Tiziano Aglieri Rinella LE CASE LA ROCHE-JEANNERET DI LE CORBUSIER RIFLESSIONI PER UN PROGETTO DI RESTAURO '.~ _.- Officina Edizioni Tiziano Aglieri Rinella LE CASE LA ROCHE-JEANNERET DI LE CORBUSIER RIFLESSIONI PER UN PROGETTO DI RESTAURO Officina Edizioni Le eIJSe:,laHYidche-jeanneretdi Le Corbusier Indice 7 Il Prefazione di Bruno Reichlin Introduzione Parte prima La costruzione del progetto 17 Committenti e programma 23 Le vicende progettuali 37 Cantiere e prime trasformazioni I princzpi e le regole 43 Il principio generatore: la "passeggiata architettonica" 51 I quattro "tipi" del moderno 59 L'officina della nuova architettura 71 Le "regole" della policromia 79 Le articolazioni spaziali della promenade Parte seconda Rzjlessioni 97 per un -pr:of!JJ'!J't@di restauro Il rilievo: stato attuale e disegni originali 105 I restauri e le trasformazioni (1925-2004) 125 Le alterazioni della policromia 147 Sintesi delle contraddizioni 157 Per un progetto di restauro 173 Postfazione di Tim Benton Preserving "Villa La Rocca" 181 Riferimenti bibliografici essenziali 5 Prefazione In ambito universitario gli studi consacrati a una singola opera d'architettura sono sovente considerati un genere minore. I limiti dell' esercizio sono facilmente intuibili: la conoscenza di un' opera singola, ancorché esaustiva, difficilmente permette di cogliere, analizzare e caratterizzare i tratti ricorrenti e tipici dell' autore e quindi lo stile, le figure, il programma estetico; incappa pure, e con facilità, nel rischio dell' aneddotica, dell' accumulazione documentaria. La monografia di un' o~ra non incoraggia, almeno in linea di principio, l' approccio"inteùe~ stuale o quantomeno lo condiziona. Lo scavo monografico accorda un tal privilegio all' opera in esame che 1'osservazione delle relazioni di reciprocità ne soffre. Se pare naturale confrontare l'opera con quelle che la precedono e la seguono, per assegnarle un posto nella traiettoria creativa dell' autore, si rivela più difficile e lontana la contestualizzazione nella produzione coeva dei compagni di strada, dei concorrenti o degli avversari. L'appro@cio monografico offre, invece, un' eccellente occasione alla critica genetica del testo. Detto altrimenti, la ricostruzione della genesi di un progetto a partire dai primi appunti, diagrammi, schemi, dai progetti preliminari, dalle varianti, coglie il senso finale dell' opera in quel che ha di più personale e poetico. E poiché l'opera è anche la memoria della propria genesi, è la nozione stessa di opera che ne esce modificata e ampliata. E a sua volta, questo approccio genetico diventa il passaggio obbligato per l'analisi intertestuale a venire - purché si sappia chiedere allo studio monografico quel che è lecito - e doveroso-pretendere. Prendiamo il rilievo. L'architettura moderna, come appunto le ville J eanneret -La Roche, pretende la massima semplicità, la programmatica riduzione a pochi materiali, a dettagli che si pretendono soltanto tecnici; le superfici sono intonacate e lisce. E poiché i disegni conservati sono quotati, in tanti casi, come in quella delle due ville, da molti il rilievo deve esser apparso dispensabile. A torto. Il rilievo accurato prodotto da Tiziano Aglieri Rinella ha riservato più di una sorpresa e sollevato qualche interrogativo salutare. CosÌ, la parete curva della galleria dei quadri, che fa da sfondo allo square, nella realtà è 8 Prefazione sensibilmente meno panciuta che nei disegni pubblicati. Mentre nel disegno la curva vera non vale l'eleganza delle piante di pubblicazione. Pertanto la vis ermeneutica si vede confrontata con almeno quattro ipotesi: la differenza è imputabile a un errore del disegnatore? O all'impresario signor Summer? O ancora: Le Corbusier dovette rinunciare a una curva più pronunciata per ragioni stati che (posizione arretrata dei pilastri rompitratta al pianoterreno?). O invece - ipotesi ben più seducente - Le Corbusier sapeva che l'effetto reale ricercato e la sua rappresentazione grafica bidimensionale sono due cose differenti, e ne ha tenuto conto, perché le piante sono "illusione"? Prendiamo i materiali. Lo spoglio minuzioso delle offerte e dei capitolati d'appalto ha rivelato .che l'" architettura bianca" purista - cosÌ la volevano o la sognavano ancora poco fa i cantori del Modern Movement - ha sicuramente rinunciato a cornici e modanature, ma non alla sottile distinzione fra la facciata pubblica sullo square du Docteur BIanche e i prospetti privati verso quel po' di giardino restante. La prima è rivestita di gesso, secondo una secolare tradizione parigina, gli altri in semplice intonaco di cemento. Prendiamo la struttura. Una semplice proiezione radiografica della struttura sui disegni dei prospetti, analizzata in parallelo con le fotografie di cantiere, che rivelano l'incredibile patchwork di laterizi usati per le tamponature, il tutto poi rico~rto dal manto quasi uniforme del "bianco purista", istruiscono il ricercatore sulla manifesta "a-tettonicità" della poetica purista in un' opera che marca la grande svolta di Le Corbusier. Si capisce la distanza che lo separa oramai dal maestro Perret e perché Perret invia Marie Dormoy in avanscoperta, a contare le crepe che inevitabilmente fessureranno l'ideale architettonico dell' avanguardia. La Fondazione Le Corbusier ha festeggiato l'estate scorsa i suoi 50 anni di esistenza nelle case Jeanneret-La Roche, scrigno prezioso di succulenti archivi e inestimabili opere d'arte, disegni, dipinti, sculture. E per i ricercatori che accorrono dal mondo intero è un santuario dell' esegesi lecorbuseriana. Questo non ha impedito, come disvelato da un puntiglioso spoglio degli archivi, che nel tempo le case abbiano subito via Prefazione 9 via una serie infinita di piccole (e meno piccole) riparazioni inevitabili, saldatesi a migliorie e modifiche per soddisfare le esigenze di un archivio e di un luogo di studio, per scavare una "réserve" sotterranea dove si custodiscono favolosi tesori. Interventi condotti in un primo tempo con mano ferma perché i "guardiani del tempio" sentivano ancora il fiato caldo del maestro dietro le spalle. Ma i serramenti originali sono spariti in una campagna di restauri relativamente recente, senza un rilievo e senza che se ne conservassero almeno delle reliquie. Oggi può sembrare strano, ma negli anni '80-'90 sotto certi cieli i serramenti non erano ancora considerati parte integrante del monumento. Questo lavoro di Tizian't5 AgHeri Rinella fa già da supporto alla campagna di restauro in corso. Per concludere: le monografie di un'opera rimangono uno strumento irrinunciabile per costruire finalmente una storia dell' architettura del XX secolo più fondata di quella a cui ci hanno abituati le pur notevoli e indispensabili grandi sintesi storiografiche del dopoguerra. '" Alimentano 1'avventura ermeneutica, ma pongono i paletti all' arbitrio. Premessa indispensabile del restauro è la monografia che, talvolta, lo sollecita e lo impone. Tiziano Aglieri Rinella ha intelligentemente compendiato la letteratura vasta ma frammentaria che si è misurata fin qui con le celebri case Jeanneret-La Roche; e soprattutto ha misurato, disegnato e consultato con acribia gli archivi. Per saper vedere meglio le case Jeanneret-La Roche questa monografia è oramai indispensabile. Bruno Reichlin Introduzione Questo libro è tratto da una tesi di dottorato, svolta tra il 2001 ed il 2005 dal titolo: «Il Restauro del Moderno: la villa La " Roche-J eanneret di Le Corbusier» 1. La ricerca è stata compiuta nell' ambito di un accordo di co-tutoraggio tra il corso di dottorato in Progettazione Architettonica affetente al Dipartimento di Storia e Progetto nell' Architettura dell'Università degli Studi di Palermo e l'Institut d'Architecture dell'Università di Ginevra. . Nel quadro di tale accordo, ildotÙStandò ha usufruito, per l'A,A, 2002-2003, di un periodo di studio e ricerca presso l'IAUG di Ginevra, nel corso del quale ha frequentato i corsi del master (DEA) in Sauvegarde du patrimoine bdti moderne et contemporain 2. Inoltre, un'intensa attività di ricerca è stata svolta nel corso di diversi soggiorni presso la Fondazione Le Corbusier di Parigi. Un'accurata ricerca bibliografica ha riguardato lo studio approfondito degli scritti di Le Corbusier, considerando sia i testi a carattere generale che quelli direttamente od indirettamente riguardanti il caso in esame. Numerose informazioni interessanti sono state rinvenute in alcune riviste dell' epoca, tra cui l'Architecture Vivante, Cahier d'Art e l'Architecture d'aujourd'hui oltre, ovviamente, alle pubblicazioni dell'Esprit Nouveau. Ogni aspetto di quest' opera architettonica è stato indagato attraverso lo studio dei numerosi saggi critici prodotti su di essa. Tra i testi che hanno fornito un contributo maggiore, ricordiamo l'opera di Tim Benton, Villas o/Le Corbusier 19201930 l, oltre ai saggi di Bruno Reichlin 4 ed Arthur Ruegg \ riguardanti l'influenza del movimento De Stijl ed il ruolo della policromia. Si è poi proseguito con una ricognizione sui materiali d'archivio esistenti nei vari fondi, al fine di ripercorrere le dinamiche compositive che hanno interessato, attraverso le diverse fasi, l'elaborazione del progetto dai primi schizzi fino alla versione definitiva. Per quanto riguarda gli stati di avanzamento del cantiere, notizie inedite sono state rinvenute presso gli archivi della biblioteca di La Chaux de Fonds, in particolare nei fondi 12 Introduzione Albert J eanneret e nel diario del padre di Le Corbusier. Questi fondi hanno fornito informazioni utili anche sui primi interventi di restauro effettuati dai proprietari, soprattutto riguardo alla casa J eanneret. Allo scopo di ricostruire l'ingente numero di interventi di restauro, manutenzione e trasformazione compiuti sulle case, della Fonsi è provveduto all'esame degli archivi correnti dazione Le Corbusier, nei quali vengono raccolti tutti i documenti riguardanti i lavori realizzati sull' edificio da quando esso è stato occupato dalla Fondazione nel 1970, fino ad oggi. La ricostruzione cronologica degli interventi, che ha sfruttato tutte le fonti disponibili, è stata integrata e verificata con interviste ai responsabili dei lavori e testimonianze dirette dei membri anziani della Fondazione. 6 Altra operazione fondamentale di conoscenza, è stata l'esecuzione dettagliata del rilievo dell' edificio, realizzato con strumenti tecnici messi a disposizione dall'Università di Ginevra. L'incrocio dei dati provenienti dalla ricostruzione cronologica con gli elaborati grafici di rilievo ha peri'hesso la compilazione di un dossier de restauration per le case La RocheJ eanneret, in cui i vari interventi realizzati, insieme ai dati tecnico-costruttivi dell' edificio, sono indicati sia in pianta che in elevazione. La compilazione del dossier è stata messa a punto sotto il coordinamento scientifico del prof. Bruno Reichlin, con l'obiettivo di realizzare un modello ripetibile, utilizzabile dalla Fondazione Le Corbusier per realizzare studi analoghi per ciascuna delle opere esistenti di Le Corbusier. -Tali dossier costituiranno il documento di riferimento da consultare per qualsiasi futuro intervento di restauro/manutenzione da effettuare sugli edifici. Questo libro, in particolare, intende esaminare sia gli aspetti teorici del progetto architettonico, discussi nella prima parte, sia alcuni aspetti propri della materialità dell' edificio, finalizzati al restauro, trattati nella seconda parte. Nella prima parte, il capitolo «la costruzione del progetto», indaga, la genesi e l'elaborazione del progetto di Le Corbusier, dalla sua concezione iniziale fino alla conclusione del cantiere, includendo i primi lavori di completamento e trasformazione effettuati. Il capitolo «i principi e le regole», analizza invece i "contenuti" teorici del progetto, soffermandosi sulle "regole compo- Introduzione 13 sitive", spesso utilizzate qui per la prima volta, e sui principi generatori dell' architettura messi a punto da Le Corbusier, lentamente ed in via sperimentale. La seconda parte invece, «riflessioni per un progetto di restauro» contiene alcune riflessioni progettuali sul restauro delle case La Roche-J eanneret, ed include una sintesi storicocritica di quegli interventi che nel corso degli anni hanno avuto un impatto maggiore sull'edificio, corrompendone le qualità materiche e formali. Alcune valutazioni sono basate sull' analisi del rilievo, che ha consentito la misurazione delle differenze tra progetto originario ed organismo architettonico odierno. Sono presenti inoltre altre notizi~'inedite_nel paragrafo dedicato alle alterazioni della policromia, che presenta alcune considerazioni critiche basate sui risultati di sondaggi stratigrafici recentemente effettuati sull' edificio. In conclusione, desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto nel lavoro di ricerca e nella stesura del libro, tra cui, in particolar modo, il personale della Fondazione Le Corbusier ed il suo direttore Michel Richard. Un ringraziamento particolare va al mio co-tutor prof. Bruno Reichlin per il prezioso aiuto e la rigorosa guida scientifica. Un ulteriore ringraziamento va al prof. Tim Benton per la cortesia e la disponibilità dimostratami. Ai prof. Emanuele Palazzotto e Riccardo Florio va tutta la mia riconoscenza per l'aiuto fondamentale nella lettura e nella correzione della bozza, nonché per i preziosi suggerimenti. Infine, un ringraziamento purtroppo postumo, va all' eccezionale personalità del prof. Pasquale Culotta, senza il quale questo lavoro non sarebbe mai stato possibile. Note l Vincenzo Tiziano Aglieri Rinella: Il Restauro del Moderno: la villa La RocheJeanneret di Le Corbusier. Tutors: proff. Pasquale Culotta e Bruno Reichlin (Institutd'architecture, Università di Ginevra); Dottorato in Progettazione Architettonica, Dipartimento di Storia e Progetto nell' Architettura dell'Università di Palermo, XVI ciclo, 2001-2004. 2 Salvaguardia del patrimonio costruito moderno e contemporaneo. ) T. Benton, Les Villas de Le Corbusier 1920-1939, Ed. Sers, Parigi, 1987. Edizione inglese Villas o/ Le Corbusier 1920-1930, Yale University Press, Yale, Novembre 1990. 4 Bruno Reichlin, Le Corbusier vs De Stijl in «De Stijl et l'architecture en France», catalogo d'esposizione sotto la direzione di Yve-Alain Bois e B. Reichlin, Mardaga, Liège, Bruxelles, 1985, e anche Bruno Reichlin, Le Corbusier e De Sti}l, in "Casabella", n. 520, 1986. 5 Arthur Ruegg, Polychromie architecturale, Birkhauser, Basilea, 1998. 6 I cosiddetti archives vivantes, non inventariati. Un elenco di questi documenti è stato realizzato dall' autore e fa parte degli allegati della sua tesi.