TAV, A MAGGIO LE TRIVELLE AL VIA
La società Ltf: da Borgone a Mompantero, 13 punti di sondaggio
E poi il mini-tunnel a Venaus. «Lavori utili anche per i Comuni»
di Massimiliano Borgia
INIZIERANNO nel maggio del 2003 i sondaggi geognostici per la galleria di Bussoleno,
commissionati da Lion Turin ferroviaire. Sarà
l'ultima campagna di sondaggi prima della consegna
degli studi alla commissione intergovernativa e
servirà per conoscere le rocce, le pressioni, le falde
acquifere e la temperatura della montagna sotto
Mompantero e Chianocco dove è prevista la galleria
che i tecnici chiamano "di Bussoleno", lunga 12
chilometri.
Dei 13 punti dove verranno estratte le "carote" di
roccia, il foro più lungo sarà a Falcemagna per 850
metri di profondità. Quattro sondaggi verranno fatti
nell'alveo del Cenischia e sei tra Chianocco e
Borgone. Ogni sondaggio durerà dalle due alle sette
settimane e contemporaneamente saranno operative
dalle quattro alle cinque sonde. Non verranno
realizzate strade di cantiere; dove non sarà possibile
arrivare sarà utilizzato l'elitrasporto. I fori di
sondaggio sono larghi fino a 12 centimetri: i materiali
rocciosi estratti verranno catalogati e classificati,
saranno sottoposti a prove tecniche e misurazioni. Poi
verranno immagazzinati a disposizione di altri eventuali studi, come già accade per i magazzini
della stazione ferroviaria di Susa dove sono stoccati oltre 9mila metri di cilindri di rocce estratti
nelle campagne di sondaggio già concluse.
Se i sondaggi partiranno a maggio, una progettazione di massima deve però già essere presentata da
Ltf a marzo, insieme ai progetti di tracciato di Rfi. Per il completamento della progettazione,
prevista per i mesi successivi, sono già preventivati dei ritardi a causa, dicono a Ltf, delle continue
incertezze sui finanziamenti a disposizione. L'organismo promotore della Torino-Lione, costituito al
50 per cento da Rete ferroviaria italiana e da Rete ferroviaria francese sotto il controllo della Cig,
deve fornire tutti gli studi e i dati necessari alle decisioni della Cig sulla tratta internazionale da
Bruzolo a St.Jean De Maurienne. Per la tratta italiana da Bruzolo a Settimo è competente Rfi, che
va avanti con tecnici e le strutture di Italferr. Per questo, Ltf, erede del Geie Alpetunnel, si occupa
solo del tratto internazionale che per la parte italiana vuol dire da Bruzolo alla zona tra Moncenisio
e il ghiacciaio dell'Agnello.
Nella sede di galleria San Federico a Torino, c'è appunto lo staff italiano di Ltf, guidato da Paolo
Comastri un tecnico che proviene da Italferr, la società di progettazione delle Ferrovie italiane. Ltf
eredita una buona parte delle conoscenze che Alpetunnel aveva iniziato a raccogliere fin dalle prime
indagini del 1991. «Oggi abbiamo un livello di conoscenza della geologia della nostra tratta che è
certamente molto elevato - osserva Comastri - Abbiamo utilizzato in questi mesi non solo i dati
ereditati da Alpetunnel, ma anche quelli dell'Aem, che sta costruendo la galleria per l'impianto
idroelettrico di Pont Ventoux. Ci manca una conoscenza completa della zona dove dovrà passare la
galleria di Bussoleno e il completamento dei dati sul sottosuolo del massiccio d'Ambin».
Proprio lungo il tracciato del tunnel di base sono stati effettuati in questi anni molti sondaggi. Ma la
geologia delle montagne proprio sotto il confine tra i due stati non è ancora del tutto chiara.
«Dobbiamo conoscere anche in questo caso l'esatta composizione delle rocce e la possibilità di
utilizzo futuro per i cantieri; dobbiamo sapere che temperature ci sono a quella profondità e come si
comportano le falde acquifere». Per questo, Ltf farà la prima vera galleria del Tav. Un tunnel di 7
chilometri, largo abbastanza da permettere il passaggio dei mezzi di scavo che partirà da un piazzale
che sarà spianato a Venaus, più o meno dove c'è già l'imbocco della galleria Aem. Lo scavo a 2500
metri sotto lo spartiacque italofrancese sarà realizzato con esplosivi per il primo chilometro e
mezzo, mentre i restanti 5 chilometri e mezzo saranno scavati da una fresa meccanica fino ad
arrivare nel cuore dell'Ambin. Procederà in leggera salita per rendere più agevole il deflusso delle
acque sotterranee.
Ma proprio sull'acqua che verrà intercettata, i tecnici di Ltf allargano le braccia. «Non possiamo
sapere cosa troveremo e quali soluzioni adottare. Le acque si possono far defluire lungo un canale
nella galleria fino all'imbocco e qui essere immesse nel Cenischia con un sistema di opere
accessorie di protezione idraulica, non prima di pulirsi in un apposito bacino di decantazione (un
altra opera del cantiere d'ingresso ndr). Oppure possono alimentare canali irrigui o, se saranno di
buona qualità, possono essere convogliate negli acquedotti per usi civili. Tutto dipenderà dagli
accordi che si potranno prendere con i Comuni». Ltf insiste su questo punto. L'acqua trovata dalla
galleria potrebbe essere usata, basta mettersi d'accordo: è uno degli scambi per il Tav. Così come
per Ltf non ha senso opporsi a questi sondaggi, visto che «conoscere il proprio sottosuolo e le vene
d'acqua fa comodo a tutti i Comuni».
Sull'impatto della galleria e delle future canne del tunnel di base sulle falde, nessuno a Ltf se la
sente di fare previsioni. Troppo alto il grado di incertezza e i tecnici non escludono nemmeno il
possibile prosciugamento di torrenti e sorgenti che adesso sgorgano in valle. Così come non
possono escludere la presenza di amianto e di rocce uranifere nel marino che verrà portato fuori dal
nastro trasportatore che opererà nella galleria. «Per studiare il miglior modo per fare fronte a queste
ipotesi, abbiamo avviato una collaborazione con il Politecnico».
Proprio l'uranio del massiccio d'Ambin è una delle principali fonti d'angoscia per i valsusini: il
pietrisco radioattivo potrebbe circolare per la valle fino ai punti di stoccaggio. «Non esistono
certezze riguardo all'uranio, ma non ci aspettiamo di trovarne una gran quantità. Tutte le notizie
disponibili ci confermano che queste rocce non sarebbero particolarmente ricche di uranio, come
dimostra il tentativo dell'Agip tanti anni fa per estrarre uranio da rocce che sembravano contenerne
in buona quantità al Molaretto, sopra Giaglione, tentativo fallito come le altre prove effettuate nel
versante francese. Del resto, le carote estratte negli anni passati in questa zona non hanno mai
segnalato concentrazioni radioattive particolari». I lavori per il grosso cunicolo dureranno tre anni.
Si procederà sempre con fori di sonda per cercare di capire prima cosa ci sarà una volta scavato.
«Per questo si potrà decidere prima cosa fare delle falde acquifere». Nella galleria saranno in
funzione rilevatori di radioattività e di radon, il gas radioattivo naturale responsabile per buona
parte dei tumori ai polmoni, gas che sarà fatto uscire attraverso un sistema di ventilazione. «Il radon
non è però un grosso problema perché esce dagli sfiati come le gallerie e decade in poche ore dalla
sua fuoriuscita all'aria aperta», afferma il geologo di Ltf, Franco Gallarà. La galleria sarà scavata
accanto al tracciato del tunnel di base e diventerà un tunnel di soccorso.
A proposito, che fine faranno le rocce estratte? «Dobbiamo decidere tutti insieme cosa farne. Si
possono utilizzare come quelle dello scavo del tunnel di base per coprire una quarantina di vecchie
cave che sono presenti in tutta la valle di Susa, di cui una ventina nella sona zona più vicina allo
scavo. Oppure potrebbero finire al colle del Moncenisio per riempire i vuoti lasciati dai cantieri
della diga, una soluzione meno comoda e più costosa, visto che bisognerebbe costruire un sistema
di trasporto adatto a superare il dislivello».
luna nuova n. 95 martedì 24 dicembre 2002