Fidelio e noi
di Francesco Micheli
Immaginiamo un po'. C'è una terra. Una nazione isolata. La politica viene gestita dai potenti in maniera "casalinga": i
diritti fondamentali non hanno accesso.
Vige una monarchia assoluta, quasi una dittatura.
Questa terra è la Francia prima della Rivoluzione francese, pensa Beethoven. E infatti c'è un magistrato con la
passione per la scrittura, Jean-Nicolas Bouilly, che si mette a scrivere una storia di potere e abuso del potere (avete
presente Giancarlo de Cataldo, l'autore di Romanzo Criminale sulla Banda della Magliana?). Peccato che gli
oppressori siano proprio alcuni protagonisti della Rivoluzione Francese, e gli oppressi alcuni nobili realisti della
Vandea anti rivoluzionaria.
Immaginiamo ora il nostro caro amico Ludwig Van. Immaginiamo che questo genio musicale abbia una voglia pazza di
fare opera ma che abbia bisogno di una storia alta, potente come le sue creature strumentali.
Degna delle vette altissime che con la musica vuole toccare.
La vicenda di un uomo incarcerato ingiustamente che si salva, dopo mille peripezie, grazie alla moglie: ecco ciò che fa
al caso suo. Peccato che la vicenda di scottante attualità immortalata da Bouilly sembri una denuncia contro la
Rivoluzione Francese, attuazione storica degli ideali illuministi, tanto condivisi da Beethoven.
Immaginiamo perciò un'altra terra.
Una terra lontana, remota nel tempo e nello spazio. Una nazione dove c'è una moratoria dei diritti fondamentali, dove
le scoperte dell'Illuminismo non possono giungere, anzi non sono nemmeno state intuite.
È la Spagna nel XVII secolo.
Tale travestimento era l'unico modo per rendere meno urgente la versione musicale di tali fatti di cronaca, tanto più
che la prima rappresentazione a Vienna aveva come pubblico proprio i soldati francesi!
Il problema nostro è forse quello contrario… tutto ciò rischia di apparire come una lontana ed elegante
rappresentazione di un tempo che fu…
Che ha da dire a noi la Spagna del Settecento?
Cosa è per noi la terra di Florestano? Dittatura… lingua ispanica… terra lontana, esotica.
Forse….
Beethoven : Spagna = Noi : America Latina
Del resto Florestano è un vero e proprio desaparecido.
Il Fidelio di Beethoven è un'opera che ci parla dell'importanza della politica e del pericolo insito a una mala gestione
della politica; continua a farlo perché non si smette di usare la politica come mezzo di oppressione e di inganno.
Siamo arrivati? No, siamo solo agli inizi. Ma la nostra immaginazione ora ha degli oggetti su cui poggiare il proprio
sguardo e con cui poter iniziare a costruire un luogo. Il teatro.
Ora possiamo cominciare a capire gli ingredienti assoluti e immani di tali vicende senza sentirci inadeguati o generici.
Ora possiamo cominciare a disegnarci il NOSTRO Fidelio, il Fidelio che ci riguarda.
Da Ludwig Van a oggi è passato un po' di tempo: il Romanticismo e la sua fiducia incondizionata in grandi costruzioni
solide e intoccabili sono al tramonto.
Eppure il mito beethoveniano non tramonta e regge con disinvoltura agli "attacchi" dei linguaggi cibernetici. Anzi,
Fidelio on line ci pare proprio una significativa metafora del dialogo "ora – allora", "ieri – oggi".
Il risultato è strambo ma non meno intrigante.
Francesco Micheli, nato a Bergamo e diplomatosi alla Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di
Milano, debutta nella regia nel 1997 con La Cantarina di Niccolò Piccinni per il Museo del Teatro alla Scala e da
allora ad oggi cura diverse regie di spettacoli di repertorio e non in diverse realtà liriche italiane e straniere. Nei
suoi spettacoli il repertorio classico si trova a dialogare con i linguaggi del contemporaneo.
Dal 2003 Micheli cura per I Teatri di Reggio Emilia il progetto speciale Off Opera, dedicato alla sperimentazione
del linguaggio lirico.
Insegna Regia presso il biennio di specializzazione in Scenografia all’Accademia di Brera e collabora con la tv
satellitare Sky Classica.
calendario degli incontri
3 e 4 novembre 2008:
Reggio Emilia, 1a tappa, Percorso Pensiero e Percorso Azione
1 dicembre 2008:
Modena, incontro unico
12 dicembre 2008:
Bologna, 1a tappa
19 dicembre 2008:
Bologna, 2a tappa, Anteprima Fidelio Off, Work in progress
con gli allievi della Scuola dell'Opera
12 e 13 gennaio 2009:
Febbraio 2009:
21 e 23 febbraio 2009:
Reggio Emilia, 2a tappa, Percorso Pensiero e Percorso Azione
Ferrara, 1a tappa
Reggio Emilia, 3a tappa, prove aperte
le date dello spettacolo
27 febbraio 2009
3 marzo 2009
27 marzo 2009
6 aprile 2009
ore 11
ore 20.30
ore 11
ore 20.30
Reggio Emilia
Modena
Ferrara
Bologna
Teatro Municipale Valli
Teatro Comunale
Teatro Comunale
Teatro Comunale
Fidelio Off ovvero Quaderni del Carcere
regia
Francesco Micheli
scene
Monica Parolini
costumi
Monica Salsi
musiche a cura di
Mauro Montalbetti
drammaturgia
Paola Ponti
Interpreti della Scuola dell'Opera Italiana del Teatro Comunale di Bologna
Icarus Ensemble
SOUTH - NORTH
Progetto realizzato nell'ambito di
OPERAFUTURA - laboratori per un nuovo teatro musicale.
Residenza: Teatro Comunale di Ferrara, in coproduzione con Teatro Comunale di Bologna, Teatro Comunale di Modena, I Teatri di Reggio Emilia.
South – North è un dittico, o opera musicale in due atti, la nuova produzione che si inscrive nel
progetto pluriennale che Fanny & Alexander dedica a Il meraviglioso Mago di Oz di Frank L.
Baum.
Dopo Dorothy. Sconcerto per Oz, in cui un ciclone emblematico, quello famoso della storia del
Mago, diveniva figura generativa di un vero e proprio nuovo modello di opera musicale - ispirato
alle Europeras di Cage - fondendo più piani sonori in un unico livello di compresenze, South –
North si propone di continuare e radicalizzare questa stessa linea di ricerca, avvalendosi, anche in
questo caso, della presenza live di alcuni musicisti (percussionisti e cantanti) e attori.
La protagonista, Dorothy, una specie di avatar per lo spettatore in questo viaggio attraverso il
mondo di Oz, viene catapultata dal suo ciclone a Sud e poi a Nord di questo universo fantastico
attraverso cui il suo viaggio-avventura si svolge. Trattasi di due luoghi o venti allusivi, opposti,
misteriosi, difficilmente definibili: apparentemente sono semplici teatri, sale da concerto, in cui
un’opera o un’esecuzione ha dapprima luogo; presto si trasfigurano però in veri e propri universi
autonomi, luoghi-organo di un corpo più complesso in cui ogni singolo segno, ogni traccia visiva
uditiva tattile olfattiva diventa sempre un nuovo gradiente della temperatura complessiva e della
richiesta fondamentale che Dorothy, la protagonista, esprime col suo percorso e attraversamento.
South sprofonderà Dorothy, e con lei lo spettatore, in una cupa notte, un buio percussivo e
vorticoso, da cui nascerà una nuova lingua, quella ritmica, del battito, la lingua lunare animalesca e
notturna della Strega di quel vento, una creatura nata forse da quel mondo sonoro in cui Dorothy si
è immersa e trasfigurata; North metterà invece Dorothy in relazione con una complessa macchina
sinestetica, da cui sarà generato un vero e proprio universo musicale retto dal mistero percettivo
delle lingue dei sensi, quelle connotative, che sarà attraversato, “suonato”, praticato dalla
protagonista, fino alla coincidenza spasmodica, panica del suo essere con la luce, il suono, l’odore,
la temperatura propri di quel vento.
Il progetto si propone di rivisitare e riconsiderare i meccanismi retorici dell’opera musicale in
funzione della rilettura di un mito chiave della letteratura occidentale, e a partire da un variegato
repertorio contemporaneo che verrà rivisitato in funzione del nuovo organismo sonoro che si andrà
per strati a creare.
La modalità in cui il dittico viene realizzato scommette sulla complementarità di realtà organiche e
gruppi dalle vocazioni specifiche e differenziate quali i tre teatri storici di Ferrara, Modena e Reggio
Emilia, il Teatro Comunale di Bologna, le compagnie teatrali Fanny & Alexander e Teatrino
Clandestino, gli ensemble musicali Melodi Cantores e Nextime, il laboratorio di scenografia Opera
Ovunque, l'agenzia Canvas Management, nell'ottica di una ridefinizione in senso dinamico degli
elementi costitutivi di una produzione musicale.
Teatro Comunale di Ferrara
Debutto 24 e 25 settembre 2009
SOUTH - NORTH
musiche di Mirto Baliani, Harrison Birtwistle, John Cage,
John Dowland, Steve Reich, James Wood, Iannis Xenakis
ideazione: Luigi de Angelis e Chiara Lagani
regia, scene, luci: Luigi de Angelis
drammaturgia: Chiara Lagani
costumi: Chiara Lagani e Sofia Vannini
sound design: Mirto Baliani
con Chiara Lagani e Fiorenza Menni
ensemble vocale Melodi Cantores diretto da Elena Sartori
percussioni: Nextime Ensemble (Danilo Grassi, Lisa Bartolini, Antonio Somma, Biagio Zoli),
Mirto Baliani, Mauro Milone, Davide Sacco
progettazione e realizzazione scenografie: Opera Ovunque
consulenza scenotecnica: Pietro Babina
con la consulenza di Caterina Marrone e Rodolfo Sacchettini
ufficio produzione: Ifat Nesher per Canvas Management con Marco Cavalcoli
promozione: Valentina Ciampi, Marco Molduzzi e Ifat Nesher
ufficio stampa: Marco Molduzzi
logistica: Sergio Carioli
amministrazione: Marco Cavalcoli e Debora Pazienza
* altre date delle rappresentazioni sono ancora da definire.
Progetto
ORFEO
Rappresentazione
per voci, corpi e ombre
Progetto realizzato nell'ambito di
OPERAFUTURA - laboratori per un nuovo teatro musicale.
Residenza: Teatro Comunale di Modena, in coproduzione con Teatro Comunale di Bologna, Teatro
Comunale di Ferrara, I Teatri di Reggio Emilia.
I perché di un progetto
Il canto come ombra sonora. L’ombra come canto visivo. Perché il canto e l’ombra sono generate dal
corpo ma nello stesso tempo lo trascendono andando ad abitare un altro mondo, molto diverso dal
corpo che lo hanno prodotto.
Soprattutto il canto lirico ha qualcosa di disumano, di oltre l’umano. E quei corpi, che di questo canto si
fanno portatori, sembrano piccoli nella loro semplice umanità. Come l’ombra, che deforma i lineamenti
del nostro corpo e né altera le dimensioni, anche il canto espande i confini del corporeo verso
l’incorporeo.
Il canto lirico è anche parola come l’ombra è anche figura. Assumono forme per veicolare significati.
Ma entrambi trascendono i significati di cui si fanno tramite e ci comunicano sempre anche altro. E per
questo, il più delle volte, ci conducono oltre il dicibile, nei territori dell’indicibile.
E il corpo? Affiancare all’altrove poeticamente irraggiungibile del canto e dell’ombra la testimonianza
presente del corpo. Perché è dal corpo che tutto prende vita. Il corpo è il qui e ora irrinunciabile del
teatro.
Dai perché al laboratorio
Dunque corpo, canto e ombra.
Definito in primo luogo quello che è il centro di interesse della nostra ricerca abbiamo deciso che il
terreno di sperimentazione più interessante per noi, per esplorare nuovi approcci e nuove strade per la
rappresentazione del repertorio lirico, è quello dell’opera barocca. Questo perché l’opera barocca non è
ancora, a nostro avviso, una struttura chiusa, che impone un vincolante rapporto tra forma musicale e
forma scenica, ma bensì una struttura aperta, capace pertanto di dialogare liberamente con altri
linguaggi della scena.
Inoltre la vocalità barocca non è concepita per sostenere con precisione una determinata azione scenica
e risulta dunque svincolata da ogni funzione strettamente rappresentativa. Il suo rapporto con il corpo
– personaggio permette differenti possibilità di rappresentazione.
Da qui la scelta di incentrare la nostra attenzione su uno dei capolavori del teatro d’opera barocco:
L’Orfeo di Claudio Monteverdi.
L’Orfeo di Claudio Monteverdi è dunque il cuore del nostro progetto e terreno di esercitazione
laboratoriale. Su questo testo faremo un operazione drammaturgica e musicale di smontaggio e
rimontaggio, di sottrazione e depurazione, che ci permetterà di indagare relazioni “possibili” tra corpo,
canto e ombra.
Relazioni che ci permetteranno, a loro volta, di ricercare una qualità scenica, non propria del teatro
d’opera, incentrata sul concetto di coralità e di non personificazione interprete – personaggio, voce personaggio. Il teatro d’ombre sarà il linguaggio “in più”, attraverso il quale si daranno corpo a queste
diverse soluzioni di messa in scena.
Inoltre, ci auguriamo che l’esplorazione di queste relazioni evidenzieranno aspetti di contemporaneità
dell’idea, musicale, vocale e scenica del teatro di Monteverdi.
Il fine ultimo di questo lavoro di laboratorio sarà l’elaborazione di soluzioni di messa in scena da
utilizzare in fase di allestimento dello spettacolo.
Dal laboratorio allo spettacolo
Sul piano drammaturgico. Un montaggio a quadri (dei passaggi salienti della storia di Orfeo) privilegerà
la continuità narrativa ma non la continuità dell’azione scenica, che sarà invece data per frammenti. I
quadri saranno connessi tra loro (e non necessariamente collegati) da interventi sonori dal vivo e/o
frammenti di testo recitati. I diversi materiali, intesi come musica e azione scenica, si comporranno sulla
scena per stratificazioni e sovrapposizioni. Si cercherà di lavorare ad una sfasatura dei piani linguistici
ma con l’obbiettivo di rendere sintetica la percezione.
Sul piano scenico. Un gruppo di 6 cantanti – coro (3 donne e 3 uomini, non necessariamente con voci
liriche), portatori di un corpo che si fa azione, che si fa ombra, che si fa voce, saranno sempre in scena.
A loro il compito di raccontarci la storia. Dal coro si staccheranno, di volta in volta, i vari personaggi.
Per poi rientrarvi. Solo il cantante che interpreterà Orfeo sarà solo Orfeo. Gli altri interpreteranno più
parti. Si lavorerà dunque su un’idea di coralità, accentuata anche dal fatto che i cantanti saranno
performers nel senso pieno del termine. Tutti parteciperanno allo sviluppo dell’azione scenica, alla
gestione dello spazio, all’animazione delle ombre.
Sul piano musicale: Si procederà ad una semplificazione del materiale musicale in modo da evidenziare
il canto. Sul piano dell’esecuzione si lavorerà con strumenti non legati alla tradizione monteverdiana ma
alla contemporaneità (chitarra elettrica, sassofono, percussioni, batteria, etc.). Si farà uso anche di basi
registrate e di materiali sonori (o musicali) di nuova scrittura. I musicisti, si pensa ad un numero di 6,
saranno in scena, parte integrante dello spettacolo, e suoneranno 2 o 3 strumenti a testa. Non è prevista
la presenza del Direttore d’Orchestra.
Inizio laboratorio:
Debutto spettacolo:
Progetto a cura di:
Maggio 2009
13 Dicembre 2009, Teatro Comunale di Modena *
Fabrizio Montecchi (regia e scena)
Bruno Moretti (adattamento e riscrittura musicale)
Nicoletta Garioni (disegni e sagome)
* le date delle rappresentazioni al Teatro Comunale di Bologna, al Teatro Comunale di Ferrara e al
Teatro Valli di Reggio Emilia sono ancora da definire.