scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 29 luglio 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
29/07/2014 Corriere della Sera - Milano
Sanità, il Libro Bianco della Lombardia e le prospettive innovative del Secondo
Welfare
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29/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
La Toscana anticipa tutti: via libera all'eterologa
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29/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Il contagio di Ebola, la Liberia sigilla le sue frontiere
10
29/07/2014 Il Sole 24 Ore
Fecondazione eterologa: in arrivo Dl e linee guida
12
29/07/2014 La Repubblica - Bari
L'assessore: costi sospetti non solo nella Asl dossier alla Corte dei conti
13
29/07/2014 La Repubblica - Bari
Le accuse del ministero "Così fan quasi tutti"
15
29/07/2014 La Repubblica - Bari
Morì dopo tre interventi al rene indagati pure i medici di Manduria
17
29/07/2014 La Repubblica - Firenze
La Toscana prima contro il far west
18
29/07/2014 La Repubblica - Nazionale
Via libera all'eterologa, la Toscana anticipa il governo
19
29/07/2014 La Repubblica - Milano
"Si è tolta la vita per la negligenza di cinque sanitari"
20
29/07/2014 La Repubblica - Napoli
Falsi incidenti, la Procura indaga su 2 medici dell'ospedale Maresca Il manager li
sospende subito: rischiano fino al licenziamento
21
29/07/2014 La Repubblica - Torino
Saitta, accuse a Cota "Sulla Città della Salute ha perso quattro anni"
22
29/07/2014 La Repubblica - Torino
Mille posti per il "Bioparco sanitario" con didattica e incubatore d'imprese
23
29/07/2014 La Stampa - Nazionale
La preparazione del decreto legge «Venticinque nati per ogni donatore»
24
29/07/2014 La Stampa - Torino
Città della Salute senza fondi Per Roma il progetto non c'è
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29/07/2014 La Stampa - Torino
Cavallera: il ministero conosce bene il caso-Torino
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29/07/2014 Il Messaggero - Nazionale
Eterologa, 25 bimbi per ogni donatore
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29/07/2014 Il Messaggero - Nazionale
Tagliata la salute, ma sui denti non si scherza
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29/07/2014 Il Messaggero - Nazionale
Cara Ministra della Salute pubblica
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29/07/2014 Il Giornale - Nazionale
Fuorilegge prima di nascere
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29/07/2014 Il Giornale - Nazionale
Pronto a pagare per sapere di cosa morirò
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29/07/2014 Il Giornale - Nazionale
Toh, la Lorenzin piazza il fratello sindacalista alla direzione Ncd
35
29/07/2014 Il Fatto Quotidiano
Ricerche sul cancro gonfiate. Indagato l ' ex ministro Fazio
36
29/07/2014 Avvenire - Nazionale
E Taranto si ribella all'inquinamento
37
29/07/2014 Avvenire - Nazionale
Caos eterologa, lo strappo della Toscana
38
29/07/2014 Avvenire - Nazionale
Neoministro «strappa» sull'eutanasia
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29/07/2014 Il Manifesto - Nazionale
Un perdurante conflitto di interessi
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29/07/2014 Il Manifesto - Nazionale
Le utopie di «Lombardone» nel ricordo di chi lo ha conosciuto
42
29/07/2014 Il Manifesto - Nazionale
L'allarme del Grande Cocomero
43
29/07/2014 Il Manifesto - Nazionale
Prove di resistenza alla normalizzazione dell'Ipasvi
45
29/07/2014 Libero - Nazionale
Pronte le regole dell'eterologa Più fratelli dallo stesso donatore
46
29/07/2014 Libero - Nazionale
A Latina una residenza sanitaria per aggiungere vita agli anni
48
29/07/2014 Il Secolo XIX - Genova
Sulle pagelle alla sanità opposizione in rivolta
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29/07/2014 ItaliaOggi
Assicurazione medica nel caos
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
34 articoli
29/07/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1.4
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Il dibattito
Sanità, il Libro Bianco della Lombardia e le prospettive innovative del
Secondo Welfare
Collaborazioni incrociate Il progetto prevede la collaborazione tra istituzioni pubbliche, soggetti privati, terzo
settore e soggetti filantropici
SALVATORE CARRUBBA*
«Mettete giù il bisturi», raccomandava qualche settimana fa l'Economist a proposito della razionalizzazione,
in corso in molti Paesi, dei rispettivi sistemi sanitari. Anche la Lombardia promette ora di rivisitare il proprio, e
indica le linee di riforma nel Libro Bianco diffuso nei giorni scorsi, sul quale il Corriere della Sera ha aperto un
opportuno dibattito.
Ricordiamo due dati di fondo imprescindibili nell'affrontare la questione: il primo, rappresentato dalla virtuosità
del sistema lombardo. Esso, infatti, è più efficiente rispetto alla media nazionale perché costa, come ricorda
lo stesso Libro Bianco, il 5,47 per cento del Pil contro una media del 7,04 per l'Italia, del 6,5 della Ue e
dell'8,9 dei Paesi Ocse; è più attrattivo, perché accoglie ogni anno oltre 450mila pazienti (la seconda regione
con un saldo di mobilità positivo, l'Emilia Romagna, si ferma a 350mila), il 60 per cento dei quali sceglie
strutture private; ed è di gran lunga più produttivo in termini di ricerca scientifica, volano quest'ultima, a sua
volta, del primato indiscutibile della Lombardia nel settore biomedicale.
La seconda premessa, anch'essa sottolineata dal Libro Bianco, riguarda le tendenze della spesa sanitaria,
certamente destinata a crescere, visto il fatale invecchiamento della popolazione, che avrà conseguenze
devastanti sulla tenuta dei conti, considerando che per ciascun cittadino l'80 per cento dei costi per la sanità
si concentra nel periodo successivo al raggiungimento dei 65 anni.
Le premesse spiegano la cautela con cui andrebbe impugnato il bisturi per rivedere un sistema che funziona
e che ha trovato le ragioni del suo successo nell'assicurare libertà di scelta al consumatore e pluralismo
dell'offerta. Migliorare si deve (per esempio, per aumentare il grado di trasparenza e managerialità del
sistema), soprattutto quando la situazione economica, sociale e demografica cambia radicalmente. Ma, da
questo punto di vista, il Libro Bianco, pur non rinnegando i successi del passato, appare abbastanza
indefinito nel prospettare lo sviluppo del futuro: in particolare, affiora la tendenza a una sorta di ricentralizzazione del sistema (per esempio, con la Azienda Integrata per la Salute), che si scontra non solo coi
risultati ottenuti, ma con le tendenze in atto in altri sistemi. In Gran Bretagna, per esempio, la riforma del
glorioso Sistema sanitario nazionale voluta nel 2012 dal governo Cameron va proprio nella direzione di
aumentare la concorrenza, di decentrare quanto più possibile le decisioni di spesa e di responsabilizzare i
medici di base: una strategia che ha suscitato molte polemiche, ma che sta cominciando a dare i suoi frutti,
come riconoscono i media.
Il sistema lombardo della sanità è espressione significativa della fiducia nella sussidiarietà che ha
caratterizzato lo sviluppo sociale della regione da più di un secolo; su questa linea, tipicamente lombarda,
prospettive molto interessanti offre lo sviluppo del cosiddetto «Secondo Welfare» (tenuto a battesimo su
questo giornale) sul quale sta lavorando il Centro Einaudi: esso offre prospettive innovative di collaborazione
tra istituzioni pubbliche, soggetti privati (in questo caso, non solo gli operatori del settore, ma anche
assicurazioni e fondi privati), terzo settore e soggetti filantropici. Nella convinzione che il nuovo welfare non
possa che svilupparsi attraverso la responsabilizzazione di tutti gli attori sociali, pubblici e privati, la
collaborazione tra i quali, proprio nel caso della sanità lombarda, ha dimostrato di saper dar vita a
un'esperienza finora esemplare, che è interesse di tutti difendere.
*Presidente
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Corriere della Sera - Milano
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del Centro di Ricerca
e Documentazione Luigi Einaudi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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29/07/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Fecondazione
La Toscana anticipa tutti: via libera all'eterologa
Margherita De Bac
di MARGHERITA DE BAC A PAGINA 14
ROMA - La Toscana brucia tutti sul tempo e parte con la fecondazione eterologa, recentemente «rientrata» in
Italia dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha delegittimato il divieto del 2004. Il termine indica le
tecniche che prevedono l'uso di gameti donati alla coppia di aspiranti genitori con problemi di infertilità.
Questa settimana il ministro della Salute Beatrice Lorenzin potrebbe portare in Consiglio dei ministri il decreto
legge che stabilisce come dovranno organizzarsi i centri e quali sono le regole da rispettare per uniformare
l'attività. Oggi andrà in Commissione affari sociali della Camera per tracciare il suo disegno, frutto di un lavoro
consultivo con una commissione di addetti ai lavori.
La Regione presieduta da Enrico Rossi però ha deciso con una delibera approvata ieri di non aspettare. Alle
ventidue cliniche pubbliche e private di procreazione medicalmente assistita basterà dunque presentare
un'autocertificazione dove dichiarano di essere organizzate per avviare la nuova attività. «Non é una fuga in
avanti - chiarisce l'assessore Luigi Marroni -. È un provvedimento ponte in attesa delle indicazioni nazionali
che giudichiamo necessarie. Vogliamo però evitare il far west locale, piccole e grandi speculazioni. Da noi si
fanno circa 7 mila cicli di trattamento all'anno».
Come é stata accolta l'iniziativa dal dicastero della Salute? Avrebbero probabilmente preferito che tutti
restassero ai blocchi di partenza, senza fughe in avanti: «Ciò dimostra quanto sia necessario intervenire con
la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace in tutta Italia per evitare disparità di
trattamento tra i cittadini residenti nelle diverse Regioni». Il rischio é che possa prendere corpo il fenomeno
precedente l'abolizione del divieto. Migliaia di coppie che si spostavano in Spagna, Belgio o Grecia per fare
l'eterologa, consentita dalle leggi locali. In Italia potrebbe succedere lo stesso. La Toscana é bene attrezzata
e già accoglie pazienti sterili da altre Regioni e città come, ad esempio, da Roma dove ormai c'è un'unica
struttura pubblica in funzione, il Sant'Anna, dopo la chiusura del Pertini (in seguito allo scambio di embrioni
che ha coinvolto due coppie, una delle quali in attesa dei gemelli dell'altra). Chiuso anche il San Filippo Neri
dove tutto è pronto, macchinari all'avanguardia, microscopi costati un occhio della testa, però mancano le
certificazioni antincendio. E i pazienti emigrano a Firenze in un centro che fa pubblicità fuori dall'ospedale
romano.
Le indicazioni toscane si discostano in alcune parti da quelle del decreto in fase di rifinitura. Ciascun donatore
potrà sottoporsi sei volte al prelievo di gameti, rispetto al limite nazionale di 25. Non é indicato invece un
numero massimo di bambini concepiti grazie a gesti che dovrebbero essere di puro altruismo. Il testo
Lorenzin invece fissa il tetto di 10, con eccezioni per chi vuole dare un fratello o una sorella ad un figlio nato
con seme o ovociti di estranei. Il principio della gratuità é assoluto così come nel decreto. Con questo si vuole
ribadire che la donazione non deve essere considerata fonte di guadagno come avviene in Paesi europei
dove le donne con un reddito basso si prestano al prelievo in cambio di ricompense. Regalare ovociti non é
uno scherzo. Le volontarie sono sottoposte a cure per la stimolazione piuttosto complicate, si perdono giorni
di lavoro. Ecco perché alcuni sostengono la necessità di riconoscere loro una somma anche simbolica. C'è
poi la questione del limite di età dei donatori: la Toscana ha stabilito 35 anni per la donna e 50 per l'uomo, nel
decreto si indicano 35 e 40 anni. Infine l'anonimato: nato e padre-madre biologici non possono avere accesso
alle rispettive generalità a meno che questi ultimi non modifichino la loro volontà.
Tra i punti salienti della bozza ministeriale in dirittura d'arrivo, regole per la selezione dei donatori, con esami
per Aids ed epatite C ma anche genetici. Chi cede i propri gameti ha la garanzia dell'anonimato salvo
eccezioni legate alla necessità da parte del figlio di sapere di lo ha generato per motivi di salute, ad esempio
la comparsa di certe malattie. Si sta facendo largo però in diverse legislazioni il diritto di conoscere le proprie
origini raggiunta una certa età. Questo sarà tema di un approfondimento a livello parlamentare così come il
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Corriere della Sera - Ed. nazionale
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
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problema dell'adozione degli embrioni in sovrannumero, non più utilizzati da coppie che già hanno fatto
trattamenti. È la conseguenza di un'altra opportunità aperta dal ritorno dell'eterologa: la creazione di embrioni
in provetta interamente modellati con gameti donati, maschili e femminili.
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Le norme allo studio 1
Registro nazionale Selezione dei donatori: obbligo test infettivologici (Hiv, epatite) e genetici per escludere la
presenza di patologie presenti o future. E l'istituzione di un registro nazionale dei donatori, dove segnalare
anche le donazioni fatte all'estero da italiani 2 Tracciabilitàdonatore-neonato Sono consentiti un massimo di
10 figli nati da ciascun donatore di ovociti e gameti. L'eccezione vale per chi vuole dare un fratello a un
bambino già nato allora può chiedere di avere lo stesso donatore. Istituzione di un sistema di tracciabilità da
donatore al bambino nato 3 Il consenso informato Nel consenso informato andrà scritto che i genitori sono
tenuti a informare i figli su modalità del concepimento nei tempi e nei modi più opportuni. Non si potrà
scegliere il donatore. L'età massima dei donatori è di 35 anni per le donne e di 40 per gli uomini 4
Rimborsospese Per i donatori il rimborso spese sarà simile a quello riconosciuto ai donatori di midollo osseo.
Ammessa la possibilità di fare una doppia eterologa, cioè un embrione ottenuto da due donatori. Si pensa di
regolare in un secondo momento la donazione di embrioni
2500 Le coppie italiane che si recano all'estero per effettuare la fecondazione eterologa. Sono, invece, 90
mila le coppie infertili che vorrebbero avere un figlio con l'eterologa. La Consulta ha stabilito che è
incostituzionale il divieto di ricorrere a donatori di ovuli o sperma
Foto: Ministro Beatrice Lorenzin, 42 anni, ministro della Salute nei governi Letta e Renzi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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29/07/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Il contagio di Ebola, la Liberia sigilla le sue frontiere
Michele Farina
L'area di contagio si allarga: Ebola è uscito dalla foresta, non viaggia soltanto sulle ali di pipistrello (leccornia
cucinata arrosto o in umido) ma in aereo fino in Nigeria, si nasconde nelle città e colpisce negli ospedali
approfittando delle carenze sanitarie e dei guaritori che lo curano (si fa per dire) con pozioni di zenzero, aglio
e miele.
Scoperto nel 1976 (il nome è quello di un fiume del Congo) Ebola sfrutta il clima di pace e l'effetto
globalizzazione nell'Africa Occidentale: migliori trasporti e niente guerre (rispetto all'ex Zaire) spiegano il caso
del quarantenne liberiano deceduto ieri subito dopo l'arrivo all'aeroporto di Lagos, metropoli nigeriana di 20
milioni di abitanti. Mentre avanza, il virus si copre le spalle: ha cominciato a uccidere alcuni dei suoi principali
nemici, infermieri e medici con le tute e gli occhialoni che da mesi si battono per isolare un epidemia fuori
controllo. Lo scorso weekend in Liberia è toccato a Samuel Brisbane: il dottor anti-Ebola del John Kennedy
Hospital di Monrovia è morto dopo tre settimane di lotta. Nei giorni precedenti il suo omologo Sheikh Umar
Khan, 39 anni, era stato contagiato dopo essersi preso cura di cento pazienti in Sierra Leone, il Paese dove
sabato il virus ha registrato la prima vittima nella capitale Freetown: una parrucchiera di 32 anni, una delle
672 persone morte da marzo a oggi, circa il 50% dei 1.200 contagiati nei Paesi più colpiti (Guinea, Liberia e
Sierra Leone). Percentuali da incubo eppure al di sotto degli standard di un flagello raro che però non
conosce cura né vaccino e che di solito manda al cimitero il 90% delle persone che tocca. Questa sua
relativa debolezza, secondo l'esperto Robert Garry di New Orleans intervistato dall'Economist , è una delle
ragioni che paradossalmente fanno dell'epidemia in corso la più letale della storia: perché i malati, una volta
che diventano contagiosi mostrando i sintomi (febbre, vomito, diarrea fino alle devastanti emorragie finali),
hanno più tempo per infettare il prossimo.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha alzato l'allarme per un'epidemia ormai «regionale» che in due
giorni dal 21 al 23 luglio ha registrato 108 nuovi casi. La principale compagnia aerea della Nigeria (per il virus
un bacino ghiotto con 180 milioni di abitanti) ha sospeso i voli da Liberia e Sierra Leone. La presidente
liberiana Johnson Sirleaf ha ordinato la chiusura delle frontiere e la messa in quarantena delle comunità più
colpite. Nel Paese i luoghi pubblici devono installare servizi igienici dove lavarsi le mani. Ristoranti, hotel e
cinema manderanno in onda videoclip informativi di cinque minuti per spiegare ai clienti le precauzioni da
prendere.
Ebola infetta attraverso i liquidi del corpo. E infetta anche da un corpo morto (per esempio ai funerali delle
vittime). In prima linea ci sono gli operatori sanitari. A volte non bastano le misure protettive e le tute isolanti.
Questione di probabilità. È di ieri la notizia che due operatori americani sono stati colpiti in Liberia: Kent
Brantly, direttore di uno dei due centri nazionali per il trattamento dei pazienti (che vengono isolati e idratati),
e Nancy Writebol dello stesso team che fa capo al gruppo Samaritan's Purse. Medici e poliziotti: oltre
all'aggressività del virus c'è da affrontare quella della folla. Accade in Sierra Leone, che ha superato per
numero di contagi (454) la Guinea dove l'epidemia ha avuto inizio lo scorso febbraio. Migliaia di persone
hanno assediato l'ospedale di Kenema minacciando di bruciarlo dopo aver spostato i pazienti. Gli agenti
hanno disperso la folla con i gas lacrimogeni. Protesta innescata da una ex infermiera, secondo cui «Ebola è
un'invenzione e un pretesto per mettere in atto rituali cannibalici». Non è un fenomeno isolato. In alcuni
villaggi della Guinea, come racconta il New York Times , il personale di Medici Senza Frontiere è stato
minacciato con coltelli e machete: «Non entrate nelle nostre case. Siete voi che portate la morte».
mikele_farina
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Epidemia Il virus mortale si sta allargando a tutta l'Africa occidentale e comincia a colpire il personale medico.
Da marzo morte già 672 persone
29/07/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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L'avanzata
Vittime
Da marzo 672 morti su 1.200 casi. Per il virus di Ebola non c'è cura
Paesi
L'epidemia ha avuto origine in Guinea e si è allargata a Sierra Leone e Liberia. Ieri la prima vittima a Lagos,
in Nigeria
Foto: Cure Alcuni medici si occupano dei malati di Ebola a Monrovia (Ap)
29/07/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 36
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Fecondazione eterologa: in arrivo Dl e linee guida
IL QUADRO Oggi le indicazioni del ministro Lorenzin Confermati l'anonimato dei donatori e il limite alle
donazioni
Barbara Gobbi
ROMA
Prenderanno con ogni probabilità la doppia strada del decreto legge - da portare a strettissimo giro in
Consiglio dei ministri - e delle linee guida (annunciate da oltre un mese dalla ministra della Salute, Beatrice
Lorenzin), le istruzioni d'uso per regolamentare la fecondazione eterologa. Mentre sui contenuti che saranno
inseriti nell'uno e nell'altro provvedimento - normativo e regolamentare - il chiarimento arriverà oggi, quando
nel primo pomeriggio Lorenzin illustrerà il decreto durante l'audizione fissata per le 14,30 in commissione
Affari sociali della Camera.
«Il ministro Lorenzin - recita un comunicato diffuso nel tardo pomeriggio di ieri - ha già pronto uno schema di
decreto legge per regolamentare questo nuovo percorso di fecondazione assistita anche sulla base delle
indicazioni emerse dal gruppo di lavoro convocato nelle scorse settimane dal ministero della Salute».
Indicazioni con cui gli esperti non si limitano a dettare la propria linea tecnico-scientifica - dalla previsione di
forme di rimborso per i donatori al loro assoluto anonimato, fino all'indicazione di un tetto massimo di 25 nati
per milione di abitanti per ciascun donatore/donatrice, così da evitare rischi di procreazioni future tra
consanguinei - ma sollecitano anche il ministero a "fare presto".
«Il compito delle istituzioni sanitarie pubbliche - si legge infatti nel decalogo messo a punto dagli esperti - è
quello di garantire in tempi brevissimi e certi la possibilità per i cittadini di accedere alle procedure di pma con
donazione di gameti, senza discriminazioni di carattere economio e territoriale, nel rispetto della sentenza
della Corte costituzionale». Perché se il 10 giugno la Corte ha definitivamente smontato l'impianto della legge
40/2014 sulla procreazione medicalmente assistita, che vietava il ricorso all'eterologa in Italia, nello stesso
provvedimento la Consulta ha anche ribadito più volte l'immediata applicabilità della sentenza 162/2014.
«Attendiamo di conoscere il contenuto del decreto legge per capire quale sia l'esigenza del ministro di
disciplinare con un atto normativo questioni su cui la stessa Corte si è espressa con estrema chiarezza»,
incalza Filomena Gallo, segretario nazionale dell'associazione Luca Coscioni. Mentre per Luca Gianaroli,
presidente Sismer e componente del gruppo ministeriale, «ritardare l'applicazione della sentenza non fa che
aumentare la frustrazione delle coppie e degli operatori che attendono la ripresa degli interventi in Italia,
come avveniva dieci anni fa. Le strutture sono pronte per ripartire».
La ministra della Salute la pensa diversamente. La stessa delibera con cui la Toscana ieri ha deciso di
rompere gli indugi e di regolamentare l'eterologa nei centri pubblici, privati e convenzionati di fecondazione
assistita, così da «garantire che le donazioni avvengano attraverso protocolli medico-sanitari rigorosi e si
assicuri piena ed effettiva gratuità delle donazioni scongiurando i rischi di commercializzazione», renderebbe
necessario secondo Lorenzin «intervenire con la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace
su tutto il territorio nazionale, per evitare disparità di trattamento tra cittadini residenti nelle diverse regioni».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Salute. Dopo la sentenza della Consulta
29/07/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Lo scandalo della sanità rischia di allargarsi. Pentassuglia punta il dito anche contro il budget per ridurre le
liste d'attesa: 12 milioni per le aperture notturne >
ANTONELLO CASSANO
L' INCHIESTA sulle spese pazze si allarga da Bari a tutta la Puglia. Questa mattina l'assessore regionale alla
Sanità, Donato Pentassuglia, porterà alla Corte dei Conti un report messo a punto negli ultimi giorni. Il
documento analizza i risultati ottenuti dall'ultimo piano regionale di abbattimento delle liste d'attesa, quel
progetto fortemente voluto dall'ex assessore alla Sanità, Elena Gentile ora al Parlamento europeo. Il piano,
partito a marzo con un investimento di 12 milioni di euro, puntava ad abbattere i tempi di attesa mantenendo
aperti i reparti degli ospedali regionali.
APERTURE finoa sera per effettuare visite ed esami con prestazioni aggiuntive di medicie infermieri. Nella
prima fase conclusa a maggio sono stati spesi 8 milioni di euro, ma non si sono raggiunti i risultati sperati.
«Da una prima analisi - si leggeva in una relazione della Regione messa a punto nei giorni scorsi - il
Policlinico di Bari avrebbe ridotto considerevolmente i tempi di attesa». Le notizie positive finivano qui, visto
che le Asl non avevano centrato l'obiettivo. In alcune aziende sanitarie si è raggiunto il paradossale risultato
di allungare i tempi di attesa degli esami. Molti pazienti contattati dai Cup si sono rifiutati di anticipare i tempi
delle loro visite, alimentando dubbi sull'appropriatezza delle prescrizioni. Per questo ora il nuovo assessore
regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, vuole vederci chiaro e portare le carte alla Corte dei Conti.
«Non basta più fermarsi all'Asl barese, su questa vicenda vado fino in fondo» è il ragionamento di
Pentassuglia alla guida del più importante assessorato della Regione da poco più di un mese. Il timore
dell'assessore è che quanto rilevato dall'ispezione del ministero dell'Economia nell'Asl di Bari, con danni
erariali per milioni di euro nel periodo 20082012 a causa di prestazioni aggiuntive gonfiate dai medici, possa
essersi ripetuto in tutta la regione proprio attraverso la sperimentazione delle visite notturne.
Per questo ora si procede con controlli a tappeto con una commissione di indagine interna a partire da Bari.
Non a caso ieri mattina Pentassuglia ha convocato in assessorato il manager dell'Asl del capoluogo di
regione, Domenico Colasanto: «Ho invitato il direttore generale a presentare al più presto le sue
controdeduzioni, esattamente come ha già richiesto il presidente Vendola, insieme a una relazione analitica».
Anche in questo caso il ragionamento di Pentassuglia è chiaro: «Non sono un tagliatore di teste, ma bisogna
accertare le responsabilità».
Guarda caso proprio in queste ore la fase di verifica si allarga a tutte le Asl. Oggi pomeriggio l'assessore
porterà in giunta le delibere con le valutazioni sull'operato di tutti i manager delle aziende sanitarie locali (ad
esclusione del dg di Foggia) fatte dalla Commissione regionale e pronte da giugno. Valutazioni per niente
positive, visto che per quanto riguarda l'obiettivo dell'informatizzazione del sistema, tutti i manager, ad
esclusione della Asl Bat, sono stati bocciati.
Oggi in giunta Pentassuglia porterà anche un progetto sull'avvio della centrale unica di acquisti. Un modo per
invertire la rotta della sanità pugliese, travolta dalle spese pazze.
Domani l'assessore andràa Roma per chiudere la partita delle 900 assunzioni che potrebbero ridare respiro
agli ospedali pugliesi: «Un risultato enorme per tutto il sistema sanitario, ma rischia di essere completamente
annullato da questi scandali».
I VOLTI PENTASSUGLIA L'assessore ha chiamato a rapporto Colasanto, per chiarire la vicenda delle spese
pazze "Ho invitato il dg a presentare le sue controdeduzioni" VENDOLA Nei giorni scorsi il governatore aveva
parlato di gestione inquietante: "C'è qualcosa che parla di come funziona giorno dopo giorno una Asl.
L'illegalità è di sistema" GENTILE Il progetto regionale di abbattimento delle liste d'attesa, fortemente voluto
dall'ex assessore Elena Gentile finisce alla Corte dei Conti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'assessore: costi sospetti non solo nella Asl dossier alla Corte dei conti
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La Repubblica - Bari
Pag. 1
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Foto: GLI ESAMI Nel mirino il piano per l'abbattimento delle liste d'attesa messo a punto dalla Regione. Dopo
il clamore delle spese pazze della Asl di Bari, l'assessore vuole vederci chiaro anche sugli ultimi rimborsi. A
destra, il dg dell'Asl di Bari Colasanto
29/07/2014
La Repubblica - Bari
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Le accuse del ministero "Così fan quasi tutti"
GIULIANO FOSCHINI
SEICENTOMILA euro pagati a un'azienda non si sa per quale motivo. Milioni di euro invece mai versati ai
fornitori che hanno creato una voragine in bilancio per via degli interessi, oltre a sprechi, assunzioni e
maquillage di bilancio. Non ci sono soltanto i medici di base e le commissioni nelle 132 pagine di relazione
che il ministero della Salute ha notificato alla Asl di Bari.
C'È UNO spaccato di una gestione sanitaria degli ultimi anni, anche prima che arrivasse l'attuale manager
Domenico Colasanto, per alcuni versi imbarazzante, con casi precisi di sprechi, sciatterie e confusione
burocratica. I PAGAMENTI Uno dei problemi principali della gestione della Asl (comunque migliorato
nell'ultimo anno) è il ritardo nei pagamenti. «L'accumulo di rilevanti ritardi nella registrazione delle fatture e nei
pagamenti ai fornitori che, unitamente all'incertezza dell'entità delle masse debitorie e creditorie e alla loro
vetustà, hanno reso inattendibile sia la contabilità analitica che quella generale.
Ciò ha procurato e continuerà a procurare pesanti ripercussioni in ordine ai consistenti interessi di mora da
corrispondere ai fornitori». Immediatamente fanno un esempio pratico. «Il 22 aprile del 2013 l'agenzia delle
entrate di Latina ha emesso un avviso di liquidazione che intima di pagare alla ditta Abbot srl la somma di
sette milioni e mezzo». Una spesa enorme che però è aumentata del 20 per cento all'incirca. Tra spese e
interessi, quel credito oggi «comporta un maggiore esborso di un milione e 320mila a carico del bilancio
aziendale».
IL BILANCIO Una situazione questa che rende, secondo gli ispettori, il bilancio di quella cheè la Asl più
grande d'Italia - bilancio non a caso bocciato dai revisori dei conti - assolutamente inaffidabile. «I dati del
2013 - scrivono potrebbero far pensarea un miglioramento delle partite debitorie per interessi verso fornitori.
A un più attento esame, tuttavia, si ritiene che il miglioramento sia solo contabile essendo la conseguenza
della mancata contabilizzazione di interessi passivi in seguito al loro mancato riconoscimento mediante
l'adozione degli appositi atti deliberativi». La sostanza, dicono quindi, sarebbe diversa dalla forma.
I SEICENTOMILA EURO FANTASMA Anche perché mentre alcune aziende aspettavano di essere pagate
quanto gli doveva, per altrei conti erano diversi. E' il caso dell'appalto per l'informatizzazione della contabilità.
Una gara di esternalizzazione «inutile» dicono gli ispettori, perché tutto si poteva fare internamente, che
viene comunque affidata a una ditta (HB.it) di poco più di duecentomila euro all'anno. Il sistema però non
funziona, «la ditta è inadempiente» dicono gli ispettori.
Eppure «pur l'HB.it group non avendo adempiuto agli obblighi contrattuali e, pertanto, ha indebitamente
percepito il compenso di 200mila euro. Si evidenzia però che nel periodo dal 16 luglio del 2006 al 24 ottobre
del 2013 il partitario della ditta in questione mostra pagamenti per un ammontare complessivo di 873mila
euro per i quali non è stato possibile ottenere chiarimenti dall'Azienda né rintracciare il sottostante atto
contrattuale relativo alla differenza di pagamenti 873mila e i 220mila dovuti».
LE LISTE D'ATTESA Per abbattere le liste d'attesa nel corso degli anni la Asl ha rilasciato una serie di
autorizzazioni all'attività intramoenia, cioè la possibilità ai medici di svolgere visite private all'interno della
struttura. I pochi controlli e una deregulation hanno però portato a due paradossi secondo gli ispettori: le liste
di attesa sono aumentate e alcuni medici hanno lavorato più privatamente che nel pubblico. «L'operazione scrivono comporta riflessi negativi sulle liste di attesai cui tempi, di conseguenza, tendono ad allungarsi
invece che a essere abbattuti. Con la motivazione di abbattere le liste di attesa, tra l'altro non proprio critiche,
l'Azienda ha provveduto al rilascio di eccessive autorizzazioni all'esercizio delle prestazioni aggiuntive in
libera professione aziendale senza il rispetto dei criteri imposti dal quadro normativo: carenza di organico,
temporaneità, urgenza, abbattimento liste di attesa».
Qualche esempio. Nella cardiologia a fronte di 861 prestazioni per ciascun singolo dirigente, un medico ne
ha svolte 785 in intramoenia. In Ostetricia a fronte di 986 prestazioni "pubbliche" due medici ne hanno
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LA RELAZIONE
29/07/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 1
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registrate «2.096 e 1.468 private, che sono nettamente superiori al limite massimo di 986,57 prestazioni
medie rese in attività istituzionali».
LE ASSUNZIONI Il ministero interviene anche sul discorso delle stabilizzazioni stigmatizzando però quanto
accaduto nella Asl di Bari. «Le assunzioni a tempo determinato - scrivono - o con contratti di co.co.co più
volte rinnovati, in alcuni casi sono avvenute senza alcuna selezione pubblica ma per chiamata diretta.
Violazioni che prefigurano i presupposti fondamentali che rendono illegittime le stabilizzazioni e determinano
responsabilità a carico dei dirigenti che hanno autorizzato le assunzioni». È vero però che c'è un contenzioso
in corso perché è stata la Regione ad autorizzare la sanatoria, ma «qualunque sarà il giudizio di merito sulla
questione - concludono gli ispettori - si ravvisano comunque responsabilità aziendali nell'utilizzo del lavoro
flessibile senza aver prima dimostrato di aver raggiunto la piena utilizzazione della capacità produttiva».
Foto: IL MINISTRO Beatrice Lorenzin: è stato il ministero della Sanità a fare una relazione dopo i controlli a
campione sulle spese della Asl di Bari (nella foto sotto, la sede). Sotto accusa i rimborsi gonfiati ai medici e
alle strutture private elargiti dall'azienda sanitaria
29/07/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 3
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Morì dopo tre interventi al rene indagati pure i medici di Manduria
SI ALLARGA l'indagine sulla morte di Valeria Lepore, la ragazza di 27 anni, deceduta dopo essere stata
ricoverata per l'asportazione di un calcolo renale. Saranno iscritti nel registro degli indagati infatti anche i
medici dell'ospedale di Manduria che nella notte tra l'11 e il 12 luglio scorsi hanno prestato le prime cure a
Valeria Lepore. Il pm Fabio Buquicchio aveva fissato per ieri mattina il conferimento dell'incarico per
l'autopsia, notificando l'avviso alla famiglia e agli 11 medici (indagati) dell'ospedale Santissima Annunziata di
Taranto dove la ragazza è stata ricoverata per due giorni e sottoposta a due dei tre interventi. Su
sollecitazione dei legali della famiglia, il pm ha poi deciso di estendere gli accertamenti ai medici dell'ospedale
di Manduria che hanno avuto in cura la ragazza. Ha rinviato quindi il conferimento dell'incarico al prossimo
primo agosto. Entro quella data dovrà identificare e indagare i sanitari coinvolti e allegare agli atti del
fascicolo le cartelle cliniche sequestrate dalla Procura di Taranto (dove i familiari avevano sporto denuncia
prima che la ragazza morisse).
La ragazza era vacanza con la famiglia a San Pietro in Bevagna, quando ha avvertito un dolore al fianco
destro.
A Manduriai medici hanno diagnosticato una colicae hanno disposto il trasferimento all'ospedale "Santissima
Annunziata" di Taranto. Dopo un duplice intervento, però, la donna è entrata in coma ed è morta dopo quattro
giorni.
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L'INCHIESTA/ DONNA DECEDUTA A TARANTO
29/07/2014
La Repubblica - Firenze
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La Toscana prima contro il far west
Approvata la delibera che regola gli interventi nelle cliniche private, convenzionate e nel pubblico "Non è una
fuga in avanti, le norme avranno valore fino a che il governo non emanerà una propria direttiva" LA REGIONE
(l.m.)
LA TOSCANA è stata la più rapida a fissare le regole per la fecondazione eterologa. Uno scatto in avanti. Ieri
infatti è stata approvata dalla Regione una delibera che, come dice l'assessore alla Sanità Luigi Marroni è
«un ponte sicuro» in materia di procreazione medicalmente assistita. Vengono fissate regole per i centri, per
le professionalità che devono contenere e anche per i donatori (la donazione di spermatozoi o ovuli deve
essere rigorosamente gratuita).
«La delibera - ha spiegato l'assessore Marroni - riempie lo spazio di incertezze che si è aperto dopo la
sentenza della Corte Costituzionale. La Toscana ha deciso di intervenire, dettando direttive certe destinate ai
centri privati, privati accreditati e pubblici operanti in regione, in attesa delle determinazioni del governo ed
evitare un far west in una materia così delicata».
Il responsabile regionale della Sanità poi elogia il governo per come sta affrontando la materia e precisa che
«le norme contenute nel nuovo provvedimento avranno valore fino a che il governo non emanerà la propria
direttiva». Insomma è un contributo, ha detto il presidente Enrico Rossi, «non una fuga in avanti, ma
semplicemente un modo per mettere sullo stesso piano privato e pubblico.
Il privato potrebbe già operare senza le regole». Adesso si può scegliere partendo da una uguale linea di
partenza.
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La fecondazione eterologa
29/07/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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Via libera all'eterologa, la Toscana anticipa il governo
Costerà 500 euro nei centri pubblici. Donatori anonimi e con il limite di 35 anni per le donne e 50 per gli
uomini
CATERINA PASOLINI
ROMA. In attesa che si muova il governo, è la Toscana la prima regione a dare il via libera, con tanto di
delibera e linee guida, alla fecondazione eterologa. Costerà sui 500 euro nei centri pubblici, verrà inserita a
settembre nei Lea (i livelli essenziali di assistenza), sarà fatta graziea donatori anonimi (finoa 35 anni per le
donne e fino a 50 per gli uomini) e con al massimo sei bambini per donatore. Donatore che riceverà al
massimo un rimborso per una giornata lavorativa persa. Altri gameti verranno recuperati grazie all' egg
sharing delle donne che si sottopongono alla fecondazione assistita e pronte a regalare gli ovuli non utilizzati.
Prima - nel 2000 - ad inserire la fecondazione assistita nei Livelli essenziali di assistenza, la Regione
Toscana ha dunque approvato ieri all'unanimità le linee guida destinate ai 22 centri pubblici e privati, «per
evitare il Far west» ha detto l'assessore alla sanità Marroni. Aggiunge il presidente della Regione Enrico
Rossi: «Erano passati diversi mesi dalla sentenza della Consulta, i privati cominciavano a muoversi, ma le
famiglie hanno diritto ad un servizio pubblico, qualcosa bisognava fare per regolamentare. Comunque non è
una fuga in avanti, non c'è scontro col ministero della Sanità, anzi mi risulta noi siano più restrittivi in alcune
cose come il numero dei bambini per donatore».
La delibera spiega che queste linee guida decadranno o verranno adeguate quando arriveranno le
indicazioni nazionali. Che non dovrebbero tardare. Questo pomeriggio il ministro Lorenzin verrà ascoltata in
commissione Affari sociali, dove presenterà il frutto del lavoro degli esperti sull'eterologa. E dal ministero
confermano che è già pronto uno schema di decreto legge che dovrebbe essere proposto questa settimana o
al massimo martedì al consiglio dei ministri. Il cui punto fondamentale, dopo giorni di dibattito,è che il
donatore sarà e resterà anonimo nell'identità personale, si potrà risalire all'identità genetica solo nel caso in
cui il piccolo nato abbia bisogno di un trapianto di midollo. Nessun incontro, nessun rapporto di parentela,
insomma, tra chi ha donato un gamete e il bambino nato dalla coppia che si è sottoposta all'eterologa. A
differenza dei toscani, l'età del donatore scende a 40 anni mentre il numero di bambini passa da 6 a 25.
Continua Rossi: «Questa dell'eterologa è stata una lunga vicenda dolorosa, bisognava dare risposta alle
migliaia di persone in attesa che negli anni passati erano andate all'estero in cerca di un figlio. È stata una
ferita costringere aspiranti genitori a spendere soldi e sottoporsi a trasferte mentre il sistema sanitario
pubblico e privato italiano era pronto e capace. Forse finalmente siamo alla fine delle battaglie ideologiche,
per il bene della gente».
Foto: Enrico Rossi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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IL CASO / IL GOVERNATORE ROSSI: NESSUNA FUGA IN AVANTI, COSÌ EVITIAMO L'ANARCHIA
29/07/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 11
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"Si è tolta la vita per la negligenza di cinque sanitari"
Il pm indaga due medici e tre infermieri di Villa Turro lasciarono un accendino vicino al letto della paziente
SANDRO DE RICCARDIS
RICOVERARLA in ospedale era stato l'estremo tentativo di proteggerla da se stessa, da quegli atti di
autolesionismo che aveva già compiutoe che potevano ucciderla.E invece proprio in ospedale, A. P., una
donna di 54 anni ha fatto quello che, a casa, suo marito era strenuamente riuscito a evitare: trova un
accendino, si da fuoco e muore per le ustioni dopo due settimane di agonia.
Per «aver lasciato negligentemente in uso alla vicina di letto» un accendino, la procura ha indagato due
medici e tre infermieri del reparto di psichiatria dell'ospedale Villa Turro, in servizio il giorno della tragedia, l'11
luglio 2012. I cinque sanitari, ha scritto il pm Ferdinando Esposito nell'avviso di conclusione delle indagini che
precede la richiesta di processo, «omettevano, imprudentemente e negligentemente, di assicurare la dovuta
vigilanza del paziente non impedendo che la vicina di letto detenesse l'accendino, in palese violazione sia del
regolamento di reparto che vieta la detenzione di oggetti che possano costituire fonte di rischio, sia delle
direttive del ministero della Sanità».
La donna era ricoverata con la "diagnosi di Cotard", una rara patologia nota anche come "Sindrome
dell'uomo morto", perché fa credere al malato di essere già morto. Il marito aveva deciso di andare in anticipo
in pensione per poterla controllare giorno e notte. A casa, aveva blindato porte e finestre, montato le
inferriate, eliminato ogni oggetto pericoloso. Poi, la famiglia aveva deciso di portarla a Villa Turro per eseguire
trattamenti di elettroshock - poi ritenuti dai medici non praticabili - nella speranza che potessero mitigare gli
impulsi suicidi. Anche in clinica, però, la donna aveva tentato di uccidersi usando l'uncino di un appendiabiti.
E nonostante suo marito avesse chiesto espressamente di evitare ogni contatto con accendini, la signora ne
ha trovato uno nel cassetto vicino al letto: ha dato fuoco alla sua maglietta, poi le fiamme hanno avvolto il
corpo, lasciandole gravissime ustioni. «La paziente richiedeva un controllo costante - dice l'avvocato Maurizio
Basile, che assiste la famiglia della donna - Come mai non ci si è accorti degli oggetti in camera?». La
famiglia accusa anche l'ospedale di aver scoperto il fuoco in reparto solo dopo diversi minuti, quando la
donna era già gravemente ustionata. Per questo il legale ha sporto denuncia contro la clinica, che dichiara di
essere «fiduciosa nell'attività della magistratura» e di «attendere gli esiti dell'inchiesta». È stata poi una
consulenza tecnica disposta dal pm Esposito a convincere la procura di «un grave difetto di sorveglianza»
verso la paziente. Per l'entità delle ustioni, la donna verrà trasferita all'ospedale Maria Adelaide di Torino,
dove morirà sedici giorni dopo.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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La città
29/07/2014
La Repubblica - Napoli
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Falsi incidenti, la Procura indaga su 2 medici dell'ospedale Maresca Il
manager li sospende subito: rischiano fino al licenziamento
GIUSEPPE DEL BELLO
MEDICI dell'Agostino Maresca di Torre del Greco sotto inchiesta. Una ulteriore tegola si abbate sul presidio
vesuviano, sempre in bilico tra la riconversione e un annunciato e mai realizzato potenziamento. Referti falsi,
finte visite, radiografie sostituite.
Specialisti che sottoscrivono fratture che non ci sono e prognosi di guarigione per patologie camuffate. Una
truffa in piena regola per estorcere danaro alle compagnie di assicurazioni.
Un copione già visto in Campania che si ripete grazie allo stesso meccanismo: sfruttare la denuncia di un
sinistro (talvolta organizzato a tavolino) per riscuotere un indennizzo per lesioni. False, ma certificate da
medici compiacenti. Basta poco (ma tanti complici) per mettere in scena la commedia.
Il primo step della truffa è il pronto soccorso. Qui, i finti traumatizzati dichiarano di essere rimasti vittima di un
incidente stradale e riferiscono al medico di turno sintomi fisici causati da lesioni. A sua volta, il sanitario
complice spedisce il paziente in altri servizi di diagnostica strumentale per ottenere una conferma alla
diagnosi sospetta. In questo caso, probabilmente con l'ulteriore connivenza di altri specialisti, l'obbiettivo è
raggiunto grazie a un documento inoppugnabile che certifica il falso. Per esempio, una radiografia di un altro
paziente. La delicata indagine, ancora in corso e partita dalla procura di Torre Annunziata diretta da Sandro
Pennasilico, ha per ora fatto scattare due avvisi di garanzia per altrettanti camici bianchi dell'ospedale
torrese.
I professionisti, entrambi in servizio nella divisione di Chirurgia generale e pronto soccorso, sono stati
sospesi dal manager della Asl Napoli 3 Sud Maurizio D'Amora. Per uno di loro, tra l'altro recidivo, la sanzione
di sospensione con stipendio ridotto a un quinto (come prevede la legge), durerà quattro mesi. Gli inquirenti
sono sulle tracce del cervello dell'organizzazione che coinvolge sicuramente altri specialisti del Maresca, ma
che sarebbe esterno all'ambiente sanitario. L'amministrazione dell'azienda diretta da D'Amora si riserva,
qualora le indagini accertassero ulteriori responsabilità dei suoi dipendenti, di adottare provvedimenti
disciplinari ancora più drastici. Fino al licenziamento.
Probabilmente l'accusa di associazione per delinquere potrebbe scattare per almeno cinque medici, tutti
collegati tra loro.
L'inchiesta segue, a pochi mesi di distanza, quella che coinvolse vari medici dell'ospedale Santa Maria della
Pietà di Nola e del territorio, avvocati, giudici di pace, falsi testimoni e periti assicurativi. Anche allora la
megatruffa era a danno delle assicurazioni e dal magistrato furono richiesti 196 provvedimenti di custodia
cautelare.
Foto: L'ospedale Maresca
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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TORRE DEL GRECO
29/07/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 2
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Saitta, accuse a Cota "Sulla Città della Salute ha perso quattro anni"
Chiamparino: "La faremo ma cambierà nome Sarà all'ex Fiat Avio, chiederò i fondi a Renzi"
(s. str.)
LA GIORNATA SULLA Città della Salute si sono buttati via dodici anni, di finanziamenti neppure l'ombra.
Sergio Chiamparino però non vuole gettare la spugna, punta in alto e vuole andare direttamente da Matteo
Renzi a chiedere risorse per realizzare un progetto che ha l'ambizione di essere «di valore nazionale».
La versione low-cost delle torri chirurgiche sull'area Molinette non interessa, quel progetto viene
abbandonato e l'assessorato alla Sanità lavora sin da oggi per un grande polo di cura e ricerca,
probabilmente nell'area di Fiat Avio come il presidente della Regione aveva prospettato in campagna
elettorale.
Antonio Saitta, assessore alla sanità della Regione, non usa mezzi termini sul passato. Ieri mattina, al
termine della giunta regionale, ha denunciato il totale fallimento della giunta Cota, incapace di portare anche
solo al nucleo di valutazione del ministero il progetto definitivo con la richiesta di finanziamenti per il polo
sanitario a cui Torino e il Piemonte ambiscono sin dai tempi della Bresso. Neppure la Città della Salute di
Novara ha per ora finanziamenti, aggiunge Saitta, «ma in quel caso almeno il progetto era stato presentato
ed è al vaglio del nucleo di valutazione. Per Torino non abbiamo trovato neppure la delibera. Finora si è
andati avanti producendo uno studio dietro l'altro senza però chiedere i finanziamenti per tradurre i progetti in
pratica». Alla vigilia dell'incontro romano del "Tavolo Massicci" sui conti della nostra sanità previsto per
questa sera - riunione congiunta di ministero dell'Economia e della Salute, in cui esordirà il neo-direttore
Fulvio Moirano - il tema è dunque capire quale sia la strada da imboccare per uscire dal cul de sac attuale.
I PUNTI LE ATTIVITÀ Nel maxicentro sanitario troveranno spazio anche la ricerca, la didattica e un
incubatore d'imprese LA CURA Il polo, a rilevanza nazionale, sarà dedicato agli interventi sanitari
d'eccellenza e avrà 700 - 1000 posti IL NOME Scompare il nome "Città della salute": la nuova struttura si
chiamerà «Bioparco tecnologico sanitario»
PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.piemonte.it www.unito.it
Foto: DA VALORIZZARE L'ingresso delle Molinette. In basso a sinistra, una delle nuove sale operatorie
inaugurate in giugno
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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La nuova Regione
29/07/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 2
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Mille posti per il "Bioparco sanitario" con didattica e incubatore d'imprese
Nel frattempo però vanno anche messe in sicurezza le Molinette sempre più vecchie e a rischio Zanetta,
direttore dell'ospedale: servono 20 milioni l'anno solo per "tappare i buchi"
SARA STRIPPOLI
ISOLDI li chiediamo a Renzi, ma nel frattempo il nome è cambiato. La Città della Salute adesso è il Bioparco
tecnologico sanitario, come lo chiama Sergio Chiamparino.
Un ospedale dedicato agli interventi sanitari d'eccellenza fra 700 e 1000 posti, da realizzare probabilmente
nell'area dell'ex Fiat Avio, che era anche l'ipotesi presentata dal candidato presidente in campagna elettorale.
Un grande polo che dovrà necessariamente contenere l'attività didattica, come da tempo chiede l'Università
degli Studi. Un piano che dovrà però anche chiarire le soluzioni correlate per la collocazione delle aree
riservate alla ricerca e all'incubatore d'imprese, altro tassello indispensabile di un centro sanitario
all'avanguardia capace di attirare risorse.
Al nuovo progetto lavorerà l'assessorato alla sanità in collaborazione stretta con l'azienda diretta da
Giampaolo Zanetta, l'Università e la scuola di medicina. Ognuno per la sua parte, contribuendo così a definire
come dovrà inserirsi il nuovo Bioparco all'interno del sistema sanitario piemontese. Cosa fare ad esempio
delle vecchie Molinette, dove potrebbe restare un presidio sanitario per gli interventi ordinari? Come
distribuire i 1300 posti della Città della Salute attuale? L'obiettivo è arrivare in autunno ad avere un
«documento programmatico» che, spiega Saitta «è l'atto indispensabile per poter richiedere i finanziamenti
statali. Vogliamo che il polo sanitario piemontese sia considerato un'opera di interesse nazionale considerato
il riconoscimento che la sanità della nostra regione ha sempre ottenuto nel panorama italiano».
Al termine dell'incontro fra Regione e Università, il direttore della scuola di medicina Ezio Ghigo dice di
essere soddisfatto per l'avvio di un percorso condiviso che dopo anni di vana attesa si augura sia il più veloce
possibile. Poi aggiunge altri dettagli che stanno a cuore all'Ateneo: «La didattica dovrà insediarsi all'interno
dell'area dove si intende costruire, mentre la ricerca potrà svilupparsi nell'area fra via Nizza e il Lingotto.
Quanto all'incubatore di imprese l'Università sta già lavorando ad un centro Politecnico-biomedico che potrà
integrarsi perfettamente con il nuovo polo sanitario».
Le idee non mancano. Resta però aperta la non irrilevante questione delle condizioni di vetustà delle attuali
Molinette e la necessità di intervenire in attesa che i tempi lunghi della burocrazia consentano di realizzare il
progetto. Nei giorni scorsi Giampaolo Zanetta aveva chiarito di aver calcolato la spesa: 20 milioni all'anno di
manutenzione soltanto per «tappare i buchi», che di mese in mese diventano sempre più importanti.
Quella delle risorse per mettere in sicurezza l'ospedale è la seconda parte della missione di SaittaChiamparino: «C'è un problema urgente di edilizia sanitaria che sottoporremo al governo, ed è quello della
sicurezza - spiega l'assessore- abbiamo chiestoa Zanetta di mettere in campo tutte le strategie per
recuperare risorse interne all'azienda ma contiamo di ottenere fondi anchea Roma. La sicurezza degli
ospedali non può non essere considerata una priorità dal governo». Nel vertice che si è svolto ieri in piazza
Castello c'era anche il rettore Gianmaria Ajani: «Giudichiamo positivamente - dice - l'idea che la giunta
regionale punti ad un progetto di valore nazionale».
Foto: ASSESSORE Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità
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IL RETROSCENA
29/07/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 13
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n Un massimo di 25 nati per ogni donatore, in non più di dieci famiglie. È il tetto fissato dal tavolo tecnico di
esperti riunito dal ministero della Salute sulla fecondazione eterologa. Sono consentiti, dunque, anche fratelli
o sorelle dallo stesso donatore. «Il limite al numero di nati per ciascun donatore/ donatrice - si legge nel
documento finale del gruppo di lavoro - deve basarsi su considerazioni epidemiologiche, che, già effettuate in
altri paesi, limitano a circa 25 le nascite per una comunità di circa un milione di abitanti (nascite in un numero
di famiglie non superiore a 10, consentendo la possibilità di un ulteriore concepimento dallo stesso
donatore/donatrice per la stessa coppia rice- vente) mantenendo, in tal modo, inalterato, il rischio di incontro
involontario tra consanguinei». Ogni coppia che accederà alla fecondazione eterologa potrà avere più figli
nati dallo stesso donatore biologico. Gli esperti indicano di consentire «la possibilità di ulteriori concepimenti
dallo stesso donatore/donatrice per la stessa coppia ricevente». Queste indicazioni potrebbero essere accolte
dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che annuncia di avere pronto «uno schema di decreto legge per
regolamentare questo nuovo percorso di fecondazione assistita». Il provvedimento potrebbe essere pronto
per il varo del Consiglio dei ministri di questa settimana.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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La preparazione del decreto legge «Venticinque nati per ogni donatore»
29/07/2014
La Stampa - Torino
Pag. 45
(diffusione:309253, tiratura:418328)
ALESSANDRO MONDO
Dice che i funzionari del Ministero hanno allargato le braccia, fissandolo con area stranita. Non ci sono fondi
per realizzare le Città della Salute di Torino e di Novara. Nel caso di Torino, «al Ministero non ho trovato
nessuna traccia del progetto, nessuna ipotesi, nessun piano: soprattutto, nessuna domanda di
finanziamento». In una parola, al Nucleo di valutazione non ne sanno nulla. Tempo perso
È lo sconsolante bilancio degli ultimi dodici anni - dodici anni di confronti, dibattiti, polemiche, masterplan che
si allungano e si accorciano come fisarmoniche, aree individuate e poi sconfessate (Grugliasco, Collegno,
Molinette, ora si propende per l'ex-Fiat Avio) - comunicato da Antonio Saitta al termine della giunta regionale.
Soldi persi
Chi tardi arriva, male alloggia: «La conseguenza di dodici anni di parole è che i fondi concordati nel 2007 tra
la Regione e lo Stato sono stati utilizzati dal Governo per appaltare altre opere pubbliche nel resto d'Italia».
In una parola, tenetevi forte, si riparte (quasi)da zero. Con la Regione determinata «ad assumersi la
responsabilità diretta del percorso». Punto a capo
È la prima notizia dell'incontro tra Chiamparino, Saitta, Gianmaria Ajani ed Ezio Ghigo: rettore dell'Università
il primo, direttore della scuola di Medicina il secondo. Presente Gian Paolo Zanetta, direttore dell'azienda
ospedaliera. «Entro l'autunno - spiega Chiamparino - delibereremo il "documento programmatico della Città
della Salute", indispensabile per richiedere finanziamenti statali e definire un documento che quantifichi le
esigenze prioritarie». Nuovo approccio
Il tutto sulla base di un approccio nuovo, anticipato al «tavolo Massicci» che oggi si riunirà a Roma per
valutare il rispetto del piano di rientro del deficit da parte del Piemonte: Fulvio Moirano, neodirettore della
Sanit à regionale, si presenterà con la delibera, appena approvata, che riorganizza le Asl per una gestione
più razionale degli appalti. «Per riavviare subito una razionale iniziativa politica verso il Governo per il
finanziamento bisogna assumere almeno due decisioni - premette Saitta -: definire gli obiettivi che si vogliono
raggiungere con la Città della Salute e individuarne la localizzazione. Non occorrono ulteriori studi, basta
definire velocement e quale deve essere la missione». Emergenza sicurezza
Da questa impostazione discendono due linee di azione politica: un fronte è rappresentato dalla Città della
Salute, che deve diventare un tema di politica sanitaria nazionale «per le riconosciute eccellenze esistenti in
Piemonte»; l'altro, ancora più urgente, è quello dell'edilizia sanitaria, con riferimento alla necessità di trovare
brevi tempore fondi per garantire la sicurezza degli ospedali esistenti. In primis le Molinette, oggetto lo scorso
anno di un clamoroso «j'accuse» alla Regione da parte degli stessi medici. Vedremo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Città della Salute senza fondi Per Roma il progetto non c'è
29/07/2014
La Stampa - Torino
Pag. 45
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Cavallera: il ministero conosce bene il caso-Torino
«Non sarà che Saitta ha bussato alla porta del Ministero sbagliato, come fece il ministro Madia all'inizio del
suo mandato?».
La battuta di un esponente della vecchia maggioranza in Regione, trincerato dietro l'anonimato, rende il
senso della prossima «querelle» innescata dall'attuale assessore alla Sanità sulla Città della Salute di Torino:
niente fondi e, prima ancora, nemmeno l'ombra di un progetto sottoposto a Roma. Mistero.
Ugo Cavallera, uno dei molti predecessori di Saitta all'assessorato di corso Regina Margherita, ci mette la
faccia: «Questa cosa mi fa specie. Il Nucleo di valutazione del Ministero conosce bene la situazione delle
Città della Salute di Torino e di Novara, quest'ultima in fase progettuale più avanzata». E Torino? «Al
Ministero era stato presentato il primo masterplan, ritenuto non idoneo al finanziamento. Da qui la
predisposizione di un progetto per gradi, basato sulla realizzazione della prima torre chirurgica, con tanto di
documentazione pronta. Certo: se ogni giunta che arriva parte da capo, ridiscutendo l'area, non si andrà mai
avanti. È come a Monopoli». Concetto ribadito da Angelo Del Favero, già direttore della Città della Salute
(quella esistente) ed ora a capo dell'Istituto superiore di Sanità: mi risulta che la Regione avesse trasmesso la
documentazione. Io stesso ho partecipato a due incontri con il Nucleo di valutazione del Ministero,
verbalizzati, per discutere il masterplan generale realizzato dall'Aress e poi quello più analitico. Tra l'altro,
all'epoca c'era la forte competizione di Padova, ora venuta meno. Se la Regione si mette seriamente al
lavoro, ci sono le condizioni per arrivare a dei risultati concreti». [ALE.MON]
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La polemica
29/07/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Eterologa, 25 bimbi per ogni donatore
Ad ogni coppia sarà possibile avere più bambini "fratelli" nati grazie ai gameti della stessa persona. Limiti
sull'anonimato La Toscana, per prima, ha fissato le regole per la fecondazione Pronto il decreto Lorenzin, il
varo dal Consiglio dei ministri BANCA DATI PER EVITARE INCROCI TRA CONSANGUINEI OGGI
AUDIZIONE ALLA CAMERA DEL MINISTRO
Carla Massi
R O M A Fecondazione eterologa, la prima regione a darsi regole è la Toscana. Prima ancora che escano le
linee guida del ministero della Salute fissando regole e limiti. I centri hanno già i requisiti per effettuare la
procreazione assistita da donatore. «Qui abbiamo già recepito le direttive della Ue e il sì del Centro nazionale
trapianti», fa sapere la presidente dell'Associazione dei centri di procreazione medicalmente assistita (Cecos)
Elisabetta Coccia. LA POLEMICA Non è una fuga in avanti, precisa il presidente della Regione Enrico Rossi,
ma un «modo per mettere sullo stesso piano pubblico e privato». Superando, così, di fatto la polemica sul
vuoto normativo che si sarebbe creato dopo la sentenza della Corte Costituzionale che, ad aprile, ha
cancellato il divieto di poter effettuare in Italia la fecondazione eterologa. Per la giunta toscana «non sussiste
alcun vuoto che richiesta interventi legislativi per ciò che riguarda la donazione dei gameti» La Toscana prima
del decreto legge. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato che lo schema del testo che
regolerà l'eterologa è pronto. Potrebbe essere già pronto per il varo del Consiglio dei ministri questa
settimana. Un commento sulla Toscana: «L'iniziativa della Regione dimostra - parole del ministro Lorenzin come sia necessario intervenire con la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace su tutto il
territorio nazionale, per evitare disparità di trattamento». Oggi audizione del ministro alla Camera. NUCLEI
FAMILIARI Ogni coppia che arriverà alla fecondazione eterologa potrà avere più figli dallo stesso donatore o
dalla stessa donatrice. Non sarà, comunque, possibile superare il numero di 25 per ciascuna persona che
offre i suoi gameti. «Venticinque nascite - spiegano gli esperti del tavolo di lavoro ministeriale - per una
comunità di un milione di abitanti, mantenendo, così, inalterato il rischio di incontro involontario tra
consanguinei». Si ipotizza, dunque, un limite di nuclei familiari creati da ogni donatore «perché se una coppia
ha un figlio con una donazione di gameti e poi decide, successivamente, di avere un altro bimbo - fa sapere
Luca Gianaroli, presidente della Società italiana studi di medicina della riproduzione - non può esserci un
limite di donazioni che possa impedire di avere un piccolo che sia, in qualche modo, "fratello" del primo
nato». Questo per avere bambini che abbiano in comune il patrimonio genetico. Andranno anche definite le
norme (ma anche uno specifico capitolo di spesa) per la creazione di biobanche all'interno del servizio
sanitario nazionale per l'eterologa. LA MALATTIA Certo è che non potranno mai essere rivelati i dati dei
donatori. Un'unica eccezione: in caso di gravissime e straordinarie esigenze sanitarie. Queste e solo queste
potranno giustificare la deroga dall'anonimato per far conoscere soltanto l'identità genetica/biologica e non
quella biografica. La registrazione del profilo familiare del donatore permetterà, così, di evitare, proprio
attraverso l'incrocio dei dati il rischio di utilizzare, per la donazione, gameti di un consanguineo del ricevente.
Il donatore riceverà una forma di "rimborso" che dovrà essere rigidamente regolamentata dal momento che
offrire i gameti deve avere un valore meramente solidaristici. Come è già prevista per il sangue ed il midollo.
Nodo centrale, quella dell'idoneità dei donatori. Nel provvedimento toscano questa «è codificata in base alla
congruità di parametri». A cominciare dall'età: tra i 18 e i 35 anni per le donne mentre fino a 50 anni per gli
uomini. Nessun donatore potrà risalire alla coppia ricevente.
Le tappe
La Corte Costituzionale cancella il divieto Ad aprile la Corte Costituzionale ha cancellato, dalla legge 40, il
divieto di effettuare in Italia la fecondazione eterologa. Quella che permette le donazioni di gameti da parte di
un uomo o di una donna estranei alla coppia accertata come sterile.
A luglio le prime gravidanze in Italia A giugno il via libera alla fecondazione eterologa in Italia. Poco più di
un mese dopo le prime gravidanze in Italia. Se ne sono contate 4. La maggioranza sono state frutto della
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IL CASO
29/07/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 17
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donazione di ovociti sovrannumerari di donne sottoposte a fecondazione.
Le linee guida per tutto il paese Entro la fine di luglio il provvedimento (uno schema di decreto legge) sulla
fecondazione eterologa del gruppo di lavoro del ministero della Salute dovrebbe essere varato dal Consiglio
dei ministri per uniformare le regole in tutte le Regioni.
Foto: L E NORME Non deve essere possibile per il donatore risalire alla coppia ricevente
29/07/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 27
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Tagliata la salute, ma sui denti non si scherza
Alessandro Bontempi
La crisi colpisce anche la salute. Sono sempre più numerosi, infatti, gli italiani che per risparmiare tagliano
sulle spese mediche. Secondo le ultime stime del Censis, sono più di 9 milioni. E il trend pesa anche sulle
assicurazioni, con una diminuzione delle famiglie in possesso di almeno una polizza malattia o infortuni: in
due anni, tra il 2010 e il 2012, il calo è passato dal 5,5% al 4,3%. Una flessione che riguarda tutto il Paese,
ma che appare più marcata al Centro, dove la percentuale dei nuclei familiari assicurati è scesa di oltre due
punti. «La minore disponibilità economica - spiega Fiammet ta Fabris, direttore generale di UniSalute, la
compagnia del Gruppo Unipol specializzata in assistenza sanitaria - fa crescere l'attenzione verso coperture
sanitarie individuali monoprestazione e componibili (odontoiatria, fisioterapia, diaria, visite e via dicendo) in
un'ottica di modello personalizzato in base alle proprie esigenze». Il nuovo approccio delle assicurazioni
punta così a offrire piani accessibili che, a prezzi contenuti, preservino la garanzia di qualità nelle cure. La
maggiore attenzione al bilancio familiare, infatti, non incide sull'interesse verso questo nuovo tipo di coperture
assicurative, che è invece in evoluzione. Una ricerca dell'Osservatorio Sanità di UniSalute ha evidenziato che
un italiano su quattro nell'ultimo anno ha rinunciato alle cure dentistiche, e il 37% lo ha fatto per motivi
economici. Quasi uno su due, tuttavia, si è detto interessato a una polizza sanitaria odontoiatrica.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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La crisi costringe a risparmi pericolosi
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Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 28
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Cara Ministra della Salute pubblica
Roberto Gervaso
Cara Ministra, non sono l'avvocato di ufficio di nessuno. Difendo solo il merito, i valori e le gerarchie fondate
su questi e su quello. Premetto che il Professor Franco Romeo tre anni fa, mi ha salvato la vita (se abbia fatto
bene non lo so), prendendomi (le sembrerà strano) per i capelli. L'ha salvata a me, sulla soglia di un arresto
cardiaco, e l'ha salvata (statistiche cantano), a migliaia di altri pazienti. E' un uomo schivo, di poche parole e
di molti fatti, che viene dalla gavetta, come tutti dovrebbero venire, e non dai Parioli. Non ha mai chiesto
niente a nessuno e nessuno gli ha mai dato niente gratis, neanche un sottosegretariato. E' considerato
(Internet docet) uno dei massimi cardiologi contemporanei, allievo del Professor Attilio Reale e collaboratore
di quel grande che è Jay Mehta. La Società scientifica internazionale di cardiologia lo porta in palmo di mano
e non perde occasione di onorarlo. Questa non è un'arringa di cui uno scienziato come Romeo non ha
bisogno e di cui io non sono uno specialista. E' un monito a lei, cara amica, che un miracolo politico insinuano perfidamente i maligni- ha elevato all'altare da cui pontifica con grazia e al pergamo, da cui con
amabilità predica l'eccellenza e l'efficienza delle nostre più sgangherate istituzioni: quelle sanitarie. Lei ha
tutte le carte in regola (e, forse qualcuna in più) per fare quello che fa e che Ippocrate non saprebbe fare
meglio. Il suo curriculum - mi dicono - è degno di quello di madame Curie, due volte Nobel, travestita da
Elisabetta I d'Inghilterra. E' molto carina (il che non guasta) e il savoir-faire non le manca. Era una fedelissima
di Berlusconi cui tanti fedelissimi hanno voltato le spalle, per entrare alla corte di quegli apostati, di cui
Angelino Alfano ("a dir le mie virtu' basta un sorriso") è l'indiscusso leader, l'infallibile oracolo, l'El Cid senza
macchia e senza paura, il fulmine di guerra. Enrico Letta, (il nipote dello zio), di cui si sono perse le tracce e il
cui destino è affidato a "Chi l'ha visto" le cucì sul petto le corrusche greche di ministro della Salute. Una scelta
scevra di calcoli politici, di valutazioni che non fossero un omaggio, un tributo al merito. Beatrice (posso
chiamarla cosi?) è piena di idee che prima o poi, tradurrà in fatti e riforme. Vive per i malati e se non è riuscita
a guarire il più grave, quello che le è stato affidato, è perché neanche lei, come Renzi e Grillo, ha la bacchetta
magica. Ho letto sui giornali che ha evirato il Consiglio superiore della Sanità, cacciando, in nome delle quote
rosa, alcuni prestigiosi componenti, fra cui il più prestigioso Franco Romeo, responsabile del Dipartimento di
Cardiologia e di quello di Emergenza di Tor Vergata. E' stato, fino a pochi mesi fa, Presidente della
Federazione Italiana di Cardiologia e, dal prossimo dicembre sarà Presidente in carica della Società Italiana
di Cardiologia. Eletto nel board della Società Europea di Cardiologia, è stato per dieci anni professore di ruolo
aggiunto non visiting - presso l'Università dell'Arkansas. Perché la ministra lo abbia, con questi titoli,
estromesso dal Consiglio superiore, non lo so. Non lo so io, ma, forse, lei, cara ministra, lo sa e anche bene.
Le sarei infinitamente grato se, a stretto giro di posta elettronica (segreteria@gkfcomunicazione. it) mi
facesse avere i curricula dei nuovi eletti e le sue valutazioni. Con la deferenza di sempre, mi voglia Suo
Humilissimo Roberto Gervaso P.S. Il 24 luglio ho partecipato a uno straordinario congresso, non
sull'allevamento dei corvi indiani in Val di Fiemme, ma sulla prevenzione del cancro, organizzato al Ministero
della Salute (il suo Ministero), dal principe degli oncologi italiani, il professor Franco Cognetti. Mancava solo
lei. [email protected]
IL GRILLO PARLANTE
L'uomo, non so, ma la donna in politica è sempre al posto giusto
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A tu per tu
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Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Fuorilegge prima di nascere
Eterologa, babele di norme. E il ministero annuncia il decreto in tutta fretta
Francesca Angeli
a pagina 6 Roma Eterologa della discordia. Oggi in Italia si può andare in un centro specializzato e chiedere
la fecondazione attraverso la donazione dei gameti o no? Per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin,
assolutamente no. Occorre attendere il decreto con le linee guida che, annuncia il ministro, «è già pronto». Si
tratta per il momento di uno schema che però sarà sottoposto al consiglio dei ministri in questa settimana. Ma
la verità è che molti centri privati sono già partiti. E intanto la Regione Toscana ha deciso di autorizzare alla
fecondazione con donazione dei gameti i propri centri specializzati (pubblici, privati e convenzionati) con una
delibera regionale esecutiva. Insomma da domani la fecondazione eterologa si potrà ufficialmente fare in
Toscana ma ancora no nelle altre regioni. Un caos frutto anche del braccio di ferro tra i centri e le
associazioni che si occupano di fecondazione e la Lorenzin. Per i primi la sentenza della Consulta, che ha
cancellato il divieto di eterologa introdotto con la Legge 40, ha di fatto automaticamente legittimato la
procedura mentre il ministro ritiene che vada prima regolamentata, soprattutto per esigenze di salute
pubblica, ed ha incaricato una commissione scientifica composta da medici e giuristi di dare indicazioni sulle
regole. Gli esperti hanno già reso pubbliche una serie di regole alle quali i centri specializzati dovrebbero
attenersi per poter essere autorizzati alla procedura. Limiti e paletti simili a quelli di altri paesi europei.
Assoluto anonimato dei donatori ed un limite al numero dei nati per ciascun donatore, indicativamente 25 per
una comunità di circa un milione di abitanti. Sì alla possibilità per una coppia di avere più figli dallo stesso
donatore biologico. Si prevede pure un rimborso per il donatore, analogamente alle donazioni di midollo e di
sangue e la creazione di Bio-banche pubbliche dei gameti in possesso di tutti i dati anamnestici necessari in
caso di esigenze di salute del ricevente. Sono gli stessi esperti poi a sottolineare che in effetti dopo la
sentenza della Consulta «non sussistono particolari impedimenti alla attivazione delle procedure per
l'eterologa». Ma attenzione, quello degli esperti anche se sollecitato dal ministro rappresenta soltanto un
documento di consulenza informale che non ha il valore di un provvedimento legislativo. Queste indicazioni
non rappresentano un via libera per i centri. La Lorenzin infatti ha già ribadito nettamente più volte che è
necessario attendere l'emanazione delle linee guida del ministero prima di partire con l'eterologa e oggi il
ministro sarà in commissione Affari sociali della Camera per un'audizione su questo tema. Diversa la
situazione per la Toscana che a questo punto con l'autorizzazione regionale potrà partire. Non si tratta però,
assicura l'assessore alla Salute toscano Luigi Marroni, di «una fuga in avanti» in contrasto con le decisioni
del governo ma di una necessità perché, «dopo la sentenza della Consulta si è aperto uno spazio di
incertezze». È il presidente della Toscana, Enrico Rossi, a sottolineare che «il privato potrebbe già operare
senza regole» e che dunque non era possibile aspettare ancora per dare norme sicure almeno relativamente
al rispetto dei «protocolli medico-sanitari rigorosi e dell'assoluta gratuità delle donazioni». Rossi assicura che
non appena verranno emanate le linee guida nazionali la Toscana si adeguerà a quelle. L'iniziativa
dell'amministrazione toscana e la segnalazione sul rischio che i privati stiano già operando in assenza di
regole certe è però sicuramente la spia di quanto sta già accadendo: l'eterologa è in realtà operativa in molti
centri. Anche la Lorenzin infatti segnala che «è necessario intervenire con la massima urgenza».
Le «regole» Il limite al numero dei nati Il limite al numero dei nati da ciascun donatore è fissato a 25 per una
comunità di 1 milione di abitanti, con nascite in un numero di famiglie non superiore a 10. È per evitare
l'incontro involontario tra consanguinei 2 Più fratelli da un donatore
Ogni coppia che accederà all'eterologa potrà avere più figli dallo stesso donatore. Gli esperti indicano di
consentire «la possibilità di ulteriori concepimenti dallo stesso donatore/donatrice per la stessa coppia»
Subito norme per le Bio-banche Gli esperti sollecitano a definire immediatamente norme specifiche e ad
aprireuncapitolo di spesa per la realizzazione delle Bio-banche pubbliche all'interno di strutture del Servizio
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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FECONDAZIONE IN PROVETTA
29/07/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sanitario nazionale La donazione dei gameti L'indicazione è che non ci sono particolari impedimenti
all'attivazione di procedure per la donazione di gameti. I gameti sonolecelluleriproduttive, cioè gli ovociti (nelle
donne)e glispermatozoi (negli uomini) La tutela dei dati Necessaria la tutela «assoluta e inviolabile» dei «dati
identificativi» del donatore, con unica eccezione in caso di «gravissime e straordinarie esigenze sanitarie» in
cui si conoscerà l'identità genetica ma non biografica
Foto: CASI CONTROVERSI Il ministero della Salute prova a mettere ordine nella fecondazione
29/07/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Pronto a pagare per sapere di cosa morirò
Vittorio Feltri
Ho letto con interesse un articolo, pubblicato ieri dal Corriere della Sera , di Giuseppe Remuzzi. Il quale, non
essendo un giornalista bensì uno scienziato geniale, scrive benissimo. Argomento trattato: la mappa del Dna.
Roba seria. Talmente seria che perfino io sono stato in grado - non stupitevi - di capirla. Merito di Remuzzi,
sicuramente. La sua prosa sembra quella di un giallista: ti tiene col fiato (...) segue a pagina 16 dalla prima
pagina (...) sospeso dalla prima all'ultima riga, quando finalmente scopri che il Dna ti dice tutto e niente. Nel
senso che compulsando i risultati del complesso esame vieni a sapere tante cose: per esempio quali sono i
tuoi fattori di rischio, quali malattie potresti contrarre, la tua predisposizione a crepare di infarto o di cancro.
Occhio, però. La data della tua morte, caro lettore, non è fissata. Non si può stabilire. La fine della nostra
presenza su questa inquinata terra contrassegnata da litigi, crisi, guerre più o meno idiote, durerà a lungo o
no per mille motivi imperscrutabili. Intendiamoci, la mappa del Dna non è una frescaccia, tuttavia non rivela la
verità, bensì soltanto ciò che è verosimile. Il sullodato Remuzzi (che, pur essendo bergamasco come me, è
considerato il primo nefrologo al mondo, e ciò prova che l'eccezione non conferma la regola) si è
volontariamente sottoposto alle grinfie degli specialisti in questo ramo della scienza medica, e si è reso conto
che l'esito delle ricerche sul proprio fisico è simile alle risposte usuali dei politici e degli economisti: forse il Pil
crescerà, ignoriamo di quanto, forse del 2 per cento, forse dell'1, forse calerà. Esemplifico. Ci sono dati che
dimostrerebbero che il professor Giuseppe andrebbe incontro a guai cardiovascolari (infarto e/o ictus). Altri
dati invece suffragherebbero il contrario: ossia che il nostro luminare tirerà le cuoia, se le tirerà (il che è quasi
sicuro), a causa di altra patologia. Cosicché non ci sentiamo a disagio nell'affermare che anche le più
raffinate tecniche predisposte dai ricercatori non consentono di fare testamento un attimo prima di andare
all'altro mondo. Non solo la vita è un mistero: lo è anche la morte. Quanto appurato dai cervelloni che
studiano e ristudiano è presto detto: il Dna, il genoma, contiene tantissime informazioni sulla tua trascurabile
persona; informazioni utilissime, ma non decisive. La mappatura ti suggerisce che sei fragile di cuore o di
pancia? Se ci stai attento, magari eviti di esporre l'una o l'altra al rischio di «marcire». Gli stili di vita (fumo,
alimentazione, sedentarietà e obesità) incidono la loro parte. Ma apprendiamo che incide maggiormente la
«scelta» dei genitori: se essi sono longevi, ti puoi ammazzare tranquillamente da giovane, ma è quasi
scontato che se non ti «rompi» puoi campare altrettanto tranquillamente quanto chi ti ha generato. Non
vorremmo sembrare presuntuosi, ma dobbiamo dire che questa notizia ci era giunta da un pezzo all'orecchio.
Nonostante ciò, personalmente sono pronto a fare da cavia in modo che un esperto indaghi sul mio genoma
e dia un responso; mi recherei da lui con lo stesso spirito con cui ci si consulta con un chiromante, che non
infonde fiducia ma incuriosisce. Con rispetto parlando, faccio fatica a credere in Dio, figuriamoci se credo nei
camici bianchi che sono uomini e spesso bischeri come me. Comunque le mie sono parole di una persona
quasi sana, seppure non giovane, pertanto non prendetele troppo sul serio. Quando non mi sento bene e ho
una fifa maledetta di essere affetto da un grave morbo corro dal medico e mi siedo davanti a lui come se mi
inginocchiassi ai piedi della Madonna, con la stessa devozione e speranza: i disperati chiedono sempre aiuto
a qualcuno. Potrei chiederlo anche ai maestri del Dna. In fondo la parcella non è proibitiva: da 1.000 a 3.000
euro. Per fortuna li ho. Prima o poi busserò alla loro porta. Nell'eventualità mi auguro che venga aperta.
Il destino scritto nel Dna
É un modo di dire entrato nel vocabolario di tutti i giorni: «...così so di che morte devo morire». Adesso però
si può, anche se non è detto che uno lo voglia per forza sapere. Con la mappatura del Dna (la fanno in
quattro in Italia la Genomnia di Lainate, l'Iga Technology Services di Udine, il Bmr Genomics di Padova, il
Personal Genomics di Verona) è possibile saper a quali malattie si è più predisposti, quali geni possono
degenerare più di altri, di quali dipendenze è più facile restare prigionieri. Tutto, destino compreso, è scritto
dentro di noi, nella carta d'identità biologica racchiusa nella doppia elica della vita. Una possibilità che apre
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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LA MAPPA DEL DNA
29/07/2014
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alla scienza nuove prospettive: sapere significa prevenire le malattie, allungare la vita. Ma non è detto si
possa, al momento, fare qualcosa. Per questo resta il problema: per un prezzo che parte dai mille euro e per
supera i tremila, chi è disposto a sapere in anticipo come va a finire la sua vita? Ne vale veramente la pena?
Foto: IL FUTURO IN UN'ELICA Fare la mappa del Dna può cambiare la vita. E spostare la morte
29/07/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Toh, la Lorenzin piazza il fratello sindacalista alla direzione Ncd
FdF
Roma C'è chi ironizza sull'impegno concreto del partito a favore delle politiche familiari. E chi si chiede se non
abbiano scambiato Nuovo Centrodestra con «Fratelli d'Italia». Fatto sta che sabato, nella nuova tolda di
comando allargata del partito di Angelino Alfano, è comparso un nuovo membro della famiglia Lorenzin:
Lorenzo, 37 anni, fratello minore del ministro della Salute, entrato come new entry nei 40 della Direzione
Nazionale di Ncd. Poliziotto del Reparto mobile e sindacalista, da sempre vicino alla sorella in qualità di suo
(naturale) consigliere, coordinatore di Ostia, Lorenzo Lorenzin era già uno dei 400 membri dell'Assemblea
Nazionale, nominata nell'aprile 2014. Ora per lui si schiudono le porte di un organismo più ristretto, la
Direzione. Nel Lazio gli aventi diritto erano 63, i seggi 6, i votanti 46. E tra i sei prescelti c'è proprio lui,
Lorenzo Lorenzin, insieme a Pietro Di Paolo, Pino Cangemi, Stefano De Lillo, Michelangelo Chinni, Enrico
Tiero, in un rito che dentro il partito giudicano di carattere simbolico, visto che i rappresentanti regionali erano
stati decisi attraverso un pre-accordo complessivo sul mosaico nazionale. Cadenza verace e carattere da
combattente - in questo del tutto simile alla sorella, diventata uno dei dirigenti di Ncd schierati con maggiore
forza contro la riunificazione del centrodestra, dopo la lunga esperienza da paladina berlusconiana - Lorenzo
è da alcuni mesi impegnato sul territorio nativo della famiglia Lorenzin, quello di Ostia e Acilia, in una
generosa attività di manovalanza elettorale messa in campo anche in occasione della campagna per le
Europee dove la sorella era capolista. Bisognerà vedere, in prospettiva, come coniugherà la passione per la
politica con la sua professione. Sullo sfondo nell'Assemblea è stato risolto con un «pareggio» uno dei derby
annunciati: quello tutto calabrese tra Peppe Scopelliti e Tonino Gentile. Con il primo negli Usa e il secondo a
Roma, i calabresi hanno ottenuto quattro posti in Direzione. Due se li è presi Scopelliti e due il «rivale»
Gentile. L'ex sindaco di Reggio ha indicato Pasqualino Ruberto, presidente di «Calabria etica» e Giovanna
Cusumano. Gentile, Giampaolo Chiappetta, capogruppo in Regione, ed Eugenio Canino. Tutti
apparentemente uniti dalla volontà di ricreare le condizioni per una piena unità del centrodestra italiano.
Foto: PARENTOPOLI Beatrice Lorenzin
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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IL CASO
29/07/2014
Il Fatto Quotidiano
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(tiratura:100000)
g . l . b.
C ' E ' ANCHE l ' ex ministro della Salute Ferruccio Fazio, in carica nell ' ultimo governo Berlusconi, tra gli
indagati della maxi truffa ai danni della Regione siciliana sfociata ieri nel sequestro urgente di 12 milioni di
euro compiuto dalla Guardia di Finanza nei confronti della società consortile Lato, Laboratorio di tecnologie
oncologiche HSRGiglio di Cefalù, già partner della Fondazione Istituto San Raffaele Giglio che gestisce l '
ospedale in provincia di Palermo. Fazio era legale rappresentante della Lato dal 2005 al 2008, periodo in cui,
secondo l ' a ccusa, la società, per incassare più soldi, con attestazioni false avrebbe gonfiato i costi di un
progetto di ricerca sul trattamento dei tumori della mammella finanziato dal ministero dell ' Istruzione, dell '
Università e della Ricerca. I finanziamenti previsti ammontano a 21 milioni di euro, dei quali 12 già erogati.
Con Fazio sono indagati il suo successore, tuttora in carica, Antonio Emilio Scala e Maria Cristina Messa,
responsabile dei progetti di ricerca e formazione.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Ricerche sul cancro gonfiate. Indagato l ' ex ministro Fazio
29/07/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 1,11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
MARINA LUZZI
TARANTO Il greggio? A Taranto fa rima anche con Tempa Rossa. Il progetto, promosso a suo tempo dalla
joint venture TotalShell-Mitsui, prevede lo sviluppo di un giacimento nell'alta valle del Sauro, in Basilicata, con
il trasporto del petrolio nel capoluogo ionico, dove verrebbero costruiti due nuovi serbatoi da 180mila metri
cubi, un sistema di raffreddamento del greggio, i collegamenti con il pontile petroli ed il prolungamento per
circa 350 metri del pontile per l'attracco delle navi nel porto mercantile della città. La paura dei cittadini, riuniti
nel movimento "Stop Temparossa", è la crescita esponenziale dell'inquinamento, in una città già
compromessa dalla presenza di Ilva, Eni e Cementir. Il rischio altissimo sarebbe dovuto all'aumento di traffico
navi che trasportano petrolio, ma anche al rischio emissioni. Negli scorsi giorni sono state raccolte oltre un
migliaio di firme per il no a "Tempa Rossa" e sulle spiagge del litorale ionico sono state promosse catene
umane a sostenere striscioni eloquenti, con tanti bambini e alcune donne in gravidanza a reggerli. Anche il
Comune ha espresso parere negativo ma l'ultima parola, qualora da Taranto non cambiassero l'attuale piano
regolatore, recependo il provvedimento del 9 maggio 2011 in materia di direttiva Seveso, spetterebbe
unicamente al governo. Ogni decisione a livello centrale, però, è stata rimandata a settembre. Intanto è
giunto l'allarme dei medici Isde: «A Taranto si registra l'aumento di tumori polmonari, mesotelioma, malattie
respiratorie, cardiocircolatorie ed endocrine, aborti spontanei ed un aumento della mortalità pediatrica
maggiore del 21% (dato nettamente superiore alla media regionale). Sono dati dell'Istituto Superiore di
Sanità, da cui non si può prescindere quando si parla di nuovi progetti che, come Tempa Rossa, prevedono
la non trascurabile percentuale di emissioni fuggitive, stimata intorno al 12%». Dalla proprietà gettano però
acqua sul fuoco. In un incontro con il comitato "Grandi Imprese", promosso nella sede di Confindustria Puglia,
a Bari, i rappresentanti di Total-Shell-Mitsui, hanno spiegato che il progetto non prevede trasformazione in
loco di petrolio e quindi non comporterebbe emissioni aggiuntive, quanto piuttosto nuova occupazione e
incentivi al turismo, dato che «in Italia i porti che movimentano più greggio sono poi anche quelli a maggiore
vocazione merci e passeggeri». © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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E Taranto si ribella all'inquinamento
29/07/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 1.15
(diffusione:105812, tiratura:151233)
La Regione non aspetta il governo: via libera a centri pubblici e privati Il ministero replica: pronto lo schema di
legge, vanno evitate disparità. Il governatore Rossi: noi a fianco della Lorenzin
VIVIANA DALOISO
C'era da aspettarselo, Avvenire lo aveva addirittura anticipato nell'edizione di domenica. E così è stato:
mentre il ministro della Salute è a un passo dal proporre un decreto legge sull'applicazione della
fecondazione eterologa in Italia, che garantisca tutti i soggetti coinvolti - in primis i pazienti - sulla sicurezza e
l'omogeneità dei trattamenti, ecco che una Regione anticipa i tempi. È la Toscana, da sempre protagonista di
iniziative discutibili nel delicatissimo ambito che intercorre tra sanità e bioetica. È accaduto per la pillola
abortiva Ru486 (appena del marzo scorso la proposta di portarla nei consultori, contrariamene a quanto
previsto dalle linee guida del ministero), ora accade per la provetta. Le Regioni, d'altronde, possono decidere
autonomamente, Le autorizzazioni ai centri da lì devono arrivare. Ed ecco allora la delibera toscana, che
recepisce la direttiva Ue 17/2006 nella quale si dettano le regole per poter effettuare la donazione di gameti,
dai test di tipo infettivo alla tempistica con cui effettuarli. E qui un problema c'è, visto che la direttiva andrebbe
recepita a livello nazionale (proprio per questo il ministero si era preso del tempo) e dal governo centrale
interpretata e dettagliata, mancando in essa per esempio le indicazioni circa i test genetici da effettuare, i
limiti di età, il numero di donazioni. Il rischio, altrimenti, è che ogni Regione finisca per fare la sua eterologa.
Almeno fino al momento in cui non verrà approvato il decreto legge, presumibilmente settembre. L'eterologa
alla toscana, in ogni caso, si presenta così: limite di 35 anni di età per le donatrici, di 50 per i donatori,
nessuna retribuzione, anonimato garantito. Regole non troppo lontane da quelle ipotizzate finora dal
ministero. Di "strappo", d'altronde, in Regione non vogliono sentir parlare. «Stiamo coadiuvando il lavoro del
ministro Lorenzin che ha fatto fare le linee guida. Non è una fuga in avanti», assicura il governatore Enrico
Rossi, sostenendo come «le nostre regole siano più restrittive, per certi aspetti, rispetto a quelle discusse e
decise dalla commissione nazionale». Che sono, per ora, soltanto una proposta però. Valeva la pena, in ogni
caso, anticipare i tempi di un paio di mesi? Evidentemente sì, secondo i centri privati: «Oggi è un grande
giorno per i cittadini», ha commentato Elisabetta Coccia, presidente di Cecos Italia (che raggruppa le
maggiori strutture italiane private e convenzionate di procreazione assistita). Loro, da oggi in avanti, faranno
affari in Toscana. E poi c'è la soddisfazione di poter dire «abbiamo evitato il Far West con grande senso di
responsabilità»: parola dell'assessore toscano alla Salute, Luigi Marroni. Dal ministero arriva un secco
commento: «Lo schema di legge è già pronto. L'iniziativa della Regione Toscana dimostra come sia
necessario intervenire con la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace su tutto il territorio
nazionale, per evitare disparità di trattamento tra i cittadini residenti nelle diverse Regioni». Disparità di cui si
faranno carico, nel caso emergano problemi o pasticci, proprio le Regioni "pioniere". © RIPRODUZIONE
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Caos eterologa, lo strappo della Toscana
29/07/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Neoministro «strappa» sull'eutanasia
La responsabile della Sanità: la pratica potrebbe diventare «una opzione concreta per tutti coloro che non
vogliono essere di peso per i parenti». E apre anche ai minori
LORENZO SCHOEPFLIN
Rimanté Salaseviciúté ha giurato come Ministro della Sanità del governo lituano poco più di dieci giorni fa,
ma già ha fatto discutere per affermazioni estremamente preoccupanti in tema di aborto ed eutanasia.
Salaseviciúté si è infatti subito dichiarata a favore della libertà di scelta della donna. Una posizione in linea
con quanto già espresso l'anno scorso, quando l'attuale Ministro, all'epoca membro del Parlamento per il
partito socialdemocratico, votò contro un testo che avrebbe limitato il ricorso all'aborto. Anche sull'eutanasia
Rimanté Salaseviciúté si è espressa in modo molto esplicito. Pur senza avanzare proposte ufficiali di legge, il
Ministro, interpellato dai media locali, ha affermato che la Lituania non è dotata di un sistema di welfare
sufficiente a garantire le cure palliative per tutti. Quindi, sempre secondo il nuovo Ministro della sanità,
l'eutanasia potrebbe diventare una opzione concreta per tutti coloro che non vogliono essere di peso per i
parenti costretti ad assistere alla sofferenza di un proprio caro. Citando poi l'esempio del Belgio, Salaseviciúté
ha anche aperto all'eutanasia sui minori, auspicando che si segua la stessa strada di un dibattito pubblico
che porti poi all'approvazione parlamentare. Ma la strada per il nuovo Ministro sarà tutt'altro che semplice.
Già in occasione del suo voto contrario alle restrizioni per il ricorso all'aborto, la maggioranza del Parlamento
lituano si espresse invece a favore. E anche sull'eutanasia è già netta l'opposizione di molti medici e della
Chiesa cattolica. Il dottor Andrius Narbekovas, membro del Comitato di bioetica che fa capo al Ministero della
Sanità, ha commentato le affermazioni della Salaseviciúté: «Il Ministro dovrebbe proteggere la salute e la
vita, invece di cercare modi per porre fine a quest'ultima. Una società democratica dovrebbe capire molto
chiaramente che dobbiamo prenderci cura dei malati e non ucciderli». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Il ministro Rimanté Salaseviciúté
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Lituania.
29/07/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale - editoriale
Pag. 1
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Un perdurante conflitto di interessi
Ivan Cavicchi
Avrebbero speso 20.000 euro per chiedere al professor Capotosti, un' autorità nel campo del diritto
costituzionale, un «parere pro veritate» per sottrarsi agli obblighi della legge sulla trasparenza e per la lotta
alla corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Costoro sono i presidenti degli ordini dei medici, dei
farmacisti e dei collegi professionali degli infermieri, cioè i presidenti dei più grandi enti pubblici non
economici del paese, e tutti e tre senatori della Repubblica. CONTINUA|PAGINA15 DALLA PRIMA
Chi ha materialmente commissionato questo parere è stato il Cup (Comitato unitario permanente degli ordini
e collegi professionali) di cui i nostri presidenti/senatori sono i più grossi azionisti. I soldi spesi quindi erano
quelli dei loro iscritti cioè di coloro che tutti gli anni pagano ad Equitalia le tasse che permettono a questi
signori di mantenere i loro imperi corporativi e i loro incarichi multipli. C'è qualcosa di paradossale: si
spendono soldi per non essere trasparenti agli occhi di coloro che per legge avrebbero diritto alla
trasparenza.
Il ministero della salute con una nota (DGPROF 21/03/2014) ha risposto a questo parere dicendo due cose:
appellarsi a «pareri pro veritate» per sottrarsi alla legge sulla trasparenza è una procedura «irrituale», sono
pareri che «non occupano nessuna posizione nella fonte del diritto»; il parere tradisce una interpretazione
della natura degli ordini e dei collegi nella quale «il carattere associativo sembra prevalere su quello di
garante degli interessi dell'utenza», un presupposto in contrasto con i fini di tutela della salute del cittadino
per cui il parere «non è condivisibile».
Non essere obbligati alla trasparenza permette ai nostri presidenti di disporre di un potere discrezionale
davvero gigantesco e in settori socialmente cruciali come quelli sanitari. Ma non è solo questo, c'è qualcosa
di altro. La lettura di un'altra circolare del ministero della salute (DGPROF 17/01/2014) rivolta a collegi e
ordini ci da implicitamente la risposta giusta: la legge per la trasparenza (n°190) prevede che siano adottati
decreti del governo per «individuare con criteri... gli incarichi vietati ai dipendenti delle amministrazioni
pubbliche». Questo vuol dire che dovrà essere disciplinata l'eventualità del conflitto di interesse. Prendiamo
l'esempio della presidente dell'Ipasvi Anna Lisa Silvestro.
Da quel che risulta, attualmente è in aspettativa presso l'azienda sanitaria di Bologna dove lavorava; è
presidente di un ente pubblico l'Ipasvi, è senatrice della Repubblica e fa parte di un consiglio di
amministrazione di una società che fornisce servizi assicurativi e risulta, al colmo dei colmi, che è relatrice di
una proposta di legge, in discussione in questi giorni al Senato, che deve disciplinare il riordino degli ordini e
delle professioni. In questo caso c'è o non c'è conflitto di interesse? Se vi fosse conflitto a quali incarichi la
senatrice Silvestro dovrebbe rinunciare? È sensato che in pieno conflitto di interesse le si permetta di essere
relatrice di una legge nella quale lei e i suoi «colleghi», evitando gli obblighi della trasparenza, potrebbero
essere i primi beneficiari? È accettabile che i suoi legittimi obblighi di lealtà verso il suo partito e il suo
governo offuschino i suoi doveri verso la professione che rappresenta?
Non sono un giurista e su questo giornale ho invitato la senatrice Silvestro a dimettersi come presidente
dell'Ipasvi, ma seguendo un ragionamento politico, cioè basandomi sul fatto che gli effetti collaterali del
conflitto di interesse ricadono negativamente tanto sui cittadini che sugli operatori. Per cui troverei
ragionevole intanto limitare i danni e ripristinare le giustapposizioni necessarie fra ruoli, funzioni e autonomie.
Il senatore Bianco, presidente dell'ordine dei medici, ha appena approvato un codice deontologico che dire
funzionale alle logiche regressive dell'economicismo sanitario è dire poco. È lo stesso senatore che difronte
ad una «guerra» definita «delle competenze» tra infermieri e medici non ha mosso un dito per poi
sottoscrivere con la senatrice Silvestro un disegno di legge per il riordino degli ordini e dei collegi dove
l'invarianza più stucchevole è sovrana ma solo al fine di mantenere i propri privilegi. Credo che sia del tutto
marginale che i due senatori appartengano allo stesso partito, cioè al Pd.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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ORDINI PROFESSIONALI
29/07/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale - editoriale
Pag. 1
(diffusione:24728, tiratura:83923)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Ministra Lorenzin, Lei che è autrice di un testo di legge unificato per il riordino delle professioni, se è per la
trasparenza, come sino ad ora le sue circolari dimostrano, permetterà ai tre compari di sgattaiolare fuori dalla
legge? E sul conflitto di interesse permetterà che esso neghi e contraddica le finalità istituzionali per le quali
sono nati ordini e collegi? E poi Ministra la vuole fare davvero una riforma seria degli ordini? Cestini tutto e
ricominci daccapo. Ma questa volta si rivolga alle persone giuste, cioè senza conflitti di interesse.
29/07/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Le utopie di «Lombardone» nel ricordo di chi lo ha conosciuto
ROMA
Chiunque interroghi su Marco Lombardo Radice ti risponde con più o meno con la stessa frase «era enorme,
non solo fisicamente», come se da quella grandezza fisica derivasse direttamente un'energia irrefrenabile e
contagiosa.
Lo scorso 16 luglio, nel «suo» reparto di neuropsichiatria infantile dell'Umberto I a Roma, si è tenuta
un'assemblea contro la progressiva chiusura della struttura, e amici e colleghi hanno ricordato la straordinaria
figura di «Lombardone», scomparso troppo presto nell'estate del 1989.
Qui, nel reparto di via dei Sabelli, era arrivato da specializzando del neuropsichiatra Giovanni Bollea nel
1976, per prenderne poi il timone nel 1978, proprio mentre la vecchia psichiatria italiana veniva travolta dalla
Legge Basaglia, si mettevano in discussione antiche certezze e si cercavano nuove strade nel relazionarsi
con la malattia mentale. In questo contesto e comincia la sua battaglia con altri medici e il personale del
reparto per cambiare, per non lasciare nulla d'intentato, soprattutto nei casi ritenuti «difficili» che le altre
strutture rifiutano, inventando nella ricerca quotidiana una nuova pratica psichiatrica per adolescenti. Uno
medico «stravagante» che si batte per tenere un cane in corsia, per far interagire un reparto di ospedale con
il quartiere che lo circonda; che fa le notti anche se non è di turno, che porta i suoi ragazzi in gita e non si
accontenta di distribuire farmaci in dosi eccessive per evitare noie.
Ma Marco Lombardo Radice non era solo un medico innamorato del suo lavoro, è stato anche il coautore con
Lidia Ravera di Porci con le Ali, il romanzo «scandalo» che metteva alla berlina la morale bigotta della sinistra
rivoluzionaria ed esplorava con candore e realismo la vita sentimentale e sessuale di due adolescenti. Dopo il
successo inaspettato del suo romanzo se ne va volontario in un campo profughi palestinese, lontano dai
riflettori e dalle richieste d'intervista (chissà cosa avrebbe pensato del film di Francesca Archibugi il Grande
Cocomero che racconta proprio la rivoluzione nel reparto di via dei Sabelli). È in un libricino intitolato
«Concrete utopie» (Edizioni dell'Asino 2010), che si trova tutta la ricchezza della riflessione di Lombardo
Radice, non solo la psichiatria, ma i rapporti tra le generazioni, la famiglia, il femminismo e l'omosessualità, i
tabù e i limiti del suo ambiente di provenienza, la sinistra rivoluzionaria nata dalla rivolta studentesca.
Domande e problemi posti con uno stile franco e limpido, senza giri di parole, con la capacità di individuare in
poche frasi il nodo dolente.
Non amava la militanza politica in senso stretto Lombardo Radice, la trovava «noiosa», preferiva di gran
lunga il suo lavoro, dove coniugava rigore scientifico e serietà professionale, con la volontà di cambiamento,
di liberazione e di emancipazione. Perché domani il mondo sarà dei bambini e degli adolescenti di oggi.
Va.Re
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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VIA DEI SABELLI Assemblea degli operatori sulla figura di Radice
29/07/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:24728, tiratura:83923)
L'allarme del Grande Cocomero
La struttura di via dei Sabelli fu creata da Giovanni Bollea alla fine degli anni '70 ed è diventata, anche grazie
al lavoro svolto successivamente da Marco Lombardo Radice, l'avamposto della legge Basaglia
Valerio Renzi ROMA
ROMA
Nel cuore del quartiere di San Lorenzo a Roma, in fondo a via dei Sabelli a ridosso del Verano, c'è il reparto
di neuropsichiatria infantile del Policlinico Umbero I. Una struttura all'avanguardia, con una storia che sembra
una favola e che ora rischia lentamente il declino e la chiusura, facendo venire meno un servizio sanitario di
rilevanza nazionale e dissipando un patrimonio di pratiche e conoscenze.
Un reparto fondato con il lavoro di Giovanni Bollea, medico illuminato e che alla fine degli anni '70, nel clima
di grandi cambiamenti e sperimentazioni aperti dalla Legge Basaglia, lascia campo libero ad un giovane
neuropsichiatra, Marco Lombardo Radice, che si carica sulle spalle il rinnovamento della struttura lasciandole
un'impronta indelebile e dedicandocisi anima e corpo fino alla sua scomparsa nel luglio dell'89.
A fare da Cicerone è Matteo, infermiere che qui in via dei Sabelli ha fatto il tirocinio per poi tornarci a lavorare.
«Stanno provando a chiuderci lentamente: personale che va in pensione e non viene sostituito, trasferimenti,
taglio dei fondi».
Dal cortile Matteo indica in alto: «Lo vedi quel piano? E' il reparto di neurologia pediatrica con i posti letto per i
bambini e i genitori. Ora è chiuso, prima ci venivano da tutta Italia». Ci muoviamo per andarlo a vedere, dietro
la porta un mondo «congelato» e perfettamente pulito: i letti al loro posto, la cucina e la sala giochi in ordine, i
disegni dei bambini attaccati alle pareti. «Ora è chiuso e non sappiamo se riusciremo a riaprirlo a settembre».
Passeggiando per la struttura incontriamo una fila indiana di ragazzini dai 12 ai 16 anni che si appresta ad
uscire. «Vedi - racconta ancora Matteo - quelli sono i nostri pazienti ricoverati, vanno a comprare la pizza. Per
noi il rapporto con il quartiere è fondamentale, per questo abbiamo una associazione che si chiama il Grande
Cocomero con cui ogni anno facciamo una festa in piazza dove a recitare sono i nostri pazienti. Il disagio
psichico qui si combatte così, non con la reclusione o solo con le medicine, ma con la socialità l'integrazione
in un territorio». Proprio per questo a difendere neuropsichiatria infantile c'è in prima linea la «Libera
Repubblica di San Lorenzo», che raccoglie spazi sociali, associazioni, cittadini del quartiere.
Camminiamo e arriviamo all'ultimo piano. Qui c'è il reparto specializzato nell'età adolescenziale, la grande
intuizione di Bollea che sarà poi messa in pratica da Marco Lombardo Radice: l'età evolutiva ha sempre di più
delle proprie caratteristiche e va trattata separatamente e in maniera nuova. Ad attenderci c'è Graziella,
anima e corpo dal 1976 del reparto, una di quei militanti dell'ex Autonomia Operaia «gentili», che Lombardo
Radice racconta nel Raccoglitore di Segale, «che non facevano un'ora di straordinario» ma che lottavano
anche per la qualità del servizio e «dopo aver firmato puntualmente l'uscita, o nei giorni di riposo, più di
un'infermiera si porta a casa o al cinema qualche ragazzino». Sul pianerottolo delle scale antincendio tra una
sigaretta e l'altra Graziella non smetterebbe più di parlare - con il suo indistinguibile intercalare romano - di
raccontare con passione che l'ha resa negli anni un'istituzione dai microfoni di Radio Onda Rossa, radio
libera che alla sua casa sempre qui a San Lorenzo. «Il Italia non esistevano linee guida sulle malattie
psicotiche degli adolescenti. Qui abbiamo cominciato con Marco ad inventarci a sperimentare tutti insieme, a
formarci - ricorda Graziella - Abbiamo cominciato ad accettare i cosiddetti casi difficili, accettando la sfida di
aiutare questi ragazzi in maniera diversa, dando importanza al corpo e anche alla mente, si discute e
s'impara con l'appoggio di Bollea. Lavoriamo tanto anche perché - come diceva Lombardone - gli 'adolescenti
ti sucano'».
Medici, psicologi e infermieri s'inventano laboratori di pittura e teatro, i ragazzi vengono portati in gita fuori
«perché non volevamo fare piccoli manicomi per adolescenti ma il contrario». «Noi non abbiamo voluto i
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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ROMA Taglio di fondi e mancanza di personale: rischia la chiusura lo storico reparto di neuropsichiatria
infantile del Policlinico Umberto I
29/07/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 6
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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clown in corsia, abbiamo fatto noi dei corsi per imparare a far ridere i nostri ragazzini, a rispondere in maniera
adeguata al dolore e l'angoscia», un percorso di ricerca e innovazione che dura fina ad oggi, che non si è
fermatocon la scomparsa di Marco Lombardo Radice: «Solo qualche mese fa abbiamo discusso molto tra di
noi sull'opportunità o meno di consentire l'accesso a internet ai ragazzi ricoverati. Alla fine abbiamo fatto
mettere la rete e un piccolo laboratorio di computer, non poteva essere lasciato fuori la porta un mezzo di
comunicazione imprescindibile per i nostri pazienti, anche se chiaramente ne monitoriamo l'utilizzo».
Alla fine con Graziella arriviamo a parlare della società che ci circonda, dell'aumento delle patologie
psichiatriche negli adolescenti «che crescono sempre prima» in un mondo «fatto sempre più di individualismo
e competizione». Malattie che nascono da disagi che «devono essere ascoltati. Noi facciamo anche
prevenzione, accogliamo i problemi prima che sfocino in situazioni gravi. In questo reparto il ricovero è
l'ultima istanza, prima di arrivare a questo si potrebbe fare molto di più, ma se un genitore chiede una visita
specialistica, purtoppo rischia di aspettare anche sei mesi. Avremmo bisogno di più personale, invece stiamo
andare verso la chiusura, causata dai tagli, dai trasferimenti e dalla mancanza di tourn over».
Foto: UNA PROTESTA ALL'ISTITUTO NEUROPSICHIATRICO INFANTILE DI VIA DEI SABELLI / FOTO
STEFANO MONTESI. A DESTRA, UNA SCENA DEL "GRANDE COCOMERO" DI FRANCESCA
ARCHIBUGI,ISPIRATA ALLA VITA DI MARCO LOMBARDO RADICE (NELLA FOTO SOTTO).
29/07/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Prove di resistenza alla normalizzazione dell'Ipasvi
Gentile Direttore,
mi voglio associare, come infermiere e come Presidente del Collegio Ipasvi di Milano, Lodi, Monza e Brianza,
alle critiche rivolte alla Presidente della Federazione da parte di Ivan Cavicchi nell'articolo apparso sul Suo
quotidiano di mercoledì scorso («La presidente del Pd e il collegio infernale»).
Anch'io mi sono espresso più volte ed in varie sedi sul potenziale conflitto del doppio incarico dopo l'ingresso
in Parlamento e, sull'utilizzo quanto meno disinvolto, interessato ed autoreferenziale del potere pubblico
quale quello disciplinare. Per questa mia posizione critica, preoccupato di come si vuole gestire il dissenso
senza disturbo, in vista di un nuovo Medioevo, mi sono visto anche denunciare penalmente dalla stessa
Silvestro, con esito fortunatamente positivo per me (la relativa querela è stata archiviata dal Tribunale di
Roma, dopo un'udienza avanti al Gip), ma con costi, anche umani, non di poco conto. Dico questo solo per
sottolineare tre cose:
- non tutti i Collegi «obbediscono» supinamente alla Federazione e alla Sua attuale presidente;
- non si tratta di abolire il sistema dei Collegi ma di riformarlo profondamente;
- la garanzia di un controllo sociale veramente democratico della professione è in stretta relazione con
l'iscrizione obbligatoria.
Nel ribadire con orgoglio l'appartenenza ad una professione regolamentata, impegnata nel difendere e
tutelare il diritto alla salute, si riconferma che il sistema ordinistico è basato sull'autogoverno delle professioni
e sulla vigilanza dello Stato.
L'autogoverno presuppone la capacità di assicurare il diritto alla libertà di pensiero, di parola e di stampa
(sancito dall'art. 21 della Costituzione), una dialettica di confronto di maggioranza e minoranza ed il rispetto
delle regole.
Se queste ultime vengono violate occorre che intervenga il sistema dei controlli, di vigilanza e il Ministro della
Salute. Ivan Cavicchi interviene in particolare sulla gestione della tematica delle assicurazioni, - resta
impressionato dalla assurda e surreale «normalità» -, temi di notevole rilevanza posti anche all'interno del
sistema professionale.
Nell'attesa delle Risposte, resta l'intima convinzione che non sia il Collegio, in quanto istituzione, l'inferno.
Apprendiamo in queste ore con piacere la notizia che il Collegio di Firenze ha deciso di non ravvisare la
necessità di aprire alcun procedimento disciplinare alla collega Gostinelli.
Convinto che il dialogo, la libertà di pensiero, di espressione e la trasparenza nella comunicazione siano gli
elementi chiave per un confronto costruttivo per la crescita della professione - ma anche della società -, il
Consiglio Direttivo del Collegio Ipasvi MI-LO-MB, intende esprimere la propria solidarietà e il proprio sostegno
nei confronti del Consiglio Direttivo del Collegio Ipasvi di Firenze, dei colleghi infermieri e della collega
Gostinelli, cui auguriamo di trovare risposta pubblica alle domande rivolte con lettera aperta alla nostra
Presidente.
Giovanni Muttillo
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ORDINI PROFESSIONALI
29/07/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Pronte le regole dell'eterologa Più fratelli dallo stesso donatore
Gli esperti: limite di 25 offerte di gameti, anonimato, rimborsi spese e biobanche La regione Toscana però si
sfila e prepara la sua delibera: fecondazione con norme Ue
CATERINA MANIACI ROMA
È il giorno prima dell'audizione in commissione Affari sociali della Camera del ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin, sull'esecuzione della fecondazione eterologa in Italia. Il ministro deve riferire «sulle iniziative del
governo conseguenti alla sentenza della Corte Costituzionale 162 del 2014, che ha dichiarato l'illegittimità
costituzionale delle norme della legge 40/2004 sul divieto del ricorso a tecniche di procreazione
medicalmente assistita di tipo eterologo». Sul tavolo del ministro c'è la documentazione del team degli esperti
che sta mettendo a punto le linee guida sulla fecondazione eterologa.Molte delle indicazioni sono state rese
note, come l'assoluto anonimato dei donatori, i rimborsi per i donatori stessi, la creazione di bio-banche per i
gameti e il limite di circa 25 nascite per una comunità di circa un milione di abitanti (nascite in un numero di
famiglie non superiore a 10) «mantenendo, in tal modo, inalterato, il rischio di incontro involontario tra
consanguinei». Secondo gli esperti, ogni coppia che accederà alla fecondazione eterologa potrà avere più
figli nati dallo stesso donatore biologico. Intanto però, proprio nelle stesse ore, la Regione Toscana approva
una delibera che consente ai centri pubblici, privati e convenzionati di fecondazione assistita di offrire la
procedura eterologa, cioè con donazione di gameti. La delibera sarà esecutiva dopo la pubblicazione nel
Bollettino ufficiale della Regione. Del resto, per illustrare la decisione, in un comunicato dell'assessorato
regionale per il diritto alla Salute, si legge che «le direttive» europee che la delibera toscana si propone di
recepire, in attesa che ciò avvenga a livello nazionale a opera del governo, «prevedono l'adozione di tutte le
iniziative necessarie per rispettare tracciabilità, anonimato e privacy». Insomma, non c'è bisogno di una «via
parlamentare» per recepire alcuni punti chiave sulla questione, ci sono già le direttive europee, la Toscana va
avanti. E allora, che faranno le altre Regioni? Seguiranno l'esempio? Allora, le linee-guida volute dal
ministero, servono fino a che punto? Arriva la precisazione proprio dal ministero. In un comunicato si dichiara
che ilministro Lorenzin «ha già pronto uno schema di decreto legge» sulla fecondazione eterologa e che il
provvedimento è redatto «anche sulla base delle indicazioni emerse dal gruppo di lavoro convocato nelle
scorse settimane al ministero della Salute». Come annunciato, il decreto sarà proposto «in uno dei prossimi
Consigli dei ministri». L'iniziativa della Regione Toscana, poi, «dimostra come sia necessario intervenire con
la massima urgenza con un provvedimento normativo efficace su tutto il territorio nazionale, per evitare
disparità di trattamento tra i cittadini residenti nelle diverse Regioni. Il ministro Lorenzin ha già pronto uno
schema di Decreto Legge per regolamentare questo nuovo percorso di fecondazione assistita». Il gruppo di
lavoro, come viene specificato nel documento conclusivo, ha avuto esclusivamente un «ruolo informale e
consuntivo», ma ci sono paletti, per così dire, chiaramente fissati, a cui abbiamo accennato. Ci sono però
punti-chiave che chiari non sono. In primis, la questione delle donazioni dei gameti. Secondo gli esperti, per
le donazioni occorre prevedere «una forma di rimborso che dovrà essere rigidamente regolamentata,
analogamente alle donazioni di sangue e midollo, pernon vanificare la possibilità di disporre di gameti e
ribadire il valore solidaristico dell'atto oblativo del dono». Rimborsi spese: come potranno essere quantificati?
E come evitare che sotto questa etichetta si nascondano delle vere e proprie compravendite?
::: LA SCHEDA LE INDICAZIONI Assoluto anonimato dei donatori, rimborsi per i donatori stessi, la creazione
di biobanche per i gameti, il limite di nati per donatore fissato in 10 famiglie, comprensivo però di eventuali
fratelli-sorelle. Sono alcune delle indicazioni fornite dal Tavolo Tecnico convocato dal ministro della Salute
sulla fecondazione eterologa I DUBBI Secondo gli esperti, per le donazioni occorre prevedere «una forma di
rimborso». Ma come saranno quantificati questi rimborsi spese? Come evitare che sotto questa etichetta si
nascondano delle compravendite? LA TOSCANA La Toscana ha approvato una delibera che consente ai
centri pubblici, privati e convenzionati di fecondazione assistita di offrire l'eterologa
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Oggi l'audizione del ministro Lorenzin
29/07/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:125215, tiratura:224026)
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Foto: Lorenzin [Splash]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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29/07/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:125215, tiratura:224026)
A Latina una residenza sanitaria per aggiungere vita agli anni
ANTONELLA LUPPOLI
Aggiungere vita agli anni e non solo anni alla vita. È con questo auspicio che saranno aperte, questo
pomeriggio, le porte della RSA San Raffaele della Asl di Latina. L'imponente struttura sanitaria residenziale
sarà inaugurata oggi, alle 18.30 a Sabaudia. Sarà un polo all'avanguardia pensato per tutti coloro che non
sono autosufficienti e non sono assistibili a domicilio. Oltre 4mila metri quadrati, 60 posti letto, camere dotate
di ogni comfort (tv, aria condizionata, rete wifi), una sala lettura, uno spazio dedicato e attrezzato per
specifiche attività, una sala per la musicoterapia e una palestra dotata delle migliori attrezzature. Non solo, la
RSA SR Sabaudia è arricchita di un'area outdoor che si estende su poco più di 5mila metri quadrati. Qui, i
pazienti potranno svolgere terapie e attività in solitaria o in gruppo. Gli addetti ai lavori non hanno lasciato
nulla al caso, tutto è stato progettato da ingegnosi menti e realizzato da operose mani. L'idea è frutto
dell'urgente desiderio di rispondere alle esigenze dei malati e delle loro famiglie. Inoltre, la nascita di una
struttura di questo tipo, oltre ad essere di indiscussa utilità, segna un vero e proprio cambiamento per le RSA
che sono così chiamate a ripensare la propria mission sul territorio in cui operano: trasformandosi da realtà
residenziali a centri multiservizio aperti ai mutevoli e differenziati bisogni dei pazienti. Alla manifestazione
d'inaugurazione saranno presenti: il Vescovo di Latina, Terracina, Sezze e Priverno, S.E. Monsignor Mariano
Crociata; il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti; il direttore generale dell'Asl e il sindaco di
Latina, rispettivamente Michele Caporossi e Maurizio Lucci. Proprio il primo cittadino ha spiegato: «Tra i tanti
tagli che stanno mettendo in forte difficoltà la sanità pontina, finalmente una notizia positiva. Questa struttura
fornirà risposte concrete ai bisogni e alle esigenze del paziente fragile e della sua famiglia. Dare sollievo a chi
ha un proprio caro affetto da gravi patologie è un grande merito di tutti gli operatori del San Raffaele che
lavorano con grande professionalità e sensibilità». Nel campo della sanità italiana, il Gruppo del San Raffaele
rappresenta un'eccellenza; in particolare, nell'ambito geriatrico e gerontologico ha già fatto esperienza clinico
assistenziale gestendo egregiamente diverse RSA dal centro al sud della penisola e creando una sinergia tra
pubblico e privato. La volontà è di replicare nell'ottima gestione delle risorse, dando priorità alla dignità del
malato, per cercare di migliorare la sua condizione di vita.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/07/2014
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Oggi l'inaugurazione del San Raffaele Sabaudia
29/07/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 14
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Sulle pagelle alla sanità opposizione in rivolta
G. FIL.
« L'ASSESSORE Montaldo e il suo staff continuano a delegittimare il consiglio regionale e la commissione
Salute. Adesso basta: ci sono responsabilità precise di cui qualcuno deve farsi carico». I consiglieri regionali
di Forza Italia Matteo Rosso e Roberto Bagnasco attaccano la Regione sulle pagelle dei reparti degli ospedali
e delle Asl liguri pubblicate, in due puntate, dal Secolo XIX. Un'indagine su sedici specialità, realizzata per
valutare la produzione (in euro) di ciascun medico e l'organico di ogni reparto. Rosso che è anche
vicepresidente della commissione regionale Salute è stato tenuto all'oscuro di tutto e ha scoperto i risultati
dell'indagine, leggendo il Secolo XIX. «Quanto è successo mortifica ancora una volta il ruolo del consiglio
regionale su temi così delicati ed importanti. Viene in mente anche la vicenda della riorganizzazione delle
strutture sanitarie con chiusure e taglie di reparti. Chiediamo che venga al più presto convocata una seduta
ad hoc della commissione Salute». Sul caso delle pagelle è intervenuto anche la Cimo, uno dei più
rappresentativi sindacati dei medici. «Avremmo avuto il piacere di conoscere prima questi dati per un
confronto tra le parti che avrebbe potuto portare miglioramenti alle performance della sanità ligure, benefici
per l'utenza e sicuramente ottimizzazione della gestione delle risorse economiche finalizzate ad una riduzione
della spesa>.
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REGIONE
29/07/2014
ItaliaOggi
Pag. 26
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Assicurazione medica nel caos
Il 15/8 scatta l'obbligo. Compagnie in fuga dal settore
BENEDETTA PACELLI
L'assicurazione dei medici nel caos.A partire dal 15 agosto, infatti, tutti i camici bianchi saranno obbligati per
legge a dotarsi di una copertura assicurativa, ma lo dovranno fare senza alcun riferimento normativo.
Secondo quanto appreso da ItaliaOggi da ambienti vicini al ministero, sembra ormai certo che per Ferragosto
non arriverà quel regolamento ad hoc, atteso da anni dai medici, che avrebbe dovuto agevolare la copertura
assicurativa per le specialità a rischio, circoscrivere le responsabilità dei camici bianchi e limitare i costi dei
risarcimenti. Il risultato? La protezione assicurativa dal rischio di un contenzioso per presunta malpractice in
un parto continuerà, per ora, a costare oltre 10 mila euro l'anno a un ginecologo, con un massimale di 500
mila euro. Tariffa simile per un chirurgo generale o un ortopedico che abbia appena concluso la
specializzazione o ancor più dopo 20 anni di esperienza alle spalle. E per molti camici bianchi il costo
diventerà così insostenibile da pensare alla cessione dell'attività. E saranno proprio i liberi professionisti a
trovarsi in maggiore diffi coltà visto che i colleghi del settore pubblico non solo sono esonerati dall'obbligo ma
possono almeno usufruire della copertura della propria Asl o dal modello di autoassicurazione messo in
campo recentemente dalle regioni. Dunque, a partire dal 15 agosto tutti i camici bianchi sono obbligati a
stipulare l'assicurazione, senza alcuna proroga (sarebbe la terza) sottostando a quelle regole da Far West
che ormai sono diventate prassi: premi alle stelle e polizze elevatissime. Con un'ulteriore complicazione,
come si legge nel dossier dell'Ania «Malpractice, il grande caos»: l'abbandono del mercato da parte delle
compagnie italiane, in fuga non solo per la continua crescita di risarcimenti, ma anche per la progressiva
impossibilità di valutare il rischio da coprire. E quindi se trovare una compagnia disposta ad assicurare sarà
complicato, scovarne una che assicuri a prezzi vantaggiosi praticamente impossibile. L'autoassicurazione. Le
assicurazioni italiane assicurano sempre meno i rischi di malpractice degli ospedali italiani e quindi nella
sanità, dice l'Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici, «è l'ora del fai da te». La maggior parte delle
regioni, infatti, gestisce in autoassicurazione i rischi di rc causati dal personale sanitario. E l'intervento di un
assicuratore è richiesto solo per gestire i sinistri più gravi, normalmente da 250-500 mila euro in su. Non è un
caso, infatti, che per la prima volta si assista a un decremento dei premi nelle coperture di ospedali e strutture
sanitarie (288 milioni nel 2012, -4,3%), ma a un incremento di quelle sottoscritte direttamente dai singoli
professionisti (255 milioni, +14%). Un dato in totale controtendenza considerando che nel 2012, il 72,3% delle
aziende sanitarie risultava coperto con una polizza. Ma al crescere dei premi assicurativi infatti le regioni si
sono organizzate gestendo direttamente la copertura dei propri dipendenti con fondi ad hoc. Questo, dice
ancora l'Ania, «spiega il ritiro delle imprese assicuratrici da un mercato dove soltanto pochi operatori esteri,
sono rimasti in attività». Con maggiori diffi coltà per i professionisti. I numeri delle polizze. La stima dei premi
per il 2012 è stata pari a 543 milioni di euro, di cui il 53% relativo a polizze stipulate dalle strutture sanitarie e
il restante dai professionisti. Rispetto all'anno precedente i premi sono stati incrementati del 3,6%,
essenzialmente con l'aumento di oltre il 14% del volume premi relativi alle polizze dei professionisti. Il tasso
annuo di crescita del periodo 2002-12 è cresciuto di oltre il 10% sempre per i professionisti.A questo si
aggiunge un altro dato: le denunce di sinistri relativi alla rc professionale per il 60% dei casi non dà seguito a
un risarcimento.
La fotografia del settore I premi per gli ospedali 288 milioni, in diminuzione del 4,3% I premi per i medici
543 milioni, in crescita +3,6% La medicina difensiva 10/13 miliardi annui, l'11% della spesa sanitaria I sinistri
denunciati nel 2012 31.200, -0.8% rispetto all'anno precedente
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Dopo due anni di attesa, del regolamento ministeriale non c'è traccia. È l'ora del fai-da-te
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