scheda tecnica prof. eugenio luigi iorio

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Estratto della relazione redatta dal Prof. Eugenio Luigi Iorio sul nostro prodotto
Linealghe Cocktail
Prof. Eugenio Luigi Iorio, MD, PhD
Medico-chirurgo, Dottore di Ricerca in Scienze Biochimiche,
Specialista in Biochimica e Chimica Clinica
Presidente dell’OSSERVATORIO INTERNAZIONALE DELLO STRESS OSSIDATIVO, DEI RADICALI LIBERI E DEI SISTEMI ANTIOSSIDANTI
www.osservatoriostressossidativo.org
1. Definizione e caratteristiche generali
LINEALGHE COCKTAIL è una bevanda originale destinata all’alimentazione umana, costituita esclusivamente da ingredienti naturali e, pertanto, priva di qualsiasi additivo. Essa si presenta come una
sospensione di colore nero-violaceo intenso, lievemente viscosa, con blanda tendenza a dar luogo a un
microsedimento di aspetto polveroso, gradevole al gusto, specialmente se assunta fredda, con caratteristico ed intenso sentore di sambuco e finocchio.
LINEALGHE COCKTAIL è ottenuto dalla lavorazione e successiva combinazione di 6 materie prime, tutte di produzione “biologica” certificata e/o ricavate da produzioni naturali virtualmente non inquinate di due alghe, Laminaria digitata e Condrus crispus, con aggiunta di Sambucus nigra, Vaccinium
myrtillus, Rosa canina e Feniculus vulgare Miller.
2. Ingredienti e principi attivi: la componente algale.
2. 1. Generalità
La componente algale di LINEALGHE COCKTAIL contiene alcuni principi attivi comuni a tutte le
alghe ed altri specifici, cioè più o meno caratteristici della Laminaria digitata ovvero del Condrus crispus. Sono qui presentate le caratteristiche dei principi attivi comuni, mentre si rimanda ai due successivi sotto-paragrafi per i principi attivi specifici.
Le alghe sono organismi marini dotati di molteplici attività biologiche, riconducibili alle proprietà
dei suoi numerosi componenti biochimici, principalmente la fibra alimentare, gli acidi grassi poliinsaturi,
gli amminoacidi essenziali, le vitamine e gli oligoelementi.
La “fibra alimentare”, in generale, può essere definita come l’insieme dei residui di origine
vegetale degli alimenti che l’apparato gastro-intestinale umano non è in grado di digerire e che, in funzione delle sue proprietà fisico-chimiche, interagendo con componenti mucosali specifiche dello stomaco e/o dell’intestino, spesso per effetto di trasformazioni biochimiche indotte dalla flora batterica residente, gioca un ruolo fisiologico determinante per l’omeostasi dell’intero organismo. Ne esistono due
tipi principali, quella solubile e quella insolubile. La prima, detta anche idrofila, comprende la cellulosa,
le emicellulose e la lignina. La seconda detta anche gelificante, comprende, insieme alle pectine, alle
gomme ed alle mucillagini, la maggior parte dei polisaccaridi algali (es. alginati, carragenine ed agar).
Alla fibra alimentare si attribuiscono funzioni importanti, quali la precoce distensione dello stomaco
(con conseguente attenuazione dello stimolo della fame), l’accelerazione del transito intestinale (con
conseguente prevenzione della stipsi, della diverticolosi e del cancro del grosso intestino), il rallentamento dell’assorbimento degli zuccheri semplici (con conseguente prevenzione del diabete mellito), il
rallentamento dell’assorbimento del colesterolo (con favorevoli ricadute sulla prevenzione delle malattie
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cardiovascolari), il “sequestro” di tossine potenzialmente cancerogene e il mantenimento dell’integrità
della flora batterica intestinale vitaminogenetica. Purtroppo, con il progredire della civiltà il contenuto in
fibra dell’alimentazione umana è calato notevolmente, soprattutto nei Paesi economicamente avanzati,
dove è ampiamente prevalente il consumo di cibi altamente “raffinati” e, quindi, depauperati dei loro
costituenti più nobili. Di qui la necessità di integrare l’alimentazione con fonti alimentari naturalmente
ricche in fibra, quali, appunto le alghe. A tal proposito si calcola che il fabbisogno quotidiano medio di
fibra alimentare sia di circa 30 grammi.
Gli acidi grassi poliinsaturi (Polyunsatured fatty acids, PUFA) rientrano nella grande classe
dei grassi essenziali, cioè quelle sostanze di natura lipidica che il nostro organismo non riesce – parzialmente o totalmente – a sintetizzare e che, pertanto, devono essere necessariamente assunte attraverso l’alimentazione. La denominazione “poliinsaturi” deriva dal fatto che nella loro molecola i vari atomi di carbonio formano lunghe catene, in alcuni punti delle quali sono presenti dei doppi legami, caratteristica questa che li rende, dal punto di vista chimico, capaci ancora di lasciarsi “saturare”, ossia
“incorporare” atomi di idrogeno. Attualmente, i PUFA vengono distinti in due sottoclassi, gli ω-3 e gli ω6, dove l’ultima lettera dell’alfabeto greco sta a indicare una delle estremità della catena a partire dalla
quale il primo atomo di carbonio coinvolto nel doppio legame è, rispettivamente, in posizione 3 ovvero
6. Nell’attuale contesto nutrizionale le principali fonti naturali di ω-3 sono i prodotti ittici, mentre dagli
oli vegetali deriva la maggior parte degli ω-6. Si è osservato, recentemente, che gli ω-3 entrano nella
catena alimentare tramite l’ingestione di fitoplancton da parte dei pesci e che le alghe contengono variabili quantità di ω-3 ed ω-6, rendendo questi vegetali marini preziose fonti alimentari di PUFA naturali.
I più comuni PUFA della serie ω-3 sono l’acido α-linolenico (18:3 ω-3), l’acido stearidonico (18:4
ω-3), l’acido eicosatetraenoico (20:4 ω-3) l’acido eicosapentaenoico o EPA (20:5 ω-3), l’acido docosapentaenoico (22:5 ω-3), l’acido docosaesaenoico o DHA (22:6 ω-3), mentre quelli più diffusi della serie
ω-6 sono l’acido linoleico (18:2 ω-6), l’acido γ-linolenico (18:3 ω-6), l’acido diomo-γ-linolenico (20:3 ω6), l’acido arachidonico (20:4 ω-6).
Fra gli ω-3 di maggiore rilevanza biologica, l’EPA è il principale precursore delle prostaglandine
della serie 3, note per l’elevata attività antiaggregante piastrinica, mentre il DHA ha prevalentemente
una funzione strutturale; infatti, esso viene incorporato nei fosfolipidi dei sinaptosomi cerebrali, nella
retina e nei fosfolipidi dei canali intramembrana del sodio; come tale, svolge un ruolo importante nello
sviluppo e nella maturazione del sistema nervoso centrale (compresa la retina) e dell’apparato riproduttivo.
Fra gli ω-6 più importanti dal punto di vista biologico, l’acido arachidonico, incorporato prevalentemente nei fosfolipidi di membrana, può generare, attraverso la via ciclossigenasica, le prostaglandine della serie 2 e, quindi, una serie di intermedi metabolici ad attività pro-infiammatoria e proaggregante piastrinica (trombossano A2), e, attraverso la via lipossigenasica i leucotrieni, ad azione
broncocostrittrice e anafilattogena. Inoltre, opportunamente bilanciato con il DHA, gioca un ruolo rilevante nello sviluppo embrionale e nell’accrescimento del bambino.
Le azioni biologiche dei PUFA della serie ω-3 e della serie ω-6, pur avendo come target gli stessi
elementi cellulari (leucociti polimorfonucleati, macrofagi, eosinofili, mastociti, piastrine, endotelio vasale) sono spesso di tipo opposto. Infatti, gli ω-3 (EPA) generando prostaglandine della serie 3 e leucotrieni della serie 5 riducono i processi infiammatori, provocano vasodilatazione e riducono la broncocostrizione. Viceversa, gli ω-6 (acido arachidonico) dando origine a prostaglandine della serie 2 e leucotrieni della serie 4 inducono attivazione dei poliformonucleati, vasocostrizione, aumento della permeabilità e broncocostrizione. Pertanto, l’effetto finale – infiammazione, aterogenesi e trombosi – dipenderà
dal prevalere dell’attività dell’una o dell’altra serie.
In generale, un apporto adeguato di ω-3 (anti-infiammatori, anti-aterogeni e anti-trombotici):
favorisce la formazione di prostaglandine PGI3, di leucotrieni B5 (molto meno “pro-infiammatori” rispetto ai leucotrieni B4), di interleuchina 2 e di Endothelial Derived Relaxing Factor; promuove l’attività fibrinolitica; facilita la deformabilità degli eritrociti e fa innalzare i livelli di colesterolo-HDL (“colesterolo
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buono”). Viceversa, un apporto inadeguato di ω-3 (pro-infiammatori, pro-aterogeni e pro-trombotici)
comporta una maggiore produzione di acido arachidonico, un aumento dell’aggregazione piastrinica e
la formazione di trombossani, un aumento dell’attività dei macrofagi, una aumentata formazione di interleuchina 1, di leucotrieni 4, del Platelet Activating Factor e del Platelet Derived Growth Factor, un incremento dei livelli di colesterolo-LDL (“colesterolo cattivo”), delle VLDL, dei trigliceridi e della viscosità
ematica.
Il fabbisogno giornaliero di ω-3 (EPA e DHA) è di 1 g al giorno (circa lo 0,5% delle calorie totali)
mentre per gli ω-6 (γ-linoleico) è di 560 mg al giorno (circa lo 0,25% delle calorie totali). Una ridotta
assunzione di ω-3 si accompagna a disturbi neurologici, ridotta acuità visiva, lesioni cutanee, ritardi di
crescita, riduzione della capacità di apprendimento ed anomalie all’elettroretinogramma. Una ridotta
assunzione di ω-6, invece, comporta lesioni della cute, anemia, aumento dell’aggregazione piastrinica,
trombocitopenia, steatosi epatica, ritardata cicatrizzazione delle ferite, aumentata suscettibilità alle infezioni, diarrea e ritardo di crescita nell’età evolutiva.
Ciò che conta, comunque, è garantire all’organismo un bilanciato rapporto ω-3/ω-6, almeno
dell’ordine di 1/10 o meno. Purtroppo, nel corso dell’ultimo secolo questo rapporto ideale si è notevolmente sbilanciato a favore degli ω-6, per ragioni diverse fra cui l’aumentato consumo di oli vegetali
(mais, girasole, arachidi ricchi di ω-6 come l’acido linoleico) per il controllo dell’aterosclerosi, il limitato
consumo di pesce e la minor presenza di ω-3 nel pesce di allevamento rispetto a quello pescato che si
nutre di fitoplancton, le minime quantità di acido linolenico nelle carni provenienti dai bovini domestici
che sono alimentati con prodotti molto poveri di acidi grassi ω-3, la produzione di vegetali a foglia verde contenenti acidi grassi ω-3 in misura minore.
Di qui la potenziale importanza nutrizionale delle alghe nel concorrere al mantenimento di un
rapporto ottimale ω-3/ω-6, assolutamente indispensabile, a sua volta, per la prevenzione delle malattie
cardio-vascolari (aterosclerosi) e la profilassi e la cura di patologie immunoallergiche e reumatiche. In
tale contesto, l’assenza di caratteri organolettici spiacevoli, tipici del pesce, conferisce alle alghe un ulteriore vantaggio come fonte nutrizionale di ω-3 alternativa a quella ittica.
Gli amminoacidi sono composti polifunzionali, di peso molecolare relativamente basso (intorno
ai 100 Da), contenenti nella loro molecola almeno un gruppo funzionale acido (carbossile) ed almeno
un gruppo funzionale basico (ammina). La loro importanza nutrizionale deriva dal fatto che, in numero
di una ventina, entrano nella costituzione delle proteine di cui sono ampiamente note le funzioni (nutritiva, strutturale, di riserva, ormonale, recettoriale, anticorpale, etc.). Alcuni degli amminoacidi necessari
per la sintesi delle proteine non possono essere “fabbricati” dalla cellule dell’organismo umano che,
pertanto, è costretto ad assumerli dall’esterno mediante l’alimentazione. Tali amminoacidi – leucina, isoleucina, fenilalanina, lisina, metionina, treonina, triptofano e valina – sono variamente contenuti in
molti alimenti di origine sia animale che vegetale e, sebbene in misura modica, nelle alghe. L’apporto
nutrizionale di amminoacidi essenziali di origine algale può assumere particolare rilevanza in caso di
diete olovegetariane.
Le vitamine costituiscono un insieme di composti organici, eterogenei dal punto di vista chimico, indispensabili all'organismo per la crescita, l'integrità strutturale delle cellule ed il regolare svolgimento dei processi metabolici.
Le vitamine sono suddivise in 13 gruppi, ciascuno dei quali comprende un certo numero di sostanze a struttura simile aventi gli stessi effetti biologici; a causa, tuttavia, della loro eterogeneità, esse
sono classificabili solo in base alla loro solubilità o meno in solventi acquosi, in due grandi gruppi:
• vitamine idrosolubili: vitamine del gruppo B, con principale funzione coenzimatica, acido folico e vitamina C;
• vitamine liposolubili: (A, E, D, K): con azione più articolata e varia; la A e la E sono preposte soprattutto alla integrità delle strutture cellulari.
In generale, le vitamine liposolubili presentano un metabolismo più lento delle idrosolubili, si accumulano nei tessuti e, se in eccesso, danno luogo a fenomeni di ipervitaminosi.
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Le varie vitamine sono accomunate da alcune caratteristiche fondamentali quali: una struttura
chimica relativamente semplice (tranne la B12), la capacità di agire in dosi minime (fabbisogno medio
<1 ÷ 100 mg/die), la specificità d’azione e la “essenzialità” in senso biologico (vedi PUFA ed amminoacidi). Tuttavia, a proposito di quest’ultima caratteristica occorre rilevare che:
• quasi tutte le vitamine naturali (ad eccezione della B12) sono fornite agli animali e quindi anche all'
uomo direttamente dalle piante e, in particolare, dalle alghe;
• di esse si conosce ormai l' esatta costituzione chimica per cui si possono preparare sinteticamente;
• alcune vitamine possono derivare da precursori o provitamine (es. la nicotinammide o vitamina PP dal
triptofano, la vitamina A dal β-carotene);
• la vitamina D viene introdotta con gli alimenti, ma, soprattutto, proviene dalla irradiazione del
7-deidrocolesterolo presente nella pelle;
• alcune vitamine possono provenire dalle sintesi della flora intestinale (gruppo B, vitamina K) anche in
quantità sufficienti a coprire i bisogni (vitamina K);
• l'acido ascorbico è considerato vitamina solo per alcune specie (uomo, primati, cavia), mentre la
maggior parte degli animali è in grado di effettuarne la sintesi (specie-specificità).
Alcune vitamine svolgono azioni specifiche, quali, ad esempio:
• la regolazione della crescita (A, D, gruppo B, C);
• il trofismo di strutture nervose (B1, B6, B12, PP);
• l’incremento della resistenza alle infezioni (A, E, B6, C);
• la prevenzione e trattamento di anemie (E, acido folico, B6, B12, C);
• la difesa delle cellule dai meccanismi lesivi dei radicali liberi (E, C) (azione antiossidante);
• la possibile prevenzione di alcuni tumori (A, E, C);
• la protezione della pelle e delle mucose (A, B2, B6, acido folico, PP).
Tra le vitamine idrosolubili, l’acido folico regola (sotto forma di tetraidrofolato, FH4) il metabolismo dell’unità monocarboniosa e, pertanto, è indispensabile per la conversione cefaline-lecitine (fosfolipidi), per la sintesi della glicina e per la conversione dell’uracile in timina (tappa indispensabile per la
sintesi del DNA a partire dall’RNA); la sua carenza può provocare una grave forma di anemia e favorire
l’aumento dei livelli di omocisteina (marcatore di danno cardiovascolare). Fra le vitamine del gruppo B,
la B1 o tiamina catalizza (sotto forma di tiamina pirofosfato) le reazioni di decarbossilazione ossidativa
e, quindi, prende direttamente parte al catabolismo; la sua carenza si associa ad una tipica neuropatia
(beri-beri). La vitamina B2 o riboflavina entra nella costituzione dei coenzimi flavinici (FMN e FAD) e,
pertanto, è indispensabile nelle reazioni di ossido-riduzione che presiedono alla sintesi di ATP; la sua
carenza comporta alterazioni della cute e delle mucose (tipica la stomatite angolare), con frequente
compromissione oculare. La vitamina B3 o niacina o vitamina PP entra nella costituzione dei coenzimi
piridinici (NAD e NADP) e, pertanto, è indispensabile nelle reazioni di ossido-riduzione che presiedono
alla sintesi di ATP; la sua carenza provoca la pellagra (dermatite, disturbi intestinali e turbe mentali). La
vitamina B5 o acido pantotenico è il precursore del coenzima A, indispensabile nel metabolismo degli
acidi grassi; la sua carenza si associa spesso a stati di denutrizione. La vitamina B12 o cianocobalamina,
sinegrizzando con l’acido folico, gioca un ruolo determinante (sotto forma di cobamido-enzima) nella
sintesi degli acidi nucleici, favorendo il trofismo delle cellule nervose e la normale emopoiesi e prevenendo l’iperomocisteinemia; la sua carenza è responsabile dell’anemia perniciosa, una forma di anemia
megaloblastica associata a neuropatia. La vitamina C o acido ascorbico costituisce un importante sistema redox che interviene nelle reazioni di idrossilazione – sintesi di ormoni steroidei, assemblaggio
del collageno, detossificazione da farmaci – e nella difesa contro l’attacco dei radicali liberi (azione antiossidante); essa favorisce anche l’assorbimento del ferro; la sua carenza provoca lo scorbuto (emorragie cutaneo-mucose, ritardata guarigione delle ferite, etc.).
Tra le vitamine liposolubili, la vitamina A, generata dal β-carotene, particolarmente diffuso nelle
alghe, svolge un ruolo indispensabile nel meccanismo della visione e protegge l’epitelio della cute e delle mucose; ad essa si devono anche importanti azioni sul differenziamento cellulare e nella difesa con___________________________________________________________________________________________________
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tro i radicali liberi; la sua carenza si accompagna a emeralopia e xeroftalmia. La vitamina D, attraverso
la conversione in 1,25-diidrossicolecalciferolo, favorisce l’assorbimento del calcio e del fosforo e, quindi,
la mineralizzazione delle ossa; la sua carenza, a seconda dell’epoca di insorgenza, comporta il rachitismo o l’osteomalacia. La vitamina E, appartenente chimicamente ai tocoferoli, è un potente antiossidante che gioca un ruolo determinante anche nella stabilizzazione delle membrane cellulare e nel prevenire la sterilità. La vitamina K costituisce un importante cofattore della coagulazione; la sua carenza
provoca una sindrome emorragica.
Per quanto possa apparire paradossale, le sindromi carenziali da vitamine (ipovitaminosi) non
costituiscono appannaggio dei Paesi in via di sviluppo ma costituiscono una realtà spesso negletta, anche dei Paesi industrializzati. Ciò per una serie lunghissima di ragioni, quali:
• ridotto apporto per perdite dovute a trasformazioni chimiche e biologiche indotte da inadeguate procedure di cottura e/o conservazione degli alimenti;
• ridotta assunzione per squilibri nella razione alimentare (alimentazione monotona e diete dimagranti
squilibrate protratte a lungo);
• ridotta assunzione per disturbi nelle funzioni digestive e/o insufficiente assorbimento intestinale;
• aumentato fabbisogno in rapporto all’età (es. senescenza) e/o a particolari stati fisiologici (crescita,
gravidanza, allattamento);
• aumentato fabbisogno per stati patologici (malattie infettive, alcolismo, tumori);
• aumentato fabbisogno per assunzione di particolari farmaci (anticonvulsivanti e contraccettivi orali).
Ne deriva che le alghe – particolarmente ricche in vitamina A, B1, B2, PP, B6, C, ed E – possono
costituire un’importante fonte nutrizionale di questi preziosi nutrienti che l’organismo umano non è in
grado di sintetizzare in quantità necessarie al suo fabbisogno.
Gli oligoelementi rappresentano una quota nutrizionalmente importante degli elementi e dei
minerali.
Gli elementi sono varietà di materia che esibiscono proprietà e composizione costanti e che non
è possibile scindere per mezzo dei cambiamenti di stato in ulteriori componenti. In natura esistono 92
elementi (elementi naturali). A questi se ne aggiungono altri 18, ottenibili solo in laboratorio (elementi
artificiali o transuranici). Gli elementi sono inseriti nella Tavola Periodica degli Elementi sulla base del
loro numero atomico, che esprime la somma del numero dei protoni contenuti nel nucleo (ovvero degli
elettroni disposti dinamicamente intorno ad esso) dell’atomo di un dato elemento.
Dal punto di vista nutrizionale, i minerali sono elementi chimici presenti in natura sia come tali
sia associati agli organismi viventi (animali o vegetali), ove svolgono un ruolo biologico specifico, indispensabile per la sopravvivenza stessa.
I minerali vengono suddivisi in due grandi gruppi a seconda che la quantità giornaliera assimilata dall’organismo sia inferiore o superiore ad un valore prefissato. Se la dose quotidiana assimilata è
inferiore a 100 mg, si parla di elementi in traccia o oligoelementi. Se, viceversa, la suddetta soglia viene superata, si parla di minerali maggiori o macroelementi.
Le fonti principali di minerali sono i vegetali, che li assorbono dal terreno e in qualche modo li
“organificano”, rendendoli disponibili ad essere impiegati nelle nostre cellule. Anche gli animali forniscono minerali “pronti all’’uso”.
All’interno delle cellule, i minerali svolgono due importanti ruoli:
• strutturale: alcuni minerali (soprattutto i macroelementi, quali ad esempio lo zolfo e il fosforo), a concentrazioni più elevate, entrano direttamente a far parte delle biomolecole (glicidi, lipidi, amminoacidi,
nucleotidi ecc.) condividendone le finalità (plastica, energetica, di riserva, catalitica, protettiva);
• funzionale: altri minerali (soprattutto, ma non esclusivamente, gli oligoelementi), a più piccole concentrazioni, svolgono un ruolo più propriamente catalitico, ossia , legandosi come cofattori a specifici
enzimi ne accelerano la velocità di reazione; per esempio, il calcio è indispensabile per l’attivazione di
alcune lipasi, mentre il manganese consente alla superossidodismutasi di svolgere la sua attività antiossidante.
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All’interno dell’organismo, i principali ruoli biologici dei minerali possono essere:
• la regolazione dell’accrescimento e dello sviluppo (sia pre- che post-natale): per esempio, lo iodio,
che entra a far parte della molecola degli ormoni tiroidei, assunto regolarmente in gravidanza consente
l’armonico sviluppo dell’embrione e poi del feto; infatti, se la gestante non assume quantità adeguate
di iodio può generare un neonato più piccolo (nano) e mentalmente iposviluppato (cretino);
• la regolazione delle funzioni di qualsiasi tessuto, organo ed apparato (sistema nervoso, ghiandole endocrine, cuore, muscoli, apparato respiratorio, sistema riproduttivo, sistema immunitario, ecc.);
• il mantenimento dell’omeostasi, ossia della capacità dell’organismo di adattarsi, mediante specifiche
risposte, a particolari sollecitazioni interne od esterne; ciò è possibile grazie alla capacità di alcuni minerali di modulare specifici processi biologici (es. guarigione di ferite, emostasi, equilibrio idroelettrolitico, equilibrio acido-base ecc.),
• la prevenzione (e l’eventuale cura) di patologie metaboliche, reattive e degenerative.
Oggi, purtroppo, pur mantenendo un’alimentazione equilibrata è relativamente facile incorrere
in sintomi o in una vera e propria sindrome da carenza di minerali. Le cause sono da ricercarsi sia in un
insufficiente apporto sia in un’aumentata richiesta (o consumo).
Tra le cause di ridotto apporto sono da segnalare:
• l’impoverimento dei terreni (es. per trattamenti chimici legati a coltivazioni intensive, per azione di
piogge acide ecc) che genera vegetali “costituzionalmente” poveri di minerali;
• i processi di conservazione, lavorazione, raffinazione e qualsiasi altra manipolazione alla quale venga
sottoposto l’alimento contenente il minerale prima di giungere sulla tavola del consumatore;
• tecniche inadeguate di cottura degli alimenti.
In altri termini, un terreno povero di minerali fa crescere vegetali poveri di minerali. I vegetali
(già impoveriti) possono perdere ulteriori quantità di minerali in seguito a raffinazione, conservazione,
pulitura e, soprattutto, cottura degli alimenti in cui sono contenuti.
Tra le cause di aumentata richiesta (o consumo) sono da citare:
• situazioni fisiologiche (es. accrescimento, gravidanza, età avanzata ecc.);
• condizioni patologiche (es. stress psico-fisico, malattie gastrointestinali ecc.).
Purtroppo, le indagini di routine, per lo più eseguite su liquidi biologici (sangue o urine) forniscono un’idea solo approssimativa del nostro assetto minerale. Recentemente, per fortuna, si è resa
disponibile un’indagine altamente innovativa, il mineralogramma del capello. Si tratta di un esame non
invasivo, eseguito con strumentazioni molto sofisticate e costose (spettrometria di assorbimento atomico al plasma), che consente di “leggere” attraverso valutazioni effettuate su un ciuffo di capelli non solo la situazione “attuale” ma anche quella “pregressa” dei minerali all’interno delle nostre cellule. Una
tecnica simile è stata usata per valutare il contenuto in oligoelementi di LINEALGHE COCKTAIL.
Rispetto ad altri vegetali, le alghe, che vivono in un ambiente altamente salino, sono per definizione tra gli alimenti più ricchi sia di macro-elementi (calcio, magnesio, fosforo, sodio, potassio, cloro,
zolfo) che di microelementi (ferro, zinco, rame, manganese, iodio, silicio e selenio).
Tra i macro-elementi, il calcio è un costituente fondamentale di ossa e denti, oltre che uno dei
fattori della coagulazione del sangue. Esso interviene nella trasmissione dell’impulso nervoso e, quindi,
gioca un ruolo fondamentale nell’eccitabilità e nella contrattilità muscolare. E’ anche un mediatore chimico ed è indispensabile per il funzionamento di alcuni enzimi. Pertanto, la sua carenza comporterà:
irritabilità e disturbi del sonno, palpitazioni cardiache, crampi muscolari, tetania, dolori articolari, carie
dentale, rachitismo/osteomalacia/osteoporosi ed emorragie. Il suo fabbisogno aumenta durante le fasi
di crescita, in gravidanza, nell’allattamento, in menopausa, quando si svolge poca attività fisica e
quando si è sottoposti a stress.
Il magnesio, importante cofattore enzimatico, opponendosi all’azione del calcio, con il quale
condivide la comune localizzazione nel tessuti duri (ossa e denti), modula la trasmissione neuromuscolare. Esso interviene anche nella produzione di energia e stimola l’assorbimento di vitamine ed altri minerali. Confusione mentale, disturbi del sonno, irritabilità, convulsioni, debolezza, crampi muscolari ed
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aritmie cardiache sono le più frequenti manifestazioni della sua carenza. Il suo fabbisogno, invece, aumenta nell’età avanzata, in corso di diabete, patologie intestinali, epatiche, renali, nell’alcolismo e in
seguito ad assunzione di particolari farmaci (diuretici, lassativi, pillola).
Il fosforo, una volta organificato, cioè inserito in molecole organiche, regola molte attività enzimatiche, prendendo parte attiva ai processi di comunicazione cellulare e di trasduzione di segnale; in
particolare, esso entra nella costituzione dei nucleotidi condividendone le relative funzioni, quali ad esempio la produzione di energia (ATP) e la conservazione e la traduzione dell’informazione genetica
(DNA ed RNA). Costituente fondamentale dei tessuti duri (ossa e denti) risulta indispensabile per il
funzionamento del cuore, dei muscoli, dei reni, e delle ghiandole endocrine. La sua carenza si manifesta con disturbi nervosi, convulsioni, mancanza di concentrazione, affanno, debolezza, stanchezza, perdita di appetito e ritardo nella crescita. Il suo fabbisogno aumenta in caso di prolungata assunzione di
antiacidi e in molte malattie intestinali e renali.
Il sodio, insieme al potassio modula l’equilibrio idrico e quello acido-basico dell’organismo. E’ un
elemento indispensabile della trasmissione dell’impulso nervoso e, quindi, gioca un ruolo fondamentale
nell’eccitabilità e nella contrattilità muscolare. Inoltre, facilita l’eliminazione dell’anidride carbonica e,
insieme al cloro consente la produzione di acido cloridrico nello stomaco. La sua carenza si manifesta
con apatia, nevralgie, debolezza, mialgie e contratture muscolari, disturbi articolari e dimagrimento. Viceversa, un eccesso di sodio o, meglio, un anomalo rapporto tra sodio e potassio alimentare, provoca
ritenzione idrica e favorisce l’ipertensione arteriosa. Infatti, non è tanto un eccesso di sale alimentare
(cloruro di sodio) a favorire l’ipertensione arteriosa, quanto uno squilibrio del rapporto potassio:sodio
nella dieta (rapporto ottimale: 5:1; in natura tale rapporto è 130:1 nelle patate, 263:1 nelle arance
440:1 nelle banane). Di qui la necessità di una dieta bilanciatamene iposodica nei confronti del potassio, per la quale le alghe sono candidate ideali.
Il potassio è un elemento indispensabile della trasmissione dell’impulso nervoso e, quindi, gioca
un ruolo fondamentale nell’eccitabilità e nella contrattilità muscolare, oltre che nella produzione di energia. Esso, inoltre, modula l’equilibrio idrico e quello acido-basico dell’intero organismo. La sua carenza comporta confusione mentale, irritabilità, disturbi cardiaci, stanchezza, ridotto tono muscolare,
crampi, secchezza cutanea e stipsi. Il suo fabbisogno aumenta nell’età avanzata, quando si svolge attività sportiva, in caso di vomito o diarrea e nel diabete mellito.
Il cloro, insieme al potassio e al sodio modula l’equilibrio idrico e quello acido-basico
dell’organismo e, insieme, al sodio consente la produzione di acido cloridrico nello stomaco. La sua carenza si accompagna a perdita dei capelli, carie, disturbi digestivi e indebolimento del tono muscolare.
Il suo fabbisogno aumenta nei casi di vomito, diarrea e sudorazioni profuse, nonché in corso di talune
malattie intestinali.
Lo zolfo è costituente essenziale degli amminoacidi cisteina e metionina, dell’ormone insulina e
di numerose vitamine, come l’acido lipoico. Come componente dei mucopolisaccaridi (glicosamminoglicani) è un elemento cardine dei connettivi e degli annessi cutanei. Inoltre, attraverso i gruppi sulfidrilici
(-SH) regola il bilancio redox. La sua carenza può comportare fragilità di unghie e capelli, disturbi della
pelle ed artrite. Il suo fabbisogno aumenta in tutte quelle condizioni di documentato squilibrio tra apporto e consumo di zolfo organico (amminoacidi cisteina e metionina).
Il ferro è un elemento indispensabile per la sintesi dell’emoglobina e dei citocromi svolge un
ruolo determinanti nella respirazione e, quindi, nella produzione di energia. Esso è anche essenziale per
una buona tonicità muscolare e per il corretto funzionamento del sistema immunitario. La sua carenza
comporta debolezza muscolare, difficoltà respiratoria, cefalea, disturbi del comportamento, anemia sideropenica, ridotta resistenza alle malattie e stipsi. Il suo fabbisogno aumenta nelle fasi di crescita
(bambini, adolescenti), in gravidanza, allattamento, mestruazioni, nell’età avanzata, in caso di diatesi
emorragica e in corso di patologie intestinali.
Lo zinco è un importante cofattore enzimatico e, come tale, interviene nel metabolismo dei carboidrati, degli acidi nucleici, delle proteine e dei radicali liberi. A livello sistemico modula le funzioni del
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sistema immunitario, dell’apparato riproduttivo e dell’apparato visivo. E’ utile in alcune affezioni cutanee (acne, alopecia) e nel diabete. La sua carenza si accompagna a rallentamento della crescita, perdita di appetito, riduzione delle prestazioni intellettive, riduzione dell’acuità visiva ed olfattiva, stanchezza, affezioni cutanee (acne, disidratazione), aumentata suscettibilità alle infezioni e ritardo nella
guarigione delle ferite. Il suo fabbisogno aumenta nell’infanzia e nell’adolescenza, durante la gravidanza e l’allattamento, nell’età avanzata e in caso di assunzione della pillola.
Il rame è un importante cofattore enzimatico, che interviene nella respirazione (emoglobina, mitocondri) e, quindi nella produzione di energia; esso svolge un importante ruolo antiossidante (complessato alla superossidodismutasi) ed è indispensabile per una corretta funzionalità dell’apparato locomotore. La sua carenza comporta debolezza, perdita dei capelli, rallentamento della guarigione di ferite, anemia, disturbi respiratori, alterazioni del sistema immunitario. Il suo fabbisogno aumenta durante la gravidanza e l’allattamento, nella condizione di prematurità, in corso di assunzione di elevate dosi
di vitamina C o zinco e nelle turbe intestinali da ridotto assorbimento.
Il manganese è un importante cofattore enzimatico che interviene in numerose reazioni metaboliche; complessato all’enzima superossido-dismutasi svolge azione antiossidante; è importante in
numerosi processi biologici: emopoiesi, controllo della glicemia, assorbimento di minerali e vitamine,
funzionalità endocrina e sessuale, funzione nervosa. La sua carenza comporta rallentamento della crescita e dello sviluppo, ipoacusia (?), stanchezza, deficit di coordinamento muscolare, ridotta tolleranza
al glucosio, allergie (?). Il suo fabbisogno aumenta in tutte quelle condizioni di documentato squilibrio
tra apporto e consumo.
Il selenio, quale costituente dell’enzima glutatione per ossidasi, svolge un importante ruolo antiossidante. In azione sinergica con la vitamina E è indispensabile per una corretta funzione immunitaria. Fondamentale anche il suo ruolo nella disintossicazione da metalli pesanti, nella fertilità e nella prevenzione dell’invecchiamento della cataratta e delle artriti. La sua carenza comporta invecchiamento
precoce, cataratta, disturbi cardiaci e arteriosclerosi, debolezza muscolare, ridotta funzione immunitaria
ed aumentato rischio di neoplasie. Il suo fabbisogno aumenta in tutte quelle condizioni di documentato
squilibrio tra apporto e consumo.
Lo iodio è essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei e, quindi, per il metabolismo basale. La
sua carenza comporta debolezza, palpitazioni cardiache, secchezza della cute e dei capelli, irritabilità,
obesità, gozzo e cretinismo (se carente in gravidanza). Il suo fabbisogno aumenta in tutte quelle condizioni di documentato squilibrio tra apporto e consumo.
Va rilevato che nelle alghe la presenza dello iodio si accompagna spesso a quella del Bromo,
sotto forma di complessi polifenolici. Tali fenoli alogenati possiedono proprietà antisettiche e disinfettanti.
Il silicio è indispensabile per la formazione ed il mantenimento dei tessuti connettivi, dei denti,
delle ossa, della pelle, delle unghie e dei capelli. La sua carenza sembra essere direttamente correlato
con l’arteriosclerosi. Il suo fabbisogno aumenta in tutte quelle condizioni di documentato squilibrio tra
apporto e consumo.
Componenti minerali minime delle alghe, sono, infine: l’argento (ad azione antisettica), il cobalto (componente essenziale della vitamina B12, della quale condivide le funzioni biologiche), il cromo
(noto modulatore della funzione dell’insulina nonché cofattore enzimatico), il litio (stabilizzante del tono
dell’umore) ed il molibdeno (attivo nel metabolismo dell’acido urico nonché cofattore enzimatico, importante nei processi di disintossicazione e, probabilmente, nella difesa dall’attacco dei radicali liberi).
2. 2. Laminaria digitata
La Laminaria digitata – presente nel preparato come estratto fresco concentrato – è un'alga
bruna della stessa famiglia delle alghe fucus e, come le altre alghe, può costituire un’importante fonte
nutrizionale di fibra alimentare, quali alginati e laminaria, e di minerali, quali iodio e potassio.
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Alginati e laminarina sono classici complessi polisaccaridici marini ambedue riconducibili alla fibra alimentare e, specificamente, a quella cosiddetta solubile.
Gli alginati sono chimicamente la forma ionica o salificata dell’acido alginico. Quest’ultimo è un
polisaccaride complesso a peso molecolare relativamente elevato (10.000-600.000 Da) costituito da unità monometriche ripetitive (mediamente 200), ciascuna costituita da acido α-L-glicuronico legato ad
acido β-D-mannuronico mediante ponte glicosidico tipo 1→4. Gli alginati – chimicamente simili alla pectina della frutta – fanno parte della cosiddetta frazione solubile della fibra alimentare, detta anche “gelificante” a causa della sua tendenza a dar luogo alla formazione di gel. Ad essi si attribuiscono, oltre
alle funzioni generali della fibra gelificante, due serie di importanti effetti, una a livello dello stomaco ed
una a livello dell’intestino, ambedue resi possibili dal fatto che non sono in alcun modo “attaccabili” e,
quindi, degradabili da parte degli enzimi digestivi. Infatti, a livello dello stomaco, resistendo all’attacco
dell’acido cloridrico e della pepsina, gli alginati tendono a idratarsi e, quindi, a rigonfiarsi, favorendo
una fisiologica distensione dello stomaco, da cui un’attenuazione della sensazione di fame; inoltre, in
particolari condizioni (presenza di anidride carbonica), essi tendono ad assumere un aspetto schiumoso, galleggiando sul succo gastrico, sicché, in caso di reflusso essi vanno a costituire un’efficace barriera meccanica di difesa contro l’azione aggressiva del succo acido gastrico (il noto GAVISCON®, usato
nel trattamento della gastrite, è a base di alginati). A livello dell’intestino, la tendenza a idratarsi e,
quindi, ad aumentare di volume degli alginati, si traduce in una fisiologica stimolazione della peristalsi
intestinale, della quale possono avvantaggiarsi coloro che soffrono di stipsi, ed in un blando effetto lassativo, con conseguente modica perdita di liquidi, dalla quale possono trarre vantaggio coloro che iniziano una dieta dimagrante e/o soffrono di ritenzione idrica o cellulite.
La laminarina, che costituisce mediamente oltre il 10% del peso secco della Laminaria digitata,
è un concentrato di polisaccaridi (β-glucano) variamente solforati al quale si attribuiscono diverse funzioni. Infatti, avendo una struttura chimica simile a quella dell’eparina, possiede anch’essa attività anticoagulante. Inoltre, in quanto fibra alimentare simil-resinosa può legare a sé il colesterolo ed altri lipidi
alimentari, rallentandone l’assorbimento, con favorevoli ripercussioni sulla prevenzione delle malattie
cardiovascolari (azione ipolipidemizzante). Recentemente la laminarina, per la sua debole immunogenicità, è stata impiegata con successo come carrier per il primo vaccino contro due agenti infettivi micotici, i funghi Candida albicans ed Aspergillus fumigatus, che causano infezioni anche letali in soggetti con
difese immunitarie basse.
Lo iodio, assunto sotto forma di ioduri, è un nutriente essenziale in quanto viene direttamente
incorporato negli ormoni tiroidei, la triiodotironina o T3, che ne contiene tre atomi per molecola, e la tetraiodotironina o T4, che ne contiene addirittura 4 per molecola. Poiché gli ormoni tiroidei sono fondamentali per il corretto svolgimento dei processi metabolici, una carenza grave di ioduri si ripercuoterà
direttamente sulle funzioni della ghiandola che li produce (la tiroide), con conseguente comparsa, tra
l’altro, di alterazioni neurologiche, cardiovascolari e cutanee (ipotiroidismo). Benché gli ioduri non siano
degli “agenti dimagranti” è evidente che, per via indiretta, ossia attraverso l’aumento concomitante del
consumo di ossigeno e del cosiddetto metabolismo basale, essi possono giocare un ruolo importante
come coadiuvanti naturali nelle diete ipocaloriche.
Il potassio è un minerale che, antagonizzando gli effetti del sodio, risulta indispensabile per
l’eccitabilità di tutte le cellule e, in particolare quelle nervose e muscolari. Un insufficiente apporto di
questo prezioso elemento, infatti, può accompagnarsi, attraverso anche l’aumento relativo del sodio, a
disturbi neurologici e cardiovascolari (es. aritmie, ipertensione arteriosa). Inoltre, il potassio è indispensabile per riequilibrare il bilancio idrico-salino attraverso la perdita di liquidi. Nella Laminaria digitata,
mediamente, il contenuto di potassio supera di oltre 3 volte quello di sodio.
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2. 3. Chondrus crispus
Il Chondrus crispus (sinonimi: Carragheen, Lichene bianco, Irish moss, Muschio d’Irlanda, Goemone bianco) è un’alga rossa (Rodophiceae, famiglia Gigartinacee), di caratteristico colore bruno porpora, di modeste dimensioni (10-15 cm) e di consistenza tipicamente cartilaginea (chòndros è termine
greco che sta, appunto, per “cartilagine”).
Molto diffusa nelle isole Britanniche, in Irlanda, ma anche lungo le coste dell’Atlantico nord orientale (dalla Norvegia a Gibilterra) e nord occidentale (Canada), vive attaccata alle rocce che vengono
scoperte dall’acqua durante la bassa marea. Le sue fronde vengono prima lavate in acqua salata, per
ripulirle dalla sabbia e poi vengono lasciate seccare al sole e al vento per circa dieci giorni, durante i
quali si scolorano in parte o del tutto, diventando di una tinta bianco argentea.
Il Chondrus crispus costituisce una preziosa fonte di Carragheen e di Agar.
Il Carragheen deve il suo nome alla località irlandese Carragheen, un villaggio Irlandese dislocato sulla costa meridionale di Waterford, i cui abitanti, più di 600 anni fa, utilizzavano il Chondrus Crispus a scopo sia alimentare che medicinale. I suoi componenti chimicamente attivi sono rappresentati
principalmente dai carraghenani o carragenine, polimeri polianionici del galattosio (poligalattani), a catena lineare, molto complessi, a vario grado di solfatazione (dal 20 al 35%). Nel loro stato originale,
essi costituiscono una sorta di sostanza intercellulare “cementante” che assicura consistenza e uniformità al tessuto algale. Disciolti in acqua, assumono aspetto mucillaginoso conferendo viscosità alla corrispondente soluzione. In quanto costituenti caratteristici della fibra alimentare essi possono generare
schiume protettive a livello gastrico (azione anti-acida), distendere moderatamente lo stomaco (azione
anti-fame), imprigionare molecole di zuccheri (azione anti-diabetica) e colesterolo (azione antiaterogena) a livello intestinale, accelerare il transito fecale (prevenzione della stipsi, della diverticolosi e
del cancro del grosso intestino), adsorbire traccianti radioattivi (prevenzione di tumori solidi e leucemie), legare cationi potenzialmente tossici (prevenzione del danno da metalli pesanti, come mercurio e
piombo), bloccare particelle virali (prevenzione di malattie infettive), disattivare radicali liberi ed altre
specie ossidanti (azione antiossidante) e, in quanto solforati, mimare l’azione anticoagulante
dell’eparina.
L’Agar (agar-agar) – componente importante della fibra alimentare – è una miscela complessa
di polisaccaridi a base di galattosio che genera in soluzione acquosa una caratteristica gelatina di sapore tenue, estremamente nutriente, perché ricca di minerali, ma praticamente priva di potere calorico
rispetto alle comuni gelatine animali, estremamente adatta a chi segue una dieta vegetariana.
3. Ingredienti e principi attivi. La componente non algale.
3. 1. Vaccinium myrtillus
Il Vaccinium myrtillus (Famiglia Ericaceae), noto comunemente come mirtillo nero, è un arbusto
con foglie decidue, di altezza fino 20 cm, con fiori bianco rosati. A scopo terapeutico se ne usano sia i
frutti che le foglie.
I frutti (bacche) di colore caratteristicamente blu-scuro o nero-violaceo contengono soprattutto
flavonoidi bioattivi glicosidici della classe degli antocianosidi, quali cianidina, peonidina, delfinidina, petunidina, malvidina e delfinidina. Ad essi si aggiungono: zuccheri semplici e complessi (pectine), tannini, acidi organici (citrico e malico), vitamine (β-carotene e vitamina A, complesso B, vitamina C) ed oligoelementi (tra cui cromo e manganese). In particolare, gli antocianosidi, ampiamente noti come antiossidanti, contribuiscono sostanzialmente a “rinforzare” il tessuto connettivo che sostiene i piccoli vasi
sanguigni, migliorandone così l’elasticità; ne consegue un potenziamento del tono delle pareti venulari
ed una riduzione della permeabilità capillare, effetti ambedue favorevoli nella prevenzione degli edemi
e delle microemorragie (soprattutto di distretti ad alto rischio, come quello retinico).
Il mirtillo nero è descritto come pianta astringente, tonica, oftalmica, diuretica e antisettica. Infatti, ad esso si attribuiscono, anzitutto, proprietà angioprotettrice e normalizzante della permeabilità
dei capillari sanguigni a livello dei distretti oftalmico, cutaneo, emorroidario e degli arti inferiori. In par-
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ticolare, esso migliora le funzioni del microcircolo oculare, soprattutto a livello della retina (effetto particolarmente utile in caso di diabete ed ipertensione arteriosa), favorisce un maggior adattamento dell'occhio alla visione notturna ed è utile nella miopia. Le suddette azioni si traducono, a livello cutaneo,
in un miglioramento del trofismo capillare ed in una riduzione della congestione (effetti estremamente
vantaggiosi nei casi di cuperose e di cellulite), a livello del plesso emorroidario in una riduzione della
congestione venosa (con ridotto rischio di emorragie) e, a livello del microcircolo degli arti inferiori, in
un irrobustimento delle pareti venose e in una riduzione degli edemi (con conseguente miglioramento
delle varici e riduzione delle sensazioni di pesantezza o di dolore alle gambe, legate al prolungato ortostatismo). Oltre all’azione primaria sul microcircolo, il mirtillo nero esercita azione astringente (utile nel
caso di diarrea, enterocoliti e dissenterie), nonché antivirale e antibiotica nei confronti di Escherichia
coli (da cui il possibile uso come coadiuvante nel trattamento di cistiti ed uretriti). Infine, per il suo contenuto in cromo, può essere di aiuto nella terapia del diabete mellito di tipo II.
Le foglie (con lamina ovale, appuntita, glabra e seghettata al margine) contengono: tannini, glicosidi ipotensivi, glucochinine, acido ursolico, arbutina, idrochinone, neamirtillina e quercitina. Nel
complesso le foglie esibiscono azione ipoglicemizzante, antisettica delle vie urinarie, antireumatica ed
antigottosa, coadiuvante nel trattamento dell'ulcera duodenale e gastrica e delle flebopatie.
3. 2. Rosa canina
La Rosa canina (Ordine Rosales, Famiglia Rosaceae), chiamata così per la presunta capacità
delle radici di curare la rabbia trasmessa dai cani, si presenta come un albero perenne che cresce sia in
riva al mare che in montagna, nelle radure, nei terreni incolti e nelle pietraie, fino a 1300 metri di altitudine. In grado di raggiungere anche l'altezza di 3-4 metri, ha fusto verdastro, rami eretti nella parte
inferiore, ricadenti nella parte superiore, muniti di aculei che ricoprono anche i rami. Le sue foglie, imparipennate a 5/7 foglioline, sono dentate, ovali, glabre e allungate. I suoi fiori sono di color rosa pallido, con cinque petali e numerosi stami. Il suo archemio è peloso con pericarpo duro, racchiuso in un
falso frutto ovoidale, rosso quando è maturo, carnoso e liscio. Di esso si utilizzano, a scopo terapeutico,
le foglie, i fiori e i semi essiccati dei suoi falsi frutti (cinorrodonti).
Componenti farmacologicamente attive sono la vitamina C (di cui la Rosa canina è particolarmente ricca), alcuni flavonoidi (antociani), ad azione vaso-protettrice, ed i carotenoidi, ad attività antiossidante.
E’ pianta carminativa, astringente, oftalmica, vermifuga, diuretica, lassativa, anticancro, tonica.
Per la sua azione ipoglicemizzante può essere utile come coadiuvante nel trattamento del diabete mellito.
3. 3. Sambucus nigra
Sambucus nigra, noto comunemente come sambuco, appartiene alla Famiglia delle Caprifolia-
cee). Si presenta come grosso arbusto o piccolo albero, molto diffuso nelle siepi e lungo i fossi ai lati
delle strade. Si riconosce più facilmente in tarda primavera (maggio – giugno) quando fiorisce con
grosse infiorescenze bianche a corimbi, gradevolmente profumati. In agosto-settembre da esso maturano i piccoli frutti neri (bacche), lucenti, disposti, come il fiore, ad ombrella. E’ particolarmente ricco di
fruttosio, acidi tannici e vitamine (B1, B2, e C). E’ pianta antinfiammatoria-antinevralgica, galattogoga,
diaforetica, espettorante, emostatica, oftalmica, stimolante, emolliente, purgante, lassativa, diuretica,
lassativa, emetica, balsamica.
3. 4. Feniculus vulgare Miller
Il finocchio (Foeniculum vulgare Miller) è una pianta mediterranea della famiglia delle Apiaceae
(Ombrellifere). È una pianta perenne dal fusto ramificato, alta fino a 2m, possiede foglie verde scuro e
ha piccoli fiori gialli. I frutti crescono in estate, prima verdi e poi grigiastri. Contiene anetolo (da cui dipende il suo aroma), fencone, galattogeno, chetone anisico, dipinene, canfene, fellandrene, dipentene
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e acido metilcavicolo. È emmenagogo, diuretico, carminativo, aromatico, antispasmodico, antiinfiammatorio ed epatico. Pertanto, trova utile impiego nelle turbe digestive, in caso di aerofagia e di
vomito e nell'allattamento.
4. Analisi nutrrizionale
4. 1. Potere calorico
Il valore energetico di LINEALGHE COCKTAIL è stimato Intorno a 43 kcalorie/100 grammi (pari
a 182 kJoule/100 grammi). Trattasi, pertanto, di bevanda ipocalorica.
4. 2. Analisi perCentuale dei macronutrienti
All’analisi percentuale, i glucidi rAppresentano il 9.55% p/p (distribuiti fra polisaccaridi e zucchEri semplici, questi ultimi pari al 6.1% p/p), la fibra lo 0.22% p/p, i grassi lo 0.21% p/p (quasi completamente insaturi, 92%) e, infine, le proteine, lo 0.53% p/p (vedi Tabella 1).
Tabella 1. Composizione chimica percentuale di LINEALGHE COCKTAIL
Componente
Quantità (% p/p)
Glucidi
9.55
Fibra
0.22
Grassi
0.21
Proteine
0.53
Ceneri
0.42
Umidità
88.92
Sulla base di questi dati, LINEALGHE COCKTAIL è una bevanda a basso tenore sia di zuccheri
che di grassi, dei quali ultimi contiene la parte nutrizionale più nobile (grassi poliinsaturi). Rilevante,
per una bevanda, il contenuto in fibra alimentare e, soprattutto, la sua qualità legata all’origine algale.
Essendo completamente naturale, LINEALGHE COCKTAIL non contiene alcun additivo alimentare.
4. 3. Analisi dei micronutrienti
Sebbene determinazioni quantitative precise non sono ancora disponibili, LINEALGHE COCKTAIL
contiene sia vitamine che sostanze simil-vitaminiche (es. polifenoli) descritte per le sue due maggiori
componenti (algale e non algale), ovviamente in proporzione alle quantità utilizzate di materie prime. A
mo’ di esempio, si riporta la composizione in vitamine della sola Laminaria digitata (Tabella 2).
Tabella 2. Composizione in vitamine della Laminaria digitata
Vitamine
Quantità (mg/100 grammi)
A
430*
B1
0,07
B2
0,07
PP
29
B6
3,1
B12
0,001
C
17
E
1,7
* UI
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Considerando che la Laminaria digitata è solo uno dei 6 componenti di LINEALGHE, si può dedurre che la bevanda costituisce una rilevante fonte di vitamine sia idrosolubili che liposolubili.
Oltre alle vitamine, LINEALGHE COCKTAIL contiene una serie di minerali (Tabella 3).
Tabella 3. Composizione in minerali di LINEALGHE COCKTAIL
Minerali
Concentrazione media (mg/kg)
Macroelementi
Calcio
235 – 248
Magnesio
152 – 157
Fosforo
In corso di valutazione
Sodio
65.3 – 116.7
Potassio
In corso di valutazione
Cloro
In corso di valutazione
Zolfo
In corso di valutazione
Microelementi
Ferro
6.6 – 12.4
Zinco
< 0.003
Rame
0.2
Manganese
1.6
Iodio
0.450
Silicio
In corso di valutazione
Selenio
< 0.01
Argento
In corso di valutazione
Cobalto
< 0.0005
Cromo (totale)
< 0.003
Molibdeno
In corso di valutazione
Litio
In corso di valutazione
Fluoro
<5
Boro
1.58
Cadmio
< 0.001
Bario
< 0.0005
Berillio
< 0.0005
Vanadio
< 0.004
Nichel
< 0.01
Antimonio
< 0.003
Elementi altamente tossici
Piombo
< 0.0005
Mercurio
< 0.0002
Arsenico
< 0.0002
Sulla base di questi dati, considerando i macroelementi, LINEALGHE COCKTAIL presenta quantità nutrizionalmente significative di calcio e magnesio e sostanzialmente contenute in sodio (per il ruolo nutrizionale di questi minerali vedi paragrafo 2. 1). Fra i microelementi spiccano, oltre al ferro, al
rame ed al manganese, lo iodio (come atteso, data la presenza della componente algale) ed il boro.
Quest’ultimo dato merita sicuramente un approfondimento.
Il boro è un nutriente essenziale per gli animali e l'uomo. Studi recenti hanno dimostrato la sua
importanza nel metabolismo minerale e lipidico, nell'utilizzazione dell'energia e nell'incremento delle difese immunitarie. Altre ricerche hanno dimostrato che il boro previene l'osteoporosi della postmenopausa, è che è anche utile nella terapia delle artriti. La quantità di boro presente in appena 200 g
di LINEALGHE COCKTAIL è in grado di sopperire al fabbisogno quotidiano di tale elemento, stimato in 3
mg.
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Infine, LINEALGHE COCKTAIL è praticamente privo di elementi potenzialmente tossici (come
l’arsenico) e soprattutto dei temibilissimi metalli pesanti, quali piombo e mercurio e l’arsenico.
Quest’ultimo dato, insieme ai precedenti, rende LINEALGHE COCKTAIL un’importante e scura
fonte alimentare di minerali, praticamente priva del rischio di concomitante assunzione di tossici, rischio variamente presente, invece, in altri organismi marini (si pensi, in particolare, all’acclarata evidenza di contaminazione di prodotti ittici da parte di piombo e mercurio).
5. Attività biologiche in vitro: potere antiossidante.
I dati ottenuti dalle analisi finora presentate si cui punto precedente, quantunque importanti,
forniscono solo una vaga idea delle potenzialità funzionali dei vari principi attivi di LINEALGHE COCKTAIL. Su questa base, è intenzione del produttore eseguire delle ricerche specifiche finalizzate ad
una migliore caratterizzazione di alcune specifiche proprietà della bevanda. In tale contesto, la singolare composizione di LINEALGHE COCKTAIL la rende potenzialmente attraente come ANTIOSSIDANTE e,
quindi, come rimedio al cosiddetto “stress ossidativo”.
Lo stress ossidativo è una particolare forma di stress chimico indotto dalla presenza di una
quantità eccessiva di specie reattive (radicali liberi) per un’aumentata produzione delle stesse e/o per
una ridotta capacità di smaltirne le quantità comunque prodotte. E’ ovvio che il discorso è ben più
complesso, ma il concetto appena esposto è sufficiente per comprendere i principali aspetti fisiopatologici dello stress ossidativo e le relative implicazioni sul piano diagnostico e terapeutico. Comunque determinatasi, infatti, l’eccessiva produzione di specie reattive, non più adeguatamente controllata dai sistemi di difesa antiossidanti, provoca una serie di alterazioni funzionali e strutturali della cellula, che
possono condurre all’apoptosi o addirittura alla necrosi. Sul piano generale, queste lesioni – dapprima
cellulari e poi tissutali – saranno responsabili, infine, di patologie d’organo, quali ad esempio il morbo di
Crohn o la pancreatite, oppure di condizioni sistemiche, quali l’invecchiamento precoce, l’aterosclerosi,
alcuni tumori e così via.
Le principali cause di aumentata produzione di radicali liberi sono da individuarsi in fattori ambientali, situazioni fisiologiche, stile di vita, fattori psicologici, malattie e fattori iatrogeni, ecc. Bisogna
sottolineare che il fumo di sigaretta, l’abuso di alcool ed altri fattori correlati con lo stile di vita sono responsabili dell’aumento della produzione di radicali liberi. Lo stesso effetto è indotto da un’attività
fisica incongrua (eccessiva o insufficiente). Infine, è riconosciuto il ruolo dei numerose malattie, su base disreattiva o infettiva (es. artrite reumatoide e infezioni batteriche) nel favorire l’incremento dei radicali liberi.
Per combattere lo stress ossidativo e, quindi, per limitarne i suoi deleteri effetti sulla salute (invecchiamento precoce, malattie cardiovascolari, tumori, etc.) può trovare valida giustificazione
l’impiego di integratori. Purtroppo, però, la maggior parte degli integratori disponibili non dispone di
un’adeguata evidenza dalla quale si rileva un’effettiva attività antiossidante.
Per questo motivo, alla luce di una potenziale applicazione della bevanda come antiossidante, si
è deciso di sottoporre LINEALGHE COCKTAIL alla valutazione della sua capacità antiossidante.
A tale scopo diversi campioni di bevanda sotto stati sottoposti all’esame del potenziale biologico
antiossidante mediante BAP test (Diacron International, Grosseto). Questo saggio fotometrico misura la
capacità antiossidante di un campione biologico sulla base dell’abilità di quest’ultimo di ridurre una soluzione di sali ferrici a sali ferrosi. I risultati si esprimono in termini di µEq di ferro ridotto/L. Più elevato
è il valore ottenuto, maggiore è il potenziale biologico anrtiossidante del campione. Eseguito su LINEALGHE COCKTAIL il BAP test ha fornito un risultato di estremo interesse: 22440 ± 90 µEq di ferro ridotto/L. Considerando che il plasma di un soggetto normale ha un valore di BAP di almeno 2200, si evince
che, a parità, di volume di campione analizzato, la bevanda ha un potenziale biologico antiossidante
circa 10 volte più elevato di quello di un plasma normale (Figura 1). L’affidabilità analitica del risultato
ottenuto, in termini di precisione, è stata confermata dal basso coefficiente di variazione (CV 4.02,
n=7). Nel tentativo di fornire almeno una parziale spiegazione a questo risultato, campioni di LINEAL___________________________________________________________________________________________________
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GHE COCKTAIL sono stati sottoposti anche a determinazione del contenuto in polifenoli, atteso elevato
data la natura degli ingredienti della bevanda. Anche in questo caso il risultato è apparso degno di attenzione: 3.4 g di polifenoli(espressi come catechina)/kg di prodotto.
24000
20000
16000
12000
8000
4000
0
Plasma umano normale
LINEALGHE
Fugura 1. Attività antiossidante in vitro di LINEALGHE COCKTAIL
Sulla base di questi dati preliminari, LINEALGHE COCKTAIL esibisce capacità antiossidanti tali da
poterne suggerire l’impiego nel rinforzare le difese organiche contro i radicali liberi, responsabili
dell’invecchiamento precoce e di molte malattie croniche e degenerative.
6. Possibili benefici
LINEALGHE COCKTAIL è un alimento e non un farmaco, per cui non ha “indicazioni” nel senso
classico del termine. Esso, tuttavia, per i suoi particolari ingredienti (Laminaria digitata e Condrus crispus, con aggiunta di Sambucus nigra, Vaccinium myrtillus, Rosa canina e Feniculus vulgare Miller) può
vantarsi di possedere alcune proprietà (derivanti sostanzialmente dall’associazione della fibra alimentare con acidi grassi poliinsaturi, amminoacidi essenziali, vitamine ed oligoelementi), dalle quali possono
trarre vantaggio sia soggetti sani, a rischio di patologie, sia pazienti affetti da condizioni morbose, secondo il principio generale secondo il quale un idoneo stile di vita e, in particolare, una sana e corretta
alimentazione può svolgere un importante ruolo coadiuvante nella prevenzione e nella cura di qualsiasi
malattia. Infatti, LINEALGHE COCKTAIL più che un alimento è uno strumento attraverso il quale si intende trasmettere a chi lo assume uno stile ed un comportamento atto a mantenere a livelli ottimali il
proprio stato di salute e di benessere (metodo alimentare olistico Aramen).
Le principali azioni biologiche potenzialmente ascrivibili a LINEALGHE COCKTAIL, sulla base dei
suoi ingredienti naturali e dei suoi principi funzionalmente attivi, sono: la blanda distensione dello stomaco (attenuazione della sensazione di fame), la formazione di un gel schiumoso protettivo sulla mucosa gastrica (prevenzione e attenuazione dell’acidità gastrica e delle sue conseguenze), il sequestro di
tossine, metalli pesanti, zuccheri semplici e colesterolo (onde prevenzione delle intossicazioni, del diabete e delle dislipidemie e delle relative conseguenze cardiovascolari), l’accelerazione del transito intestinale (onde riduzione delle conseguenze indesiderate della stipsi, quali diverticoli e cancro del colon),
la blanda stimolazione della funzione tiroidea (con attivazione del metabolismo basale e conseguenti
vantaggi sul dispendio energetico in caso di diete dimagranti), il miglioramento del trofismo e delle
funzioni del microcircolo (onde aumento della velocità di circolo, riduzione della stasi venosa e degli
edemi, nei principali distretti vascolari a rischio, come l’oftalmico, il cutaneo e quello degli arti inferiori),
l’attenuazione dei fenomeni infiammatori (con favorevoli ripercussioni – in sinergia con il miglioramento
del microcircolo – sulla cellulite e sulla ritenzione idrica), la stimolazione dei processi di disintossicazione, il potenziamento della funzione immunitaria, la difesa contro i radicali liberi, la stimolazione della
diuresi, il miglioramento delle performance cardiovascolari e respiratorie, la prevenzione e
l’attenuazione delle sindromi carenziali, etc.
Per queste sue molteplici azioni, l’assunzione di LINEALGHE COCKTAIL è suggerita a tutti coloro
che, in buona salute, desiderino prevenire una condizione di malattia e ritardare il processo di invec___________________________________________________________________________________________________
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chiamento, e a coloro che, già essendo affetti da specifiche condizioni morbose, necessitino di
un’alimentazione bilanciata, sana e nutriente. Quindi, per le peculiarità conferite dalle sue componenti,
algale e non algale, LINEALGHE COCKTAIL, in associazione al trattamento medico ordinario, può rivelarsi utile coadiuvante nelle condizioni cliniche indicate nella Tabella 4.
Tabella 4. Condizioni che possono avvantaggiarsi di LINEALGHE COCKTAIL
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Sindromi carenziali
Stress ossidativo
Iperomocitenemia
Sindromi asteniche
Ridotte performance muscolari
Stati tossici
Sindrome da sensibilità chimica multipla
Deficit immunitari
Sindromi allergiche
Sindromi flogistiche e dolorose ossee
Sindromi flogistiche e dolorose articolari
Sindromi flogistiche e dolorose muscolari
Sindromi demineralizzanti
Osteopenia, osteoporosi
Disfunzioni epatiche
Sovrappeso ed obesità
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Dislipidemie
Ritenzione idrica
Cellulite Dermopatie
Sindromi da fragilità capillare
Malattie dentali e parodontali
Sindromi anemiche
Turbe neurologiche
Sindromi depressive
Iperacidità gastrica, gastrite ed ulcera
Malattia aterosclerotica e complicanze
Malattie infettive di origine virale
Malattie infettive di origine batterica
Malattie infettive di origine micotica
Turbe dell’alvo, enteriti e dissenterie
Turbe della funzione respiratoria
Alterazioni della diuresi
7. Modalità d’uso
LINEALGHE COCKTAIL va assunto alla dose di un bicchiere, tre volte al giorno, ai pasti principali. Per esaltarne il gusto, si suggerisce di ingerirlo fresco (meglio se con l’aggiunta di un cubetto di
ghiaccio). Ingerito dopo i pasti, può favorire i processi digestivi. Agitare bene prima dell’uso.
8. Avvertenze
LINEALGHE COCKTAIL – da non intendersi come sostitutivo di una dieta – è praticamente privo di effetti collaterali e tossici, anche se si suggerisce di non superare la dose giornaliera consigliata
se non per specifici motivi (es, intensità o gravità della sintomatologia).
Specialmente se assunto a digiuno, può talvolta accompagnarsi, durante i primi giorni di assunzione, ad una blanda sintomatologia cefalalgico-dispeptica che, comunque scompare nei giorni
successivi; questi disturbi sono da attribuirsi alla rapida attivazione del processo di detossificazione e
non devono, pertanto, destare alcuna preoccupazione.
La bevanda va somministrata con cautela nei casi di colite (per l’effetto blandamente lassativo) e di ipertiroidismo (per il modico contenuto di iodio di derivazione algale).
In caso di uso prolungato consultare il medico.
Tenere lontano dalla portata dei bambini al di sotto dei 3 anni.
In presenza di determinati stati fisiologici o patologici, o in associazione a terapie farmacologiche, consultare il medico.
Omissis
Salerno, 30 novembre 2006.
Eugenio Luigi Iorio
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