E . E. d li fi Gr u o p Ast r po a Barn r la seconda luna mercoledì 24 ottobre 2012 Una teoria, proposta con alterne fortune, nei secoli passati, suppone che la "nostra" Luna avesse una gemella Questa “seconda luna”, se esistita, in che modo è scomparsa? Si tenterà di formulare una sintesi delle varie teorie partendo da quelle storiche, fino ad arrivare alle ultime considerate scientificamente plausibili relatore Elio Richiardi E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r LA TERRA E LE SUE DUE LUNE introduzione In questi ultimi tempi questa affascinante teoria ha avuto un certo revival, hanno trattato l’argomento parecchi “media”, giornali, riviste, internet. La teoria comunque non è nuova, è già stata proposta con alterne fortune, nei secoli passati, proverò a fare una sintesi delle tante teorie siano esse storiche, pseudoscientifiche o quelle ultime considerate scientifiche a tutti gli effetti. La Luna, data la sua vicinanza, è sicuramente il corpo celeste più osservato, fotografato e studiato. L’incredibile varietà di particolari della sua superficie ha affascinato da quasi quattrocento anni tutti coloro che l’hanno osservata con un qualsiasi telescopio. Infatti, le catene montuose ed i più grandi crateri, come Archimede, sono già visibili con i cannocchiali più modesti, mentre la visione con strumenti di media potenza è addirittura mozzafiato. L’influenza che la Luna ha avuto sul pianeta Terra è talmente grande che è difficile immaginare un mondo senza di essa. Il nostro pianeta non sarebbe più lo stesso senza le maree, senza le eclissi e, soprattutto, con un giorno che potrebbe essere molto più lungo delle usuali 24 ore come nel caso di Venere, il quale ruota attorno al proprio asse in 243 giorni terrestri. Anche la civiltà umana è stata profondamente influenzata dalla presenza della Luna. Un esempio per tutti: la Luna è l’unico corpo extraterrestre sul quale l’uomo ha posato i propri piedi [il 20 luglio 1969] «Un piccolo passo per l’Uomo, un grande passo per l’Umanità» disse Neil Armstrong in quella storica occasione. Ma senza la Luna, cioè senza un corpo così vicino e soprattutto con una superficie solida relativamente ospitale, questo primo, piccolo passo non sarebbe stato possibile. Gli studi su alcuni dei 382 chilogrammi di rocce lunari trasportate a Terra dalle sei missioni Apollo hanno permesso di fare luce su molti aspetti della storia e dell’evoluzione del nostro satellite e anche della Terra. Le cose sarebbero andate molto diversamente se il corpo celeste più vicino alla Terra fosse stato Marte, che nel momento del massimo avvicinamento dista settanta milioni di chilometri, oppure il più vicino Venere che però presenta una pressione al suolo pari a quasi cento volte quella terrestre e un’atmosfera che contiene grandi quantità di acido solforico. 2 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi Fino a non molto tempo fa, un grande mistero circondava la Luna, infatti, non esisteva nessuna teoria soddisfacente che ne spiegasse l’origine. Pare che un astronomo, in preda alla disperazione e frustrazione più totali, abbia una volta dichiarato: “Se consideriamo le varie teorie sull’origine della Luna e ci rendiamo conto di quanto poco convincenti esse siano, l’unica conclusione cui potremmo arrivare è che la Luna semplicemente non esiste”. E invece la Luna esiste, eccome, e su questo punto direi che non ci sono proprio dubbi; da quattro miliardi e mezzo di anni la Luna gira attorno alla Terra, illumina le notti del nostro pianeta, attira a sé le masse oceaniche provocando le maree, alimenta paure e superstizioni, disturba la pesca delle anguille (come sostengono alcuni), in fase crescente nuoce all’imbottigliamento del vino (come sostengono altri) e, saltuariamente, frapponendosi fra il Sole e la Terra causa il fenomeno più imponente, suggestivo e maestoso della natura: l’eclisse totale di Sole. Solo nel 1984 è stata proposta una teoria molto interessante, affascinante e soprattutto convincente sulla sua nascita; questa teoria ha subito fatto breccia fra gli astronomi e oggi è quella di gran lunga più accreditata. sempre servendosi di un semplicissimo ma altrettanto ingegnoso metodo geometrico; di conseguenza la distanza della Luna era già nota agli astronomi greci del II secolo a.C. Le moderne misurazioni hanno solamente ritoccato questi primi valori e oggi noi sappiamo che la Luna dista mediamente dalla Terra 384.380 chilometri; nota la distanza e le dimensioni apparenti in cielo risulta che la Luna ha un diametro pari a 3.480 chilometri. La sua massa, calcolata con metodi gravitazionali in tempi molto più recenti, risulta essere 1/80 di quella terrestre. Da una prima analisi di questi dati emerge un fatto abbastanza curioso: la Luna è un satellite molto grande rispetto al pianeta attorno al quale orbita: infatti, le dimensioni la nascita della luna La Luna è l’unico satellite naturale della Terra. La prima determinazione della sua distanza risale al 150 a.C. da parte del grande astronomo greco Ipparco di Nicea (190-120 a.C.); Ipparco, grazie ad un sistema trigonometrico, trovò un valore pari a 60 volte il raggio terrestre. Prima di lui un altro grande scienziato greco, Eratostene di Cirene (276-196 a.C.), aveva calcolato con grande precisione la lunghezza del meridiano terrestre, Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 3 E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r della Luna sono dello stesso ordine di grandezza di quelle della Terra. Il sistema Terra-Luna può dunque essere considerato un pianeta doppio. Questo è un fatto sul quale occorre meditare. Da una veloce indagine sui pianeti del sistema solare notiamo che Mercurio e Venere non hanno satelliti, Marte ne possiede due molto piccoli (probabilmente asteroidi catturati) mentre i quattro pianeti giganti possiedono decine di satelliti, tutti però molto piccoli se confrontati con i loro pianeti; infine nelle remote profondità del sistema solare troviamo l’unico altro esempio di pianeta doppio: il sistema Plutone-Caronte. Però il paragone con il sistema Terra-Luna non è molto appropriato poiché Plutone e il suo satellite Caronte sono corpi completamente diversi dalla Terra e dalla Luna, soprattutto per quanto riguarda le dimensioni; infatti, Plutone è un pianeta minuscolo e gli astronomi per lungo tempo sono stati indecisi se considerarlo un pianeta a tutti gli effetti oppure un asteroide molto grande. Alla luce delle precedenti considerazioni appare evidente che il sistema Terra-Luna è un sistema davvero insolito. Una delle prime ipotesi riguardante l’origine della Luna la fornisce la Bibbia. La Genesi afferma che al quarto giorno della Creazione “Dio disse: «Vi siano luminari nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte, e servano da segni per le ricorrenze, per i giorni e per gli anni, e servano da luminari nel firmamento del cielo per far luce sulla Terra”. E così avvenne: Dio fece i due luminari maggiori, il luminare grande per dominare il giorno e il luminare piccolo per dominare la notte e le stelle». (Genesi, 1, 14-16). Uno dei primi scienziati che cercò di spiegare l’origine della Terra e conseguentemente anche della Luna senza ricorrere al 4 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi soprannaturale fu Georges de Buffon (17071788), un naturalista francese. Secondo Buffon una grossa cometa era entrata in collisione con il Sole; il gigantesco urto aveva strappato al Sole e scagliato nello spazio parte della sua materia che in seguito si era raffreddata e condensata dando origine alla Terra e agli altri pianeti. Sempre secondo Buffon la Luna era nata nello stesso modo: era stata strappata alla Terra così come la Terra era stata strappata al Sole. Oggi sappiamo che questa teoria sulla nascita e l’evoluzione del sistema solare è fondamentalmente sbagliata; eppure, pur muovendosi in un contesto completamente errato, per quanto riguarda la nascita della Luna, Buffon si era avvicinato moltissimo alla verità. Le moderne teorie affermano che il sistema solare si formò a partire dalla condensazione di una gigantesca nube di polveri e gas in un’epoca che risale a quattro miliardi e seicento milioni di anni fa. Questa nube, rimasta inerte fino a quel momento, cominciò a collassare probabilmente sotto l’effetto dell’onda d’urto innescata dall’esplosione di una vicina supernova. Il materiale presente nella parte centrale della nube contribuì a formare il neonato Sole e, attorno ad esso, venne a formarsi un ampio involucro di polveri e gas; analoghi involucri sono stati scoperti intorno ad alcune stelle vicine come Vega e Beta Pictoris. È stato dimostrato che all’interno di un involucro del genere è possibile la formazione di vortici più o meno grandi; questi vortici favoriscono la condensazione della materia circostante e la conseguente formazione dei cosiddetti ‘planetesimi’ (piccoli pianeti). Infine a partire da collisioni fra planetesimi e conseguenti fenomeni di cannibalismo (i corpi più grandi inglobarono quelli più piccoli) si formarono i pianeti come noi li conosciamo. In questo scenario le teorie classiche proposte per spiegare l’origine della Luna erano sostanzialmente tre: 1. La Luna si formò in un’altra zona del sistema solare e fu in seguito catturata dal campo gravitazionale terrestre (teoria della cattura) 2. La Terra e la Luna si formarono contemporaneamente nella stessa zona a partire da due vortici separati (teoria della nascita contemporanea) 3. La Terra e la Luna in origine erano un corpo solo; la Luna si staccò dalla Terra in un’epoca successiva e rimase in orbita (teoria della fissione) Nessuna di queste teorie riesce però a reggere il confronto con i dati sperimentali. teoria della cattura Infatti, se un corpo delle dimensioni della Luna si fosse trovato a passare così vicino alla Terra avrebbe avuto maggiori possibilità di scontrarsi con essa oppure di ricevere una poderosa spinta gravitazionale che lo avrebbe indotto ad allontanarsi per sempre dal nostro pianeta lungo una traiettoria iperbolica. Le probabilità che l’orbita della Terra e quella della Luna fossero predisposte in modo tale da permettere una cattura sono talmente basse che questa teoria era stata quasi subito scartata dalla maggioranza degli astronomi. Il programma Apollo ha inferto a questa teoria il colpo di grazia; l’analisi dei campioni lunari ha permesso di scoprire che la Terra e la Luna contengono quantità uguali dei vari isotopi dell’ossigeno, indice di una forte affinità fra i due corpi. Se la Luna si fosse formata altrove le percentuali isotopiche dell’ossigeno dovrebbero essere diverse da quelle terrestri. Secondo questa teoria la Luna si sarebbe formata in un’altra zona del sistema solare e sarebbe poi stata catturata dalla gravità terrestre. Un evento del genere, in linea di principio, è possibile, ma è estremamente improbabile. Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 5 E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r teoria della nascita contemporanea unico corpo. La teoria della fissione afferma che la Luna si sarebbe staccata dalla Terra per effetto della forza centrifuga generata dalla forte velocità di rotazione del nostro pianeta all’alba dei tempi. Questa teoria presume che la Terra e la Luna abbiano avuto un’origine comune a partire da due distinti vortici. Se così fosse la Terra e la Luna dovrebbero avere la stessa composizione, mentre invece noi sappiamo che la Luna è mediamente molto meno densa del nostro pianeta; in particolare sembra essere molto piccolo o addirittura assente l’analogo nucleo di ferro presente nel centro della Terra. Non si capisce, di conseguenza, come mai il ferro sia finito tutto da una parte e non dall’altra. teoria della fissione Questa teoria era considerata quella più credibile e affidabile ed è ancora sostenuta e difesa da alcuni astronomi. Questa ipotesi fu proposta per la prima volta dall’astronomo inglese George Howard Darwin (1845-1912), il secondo dei dieci figli di Charles Darwin (1809-1882) padre della moderna teoria dell’evoluzione naturale. È noto che, a causa di un curioso effetto gravitazionale la Luna si allontana progressivamente dalla Terra e contemporaneamente la velocità di rotazione del nostro pianeta diminuisce con conseguente aumento della durata del giorno. Immaginiamo adesso di invertire il corso del tempo e di tornare gradualmente nel passato; vedremo, così, una Luna sempre più vicina e, nello stesso tempo, una Terra che ruota su se stessa sempre più velocemente fino al punto in cui Terra e Luna formano un 6 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi Questa teoria spiega molto bene come mai la Luna è mediamente meno densa della Terra; infatti, secondo la teoria, la Luna si sarebbe formata con materiali provenienti dagli strati superficiali della Terra che sono notoriamente meno densi di quelli presenti nel nucleo. La teoria della fissione, però, presenta una grossissima difficoltà. Infatti, per poter espellere in quel modo la Luna, la Terra avrebbe dovuto avere un’altissima velocità di rotazione e compiere un giro su se stessa ogni due ore e mezza, un valore decisamente troppo piccolo; nessuno è riuscito ad immaginare un meccanismo che avesse consentito alla Terra primordiale di ruotare così in fretta. Anche in questo caso le missioni Apollo hanno contribuito a smantellare questa teoria. Se la Luna anticamente avesse fatto parte della Terra le rocce lunari dovrebbero avere la stessa composizione chimica di quelle terrestri appartenenti alla crosta e al mantello. Abbiamo visto in precedenza una notevolissima analogia per quanto riguarda gli isotopi dell’ossigeno (e ciò è sicuramente indice di una certa correlazione fra i due corpi) ma le analogie finiscono qui. Sulla base delle analisi compiute sui materiali lunari si è scoperto che la composizione chimica delle rocce lunari è completamente diversa da quella delle rocce terrestri. In quel anno Hartmann e un suo collega, Donald R. Davis, nel corso di alcune ricerche riguardo alla formazione dei pianeti del sistema solare, arrivarono a scoprire che nei paraggi della Terra primordiale avrebbero potuto vagare corpi celesti di grosse dimensioni, alcuni grandi quanto Marte. Da qui l’idea del gigantesco impatto. La grande collisione avrebbe scagliato nello spazio e messo in orbita attorno alla Terra parte dei detriti dalla condensazione dei quali si sarebbe in seguito formata la Luna. Un anno più tardi un altro gruppo di scienziati era giunto, in maniera indipendente, alla stessa conclusione arrivando addirittura ad elaborare un modello per cercare di spiegare come mai i detriti fossero finiti in orbita senza ricadere sulla Terra. teoria della collisione Se tre teorie non sono sufficienti per risolvere un problema occorre cercarne una quarta e verificare che abbia buone probabilità di essere quella giusta. La quarta teoria fu proposta nel 1984 durante un convegno tenutosi a Kona (Haway). Era un’idea semplice, suggestiva, in grado di risolvere i problemi che affliggevano le teorie classiche e ricevette subito un’accoglienza entusiastica: la nascita della Luna era avvenuta in seguito ad un gigantesco impatto fra la Terra primordiale ed un corpo celeste di notevoli dimensioni; l’urto provocò il distacco e la messa in orbita del materiale che in seguito si condensò per formare il nostro satellite. La teoria era stata inizialmente formulata da William K. Hartmann (uno degli organizzatori del convegno e probabilmente il più sorpreso dal successo ottenuto) nel 1975 ma era stata ignorata da tutti per diversi anni. Questa teoria spiega molte cose. La Luna non ha un nucleo metallico, poiché il nucleo del corpo collisore si fuse con quello della Terra. La somiglianza fra Terra e Luna per quanto riguarda gli isotopi dell’ossigeno si spiega Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 7 E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r supponendo che il corpo incidente si deve essere formato nella stessa regione del sistema solare nella quale si è formata la Terra, mentre invece le altre differenze relative alla composizione chimica trovano soluzione nel fatto che la Luna si formò principalmente con il materiale del corpo responsabile dell’impatto. Questa teoria spiega anche perché la Luna è un corpo totalmente secco; non esiste, cioè, traccia di acqua nei materiali della sua superficie. Secondo la teoria l’acqua sarebbe stata completamente vaporizzata dall’enorme quantità di calore sprigionata dall’impatto. Inoltre trova finalmente soluzione un vecchio problema che le teorie classiche sulla formazione della Terra non riuscivano a spiegare: l’alta velocità di rotazione del nostro pianeta. Secondo la teoria dell’impatto il corpo responsabile della collisione colpì la Terra quasi di striscio, lontano dall’asse di rotazione. Un impatto di questo tipo avrebbe così impresso una notevole accelerazione al movimento di rotazione della Terra. Questa teoria ha il grosso pregio di spiegare l’origine della Luna in maniera del tutto naturale, senza ricorrere ad ipotesi “ad hoc”, chiamando cioè in causa meccanismi che dovevano essere molto comuni nel giovanissimo sistema solare. Gli astronomi ricorrono alla teoria da impatto anche per spiegare altri fenomeni peculiari del sistema solare come, ad esempio, la forte inclinazione dell’asse di rotazione del pianeta Urano. Inoltre le cicatrici di antichissime gigantesche collisioni sono ancora visibili sulle superfici di alcuni satelliti di Giove e di Saturno mentre è ormai certo che la grande estinzione di massa, avvenuta 65 milioni di anni fa, che costò la vita ai dinosauri, fu innescata dalla collisione con la superficie terrestre di un corpo celeste, un asteroide o una cometa, dal diametro di circa dieci chilometri che piombò sulla Terra alla velocità di trenta chilometri al secondo. la seconda luna Fin qui qualche considerazione sulla luna, quella che tutti noi conosciamo, ma per restare nel tema della serata, è necessario aprire una finestra sulla “seconda luna”, o almeno sulla sua teoria. Iniziamo allora a considerare qualche teoria su questa fantomatica “seconda luna”. Si suppone che la Terra in passato abbia avuto due lune di diversa dimensione e che la più piccola si sia scontrata con la maggiore, andando a formare un corpo unico: questo spiegherebbe anche la differenza tra i due emisferi lunari attuali. Uno dei tanti misteri che accompagnano la Luna è la sua “doppia faccia”: lieve e distesa in grandi ”mari” quella che vediamo; scavata e tormentata da crateri quella che solo le sonde interplanetarie riescono a 8 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi rivelarci perché a noi invisibile. Ma questa “seconda luna”, se è esistita, dove è finita? In che modo è scomparsa? Il Corano alla Sura LIV “Al-Qamar”, la Luna, si legge: “L’Ora si avvicina e la luna si spacca. Se vedono un segno, si sottraggono e dicono: «È una magia continua!»” Il grande prodigio della luna che si spacca permette di considerare altri segni di Dio nel passato, come nel caso di Noè, degli ‘âd, dei Thamûd, di Lot e del faraone. “L’ora s’avvicina: s’è spaccata la luna! Ma anche se i miscredenti vedessero un prodigio, se ne allontanerebbero dicendo: «È la solita magia!». Gridano alla menzogna e seguono le loro passioni, ma ogni cosa è fissata per sempre. Eppure, hanno sentito raccontare storie antiche, piene di ammonimenti e di consumata sapienza: ma a nulla servono gli ammonitori. Volta dunque loro le spalle!” (54,1-6). Nei miti universali compaiono spesso accenni alle due lune che un tempo orbitavano intorno al nostro pianeta; una, la più piccola, sarebbe caduta lentamente ruotando su una traiettoria a spirale che l’avrebbe portata a impattare su una zona dell’attuale Oceano Pacifico, ed in effetti è stato individuato un cratere di circa undici chilometri di diametro, dando probabilmente spunto alle varie leggende, diffuse presso le civiltà di tutto il globo, dagli aztechi e ai maya fino ai babilonesi, agli indiani ed agli ebrei, di immani cataclismi verificatisi prima dell’attuale civiltà umana, ad esempio con il diluvio universale o la distruzione di Atlantide e Mu. Gli ermetisti hanno dato da sempre per scontato l’esistenza, nel remoto passato, di altri satelliti appartenenti al nostro pianeta, a dispetto di quanto asserito dagli scienziati e dagli astronomi; a conferma della conoscenza degli ermetisti di questa “seconda luna”, se ne trova traccia nei Tarocchi, (gli studiosi della simbologia considerano le carte come le tavole che tramandano l’antica sapienza di Ermete Trismegisto) con la carta della Luna Nera, in antitesi al nostro attuale satellite, che ancora illumina le nostre notti. ghiaccio cosmico Secondo lo studioso tedesco Hans Hörbiger la Terra avrebbe avuto, dalla sua creazione ad oggi almeno quattro diverse lune. Hanns Hörbiger (1860 - 1931) è stato un ingegnere, scrittore e astronomo austriaco. La notorietà gli deriva dalla sua teoria del Ghiaccio Cosmico (Selteislehre o WEL, esposta in un libro Glazial-Kosmogonie del 1913) che ebbe vasta notorietà in Germania prima e durante il Nazismo. La teoria sosteneva che la Terra avesse avuto, nel suo passato arcaico, diversi satelliti, catturati dallo spazio come comete e progressivamente precipitati sulla Terra stessa, provocando immani cataclismi. La cattura della Luna, avrebbe provocato la sommersione di Atlantide e Lemuria, mentre con la sua caduta sulla Terra provocherebbe la fine della vita. La teoria del Ghiaccio Cosmico trovò all’epoca una vasta eco popolare e diede origine ad un vero culto pseudoscientifico (WEL) da parte di milioni di persone; promossa dal regime nazista per le sue implicazioni razziali, è oggi totalmente screditata. La teoria di Hoerbiger, che è tra l’altro una delle basi dell’esoterismo nazista, pur partendo da premesse non completamente dimostrate e spesso procedendo per affermazioni date per scontate e non verificate, ha avuto il pregio di fornire interessanti spunti di riflessione, anche se da una prospettiva spesso parziale o addirittura errata. In sostanza, Hoerbiger si sofferma sugli effetti dovuti alla differente attrazione Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 9 E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r proporzionalmente minore sugli esseri con strutture corporee più piccole, consentendone la sopravvivenza e il successivo adattamento. jules verne A partire dalla metà dell’Ottocento, si comincia a discutere della possibilità che la Terra abbia o no un secondo satellite naturale. Le ipotesi più bizzarre e le teorie più fantasiose hanno da allora stimolato nuove scoperte e notevoli osservazioni, dando vita ad una vicenda che giunge fino ai giorni nostri e che rappresenta una pagina di storia dell’astronomia davvero interessante. gravitazionale agente sulla Terra al momento della caduta di una luna sulla superficie terrestre: il continuo avvicinamento del satellite avrebbe favorito l’evoluzione di esseri con caratteristiche fisiche diverse da quelle degli esseri che attualmente popolano il pianeta, in particolare i “giganti” della mitologia. Si suppone che se le lune orbitanti intorno al nostro pianeta fossero state due, l’attrazione gravitazionale terrestre sarebbe stata notevolmente inferiore: ciò avrebbe prodotto una minore pressione sulle strutture scheletriche degli animali e degli ominidi terrestri, favorendo un maggiore sviluppo verticale: vedi gli insetti giganti del Primario, o gli stessi dinosauri. Secondo questa teoria, la caduta di una delle lune terrestri fornisce una diversa spiegazione, per la loro simultanea scomparsa dal pianeta: l’improvviso aumento dell’azione gravitazionale terrestre dovuto al venir meno di una delle due controparti, avrebbe provocato una sorta di pressurizzazione delle strutture scheletriche dei dinosauri, provocandone la morte quasi istantanea in tutte le regioni del globo. Per di più, tale effetto sarebbe stato 10 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi Nel 1846, Frederic Petit, direttore dell’osservatorio di Tolosa, affermò che era stata scoperta una seconda luna della Terra. Era stata vista da due astronomi, Lebon e Dassier, a Tolosa, e da un terzo, Larivière, ad Artenac, durante la serata del 21 marzo 1846. Petit calcolò che l’orbita fosse ellittica, con un periodo di 2 ore 44 minuti e 59 secondi, un apogeo a 3.570 km dalla superficie terrestre e un perigeo a soli 11,4 km. In generale, gli astronomi ignorarono queste teorie, e l’idea sarebbe stata ben presto dimenticata se un giovane scrittore francese, Jules Verne, non ne avesse letto un riassunto. Nel suo celebre romanzo De la Terre à la Lune, Verne racconta che un piccolo oggetto passò vicino alla capsula spaziale su cui viaggiavano i tre coraggiosi protagonisti diretti sulla Luna. Jules Verne fu letto da milioni di persone, ma fino al 1942 nessuno notò alcune notevoli discrepanze: 1. Un satellite che può trovarsi a 7.480 km dalla superficie terrestre avrebbe un periodo di almeno 4 ore e 48 minuti, non di 3 ore e 20 minuti. 2.Nel racconto, il satellite fu visto dal finestrino dal quale la Luna era invisibile, ma entrambi erano in avvicinamento, esso doveva avere moto retrogrado, cosa che certo sarebbe stata degna di nota. Ma Verne non fa alcuna menzione di quest’aspetto. 3. In ogni caso il satellite sarebbe stato in eclisse e perciò invisibile: il proiettile in cui i tre lilith Ci sono state altre ipotesi di ulteriori satelliti naturali della Terra. Nel 1898 il dottor Georg Waltemath di Amburgo affermò di aver scoperto non solo una seconda luna, bensì un intero sistema di minuscole lune. Waltemath fornì gli elementi orbitali di uno di questi satelliti: distanza dalla Terra 1,03 milioni di km, diametro 700 km, periodo orbitale 119 giorni, periodo sinodico 177 giorni. Gli astronomi non diedero alcun credito alla “luna” di Waltemath. Al contrario gli astrologi colsero l’occasione al volo e nel 1918 l’astrologo Sepharial battezzò questa luna con il nome di “Lilith”. Egli considerava che fosse nera abbastanza per essere invisibile per la maggior parte del tempo, diventando visibile solo quando era nei pressi dell’opposizione o quando transitava attraverso il disco solare. Sepharial calcolò le effemeridi di Lilith, sulla base di varie osservazioni condotte da Waltemath. Riteneva inoltre che Lilith avesse all’incirca intrepidi stanno viaggiando, infatti, lascerà l’ombra della Terra molto dopo l’incontro con il satellite. Ad ogni buon conto, Jules Verne ebbe il merito di far conoscere la seconda luna di Petit a tutto il mondo. Gli astrofili giunsero alla conclusione che c’era l’opportunità di diventare famosi: chiunque avesse scoperto questo secondo satellite avrebbe avuto il proprio nome scritto per sempre negli annali della scienza. Comunque nessun grande osservatorio prese in esame il problema della seconda luna, o se lo fece mantenne il più assoluto riserbo in merito. Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 11 E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r la stessa massa della Luna, ignorando che se un tale satellite fosse davvero esistito, anche se invisibile, avrebbe influenzato il moto terrestre. clyde tombaugh Intorno al 1950, quando si cominciò a discutere sul serio di satelliti artificiali, tutti si aspettavano che essi sarebbero stati incapaci di portare a bordo delle radiotrasmittenti, ma che sarebbero stati seguiti con il radar da Terra. In questo caso, un gruppo di piccoli satelliti naturali avrebbe potuto provocare qualche fastidio, giacché avrebbe riflesso le onde radar falsando i dati. Il metodo per cercare questi satelliti naturali fu sviluppato da Clyde Tombaugh, scopritore di Plutone. Calcolando l’orbita del satellite che si intende studiare, si effettuano delle riprese fotografiche a lunga posa avendo cura che la camera, mediante l’utilizzo di un sistema motorizzato, giri in senso opposto al moto di rotazione terrestre. Dopo aver effettuato una seconda posa a distanza di ore, sarà possibile confrontare le due immagini alla ricerca di qualche oggetto in movimento. satelliti passeggeri Malgrado tutte queste considerazioni, non è affatto escluso che la Terra abbia più di un satellite naturale. Per breve tempo la Terra può essere avvicinata da meteoriti i quali, orbitando attraverso gli strati superiori dell’atmosfera possono perdere abbastanza velocità da trasformarsi in lune. Ma poiché ad ogni perigeo passano nell’atmosfera e dunque si “consumano”, 12 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi sono destinati a non durare a lungo, di solito si estinguono dopo una o due rivoluzioni; se il corpo in questione è particolarmente massiccio può resistere anche per qualche decina di rivoluzioni, ma nulla più. Ci sono alcune indicazioni che tali “satelliti passeggeri” siano stati osservati; è anche possibile che la luna di Petit sia stata uno di questi. Oltre ai satelliti temporanei ci sono altre due possibilità che la Terra abbia più di una luna. La prima è che la Luna abbia dei propri satelliti: malgrado svariate ricerche, però, non ne è stato trovato neppure uno. Inoltre oggi si sa che il campo gravitazionale della Luna è irregolare ovvero “bitorzoluto” abbastanza perché qualsiasi orbita lunare risulti notevolmente instabile, ogni satellite lunare quindi è destinato a schiantarsi sulla Luna dopo breve tempo, pochi anni o al massimo un decennio. gruppi di satelliti L’altra possibilità è che ci possano essere dei gruppi di satelliti di piccole dimensioni, che orbitano intorno alla Terra collocati 60 gradi davanti o dietro alla Luna, ovvero nei cosiddetti “punti di Lagrange” dell’orbita lunare. Questi satelliti furono ipotizzati per la prima volta dall’astronomo polacco Kordylewski dell’osservatorio di Cracovia, egli cominciò satellite della Terra sembra aver avuto successo, dopo tutto, anche se questa “seconda luna” si è rivelata essere completamente differente da qualsiasi attesa. Cruithne la sua ricerca visuale nel 1951, armato di un buon telescopio, giacché sperava che si trattasse di oggetti ragionevolmente grandi. La ricerca diede esito negativo, ma nel 1956 un suo compatriota e collega, Wilkowski, suggerì che potessero esserci molti corpi minuscoli, troppo piccoli per essere visti individualmente, ma in numero sufficiente per apparire come una nube di particelle di polvere. In questo caso sarebbero stati visibili meglio senza telescopio, cioè ad occhio nudo! Nell’ottobre del 1956, Kordylewski vide, per la prima volta, una chiazza debolmente luminosa in una delle due posizioni, la quale misurava 2 gradi, ossia 4 volte un diametro lunare.Nel marzo e nell’aprile 1961, Kordylewski riuscì a fotografare due nubi nelle posizioni previste. Esse sembrano essere di estensione variabile, ma ciò potrebbe essere dovuto ai mutamenti di illuminazione. J. Roach rilevò queste nubi satelliti nel 1975 con le sei sonde dell’OSO (Orbiting Solar Observatory). Nel 1990 furono fotografate di nuovo, questa volta, dall’astronomo polacco Winiarski, il quale scoprì che esse avevano un diametro apparente di alcuni gradi, che “vagavano” fino a dieci gradi dal punto di Lagrange e che erano un po’ più rossastre della luce zodiacale. Così la secolare ricerca di un secondo Ma ci sono persone che continuano ancora a proporre nuovi satelliti naturali della Terra. Nel 1997, Paul Wiegert, Kimmo Innanen e Seppo Mikkola scoprirono che l’asteroide 3753 ha un’orbita davvero strana e può essere considerato un compagno della Terra: sebbene non ruoti direttamente intorno al nostro pianeta, infatti, l’asteroide 3753 è notevolmente influenzato dall’attrazione gravitazionale terrestre, come mostra il diagramma qui sotto, che mette in evidenza la forma della sua orbita rispetto alle orbite dei quattro pianeti interni. In seguito questo asteroide è stato battezzato con il nome di Cruithne. Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 13 E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r 2010 SO16 In realtà la Terra ha effettivamente un compagno, piccolo ma da tenere sotto controllo. Più che di una Luna trattasi di un asteroide che è stato avvistato nel settembre 2010 dall’occhio elettronico del satellite americano Wise. Gli astronomi Apostolos Christou e David Asher calcolando la sua orbita hanno creduto che accompagnasse il nostro pianeta da almeno 250 mila anni. Approfondendo le stime e affrontando simulazioni su un arco di tempo di due milioni di anni proiettati per lo più nel futuro hanno stabilito che rimarrà dove si trova, in un punto del cielo 50 volte più distante della Luna. Non molto in termini astronomici, ma abbastanza per non destare problemi, almeno nell’immediato. Scrutando e fotografando “2010 SO16”, come è stato battezzato, con i telescopi del “Las Cumbres Observatory” i due 14 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi studiosi si sono resi conto che la sua storia è interessante perché dovrebbe essere legata addirittura alle origini della Terra. Ha un diametro stimato tra i 200 e i 400 metri, risulta visibile dalla terra, di notte con un telescopio di medie dimensioni «La sua distanza media dal Sole è identica a quella della Terra», ha detto Christou, «ma ciò che mi ha veramente impressionato, al momento, è stato notare quanto la sua orbita fosse simile a quella del nostro pianeta.» L’asteroide, a un osservatore sulla Terra, sembra muoversi lungo una linea a forma di ferro di cavallo. Per compiere il viaggio da una parte all’altra, SO16 impiega 175 anni. In realtà, quindi, sebbene la sua orbita assomigli alla nostra, l’asteoride si tiene sempre ben lontano. ”È terrafobico“, dice Tolis. Negli ultimi centinaia di migliaia di anni non si è mai avvicinato oltre una distanza di 50 volte la distanza Terra-Luna. Ci sono altri tre asteroidi che si sono trovati per un certo periodo a viaggiare insieme alla Terra, ma le loro orbite poi li hanno allontanati. “2010 SO16” invece staziona nella sua posizione da migliaia di anni e lì resterà nel futuro se non accadrà qualcosa. Questi piccoli corpi, infatti, sono facilmente soggetti alle forze dei pianeti maggiori e quindi potrebbe spostarsi muovendosi magari pericolosamente verso il nostro globo azzurro. Ecco perché ora è strettamente tenuto sotto controllo cercando di perfezionare la conoscenza della sua traiettoria cosmica. Intanto tre sono le ipotesi sulla sua nascita. La prima immagina che sia stato strappato dalle forze planetarie dalla fascia maggiore degli asteroidi tra Marte e Giove. La seconda sostiene che potrebbe essere un corpo originatosi all’epoca in cui si è formata anche la Luna e poi finito sulla sua orbita intorno al Sole. Ma la sua stabile posizione odierna depone a sfavore. Ultima ipotesi è che sia parte di un gruppo di asteroidi ipotizzato teoricamente, cercato a lungo e mai trovato. Se così fosse sarebbe un relitto dell’epoca della formazione della Terra: 4,5 miliardi di anni fa. Non resta che indagare per sciogliere il mistero. jutzi & asphaug «C’è stato un tempo in cui la Terra aveva due lune che viaggiavano sulla stessa orbita. Erano per così dire sorelle perché figlie della stessa “nuvola” di detriti generata dal gigantesco impatto del nostro pianeta con un corpo celeste delle dimensioni di Marte da cui si è generata la Luna che noi conosciamo. Per decine di milioni di anni hanno convissuto tranquille, poi ad un tratto si sono scontrate, fondendosi. » Con questa teoria due scienziati, Martin Jutzi dell’Università di Berna in Svizzera e Erik Asphaug dell’Università della California di Santa Cruz, raccontano sulla rivista britannica “Nature” di alcuni loro studi fondati su delle simulazioni, nei quali si ipotizza cosa sarebbe accaduto ed anche il perché. La spiegazione parte dalla doppia faccia della Luna, la cui risposta ne spiegherebbe i motivi. La faccia visibile dalla Terra caratterizzata da ampie pianure, mentre l’altra, quella a noi sempre nascosta, è piena di crateri, catene montuose e soprattutto ha una crosta di 50 Km più spessa. Per spiegare la grande differenza geologica, i due ricercatori hanno ipotizzato l’antica esistenza di un secondo satellite di circa 1.200 chilometri di diametro, più o meno un terzo di quello della Luna. A causa degli effetti mareali, le due lune variavano la propria posizione mantenendosi sulla stessa orbita intorno alla Terra. Nel gioco delle forze gravitazionali il Sole faceva sentire il suo effetto rendendo instabile il punto di Lagrange dove si trovava la luna più piccola. Tale perturbazione del moto, favorì l’impatto dei due satelliti, dando quindi origine ad una nuova luna. Nel loro modello, la collisione è avvenuta a una velocità relativamente lenta, circa tre chilometri al secondo, il secondo satellite si sarebbe “spiaccicato” sulla superficie lasciando sulla Luna gran parte del materiale roccioso che lo formava, si spiega così il maggior spessore della crosta lunare sul lato “nascosto”. Una velocità di impatto più alta, invece, avrebbe lasciato solo un gigantesco cratere e avrebbe disperso nello spazio gran parte dei detriti. Intervistato dal Guardian, Martin Jutzi ha spiegato che non è importante in quale punto sia avvenuto l’impatto, perché la Luna si sarebbe “riorientata” in seguito in modo da mostrare sempre lo stesso lato alla Terra. Questo avviene perché il centro della sua massa non è nel centro geometrico del satellite, ma circa 2 km più vicino al nostro pianeta. Insomma la storia sarebbe andata in questo modo secondo le simulazioni dei computer. Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 15 E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r le grail Ancora una volta però, indizi più precisi li dobbiamo aspettare dalle sonde spaziali. La coppia delle G.R.A.I.L. della Nasa, partite nel settembre 2011, progettate proprio per indagare la natura della Luna e quello che accadde miliardi di anni fa attraverso la misura della gravità, sono solo l’ultimo esempio. «Detto in breve, si tratta di un viaggio al centro della Luna». Ed Weiler, responsabile delle missioni scientifiche della Nasa, non avrebbe potuto trovare parole più adatte. Si spera di definire una mappa lunare da 100 a 1000 volte più precisa rispetto a quelle ottenute da qualsiasi missione lunare precedente. Lanciate entrambe il 10 settembre 2011, con un razzo Delta II dalla base di Cape Canaveral, le sonde hanno viaggiato in modo indipendente l’una dall’altra per tre mesi e mezzo, percorrendo oltre 4 milioni di chilometri, fino ad entrare nell’orbita lunare, a gennaio di quest’anno. Partite col compito di misurare le spinte e le forze di 16 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi attrazione della gravità lunare, per creare una mappa delle profondità della luna, le sonde hanno completato la prima fase lo scorso 29 maggio. Le G.R.A.I.L. hanno orbitato per due mesi “in formazione”, inseguendosi a vicenda intorno alla Luna, a circa 56 chilometri d’altitudine e a 200 chilometri orari di velocità. Durante il volo esse sono investite dai cambiamenti regionali tipici del campo gravitazionale lunare, che causano loro dei rallentamenti o delle accelerazioni, e proprio grazie a questo gioco di “va e vieni” i ricercatori avranno un quadro completo del campo gravitazionale della Luna. Le accelerazioni ed i rallentamenti provocano, infatti, anche delle variazioni nella distanza tra le due sonde, registrati fin nel minimo dettaglio dai segnali radio trasmessi dalle stesse. Sulla base di queste informazioni gli scienziati potranno dedurre la formazione della superficie lunare, individuare montagne e crateri e, per esempio, spiegare perché il lato nascosto della luna è molto diverso rispetto al lato che si affaccia sulla Terra. I risultati dovrebbero anche aiutare a identificare la composizione del nucleo della Luna, scoprire se è fatta di ferro solido o di ossido di titanio. Avere a disposizione una dettagliata mappa gravitazionale sarà fondamentale anche per capire dove far sbarcare i futuri esploratori, siano essi degli uomini o dei robot. oltre alle sue sonde G.R.A.I.L. c’è la sonda Artemis, lanciata nel 2007 e la cui missione è destinata a concludersi proprio quest’anno. Costata complessivamente 496 milioni di dollari, la missione Grail permetterà di scoprire molti aspetti ancora misteriosi della Luna e ci aiuterà a comprendere la sua storia, accanto alla storia della Terra e degli altri pianeti del Sistema Solare, la responsabile scientifica della missione, Maria Zuber, del Massachusetts Institute of Technology (Mit) è sicura che questa missione riscriverà i libri di testo sull’evoluzione della Luna. Entrambe le sonde hanno funzionato così bene durante il loro viaggio che è stato possibile mettere a punto una serie completa di test degli strumenti a bordo, che hanno confermato le prestazioni richieste per raggiungere gli obiettivi scientifici della missione. La gravità lunare è irregolare, in media circa un sesto di quella della Terra, e le condizioni più favorevoli sono quelle in cui la gravità risulta essere più forte. Il 31 agosto è partita la seconda fase, durante la quale l’altitudine scenderà fino 23 km, avvicinando le sonde gemelle Grail ancora di più alla superficie superiore della luna. La nuova missione, che durerà fino al prossimo 3 dicembre, consentirà agli scienziati di studiare anche le minime variazioni della gravità lunare. La fase scientifica della missione avrà lo scopo di dare uno sguardo più da vicino al campo gravitazionale della Luna, che influenza gli elementi presenti sulla superficie lunare e nel sottosuolo, dai crateri alle montagne. In questo momento diventano tre i veicoli spaziali nell’orbita lunare, tutti americani, Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 17 E . E. d li fi Gr u Ast r po o p a Barn r elenco immagini I dati raccolti dalle sonde della NASA sono trasmessi dall’una all’altra e da entrambe alla sala di controllo tramite segnali radio. «I dati raccolti durante la missione primaria dalla squadra G.R.A.I.L. sono attualmente in corso di analisi e promettono di produrre una mappa di straordinaria qualità e risoluzione del campo gravitazionale», ha detto Maria Zuber, «La mappatura ad una quota notevolmente inferiore durante la missione ci permetterà di dare uno sguardo ancora più accurato al nostro vicino celeste più prossimo, offrendo l’opportunità unica di mappare a livello globale la crosta superficiale di un corpo planetario oltre la Terra». bibliografia e fonti: le informazioni qui riportate sono tratte da vari articoli di giornale e siti internet. la stampa repubblica wikipedia astrosaf.altervista.org images.moonkam.ucsd.edu molte informazioni sono state tratte dalla conferenza tenuta da Leonardo Maletacchi nel 2003 presso la sede del gruppo SAF di Firenze 18 - GAEEB - la seconda luna - Elio Richiardi pag. 2 Dettaglio Lunare _ Francesco Toffoli pag. 3 I satelliti di Giove pag. 4 La nascita della luce _ illustrazione del 1865 tratta dalla Bibbia di Gustave Dorè pag. 5 L’unico frammento di Luna conservato in Italia pag. 6 La formazione della Luna secondo la teoria di George Howard Darwin, da un libro del 1923 pag. 7 Il lato nascosto della luna pag. 8 Giapeto terzo satellite naturale di Saturno pag. 10 Hanns Horbiger pag. 11 Un fotogramma del film Le voyage a la lune di Méliès del 1902 tratto dal romanzo De la Terre à la Lune di Verne pag. 11 L’astrologo Sepharial pag. 12 Kazimierz Kordylewski pag. 13 L’orbita dell’asteroide 3753 Cruithne pag. 13 I punti di Lagrange pag. 14 L’orbita di 2010 SO16 pag. 15 una simulazione al computer della collisione tra le 2 lune ipotizzata da Asphaug e Jutzi pag. 16 Due simulazioni della missione G.R.A.I.L. pag. 17 il razzo Delta II alla base di Cape Canaveral prima del lancio delle G.R.A.I.L. pag. 17 un’immagine della superficie della Luna, sul fondo il glodo terrestre, ripresa dalla sonda Ebb di MoonKAM pag. 17 un’immagine della superficie della Luna ripresa dalla sonda Ebb di MoonKAM. note __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ _______________________________________ __________________________________________ ______________________________________ __________________________________________ _______________________________________ __________________________________________ ______________________________________ __________________________________________ __________________________________________ Elio Richiardi - la seconda luna - GAEEB - 19 E . E. d li fi Gr u o p Ast r po a Barn r gruppo astrofili E.E.Barnard Via Santa Lucia, 90 Mathi [TO] www.gaeeb.org facebook.com/Gaeeb [email protected] testi a cura di Elio Richiardi progetto grafico a cura di Rossella Fava