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Università degli studi di Firenze
Inaugurazione dell’anno accademico 2015-2016
18 dicembre 2015
Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento
Intervento di Fabrizio Parissi, rappresentante del personale tecnico-amministrativo
Buongiorno a tutti i presenti, autorità civili e militari e a tutti coloro che ci seguono in diretta
streaming.
E’ con emozione e preoccupazione che mi accingo a esporre il mio intervento in questo autorevole
consesso ed in questo importante luogo.
Ringrazio il Rettore che ci ha dato la possibilità di intervenire in qualità di rappresentanti del
personale tecnico amministrativo e dei lettori di madrelingua.
Prima di iniziare però un pensiero e un ringraziamento va a coloro che a vario titolo, “precari” o
“lavoratori in appaltato” forniscono un fondamentale aiuto all’Ateneo fiorentino per quanto
riguarda la didattica, la ricerca e i vari servizi tecnici e amministrativi. Questo personale è più
numeroso del personale strutturato.
Imparzialità, trasparenza, efficacia, economicità, efficienza, legalità, equità, etica, pubblicità,
responsabilità, sono le parole con cui si individuano i principi generali dell’attività amministrativa.
Siccome l’Etica, sia privata che pubblica, mi sembra poco considerata allora mi sono preoccupato
di cercare qualche esempio per riflettere così anche su altre parole come orgoglio, onestà e
dignità.
Avevo iniziato leggere un libro che illustra come alcuni impiegati pubblici siano diventati
importanti scrittori come Gogol, Stendhal, Svevo, Dickens, Kafka e di come, questi autori abbiano
trovato nell’ambiente impiegatizio ispirazione idee e personaggi. Chi meglio del sig. Samsa,
commesso viaggiatore, rappresenta così bene l’anomia di un impiegato.
Ma fin dai primi capitoli, a parte poche eccezioni di bravura impiegatizia, come ad esempio Svevo
e Kafka, ho scoperto che molti avevano accettato l’impiego soltanto per avere uno stipendio fisso
che li aiutasse a vivere come scrittori e non sempre erano ligi al dovere.
Comunque sempre più dignitosi e soprattutto utili per i lettori, rispetto a coloro che timbrano e
vanno a fare acquisti o sport e a coloro che riscuotono tangenti.
Ho concluso che è proprio difficile cercare di dare orgoglio e dignità a questa categoria, forse
perché c’è una sindrome che si abbatte sul pubblico impiego che soltanto gli psicologi o i sociologi
possono trattare.
Ma, a dire il vero, anche gli impiegati privati non sono messi bene, basta ripensare a personaggi
paradossali come Fantozzi ed il fumetto Bristow, impiegato dell'ufficio acquisti della Chester-Perry,
il quale sogna di diventare uno scrittore, ma il suo libro dal titolo, «Morte Vivente nell'Ufficio
Acquisti», non trova mai un editore.
Bristow rifiuta ogni ambizione carrieristica. La sua scarsa disposizione al lavoro, infatti era capace
di addormentarsi a metà della scrittura di una frase senza che nessuno se ne accorgesse, non è
soltanto voglia di far niente, ma rappresenta l’eterna battaglia della coscienza che non accetta di
essere fagocitata dall’ingranaggio.
In questo caso ci può essere una sindrome critica dello status-quo direi quasi
pseudorivoluzionaria.
Ma argomenti etici-culturali da trattare da parte degli psicologi o sociologi esistono da parte di
coloro che forniscono i servizi, gli impiegati in generale, oppure anche da parte di coloro che
questi servizi li usufruiscono, i cittadini?
Un piccolo esempio: l’utilizzo dei servizi pubblici dei trasporti, in questo caso i bus.
In alcuni paesi negli autobus si entra davanti, mostrando il biglietto all’autista e si esce da dietro,
in altri si entra da dietro e solo quando si esce davanti, si mostra il biglietto all’autista oppure si
paga con l’ausilio di una macchina che può spicciolare fino a 100 euro interi. In Italia: si entra e si
esce liberamente da dove si vuole e pochi pagano il biglietto.
Molti penseranno, in questo caso il rimedio è semplice, non servono psicologi o sociologi, serve un
fattorino come una volta, ma molti non ricordano l’esempio surreale di due personaggi fiorentini
Iris e Amneris del “Grillo canterino”. Sono due tipiche popolane fiorentine che hanno come scopo
fisso quello di non pagare il biglietto. Appena salite si mettono, come diversivo, subito a litigare tra
loro e dopo qualche fermata alla richiesta del fattorino del pagamento del biglietto, dicono: tanto
si scende perché siamo arrivate.
L’unica volta che presentano il biglietto è un biglietto vecchio e l’unica risposta che il fattorino
riceve è questa: La un pretenderà mica che per viaggiare su questi cassoni con 24 posti a sedere e
185 ritti, si compri un biglietto novo tutte le volte.
Non voglio dire che fuori dall’Italia va tutto bene, scandali ce ne sono ovunque, ma almeno il
vivere civile sembra migliore.
Tralascio i problemi etici morali di coloro che ci governano, ma è interessante vedere come, anche
su certe misure fiscali, si fa riferimento alla sociologia e alla psicologia sociale.
Un esempio: quale sarebbe una misura utile per rendere omogenea la tassazione sui redditi dei
lavoratori dipendenti e più uniformi certe misure fino a qui settoriali e bocciate dalla Corte
Costituzionale?
Rivedere gli scaglioni Irpef. Questi non sono imposti dall’unione europea, infatti in Germania
l’ultimo scaglione è fissato a 200.000 euro in Italia a 75.000 per cui dopo questa soglia la
tassazione dei redditi non è più progressiva ma proporzionale.
Ma questa operazione viene definita nel Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica
della Corte dei Conti “un’arma spuntata” ed individua “una sorta di vincolo sociologico e di
psicologia sociale a modificare la struttura dell’Irpef, la riluttanza del decisore politico ad assumere
decisioni di natura tributaria in una prospettiva che non si configuri come uno sgravio
generalizzato”, quindi meno tasse per tutti o niente, che sa un po’ di Cetto la Qualunque, famoso
personaggio di Albanese.
Concludo. Mi ricordo che Adam Smith dava molta importanza al saper parlare in pubblico ed
effettivamente aveva ragione, mi ricordo inoltre che insegnava economia all’interno del corso di
etica, infatti i primi economisti erano quasi tutti filosofi morali e visto che l’etica pubblica fa parte
dei principi dell’attività amministrativa forse anche in questo punto ci sarebbe da augurarsi un
“ritorno ai classici”. Ma come scriveva uno scrittore, se dovessi scrivere un libro di morale vorrei
fosse di cento pagine, novantanove bianche e nell’ultima scrivere: conosco solo una legge, quella
dell’amore. L’amore per questo autore era sinonimo (la stessa parola) di conoscenza.
Auguro a tutti un proficuo anno.
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