Il Ganassi BOLLETTINO DELLA FONDAZIONE ITALIANA PER LA MUSICA ANTICA Annuale Luglio 2007– Anno X n° 9 Il 25 marzo 2007 si è tenuta a Roma nella sede di Via Col di Lana l’Assemblea straordinaria della FIMA in cui è stato eletto il nuovo consiglio direttivo; questo si è quindi riunito e ha proceduto all’elezione del presidente. Riportiamo qui di seguito i messaggi del presidente uscente e del neo eletto. Saluto dell’ex Presidente Cari soci, dopo un’esperienza coinvolgente alla presidenza della nostra Associazione per ben quattro mandati consecutivi di tre anni ciascuno, cui si aggiungono quelli precedentemente spesi nel coordinamento del Festival di Musica Antica di Urbino e come membro del direttivo della FIMA, era giunto il momento per un cambiamento. Per quanto l’esperienza alla guida del nostro sodalizio sia stata in ogni senso proficua e affascinante, nonché densa di risultati, essa è stata anche molto faticosa e per certi aspetti logorante. Avevo dunque annunciato agli amici del direttivo che non sarebbe stata opportuna una mia ricandidatura, e che era necessario pensare a un cambiamento basato sulle considerazioni sopraddette e su altre ancora. Troppo diverse sono difatti le condizioni di gestione rispetto a quando io assunsi la presidenza, in particolare i rapporti con il Comune di Urbino, che richiedono un impegno costante cui non mi è più possibile far fronte. Inoltre è necessario rilanciare varie attività associative che in questi ultimi anni sono state un po’ trascurate perché le nostre forze erano tutte impegnate sul fronte urbinate. Infine è d’obbligo in questo momento avviare nuove iniziative che rafforzino l’immagine presente e contribuiscano a garantire il futuro dell’Associazione. La musica antica è molto cambiata in questi ultimi anni, come pure molto cambiati sono i corsi di musica antica di Urbino. Ora è venuto il momento per avviare nuove e prestigiose iniziative, che non mi sarebbe facile condurre in prima persona. Prima dell’ultima riunione gli amici del Direttivo hanno dunque preso atto dell’impossibilità di un rinnovo della mia carica, e senza esitazioni si è deciso di individuare la miglior candidatura per una nuova presidenza. Devo a questo punto ringraziare per primo Andrea Damiani, già da due mandati vicepresidente e valido condirettore di molte iniziative associative, il quale ha messo a disposizione la sua perizia e le sue ben note qualità offrendosi – in caso di eventuale elezione – di assumere appunto l’incarico di presidenza, nonché il rispettivo carico di responsabilità. Con affettuosa e riconoscente approvazione generale la sua candidatura è stata allora approvata all’unanimità e Andrea sarà di certo il protagonista di una nuova fruttuosa stagione che gli auguro lunga e ricca di risultati. A tutti gli altri membri del direttivo uscente e a quelli che formano il nuovo comitato va il mio più sentito ringraziamento ed augurio. Li nomino individualmente perché il mio grazie è a loro rivolto a ciascuno di loro personalmente: Celestino Dionisi, Saverio Franchi (entrante), Franca Maraschini, Gabriele RossiRognoni (uscente), Orietta Sartori, Barbara Sparti, Margaret Zaffaroni (uscente), cui si aggiunge ovviamente Giancarlo Rostirolla, già pre- IN QUESTO NUMERO Gli articoli di Recercare a cura di Arnaldo Morelli Inserto musica a cura di Andrea Damiani L’Encyclopédie e gli strumenti musicali di Renato Meucci Ricordo di Peter Dechant di Barbara Sparti Ricordo di Anna Cardosi di Giancarlo Rostirolla CD Novità di Giovanni Cappiello sidente e ora presidente onorario. Un grazie sentito va ancora a coloro che in questi anni hanno condotto dal punto di vista operativo le principali attività dell’associazione: Enrico Gatti (direttore artistico dei Il Ganassi corsi), Claudio Rufa (direttore festival concertistico), Paola Pacetti (direttore mostra degli strumenti). Ancora un plauso speciale a Massimo Monti, validissimo e rigoroso tesoriere, e a Lara Amici, altrettanto valida collaboratrice nella segreteria. Un pensiero pieno di tristezza va invece al ricordo della cara amica Anna Cardosi, socio fondatore del nostro sodalizio nel lontano 1969 e ripetutamente componente del Direttivo, la quale ci ha lasciato da qualche settimana a seguito di una lunga malattia. Che il nome e il pensiero sempre solerte di Anna sia di buono auspicio ad un’associazione che lei ha visto nascere e che noi stiamo accompagnando, anche con questo significativo cambiamento alla guida della FIMA, verso i più che meritati suoi “primi” quarant’anni. Con i più cari saluti e auguri a tutti, Renato Meucci il mio ringraziamento va dunque di cuore al sindaco Dott. Franco Corbucci, all’assessore alla cultura Prof.ssa Lella Mazzoli, al Dott. Angelo Brincivalli, al Dott. Gabriele Cavalera e alla Dott.ssa Maria Bertone. Così come va alla Sovrintendenza dei Beni Artistici delle Marche che ospita i nostri concerti nella splendida cornice del palazzo ducale: la Dott.ssa Lorenza Mochi Onori e la Dott.ssa Agnese Vastano. Ma, tornando all’attività della FIMA, credo che il suo ruolo dovrà anche essere quello di fornire agli studiosi, ma soprattutto agli studenti, materiale di studio e di riflessione. La nostra biblioteca romana è stata recentemente catalogata e inserita nel catalogo SBN; e proprio questa operazione ci ha confermato un fatto che già sospettavamo: molti testi dedicati alla storia degli strumenti musicali, ma anche tante riviste specializzate, si trovano solo da noi. Vorrei dunque che la FIMA possa continuare ad essere d’aiuto e guida nella ricerca di materiale documentario accurato: è vero, oggi su internet è possibile trovare di tutto, spartiti di musica, trattati etc. Ma quante volte mi capita, come insegnante, di vedere materiale scadente, pieno di errori o fuorviante. Se la quantità di informazioni aumenta è normale che una parte di queste sia difettosa. Vorrei che la FIMA rimanesse con la sua biblioteca e le sue pubblicazioni un riferimento centrato sulla serietà e l’accuratezza. Per questo motivo spero di poter incentivare al massimo le possibilità della biblioteca. Inoltre spero che essa possa diventare un punto d’incontro per tutti quelli che condividono i nostri interessi musicali e di studio attraverso riunioni, conferenze e concerti. Proprio a questo proposito vorrei infine raccontare a chi non frequenta la nostra sede di Roma che sotto le stesse mura convive con noi la scuola di Musica Sylvestro Ganassi. Questa scuola è nata dalla FIMA ormai diversi anni fa e nel tempo si è affermata come una vivissima realtà del quartiere Prati che coinvolge, oltre agli allievi (di tutte le età) anche i genitori e gli insegnanti stessi. Tengo dunque molto a che il nostro rapporto con la scuola rimanga proficuo e ricco di progetti da portare avanti insieme. Concludo rinnovando il ringraziamento a Renato Meucci per il lavoro svolto in questi anni, augurando un proficuo lavoro a tutti i membri del comitato direttivo: Celestino Dionisi, Saverio Franchi, Franca Maraschini, Orietta Sartori e Barbara Sparti, nonché al nostro tesoriere Massimo Monti. Un grazie sincero infine a Lara Amici che ci aiuta con impegno e passione nel lavoro della segreteria. Saluto del neo Presidente Cari amici, L’aver assunto la presidenza della FIMA significa per me un grande onore ma soprattutto una grande responsabilità: voglio innanzitutto ringraziare di cuore Renato Meucci che mi ha proposto la successione e il comitato direttivo che mi ha di fatto eletto. La FIMA, attraverso la Società Italiana del Flauto Dolce, ha una tradizione di quasi 40 anni ed ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della musica antica in Italia. È stato grazie a persone come Giancarlo Rostirolla, il suo fondatore, che hanno creduto nella riscoperta della prassi esecutiva antica quando in Italia chi ne sapeva qualcosa la riteneva un passatempo da dilettanti o l’arido esercizio di ‘filologi’ imparruccati. Certo oggi il panorama è cambiato: gli strumenti ‘originali’ sono materia d’insegnamento in numerosi conservatori, si sono formate nuove generazioni di musicisti, e, anche se in un ambito di nicchia, i concerti e la produzione discografica sono diventati una prassi più che normale. Tuttavia credo che il ruolo della FIMA non si sia esaurito col tempo ma che, proprio grazie allo sviluppo del movimento della musica antica, ci sia ancora bisogno di una tale istituzione. Se è vero difatti che l’insegnamento delle nostre materie si è molto sviluppato, bisogna anche riconoscere che spesso il rapporto maestro-allievo tende a far perdere il contatto con le fonti originali e con l’aspetto ‘sperimentale’ che ha animato chi come me ha dovuto trovare da solo tante soluzioni. Lo studio della prassi della musica antica deve dunque assolutamente continuare a far leva sulla conoscenza delle fonti dirette: fermo restando che ritengo una chimera il poter arrivare alla riproduzione esatta della musica del passato, credo che solo con uno studio rigoroso sarà possibile mantenere una condotta metodologica minimamente coerente che non si incammini su percorsi del tutto arbitrari. A questo proposito il corso di Urbino ha continuato negli anni, sotto la guida di Renato Meucci che ha perseguito gli stessi obiettivi, a costituire un riferimento, anche per tanti studenti stranieri provenienti da paesi dove la musica antica si è sviluppata prima e più diffusamente che da noi; ed è anche la prova della validità della ‘scuola italiana’, che sicuramente ha avuto meno incentivi di quelle straniere ma si è guadagnata lo stesso un posto di tutto rispetto nel panorama internazionale. Certo, il corso di Urbino è ancora in vita grazie al sostegno dell’amministrazione comunale che da anni ci ospita e ci sostiene credendo in quello che facciamo: Andrea Damiani 2 Il Ganassi Gli articoli di Recercare a cura di Arnaldo Morelli L’articolo di Bettina Hoffmann, di cui pubblichiamo una breve sintesi, è apparso in lingua inglese con il titolo “Cantare sull’organo”: an unrecognised practice, in «Recercare», XIV, 2004, pp. 23–67. Dal concerto alto al concerto basso: accordature delle viole da gamba nell’Italia del Cinquecento di Bettina Hoffmann prendentemente nitidi: l’accordatura alta è diffusa nella prima parte del Cinquecento in tutta l’Italia e permane a Roma e a Napoli fino in pieno Seicento. In alcuni centri dell’Italia settentrionale, come Venezia, Verona, Bologna e Mantova, troviamo invece, a partire dagli ultimi decenni del Cinquecento, le prime descrizioni dell’accordatura bassa. Le varie testimonianze di questa novità mostrano due elementi comuni, che aiutano a spiegarcene le ragioni: 1) le accordature basse hanno affinità dirette o indirette con la Germania meridionale, dove il concerto basso è consolidato da lungo tempo; 2) il loro contesto storico-musicale è quello degli organici fastosi, delle composizioni policorali riccamente strumentate e caratterizzate da un uso consapevole e mirato delle estensioni strumentali. È il terreno fertile per portare ai limiti la gamma dei suoni disponibili per il compositore, ed è infatti in questo contesto che la viola contrabbasso in La0 o Sol 0 viene integrata nel concerto delle viole da gamba, il quale si svincola così dal livellamento delle altezze con i registri vocali ed assume un nuovo ruolo nel coro basso. Per spiegare lo slittamento di denominazione delle taglie della viola da gamba, alcuni studiosi hanno invece ipotizzato che fin dall’inizio della sua storia lo strumento suonasse una quarta o una quinta più in basso rispetto alle descrizioni date da tutti i trattatisti, che si suppone essere stati fondamentalmente disinteressati alle altezze assolute delle note, e quindi ignari del fatto che la viola fosse in realtà uno strumento traspositore. Le viole da gamba sarebbero state perciò di dimensioni molto maggiori rispetto a quelle barocche, e una viola soprano piccola in Re2 non sarebbe mai esistita durante tutto il Rinascimento. A questa tesi bisogna innanzitutto replicare che la scrittura musicale non era affatto priva di un riferimento all’altezza assoluta: la scala guidoniana è ancorata all’estensione complessiva dei registri vocali consentendo ai musicisti dell’epoca quanto a noi di determinare l’altezza delle note con un margine di imprecisione nell’ordine forse di un tono, non certo di una quarta o quinta. Se poi consideriamo il polistrumentalismo imperante tanto fra i dilettanti quanto tra i professionisti del Rinascimento, è difficile credere che potesse esistere una tacita pratica diffusa in tutt’Italia ma applicata ad un singolo stru- Se consideriamo complessivamente i non pochi trattati del Cinquecento e del primo Seicento che ci informano sull’accordatura delle viole da gamba, possiamo suddividerli in due posizioni fra loro in contrasto: per alcuni il basso è accordato in Re 1 o Do1 (prendendo come nota di riferimento la corda più bassa), tenore e contralto in La1 o Sol1, soprano in Re2 o Do2. Per altri il basso è in La0 o Sol0, il tenore e il contralto in Re1, il soprano in La1 o Sol1. In sostanza, da una parte abbiamo informazioni su un concerto di viole da gamba in accordatura alta, dall’altra in accordatura bassa; ci troviamo, dunque, davanti al paradosso che viole da gamba della stessa accordatura, e quindi di dimensioni simili, possano essere denominate ora basso, ora tenore; oppure ora tenore, ora soprano. Per comprendere le ragioni di questa discrepanza è necessario rileggere e contestualizzare le fonti a nostra disposizione evitando di pretendere da esse una sistematicità che risulterebbe anacronistica. Emerge così che la Regola rubertina di Ganassi, talvolta citata come testimonianza della convivenza delle due accordature presso lo stesso autore, prescrive la sola accordatura alta, seppure suscettibile di molte varianti e di ancor più numerosi trasporti; mentre la presunta accordatura bassa non deriva che da un errore dell’autore, dallo stesso prontamente corretto in un altro punto del trattato. Sulla stessa linea di Ganassi si trovano Lanfranco, Alfonso della Viola e Ortiz; quest’ultimo – pur interessandosi solo marginalmente alla questione e incorrendo in una trascurabile svista – espone l’accordatura alta con coerenza e chiarezza. Alcune fonti manoscritte anonime possono chiarire il problema solo limitatamente, sia perché non specificano la taglia in questione, sia perché non sempre è chiaro se stiano parlando della viola o del liuto. Dobbiamo infine considerare in modo relativo il valore probativo quei lavori di impostazione enciclopedica che per informazioni tecniche dettagliate si affidano totalmente ad autori spesso anche molto precedenti: perciò, le indicazioni sulle accordature offerte da Marinati, Praetorius, Mersenne e Cerone, palesemente dipendenti dai trattati di Lanfranco, Agricola, Ganassi e Zacconi, non vengono considerate nel nostro studio alla stregua di testimonianze primarie e autonome. Il quadro che emerge dall’analisi di queste come di altre fonti mostra contorni geografici e storici sor3 Il Ganassi Sylvestro Ganassi, Lettione seconda, c. [I ii] La pagina raffronta intavolatura e notazione su esagramma, ad uso delle viole con solo quattro corde («ba[sso]», «bo[rdon]», «te[nor]» e «m[ezana]») per le tre taglie (basso, tenore e soprano) e nelle tre proprietà (per bequadro, per bemolle e per musica finta). Le chiavi rovesciate poste tra l’intavolatura e l’esagramma descrivono la situazione normale, mentre quelle poste davanti alle scale indicano il trasporto necessario in presenza di brani acuti. mento. Inoltre, raramente troviamo la viola da gamba isolata nella situazione esecutiva: il puro consort di viole, che godette di una grande diffusione nell’Inghilterra del Seicento, è piuttosto eccezionale nell’Italia del Cinquecento. Si deve ancora notare che nei trattati le istruzioni sui trasporti si trovano con uguale frequenza riferite tanto alla viola quanto agli altri strumenti. Infine, se è vero che le fonti iconografiche raramente ci mostrano strumenti soprani piccoli, è ancora più significativa l’assenza di raffigurazioni di bassi così grandi da poter credibilmente sostenere corde di solo budello in Sol0. In conclusione, il concerto delle viole da gamba del primo Cinquecento si atteneva nella pratica come nella teoria all’accordatura alta, con le sue quattro taglie orientate alle altezze dei relativi registri delle voci che così spesso era chiamato ad affiancare. L’accordatura bassa è invece un prodotto dei radica- li cambiamenti formali avvenuti alla fine del secolo XVI; in Italia, tuttavia, essa fu destinata a rimanere senza futuro: la viola da gamba, infatti, cadrà in un oblio quasi totale pochi decenni più tardi, mentre le più fortunate formazioni dell’Europa del Nord riprenderanno il concerto in accordatura alta. Bettina Hoffmann, violista da gamba e violoncellista, partecipa ai maggiori festival europei sia come solista sia come direttrice dell’ensemble Modo Antiquo. Insegna viola da gamba al Conservatorio di Vicenza e alla Scuola di musica di Fiesole. Come musicologa ha curato il Catalogo della musica solistica per viola da gamba (Lucca, 2001), la traduzione italiana delle Regulae concentuum partiturae di G. Muffat (Roma, 1991, in collaborazione con S. Lorenzetti) e l’edizione dell’opera per viola da gamba di S. Ganassi (Bologna, 1998) e delle opere complete per violoncello di D. Gabrielli (Kassel, 2001). Recercare rivista per lo studio e la pratica della musica antica È appena uscito il numero XVIII della Rivista “Recercare”, rivista per lo studio e la pratica della musica antica, organo della FIMA. Pubblichiamo qui di seguito l’indice degli articoli Luca Della Libera, I Concerti sacri di Alessandro Scarlatti Osservazioni sullo stile e nuovi documenti sulla cronologia Davide Verga, Besozzi-Farinelli: origini di un sodalizio artistico nella Parma del tramonto farnesiano Gastone Vio, L’Arte dei sonadori e l’insegnamento della musica a Venezia Claudio Bacciagaluppi, «Con quegli ‘Gloria, gloria’ non la finiscono mai» The reception of the Neapolitan mass between Rome and Northern Europe. Libri e musica CECILIA LUZZI, Poesia e musica nei madrigali a cinque voci di Filippo di Monte (1580-1595) (P. Cecchi); CANDIDA FELICI, Musica italiana nella Germania del Seicento: i ricercari dell'intavolatura d'organo tedesca di Torino (C. Jeanneret); De Clavicordio vi. Proceedings of the vi International Clavichord Symposium, ed. Bernard Brauchli, Alberto Galazzo, Ivan Moody (P. Barbieri); A viola da gamba miscellanea. Articles from and inspired by viol symposiums organized by the Ensemble Baroque de Limoges, France, Christophe Coin director, ed. Susan Orlando (B. Hoffmann); A NTONIO SALIERI, Mass in D minor, ed. Jane Schatkin Hettrick (E. Biggi Parodi) RECERCARE, XVIII, 2006 direttore, Arnaldo Morelli comitato scientifico Patrizio Barbieri, Mauro Calcagno, Philippe Canguilhem, Ivano Cavallini, Étienne Darbellay, Marco Di Pasquale, Norbert Dubowy, Lowell Lindgren, Lewis Lockwood, Stefano Lorenzetti, Renato Meucci, Margaret Murata, John Nádas, Noel O’Regan, Franco Piperno, Giancarlo Rostirolla, Luca Zoppelli direzione e redazione Fondazione Italiana per la Musica Antica via Col di Lana, 7 – C.P. 6159 – 00195 Roma (Italia) tel/fax +39.06.3210806 email: [email protected] 4 Il Ganassi Le pubblicazioni della FIMA Collana ARMONIA STRUMENTALE – Serie Prima A.S.2 – B. Tromboncino - M. Cara, Frottole per quartetto di fl. d., a cura di F. Luisi A.S.3 – J. Fritter, Quattro pezzi per trio di fl. d. (SAT) A.S.4 – E. Sollima, Evoluzione 3 per fl. d. contralto e pianoforte A.S.5 – A. Dolci, Nuovi ricercari per fl. d. contralto solo A.S.7 – F. Chalon, Duetti per fl. d. A e T, a cura di G. Rostirolla A.S.8 – Balli italiani del XVII sec. per uno strumento (flauto soprano, violino), a cura di G. Pacchioni A.S.9 – Partite di Follia per fl. d. e b.c., a cura di A. Conti A.S.10 – F. Mancini, Sonata in la min. per fl. d. A e cembalo, a cura di E. Alton A.S.11 – G.B. Viviani, 6 solfeggiamenti a due voci per due fl. d.(AS), a cura di G. Pacchioni A.S. 15 – A. Banchieri, Ricercari, Canzoni, Fantasie, Sonate per quartetto di fl. diritti (SATB), a cura di P. Capirci A.S. 17 – G. Zarlino, Bicinia sui dodici modi, a cura di A. Bornstein A.S.18 – W. Witzenmann, Fughette per tre fl. d. A.S.19 – Canzone a quarttro voci ‘da sonar con ogni sorta di strumenti’, a cura di A. Girard A.S.20 – G. Giamberti, Duetti per strumenti soprani e tenori, a cura di G. Rostirolla A.S. 22 – W. Witzenmann, rastermodell IV, per flauto dolce tenore, chitarra e clavicembalo Collana PRATTICA DI MUSICA Collana di facsimili della FIMA; sussidi teorici e musica da suonare per musicologi, musicofili e pratici Serie A: musica teorica P.D.M. A/1 – Giovanni Luca Conforto: Breve et facile maniera d’essercitarsi a far passaggi, Roma 1593, a cura di G. Rostirolla P.D.M.A/2 – Giovanni Battista Bovicelli: Regole, passaggi di musica, Venezia 1594, a cura di G. Rostirolla P.D.M.A/3 – Silvestro Ganassi: Opera intitulata Fontegara, Venezia 1535, a cura di Luca de Paolis P.D.M.A/4 – Anonimo del XVIII secolo: Regole fondamentali per suonare il cembalo – a cura di Giorgio Cerasoli Serie B: musica pratica P.D.M. B/1 – P.E. Taillart l’Ainé, Recueil de pièces Françoises, et Italiennes, petit airs, brunettes, menuets…pour deux flutes traversieres, violons…, a cura di C. Campa e G. Rostirolla P.D.M. B/2 – J. Chaxelle, Recueil de Milleurs Contredanses arrangees pour le flageolet, a cura di T. Chirico P.D.M.B/3 – Giovanni Animuccia, Francisco Soto e altri autori: Il terzo libro delle laudi spirituali, Roma codice Q 16 (Civico Museo Bibl. di Bologna), a cura di A. Bornstein M.D.S. 7 – Anonimo del XVII sec.: Canzona a tre, Sinfonia, per violino, cornetto, liuto, tiorba e b.c., a cura di G. Rostirolla e A. Damiani M.D.S. 8 – G. B. BreviDue Sonate a tre, da Bizzarrie Armoniche, Bologna 1693, a cura di Andrea Damiani e Giulia Bonomo M.D.S. 9 – Giovanni Gerolamo Kapsperger, Libro Primo de Balli, Roma 1615 – a cura di Andrea Damiani e Valerio Losito Collana MUSICA DA SUONARE M.D.S.1 – Balli strumentali del primo ‘500 a quattro parti, a cura di F. Luisi M.D.S.2 – G. Giamberti, Duetti per strumenti, a cura di G. Rostirolla M.D.S.3 – A. Antico, Frottole per sonare organi, a cura di F. Luisi M.D.S.4 – N. Rubini, Balli e danze del XVII sec. per flauto, o violino, o cornetto, a cura di A. Fiabane M.D.S.5 – A. Scarlatti, Due cantate per soprano, due fl. d. e b.c., a cura di H. W. Köneke M.D.S.6 – Composizioni strumentali a tre voci dal RECERCARE, Rivista per la pratica e lo studio della musiica antica (direttore M. Di Pasquale) numeri disponibili: n. 1 (1989), n. 2 (1990), n.3 (1991), n.4 (1992), n.5 (1993), n.6 (1994), n.7 (1995), n.8 (1996), n. 9 (1997), n. 10 (1998), n. 11 (1999), n. 12 (2000), n. 13 (2001), n.14 (2002) n. 15 (2003), n. 16 (2004), n. 17 (2005), n. 18 (2006) SERIE DIDATTICA S.D.1 – C. Dionisi, L’articolazione nel flauto dolce (e in altri strumenti a fiato) 5 Il Ganassi FESTIVAL DI MUSICA ANTICA di Urbino (20 – 27 luglio) Direttore artistico: Claudio Rufa Programma XXXIX FESTIVAL DI MUSICA ANTICA chitarra; S. Vallerotonda, tiorba. 24 luglio – Duo S. Montanari, violino; G. Togni, fortepiano 25 luglio – La vedova ingegnosa ossia il Medico Ignorante, Intermezzo di G. Sellitto, Petite Bande dir. S. Kuijken 26 luglio – Concerto barocco alla corte dell'Imperatore Cinese, Ensemble Sirocco, N. Houtman, flauto traverso; R. Collignon, clavicembalo 27 luglio, Orchestra Barocca Fima, dir. Claudio Rufa 20 luglio – J.S. Bach: Sonate e Suites, P. Pandolfo, viola; M. Gelis, clavicembalo 21 luglio – Il finto parigino, M. Pennicchi, soprano; M. Galassi, arpa a crochet; M. Squillante, mandola e mandolino 22 luglio – Da Sonare Organi, A. Coen, organo 23 luglio – Repicavan las campanillas, M. Dalena, tenore; V. Losito, violino; A. Damiani, liuto e chitarra; M. Carreca, arciliuto e chitarra; F. Tomasi, tiorba e FONDAZIONE ITALIANA PER LA MUSICA ANTICA F.I.M.A. S TRUMENTI DELLA CITTÀ DI URBINO ASSESSORATO CULTURA E M USICA A NTICA XV esposizione partecipanti: Walter BARBIERO Pierre BOHR Martin DE WITTE Fabio DI NATALE LIM MUSEDITA Ralf NETSCH Gerardo PARRINELLO Nelly POIDEVIN Olivier PONT Anna RADICE Marco SALERNO Urbino, Sale del Castellar e di Palazzo Ducale 20 - 22 luglio 2007 Pietro SOPRANZI Giovanni TARDINO Rudolf TUTZ FONDAZIONE ITALIANA PER LA MUSICA ANTICA DELLA SIFD Via Col di Lana 7 - 00195 Roma Tel. e fax 06/3210806 PRESIDENTE Andrea Damiani – PRESIDENTE ONORARIO Giancarlo Rostirolla COMITATO DIRETTIVO – Celestino Dionisi, Saverio Franchi, Franca Maraschini, Renato Meucci, Orietta Sartori, Barbara Sparti TESORIERE Massimo Monti – SEGRETERIA Lara Amici BOLLETTINO a cura di Andrea Damiani Indirizzo Internet della FIMA: www.fima-online.org Posta elettronica: [email protected] Informazioni sui Corsi di Urbino: [email protected] 6 Il Ganassi A SONG with HAUTBOYS Seek not to know A Symphony for HAUTBOYS b . &b C ˙ b & b C ˙. ? bb C B.C. 5 &b b œ. b & b nœ #œ œ ? bb œ &b # #œ ˙ œ œ ≈ œ ? bb œ œ œ œ 15 b &b Œ b &b œ ? bb ˙ 19 b &b ˙ b &b ˙ 6 # œ œ œ œ œ 9 œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ Œ Œ Œ œ #œ œ œ œ 6 9 œ Œ Œ œ ˙ 4 œ ˙ œ ˙ #5 6 7 # œ Ó ˙ Œ œ œ œ œ œ œ œ Œ Œ j œ w œ œ. œ œ. œ œ ˙ J œ nœ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ #œ ˙ w 3 œ œ œ œ œ œ œ œ ? bb œ œ œ œ œ œ œ œ w 6 œ ˙ œ ≈œœœ œ nœ œ œ œ œ. œ œ. œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ ≈œœœ ≈ œ œ œ ˙. œ œ œ 6 ≈ œ œ œ ˙. œ œ œ œ œ ˙ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ #˙ œ ˙. œœ˙ œ. ≈œœœ œ œ œ 6 ˙. Ó œ #œ œ œœœ œ œœœœ˙ ≈ œ œ œ ˙. b & b ˙. b5 5 4 Ó ˙ œ œ # 6 b ˙. j œ ˙ œ œ. œ œ. œ œ œ œ b5 ≈œœœ œ œ œ œ #œ nœ œ œ # 6 ≈ œ œ œ ˙. ≈ œ œ œ ˙. œ œ œ nœ œ œ œ œ ≈œœœ œ œœœœ˙ ≈ œ œ œ ˙. ≈ œ œ œ #˙. œœ˙ 9 10 ≈ œ œ œ ˙. Henry Purcell œ ˙ 5 4 # w w n (Fig. 5) Il Ganassi b & b 32 (Hautboy) ∑ b & b 32 ˙ Voice not ? b b 32 w. 6 &b &b b ? bb veal'd, œ bœ œ b &b ˙ Fa - te ? bb w . b & b nw b œ ˙ &b œ œ too bu ? bb w &b most con 4 3 w ˙ œ. œ ˙ J - sy ˙ ˙ Man w 7 if fu ˙ w - ture - must 6 4# 6 ˙ œ ˙ not, w. œ #œ œ for w # - tunes s on w. - ly must œ œ ˙. œ ceal'd, w ˙ ˙ ˙ w 6 œ œ œ œ ˙ - w. not, be re 6 4 3# - œ ˙ J ˙ find 7 ˙ 6 œ œ his ˙ 6 too bu #w. - - œ œ œ #˙. w - rows 7 6 ˙ nœ nœ œ œ œ œ œ œ œ nœ œ w ˙ 8 know w 4 be 3# - fore: w. # ˙ œ. œ nœ. œ J J w. # œ œ œ œ ˙. sor ˙ Man, 6 #œ should sy ˙ where w œ. œ nœ. œ nw. J J ˙. 6 w ˙ ˙ ˙ - - ˙ ˙ œ w J - ˙ he ˙ ˙ ∑ ˙ w. ˙ flo #œ œ œ œ œ œ œ 6 w. would 6 b ˙ œ nœ œ œ #w ? bb - ˙ 6 b &b ˙ œ œ œ œ - ˙ w 6 16 - w is 7 - w. œ. œ œ. œ œ. œ J J J œ œ œ œ what ˙ œ Ó Joy w. b & b ˙. ˙ ˙ ˙ œ . œJ œ . œJ œ . œJ œ œ œ œ . Jœ œ . j j . ˙ œ . Jœ œ . œJ œ . Jœ ˙ œ œ œ . . œ œ ˙ Ó w 11 21 w. not, œ œ œ #˙ ˙ ˙ must what j j œ . œ œ . œ œ . œJ w b ˙ ˙ know to w ˙ n˙ w ˙ ˙ Seek ˙ œ w. œ #w. more, w. ˙ ˙ # ˙ Ó ˙ ˙ For w. 6 Ó ˙ by Ó ˙ that Il Ganassi “L’Encyclopédie” e gli strumenti musicali di Renato Meucci Ecco ancora un altro brano tradotto del testo della Encyclopédie méthodique. Arts et métiers mécaniques (Parigi, 1785), che descrive dettagliatamente gli strumenti illustrati nelle tavole dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, 1751-58 (sezioni Instrumens de Musique ed Art du luthier del “tomo III delle incisioni”). Dopo il flauto dolce (2000), il clavicembalo (2001), il liuto (2002), la viola da gamba (2003), il violino (2004), l’arpa (2005), eccoci finalmente alla bombarda e all’oboe, testo per il quale sono stati preziosi alcuni commenti gentilmente inviatimi da Alfredo Bernardini. (RM) terzo quanto il terzo dal primo o il quarto dal sesto, così come il settimo è distante dal sesto quanto il quarto dal secondo, sebbene la distanza dei suoni prodotti sia la stessa. La bombarda soprano è lunga due piedi(*) dal punto in cui l’ancia si inserisce nel corpo e fino all’estremità, e nove pollici e 1/3 dal nono foro e fino alla stessa estremità. Ci sono tre pollici e 1/3 tra l’inizio del corpo e il primo foro, che è distante dal secondo 13 linee; gli altri fori rispettano pressapoco la stessa distanza. Non vi è che il solo ottavo ad essere distante dal quinto 22 linee. Il contralto ha una lunghezza di due piedi, quattro pollici e 1/2, ivi compresa la pirouette, che è di due pollici e cinque linee. Hautbois (Bombarda e Oboe) Esistono due tipi di hautbois antico (bombarda), quello che veniva chiamato hautbois del Poitou e l’altro chiamato semplicemente hautbois, entrambi strumenti ad ancia. Il soprano [fig. 4] ha nella parte superiore otto fori disposti in modo tale che chiudendoli si ottiene la scala dei suoni. I fori nono e decimo servono solo a dar sfogo all’aria e ad accorciare la taglia soprano, la cui cameratura va allargandosi sempre più dopo il nono foro, che è doppio, e fino al decimo, anch’esso doppio, e da lì fino all’estremità. Chiudendo questi fori che si abbassa l’intonazione dello strumento. Il contralto di tali oboi [fig. 5] risulta una quinta più in basso del soprano a fori occlusi, ma non ha che sette fori da chiudere. Di questi sette l’ultimo è nascosto da un barilotto crivellato per lasciar passare l’aria, il quale oltre a ornare lo strumento nasconde la molla della chiave che serve a chiudere il foro sottostante lo stesso barilotto traforato, che è tenuto da due supporti. Il corpo del contralto è appiattito in questa sezione; l’ancia del contralto non differisce affatto da quella del soprano; essa si innesta in un cannello metallico su cui si trova un pezzo di legno che i costruttori chiamano pirouette, a sua volta inserito nella parte superiore dello strumento. L’ottavo foro non serve che a dar “luce” dai due lati. Tutti i fori sono praticati obliquamente, di modo che nella colonna d’aria all’interno dello strumento corrisponda un punto diverso da quello esterno; o, per dirla più propriamente, il foro e il punto al quale esso corrisponde non si trovano in uno stesso piano perpendicolare alla lunghezza dello strumento, ma sono inclinati verso l’ancia, ossia verso l’alto. Ne consegue che, essendo i fori esterni più vicini (mentre quelli interni sono più distanziati), li si può chiudere più facilmente per ottenere gli intervalli. Anche la distanza tra uno e l’altro dei fori non è regolare: il quarto foro è distante dal 9 Il Ganassi Tra estremità della pirouette e primo foro ci sono cinque pollici e sette linee, tra ottavo foro e pirouette c’è un piede e 3/4. Il primo foro è distante dal secondo un pollice e 1/3, così come il secondo dal terzo, il quarto dal quinto, e il quinto dal sesto; la distanza tra terzo e quarto è il doppio della precedente; quella tra sesto e settimo e tra settimo e ottavo è di tre pollici e 2/3. Quanto al basso [fig. 9] esso è così lungo che al posto dell’ancia vi è un cannello ricurvo all’estremo del quale viene inserita l’ancia. Questo basso misura cinque piedi dal punto in cui il cannello si unisce al corpo e fino all’uscita dello strumento, undici fori di cui l’ottavo, il nono, il decimo e l’undicesimo sono nascosti sotto il barilotto; di modo che vi sono in questa funzione tre chiavi, senza contare la ‘tasca’ (poche) che ha pure la sua chiave che copre l’undicesimo foro. Quanto all’estensione delle rispettive parti, il soprano, ad esempio, copre una quindicesima. Una volta emessi dallo strumento tutti i toni naturali che corrispondono ai fori, forzando l’aria se ne ottengono altri ancora più acuti. Non c’è bisogno di soffermarsi sulle bombarde del Poitou: sono gli stessi strumenti che abbiamo appena descritto, a parte qualche piccola differenza costruttiva. L’oboe rappresentato alle figg. 11 e 12 delle tav. VIII e IX degli Instruments de musique, tomo III delle incisioni, è composto di quattro [in realtà tre] parti; la prima e più stretta è A (fig. 11), che accoglie l’ancia. Questa sezione si congiunge con la seguente per mezzo del rigonfiamento B ed è forata da tre fori, 1, 2, 3; la seconda sezione BC, che entra nel rigonfiamento della terza, è forata da cinque fori 4, 5, 6, 7, 8, e guarnita di due chiavi; la terza CD, più grande delle altre, termina con un padiglione o campana simile a quello della tromba o del corno. Questo pezzo è forato dai due fori 9, disposti uno di fronte all’altro, fori che non si chiudono mai; la loro distanza rispetto ad A determina la tonalità dello strumento. L’oboe è forato per tutta la sua lunghezza come i flauti, con l’unica differenza che la sua camera10 tura si allarga sempre più dal lato dell’apertura D (fig. 11). Delle due chiavi che chiudono il settimo e l’ottavo foro solo la piccola è tenuta ferma sul settimo foro per mezzo della sua molla, come la chiave del flauto traversiere; l’altra chiave, che è la più grande, è sempre aperta e, come quella del fagotto, si chiude solo quando si spinge il dito sulla sua leva. All’estremità A (fig. 11) si inserisce un’ancia GH che è composta da due lamelle di canna, appiattite dal lato G e arrotondate dal lato H, su un cannello di ferro sul quale si fa un po’ più in alto la legatura hH; verso la parte G si mette un altro legaccio g, che fissa le due lamelle in quel punto, e non le lascia vibrare se non dopo g e fino a G. Questa lunghezza gG determina l’intonazione dell’ancia. Si fa entrare la legatura dell’ancia nel foro dell’oboe attraverso il lato A (fig. 11), di modo che la parte piatta dell’ancia sia indirizzata nella stessa direzione dei fori 1, 2, 3, ecc. sui quali si posano le dita. L’oboe, a questo punto, si trova nella condizione di suonare. Per suonare questo strumento bisogna tenerlo in maniera simile al flauto dolce, solo un po’ più sollevato; di conseguenza si terrà la testa diritta e le mani alte, la sinistra di sopra, dalla parte dell’ancia, e la destra sotto, verso l’apertura D (fig. 11). Si poggeranno le dita sui fori in questo modo, il dito indice della mano sinistra sul primo foro, il dito medio sul secondo e l’anulare o quarto dito della stessa mano sul terzo foro; poi si poserà il dito indice della mano destra sul quarto foro, il dito medio sul quinto, l’anulare di questa mano sul sesto; il dito auricolare, o mignolo, della mano destra serve a premere le chiavi quando necessario. Si collocherà l’ancia proprio al centro delle labbra, spingendola nella bocca al massimo per due o tre linee, di modo che ci sia circa una linea e 1/2 di distanza tra le labbra e la legatura g dell’ancia; la si collocherà in maniera da poterla stringere di più o di meno, a seconda del bisogno, e si farà attenzione a non toccarla minimamente con i denti. Il Ganassi sul flauto traversiere. Questo semitono si fa anche al Si dell’ottava sopra, forzando il fiato e serrando l’ancia con le labbra. Si deve osservare, quando si suona questo strumento, di aumentare l’aria nel mentre si sale e di stringere al tempo stesso le labbra. Per quanto riguarda il colpo di lingua, flattements, battements, ecc. si fanno come sul flauto traverso. Tutti i suoni naturali si ottengono nel modo dimostrato nella tavola del flauto traversiere, ad eccezione dei Do in alto e in basso, che si ottengono in maniera differente. Quello in basso (undicesima nota) si fa chiudendo il secondo foro e lasciando tutti gli altri aperti. Il trillo si ottiene come sul flauto traversiere, tranne per il fatto che si deve agire sul terzo foro. Quello in alto (nota 23a) si ottiene aprendo tutti i fori, oppure liberando solamente i primi tre e chiudendo il 4, 5, 6. C’è inoltre un Do ancora più basso che non risulta nella tavola dei suoni del flauto traversiere; si ottiene chiudendo tutti i fori e poggiando il dito sulla leva della chiave grande; ciò che fa applicare la valvola/chiave sull’ottavo foro, che viene in tal modo a chiudersi (il trillo si fa con questa stessa chiave). Si deve osservare che di norma non si sale oltre il Re (nota 25a) così che l’oboe ha due ottave e un tono d’estensione, e che suona all’unisono delle due ottave del contralto e del soprano del clavicembalo. Tutti i diesis e i bemolli si ottengono conformemente alla tavola del flauto traversiere, tranne quelli che seguono il Sol bemolle (nota 5a), che si forma aprendo il quinto foro del tutto e la metà del quarto, e chiudendo tutti gli altri, eccetto quello della chiave grande (il trillo si fa con il terzo foro)[vedi tavola alla pag. seguente]. Il Fa diesis (nota 5a) si ottiene talvolta allo stesso modo, e si trilla sulla metà del quarto foro; ma più comunemente lo si ottiene sull’oboe allo stesso modo che sul flauto traversiere. Il Sol bemolle in alto (nota 41a) si forma aprendo tutti i fori, eccetto il quarto e quello della chiave grande e si trilla anch’esso sul terzo foro. Il Fa# (nota 17a) si produce analogamente, e si trilla sul quinto foro, ma si ottiene anche come sul flauto traversiere. Il Sol# o il Lab si forma sia in alto che in basso aprendo la metà del terzo foro, chiudendo del tutto il primo e il secondo e liberando tutti gli altri; il Sol# si trilla sulla metà del terzo foro, il Lab su tutto il secondo foro. Il La# o Sib si fa in alto e in basso chiudendo il primo e il terzo foro, e lasciando tutti gli altri aperti. Il Do# o Reb (note 12a e 45a) si forma liberando il primo foro e chiudendo tutti gli altri, compreso quello della chiave grande; il Do# si trilla con la chiave del mignolo; il Reb si trilla sul sesto foro, con tutti i fori chiusi, o anche come Bombarda contralto (taille de hautbois) Strumento musicale a fiato e ad ancia, del tutto simile all’hautbois ordinario, rispetto al quale suona una quinta sotto. La sua estensione è compresa dal Fa della chiave di Fa del clavicembalo fino al Sol un’ottava al disopra di quello della chiave omonima dello stesso clavicembalo. Bombarda basso (basse de hautbois) Era un grande hautbois che serviva da basso agli altri. Al giorno d’oggi il fagotto ha preso il posto della bombarda, e a ragione perché quest’ultima, essendo tutta diritta, aveva un suono più sgradevole del fagotto. Negli ultimi due secoli si aveva di solito un insieme completo di ciascun tipo di strumento, vale a dire, un basso, un tenore, un contralto, e un soprano. Il contralto dell’oboe si chiamava anche nicolo; c’era inoltre un basso di hautbois, più grave della bombarda basso, che si chiamava bombardonne, e che era lungo circa 10 piedi. Hautbois de forêt (oboe da caccia?) Questo strumento, molto somigliante all’oboe ordinario, ha però un suono più amabile. È scomponibile in cinque pezzi: 1°. Il corpo, sul quale si adatta il cannello, e che ha tre fori il terzo dei quali è in realtà doppio, con due fori uno a fianco dell’altro; questo pezzo entra nel successivo. 2°. Il corpo dove si trovano le due chiavi e altri tre fori. 3°. Il padiglione nel quale entra il secondo pezzo. 4°. Il cannello ricurvo che entra nel primo pezzo. 5°. L’ancia che entra nel cannello. Questo strumento ha la stessa estensione dell’oboe, ma il suono è meno “da ancia”, vale a dire meno sonoro e più vellutato. Allorché se ne vuol far uso in orchestra bisogna osservare che la parte sia copiata alla quinta al 11 Il Ganassi tonalità naturali, sia maggiori che minori, o al massimo in quelle con due o tre diesis (quanto alle tonalità coi bemolli, se ne trovano tuttavia anche quattro in chiave). (Laborde, Essai sur la musique). disotto del tono nel quale è stato composto il pezzo; vale a dire, che se il brano è in Do, allora bisogna copiare la parte in Fa; la si copia invece in Do se il brano è in Sol. Bisogna ancora osservare, quando si impiega questo strumento, che la quinta della tonalità nella quale si suona non abbia bemolli, e ancor meno dei diesis, visto che sono molto difficili da eseguire; non bisogna farne uso se non nelle (*) Ricordo che il piede parigino dell’epoca = 324,84mm; il pollice (divisibile in 10 linee) = 27,07 mm. 12 26 &b &b b ˙ ˙ ˙ ˙ b ˙ 31 b &b w 6 ? bb ˙ b &b C w ∑ b j j & b C ‰ œj œ œ œ ? bb C w En - quire not then, 40 b &b b &b œ ? bb 46 Crown, &b or who shall b œ œ œ ? bb 51 all must œ œ œ w. b &b œ œ œ œ œ œ b &b ˙ ? bb Fate w ˙ ˙ ˙ # œ b˙ œ œ œ nw w shall to their œ œ ˙. j œ. ˙ 6 r œ be œ œ œ œ nœ œ ˙ mis - for - tune ˙ will too, n 6 œ œ œ freed, - ˙ - - ˙ ˙ quick, ˙ all w. œ œ ˙. œ œ œ œ ˙. - ˙ - œ ˙. ˙ w - w w 4 ly 3 wear a œ œ œ œ œ œ Ó w w. œ œ #œ œ œ Doom, ˙ œ ˙ œ œ J J œJ sub - mit, œ 5 3 ∑ shall œ ˙ œ 6 4 - 'tis œ ted C œ œ J Ó œ. œ œ œ œ œ quick die; w Œ must C w. œ 5# 3 œ œœ C w. ˙ 6 4 Who w 32 w . too 13 ˙ ti - ny, w. #œ ways œ ˙ Des - ˙ Œ œ ˙ All, œ œ œ J w ∑ Ó œ œ œ œ œ œ œ w - ˙ 32 w œ œ œ œ ˙ ˙ his 32 œ œ œ œ œ œ w œ Ó ap - poin al but œ ˙ Bonds ∑ Bleed. œ œ œ œ ˙ n n j ˙ œ œ . œ œ . Jœ œ . Jœ mit ˙ ˙ Œ œ œ J ˙. Œ œ œ. œ ˙ œ J ∑ who shall from œ. ˙. of ˙ ˙. ∑ ˙. œ . œj œ . œj n ˙ and - edge w œ œ œ œ. œ œ œ œ. J J J œ ˙ J all, at œ œ œ œ œ œ - - n˙. ˙ œ œ #œ œ œ ˙ b7 b5 6 sub - w œ œ. J ‰ Jœ œ œj œ J Bleed, ˙ œ ˙ knowl live who, œ œ. ‰ œ œ œ J J J b œ &b œ œ that œ ∑ ˙ œ. ˙ œ œ . œ œ . œj # œ . œj ˙ J would not ˙ ˙ ˙ œ œ œ œ œ œ he would not, 6 36 œ ˙ ˙ by nw. ˙ Ó ˙ for ˙ b &b Œ œ ˙ Ó ˙ Ó knowl - edge, ? bb w . ˙ Il Ganassi Ó ˙ 6 ˙ œ œ œ œ œ œ w come; w. Ó Il Ganassi 56 b & b ˙. b &b ˙ œ œ ˙ Let ? bb 61 &b &b me no more, œ œ nœ w I œ œ œ œ œ œ b & b œ œ ˙. œ œ to tell ? bb 6 the b w &b œ œ b . & b œ Jœ œ œ œ ˙ - ? bb # ˙ . - - 6 b &b œ œ b & b œ. am œ œ - œ œ œ œ Fate, n œ - full Charms œ œ œ œ ˙ by œ ˙. œ œ œ œ be 6 œ. œ œ ˙ Fate œ 6 œ 6 œ œ œ œ œ #œ ˙ Let ˙. I more, œ 6 œ œ #˙ to œ tell, œ 6 œ œ 6 ˙ j œ. œ ˙ I # 6 ˙ am œ œ œ œ œ œ by for-bid Fate œ ˙ 6 œ œ ˙. Œ œ ˙ tell more 6 œ œ . œJ œ œ ˙. by Fate, #œ œ œ the # 6 # œ 6 œ œ œ œ œ #œ œ n˙ 6 with pow - er - 6 ˙ 4 to tell, œ œ ˙. œ œ œ œ œ œ 6 œ #˙ 6 ˙. no n œœ œ œ œ J œ œ w œ be œ œ œ œ œ œ œœœ œ œ œ œ to œ ˙ no more, ˙. n ˙ press'd, œ œ œ ˙. œ nœ œ w œ œ J ˙. œ œ ˙ œ œ nœ for-bid œ œ˙ ˙ œ 6 œ œ œ œ œ œ œ œ œ nœ 6 7 œ œ œ œ œ œ œ. am b5 # me no 6 œ . œJ ˙ Œ œ #˙. # 6 œ #œ nœ œ œ ˙. œ œ œ œ œ œ œ œ 7 for-bid by 6 œ œ nœ w. œ ˙ J n˙ œ #œ œ œ œ œ œ œ b5 œ œ ˙. rest: # 4 for-bid œ w. œ œ œ œ œ œ 71 ? bb 6 #œ b &b Œ œ ˙ 6 œ œ œ œœœ œ œ # n # 66 76 am no ˙ j œ. œ ˙ œ œ œ œ œ œ œ œ œ . œJ œ . œ œ œ œ ˙ œ œ ˙. J more with pow - er - full Charms œ œ ˙. œ #˙. œ nœ w. œ ˙. Œ œ œ ˙ ˙ ˙ ˙ press'd, ? bb n 6 #˙. b no more, œ nœ œ ˙. ˙. b Œ œ ˙ œ œ w œ œ w œ ˙ œ œ nœ ˙. Œ œ I œ #œ nœ œ œ w. b5 w. rest. w. Il brano musicale di Henry Purcell qui presentato è un'aria con oboi tratta dalla raccolta Orpheus Britannicus, pubblicata postuma in due volumi a Londra nel 1698 e nel 1702 da Henry Playford. Questi afferma nella prefazione che Purcell possedeva un'attitudine particolare per per esprimere l'energia delle parole della lingua inglese, e inoltre era in grado di muovere le passioni dei suoi ascoltatori. Orpheus Britannicus contiene principalmente brani tratti dalle opere di Purcell: in questo caso si tratta di The Indian Queen, l'ultima sua opera lasciata incompiuta (fu completata dal fratello minore Daniel): la trama è basata su una improbabile guerra tra l'impero Inca e quell Azteco. In quest'aria il mago Ismeron predice il futuro, nascondendo tuttavia la tragica verità, all'innamorata Zempoalla. 14 # Il Ganassi Ricordo di Peter Dechant di Barbara Sparti Il 20 agosto 2006 la FIMA e il corso estivo di Urbino hanno perso un affezionato e prezioso collaboratore. Peter Dechant, che per almeno vent’anni aveva accompagnato le classi di danza rinascimentale, è stato stroncato dal cancro. In giugno, dopo aver subito un’operazione che aveva fatto sperare, sia lui che la famiglia, una possibile guarigione, il suo primo pensiero era stato quello di rassicurarci che sarebbe stato presente al corso, come sempre. Sfortunatamente lo sarà solo con lo spirito: ci è mancato la scorsa estate e ci mancherà nel futuro. Peter amava accompagnare sul liuto le danze del XV e del tardo XVI secolo. La musica di danza di Fabrizio Caroso e Cesare Negri è scritta in intavolatura, ma Peter andava oltre la pagina scritta. Grazie alla sua lunga esperienza conosceva bene i tempi e le proporzioni esistenti tra le differenti parti di una suite di danze (balletto, gagliarda, saltarello, canario) e li realizzava nella maniera più vicina alle esigenze dei danzatori. Per i balli del XV secolo, dei quali sopravvive solo una linea melodica, Peter componeva degli arrangiamenti, che anche in questo caso erano consapevoli dei vari cambi di metro nelle differenti misure; mentre per le bassedanze era solito comporre sia il tenor che le altre voci. Insomma, una conoscenza profonda dovuta ad anni di esperienza. Le registrazioni e i CD che realizzava per gli studenti costituiscono una preziosa eredità: il suo album di bassedanze è unico, così come lo sono molti degli arrangiamenti dei vari balli e balletti. Gli studenti che si avvalevano dell’accompagnamento di Peter potevano apprezzarlo sotto i più diversi aspetti. Occasionalmente partecipava al riscaldamento dei danzatori e poteva anche accadere che si aggiungesse lui stesso alla gioia della danza, cantando le arie di alcuni balletti, gagliarde o frottole. Era sempre ben disposto a discutere dei problemi musicali legati alla danza che ogni anno potevano sorgere, quali il tempo del Passemezzo e delle sue variazioni. Ed era anche sempre disponibile per gli studenti che volevano realizzare le proprie ricostruzioni di danze. La sua dedizione al corso di Urbino era tale che, piuttosto che rinunciarvi a volte aveva preferito tornare in Germania per essere presente ad un esame nella scuola di musica dove insegnava – viaggiando in automobile o con un treno notturno – una o anche due volte durante il periodo del corso. Anche la sua famiglia aspettava ogni anno con ansia il momento di partire per Urbino e gradiva particolarmente il soggiorno. La maggior parte degli studenti, ma anche dei colleghi, ad Urbino conosceva poco della sua formazione. Dopo aver studiato pedagogia sociale per due anni Peter si era diplomato in chitarra e canto al Conservatorio “Richard Strauss” di Monaco e successivamente si era diplomato in liuto a Würzburg. Per molti anni aveva insegnato chitarra e teoria musicale alla “Berufsfachschule” di Altötting e, privatamente, il canto. Anche in questo caso, come ad Urbino, era molto apprezzato dagli studenti, che spesso restavano in contatto con lui anche dopo aver terminato gli studi. Peter svolgeva una intensa attività di concertista e collaborava con numerosi musicisti, quali Michael Schopper, Sepp Hornsteiner, e Garchinger Pfeiffer. Secondo il suo figlio maggiore era anche interessato ad approfondire il rapporto tra scienza e musica, cercando di elaborare nuovi concetti o di identificare nuovi rapporti con altri campi, quali la matematica. Peter era un padre meraviglioso e i suoi tre figli maggiori, Gabriel (26 anni), Joseph (24) e Benjamin (21) che lo accompagnavano ad Urbino nei primi anni, ricordano ancora quando lo aiutavano a fabbricare le corde per il suo liuto. Oltre a tutto ciò Peter amava la natura e i viaggi e addirittura era capace di avventurarsi con i figli in escursioni in canoa sui laghi e lungo i fiumi. Dal suo secondo matrimonio Peter ebbe altri tre figli: Felicitas (16 anni), Manuel (10) e Tobias (3). Le regsitrazioni effettuate da Peter Dechamp appositamente per gli allievi dei corsi di danza rinascimentale di Urbino sono state raccolte in due CD da Barbara Sparti e Gloria Giordano, con l’aiuto di Lieven Baert. In questo modo il suo ricordo resterà sempre legato ai corsi di Urbino 15 Il Ganassi Ricordo di Anna Cardosi di Giancarlo Rostirolla Con questo breve scritto desideriamo rendere omaggio alla memoria di una cara amica, che ha avuto un ruolo determinante per la nascita della Società Italiana del Flauto Dolce e quindi di conseguenza della Fondazione Italiana per la Musica Antica. Anna Cardosi è stata infatti presente, negli anni Settanta del Novecento, all’atto di costituzione notarile del citato sodalizio e per lunghi periodi ha fatto parte del consiglio direttivo dell’Associazione. Di eccellente formazione musicale, si era diplomata in pianoforte per assumere poi quella missione nel campo della didattica musicale, che non abbandonerà più. Nella Scuola Media mise a disposizione con dedizione unica verso i giovani il frutto di numerose esperienze di studio maturate in corsi specialistici nei metodi Orff, Kodàly, Willems e Jaques-Dalcroze, metodologie alle quali un periodo di rinascita dell’educazione musicale – siamo appunto negli anni Settanta - guardava con grande ottimismo. Anche nell’ambito della SIEM (Società Italiana per l’Educazione Musicale) Anna Cardosi si distinse per la partecipazione attiva alle nuove esperienze pedagogicomusicali a favore della Scuola e delle nuove generazioni. Entusiasta sostenitrice della coralità vocale e strumentale, fu anche grazie al suo attivismo e alla sua generosità che, nell’ambito della SIFD poi FIMA poterono affermarsi i corsi di formazione musicale rivolti a persone di ogni età e interesse, nei quali – oltre al flauto dolce e al pianoforte – lei utilizzava l’intero strumentario Orff e anche strumenti ad arco e a fiato del rinascimento. Non è possibile dimenticare la qualità del suo impegno didattico, che si traduceva al momento dei saggi pubblici di fine anno in manifestazioni di altissimo profilo, non solo didattico, ma musicale nel senso più alto. In tali contesti, Anna Cardosi si impegnava anche a far conoscere – accanto al tradizionale repertorio rinascimentale e barocco – autori contemporanei come Hans Poser, Hanns Ulrich Staeps, Paul Hindemith e Hans Martin Linde – in brani d’assieme che coinvolgevano anche formazioni cospicue di esecutori, giovani e adulti. La forza d’animo, la decisione caratteriale, la competenza tecnico-artistica si accompagnavano in Anna Cardosi alla simpatia, all’umanità, alla generosità, all’altruismo. Ecco alcune sue parole sulle attività didattiche da lei svolte nell’ambito della SIFD –FIMA, tratte dalla pubblicazione Urbino, che passione! Trent’anni di musica antica in Italia, a cura Paola Pacetti, Roma, FIMA, 1998): «[…] coordinavo l’attività didattica e pensai di affidare alcuni corsi anche ad alunni che erano a un livello avanzato, ponendomi nello stesso tempo il problema di dare un’impronta unitaria alla didattica della SIFD. Organizzai così corsi di formazione degli insegnanti con Louisa Di Segni, che tenne corsi di metodo Dalcroze […] Comunque il ricordo più bello resta quello dell’amicizia, delle amicizie che sono nate con gli allievi […] tra questi mi piace citare Cristina Scrima […] Benedetto Carucci, i fratelli Borra. Certo, fra i tanti cari amici qualcuno non c’è più … Guido Borra, Simonetta Tosi, entusiasta animatrice di numerose iniziative rivolte agli studenti […] Edwin Alton è un altro caro amico […]. Un ricordo caro è quello dell’aspetto umano e della solidarietà che ci legava. Anche non conoscendosi, facendo parte del Corso di Urbino automaticamente si diventava amici perché si capiva di avere ideali in comune, che andavano anche al di là della musica: ad esempio la socializzazione, tutte cose che si sviluppavano attraverso la musica d’assieme […] e poiché io sono stata insegnante di Scuola Media, ho cercato di trasferire tutte le mie esperienze, di musica d’assieme e di coralità proprio nella scuola». Anna Cardosi resterà sempre nel nostro affettuoso ricordo, e nel cuore di tutti coloro che l’hanno conosciuta. Si è spenta serenamente nella sua casa di via Sabrata il 5 maggio 2007. Era nata a Roma il 1 giugno 1935. La Biblioteca “Sylvestro Ganassi” La Biblioteca Ganassi della Fondazione Italiana per la Musica Antica (FIMA) è situata in Via Col di Lana 7, Roma. Specializzata in organologia, cioè, nello studio degli strumenti musicali e dei campi di ricerca attigui, come la costruzione e il restauro degli strumenti e la discussione della prassi esecutiva, la biblioteca contiene libri sugli strumenti in generale e monografie dedicate ai singoli strumenti o gruppi di strumenti, trattati storici sugli strumenti, istruzioni sulla loro costruzione, documenti sui costruttori di epoche passate, cataloghi di collezioni e mostre. Particolarmente importante è la collezione di riviste specializzate, sia italiane che straniere, molto apprezzata dagli studiosi. Alcuni esempi: le riviste della «Galpin Society», «English Lute Society», «Lute Society of America», 16 «American Musical Instrument Society», «International Double Reed Society», «American Lutherie». Alcune riviste presenti nella Biblioteca Ganassi non sono probabilmente disponibili in altre biblioteche aperte al pubblico, almeno a Roma. Una cospicua parte della biblioteca è dedicata alla musica pratica, dal Rinascimento al Barocco e anche oltre. Inoltre, una sezione è dedicata all'insegnamento della musica, specialmente all'infanzia. La documentazione disponibile può essere di grande valore e d'aiuto per le tesi di laurea o di dottorato, oltre che - più in generale - per chi desidera approfondire queste discipline specifiche, oppure mantenersi aggiornato sugli studi piu' recenti e avanzati. Il Ganassi CD Novità di Giovanni Cappiello ˇ MYSLIVECECK Sinfonie Concerto Köln Archiv, 4776418. 67’17“ Figlio di un mugnaio boemo, Josef Myslivececk fu ˇ protagonista di una vita da romanzo cui non fece difetto né la gloria del successo né il dramma della caduta, resa ancor più tragica dalla malattia e da un’operazione chirurgica che lo lasciò sfigurato. Come compositore di lui si ricorda l’inesauribile talento di operista, e i brani strumentali che qui si ascoltano ne confermano la fama: i temi si susseguono come personaggi su un palcoscenico, animati da una vena che preferisce l’inventiva alla riflessione e disegnati a tutto tondo dal trascinante “mannheimer Geist” del Concerto Köln. SANZ Instruciòn de musica para la guitarra española (1697) Labirintos Ingeniosos Zig Zag Territories, ZZT061002. 65’38“ Un nome che più barocco non si potrebbe – il gesuita Baltasar Cracián lo avrebbe definito conceptuoso raccoglie quelli di Xavier Diaz-Latorre e Pedro Estevan, qui impegnati a sprigionare le ipnotiche fragranze delle Instruciòn di Gaspar Sanz, ad esaltarne, nel dialogo perfetto tra chitarra e percussioni, le raffinatezze idiomatiche e la inesauribile propulsività ritmica. Musica non certo nuova per gli appassionati, ma eseguita in una veste e con una perizia che si guadagnano il tempo di un nuovo ascolto. GOLDBERG Concerti per cembalo e orchestra Orquestra Barroca de la Universidad de Salamanca, Ogg Verso, VRS 2025. 65’54“ Passato alla storia come forzato compagno delle notti insonni del conte Herman von Keyserlink, Johann Gottlieb Goldberg imparò i segreti del mestiere di inventar musica nientemeno che dallo stesso Johann Sebastian Bach, ma ciò non bastò ad evitargli il lapidario giudizio di Nikolaus Forkel, che gli negò ogni talento per la composizione. Jacques Ogg e i ragazzi dell’Orchestra Universitaria di Salamanca ci danno la possibilità di farci la nostra idea in merito alle capacità del musicista polacco incidendo con impeto e qualche giovanile spigolosità i suoi due ciclopici concerti supersiti per cembalo e archi. WEISS Opere per liuto Jakob Lindberg Bis, CD 1524. 73’12“ Agli inizi del ‘700, negli anni che inaugurarono la stagione del primato del presente sul passato, era normale che un’inutile anticaglia come un liuto con un secolo di vita venisse rimaneggiato per poter eseguire la musica del tempo. È ciò che è capitato ad uno strumento del tardo Cinquecento che Jakob Lindberg ha acquistato ad un’asta ed ha usato per incidere alcuni dei brani più celebri di Silvius Leopold Weiss. Il risultato è una delle più riuscite registrazioni liutistiche di questo scorcio di millennio; e se qua e là si sente la mancanza dei due bordoni più gravi, alle antiche essenze di questi legni va il merito di aver regalato il giusto tepore ad una mano da sempre perfetta nella tecnica, ma che in passato era spesso apparsa piuttosto fredda negli slanci espressivi. WALTHER Hortulus Chelicus Mainz, 1688 Les Plaisirs du Parnasse, Plantier Zig Zag Territories, ZZT060902. 73’29“ Risplende il barocco nella musica di Johann Jacob Walther, vi palpita la sua inesauribile tensione dialettica tra armonia e varietà, la sua perenne ricerca di un discorso che sappia rendere conto «per un istraforo di prospettiva» dell’intera vertigine del mondo. In un trionfo di effetti acustici e di finezze espressive, sulla griglia prospettica di un pentagramma e di una cordiera di violino l’archetto disegna un intero universo di affetti, stipati con gioiosa intemperanza nella miniatura di una giga, nella bizzarria di un preludio, nella ostinazione di una passacaglia. TRISTE PLAISIR Chanson di Du Fay Vide, Binchois, Grenon, Anonimo Norin, Cook, Ansorg Raumklang, RK 2208. 71’54“ Un’interpretazione di chanson fiamminghe basata esclusivamente su voce e due strumenti ad arco si potrebbe definire minimalista, ma ciò significherebbe concedere il primato della norma alle esecuzioni oggi di moda che esaltano i ritmi con profusione di percussioni e moltiplicano timbri e colori con generosi strumentari d’antan. Invece è nella concordia discors di tre sole voci, nel loro quasi svagato colloquio fatto di incontri e congedi, che ritroviamo il segreto più intimo di questa musica, il suo tentativo ingenuo e terribile di catturare il respiro dell’animo umano e quindi, dato che sono la stessa cosa, dell’universo. 17 Il Ganassi Novità dalle case editrici CENTRO DI MUSICA ANTICA PIETÀ DE’ TURCHINI Anonimi a cura di Giorgio Bussolin, Stefano Zanus Fortes – Francisco Correa de Arauxo Facultad Organica a cura di Guy Bovet – Georg Friedrich Händel 8 Suites for Keyboard (1720) HWV 426-433 ‘mises dans une autre applicature pour la facilité de la main’ by Gottlieb Muffat (1736) a cura di Christopher Hogwood – Alessandro Scarlatti Toccate (Biblioteca del Conservatorio di Napoli ms. 9478) per Organo o Clavicembalo Toccate e composizioni varie (Biblioteca Nazionale di Torino, Fondo Foà-Giordano mss. 394 e 401) per Organo o Clavicembalo Toccate e composizioni varie (Biblioteca Geral da Universidade de Coimbra, Secção dos Reservados, ms. MM 60) per Organo o Clavicembalo a cura di Andrea Macinanti, Francesco Tasini – Antonio Vivaldi (1678-1741) Sinfonia RV Anh. 93 in Do maggiore - Sinfonia RV Anh. 85 in La maggiore per 2 Violini, Viola e Basso. Partitura – Antonio Vivaldi (1678-1741) Sinfonia RV Anh. 93 in Do maggiore - Sinfonia RV Anh. 85 in La maggiore per 2 Violini, Viola e Basso. Edizione critica - Editio princeps a cura di Fabrizio Ammetto www.turchini.it I Turchini saggi Collana a cura del Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini – Le arti della scena e l’esotismo in eta’ moderna a cura di: Francesco Cotticelli - Paologiovanni Maione – La circolazione dell’opera veneziana del Seicento nel iv centenario della nascita di Francesco Cavalli a cura di: Dinko Fabris – Le fonti d’archivio per la storia della musica a Napoli dal xvi al xviii secolo a cura di Paologiovanni Maione I Turchini partiture Collana a cura delCentro di Musica Antica Pietà de’ Turchini – Francesco Provenzale Opere Complete a cura di Dinko Fabris e Antonio Florio EDIZIONI L’EPOS www.lepos.it – Marco Bizzarini Benedetto Marcello (collana Constellatio musica 14) – Mariateresa Dellaborra Giovanni Battista Viotti (Collana L'amoroso canto 04) – Rinaldo Alessandrini Monteverdiana (Collana Interludi con musica 08) LIM: LIBRERIA MUSICALE ITALIANA www.lim.it – Willi Apel Il canto gregoriano Liturgia, storia, notazione, modalità e tecniche compositive. Con due capitoli dedicati al canto ambrosiano e al canto romano-antico di Roy Jesson e Robert J. Snow. Edizione tradotta, riveduta e aggiornata da Marco Della Sciucca. Introduzione all’edizione italiana di Bonifacio G. Baroffio. – Commercio di lettere intorno ai Principj dell'Armonia fra il Signor Giuseppe Tartini; ed il Co. Giordano Riccati a cura di Luca Del Fra – Salvatore Carchiolo Una perfezione d'armonia meravigliosa Prassi ccmbalo-organistica del basso continuo italiano dalle origini all'inizio del XVIII secolo – All'ombra principesca Atti del Convegno di Studi Carlo Gesualdo nella storia d'Irpinia, della musica e delle arti - a cura di Pietro Mioli – Biblioteca Apostolica Vaticana MS URBINATE LATINO 1411 - Introduzione di Adalbert Roth - edizione in facsimile – James Haar, Biblioteca Apostolica Vaticana MS URBINATE LATINO 1411, Commentario UT ORPHEUS EDIZIONI www.utorpheus.com – Tomaso Albinoni 6 Concerti ‘a cinque’, op. 2 per Violino principale, 2 Violini, 2 Viole, Violoncello e Basso Continuo. – Francesco Anerio Ego sum Panis vivus,.Mottetto a 8 voci (SATB-SATB) e Basso Continuo. Partitura Coro a cura di Salvatore Villani –Heinrich Ignaz Franz Biber (1644-1704) Sonate del Rosario per Violino e Basso Continuo. Vol. I: Sonate I-V a cura di David Ponsford –Luigi Boccherini Arie accademiche a cura di Christian Speck – Giovanni Cavaccio Canzoni strumentali per 4 flauti dolci –Codice VEcap 759 (Verona, Biblioteca Capitolare, sec. XV) Contiene: 89 composizioni sacre da 2 a 4 voci di Berbingant, Giovanni Antonio Brocco, Marchetto Cara, Petrus Congeri, Josquin Desprès, Guillaume Dufay, Johannes Ockeghem, Johannes Martini, Johannes de Quadris, Johannes Tinctoris e 18 Il Ganassi La Stanza della Musica Gioacchino Rossini. Rilegato. 2007, pp. 480 [L2250] € 29,00 Frazee J.- Orff Schulwerk Today. Nurturing Musical Expression and Understanding. CD included. 2006, pp. 255 [L2242] € 50,00 Il balletto romantico. Tesori della Collezione Sowell. A cura di M.U.Sowell, D.H.Sowell, F.Falcone, P.Veroli. Presentazione di J.Sasportes. 2007, pp. 242 [L2260] € 58,00 Korpe M.- Sparate sul pianista! La censura musicale oggi. Con un’introduzione di Dario Fo [L2254] € 16,50 Martini L.G.- Taddei M.M.- Spaziare nella Musica. Scuolafacendo. Idee, percorsi, materiali. Contiene CD [L2253] € 11,50 Nicotra E.- Introduzione alla tecnica della direzione d’orchestra, secondo la scuola di I.Musin. Con la collaborazione del duo pianistico B.Canino e A.Ballista. Contiene DVD (It,En,Sp) diretto da P.Sciortino. 2007, pp. 95 [L2270] € 25,00 Pozzi R.- Il suono dell’estasi. Olivier Messiaen dal Banquet Celeste alla Turangalila-Symphonie. 2007, pp. 220 [L2264] € 25,00 Sparti D.- Musica in nero. Il campo discorsivo del Jazz. 2007, pp. 223 [L2241] € 17,00 Toffolo S.- Oscar Chilesotti (1848-1916). Un intellettuale veneto tra cultura e musica. Presentazione di A.Diaz. 1998, pp. 172 [L2268] € 14,46 Triesis. Appunti di semiografia musicale, con esercizi. A cura di A.M.Corduas, T.Di Natale, M.Maggiore. 2007, pp. 231 [L2263] € 22,00 Turco A.- La scrittura musicale del Canto Gregoriano (seconda parte). 2006, pp. 236 [L2247] € 32,00 Edizioni e Strumenti musicali Apostoli A.- Ma che musica! Brandi di classica e jazz da ascoltare e da guardare. Per bambini da 0 a 6 anni (secondo la Music Learning Theroy di E.E.Gordon). Con CD. 2007, pp. 40 [L2261] € 15,00 Baker D.N.- Arrangiamento e composizione per il gruppo Jazz, R&B, Jazz-Rock. Costruzione linee melodiche, scrittura a 2,3,4,5,6 voci, sezione ritmica, piano trio, quartetto jazz, relazioni accordo/scala, scrittura bitonale, etc. 2007, pp. 175 [L2269] € 31,00 Baldo C. - Chiesa S.- Intrecci sonori. Laboratori d’ascolto fra musica e parola. 2007, pp. 125 [L2259] € 10,00 Caroccia A.- I corrispondenti abruzzesi di Florimo. Selezione dall’Epistolario. Prefazione di F.Zimei. 2007, pp. 145 [L2266] € 25 De Lorris G. - De Meun J.- Le Roman de la Rose. Versione italiana a fronte di Gino D’Angelo Matassa, introduzione di L.Formisano. 2007, pp. 507 [L2273] € 42,80 Del Fra L.- Commercio di Lettere intorno ai Principj dell’Armonia fra il Signor Giuseppe Tartini; ed il Co. Giordano Riccati. 2007, pp. 182 [L2265] € 25,00 Duffin R.W.- How Equal Temperament Ruined Harmony (and Why You Should Care). Rilegato. 2007, pp. 196 [L2256] € 33,00 Emiliani V.- Il furore e il silenzio. Vite di Direttamente a casa vostra telefonando a: LA STANZA DELLA MUSICA Via Savoia, 56-58 00198 Roma Tel. & Fax: 06 85355065 E-mail: [email protected] Ear Power Un programma di ‘ear training’ da utilizzare sul computer Ear Power 3.0 Caratteristiche Ear Power è un programma di educazione dell’orecchio che può essere utilizzato con profitto sia dai musicisti dilettanti che dai professionisti. È di facile utilizzazione e contiene diverse funzioni. • Riconoscimento dell’altezza dei suoni: anche attraverso un semplice microfono a condensatore il computer può registrare la vostra voce e mostrare quale nota state cantando. • Esercizi sul riconoscimento dell’altezza dei suoni. • Esercizi sul ritmo, anche di livello difficile. • Esercizi sugli intervalli, melodici e armonici: è possibile selezionare gli intervalli che si vuole studiare • Esercizi per riconoscere gli accordi principali; è anche possibile costruirne di nuovi, secondo lo stile musicale preferito. • È possibile selezionare un livello di difficoltà o lasciare che sia il computer a determinare le vostre capacità. • Controlla e migliora in modo visivo la capacità di tenere il tempo, meglio di un metronomo. • È possibile usare qualsiasi strumento MIDI, o la tastiera dello schermo, per fare esercizi sull’altezza dei suoni. • Consente di imparare le note su, sulla chitarra e sul pentagramma. EarPower può essere scaricato dal sito: www.earpower.com 19 Il Ganassi (da spedire unitamente a fotocopia del versamento) alla Fondazione Italiana per la Musica Antica della SIFD ✂ C.P. 6159 - Roma Prati Il sottoscritto..................................................................................................................................... indirizzo completo di CAP............................................................................................................. Tel / fax .........................................................................................e-mail....................................... professione ....................................................................................................................................... strumenti suonati............................................................................................................................. ❏ livello medio ❏ semi-professionale ❏ professionale rinnova la sua adesione per l'anno 2007 versando la quota di €............................. a mezzo: -c/c postale n. 48457006 intestato a: Fond. Italiana per la Musica Antica della SIFD -assegno bancario NT allegato intestato a: Fond.Italiana per la Musica Antica della SIFD -presenta l'iscrizione del nuovo socio.......................................................................................... e chiede il rinnovo gratuito per l'anno 2007, come previsto dalle modalità d'iscrizione. Data e firma...................................................................................................................................... Modalità e quote di rinnovo associativo per l'anno 2007: - Quota di rinnovo ordinario con il ricevimento del solo Bollettino - Quota di rinnovo ordinario comprendente tutte le pubblicazioni edite nel 2007 - Quota di socio sostenitore " " " " - Quota di socio benemerito " " " " € 25 € 35 € 55 € 105 La presentazione di un nuovo socio dà diritto al rinnovo gratuito (€ 25) per l'anno 2005. Qualora il socio proponente desiderasse ricevere le pubblicazioni (Rivista Recercare e Musiche relative all'anno associativo) dovrà versare la differenza di €10. Il socio proponente dovrà trasmettere la propria richiesta di rinnovo unitamente all'iscrizione del nuovo associato. Il Ganassi BOLLETTINO DELLA FIMA C.P. 6159 00195 Roma 20