenza tematica del capellone è meno assillante e tenebrosa. Gli esempi
tuttavia non difettano […]: Capellone in moto aggredisce i carabinieri (6 agosto);
Sempre di scena capelloni e sbandati nella città spopolata (14 agosto); Bloccati
dalla polizia tre capelloni ladri”
Basta sostituire il termine “capellone” con “albanese” o “rumeno”…
Cfr. M. Isnenghi, “Forme e ideologia della informazione quotidiana. 1960-1975”, in V. Castronovo, N.
Tranfaglia (a cura di), La stampa italiana del neocapitalismo, Laterza, Roma-Bari 1976, p. 85
21 aprile 2016
Mutamento sociale e risposta culturale?
Kefalas (2003), quartieri operai bianchi di
Chicago e mantenimento del proprio backyard
Subcultura operaia bianca americana
Belway come “ultimo giardino”. Viene prima la minaccia
o il giardino curato?
Ogborn (1936) e la teoria del ritardo culturale
Cultura materiale e cultura adattiva
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 33
Mutamento sociale e risposta culturale?
Cultura materiale e cultura adattiva
Esempio 1.
Le foreste americane.
Condizioni materiali e culturali
(natura e integrazione con le pratiche sociali).
Poi risposta adattiva (riforestazione).
Esempio 2
Tabacco e stili di vita salutisti
Quali condizioni materiali sarebbero mutate?
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 34
Mutamento sociale e risposta culturale?
Il problema dell’innovazione culturale, 3 elementi
1. In determinati periodi
Periodi di “sfilacciamento dell‟ideologia dominante”
(Williams, 1973); “perturbazione dell‟ordine morale”
(Wuthnow, 1987).
Durkheim e l‟anomia.
Esempio anni Sessanta
Baby boomers in Usa, Europa ma anche nel resto del
mondo
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 35
Mutamento sociale e risposta culturale?
Il problema dell’innovazione culturale, 3 elementi
2. Anche le innovazioni seguono le convenzioni
Becker (1982), creatori culturali e artisti.
1. Professionisti integrati
2. Artisti folk
3. Individualisti ribelli
4. Artisti naïf
3. Solo alcune innovazioni si istituzionalizzano
Esempi
Monarchie in Europa e riforma protestante
Bessie Smith
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 36
Produzione, distribuzione e ricezione culturale
Definire la cultura un prodotto collettivo è solo la
premessa per approfondire il problema del complesso
apparato interposto tra i creatori di cultura e i
consumatori, che comporta meccanismi di produzione e
di distribuzione, tecniche di commercializzazione, la
creazione di situazioni che mettono a contatto potenziali
consumatori di cultura e oggetti culturali.
Questo apparato è l‟industria culturale
Concezione “negativa” (Teoria critica)
Concezione neutra (Hirsch)
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 37
L’industria culturale
“Insieme di organizzazioni che producono
articoli culturali di massa come dischi, libri di
facile lettura e film a basso costo” (Griswold
2005, p. 108).
Paul M. Hirsch (1972)
Una modernizzazione del concetto di industria
culturale in direzione della interattività e
dell‟incertezza.
Un modello di “sistema dell‟industria culturale”
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Pagina 38
L’industria culturale
Alcuni fattori chiave degli oggetti culturali (quando li
si considera nei termini della produzione di massa).
- Incertezza della domanda
- Tecnologia relativamente economica
- Eccedenza di aspiranti creatori culturali
Industria culturale tra stabilità e innovazione
Il sistema dell‟industria culturale “opera per regolare
e confezionare l‟innovazione e dunque per
trasformare la creatività in prodotti commerciabili e
prevedibili” (Griswold 2005, p. 108).
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 39
L’industria culturale
Il sistema parte dai creatori i cui input, posto che
superino un filtro, vengono recepiti dal sottosistema
manageriale che lo trasformano in prodotto.
Attraverso i media questo arriva ai consumatori, la cui
fruizione retroagisce sul sistema manageriale
orientandone le scelte ulteriori.
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 40
L’industria culturale
L‟industria culturale come meccanismo di regolazione
dell‟innovazione tramite selezione
Sono presenti due tipi di feedback
1. Proviene dai media e consiste di recensioni e dell‟attenzione che i
media riservano a un prodotto.
2. È prodotto dai consumatori ed è misurabile attraverso le vendite (dei
biglietti, dei dischi, dei libri, il numero dei contatti, etc.).
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 41
L’industria culturale
Il modello di Hirsch concerne i prodotti culturali di
massa tangibili, ma esso “con poche modifiche può
essere applicato alla cultura elevata, alle idee e ad ogni
altro oggetto culturale” (Griswold 2005, p. 112). Esso,
per esempio, può essere applicato addirittura da una
religione istituzionalizzata.
Sottosistema dei creatori, dei produttori, dei
gatekeeper, dei ricevitori.
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 42
L’industria culturale
Problema dei ricevitori (e della libertà di interpretazione
culturale).
Individuo e società / particolare universale
Tra questi due punti estremi, Zerubavel (1997) colloca la
mente sociale.
Una ricezione mediata dalle appartenenze di gruppo.
Per concepire la ricezione degli oggetti culturali
dobbiamo considerare che il significato tratto da essi non
è fermamente e indiscutibilmente inserito nell‟oggetto
stesso.
Esempio degli stereotipi o del linguaggio razzista
Intermezzo: il problema del politicamente corretto.
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 43
L’industria culturale
Il tramite tra il sottosistema manageriale e i
consumatori è il mercato culturale, laddove gli oggetti
culturali competono per ritagliarsi fasce più ampie di
consumo.
Particolare importanza, nell‟ottica della sociologia
della cultura, ha il problema dei consumatori, che
rappresentano una massa stratificata: “diversi tipi di
persone guardano, comprano, amano, usano, leggono
e credono in diversi oggetti culturali” (p. 123).
La stratificazione culturale
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 44
L’industria culturale
La stratificazione culturale e le culture di gusto
(Gans 1974)
Culture di gusto, classi alte e medie. Partecipazione
più “intensa”, varietà di gusto.
Bourdieu e il capitale culturale
I rapporti tra capitale economico e capitale culturale
Capitale culturale e mantenimento dello status
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 45
Cultura, gusto e orizzonti di aspettative
Teoria estetica della ricezione letteraria (Jauss 1987)
Il ricevitore culturale non è un recipiente vuoto. Il
contenuto viene collocato all‟interno di un orizzonte
di aspettative.
Griswold (1987), studio sulla ricezione letteraria del
romanzo In the castle of my skin
- Un libro sull‟ambiguità dell‟identità
- Un libro su come un giovane giunge alla maturità
- Un libro sul razzismo
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 46
Cultura, gusto e orizzonti di aspettative
Liebes, Katz (1990), Cross-cultural readings of Dallas
- Israeliani di origine marocchina: una soap sui
legami e le difficoltà familiari
- Israeliani di origine russa: una soap di “denuncia”
contro il capitalismo
- Nati in Israele (e gruppo di controllo a Los
Angeles): semplice intrattenimento
Orizzonti di aspettative e framing. La comunicazione
politica e l‟intervento in guerra.
Ancoraggio, risonanze culturali (Gamson 1992)
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 47
Libertà di interpretazione culturale
Due concezioni
Secondo la prima, la teoria della cultura di massa, “la
gente deve sottostare ai significati che sono intrinseci
agli oggetti culturali (gli oggetti culturali sono forti/i
ricevitori sono deboli)”.
“I significati culturali sono strettamente controllati e i
ricevitori non hanno alcuna libertà d‟interpretazione”
(Griswold 2005, pp. 130-131). In quest‟ottica,
l‟industria culturale serve “per produrre
intrattenimento di massa su una scala sino allora
impensabile”.
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 48
Libertà di interpretazione culturale
Due concezioni
Secondo la prima, la teoria della cultura di massa,
un simile intrattenimento si basa su un minimo comune
denominatore di gusto, che enfatizza l‟aspetto di spettacolo
su quello morale o intellettuale, allo scopo di catturare una
porzione di mercato che sia la più ampia possibile. I
prodotti della cultura di massa rendono i ricevitori apatici e
intorpiditi. Questa apatia a sua volta predispone questi
ricevitori passivi alla tirannia politica, mentre il loro
semplice numero spinge i produttori culturali alla
preparazione di materiali sempre più violenti, sensazionali,
scioccanti, capaci di far reagire un pubblico incline a
stancarsi” (Ibid., p. 132).
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 49
Libertà di interpretazione culturale
Due concezioni
Secondo la seconda, la teoria della cultura popolare,
“la gente può costruire qualunque significato (i
ricevitori sono forti/gli oggetti culturali sono deboli)”
(Ibid., p. 130); “essa assume che non vi siano
distinzioni, che non vi siano rappresentazioni culturali
migliori o peggiori, più ricche o più povere, ispirate o
deprimenti, elevate o pornografiche, ma che vi siano
solo tipi di persone diverse che fanno esperienza di
oggetti culturali attribuendo ad essi significati
differenti. Il significato diventa così in assoluto una
funzione della mente del ricevente” (Ibid., p. 131).
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 50
Libertà di interpretazione culturale
Seduzione, imbarbarimento e cultura di massa
Resistenza attraverso la cultura popolare
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 51
Seduzione, imbarbarimento e cultura di massa
Resistenza attraverso la cultura popolare
Mondo sociale
(CM) Industria
culturale
(CM) Passivi
Creatori
Ricevitori
(CP) La gente e
l‟industria culturale
(CP) Attivi
Oggetto culturale
M. Bruno. Soc. dei processi culturali
Pagina 52
• (Cultura e organizzazioni)
• Costruzione culturale dei problemi sociali
• Dimensione globale e della seconda modernità
M. Bruno -
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