Dispense20110321_Teoriedellacomunicazione

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Teorie della comunicazione: figure e date essenziali
Ferdinand de Saussure (m.1913)
Cours de linguistique générale (1916, 1922 2nda ed.)
rende disponibile una completa teoria della comunicazione
fondata sulle nozioni di
- Segno linguistico come entità bifacciale (significante e
significato)
- Sistema linguistico come sistema di valori determinato
in sincronia
- Socialità e individualità del linguaggio:
langue vs. parole
- Massa parlante e tempo come fattori interni del sistema
- Prassi comunicativa come circuito della parole
Carattere di rottura della teoria saussuriana
- Verso la linguistica neogrammatica (sistematicità vs.
atomismo; storicità vs. naturalismo)
- Verso la psicologia wundtiana (il significato va distinto
dal pensiero/concetto)
Isolamento della teoria saussuriana
- Saussure non pubblica il suo libro; esso è edito dagli
allievi con numerosi problemi teorico-interpretativi
- Solo negli anni 1957-1967 esso viene edito
criticamente e ricondotto al suo vero senso teorico
(Godel, Engler, De Mauro)
- Circola una “vulgata” saussuriana che irrigidisce e
rende incomprensibili le dicotomie langue/parole,
sincronia/diacronia; Saussure viene considerato un
linguista “platonizzante” (Timpanaro) sordo alla
dimensione storica.
Coincidenza dell’approccio olistico e sistemico di
Saussure con quello
- Della fenomenologia husserliana (Husserl, Ricerche
logiche, 1900-1901)
- Della psicologia della Gestalt
(Christian von
Ehrenfels, Über Gestaltqualitäten 1890)
Tipici effetti gestaltici della percezione
- Del logicismo fregeano e postfregeano (Frege, Sinn
und Bedeutung 1892, Russell, Principia mathematica,
1910-13)
Circolazione della nozione di ‘sistema’ in ambito sia
letterario sia linguistico
- Formalismo russo (Circolo linguistico di Mosca,
1915-, e Opojaz di San Pietroburgo, 1917-)
Concezione antipsicologica del testo letterario, visto
come struttura retta da dispositivi formali.
Addentellati con la poetica, la cinematografia, la teoria
della percezione. Dottrina dello ‘straniamento’: l’arte
deautomatizza il nostro rapporto con la realtà.
(due celebri fotogrammi de “La corazzata Potemkin”,
capolavoro dell’avanguardia russa)
Sue figure chiave Ejchenbaum, Šklovskij, Jakobson
- Sviluppo del formalismo nella scuola di Praga
(1929-)
1. Filone di teoria letteraria: Jakobson, Tynjanov
2. Filone semiologico: Mukařovsky (anni Trenta)
3. Filone linguistico: Trubeckoij (Fondamenti di
fonologia, 1939), opera chiave dello strutturalismo
europeo
Un passo indietro: La teoria del linguaggio negli anni
Venti-Trenta
Tre testi chiave:
Charles Key Ogden (1889-1957), Ivor Armstrong Richards
(1893-1979), The Meaning of the Meaning (1923)
[ed. ital. con trad. di Luca Pavolini, Milano, Garzanti 1966]
- Critica della inaffidabilità e delle imprecisioni del
linguaggio (filone lockiano della imperfection of
words)
- Critica a Saussure per aver trascurato la dimensione del
referente, l’aggancio del linguaggio alle “cose” che ne
garantisce l’intersoggettività
- Ricerca di ‘canoni del simbolismo’ tali da garantire
stabilità e attendibilità all’uso dei segni.
Gli autori distinguono due usi fondamentali del linguaggio,
quello “riflessivo” (“non complicato da interferenze di tipo
sentimentale”) e quello “emotivo”, tipico fra l’altro della
letteratura.
Il simbolo sta dunque per il referente (la “cosa”) tramite la
mediazione del pensiero.
Le parole sono “strumenti”, “solo quando chi pensa fa uso
delle parole queste tengono luogo di qualcosa, ossia, in un
certo senso, possiedono un ‘significato’” (ed. it. p. 36)
Il triangolo è esplicitamente riferito all’ (implicito)
triangolo semiotico proposto da Aristotele nel primo
capitolo del De interpretatione
Cose che sono nella voce
Cose che sono nell’anima
Fatti del mondo (pragmata)
Contenuti mentali (pathémata)
voci
fatti del mondo
Dunque in Ogden e Richards abbiamo:
- Visione psicologistica del significato
- Ritorno del referenzialismo convenzionalista
- Il riferimento (rapporto simbolo/pensiero) avviene
relativamente a un ‘contesto’: la regolarità di questo è
la garanzia della non arbitrarietà del riferimento (p. 83
e 87 ed. ital.)
Il libro si chiude con una postfazione (“Il problema del
significato nei linguaggi primitivi”) dell’antropologo di
origine polacca Bronisław Malinowski (1884-1942), allora
attivo alla School of Economics di Londra. Qui è offerta
una nozione rigorosamente non convenzionalista e non
referenzialista di contesto (funzione fàtica, “contatto”).
- Teoria funzionalista della cultura: la cultura è un
sistema organico di risposte adattive.
- Influsso di E.B.Tylor (m. 1917) (autore di
Anthropology: an Introduction to the Study of Man and
Civilization, 1881)
Secondo Malinowski occorre allargare la nozione di
contesto: perché un testo linguistico sia comprensibile,
occorre «varcare I meri limiti della linguistica e spingersi
fino all’analisi delle condizioni generali nelle quali una
lingua viene parlata» (p. 344) Lo studio della lingua va cioè
«condotto insieme allo studio delle condizioni ambientali e
della cultura di questo popolo» (p. 345).
Ricorda l’interesse dell’antropologia per le lingue:
Franz Boas (m. 1942), professore di antropologia alla
Columbia University, e teorico del relativismo culturale,
pubblica uno Handbook of American Indian Languages
(1911) capostipite degli studi sulle lingue amerindiane.
Influenza sulla etnolinguistica nordamericana (Edward
Sapir, Language, 1921, Benjamin Lee Whorf, studi sulla
lingua degli Hopi 1937-38, poi in Language, Thought and
Reality, 1956)
Ipotesi Sapir-Whorf
The principle of linguistic relativity is the idea that differences in the way languages
encode cultural and cognitive categories affect the way people think, so that speakers
of different languages will tend to think and behave differently depending on the
language they use.
The principle is generally understood as having two different versions: (i) the strong
version that language determines thought and that linguistic categories limit and
determine cognitive categories and (ii) the weak version that linguistic categories and
usage influence thought and certain kinds of non-linguistic behavior.
Una chiara alternativa fra Londra e Vienna (e Mosca)
1. Alan Gardiner (1879-1963), egittologo inglese (sua una
fondamentale Egyptian Grammar, 1926)
Pubblica
Speech and Language, Oxford, Clarendon Press 1932
2. Karl Bűhler (1879-1963), psicologo
protagonista della svolta gestaltista
tedesco,
(1933a). Die Axiomatik der Sprachwissenschaften. [The
axiomatization of the language sciences.] Kant - Studien,
38, 19 - 90.
(1933b). Ausdruckstheorie: Das System an der Geschichte
aufgezeigt. [Theory of expression: The system as shown by
history.] Jena, Germany: Fischer.
(1934). Sprachtheorie: Die Darstellungsfunktion der
Sprache. [Theory of language: The representational
function of language.] Jena, Germany: Fischer.
3. Lev Semënovič Vygotskij (1896-1934), psicologo
russo fondatore della scuola ‘storico-culturale’ (Lurija,
Leont’ev)
Pensiero e linguaggio (1934)
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