Se attraversiamo un bosco e osserviamo gli esseri viventi che caratterizzano questo ecosistema, possiamo riconoscere alberi ad alto fusto come farnie, roveri e carpini, arbusti, come biancospini e noccioli, e uno strato di sottobosco in cui si possono trovare anemoni, viole e funghi. Con un po’ di attenzione possiamo osservare anche alcuni animali, ad esempio scoiattoli che vivono sui rami più alti, uccelli rapaci che volteggiano al di sopra della chioma degli alberi e formiche intente a raccogliere provviste. Vediamo dunque che ciascun organismo non vive solo, ma insieme ad altri organismi sia simili sia diversi da lui: simili, cioè appartenenti alla stessa specie, perché ogni essere vivente ha l’esigenza di riprodursi; diversi, perché tra i viventi si instaurano molteplici rapporti, e non solo di tipo alimentare. In ecologia si usa il termine di popolazione per indicare gruppo di organismi che appartengono alla stessa specie, che vivono nella stessa area nello stesso periodo di tempo e che quindi possono incrociarsi fra loro. Durante la nostra passeggiata immaginaria, dunque, abbiamo incontrato una popolazione di farnie, una di scoiattoli, una di anemoni e così via. L’ecologia di popolazione studia come e perché, una o più popolazioni, cambino le loro caratteristiche nel tempo e nello spazio. Tra le caratteristiche fondamentali di una popolazione vi sono: la distribuzione per età, ossia il numero di individui presenti in ogni classe d’età nelle popolazione; la densità, ossia il numero di individui presenti per unità di area o di volume; la dimensione, ossia il numero totale di individui che costituiscono la popolazione. La stima dell’abbondanza delle popolazioni naturali Gli ecologi devono fronteggiare molti problemi tecnici quando si propongono di stimare la dimensione di una popolazione che occupa una determinata area. Le stime si basano sul campionamento, cioè sull'acquisizione di dati riguardanti porzioni della popolazione. I metodi di campionamento dipendono, come è logico, dalle caratteristiche morfologiche ed ecologicocomportamentali della specie (mobilità, confidenza, ritmi di attività, ecc.), dalla densità della popolazione stessa, dalla distribuzione degli individui nell'ambiente nonché dall'estensione e dalla conformazione dell'area oggetto dell'indagine. Tutti questi elementi influenzano la contattabilità della popolazione, la possibilità cioè di individuare e quindi contare i singoli individui di una determinata popolazione. Peraltro, nell'ambito di una stessa specie, la contattabilità non mantiene sempre valori costanti ma evolve nel tempo ed è, in particolare, influenzata dalla stagione nell'arco dell'anno. Se risulta, ad esempio, facile contare gli uccelli nel periodo di nidificazione o le rane nei siti di accoppiamento, risulta molto più difficile farlo nelle altre stagioni dell'anno. Il successo di un metodo di conteggio è influenzato, oltre che dalla contattabilità, anche dalla permanenza della popolazione, ovvero dalla presenza degli individui nell'area scelta per il campionamento almeno durante tutto il periodo di tempo necessario al rilevamento. Metodi di misurazione e campionamento Dal punto di vista operativo, le tecniche utilizzate per campionare le specie in ambiente terrestre sono sensibilmente diverse da quelle usate per l'ambiente acquatico. Le più utilizzate metodologie in ambiente terrestre sono: Conte totali: applicabili ad organismi grossi o facilmente individuabili oppure a quelli che si aggregano in colonie Metodo della quadrettatura: gli organismi vengono contati e valutati in quadrati di opportune dimensioni e numero, tali da stimare la densità degli individui nell’area presa in esame Metodo della marcatura e ricottura: vale per gli animali mobili in cui si cattura un campione della popolazione, si applica un segno di riconoscimento e gli individui marcati sono rilasciati. In base al numero di animali che successivamente si ricatturano si può stimare la dimensione della popolazione totale. In ambiente acquatico, invece, si utilizzano le seguenti metodologie: Conte totali: mediante osservazioni aeree o da imbarcazioni. Permette di coprire grandi aree in tempi brevi ma è applicabile solo a quelle specie che vivono in superficie, inoltre il dato varia a seconda della stagione e del periodo del giorno Campionamento con reti: fornisce immediatamente informazioni sulle specie presenti ma necessita di molto tempo per coprire grandi aree. Metodi acustici: permettono di contare il numero di pesci a partire dall’eco generata dal loro impatto con un’onda sonora che si propaga nell’acqua. Il vantaggio è che copre in poco tempo aree molto estese, ma non è affidabile per esemplari che sono troppo vicino al fondo o alla superficie, né per le specie che presentano echi molto deboli L'equazione di bilancio Il primo passo per capire come varia nel tempo la densità di una popolazione è quello di scrivere un'equazione di bilancio Dove : Nt+1 = numero di individui della popolazione al tempo t+1 Nt = numero di individui della popolazione al tempo t Dt = numero di morti al tempo t Bt = numero di nati al tempo t Et = numero di emigrati al tempo t It = numero di immigrati al tempo t Sebbene nascite e immigrazioni contribuiscano ad aumentare il numero di individui della popolazione da una stagione a quella successiva, mentre morti ed emigrazioni lo fanno diminuire, la natura di questi processi è profondamente diversa. Nascite e morti possono dipendere da caratteristiche intrinseche della popolazione, e principalmente dalla sua dimensione numerica N dipende infatti solo dall'abbondanza della popolazione nello specifico ambiente in cui essa si trova. Le immigrazioni, a loro volta, dipendono in genere da elementi esterni alla popolazione, come la presenza di un ``serbatoio'' di individui nelle aree limitrofe alla popolazione in esame. Le emigrazioni invece possono essere influenzate invece sia da elementi intrinseci, in quanto in condizioni di eccessivo affollamento gli individui possono essere incentivati a emigrare, sia da elementi estrinseci, come la presenza di siti adatti verso cui emigrare. Per semplicità, nel seguito si assumerà che immigrazione ed emigrazione siano trascurabili rispetto a natalità e mortalità: la popolazione cui faremo riferimento deve dunque pensarsi come distribuita omogeneamente nello spazio e in condizioni di isolamento rispetto ad eventuali popolazioni limitrofe. Natalità 1. la natalità è la capacità di una popolazione ad accreascersi 2. gli individui di ogni specie possiedono una caratteristica CAPACITA’ RIPRODUTTIVA O POTENZIALE BIOTICO, ossia il numero massimo di individui che un organismo è in grado potenzialmente di generare 3. la NATALITA’ ECOLOGICA si riferisce all’aumento di popolazione in condizioni ambientali reali o specifiche. Una rana, ad esempio, è in grado di produrre diverse centinaia di uova per volta, ma in realtà solo una parte di queste viene fecondata e il numero di girini che si sviluppano è ancora minore. Mortalità 1. la mortalità si riferisce alla morte di individui di una popolazione 2. esiste un MINIMO TEORICO DI MORTALITA’ che è costante per ogni popolazione numero minimo di morti in condizioni ideali e non limitanti (morti per vecchiaia) 3. la MORTALITA’ ECOLOGICA si riferisce al numero di morti nella popolazione in condizioni ambientali reali o specifiche. LA CRESCITA DELLE POPOLAZIONI Quando un gruppo di organismi si insedia in un ambiente che non è occupato da altri individui, come ad esempio le pendici di un vulcano poco tempo dopo un’eruzione, la velocità di riproduzione inizialmente è bassa: gli organismi che riescono a stabilirsi e ad adattarsi alle nuove condizioni sono pochi e quindi nel tempo il numero di individui cresce lentamente. A questo periodo di crescita lenta segue una fase di rapido aumento della popolazione, detta fase di crescita esponenziale, ed è indice di condizioni ambientali favorevoli, come ad esempio una grande disponibilità alimentare. Questo tipo di crescita può essere osservato anche in popolazioni artificiali, fatte crescere in condizioni controllate: ad esempio, in laboratorio, quando si allevano colonie batteriche, si crea un ambiente favorevole privo di qualsiasi elemento di distrurbo. La crescita esponenziale di una popolazione non può continuare illimitatamente: questa fase infatti è destinata ad esaurirsi a causa della resistenza ambientale, cioè da quell’insieme di fattori biotici e abiotico che porta al raggiungimento di una fase di equilibrio o stato stazionario. In questo periodo la crescita della popolazione rallenta e le sue dimensioni tendono a rimanere costanti, oscillando intorno ad un certo valore: il numero dei nuovi nati coincide approssimativamente con quello dei decessi. Nelle popolazioni animali un fattore che limita l’accrescimento numerico è l’accumulo delle scorie, come anidride carbonica e rifiuti azotati che risultano tossici e possono bloccare, in particolari condizioni, la riproduzione. Quando la densità di popolazione diventa eccessiva può verificarsi un aumento delle malattie: queste, infatti, si diffondono più facilmente e rapidamente se lo spazio per vivere diventa limitato e quando la riduzione del cibo a disposizione rende gli individui più deboli, abbassando quindi le loro difese immunitarie. Le fasi di crescita reale di una popolazione che vive in un ambiente naturale possono essere rappresentate graficamente dalla curva di crescita che per il suo andamento viene definita sigmoidale o a S. Il numero massimo di individui di una popolazione che riesce a sopravvivere in una data area per lunghi periodi di tempo e in presenza di fattori che ne limitano la crescita viene definito capacità portante dell’ambiente. Questo valore viene influenzato dalle dimensioni degli organismi che costituiscono la popolazione; il medesimo ambiente può mantenere un gran numero di individui di piccole dimensioni, ma un numero scarso di individui di dimensioni maggiori. Una zona a prato, ad esempio, può ospitare numerosi arbusti; tuttavia, man mano che questi crescono, il loro numero diminuisce perché aumentano le loro esigenze (luce, spazio, acqua e sali minerali) ed entrano in competizione. LE RELAZIONI TRA ORGANISMI Tra gli esseri viventi si instaurano molteplici rapporti di varia natura, principalmente di tipo alimentare, ma anche tali dal produrre cambiamenti nelle modalità di crescita delle popolazioni. Le relazioni che si satbiliscono tra organismi appartenenti a specie differenti, possono avere esiti diversi: entrambe le popolazioni possono ricavarne vantaggi, oppure una sola delle popolazioni interagenti ricava vantaggi o svantaggi. Consideriamo anzitutto i tipi di associazione molto stretta che vengono complessivamente definiti simbiosi, in cui il corpo di un organismo di una specie, detto ospite, diventa l’habitat di un organismo di un’altra specie. Distinguiamo tre tipi principali di simbiosi: il parassitismo, il commensalismo e il mutualismo Il parassitismo Si tratta di un’interazione in cui un organismo trae vantaggio a scapito di un altro. L’individuo che trae beneficio da questa relazione, perché ne ricava nutrimento, è chiamato parassita e può vivere sul corpo o all’interno dell’organismo opsite. Nel primo caso si tratta di un ectoparassita, nel secondo di un endoparassita. Il parassitismo è un tipo di associazione assai diffusa: si ritiene che le specie parassite presenti sul nostro pianeta siano molto più numerose di quelle non parassite, e anche l’uomo può essere ospite di parassiti diversi. Fortunatamente, la maggior parte dei parassiti provoca danni modesti e solo una piccola parte di essi può, in alcuni casi, provocare la morte dell’ospite. Uccidere l’ospite del resto danneggerebbe lo stesso parassita. Tra gli ectoparassti troviamo diversi insetti, come pulci e zanzare che succhiano il sangue del loro ospite, afidi che succhiano la linfa di diverse piante, vermi piatti che si fissano sulle branchie di alcune specie di pesci, e molti funghi. Tra gli endoparassiti vi sono virus, batteri, protozoi e vermi. È un protozoo il temibile parassita che provoca la malaria e che compie il suo ciclo vitale nel corpo di due ospiti, l’uomo e una zanzara del genere Anopheles che rappresenta il vettore, cioè il mezzo di trasporto del parassita da una persona all’altra. Tra gli endoparassiti che colpiscono l’uomo vi sono organismi che si stabiliscono nel tratto intestinale come la tenia, un verme piatto, e gli ossiuri, piccoli nematodi. Il commensalismo Un tipo di simbiosi in cui un organismo tra e vantaggio mentre l’altro non riceve né benefici né danni è il commensalismo. Nel mondo animale, un esempio di questo tipo di relazione è fornito dalle remore, pesci provvisti di una ventosa sul capo con la quale si fissano ad alcune specie di squali e di tartarughe marine e si fanno trasportare. In questo modo le remore possono compiere spostamenti senza fatica, nutrendosi dei resti alimentari degli individui a cui si fissano. Questi ultimi non sembrano soffrire la presenza dei loro ospiti, ma del resto non ricavano alcun vantaggio da questo tipo di associazione. Nel mondo vegetale, una forma di commensalismo è rappresentata da alcune specie di orchidee che vivono sui rami più alti dei grandi alberi delle foreste pluviali tropicali. Queste piante, dette epifite, non ricavano nutrimento dagli alberi, ma li utlizzano semplicemente come superficie d’appoggio per riuscire a catturare una maggiore quantità di luce ed umidità. Anche in questo caso, gli alberi non subiscono alcun danno, ma neppure traggono giovamento, dalla relazione simbiotica. Il mutualismo La relazione in cui entrambe gli organismi ricavano benefici viene definita mutualismo. Un esempio è fornito dalle comunità di microrganismi che vivono in una parte dello stomaco dei bovini e ovini ruminanti. Questi ultimi ricavano vantaggio da questa associazione perché i microrganismi sono in grado di sintetizzare enzimi che permettono di demolire la cellulosa, presente nei tessuti vegetali di cui i ruminanti si nutrono, in zuccheri semplici e prontamente assimilabili. In cambio tali microrganismi vengono ospitati in un ambiente protetto e sicuro. Anche nell’intestino umano vivono numerosi microrganismi (flora batterica), indispensabili per un buon funzionamento dell’apparato. Un altro esempio di mutualismo è l’associazione tra i batteri azotofissatori e le leguminose. Questi batteri, situati nei noduli radicali di piante come fagioli, piselli e trifogli, traggono nutrimento dalla pianta (poiché sono batteri eterotrofi, si alimentano delle sostanze organiche derivate dal processo fotosintetici) e in cambio trasformano l’azoto molecolare atmosferico, inutilizzabile dai vegetali, in una forma facilmente assimilabile. Grazie a questo tipo di simbiosi, le piante possono crescer anche in terreni poveri di sali minerali. Ricordiamo anche il caso dei licheni, un’associazione mutualistica tra un fungo e un’alga verde unicellulare, così intima in termini di interdipendenza funzionale e così integrati nella struttura che ne deriva una sorta di nuovo organismo che non rassomiglia a nessuno dei due componenti. Infine troviamo le micorrize, frutto di una simbiosi mutualistica tra funghi e le radici di alcuni alberi, in cui i funghi ottengono dalla pianta le sostanze organiche già prodotte, mentre le piante vengono facilitate dalla presenza del fungo nell’assorbimento dei sali minerali e dell’acqua. Altri tipi di interazioni: predazione – cooperazione La predazione è un’interazione che non implica un’associazione stretta tra gli individui. Alcuni animali, i predatori, svolgono il loro ruolo di consumatori secondari o terziari e si nutrono cacciando e uccidendo altri animali, le loro prede. In genere i predatori sono più grandi delle loro prede e hanno sviluppato adattamenti che permettono loro di catturarle: sono veloci, hanno una vista acuta o possiedono ghiandole che producono secreti velenosi. Ovviamente in questo tipo di interazione alimentare il predatore ricava beneficio mentre le prede vengono uccise. La predazione, tuttavia, può essere vantaggiosa per l’intera comunità. I predatori infatti possono ridurre numericamente una popolazione di prede la cui densità è troppo elevata, eliminando gli individui deboli e malati che vengono catturati più facilmente. La predazione si rivela quindi molto importante perché, ad esempio, limita la diffusione di epidemie. Una risposta delle prede dei confronti dell’attacco di un predatore è la cooperazione, che si verifica quando specie diverse si associano per far fronte ad un pericolo o per sfruttare al meglio le risorse ambientali: ad esempio, quando un rapace sorvola una laguna in cerca di cibo, anatre di specie diverse, le sue potenziali prede, si alzano in volo tutte insieme formando uno stormo, disorientando il predatore e quindi schiacciandolo. La competizione e la nicchia ecologica La competizione in senso generale, si riferisce alla interazione di due organismi che cercano la stessa cosa, quindi il termine è legato alla scarsezza delle risorse utilizzate da entrambe gli organismo (lo spazio, il cibo, la luce, l’acqua ecc…) In particolare diciamo che lo spazio fisico che un organismo occupa all’interno dell’ecosistema, il posto in cui vive e dove lo si può trovare è detto habitat ed è il luogo dove esso trova tutto ciò che gli è necessario per vivere; l’habitat di un lombrico è costituito dagli strati superiori del suolo; quello di un bruco parassita, sono le foglie di particolari specie di piante; quello di una coppia di aquile è un territorio montuoso di alcune migliaia di metri quadrati. Se l’habitat può essere considerato l’ “indirizzo” di un essere vivente, l’insieme delle attività che esso svolge, e quindi la sua funzione all’interno dell’ecosistema, come dire la sua “professione”, viene definito nicchia ecologica. La nicchia ecologica di un organismo comprende ad esempio le sue scelte alimentari (se è un autotrofo o un decompositore), ma non solo: le modalità con cui si riproduce, il suo comportamento con gli individui della stessa o di altre specie, le sue esigenze relative a fattori ambientali, come temperatura e umidità. All’interno di un ecosistema organismi appartenenti a specie diverse possono occupare lo stesso habitat e, ad esempio, avere le medesime esigenze alimentari: felini, come leoni e ghepardi, che vivono nella savana africana, sono predatori che si cibano di grandi erbivori come gazzelle e zebre. Di fatto però non si fanno concorrenza l’un l’altro, quindi non competono. Ciascuna specie, infatti, occupa nicchie ecologiche diverse perché si procura il cibo con tecniche diverse: i leoni cacciano in branco, i ghepardi invece agiscono individualmente puntando sulla velocità. Specie simili che occupano lo stesso habitat, dunque, non hanno la medesima nicchia ecologica. Alcuni organismi occupano nicchie molto ampie, altri al contrario hanno esigenze così specializzate che la loro nicchia è assai limitata. La volpe, ad esempio, che può occupare diversi tipi di habitat, come boschi, campagne e addirittura le periferie delle grandi città, si comporta come un predatore, cibandosi di uccelli e piccoli mammiferi, oppure come uno “spazzino” nutrendosi di cadaveri e di rifiuti. Il proteo, invece, un piccolo anfibio, ha un habitat e una nicchia molto ristretti: vive infatti nei corsi d’acqua sotterranei delle aree del Carso triestino in completa assenza di luce e si nutre di piccoli invertebrati acquatici. Quando due o più organismi occupano al stessa nicchia quindi di dice che competono. In particolare, la competizione può essere intraspecifica, e si verifica tra organismi appartenenti alla stessa specie, o interspecifica, e si verifica pertanto tra organismi che appartengono a specie diverse. Generalmente la competizione ha come risultato la sostituzione di una specie con un’ altra, ma in molti casi le due riescono a sviluppare nel corso di diverse generazioni adattamenti che le portano a differenziare le loro nicchie ecologiche e a coesistere. L’insieme di tutte le popolazioni che vivono nel bosco costituisce una comunità. Questa non è una semplice “somma” di popolazioni, ma è costituita da popolazioni di produttori, consumatori e decompositori che interagicono all’interno dell’ecosistema, creando una complessa rete alimentare. Il numero di popolazioni che costituiscono una comunità varia in base a condizioni ambientali più o meno favorevoli alla vita: in ecosistemi come le foreste tropicali, dove le risorse alimentari sono abbondanti e le condizioni climatiche favorevoli, vivono numerosi specie vegetali e animali, mentre in ecosistemi in cui le condizioni sono ostili, come i deserti e gli ambienti delle regioni polari, il numero delle popolazioni è assai ridotto.