Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una

Dicembre 2016
I primi adoratori del Signore neonato sono dei semplici e ignari pastori, ma con il cuore e lo spirito semplici e con l’animo
disponibile anche allo stupore del prodigio. I pastori che vanno a Betlemme per vedere Colui che è nato e lo trovano in una
mangiatoia diventano i primi testimoni del più grande avvenimento della storia umana: l’Incarnazione del Figlio di Dio. Questo
non è soltanto un avvenimento che la storia registra, ma è un mistero che viene offerto alla nostra fede, perché anche noi crediamo,
anche noi lodiamo Dio, anche noi siamo associati all’esultanza associati all’esultanza del cielo e della terra perché “ci è nato un
Figlio!”. Questo Figlio eterno di Dio, che diventa, ineffabilmente, figlio mortale dell’uomo, interpella davvero tutta la nostra
vita.
L’apostolo Paolo ci fa riflettere che in questo Figlio “noi siamo figli”; ci fa considerare
come, in questo Figlio benedetto, anche noi siamo figli del Padre che è nei cieli e proprio
per questo siamo anche fratelli, in un’unica
un’unica famiglia, associati dall’onnipotente amore di
Dio in una storia di salvezza che dà senso alla creazione, al mondo, a ciascuno di noi, a
tutti noi messi insieme.
Ma questo Figlio va accolto. La città che lo riceve in dono, secondo il profeta, non è più
più una città “abbandonata”, ma una città
“salvata”; non è più una città “desolata”, ma una città felice per il dono della vita. Mentre noi riflettiamo a questo mistero,
inesauribile per la nostra fede, la nostra pietà ed anche il nostro sguardo interiore, non possiamo fare a meno di riflettere che
questo Signore Gesù, che si è incarnato ed è venuto fra noi e per noi, viene come dono della vita e viene come Signore della pace.
Ma l’accoglienza della vita è davvero ancora una gioia condivisa? Questo tesoro e questo valore della vita è davvero un valore
ancora oggi riconosciuto e ancora oggi accolto nella gioia e nell’esultanza? E’ il Signore della vita che viene a dirci che Egli ama il
mondo, ama gli uomini e aspetta una risposta: che gli uomini amino se stessi,
stessi, amino la vita e la rispettino, perché non si possono
tradire i doni di Dio.
D’altra parte questo Signore che nasce, questo Figlio che ci è dato, è annunziato dal profeta come “principe di pace”. Si fanno
tante manifestazioni, e anche tante chiacchiere,
chiacchiere, sulla pace, ma dovunque si continua ad uccidere con la violenza delle armi e, molte
volte, con la violenza di infamie che sono ancora più gravi e detestabili delle armi stesse.
Ci auguriamo di essere capaci di fermarci davanti al Natale di Gesù e comprendere
comprendere che questo nostro fermarci diventa un viatico
sulla via dell’accoglienza della vita e della costruzione della pace.
Il Signore nasce sempre, è sempre Figlio, ha sempre bisogno di essere accolto. Beato chi lo accoglie nella trasparenza della fede,
ma anche
anche in tutte quelle misteriose incarnazioni che sono un documento dell’amore di Dio e che sono testimonianza che c’è una
gloria che è la gloria della vita eterna.
BUON NATALE!
In amicizia Gianfranco – Assistente Nazionale CPM
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce
Cari amici del CPM,
l’attesa del Natale ci porta la gioia di una nuova partenza, di un nuovo inizio e come sempre ci chiede di
attrezzarci, di preparare i “bagagli”, di dedicare un po’ di tempo a mettere nel nostro sacco
qualcosa che ci serva davvero per accogliere Gesù che viene in mezzo a noi. Se proviamo a
chiederci di che cosa abbiamo bisogno per celebrare un Natale da cristiani, sapremo certo
trovare modi e occasioni per fermarci, cercando di non farci travolgere dai ritmi incalzanti
e dalla frenesia di questo tempo.
Pensiamo che i metodi, gli strumenti e le occasioni fornite dalle nostre équipes, anche se
purtroppo sempre meno numerose, e dal CPM, siano quelli giusti, preziosi e irrinunciabili
per preparare lo zaino della nostra crescita personale, di famiglia, di comunità cristiana e
per il nostro servizio con le coppie che chiedono il matrimonio cristiano:
- Riflettere attraverso il confronto sui valori che stanno alla base della nostra vita e della nostra
famiglia, tramite la testimonianza, l’esperienza, il dialogo;
- Riscoprire la nostra identità di cristiani attraverso un percorso di fede, mettendo in comune
momenti forti del nostro cammino;
- Fare esperienza della lettura della Parola, per farla diventare luce e vita per noi e per coloro che
incontriamo.
Le attività del CPM in questa direzione non si sono fermate: un gruppo di coppie ha seguito il corso online messo a punto dalla Pastorale Nazionale per la Famiglia; continuano i due percorsi annuali
domenicali diocesani (Carmagnola e Pianezza); è partito il percorso “lungo” (“Chiamati all’amore”),
proposto dall’Ufficio Famiglia della diocesi, animato anche da alcune coppie CPM che hanno lavorato
per due anni in equipe con altre coppie; molti sono coloro che contribuiscono ad arricchire il lavoro
prezioso di Famiglia Domani; fervono i preparativi per la due giorni di Cagliari di settembre, a cui Torino
è chiamata a contribuire con un intervento sul secondo paragrafo del capitolo 4 dell’Amoris Laetitia
(“Crescere nella carità coniugale”), a cui tutti possono fornire un contributo (contattateci!).
Gioiosamente ripartiamo, guidati dalla Speranza!
Con l’augurio di un Natale ricco di veri Doni.
Giuliana e Giacomo Mussino
Santa Famiglia di Nazaret,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole di Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
(Dalla Preghiera alla Santa Famiglia che chiude l’Amoris Laetitia di Papa Francesco)
NOTIZIE DAL CONSIGLIO CENTRALE
Il 24-25 settembre 2016 si è riunito a Pianezza il Consiglio Centrale del CPM.
Tutto l’anno 2017 sarà dedicato alla formazione sull’Amoris Laetitia, affinché possa diventare il nostro
documento di lavoro sia per la riflessione in coppia che per gli incontri con i gruppi famiglia e con i
fidanzati. A tale scopo il diacono Girola farà su questo tema la formazione dei tre consigli centrali dell’anno,
la rivista “Famiglia domani” dedicherà ampio spazio a questo tema; proprio sul capitolo 4 del documento si
fonderà il convegno nazionale annuale, che si svolgerà in Sardegna e precisamente a Quartu Sant’Elena il
9-10 settembre 2017. Il convegno sarà preparato con le relazioni a cura delle singole diocesi; in particolare la
diocesi di Torino si occuperà della parte relativa a “Crescere nella carità coniugale”, con una revisione di
vita svolta all’interno del segretariato e alla quale tutte le coppie interessate possono partecipare,
comunicando alla nostra mail il proprio interesse.
Buon lavoro.
Silvana e Luca
Il CPM a… LOURDES
Il titolo fa quasi pensare che per salvare il
CPM non ci è restato che implorare un
miracolo alla Madonna e fare un
pellegrinaggio in uno dei luoghi
mariani più suggestivi e visitati.
Ma credo condividiate con noi che
Maria abbia preoccupazioni per il
mondo più grandi che non la salvezza del
CPM e quindi non siamo andati in
pellegrinaggio per chiedere quella grazia, ma
piuttosto per ringraziare del grande dono che
abbiamo ricevuto nella vita di coppie
cristiane: incontrare il CPM sulla nostra
strada e impegnarci in esso, raccogliendo
come nella parabola 100 volte di più del
seminato.
Ora vi spieghiamo meglio.
Come sapete ogni anno la FICPM
(Federazione
Internazionale
Centri
Preparazione Matrimonio) organizza le
Giornate Internazionali, durante le quali
cipiemmini di tutta Europa, Canada,
Madagascar e altri paesi simpatizzanti si
riuniscono a riflettere, pregare, discutere,
scambiare, giocare, gioire, accomunati
dall’affetto e dall’attenzione ai giovani, che
ovunque aspirano a suggellare il loro
AMORE nel MATRIMONIO.
Quest’anno si sono unite due belle
ricorrenze: la 50ma edizione delle Giornate
Internazionali e le 8e Giornate Nazionali
del CPM francese, che nel 2016 aveva
l’impegno di organizzare il convegno. I
nostri amici francesi hanno dunque deciso di
accoglierci tutti in un luogo assai
significativo e in una sistemazione coerente
con lo spirito di semplicità, di pace e di
fratellanza che permea sempre i nostri
incontri.
E così che, dopo un lungo ma proficuo
viaggio in pullman, un piccolo ma laborioso
gruppo di cipiemmini italiani (anzi solo
piemontesi ahinoi!!) si è ritrovato a Lourdes
ospitato insieme ad altre 400 persone
nell’accogliente e suggestivo villaggio della
Cité Saint Pierre tra i boschi della collina
prospiciente il Santuario.
Il titolo di quest’anno era molto significativo
e nella lingua francese (lingua ufficiale della
FICPM) suonava armonicamente
giocando sulle assonanze: S’AIMER
et SEMER. La joie de la
rencontre.
anche
se
rencontre.Traduciamo,
pensiamo che molti tra voi conoscano
bene la lingua francese: AMARSI E
SEMINARE. La gioia dell’incontro.
Tralasciamo
il
riassunto
delle
interessantissime conferenze che, se volete,
trovate sul sito del CPM: www.cpmitalia.it , ma desideriamo condividere con voi
qualche pensiero.
Il titolo ci ricorda che il solo seme che
possiamo spargere sulla terra delle giovani
coppie è il nostro amore vissuto e
testimoniato durante i nostri incontri con
loro, riscaldati proprio dalla gioia vera per la
richiesta di camminare in gruppo accanto a
noi per un tratto di strada verso lo Striscione
di Partenza che è il loro Matrimonio.
Ancora il titolo ci rafforza
nella
certezza
che
noi
possiamo e dobbiamo solo
Amare e Seminare lasciando
allo Spirito e a loro di coltivare
e di raccogliere i frutti.
In ultimo, ci pare molto bello e significativo
che proprio quest’anno le Giornate
Internazionali e la nostra rivista Famiglia
Domani siano accomunate dallo stesso
tema della semina: infatti, come avrete
visto, i 4 numeri del 2016 sono stati dedicati
alla parabola del seminatore.
seminatore
Davvero in quei giorni, tra l’altro illuminati
e riscaldati da un sole inconsueto per la
stagione e la latitudine, abbiamo goduto
della gioia dell’incontro con nuovi e vecchi
amici con i quali ci siamo ritrovati tutti figli
della Mamma Celeste là ove la si invoca,
ma anche in ogni casa e paese in cui
cerchiamo di vivere il nostro amore nella via
indicataci dal Suo Figlio in cui crediamo.
Marinella ed Enrico Gualchi
Alcuni ragazzini stavano giocando nel cortile di casa, il pomeriggio della vigilia di Natale.
Il sole, negli ultimi tempi, permetteva di sostare nelle ore più calde del pomeriggio senza congelarsi le mani.
Solo quando le nuvole prendevano il sopravvento gelavano i nasi che uscivano appena dalle sciarpe
arrotolate dal collo fino alla bocca. Ma in quella giornata il cielo era sereno. Si passavano una piccola pallina
di spugna e in mezzo a loro un bel gattino che, giocherellone, inseguiva scattante e peloso quell’oggetto
misterioso che scappava da tutti i lati…
Da un’altra parte del mondo alcuni ragazzini, invece, giocavano tra le macerie delle loro
case, nelle ore più calme, quando i bombardamenti di una guerra assurda non
prendevano il sopravvento gelando il cuore, i sentimenti e il sangue nelle vene. In
quella giornata di cielo sereno si passavano una palla di carta arrotolata per l’occasione,
ma senza il gattino, perché lui era già fuggito.
Ognuno nel suo tempo, nel suo posto, con i suoi pensieri…
I genitori dei ragazzini nel cortile stavano ultimando gli ultimi preparativi per il cenone della sera. Erano
invitati i nonni, lo zio pianista e la zia, sempre se fosse riuscita a liberarsi, in tempo, dal suo negozio di
parrucchiera.
Distrattamente la pallina fini all’interno della porta aperta, proprio mentre passava il papà. Il gattino ignaro
e distratto si proiettò fulmineo all’interno, seguendo la traiettoria e andò proprio ad intrecciarsi con i piedi del
padre, che in uno scatto anche lui felino, evitò sia di cadere che di pestare il gatto.
Il figliolo con una esclamazione di stupore disse: “Fantastico, sei un vero atleta”. Il
padre, con in mano il vassoio pieno di bicchieri, si asciugò il sudore dallo spavento
e, presa la pallina, la tirò su in alto, talmente in alto che anche il gattino con un
lungo salto non riuscì a raggiungerla e i ragazzini con lo sguardo rivolto verso l’alto
stentavano a capire dove fosse finita.
Ad un tratto una luce luminosa varcò il cielo. Ormai l’imbrunire stava per prendere il sopravvento e il
ragazzino esclamò: “Papà! Papà! Guarda una stella cadente… la stella cometa!”
Qualche istante prima, i ragazzini che giocavano tra le macerie, tenevano uno sguardo sulla
palla di carta e uno al cielo, per scappare qualora avessero visto nel cielo qualcosa di
pericoloso che, arrivando dall’alto, potesse distruggere la loro esistenza. Vista anche loro la
luce nel cielo scapparono nel rifugio sotterraneo, senza rendersi conto che era una innocua
stella cadente…
Il padre del ragazzino nel cortile disse: “Devi esprimere un desiderio, porta fortuna”. Si fermò un attimo in
silenzio per poi incominciare nuovamente a giocare, visto che la pallina era atterrata proprio in mezzo a loro.
La sera stessa, dopo il gustoso cenone, era di prassi fermarsi di fronte al presepe per la preghiera consueta,
quella di sempre in quella sera magica, per la nascita del Bambino Gesù. “Tocca a te dire la preghiera ormai
sei grande” disse il papà. Il ragazzino ci pensò un attimo e poi disse: “Vedi papà, oggi quando ho alzato gli
occhi al cielo per guardare la stella per esprimere il desiderio, sono riuscito per la prima volta a vedere un po’
più lontano, dietro quell’azzurro. Anche perché la luce o il freddo mi ha fatto lacrimare gli occhi e ho dovuto
strofinarli bene per vederci. Non mi era mai capitato di alzare lo sguardo al cielo in cerca di una risposta e
vedere il cielo come una coperta che deve scaldare tutto il mondo. E ho pensato a tutti quei bambini nelle
zone di guerra, che vivono questo Natale sotto le bombe. Vorrei far loro un regalo, ma non so che cosa potrei
regalargli.”
Il padre accostò la sua mano sulla spalla del ragazzo: “Non è necessario che tu ti metta a pensare cosa regalare,
il regalo glielo hai già fatto. Il primo significato del regalo è il pensiero, non importa se poi il regalo è grande o
piccolo, ricco o povero. L’importante è che tu lo tenga custodito dentro il cuore e vedrai che un giorno o l’altro
avrai l’opportunità di poterglielo donare”.
La mattina seguente fu il primo a levarsi dal sonno per andare ad aprire i regali che nella notte Gesù
bambino aveva deposto al fondo del suo letto. Li aprì tutti tranne uno, aveva una carta azzurra come il cielo,
con un fiocco giallo come la stella cometa e si accorse che in angolo si era strappata la carta stropicciando
malamente anche il cartone che conteneva il regalo. Come se fosse stato schiacciato dalle grosse pietre di un
muro che era caduto.
Ecco che di colpo il suo pensiero andò a posarsi sul risveglio di quei bambini nelle zone di guerra, tra le
macerie. Il ragazzino pose in silenzio il regalo sul davanzale, aprì la finestra e in cuor suo
recitò un preghiera: “Signore, fa che questo momento felice della festa del Natale in
famiglia, possa diventare di riflesso anche solo un piccolo istante di gioia per loro e la
loro famiglia. E che questo regalo, dove lo porterà la luce della stella cadente, possa
unire le mie impronte nell’averlo sollevato, con le loro nel doverlo aprire”.
Il ragazzino tornò dopo aver fatto colazione e si accorse che sul davanzale non c’era più il pacco che aveva
deposto. Al posto suo una tiepida impronta, umida di rugiada, causata dalla brina della finestra aperta, che
aveva tracciato inaspettatamente la forma di un cuore. Subito lo raccolse, delicatamente, con la mano e
l’asciugò sul suo pigiamino, proprio all’altezza del cuore.
Buon Natale
Luca e Silvana
DUE GIORNI NAZIONALE 9 – 10 SETTEMBRE 2017 A CAGLIARI
Riprende la bella abitudine di ritrovarci per la 2 Giorni Nazionale, dopo l’interruzione nel 2016.
L’incontro è stato fissato a
CAGLIARI il 9 e 10 settembre 2017
presso l’Hotel Califfo di Quartu Sant’Elena, nello stesso luogo dove ci eravamo già ritrovati
nel 2007. Il tema di questa 2 giorni è “Il nostro amore quotidiano”, titolo tratto dal
capitolo 4 dell’Esortazione di Papa Francesco Amoris Laetitia, a conclusione dei due Sinodi sulla Famiglia.
Cominciate a scrivere la data sui vostri calendari, facendo magari anche un pensierino per una mini-vacanza
fuori programma, ovviamente per chi non abbia improrogabili impegni di lavoro. A breve maggiori dettagli.
Diamo una mano al CPM ….
Ogni Associazione, specie quelle che si basano solo sulla adesione volontaria dei suoi membri, si caratterizza con la
partecipazione alle iniziative proposte ed anche per un sostegno finanziario al suo funzionamento. Come è
sicuramente noto, il CPM vive solo dei contributi dei soci e dei simpatizzanti e confidiamo che
questo sostegno non venga a mancare, malgrado la difficile situazione economica che molti stanno
vivendo. I nostri contributi possono aiutare le famiglie (specie quelle più giovani) a partecipare ad
iniziative di formazione nazionali ed internazionali. Nel 2017 è in programma la 2 gg nazionale a
Cagliari e una maggiore disponibilità potrebbe sostenere un maggior numero di coppie. Un grazie
di cuore in anticipo a tutti coloro che vorranno sostenere il CPM anche finanziariamente.
I contributi sono da versare sul bollettino di ccp allegato intestato a Gualchi Enrico - cpp 21970108
La domenica …. prepariamoci al matrimonio
Come le pile di una nota marca, il CPM non si ferma mai, specie la domenica!!
Oltre al recente corso lungo diocesano “Chiamati all’amore”, continuano gli incontri di 4 domeniche nelle sedi,
ormai storiche, di Carmagnola e Pianezza, incontri nati per venire incontro alle coppie che non riescono a
seguire il “tradizionale” corso serale durante la settimana. A giudicare dal numero di coppie che partecipano a
questi incontri (mediamente 15-20 per ogni ciclo), è chiaro che questa è sicuramente una formula vincente, ma
soprattutto necessaria.
I due cicli di incontri si svolgeranno nel 2017
- a Carmagnola presso la comunità Gallo (in via Torino 191) nelle date 8, 22 gennaio, 5 e 19 febbraio
- a Pianezza presso Villa Lascaris nelle date 14, 28 maggio, 11 e 25 giugno
L’esperienza di questi percorsi è arricchente e stimolante; se qualche coppia cipiemmina fosse disposta a dare
una mano sarebbe la benvenuta ….
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta
tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite in suo nome.
Il 20 novembre si è chiuso ufficialmente l’Anno Santo della Misericordia: preghiere
e riflessioni hanno sicuramente accompagnato questa tappa nel percorso di
approfondimento e di conversione di ciascuno di noi. Durante i tre consigli centrali
del 2016 l’assistente spirituale dei CPM, il diacono Gianfranco Girola, ha proposto
le sue meditazioni su quest’anno giubilare: “Il giubileo e i suoi segni”, “Credere
nella misericordia di Dio”, “Misericordiosi come il Padre”. Qui di seguito vi
proponiamo la sintesi dell’intervento presentato al Consiglio Centrale di Settembre.
Potete trovare i testi completi di queste riflessioni sul sito www.cpm-italia.it
MISERICORDIOSI COME IL PADRE
1 – La misericordia dell’uomo: causa o effetto della misericordia di Dio?
Siamo giunti al momento in cui, dalla misericordia di Dio e di Cristo, dobbiamo passare alla nostra
misericordia, dobbiamo passare dal dono al “dovere”. Il cristianesimo, comincia dicendo quello che Dio
ha fatto per salvarlo; non comincia con il dovere, ma con il dono. Prima del dovere c’è il dono, prima delle
opere c’è la grazia.
L’esempio più chiaro si ha proprio a proposito del “primo e più grande dei comandamenti”, quello di
amare Dio e il prossimo. Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è stato lui che ha amato noi per primo.
Questo è ciò che avviene anche a proposito della misericordia, che significa impietosirsi nel
proprio cuore, commuoversi a riguardo della sofferenza o dell’errore del fratello.
Gesù dice: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Gesù dice anche: “Se
voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.
Dobbiamo dunque avere misericordia perché abbiamo ricevuto misericordia, non per ricevere
misericordia. La grazia previene sempre ed è essa che crea il “dovere”. Se la misericordia di
Dio verso di noi sembra essere l’effetto della nostra misericordia verso i fratelli, è perché
Gesù la colloca qui nella prospettiva del giudizio finale.
La parabola dei due servitori è la chiave per interpretare correttamente il rapporto. Lì si vede come è il
padrone che, per primo, senza condizioni, rimette un debito immenso al servo ed è proprio la sua
generosità che avrebbe dovuto spingere il servo ad avere pietà di colui che gli doveva una misera somma.
Il padrone è evidentemente Dio e i servi sono gli uomini: Dio non rivendica alcun diritto per se stesso,
agli uomini non chiede nulla che possa risultare a suo profitto; dona gratuitamente, in sovrabbondanza,
senza anteporre alcuna condizione. L’uomo, accettando questo amore gratuito che Dio gli dona per
primo, deve permettere a questo amore di vivere in lui, di invadere tutto il suo essere. Ed è proprio questo
che il primo servo della parabola rifiuta: egli accetta di beneficiare del dono infinito del suo padrone, ma
intende conservarlo per sé, bloccando il movimento dell’amore stesso.
2 – Misericordiosi come il Padre celeste
Perché Dio ha stabilito un legame così stretto tra la sua misericordia verso di noi e la nostra misericordia
gli uni verso gli altri? Gesù dice ai discepoli: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli
altri” (non come ci si aspetterebbe: “così voi amate me”). Giovanni afferma: “Se Dio ci ha amati così,
anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (non come ci si aspetterebbe: “così noi dobbiamo amare lui”).
Si direbbe che Dio è quasi più preoccupato del nostro amore per il prossimo che non del nostro amore per
lui.
Perché questo singolare dirottamento dell’amore da Dio al prossimo? Noi viviamo ancora nella carne;
anche l’amore deve incarnarsi per essere autentico e non disincarnato, Non potendo, dunque, amare Dio
in questo modo concreto e pratico, con anima e corpo, perché Dio non si vede, ecco che ci viene additato il
prossimo che si vede
Il prossimo, l’altro, è il volto visibile di Dio per me.
E’ chiaro che noi creature peccatrici non possiamo amare Dio con amore di “misericordia”, non possiamo
essere misericordiosi con Dio; ecco perché ci viene dato il prossimo. Ci permette di fare con gli altri
esattamente quello che Dio fa con noi.
Abbiamo ricevuto una misura infinita di amore da condividere con i fratelli.
Dobbiamo amare il prossimo perché Dio ci comanda di amarlo; dobbiamo amare il prossimo perché esso è
amato da Dio e, quindi, è degno di essere amato da noi; soprattutto dobbiamo amare il prossimo perché
Dio ha messo in noi, ci ha affidato, il suo stesso amore per quel fratello. Questo, in fondo, è la virtù
teologale della carità in quanto virtù infusa: una partecipazione all’amore stesso di Dio, un divenire
“partecipi della natura divina” che è amore e quindi una capacità nuova di amare come ama Dio.
Non si può vivere insieme in armonia, nella famiglia e in ogni altro tipo di comunità, senza la pratica del
perdono e della misericordia reciproca. Il perdono è per una comunità quello che è l’olio per il motore.
Come l’olio, anche il perdono scioglie gli attriti. La misericordia degli uni verso gli altri dovrebbe essere
per noi creature umane il sentimento più naturale.
Concretamente occorrerebbe cercare di individuare, tra i nostri rapporti con le persone, quello nel quale ci
sembra più necessario far penetrare l’olio della misericordia e della riconciliazione e versarlo in esso
silenziosamente, con abbondanza.
3 – Le opere di misericordia e le viscere di misericordia
Avere misericordia non significa soltanto perdonare il prossimo. La Chiesa ci propone le sette opere di
misericordia corporale, affiancate ad altrettante opere di misericordia spirituale. Queste liste sono, come
sempre, indicative, non esclusive. Esse, anzi, andrebbero aggiornate ed adattate ai tempi e alle nuove
miserie corporali e spirituali dell’umanità. Alle opere di misericordia corporale, per esempio, oggi si
dovrebbe aggiungere “non lasciare soli gli anziani” e a quelle di misericordia spirituale “educare i propri
figli”.
Ma riflettiamo non tanto sulle “opere” di misericordia, quanto piuttosto sulle “viscere” di misericordia,
non sulla misericordia delle mani, ma su quella del cuore, in altre parole sui sentimenti e le disposizioni
interiori che devono accompagnare il “fare” misericordia.
San Paolo scriveva ai Colossesi: “Rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di
mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno
avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro”
Possiamo parlare di un’intuizione paolina, a riguardo della misericordia. Essa consiste nel rivelare, dietro
l’universo visibile ed esteriore della carità, fatto di opere e di parole, un altro universo tutto interiore. Il
“fare del bene”, o le opere di misericordia, devono provenire dal “volere bene”. La benevolenza viene prima
della beneficenza.
La traduzione dei Vangeli molte volte parla di compassione da parte di Gesù, ma la traduzione letterale
dice “sentir fremere le viscere”. La parola italiana che forse meglio traduce questa ricorrente metafora
biblica del sentirsi fremere le viscere è la parola “commozione”. La commozione è la risposta più
eloquente e più degna dell’uomo davanti alla rivelazione di un grande amore o di un grande dolore; quella,
in ogni caso, che fa più bene a chi la riceve.
4 – La misericordia, virtù anche di chi non ha nulla da dare
La misericordia dello sguardo è la misericordia che tutti possono e devono esercitare. Kierkegaard, scrive:
“Si può essere misericordiosi pur senza avere la possibilità di dare la minima cosa. E questo è di grande
importanza, poiché certamente il poter essere misericordiosi è una perfezione assai più grande dell’avere
danari e quindi poter dare. Abbi misericordia, poi potrai dare il danaro senza arrossire, ma senza
misericordia il danaro puzza”.
Questo è ciò che Gesù ha voluto insegnare ai suoi, quando, della povera vedova che aveva messo due
monetine nel tesoro del tempio, disse che aveva dato più di tutti i ricchi donatori. La misericordia, per
nostra fortuna, non discrimina tra ricchi e poveri, tra chi ha e chi non ha. E’ la virtù di tutti, soprattutto,
di chi non ha nulla da dare.
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio
PRESENTAZIONE DI “FAMIGLIA DOMANI”
DOMANI”
Tra le centinaia di riviste che fioriscono in Italia con l’intenzione di toccare aspetti diversi della
vita delle persone, una rivista si presenta di volta in volta senza pubblicità o sostegni importanti, in
modo discreto, puntuale e attento. Questa rivista prende il nome di: “famiglia domani”.
Il cuore pulsante della rivista è infatti la famiglia. Si rivolge a tutte le famiglie italiane
come strumento di servizio da usare nei momenti sereni e meno, per coloro che
desiderano conoscere con obiettività, per trovare, anche, un aiuto non preconcetto.
Ogni numero si presenta con un tema che viene sviluppato considerando aspetti diversi:
oltre ad una presentazione teologica cristiana, il tema proposto viene offerto nella dimensione
sociale, nella visione della vita quotidiana, delle relazioni, della progettualità attiva o meditata, che
ogni persona stabilisce durante il vissuto personale. Qualche volta consiglia senza imporre, nel
rispetto delle diversità. Gli articoli hanno spessori diversi, proprio per facilitare il rapporto con
ogni lettore. Il dossier (è la parte più ampia) sviluppa e approfondisce di volta in volta argomenti
importanti per ogni persona: ambiente, lavoro, povertà, giovani, anziani, ma anche la misericordia, il
perdono… Alcuni articoli sviluppano, con un linguaggio culturalmente accessibile, il tema centrale,
altri articoli offrono piccoli spunti di riflessione, altri ancora si rivolgono ai piccoli e ai giovani. La
famiglia è una realtà in cammino e costruisce oggi per domani, non può mai dire è tutto raggiunto
per evitare la crisi di coppia o con i figli o con gli amici e la società. Avere nel cuore la famiglia è
voler il suo bene e la sua realizzazione e non lasciarla sola nel suo cammino quotidiano, quotidiano
che di volta in volta assume sfaccettature diverse e complesse. I redattori di famiglia domani non
vogliono mai banalizzare il loro interventi, vi è sempre lo sforzo dell’obiettività, l’atteggiamento
umile ma competente, e l’invito a sperare e credere per aumentare la volontà e la forza che ogni
persona sente dentro di sé.
La rivista ha uscita trimestrale, si diffonde col passa parola, si sostiene con gli abbonamenti dei
lettori. L’abbonamento annuale è di € 23,50 ma veramente vale molto di più. Il prezzo di
abbonamento è pari ad una pizza, una birra ed un dolce, possiamo dire parafrasando che Famiglia
Domani è un piccolo, importante cibo per lo spirito che consigliamo a coloro che desiderano
sorridere alla vita nonostante tutto.
La quota di abbonamento di € 23,50 è da versare sul conto corrente postale n. 1014947939
intestato a GAZZETTA D’ASTI s.r.l. – Via Monsignor Umberto Rossi 6 – 14100 Asti
(bollettino allegato) oppure sul conto corrente bancario (sempre intestato a GAZZETTA
D’ASTI s.r.l) IBAN IT 82C 06085 1030 00000000 34200.
Angela Dessimone della Redazione di Famiglia Domai
AMORIS LAETITIA …. Leggiamola insieme
Come proposto dal Consiglio Centrale, le équipes torinesi sono invitate ad approfondire la sezione
“Crescere nella carità coniugale”
coniugale” del capitolo IV dell’Amoris Laetitia, per farne oggetto di una
relazione alla prossima 2 gg. di Cagliari. Siamo pertanto esortati a confrontarci su questa sezione
e a condividere le riflessioni, in vista della relazione da presentare a Cagliari. Grazie.
Smemoranda 2017
12 febbraio 2017
Formazione diocesana per operatori percorsi pre-matrimoniali
18-19 marzo 2017
Consiglio Centrale CPM a Calambrone
9-10 settembre 2017 2 giorni nazionale a Cagliari “Il nostro amore quotidiano”