SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 29 luglio 2014 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 29/07/2014 Corriere della Sera - Milano Sanità, il Libro Bianco della Lombardia e le prospettive innovative del Secondo Welfare 6 29/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale La Toscana anticipa tutti: via libera all'eterologa 8 29/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale Il contagio di Ebola, la Liberia sigilla le sue frontiere 10 29/07/2014 Il Sole 24 Ore Fecondazione eterologa: in arrivo Dl e linee guida 12 29/07/2014 La Repubblica - Bari L'assessore: costi sospetti non solo nella Asl dossier alla Corte dei conti 13 29/07/2014 La Repubblica - Bari Le accuse del ministero "Così fan quasi tutti" 15 29/07/2014 La Repubblica - Bari Morì dopo tre interventi al rene indagati pure i medici di Manduria 17 29/07/2014 La Repubblica - Firenze La Toscana prima contro il far west 18 29/07/2014 La Repubblica - Nazionale Via libera all'eterologa, la Toscana anticipa il governo 19 29/07/2014 La Repubblica - Milano "Si è tolta la vita per la negligenza di cinque sanitari" 20 29/07/2014 La Repubblica - Napoli Falsi incidenti, la Procura indaga su 2 medici dell'ospedale Maresca Il manager li sospende subito: rischiano fino al licenziamento 21 29/07/2014 La Repubblica - Torino Saitta, accuse a Cota "Sulla Città della Salute ha perso quattro anni" 22 29/07/2014 La Repubblica - Torino Mille posti per il "Bioparco sanitario" con didattica e incubatore d'imprese 23 29/07/2014 La Stampa - Nazionale La preparazione del decreto legge «Venticinque nati per ogni donatore» 24 29/07/2014 La Stampa - Torino Città della Salute senza fondi Per Roma il progetto non c'è 25 29/07/2014 La Stampa - Torino Cavallera: il ministero conosce bene il caso-Torino 26 29/07/2014 Il Messaggero - Nazionale Eterologa, 25 bimbi per ogni donatore 27 29/07/2014 Il Messaggero - Nazionale Tagliata la salute, ma sui denti non si scherza 29 29/07/2014 Il Messaggero - Nazionale Cara Ministra della Salute pubblica 30 29/07/2014 Il Giornale - Nazionale Fuorilegge prima di nascere 31 29/07/2014 Il Giornale - Nazionale Pronto a pagare per sapere di cosa morirò 33 29/07/2014 Il Giornale - Nazionale Toh, la Lorenzin piazza il fratello sindacalista alla direzione Ncd 35 29/07/2014 Il Fatto Quotidiano Ricerche sul cancro gonfiate. Indagato l ' ex ministro Fazio 36 29/07/2014 Avvenire - Nazionale E Taranto si ribella all'inquinamento 37 29/07/2014 Avvenire - Nazionale Caos eterologa, lo strappo della Toscana 38 29/07/2014 Avvenire - Nazionale Neoministro «strappa» sull'eutanasia 39 29/07/2014 Il Manifesto - Nazionale Un perdurante conflitto di interessi 40 29/07/2014 Il Manifesto - Nazionale Le utopie di «Lombardone» nel ricordo di chi lo ha conosciuto 42 29/07/2014 Il Manifesto - Nazionale L'allarme del Grande Cocomero 43 29/07/2014 Il Manifesto - Nazionale Prove di resistenza alla normalizzazione dell'Ipasvi 45 29/07/2014 Libero - Nazionale Pronte le regole dell'eterologa Più fratelli dallo stesso donatore 46 29/07/2014 Libero - Nazionale A Latina una residenza sanitaria per aggiungere vita agli anni 48 29/07/2014 Il Secolo XIX - Genova Sulle pagelle alla sanità opposizione in rivolta 49 29/07/2014 ItaliaOggi Assicurazione medica nel caos 50 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 34 articoli 29/07/2014 Corriere della Sera - Milano Pag. 1.4 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il dibattito Sanità, il Libro Bianco della Lombardia e le prospettive innovative del Secondo Welfare Collaborazioni incrociate Il progetto prevede la collaborazione tra istituzioni pubbliche, soggetti privati, terzo settore e soggetti filantropici SALVATORE CARRUBBA* «Mettete giù il bisturi», raccomandava qualche settimana fa l'Economist a proposito della razionalizzazione, in corso in molti Paesi, dei rispettivi sistemi sanitari. Anche la Lombardia promette ora di rivisitare il proprio, e indica le linee di riforma nel Libro Bianco diffuso nei giorni scorsi, sul quale il Corriere della Sera ha aperto un opportuno dibattito. Ricordiamo due dati di fondo imprescindibili nell'affrontare la questione: il primo, rappresentato dalla virtuosità del sistema lombardo. Esso, infatti, è più efficiente rispetto alla media nazionale perché costa, come ricorda lo stesso Libro Bianco, il 5,47 per cento del Pil contro una media del 7,04 per l'Italia, del 6,5 della Ue e dell'8,9 dei Paesi Ocse; è più attrattivo, perché accoglie ogni anno oltre 450mila pazienti (la seconda regione con un saldo di mobilità positivo, l'Emilia Romagna, si ferma a 350mila), il 60 per cento dei quali sceglie strutture private; ed è di gran lunga più produttivo in termini di ricerca scientifica, volano quest'ultima, a sua volta, del primato indiscutibile della Lombardia nel settore biomedicale. La seconda premessa, anch'essa sottolineata dal Libro Bianco, riguarda le tendenze della spesa sanitaria, certamente destinata a crescere, visto il fatale invecchiamento della popolazione, che avrà conseguenze devastanti sulla tenuta dei conti, considerando che per ciascun cittadino l'80 per cento dei costi per la sanità si concentra nel periodo successivo al raggiungimento dei 65 anni. Le premesse spiegano la cautela con cui andrebbe impugnato il bisturi per rivedere un sistema che funziona e che ha trovato le ragioni del suo successo nell'assicurare libertà di scelta al consumatore e pluralismo dell'offerta. Migliorare si deve (per esempio, per aumentare il grado di trasparenza e managerialità del sistema), soprattutto quando la situazione economica, sociale e demografica cambia radicalmente. Ma, da questo punto di vista, il Libro Bianco, pur non rinnegando i successi del passato, appare abbastanza indefinito nel prospettare lo sviluppo del futuro: in particolare, affiora la tendenza a una sorta di ricentralizzazione del sistema (per esempio, con la Azienda Integrata per la Salute), che si scontra non solo coi risultati ottenuti, ma con le tendenze in atto in altri sistemi. In Gran Bretagna, per esempio, la riforma del glorioso Sistema sanitario nazionale voluta nel 2012 dal governo Cameron va proprio nella direzione di aumentare la concorrenza, di decentrare quanto più possibile le decisioni di spesa e di responsabilizzare i medici di base: una strategia che ha suscitato molte polemiche, ma che sta cominciando a dare i suoi frutti, come riconoscono i media. Il sistema lombardo della sanità è espressione significativa della fiducia nella sussidiarietà che ha caratterizzato lo sviluppo sociale della regione da più di un secolo; su questa linea, tipicamente lombarda, prospettive molto interessanti offre lo sviluppo del cosiddetto «Secondo Welfare» (tenuto a battesimo su questo giornale) sul quale sta lavorando il Centro Einaudi: esso offre prospettive innovative di collaborazione tra istituzioni pubbliche, soggetti privati (in questo caso, non solo gli operatori del settore, ma anche assicurazioni e fondi privati), terzo settore e soggetti filantropici. Nella convinzione che il nuovo welfare non possa che svilupparsi attraverso la responsabilizzazione di tutti gli attori sociali, pubblici e privati, la collaborazione tra i quali, proprio nel caso della sanità lombarda, ha dimostrato di saper dar vita a un'esperienza finora esemplare, che è interesse di tutti difendere. *Presidente SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 6 29/07/2014 Corriere della Sera - Milano Pag. 1.4 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 7 29/07/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fecondazione La Toscana anticipa tutti: via libera all'eterologa Margherita De Bac di MARGHERITA DE BAC A PAGINA 14 ROMA - La Toscana brucia tutti sul tempo e parte con la fecondazione eterologa, recentemente «rientrata» in Italia dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha delegittimato il divieto del 2004. Il termine indica le tecniche che prevedono l'uso di gameti donati alla coppia di aspiranti genitori con problemi di infertilità. Questa settimana il ministro della Salute Beatrice Lorenzin potrebbe portare in Consiglio dei ministri il decreto legge che stabilisce come dovranno organizzarsi i centri e quali sono le regole da rispettare per uniformare l'attività. Oggi andrà in Commissione affari sociali della Camera per tracciare il suo disegno, frutto di un lavoro consultivo con una commissione di addetti ai lavori. La Regione presieduta da Enrico Rossi però ha deciso con una delibera approvata ieri di non aspettare. Alle ventidue cliniche pubbliche e private di procreazione medicalmente assistita basterà dunque presentare un'autocertificazione dove dichiarano di essere organizzate per avviare la nuova attività. «Non é una fuga in avanti - chiarisce l'assessore Luigi Marroni -. È un provvedimento ponte in attesa delle indicazioni nazionali che giudichiamo necessarie. Vogliamo però evitare il far west locale, piccole e grandi speculazioni. Da noi si fanno circa 7 mila cicli di trattamento all'anno». Come é stata accolta l'iniziativa dal dicastero della Salute? Avrebbero probabilmente preferito che tutti restassero ai blocchi di partenza, senza fughe in avanti: «Ciò dimostra quanto sia necessario intervenire con la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace in tutta Italia per evitare disparità di trattamento tra i cittadini residenti nelle diverse Regioni». Il rischio é che possa prendere corpo il fenomeno precedente l'abolizione del divieto. Migliaia di coppie che si spostavano in Spagna, Belgio o Grecia per fare l'eterologa, consentita dalle leggi locali. In Italia potrebbe succedere lo stesso. La Toscana é bene attrezzata e già accoglie pazienti sterili da altre Regioni e città come, ad esempio, da Roma dove ormai c'è un'unica struttura pubblica in funzione, il Sant'Anna, dopo la chiusura del Pertini (in seguito allo scambio di embrioni che ha coinvolto due coppie, una delle quali in attesa dei gemelli dell'altra). Chiuso anche il San Filippo Neri dove tutto è pronto, macchinari all'avanguardia, microscopi costati un occhio della testa, però mancano le certificazioni antincendio. E i pazienti emigrano a Firenze in un centro che fa pubblicità fuori dall'ospedale romano. Le indicazioni toscane si discostano in alcune parti da quelle del decreto in fase di rifinitura. Ciascun donatore potrà sottoporsi sei volte al prelievo di gameti, rispetto al limite nazionale di 25. Non é indicato invece un numero massimo di bambini concepiti grazie a gesti che dovrebbero essere di puro altruismo. Il testo Lorenzin invece fissa il tetto di 10, con eccezioni per chi vuole dare un fratello o una sorella ad un figlio nato con seme o ovociti di estranei. Il principio della gratuità é assoluto così come nel decreto. Con questo si vuole ribadire che la donazione non deve essere considerata fonte di guadagno come avviene in Paesi europei dove le donne con un reddito basso si prestano al prelievo in cambio di ricompense. Regalare ovociti non é uno scherzo. Le volontarie sono sottoposte a cure per la stimolazione piuttosto complicate, si perdono giorni di lavoro. Ecco perché alcuni sostengono la necessità di riconoscere loro una somma anche simbolica. C'è poi la questione del limite di età dei donatori: la Toscana ha stabilito 35 anni per la donna e 50 per l'uomo, nel decreto si indicano 35 e 40 anni. Infine l'anonimato: nato e padre-madre biologici non possono avere accesso alle rispettive generalità a meno che questi ultimi non modifichino la loro volontà. Tra i punti salienti della bozza ministeriale in dirittura d'arrivo, regole per la selezione dei donatori, con esami per Aids ed epatite C ma anche genetici. Chi cede i propri gameti ha la garanzia dell'anonimato salvo eccezioni legate alla necessità da parte del figlio di sapere di lo ha generato per motivi di salute, ad esempio la comparsa di certe malattie. Si sta facendo largo però in diverse legislazioni il diritto di conoscere le proprie origini raggiunta una certa età. Questo sarà tema di un approfondimento a livello parlamentare così come il SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 8 29/07/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato problema dell'adozione degli embrioni in sovrannumero, non più utilizzati da coppie che già hanno fatto trattamenti. È la conseguenza di un'altra opportunità aperta dal ritorno dell'eterologa: la creazione di embrioni in provetta interamente modellati con gameti donati, maschili e femminili. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Le norme allo studio 1 Registro nazionale Selezione dei donatori: obbligo test infettivologici (Hiv, epatite) e genetici per escludere la presenza di patologie presenti o future. E l'istituzione di un registro nazionale dei donatori, dove segnalare anche le donazioni fatte all'estero da italiani 2 Tracciabilitàdonatore-neonato Sono consentiti un massimo di 10 figli nati da ciascun donatore di ovociti e gameti. L'eccezione vale per chi vuole dare un fratello a un bambino già nato allora può chiedere di avere lo stesso donatore. Istituzione di un sistema di tracciabilità da donatore al bambino nato 3 Il consenso informato Nel consenso informato andrà scritto che i genitori sono tenuti a informare i figli su modalità del concepimento nei tempi e nei modi più opportuni. Non si potrà scegliere il donatore. L'età massima dei donatori è di 35 anni per le donne e di 40 per gli uomini 4 Rimborsospese Per i donatori il rimborso spese sarà simile a quello riconosciuto ai donatori di midollo osseo. Ammessa la possibilità di fare una doppia eterologa, cioè un embrione ottenuto da due donatori. Si pensa di regolare in un secondo momento la donazione di embrioni 2500 Le coppie italiane che si recano all'estero per effettuare la fecondazione eterologa. Sono, invece, 90 mila le coppie infertili che vorrebbero avere un figlio con l'eterologa. La Consulta ha stabilito che è incostituzionale il divieto di ricorrere a donatori di ovuli o sperma Foto: Ministro Beatrice Lorenzin, 42 anni, ministro della Salute nei governi Letta e Renzi SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 9 29/07/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:619980, tiratura:779916) Il contagio di Ebola, la Liberia sigilla le sue frontiere Michele Farina L'area di contagio si allarga: Ebola è uscito dalla foresta, non viaggia soltanto sulle ali di pipistrello (leccornia cucinata arrosto o in umido) ma in aereo fino in Nigeria, si nasconde nelle città e colpisce negli ospedali approfittando delle carenze sanitarie e dei guaritori che lo curano (si fa per dire) con pozioni di zenzero, aglio e miele. Scoperto nel 1976 (il nome è quello di un fiume del Congo) Ebola sfrutta il clima di pace e l'effetto globalizzazione nell'Africa Occidentale: migliori trasporti e niente guerre (rispetto all'ex Zaire) spiegano il caso del quarantenne liberiano deceduto ieri subito dopo l'arrivo all'aeroporto di Lagos, metropoli nigeriana di 20 milioni di abitanti. Mentre avanza, il virus si copre le spalle: ha cominciato a uccidere alcuni dei suoi principali nemici, infermieri e medici con le tute e gli occhialoni che da mesi si battono per isolare un epidemia fuori controllo. Lo scorso weekend in Liberia è toccato a Samuel Brisbane: il dottor anti-Ebola del John Kennedy Hospital di Monrovia è morto dopo tre settimane di lotta. Nei giorni precedenti il suo omologo Sheikh Umar Khan, 39 anni, era stato contagiato dopo essersi preso cura di cento pazienti in Sierra Leone, il Paese dove sabato il virus ha registrato la prima vittima nella capitale Freetown: una parrucchiera di 32 anni, una delle 672 persone morte da marzo a oggi, circa il 50% dei 1.200 contagiati nei Paesi più colpiti (Guinea, Liberia e Sierra Leone). Percentuali da incubo eppure al di sotto degli standard di un flagello raro che però non conosce cura né vaccino e che di solito manda al cimitero il 90% delle persone che tocca. Questa sua relativa debolezza, secondo l'esperto Robert Garry di New Orleans intervistato dall'Economist , è una delle ragioni che paradossalmente fanno dell'epidemia in corso la più letale della storia: perché i malati, una volta che diventano contagiosi mostrando i sintomi (febbre, vomito, diarrea fino alle devastanti emorragie finali), hanno più tempo per infettare il prossimo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha alzato l'allarme per un'epidemia ormai «regionale» che in due giorni dal 21 al 23 luglio ha registrato 108 nuovi casi. La principale compagnia aerea della Nigeria (per il virus un bacino ghiotto con 180 milioni di abitanti) ha sospeso i voli da Liberia e Sierra Leone. La presidente liberiana Johnson Sirleaf ha ordinato la chiusura delle frontiere e la messa in quarantena delle comunità più colpite. Nel Paese i luoghi pubblici devono installare servizi igienici dove lavarsi le mani. Ristoranti, hotel e cinema manderanno in onda videoclip informativi di cinque minuti per spiegare ai clienti le precauzioni da prendere. Ebola infetta attraverso i liquidi del corpo. E infetta anche da un corpo morto (per esempio ai funerali delle vittime). In prima linea ci sono gli operatori sanitari. A volte non bastano le misure protettive e le tute isolanti. Questione di probabilità. È di ieri la notizia che due operatori americani sono stati colpiti in Liberia: Kent Brantly, direttore di uno dei due centri nazionali per il trattamento dei pazienti (che vengono isolati e idratati), e Nancy Writebol dello stesso team che fa capo al gruppo Samaritan's Purse. Medici e poliziotti: oltre all'aggressività del virus c'è da affrontare quella della folla. Accade in Sierra Leone, che ha superato per numero di contagi (454) la Guinea dove l'epidemia ha avuto inizio lo scorso febbraio. Migliaia di persone hanno assediato l'ospedale di Kenema minacciando di bruciarlo dopo aver spostato i pazienti. Gli agenti hanno disperso la folla con i gas lacrimogeni. Protesta innescata da una ex infermiera, secondo cui «Ebola è un'invenzione e un pretesto per mettere in atto rituali cannibalici». Non è un fenomeno isolato. In alcuni villaggi della Guinea, come racconta il New York Times , il personale di Medici Senza Frontiere è stato minacciato con coltelli e machete: «Non entrate nelle nostre case. Siete voi che portate la morte». mikele_farina © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Epidemia Il virus mortale si sta allargando a tutta l'Africa occidentale e comincia a colpire il personale medico. Da marzo morte già 672 persone 29/07/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'avanzata Vittime Da marzo 672 morti su 1.200 casi. Per il virus di Ebola non c'è cura Paesi L'epidemia ha avuto origine in Guinea e si è allargata a Sierra Leone e Liberia. Ieri la prima vittima a Lagos, in Nigeria Foto: Cure Alcuni medici si occupano dei malati di Ebola a Monrovia (Ap) 29/07/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 36 (diffusione:334076, tiratura:405061) Fecondazione eterologa: in arrivo Dl e linee guida IL QUADRO Oggi le indicazioni del ministro Lorenzin Confermati l'anonimato dei donatori e il limite alle donazioni Barbara Gobbi ROMA Prenderanno con ogni probabilità la doppia strada del decreto legge - da portare a strettissimo giro in Consiglio dei ministri - e delle linee guida (annunciate da oltre un mese dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin), le istruzioni d'uso per regolamentare la fecondazione eterologa. Mentre sui contenuti che saranno inseriti nell'uno e nell'altro provvedimento - normativo e regolamentare - il chiarimento arriverà oggi, quando nel primo pomeriggio Lorenzin illustrerà il decreto durante l'audizione fissata per le 14,30 in commissione Affari sociali della Camera. «Il ministro Lorenzin - recita un comunicato diffuso nel tardo pomeriggio di ieri - ha già pronto uno schema di decreto legge per regolamentare questo nuovo percorso di fecondazione assistita anche sulla base delle indicazioni emerse dal gruppo di lavoro convocato nelle scorse settimane dal ministero della Salute». Indicazioni con cui gli esperti non si limitano a dettare la propria linea tecnico-scientifica - dalla previsione di forme di rimborso per i donatori al loro assoluto anonimato, fino all'indicazione di un tetto massimo di 25 nati per milione di abitanti per ciascun donatore/donatrice, così da evitare rischi di procreazioni future tra consanguinei - ma sollecitano anche il ministero a "fare presto". «Il compito delle istituzioni sanitarie pubbliche - si legge infatti nel decalogo messo a punto dagli esperti - è quello di garantire in tempi brevissimi e certi la possibilità per i cittadini di accedere alle procedure di pma con donazione di gameti, senza discriminazioni di carattere economio e territoriale, nel rispetto della sentenza della Corte costituzionale». Perché se il 10 giugno la Corte ha definitivamente smontato l'impianto della legge 40/2014 sulla procreazione medicalmente assistita, che vietava il ricorso all'eterologa in Italia, nello stesso provvedimento la Consulta ha anche ribadito più volte l'immediata applicabilità della sentenza 162/2014. «Attendiamo di conoscere il contenuto del decreto legge per capire quale sia l'esigenza del ministro di disciplinare con un atto normativo questioni su cui la stessa Corte si è espressa con estrema chiarezza», incalza Filomena Gallo, segretario nazionale dell'associazione Luca Coscioni. Mentre per Luca Gianaroli, presidente Sismer e componente del gruppo ministeriale, «ritardare l'applicazione della sentenza non fa che aumentare la frustrazione delle coppie e degli operatori che attendono la ripresa degli interventi in Italia, come avveniva dieci anni fa. Le strutture sono pronte per ripartire». La ministra della Salute la pensa diversamente. La stessa delibera con cui la Toscana ieri ha deciso di rompere gli indugi e di regolamentare l'eterologa nei centri pubblici, privati e convenzionati di fecondazione assistita, così da «garantire che le donazioni avvengano attraverso protocolli medico-sanitari rigorosi e si assicuri piena ed effettiva gratuità delle donazioni scongiurando i rischi di commercializzazione», renderebbe necessario secondo Lorenzin «intervenire con la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace su tutto il territorio nazionale, per evitare disparità di trattamento tra cittadini residenti nelle diverse regioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salute. Dopo la sentenza della Consulta 29/07/2014 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Lo scandalo della sanità rischia di allargarsi. Pentassuglia punta il dito anche contro il budget per ridurre le liste d'attesa: 12 milioni per le aperture notturne > ANTONELLO CASSANO L' INCHIESTA sulle spese pazze si allarga da Bari a tutta la Puglia. Questa mattina l'assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, porterà alla Corte dei Conti un report messo a punto negli ultimi giorni. Il documento analizza i risultati ottenuti dall'ultimo piano regionale di abbattimento delle liste d'attesa, quel progetto fortemente voluto dall'ex assessore alla Sanità, Elena Gentile ora al Parlamento europeo. Il piano, partito a marzo con un investimento di 12 milioni di euro, puntava ad abbattere i tempi di attesa mantenendo aperti i reparti degli ospedali regionali. APERTURE finoa sera per effettuare visite ed esami con prestazioni aggiuntive di medicie infermieri. Nella prima fase conclusa a maggio sono stati spesi 8 milioni di euro, ma non si sono raggiunti i risultati sperati. «Da una prima analisi - si leggeva in una relazione della Regione messa a punto nei giorni scorsi - il Policlinico di Bari avrebbe ridotto considerevolmente i tempi di attesa». Le notizie positive finivano qui, visto che le Asl non avevano centrato l'obiettivo. In alcune aziende sanitarie si è raggiunto il paradossale risultato di allungare i tempi di attesa degli esami. Molti pazienti contattati dai Cup si sono rifiutati di anticipare i tempi delle loro visite, alimentando dubbi sull'appropriatezza delle prescrizioni. Per questo ora il nuovo assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, vuole vederci chiaro e portare le carte alla Corte dei Conti. «Non basta più fermarsi all'Asl barese, su questa vicenda vado fino in fondo» è il ragionamento di Pentassuglia alla guida del più importante assessorato della Regione da poco più di un mese. Il timore dell'assessore è che quanto rilevato dall'ispezione del ministero dell'Economia nell'Asl di Bari, con danni erariali per milioni di euro nel periodo 20082012 a causa di prestazioni aggiuntive gonfiate dai medici, possa essersi ripetuto in tutta la regione proprio attraverso la sperimentazione delle visite notturne. Per questo ora si procede con controlli a tappeto con una commissione di indagine interna a partire da Bari. Non a caso ieri mattina Pentassuglia ha convocato in assessorato il manager dell'Asl del capoluogo di regione, Domenico Colasanto: «Ho invitato il direttore generale a presentare al più presto le sue controdeduzioni, esattamente come ha già richiesto il presidente Vendola, insieme a una relazione analitica». Anche in questo caso il ragionamento di Pentassuglia è chiaro: «Non sono un tagliatore di teste, ma bisogna accertare le responsabilità». Guarda caso proprio in queste ore la fase di verifica si allarga a tutte le Asl. Oggi pomeriggio l'assessore porterà in giunta le delibere con le valutazioni sull'operato di tutti i manager delle aziende sanitarie locali (ad esclusione del dg di Foggia) fatte dalla Commissione regionale e pronte da giugno. Valutazioni per niente positive, visto che per quanto riguarda l'obiettivo dell'informatizzazione del sistema, tutti i manager, ad esclusione della Asl Bat, sono stati bocciati. Oggi in giunta Pentassuglia porterà anche un progetto sull'avvio della centrale unica di acquisti. Un modo per invertire la rotta della sanità pugliese, travolta dalle spese pazze. Domani l'assessore andràa Roma per chiudere la partita delle 900 assunzioni che potrebbero ridare respiro agli ospedali pugliesi: «Un risultato enorme per tutto il sistema sanitario, ma rischia di essere completamente annullato da questi scandali». I VOLTI PENTASSUGLIA L'assessore ha chiamato a rapporto Colasanto, per chiarire la vicenda delle spese pazze "Ho invitato il dg a presentare le sue controdeduzioni" VENDOLA Nei giorni scorsi il governatore aveva parlato di gestione inquietante: "C'è qualcosa che parla di come funziona giorno dopo giorno una Asl. L'illegalità è di sistema" GENTILE Il progetto regionale di abbattimento delle liste d'attesa, fortemente voluto dall'ex assessore Elena Gentile finisce alla Corte dei Conti SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'assessore: costi sospetti non solo nella Asl dossier alla Corte dei conti 29/07/2014 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: GLI ESAMI Nel mirino il piano per l'abbattimento delle liste d'attesa messo a punto dalla Regione. Dopo il clamore delle spese pazze della Asl di Bari, l'assessore vuole vederci chiaro anche sugli ultimi rimborsi. A destra, il dg dell'Asl di Bari Colasanto 29/07/2014 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Le accuse del ministero "Così fan quasi tutti" GIULIANO FOSCHINI SEICENTOMILA euro pagati a un'azienda non si sa per quale motivo. Milioni di euro invece mai versati ai fornitori che hanno creato una voragine in bilancio per via degli interessi, oltre a sprechi, assunzioni e maquillage di bilancio. Non ci sono soltanto i medici di base e le commissioni nelle 132 pagine di relazione che il ministero della Salute ha notificato alla Asl di Bari. C'È UNO spaccato di una gestione sanitaria degli ultimi anni, anche prima che arrivasse l'attuale manager Domenico Colasanto, per alcuni versi imbarazzante, con casi precisi di sprechi, sciatterie e confusione burocratica. I PAGAMENTI Uno dei problemi principali della gestione della Asl (comunque migliorato nell'ultimo anno) è il ritardo nei pagamenti. «L'accumulo di rilevanti ritardi nella registrazione delle fatture e nei pagamenti ai fornitori che, unitamente all'incertezza dell'entità delle masse debitorie e creditorie e alla loro vetustà, hanno reso inattendibile sia la contabilità analitica che quella generale. Ciò ha procurato e continuerà a procurare pesanti ripercussioni in ordine ai consistenti interessi di mora da corrispondere ai fornitori». Immediatamente fanno un esempio pratico. «Il 22 aprile del 2013 l'agenzia delle entrate di Latina ha emesso un avviso di liquidazione che intima di pagare alla ditta Abbot srl la somma di sette milioni e mezzo». Una spesa enorme che però è aumentata del 20 per cento all'incirca. Tra spese e interessi, quel credito oggi «comporta un maggiore esborso di un milione e 320mila a carico del bilancio aziendale». IL BILANCIO Una situazione questa che rende, secondo gli ispettori, il bilancio di quella cheè la Asl più grande d'Italia - bilancio non a caso bocciato dai revisori dei conti - assolutamente inaffidabile. «I dati del 2013 - scrivono potrebbero far pensarea un miglioramento delle partite debitorie per interessi verso fornitori. A un più attento esame, tuttavia, si ritiene che il miglioramento sia solo contabile essendo la conseguenza della mancata contabilizzazione di interessi passivi in seguito al loro mancato riconoscimento mediante l'adozione degli appositi atti deliberativi». La sostanza, dicono quindi, sarebbe diversa dalla forma. I SEICENTOMILA EURO FANTASMA Anche perché mentre alcune aziende aspettavano di essere pagate quanto gli doveva, per altrei conti erano diversi. E' il caso dell'appalto per l'informatizzazione della contabilità. Una gara di esternalizzazione «inutile» dicono gli ispettori, perché tutto si poteva fare internamente, che viene comunque affidata a una ditta (HB.it) di poco più di duecentomila euro all'anno. Il sistema però non funziona, «la ditta è inadempiente» dicono gli ispettori. Eppure «pur l'HB.it group non avendo adempiuto agli obblighi contrattuali e, pertanto, ha indebitamente percepito il compenso di 200mila euro. Si evidenzia però che nel periodo dal 16 luglio del 2006 al 24 ottobre del 2013 il partitario della ditta in questione mostra pagamenti per un ammontare complessivo di 873mila euro per i quali non è stato possibile ottenere chiarimenti dall'Azienda né rintracciare il sottostante atto contrattuale relativo alla differenza di pagamenti 873mila e i 220mila dovuti». LE LISTE D'ATTESA Per abbattere le liste d'attesa nel corso degli anni la Asl ha rilasciato una serie di autorizzazioni all'attività intramoenia, cioè la possibilità ai medici di svolgere visite private all'interno della struttura. I pochi controlli e una deregulation hanno però portato a due paradossi secondo gli ispettori: le liste di attesa sono aumentate e alcuni medici hanno lavorato più privatamente che nel pubblico. «L'operazione scrivono comporta riflessi negativi sulle liste di attesai cui tempi, di conseguenza, tendono ad allungarsi invece che a essere abbattuti. Con la motivazione di abbattere le liste di attesa, tra l'altro non proprio critiche, l'Azienda ha provveduto al rilascio di eccessive autorizzazioni all'esercizio delle prestazioni aggiuntive in libera professione aziendale senza il rispetto dei criteri imposti dal quadro normativo: carenza di organico, temporaneità, urgenza, abbattimento liste di attesa». Qualche esempio. Nella cardiologia a fronte di 861 prestazioni per ciascun singolo dirigente, un medico ne ha svolte 785 in intramoenia. In Ostetricia a fronte di 986 prestazioni "pubbliche" due medici ne hanno SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA RELAZIONE 29/07/2014 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato registrate «2.096 e 1.468 private, che sono nettamente superiori al limite massimo di 986,57 prestazioni medie rese in attività istituzionali». LE ASSUNZIONI Il ministero interviene anche sul discorso delle stabilizzazioni stigmatizzando però quanto accaduto nella Asl di Bari. «Le assunzioni a tempo determinato - scrivono - o con contratti di co.co.co più volte rinnovati, in alcuni casi sono avvenute senza alcuna selezione pubblica ma per chiamata diretta. Violazioni che prefigurano i presupposti fondamentali che rendono illegittime le stabilizzazioni e determinano responsabilità a carico dei dirigenti che hanno autorizzato le assunzioni». È vero però che c'è un contenzioso in corso perché è stata la Regione ad autorizzare la sanatoria, ma «qualunque sarà il giudizio di merito sulla questione - concludono gli ispettori - si ravvisano comunque responsabilità aziendali nell'utilizzo del lavoro flessibile senza aver prima dimostrato di aver raggiunto la piena utilizzazione della capacità produttiva». Foto: IL MINISTRO Beatrice Lorenzin: è stato il ministero della Sanità a fare una relazione dopo i controlli a campione sulle spese della Asl di Bari (nella foto sotto, la sede). Sotto accusa i rimborsi gonfiati ai medici e alle strutture private elargiti dall'azienda sanitaria 29/07/2014 La Repubblica - Bari Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) Morì dopo tre interventi al rene indagati pure i medici di Manduria SI ALLARGA l'indagine sulla morte di Valeria Lepore, la ragazza di 27 anni, deceduta dopo essere stata ricoverata per l'asportazione di un calcolo renale. Saranno iscritti nel registro degli indagati infatti anche i medici dell'ospedale di Manduria che nella notte tra l'11 e il 12 luglio scorsi hanno prestato le prime cure a Valeria Lepore. Il pm Fabio Buquicchio aveva fissato per ieri mattina il conferimento dell'incarico per l'autopsia, notificando l'avviso alla famiglia e agli 11 medici (indagati) dell'ospedale Santissima Annunziata di Taranto dove la ragazza è stata ricoverata per due giorni e sottoposta a due dei tre interventi. Su sollecitazione dei legali della famiglia, il pm ha poi deciso di estendere gli accertamenti ai medici dell'ospedale di Manduria che hanno avuto in cura la ragazza. Ha rinviato quindi il conferimento dell'incarico al prossimo primo agosto. Entro quella data dovrà identificare e indagare i sanitari coinvolti e allegare agli atti del fascicolo le cartelle cliniche sequestrate dalla Procura di Taranto (dove i familiari avevano sporto denuncia prima che la ragazza morisse). La ragazza era vacanza con la famiglia a San Pietro in Bevagna, quando ha avvertito un dolore al fianco destro. A Manduriai medici hanno diagnosticato una colicae hanno disposto il trasferimento all'ospedale "Santissima Annunziata" di Taranto. Dopo un duplice intervento, però, la donna è entrata in coma ed è morta dopo quattro giorni. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INCHIESTA/ DONNA DECEDUTA A TARANTO 29/07/2014 La Repubblica - Firenze Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) La Toscana prima contro il far west Approvata la delibera che regola gli interventi nelle cliniche private, convenzionate e nel pubblico "Non è una fuga in avanti, le norme avranno valore fino a che il governo non emanerà una propria direttiva" LA REGIONE (l.m.) LA TOSCANA è stata la più rapida a fissare le regole per la fecondazione eterologa. Uno scatto in avanti. Ieri infatti è stata approvata dalla Regione una delibera che, come dice l'assessore alla Sanità Luigi Marroni è «un ponte sicuro» in materia di procreazione medicalmente assistita. Vengono fissate regole per i centri, per le professionalità che devono contenere e anche per i donatori (la donazione di spermatozoi o ovuli deve essere rigorosamente gratuita). «La delibera - ha spiegato l'assessore Marroni - riempie lo spazio di incertezze che si è aperto dopo la sentenza della Corte Costituzionale. La Toscana ha deciso di intervenire, dettando direttive certe destinate ai centri privati, privati accreditati e pubblici operanti in regione, in attesa delle determinazioni del governo ed evitare un far west in una materia così delicata». Il responsabile regionale della Sanità poi elogia il governo per come sta affrontando la materia e precisa che «le norme contenute nel nuovo provvedimento avranno valore fino a che il governo non emanerà la propria direttiva». Insomma è un contributo, ha detto il presidente Enrico Rossi, «non una fuga in avanti, ma semplicemente un modo per mettere sullo stesso piano privato e pubblico. Il privato potrebbe già operare senza le regole». Adesso si può scegliere partendo da una uguale linea di partenza. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La fecondazione eterologa 29/07/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) Via libera all'eterologa, la Toscana anticipa il governo Costerà 500 euro nei centri pubblici. Donatori anonimi e con il limite di 35 anni per le donne e 50 per gli uomini CATERINA PASOLINI ROMA. In attesa che si muova il governo, è la Toscana la prima regione a dare il via libera, con tanto di delibera e linee guida, alla fecondazione eterologa. Costerà sui 500 euro nei centri pubblici, verrà inserita a settembre nei Lea (i livelli essenziali di assistenza), sarà fatta graziea donatori anonimi (finoa 35 anni per le donne e fino a 50 per gli uomini) e con al massimo sei bambini per donatore. Donatore che riceverà al massimo un rimborso per una giornata lavorativa persa. Altri gameti verranno recuperati grazie all' egg sharing delle donne che si sottopongono alla fecondazione assistita e pronte a regalare gli ovuli non utilizzati. Prima - nel 2000 - ad inserire la fecondazione assistita nei Livelli essenziali di assistenza, la Regione Toscana ha dunque approvato ieri all'unanimità le linee guida destinate ai 22 centri pubblici e privati, «per evitare il Far west» ha detto l'assessore alla sanità Marroni. Aggiunge il presidente della Regione Enrico Rossi: «Erano passati diversi mesi dalla sentenza della Consulta, i privati cominciavano a muoversi, ma le famiglie hanno diritto ad un servizio pubblico, qualcosa bisognava fare per regolamentare. Comunque non è una fuga in avanti, non c'è scontro col ministero della Sanità, anzi mi risulta noi siano più restrittivi in alcune cose come il numero dei bambini per donatore». La delibera spiega che queste linee guida decadranno o verranno adeguate quando arriveranno le indicazioni nazionali. Che non dovrebbero tardare. Questo pomeriggio il ministro Lorenzin verrà ascoltata in commissione Affari sociali, dove presenterà il frutto del lavoro degli esperti sull'eterologa. E dal ministero confermano che è già pronto uno schema di decreto legge che dovrebbe essere proposto questa settimana o al massimo martedì al consiglio dei ministri. Il cui punto fondamentale, dopo giorni di dibattito,è che il donatore sarà e resterà anonimo nell'identità personale, si potrà risalire all'identità genetica solo nel caso in cui il piccolo nato abbia bisogno di un trapianto di midollo. Nessun incontro, nessun rapporto di parentela, insomma, tra chi ha donato un gamete e il bambino nato dalla coppia che si è sottoposta all'eterologa. A differenza dei toscani, l'età del donatore scende a 40 anni mentre il numero di bambini passa da 6 a 25. Continua Rossi: «Questa dell'eterologa è stata una lunga vicenda dolorosa, bisognava dare risposta alle migliaia di persone in attesa che negli anni passati erano andate all'estero in cerca di un figlio. È stata una ferita costringere aspiranti genitori a spendere soldi e sottoporsi a trasferte mentre il sistema sanitario pubblico e privato italiano era pronto e capace. Forse finalmente siamo alla fine delle battaglie ideologiche, per il bene della gente». Foto: Enrico Rossi SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO / IL GOVERNATORE ROSSI: NESSUNA FUGA IN AVANTI, COSÌ EVITIAMO L'ANARCHIA 29/07/2014 La Repubblica - Milano Pag. 11 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Si è tolta la vita per la negligenza di cinque sanitari" Il pm indaga due medici e tre infermieri di Villa Turro lasciarono un accendino vicino al letto della paziente SANDRO DE RICCARDIS RICOVERARLA in ospedale era stato l'estremo tentativo di proteggerla da se stessa, da quegli atti di autolesionismo che aveva già compiutoe che potevano ucciderla.E invece proprio in ospedale, A. P., una donna di 54 anni ha fatto quello che, a casa, suo marito era strenuamente riuscito a evitare: trova un accendino, si da fuoco e muore per le ustioni dopo due settimane di agonia. Per «aver lasciato negligentemente in uso alla vicina di letto» un accendino, la procura ha indagato due medici e tre infermieri del reparto di psichiatria dell'ospedale Villa Turro, in servizio il giorno della tragedia, l'11 luglio 2012. I cinque sanitari, ha scritto il pm Ferdinando Esposito nell'avviso di conclusione delle indagini che precede la richiesta di processo, «omettevano, imprudentemente e negligentemente, di assicurare la dovuta vigilanza del paziente non impedendo che la vicina di letto detenesse l'accendino, in palese violazione sia del regolamento di reparto che vieta la detenzione di oggetti che possano costituire fonte di rischio, sia delle direttive del ministero della Sanità». La donna era ricoverata con la "diagnosi di Cotard", una rara patologia nota anche come "Sindrome dell'uomo morto", perché fa credere al malato di essere già morto. Il marito aveva deciso di andare in anticipo in pensione per poterla controllare giorno e notte. A casa, aveva blindato porte e finestre, montato le inferriate, eliminato ogni oggetto pericoloso. Poi, la famiglia aveva deciso di portarla a Villa Turro per eseguire trattamenti di elettroshock - poi ritenuti dai medici non praticabili - nella speranza che potessero mitigare gli impulsi suicidi. Anche in clinica, però, la donna aveva tentato di uccidersi usando l'uncino di un appendiabiti. E nonostante suo marito avesse chiesto espressamente di evitare ogni contatto con accendini, la signora ne ha trovato uno nel cassetto vicino al letto: ha dato fuoco alla sua maglietta, poi le fiamme hanno avvolto il corpo, lasciandole gravissime ustioni. «La paziente richiedeva un controllo costante - dice l'avvocato Maurizio Basile, che assiste la famiglia della donna - Come mai non ci si è accorti degli oggetti in camera?». La famiglia accusa anche l'ospedale di aver scoperto il fuoco in reparto solo dopo diversi minuti, quando la donna era già gravemente ustionata. Per questo il legale ha sporto denuncia contro la clinica, che dichiara di essere «fiduciosa nell'attività della magistratura» e di «attendere gli esiti dell'inchiesta». È stata poi una consulenza tecnica disposta dal pm Esposito a convincere la procura di «un grave difetto di sorveglianza» verso la paziente. Per l'entità delle ustioni, la donna verrà trasferita all'ospedale Maria Adelaide di Torino, dove morirà sedici giorni dopo. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La città 29/07/2014 La Repubblica - Napoli Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) Falsi incidenti, la Procura indaga su 2 medici dell'ospedale Maresca Il manager li sospende subito: rischiano fino al licenziamento GIUSEPPE DEL BELLO MEDICI dell'Agostino Maresca di Torre del Greco sotto inchiesta. Una ulteriore tegola si abbate sul presidio vesuviano, sempre in bilico tra la riconversione e un annunciato e mai realizzato potenziamento. Referti falsi, finte visite, radiografie sostituite. Specialisti che sottoscrivono fratture che non ci sono e prognosi di guarigione per patologie camuffate. Una truffa in piena regola per estorcere danaro alle compagnie di assicurazioni. Un copione già visto in Campania che si ripete grazie allo stesso meccanismo: sfruttare la denuncia di un sinistro (talvolta organizzato a tavolino) per riscuotere un indennizzo per lesioni. False, ma certificate da medici compiacenti. Basta poco (ma tanti complici) per mettere in scena la commedia. Il primo step della truffa è il pronto soccorso. Qui, i finti traumatizzati dichiarano di essere rimasti vittima di un incidente stradale e riferiscono al medico di turno sintomi fisici causati da lesioni. A sua volta, il sanitario complice spedisce il paziente in altri servizi di diagnostica strumentale per ottenere una conferma alla diagnosi sospetta. In questo caso, probabilmente con l'ulteriore connivenza di altri specialisti, l'obbiettivo è raggiunto grazie a un documento inoppugnabile che certifica il falso. Per esempio, una radiografia di un altro paziente. La delicata indagine, ancora in corso e partita dalla procura di Torre Annunziata diretta da Sandro Pennasilico, ha per ora fatto scattare due avvisi di garanzia per altrettanti camici bianchi dell'ospedale torrese. I professionisti, entrambi in servizio nella divisione di Chirurgia generale e pronto soccorso, sono stati sospesi dal manager della Asl Napoli 3 Sud Maurizio D'Amora. Per uno di loro, tra l'altro recidivo, la sanzione di sospensione con stipendio ridotto a un quinto (come prevede la legge), durerà quattro mesi. Gli inquirenti sono sulle tracce del cervello dell'organizzazione che coinvolge sicuramente altri specialisti del Maresca, ma che sarebbe esterno all'ambiente sanitario. L'amministrazione dell'azienda diretta da D'Amora si riserva, qualora le indagini accertassero ulteriori responsabilità dei suoi dipendenti, di adottare provvedimenti disciplinari ancora più drastici. Fino al licenziamento. Probabilmente l'accusa di associazione per delinquere potrebbe scattare per almeno cinque medici, tutti collegati tra loro. L'inchiesta segue, a pochi mesi di distanza, quella che coinvolse vari medici dell'ospedale Santa Maria della Pietà di Nola e del territorio, avvocati, giudici di pace, falsi testimoni e periti assicurativi. Anche allora la megatruffa era a danno delle assicurazioni e dal magistrato furono richiesti 196 provvedimenti di custodia cautelare. Foto: L'ospedale Maresca SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TORRE DEL GRECO 29/07/2014 La Repubblica - Torino Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Saitta, accuse a Cota "Sulla Città della Salute ha perso quattro anni" Chiamparino: "La faremo ma cambierà nome Sarà all'ex Fiat Avio, chiederò i fondi a Renzi" (s. str.) LA GIORNATA SULLA Città della Salute si sono buttati via dodici anni, di finanziamenti neppure l'ombra. Sergio Chiamparino però non vuole gettare la spugna, punta in alto e vuole andare direttamente da Matteo Renzi a chiedere risorse per realizzare un progetto che ha l'ambizione di essere «di valore nazionale». La versione low-cost delle torri chirurgiche sull'area Molinette non interessa, quel progetto viene abbandonato e l'assessorato alla Sanità lavora sin da oggi per un grande polo di cura e ricerca, probabilmente nell'area di Fiat Avio come il presidente della Regione aveva prospettato in campagna elettorale. Antonio Saitta, assessore alla sanità della Regione, non usa mezzi termini sul passato. Ieri mattina, al termine della giunta regionale, ha denunciato il totale fallimento della giunta Cota, incapace di portare anche solo al nucleo di valutazione del ministero il progetto definitivo con la richiesta di finanziamenti per il polo sanitario a cui Torino e il Piemonte ambiscono sin dai tempi della Bresso. Neppure la Città della Salute di Novara ha per ora finanziamenti, aggiunge Saitta, «ma in quel caso almeno il progetto era stato presentato ed è al vaglio del nucleo di valutazione. Per Torino non abbiamo trovato neppure la delibera. Finora si è andati avanti producendo uno studio dietro l'altro senza però chiedere i finanziamenti per tradurre i progetti in pratica». Alla vigilia dell'incontro romano del "Tavolo Massicci" sui conti della nostra sanità previsto per questa sera - riunione congiunta di ministero dell'Economia e della Salute, in cui esordirà il neo-direttore Fulvio Moirano - il tema è dunque capire quale sia la strada da imboccare per uscire dal cul de sac attuale. I PUNTI LE ATTIVITÀ Nel maxicentro sanitario troveranno spazio anche la ricerca, la didattica e un incubatore d'imprese LA CURA Il polo, a rilevanza nazionale, sarà dedicato agli interventi sanitari d'eccellenza e avrà 700 - 1000 posti IL NOME Scompare il nome "Città della salute": la nuova struttura si chiamerà «Bioparco tecnologico sanitario» PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.piemonte.it www.unito.it Foto: DA VALORIZZARE L'ingresso delle Molinette. In basso a sinistra, una delle nuove sale operatorie inaugurate in giugno SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La nuova Regione 29/07/2014 La Repubblica - Torino Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Mille posti per il "Bioparco sanitario" con didattica e incubatore d'imprese Nel frattempo però vanno anche messe in sicurezza le Molinette sempre più vecchie e a rischio Zanetta, direttore dell'ospedale: servono 20 milioni l'anno solo per "tappare i buchi" SARA STRIPPOLI ISOLDI li chiediamo a Renzi, ma nel frattempo il nome è cambiato. La Città della Salute adesso è il Bioparco tecnologico sanitario, come lo chiama Sergio Chiamparino. Un ospedale dedicato agli interventi sanitari d'eccellenza fra 700 e 1000 posti, da realizzare probabilmente nell'area dell'ex Fiat Avio, che era anche l'ipotesi presentata dal candidato presidente in campagna elettorale. Un grande polo che dovrà necessariamente contenere l'attività didattica, come da tempo chiede l'Università degli Studi. Un piano che dovrà però anche chiarire le soluzioni correlate per la collocazione delle aree riservate alla ricerca e all'incubatore d'imprese, altro tassello indispensabile di un centro sanitario all'avanguardia capace di attirare risorse. Al nuovo progetto lavorerà l'assessorato alla sanità in collaborazione stretta con l'azienda diretta da Giampaolo Zanetta, l'Università e la scuola di medicina. Ognuno per la sua parte, contribuendo così a definire come dovrà inserirsi il nuovo Bioparco all'interno del sistema sanitario piemontese. Cosa fare ad esempio delle vecchie Molinette, dove potrebbe restare un presidio sanitario per gli interventi ordinari? Come distribuire i 1300 posti della Città della Salute attuale? L'obiettivo è arrivare in autunno ad avere un «documento programmatico» che, spiega Saitta «è l'atto indispensabile per poter richiedere i finanziamenti statali. Vogliamo che il polo sanitario piemontese sia considerato un'opera di interesse nazionale considerato il riconoscimento che la sanità della nostra regione ha sempre ottenuto nel panorama italiano». Al termine dell'incontro fra Regione e Università, il direttore della scuola di medicina Ezio Ghigo dice di essere soddisfatto per l'avvio di un percorso condiviso che dopo anni di vana attesa si augura sia il più veloce possibile. Poi aggiunge altri dettagli che stanno a cuore all'Ateneo: «La didattica dovrà insediarsi all'interno dell'area dove si intende costruire, mentre la ricerca potrà svilupparsi nell'area fra via Nizza e il Lingotto. Quanto all'incubatore di imprese l'Università sta già lavorando ad un centro Politecnico-biomedico che potrà integrarsi perfettamente con il nuovo polo sanitario». Le idee non mancano. Resta però aperta la non irrilevante questione delle condizioni di vetustà delle attuali Molinette e la necessità di intervenire in attesa che i tempi lunghi della burocrazia consentano di realizzare il progetto. Nei giorni scorsi Giampaolo Zanetta aveva chiarito di aver calcolato la spesa: 20 milioni all'anno di manutenzione soltanto per «tappare i buchi», che di mese in mese diventano sempre più importanti. Quella delle risorse per mettere in sicurezza l'ospedale è la seconda parte della missione di SaittaChiamparino: «C'è un problema urgente di edilizia sanitaria che sottoporremo al governo, ed è quello della sicurezza - spiega l'assessore- abbiamo chiestoa Zanetta di mettere in campo tutte le strategie per recuperare risorse interne all'azienda ma contiamo di ottenere fondi anchea Roma. La sicurezza degli ospedali non può non essere considerata una priorità dal governo». Nel vertice che si è svolto ieri in piazza Castello c'era anche il rettore Gianmaria Ajani: «Giudichiamo positivamente - dice - l'idea che la giunta regionale punti ad un progetto di valore nazionale». Foto: ASSESSORE Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL RETROSCENA 29/07/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 13 (diffusione:309253, tiratura:418328) n Un massimo di 25 nati per ogni donatore, in non più di dieci famiglie. È il tetto fissato dal tavolo tecnico di esperti riunito dal ministero della Salute sulla fecondazione eterologa. Sono consentiti, dunque, anche fratelli o sorelle dallo stesso donatore. «Il limite al numero di nati per ciascun donatore/ donatrice - si legge nel documento finale del gruppo di lavoro - deve basarsi su considerazioni epidemiologiche, che, già effettuate in altri paesi, limitano a circa 25 le nascite per una comunità di circa un milione di abitanti (nascite in un numero di famiglie non superiore a 10, consentendo la possibilità di un ulteriore concepimento dallo stesso donatore/donatrice per la stessa coppia rice- vente) mantenendo, in tal modo, inalterato, il rischio di incontro involontario tra consanguinei». Ogni coppia che accederà alla fecondazione eterologa potrà avere più figli nati dallo stesso donatore biologico. Gli esperti indicano di consentire «la possibilità di ulteriori concepimenti dallo stesso donatore/donatrice per la stessa coppia ricevente». Queste indicazioni potrebbero essere accolte dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che annuncia di avere pronto «uno schema di decreto legge per regolamentare questo nuovo percorso di fecondazione assistita». Il provvedimento potrebbe essere pronto per il varo del Consiglio dei ministri di questa settimana. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La preparazione del decreto legge «Venticinque nati per ogni donatore» 29/07/2014 La Stampa - Torino Pag. 45 (diffusione:309253, tiratura:418328) ALESSANDRO MONDO Dice che i funzionari del Ministero hanno allargato le braccia, fissandolo con area stranita. Non ci sono fondi per realizzare le Città della Salute di Torino e di Novara. Nel caso di Torino, «al Ministero non ho trovato nessuna traccia del progetto, nessuna ipotesi, nessun piano: soprattutto, nessuna domanda di finanziamento». In una parola, al Nucleo di valutazione non ne sanno nulla. Tempo perso È lo sconsolante bilancio degli ultimi dodici anni - dodici anni di confronti, dibattiti, polemiche, masterplan che si allungano e si accorciano come fisarmoniche, aree individuate e poi sconfessate (Grugliasco, Collegno, Molinette, ora si propende per l'ex-Fiat Avio) - comunicato da Antonio Saitta al termine della giunta regionale. Soldi persi Chi tardi arriva, male alloggia: «La conseguenza di dodici anni di parole è che i fondi concordati nel 2007 tra la Regione e lo Stato sono stati utilizzati dal Governo per appaltare altre opere pubbliche nel resto d'Italia». In una parola, tenetevi forte, si riparte (quasi)da zero. Con la Regione determinata «ad assumersi la responsabilità diretta del percorso». Punto a capo È la prima notizia dell'incontro tra Chiamparino, Saitta, Gianmaria Ajani ed Ezio Ghigo: rettore dell'Università il primo, direttore della scuola di Medicina il secondo. Presente Gian Paolo Zanetta, direttore dell'azienda ospedaliera. «Entro l'autunno - spiega Chiamparino - delibereremo il "documento programmatico della Città della Salute", indispensabile per richiedere finanziamenti statali e definire un documento che quantifichi le esigenze prioritarie». Nuovo approccio Il tutto sulla base di un approccio nuovo, anticipato al «tavolo Massicci» che oggi si riunirà a Roma per valutare il rispetto del piano di rientro del deficit da parte del Piemonte: Fulvio Moirano, neodirettore della Sanit à regionale, si presenterà con la delibera, appena approvata, che riorganizza le Asl per una gestione più razionale degli appalti. «Per riavviare subito una razionale iniziativa politica verso il Governo per il finanziamento bisogna assumere almeno due decisioni - premette Saitta -: definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere con la Città della Salute e individuarne la localizzazione. Non occorrono ulteriori studi, basta definire velocement e quale deve essere la missione». Emergenza sicurezza Da questa impostazione discendono due linee di azione politica: un fronte è rappresentato dalla Città della Salute, che deve diventare un tema di politica sanitaria nazionale «per le riconosciute eccellenze esistenti in Piemonte»; l'altro, ancora più urgente, è quello dell'edilizia sanitaria, con riferimento alla necessità di trovare brevi tempore fondi per garantire la sicurezza degli ospedali esistenti. In primis le Molinette, oggetto lo scorso anno di un clamoroso «j'accuse» alla Regione da parte degli stessi medici. Vedremo. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Città della Salute senza fondi Per Roma il progetto non c'è 29/07/2014 La Stampa - Torino Pag. 45 (diffusione:309253, tiratura:418328) Cavallera: il ministero conosce bene il caso-Torino «Non sarà che Saitta ha bussato alla porta del Ministero sbagliato, come fece il ministro Madia all'inizio del suo mandato?». La battuta di un esponente della vecchia maggioranza in Regione, trincerato dietro l'anonimato, rende il senso della prossima «querelle» innescata dall'attuale assessore alla Sanità sulla Città della Salute di Torino: niente fondi e, prima ancora, nemmeno l'ombra di un progetto sottoposto a Roma. Mistero. Ugo Cavallera, uno dei molti predecessori di Saitta all'assessorato di corso Regina Margherita, ci mette la faccia: «Questa cosa mi fa specie. Il Nucleo di valutazione del Ministero conosce bene la situazione delle Città della Salute di Torino e di Novara, quest'ultima in fase progettuale più avanzata». E Torino? «Al Ministero era stato presentato il primo masterplan, ritenuto non idoneo al finanziamento. Da qui la predisposizione di un progetto per gradi, basato sulla realizzazione della prima torre chirurgica, con tanto di documentazione pronta. Certo: se ogni giunta che arriva parte da capo, ridiscutendo l'area, non si andrà mai avanti. È come a Monopoli». Concetto ribadito da Angelo Del Favero, già direttore della Città della Salute (quella esistente) ed ora a capo dell'Istituto superiore di Sanità: mi risulta che la Regione avesse trasmesso la documentazione. Io stesso ho partecipato a due incontri con il Nucleo di valutazione del Ministero, verbalizzati, per discutere il masterplan generale realizzato dall'Aress e poi quello più analitico. Tra l'altro, all'epoca c'era la forte competizione di Padova, ora venuta meno. Se la Regione si mette seriamente al lavoro, ci sono le condizioni per arrivare a dei risultati concreti». [ALE.MON] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La polemica 29/07/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:210842, tiratura:295190) Eterologa, 25 bimbi per ogni donatore Ad ogni coppia sarà possibile avere più bambini "fratelli" nati grazie ai gameti della stessa persona. Limiti sull'anonimato La Toscana, per prima, ha fissato le regole per la fecondazione Pronto il decreto Lorenzin, il varo dal Consiglio dei ministri BANCA DATI PER EVITARE INCROCI TRA CONSANGUINEI OGGI AUDIZIONE ALLA CAMERA DEL MINISTRO Carla Massi R O M A Fecondazione eterologa, la prima regione a darsi regole è la Toscana. Prima ancora che escano le linee guida del ministero della Salute fissando regole e limiti. I centri hanno già i requisiti per effettuare la procreazione assistita da donatore. «Qui abbiamo già recepito le direttive della Ue e il sì del Centro nazionale trapianti», fa sapere la presidente dell'Associazione dei centri di procreazione medicalmente assistita (Cecos) Elisabetta Coccia. LA POLEMICA Non è una fuga in avanti, precisa il presidente della Regione Enrico Rossi, ma un «modo per mettere sullo stesso piano pubblico e privato». Superando, così, di fatto la polemica sul vuoto normativo che si sarebbe creato dopo la sentenza della Corte Costituzionale che, ad aprile, ha cancellato il divieto di poter effettuare in Italia la fecondazione eterologa. Per la giunta toscana «non sussiste alcun vuoto che richiesta interventi legislativi per ciò che riguarda la donazione dei gameti» La Toscana prima del decreto legge. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato che lo schema del testo che regolerà l'eterologa è pronto. Potrebbe essere già pronto per il varo del Consiglio dei ministri questa settimana. Un commento sulla Toscana: «L'iniziativa della Regione dimostra - parole del ministro Lorenzin come sia necessario intervenire con la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace su tutto il territorio nazionale, per evitare disparità di trattamento». Oggi audizione del ministro alla Camera. NUCLEI FAMILIARI Ogni coppia che arriverà alla fecondazione eterologa potrà avere più figli dallo stesso donatore o dalla stessa donatrice. Non sarà, comunque, possibile superare il numero di 25 per ciascuna persona che offre i suoi gameti. «Venticinque nascite - spiegano gli esperti del tavolo di lavoro ministeriale - per una comunità di un milione di abitanti, mantenendo, così, inalterato il rischio di incontro involontario tra consanguinei». Si ipotizza, dunque, un limite di nuclei familiari creati da ogni donatore «perché se una coppia ha un figlio con una donazione di gameti e poi decide, successivamente, di avere un altro bimbo - fa sapere Luca Gianaroli, presidente della Società italiana studi di medicina della riproduzione - non può esserci un limite di donazioni che possa impedire di avere un piccolo che sia, in qualche modo, "fratello" del primo nato». Questo per avere bambini che abbiano in comune il patrimonio genetico. Andranno anche definite le norme (ma anche uno specifico capitolo di spesa) per la creazione di biobanche all'interno del servizio sanitario nazionale per l'eterologa. LA MALATTIA Certo è che non potranno mai essere rivelati i dati dei donatori. Un'unica eccezione: in caso di gravissime e straordinarie esigenze sanitarie. Queste e solo queste potranno giustificare la deroga dall'anonimato per far conoscere soltanto l'identità genetica/biologica e non quella biografica. La registrazione del profilo familiare del donatore permetterà, così, di evitare, proprio attraverso l'incrocio dei dati il rischio di utilizzare, per la donazione, gameti di un consanguineo del ricevente. Il donatore riceverà una forma di "rimborso" che dovrà essere rigidamente regolamentata dal momento che offrire i gameti deve avere un valore meramente solidaristici. Come è già prevista per il sangue ed il midollo. Nodo centrale, quella dell'idoneità dei donatori. Nel provvedimento toscano questa «è codificata in base alla congruità di parametri». A cominciare dall'età: tra i 18 e i 35 anni per le donne mentre fino a 50 anni per gli uomini. Nessun donatore potrà risalire alla coppia ricevente. Le tappe La Corte Costituzionale cancella il divieto Ad aprile la Corte Costituzionale ha cancellato, dalla legge 40, il divieto di effettuare in Italia la fecondazione eterologa. Quella che permette le donazioni di gameti da parte di un uomo o di una donna estranei alla coppia accertata come sterile. A luglio le prime gravidanze in Italia A giugno il via libera alla fecondazione eterologa in Italia. Poco più di un mese dopo le prime gravidanze in Italia. Se ne sono contate 4. La maggioranza sono state frutto della SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO 29/07/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:210842, tiratura:295190) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato donazione di ovociti sovrannumerari di donne sottoposte a fecondazione. Le linee guida per tutto il paese Entro la fine di luglio il provvedimento (uno schema di decreto legge) sulla fecondazione eterologa del gruppo di lavoro del ministero della Salute dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri per uniformare le regole in tutte le Regioni. Foto: L E NORME Non deve essere possibile per il donatore risalire alla coppia ricevente 29/07/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:210842, tiratura:295190) Tagliata la salute, ma sui denti non si scherza Alessandro Bontempi La crisi colpisce anche la salute. Sono sempre più numerosi, infatti, gli italiani che per risparmiare tagliano sulle spese mediche. Secondo le ultime stime del Censis, sono più di 9 milioni. E il trend pesa anche sulle assicurazioni, con una diminuzione delle famiglie in possesso di almeno una polizza malattia o infortuni: in due anni, tra il 2010 e il 2012, il calo è passato dal 5,5% al 4,3%. Una flessione che riguarda tutto il Paese, ma che appare più marcata al Centro, dove la percentuale dei nuclei familiari assicurati è scesa di oltre due punti. «La minore disponibilità economica - spiega Fiammet ta Fabris, direttore generale di UniSalute, la compagnia del Gruppo Unipol specializzata in assistenza sanitaria - fa crescere l'attenzione verso coperture sanitarie individuali monoprestazione e componibili (odontoiatria, fisioterapia, diaria, visite e via dicendo) in un'ottica di modello personalizzato in base alle proprie esigenze». Il nuovo approccio delle assicurazioni punta così a offrire piani accessibili che, a prezzi contenuti, preservino la garanzia di qualità nelle cure. La maggiore attenzione al bilancio familiare, infatti, non incide sull'interesse verso questo nuovo tipo di coperture assicurative, che è invece in evoluzione. Una ricerca dell'Osservatorio Sanità di UniSalute ha evidenziato che un italiano su quattro nell'ultimo anno ha rinunciato alle cure dentistiche, e il 37% lo ha fatto per motivi economici. Quasi uno su due, tuttavia, si è detto interessato a una polizza sanitaria odontoiatrica. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La crisi costringe a risparmi pericolosi 29/07/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 28 (diffusione:210842, tiratura:295190) Cara Ministra della Salute pubblica Roberto Gervaso Cara Ministra, non sono l'avvocato di ufficio di nessuno. Difendo solo il merito, i valori e le gerarchie fondate su questi e su quello. Premetto che il Professor Franco Romeo tre anni fa, mi ha salvato la vita (se abbia fatto bene non lo so), prendendomi (le sembrerà strano) per i capelli. L'ha salvata a me, sulla soglia di un arresto cardiaco, e l'ha salvata (statistiche cantano), a migliaia di altri pazienti. E' un uomo schivo, di poche parole e di molti fatti, che viene dalla gavetta, come tutti dovrebbero venire, e non dai Parioli. Non ha mai chiesto niente a nessuno e nessuno gli ha mai dato niente gratis, neanche un sottosegretariato. E' considerato (Internet docet) uno dei massimi cardiologi contemporanei, allievo del Professor Attilio Reale e collaboratore di quel grande che è Jay Mehta. La Società scientifica internazionale di cardiologia lo porta in palmo di mano e non perde occasione di onorarlo. Questa non è un'arringa di cui uno scienziato come Romeo non ha bisogno e di cui io non sono uno specialista. E' un monito a lei, cara amica, che un miracolo politico insinuano perfidamente i maligni- ha elevato all'altare da cui pontifica con grazia e al pergamo, da cui con amabilità predica l'eccellenza e l'efficienza delle nostre più sgangherate istituzioni: quelle sanitarie. Lei ha tutte le carte in regola (e, forse qualcuna in più) per fare quello che fa e che Ippocrate non saprebbe fare meglio. Il suo curriculum - mi dicono - è degno di quello di madame Curie, due volte Nobel, travestita da Elisabetta I d'Inghilterra. E' molto carina (il che non guasta) e il savoir-faire non le manca. Era una fedelissima di Berlusconi cui tanti fedelissimi hanno voltato le spalle, per entrare alla corte di quegli apostati, di cui Angelino Alfano ("a dir le mie virtu' basta un sorriso") è l'indiscusso leader, l'infallibile oracolo, l'El Cid senza macchia e senza paura, il fulmine di guerra. Enrico Letta, (il nipote dello zio), di cui si sono perse le tracce e il cui destino è affidato a "Chi l'ha visto" le cucì sul petto le corrusche greche di ministro della Salute. Una scelta scevra di calcoli politici, di valutazioni che non fossero un omaggio, un tributo al merito. Beatrice (posso chiamarla cosi?) è piena di idee che prima o poi, tradurrà in fatti e riforme. Vive per i malati e se non è riuscita a guarire il più grave, quello che le è stato affidato, è perché neanche lei, come Renzi e Grillo, ha la bacchetta magica. Ho letto sui giornali che ha evirato il Consiglio superiore della Sanità, cacciando, in nome delle quote rosa, alcuni prestigiosi componenti, fra cui il più prestigioso Franco Romeo, responsabile del Dipartimento di Cardiologia e di quello di Emergenza di Tor Vergata. E' stato, fino a pochi mesi fa, Presidente della Federazione Italiana di Cardiologia e, dal prossimo dicembre sarà Presidente in carica della Società Italiana di Cardiologia. Eletto nel board della Società Europea di Cardiologia, è stato per dieci anni professore di ruolo aggiunto non visiting - presso l'Università dell'Arkansas. Perché la ministra lo abbia, con questi titoli, estromesso dal Consiglio superiore, non lo so. Non lo so io, ma, forse, lei, cara ministra, lo sa e anche bene. Le sarei infinitamente grato se, a stretto giro di posta elettronica (segreteria@gkfcomunicazione. it) mi facesse avere i curricula dei nuovi eletti e le sue valutazioni. Con la deferenza di sempre, mi voglia Suo Humilissimo Roberto Gervaso P.S. Il 24 luglio ho partecipato a uno straordinario congresso, non sull'allevamento dei corvi indiani in Val di Fiemme, ma sulla prevenzione del cancro, organizzato al Ministero della Salute (il suo Ministero), dal principe degli oncologi italiani, il professor Franco Cognetti. Mancava solo lei. [email protected] IL GRILLO PARLANTE L'uomo, non so, ma la donna in politica è sempre al posto giusto SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato A tu per tu 29/07/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) Fuorilegge prima di nascere Eterologa, babele di norme. E il ministero annuncia il decreto in tutta fretta Francesca Angeli a pagina 6 Roma Eterologa della discordia. Oggi in Italia si può andare in un centro specializzato e chiedere la fecondazione attraverso la donazione dei gameti o no? Per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, assolutamente no. Occorre attendere il decreto con le linee guida che, annuncia il ministro, «è già pronto». Si tratta per il momento di uno schema che però sarà sottoposto al consiglio dei ministri in questa settimana. Ma la verità è che molti centri privati sono già partiti. E intanto la Regione Toscana ha deciso di autorizzare alla fecondazione con donazione dei gameti i propri centri specializzati (pubblici, privati e convenzionati) con una delibera regionale esecutiva. Insomma da domani la fecondazione eterologa si potrà ufficialmente fare in Toscana ma ancora no nelle altre regioni. Un caos frutto anche del braccio di ferro tra i centri e le associazioni che si occupano di fecondazione e la Lorenzin. Per i primi la sentenza della Consulta, che ha cancellato il divieto di eterologa introdotto con la Legge 40, ha di fatto automaticamente legittimato la procedura mentre il ministro ritiene che vada prima regolamentata, soprattutto per esigenze di salute pubblica, ed ha incaricato una commissione scientifica composta da medici e giuristi di dare indicazioni sulle regole. Gli esperti hanno già reso pubbliche una serie di regole alle quali i centri specializzati dovrebbero attenersi per poter essere autorizzati alla procedura. Limiti e paletti simili a quelli di altri paesi europei. Assoluto anonimato dei donatori ed un limite al numero dei nati per ciascun donatore, indicativamente 25 per una comunità di circa un milione di abitanti. Sì alla possibilità per una coppia di avere più figli dallo stesso donatore biologico. Si prevede pure un rimborso per il donatore, analogamente alle donazioni di midollo e di sangue e la creazione di Bio-banche pubbliche dei gameti in possesso di tutti i dati anamnestici necessari in caso di esigenze di salute del ricevente. Sono gli stessi esperti poi a sottolineare che in effetti dopo la sentenza della Consulta «non sussistono particolari impedimenti alla attivazione delle procedure per l'eterologa». Ma attenzione, quello degli esperti anche se sollecitato dal ministro rappresenta soltanto un documento di consulenza informale che non ha il valore di un provvedimento legislativo. Queste indicazioni non rappresentano un via libera per i centri. La Lorenzin infatti ha già ribadito nettamente più volte che è necessario attendere l'emanazione delle linee guida del ministero prima di partire con l'eterologa e oggi il ministro sarà in commissione Affari sociali della Camera per un'audizione su questo tema. Diversa la situazione per la Toscana che a questo punto con l'autorizzazione regionale potrà partire. Non si tratta però, assicura l'assessore alla Salute toscano Luigi Marroni, di «una fuga in avanti» in contrasto con le decisioni del governo ma di una necessità perché, «dopo la sentenza della Consulta si è aperto uno spazio di incertezze». È il presidente della Toscana, Enrico Rossi, a sottolineare che «il privato potrebbe già operare senza regole» e che dunque non era possibile aspettare ancora per dare norme sicure almeno relativamente al rispetto dei «protocolli medico-sanitari rigorosi e dell'assoluta gratuità delle donazioni». Rossi assicura che non appena verranno emanate le linee guida nazionali la Toscana si adeguerà a quelle. L'iniziativa dell'amministrazione toscana e la segnalazione sul rischio che i privati stiano già operando in assenza di regole certe è però sicuramente la spia di quanto sta già accadendo: l'eterologa è in realtà operativa in molti centri. Anche la Lorenzin infatti segnala che «è necessario intervenire con la massima urgenza». Le «regole» Il limite al numero dei nati Il limite al numero dei nati da ciascun donatore è fissato a 25 per una comunità di 1 milione di abitanti, con nascite in un numero di famiglie non superiore a 10. È per evitare l'incontro involontario tra consanguinei 2 Più fratelli da un donatore Ogni coppia che accederà all'eterologa potrà avere più figli dallo stesso donatore. Gli esperti indicano di consentire «la possibilità di ulteriori concepimenti dallo stesso donatore/donatrice per la stessa coppia» Subito norme per le Bio-banche Gli esperti sollecitano a definire immediatamente norme specifiche e ad aprireuncapitolo di spesa per la realizzazione delle Bio-banche pubbliche all'interno di strutture del Servizio SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FECONDAZIONE IN PROVETTA 29/07/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato sanitario nazionale La donazione dei gameti L'indicazione è che non ci sono particolari impedimenti all'attivazione di procedure per la donazione di gameti. I gameti sonolecelluleriproduttive, cioè gli ovociti (nelle donne)e glispermatozoi (negli uomini) La tutela dei dati Necessaria la tutela «assoluta e inviolabile» dei «dati identificativi» del donatore, con unica eccezione in caso di «gravissime e straordinarie esigenze sanitarie» in cui si conoscerà l'identità genetica ma non biografica Foto: CASI CONTROVERSI Il ministero della Salute prova a mettere ordine nella fecondazione 29/07/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) Pronto a pagare per sapere di cosa morirò Vittorio Feltri Ho letto con interesse un articolo, pubblicato ieri dal Corriere della Sera , di Giuseppe Remuzzi. Il quale, non essendo un giornalista bensì uno scienziato geniale, scrive benissimo. Argomento trattato: la mappa del Dna. Roba seria. Talmente seria che perfino io sono stato in grado - non stupitevi - di capirla. Merito di Remuzzi, sicuramente. La sua prosa sembra quella di un giallista: ti tiene col fiato (...) segue a pagina 16 dalla prima pagina (...) sospeso dalla prima all'ultima riga, quando finalmente scopri che il Dna ti dice tutto e niente. Nel senso che compulsando i risultati del complesso esame vieni a sapere tante cose: per esempio quali sono i tuoi fattori di rischio, quali malattie potresti contrarre, la tua predisposizione a crepare di infarto o di cancro. Occhio, però. La data della tua morte, caro lettore, non è fissata. Non si può stabilire. La fine della nostra presenza su questa inquinata terra contrassegnata da litigi, crisi, guerre più o meno idiote, durerà a lungo o no per mille motivi imperscrutabili. Intendiamoci, la mappa del Dna non è una frescaccia, tuttavia non rivela la verità, bensì soltanto ciò che è verosimile. Il sullodato Remuzzi (che, pur essendo bergamasco come me, è considerato il primo nefrologo al mondo, e ciò prova che l'eccezione non conferma la regola) si è volontariamente sottoposto alle grinfie degli specialisti in questo ramo della scienza medica, e si è reso conto che l'esito delle ricerche sul proprio fisico è simile alle risposte usuali dei politici e degli economisti: forse il Pil crescerà, ignoriamo di quanto, forse del 2 per cento, forse dell'1, forse calerà. Esemplifico. Ci sono dati che dimostrerebbero che il professor Giuseppe andrebbe incontro a guai cardiovascolari (infarto e/o ictus). Altri dati invece suffragherebbero il contrario: ossia che il nostro luminare tirerà le cuoia, se le tirerà (il che è quasi sicuro), a causa di altra patologia. Cosicché non ci sentiamo a disagio nell'affermare che anche le più raffinate tecniche predisposte dai ricercatori non consentono di fare testamento un attimo prima di andare all'altro mondo. Non solo la vita è un mistero: lo è anche la morte. Quanto appurato dai cervelloni che studiano e ristudiano è presto detto: il Dna, il genoma, contiene tantissime informazioni sulla tua trascurabile persona; informazioni utilissime, ma non decisive. La mappatura ti suggerisce che sei fragile di cuore o di pancia? Se ci stai attento, magari eviti di esporre l'una o l'altra al rischio di «marcire». Gli stili di vita (fumo, alimentazione, sedentarietà e obesità) incidono la loro parte. Ma apprendiamo che incide maggiormente la «scelta» dei genitori: se essi sono longevi, ti puoi ammazzare tranquillamente da giovane, ma è quasi scontato che se non ti «rompi» puoi campare altrettanto tranquillamente quanto chi ti ha generato. Non vorremmo sembrare presuntuosi, ma dobbiamo dire che questa notizia ci era giunta da un pezzo all'orecchio. Nonostante ciò, personalmente sono pronto a fare da cavia in modo che un esperto indaghi sul mio genoma e dia un responso; mi recherei da lui con lo stesso spirito con cui ci si consulta con un chiromante, che non infonde fiducia ma incuriosisce. Con rispetto parlando, faccio fatica a credere in Dio, figuriamoci se credo nei camici bianchi che sono uomini e spesso bischeri come me. Comunque le mie sono parole di una persona quasi sana, seppure non giovane, pertanto non prendetele troppo sul serio. Quando non mi sento bene e ho una fifa maledetta di essere affetto da un grave morbo corro dal medico e mi siedo davanti a lui come se mi inginocchiassi ai piedi della Madonna, con la stessa devozione e speranza: i disperati chiedono sempre aiuto a qualcuno. Potrei chiederlo anche ai maestri del Dna. In fondo la parcella non è proibitiva: da 1.000 a 3.000 euro. Per fortuna li ho. Prima o poi busserò alla loro porta. Nell'eventualità mi auguro che venga aperta. Il destino scritto nel Dna É un modo di dire entrato nel vocabolario di tutti i giorni: «...così so di che morte devo morire». Adesso però si può, anche se non è detto che uno lo voglia per forza sapere. Con la mappatura del Dna (la fanno in quattro in Italia la Genomnia di Lainate, l'Iga Technology Services di Udine, il Bmr Genomics di Padova, il Personal Genomics di Verona) è possibile saper a quali malattie si è più predisposti, quali geni possono degenerare più di altri, di quali dipendenze è più facile restare prigionieri. Tutto, destino compreso, è scritto dentro di noi, nella carta d'identità biologica racchiusa nella doppia elica della vita. Una possibilità che apre SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA MAPPA DEL DNA 29/07/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato alla scienza nuove prospettive: sapere significa prevenire le malattie, allungare la vita. Ma non è detto si possa, al momento, fare qualcosa. Per questo resta il problema: per un prezzo che parte dai mille euro e per supera i tremila, chi è disposto a sapere in anticipo come va a finire la sua vita? Ne vale veramente la pena? Foto: IL FUTURO IN UN'ELICA Fare la mappa del Dna può cambiare la vita. E spostare la morte 29/07/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:192677, tiratura:292798) Toh, la Lorenzin piazza il fratello sindacalista alla direzione Ncd FdF Roma C'è chi ironizza sull'impegno concreto del partito a favore delle politiche familiari. E chi si chiede se non abbiano scambiato Nuovo Centrodestra con «Fratelli d'Italia». Fatto sta che sabato, nella nuova tolda di comando allargata del partito di Angelino Alfano, è comparso un nuovo membro della famiglia Lorenzin: Lorenzo, 37 anni, fratello minore del ministro della Salute, entrato come new entry nei 40 della Direzione Nazionale di Ncd. Poliziotto del Reparto mobile e sindacalista, da sempre vicino alla sorella in qualità di suo (naturale) consigliere, coordinatore di Ostia, Lorenzo Lorenzin era già uno dei 400 membri dell'Assemblea Nazionale, nominata nell'aprile 2014. Ora per lui si schiudono le porte di un organismo più ristretto, la Direzione. Nel Lazio gli aventi diritto erano 63, i seggi 6, i votanti 46. E tra i sei prescelti c'è proprio lui, Lorenzo Lorenzin, insieme a Pietro Di Paolo, Pino Cangemi, Stefano De Lillo, Michelangelo Chinni, Enrico Tiero, in un rito che dentro il partito giudicano di carattere simbolico, visto che i rappresentanti regionali erano stati decisi attraverso un pre-accordo complessivo sul mosaico nazionale. Cadenza verace e carattere da combattente - in questo del tutto simile alla sorella, diventata uno dei dirigenti di Ncd schierati con maggiore forza contro la riunificazione del centrodestra, dopo la lunga esperienza da paladina berlusconiana - Lorenzo è da alcuni mesi impegnato sul territorio nativo della famiglia Lorenzin, quello di Ostia e Acilia, in una generosa attività di manovalanza elettorale messa in campo anche in occasione della campagna per le Europee dove la sorella era capolista. Bisognerà vedere, in prospettiva, come coniugherà la passione per la politica con la sua professione. Sullo sfondo nell'Assemblea è stato risolto con un «pareggio» uno dei derby annunciati: quello tutto calabrese tra Peppe Scopelliti e Tonino Gentile. Con il primo negli Usa e il secondo a Roma, i calabresi hanno ottenuto quattro posti in Direzione. Due se li è presi Scopelliti e due il «rivale» Gentile. L'ex sindaco di Reggio ha indicato Pasqualino Ruberto, presidente di «Calabria etica» e Giovanna Cusumano. Gentile, Giampaolo Chiappetta, capogruppo in Regione, ed Eugenio Canino. Tutti apparentemente uniti dalla volontà di ricreare le condizioni per una piena unità del centrodestra italiano. Foto: PARENTOPOLI Beatrice Lorenzin SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO 29/07/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 10 (tiratura:100000) g . l . b. C ' E ' ANCHE l ' ex ministro della Salute Ferruccio Fazio, in carica nell ' ultimo governo Berlusconi, tra gli indagati della maxi truffa ai danni della Regione siciliana sfociata ieri nel sequestro urgente di 12 milioni di euro compiuto dalla Guardia di Finanza nei confronti della società consortile Lato, Laboratorio di tecnologie oncologiche HSRGiglio di Cefalù, già partner della Fondazione Istituto San Raffaele Giglio che gestisce l ' ospedale in provincia di Palermo. Fazio era legale rappresentante della Lato dal 2005 al 2008, periodo in cui, secondo l ' a ccusa, la società, per incassare più soldi, con attestazioni false avrebbe gonfiato i costi di un progetto di ricerca sul trattamento dei tumori della mammella finanziato dal ministero dell ' Istruzione, dell ' Università e della Ricerca. I finanziamenti previsti ammontano a 21 milioni di euro, dei quali 12 già erogati. Con Fazio sono indagati il suo successore, tuttora in carica, Antonio Emilio Scala e Maria Cristina Messa, responsabile dei progetti di ricerca e formazione. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ricerche sul cancro gonfiate. Indagato l ' ex ministro Fazio 29/07/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 1,11 (diffusione:105812, tiratura:151233) MARINA LUZZI TARANTO Il greggio? A Taranto fa rima anche con Tempa Rossa. Il progetto, promosso a suo tempo dalla joint venture TotalShell-Mitsui, prevede lo sviluppo di un giacimento nell'alta valle del Sauro, in Basilicata, con il trasporto del petrolio nel capoluogo ionico, dove verrebbero costruiti due nuovi serbatoi da 180mila metri cubi, un sistema di raffreddamento del greggio, i collegamenti con il pontile petroli ed il prolungamento per circa 350 metri del pontile per l'attracco delle navi nel porto mercantile della città. La paura dei cittadini, riuniti nel movimento "Stop Temparossa", è la crescita esponenziale dell'inquinamento, in una città già compromessa dalla presenza di Ilva, Eni e Cementir. Il rischio altissimo sarebbe dovuto all'aumento di traffico navi che trasportano petrolio, ma anche al rischio emissioni. Negli scorsi giorni sono state raccolte oltre un migliaio di firme per il no a "Tempa Rossa" e sulle spiagge del litorale ionico sono state promosse catene umane a sostenere striscioni eloquenti, con tanti bambini e alcune donne in gravidanza a reggerli. Anche il Comune ha espresso parere negativo ma l'ultima parola, qualora da Taranto non cambiassero l'attuale piano regolatore, recependo il provvedimento del 9 maggio 2011 in materia di direttiva Seveso, spetterebbe unicamente al governo. Ogni decisione a livello centrale, però, è stata rimandata a settembre. Intanto è giunto l'allarme dei medici Isde: «A Taranto si registra l'aumento di tumori polmonari, mesotelioma, malattie respiratorie, cardiocircolatorie ed endocrine, aborti spontanei ed un aumento della mortalità pediatrica maggiore del 21% (dato nettamente superiore alla media regionale). Sono dati dell'Istituto Superiore di Sanità, da cui non si può prescindere quando si parla di nuovi progetti che, come Tempa Rossa, prevedono la non trascurabile percentuale di emissioni fuggitive, stimata intorno al 12%». Dalla proprietà gettano però acqua sul fuoco. In un incontro con il comitato "Grandi Imprese", promosso nella sede di Confindustria Puglia, a Bari, i rappresentanti di Total-Shell-Mitsui, hanno spiegato che il progetto non prevede trasformazione in loco di petrolio e quindi non comporterebbe emissioni aggiuntive, quanto piuttosto nuova occupazione e incentivi al turismo, dato che «in Italia i porti che movimentano più greggio sono poi anche quelli a maggiore vocazione merci e passeggeri». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato E Taranto si ribella all'inquinamento 29/07/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 1.15 (diffusione:105812, tiratura:151233) La Regione non aspetta il governo: via libera a centri pubblici e privati Il ministero replica: pronto lo schema di legge, vanno evitate disparità. Il governatore Rossi: noi a fianco della Lorenzin VIVIANA DALOISO C'era da aspettarselo, Avvenire lo aveva addirittura anticipato nell'edizione di domenica. E così è stato: mentre il ministro della Salute è a un passo dal proporre un decreto legge sull'applicazione della fecondazione eterologa in Italia, che garantisca tutti i soggetti coinvolti - in primis i pazienti - sulla sicurezza e l'omogeneità dei trattamenti, ecco che una Regione anticipa i tempi. È la Toscana, da sempre protagonista di iniziative discutibili nel delicatissimo ambito che intercorre tra sanità e bioetica. È accaduto per la pillola abortiva Ru486 (appena del marzo scorso la proposta di portarla nei consultori, contrariamene a quanto previsto dalle linee guida del ministero), ora accade per la provetta. Le Regioni, d'altronde, possono decidere autonomamente, Le autorizzazioni ai centri da lì devono arrivare. Ed ecco allora la delibera toscana, che recepisce la direttiva Ue 17/2006 nella quale si dettano le regole per poter effettuare la donazione di gameti, dai test di tipo infettivo alla tempistica con cui effettuarli. E qui un problema c'è, visto che la direttiva andrebbe recepita a livello nazionale (proprio per questo il ministero si era preso del tempo) e dal governo centrale interpretata e dettagliata, mancando in essa per esempio le indicazioni circa i test genetici da effettuare, i limiti di età, il numero di donazioni. Il rischio, altrimenti, è che ogni Regione finisca per fare la sua eterologa. Almeno fino al momento in cui non verrà approvato il decreto legge, presumibilmente settembre. L'eterologa alla toscana, in ogni caso, si presenta così: limite di 35 anni di età per le donatrici, di 50 per i donatori, nessuna retribuzione, anonimato garantito. Regole non troppo lontane da quelle ipotizzate finora dal ministero. Di "strappo", d'altronde, in Regione non vogliono sentir parlare. «Stiamo coadiuvando il lavoro del ministro Lorenzin che ha fatto fare le linee guida. Non è una fuga in avanti», assicura il governatore Enrico Rossi, sostenendo come «le nostre regole siano più restrittive, per certi aspetti, rispetto a quelle discusse e decise dalla commissione nazionale». Che sono, per ora, soltanto una proposta però. Valeva la pena, in ogni caso, anticipare i tempi di un paio di mesi? Evidentemente sì, secondo i centri privati: «Oggi è un grande giorno per i cittadini», ha commentato Elisabetta Coccia, presidente di Cecos Italia (che raggruppa le maggiori strutture italiane private e convenzionate di procreazione assistita). Loro, da oggi in avanti, faranno affari in Toscana. E poi c'è la soddisfazione di poter dire «abbiamo evitato il Far West con grande senso di responsabilità»: parola dell'assessore toscano alla Salute, Luigi Marroni. Dal ministero arriva un secco commento: «Lo schema di legge è già pronto. L'iniziativa della Regione Toscana dimostra come sia necessario intervenire con la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace su tutto il territorio nazionale, per evitare disparità di trattamento tra i cittadini residenti nelle diverse Regioni». Disparità di cui si faranno carico, nel caso emergano problemi o pasticci, proprio le Regioni "pioniere". © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Caos eterologa, lo strappo della Toscana 29/07/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:105812, tiratura:151233) Neoministro «strappa» sull'eutanasia La responsabile della Sanità: la pratica potrebbe diventare «una opzione concreta per tutti coloro che non vogliono essere di peso per i parenti». E apre anche ai minori LORENZO SCHOEPFLIN Rimanté Salaseviciúté ha giurato come Ministro della Sanità del governo lituano poco più di dieci giorni fa, ma già ha fatto discutere per affermazioni estremamente preoccupanti in tema di aborto ed eutanasia. Salaseviciúté si è infatti subito dichiarata a favore della libertà di scelta della donna. Una posizione in linea con quanto già espresso l'anno scorso, quando l'attuale Ministro, all'epoca membro del Parlamento per il partito socialdemocratico, votò contro un testo che avrebbe limitato il ricorso all'aborto. Anche sull'eutanasia Rimanté Salaseviciúté si è espressa in modo molto esplicito. Pur senza avanzare proposte ufficiali di legge, il Ministro, interpellato dai media locali, ha affermato che la Lituania non è dotata di un sistema di welfare sufficiente a garantire le cure palliative per tutti. Quindi, sempre secondo il nuovo Ministro della sanità, l'eutanasia potrebbe diventare una opzione concreta per tutti coloro che non vogliono essere di peso per i parenti costretti ad assistere alla sofferenza di un proprio caro. Citando poi l'esempio del Belgio, Salaseviciúté ha anche aperto all'eutanasia sui minori, auspicando che si segua la stessa strada di un dibattito pubblico che porti poi all'approvazione parlamentare. Ma la strada per il nuovo Ministro sarà tutt'altro che semplice. Già in occasione del suo voto contrario alle restrizioni per il ricorso all'aborto, la maggioranza del Parlamento lituano si espresse invece a favore. E anche sull'eutanasia è già netta l'opposizione di molti medici e della Chiesa cattolica. Il dottor Andrius Narbekovas, membro del Comitato di bioetica che fa capo al Ministero della Sanità, ha commentato le affermazioni della Salaseviciúté: «Il Ministro dovrebbe proteggere la salute e la vita, invece di cercare modi per porre fine a quest'ultima. Una società democratica dovrebbe capire molto chiaramente che dobbiamo prenderci cura dei malati e non ucciderli». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Il ministro Rimanté Salaseviciúté SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lituania. 29/07/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale - editoriale Pag. 1 (diffusione:24728, tiratura:83923) Un perdurante conflitto di interessi Ivan Cavicchi Avrebbero speso 20.000 euro per chiedere al professor Capotosti, un' autorità nel campo del diritto costituzionale, un «parere pro veritate» per sottrarsi agli obblighi della legge sulla trasparenza e per la lotta alla corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Costoro sono i presidenti degli ordini dei medici, dei farmacisti e dei collegi professionali degli infermieri, cioè i presidenti dei più grandi enti pubblici non economici del paese, e tutti e tre senatori della Repubblica. CONTINUA|PAGINA15 DALLA PRIMA Chi ha materialmente commissionato questo parere è stato il Cup (Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali) di cui i nostri presidenti/senatori sono i più grossi azionisti. I soldi spesi quindi erano quelli dei loro iscritti cioè di coloro che tutti gli anni pagano ad Equitalia le tasse che permettono a questi signori di mantenere i loro imperi corporativi e i loro incarichi multipli. C'è qualcosa di paradossale: si spendono soldi per non essere trasparenti agli occhi di coloro che per legge avrebbero diritto alla trasparenza. Il ministero della salute con una nota (DGPROF 21/03/2014) ha risposto a questo parere dicendo due cose: appellarsi a «pareri pro veritate» per sottrarsi alla legge sulla trasparenza è una procedura «irrituale», sono pareri che «non occupano nessuna posizione nella fonte del diritto»; il parere tradisce una interpretazione della natura degli ordini e dei collegi nella quale «il carattere associativo sembra prevalere su quello di garante degli interessi dell'utenza», un presupposto in contrasto con i fini di tutela della salute del cittadino per cui il parere «non è condivisibile». Non essere obbligati alla trasparenza permette ai nostri presidenti di disporre di un potere discrezionale davvero gigantesco e in settori socialmente cruciali come quelli sanitari. Ma non è solo questo, c'è qualcosa di altro. La lettura di un'altra circolare del ministero della salute (DGPROF 17/01/2014) rivolta a collegi e ordini ci da implicitamente la risposta giusta: la legge per la trasparenza (n°190) prevede che siano adottati decreti del governo per «individuare con criteri... gli incarichi vietati ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche». Questo vuol dire che dovrà essere disciplinata l'eventualità del conflitto di interesse. Prendiamo l'esempio della presidente dell'Ipasvi Anna Lisa Silvestro. Da quel che risulta, attualmente è in aspettativa presso l'azienda sanitaria di Bologna dove lavorava; è presidente di un ente pubblico l'Ipasvi, è senatrice della Repubblica e fa parte di un consiglio di amministrazione di una società che fornisce servizi assicurativi e risulta, al colmo dei colmi, che è relatrice di una proposta di legge, in discussione in questi giorni al Senato, che deve disciplinare il riordino degli ordini e delle professioni. In questo caso c'è o non c'è conflitto di interesse? Se vi fosse conflitto a quali incarichi la senatrice Silvestro dovrebbe rinunciare? È sensato che in pieno conflitto di interesse le si permetta di essere relatrice di una legge nella quale lei e i suoi «colleghi», evitando gli obblighi della trasparenza, potrebbero essere i primi beneficiari? È accettabile che i suoi legittimi obblighi di lealtà verso il suo partito e il suo governo offuschino i suoi doveri verso la professione che rappresenta? Non sono un giurista e su questo giornale ho invitato la senatrice Silvestro a dimettersi come presidente dell'Ipasvi, ma seguendo un ragionamento politico, cioè basandomi sul fatto che gli effetti collaterali del conflitto di interesse ricadono negativamente tanto sui cittadini che sugli operatori. Per cui troverei ragionevole intanto limitare i danni e ripristinare le giustapposizioni necessarie fra ruoli, funzioni e autonomie. Il senatore Bianco, presidente dell'ordine dei medici, ha appena approvato un codice deontologico che dire funzionale alle logiche regressive dell'economicismo sanitario è dire poco. È lo stesso senatore che difronte ad una «guerra» definita «delle competenze» tra infermieri e medici non ha mosso un dito per poi sottoscrivere con la senatrice Silvestro un disegno di legge per il riordino degli ordini e dei collegi dove l'invarianza più stucchevole è sovrana ma solo al fine di mantenere i propri privilegi. Credo che sia del tutto marginale che i due senatori appartengano allo stesso partito, cioè al Pd. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ORDINI PROFESSIONALI 29/07/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale - editoriale Pag. 1 (diffusione:24728, tiratura:83923) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ministra Lorenzin, Lei che è autrice di un testo di legge unificato per il riordino delle professioni, se è per la trasparenza, come sino ad ora le sue circolari dimostrano, permetterà ai tre compari di sgattaiolare fuori dalla legge? E sul conflitto di interesse permetterà che esso neghi e contraddica le finalità istituzionali per le quali sono nati ordini e collegi? E poi Ministra la vuole fare davvero una riforma seria degli ordini? Cestini tutto e ricominci daccapo. Ma questa volta si rivolga alle persone giuste, cioè senza conflitti di interesse. 29/07/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:24728, tiratura:83923) Le utopie di «Lombardone» nel ricordo di chi lo ha conosciuto ROMA Chiunque interroghi su Marco Lombardo Radice ti risponde con più o meno con la stessa frase «era enorme, non solo fisicamente», come se da quella grandezza fisica derivasse direttamente un'energia irrefrenabile e contagiosa. Lo scorso 16 luglio, nel «suo» reparto di neuropsichiatria infantile dell'Umberto I a Roma, si è tenuta un'assemblea contro la progressiva chiusura della struttura, e amici e colleghi hanno ricordato la straordinaria figura di «Lombardone», scomparso troppo presto nell'estate del 1989. Qui, nel reparto di via dei Sabelli, era arrivato da specializzando del neuropsichiatra Giovanni Bollea nel 1976, per prenderne poi il timone nel 1978, proprio mentre la vecchia psichiatria italiana veniva travolta dalla Legge Basaglia, si mettevano in discussione antiche certezze e si cercavano nuove strade nel relazionarsi con la malattia mentale. In questo contesto e comincia la sua battaglia con altri medici e il personale del reparto per cambiare, per non lasciare nulla d'intentato, soprattutto nei casi ritenuti «difficili» che le altre strutture rifiutano, inventando nella ricerca quotidiana una nuova pratica psichiatrica per adolescenti. Uno medico «stravagante» che si batte per tenere un cane in corsia, per far interagire un reparto di ospedale con il quartiere che lo circonda; che fa le notti anche se non è di turno, che porta i suoi ragazzi in gita e non si accontenta di distribuire farmaci in dosi eccessive per evitare noie. Ma Marco Lombardo Radice non era solo un medico innamorato del suo lavoro, è stato anche il coautore con Lidia Ravera di Porci con le Ali, il romanzo «scandalo» che metteva alla berlina la morale bigotta della sinistra rivoluzionaria ed esplorava con candore e realismo la vita sentimentale e sessuale di due adolescenti. Dopo il successo inaspettato del suo romanzo se ne va volontario in un campo profughi palestinese, lontano dai riflettori e dalle richieste d'intervista (chissà cosa avrebbe pensato del film di Francesca Archibugi il Grande Cocomero che racconta proprio la rivoluzione nel reparto di via dei Sabelli). È in un libricino intitolato «Concrete utopie» (Edizioni dell'Asino 2010), che si trova tutta la ricchezza della riflessione di Lombardo Radice, non solo la psichiatria, ma i rapporti tra le generazioni, la famiglia, il femminismo e l'omosessualità, i tabù e i limiti del suo ambiente di provenienza, la sinistra rivoluzionaria nata dalla rivolta studentesca. Domande e problemi posti con uno stile franco e limpido, senza giri di parole, con la capacità di individuare in poche frasi il nodo dolente. Non amava la militanza politica in senso stretto Lombardo Radice, la trovava «noiosa», preferiva di gran lunga il suo lavoro, dove coniugava rigore scientifico e serietà professionale, con la volontà di cambiamento, di liberazione e di emancipazione. Perché domani il mondo sarà dei bambini e degli adolescenti di oggi. Va.Re SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VIA DEI SABELLI Assemblea degli operatori sulla figura di Radice 29/07/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:24728, tiratura:83923) L'allarme del Grande Cocomero La struttura di via dei Sabelli fu creata da Giovanni Bollea alla fine degli anni '70 ed è diventata, anche grazie al lavoro svolto successivamente da Marco Lombardo Radice, l'avamposto della legge Basaglia Valerio Renzi ROMA ROMA Nel cuore del quartiere di San Lorenzo a Roma, in fondo a via dei Sabelli a ridosso del Verano, c'è il reparto di neuropsichiatria infantile del Policlinico Umbero I. Una struttura all'avanguardia, con una storia che sembra una favola e che ora rischia lentamente il declino e la chiusura, facendo venire meno un servizio sanitario di rilevanza nazionale e dissipando un patrimonio di pratiche e conoscenze. Un reparto fondato con il lavoro di Giovanni Bollea, medico illuminato e che alla fine degli anni '70, nel clima di grandi cambiamenti e sperimentazioni aperti dalla Legge Basaglia, lascia campo libero ad un giovane neuropsichiatra, Marco Lombardo Radice, che si carica sulle spalle il rinnovamento della struttura lasciandole un'impronta indelebile e dedicandocisi anima e corpo fino alla sua scomparsa nel luglio dell'89. A fare da Cicerone è Matteo, infermiere che qui in via dei Sabelli ha fatto il tirocinio per poi tornarci a lavorare. «Stanno provando a chiuderci lentamente: personale che va in pensione e non viene sostituito, trasferimenti, taglio dei fondi». Dal cortile Matteo indica in alto: «Lo vedi quel piano? E' il reparto di neurologia pediatrica con i posti letto per i bambini e i genitori. Ora è chiuso, prima ci venivano da tutta Italia». Ci muoviamo per andarlo a vedere, dietro la porta un mondo «congelato» e perfettamente pulito: i letti al loro posto, la cucina e la sala giochi in ordine, i disegni dei bambini attaccati alle pareti. «Ora è chiuso e non sappiamo se riusciremo a riaprirlo a settembre». Passeggiando per la struttura incontriamo una fila indiana di ragazzini dai 12 ai 16 anni che si appresta ad uscire. «Vedi - racconta ancora Matteo - quelli sono i nostri pazienti ricoverati, vanno a comprare la pizza. Per noi il rapporto con il quartiere è fondamentale, per questo abbiamo una associazione che si chiama il Grande Cocomero con cui ogni anno facciamo una festa in piazza dove a recitare sono i nostri pazienti. Il disagio psichico qui si combatte così, non con la reclusione o solo con le medicine, ma con la socialità l'integrazione in un territorio». Proprio per questo a difendere neuropsichiatria infantile c'è in prima linea la «Libera Repubblica di San Lorenzo», che raccoglie spazi sociali, associazioni, cittadini del quartiere. Camminiamo e arriviamo all'ultimo piano. Qui c'è il reparto specializzato nell'età adolescenziale, la grande intuizione di Bollea che sarà poi messa in pratica da Marco Lombardo Radice: l'età evolutiva ha sempre di più delle proprie caratteristiche e va trattata separatamente e in maniera nuova. Ad attenderci c'è Graziella, anima e corpo dal 1976 del reparto, una di quei militanti dell'ex Autonomia Operaia «gentili», che Lombardo Radice racconta nel Raccoglitore di Segale, «che non facevano un'ora di straordinario» ma che lottavano anche per la qualità del servizio e «dopo aver firmato puntualmente l'uscita, o nei giorni di riposo, più di un'infermiera si porta a casa o al cinema qualche ragazzino». Sul pianerottolo delle scale antincendio tra una sigaretta e l'altra Graziella non smetterebbe più di parlare - con il suo indistinguibile intercalare romano - di raccontare con passione che l'ha resa negli anni un'istituzione dai microfoni di Radio Onda Rossa, radio libera che alla sua casa sempre qui a San Lorenzo. «Il Italia non esistevano linee guida sulle malattie psicotiche degli adolescenti. Qui abbiamo cominciato con Marco ad inventarci a sperimentare tutti insieme, a formarci - ricorda Graziella - Abbiamo cominciato ad accettare i cosiddetti casi difficili, accettando la sfida di aiutare questi ragazzi in maniera diversa, dando importanza al corpo e anche alla mente, si discute e s'impara con l'appoggio di Bollea. Lavoriamo tanto anche perché - come diceva Lombardone - gli 'adolescenti ti sucano'». Medici, psicologi e infermieri s'inventano laboratori di pittura e teatro, i ragazzi vengono portati in gita fuori «perché non volevamo fare piccoli manicomi per adolescenti ma il contrario». «Noi non abbiamo voluto i SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ROMA Taglio di fondi e mancanza di personale: rischia la chiusura lo storico reparto di neuropsichiatria infantile del Policlinico Umberto I 29/07/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:24728, tiratura:83923) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato clown in corsia, abbiamo fatto noi dei corsi per imparare a far ridere i nostri ragazzini, a rispondere in maniera adeguata al dolore e l'angoscia», un percorso di ricerca e innovazione che dura fina ad oggi, che non si è fermatocon la scomparsa di Marco Lombardo Radice: «Solo qualche mese fa abbiamo discusso molto tra di noi sull'opportunità o meno di consentire l'accesso a internet ai ragazzi ricoverati. Alla fine abbiamo fatto mettere la rete e un piccolo laboratorio di computer, non poteva essere lasciato fuori la porta un mezzo di comunicazione imprescindibile per i nostri pazienti, anche se chiaramente ne monitoriamo l'utilizzo». Alla fine con Graziella arriviamo a parlare della società che ci circonda, dell'aumento delle patologie psichiatriche negli adolescenti «che crescono sempre prima» in un mondo «fatto sempre più di individualismo e competizione». Malattie che nascono da disagi che «devono essere ascoltati. Noi facciamo anche prevenzione, accogliamo i problemi prima che sfocino in situazioni gravi. In questo reparto il ricovero è l'ultima istanza, prima di arrivare a questo si potrebbe fare molto di più, ma se un genitore chiede una visita specialistica, purtoppo rischia di aspettare anche sei mesi. Avremmo bisogno di più personale, invece stiamo andare verso la chiusura, causata dai tagli, dai trasferimenti e dalla mancanza di tourn over». Foto: UNA PROTESTA ALL'ISTITUTO NEUROPSICHIATRICO INFANTILE DI VIA DEI SABELLI / FOTO STEFANO MONTESI. A DESTRA, UNA SCENA DEL "GRANDE COCOMERO" DI FRANCESCA ARCHIBUGI,ISPIRATA ALLA VITA DI MARCO LOMBARDO RADICE (NELLA FOTO SOTTO). 29/07/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:24728, tiratura:83923) Prove di resistenza alla normalizzazione dell'Ipasvi Gentile Direttore, mi voglio associare, come infermiere e come Presidente del Collegio Ipasvi di Milano, Lodi, Monza e Brianza, alle critiche rivolte alla Presidente della Federazione da parte di Ivan Cavicchi nell'articolo apparso sul Suo quotidiano di mercoledì scorso («La presidente del Pd e il collegio infernale»). Anch'io mi sono espresso più volte ed in varie sedi sul potenziale conflitto del doppio incarico dopo l'ingresso in Parlamento e, sull'utilizzo quanto meno disinvolto, interessato ed autoreferenziale del potere pubblico quale quello disciplinare. Per questa mia posizione critica, preoccupato di come si vuole gestire il dissenso senza disturbo, in vista di un nuovo Medioevo, mi sono visto anche denunciare penalmente dalla stessa Silvestro, con esito fortunatamente positivo per me (la relativa querela è stata archiviata dal Tribunale di Roma, dopo un'udienza avanti al Gip), ma con costi, anche umani, non di poco conto. Dico questo solo per sottolineare tre cose: - non tutti i Collegi «obbediscono» supinamente alla Federazione e alla Sua attuale presidente; - non si tratta di abolire il sistema dei Collegi ma di riformarlo profondamente; - la garanzia di un controllo sociale veramente democratico della professione è in stretta relazione con l'iscrizione obbligatoria. Nel ribadire con orgoglio l'appartenenza ad una professione regolamentata, impegnata nel difendere e tutelare il diritto alla salute, si riconferma che il sistema ordinistico è basato sull'autogoverno delle professioni e sulla vigilanza dello Stato. L'autogoverno presuppone la capacità di assicurare il diritto alla libertà di pensiero, di parola e di stampa (sancito dall'art. 21 della Costituzione), una dialettica di confronto di maggioranza e minoranza ed il rispetto delle regole. Se queste ultime vengono violate occorre che intervenga il sistema dei controlli, di vigilanza e il Ministro della Salute. Ivan Cavicchi interviene in particolare sulla gestione della tematica delle assicurazioni, - resta impressionato dalla assurda e surreale «normalità» -, temi di notevole rilevanza posti anche all'interno del sistema professionale. Nell'attesa delle Risposte, resta l'intima convinzione che non sia il Collegio, in quanto istituzione, l'inferno. Apprendiamo in queste ore con piacere la notizia che il Collegio di Firenze ha deciso di non ravvisare la necessità di aprire alcun procedimento disciplinare alla collega Gostinelli. Convinto che il dialogo, la libertà di pensiero, di espressione e la trasparenza nella comunicazione siano gli elementi chiave per un confronto costruttivo per la crescita della professione - ma anche della società -, il Consiglio Direttivo del Collegio Ipasvi MI-LO-MB, intende esprimere la propria solidarietà e il proprio sostegno nei confronti del Consiglio Direttivo del Collegio Ipasvi di Firenze, dei colleghi infermieri e della collega Gostinelli, cui auguriamo di trovare risposta pubblica alle domande rivolte con lettera aperta alla nostra Presidente. Giovanni Muttillo SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ORDINI PROFESSIONALI 29/07/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:125215, tiratura:224026) Pronte le regole dell'eterologa Più fratelli dallo stesso donatore Gli esperti: limite di 25 offerte di gameti, anonimato, rimborsi spese e biobanche La regione Toscana però si sfila e prepara la sua delibera: fecondazione con norme Ue CATERINA MANIACI ROMA È il giorno prima dell'audizione in commissione Affari sociali della Camera del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sull'esecuzione della fecondazione eterologa in Italia. Il ministro deve riferire «sulle iniziative del governo conseguenti alla sentenza della Corte Costituzionale 162 del 2014, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale delle norme della legge 40/2004 sul divieto del ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo». Sul tavolo del ministro c'è la documentazione del team degli esperti che sta mettendo a punto le linee guida sulla fecondazione eterologa.Molte delle indicazioni sono state rese note, come l'assoluto anonimato dei donatori, i rimborsi per i donatori stessi, la creazione di bio-banche per i gameti e il limite di circa 25 nascite per una comunità di circa un milione di abitanti (nascite in un numero di famiglie non superiore a 10) «mantenendo, in tal modo, inalterato, il rischio di incontro involontario tra consanguinei». Secondo gli esperti, ogni coppia che accederà alla fecondazione eterologa potrà avere più figli nati dallo stesso donatore biologico. Intanto però, proprio nelle stesse ore, la Regione Toscana approva una delibera che consente ai centri pubblici, privati e convenzionati di fecondazione assistita di offrire la procedura eterologa, cioè con donazione di gameti. La delibera sarà esecutiva dopo la pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione. Del resto, per illustrare la decisione, in un comunicato dell'assessorato regionale per il diritto alla Salute, si legge che «le direttive» europee che la delibera toscana si propone di recepire, in attesa che ciò avvenga a livello nazionale a opera del governo, «prevedono l'adozione di tutte le iniziative necessarie per rispettare tracciabilità, anonimato e privacy». Insomma, non c'è bisogno di una «via parlamentare» per recepire alcuni punti chiave sulla questione, ci sono già le direttive europee, la Toscana va avanti. E allora, che faranno le altre Regioni? Seguiranno l'esempio? Allora, le linee-guida volute dal ministero, servono fino a che punto? Arriva la precisazione proprio dal ministero. In un comunicato si dichiara che ilministro Lorenzin «ha già pronto uno schema di decreto legge» sulla fecondazione eterologa e che il provvedimento è redatto «anche sulla base delle indicazioni emerse dal gruppo di lavoro convocato nelle scorse settimane al ministero della Salute». Come annunciato, il decreto sarà proposto «in uno dei prossimi Consigli dei ministri». L'iniziativa della Regione Toscana, poi, «dimostra come sia necessario intervenire con la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace su tutto il territorio nazionale, per evitare disparità di trattamento tra i cittadini residenti nelle diverse Regioni. Il ministro Lorenzin ha già pronto uno schema di Decreto Legge per regolamentare questo nuovo percorso di fecondazione assistita». Il gruppo di lavoro, come viene specificato nel documento conclusivo, ha avuto esclusivamente un «ruolo informale e consuntivo», ma ci sono paletti, per così dire, chiaramente fissati, a cui abbiamo accennato. Ci sono però punti-chiave che chiari non sono. In primis, la questione delle donazioni dei gameti. Secondo gli esperti, per le donazioni occorre prevedere «una forma di rimborso che dovrà essere rigidamente regolamentata, analogamente alle donazioni di sangue e midollo, pernon vanificare la possibilità di disporre di gameti e ribadire il valore solidaristico dell'atto oblativo del dono». Rimborsi spese: come potranno essere quantificati? E come evitare che sotto questa etichetta si nascondano delle vere e proprie compravendite? ::: LA SCHEDA LE INDICAZIONI Assoluto anonimato dei donatori, rimborsi per i donatori stessi, la creazione di biobanche per i gameti, il limite di nati per donatore fissato in 10 famiglie, comprensivo però di eventuali fratelli-sorelle. Sono alcune delle indicazioni fornite dal Tavolo Tecnico convocato dal ministro della Salute sulla fecondazione eterologa I DUBBI Secondo gli esperti, per le donazioni occorre prevedere «una forma di rimborso». Ma come saranno quantificati questi rimborsi spese? Come evitare che sotto questa etichetta si nascondano delle compravendite? LA TOSCANA La Toscana ha approvato una delibera che consente ai centri pubblici, privati e convenzionati di fecondazione assistita di offrire l'eterologa SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Oggi l'audizione del ministro Lorenzin 29/07/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:125215, tiratura:224026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Lorenzin [Splash] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 47 29/07/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:125215, tiratura:224026) A Latina una residenza sanitaria per aggiungere vita agli anni ANTONELLA LUPPOLI Aggiungere vita agli anni e non solo anni alla vita. È con questo auspicio che saranno aperte, questo pomeriggio, le porte della RSA San Raffaele della Asl di Latina. L'imponente struttura sanitaria residenziale sarà inaugurata oggi, alle 18.30 a Sabaudia. Sarà un polo all'avanguardia pensato per tutti coloro che non sono autosufficienti e non sono assistibili a domicilio. Oltre 4mila metri quadrati, 60 posti letto, camere dotate di ogni comfort (tv, aria condizionata, rete wifi), una sala lettura, uno spazio dedicato e attrezzato per specifiche attività, una sala per la musicoterapia e una palestra dotata delle migliori attrezzature. Non solo, la RSA SR Sabaudia è arricchita di un'area outdoor che si estende su poco più di 5mila metri quadrati. Qui, i pazienti potranno svolgere terapie e attività in solitaria o in gruppo. Gli addetti ai lavori non hanno lasciato nulla al caso, tutto è stato progettato da ingegnosi menti e realizzato da operose mani. L'idea è frutto dell'urgente desiderio di rispondere alle esigenze dei malati e delle loro famiglie. Inoltre, la nascita di una struttura di questo tipo, oltre ad essere di indiscussa utilità, segna un vero e proprio cambiamento per le RSA che sono così chiamate a ripensare la propria mission sul territorio in cui operano: trasformandosi da realtà residenziali a centri multiservizio aperti ai mutevoli e differenziati bisogni dei pazienti. Alla manifestazione d'inaugurazione saranno presenti: il Vescovo di Latina, Terracina, Sezze e Priverno, S.E. Monsignor Mariano Crociata; il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti; il direttore generale dell'Asl e il sindaco di Latina, rispettivamente Michele Caporossi e Maurizio Lucci. Proprio il primo cittadino ha spiegato: «Tra i tanti tagli che stanno mettendo in forte difficoltà la sanità pontina, finalmente una notizia positiva. Questa struttura fornirà risposte concrete ai bisogni e alle esigenze del paziente fragile e della sua famiglia. Dare sollievo a chi ha un proprio caro affetto da gravi patologie è un grande merito di tutti gli operatori del San Raffaele che lavorano con grande professionalità e sensibilità». Nel campo della sanità italiana, il Gruppo del San Raffaele rappresenta un'eccellenza; in particolare, nell'ambito geriatrico e gerontologico ha già fatto esperienza clinico assistenziale gestendo egregiamente diverse RSA dal centro al sud della penisola e creando una sinergia tra pubblico e privato. La volontà è di replicare nell'ottima gestione delle risorse, dando priorità alla dignità del malato, per cercare di migliorare la sua condizione di vita. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Oggi l'inaugurazione del San Raffaele Sabaudia 29/07/2014 Il Secolo XIX - Genova Pag. 14 (diffusione:103223, tiratura:127026) Sulle pagelle alla sanità opposizione in rivolta G. FIL. « L'ASSESSORE Montaldo e il suo staff continuano a delegittimare il consiglio regionale e la commissione Salute. Adesso basta: ci sono responsabilità precise di cui qualcuno deve farsi carico». I consiglieri regionali di Forza Italia Matteo Rosso e Roberto Bagnasco attaccano la Regione sulle pagelle dei reparti degli ospedali e delle Asl liguri pubblicate, in due puntate, dal Secolo XIX. Un'indagine su sedici specialità, realizzata per valutare la produzione (in euro) di ciascun medico e l'organico di ogni reparto. Rosso che è anche vicepresidente della commissione regionale Salute è stato tenuto all'oscuro di tutto e ha scoperto i risultati dell'indagine, leggendo il Secolo XIX. «Quanto è successo mortifica ancora una volta il ruolo del consiglio regionale su temi così delicati ed importanti. Viene in mente anche la vicenda della riorganizzazione delle strutture sanitarie con chiusure e taglie di reparti. Chiediamo che venga al più presto convocata una seduta ad hoc della commissione Salute». Sul caso delle pagelle è intervenuto anche la Cimo, uno dei più rappresentativi sindacati dei medici. «Avremmo avuto il piacere di conoscere prima questi dati per un confronto tra le parti che avrebbe potuto portare miglioramenti alle performance della sanità ligure, benefici per l'utenza e sicuramente ottimizzazione della gestione delle risorse economiche finalizzate ad una riduzione della spesa>. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato REGIONE 29/07/2014 ItaliaOggi Pag. 26 (diffusione:88538, tiratura:156000) Assicurazione medica nel caos Il 15/8 scatta l'obbligo. Compagnie in fuga dal settore BENEDETTA PACELLI L'assicurazione dei medici nel caos.A partire dal 15 agosto, infatti, tutti i camici bianchi saranno obbligati per legge a dotarsi di una copertura assicurativa, ma lo dovranno fare senza alcun riferimento normativo. Secondo quanto appreso da ItaliaOggi da ambienti vicini al ministero, sembra ormai certo che per Ferragosto non arriverà quel regolamento ad hoc, atteso da anni dai medici, che avrebbe dovuto agevolare la copertura assicurativa per le specialità a rischio, circoscrivere le responsabilità dei camici bianchi e limitare i costi dei risarcimenti. Il risultato? La protezione assicurativa dal rischio di un contenzioso per presunta malpractice in un parto continuerà, per ora, a costare oltre 10 mila euro l'anno a un ginecologo, con un massimale di 500 mila euro. Tariffa simile per un chirurgo generale o un ortopedico che abbia appena concluso la specializzazione o ancor più dopo 20 anni di esperienza alle spalle. E per molti camici bianchi il costo diventerà così insostenibile da pensare alla cessione dell'attività. E saranno proprio i liberi professionisti a trovarsi in maggiore diffi coltà visto che i colleghi del settore pubblico non solo sono esonerati dall'obbligo ma possono almeno usufruire della copertura della propria Asl o dal modello di autoassicurazione messo in campo recentemente dalle regioni. Dunque, a partire dal 15 agosto tutti i camici bianchi sono obbligati a stipulare l'assicurazione, senza alcuna proroga (sarebbe la terza) sottostando a quelle regole da Far West che ormai sono diventate prassi: premi alle stelle e polizze elevatissime. Con un'ulteriore complicazione, come si legge nel dossier dell'Ania «Malpractice, il grande caos»: l'abbandono del mercato da parte delle compagnie italiane, in fuga non solo per la continua crescita di risarcimenti, ma anche per la progressiva impossibilità di valutare il rischio da coprire. E quindi se trovare una compagnia disposta ad assicurare sarà complicato, scovarne una che assicuri a prezzi vantaggiosi praticamente impossibile. L'autoassicurazione. Le assicurazioni italiane assicurano sempre meno i rischi di malpractice degli ospedali italiani e quindi nella sanità, dice l'Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici, «è l'ora del fai da te». La maggior parte delle regioni, infatti, gestisce in autoassicurazione i rischi di rc causati dal personale sanitario. E l'intervento di un assicuratore è richiesto solo per gestire i sinistri più gravi, normalmente da 250-500 mila euro in su. Non è un caso, infatti, che per la prima volta si assista a un decremento dei premi nelle coperture di ospedali e strutture sanitarie (288 milioni nel 2012, -4,3%), ma a un incremento di quelle sottoscritte direttamente dai singoli professionisti (255 milioni, +14%). Un dato in totale controtendenza considerando che nel 2012, il 72,3% delle aziende sanitarie risultava coperto con una polizza. Ma al crescere dei premi assicurativi infatti le regioni si sono organizzate gestendo direttamente la copertura dei propri dipendenti con fondi ad hoc. Questo, dice ancora l'Ania, «spiega il ritiro delle imprese assicuratrici da un mercato dove soltanto pochi operatori esteri, sono rimasti in attività». Con maggiori diffi coltà per i professionisti. I numeri delle polizze. La stima dei premi per il 2012 è stata pari a 543 milioni di euro, di cui il 53% relativo a polizze stipulate dalle strutture sanitarie e il restante dai professionisti. Rispetto all'anno precedente i premi sono stati incrementati del 3,6%, essenzialmente con l'aumento di oltre il 14% del volume premi relativi alle polizze dei professionisti. Il tasso annuo di crescita del periodo 2002-12 è cresciuto di oltre il 10% sempre per i professionisti.A questo si aggiunge un altro dato: le denunce di sinistri relativi alla rc professionale per il 60% dei casi non dà seguito a un risarcimento. La fotografia del settore I premi per gli ospedali 288 milioni, in diminuzione del 4,3% I premi per i medici 543 milioni, in crescita +3,6% La medicina difensiva 10/13 miliardi annui, l'11% della spesa sanitaria I sinistri denunciati nel 2012 31.200, -0.8% rispetto all'anno precedente SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dopo due anni di attesa, del regolamento ministeriale non c'è traccia. È l'ora del fai-da-te