GRUPPO DI PREGHIERA del 07.02.10

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“APOSTOLI DELLA REGINA
DELLA PACE”
Nel Cenacolo
con Maria..
Sommario
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Canto di apertura: LA PREGHIERA
DI GESU’ E’ LA NOSTRA
Rosario meditato
MESSAGGIO DEL MESE
Meditazione
Consacrazione alla Madonna
Canto allo Spirito Santo
Letture della domenica
Lo Spirito parla al cuore
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Catechesi del tempo…
Liturgia delle ore…Vespri o Compieta
Canto
Consacrazione ai tre Sacri Cuori
Preghiera a Maria prima di dormire
Canto di chiusura: HO
LOTTATO TANTO
Propositi settimanali
Appuntamento successivo
La preghiera di Gesù è la nostra (canto)
Dove due o tre sono uniti nel mio nome,
io sarò con loro, pregherò con loro,
amerò con loro perché il mondo venga a te,
o Padre, conoscere il tuo amore è avere vita con te.
Voi che siete luce della terra, miei amici,
risplendete sempre della vera luce,
perché il mondo creda nell'amore che c'è in voi,
o Padre, consacrali per sempre e diano gloria a te.
Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno
se sarete uniti, se sarete pace, se sarete puri,
perché voi vedrete Dio che è Padre,
in lui la vostra vita gioia piena sarà.
Voi che ora siete miei discepoli nel mondo,
siete testimoni di un amore immenso,
date prova della speranza che è in voi,
coraggio,
vi guiderò per sempre: io rimango con voi.
Spirito, che animi la Chiesa e la rinnovi,
donale fortezza, fa' che sia fedele
come Cristo che muore e risorge,
perché il Regno del Padre
si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui,
si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui.
Consacrazione alla Madonna
Consapevole della mia vocazione cristiana io rinnovo oggi nelle Tue mani, o Maria, gli impegni del mio
Battesimo. Rinuncio a satana, alle sue seduzioni, alle sue opere e mi consacro a Gesù Cristo per portare con
Lui la mia croce nella fedeltà di ogni giorno alla volontà del Padre. Alla presenza di tutta la Chiesa Ti
riconosco per mia Madre e Sovrana. A Te offro e consacro la mia persona, la mia vita e il valore della mie
buone opere passate, presenti e future. Disponi di me e di quanto mi appartiene alla maggior gloria di Dio,
nel tempo e nell’eternità. Amen
Consacrarsi a Maria è guardare a Lei come al modello da imitare nella fedeltà a Gesù.
Ella stessa ci incoraggia: fate tutto quello che Egli vi dirà !
La Consacrazione è accogliere Maria nella nostra vita:..allora non saremo più soli!
Consacrazione ai tre Sacri Cuori
Sacro Cuore di Gesù, Immacolato Cuore di Maria, Castissimo Cuore di San Giuseppe, io vi consacro in
questo giorno (o notte), la mia mente, le mie parole, il mio corpo, il mio cuore e la mia anima affinché si
compia attraverso di me in questo giorno (o notte) la Vostra Santa Volontà. Amen
Preghiera a Maria Santissima prima del riposo notturno
“O Vergine, si fa tardi,
tutto si addormenta sulla terra,
è l’ora del riposo: non abbandonarmi !
Metti la tua mano sui miei occhi
Come una buona madre.
Chiudili dolcemente alle cose di quaggiù.
L’anima mia è stanca di affanni e di tristezze,
la fatica che mi attende è qui a me vicina.
Metti la tua mano sulla mia fronte,
arresta il mio pensiero.
Dolce sarà il mio riposo,
se benedetto da te.
Perché domani il tuo povero figlio
Si desti più forte
E riprenda allegramente
Il peso del nuovo giorno.
Metti la tua mano sul mio cuore. Lui solo vegli
sempre e Ridica al suo Dio Un amore eterno
1
Messaggio del 2 febbraio 2010 (a Mirjana)
Cari figli, con amore materno oggi vi invito ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non
conoscenza dell’amore di Dio. Per poter illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili, non
permettete che le falsità che escono dalle vostre bocche facciano tacere la vostra coscienza. Siate perfetti! Io vi guido con
mano materna, con mano d’amore. Vi ringrazio.
Messaggio del 25 gennaio 2010
“Cari figli, questo tempo sia per voi il tempo della preghiera personale affinchè nei vostri cuori cresca il seme della fede e
che cresca nella gioiosa testimonianza agli altri. Io sono con voi e vi voglio esortare tutti: crescete e rallegratevi nel
Signore che vi ha creati. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa”. Giov. Paolo II
Giuseppe, sposo della Vergine Madre di Dio,
insegnaci incessantemente tutta la verità divina e tutta
la dignità umana contenute nella vocazione di sposi e
di genitori!
San Giuseppe, ottienici da Dio, che cooperiamo, con
costanza, con la grazia del grande sacramento nel
quale uomo e donna si promettono reciprocamente
l’amore, la fedeltà e l’onestà coniugale, fino alla
morte!
San Giuseppe, uomo giusto, insegnaci l’amore
responsabile verso coloro che Dio ci affida in modo
particolare: l’amore tra i coniugi, l’amore tra i genitori
e coloro ai quali i genitori danno la vita!
Insegnaci la responsabilità verso ogni vita, dal primo
momento del concepimento, fino all’ultimo istante su
questa terra.
Insegnaci un gran rispetto per il dono della vita.
Insegnaci ad adorare profondamente il Creatore, padre
e datore della vita.
San Giuseppe, patrono del lavoro umano, aiutaci in
ogni lavoro che è vocazione dell’uomo sulla terra.
Insegnaci a risolvere i difficili problemi collegati col
lavoro nella vita delle generazioni, a cominciare dai
giovani, e nella vita delle società.
San Giuseppe, protettore della Chiesa preghiamo Dio
con queste parole:
“O Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi
della nostra redenzione alla custodia premurosa di san
Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua
Chiesa di cooperare fedelmente al compimento
dell’opera di salvezza”.
Preghiera per i sacerdoti ISPIRATA DAL SIGNORE
Signore Gesù, santifica tutti i Sacerdoti per i meriti della tua Santa Passione, perché possano essere la tua vera
immagine pura e santa nel mondo. Signore Gesù, per l'amarezza che hai provato per il bacio di Giuda traditore, fa' che
ritornino alla Grazia santificante tutti i Sacerdoti che furono infedeli alla loro vocazione e continuano ostinati nei peccati
del mondo. Te lo chiediamo per l'intercessione del Cuore Immacolato di Maria e del Cuore Castissimo di San
Giuseppe.
Eterno Padre, offriamo il Santo Volto del Tuo Figlio Gesù per le mani di Maria con l'intero generoso olocausto di tutti
noi stessi in riparazione di tanti peccati che si commettono, specialmente delle offese al SS. Sacramento dell'Altare. Te
lo offriamo in modo particolare perché i Sacerdoti mostrino al mondo con la santità della vita, l'adorabile fisionomia del
Divin Volto, irradiando la luce della verità e dell'amore per il trionfo della Chiesa e la propagazione del Regno.
O Gesù il tuo Cuore è dolce ed amabile sorgente donde scaturisce ogni bontà e misericordia, traboccante d’Amore.
Immergi l’Anima di tutti i Tuoi ministri nel Tuo sangue preziosissimo, affinché s’immolino con lo stesso Amore con cui
Tu sei morto e risorto, per salvare le anime. Amen 3 Ave Maria
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Prima Lettura Is 6,1-2.3-8
Eccomi, manda me!
Dal libro del profeta Isaia
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano
il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io
abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare.
Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è
espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 137
Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua
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fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.
Seconda Lettura 1 Cor 15,1-11 forma breve 15, 3-8.11
Così predichiamo e così avete creduto.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete
salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
[ A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le
Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni
sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un
aborto. ]
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la
Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato
più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
[ Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. ]
Vangelo Lc 5,1-11
Lasciarono tutto e lo seguirono.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di
Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era
di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose:
«Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e
presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra
barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un
peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure
Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai
pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Carissimi, oggi è il 2 febbraio.. grande giornata davvero, tutta di Maria, da vivere in pienezza di Grazia.
15 anni fa la Madonna di Medugorje ha pianto lacrime di sangue nella famosa statuetta della Regina della Pace, a
Civitavecchia. Non dimentichiamo che la Madonna perchè non avessimo dubbi, ha lacrimato nelle mani del Vescovo di
Civitavecchia, Mons, Grillo. Dopo un evento così straordinario cos'è cambiato nella nostra terra, tra i giovani, nelle
famiglie, in Chiesa in 15 anni?
Oggi, ricorrenza della candelora, la Regina ci parla ancora una volta di fiducia: fiducia in Lei nelle Sue parole, nella Sua
venuta qui in mezzo a noi, nella Sua Presenza viva come Madre che si occupa e sta in pena per i propri figli.
Forse molti non si rendono conto di quanto seriamente la Regina ha preso la missione che le è stata affidata da Gesù sotto
la Croce. Ed è per questo che la Madre ci supplica, c'invita, ci sprona e a volte anche ci rimprovera da 29 anni, senza
stancarsi.
I Suoi figli sono in pericolo, vivono sempre di più l'inferno del mondo e Lei lo sa, si dibattono tra sentimenti e passioni
che controllano corpo e mente ed inquinano il cuore. Si esaminano e si affliggono per i sensi di colpa, per reagire poi con
paura e rabbia, rinunciando subito e perdendo immediatamente la battaglia del bene. Si offusca così il senso della vita, e
non rimane altro che gettarsi nel turbinio del piacere ad ogni costo e perdere così il rispetto di sè e della propria
dignità..Questa è la via che ci porta inevitabilmente al passaggio successivo che è l'incredulità e l'inutilità: e da lì
scivolare lentamente nel tunnel della disperazione.
La Madre soffre, e come ogni madre lotta per ognuno dei suoi figli in pericolo. Ieri sera ho visto la seconda parte del
bellissimo film sulla vita di Sant'Agostino, e la splendida figura di Santa Monica madre di Agostino, mi ha fatto pensare
alla Madre del cielo che ogni giorno instancabile scende fra noi per farci coraggio, per sollecitare le coscienze tacitate e
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rinvigorire quelle addormentate, e un impulso di gratitudine mi ha pervaso il cuore, forse perchè anch'io vivo la
preoccupazione di essere madre. Ma come possiamo non crederLe, come non seguire tanto Amore e cosittanta Grazia?
Che mondo è questo mondo che non riconosce più il richiamo d'amore della Madre? Prelati, dotti, intelligenti e popolo,
tutti pervasi dalla stessa cecità, che alimenta tanto dolore e lo espande inevitabilmente tutt'intorno contribuendo a creare
solo sofferenza.
Coraggio amici, la Madre vuole la nostra felicità e la nostra felicità è Cristo, solo Lui può guarire certe ferite e tanto male
che teniamo chiuso nei nostri cuori, nascosto spesso agli occhi del mondo, ma ben visibile alla nostra coscienza. Noi che
veniamo da una vita di peccato e di morte e che abbiamo ricevuto in dono la vita, rendiamo grazie alla Misericordia che
attraverso la mediazione della Madre ci ha resuscitato, perchè fossimo testimoni viventi del Suo Immenso Amore.
Coltiviamo l'umiltà di perdonare noi stessi, per essere più misericordiosi e benevoli con il nostro prossimo. Impariamo a
vivere nella Verità e non avremo più paura.
Che ognuno si metta al servizio di Dio e del fratello per portare nel mondo la "lieta novella" affinchè si possa ancora, con
l'aiuto di Dio, credere nell'uomo.
Elisabetta
Lacrime rosse e miracoli Il culto silenzioso che prospera da 15 anni
(02/02/10)
«Ho tra le mani le cartelle cliniche di una donna, guarita istantaneamente da un cancro ai polmoni e mi ha sempre colpito
anche il caso di un importante sceicco musulmano, che ha portato in dono un gioiello dopo che la moglie aveva ricevuto
una grazia... Ma a quindici anni di distanza dalle lacrimazioni della Madonnina - dice il vescovo emerito Girolamo Grillo
- ciò che davvero mi commuove sono i veri miracoli, i frutti spirituali, evidenti anche a me nelle ore che passo qui a
confessare».
Sono passati esattamente quindici anni da quando a Pantano, una frazione alla periferia di Civitavecchia, una Madonnina
di gesso proveniente da Medjugorje versò lacrime di sangue. Per alcuni giorni migliaia di persone passarono per il
giardino di Fabio Gregori, l’operaio dell’Enel proprietario della statuina. Tanti, tantissimi i testimoni delle lacrimazioni:
tra di loro anche il comandante dei vigili urbani, dichiaratamente agnostico. Alla Madonnina venne fatta una Tac e non fu
trovato alcun trucco al suo interno. Senza esito l’inchiesta della magistratura, sgonfiate le denunce per abuso della
credulità popolare, nessuna truffa emersa dalle indagini. Oggi, archiviato il clamore, mentre la Chiesa ufficialmente si
mantiene prudente e sospende il giudizio - ma è noto e documentato con tanto di firma autografa papale che Giovanni
Paolo II credeva alle lacrimazioni e volle venerare personalmente la Madonnina facendosela portare in Vaticano - a non
fermarsi è il flusso di pellegrini. Provengono da tutto il mondo, ma cresce il numero dei polacchi. Monsignor Girolamo
Grillo, vescovo emerito, è stato direttamente coinvolto negli eventi accaduti tra febbraio e marzo 1995. Inizialmente
incredulo, richiesto di cambiare atteggiamento da una telefonata del principale collaboratore di Papa Wojtyla, l’allora
Segretario di Stato Angelo Sodano, si è ritrovato ad essere personalmente testimone dell’ultima lacrimazione, la
quattordicesima, avvenuta sotto i suoi occhi, in casa sua. «Ho rischiato l’infarto» dice oggi con un sorriso di gratitudine
sulle labbra.
«Spesso - confida al Giornale - mi viene rivolta la seguente domanda: perché non parla più della Madonnina, come faceva
un tempo? Io rispondo: ora non sono più io il responsabile della diocesi di Civitavecchia, ma non avrei parlato
egualmente, perché mi sono accorto che, in seguito al mio silenzio, l’iniziativa di proporsi alle anime è stata presa
direttamente dalla stessa Madonna. È lei a chiamare, è lei a bussare al cuore di tante anime».
Grillo ogni domenica trascorre due ore e mezza nel confessionale della chiesa di Sant’Agostino, a Pantano. «La
soprannaturalità di un fenomeno religioso non la si potrà mai dimostrare - spiega - con la sola ragione. In questo campo,
infatti, di enorme rilevanza sono i frutti: un albero è buono soltanto quando i frutti sono buoni. Ecco perché la Chiesa,
quando si tratta di questi fenomeni, non ha mai alcuna fretta di pronunciarsi». Il vescovo snocciola l’elenco di questi
«frutti»: «Innanzitutto le continue grandi conversioni, da parte di persone che, ad esempio, ignoravano il sacramento della
confessione anche da quaranta o cinquant’anni. Padre Everardo, che ha confessato qui per cinque anni, mi ha confidato di
aver contato, durante tutto quel periodo, una grande conversione al giorno».
Monsignor Grillo ricorda che c’è poi tanta gente che riscopre la preghiera e l’adorazione eucaristica. Ma la Madonnina di
Civitavecchia appare «specializzata» nell’aiutare i giovani a uscire dal tunnel della droga, nel ricomporre i matrimoni in
crisi, nell’aiutare le coppie senza figli ad averne uno. «Tra gli ex voto - confida - ci sono le siringhe degli ormai ex
tossicodipendenti, ci sono molti anelli, segno delle unioni che si ricompongono. E sono davvero tanti i bambini concepiti
dopo che i genitori, senza figli da molti anni, sono venuti qui a pregare». Il vescovo emerito accenna al collier regalato
alla Madonnina da un facoltoso sceicco musulmano, un petroliere. «Ha chiesto una grazia per la moglie gravemente
ammalata, e lei è guarita». Ma ciò che più conta è che «i fedeli che accorrono a Civitavecchia da tutte le parti del mondo
sono convinti di trovarsi di fronte a un fatto soprannaturale».
Entrando nella chiesetta c’è un registro, che viene cambiato mediamente due volte al mese: «Commoventi sono le
preghiere dei piccoli: credo sia questo, in effetti, il linguaggio che la Madonna preferisce. Non per nulla, del resto, la
prima testimone del pianto della Madonnina è stata la piccola Jessica Gregori, che all’epoca aveva appena cinque anni e
mezzo».
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL'ANGELUS
DEL 31/01/10
Cari fratelli e sorelle!
Nella liturgia di questa domenica si legge una delle pagine più belle del Nuovo Testamento e di tutta la Bibbia: il
cosiddetto “inno alla carità” dell’apostolo Paolo (1 Cor 12,31-13,13). Nella sua Prima Lettera ai Corinzi, dopo aver
spiegato, con l’immagine del corpo, che i diversi doni dello Spirito Santo concorrono al bene dell’unica Chiesa, Paolo
mostra la “via” della perfezione. Questa – dice – non consiste nel possedere qualità eccezionali: parlare lingue nuove,
conoscere tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici. Consiste invece nella carità – agape – cioè
nell’amore autentico, quello che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo. La carità è il dono “più grande”, che dà valore a tutti
gli altri, eppure “non si vanta, non si gonfia d’orgoglio”, anzi, “si rallegra della verità” e del bene altrui. Chi ama
veramente “non cerca il proprio interesse”, “non tiene conto del male ricevuto”, “tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto
sopporta” (cfr 1 Cor 13,4-7). Alla fine, quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio, tutti gli altri doni verranno meno;
l’unico che rimarrà in eterno sarà la carità, perché Dio è amore e noi saremo simili a Lui, in comunione perfetta con Lui.
Per ora, mentre siamo in questo mondo, la carità è il distintivo del cristiano. E’ la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che
crede e di ciò che fa. Per questo, all’inizio del mio pontificato, ho voluto dedicare la mia prima Enciclica proprio al tema
dell’amore: Deus caritas est. Come ricorderete, questa Enciclica si compone di due parti, che corrispondono ai due aspetti
della carità: il suo significato, e quindi la sua attuazione pratica. L’amore è l’essenza di Dio stesso, è il senso della
creazione e della storia, è la luce che dà bontà e bellezza all’esistenza di ogni uomo. Al tempo stesso, l’amore è, per così
dire, lo “stile” di Dio e dell’uomo credente, è il comportamento di chi, rispondendo all’amore di Dio, imposta la propria
vita come dono di sé a Dio e al prossimo. In Gesù Cristo questi due aspetti formano una perfetta unità: Egli è l’Amore
incarnato. Questo Amore ci è rivelato pienamente nel Cristo crocifisso. Fissando lo sguardo su di Lui, possiamo
confessare con l’apostolo Giovanni: “Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto” (cfr 1
Gv 4,16; Enc. Deus caritas est, 1).
Cari amici, se pensiamo ai Santi, riconosciamo la varietà dei loro doni spirituali, e anche dei loro caratteri umani. Ma la
vita di ognuno di essi è un inno alla carità, un cantico vivente all’amore di Dio! Oggi, 31 gennaio, ricordiamo in
particolare san Giovanni Bosco, fondatore della Famiglia Salesiana e patrono dei giovani. In questo Anno Sacerdotale
vorrei invocare la sua intercessione affinché i sacerdoti siano sempre educatori e padri dei giovani; e perché,
sperimentando questa carità pastorale, tanti giovani accolgano la chiamata a dare la vita per Cristo e per il Vangelo. Maria
Ausiliatrice, modello di carità, ci ottenga queste grazie.
"Genocidio: l'orrore sempre in agguato"
di André Glucksmann (02/02/10)
Da Cracovia a Oswiecim, dove si trova il campo di Auschwitz, la strada costeggia la Vistola, a perdita d’occhio la neve
monotona imbianca le paludi nascondendole allo sguardo. Il paesaggio è sconfinato. Passiamo davanti alla fabbrica
chimica dove lavoravano fino allo sfinimento i deportati ritenuti validi. Il tempo è bello e freddo, un sole splendente
illumina la banchisa e rapidamente scompare, lasciando ognuno di noi ai propri pensieri. Penso a Fred, che per me fu
come un fratello maggiore. Aveva 17 anni, io 5, quando andò in Austria per organizzare la resistenza antinazista. Non lo
rividi mai più. Arrestato all’arrivo del treno nella stazione di Vienna, fu torturato e spedito ad Auschwitz come carne da
macello, poi scappò e venne ripreso da ragazzini della sua stessa età ingaggiati nella Hitlerjugend, che lo imprigionarono
e lo dimenticarono. Morì su quella terra desolata bevendo la propria urina. Nel 1967, il poeta Paul Celan, durante una
passeggiata, tentò di far assaporare al filosofo Heidegger il fascino ammaliante di simili paesaggi paludosi e ghiacciati,
sperando di suscitare nel professore tedesco un esame di coscienza. Fu un fallimento. Il pensatore, che aveva
regolarmente pagato le proprie quote al partito nazista dal 1933 al 1945, fece notare al poeta che i loro ricordi non erano
gli stessi: la star delle università di quei tempi riteneva che «l’agricoltura meccanizzata» e i campi della morte fossero «la
stessa cosa», cioè che fossero un effetto del regno mondiale della tecnica, e lui non provava tristezza né rimpianto, né
sentiva alcuna responsabilità particolare. Un così supremo distacco oggi è fra i più condivisi, anche se le sottigliezze
filosofiche (identificazione delle mietitrebbiatrici con le camere a gas) sono ignorate dai più. È possibile commemorare
Auschwitz senza congelare la sua tragica storia, quasi fosse la traccia di un’epoca lontana, sepolta e svanita? È la
domanda che si sono posti, dopo le cerimonie annuali, come tanti altri prima di loro, alcuni intellettuali inquieti, per la
maggior parte polacchi e cattolici, in compagnia di Jerzy Buzek, presidente del Parlamento europeo. Reiterando la
domanda che tormentava Giovanni Paolo II — come rifondare i diritti dell’uomo dopo Auschwitz?— si imbattevano di
nuovo nella sfida più radicale che abbia scosso la cultura europea: «Eccoci tornati all’anno Mille» (Sartre nel 1945).
Prima, «ogni uomo era al riparo in mezzo alla folla». Dopo la rivelazione di Auschwitz e di Hiroshima, «ogni mattina
saremo alla vigilia della fine dei tempi». La capacità intima di sterminare fino al genocidio, la capacità materiale
dell’arma assoluta proiettano la specie umana nell’orizzonte invalicabile della sua autodistruzione. Ogni anno sono più di
un milione i nostri contemporanei— scuole, famiglie e persone da sole— che fanno il viaggio ad Auschwitz visitando i
campi, fotografandoli e fotografando se stessi. Gli uni non sanno e si informano, gli altri verificano, altri ancora pregano.
Malgrado l’emozione e la buona volontà, rischiano di ripartire senza risposta, come quando sono arrivati. Non è facile
immaginare l’inimmaginabile quando la propria esistenza è lontana anni luce da quella realtà, quando si è ben nutriti,
lavati, educati. Le persone più scosse dalla visita di Auschwitz che ho avuto occasione d’incontrare erano due studentesse,
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una ruandese e tutsi, l’altra cecena, Annick e Milana. Essendo sfuggite di poco alla crudeltà sterminatrice, il crimine
nazista echeggiava dentro di loro, risvegliava l’incontro con l’inumano che avevano vissuto. Non evochiamo Auschwitz
come se si trattasse di una vicenda chiusa, non visitiamo questo luogo della memoria come fosse un museo degli orrori, il
mausoleo di un passato superato. E se bisogna proferire il «mai più!», che sia detto come impegno, allora sì. Non certo
come constatazione. Il XX secolo si è concluso col genocidio portato fino in fondo dei tutsi del Ruanda, condotto alla
velocità di un lampo, davanti agli occhi del pianeta intero: i giornalisti internazionali lavoravano sul posto, il generale
Onu Dallaire informava ora dopo ora, fax dopo fax, Kofi Annan. Supplicava di inviargli rinforzi e di dargli il diritto
d’intervenire. Nulla fu fatto. La Francia aveva scelto male i propri amici e la coscienza del mondo non dava segni di vita.
Come la Chiesa, che non riuscì a trovar le parole per fermare gli assassini in un Paese del «Cristo Re», dove vittime e
carnefici erano cattolici ferventi. Il risultato fu che 10 mila civili al giorno furono giustiziati, per tre mesi, donne e
bambini innanzitutto. La logica di Auschwitz, sterminatrice di un popolo nella sua totalità, funzionava nuovamente. E
così l’illogica indifferenza che la rende possibile. Sterminio degli ebrei d’Europa, sterminio dei tutsi del Ruanda. Non
crediate che siano storie archiviate. Ci fu la Cambogia dei khmer rossi, ci fu Srebrenica. Le pulsioni genocidiarie
imperversano nel Caucaso, dove un ceceno su cinque è stato ucciso dall’esercito russo in un silenzio quasi generale; nel
Darfur, dove le vittime delle milizie sudanesi sono centinaia di migliaia e gli sfollati milioni. Quanto ai progetti per
l’avvenire sbandierati qui e là, essi continuano ad apparire sinistri. Ahmadinejad a Teheran non minaccia forse, con la
regolarità di un metronomo, di far scomparire nuclearmente Israele dalle carte geografiche? Non è il solo. I mostri
genocidiari non appartengono al passato, ma all’attualità. La sfida del 1945 sussiste. Quando Napoleone e la sua Grande
Armata scomparvero, l’Europa illuminata si addormentò sulla sua belle époque dimenticando Clausewitz: «Una volta
abbattuti i limiti del possibile, che esistevano per così dire solo nel nostro inconscio, è difficile ristabilirli». Auschwitz è
eternamente possibile, l’inaudita pulsione di morte rivelata dal secolo scorso incombe sul nuovo.
L’italiano più amato a Gerusalemme
da Il Foglio (02/02/10)
La scintillante accoglienza che Israele ha riservato a Berlusconi ricorda a tutti che il Cav. è stato il primo presidente del
Consiglio ad avere stabilito, sin dal suo primo incarico di governo, rapporti inusuali di amicizia con lo stato ebraico, una
cosa inaudita, mai vista prima. Da quel momento l’Italia è stato il paese europeo che ha maggiormente capito le ragioni di
quella piccola, grande democrazia. Fino al punto che ieri Berlusconi ha avanzato l’idea di un suo ingresso nella Ue. E le
ragioni d’Israele non le ha capite soltanto per le politiche di sicurezza, ma anche per il fatto di costituire un pegno della
“civiltà giudaico-cristiana”.
Intanto resta alto il livello dell’interscambio commerciale fra Italia e Iran, elemento di preoccupazione che sarà al centro
degli incontri fra Berlusconi e Netanyahu. Se il cuore è per Israele, il portafoglio di Roma è irrobustito da una sempre più
crescente partnership fra Roma e Teheran. Israele solleverà il problema dell’expertise italiano fornito ai pasdaran. Sette
miliardi di euro all’anno è il giro di affari fra l’Italia e la Repubblica islamica. Una cifra quattro volte superiore a quella
del 2001, l’anno in cui il Cav. tornò al governo e che fa dell’Italia il leader europeo sul fronte dell’import-export con
Teheran.
Certo, resta comunque il fatto che nel mezzo di un’Europa che ha nutrito l’antisemitismo e ha delegittimato la “guerra al
terrore”, in cui Israele ha combattuto la propria battaglia contro l’Intifada dei kamikaze, Berlusconi ha saputo imporre un
governo filoisraeliano. Venerdì il primo giornale dello stato ebraico, Yedioth Ahronoth, elencava i meriti di Berlusconi,
come il sostegno a Israele della presidenza di turno italiana dell’Ue sfociato nell’inserimento di Hamas nella lista nera
delle organizzazioni terroristiche, e l’appoggio ricevuto da Roma in sede Onu (dal ritiro italiano dalla controversa
conferenza sul razzismo di “Durban II” al voto contrario dell’Italia sul rapporto Goldstone). Se c’è una bandiera
ideologica che distingue Berlusconi è la solidarietà profusa nei confronti di questo piccolo stato-guarnigione che da
sessant’anni respira fra la vita e la morte. Per questo Israele vede Berlusconi come un “Haitalkim”, un italiano con il
cuore a Gerusalemme. Il portafoglio italiano ha le proprie esigenze, ma è destinato a seguire il cuore del premier.
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