Il profumo del clerodendro - Agricoltura Regione Emilia

Nel giardino
Il profumo del clerodendro
dà il benvenuto all’autunno
I
l passaggio tra l’estate e
l’autunno è sfumato dalla
profumata e copiosa fioritura di piccoli alberi poco
diffusi nel verde pubblico, ma
frequenti nei giardini privati di
campagna o nei condomini
costruiti prima degli anni ’70.
Il nome latino dell’albero accettato dalla comunità scientifica è Clerodendron trichotomum, ma nei cataloghi dei
vivaisti è spesso presente con
la denominazione attribuita
da Linneo di Clerodendrum trichotomum.
Come spesso accade, i nomi
delle piante raccontano un
po’ della loro storia: in questo
caso Clerodendron deriva dalle parole greche kleros(clero)
e dendron (albero), con riferimento alla frequentissima
presenza di queste piante nei
templi dello Sri Lanka.
Il genere comprende numerose specie, alcune rustiche e
coltivabili all’aperto nel nostro
Paese, altre più delicate e bisognose di riparo. Le prime
trovano negli ambiti cittadini
gli elementi basilari per sopravvivere, rappresentati dalla
posizione a mezz’ombra e dal
riparo dalle correnti fredde invernali.
è possibile collocarli in pieno
sole, purché durante la stagione siccitosa sia garantita
un’abbondante
irrigazione
una o due volte la settimana.
Per quanto riguarda le altre
ottobre 2013
esigenze, invece, sono davvero frugali, accontentandosi
di ogni tipo di terreno, pur preferendo i suoli fertili e ricchi di
humus, ben drenati.
La coltivazione è facile
La coltivazione è quindi facile
e non prevede neppure la lotta alle avversità, dato che le
specie da esterno non hanno
patologie note, al contrario di
quelle semi-rustiche e delicate colpite da cocciniglia cotonosa, ragnetto rosso e mosca
bianca. Un aspetto negativo
delle rustiche è costituito da
una certa invadenza, in quanto emettono numerosi polloni
radicali; questa caratteristica è
tipica delle piante più giovani
e viene perduta con l’avanzare dell’età. Si possono comunque sfruttare i polloni per moltiplicare la pianta e regalarla
agli amici.
Per tutti i clerodendri la propagazione è effettuata anche
per talea semilegnosa prelevata in piena estate o per talea radicale prelevata in inverno. La riproduzione per seme è
possibile in primavera, quando le temperature raggiungono i 13-18 °C. Le specie deli-
MARIA TERESA
SALOMONI
Ibimet-Cnr,
Bologna
MASSIMO DRAGO
Servizio Sviluppo
Produzioni
Vegetali, Regione
Emilia-Romagna
I fiori di
Clerodendron
trichotomum sono
bianchi e stellati.
Wikimedia
Il significato del suo nome è “albero del clero”, perché presente in
molti templi dello Sri Lanka. In Italia la sua copiosa fioritura adorna i
giardini privati di campagna.
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Nel giardino
La fioritura
è seguita
dalla comparsa
di bacche scure
contornate
da calici di colore
rosa intenso.
cate possono essere coltivate
all’esterno in Italia solo nelle regioni più calde e in posizione
riparata o, ancor meglio, nei
cosiddetti giardini d’inverno
anche non riscaldati. Desiderano un’irrigazione regolare,
rada nel periodo invernale, e
una fertilizzazione mensile a
base di concimi bilanciati. La
potatura è ben tollerata da
tutte le specie.
Nel caso di quelle rustiche è
utile, ma non indispensabile,
effettuarla in inverno per spingere l’emissione di rami giovani che porteranno i fiori l’estate
successiva.
Le specie rampicanti vanno
potate dopo la fioritura, le arbustive sempreverdi necessitano di interventi annuali volti
all’eliminazione del secco o,
quando la pianta è invecchiata, al rinnovo della vegetazione.
ARBUSTI E RAMPICANTI
RUSTICI O DELICATI
Il genere Clerodendron comprende 400 specie di alberi,
arbusti e rampicanti, originarie dei boschi delle regioni tropicali
e sub-tropicali, soprattutto di Africa e Asia.
Sono tutte coltivate per l’ornamentalità conferita dalle belle
fioriture spesso profumate.
Clerodendron trichotomum, originario di Cina e Giappone,
forma un grande arbusto o un piccolo albero che raggiunge
al massimo i 6 metri di altezza e i 4 di larghezza. La chioma
è rotondeggiante e raccolta, ideale per giardini di piccole
dimensioni; le foglie sono caduche, larghe e lunghe 15-20
centimetri, cuoriformi e opposte. I fiori appaiono in settembre
sugli apici dei rami dell’anno e sono bianchi, stellati, raccolti in
corimbi larghi 20 centimetri. La fioritura è seguita dalla formazione
di bacche scure, contornate da calici di colore rosa intenso che
conferiscono alla pianta un ulteriore pregio ornamentale.
Clerodendron bungei, originario della Cina, forma un arbusto
cespuglioso con rami eretti, alto e largo circa 2 metri. Le
foglie, di colore verde scuro, sono caduche, opposte, ovate e
dentate. Da fine estate all’autunno porta i fiori vistosi di colore
rosa intenso, raccolti in pannocchie terminali arrotondate. É un
po’ meno rustico del precedente, quindi può vivere all’aperto
nelle regioni a inverni freddi solo se riparato. Le specie
delicate appartenenti al genere Clerodendron reperibili in
Italia in coltura protetta sono sempreverdi e comprendono gli
arbusti C. paniculatum e C. speciosissimum e i rampicanti C.
splendens e C. thomsoniae. ■
Wikimedia
LA SPECIE AMICA/ELEAGNO
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L’inizio dell’autunno è deliziosamente profumato anche dai
fiori di eleagno, poco vistosi e quasi mimetizzati tra il fogliame.
Il genere Elaeagnus comprende un numero molto ampio
di specie utilizzate in ambito ornamentale; ci limitiamo a
descrivere quella che ben accompagna il profumo del
clerodendro: Elaeagnus X ebbingei e varietà derivate, tra le
quali spicca per diffusione E. X ebbingei ‘Limelight’.
Sono arbusti sempreverdi, dal fogliame argentato a scaglie
nella pagina inferiore. La prima ha foglie di colore verde
cinerognolo, molto vigorosa con rami provvisti di poche spine
ed è un ibrido tra E. macrophylla ed E. pungens; la seconda
si differenzia per avere il fogliame verde acceso, screziato di
un giallo vistoso. Hanno uno sviluppo considerevole, poiché
superano anche i quattro metri d’altezza; tra luglio e agosto
si assiste ad un’intensificazione della crescita che richiede
potature finalizzate alla riduzione e all’infoltimento della
vegetazione. Gli eleagni sono indicati per i terreni sabbiosi, aridi
e assolati, tipici delle zone costiere, ma anche per i giardini
e i parchi cittadini dove scarseggiano irrigazioni e assistenze
frequenti. Non sono soggetti a patologie di particolare
rilievo; importante è assicurare a queste piante il drenaggio,
l’esposizione al sole e un certo riparo dalle correnti più rigide,
ove persistono per lungo tempo temperature inferiori ai 10 °C
sotto lozero, come nei territori montani.
La moltiplicazione avviene per talea a fine estate.
OTTOBRE 2013