La Palestra della Scienza Percorsi formativi in orario curriculare EDUCAZIONE ED ANIMAZIONE SCIENTIFICA 7 marzo 2016 Autore: Riccardo Rosini La Palestra della Scienza Percorsi formativi in orario curriculare Introduzione Il progetto “Science Fitness, la palestra della scienza … Ed il tuo nome brillerà infine più luminoso del grande Euclide” , nelle scuole e negli Istituiti intorno al Lago di Bracciano, si propone di coniugare la diffusione del linguaggio e della cultura scientifici assieme alle metodologie e agli strumenti dell’Innovazione Sostenibile, ritenendo di poter in questo modo -in parte- sopperire alla mancanza di supporti e strumenti didattico- educativi, anche alla luce delle stime del rapporto OCSE ‘education at a glance’ 2013 sulla scuola, in Italia. Le tematiche ed i laboratori affrontati hanno i seguenti obiettivi formativi: Rendere piacevoli e accattivanti i concetti scientifici e matematici utilizzando metodologie non formali ed informali, tipiche dell’animazione e della divulgazione scientifica; Sviluppare la creatività e l’apprendimento con l’ausilio di “Materie Prime Seconde” all’interno di un approccio educativo basato sul Learning by Doing (imparare facendo) e sul Learning by Playing (imparare giocando); La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Sperimentare nuove pratiche di insegnamento e di apprendimento dei linguaggi scientifico e matematico, là dove possibile anche con l’ausilio di nuove tecnologie. 1 I percorsi formativi proposti I percorsi formativi proposti e concordati assieme alle insegnanti di Matematica e Scienze delle scuole secondarie di secondo grado dell’Istituto Comprensivo – IC di Bracciano, ed erogati dall’esperto esterno Dott. Riccardo Rosini sono stati i seguenti: Alla scoperta degli Stati della Materia La Fisica del Corpo Umano Molecole e DNA Rinnoviamo il futuro: le energie rinnovabili. I percorsi presentati sono stati inseriti sia all’interno dei programmi curriculari svolti dalle insegnanti, sia all’interno di progetti più ampi. Più n generale i suddetti progetti sono stati inserito nel Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) dell’Istituto. Il progetto ha visto il coinvolgimento di 13 classi delle medie inferiori dell’Istituto Comprensivo –IC di Bracciano, con obiettivi sia comuni, sia diversificati a seconda della classe di studenti alla quale si proponeva lo specifico percorso formativo. Obiettivi dei percorsi formativi Di seguito vengono elencati gli obiettivi formativi specifici di ogni percorso formativo. 1) Obiettivi del percorso “Alla scoperta degli Stati della Materia” Sperimentare il raccordo disciplinare tra la realtà che ci circonda(sia storica, sia quotidiana) e gli sati della materia; Osservare e comprendere il mondo reale; Riconoscerne le caratteristiche di sistema e complessità; Saper analizzare, costruire e confrontare alcune strutture cristalline con l’arte degli origami; Analizzare ed interpretare dati relativi alla misura di densità di corpi in differenti Analizzare, interpretare e sperimentare dati relativi alla misura di densità di diversi liquidi realizzando dei miscugli eterogenei; Sviluppare deduzioni e ragionamenti, utilizzando il linguaggio e gli strumenti disciplinari per la loro rappresentazione; Apprendere e sperimentare alcune proprietà del liquido acqua: capillarità, tensione superficiale, densità; Apprendere e sperimentare alcune proprietà dell’aria: pressione atmosferica; Comprendere le proprietà microscopiche dei solidi, liquidi, gas e del plasma; La Palestra della Scienza | 07/03/2016 stati della Materia; 2 Sperimentare le proprietà di stati della materia intermedi: i fluidi non newtoniani; Sperimentare l’interazione dei tre stati della materia dell’acqua realizzando la creazione di una nuvola; Saper interagire con gli altri e comprenderne il punto di vista; Saper affrontare situazioni problematiche e saper contribuire e a risolverle, capacità di individuare collegamenti e relazioni. 2) Obiettivi del percorso “La Fisica del Corpo Umano” Sperimentare il raccordo disciplinare tra la realtà che ci circonda(sia storica, sia quotidiana) e la fisica del corpo umano; Osservare e comprendere il mondo reale; Riconoscerne le caratteristiche di sistema e complessità; Saper analizzare, costruire e confrontare leve e bilance a bracci uguali; Analizzare, interpretare e sperimentare dati relativi alla misura di densità di diversi liquidi realizzando dei miscugli eterogenei; Sviluppare deduzioni e ragionamenti, utilizzando il linguaggio e gli strumenti La Palestra della Scienza | 07/03/2016 disciplinari per la loro rappresentazione; 3 Apprendere e sperimentare alcune proprietà del liquido acqua: densità e pressione idrostatica; Apprendere e sperimentare alcune proprietà dell’aria: pressione atmosferica; Comprendere le proprietà dei fluidi le loro applicazioni nel corpo umano; Sperimentare le proprietà fisiche del sangue come i fluido non newtoniano; Sperimentare la legge di Stevino e il principio di Archimede; Sperimentare la legge di Leonardo; Saper interagire con gli altri e comprenderne il punto di vista; Saper affrontare situazioni problematiche e saper contribuire e a risolverle, capacità di individuare collegamenti e relazioni. 3) Obiettivi del percorso “Molecole e DNA” Sperimentare il raccordo disciplinare tra la realtà che ci circonda(sia storica, sia quotidiana) e le molecole Osservare e comprendere il mondo reale Riconoscerne le caratteristiche di sistema e complessità Saper analizzare, costruire e confrontare alcune strutture molecolari, in particolare il DNA Analizzare ed interpretare dati relativi ad elettricità e magnetismo Analizzare, interpretare e sperimentare dati relativi all’elettromagnetismo Sviluppare deduzioni e ragionamenti, utilizzando il linguaggio e gli strumenti disciplinari per la loro rappresentazione. 4) Apprendere e sperimentare alcune proprietà degli acidi delle basi Apprendere e sperimentare alcune proprietà degli atomi e dei legami chimici Comprendere le proprietà elettriche e magnetiche del plasma Saper interagire con gli altri e comprenderne il punto di vista, Saper affrontare situazioni problematiche e saper contribuire e a risolverle, capacità di individuare collegamenti e relazioni Obiettivi del percorso “Rinnoviamo il futuro: le energie rinnovabili” Sperimentare il raccordo disciplinare tra la realtà che ci circonda(sia storica, sia quotidiana) e le energie rinnovabili Osservare e comprendere il mondo reale Riconoscerne le caratteristiche di sistema e complessità Saper analizzare, costruire e confrontare alcune parti di sistemi che producono Analizzare ed interpretare dati relativi ad elettricità e magnetismo Analizzare, interpretare e sperimentare dati relativi all’elettromagnetismo Sviluppare deduzioni e ragionamenti, utilizzando il linguaggio e gli strumenti disciplinari per la loro rappresentazione. Apprendere e sperimentare alcune forme di energia Apprendere e sperimentare alcune fonti di energia rinnovabile Comprendere la differenza tra i tipi di energia e le fonti di energia La Palestra della Scienza | 07/03/2016 energia 4 Comprendere e sperimentare le principali modalità di trasferimento e produzione di energia Sperimentare la portanza Sperimentare e comprendere i differenti utilizzi dell’energia solare e di altre fonti di energia rinnovabili Saper interagire con gli altri e comprenderne il punto di vista, Saper affrontare situazioni problematiche e saper contribuire e a risolverle, capacità di individuare collegamenti e relazioni Tempi, fasi e ruoli Il progetto “La Palestra della Scienza” , svoltosi in orario curriculare ed erogato attraverso i quattro percorsi formativi su indicati, si è articolato in 13 incontri a partire dal mese di Novembre 2015 (27/11/2015) fino a Febbraio 2016 (8/02/2016). I quattro percorsi formativi hanno visto i seguenti tempi di erogazione: La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Un intervento della durata di due ore per ogni classe; una durata di 6 ore per il percorso “Alla scoperta degli Stati della Materia” ( erogato alle prime delle sezioni A, D ed H); una durata di 8 ore per il percorso “La Fisica del Corpo Umano” ( erogato alle seconde delle sezioni A, D, H e G); una durata di 8 ore per il percorso “Molecole e DNA”( erogato alle terze delle sezioni A, D, H e G); 5 una durata di 4 ore per il percorso “Rinnoviamo il futuro: le energie rinnovabili”(erogato alle seconde delle sezioni E ed I); Una durata complessiva dell’intero progetto pari a 26 ore curriculari. Ogni intervento è stato erogato dall’esperto esterno dott. Riccardo Rosini in compresenza con le docenti di Matematica e Scienze delle sezioni partecipanti ai singoli percorsi. La responsabile del progetto è stata la prof.ssa Masciulli. I locali utilizzati per l’ erogazione dei singoli interventi sono stati i seguenti: le aule delle classi per le sezioni A, D, H, E, I; il laboratorio di Scienze per le classi della sezione G. Il progetto prevedeva le singole aule come locali per l’erogazione dei percorsi formativi; lo spostamento in altri spazi è stato preventivamente concordato con le docenti ed il laboratorio di scienze è stato positivamente accolto come spazio adatto ed interessante per successive proposte formative ad opera del professionista proponente il progetto. Nella tabella 1 si riportano i titoli dei percorsi formativi, le classi coinvolte, le docenti impegnate in compresenza con l’esperto esterno, data e durata del singolo intervento, il numero degli/delle studenti/studentesse della classe. Per brevità si sono usate le seguenti sigle per i 4 percorsi formativi: Alla scoperta degli Stati della Materia (SdM) La Fisica del Corpo Umano (FCU) Molecole e DNA (DNA) Rinnoviamo il futuro: le energie rinnovabili (ER) QUADRO GENARALE DEL PROGETTO Percorso formativo Classe Orario curriculare Esperto esterno Docente Data Numero studenti SdM IA 8:15-10:15 R. Rosini Pallini 27/11/2015 27 SdM ID 8:15-10:15 R. Rosini Panunzio 30/11/2015 23 SdM IH 9:15-11:15 R. Rosini Pugnali 1/12/2015 25 FCU II A 8:15-10:15 R. Rosini Pallini 2/12/2015 21 FCU II D 8:15-10:15 R. Rosini Panunzio 3/12/2015 22 FCU II H 9:15-11:15 R. Rosini Pugnali 14/12/2015 23 FCU II G 9:15-11:15 R. Rosini Bisogni 19/01/2016 22 DNA III A 9:15-11:15 R. Rosini Pallini 9/12/2015 20 DNA III D 11:15-13:15 R. Rosini Panunzio 11/12/2015 23 DNA III H 9:15-11:15 R. Rosini Pugnali 10/12/2015 21 DNA III G 10:15-12:15 R. Rosini Bisogni 8/02/2016 19 ER II E 8:15-10:15 R. Rosini Pariciani 21/12/2015 22 ER II I 8:15-10:15 R. Rosini Tagliolini 12/01/2016 25 Tabella 1 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Responsabile progetto: prof.ssa Masciulli 6 Osservazioni sulla tabella 1 Nel caso di interventi avvenuti in un orario avente al proprio interno la pausa per la ricreazione si è concordato col docente la possibilità di posticipare o meno tale pausa, a seconda delle esigenze o dell’interesse per gli argomenti mostrati da parte della classe. Nella colonna “docente” della tabella 1 si sono riportati i docenti di Matematica e Scienze delle classi delle sezioni A,D, H, I, G, ma va ricordata la presenza in classe anche di insegnanti di sostegno, A.E.C. e/o docenti supplenti. Nella colonna “Numero studenti” è stato riportato il numero complessivo di studenti della classe, ma va ricordato come in circa la metà degli interventi fossero assenti uno o due studenti. Si è tempestivamente provveduto alla consegna del materiale cartaceo anche agli/alle studenti/sse assenti. Descrizione dei percorsi formativi Di seguito vengono brevemente descritti sia la struttura, sia le attività svolte in un “intervento tipo” per ciascun percorso formativo. La struttura di ogni intervento è stata caratterizzata da cinque fasi: FASE INTRODUTTIVA: Brainstorming e descrizione argomenti FASE COSTRUTTIVA: Costruzione di exhibit necessari per descrivere modelli e/o per preparare gli esperimenti La Palestra della Scienza | 07/03/2016 FASE IPOTETICA: Fare ipotesi sui fenomeni oggetto dell’incontro 7 FASE SPERIMENTALE: esecuzione di uno o più esperimenti FASE CONCLUSIVA: verifica degli esperimenti ed indici di gradimento dell’incontro. Alla scoperta degli Stati della Materia Classi coinvolte: IA, ID,IH FASE INTRODUTTIVA L’esperto, con l’aiuto dei ragazzi ha introdotto i quattro stati della materia: solido, liquido, gassoso e di plasma. Per ogni stato sono stati posizionati sulla cattedra sia un oggetto reale, sia un modellino che rappresentava lo stato microscopico dello stato della materia. La situazione viene brevemente descritta nella tabella 2 e mostrata in figura 1: STATO DELLA MATERIA OGGETTO REALE MODELLINO MICROSCOPICO Solido Pupazzo antistress Struttura cristallina cubica Liquido Bicchiere pieno di acqua Palline(molecole) di polistirolo all’interno del bicchiere Gassoso Un palloncino gonfio pieno Palline(molecole di aria) di di aria polistirolo separate a distanze casuali sulla cattedra. Plasma Sfera di Tesla Pallina di polistirolo rossa(nucleo) +Pallina di polistirolo blu(elettrone) Tabella 2 La tabella 2 mostra come i componenti intermedi microscopici della materia quali nuclei, elettroni, protoni, neutroni, atomi sono stati rappresentati da modellini costituiti da palline di polistirolo di diverse dimensioni. La struttura cristallina cubica era costituita da un cubo composto da stuzzicadenti come spigoli e palline di polistirolo per i vertici. Per la struttura delle molecole gli stuzzicadenti rappresentavano le direzioni dei legami chimici, mentre le palline gli atomi che le componevano. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Modellini con palline di polistirolo e stuzzicadenti delle molecole di ossigeno e di anidride carbonica. 8 Figura 1 La figura mostra i quattro stati della materia: (A) solido, (B) liquido, (C) gassoso e (D) Plasma. Nel caso del nostro intervento le molecole, gli atomi e i costituenti della materia erano sostituiti da palline di polistirolo, mentre il tronco di legno e il barattolo sono stati rispettivamente sostituiti da un pupazzetto antistress e un bicchiere pieno di acqua. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 In figura 2 si mostrano alcune foto relative ad una sfera al plasma. 9 Figura 2 La figura mostra foto di sfere al plasma e l’interazione tra il plasma in esse contenute ed il corpo umano (dita delle mani). I ragazzi e le ragazze si sono mostrati estremamente affascinati dalla visione del quarto stato della materia presente all’interno della sfera. L’esperto esterno ha spiegato come il Plasma sia costituito da gas ionizzato, e di come possa interagire anche con la carica delle dita e dei palmi dei corpi umani. I ragazzi e le ragazze, a turno, hanno toccato la superficie della sfera scoprendo come al tocco, le radiazioni violacee emesse dal plasma si concentrassero sul palmo o sulle dita delle loro mani. Figura 3 La fig 3 mostra i componenti di un classico esperimento di spettroscopia: la radiazione di una sorgente luminosa investe un campione, il quale trasmette una radiazione di un altro colore. La radiazione uscente viene dunque inviata ad uno strumento che opportunamente collegato con un rivelatore ed un PC ricostruisce le classiche figure a”montagnette” dette spettri. In fig 3b sono mostrate le posture assunte da alcuni volontari mentre mimavano i componenti dell’esperimento di spettroscopia. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Successivamente l’esperto esterno ha simulato un piccolo esperimento di spettroscopia con l’aiuto dei ragazzi/e. L’esperimento serviva a far capire come gli scienziati riescono a “vedere” i componenti più piccoli della materia. Si è dunque brevemente accennato alla materia costituita da molecole, atomi, protoni, neutroni ed elettroni utilizzando palline di polistirolo di differenti dimensioni e colori, inserite le une(ad es. protoni e neutroni) dentro le altre(ad es. il nucleo) come bamboline matrioska. La figura 3 descrive brevemente il modello di esperimento di spettroscopia proposto alla classe. 10 La simulazione ha suscitato risate composte durante la spiegazione dell’esperto, evidenziando come il sorriso e l’ironia possano essere un ottimo veicolo per rendere accattivanti gli argomenti scientifici. FASE COSTRUTTIVA In questa fase i ragazzi/e hanno costruito un modellino in origami di un tetraedro di Silicio, una caratteristica struttura cristallina dello Stato solido della materia. Il modellino poteva aprirsi e al proprio interno è stato inserita una faccina rappresentante un atomo di Silicio(Si); i vertici del tetraedro sono stati indicizzati con la lettera O ad indicare l’atomo di Ossigeno. La seguente figura mostra un modello di tetraedro di Silicio ed un tetraedro di origami. Va osservato come sia per motivi strutturali, sia per motivi legati al tempo di intervento nelle singole classi questa fase non sia stata rigorosamente rispettata in tutte le prime. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 La fase costruttiva e manipolativa è stata comunque assicurata a tutte le classi durante la preparazione degli esperimenti. 11 FASE IPOTETICA A seguito della costruzione degli apparati sperimentali, l’esperto esterno ha posto delle domande previsionali sugli esperimenti eseguiti nella fase sperimentale. FASE SPERIMENTALE In questa fase si sono introdotti degli esperimenti legati alle proprietà di alcuni stati della materia, in particolare liquido e gassoso. Per lo stato gassoso e più in generale quello di fluido si è mostrata la portanza. I ragazzi hanno ritagliato una striscia di carta da un foglio A4 larga circa 5cm. Successivamente la striscia è stata avvolta a forma di anello ed usando una cannuccia si è simulato lo spostamento di aria nelle vicinanze dell’anello disposto sul banco come una ruota. In particolare si è visto come l’anello si muovesse in avanti sia soffiando con la cannuccia dietro all’anello, sia soffiando con la cannuccia portata sopra l’anello stesso, con l’angolazione mostrata in figura 4b.I ragazzi hanno scoperto come lo spostamento di aria davanti l’anello, causato dal soffio della cannuccia provocasse una diminuzione di pressione di aria nella zona anteriore l’anello:dunque davanti l’anello vi era meno pressione, dietro di esso una pressione maggiore provocando una forza netta complessiva in grado di far muover l’anello in avanti, forza nota come portanza e responsabile anche del volo degli aerei). E’ stato evidente come l’anello potesse correre, con l’angolazione giusta della cannuccia sempre nella stessa direzione del getto di aria. Il fenomeno ha anche evidenziato come un aumento della velocità dell’aria col soffio provocasse una diminuzione della pressione idrostatica di un fluido. L’esperto ha mostrato come questa legge fosse stata scoperta dal fisico svizzero Daniel Bernoulli. Figura 4 Per quanto riguarda lo stato dei liquidi si sono eseguiti due esperimenti che mettevano in luce le grandezze fisiche di densità e pressione . L’esperto esterno ha infatti spiegato come la densità fosse una proprietà in grado di caratterizzare le sostanze in diversi stati della materia e come questa potesse variare al variare della temperatura e del cambiamento di stato di aggregazione della materia. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 In fig 4 sono mostrate le due configurazioni dell’esperimento sulla portanza dell’aria. 12 Primo esperimento: miscugli eterogenei. In questo esperimento ogni ragazzo/a ha riempito una siringa priva di ago con acqua, olio e detersivo(sapone) per piatti, osservando come il sapone andasse a fondo, l’acqua rimanesse in uno strato intermedio, l’olio si depositasse sullo strato più alto. Per marcare meglio l’acqua i ragazzi e le ragazze l’hanno colorata aggiungendovi del colorante alimentare. La configurazione dei tre strati è riportata nella figura 5. Figura 5 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 La figura mostra i tre strati di sapone(il più basso e verde), acqua (nello strato intermedio)e olio (strato più alto e di color giallo). 13 Successivamente l’esperto ha chiesto ai ragazzi perché i liquidi si posizionassero su strati diversi. Molti hanno risposto che una sostanza era più leggera dell’altra. L’esperto ha enfatizzato come questo essere” più leggere” o “più pesanti” delle tre sostanze fosse causato dalle tre diverse densità per le tre sostanze: i liquidi a fondo avevano una densità maggiore rispetto a quelli presenti negli strati più in alto. I tutte le classi qualche ragazzo ha anche inavvertitamente agitato meccanicamente la siringa: l’esperto ha mostrato come in questo modo le tre sostanze si miscelassero. In particolare l’acqua e l’olio che se agitati senza sapone sono immiscibili, con la presenza del detersivo riescono a miscelarsi con la produzione di bolle verso la parte più alta della siringa. La capacità di detersivi di rendere sostanze insolubili solubili in acqua è la stessa che consente ad esempio di togliere l’unto dalle nostre mani quando le lavimao col sapone!! Secondo esperimento: misure di densità. Ogni ragazzo/a ha riempito un bicchiere di acqua. Utilizzando delle bilance da cucina, i ragazzi hanno misurato la massa del bicchiere riempito di acqua. Successivamente, usando una siringa graduata da 10 o 20 ml, i ragazzi hanno prelevato 5ml di acqua presenti nel bicchiere e li hanno svuotati in una vaschetta di alluminio. L’operazione è stata ripetuta fino a quando il bicchiere non è stato completamente svuotato di acqua. Ad ogni operazione i ragazzi hanno annotato il valore di volume misurato su di una scheda. Al termine delle operazioni hanno eseguito la somma ottenendo il volume complessivo dell’acqua contenuta nel bicchiere e lo hanno convertito sia in centimetri cubi, sia in metri cubi . Successivamente ogni ragazzo ha diviso la massa per il volume ricavando la densità dell’acqua. La densità è stata calcolata sia in g/cm3, sia in Kg/m3. I valori ottenuti erano vicini al valore riportato in una tabella presentato dall’esperto, ovvero 1 g/cm3, oppure 1000 Kg/m3 . E’ stato enfatizzato come i differenti valori ottenuti della densità dell’acqua fossero dovuti alla presenza di errori di varia natura che si commettono inevitabilmente quando si eseguono delle misure sperimentali. L’esperto ha anche spiegato come fosse possibile misurare la densità di corpi solidi eseguendo misure di volume con il principio di Archimede. Ogni ragazzo/a ha eseguito le seguenti operazioni: Ha versato dell’acqua in un piatto di plastica Ha colorato l’acqua con del colorante alimentare Ha posizionato un lumino al centro del piatto Ha acceso il lumino con l’aiuto dell’esperto Ha coperto il lumino acceso con un bicchiere di vetro capovolto La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Terzo esperimento: attenzione alla pressione. 14 Prima di procedere all’accensione del lumino l’esperto ha anticipato le fasi successive ed ha chiesto ai ragazzi cosa accadesse una volta che il lumino fosse coperto dal bicchiere. Quasi tutti i ragazzi si aspettavano che il lumino si spegnesse a causa della diminuzione dell’ossigeno presente attorno ad esso(viene consumato durante la reazione di combustione), ma molti non si aspettavano che potesse accadere anche altro. Proseguendo l’esperimento si è infatti notato come si spegnesse il lumino, ma anche come l’acqua sotto il lumino e presente nel bicchiere salisse. L’esperto ha evidenziato come lo spegnimento della fiamma del lumino provocasse una diminuzione di temperatura dell’aria e una conseguente diminuzione del suo volume. Dunque l’aria all’interno del bicchiere si comprime occupando meno spazio, ed il livello dell’acqua nel bicchiere sale. La situazione è descritta nella figura 6. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Figura 6 15 In fig 6 (A) si osserva il lumino ancora acceso. In fig. 6 (B) il lumino è spento ed è salito il livello dell’acqua colorata. Il fuoco consuma tutto l’ossigeno presente nel bicchiere. Terminato l’ossigeno la fiamma si spegne provocando una diminuzione della temperatura dell’aria e dunque del suo volume. L’aria si comprime e il livello dell’acqua colorata sale verso l’alto. Quarto esperimento: la comprimibilità dell’aria e dell’acqua. Ogni ragazzo/a è stato dotato di una siringa. Premendo con il dito sul becco cavo della siringa e provando a spingere lo stantuffo della siringa si è osservato come lo stantuffo potesse agevolmente scorrere tornando quasi nella posizione iniziale. In questo caso la siringa era piena di aria. Si è poi eseguito lo stesso esperimento riempiendo l’intera siringa di acqua. I ragazzi e le ragazze hanno osservato come in questa seconda situazione non fosse possibile comprimere l’acqua. Dunque l’aria, è un gas e risulta essere comprimibile; l’acqua, un liquido, risulta essere incomprimibile, come mostrato in figura . L’esperto esterno ha fatto notare come questa situazione fosse legata sia allo stato di aggregazione della materia delle sostanze, sia alle particolari condizioni di temperatura e pressione in cui esse erano immerse. Figura 7 La figura mostra come il liquido acqua sia incomprimibile. Quinto esperimento: fluidi non newtoniani. Il quinto esperimento ha mostrato come in natura fossero presenti stati di aggregazione della materia in grado di esibire proprietà intermedie tra liquidi e solidi. Ogni ragazzo/a ha eseguito le seguenti fasi: Ha aggiunto acqua nella bacinella dosandola con una siringa La sostanza ottenuta, una volta pronta, presentava i seguenti comportamenti: a) Se si muoveva lentamente la bacinella, la sostanza scorreva lungo le pareti come un liquido; b) Se la bacinella si capovolgeva bruscamente per poi riportarla nella posizione iniziale, la sostanza non cascava a terra mostrandosi compatta come un solido; c) Se si appoggiava un dito sulla superficie della sostanza, il dito affondava in essa La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Ha riempito una bacinella di plastica con della maiezena, amido di mais 16 d) Se si muovevano velocemente le dita della mano sulla superficie della sostanza, esse rimanevano in superficie senza affondare. e) Se si dava una pugno deciso sulla superficie della sostanza, essa si comportava in modo compatto come un solido I ragazzi e le ragazze hanno osservato come questa sostanza si potesse comportare sia come un liquido se sottoposta a lievi pressioni, sia come un solido se sottoposta a brusche e forti pressioni ad esempio schiacciandola, premendola o spingendola. Foto legate alla preparazione e alle proprietà del fluido non newtoniano sono mostrate nelle figure 8 e 9. L’esperto ha spiegato come queste proprietà fossero legate alla struttura delle molecole dell’amido di mais. Quest’ultimo infatti, presenta molecole dette polimeri molto lunghe e disposte una sopra l’altra come fogli ripiegati a zig zag; a seconda della direzione delle pressioni i polimeri (i fogli) si possono compattare oppure scorrere, come mostrato in figura 10. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 L’esperto ha infine enfatizzato come le sostanze che cambiano la propria densità al variare delle pressioni (dette SFORZI DI TAGLIO) ad esse impresse prendono il nome di fluidi non newtoniani. 17 Figura 8 La figura mostra gli ingredienti e gli strumenti utilizzati per la formazione del fluido non newtoniano . Figura 9 La figura mostra le possibili sollecitazioni a cui può essere sottoposto un fluido non newtoniano (A) (B) (C) Si mostra un modellino delle catene polimeriche dell’amido di mais(i fogli rappresentano i polimeri di amido) Se sulle catene si esercita uno sforzo di taglio come mostrato in figura le catene si compattano: il fluido esibisce un comportamento solido Se sulle catene di amido si esercita uno sforzo laterale, le catene scivolano una sopra l’altra: il fluido esibisce un comportamento liquido La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Figura 10 18 L’esperimento ha riscosso molto successo sia tra i ragazzi, sia tra le ragazze mostrando come la semplicità di preparazione e la manipolazione elementare siano importanti vie da percorrere per rendere accattivanti e piacevoli e i fenomeni scientifici. FASE CONCLUSIVA Nella fase conclusiva, l’esperto ha distribuito a ciascun ragazzo/a, delle schede aventi immagini relative ai concetti fondamentali associati all’intervento. DENSITA’ Temperatura crescente • La den-si-tà è una pro-prie-tà in-ten-si-va del-la ma-te-ria poi-ché non di-pen-de dal-la quan-ti-tà di ma-te-ria pre-sen-te nel cam-pio-ne • La den-si-tà, va-ria al va-ria-re del-la tem-pe-ra-tu-ra del cam-pio-ne. • Per qua-si tut-ti i ma-te-ria-li, l’au­men­to di tem-pe-ra-tu-ra fa di-mi-nui-re la den-si-tà, per-ché au-men-ta il vo-lu-me. VOLUME 1 L = 0,001 m3 = 1 dm3 = 1000 cm3 = 1000 mL 1 mL = 1 cm3 = 0,001 dm3 • Sol-tan-to il ghiac-cio e po-che al-tre so-stan-ze fan-no ec-ce-zio-ne a que-sta re-go-la. PESO SPECIFICO Energia crescente 1mL = 1cm3 Successivamente è stato chiesto ad ogni ragazzo/a di scrivere su dei post it le impressioni legate agli esperimenti e all’esperienza nono formale proposte. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Nelle immagini seguenti si riportano alcuni post it e i cartelloni delle prime classi. 19 20 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 21 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 La Fisica del Corpo Classi coinvolte: IIA, IID,IIH, IIG FASE INTRODUTTIVA L’esperto, dopo essersi presentato, ha introdotto gli argomenti correlati al corpo umano ed oggetto della lezione non formale che avrebbe fatto in classe. Gli argomenti trattati e attinenti alla fisica del corpo umano sono stati: 1) 2) 3) 4) Le forze Le leve e leve nel corpo umano Il sangue come fluido non newtoniano Il principio di Archimede per spiegare come il corpo umano possa galleggiare in acqua 5) Esperimenti qualitativi per capire le connessioni tra la pressione e le velocità del sangue nei vasi sanguigni Figura 11 Modello di molla colorata utilizzata per introdurre in modo intuitivo il concetto di Forza La Palestra della Scienza | 07/03/2016 L’esperto ha quindi introdotto il concetto di forza avvalendosi di una molla colorata come quella mostrata in figura 11. 22 Chiedendo a qualche ragazzo di reggere un’estremità di una molla si è fatto osservare come esistesse un’analogia tra le quattro proprietà che descrivono una forza e le possibilità con cui è possibile muovere una molla. La tabella 3 mostra le analogie associate tra i movimenti di una molla e le proprietà di una forza. PROPRIETA’ FORZA MOVIMENTI MOLLA POSSIBILI DI UNA direzione La deformazione può avvenire lungo tutte le direzioni Verso(2 versi per ogni direzione) La molla può allungarsi o comprimersi(due movimenti per ogni direzione) Intensità(misurata in Newton) La lunghezza dell’allungamento o della compressione Punto di applicazione(punto in cui si La molla può essere deformata applica la forza) impugnandola in punti differenti(un’estremità, al centro della sua lunghezza, etc) Tabella 3 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 L’esperto ha anche osservato come l’intensità di una forza rappresenti da un punto di vista squisitamente intuitivo lo sforzo maggiore o minore che ad esempio compiamo per spostare degli oggetti. 23 Dalla tabella 3 si è dedotto come i fisici e gli scienziati trovino comodo ed utile rappresentare le forze utilizzando delle frecce, chiamate vettori. Da quel momento in poi ogni forza utile alla lezione è stata mostrata utilizzando una freccia di cartone. In figura 12 si riportano le quattro proprietà che definiscono una forza. Figura 12 La figura mostra le 4 proprietà che descrivono una forza: intensità, direzione, verso e punto di applicazione. Dopo aver introdotto le forze l’esperto ha introdotto le leve come dei dispositivi costituiti da un punto di appoggio, detto fulcro e un’asta. Fig 13. Dall’alto verso il basso si mostrano le leve di primo genere(fulcro al centro), secondo genere(Resistenza tra Potenza e Fulcro), terzo genere (Potenza tra Resistenza e Fulcro) Fig 14. (A) Una forbice, costituite da 2 leve di primo genere; (B) Uno schiaccianoci, costituito da 2 leve di secondo genere Figura 13 Figura 14 (C)Una pinza per il ghiaccio costituita da due leve di terzo genere La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Con l’aiuto dei ragazzi e avvalendosi di un’opportuna strumentazione costituita da una barra di legno, un punto di appoggio di legno, alcuni pesetti e dei cartoncini segna-posto, sono state introdotti i tre generi di leve e le loro applicazioni sia in alcuni strumenti utilizzati dall’uomo, sia osservando la loro presenza all’interno dell’apparato locomotore presente nel corpo umano. Le seguenti figure mostrano i generi, gli strumenti e le articolazioni presentati ai ragazzi e alle ragazze. 24 L’esperto ha introdotto i seguenti concetti: Resistenza, la forza che si vuole vincere; Potenza, la forza che si applica per vincere la resistenza; Il fulcro, un punto fisso intorno al quale può ruotare l’asta Il braccio, la distanza tra il fulcro e il punto in cui si applica la forza(si distingue tra braccio della potenza e braccio della resistenza). La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Le leve nel corpo umano sono state descritte come nelle didascalie presentate in figura 15 sia avvalendosi del corpo umano dei presenti(l’esperto mostrava il movimento associato al sistema di leve in esame muovendo le articolazioni del proprio corpo), sia utilizzando il modello dello scheletro presente nel laboratorio di scienze. 25 Figura 15 La figura mostra alcun sistemi di leve presenti nel corpo umano. Queste leve si inseriscono all’interno dell’apparato locomotore costituito da muscoli scheletrici, ossa, articolazioni e punti di appoggio. In questi sistemiil fulcro è disolito costituito da un ‘articolazione o un punto di appoggio o di presa, la potenza caratterizzata dalla forza dei muscoli, la resistenza costituita da un peso o dalla gravità. (Primo genere) Il fulcro è l’articolazione, la resistenza il peso del capo, la potenza i muscoli posteriori del collo (Secondo genere) Il fulcro è rappresentato dalle dita, la resistenza dal peso che grava sulla caviglia, la potenza dai muscoli gemelli (Terzo genere) Il fulcro è l’articolazione del gomito, la resistenza il peso dell’avambraccio, la potenza la forza esercitata dal muscolo bicipite branchiale FASE COSTRUTTIVA e FASE IPOTETICA Entrambe le fasi verranno essenzialmente descritte durante la descrizione della fase sperimentale. Va ricordato come in questo percorso la fase costruttiva si sia essenzialmente caratterizzata dalla costruzione degli apparati sperimentali. FASE SPERIMENTALE Primo esperimento: una leva di primo livello, la bilancia a bracci uguali. Figura 16 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Ogni ragazzo/a ha costruito una bilancia a bracci uguali usando un barattolo di vetro, una molletta, una vite,uno spiedino, del nastro adesivo di carta, come mostrato in figura 16. 26 Guardando la figura 16 si notino le seguenti osservazioni: Per favorire l’equilibrio quando il righello eraparallelo al piano d’appoggio si è abbassato il baricentro del sistema fissando una vite pesante e/o un bullone alla parte inferiore della molletta; Il righello, lungo 15 centimetri è stato posizionato in modo tale che il suo centro, circa 7,5 cm, cada al centro della parte superiore della molletta; La bilancia è stata opportunamente equilibrata fissando parallelamente al piano di appoggio delle graffette(una per ogni estremità). Le graffette poste perpendicolarmente al piano d’appoggio ed agganciate le une alle altre hanno rappresentato i pesi e dunque le forze associate alla leva di primo genere costruita. Una volta costruito l’apparato sperimentale, i ragazzi hanno inserito diverse graffette a destra e sinistra del fulcro; il numero di graffette era l’unità di misura con cui si sono misurate la Potenza e la Resistenza. Successivamente sono state misurate direttamente sul righello le distanze associate al braccio della resistenza e al braccio della potenza. Infine sono state eseguite le moltiplicazioni per determinare i momenti associati ad entrambe le forze. Ogni ragazzo/a ha quindi riempito la scheda mostrata in figura 17, osservando come l’equilibrio o il disequilibrio presente nel sistema fosse dovuto rispettivamente, all’uguaglianza o alla disuguaglianza tra i momenti delle due forze. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 I due momenti sono stati modificati sia cambiando il numero di graffette, sia variando i due bracci ad essi associati. 27 Figura 17 La figura mostra la scheda riempita dai ragazzi e dalle ragazze durante l’esperienza eseguita in classe. Secondo esperimento: il sangue come fluido non newtoniano L’esperto ha considerato un’altra importante applicazione associata alla fisica del corpo umano: le proprietà fisiche del sangue. Dopo aver introdotto la composizione del sangue mostrando un A3 plastificato rappresentante la figura 18, l’esperto ha descritto brevemente il processo di centrifuga che consente di separare in un laboratorio di analisi la parte liquida da quella corpuscolare del sangue: la separazione sfrutta la differente densità delle due parti. Figura 18 La figura mostra la composizione del sangue: 55% plasma, 40% globuli rossi, 5% globuli bianchi e piastrine. Ogni ragazzo/a ha quindi “costruito” il suo modello di sangue viscoso realizzando il un fluido non newtoniano. Il fluido è stato ottenuto miscelando maiezena, acqua e colorante alimentare rosso in una bacinella di plastica. Per evitare inutili sprechi, i ragazze e le ragazze hanno dosato l’acqua miscelata con l’amido di mais utilizzando una siringa(priva di ago). La sostanza ottenuta, una volta pronta, presentava i seguenti comportamenti: a) Se si muoveva lentamente la bacinella, la sostanza scorreva lungo le pareti come un liquido; b) Se la bacinella si capovolgeva bruscamente per poi riportarla nella posizione iniziale, la sostanza non cascava a terra mostrandosi compatta come un solido; c) Se si appoggiava un dito sulla superficie della sostanza, il dito affondava in essa La Palestra della Scienza | 07/03/2016 L’esperto ha inoltre spiegato come il sangue fosse un fluido molto viscoso e di fatto rappresentasse le proprietà di una sostanza chiamata “ fluido non newtniano”. 28 d) Se si muovevano velocemente le dita della mano sulla superficie della sostanza, esse rimanevano in superficie senza affondare. e) Se si dava una pugno deciso sulla superficie della sostanza, essa si comportava in modo compatto come un solido I ragazzi e le ragazze hanno osservato come questa sostanza si potesse comportare sia come un liquido se sottoposta a lievi pressioni, sia come un solido se sottoposta a brusche e forti pressioni ad esempio schiacciandola, premendola o spingendola. L’esperto ha spiegato come queste proprietà fossero legate alla struttura delle molecole dell’amido di mais nel caso del modello realizzato in classe. Nel caso del sangue, esso presenta le stesse proprietà del modello a causa della sua elevata viscosità dovuta alle parti(plasma e parte corpuscolare) che lo costituiscono. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Foto legate alla preparazione e alle proprietà del fluido non newtoniano sono mostrate nelle figure 19 e 20. 29 Figura 19 La figura mostra gli ingredienti e gli strumenti utilizzati per la formazione del fluido non newtoniano. Figura 20 L’esperimento ha riscosso molto successo sia tra i ragazzi, sia tra le ragazze mostrando come la semplicità di preparazione e la manipolazione elementare siano importanti vie da percorrere per rendere accattivanti e piacevoli fenomeni e modelli scientifici. Terzo esperimento: il principio di Archimede Un altro importante principio legato al corpo umano è il principio di Archimede. L’esperto ha dunque enfatizzato come la respirazione umana fosse un meccanismo in grado di garantire alla macchina “corpo umano” la capacità di modificare la propria densità così da poter galleggiare sulla superficie dell’acqua. A titolo esemplificativo l’esperto ha mostrato una bacinella piena d’acqua(simulante un bacino pieno d’acqua) e un’altra bacinella di plastica sopra di essa. Si osservato come nelle condizioni inziali, la bacinella fosse piena di aria e presentasse una densità media inferiore a quella dell’acqua. Se la bacinella, simulante in corpo umano, iniziasse a respirare, essa dovrà avere sia un po' d’acqua, sia un po' d’aria(l’esperto ha dunque versato un po' di acqua nella bacinella inizialmente vuota): la bacinella si è abbassata di poco, ma continuava ancora a galleggiare. Questa situazione è quella che avviene ogni volta che ci troviamo a fare il morto a galla. L’esperto ha inoltre approfondito come fosse importante, per restare a galla, la natura e la conformazione della bacinella(forma e materiale); allo stesso modo per il corpo umano è di fondamentale importanza la conformazione delle ossa e dell’apparato scheletrico. Si è La Palestra della Scienza | 07/03/2016 L’esperto ha chiesto ai ragazzi e alle ragazze se sapessero perché i nostri corpi fossero in grado di galleggiare in mare e fare il morto a galla. Qualcuno ha accennato alla densità. 30 infatti ricordato come esistano persone, le quali, a causa della conformazione delle loro ossa non riescano a galleggiare in acqua. Quarto esperimento: pressione e velocità nei vasi sanguigni Anche questo esperimento è stato presentato dall’esperto. Egli ha mostrato come all’interno di una siringa, fosse presenta una strozzatura dovuta al suo becco. Collegando un tubo di sezione complessiva inferiore a quella della siringa, l’esperto, con l’aiuto di un volontario, ha versato dell’acqua in questo sistema: la classe, dopo aver fatto delle ipotesi sulla velocità di flusso dell’acqua che sarebbe passata attraverso i due condotti, ha osservato come la velocità del flusso all’interno del tubo più piccolo aumentasse vistosamente. Successivamente l’esperto ha mostrato, riempiendo di acqua una bottiglia con dei fori a diverse altezze, come i getti di acqua uscenti da questi, avessero pressioni differenti(a pressioni maggiori corrispondeva un getto di acqua più lontano). I ragazzi hanno dunque osservato come la pressione idrostatica di un fluido dipenda dalla profondità alla quale si misura la pressione. Questa legge, ha enfatizzato l’esperto è nota come legge di Stevino. L’esperto ha dunque messo assieme i concetti dei precedenti esprimenti facendo notare ai ragazzi/e come il sangue al’’interno del corpo umano dovesse seguire entrambi i fenomeni precedentemente osservati. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Collegando infine una siringa dal diametro molto grande, a delle siringhe dal diametro più piccolo con un sistema di tubi e fori, si è visto come versando l’acqua nella sirigna più grande, la velocità del flusso uscente dalle siringhe più piccole non aumentasse come nel caso di una singola strozzatura all’interno di un vaso. 31 L’esperto ha infatti notato come il prodotto tra velocità e sezione che si manteneva costante era il prodotto tra la velocità e la sezione complessiva di tutti i tubi (numero di tubi X sezione del singolo tubo): tutto ciò porta ad una complessiva diminuzione della velocità del flusso nei singoli tubi di diametro inferiore. Questo meccanismo è fortemente evidente in sistemi di distribuzione in cui dei fluidi passano da un vaso a diametro grande, a moltissimi vasi con diametro molto piccolo: questo sistema di distribuzione è caratteristico del sistema dei vasi sanguigni dell’apparato circolatorio del corpo umano. L’esperto ha osservato come il rallentamento di velocità del sangue all’interno dei capillari fosse indispensabile per far avvenire lo scambio di sostanze nutritive ed ossigeno tra il sangue e i tessuti umani. Si è inoltre osservato come versando dell’acqua da un recipiente ad un altro, la dimensione della sezione del getto di acqua diminuisse verso il basso:si stava osservando un ulteriore applicazione della legge di Bernoulli. A causa della gravità, la velocità del getto viene accelerata; un aumento di velocità provoca un naturale restringimento della sezione del flusso: il prodotto tra velocità e sezione doveva rimanere costante! FASE CONCLUSIVA Nella fase conclusiva, l’esperto ha distribuito a ciascun ragazzo/a, delle schede aventi immagini relative ai concetti fondamentali associati all’intervento. Successivamente è stato chiesto ad ogni ragazzo/a di scrivere su dei post it le impressioni legate agli esperimenti e all’esperienza nono formale proposte. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Nelle immagini seguenti si riportano alcuni post it e i cartelloni delle seconde classi. 32 33 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Dai commenti presenti nei post it, appare evidente come l’esperienza che sia maggiormente piaciuta sia stata quella del fluido non newtoniano colorato come “modello” del sangue. Alcuni ragazzi sono rimasti colpiti dagli esperimenti sulle leve, mentre è emerso il desiderio, da parte di molti ragazzi/e, di rifare gli esperimenti proposti dall’esperto esterno. Molecole e DNA Classi coinvolte: IIIA, IIID,IIIH, IIIG A seguito di un breve brainstorming l’esperto ha introdotto la struttura atomica e i legami chimici differenziando i legami ionici da quelli covalenti. Questa breve introduzione è stata caratterizzata dall’uso di paline di polistirolo e recipienti per “simulare” atomi e legami. Successivamente si è introdotta la molecola del DNA (Acido desossiribonucleico). Palline, stuzzicadenti e strisce di carta sono stati utilizzati per definire nucleotidi(basi azotate, zucchero, gruppo fosfato); si è anche enfatizza la struttura a doppia elica che caratterizza la molecola di DNA. FASE COSTRUTTIVA Ogni ragazzo/a ha costruito un modellino di DNA usando un A4 trasparente, un pennarello e una riga. Il modellino proposto è mostrato in figura 21 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 FASE INTRODUTTIVA 34 Figura 21 La figura mostra il modello di DNA costruito dai ragazzi e dalle ragazze in classe. Nel modello si osservano sia la struttura del DNA, sia l’appaiamento caratteristico delle basi azotata(A-T, C-G) La Palestra della Scienza | 07/03/2016 FASE IPOTETICA 35 Per questa fase si guardi la fase sperimentale. FASE SPERIMENTALE Ogni ragazzo, usando bicchieri e bacinelle di plastica ha proceduto all’estrazione del DNA da una banana. L’esperimento è stato caratterizzato dalle seguenti fasi: a) Schiacciamento di mezza banana, creando un purea di banana. Questa fase ha consentito di rompere le parti cellulari b) Si è versato del detersivo al fine di sciogliere le pareti cellulari c) Si è aggiunto un pizzico di sale per facilitare il raccoglimento della molecola di DNA d) Alla poltiglia così formata si sono tolte bolle di aria che si formavano mescolando i tre ingredienti e) Si è proceduto al filtraggio del miscuglio ottenuto utilizzando opportuni filtri. Questo procedimento è stato effettuato un paio di volte al fine di rendere la soluzione più pura. f) Alla soluzione ottenuta si è aggiunto alcol etilico denaturato precedentemente tenuto al freddo. Questa operazione è stata indispensabile per facilitare la formazione di uno strato proteico all’interno della soluzione. L’esperto ha infine chiarito come il materiale estratto fosse costituito sia da proteine, dia da DNA Figura 22 Il DNA si scioglie in alcol formando dei filamenti gelatinosi. L’alcol , più leggero galleggia sopra la soluzione formta da sale, detersivo e purea di banane. La figura mostra come i filamenti ottenuti siano facilmente estraibili. La figura mostra foto scattate in classe durante l’esperimento. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 I ragazzi e le ragazze, a seguito di alcune domande dell’esperto hanno osservato l’aspetto filamentoso del DNA e delle proteine estratte. Il materiale estratto è mostrato in figura 36 L’esperto ha infine osservato come inviando raggi X e facendo una sorta di “lastre” al DNA sia possibile ottenere delle immagini a forma di X, dalle quali, gli scopritori del DNA(Watson e Crick) hanno dedotto la tipica struttura a doppia elica. La tecnica è chiamata diffrazione a raggi X ed è brevemente descritta nella figura 23 Figura 24 La figura mostra la tecnica della diffrazione a raggi X, con la quale è stata scoperta la struttura del DNA. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 E’ stata infine mostrata la prima foto del DNA, ottenuta dalla ricercatrice Rosalind Franklin come mostrato in figura 24. 37 Figura 24 La figura mostra la prima foto della storia scattata al DNA, ricavata con la diffrazione a raggi X. L’immagine a forma di X è compatibile con una forma elicoidale. FASE CONCLUSIVA Nella fase conclusiva, l’esperto ha distribuito a ciascun ragazzo/a, delle schede aventi immagini relative ai concetti fondamentali associati all’intervento. LA MOLECOLA DI DNA: ACIDO DESOSSIRIBONUCLEICO FORZE ELETTROSTATICHE ACIDI E BASI LEGAMI CHIMICI Successivamente è stato chiesto ad ogni ragazzo/a di scrivere su dei post it le impressioni legate agli esperimenti e all’esperienza nono formale proposte. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Nelle immagini seguenti si riportano alcuni post it e i cartelloni delle seconde classi. 38 39 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 40 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 La Palestra della Scienza | 07/03/2016 41 Dai commenti dei ragazzi e delle ragazze appare evidente come estrarre il DNA sia stato sia un esperimento sorprendente, sia un’esperienza divertente e da ripetere col gruppo classe, nel rispetto dei tempi di ciascuno(ogni ragazzo/a infatti ha potuto singolarmente effettuare questo esperimento). Rinnoviamo il futuro: le energie rinnovabili Classi coinvolte: IIE, II I FASE INTRODUTTIVA L’esperto ha introdotto i concetti di forza e spostamento, entrambi rappresentati da vettori, come mostrato in figura 25. Le quattro proprietà di una forza sono state mostrate anche con l’ausilio di una molla-giocattolo. Dunque forza e spostamento sono rappresentabili con delle frecce. Figura 25 Successivamente è stato introdotto il concetto di Lavoro come il prodotto tra l’intensità della forza e lo spostamento, nell’ipoetesi che esse siano parallele e concordi e che la fora sia uniforme. L’uniformità di una forza è stata sviscerata immaginando che una forza è uniforme se in un qualsiasi possibile punto di applicazione dello spazio, la freccetta che la rappresenta ha sempre lo stesso verso, la stessa direzione e la stessa lunghezza(intensità della forza). FASE COSTRUTTIVA Durante questa fase i ragazzi e le ragazze hanno costruito un pendolo elettrostatico, come mostrato in figura 26. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 La figura mostra le 4 proprietà che descrivono una forza: intensità, direzione, verso e punto di applicazione. 42 Figura 26 La figura mostra il pendolo elettrostatico costruito dai ragazzi e dalle ragazze in classe. Il pendolo è stato costruito utilizzando due mollette, uno spiedino da cucina, una cannuccia che lo ha ricoperto, un pezzo di spago e un pezzo di carta stagnola argentata. Nella fase sperimentale si descriverà sia l’esperimento eseguito con questo strumento, sia il momento in cui è stato introdotto all’interno della lezione. FASE IPOTETICA Per questa fase si guardi la fase sperimentale La Palestra della Scienza | 07/03/2016 FASE SPERIMENTALE 43 Dopo aver introdotto il concetto di forza, ogni ragazzo/a ha misurato il lavoro che compiuto dalla forza dei muscoli della mano e del braccio per estrarre lo stantuffo da una siringa. L’esperto ha enfatizzato come la forza necessaria per estrarre lo stantuffo si è immaginata almeno uguale a quello esercitata dalla pressione idrostatica dell’aria sulla superficie dello stantuffo. Le misure di diametro e spostamento dello stantuffo sono state effettuate con dei righelli(sensibilità 1 mm),la pressione si è posta pari a 1 atm. In figura 27 si riporta la scheda distribuita ai ragazzi/e e successivamente da loro compilata. Figura 27 La figura mostra la scheda compilata dai ragazzi/e per determinare il lavoro compiuto dalla mano per estrarre lo stantuffo dalla siringa. L’esperto ha quindi definito l’energia come la capacità dei sistemi fisici(di un corpo) di compiere lavoro, producendo spostamenti nello spazio. Dunque assieme ai ragazzi e alle ragazze si sono introdotte differenti forme di energia (energia termica, elettrostatica, magnetica, etc…). Ogni forma di energia può essere convertita in lavoro e dunque può produrre un movimento. Si è dunque introdotto l’esperimento del pendolo elettrostatico. Ogni ragazzo/a, dopo averne costruito uno(come già visto nella FASE COSTRUTTIVA), ha elettrizzato per strofinio un palloncino precedentemente gonfiato con un panno di lana. Avvicinando il palloncino carico al pezzettino di carta stagnola, essa si allontanava, in quanto veniva a sua volta elettrizzata per induzione elettrostatica. L’effetto complessivo è stata la comparsa di una forza, la forza elettrostatica in grado di produrre uno spostamento e dunque un lavoro. Poiché l’energia associata al movimento viene chiamata energia cinetica, il lavoro compiuto dalla forza elettrostatica si è convertito in energia cinetica per il pezzettino di carta stagnola. In sintesi: ogni tipo di forza può produrre lavoro; ad ogni forza può essere associata una certa forma di energia(energia potenziale) convertibile in lavoro. Il lavoro compiuto da una forza è associato al movimento e viene convertito in energia cinetica. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 L’esperto ha enfatizzato come l’esperimento potesse essere descritto anche in termini di energia elettrostatica(dovuta ai corpi che si attraggano o respingono) che veniva convertita in lavoro. 44 Dunque l’esperto ha ricordato come l’energia sia un “qualcosa” che si trasforma ed esistano diverse forme di energia classificabili in tre modalità: a) Dal punto di vista fisico, sulla base del movimento(en. cinetica), della posizione(en. potenziale), dovuta a differenti tipi di forze(en. Elettrostatica, en. Magnetica, en. gravitazionale), costruita come somma delle precedenti(en. meccanica), dovuta a cambiamenti di temperatura(en. termica) b) Dal punto di vista delle fonti energetiche (primarie e secondarie) c) Dal punto di vista della inesauribilità delle fonti energetiche. La classificazione proposta è mostrata in figura 28. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 L’esperto si è soffermato sulla distinzione tra fonti primarie, presenti in natura e quelle secondarie, le quali si ottengono a partire da quelle primarie. 45 L’esperto ha enfatizzato come l’energia elettrica sia una fonte di energia secondaria ed ha mostrato due esperimenti per far capire come sia possibile convertire una fonte di energia in un’altra. Esperimento 1: l’ elettrocalamita Collegando una pila piatta da 4,5 Volt attraverso dei cavi elettrici ad un chiodo di ferro in modo analogo a come mostrato in figura 29, i ragazzi e le ragazze hanno osservato come, una volta chiuso il circuito, il chiodo potesse attirare delle graffette metalliche diventando una calamita. L’esperto ha ricordato come l’oggetto costruito si chiamasse elettrocalamita e fosse in grado di trasformare l’energia elettrica in energia magnetica. Figura 28 La figura mostra l’elettrocalamita costruita in classe. Si osservi come il chiodo, in alto, attiri le graffette metalliche. Esperimento 2: la sfera di Tesla produce corrente elettrica Successivamente, la classe, indotta dall’esperto, si è posta il seguente interrogativo: Se correnti elettriche producono campi magnetici, possono campi magnetici produrre correnti elettriche? L’esperto ha mostrato una sfera di tesla e dopo averne descritto il funzionamento ha enfatizzato come essa si comportasse anche come una calamita producendo campi magnetici. Successivamente ha avvicinato una lampada al neon scollegata dalla presa di corrente. L’esperto ha enfatizzato come siano le variazioni dei campi magnetici nello spazio e/o nel tempo a produrre correnti elettriche e dunque responsabili della conversione dell’energia magnetica in energia elettrica. Questo meccanismo è alla base della produzione di energia elettrica a partire da fonti primarie ed è attualmente il processo più utilizzato per la generazione di corrente elettrica nelle centrali elettriche. Si è proseguito introducendo il concetto di esauribilità delle fonti, distinguendo tra fonti rinnovabili e fonti non rinnovabili. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 I ragazzi e le ragazze hanno osservato come l’avvicinamento della lampada alla sfera di Tesla producesse la sua accensione: campi magnetici posso produrre correnti elettriche. 46 Si sono brevemente descritte le fonti non rinnovabili(petrolio, gas naturale, carbone, minerali di uranio) e quelle rinnovabili(calore della terra-energia geotermica, il ventoenergia eolica-, il sole-energia solare-, l’acqua-energia idrica, mare-energia mareomotrice). Quando si introdotta l’energia solare, l’esperto ha mostrato come un piccolo exhibit costituito da un modulo fotovoltaico all’interno di un grillo giocattolo possa convertire l’energia solare in energia elettrica, così da far muovere le zampe dell’insetto. L’exhibit è stato illuminato con una lampada che simulava il sole, come mostrato in figura 29. Figura 29 La figura mostra un faro -il nostro modello di soleche illumina un modulo fotovoltaico inserito in un grillo giocattolo. L’energia luminosa si trasforma impulsi elettrici che spostano le zampe dell’insetto. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Nel caso di energia eolica si è specificato come il vento muova la pala connesso ad essa ci sia una calamita che vicino ad una bobina producesse corrente elettrica(analogia con l’esperimento 2). Il meccanismo di formazione di energia elettrica presenta i seguenti passaggi di conversione: 47 Energia eolicaEnergia cineticaEnergia magnetica Energia elettrica. Nel caso di energia da fonti non rinnovabili la produzione di corrente elettrica e dunque la conversione in energia elettrica presenta un meccanismo analogo al precedente: Energia termica ottenuta scaldando la fonteenergia termicaEnergia cinetica energia meccanicaenergia elettrica La fonte scaldata azione infatti una turbina che fa girare un magnete accanto a dei cavi elettrici. A conclusione della lezione l’esperto ha enfatizzato l’importanza delle fonti rinnovabili in quanto “più rispettose” dell’ambiente, oltre che essere inesauribili in quanto si rigenerano in tempi brevi se confrontati con i tempi caratteristici della storia umana, ma destinate a finire con l’estinzione del nostra pianeta(tra circa 5 miliardi di anni). L’ultima “fonte di energia” presentata dall’esperto è stata il “risparmio energetico”, una fonte utilizzabile da tutti i ragazzi e le ragazze già da adesso senza alcuno spreco di denaro. Il concetto è stato evidenziato con l’ausilio di un misuratore di consumi(mostrato in figura 30), attraverso il quale si è mostrato la differenza di consumi(sia in termini di tensione, sia in termini monetari) tra vecchie lampadine ad incandescenza, lampade a basso consumo e lampade a LED. La figura mostra il misuratore di consumi utilizzato in classe. L’apparecchio è in grado di fornire valori attendibili e in tempo reale relativi ai consumi economici di ogni elettrodomestico ad esso connesso La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Figura 30 48 FASE CONCLUSIVA Nella fase conclusiva, l’esperto ha distribuito a ciascun ragazzo/a, delle schede aventi immagini relative ai concetti fondamentali associati all’intervento. Temperatura crescente Energia crescente Successivamente è stato chiesto ad ogni ragazzo/a di scrivere su dei post it le impressioni legate agli esperimenti e all’esperienza nono formale proposte. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Nelle immagini seguenti si riportano alcuni post it e i cartelloni delle seconde classi. 49 Va infine ricordato come questo intervento sia stato inserito all’interno del progetto più ampio “mi illumino di meno”, al quale hanno aderito alcune classi dell’Istituto. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Dai commenti dei ragazzi e delle ragazze appare evidente come l’exhibit che li ha maggiormente sorpresi sia stata la sfera di Tesla. La lezione è risultata, nel complessivo, interattiva e coinvolgente. 50 Metodi e strumenti La metodologia didattica utilizzata si è basata sul metodo IBSE (Inquiry Based Science Education), caratterizzata dai seguenti punti: L’esperienza diretta è al centro dell’apprendimento della scienza, realizzata con l’esecuzione di esperimenti scientifici; Gli allievi devono comprendere la domanda o il problema su cui stanno lavorando. Questo è stato realizzato utilizzando domande e facendo ipotesi sui risultati degli esperimenti; L’indagine scientifica richiede che agli allievi vengano insegnate molte competenze. Sono stati costruiti exhibit scientifici e modelli che spesso hanno occupato molto tempo; L’utilizzo di idee e conoscenze già acquisite vengono valorizzate ed utilizzate. Manipolazioni ed esperienze simili sono state condivise e potenziate durante gli interventi; La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Gli allievi vengono aiutati ad analizzare i propri risultati; Si confrontano i risultati ottenuti con il paradigma scientifico. Vengono condotte discussioni di gruppo. 51 Gli studenti sono guidati nella redazione di una documentazione. Questo punto è stato realizzato sia facendo compilare delle schede didattiche, sia assegnando delle relazioni relative all’esperienza provata in classe La valutazione formativa viene condotta durante l’intero modulo. Questo punto è stato realizzato utilizzando domande, test di ipotesi, post it finali. Indicatori e Strumenti di valutazione: Ipotesi e verifiche sperimentali relative agli esperimenti da effettuare con domande in itinere da parte dell’operatore e manipolazione sperimentale dei ragazzi/e Schede didattiche, lavori individuali e/o di gruppo, relazioni Post it sul cartellone-percorso: ogni ragazzo/a scrive sul post it l’esperimento che più gli è rimasto impresso e poi lo attacca sul cartellone. Conclusioni finali Gli incontri formativi presentati in orario curriculare nel progetto “La palestra della scienza” si collocano all’interno della tradizione dell’ edutainment, finalizzata sia ad educare, sia a divertire. L’intrattenimento educativo-scientifico realizzato durante gli interventi ha largamente raggiunto sia gli obiettivi generali, sia gli obiettivi specifici proposti dal progetto. Dalla lettura dei post it si possono dedurre le seguenti osservazioni: gli interventi in classe si sono rivelati sorprendenti e sono stati realizzati in modo coinvolgente ed interattivo. I ragazzi e le ragazze sono rimasti divertiti ed hanno realizzato esperimenti che vorrebbero piacevolmente ripetere; Gli incontri hanno avvicinato i giovani alla scienza, stimolandone analisi e riflessioni. La Palestra della Scienza | 07/03/2016 Il progetto mostra come le competenze messe a disposizione di esperti esterni possa ritenersi una valida esperienza da affiancarsi ed integrarsi efficacemente nel lavoro quotidiano e giornaliero dei docenti e delle docenti dell’Istituto. 52