Economia e organizzazione aziendale I DOMANDE di RIEPILOGO UNITA’ A - ANALISI ECONOMICA DELL’IMPRESA Lez1 La teoria classica e neoclassica dell’impresa La teoria classica Domanda 1 Spiegare le differenze tra concezione smithiana e marxiana dell’impresa. Risposta Smith e Marx spiegano la nascita dell’impresa con la necessità di elevare la produttività del lavoro, che il mercato non sarebbe in grado di assicurare: la motivazione va ricercata nella divisione del lavoro (la parcellizzazione e la specializzazione) per Smith e nel controllo del processo produttivo per Marx. Domanda 2 Esporre brevemente il pensiero di Knight sulla natura dell’impresa. Risposta Secondo Knight la costituzione di un’impresa non è causata dalla maggiore produttività, come suggeriscono Smith e Marx, ma dall’incertezza dei profitti ottenibili dalla produzione: i lavoratori non sono disposti ad accollarsi questo rischio, mentre l’imprenditore è colui che, per attitudini personali, è propenso al rischio, di cui il profitto rappresenta la dovuta remunerazione. Unità A © 2006 Politecnico di Torino Economia e organizzazione aziendale I La teoria neoclassica: il mercato Domanda 1 Come viene descritta l’impresa concorrenziale nella teoria neoclassica tradizionale? Risposta Per la teoria neoclassica l’impresa è un’unità di piccolissime dimensioni senza potere di mercato: non può cioè influire sul prezzo del prodotto e sul prezzo dei fattori produttivi (lavoro e capitale), ma deve assumerli dal mercato, preposto a determinarli convergendo rapidamente all’equilibrio (uguaglianza tra domanda e offerta). In un contesto di perfetta informazione e di assenza di problemi organizzativi, l’impresa neoclassica ricerca l’efficienza produttiva (in linea con il pensiero di Smith), perseguendo l’obiettivo di massimo profitto mediante la combinazione ottimale dei fattori della produzione. Domanda 2 Date le seguenti funzioni di domanda e di offerta del mercato QD = 100 – 0,5p ; QS = 2p si determini nell’ordine: • il prezzo e le quantità di equilibrio; • le quantità effettivamente scambiate e la misura dell’eccesso, qualora il prezzo si ponga temporaneamente al livello di 60; • spiegare in questo caso la differenza tra meccanismo walrasiano e marshalliano di convergenza all’equilibrio. Risposta In equilibrio si deve verificare l’uguaglianza tra la domanda e l’offerta: QD = QS ⇒100 – 0,5p = 2p ⇒ p* = 40 ⇒ Q* = 80. Se il prezzo è diverso da quello di equilibrio p = 60 > p* = 40, il mercato si trova in una condizione di disequilibrio e gli scambi effettivi Q si realizzano in corrispondenza del lato corto del mercato: Q = QD = 100 – 0,5p = 70 < QS = 2p = 120 Si verifica quindi un eccesso di domanda negativo (E = QD – QS = –50), ossia un eccesso di offerta pari a 50. Il meccanismo di convergenza walrasiano si riferisce a mercati in cui è presente un banditore, che verifica l’eccesso di domanda e alza il prezzo, se questo è positivo, o lo abbassa, se l’eccesso è negativo: dp = εE = ε (QD – QS) con ε > 0 sufficientemente piccolo. Nel nostro caso l’eccesso di domanda è negativo negativo (E = QD – QS = –50) e quindi il banditore abbassa il prezzo, convergendo verso l’equilibrio. Il meccanismo di convergenza marshalliano si riferisce invece a mercati in cui manca un banditore, per cui sono le imprese che portano sul mercato la quantità prodotta e osservano la differenza tra il prezzo che i compratori sono disposti a pagare (prezzo di domanda pD) e il prezzo al quale le imprese sono disposte a vendere (prezzo di offerta pS), aumentando la produzione se il primo eccede il secondo: dQS = ε (pD – pS) con ε > 0 sufficientemente piccolo. Nel nostro caso pD = 200 – 2 Q = 60 e pS = 0,5 Q = 35, per cui la differenza tra i prezzi risulta positiva (pD – pS = 25) e le imprese aumentano la produzione, convergendo verso l’equilibrio. Unità A © 2006 Politecnico di Torino Economia e organizzazione aziendale I La teoria neoclassica: l’impresa concorrenziale Domanda 1 Sulla base dei seguenti dati si determini il profitto totale e il costo medio unitario per l’impresa concorrenziale neoclassica: • prezzo di equilibrio sul mercato del prodotto p* = 40; • costi fissi dell’impresa CF = 80; • costi variabili dell’impresa CV = 2q2. Risposta L’impresa concorrenziale neoclassica massimizza i profitti eguagliando il prezzo, dato dal mercato, ai costi marginali: p* = dCV/dq ⇒ 40 = 4q ⇒ q* = 10 (produzione ottimale). I profitti sono definiti dalla differenza tra ricavi totali (R = pq) e costi totali (C = CF + CV): Π = R – C = p*q – CF – CV = 40q – 80 – 2q2 = 400 – 80 – 200 = 120. Si noti che la condizione del secondo ordine per un massimo (costi marginali crescenti) è verificata: d2C/dq2 = 4 > 0. Il costo medio unitario si ottiene dividendo per q la funzione del costo totale: C/q = CF/q + CV/q = 80/q + 2q = 8 + 20 = 28. Si noti che la funzione di costo medio è a forma di U: d(C/q)/dq = 2 – 80/q2 < = > 0 per q < = > 6,32. Unità A © 2006 Politecnico di Torino Economia e organizzazione aziendale I DOMANDA 2 Sulla base dei seguenti dati si determini il profitto totale e il costo medio unitario per l’impresa concorrenziale neoclassica: • prezzo di equilibrio sul mercato del prodotto p* = 4; • costi fissi dell’impresa CF = 20; • costi variabili dell’impresa CV = 2q; • capacità produttiva dell’impresa qMAX = 20. Risposta L’impresa concorrenziale neoclassica massimizza i profitti eguagliando il prezzo, dato dal mercato, ai costi marginali: p* = dCV/dq ⇒ 4 ≠ 2 ⇒ impossibilità di determinare la produzione ottimale, in quanto la condizione del secondo ordine per un massimo (costi marginali crescenti) non è verificata: d2C/dq2 = 0 (i costi marginali sono costanti). Se questa è la condizione normale della produzione (costi variabili lineari e costi variabili medi e marginali costanti), la teoria neoclassica dell’impresa concorrenziale non può risolvere il problema. In questo caso la soluzione più ragionevole è quella di introdurre un vincolo di capacità produttiva dell’impresa, per cui il massimo profitto corrisponde al massimo utilizzo della capacità qMAX: Π = R – C = p*qMAX – CF – CV = 4 qMAX – 20 – 2 qMAX = 80 – 20 – 40 = 20. Il costo medio unitario si ottiene dividendo per q la funzione del costo totale: C/q = CF/q + CV/q = 20/q + 2 = 1 + 2 = 3. Si noti che la funzione di costo medio non è a forma di U, ma è sempre decrescente al crescere di q: d(C/q)/dq = – 20/q2 < 0 per q > 0. DOMANDA 3 Un’impresa produce beni nel lungo periodo, sostenendo costi a rendimenti crescenti per effetto delle economie di scala: C1 = 100 + 4q. I costi dell’organizzazione nel lungo periodo sono invece caratterizzati da una funzione a rendimenti decrescenti a causa delle diseconimie manageriali: C2 = q2. Si determini la dimensione produttiva ottimale per l’impresa nel lungo periodo e si commenti il risultato. Risposta I costi totali di lungo periodo dell’impresa sono: C = C1 + C2 = 100 + 4q + q2. La soluzione si ottiene in corrispondenza del minimo costo medio: min C/q = 100/q + 4 + q ⇒ d(C/q)/dq = –100/ q2 + 1 = 0 ⇒ –100 + q2 = 0 ⇒ q* = 10. Nel lungo periodo tutti i costi sono variabili: le economie di scala però abbassano i costi medi, mentre le diseconomie manageriali li alzano, descrivendo in sintesi una curva dei costi medi a forma di U. La dimensione ottimale dell’impresa corrisponde alla produzione che comporta il minimo costo medio (il punto di minimo della U). Unità A © 2006 Politecnico di Torino