Il progetto 50TOSV
Una ricerca storica e un progetto fotografico
per i cinquant’anni dell’autostrada Torino-Savona
Tema del progetto 50TOSV è il rapporto tra le infrastrutture e il territorio: un tema
indagato sotto il profilo paesaggistico, storico, sociale, architettonico, iconografico.
I Cinquant’anni dell’autostrada Torino-Savona (la A6) si rivelano occasione utile per offrire
pubblicamente strumenti di discussione sul tema delle infrastrutture e del loro rapporto con
la società e il territorio. Le iniziative legate al progetto 50TOSV affrontano un argomento
culturale e sociale di grande interesse. L’intenzione è quella di collegare arte, storia e
territorio, di coniugare in forma inedita e innovativa le infrastrutture e il territorio che le
accoglie.
Il progetto 50TOSV si è sviluppato con la stretta collaborazione tra storici, fotografi, critici
d’arte nonché creativi nell’ambito della comunicazione.
Esso comprende:
una ricerca storica sulle vicende della A6, condotta da Michele Bonino e Massimo
Moraglio..
una campagna fotografica realizzata da quattro fotografi italiani: Giorgio Barrera,
Guido Guidi, Francesco Gnot e Ciro Frank Schiappa, curata da Francesca Comisso
e Nicoletta Leonardi per a.titolo.
una mostra fotografica che avviene nelle aree di servizio dell’autostrada;
un volume/catalogo che raccoglie i materiali prodotti.
Prospettiva comune alla riflessione storica e all’indagine fotografica è stata una
concezione del paesaggio inteso come espressione dell’interazione fra le persone e i
luoghi, del rapporto fra un gruppo sociale e i suoi spazi, dai quali i membri del gruppo
stesso derivano parte della loro identità.
La ricerca storica
Il progetto 50TOSV ha preso avvio da una ricerca sulle vicende storiche della A6
attraverso il suo cantiere quasi cinquantennale. La storia dell’autostrada non è stata vista
in forma isolata, ma piuttosto raccordata al più ampio contesto della lunga stagione di
costruzioni autostradali nazionali avviata nel 1955.
Le autostrade sono state infatti una delle forme più direttamente visibili di sviluppo e di
modernizzazione del Paese e, connettendosi con aspetti fondamentali della vita sociale
quali i trasporti, hanno finito con l’assurgere a topos culturale. Oltre a ricostruire
l'immaginario collettivo del Paese, si è posta l'attenzione ai diversi propositi di connessione
stradale tra Torino e i porti liguri avanzati dagli anni venti del Novecento; ma anche alle
differenti ipotesi di tracciato autostradale fino alla scelta di quello oggi esistente; infine al
ruolo e all’incidenza sociale, economica e politica del sistema autostradale nell’Italia del
dopoguerra, con una particolare attenzione all’asse Torino-Savona. La connessione
autostradale tra Torino e il mare è stata dunque letta sia alla luce dei programmi
novecenteschi di miglioramento della rete stradale sia nelle vicende proprie della Società
concessionaria fondata il 5 giugno 1956.
L’autostrada TO-SV nasce proprio nel 1956 per consentire un rapido accesso ai porti
liguri, giungendo ben presto a consentire a chi stava vivendo l’euforia della motorizzazione
di massa, l’accesso a una nuova dimensione dello spazio e del tempo. Nel 1970 il cantiere
autostradale arriva ad unire in un solo tracciato la capitale dell’automobile con il più vicino
approdo al mare, in un percorso che nell’immaginario di gran parte dei suoi utenti finisce
per coincidere con il tempo della vacanza nell’era del turismo di massa. Completata in un
tempo di costruzione quasi cinquantennale – solo nel 2001 si chiude il cantiere per il
raddoppio della carreggiata – la TO-SV si presenta oggi come una sorta di archeologia
infrastrutturale in cui si confrontano modelli costruttivi e idee di paesaggio diversi e in
veloce mutamento.
Oltre ad una indagine conoscitiva (che ha toccato numerosi e importanti archivi locali e
nazionali) e alla stesura di un ampio saggio storico, la ricerca è stata condotta anche sul
versante iconografico. Ne sono scaturite numerose, interessanti e inedite immagini, non
solo fotografiche, nell’ordine di alcune centinaia. Un'accurata analisi ha permesso di
giungere a una prima selezione comprendente una cinquantina di fotografie, disegni e
carte di progetto che, insieme ad altri repertori d’epoca, sono stati utilizzati a supporto del
saggio scritto per documentare le varie fasi di intervento.
La campagna fotografica
Nella campagna fotografica la rappresentazione dell’infrastruttura stradale si dipana su
una “doppia carreggiata”: da una parte l’A6 come luogo di passaggio del viaggiatore,
dall’altra come elemento appartenente alla quotidianità di chi vive e lavora in quei territori.
Le immagini realizzate offrono dunque un doppio sguardo: il dentro, ovvero l’autostrada
vista da chi la percorre, e il fuori, la prospettiva ordinaria di chi vive stanzialmente intorno
ad essa. Nel rappresentare l’autostrada Torino-Savona, i fotografi invitati a partecipare
all’indagine, Giorgio Barrera, Francesco Gnot, Guido Guidi e Ciro Frank Schiappa, si sono
fatti interpreti degli elementi di persistenza e dei caratteri locali dei territori interessati,
come del forte impatto dei processi economici e sociali di modernizzazione, con
particolare riferimento ai mutamenti delle forme e degli usi della grande via di
comunicazione.
Ciro Frank Schiappa ha realizzato una serie di fotografie dedicate agli spazi situati al
margine dell’autostrada e agli individui che quotidianamente abitano questi paesaggi di
confine: un fabbro davanti al suo laboratorio costruito sotto un viadotto autostradale, un
operaio impiegato nella manutenzione delle aiuole autostradali etc.
Guido Guidi ha scattato la gran parte delle sue fotografie nelle due aree di servizio di
Mondovì. Nelle sue immagini l’autostrada appare come un sito archeologico della
modernità in un mondo che consuma molto rapidamente i propri paesaggi. La dialettica fra
memoria e oblio, presenza e assenza, si materializza nella stratificazione degli
innumerevoli segni inscritti come graffiti sulla superficie delle cose, mentre il tempo appare
sospeso nella luce bianca che avvolge le scene e dona alla realtà più banale della nostra
esistenza un tratto quasi metafisico.
Giorgio Barrera ha incentrato il suo lavoro sui luoghi in cui l’infrastruttura incontra i fiumi
che percorrono il territorio attraversato, indirizzando la propria attenzione sull’uso
quotidiano di spazi dove la presenza dell’autostrada è evidente e di grande impatto. Le
sue immagini catturano frammenti di vita ordinaria sul cui sfondo i piloni dei viadotti
assumono il carattere monumentale di tempio della modernità.
Francesco Gnot ha fotografato l’autostrada come un luogo in cui la testimonianza della
presenza umana è affidata unicamente agli elementi che ne costituiscono l’universo
semantico: l’asfalto, i segnali stradali, i guard-rail, i caselli, i semafori, le pompe di benzina,
le aree di sosta etc. Le sue immagini sono come visioni passeggere e instabili, spesso
connotate da un accento surreale quando non estraniante e allucinatorio.
L’esposizione
Tale progetto avrà come esito finale la pubblicazione di un volume e la realizzazione di
un’inedita mostra che presenterà le immagini realizzate dai fotografi in formati “ambientali”,
allestiti nelle aree sosta degli autogrill, trasformando così il nastro lineare dell’autostrada in
un museo a cielo aperto.
Utilizzata non soltanto come strumento di documentazione del territorio e della società, ma
anche come pratica d’uso comune di rappresentazione del sé, la fotografia figura in questo
progetto come strumento capace di dirci molto sulla nostra identità, sul nostro passato e
sul nostro futuro. Le immagini prodotte consentono di visualizzare la “straordinarietà” di
ogni luogo, stimolando la riflessione e le risposte della comunità e delle istituzioni locali.
Il volume/catalogo
Il libro vuole essere al tempo stesso uno strumento di riflessione e di documentazione
della mostra. Per questo motivo nella stesura dei saggi e dei loro apparati, pur di
impostazione scientifica, gli autori si sono prefissi un fine divulgativo.
Il volume si apre con un saggio di Antoine Picon, professore di storia dell’architettura e
della tecnologia alla Harvard University, che introduce al tema della storia delle
infrastrutture, tra politica, società e costume.
Il saggio dedicato alla storia dell’autostrada Torino-Savona è stato redatto da Michele
Bonino e Massimo Moraglio.
Un'ampia sezione del libro è dedicata alle fotografie realizzate da Giorgio Barrera, Guido
Guidi, Francesco Gnot e Ciro Frank Schiappa, ed esposte nelle stazioni di servizio. Le
immagini sono arricchite da un saggio introduttivo di Francesca Comisso e Nicoletta
Leonardi per a.titolo.
Oltre che nelle librerie, il volume sarà in vendita, da gennaio 2006, anche in tutte e dodici
le aree di servizio dell’autostrada Torino-Savona, dove si svolge l’esposizione fotografica.
Inventare gli spostamenti. Storia e immagini dell’autostrada Torino-Savona
Inventing movement. History and images of the motorway A6
Umberto Allemandi & C., Torino., 2006, pp. 192.
Biografie
Michele Bonino è architetto, dottore di ricerca in storia dell’architettura e dell’urbanistica,
e svolge attività di insegnamento e di ricerca presso la I Facoltà di Architettura del
Politecnico di Torino. Ha pubblicato la monografia Josep Maria Sostres 1915-1984 (Torino
2000) ed è curatore e traduttore (con D. Vitale) degli scritti di Ignasi de Solà-Morales. È
responsabile di pagina de «Il Giornale dell’Architettura».
Massimo Moraglio è dottore di ricerca in storia dell’architettura e dell’urbanistica e svolge
attività didattica e di ricerca presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino.
Si occupa di storia delle infrastrutture e della viabilità nell’Italia del Novecento e ha
pubblicato su questo argomento numerosi articoli in Italia e all’estero, nonché il volume
Strade e politica (Alessandria 2003).
Antoine Picon è professore di storia dell’architettura e della tecnologia alla Harvard
Graduate School of Design. È autore di French Architects and Engineers in the Age of the
Enlightenment (1988; trad. inglese 1992), Claude Perrault et la curiosité d'un classique
(1988), L'Invention de l'Ingénieur Moderne. L'Ecole des Ponts et Chaussées 1747-1851
(1992), Les Saint-Simoniens. Raison, Imaginaire et Utopie (2002).
Giorgio Barrera lavora come fotografo pubblicitario e documentario. Ha esposto in
diverse sedi, tra cui l’Art Institute di Chicago e la galleria Nykyaika di Tampere (Finlandia),
e ha partecipato a rassegne quali i Rencontres Internationales de Photographie d'Arles, la
Biennale di Fotografia di Torino, il Festival Internazionale di fotografia di Plovdiv, Bulgaria.
Pier Francesco Gnot ha realizzato numerosi progetti fotografici, di cui il più recente
pubblicato nel volume I luoghi della cura, edito da Linea di Confine per la Fotografia
Contemporanea (2005). Ha esposto al Museo di Antropologia di Firenze, all’Archivio
Fotografico Toscano di Prato, alla Stazione Leopolda e al Centro d’Arte Quarter di
Firenze.
Guido Guidi è docente all'Accademia di Belle Arti di Ravenna e allo IUAV di Venezia, ed
è tra i fondatori dell'Associazione Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea. Ha
esposto in molti musei e rassegne, tra cui la Biennale di Venezia, il Centre Georges
Pompidou di Parigi, il Guggenheim Museum e il Whitney Museum of American Art di New
York.
Ciro Frank Schiappa ha esposto in Italia e all’estero, in gallerie d’arte e sedi istituzionali,
e in rassegne quali i Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles. Il suo lavoro è
documentato in numerosi volumi di fotografia, tra cui il libro di storia della street
photography Bystander (2001) e la relativa mostra all’Art Institute di Chicago.
Francesca Comisso è membro del gruppo di ricerca a.titolo-progetti per l'arte
contemporanea, storica e critica d'arte. Insegna Storia dell’arte contemporanea alla I
Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Ha pubblicato saggi sulla storia dell'arte
contemporanea in Italia e all’estero, ed è tra gli autori di Pinot Gallizio. Catalogo generale
delle opere 1953-64 (Milano 2001).
Nicoletta Leonardi è membro del gruppo di ricerca a.titolo-progetti per l'arte
contemporanea e docente di Storia della fotografia all’Università di Catania. Ha curato
numerose mostre e campagne fotografiche sul tema del paesaggio. Ha recentemente
pubblicato il volume Il paesaggio americano dell’Ottocento: pittori, fotografi e pubblico
(Roma 2003).
Bellissimo è un gruppo creativo basato a Torino. Il cuore del lavoro è la comunicazione,
ironica, smitizzante, evocativa, surreale – unita a una continua ricerca sull’educazione alla
visione. Bellissimo applica le sue intuizioni creative in vari settori: grafica, copywriting,
video, architettura. Il gruppo ha avuto origine dallo stesso nucleo che ha fondato Label, il
primo style magazine italiano.