Teorie della comunicazione: figure e date essenziali Ferdinand de Saussure (m.1913) Cours de linguistique générale (1916, 1922 2nda ed.) rende disponibile una completa teoria della comunicazione fondata sulle nozioni di - Segno linguistico come entità bifacciale (significante e significato) - Sistema linguistico come sistema di valori determinato in sincronia - Socialità e individualità del linguaggio: langue vs. parole - Massa parlante e tempo come fattori interni del sistema - Prassi comunicativa come circuito della parole Carattere di rottura della teoria saussuriana - Verso la linguistica neogrammatica (sistematicità vs. atomismo; storicità vs. naturalismo) - Verso la psicologia wundtiana (il significato va distinto dal pensiero/concetto) Isolamento della teoria saussuriana - Saussure non pubblica il suo libro; esso è edito dagli allievi con numerosi problemi teorico-interpretativi - Solo negli anni 1957-1967 esso viene edito criticamente e ricondotto al suo vero senso teorico (Godel, Engler, De Mauro) - Circola una “vulgata” saussuriana che irrigidisce e rende incomprensibili le dicotomie langue/parole, sincronia/diacronia; Saussure viene considerato un linguista “platonizzante” (Timpanaro) sordo alla dimensione storica. Coincidenza dell’approccio olistico e sistemico di Saussure con quello - Della fenomenologia husserliana (Husserl, Ricerche logiche, 1900-1901) - Della psicologia della Gestalt (Christian von Ehrenfels, Über Gestaltqualitäten 1890) Tipici effetti gestaltici della percezione - Del logicismo fregeano e postfregeano (Frege, Sinn und Bedeutung 1892, Russell, Principia mathematica, 1910-13) Circolazione della nozione di ‘sistema’ in ambito sia letterario sia linguistico - Formalismo russo (Circolo linguistico di Mosca, 1915-, e Opojaz di San Pietroburgo, 1917-) Concezione antipsicologica del testo letterario, visto come struttura retta da dispositivi formali. Addentellati con la poetica, la cinematografia, la teoria della percezione. Dottrina dello ‘straniamento’: l’arte deautomatizza il nostro rapporto con la realtà. (due celebri fotogrammi de “La corazzata Potemkin”, capolavoro dell’avanguardia russa) Sue figure chiave Ejchenbaum, Šklovskij, Jakobson - Sviluppo del formalismo nella scuola di Praga (1929-) 1. Filone di teoria letteraria: Jakobson, Tynjanov 2. Filone semiologico: Mukařovsky (anni Trenta) 3. Filone linguistico: Trubeckoij (Fondamenti di fonologia, 1939), opera chiave dello strutturalismo europeo Un passo indietro: La teoria del linguaggio negli anni Venti-Trenta Tre testi chiave: Charles Key Ogden (1889-1957), Ivor Armstrong Richards (1893-1979), The Meaning of the Meaning (1923) [ed. ital. con trad. di Luca Pavolini, Milano, Garzanti 1966] - Critica della inaffidabilità e delle imprecisioni del linguaggio (filone lockiano della imperfection of words) - Critica a Saussure per aver trascurato la dimensione del referente, l’aggancio del linguaggio alle “cose” che ne garantisce l’intersoggettività - Ricerca di ‘canoni del simbolismo’ tali da garantire stabilità e attendibilità all’uso dei segni. Gli autori distinguono due usi fondamentali del linguaggio, quello “riflessivo” (“non complicato da interferenze di tipo sentimentale”) e quello “emotivo”, tipico fra l’altro della letteratura. Il simbolo sta dunque per il referente (la “cosa”) tramite la mediazione del pensiero. Le parole sono “strumenti”, “solo quando chi pensa fa uso delle parole queste tengono luogo di qualcosa, ossia, in un certo senso, possiedono un ‘significato’” (ed. it. p. 36) Il triangolo è esplicitamente riferito all’ (implicito) triangolo semiotico proposto da Aristotele nel primo capitolo del De interpretatione Cose che sono nella voce Cose che sono nell’anima Fatti del mondo (pragmata) Contenuti mentali (pathémata) voci fatti del mondo Dunque in Ogden e Richards abbiamo: - Visione psicologistica del significato - Ritorno del referenzialismo convenzionalista - Il riferimento (rapporto simbolo/pensiero) avviene relativamente a un ‘contesto’: la regolarità di questo è la garanzia della non arbitrarietà del riferimento (p. 83 e 87 ed. ital.) Il libro si chiude con una postfazione (“Il problema del significato nei linguaggi primitivi”) dell’antropologo di origine polacca Bronisław Malinowski (1884-1942), allora attivo alla School of Economics di Londra. Qui è offerta una nozione rigorosamente non convenzionalista e non referenzialista di contesto (funzione fàtica, “contatto”). - Teoria funzionalista della cultura: la cultura è un sistema organico di risposte adattive. - Influsso di E.B.Tylor (m. 1917) (autore di Anthropology: an Introduction to the Study of Man and Civilization, 1881) Secondo Malinowski occorre allargare la nozione di contesto: perché un testo linguistico sia comprensibile, occorre «varcare I meri limiti della linguistica e spingersi fino all’analisi delle condizioni generali nelle quali una lingua viene parlata» (p. 344) Lo studio della lingua va cioè «condotto insieme allo studio delle condizioni ambientali e della cultura di questo popolo» (p. 345). Ricorda l’interesse dell’antropologia per le lingue: Franz Boas (m. 1942), professore di antropologia alla Columbia University, e teorico del relativismo culturale, pubblica uno Handbook of American Indian Languages (1911) capostipite degli studi sulle lingue amerindiane. Influenza sulla etnolinguistica nordamericana (Edward Sapir, Language, 1921, Benjamin Lee Whorf, studi sulla lingua degli Hopi 1937-38, poi in Language, Thought and Reality, 1956) Ipotesi Sapir-Whorf The principle of linguistic relativity is the idea that differences in the way languages encode cultural and cognitive categories affect the way people think, so that speakers of different languages will tend to think and behave differently depending on the language they use. The principle is generally understood as having two different versions: (i) the strong version that language determines thought and that linguistic categories limit and determine cognitive categories and (ii) the weak version that linguistic categories and usage influence thought and certain kinds of non-linguistic behavior. Una chiara alternativa fra Londra e Vienna (e Mosca) 1. Alan Gardiner (1879-1963), egittologo inglese (sua una fondamentale Egyptian Grammar, 1926) Pubblica Speech and Language, Oxford, Clarendon Press 1932 2. Karl Bűhler (1879-1963), psicologo protagonista della svolta gestaltista tedesco, (1933a). Die Axiomatik der Sprachwissenschaften. [The axiomatization of the language sciences.] Kant - Studien, 38, 19 - 90. (1933b). Ausdruckstheorie: Das System an der Geschichte aufgezeigt. [Theory of expression: The system as shown by history.] Jena, Germany: Fischer. (1934). Sprachtheorie: Die Darstellungsfunktion der Sprache. [Theory of language: The representational function of language.] Jena, Germany: Fischer. 3. Lev Semënovič Vygotskij (1896-1934), psicologo russo fondatore della scuola ‘storico-culturale’ (Lurija, Leont’ev) Pensiero e linguaggio (1934)