TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:41 Pagina 1 ANNO XV | NUMERO 38 | OTTOBRE 2013 > GENNAIO 2014 Poker Patrick Marber e la critica inglese Conversazione con Antonio Zavatteri 2 Il gioco dei re Recensioni da Napoli Conversazione con Sciaccaluga 3 La bisbetica domata Accoglienza della critica La Bisbetica sullo schermo 4 La bisbetica domata La parola a Konchalovskij Attenti a quei 3 Shakespeare in video 5 Sabbatico Intervista a Pino Petruzzelli Teatro di narrazione e suoi interpreti 6 Mostra allievi dell’Accademia Hellzapoppin nel Foyer della Corte 7 Ospitalità Undici spettacoli alla Corte e al Duse Lo Stabile in Tournée 8 LA VITA, DENTRO Inizia una nuova stagione assieme, e noi vogliamo iniziarla con un “grazie” vero e sentito al nostro pubblico, a tutto il nostro pubblico che ci segue con fiducia da tanti anni, che fa forte questo teatro e che quest’anno sta rispondendo, nel numero degli abbonamenti fino ad ora acquistati, in maniera davvero positiva alle nostre proposte. Un inizio di stagione migliore non potevamo augurarci. Una stagione ricchissima di titoli, più di cinquanta, di novità e tradizione e di novità nella tradizione, di interpreti importanti, alcuni di casa sui nostri palcoscenici e altri volti nuovi o quasi per Genova. Con loro una stagione che speriamo regali un po’ di gioia intelligente a questi tempi malinconici, la gioia di trovarsi assieme, di discutere, confrontarsi, ridere e emozionarsi: in una parola, di incontrare come dice il nostro slogan, “la vita, dentro”. La vita nella Bisbetica domata, che un grande regista russo, Andrej Konchalovskij, ha ambientato in una divertente Italia degli anni ’20; la vita che sta in Poker e nei suoi giocatori alle prese con i problemi di ogni giorno; la vita fatta di battute e di sberleffi che è dentro a Attenti a quei 3; la vita che scorre, cattiva e combattiva, nella partita a scacchi senza fine de Il gioco dei re; la vita di chi si ferma per guardarsi attorno e capirci qualcosa come in Sabbatico; la vita, ognuna diversa, che vive nei tanti artisti ospiti a iniziare da un grande amico del nostro teatro e di Genova qual è Marco Paolini, a cui è affidato l’incarico di inaugurare assieme a Jack London, questa nostra nuova, mi auguro coinvolgente, stagione. Carlo Repetti Dall’alto in basso: foto di Salvatore Pastore AgCubo; Bepi Caroli; Marco Caselli Nirmal; Elisabetta Giri AgCubo, Roberto Artuso. La “Bisbetica” di Konchalovskij alla Corte Esistenze “in gioco” tra Fellini e Commedia dell’Arte 3 >22 dicembre 16al Duse ottobre Dopo l’anteprima estiva, giunge sul palcoscenico della Corte (dal 3 dicembre) il primo spettacolo teatrale diretto in Italia dal russo Andrej Konchalovskij. Una Bisbetica domata “elettrizzante” – coprodotta dagli Stabili di Genova, Toscana e Napoli – la cui azione viene spostata negli anni Venti del Novecento, offrendo della commedia di Shakespeare una vivace interpretazione “all’italiana”, sensibile ai modelli della Commedia dell’Arte e non priva di esplicite reminescenze felliniane. Uno spettacolo ricco di colore e di gioia di vivere, che vede Mascia Musy (Caterina) e Federico Vanni (Petruccio) protagonisti di un cast che comprende anche Roberto Alinghieri, Giuseppe Bisogno, Adriano Braidotti, Vittorio Ciorcalo, Carlo Di Maio, Flavio Furno, Selene Gandini, Antonio Gargiulo, Francesco Migliaccio, Giuseppe Rispoli, Roberto Serpi, Cecilia Vecchio. Attenti a quei 3 / due alla Corte 23 >27 ottobre Dal 23 ottobre, va in scena alla Corte una nuova versione dello spettacolo-cabaret con Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico ed Enzo Paci. Tre attori usciti dalla scuola dello Stabile che ben conoscono l’arte di far ridere. Tre modi diversi di essere in scena e di raccontarsi in un divertito e divertente gioco teatrale. Tre nobili esempi di comicità “alla genovese”. Monologhi che prendono spunto dalla quotidianità. Scenette del ricco repertorio dell’avanspettacolo. Imitazioni, scherzi, terzine dantesche, liberi ricordi di vita vissuta. al Duse 6 >24 novembre 3 novembre Coprodotto dalla Compagnia Gank e dallo Stabile di Genova, dal 16 ottobre va in scena al Duse Poker. Scelta al mazziere di Patrick Marber (Londra, 1964). Regia di Antonio Zavatteri in collaborazione con Alberto Giusta, i quali sono anche interpreti dello spettacolo insieme con Massimo Brizi, Aldo Ottobrino, Pier Luigi Pasino e Federico Vanni. Scenografia e costumi di Laura Benzi e luci di Sandro Sussi. In un ristorante nella periferia londinese, il proprietario, suo figlio, due camerieri e il cuoco amano giocare a poker tutta la notte tra domenica e lunedì. Questa volta, come sesto giocatore c’è anche Ash, un professionista del tavolo verde. La partita ha inizio... e il poker diventa il bisturi che mette a nudo i sogni e le illusioni di questo universo esclusivamente maschile. al Duse Capablanca e Alekhine 10 >15 dicembre sfide sulla scacchiera Petruzzelli Rappresentato in anteprima al Festival di Napoli, con grande successo dal pubblico e definito dalla critica uno «spettacolo dal sangue blu», Il gioco dei re – in scena al Duse dal 6 novembre – rinnova la collaborazione tra l’autore Luca Viganò e il Teatro Stabile di Genova, il quale ne aveva già messo in scena Galois. Due personaggi storici, i cui nomi hanno risonanze mitiche per i cultori degli scacchi: il cubano Capablanca e il russo Alekhine. Il racconto di una amicizia destinata a rovesciarsi nel suo opposto, sullo sfondo degli avvenimenti storici del primo Novecento. Un testo che procede spedito, mescolando continuamente tempi, luoghi e azioni dei vari personaggi. Gli scacchi come gioco di passioni e di conflitti insanabili. Regia di Marco Sciaccaluga, con Antonio Zavatteri, Aldo Ottobrino, Alice Arcuri, Alberto Giusta, Fabrizio Careddu, Cristiano Dessì e Massimo Mesciulam. Scenografia e costumi di Guido Fiorato, musiche di Andrea Nicolini, luci di Sandro Sussi. un’odissea per rinascere Pino Petruzzelli prosegue con i suoi monologhi la collaborazione con lo Stabile di Genova, proponendo al Duse dal 10 dicembre le tragicomiche avventure di un cassintegrato, il quale subito si dispera, ma poi decide di dare un senso alla sua nuova condizione. Investe così il misero sussidio in un viaggio: dapprima da Genova alla Val Soana in Piemonte; ma poi da lì, incontro dopo incontro, il suo cammino prosegue sino alla Puglia culla d’origine dei suoi genitori. E là il telefono improvvisamente squilla, annunciando un possibile lieto fine. Musiche di Django Reinhardt. TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:42 Pagina 2 2 I Poker Il “Poker” metafora della vita «Una soffiata d’aria fresca»: la commedia d’esordio di Patrick Marber vista dalla critica inglese Si dice sovente: «Il poker è una metafora della vita», ma né l’autore di Poker. Scelta al mazziere Patrick Marber, né il regista Antonio Zavatteri si sono esplicitamente riproposti di mettere in scena qualcosa di astratto, perché il loro linguaggio è sempre caratterizzato dalla tensione verso la concretezza: sia quella fatta propria da Marber, attraverso l’esempio di David Mamet che egli considera il suo vero maestro; sia quella della recitazione degli attori, che Zavatteri pone al centro della sua rappresentazione teatrale. Ciò che interessa loro nel testo come nello spettacolo è soprattutto raccontare un microcosmo umano, un mondo esclusivamente maschile visto nel contesto di un gioco in cui l’altruismo e la comprensione del prossimo non sono certo delle priorità. Cosa che ben colse, già alla prima rappresentazione di Dealer’s Choice (tale il titolo originale del testo di Marber) avvenuta al Royal National Theatre di Londra nel febbraio 1995, il prestigioso critico del “The Guardian”, Michael Billington, quando scrisse: «Nella nuova commedia di Patrick Marber, il poker non è mai fine a se stesso ma diventa un mezzo per esplorare i personaggi, la natura maschilista della loro compulsione, che ha ben poco a che fare con il vincere o il perdere, perché il poker è il rituale con cui essi cercano di riempire il vuoto profondo della loro vita». Proprio questa autentica, autonoma natura teatrale della commedia e la competenza dimostrata da un drammaturgo debuttante sono state la qualità che maggiormente hanno colpito allora tutta la critica anglosassone e garantito a Dealer’s Choice il successo Antonio Zavatteri e Alberto Giusta ottobre 2013 I gennaio 2014 Federico Vanni, Antonio Zavatteri, Alberto Giusta, Massimo Brizi, Pier Luigi Pasino, Aldo Ottobrino (foto di Bepi Caroli). internazionale: nel 2008, la commedia fu rappresentata con il titolo La scelta del mazziere anche in Italia, proprio sul palcoscenico dello Stabile di Genova. «Un’opera prima eccezionalmente compiuta» scrisse il critico del “Financial Times”, «una novità totalmente coinvolgente» (“Evening Standard”), che rivela in Marber «uno dei più autorevoli talenti comici degli anni Novanta» (“Daily Telegraph”). E ancora: «Una commedia intensa e avvincente che merita di essere vista» (“Student Direct”); «un’opera meravigliosamente accessibile che mescola in egual misura dramma e commedia: una soffiata d’aria fresca» (“City Life”), attraverso la quale «Marber ci propone, con un dialogo veloce, ricco e tagliente, dietro il cui humour ambiguo e duro emergono i ritratti acuti di personaggi e di situazioni desolanti e spietate, ma anche la presenza di una società sotterranea, competitiva seppure improduttiva, che vive secondo proprie regole, caratterizzate dall’avidità e dal deserto spirituale» (“Sunday Times”). Nato a Londra il 19 settembre 1964, Patrick Marber aveva allora appena compiuto trent’anni e si lasciava alle spalle una dignitosa carriera di cabarettista. Dopo l’ottimo esito nazionale e internazionale di Poker, egli si dedica interamente alla scrittura teatrale, esaltando critica e pubblico, due anni dopo il successo di Poker, con il trionfo di Closer (portato anche sul grande schermo da Mike Nichols), e scrivendo poi altri testi originali – Howard Katz Poker di Scelta al mazziere Patrick Marber PERSONAGGI E INTERPRETI Ash Sweeney Frankie Carl Stephen Pollo produzione regia in collaborazione con scene e costumi versione italiana luci Massimo Brizi Alberto Giusta Aldo Ottobrino Pier Luigi Pasino Federico Vanni Antonio Zavatteri Compagnia Gank Teatro Stabile di Genova Antonio Zavatteri Alberto Giusta Laura Benzi Carlo Sciaccaluga Sandro Sussi Teatro Duse 16 ottobre >3 novembre sostenitore sostenitore (2001) e The Musicians (2004) – nonché curando l’adattamento in epoca moderna della Signorina Julie di Strindberg (After Miss Julie) e del Don Giovanni di Molière (Don Juan in Soho). partner della stagione Marber ha scritto anche alcune sceneggiature cinematografiche, due delle quali sono state portate sullo schermo rispettivamente da David Mackenzie (Follia, 2005) e Richard Eyre (Diario di uno scandalo, 2006). Un piccolo mondo di maschi “scentrati” Conversazione con Antonio Zavatteri, regista dello spettacolo in scena al Teatro Duse Non tradire la commedia, ma neppure la drammaticità dei personaggi e del “gioco” di cui sono protagonisti e vittime nello stesso tempo. È l’obiettivo che Antonio Zavatteri ha cercato di realizzare con la regia di Poker. Scelta al mazziere, di Patrick Marber, lo spettacolo prodotto dalla Compagnia Gank e dal Teatro Stabile di Genova, che è in scena al Duse dal 16 ottobre al 3 novembre. «Quella di Marber – spiega il regista – è una drammaturgia che non lascia molto spazio all’invenzione e all’immaginazione: richiede piuttosto una buona analisi e ha bisogno di essere liberata più che reinventata. Ed è quello che ho cercato di fare perché, secondo me, si tratta di una drammaturgia che sopporta poco una imposizione registica». In questo lavoro di “liberazione” del testo, quindi, lo sforzo di Zavatteri, che è anche uno dei protagonisti dello spettacolo, è stato quello di «cercare un giusto equilibrio fra la commedia e la complessità e anche la drammaticità dei personaggi. «Ho cercato di non cancellare il sorriso, perché non volevo creare danni alla commedia, ma anche di non indulgere nell’accontentare il godimento del pubblico nella risata». Nello spettacolo situazioni comiche e piccole e grandi tragedie quotidiane si susseguono al ritmo che l’ossessione del gioco impone ai personaggi, imprigionandoli, fisicamente e mentalmente, in spazi angusti e in gesti ripetitivi. «I protagonisti creano un microcosmo nel quale – racconta Zavatteri – le relazioni si fondono e si calcificano all’interno dei meccanismi del gioco del poker, che diventa il loro modo di comunicare e anche uno strumento di rivalsa. È evidente, per esempio, come il proprietario del ristorante riesca a soggiogare gli altri e a tenerli in un rapporto di sudditanza anche attraverso il gioco». E al di fuori di quel microcosmo c’è poco altro: i sogni che non riescono a realizzare, anche se il sogno è quello di trasformare un gabinetto pubblico in un Aldo Ottobrino, Antonio Zavatteri, Alberto Giusta, Pieri Luigi Pasino ristorante, come vorrebbe fare Pollo; le donne con le quali nessuno è pacificato in questo piccolo mondo di maschi “scentrati”; i buoni propositi che non si mantengono. «Un elemento importante nella dinamica dei rapporti fra i personaggi è quello della pressione del gruppo che condiziona tutti» sottolinea il regista. «È la pressione del gruppo che, per esempio, fa sì che il cuoco, che non vuole giocare perché il giorno dopo deve rivedere la figlia dopo tanto tempo, alla fine, invece, giochi e perda tutto». E questo meccanismo, psicologico e sociale, è uno di quelli che hanno fatto diventare il gioco d’azzardo anche un grave problema sociale del nostro tempo: «È proprio per questo che abbiamo deciso di mettere in scena questo spettacolo» afferma Zavatteri. «Cercando di raccontare questa storia si raccontano ossessioni che possono portare a vere e proprie tragedie, perché i protagonisti annullano il niente che hanno nel gioco ma, nello stesso tempo, non riescono ad accettare con leggerezza tutto questo. La sfida sta nel dare vita a questi personaggi, senza alcun intento moralistico, ma descrivendo un ambiente: quello di un mondo chiuso che genera mostri». Mostri che sono anche nell’interiorità dei personaggi «perché nella loro condizione c’è anche molto dolore e, nel profondo, la consapevolezza di questo dolore. E anche se hanno dei sogni, tutti sanno, però, che nessuno di quei sogni sarà realizzato». Oltre questo mondo del poker, giocato e raccontato, non c’è vita vera: «Non c’è mondo esterno, perché la condizione dei personaggi lo esclude» spiega il regista. «E c’è anche un desiderio diffuso che le cose non cambino. Il cambiamento di un personaggio dà sempre fastidio agli altri, viene vissuto come un fatto negativo, anche perché può mettere in discussione equilibri e certezze di ciascuno». La volontà di non imporre una regia “ingombrante” allo spettacolo, si è tradotta anche nelle scelte scenografiche: «Con Laura Benzi, abbiamo cercato uno stile che non fosse particolarmente realistico ma neppure troppo stilizzato» racconta Zavatteri. «Il ristorante, per esempio, è arredato con legni un po’ britannici, da pub-ristorante, e i personaggi hanno, nei costumi, qualche segno di appartenenza. Secondo me era necessario raccontare una storia in modo plausibile e, quindi, anche con una scenografia e costumi plausibili». Annamaria Coluccia Mercoledì 23 ottobre (ore 17,30), nel foyer del Teatro della Corte, Pino Boero, Assessore alla Scuola, allo Sport e alle Politiche giovanili del Comune di Genova, partecipa all’incontro sullo spettacolo Poker al quale intervengono Antonio Zavatteri e gli altri interpreti della commedia di Marber in scena al Duse sino al 3 novembre. Conduce Annamaria Coluccia del “Corriere Mercantile”. INGRESSO LIBERO TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:43 Pagina 3 Il gioco dei re I 3 Amicizia e rivalità tra i campioni del mondo Capablanca e Alekhine sullo sfondo dei grandi eventi della prima metà del ‘900 SULLA SCACCHIERA, MOSSE NELLA STORIA Per sintetizzare lo spirito che anima Il gioco dei re, l’autore Luca Viganò ricorre a una massima di Garry Kasparov, il tredicesimo campione del mondo di scacchi: «Non c’è nulla di grazioso o affascinante negli scacchi. Il gioco degli scacchi è lo sport più violento che esista». E molto violente sono certo le gioie e i dolori, le passioni e la volontà di rivincita dopo una sconfitta, che animano i protagonisti delle quaranta scene (alcune anche brevissime) che compongono un testo di cui sono protagonisti due storici campioni degli scacchi, i nomi dei quali hanno risonanze ormai mitiche per tutti gli scacchisti, sia professionisti sia amatoriali: il cubano José Raúl Capablanca (L’Avana 1888New York 1942) e il russo Alexander Alexandrovic Alekhine (Mosca 1892-Lisbona 1946). «Prendendomi qualche libertà drammaturgica con gli avvenimenti delle loro vite, ho immerso la storia dei loro rapporti personali nella Storia del Novecento (quella “violenta” della prima metà del secolo), lasciando che ogni tanto fosse proprio questa a metterci lo zampino, muovendo i pezzi per loro». Almeno su un terreno, però, Luca Viganò non ha mai voluto trasgredire: quello delle partite che i personaggi giocano nel corso dello spettacolo, che sono tutte “vere” anche là dove sono solo accennate, perché, conclude «gli scacchi sono una cosa seria», nella quale vengono messe in gioco cose molto serie come la verità e la bellezza, il tempo e la costante lotta tra la vita e la morte. Come ha ben messo in evidenza la critica – sia italiana, sia straniera – che nel giugno scorso ha assistito, tra un pubblico sempre partecipe e coinvolto, all’anteprima dello spettacolo nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia, Il gioco dei re è uno spettacolo nel quale «gli scacchi diventano una metafora della vita e i personaggi simili a pedine di un giocatore più abile, con il risultato che, infine, vinti o vincitori si viene tutti riposti nella scatola, ma “dopo la morte c’è sempre la resurrezione”». Come recita il vecchio giocatore che è quasi sempre presente in scena con la sua piccola scacchiera, lasciando intendere che neanche Dio, ingaggiando una partita con il caso, conosca tutte le mosse adatte all’esistenza umana, e per questo commetta degli errori a cui non può riparare. «La recitazione – continua Federica Pirrone di “Teatro.org” – Il gioco dei re di Luca Viganò PERSONAGGI E INTERPRETI José Raùl Capablanca Alexander Alexandrovich Alekhine Il vecchio giocatore di scacchi Emanuel Lasker Maria Graupera, Gloria, Olga Choubaroff, una prostituta José Maria Cabablanca, Julius W. “Nicky” Arnstein Un cameriere, uno strillone produzione regia scene e costumi musiche luci Teatro Duse 6 > 24 novembre sostenitore è stata un mix tra straniamento brechtiano e immedesimazione stanislavskiana, concorrendo così a fare in modo che la sfida teatrale di questo “spettacolo dal sangue blu”, sia stata giocata a livello quasi allegorico, e vinta da tutti». «Spettatori in grande entusiasmo» annota a sua volta Sara Scamardella di “Il Pickwick.it”: «Lo spettacolo è apprezzato da tutti perché ogni elemento è ben curato. La storia è gradevole e il suo svolgimento è avvincente così come il gioco degli scacchi, scene e costumi sono affascinanti. L’applauso finale è dei più calorosi. Davvero una bella serata di teatro». Ugualmente molto positivi sono stati anche i commenti a Il gioco dei re da parte della critica francese, la quale – auspicando che la commedia venga ben presto tradotta anche nella loro lingua – ne ha sottolineato la scrittura «in una forma classica, ma appassionante» (Webthea.com) e l’originalità nel trattare «un argomento raramente affrontato a teatro: le grandi sfide a scacchi al livello dei tornei internazionali, nei quali può accadere che anche i rapporti tra persone che si stimano siano avvelenati sostenitore partner della stagione – sullo sfondo di una buona lezione di Storia – dalla volontà di vincere, dalla gelosia e dalla seduzione del potere» (Gilles Costaz, “Politis.fr”). In occasione della messa in scena di Il gioco dei re, lo Stabile ha organizzato in collaborazione con il Circolo scacchistico genovese “Luigi Centurini” due iniziative aperte al pubblico: 1) Palazzo della Borsa, sabato 2 novembre, ore 15 Il Maestro Internazionale Fulvio Guido giocherà una partita simultanea contro 20-30 scacchiere affidate a giovani giocatori appositamente iscritti. 2) Foyer del Teatro della Corte, sabato 16 novembre, ore 17.30 Incontro intorno allo spettacolo in scena al Duse. Con l’autore, il regista e gli attori dello spettacolo, interviene Adolivio Capece, scacchista, giornalista, scrittore. PER ENTRAMBI GLI APPUNTAMENTI, L’INGRESSO È LIBERO Il regista Marco Sciaccaluga parla dello spettacolo ambientato nel mondo degli scacchi Alla costante ricerca della partita perfetta Come è nata l’idea dello spettacolo? Quando il Festival di Napoli ha invitato lo Stabile di Genova a presentare anche una novità italiana, a Carlo Repetti e a me è venuto in mente che Luca Viganò, del quale avevamo in passato già messo in scena il testo Galois, da tempo vagheggiava l’idea di scrivere una commedia che avesse al centro il mondo degli scacchi, costruendo la narrazione intorno a due personaggi famosi della storia scacchistica del Novecento: il cubano Capablanca e il russo Alekhine. Gli abbiamo chiesto se se la sentiva di dare forma compiuta a quella suggestione e lui si è messo subito al lavoro, consegnandoci in tempo questo Il gioco dei re, che muove dalla sfida tra quei due grandi campioni del mondo: prendendosi molte libertà con la verità storica, pur conservandone le linee essenziali. una stanza o di un circolo scacchistico, si apre suo malgrado verso l’esterno, perché il mondo di fuori, la Storia, fa fatalmente le sue mosse, come in questo caso accade con la grande crisi del ‘29, che manda a catafascio il destino di tutti e in particolare quello di Capablanca, il quale, avendo perso tutto il suo denaro a causa della crisi, non sarà più in grado di mettere insieme i soldi necessari per ottenere la rivincita da Alekhine, che gli aveva strappato il campionato del mondo. In alto: Antonio Zavatteri (Capablanca) e Aldo Ottobrino (Alekhine). Qui sopra: una foto d’insieme. A destra: Alice Arcuri e Fabrizio Careddu (foto Elisabetta Giri AgCubo). Che cosa racconta Il gioco dei re? È la storia di un’amicizia tra due persone unite da una feroce passione per gli scacchi, che li porterà poi ai vertici mondiali: la vicenda umana di due personaggi, Capablanca e Antonio Zavatteri Aldo Ottobrino Massimo Mesciulam Alberto Giusta Alice Arcuri Fabrizio Careddu Cristiano Dessì Teatro Stabile di Genova Napoli Teatro Festival Italia Marco Sciaccaluga Guido Fiorato Andrea Nicolini Sandro Sussi Alekhine, che citando Todorov mi piace immaginare come due “avventurieri dell’assoluto”, sempre alla ricerca di realizzare un’impossibile partita perfetta. Ma Il gioco dei re è anche la storia di un’ossessione che da privata, quale è nel chiuso di Che rapporto c’è tra gli scacchi e il teatro? Gli scacchi sono sempre una metafora di qualcosa d’altro, come il nostro spettacolo suggerisce subito, riportando sul sipario la frase di Johann Wolfgang Goethe: «Quanti dolori, ahimè, potremmo evitare nella vita se solo potessimo ritirare le mosse sbagliate e giocare di nuovo!». Nella messa in scena, poi, mi è piaciuto in particolare sottolineare l’importanza fondamentale della dimensione del tempo come elemento comune degli scacchi, della vita e del teatro. L’ossessione anche sonora degli orologi nelle partite a scacchi evoca una corrispondenza con lo scorrere del tempo in cui consumiamo la nostra esistenza, come se da qualche parte ci fossero delle divinità minori che schiacciano orologi ogni volta che nella vita facciamo una mossa. Ma nel testo di Luca Viganò, assecondato in questo dal nostro spettacolo, c’è anche quella assoluta libertà drammaturgica (tante scene che s’intrecciano, salti di tempo e di spazio) che rinviano al teatro di Jakob Lenz e di Georg Büchner e che, usando una metafora scacchista, potrei definire piena di “varianti”. Varianti che sul palcoscenico vanno restituite all’interno di precise regole di stilizzazione e che con lo scenografo Guido Fiorato abbiamo concretizzato nell’evocazione di una grande scatola degli scacchi, entro la quale si recita, parafrasando i versi di Omar Khayyam, un poeta persiano dell’XI secolo: noi siamo dei pezzi che vengono giocati sulla scacchiera dell’essere e poi a uno a uno veniamo riposti nella scatola del nulla. Non c’è di meglio di una scatola vuota per giocare la partita del teatro! Per me, da giovane gli scacchi sono stati un amore persino superiore a quello del teatro. Adesso posso dire che nel mettere in scena Il gioco dei re – con in testa i fantasmi dei campioni che ho conosciuto, dei maestri che ho avuto, delle partite che ho visto e studiate, ancor più di quelle che ho giocato – ho non tanto ritrovato gli scacchi attraverso il teatro, ma piuttosto il teatro attraverso gli scacchi, perché credo che sia vero che quella capacità d’immaginare, che tanto ossessiona Capablanca e Alekhine, con tutte le sue varianti o implicazioni imprevedibili, abbia molto a che fare con il lavoro del regista. a cura di a.v. ottobre 2013 I gennaio 2014 TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:44 Pagina 4 4 I La bisbetica domata L’a c c o g l i e n z a d e l l a s t a m p a a l l ’a n t e p r i m a n a p o l e t a n a d e l l o s p e t t a c o l o m e s s o i n s c e n a d al regista russo La Bisbetica di Konchalovskij, una ‘commedia all’italiana’ ORIGINALITÀ E VITALISMO PER UN TEMPESTOSO RAPPORTO DI COPPIA “Straripante”, “indiavolato”, “intrigante e innovativo”, “elettrizzante”, “felliniano”, “spudorato e festoso”, “pirotecnico”: sono questi gli aggettivi più ricorrenti nelle recensioni dei critici nazionali e internazionali convenuti nel giugno scorso al Festival di Napoli, nello sforzo di qualificare il colorato e vitalistico spettacolo con il quale Andrej Konchalovskij ha proposto una sua personale lettura della Bisbetica domata di William Shakespeare. «Konchalovskij – si legge nel ricco dossier stampa offerto dall’anteprima napoletana – ha innanzitutto spostato l’azione temporale della commedia durante il ventennio fascista, concependo una scenografia che su uno schermo gigante “anima” (proprio come un disegno di animazione) una piazza metafisica, i suoi palazzi spettrali, le colonne (mentre spesso un trenino l’attraversa rendendola viva) alla Savinio e/o alla De Chirico, i due fratelli maestri indiscussi delle avanguardie pittoriche della prima metà del Novecento italiano; con essa convivono pannelli girevoli dove ogni tanto sono proiettate immagini di cartellonistica pubblicitaria d’epoca, suppellettili ed elementi di scena, che vengono spostati in continuazione in palcoscenico a seconda del mutare degli ambienti della commedia». E tutto questo «affascinante apparato visivo», si legge ancora, concorre bene e subito a «sottolineare la lettura ironica e nello stesso tempo quasi satirica» di questa Bisbetica domata, «dove ogni personaggio sembra ricordare a volte un prototipo simbolo di quegli anni: da Gabriele D’Annunzio a Louise Brook, dal Sergio Tofano del Signor Bonaventura a Groucho Marx, e questo ci dà anche una cifra cinematografica dell’insieme». Né manca il personaggio vestito da gerarca fascista o un altro truccato come Salvator Dalì, in modo tale che tutti insieme ben concorrono a LA BISBETICA AL CINEMA La bisbetica domata è stata portata direttamente sul grande schermo, in vari adattamenti tra il classico e il moderno, almeno una cinquantina di volte nel corso del Novecento; ma è stata sempre anche il modello di riferimento per moltissimi altri film che mette- 1 vano in scena il conflitto uomo-donna (basti citare tra i tanti Ventesimo secolo di Howard Hawks e Un uomo tranquillo di John Ford (1), ma anche il western McLintock! di Andrew V. McLaglen). L’inizio della fortuna cinematografica della commedia di Shakespeare risale già all’epoca del muto, periodo nel quale ne furono realizzate almeno una decina di versioni, tra cui quella molto reputata diretta da David W. Griffith nel 1908, con Arthur Johnson e Florence 2 Lawrence protagonisti. Poi, nel 1929, è toccato alla celeberrima coppia divistica composta da Douglas Fairbanks e Mary Pickford (2) aprire la via alle molte edizioni di La bisbetica domata nel cinema sonoro. Tra le numerose messe in scena che fecero seguito in tutto il mondo (dalla Francia alla Spagna, dal Messico all’Italia: più di una trentina), vanno ricordate almeno una curiosa Bisbetica in abiti moderni realizzata in Italia nel 1942 da Ferdinando Maria Poggioli (3), con Amedeo ottobre 2013 I gennaio 2014 Nazzari e Lilia Silvi, e quella al maschile (Il bisbetico domato, 1980) 3 con uno scatenato Adriano Celentano. Anche se i migliori risultati sono stati offerti certamente dalla coloratissima versione in forma di “musical”, messa in scena con brio nel 1953 a Hollywood (Kiss Me Kate!) (4) da George Sidney, per l’interpretazione canora di Howard Keel e Kathryn Grayson; e dalla edizione inglese firmata da Franco Zeffirelli nel 1967. È proprio quest’ultima la più nota opera cinematografica tratta The Taming 4 of the Shrew e senza dubbio quella che resta di più, ancora oggi, nella memoria collettiva. Sceneggiata dal regista con la collaborazione di Suso Cecchi D’Amico, questa Bisbetica domata fu interpretata da Richard Burton e Elizabeth Taylor, appassionatamente impegnati a mettere al servizio di Shakespeare la loro burrascosa relazione matrimoniale, che era allora oggetto di grande interesse da parte dei rotocalchi di tutto il mondo (5). 5 «sottolineare la grande eleganza, originalità e giovinezza scenica di una regia che mantiene un ritmo serrato durante tutti e due gli atti, in uno scoppiettante e rutilante gioco scenico, dove ogni attore è al posto giusto, impiegato in maniera intelligente ed eclettica». Il fatto è, annota tra gli altri Anita Laudando, che Konchalovskij sa sempre trovare il modo di valorizzare, attraverso gli attori, «l’energia che merita la commedia shakespeariana», e non solo per la «gigantesca» interpretazione di Federico Vanni (Petruccio) e Mascia Musy («una “Catina” indomabile e dispettosa»), ma anche per tutti gli altri suoi «splendidi» attori (citati ciascuno con nome e cognome nell’articolo) che nello spettacolo hanno il ruolo di caratteri o di spalle», i quali dimostrano di essere «veri artisti in grado di raccontare, ancora oggi il magico intreccio shakespeariano» in un giusto equilibrio tra «innovazione e tradizione». Equilibrio che ben si esprime anche nella metateatrale scelta registica di proporre i cambi di costume a quinte aperte, in un doppio piano “a vista” in cui gli attori “vivi” diventano i loro personaggi, rendendo «il pubblico soprattutto a sottolineare come Konchalovskij abbia «trapiantato il testo shakespeariano nel terreno fertile della commedia all’italiana», puntando «su una comicità spudorata e festosa, affidata soprattutto a un manipolo di eccellenti e pirotecnici caratteristi». «Trasformata così la commedia di Shakespeare in “vaudeville”», aggiunge da parte sua Giuseppe Distefano di “Città nuova.it”, «Konchalovskij ne fa un “pout-pourri” che strizza l’occhio a Fellini, alla commedia dell’arte, ai frizzi e lazzi di una comicità da rivista, al cinema muto, alla pittura del Novecento, all’Italietta fascista, al mondo circense», puntando soprattutto su un «ritmo incalzante», grazie al quale – aggiunge Francesca De Sanctis dell’”Unità” – «il pubblico applaude e sorride per tutta la durata di quasi tre ore, grazie anche ai continui colpi di scena che mantengono sempre alta l’attenzione» per uno spettacolo – conclude la sua elogiativa recensione Enrico Fiore di “Il Mattino” – «tramite il quale Andrej Konchalovskij ci offre un gran bell’esempio di come si può rinverdire i classici senza tradirne (anzi esaltandone) il messaggio e i contenuti fondamentali». SOLENGHI, LASTRICO, PACI partecipe e l’attesa interessante», sino a giungere a «un finale fra poesia e commedia che lascia nell’animo degli spettatori una straripante certezza: questo è teatro». È in questo contesto insieme colto e naïf, raffinato e farsesco, che Konchalovskij costruisce «uno spettacolo godibilissimo», il quale a volte ribalta anche i canoni di lettura tradizionali dei due personaggi principali della vicenda («Federico Vanni e Mascia Musy spingono l’acceleratore sull’ironia disincantata, rendendo la coppia in questione più moderna e accattivante»), ma dove soprattutto «vengono esaltati i tipi ”umani”, visti anche nei loro difetti: in una parola, viene esaltata “la vita”». Da parte sua, Pietro Favari, critico di “Il foglio”, dopo di aver sottolineato che in questo testo «giovanile, anticonformista, complesso», Shakespeare parla dei conflitti di coppia anticipando «la rappresentazione di una dinamica comportamentale di strategie psicologiche non poi così distanti da quelle descritte da Edward Albee in Chi ha paura di Virginia Woolf?, intrecciata con un seducente gioco erotico di reciproche dominazioni sado-maso», tende La storia di Attenti a quei 3 è curiosa. Nato quasi casualmente la sera del 5 dicembre 2011 come omaggio straordinario che lo Stabile volle rendere a coloro che si erano generosamente impegnati a combattere contro i danni della tragica alluvione genovese del mese precedente (i cosidetti “angeli del fango”), lo spettacolo si potè avvalere dell’occasionale compresenza sul palcoscenico della Corte di Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico ed Enzo Paci (allora impegnati nelle repliche di Moscheta di Ruzante, spettacolo prodotto dallo Stabile di Genova) e della loro generosità a offrire a quegli “angeli” alcuni esempi della loro comicità. Lo spettacolo andò in scena con il titolo Non c’è fango che tenga: grazie ragazzi! e fu subito un grande successo. A grande richiesta, venne poi replicato con il suo titolo definitivo due volte: la prima come omaggio ai visitatori internazionali del Nautico 2012 e la seconda come rappresentazione di capodanno, fuori programma, per il pubblico dello Stabile. TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:47 Pagina 5 La bisbetica domata I 5 Konchalovskij racconta il suo lavoro sulla commedia di Shakespeare La bisbetica «Divertire il pubblico domata per farlo emozionare» William Shakespeare di A pagina 4: a sinistra, Federico Vanni e Mascia Musy; in alto: una scena d’insieme; in basso: Vittorio Ciorcalo, Giuseppe Rispoli e Federico Vanni; fondo pagina: Enzo Paci, Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico. In questa pagina: sopra, Mascia Musy; sotto: Federico Vanni e Mascia Musy; a destra: Andrei Konchalovskij con Vittorio Ciorcalo. Andrej Sergeevic MichalkovKonchalovskij – nato a Mosca nel 1937 in una famiglia aristocratica dalle consolidate tradizioni artistiche (il bisnonno Vassili Soulikov era pittore come il nonno Pëtr Konchalovskij, il padre Sergej Michalkov era poeta e presidente dell’unione degli scrittori, la madre Natalja Konchalovskaja era scrittrice e il fratello minore Nikita Michalkov è uno dei più noti registi cinematografici russi) – era giunto a Napoli nella primavera scorsa preceduto dalla fama di essere un regista scontroso, soprattutto poco amante delle interviste. «Nel mondo dello spettacolo (sia teatro o cinema) quello che conta è ciò che si fa: tutto il resto è chiacchiera» si diceva che fosse la sua massima. Ma poi, nel corso delle settimane di prove della sua prima regia teatrale italiana (La bisbetica domata di William Shakespeare) e nelle sere delle tre repliche dello spettacolo al San Ferdinando che lo hanno visto sempre presente, egli si è dimostrato generoso e cordiale con la stampa, almeno sino a quando il discorso si manteneva negli argini del suo specifico lavoro con quella compagnia d’interpreti da lui scelti uno a uno, attraverso provini fatti tra Genova e Napoli. ACI: LA COMICITÀ SI FA IN 3 Era nato un nuovo “trio” e uno spettacolo originale per intrattenere in modo intelligente il pubblico, intrecciando tre esempi di comicità “alla genovese”. Uno spettacolo divertente e originale, con tre attori formatisi in tempi diversi al Teatro Stabile di Genova. Una idea di rappresentazione comica che ora la Giffi S.a.s. porta sul palcoscenico dello Stabile (alla Corte dal 23 al 27 ottobre) in una forma “definitiva”, caratterizzata da molte novità. Le variazioni della nuova edizione di Attenti a quei 3 saranno tutte all’interno di una “partitura” che prevede “i tre” ora impegnati a dialogare tra di loro e ora a raccontarsi attraverso monologhi anche autobiografici, parlando di sé e del mondo, ma anche recuperando esempi del glorioso avanspettacolo “d’antan” o esibendosi in esilaranti imitazioni. Tullio Solenghi attinge al proprio repertorio (Amleto multietnico, Piloti d’aereo, Luoghi comuni), ma anche racconta la propria avventura artistica Da S. Ilario a S. Remo, ripropone con Paci una scenetta del vecchio avanspettacolo, lascia affacciare le parodie del Mago Otelma o di Giampiero Mughini, sino a esibirsi in un inedito omaggio alla Baistrocchi, nel quale coinvolge anche Lastrico e Paci. A sua volta, Lastrico non è impegnato solo nel recitare alcune sue nuove terzine in stile Divina commedia, ma dimostra le proprie virtù autoriali e attoriali anche attraverso alcuni nuovi sketches (Il barista, L’Esorcista in genovese, Il primo appuntamento amoroso in versione commerciale, La Storia del mondo e Il pezzo che non inizia mai). Mentre Enzo Paci, “last but not least”, promette di raccontare il proprio difficile quotidiano, partendo dalla scelta sbagliata dell’istituto superiore da frequentare dopo le medie e dall’esperienza nel negozio dei genitori “verdurai”; dando così vita a svariati personaggi di contorno, «che non perdono occasione per vessarlo, rendendogli l’esistenza più difficile di quanto già non sia». La bisbetica domata «Quando il Festival mi ha proposto di allestire qualcosa a piacere, con un progetto residenziale in cui potevo scegliere gli attori e lavorare a Napoli, ho subito indicato La bisbetica domata, perché è una delle commedie più vicine alla Commedia dell’Arte: cioè, all’Italia. È ambientata a Padova e tutti i personaggi sono facilmente individuabili. Poi l’ho riletta; erano quindici anni che non lo facevo. I due terzi delle “Bisbetiche” che ho visto non mi sono piaciute, me ne sono andato tra un tempo e l’altro, prima della fine dello spettacolo. Volevo una commedia un po’ circense e naïf, sospesa tra improvvisazione e coraggio, con attori dallo sguardo bambino, capaci ancora di guardare con meraviglia se stessi, gli altri e il mondo» (“L’osservatore romano”). «Per la mia prima regia nel vostro Paese, volevo un’opera italiana. La bisbetica lo è. Rappresenta l’Italia anche più di Romeo e Giulietta. I personaggi sono tutti italiani, e poi, come dicevo, c’è la Commedia dell’Arte, anche se scritta da Shakespeare» (“Il Mattino”). William Shakespeare «È un autore che nella sua opera riesce a mettere insieme casino e cielo, volgarità e poesia. I suoi personaggi sono più grandi della vita e hanno quel tocco di follia e assurdità che li rende così interessanti» (“Il Mattino”). «Il suo teatro è grande come la vita e può avere mille interpretazioni. I suoi testi sono una combinazione di cielo e terra, sacro e profano, di follia e divinità. In particolare, poi, all’interno di una teatrografia che mi piacerebbe mettere in scena tutta, ho scelto La bisbetica domata perché, oltre a essere una commedia molto divertente ha in sé anche il segno dell’influenza della Commedia dell’Arte sull’opera di Shakespeare» (“Roma”). Federico Fellini «In tutto quello che io faccio c’è sempre un po’ di Fellini. In questo senso, credo di essere un po’ un suo successore. Quello che mi affascina in Fellini è che egli ama tutti gli esseri umani, indistintamente, anche quelli mostruosi. E in questo senso è un po’ come Gogol’ o come Dio» (“La Repubblica”). Cinema e teatro «Il teatro è un’altra cosa rispetto al cinema. Il buon cinema lo si può comprendere anche senza capire una parola. Questo a teatro non è possibile. Il teatro lo si può ascoltare anche chiudendo gli occhi, basta ascoltare l’energia che proviene dalla scena. Le differenze tra cinema e teatro sono abissali. In comune hanno però il fatto che, sia davanti a un film, sia assistendo a uno spettacolo teatrale, quello che desideriamo è “crederci”. Come accade ai bambini. Per ridere, per piangere, per sentire veramente quello che vediamo dobbiamo tornare bambini. Il teatro ha la semplicità dell’aratro, il cinema la complessità del trattore. Dipende da quello che voglio usare. Certo è che non ha senso modificare l’aratro per farlo diventare trattore...» (“Teatrocult”). Il pubblico «Nel mettere in scena Shakespeare si deve cercare di capire il suo mondo e renderlo chiaro anche per il pubblico. Ogni regista che affronta Shakespeare sa che sta correndo un rischio. Quelle di Shakespeare sono opere messe in scena migliaia di volte. In esse sono racchiusi interi mondi, sono sempre una sfida. Io ho iniziato tardi a occuparmi di teatro, e non amo dare troppe spiegazioni sul mio lavoro. Penso che una commedia sia un po’ come un concerto. Si chiede a un direttore di orchestra il perché di ogni singola scelta espressiva? Si ascolta e basta. La musica è sempre attuale quando tocca gli animi e non lo è quando non ci riesce e al posto della musica rimangono solo dei suoni isolati» (“L’osservatore romano”). «Nella vita, e tanto più a teatro, il pubblico vuole sentire, vuole interagire, avere un rapporto empatico con ciò che vede. Non vuole riflettere, ragionare. Io amo far divertire gli spettatori, farli emozionare, ridere. Con Shakespeare, soprattutto, noi siamo come in un circo. L’attore deve fare il ‘buffone’, il clown che è sempre un po’ triste: se lui piange il pubblico ride, mentre se è lui a ridere spesso il pubblico s’intristisce» (“Il Manifesto”). «In scena si rappresenta il riso, il pianto e la paura. Non esiste PERSONAGGI E INTERPRETI Caterina Petruccio Vincenzo, padre di Lucenzio Servo di Battista, Una guardia, Curzio Tranio, servo di Lucenzio Battista Minola Ortensio, Nataniele Lucenzio Bianca Biondello, servo di Lucenzio, Filippo Un pedante, Pietro Gremio, Giuseppe, Un sarto Grumio, servo di Petruccio, Seconda guardia Una vedova, Zuccherina produzione regia e adattamento scene con la collaborazione di costumi coreografa versione italiana luci Mascia Musy Federico Vanni Roberto Alinghieri Giuseppe Bisogno Adriano Braidotti Vittorio Ciorcalo Carlo Di Maio Flavio Furno Selene Gandini Antonio Gargiulo Francesco Migliaccio Giuseppe Rispoli Roberto Serpi Cecilia Vecchio Teatro Stabile di Genova, Napoli Teatro Festival Teatro Metastasio, Teatro Stabile di Napoli Andrej Konchalovskij Andrej Konchalovskij Marta Crisolini Malatesta Zaira de Vincentiis Ramuné Chodorkaite Masolino d’Amico Sandro Sussi Teatro Corte 3 > 22 dicembre della sostenitore sostenitore partner della stagione altro. Ci sono solo queste tre possibilità, come per le maschere greche. Già Tolstoj diceva che l’arte è la comunicazione dei sentimenti, niente di più. I ragionamenti, i pensieri non sono le cose più importanti, perché l’arte deve andare al cuore e ai sensi» (“La Repubblica”). Gli Shakespeare dello Stabile In occasione dell’andata in scena di La bisbetica domata, lo Stabile di Genova propone nel foyer del Teatro della Corte la possibilità di rivedere in video alcuni spettacoli shakespeariani da lui prodotti nel corso degli anni. venerdì 8 novembre, ore 16 « Tito Andronico 1989-1990 regia di Peter Stein venerdì 15 novembre, ore 17.30 La dodicesima notte 1998-1999 » regia di Anna Laura Messeri venerdì 22 novembre, ore 17 « Enrico V 2006-2007 regia di Massimo Mesciulam venerdì 29 novembre, ore 15.30 Re Lear 2008-2009 » regia di Marco Sciaccaluga giovedì 5 dicembre, ore 16 « Misura per misura 2010-2011 regia di Marco Sciaccaluga venerdì 6 dicembre, ore 16.30 Macbeth 2011-2012 » regia di Massimo Mesciulam giovedì 12 dicembre, ore 16,30 « Molto rumore per nulla 2012-2013 regia di Alberto Giusta ottobre 2013 I gennaio 2014 TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:49 Pagina 6 6 I Sabbatico Pino Petruzzelli racconta gli incontri e le avventure di un cassintegrato da Genova alla Puglia Viaggio in Italia per uscire dalla crisi Un titolo che sembra una provocazione e un viaggio iniziato quasi per caso che, strada facendo, diventa una scelta, per capire e ricominciare. È Sabbatico, lo spettacolo di e con Pino Petruzzelli, che sarà sul palcoscenico del teatro Duse dal 10 al 15 dicembre. «Il titolo riprende una battuta del testo, quando – spiega Petruzzelli – il capo del personale comunica al protagonista che l’azienda ha deciso di metterlo in cassa integrazione per un mese, e gli dice, ironicamente, che gli offrono un mese di vacanza, un sabbatico appunto». Ma questo termine, che all’inizio suona sarcastico, poi si riempie di significati, e il mese di vacanza forzata diventa per il protagonista un’occasione di vita. Gerardo (il nome, però, si scopre solo alla fine dello spettacolo) decide di partire da Genova, la città dove vive, e di mettersi in viaggio: un viaggio che Sabbatico di e con Pino Petruzzelli produzione Centro Teatro Ipotesi Teatro Stabile di Genova regia musiche Pino Petruzzelli Django Reinhardt Teatro Duse 10 > 15 dicembre sostenitore sostenitore partner della stagione dalla Val Soana lo porterà nel Gargano, in Puglia, la sua regione d’origine, ritrovata dopo uno “strappo” di tanti anni prima. E Petruzzelli, anche questa volta da solo sul palcoscenico, racconta il viaggio interpretando anche i personaggi che Gerardo incontra di volta in volta attraversando l’Italia: «Quello che il protagonista inizia da solo è innanzitutto un viaggio interiore, per capire meglio se stesso e il mondo» spiega. «Ed è un viaggio verso sud, perché a sud sono le sue radici. Il senso di questo è che noi siamo forti e possiamo superare la crisi se recuperiamo le nostre radici e la nostra storia, che è una storia di emigranti. Ma – aggiunge Petruzzelli – è anche un viaggio per sottrazione, durante il quale il protagonista via via si libera di tutto quello che non è essenziale. E questo è anche il mio modo di lavorare: io scrivo tanto, faccio prove lunghissime, e poi inizio a togliere. Il testo di questo spettacolo, per esempio, ha 45 mila battute ma all’inizio ne avevo scritte 150 mila... È solo sottraendo che ogni parola diventa racconto e azione». Ma in questo esercizio di sottrazione, il viaggio sabbatico, iniziato in solitudine, lungo il cammino si riempie di incontri e di persone. «La parola che chiude lo spettacolo è “insieme”, perché dalla crisi si esce solo insieme agli altri» sottolinea Petruzzelli. «Durante il viaggio il protagonista incontra persone che lo aiutano e incontra anche l’amore, perché l’unica possibilità che abbiamo per affrontare questa situazione è farlo con gli altri, ripartendo dalla nostra storia». Non solo. Il viaggio di Gerardo e gli incontri che fa, alla fine gli permettono anche di guardare da una distanza diversa il mondo e le sue logiche. «Pochi giorni prima della fine della cassa integrazione – racconta Petruzzelli – il protagonista riceve la telefonata del capo del personale che gli annuncia che è l’unico cassiere del supermercato dove lavora a non essere stato licenziato. Nel frattempo, però, gli hanno proposto anche di fermarsi in Puglia e di lavorare lì. Alla fine dello spettacolo non si sa che cosa deciderà di fare: se tornare al suo lavoro a Genova o rimanere in Puglia. Ma quello che conta – sottolinea – è che lui è cambiato, e che questo gli permette di guardare con occhi diversi a un mondo che considera le persone solo numeri, sostituibili o riciclabili. Per trovare una via d’uscita dalla crisi bisogna prendere le distanze dalle logiche di questo sistema». Il Teatro di narrazione e i suoi interpreti Pino Petruzzelli è un rappresentante di quel “teatro di narrazione” che ha il suo padre putativo in Dario Fo e che in Italia conta ormai da anni diversi esponenti di successo, che saranno anche protagonisti di questa stagione del Teatro Stabile di Genova: da Marco Paolini a Moni Ovadia ad Ascanio Celestini. Ciascuno con le sue peculiarità ma accomunati, tutti, dal mettere al centro dei loro spettacoli la parola, il racconto di vicende che gli spettatori possono “vedere” solo attraverso la narrazione. «I miei ultimi spettacoli – spiega Petruzzelli – sono contraddistinti, però, dal fatto che c’è un personaggio che monologa e racconta la sua storia. Succede in Sabbatico, come succedeva in Chilometro zero. Ma quello che accade sempre nei miei spettacoli (almeno spero che sia così) è che la parola diventa azione». Quanto al successo di questo genere di spettacoli presso il pubblico: «Io credo – commenta Petruzzelli – che sia dovuto al fatto che in fondo il teatro è proprio questo: raccontare una storia. E così come non serve tanto per raccontare una storia, questi spettacoli ci dimostrano che non serve neppure tanto per fare teatro». a cura di a.c. Ministero Beni e Attività Culturali soci fondatori COMUNE DI GENOVA PROVINCIA DI GENOVA REGIONE LIGURIA sostenitore partner della stagione sostenitore numero 38 • ottobre 2013 | gennaio 2014 Edizioni Teatro Stabile di Genova piazza Borgo Pila, 42 | 16129 Genova www. teatrostabilegenova.it Presidente Prof. Eugenio Pallestrini Direttore artistico e organizzativo Carlo Repetti Condirettore Marco Sciaccaluga Direttore responsabile Aldo Viganò Collaborazione Annamaria Coluccia Segretaria di redazione Monica Speziotto Autorizzazione Trib. di Genova n° 34 del 17/11/2000 Progetto grafico: art: Bruna Arena, Genova (13513) Stampa: Litoprint Genova ottobre 2013 I gennaio 2014 TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:51 Pagina 7 I7 Giovani artisti: le illustrazioni in Mostra N e l Fo y e r d e l l a C o r t e e s p o s i z i o n e d e l l e o p e r e f a t t e d a g l i a l l i e v i d e l l ’A c c a d e m i a p e r l a G u i d a a g l i s p e t t a c o l i d e l l o S t a b i l e Giovedì 14 novembre, alle ore 18, s’inaugura nel foyer del Teatro della Corte la Mostra dedicata alle illustrazioni originali realizzate dagli allievi dell’Accademia Ligustica di Belle Arti come accompagnamento agli spettacoli presentati in abbonamento nella Guida della Stagione 2013/2014. La mostra, allestita con il coordinamento del vice direttore dell’Accademia Guido Fiorato (docente di scenografia e costume per lo spettacolo), sarà curata con la collaborazione degli insegnanti che hanno offerto gentilmente il loro appoggio all’iniziativa: Mario Benvenuto (Grafica Design), Alessandro Fabbris (Tecniche per la decorazione), Luigi Fontana (Decorazione), Sabrina Marzagalli (Anatomia artistica), Pietro Millefiore (Rappresentazione architettonica dello spazio scenico / Storia e teoria della scenografia), Nicola Ottria (Grafica d’arte/Incisione), Federico Palerma (Pittura) e Davide Zanoletti (Modellistica, Metodologia della progettazione, Disegno tecnico e progettuale). Nella Mostra saranno esposti soprattutto gli originali delle illustrazioni pubblicate sulla Guida degli Spettacoli (alcune delle quali riprodotte qui a fianco) e realizzate da Vanessa Arrighi (La locandiera), Federica Benvenuto (Le voci di dentro), Andrea Bodon (Il cappotto), Giulia Bracesco (La misteriosa scomparsa di W), Emilia Bruzzone (Adesso Odessa), Nicolò Buffa (Pantani), Davide Carli (Ballata di uomini e cani, Giocando con Orlando, I pilastri della società 5), Valeria Di Mito (Il giorno della civetta), Cocis Ferrari (Servo per due), Simone Floris (La bisbetica domata 4), Michela Gatto (La brocca rotta), Fulvio Ioan (Circo equestre Sgueglia 2), Francesco Manias (Frost / Nixon), Chiara Manunta (Discorsi alla nazione), Giorgia Marras (La voce umana / Il bell’indifferente), Cecilia Napoli (Clôture de l’amour), Alexandra Novak (Oscura immensità), Luca Orecchia (Oliver Twist), Sara Paglierini (Non è vero ma ci credo), Giulia Pastorino (Sabbatico 6, Il principe), Carla Pereira (Il Tartufo 3), Alice Piaggio (Il discorso del Re), Mariolina Rubini (Rosso), Ilaria Schenone (L’affaire Picpus, La mamma più forte del mondo 1), Alessandro Scotto (Attenti a quei 3, Oh Dio mio!, Sogno di una notte di mezza estate 7), Giorgia Specchia (Poker, L’invenzione della solitudine), Daniela Stante (Antonio e Cleopatra), Gianluca Sturmann (Il gioco dei re 8), Simonetta Valentina (Il divorzio), Anna Villa (Lo straniero), Opere collettive (Italia mia Italia, Acoustic Night 14). 2 1 3 4 5 6 7 8 “HELLZAPOPPIN” NEL FOYER DELLA CORTE PROGRAMMA OTTOBRE > DICEMBRE 2013 mercoledì 16 ottobre, ore 17.30 Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi incontrano il pubblico. Conduce Dario Vassallo venerdì 25 ottobre, ore 17.30 Luogo di nascita Genova, professione scrittrice Pietro Cheli incontra e racconta Ester Armanino, Barbara Fiorio, Claudia Priano, Sara Rattaro martedì 29 ottobre, ore 17 Festival della Scienza Conferenza di Eugenio Buonaccorsi a cura del Museo Biblioteca dell’Attore mercoledì 30 ottobre, ore 17.30 I pensieri delle parole Incontro con Ascanio Celestini e Fernanda Contri, coordina Luca Telese Intorno allo spettacolo Discorsi alla nazione mercoledì 6 novembre, ore 17.30 Conversazioni con i protagonisti Incontro con Luca Barbareschi e Filippo Dini a cura di Umberto Basevi (Associazione per il Teatro Stabile) giovedì 7 novembre, ore 17.30 Presentazione del libro Tutta questa vita di Raffaella Romagnolo. Interviene l’autrice mercoledì 27 novembre, ore 17.30 Conversazioni con i protagonisti Incontro con Ferdinando Bruni, a cura di Umberto Basevi venerdì 13 dicembre, ore 17.00 Donne in cammino Letture da Gente in cammino di Malika Mokkedem a cura dell’Associazione Incantevole Aprile mercoledì 18 dicembre, ore 17.30 I pensieri delle parole Incontro con Marco Martinelli e Gianni Mura, coordina Alessandra De Stefano Intorno allo spettacolo Pantani Con l’inizio della nuova stagione, riprendono anche gli incontri di Hellzapoppin nel Foyer della Corte, che per il tredicesimo anno consecutivo prevedono conversazioni con gli attori, presentazione di libri, proiezioni, conferenze, ecc., organizzati in collaborazione con le Associazioni culturali della Liguria. Il programma qui a fianco riportato, va integrato con gli appuntamenti relativi ai singoli spettacoli di produzione, specificati nelle pagine precedenti. Hellzapoppin riprenderà poi nel 2014 con un articolato programma, che sarà comunicato in dettaglio nel prossimo numero di “Palcoscenico & foyer”, comprendente anche i cicli d’incontri organizzati in collaborazione con l’Associazione Aleph (Pace, Eros e Empatia) e con la Fondazione Novaro (Dino Campana e i “Canti orfici”: un centenario). ottobre 2013 I gennaio 2014 TGE13513_Giornale38web_Schema Giornale 2012 14/10/13 18:52 Pagina 8 8I Spettacoli ospiti dal 15 ottobre al 12 gennaio per iniziativa di Luca Barbareschi che – riservata per sé la parte di Lionel, il logopedista australiano con velleità di attore shakespeariano che aiutò re Giorgio VI d’Inghilterra a vincere le balbuzie – ha voluto accanto il genovese Filippo Dini, nel ruolo che già fu di Colin Firth. BALLATA DI UOMINI E CANI di Marco Paolini Corte, 15 - 20 ottobre Regia: Marco Paolini Marco Paolini rende omaggio a Jack London (1876-1916), dedicandogli come autore, regista e interprete uno spettacolo tratto da tre racconti dello scrittore statunitense (Macchia, Bastardo e Preparare il fuoco) cui si aggiungono le ballate musicate e cantate da Lorenzo Monguzzi (affiancato in scena da Angelo Baselli e Gianluca Casadei), che mescolano brani originali con sonorità folk americane, Woody Guthrie con echi verdiani. LA BROCCA ROTTA di Heinrich von Kleist Corte, 12 - 17 novembre Regia: Marco Bernardi Storia di un processo a sfondo erotico. Qualcuno è penetrato di notte nella camera di una fanciulla e, fuggendo dalla finestra, ha rotto una preziosa brocca di maiolica, intorno alla quale, unica vittima e prova del delitto, la madre della ragazza intenta una causa davanti al giudice Adamo, il quale si rivela però ben presto il vero colpevole del misfatto. “La migliore commedia in tedesco di tutti i tempi”. Con Paolo Bonacelli, Patrizia Milani e Carlo Simoni. DISCORSI ALLA NAZIONE di Ascanio Celestini Corte, 29 ottobre - 1 novembre Regia: Ascanio Celestini Tra cronaca e fantapolitica. In una nazione qualsiasi, mentre fuori piove ed è in corso la guerra civile che accumula cadaveri davanti al portone, Celestini porta in primo piano alcuni emblematici inquilini di un condominio sotto assedio, dove però nessuno (l’Uomo qualunque, l’Uomo con l’ombrello, l’Uomo con il fucile o l’Uomo con la pistola) sembra rendersi conto dello stato di decomposizione etico-sociale in cui sta vivendo. Metafora amara, aperta a un barlume di speranza. IL DISCORSO DEL RE di David Seidler Corte, 5 - 10 novembre Regia: Luca Barbareschi Nato come testo teatrale, ma diventato celebre in tutto il mondo per il film con Colin Firth e Geoffrey Rush, premiato con 4 Oscar (film, regia, sceneggiatura, attore protagonista), Il discorso del Re ha trovato la via del palcoscenico anche in Italia ottobre 2013 I gennaio 2014 di Gorni Kramer (1913-1995) e, nel contempo, festeggia il novantesimo compleanno di Lelio Luttazzi (19232010). Uno spettacolo dedicato a a due musicisti che hanno contribuito alla diffusione della musica jazz nel nostro Paese e alla affermazione dello “swing”. IL CAPPOTTO di Vittorio Franceschi da Nicolaj Gogol’ Corte, 19 - 24 novembre Regia: Massimo D’Alatri Rilettura teatrale di un classico della letteratura russa dell’Ottocento. Un anonimo copista del sistema burocratico zarista è costretto dalle convenzioni sociali a farsi confezionare un cappotto nuovo. Glielo rubano e inizia così la sua agonia, in una vana ricerca di giustizia... Con Vittorio Franceschi nel doppio ruolo di drammaturgo e protagonista. Giovedì 21 novembre, alle ore 17 sul palcoscenico del Teatro della Corte, Vittorio Franceschi darà lettura pubblica del suo nuovo testo Filottete.5. INGRESSO LIBERO 14° MEMORIAL JAZZ CONCERTO GIANNI DAGNINO-CARIGE Corte, 25 novembre fuori programma con l’Ottetto Mauro Ottolini e il Freddy Colt Swingtet L’annuale Jazz Concerto dedicato a Gianni Dagnino rende omaggio al centenario della nascita FOOL OLIVER TWIST di Emilia Marasco e Carla Peirolero da Charles Dickens Duse, 4 - 8 dicembre Regia: Enrico Campanati Nuova edizione dello spettacolo musicale ispirato al romanzo di Dickens, con gli studenti del Conservatorio che affiancano gli attori della Compagnia del Suq e i 25 ragazzini del Formicaio e della Bandaneo. Una favola contemporanea e multietnica, raccontata tra musica e recitazione, canto e gioco per immagini del teatro d’ombre. di Masolino d’Amico da William Shakespeare Duse, 25, 26, 27 novembre fuori abbonamento Regia: Consuelo Barilari Una riflessione tra prosa e musica sulla comicità nelle opere di Shakespeare. Esercizi di stile per un gioco teatrale coniugato in un’atmosfera da varietà, tra lustrini e paillettes. Cinque Fool shakespeariani per uno spettacolo che, incorniciato nel Sogno di una notte di mezza estate, ingloba in sé anche citazioni da Come vi piace, Molto rumore per nulla, La bisbetica domata e I due gentiluomini di Verona. Con Alinghieri, Avogadro, Margiotta, Matteini e Parrinello. Lo Stabile in tournée Il Teatro Stabile di Genova sarà in tournée nel 2013/2014 con la ripresa di I ragazzi irresistibili interpretato da Eros Pagni e Tullio Solenghi e, da gennaio, con La bisbetica domata nella messa in scena di Andrej Konchalovskij. Le tournées sono l’occasione per far conoscere a un pubblico sempre più vasto l’alto livello qualitativo e culturale dello Stabile di Genova: un centro di produzione considerato tra i migliori della scena europea, come ben testimoniano i numerosi riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni dai suoi spettacoli e dai loro interpreti. E, nell’ambito di questa stessa finalità, s’inserisce anche la proposta, accolta dal Teatro dell’Elfo, di portare a Milano (a fine stagione) tre spettacoli già sperimentati negli scorsi anni nella Rassegna di drammaturgia contemporanea. Il primo spettacolo a partire in tournée è I ragazzi irresistibili di Neil Simon, per la regia di Marco Sciaccaluga e l’interpretazione, a fianco di Eros Pagni e Tullio Solenghi, anche di Massimo Cagnina, Mariangeles Torres, Pier Luigi Pasino e Marco Avogadro: Faenza (Teatro Masini) 4 > 6 dicembre Roma (Teatro Olimpico) 10 > 22 dicembre Verona (Teatro Nuovo) 4 > 9 febbraio Bergamo (Teatro Donizetti) 11 > 16 febbraio Prato (Teatro Metastasio) 18 > 23 febbraio Napoli (Teatro Mercadante) 26 febbraio > 9 marzo Bolzano (Teatro Comunale) 13 > 16 marzo Merano (Teatro Puccini) 17 > 18 marzo Cesena (Teatro Bonci) 20 > 23 marzo Firenze (Teatro della Pergola) 25 > 30 marzo Bologna (Arena del Sole) 1 > 6 aprile PANTANI di Marco Martinelli Duse, 17 - 20 dicembre Regia: Marco Martinelli Pantani l’idolo del ciclismo internazionale, Marco il “pirata” imbattibile in salita; ma anche il campione drogato, il “mostro” distrutto e infangato dai mass-media. Il successo e l’infamia. Una parabola breve e imprevista. Un dramma personale e famigliare. La storia di Pantani secondo il Teatro delle Albe diventa lo specchio degli ultimi trent’anni della nazione italiana. a Palazzo Ducale MOSTRE Robert Doisneau. Paris en liberté Palazzo Ducale, Sottoporticato_fino al 26 gennaio 2014 Orario: da martedì a domenica 10-19, lunedì 14-19 Edvard Munch Palazzo Ducale, Appartamento del Doge_dal 6 novembre al 27 aprile 2014 Orario: da martedì a domenica 10-19, lunedì 14-19 L’ALTRA META’ DEL LIBRO. Irruzioni di Memoria L’AMANTE / VECCHI TEMPI ROSSO John Logan Duse, 28 novembre - 1 dicembre Regia: Francesco Frongia Una commedia ispirata alla biografia del pittore americano Mark Rothko (19031970), maestro dell’espressionismo astratto. Con Ferdinando Bruni protagonista, una riflessione sul ruolo dell’artista e una vitale testimonianza sui frastagliati sentieri dell’arte contemporanea. di Harold Pinter Duse, 10, 11, 12 gennaio fuori abbonamento Regia: Massimo Mesciulam Dittico pinteriano sul tema della coppia. Perbenismo e falsità nei giochi erotici di due coniugi borghesi (L’amante), e arbitrarietà del ricordo nello sguardo di un uomo che osserva la moglie in compagnia di una amica di gioventù (Vecchi tempi). Con Fiammetta Bellone, Angela Ciaburri e Davide Mancini. Il Festival di quelli che leggono dal 18 al 20 ottobre Incontri con gli autori, presentazioni di libri, mostre, musica, teatro, cinema. Tra gli altri saranno presenti Bruno Arpaia, Lina Bolzoni, Roberto Calasso, Emmanuel Carrère, Giuseppe Cederna, Luca Formenton, Eduardo Galeano, Alberto Manguel, Paola Mastrocola, Melania Mazzucco, Bahiyyih Nakhjavani, David Riondino, Elizabeth Strout, Lilian Thuram, Timur Vermes. Per tutto il programma della Fondazione www.palazzoducale.genova.it