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ANNO XV | NUMERO 38 | OTTOBRE 2013 > GENNAIO 2014
Poker
Patrick Marber
e la critica inglese
Conversazione con
Antonio Zavatteri
2
Il gioco dei re
Recensioni
da Napoli
Conversazione
con Sciaccaluga
3
La bisbetica domata
Accoglienza
della critica
La Bisbetica
sullo schermo
4
La bisbetica domata
La parola
a Konchalovskij
Attenti a quei 3
Shakespeare in video
5
Sabbatico
Intervista
a Pino Petruzzelli
Teatro di narrazione
e suoi interpreti
6
Mostra allievi
dell’Accademia
Hellzapoppin
nel Foyer
della Corte
7
Ospitalità
Undici spettacoli
alla Corte e al Duse
Lo Stabile
in Tournée
8
LA VITA, DENTRO
Inizia una nuova stagione
assieme, e noi vogliamo
iniziarla con un “grazie” vero e
sentito al nostro pubblico, a
tutto il nostro pubblico che ci
segue con fiducia da tanti anni,
che fa forte questo teatro e che
quest’anno sta rispondendo, nel
numero degli abbonamenti fino
ad ora acquistati, in maniera
davvero positiva alle nostre
proposte. Un inizio di stagione
migliore non potevamo
augurarci. Una stagione
ricchissima di titoli, più di
cinquanta, di novità e
tradizione e di novità nella
tradizione, di interpreti
importanti, alcuni di casa sui
nostri palcoscenici e altri volti
nuovi o quasi per Genova.
Con loro una stagione che
speriamo regali un po’ di gioia
intelligente a questi tempi
malinconici, la gioia di trovarsi
assieme, di discutere,
confrontarsi, ridere e
emozionarsi: in una parola, di
incontrare come dice il nostro
slogan, “la vita, dentro”.
La vita nella Bisbetica domata,
che un grande regista russo,
Andrej Konchalovskij, ha
ambientato in una divertente
Italia degli anni ’20; la vita che
sta in Poker e nei suoi giocatori
alle prese con i problemi di ogni
giorno; la vita fatta di battute e
di sberleffi che è dentro a
Attenti a quei 3; la vita che
scorre, cattiva e combattiva,
nella partita a scacchi senza
fine de Il gioco dei re; la vita di
chi si ferma per guardarsi
attorno e capirci qualcosa come
in Sabbatico; la vita, ognuna
diversa, che vive nei tanti artisti
ospiti a iniziare da un grande
amico del nostro teatro e di
Genova qual è Marco Paolini,
a cui è affidato l’incarico
di inaugurare assieme
a Jack London, questa nostra
nuova, mi auguro
coinvolgente, stagione.
Carlo Repetti
Dall’alto in basso:
foto di Salvatore Pastore AgCubo;
Bepi Caroli; Marco Caselli Nirmal;
Elisabetta Giri AgCubo, Roberto Artuso.
La “Bisbetica” di Konchalovskij alla Corte
Esistenze “in gioco”
tra Fellini e Commedia dell’Arte 3 >22 dicembre 16al Duse
ottobre
Dopo l’anteprima estiva, giunge sul palcoscenico della Corte
(dal 3 dicembre) il primo spettacolo teatrale diretto in Italia dal
russo Andrej Konchalovskij. Una Bisbetica domata “elettrizzante”
– coprodotta dagli Stabili di Genova, Toscana
e Napoli – la cui azione viene spostata negli
anni Venti del Novecento, offrendo della
commedia di Shakespeare una vivace
interpretazione “all’italiana”, sensibile ai modelli della
Commedia dell’Arte e non priva di esplicite
reminescenze felliniane.
Uno spettacolo ricco di colore e di gioia di vivere,
che vede Mascia Musy (Caterina) e Federico Vanni
(Petruccio) protagonisti di un cast che comprende
anche Roberto Alinghieri, Giuseppe Bisogno,
Adriano Braidotti, Vittorio Ciorcalo, Carlo Di Maio,
Flavio Furno, Selene Gandini, Antonio Gargiulo,
Francesco Migliaccio, Giuseppe Rispoli,
Roberto Serpi, Cecilia Vecchio.
Attenti a quei 3 / due
alla Corte
23 >27 ottobre
Dal 23 ottobre, va in scena alla Corte una nuova
versione dello spettacolo-cabaret con Tullio
Solenghi, Maurizio Lastrico ed Enzo Paci.
Tre attori usciti dalla scuola dello Stabile che ben
conoscono l’arte di far ridere.
Tre modi diversi di essere in scena e
di raccontarsi in un divertito e divertente gioco
teatrale. Tre nobili esempi di comicità
“alla genovese”. Monologhi che prendono spunto
dalla quotidianità. Scenette del ricco repertorio
dell’avanspettacolo. Imitazioni, scherzi,
terzine dantesche, liberi ricordi di vita vissuta.
al Duse
6 >24 novembre
3 novembre
Coprodotto dalla Compagnia Gank e dallo Stabile
di Genova, dal 16 ottobre va in scena al Duse Poker.
Scelta al mazziere di Patrick Marber (Londra, 1964).
Regia di Antonio Zavatteri in collaborazione
con Alberto Giusta, i quali sono anche interpreti dello
spettacolo insieme con Massimo Brizi, Aldo Ottobrino,
Pier Luigi Pasino e Federico Vanni. Scenografia
e costumi di Laura Benzi e luci di Sandro Sussi.
In un ristorante nella periferia londinese, il proprietario,
suo figlio, due camerieri e il cuoco amano giocare a
poker tutta la notte tra domenica e lunedì.
Questa volta, come sesto giocatore c’è anche Ash,
un professionista del tavolo verde.
La partita ha inizio... e il poker diventa il bisturi
che mette a nudo i sogni e le illusioni
di questo universo esclusivamente maschile.
al Duse
Capablanca e Alekhine
10 >15 dicembre
sfide sulla scacchiera Petruzzelli
Rappresentato in anteprima al Festival di Napoli, con grande successo dal pubblico e definito dalla
critica uno «spettacolo dal sangue blu», Il gioco dei re – in scena al Duse dal 6 novembre
– rinnova la collaborazione tra l’autore Luca Viganò e il Teatro Stabile di Genova, il quale
ne aveva già messo in scena Galois. Due personaggi storici, i cui nomi hanno risonanze
mitiche per i cultori degli scacchi: il cubano Capablanca e il russo
Alekhine. Il racconto di una amicizia destinata a rovesciarsi nel
suo opposto, sullo sfondo degli avvenimenti storici del
primo Novecento. Un testo che procede spedito, mescolando continuamente tempi, luoghi e azioni
dei vari personaggi. Gli scacchi come gioco di
passioni e di conflitti insanabili. Regia di Marco
Sciaccaluga, con Antonio Zavatteri, Aldo Ottobrino, Alice Arcuri, Alberto Giusta, Fabrizio
Careddu, Cristiano Dessì e Massimo Mesciulam.
Scenografia e costumi di Guido Fiorato, musiche
di Andrea Nicolini, luci di Sandro Sussi.
un’odissea per rinascere
Pino Petruzzelli prosegue con i suoi monologhi la collaborazione con
lo Stabile di Genova, proponendo al Duse dal 10 dicembre
le tragicomiche avventure di un cassintegrato, il quale subito
si dispera, ma poi decide di dare un senso alla sua nuova condizione.
Investe così il misero sussidio in un viaggio: dapprima da Genova
alla Val Soana in Piemonte; ma poi
da lì, incontro dopo incontro, il suo cammino
prosegue sino alla Puglia culla d’origine dei suoi
genitori. E là il telefono
improvvisamente squilla,
annunciando un possibile lieto fine.
Musiche di Django Reinhardt.
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2 I Poker
Il “Poker” metafora della vita
«Una soffiata d’aria fresca»: la commedia d’esordio di Patrick Marber vista dalla critica inglese
Si dice sovente: «Il poker è
una metafora della vita», ma
né l’autore di Poker. Scelta al
mazziere Patrick Marber, né
il regista Antonio Zavatteri si
sono esplicitamente
riproposti di mettere in scena
qualcosa di astratto, perché il
loro linguaggio è sempre
caratterizzato dalla tensione
verso la concretezza:
sia quella fatta propria da
Marber, attraverso l’esempio
di David Mamet che egli
considera il suo vero maestro;
sia quella della recitazione
degli attori, che Zavatteri
pone al centro della sua
rappresentazione teatrale.
Ciò che interessa loro nel
testo come nello spettacolo è
soprattutto raccontare un
microcosmo umano, un
mondo esclusivamente
maschile visto nel contesto di
un gioco in cui l’altruismo e
la comprensione del prossimo
non sono certo delle priorità.
Cosa che ben colse, già alla
prima rappresentazione di
Dealer’s Choice (tale il titolo
originale del testo di Marber)
avvenuta al Royal National
Theatre di Londra nel
febbraio 1995, il prestigioso
critico del “The Guardian”,
Michael Billington, quando
scrisse: «Nella nuova
commedia di Patrick Marber,
il poker non è mai fine a se
stesso ma diventa un mezzo
per esplorare i personaggi, la
natura maschilista della loro
compulsione, che ha ben
poco a che fare con il vincere
o il perdere, perché il poker
è il rituale con cui essi
cercano di riempire il vuoto
profondo della loro vita».
Proprio questa autentica,
autonoma natura teatrale
della commedia e la
competenza dimostrata da un
drammaturgo debuttante
sono state la qualità che
maggiormente hanno colpito
allora tutta la critica
anglosassone e garantito a
Dealer’s Choice il successo
Antonio Zavatteri e Alberto Giusta
ottobre 2013 I gennaio 2014
Federico Vanni, Antonio Zavatteri, Alberto Giusta, Massimo Brizi, Pier Luigi Pasino,
Aldo Ottobrino (foto di Bepi Caroli).
internazionale: nel 2008, la
commedia fu rappresentata
con il titolo La scelta del
mazziere anche in Italia,
proprio sul palcoscenico dello
Stabile di Genova. «Un’opera
prima eccezionalmente
compiuta» scrisse il critico
del “Financial Times”,
«una novità totalmente
coinvolgente» (“Evening
Standard”), che rivela in
Marber «uno dei più
autorevoli talenti comici
degli anni Novanta» (“Daily
Telegraph”). E ancora:
«Una commedia intensa
e avvincente che merita di
essere vista» (“Student
Direct”); «un’opera
meravigliosamente
accessibile che mescola in
egual misura dramma e
commedia: una soffiata d’aria
fresca» (“City Life”),
attraverso la quale «Marber
ci propone, con un dialogo
veloce, ricco e tagliente,
dietro il cui humour ambiguo
e duro emergono i ritratti
acuti di personaggi e di
situazioni desolanti e
spietate, ma anche la
presenza di una società
sotterranea, competitiva
seppure improduttiva, che
vive secondo proprie regole,
caratterizzate dall’avidità e
dal deserto spirituale»
(“Sunday Times”).
Nato a Londra il 19 settembre
1964, Patrick Marber aveva
allora appena compiuto
trent’anni e si lasciava alle
spalle una dignitosa carriera
di cabarettista.
Dopo l’ottimo esito nazionale
e internazionale di Poker, egli
si dedica interamente alla
scrittura teatrale, esaltando
critica e pubblico, due anni
dopo il successo di Poker,
con il trionfo di Closer
(portato anche sul grande
schermo da Mike Nichols), e
scrivendo poi altri testi
originali – Howard Katz
Poker
di
Scelta al mazziere
Patrick Marber
PERSONAGGI E INTERPRETI
Ash
Sweeney
Frankie
Carl
Stephen
Pollo
produzione
regia
in collaborazione con
scene e costumi
versione italiana
luci
Massimo Brizi
Alberto Giusta
Aldo Ottobrino
Pier Luigi Pasino
Federico Vanni
Antonio Zavatteri
Compagnia Gank
Teatro Stabile di Genova
Antonio Zavatteri
Alberto Giusta
Laura Benzi
Carlo Sciaccaluga
Sandro Sussi
Teatro Duse 16 ottobre >3 novembre
sostenitore
sostenitore
(2001) e The Musicians
(2004) – nonché curando
l’adattamento in epoca
moderna della Signorina
Julie di Strindberg (After
Miss Julie) e del Don
Giovanni di Molière
(Don Juan in Soho).
partner della stagione
Marber ha scritto anche
alcune sceneggiature
cinematografiche, due delle
quali sono state portate sullo
schermo rispettivamente da
David Mackenzie (Follia,
2005) e Richard Eyre (Diario
di uno scandalo, 2006).
Un piccolo mondo di maschi “scentrati”
Conversazione con Antonio Zavatteri, regista dello spettacolo in scena al Teatro Duse
Non tradire la commedia, ma neppure la
drammaticità dei personaggi e del “gioco” di cui
sono protagonisti e vittime nello stesso tempo.
È l’obiettivo che Antonio Zavatteri ha cercato di
realizzare con la regia di Poker. Scelta al mazziere,
di Patrick Marber, lo spettacolo prodotto dalla
Compagnia Gank e dal Teatro Stabile di Genova,
che è in scena al Duse dal 16 ottobre al 3
novembre. «Quella di Marber – spiega il regista – è
una drammaturgia che non lascia molto spazio
all’invenzione e all’immaginazione: richiede
piuttosto una buona analisi e ha bisogno di essere
liberata più che reinventata. Ed è quello che ho
cercato di fare perché, secondo me, si tratta di una
drammaturgia che sopporta poco una
imposizione registica». In questo lavoro di
“liberazione” del testo, quindi, lo sforzo di
Zavatteri, che è anche uno dei protagonisti dello
spettacolo, è stato quello di «cercare un giusto
equilibrio fra la commedia e la complessità e
anche la drammaticità dei personaggi.
«Ho cercato di non cancellare il sorriso, perché
non volevo creare danni alla commedia, ma anche
di non indulgere nell’accontentare il godimento
del pubblico nella risata». Nello spettacolo
situazioni comiche e piccole e grandi tragedie
quotidiane si susseguono al ritmo che l’ossessione
del gioco impone ai personaggi, imprigionandoli,
fisicamente e mentalmente, in spazi angusti e in
gesti ripetitivi. «I protagonisti creano un
microcosmo nel quale – racconta Zavatteri – le
relazioni si fondono e si calcificano all’interno dei
meccanismi del gioco del poker, che diventa il loro
modo di comunicare e anche uno strumento di
rivalsa. È evidente, per esempio, come il
proprietario del ristorante riesca a soggiogare gli
altri e a tenerli in un rapporto di sudditanza anche
attraverso il gioco». E al di fuori di quel
microcosmo c’è poco altro: i sogni che non
riescono a realizzare, anche se il sogno è quello
di trasformare un gabinetto pubblico in un
Aldo Ottobrino, Antonio Zavatteri, Alberto Giusta, Pieri Luigi Pasino
ristorante, come vorrebbe fare Pollo; le donne con
le quali nessuno è pacificato in questo piccolo
mondo di maschi “scentrati”; i buoni propositi che
non si mantengono. «Un elemento importante
nella dinamica dei rapporti fra i personaggi è
quello della pressione del gruppo che condiziona
tutti» sottolinea il regista. «È la pressione del
gruppo che, per esempio, fa sì che il cuoco, che
non vuole giocare perché il giorno dopo deve
rivedere la figlia dopo tanto tempo, alla fine,
invece, giochi e perda tutto». E questo
meccanismo, psicologico e sociale, è uno di quelli
che hanno fatto diventare il gioco d’azzardo
anche un grave problema sociale del nostro
tempo: «È proprio per questo che abbiamo deciso
di mettere in scena questo spettacolo» afferma
Zavatteri. «Cercando di raccontare questa storia si
raccontano ossessioni che possono portare a vere
e proprie tragedie, perché i protagonisti
annullano il niente che hanno nel gioco ma, nello
stesso tempo, non riescono ad accettare con
leggerezza tutto questo. La sfida sta nel dare vita a
questi personaggi, senza alcun intento
moralistico, ma descrivendo un ambiente: quello
di un mondo chiuso che genera mostri». Mostri
che sono anche nell’interiorità dei personaggi
«perché nella loro condizione c’è anche molto
dolore e, nel profondo, la consapevolezza di
questo dolore. E anche se hanno dei sogni, tutti
sanno, però, che nessuno di quei sogni sarà
realizzato». Oltre questo mondo del poker, giocato
e raccontato, non c’è vita vera: «Non c’è mondo
esterno, perché la condizione dei personaggi lo
esclude» spiega il regista. «E c’è anche un
desiderio diffuso che le cose non cambino. Il
cambiamento di un personaggio dà sempre
fastidio agli altri, viene vissuto come un fatto
negativo, anche perché può mettere in
discussione equilibri e certezze di ciascuno».
La volontà di non imporre una regia
“ingombrante” allo spettacolo, si è tradotta anche
nelle scelte scenografiche: «Con Laura Benzi,
abbiamo cercato uno stile che non fosse
particolarmente realistico ma neppure troppo
stilizzato» racconta Zavatteri. «Il ristorante, per
esempio, è arredato con legni un po’ britannici,
da pub-ristorante, e i personaggi hanno, nei
costumi, qualche segno di appartenenza.
Secondo me era necessario raccontare una storia
in modo plausibile e, quindi, anche con una
scenografia e costumi plausibili».
Annamaria Coluccia
Mercoledì 23 ottobre (ore 17,30), nel foyer del
Teatro della Corte, Pino Boero, Assessore alla Scuola,
allo Sport e alle Politiche giovanili del Comune
di Genova, partecipa all’incontro sullo spettacolo
Poker al quale intervengono Antonio Zavatteri
e gli altri interpreti della commedia di Marber
in scena al Duse sino al 3 novembre. Conduce
Annamaria Coluccia del “Corriere Mercantile”.
INGRESSO LIBERO
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Il gioco dei re I 3
Amicizia e rivalità tra i campioni del mondo Capablanca e Alekhine sullo sfondo dei grandi eventi della prima metà del ‘900
SULLA SCACCHIERA, MOSSE NELLA STORIA
Per sintetizzare lo spirito che anima Il gioco dei re, l’autore
Luca Viganò ricorre a una massima di Garry Kasparov,
il tredicesimo campione del mondo di scacchi:
«Non c’è nulla di grazioso o affascinante negli scacchi.
Il gioco degli scacchi è lo sport più violento che esista».
E molto violente sono certo le gioie e i dolori, le passioni e
la volontà di rivincita dopo una sconfitta, che animano i
protagonisti delle quaranta scene (alcune anche brevissime)
che compongono un testo di cui sono protagonisti due storici
campioni degli scacchi, i nomi dei quali hanno risonanze
ormai mitiche per tutti gli scacchisti, sia professionisti sia
amatoriali: il cubano José Raúl Capablanca (L’Avana 1888New York 1942) e il russo Alexander Alexandrovic Alekhine
(Mosca 1892-Lisbona 1946). «Prendendomi qualche libertà
drammaturgica con gli avvenimenti delle loro vite, ho
immerso la storia dei loro rapporti personali nella Storia del
Novecento (quella “violenta” della prima metà del secolo),
lasciando che ogni tanto fosse proprio questa a metterci lo
zampino, muovendo i pezzi per loro». Almeno su un terreno,
però, Luca Viganò non ha mai voluto trasgredire: quello delle
partite che i personaggi giocano nel corso dello spettacolo,
che sono tutte “vere” anche là dove sono solo accennate,
perché, conclude «gli scacchi sono una cosa seria», nella
quale vengono messe in gioco cose molto serie come la verità
e la bellezza, il tempo e la costante lotta tra la vita e la morte.
Come ha ben messo in evidenza la critica – sia italiana,
sia straniera – che nel giugno scorso ha assistito, tra un
pubblico sempre partecipe e coinvolto, all’anteprima dello
spettacolo nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia,
Il gioco dei re è uno spettacolo nel quale «gli scacchi
diventano una metafora della vita e i personaggi simili a
pedine di un giocatore più abile, con il risultato che, infine,
vinti o vincitori si viene tutti riposti nella scatola,
ma “dopo la morte c’è sempre la resurrezione”».
Come recita il vecchio giocatore che è quasi sempre presente
in scena con la sua piccola scacchiera, lasciando intendere
che neanche Dio, ingaggiando una partita con il caso,
conosca tutte le mosse adatte all’esistenza umana, e per
questo commetta degli errori a cui non può riparare.
«La recitazione – continua Federica Pirrone di “Teatro.org” –
Il gioco dei re
di
Luca Viganò
PERSONAGGI E INTERPRETI
José Raùl Capablanca
Alexander Alexandrovich Alekhine
Il vecchio giocatore di scacchi
Emanuel Lasker
Maria Graupera, Gloria, Olga Choubaroff, una prostituta
José Maria Cabablanca, Julius W. “Nicky” Arnstein
Un cameriere, uno strillone
produzione
regia
scene e costumi
musiche
luci
Teatro Duse 6 > 24 novembre
sostenitore
è stata un mix tra straniamento brechtiano e
immedesimazione stanislavskiana, concorrendo così a fare in
modo che la sfida teatrale di questo “spettacolo dal sangue
blu”, sia stata giocata a livello quasi allegorico, e vinta da
tutti». «Spettatori in grande entusiasmo» annota a sua volta
Sara Scamardella di “Il Pickwick.it”:
«Lo spettacolo è apprezzato da tutti perché ogni elemento
è ben curato. La storia è gradevole e il suo svolgimento
è avvincente così come il gioco degli scacchi, scene e costumi
sono affascinanti. L’applauso finale è dei più calorosi.
Davvero una bella serata di teatro».
Ugualmente molto positivi sono stati anche i commenti
a Il gioco dei re da parte della critica francese, la quale –
auspicando che la commedia venga ben presto tradotta
anche nella loro lingua – ne ha sottolineato la scrittura
«in una forma classica, ma appassionante» (Webthea.com)
e l’originalità nel trattare «un argomento raramente
affrontato a teatro: le grandi sfide a scacchi al livello
dei tornei internazionali, nei quali può accadere che anche
i rapporti tra persone che si stimano siano avvelenati
sostenitore
partner della stagione
– sullo sfondo di una buona lezione di Storia – dalla volontà
di vincere, dalla gelosia e dalla seduzione del potere»
(Gilles Costaz, “Politis.fr”).
In occasione della messa in scena di Il gioco dei re, lo Stabile ha organizzato
in collaborazione con il Circolo scacchistico genovese “Luigi Centurini” due
iniziative aperte al pubblico:
1) Palazzo della Borsa, sabato 2 novembre, ore 15
Il Maestro Internazionale Fulvio Guido giocherà una partita simultanea
contro 20-30 scacchiere affidate a giovani giocatori appositamente iscritti.
2) Foyer del Teatro della Corte, sabato 16 novembre, ore 17.30
Incontro intorno allo spettacolo in scena al Duse. Con l’autore, il regista
e gli attori dello spettacolo, interviene Adolivio Capece, scacchista,
giornalista, scrittore.
PER ENTRAMBI GLI APPUNTAMENTI, L’INGRESSO È LIBERO
Il regista Marco Sciaccaluga parla dello spettacolo ambientato nel mondo degli scacchi
Alla costante ricerca
della partita perfetta
Come è nata l’idea
dello spettacolo?
Quando il Festival di Napoli ha
invitato lo Stabile di Genova a
presentare anche una novità
italiana, a Carlo Repetti e a me
è venuto in mente che Luca
Viganò, del quale avevamo in
passato già messo in scena il
testo Galois, da tempo
vagheggiava l’idea di scrivere
una commedia che avesse al
centro il mondo degli scacchi,
costruendo la narrazione
intorno a due personaggi
famosi della storia scacchistica
del Novecento: il cubano
Capablanca e il russo Alekhine.
Gli abbiamo chiesto
se se la sentiva di dare forma
compiuta a quella suggestione
e lui si è messo subito al lavoro,
consegnandoci in tempo
questo Il gioco dei re,
che muove dalla sfida tra quei
due grandi campioni del
mondo: prendendosi molte
libertà con la verità storica,
pur conservandone
le linee essenziali.
una stanza o di un circolo
scacchistico, si apre suo
malgrado verso l’esterno,
perché il mondo di fuori, la
Storia, fa fatalmente
le sue mosse, come in questo
caso accade con la grande crisi
del ‘29, che manda a
catafascio il destino di tutti e in
particolare quello di
Capablanca, il quale, avendo
perso tutto il suo denaro
a causa della crisi, non sarà più
in grado di mettere insieme i
soldi necessari per ottenere la
rivincita da Alekhine, che gli
aveva strappato il campionato
del mondo.
In alto: Antonio Zavatteri (Capablanca) e Aldo Ottobrino (Alekhine).
Qui sopra: una foto d’insieme. A destra: Alice Arcuri e Fabrizio Careddu (foto Elisabetta Giri AgCubo).
Che cosa racconta
Il gioco dei re?
È la storia di un’amicizia tra
due persone unite da una
feroce passione per gli scacchi,
che li porterà poi ai vertici
mondiali: la vicenda umana di
due personaggi, Capablanca e
Antonio Zavatteri
Aldo Ottobrino
Massimo Mesciulam
Alberto Giusta
Alice Arcuri
Fabrizio Careddu
Cristiano Dessì
Teatro Stabile di Genova
Napoli Teatro Festival Italia
Marco Sciaccaluga
Guido Fiorato
Andrea Nicolini
Sandro Sussi
Alekhine, che citando Todorov
mi piace immaginare come
due “avventurieri dell’assoluto”,
sempre alla ricerca di realizzare
un’impossibile partita perfetta.
Ma Il gioco dei re è anche la
storia di un’ossessione che da
privata, quale è nel chiuso di
Che rapporto c’è tra gli
scacchi e il teatro?
Gli scacchi sono sempre una
metafora di qualcosa d’altro,
come il nostro spettacolo
suggerisce subito,
riportando sul sipario la frase
di Johann Wolfgang Goethe:
«Quanti dolori, ahimè,
potremmo evitare nella vita se
solo potessimo ritirare le mosse
sbagliate e giocare di nuovo!».
Nella messa in scena, poi, mi è
piaciuto in particolare
sottolineare l’importanza
fondamentale della
dimensione del tempo come
elemento comune degli
scacchi, della vita e del teatro.
L’ossessione anche sonora degli
orologi nelle partite a scacchi
evoca una corrispondenza con
lo scorrere del tempo in cui
consumiamo la nostra
esistenza, come se da qualche
parte ci fossero delle divinità
minori che schiacciano orologi
ogni volta che nella vita
facciamo una mossa. Ma nel
testo di Luca Viganò,
assecondato in questo dal
nostro spettacolo, c’è anche
quella assoluta libertà
drammaturgica (tante scene
che s’intrecciano, salti di tempo
e di spazio) che rinviano al
teatro di Jakob Lenz e di Georg
Büchner e che, usando una
metafora scacchista, potrei
definire piena di “varianti”.
Varianti che sul palcoscenico
vanno restituite all’interno di
precise regole di stilizzazione
e che con lo scenografo Guido
Fiorato abbiamo concretizzato
nell’evocazione di una grande
scatola degli scacchi, entro la
quale si recita, parafrasando
i versi di Omar Khayyam, un
poeta persiano dell’XI secolo:
noi siamo dei pezzi che
vengono giocati sulla
scacchiera dell’essere e poi
a uno a uno veniamo riposti
nella scatola del nulla. Non c’è
di meglio di una scatola vuota
per giocare la partita del
teatro! Per me, da giovane gli
scacchi sono stati un amore
persino superiore a quello del
teatro. Adesso posso dire che
nel mettere in scena Il gioco
dei re – con in testa i fantasmi
dei campioni che ho
conosciuto, dei maestri che ho
avuto, delle partite che ho visto
e studiate, ancor più di quelle
che ho giocato – ho non tanto
ritrovato gli scacchi attraverso
il teatro, ma piuttosto il teatro
attraverso gli scacchi, perché
credo che sia vero che quella
capacità d’immaginare, che
tanto ossessiona Capablanca
e Alekhine, con tutte le sue
varianti o implicazioni
imprevedibili, abbia molto
a che fare con il lavoro
del regista.
a cura di a.v.
ottobre 2013 I gennaio 2014
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4 I La bisbetica domata
L’a c c o g l i e n z a d e l l a s t a m p a a l l ’a n t e p r i m a n a p o l e t a n a d e l l o s p e t t a c o l o m e s s o i n s c e n a d al regista russo
La Bisbetica di Konchalovskij, una ‘commedia all’italiana’
ORIGINALITÀ E VITALISMO PER UN TEMPESTOSO RAPPORTO DI COPPIA
“Straripante”, “indiavolato”, “intrigante e innovativo”, “elettrizzante”,
“felliniano”, “spudorato e festoso”, “pirotecnico”: sono questi gli
aggettivi più ricorrenti nelle recensioni dei critici nazionali e
internazionali convenuti nel giugno scorso al Festival di Napoli, nello
sforzo di qualificare il colorato e vitalistico spettacolo con il quale
Andrej Konchalovskij ha proposto una sua personale lettura della
Bisbetica domata di William Shakespeare. «Konchalovskij – si legge
nel ricco dossier stampa offerto dall’anteprima napoletana – ha
innanzitutto spostato l’azione temporale della commedia durante il
ventennio fascista, concependo una scenografia che su uno schermo
gigante “anima” (proprio come un disegno di animazione) una piazza
metafisica, i suoi palazzi spettrali, le colonne (mentre spesso un
trenino l’attraversa rendendola viva) alla Savinio e/o alla De Chirico,
i due fratelli maestri indiscussi delle avanguardie pittoriche della
prima metà del Novecento italiano; con essa convivono pannelli
girevoli dove ogni tanto sono proiettate immagini di cartellonistica
pubblicitaria d’epoca, suppellettili ed elementi di scena, che vengono
spostati in continuazione in palcoscenico a seconda del mutare degli
ambienti della commedia». E tutto questo «affascinante apparato
visivo», si legge ancora, concorre bene e subito a «sottolineare la
lettura ironica e nello stesso tempo quasi satirica» di questa Bisbetica
domata, «dove ogni personaggio sembra ricordare a volte un
prototipo simbolo di quegli anni: da
Gabriele D’Annunzio a Louise
Brook, dal Sergio Tofano del
Signor Bonaventura a
Groucho Marx, e questo
ci dà anche una cifra
cinematografica
dell’insieme». Né manca il
personaggio vestito da
gerarca fascista o un altro
truccato come Salvator
Dalì, in modo tale che tutti
insieme ben concorrono a
LA BISBETICA AL CINEMA
La bisbetica domata è stata portata direttamente sul grande schermo, in vari adattamenti tra il classico e il moderno, almeno
una cinquantina
di volte nel corso del Novecento; ma è stata
sempre anche il
modello di riferimento per
moltissimi altri
film che mette- 1
vano in scena il conflitto uomo-donna (basti
citare tra i tanti Ventesimo secolo di Howard
Hawks e Un uomo tranquillo di John Ford (1),
ma anche il western McLintock! di Andrew
V. McLaglen). L’inizio della fortuna cinematografica della commedia di Shakespeare risale già all’epoca del muto, periodo nel quale
ne furono realizzate almeno una decina di
versioni, tra cui quella molto reputata diretta
da David
W. Griffith
nel 1908,
con Arthur
Johnson e
Florence 2
Lawrence protagonisti. Poi, nel 1929, è toccato alla celeberrima coppia divistica composta da Douglas Fairbanks e Mary Pickford
(2) aprire la via alle molte edizioni di La bisbetica domata nel cinema sonoro. Tra le numerose messe in scena che fecero seguito in
tutto il mondo (dalla Francia alla Spagna, dal
Messico all’Italia: più di una trentina), vanno
ricordate almeno una curiosa Bisbetica in
abiti moderni realizzata in Italia nel 1942 da
Ferdinando Maria Poggioli (3), con Amedeo
ottobre 2013 I gennaio 2014
Nazzari e Lilia
Silvi, e quella
al maschile (Il
bisbetico domato, 1980) 3
con uno scatenato Adriano Celentano. Anche
se i migliori risultati sono stati offerti certamente dalla coloratissima versione in forma
di “musical”, messa in scena con brio nel
1953 a Hollywood (Kiss Me Kate!) (4) da George Sidney, per l’interpretazione canora di
Howard Keel e Kathryn Grayson; e dalla edizione inglese firmata da Franco
Zeffirelli nel 1967.
È proprio quest’ultima la più
nota opera cinematografica
tratta The Taming
4
of the Shrew e
senza dubbio quella che resta di più, ancora
oggi, nella memoria collettiva. Sceneggiata
dal regista con la collaborazione di Suso Cecchi D’Amico, questa Bisbetica domata fu interpretata da Richard Burton e Elizabeth
Taylor, appassionatamente impegnati a mettere al servizio di Shakespeare la loro burrascosa relazione matrimoniale, che era allora
oggetto di grande interesse da parte dei rotocalchi di tutto il mondo (5).
5
«sottolineare la grande eleganza, originalità e giovinezza scenica di
una regia che mantiene un ritmo serrato durante tutti e due gli atti,
in uno scoppiettante e rutilante gioco scenico, dove ogni attore è al
posto giusto, impiegato in maniera intelligente ed eclettica».
Il fatto è, annota tra gli altri Anita Laudando, che Konchalovskij sa
sempre trovare il modo di valorizzare, attraverso gli attori, «l’energia
che merita la commedia shakespeariana», e non solo per la
«gigantesca» interpretazione di Federico Vanni (Petruccio) e Mascia
Musy («una “Catina” indomabile e dispettosa»), ma anche per tutti
gli altri suoi «splendidi» attori (citati ciascuno con nome e cognome
nell’articolo) che nello spettacolo hanno il ruolo di caratteri o di
spalle», i quali dimostrano di essere «veri artisti in grado di
raccontare, ancora oggi il magico intreccio shakespeariano» in un
giusto equilibrio tra «innovazione e tradizione». Equilibrio che ben si
esprime anche nella metateatrale scelta registica di proporre
i cambi di costume a quinte aperte, in un doppio piano “a vista” in cui
gli attori “vivi” diventano i loro personaggi, rendendo «il pubblico
soprattutto a sottolineare come Konchalovskij abbia «trapiantato il
testo shakespeariano nel terreno fertile della commedia all’italiana»,
puntando «su una comicità spudorata e festosa, affidata soprattutto a
un manipolo di eccellenti e pirotecnici caratteristi». «Trasformata
così la commedia di Shakespeare in “vaudeville”», aggiunge da parte
sua Giuseppe Distefano di “Città nuova.it”, «Konchalovskij ne fa un
“pout-pourri” che strizza l’occhio a Fellini, alla commedia dell’arte, ai
frizzi e lazzi di una comicità da rivista, al cinema muto, alla pittura
del Novecento, all’Italietta fascista, al mondo circense», puntando
soprattutto su un «ritmo incalzante», grazie al quale – aggiunge
Francesca De Sanctis dell’”Unità” – «il pubblico applaude e sorride
per tutta la durata di quasi tre ore, grazie anche ai continui colpi di
scena che mantengono sempre alta l’attenzione» per uno spettacolo –
conclude la sua elogiativa recensione Enrico Fiore di “Il Mattino” –
«tramite il quale Andrej Konchalovskij ci offre un gran bell’esempio
di come si può rinverdire i classici senza tradirne (anzi esaltandone)
il messaggio e i contenuti fondamentali».
SOLENGHI, LASTRICO, PACI
partecipe e l’attesa interessante», sino a giungere a «un finale
fra poesia e commedia che lascia nell’animo degli spettatori una
straripante certezza: questo è teatro».
È in questo contesto insieme colto e naïf, raffinato e farsesco, che
Konchalovskij costruisce «uno spettacolo godibilissimo», il quale a
volte ribalta anche i canoni di lettura tradizionali dei due personaggi
principali della vicenda («Federico Vanni e Mascia Musy spingono
l’acceleratore sull’ironia disincantata, rendendo la coppia in
questione più moderna e accattivante»), ma dove soprattutto
«vengono esaltati i tipi ”umani”, visti anche nei loro difetti: in una
parola, viene esaltata “la vita”».
Da parte sua, Pietro Favari, critico di “Il foglio”, dopo di aver
sottolineato che in questo testo «giovanile, anticonformista,
complesso», Shakespeare parla dei conflitti di coppia anticipando «la
rappresentazione di una dinamica comportamentale di strategie
psicologiche non poi così distanti da quelle descritte da Edward
Albee in Chi ha paura di Virginia Woolf?, intrecciata con un
seducente gioco erotico di reciproche dominazioni sado-maso», tende
La storia di Attenti a quei 3 è curiosa. Nato quasi casualmente
la sera del 5 dicembre 2011 come omaggio straordinario
che lo Stabile volle rendere a coloro che si erano
generosamente impegnati a combattere contro i danni
della tragica alluvione genovese del mese precedente
(i cosidetti “angeli del fango”), lo spettacolo si potè avvalere
dell’occasionale compresenza sul palcoscenico della Corte
di Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico ed Enzo Paci (allora
impegnati nelle repliche di Moscheta di Ruzante, spettacolo
prodotto dallo Stabile di Genova) e della loro generosità a
offrire a quegli “angeli” alcuni esempi della loro comicità.
Lo spettacolo andò in scena con il titolo Non c’è fango che
tenga: grazie ragazzi! e fu subito un grande successo.
A grande richiesta, venne poi replicato con il suo titolo
definitivo due volte: la prima come omaggio ai visitatori
internazionali del Nautico 2012 e la seconda come
rappresentazione di capodanno, fuori programma,
per il pubblico dello Stabile.
TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:47 Pagina 5
La bisbetica domata I 5
Konchalovskij racconta il suo lavoro sulla commedia di Shakespeare
La
bisbetica
«Divertire il pubblico domata
per farlo emozionare» William Shakespeare
di
A pagina 4: a sinistra, Federico Vanni e Mascia
Musy; in alto: una scena d’insieme;
in basso: Vittorio Ciorcalo, Giuseppe Rispoli
e Federico Vanni; fondo pagina: Enzo Paci,
Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico.
In questa pagina: sopra, Mascia Musy;
sotto: Federico Vanni e Mascia Musy;
a destra: Andrei Konchalovskij
con Vittorio Ciorcalo.
Andrej Sergeevic MichalkovKonchalovskij – nato a Mosca
nel 1937 in una famiglia
aristocratica dalle consolidate
tradizioni artistiche (il bisnonno
Vassili Soulikov era pittore
come il nonno Pëtr
Konchalovskij, il padre Sergej
Michalkov era poeta e
presidente dell’unione degli
scrittori, la madre Natalja
Konchalovskaja era scrittrice e
il fratello minore Nikita
Michalkov è uno dei più noti
registi cinematografici russi) –
era giunto a Napoli nella
primavera scorsa preceduto
dalla fama di essere un regista
scontroso, soprattutto poco
amante delle interviste. «Nel
mondo dello spettacolo (sia
teatro o cinema) quello che
conta è ciò che si fa: tutto il
resto è chiacchiera» si diceva
che fosse la sua massima. Ma
poi, nel corso delle settimane di
prove della sua prima regia
teatrale italiana (La bisbetica
domata di William Shakespeare)
e nelle sere delle tre repliche
dello spettacolo al San
Ferdinando che lo hanno visto
sempre presente, egli si è
dimostrato generoso e cordiale
con la stampa, almeno sino a
quando il discorso si manteneva
negli argini del suo specifico
lavoro con quella compagnia
d’interpreti da lui scelti uno a
uno, attraverso provini fatti tra
Genova e Napoli.
ACI: LA COMICITÀ SI FA IN 3
Era nato un nuovo “trio” e uno spettacolo originale per
intrattenere in modo intelligente il pubblico, intrecciando tre
esempi di comicità “alla genovese”. Uno spettacolo divertente e
originale, con tre attori formatisi in tempi diversi al Teatro Stabile
di Genova. Una idea di rappresentazione comica che ora la Giffi
S.a.s. porta sul palcoscenico dello Stabile (alla Corte dal 23 al 27
ottobre) in una forma “definitiva”, caratterizzata da molte novità.
Le variazioni della nuova edizione di Attenti a quei 3 saranno
tutte all’interno di una “partitura” che prevede “i tre” ora
impegnati a dialogare tra di loro e ora a raccontarsi attraverso
monologhi anche autobiografici, parlando di sé e del mondo,
ma anche recuperando esempi del glorioso avanspettacolo
“d’antan” o esibendosi in esilaranti imitazioni. Tullio Solenghi
attinge al proprio repertorio (Amleto multietnico, Piloti d’aereo,
Luoghi comuni), ma anche racconta la propria avventura artistica
Da S. Ilario a S. Remo, ripropone con Paci una scenetta del
vecchio avanspettacolo, lascia affacciare le parodie del Mago
Otelma o di Giampiero Mughini, sino a esibirsi in un inedito
omaggio alla Baistrocchi, nel quale coinvolge anche Lastrico e
Paci. A sua volta, Lastrico non è impegnato solo nel recitare
alcune sue nuove terzine in stile Divina commedia, ma dimostra
le proprie virtù autoriali e attoriali anche attraverso alcuni nuovi
sketches (Il barista, L’Esorcista in genovese, Il primo appuntamento
amoroso in versione commerciale, La Storia del mondo e Il pezzo
che non inizia mai). Mentre Enzo Paci, “last but not least”,
promette di raccontare il proprio difficile quotidiano, partendo
dalla scelta sbagliata dell’istituto superiore da frequentare dopo
le medie e dall’esperienza nel negozio dei genitori “verdurai”;
dando così vita a svariati personaggi di contorno, «che non
perdono occasione per vessarlo, rendendogli l’esistenza più
difficile di quanto già non sia».
La bisbetica domata
«Quando il Festival mi ha
proposto di allestire qualcosa a
piacere, con un progetto
residenziale in cui potevo
scegliere gli attori e lavorare a
Napoli, ho subito indicato
La bisbetica domata,
perché è una delle commedie
più vicine alla Commedia
dell’Arte: cioè, all’Italia.
È ambientata a Padova e tutti i
personaggi sono facilmente
individuabili. Poi l’ho riletta;
erano quindici anni che non lo
facevo. I due terzi delle
“Bisbetiche” che ho visto non mi
sono piaciute, me ne sono
andato tra un tempo e l’altro,
prima della fine dello spettacolo.
Volevo una commedia un po’
circense e naïf, sospesa tra
improvvisazione e coraggio, con
attori dallo sguardo bambino,
capaci ancora di guardare con
meraviglia se stessi, gli altri e il
mondo» (“L’osservatore romano”).
«Per la mia prima regia nel
vostro Paese, volevo un’opera
italiana. La bisbetica lo è.
Rappresenta l’Italia anche più di
Romeo e Giulietta.
I personaggi sono tutti italiani, e
poi, come dicevo, c’è la
Commedia dell’Arte, anche se
scritta da Shakespeare»
(“Il Mattino”).
William Shakespeare
«È un autore che nella sua
opera riesce a mettere insieme
casino e cielo, volgarità e
poesia. I suoi personaggi sono
più grandi della vita e hanno
quel tocco di follia e assurdità
che li rende così interessanti»
(“Il Mattino”). «Il suo teatro è
grande come la vita e può avere
mille interpretazioni. I suoi testi
sono una combinazione di cielo
e terra, sacro e profano, di follia
e divinità. In particolare, poi,
all’interno di una teatrografia
che mi piacerebbe mettere in
scena tutta, ho scelto La
bisbetica domata perché, oltre
a essere una commedia molto
divertente ha in sé anche il
segno dell’influenza della
Commedia dell’Arte sull’opera
di Shakespeare» (“Roma”).
Federico Fellini
«In tutto quello che io faccio
c’è sempre un po’ di Fellini.
In questo senso, credo di
essere un po’ un suo
successore. Quello che mi
affascina in Fellini è che egli
ama tutti gli esseri umani,
indistintamente, anche
quelli mostruosi.
E in questo senso
è un po’ come Gogol’
o come Dio»
(“La Repubblica”).
Cinema e teatro
«Il teatro è un’altra cosa
rispetto al cinema.
Il buon cinema lo si può
comprendere anche senza
capire una parola. Questo a
teatro non è possibile. Il teatro
lo si può ascoltare anche
chiudendo gli occhi, basta
ascoltare l’energia che proviene
dalla scena. Le differenze tra
cinema e teatro sono abissali.
In comune hanno però il fatto
che, sia davanti a un film,
sia assistendo a uno spettacolo
teatrale, quello che desideriamo
è “crederci”.
Come accade ai bambini.
Per ridere, per piangere, per
sentire veramente quello che
vediamo dobbiamo tornare
bambini. Il teatro ha la
semplicità dell’aratro,
il cinema la complessità del
trattore. Dipende da quello che
voglio usare. Certo è che non ha
senso modificare l’aratro per
farlo diventare trattore...»
(“Teatrocult”).
Il pubblico
«Nel mettere in scena
Shakespeare si deve cercare
di capire il suo mondo e
renderlo chiaro anche per il
pubblico. Ogni regista che
affronta Shakespeare sa che sta
correndo un rischio.
Quelle di Shakespeare
sono opere messe in scena
migliaia di volte.
In esse sono racchiusi interi
mondi, sono sempre una sfida.
Io ho iniziato tardi a occuparmi
di teatro, e non amo dare
troppe spiegazioni sul mio
lavoro. Penso che una
commedia sia un po’ come un
concerto. Si chiede a un
direttore di orchestra il perché
di ogni singola scelta
espressiva? Si ascolta e basta.
La musica è sempre attuale
quando tocca gli animi e non lo
è quando non ci riesce e al
posto della musica rimangono
solo dei suoni isolati»
(“L’osservatore romano”).
«Nella vita, e tanto più a teatro,
il pubblico vuole sentire, vuole
interagire, avere un rapporto
empatico con ciò che vede.
Non vuole riflettere, ragionare.
Io amo far divertire gli
spettatori, farli emozionare,
ridere. Con Shakespeare,
soprattutto, noi siamo
come in un circo.
L’attore deve fare il ‘buffone’,
il clown che è sempre un po’
triste: se lui piange il pubblico
ride, mentre se è lui a ridere
spesso il pubblico s’intristisce»
(“Il Manifesto”).
«In scena si rappresenta il riso,
il pianto e la paura. Non esiste
PERSONAGGI E INTERPRETI
Caterina
Petruccio
Vincenzo, padre di Lucenzio
Servo di Battista, Una guardia, Curzio
Tranio, servo di Lucenzio
Battista Minola
Ortensio, Nataniele
Lucenzio
Bianca
Biondello, servo di Lucenzio, Filippo
Un pedante, Pietro
Gremio, Giuseppe, Un sarto
Grumio, servo di Petruccio, Seconda guardia
Una vedova, Zuccherina
produzione
regia e adattamento
scene
con la collaborazione di
costumi
coreografa
versione italiana
luci
Mascia Musy
Federico Vanni
Roberto Alinghieri
Giuseppe Bisogno
Adriano Braidotti
Vittorio Ciorcalo
Carlo Di Maio
Flavio Furno
Selene Gandini
Antonio Gargiulo
Francesco Migliaccio
Giuseppe Rispoli
Roberto Serpi
Cecilia Vecchio
Teatro Stabile di Genova, Napoli Teatro Festival
Teatro Metastasio, Teatro Stabile di Napoli
Andrej Konchalovskij
Andrej Konchalovskij
Marta Crisolini Malatesta
Zaira de Vincentiis
Ramuné Chodorkaite
Masolino d’Amico
Sandro Sussi
Teatro Corte 3 > 22 dicembre
della
sostenitore
sostenitore
partner della stagione
altro. Ci sono solo queste tre
possibilità, come per le
maschere greche.
Già Tolstoj diceva che l’arte
è la comunicazione dei
sentimenti, niente di più.
I ragionamenti,
i pensieri non sono le cose
più importanti,
perché l’arte deve andare
al cuore e ai sensi»
(“La Repubblica”).
Gli Shakespeare dello Stabile
In occasione dell’andata in scena di La bisbetica domata, lo Stabile di Genova
propone nel foyer del Teatro della Corte la possibilità di rivedere in video
alcuni spettacoli shakespeariani da lui prodotti nel corso degli anni.
venerdì 8 novembre, ore 16
« Tito Andronico 1989-1990
regia di Peter Stein
venerdì 15 novembre, ore 17.30
La dodicesima notte 1998-1999 »
regia di Anna Laura Messeri
venerdì 22 novembre, ore 17
« Enrico V 2006-2007
regia di Massimo Mesciulam
venerdì 29 novembre, ore 15.30
Re Lear 2008-2009 »
regia di Marco Sciaccaluga
giovedì 5 dicembre, ore 16
« Misura per misura 2010-2011
regia di Marco Sciaccaluga
venerdì 6 dicembre, ore 16.30
Macbeth 2011-2012 »
regia di Massimo Mesciulam
giovedì 12 dicembre, ore 16,30
« Molto rumore per nulla 2012-2013
regia di Alberto Giusta
ottobre 2013 I gennaio 2014
TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:49 Pagina 6
6 I Sabbatico
Pino Petruzzelli racconta gli incontri e le avventure di un cassintegrato da Genova alla Puglia
Viaggio in Italia per uscire dalla crisi
Un titolo che sembra una
provocazione e un viaggio
iniziato quasi per caso
che, strada facendo,
diventa una scelta, per
capire e ricominciare.
È Sabbatico, lo spettacolo
di e con Pino Petruzzelli,
che sarà sul palcoscenico
del teatro Duse dal 10 al 15
dicembre. «Il titolo
riprende una battuta del
testo, quando – spiega
Petruzzelli – il capo del
personale comunica al
protagonista che l’azienda
ha deciso
di
metterlo in cassa
integrazione per un mese,
e gli dice, ironicamente,
che gli offrono un mese di
vacanza, un sabbatico
appunto». Ma questo
termine, che all’inizio
suona sarcastico, poi si
riempie di significati, e il
mese di vacanza forzata
diventa per il protagonista
un’occasione di vita.
Gerardo (il nome, però, si
scopre solo alla fine dello
spettacolo) decide di
partire da Genova, la città
dove vive, e di mettersi in
viaggio: un viaggio che
Sabbatico
di e con
Pino Petruzzelli
produzione
Centro Teatro Ipotesi
Teatro Stabile di Genova
regia
musiche
Pino Petruzzelli
Django Reinhardt
Teatro Duse 10 > 15 dicembre
sostenitore
sostenitore
partner della stagione
dalla
Val Soana
lo porterà nel
Gargano, in Puglia, la
sua regione d’origine,
ritrovata dopo uno
“strappo” di tanti anni
prima. E Petruzzelli,
anche questa volta da solo
sul palcoscenico, racconta
il viaggio interpretando
anche i personaggi che
Gerardo incontra di volta
in volta attraversando
l’Italia: «Quello che il
protagonista inizia da solo
è innanzitutto un viaggio
interiore, per capire
meglio se stesso e il
mondo» spiega. «Ed è un
viaggio verso sud, perché
a sud sono le sue radici.
Il senso di questo è che
noi siamo forti e possiamo
superare la crisi se
recuperiamo le nostre
radici e la nostra storia,
che è una storia di
emigranti. Ma – aggiunge
Petruzzelli – è anche un
viaggio per sottrazione,
durante il quale il
protagonista via via si
libera di tutto quello che
non è essenziale.
E questo è anche il mio
modo di lavorare: io scrivo
tanto, faccio prove
lunghissime, e poi inizio a
togliere. Il testo di questo
spettacolo, per esempio,
ha 45 mila battute ma
all’inizio ne avevo scritte
150 mila... È solo
sottraendo che ogni
parola diventa racconto e
azione». Ma in questo
esercizio di sottrazione, il
viaggio sabbatico, iniziato
in solitudine, lungo il
cammino si riempie di
incontri e di persone.
«La parola che chiude lo
spettacolo è “insieme”,
perché dalla crisi si esce
solo insieme agli altri»
sottolinea Petruzzelli.
«Durante il viaggio il
protagonista incontra
persone che lo aiutano e
incontra anche l’amore,
perché l’unica possibilità
che abbiamo per
affrontare questa
situazione è farlo con gli
altri, ripartendo dalla
nostra storia». Non solo. Il
viaggio di Gerardo e gli
incontri che fa, alla fine gli
permettono anche di
guardare da una distanza
diversa il mondo e le sue
logiche. «Pochi giorni
prima della fine della
cassa integrazione –
racconta Petruzzelli – il
protagonista riceve la
telefonata del capo del
personale che gli
annuncia che è l’unico
cassiere del supermercato
dove lavora a non essere
stato licenziato. Nel
frattempo, però, gli hanno
proposto anche di
fermarsi in Puglia e di
lavorare lì. Alla fine dello
spettacolo non si sa che
cosa deciderà di fare: se
tornare al suo lavoro a
Genova o rimanere in
Puglia. Ma quello che
conta – sottolinea – è che
lui è cambiato, e che
questo gli permette di
guardare con occhi diversi
a un mondo che considera
le persone solo numeri,
sostituibili o riciclabili.
Per trovare una via
d’uscita dalla crisi bisogna
prendere le distanze dalle
logiche di questo sistema».
Il Teatro di narrazione
e i suoi interpreti
Pino Petruzzelli è un rappresentante di quel “teatro di
narrazione” che ha il suo
padre putativo in Dario Fo e
che in Italia conta ormai da
anni diversi esponenti di
successo, che saranno anche protagonisti di questa stagione del Teatro Stabile di Genova: da Marco Paolini a Moni Ovadia ad
Ascanio Celestini. Ciascuno con le sue peculiarità
ma accomunati, tutti, dal
mettere al centro dei loro
spettacoli la parola, il racconto di vicende che gli
spettatori possono “vedere”
solo attraverso la narrazione. «I miei ultimi spettacoli
– spiega Petruzzelli – sono contraddistinti, però, dal
fatto che c’è un personaggio che monologa e racconta la sua storia. Succede
in Sabbatico, come succedeva in Chilometro zero. Ma
quello che accade sempre
nei miei spettacoli (almeno
spero che sia così) è che la
parola diventa azione».
Quanto al successo di questo genere di spettacoli presso il pubblico: «Io
credo – commenta Petruzzelli – che sia dovuto al
fatto che in fondo il teatro è
proprio questo: raccontare
una storia. E così come non
serve tanto per raccontare
una storia, questi spettacoli
ci dimostrano che non serve neppure tanto per fare
teatro».
a cura di a.c.
Ministero Beni e Attività Culturali
soci fondatori
COMUNE DI GENOVA
PROVINCIA DI GENOVA
REGIONE LIGURIA
sostenitore
partner della stagione
sostenitore
numero 38 • ottobre 2013 | gennaio 2014
Edizioni Teatro Stabile di Genova
piazza Borgo Pila, 42 | 16129 Genova
www. teatrostabilegenova.it
Presidente Prof. Eugenio Pallestrini
Direttore artistico e organizzativo Carlo Repetti
Condirettore Marco Sciaccaluga
Direttore responsabile Aldo Viganò
Collaborazione Annamaria Coluccia
Segretaria di redazione Monica Speziotto
Autorizzazione Trib. di Genova n° 34 del 17/11/2000
Progetto grafico:
art: Bruna Arena, Genova (13513)
Stampa: Litoprint Genova
ottobre 2013 I gennaio 2014
TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:51 Pagina 7
I7
Giovani artisti: le illustrazioni in Mostra
N e l Fo y e r d e l l a C o r t e e s p o s i z i o n e d e l l e o p e r e f a t t e d a g l i a l l i e v i d e l l ’A c c a d e m i a p e r l a G u i d a a g l i s p e t t a c o l i d e l l o S t a b i l e
Giovedì 14 novembre, alle ore 18,
s’inaugura nel foyer del Teatro della
Corte la Mostra dedicata alle
illustrazioni originali realizzate dagli
allievi dell’Accademia Ligustica di
Belle Arti come accompagnamento
agli spettacoli presentati in
abbonamento nella Guida della
Stagione 2013/2014.
La mostra, allestita con il
coordinamento del vice direttore
dell’Accademia Guido Fiorato
(docente di scenografia e costume per
lo spettacolo), sarà curata con la
collaborazione degli insegnanti che
hanno offerto gentilmente il loro
appoggio all’iniziativa: Mario
Benvenuto (Grafica Design),
Alessandro Fabbris (Tecniche per la
decorazione), Luigi Fontana
(Decorazione), Sabrina Marzagalli
(Anatomia artistica), Pietro Millefiore
(Rappresentazione architettonica dello
spazio scenico / Storia e teoria della
scenografia), Nicola Ottria (Grafica
d’arte/Incisione), Federico Palerma
(Pittura) e Davide Zanoletti
(Modellistica, Metodologia della
progettazione, Disegno tecnico e
progettuale).
Nella Mostra saranno esposti
soprattutto gli originali delle
illustrazioni pubblicate sulla Guida
degli Spettacoli (alcune delle quali
riprodotte qui a fianco) e realizzate da
Vanessa Arrighi (La locandiera),
Federica Benvenuto (Le voci di dentro),
Andrea Bodon (Il cappotto), Giulia
Bracesco (La misteriosa scomparsa di
W), Emilia Bruzzone (Adesso Odessa),
Nicolò Buffa (Pantani), Davide Carli
(Ballata di uomini e cani, Giocando
con Orlando, I pilastri della società 5),
Valeria Di Mito (Il giorno della civetta),
Cocis Ferrari (Servo per due),
Simone Floris (La bisbetica domata 4),
Michela Gatto (La brocca rotta),
Fulvio Ioan (Circo equestre Sgueglia 2),
Francesco Manias (Frost / Nixon),
Chiara Manunta (Discorsi alla nazione),
Giorgia Marras (La voce umana /
Il bell’indifferente), Cecilia Napoli
(Clôture de l’amour), Alexandra Novak
(Oscura immensità), Luca Orecchia
(Oliver Twist), Sara Paglierini
(Non è vero ma ci credo), Giulia
Pastorino (Sabbatico 6, Il principe),
Carla Pereira (Il Tartufo 3), Alice
Piaggio (Il discorso del Re), Mariolina
Rubini (Rosso), Ilaria Schenone
(L’affaire Picpus, La mamma più forte
del mondo 1), Alessandro Scotto
(Attenti a quei 3, Oh Dio mio!, Sogno
di una notte di mezza estate 7), Giorgia
Specchia (Poker, L’invenzione della
solitudine), Daniela Stante (Antonio e
Cleopatra), Gianluca Sturmann
(Il gioco dei re 8), Simonetta
Valentina (Il divorzio), Anna Villa
(Lo straniero), Opere collettive
(Italia mia Italia, Acoustic Night 14).
2
1
3
4
5
6
7
8
“HELLZAPOPPIN” NEL FOYER DELLA CORTE
PROGRAMMA OTTOBRE > DICEMBRE 2013
mercoledì 16 ottobre, ore 17.30
Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
incontrano il pubblico. Conduce Dario Vassallo
venerdì 25 ottobre, ore 17.30
Luogo di nascita Genova, professione scrittrice
Pietro Cheli incontra e racconta
Ester Armanino, Barbara Fiorio, Claudia Priano, Sara Rattaro
martedì 29 ottobre, ore 17
Festival della Scienza
Conferenza di Eugenio Buonaccorsi
a cura del Museo Biblioteca dell’Attore
mercoledì 30 ottobre, ore 17.30
I pensieri delle parole
Incontro con Ascanio Celestini e Fernanda Contri, coordina Luca Telese
Intorno allo spettacolo Discorsi alla nazione
mercoledì 6 novembre, ore 17.30
Conversazioni con i protagonisti
Incontro con Luca Barbareschi e Filippo Dini
a cura di Umberto Basevi (Associazione per il Teatro Stabile)
giovedì 7 novembre, ore 17.30
Presentazione del libro
Tutta questa vita
di Raffaella Romagnolo. Interviene l’autrice
mercoledì 27 novembre, ore 17.30
Conversazioni con i protagonisti
Incontro con Ferdinando Bruni, a cura di Umberto Basevi
venerdì 13 dicembre, ore 17.00
Donne in cammino
Letture da Gente in cammino di Malika Mokkedem
a cura dell’Associazione Incantevole Aprile
mercoledì 18 dicembre, ore 17.30
I pensieri delle parole
Incontro con Marco Martinelli e Gianni Mura, coordina Alessandra De Stefano
Intorno allo spettacolo Pantani
Con l’inizio della nuova
stagione, riprendono anche gli incontri di Hellzapoppin nel Foyer della
Corte, che per il tredicesimo anno consecutivo
prevedono conversazioni
con gli attori, presentazione di libri, proiezioni,
conferenze, ecc., organizzati in collaborazione con
le Associazioni culturali
della Liguria. Il programma
qui a fianco riportato, va
integrato con gli appuntamenti relativi ai singoli
spettacoli di produzione,
specificati nelle pagine
precedenti.
Hellzapoppin riprenderà
poi nel 2014 con un articolato programma, che sarà
comunicato in dettaglio
nel prossimo numero di
“Palcoscenico & foyer”,
comprendente anche i cicli
d’incontri organizzati in
collaborazione con l’Associazione Aleph (Pace,
Eros e Empatia) e con la
Fondazione Novaro (Dino
Campana e i “Canti orfici”: un centenario).
ottobre 2013 I gennaio 2014
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Spettacoli ospiti dal 15 ottobre al 12 gennaio
per iniziativa di Luca Barbareschi
che – riservata per sé la parte di Lionel,
il logopedista australiano con velleità di
attore shakespeariano che aiutò re Giorgio
VI d’Inghilterra a vincere le balbuzie – ha
voluto accanto il genovese Filippo Dini,
nel ruolo che già fu di Colin Firth.
BALLATA
DI UOMINI E CANI
di Marco Paolini
Corte, 15 - 20 ottobre
Regia: Marco Paolini
Marco Paolini rende omaggio a Jack
London (1876-1916), dedicandogli come
autore, regista e interprete uno spettacolo
tratto da tre racconti dello scrittore
statunitense (Macchia, Bastardo e
Preparare il fuoco) cui si aggiungono le
ballate musicate e cantate da Lorenzo
Monguzzi (affiancato in scena da Angelo
Baselli e Gianluca Casadei), che
mescolano brani originali con sonorità
folk americane, Woody Guthrie
con echi verdiani.
LA BROCCA ROTTA
di Heinrich von Kleist
Corte, 12 - 17 novembre
Regia: Marco Bernardi
Storia di un processo a sfondo erotico.
Qualcuno è penetrato di notte nella
camera di una fanciulla e, fuggendo dalla
finestra, ha rotto una preziosa brocca di
maiolica, intorno alla quale, unica vittima
e prova del delitto, la madre della ragazza
intenta una causa davanti al giudice
Adamo, il quale si rivela però ben presto
il vero colpevole del misfatto. “La migliore
commedia in tedesco di tutti i tempi”.
Con Paolo Bonacelli, Patrizia Milani
e Carlo Simoni.
DISCORSI ALLA NAZIONE
di Ascanio Celestini
Corte, 29 ottobre - 1 novembre
Regia: Ascanio Celestini
Tra cronaca e fantapolitica. In una nazione
qualsiasi, mentre fuori piove ed è in corso
la guerra civile che accumula cadaveri
davanti al portone, Celestini porta in
primo piano alcuni emblematici inquilini
di un condominio sotto assedio, dove però
nessuno (l’Uomo qualunque, l’Uomo con
l’ombrello, l’Uomo con il fucile o l’Uomo
con la pistola) sembra rendersi conto dello
stato di decomposizione etico-sociale in
cui sta vivendo. Metafora amara, aperta
a un barlume di speranza.
IL DISCORSO DEL RE
di David Seidler
Corte, 5 - 10 novembre
Regia: Luca Barbareschi
Nato come testo teatrale, ma diventato
celebre in tutto il mondo per il film con
Colin Firth e Geoffrey Rush, premiato con
4 Oscar (film, regia, sceneggiatura, attore
protagonista), Il discorso del Re ha trovato
la via del palcoscenico anche in Italia
ottobre 2013 I gennaio 2014
di Gorni Kramer (1913-1995) e, nel
contempo, festeggia il novantesimo
compleanno di Lelio Luttazzi (19232010). Uno spettacolo dedicato a a due
musicisti che hanno contribuito alla
diffusione della musica jazz nel nostro
Paese e alla affermazione dello “swing”.
IL CAPPOTTO
di Vittorio Franceschi
da Nicolaj Gogol’
Corte, 19 - 24 novembre
Regia: Massimo D’Alatri
Rilettura teatrale di un classico della
letteratura russa dell’Ottocento.
Un anonimo copista del sistema
burocratico zarista è costretto
dalle convenzioni sociali a farsi
confezionare un cappotto nuovo.
Glielo rubano e inizia così la sua agonia,
in una vana ricerca di giustizia...
Con Vittorio Franceschi nel doppio ruolo
di drammaturgo e protagonista.
Giovedì 21 novembre, alle ore 17
sul palcoscenico del Teatro della Corte,
Vittorio Franceschi darà lettura
pubblica del suo nuovo testo
Filottete.5. INGRESSO LIBERO
14° MEMORIAL JAZZ
CONCERTO
GIANNI DAGNINO-CARIGE
Corte, 25 novembre
fuori programma
con l’Ottetto Mauro Ottolini
e il Freddy Colt Swingtet
L’annuale Jazz Concerto dedicato
a Gianni Dagnino rende omaggio
al centenario della nascita
FOOL
OLIVER TWIST
di Emilia Marasco e Carla
Peirolero da Charles Dickens
Duse, 4 - 8 dicembre
Regia: Enrico Campanati
Nuova edizione dello spettacolo musicale
ispirato al romanzo di Dickens,
con gli studenti del Conservatorio che
affiancano gli attori della Compagnia del
Suq e i 25 ragazzini del Formicaio
e della Bandaneo. Una favola
contemporanea e multietnica, raccontata
tra musica e recitazione, canto e gioco
per immagini del teatro d’ombre.
di Masolino d’Amico
da William Shakespeare
Duse, 25, 26, 27 novembre
fuori abbonamento
Regia: Consuelo Barilari
Una riflessione tra prosa e musica sulla
comicità nelle opere di Shakespeare.
Esercizi di stile per un gioco teatrale
coniugato in un’atmosfera da varietà,
tra lustrini e paillettes. Cinque Fool
shakespeariani per uno spettacolo che,
incorniciato nel Sogno di una notte di
mezza estate, ingloba in sé anche
citazioni da Come vi piace, Molto rumore
per nulla, La bisbetica domata
e I due gentiluomini di Verona.
Con Alinghieri, Avogadro, Margiotta,
Matteini e Parrinello.
Lo
Stabile
in tournée
Il Teatro Stabile di Genova sarà in tournée nel 2013/2014 con la ripresa di I ragazzi
irresistibili interpretato da Eros Pagni e Tullio Solenghi e, da gennaio, con La
bisbetica domata nella messa in scena di Andrej Konchalovskij.
Le tournées sono l’occasione per far conoscere a un pubblico sempre più vasto
l’alto livello qualitativo e culturale dello Stabile di Genova: un centro di produzione
considerato tra i migliori della scena europea, come ben testimoniano i numerosi
riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni dai suoi spettacoli e dai loro interpreti.
E, nell’ambito di questa stessa finalità, s’inserisce anche la proposta, accolta dal
Teatro dell’Elfo, di portare a Milano (a fine stagione) tre spettacoli già sperimentati
negli scorsi anni nella Rassegna di drammaturgia contemporanea.
Il primo spettacolo a partire in tournée è I ragazzi irresistibili di Neil Simon, per la
regia di Marco Sciaccaluga e l’interpretazione, a fianco di Eros Pagni e Tullio Solenghi,
anche di Massimo Cagnina, Mariangeles Torres, Pier Luigi Pasino e Marco Avogadro:
Faenza (Teatro Masini) 4 > 6 dicembre
Roma (Teatro Olimpico) 10 > 22 dicembre
Verona (Teatro Nuovo) 4 > 9 febbraio
Bergamo (Teatro Donizetti) 11 > 16 febbraio
Prato (Teatro Metastasio) 18 > 23 febbraio
Napoli (Teatro Mercadante) 26 febbraio > 9 marzo
Bolzano (Teatro Comunale) 13 > 16 marzo
Merano (Teatro Puccini) 17 > 18 marzo
Cesena (Teatro Bonci) 20 > 23 marzo
Firenze (Teatro della Pergola) 25 > 30 marzo
Bologna (Arena del Sole) 1 > 6 aprile
PANTANI
di Marco Martinelli
Duse, 17 - 20 dicembre
Regia: Marco Martinelli
Pantani l’idolo del ciclismo internazionale,
Marco il “pirata” imbattibile in salita; ma
anche il campione drogato, il “mostro”
distrutto e infangato dai mass-media. Il
successo e l’infamia. Una parabola breve e
imprevista. Un dramma personale e
famigliare. La storia di Pantani secondo il
Teatro delle Albe diventa lo specchio degli
ultimi trent’anni della nazione italiana.
a Palazzo Ducale
MOSTRE
Robert Doisneau. Paris en liberté Palazzo Ducale, Sottoporticato_fino al 26 gennaio 2014
Orario: da martedì a domenica 10-19, lunedì 14-19
Edvard Munch Palazzo Ducale, Appartamento del Doge_dal 6 novembre al 27 aprile 2014
Orario: da martedì a domenica 10-19, lunedì 14-19
L’ALTRA META’ DEL LIBRO. Irruzioni di Memoria
L’AMANTE / VECCHI TEMPI
ROSSO
John Logan
Duse, 28 novembre - 1 dicembre
Regia: Francesco Frongia
Una commedia ispirata alla biografia del
pittore americano Mark Rothko (19031970), maestro dell’espressionismo
astratto. Con Ferdinando Bruni
protagonista, una riflessione sul ruolo
dell’artista e una vitale testimonianza sui
frastagliati sentieri dell’arte
contemporanea.
di Harold Pinter
Duse, 10, 11, 12 gennaio
fuori abbonamento
Regia: Massimo Mesciulam
Dittico pinteriano sul tema della coppia.
Perbenismo e falsità nei giochi erotici di
due coniugi borghesi (L’amante), e
arbitrarietà del ricordo nello sguardo
di un uomo che osserva la moglie
in compagnia di una amica di gioventù
(Vecchi tempi). Con Fiammetta Bellone,
Angela Ciaburri e Davide Mancini.
Il Festival di quelli che leggono dal 18 al 20 ottobre
Incontri con gli autori, presentazioni di libri, mostre, musica, teatro, cinema.
Tra gli altri saranno presenti Bruno Arpaia, Lina Bolzoni, Roberto Calasso,
Emmanuel Carrère, Giuseppe Cederna, Luca Formenton,
Eduardo Galeano, Alberto Manguel, Paola Mastrocola,
Melania Mazzucco, Bahiyyih Nakhjavani, David Riondino,
Elizabeth Strout, Lilian Thuram, Timur Vermes.
Per tutto il programma della Fondazione
www.palazzoducale.genova.it