Un mistero ineffabile. Come il sorriso della Gioconda. Fritjof Capra

La vita? Un mistero ineffabile. Come il sorriso della Gioconda.
Fritjof Capra racconta il genio del più grande “immaginatore” di tutti i tempi: Leonardo Da Vinci
COMUNICATO 7
Genova, 27 ottobre 2012. Arte, scienza, tecnologia in un’unica, grande sintesi. Visionaria,
inarrivabile e ancora oggi attualissima. Fritjof Capra sviscera gli studi di Leonardo Da
Vinci, anche quelli meno conosciuti, in Sala del Maggior Consiglio. Raccontando l’immaginazione inesauribile del genio per il mistero della vita: una fame di sapere che, ancora
oggi, non smette di incantarci.
“Leonardo – racconta Capra, esprimendosi in italiano – era interessato al macrocosmo e
dunque a terra, acqua, botanica. E al microcosmo, ovvero al corpo umano, le sue proporzioni, i suoi movimenti, l’origine della vita. Un tema molto interessante a cui il genio si è
dedicato è quello dei moti dell’acqua. Era affascinato dall’acqua in tutte le sue manifestazioni, ed era consapevole che quello fosse il vettore e la matrice della vita. Questo è pienamente confermato dalla biologia moderna. Per tutta la vita ne studiò moti, flussi, vortici.
Studiò anche i flussi di sangue, di vino, di olio, persino di granelli di sabbia e semi. Per primo formulò i principi fondamentali dei flussi: sottolineava la somiglianza tra i flussi d’acqua
e di aria. È stato il pioniere della dinamica dei fluidi: le sue ricerche sui materiali granulari
sono degne di nota, perché comprese che poteva spiegare il moto dell’acqua studiando il
moto di modelli semplificati come flussi di semi, per esempio. Perché in quel caso poteva
osservare meglio le singole particelle”.
L’interesse di Leonardo abbraccia anche la terra vivente. “Leonardo vedeva nell’acqua
l’agente principale della formazione della superficie della terra, era consapevole dell’interazione continua tra acqua e rocce – continua Capra - intraprese studi di geologia. Le sue
osservazioni geologiche lo portarono a formulare principi geologici di una chiarezza incredibile, insegnati ancora oggi nei corsi di geologia. Comprese che le formazioni della terra
avvenivano in lunghi periodi, quelli che oggi chiamiamo tempi geologici. Raggiunse la
consapevolezza dell’evoluzione ben prima di Charles Darwin, che spesso nelle sue teorie trasse ispirazione dalla geologia. Nel capolavoro “La vergine delle rocce”, Leonardo
rappresenta una complessa formazione geologica con una roccia magmatica all’interno di
uno strato di arenaria. I diversi tipi di roccia presenti nella grotta sono resi con tale precisione che possono essere immediatamente identificati dai moderni geologi”.
Altrettanta accuratezza si ritrova nello studio delle piante: “Leonardo fu anche precursore
della botanica. Nei suoi quaderni ci sono molti disegni di piante e di alberi, alcuni dettagliatissimi. All’inizio erano solo studi per i suoi dipinti, poi divennero oggetto di indagini scientifiche. Leonardo prestava particolare attenzione al nutrimento che le piante traevano dal-
l’acqua e dalla luce e al trasporto della linfa. Fu anche il primo a rendersi conto che è possibile determinare l’età di un albero contando i suoi anelli di accrescimento. E capì anche
che la larghezza di un anello di accrescimento fornisce un’indicazione sul clima dell’anno
in cui si è formato. Insomma, fu il primo grande pensatore teorico della botanica”.
Ogni volta che il genio fiorentino esplorava fenomeni nel macrocosmo, cercava analogie
nel corpo umano e tracciava dei paralleli. “Per studiare le forme organiche del corpo
umano – racconta Capra - Leonardo eseguì molte dissezioni su cadaveri di uomini e animali, esaminando nervi, muscoli, tendini, ossa, disegnandoli con una precisione e una
chiarezza mai vista prima. A differenza di Cartesio, Leonardo non pensò mai al corpo
umano come a una macchina, benché fosse un brillante ingegnere: comprese che l’origine di tutto era nell’anima, la cui natura era spirituale e non materiale. Il concetto di anima
per Leonardo è molto simile a quello moderno di cognizione”.
Leonardo, nel corso della sua vita, si immerse in studi su pesi, forze e moto. “Mentre
analizzava i principi elementari della meccanica in relazione al corpo umano, li applicava
anche alla progettazione di nuove macchine, intuendo concetti astratti in anticipo di secoli. Come la comprensione della relatività del moto, per esempio, o l’idea di conservazione dell’energia. I suoi esperimenti con un piano inclinato per studiare l’accelerazione gravitazionale, come avrebbe fatto Galileo cento anni più tardi, dimostrano questa lungimiranza: questo mostra un livello di pensiero astratto che fa sembrare moderno ciò che scrive,
nonostante le radici aristoteliche della sua scienza. Una branca importante della sua
scienza, infatti, è proprio la meccanica teorica”.
Quanto agli animali, era il volo degli uccelli ad appassionarlo: “Questo ispirò il suo più
grande sogno, quello di volare. Nessuno più di Leonardo lo perseguì con ingegnosità e tenacia. La sua scienza del volo includeva l’aerodinamica, la meccanica, l’anatomia umana
e degli uccelli, l’ingegneria. Fu il primo a riconoscere il principio della galleria del vento.
Queste conoscenze lo collocano tra i grandi pionieri dell’aerodinamica: fu solo la pesantezza dei materiali disponibili nel Rinascimento che gli impedì di costruire un prototipo funzionante”.
Incredibili sono anche le sue ricerche sulla natura della vita, che fece quando aveva
sessant’anni, per quell’epoca un’età molto avanzata : “Leonardo fece pazienti studi sui
movimenti del cuore – spiega Capra - questo fu l’apice delle sue ricerche di anatomia.
Leonardo raffigurò il cuore come nessuno prima di lui, e intuì meccanismi di funzionamento del flusso sanguigno e processi metabolici, tutti concetti che sarebbero stati affrontati
solo secoli più tardi. Durante l’ultimo decennio della sua vita mostrò grande interesse per
l’origine della vita nei processi di riproduzione e nello sviluppo embrionale. Descrisse i
processi vitali del feto e anche la nutrizione tramite il cordone ombelicale, con disegni che
rivelano una profondità che ci commuove”.
In quest’ottica, il dipinto più celebre, “La Gioconda”, “si può leggere come una personale
meditazione sull’origine della vita. C’è un forte contrasto tra la dolcezza della figura umana
e l’aspra severità del paesaggio che fa da sfondo. Le acque modellano le valli, vediamo
germogliare la terra vivente, e la Gioconda potrebbe essere incinta: il tema centrale, dunque, è il potere procreativo della vita, sia nel corpo femminile che in quello della terra. Leonardo capiva che la natura e l’origine della vita sarebbero rimaste un mistero. Espresso
da quel sorriso che indica l’ineffabile o da un dito puntato nelle tenebre”.
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