(1) Eq.Nav-Stok in 3D E’ possibile scrivere la seconda legge di Newton per il moto di un fluido come ρ Du = ρ ∂ u + ρu ⋅ ∇ u Dt ∂t Il membro di sinistra rappresenta la seconda legge del moto (l’accelerazione) mentre il membro di destra è la somma delle forze (per unità di volume)che agiscono sulla particella. L’obiettivo è quello di dare un senso più fisico a questa equazione considerando la “natura” di queste forze che determinano la dinamica del fluido. Alcune forze sono applicate esternamente (i.e. Campo di Gravità), altre sono dovute al gradiente di pressione e all’azione viscosa (attrito intrinseco in un fluido reale). Quest’ultima, per la precisione, è legata alla velocità di flusso del fluido. Sia l’azione di pressione che l’azione viscosa generano forzanti che agiscono attraverso superfici arbitrarie qualunque all’interno del fluido e, in generale, la forza che agisce su una singola particella di fluido è l’effetto netto di queste forzanti sulla sua superficie. Per la pressione è possibile affermare che la forza netta per unità di volume in direzione x risultante da una variazione di pressione in tale direzione è -∂p/∂x e per un generico campo di pressione la forza totale per unità di volume è -∇p. In generale le forzanti viscose sono opposte al moto relativo tra due particelle vicine e dipendono, generalmente dal gradiente di velocità del fluido. La conseguenza è la generazione di una forza uguale ed opposta alla direzione del moto e che dipende, oltre che dalla velocità,dalle caratteristiche fisiche del 2 fluido. Matematicamente questo termine è esprimibile come µ ∇ u (le componenti y e z avranno rispettivamente v e w come componenti della velocità). L’equazione finale, dunque, risulta essere Du ∂ u ρ = + ρu ⋅ ∇ u = −∇ p + µ ∇2 u + Fext Dt ∂ t E’ un’equazione dinamica che esprime la seconda legge di newton per il moto di un fluido di densità costante. (u vettore). Si nota che è un’equazione differenziale alle derivate parziali NON-LINEARE e tale caratteristica è responsabile delle difficoltà matematiche riscontrabili in fluidodinamica varietà e complessità di fenomeni di dinamica fluida. (2) Eq.Eulero 3D In alcuni casi particolari è possibile trascurare, nell’eq di N-S, il termine di viscosità. Per esempio in flussi di fluidi con elevato numero di Reynolds il termine viscoso è trascurabile. Se ci mettiamo anche in un tubo orizzontale escludiamo la forza di gravità. Annullando anche qualsiasi altro tipo di forza esterna, l’equazione di N-S risulta essere (per un flusso stazionario di fluido incomprimibile) ρu ⋅ ∇ u = −∇ p . Questa è l’equazione di Eulero per un modo senza attrito. Quando viene applicata il fluido, in ogni suo punto, ha un’accelerazione direttamente legata al gradiente di pressione. Tale situazione si può anche applicare ad un Du flusso non stazionario generalizzando la situazione: .E’ da notare che questo tipo di ρ = −∇ p Dt approssimazione riduce l’ordine dell’equazione differenziale . (3) Eq. di Vorticità in 3D E’ possibile ottenere un’equazione di vorticità per un fluido incomprimibile, in 3D, applicando l’operatore Rotore all’equazione di N-S, avendo posto Fext = 0. Ricordiamo l’identità vettoriale ∇ × Hu ⋅ ∇ uL = u ⋅ ∇ H∇ × uL − H∇ × uL ⋅ ∇ u + H∇ ⋅ uL H∇ × uL nella quale l’eq. di continuità annulla l’ultimo termine e la divergenza di un rotore è nulla. Si ottiene allora la seguente equazione, ponendo ω=∇×u ∇ρ×∇p ∂ω Dω [omessi + e posto Fext=0] + u ⋅ ∇ω − ω ⋅ ∇ u = ν ∇2 ω = ω ⋅ ∇ u + ν ∇2 ω ρ2 ∂t Dt (Eq Vorticità in 3D) L’ultima espressione dà il rateo di cambio della vorticità di una particella di fluido. Il termine di pressione scompare perché compare all’interno di un termine conservativo, ma per compensare questa semplificazione l’equazione coinvolge la velocità stessa al pari della vorticità. Si nota che l’azione della viscosità produce una diffusione di vorticità lungo un gradiente di vorticità: un cambiamento netto della vorticità di una particella di fluido deriva dalle variazioni spaziali del rateo di diffusione. Il termine ω·∇u invece rappresenta l’azione delle variazioni di velocità sulla vorticità stessa. Se prendiamo un fluido ideale a viscosità nulla possiamo integrare l’equazione di vorticità, essendo essa di I ordine e lo possiamo fare per via numerica con il metodo di Eulero. (4) Eq. di Vorticità in 2D e Stream Function Per un fluido incomprimibile vale chiaramente che div u = 0 , cosicché uno possa analogamente scrivere che u = ∇xA dove A può essere interpretato come un vettore di velocità potenziale.Ora, dal momento che A rimpiazza un vettore variabile,u,in generale tale operazione non sembra essere utile.In realtà lo è in un flusso 2D,dove solo una componente di A è nulla. In tale flusso,per esempio,la div u=0 diventa ∂ u + ∂ v = 0 ∂x ∂ y ∂ω (Eq Vorticità in 2D) + u ⋅ ∇ω = µ ∇2 ω ∂t ∂ψ ∂ψ E tale espressione è sempre soddisfatta introducendo una funzione ψ tale che u= , v =− ∂y ∂x La ψ è detta stream function poiché è costante lungo una linea di flusso, infatti ∂ψ ∂ψ dψ = dx + dy = − vdx + udy Ed essendo che, su una linea di flusso, dx/u=dy/v, si vede che dψ=0. ∂x ∂y Prendo ora una porzione di fluido a bassa profondità in modo da poter → considerare il mio sistema come se fosse in 2D: posso affermare che →u = k × ∇ψ dove in questo caso la ψ rappresenta le onde di superficie del sistema mentre k è il versore del flusso. E’ ovvio che → → ∇ψ=[ψx,ψy]dove ψ=ψ(,t), x ma allora k × ∇ψ = @−ψy, ψxD = → u e ottengo le equazioni del moto di Hamilton dove però l’hamiltoniana, la psi, non è costante né nello spazio,né nel tempo (Caos Hamiltoniano).Con tali → definizioni possiamo affermare che, essendo ω = ∇ × u = A0, 0, −∇2 ψ E, l’equazione di vorticità possa essere scritta nel seguente modo: ∂∇2 ψ In caso di quasi stazionarietà la derivata temporale è trascurabile e l’equazione + J Iψ , ∇2 ψ M = 0 ∂t si riduce all’annullamento dello jacobiano. Tale risultato è importante, perché J def = gx fy − gy fx = J Hg, fL J=0 è verificato solo quando ∇2ψ=f(ψ),comunemente detto “funzionale della stream function”, che mi identifica le varie “tipologie di vortice”.Tale espressione è detta Equazione di Poisson. TUTTO PER ORA VALE PER UN FLUIDO NON VISCOSO E NON SOGGETTO A FROZE ESTERNE E INCOMPRIMIBILE. (5) Bilancia Geostrofica su una terra rotante – Previsione del tempo Poniamoci in un punto arbitrario sulla superficie di una sfera rotante attorno al proprio asse secondo → → → ˆ Ω = Ω kinerz Posso prendere l’equazione di N-S e aggiungervi, a sinistra,il termine rotazionale 2 Ω × u , senza considerare attrito e inserendo l’azione del campo gravitazionale e trascurando il contributo dovuto a forze esterne (suppongo di essere nello spazio) e la derivata temporale totale di u,supponendo le masse di fluido molto lente alla superficie della sfera e dunque quasi stazionarie. Il rimanente allora risulta essere → → ˆ 2 ρ Ω × u = −∇ p − ρg k Del quale cerchiamo di valutare alcuni termini: innanzitutto ne calcoliamo il prodotto ˆ → → ˆ ˆ → ˆ esterno con il versore k, ottenendo i seguenti passaggi: 2 ρ k × JΩ × →uN = − k × ∇ p 2 ρΩSinθ k × Jk × uN = − k × ∇ p ˆ ˆ k× ∇p 2 ρΩSinθ BJ→k ⋅ →uN ⋅ →k − J→k ⋅ →kN ⋅ →uF = − ˆk × ∇ p 2 ρΩSinθ B→u − →u vert F = k × ∇ p → uorizz = 2 ρΩSinθ Ho dunque ottenuto un bilancio tra le forze di coriolis (dovute alla rotazione) e le forze legate al gradiente di pressione. Il termine uorizz rappresenta la velocità orizzontale del vento in atmosfera o, analogamente, quella orizzontale della corrente oceanica!Da notare che la teta è la latitudine, quindi più vicino sono ˆ → all’equatore e più il fluido è veloce!Si può sintetizzare uorizz = k × ∇ ψ dove la ψ è la streamfunction e fisicamente rappresenta la superficie che corrisponde alle onde nel campo di pressione. (6) Dinamica di vortici in 2D fino all’eq. di Poisson ed esempi Per Poisson e vortici in 2D vedi il P.to (4). Aggiungiamo che l’equazione di poisson ci dà la possibilità di capire e studiare il flusso vorticoso planare e in stato stazionario di un fluido incomprimibile. Il suo comportamento analitico è di complicata (anzi complessa) analisi, ma è possibile fare alcuni esempi di utilizzo per apprendere meglio la sua funzionalità. Equazione di Poisson per dinamica di Schrodinger nel piano: prendiamo per esempio l’equazione di 2 Schrodinger nel piano iψt + ∇ ψ + U Hx, y, tL ψ = 0 per la quale è ragionevole assumere che il potenziale F Hψ L possa essere U Hx, y, tL = − ψ . Questa espressione connette il potenziale con il funzionale. Il vantaggio che dà l’eq.di Sch. È che essa mette l’evoluzione temporale nelle interazioni vorticose. Se prendiamo il caso stazionario si può estrudere la derivata seconda e assegnando al potenziale una configurazione appropriata si può, per esempio, giungere alla condensazione di Bose-Einstein 2 ( U Hx, y, tL = 2 » ψ » +Uext Hx, y, tL ). Per l’applicazione alle onde oceaniche di superficie, il potenziale esterno può includere forzanti esterne come vento, dissipazione, effetti batimetrici, ecc. per esempio 2 ponendo il caso speciale di U(x,y,t)=1 si ha l’equazione di Helmotz ∇ ψ + ψ = 0 mentre per potenziali più complicati si hanno soluzioni più complesse che fanno riferimento a flussi di diverso tipo. (7) Premio Clay Il Premio Clay o Millennium Prize è stato istituito dall'Istituto matematico Clay (CMI) il 24 maggio 2000 per la soluzione dei cosiddetti "problemi per il millennio". I sette problemi sono considerati dal CMI i "più importanti problemi classici che hanno resistito ai tentativi di soluzione nel corso degli anni". La prima persona che risolverà uno dei problemi vincerà $ 1.000.000 messo in palio dal CMI. Il montepremi totale quindi ammonta a $ 7.000.000.Durante l'annuncio del premio il CMI evidenziò il parallelo con i problemi di Hilbert, che vennero proposti nel 1900, e ebbero un sostanziale impatto sulla matematica del XX secolo. Tra questi problemi figura la soluzione analitica delle equazioni di Navier Stokes…… (8) Strato Limite e corpi rigidi in idrodinamica Generalità sullo strato limite: il fatto che un flusso all’esterno degli strati limite sia irrotazionale ci dà un’altra possibilità di valutare il processo di formazione degli strati limite stessi. Le particelle di fluido 2 possono acquisire vorticità solamente dalla diffusione viscosa ( ν ∇ ω ). L’azione della viscosità agisce sullo strato limite attraverso la necessità di soddisfare le condizioni di “no-slip”.Come conseguenza, la vorticità è introdotta nel flusso allo strato limite e poi si diffonde da lì. Dunque lo strato limite può essere definito come regione di apprezzabile vorticità. Un corpo rigido inserito all’interno di un flusso di fluido può creare diverse situazioni in base a varie caratteristiche, sia del fluido, che dell’oggetto. Un’analisi completa richiede l’introduzione del Numero di Reynolds (vedi più avanti) ma basti considerare che, tendenzialmente, in un fluido reale (e quindi viscoso) un oggetto rigido è fautore della creazione di una regione di turbolenza caotica, nei pressi dello stesso. Al contrario, in un fluido a viscosità nulla, la presenza dell’oggetto rigido non modificherebbe per nulla il corso del flusso. Piu’ alto è il numero di Reynolds e più sottile è lo strato limite. (9) Numero di Reynolds e sua derivazione riscalando le Eq. di N-S Prendiamo l’equazione di continuità per un fluido incomprimibile e l’equazione di N-S posto F=0 ed espandiamole in coordinate cartesiane(ragioniamo solo per il termine u ma vale anche per v e w): introduciamo la lunghezza e la velocità di scala, L e U, e le utilizziamo per riscalare le variabili in gioco in modo da ottenere dei termini adimensionali fisicamente significativi: x’=x/L , y’=y/L , z’=z/L , t’=tU/L , u’=u/U , v’=v/U , w’=w/U , (∇p)’= ∇p/ρU2 . La scelta, ovviamente non è univoca U e L sono grandezze caratteristiche che si riferiscono all’apparato e al sistema in esame.Scelte diverse non modificherebbero il U ∂ u' ∂ v ' ∂ w ' ragionamento. Sostituendo nelle eq espanse cartesianalmente si ha che: + + =0 L ∂ x' ∂ y' ∂ z' (Continuità + NS – espressioni simili per v e w) U2 ∂ u' U2 ' ∂ u' ∂ u' ∂ u' U2 ∂ H∇ pL' νU ∂2 u' ∂2 u' ∂2 u' + u + v' + w' =− + + + L ∂ t' L L ∂ x' ∂ x' ∂ y' ∂ z' L2 ∂ x' 2 ∂ y' 2 ∂ z' 2 ' ' E quindi, sinteticamente, si ha che ∇'·u =0 dalla continuità, e che ∂ u + u' ⋅ ∇' ⋅ u' = −∇ H∆pL' + 1 ∇' 2 u' Re ∂ t' Dove Re è il numero di Reynolds Re=UL/ν . Questo risultato è improtante perché, otlre a confermare il fatto che il numero di Reynolds è legato alla viscosità del flusso in esame, permette, invece di studiare separatamente variabili come L,U,ro e nu, è possibile ricondurre il tutto allo studio della variabilità del solo numero di Reynolds Re. (10)Significato fisico Reynolds, cilindro in un flusso costante in funzione di Re (Alto o basso) Si può dare un’interpretazione fisica a Re e ciò è utile nell’apprendimento dei processi dinamici. Prendiamo l’ultima equazione scritta, quella di NS con i termini adimensionali. Nel caso stazionario è possibile notare come Re~ (forze di inerzia)/(forze viscose). U2 U Questo si può mettere in evidenza utilizzando la riscalazione usata in precedenza: u ⋅ ∇ u ∼ , ν ∇2 u ∼ν 2 u ⋅ ∇ u UL L L ∼ = Re . Dunque il numero di Reynolds indica l’importanza ν ∇2 u ν Relativa di due processi dinamici. In un generico punto nel flusso il rapporto di questi due termini non sarà esattamente uguale al numero Re, ma le loro grandezze caratteristiche saranno incluse in tale rapporto. Basso Re: in tale caso si vede che le forze viscose dominano su quelle di inerzia così tanto che le ultime hanno un ruolo trascurabile nella dinamica del flusso. Possiamo allora trascurare la derivata convettiva 1 '2 2 ∇ u' dimensionalmente ∇p=µ∇ u nell’equazione del moto del flusso ottenendo 0 = −∇ ' H∆p'L + Re (Il termine di pressione va mantenuto per continuare a far coincidere il numero di equazioni disponibili e il numero di incognite del problema). Dunque in ogni punto del fluido c’è un effettivo bilancio tra la pressione locale e le forze viscose (equazione di “Creeping Motion”).Possiamo individuare due caratteristiche salienti: la prima è che le soluzioni del Creeping Motion sono reversibili, quindi si può dire che il flusso DestraSinistra attraverso un ostacolo solido è il medesimo anche se il flusso corre in direzione opposta SinistraDestra. La seconda caratteristiche dei Bassi Re è che l’interazione viscosa si estende su larghe distanze, in quanto le particelle di fluido , a Bassi Re, interagiscono tra di loro viscosamente anche quando la loro distanza reciproca è elevata rispetto alle loro dimensioni. Vedi esempio del cilindro: la velocità è nulla sulla sua superficie, ma man mano che ci si allontana la velocità del fluido aumenta gradatamente e solo ad una certa distanza è a pieno regime. Alto Re: le forze viscose sono trascurabili se comparate con le forze di inerzia. Vale che ρu·∇u=-∇p detta anche equazione di Eulero per un moto non viscoso. Quando viene applicata, il fluido, in ogni suo punto, ha un’accelerazione direttamente correlata al gradiente di pressione. Si può anche applicare ad un flusso non stazionario, introducendo la derivata parziale di u rispetto al tempo e ottenendo dunque che la derivata totale di u sul tempo è l’opposto del gradiente di pressione nel fluido! IMPORTANTE: si è ottenuta una riduzione dell’ordine di derivazione dell’equazione differenziale e dunque….linearità…blabla! N.B. Bisogna però tenere in conto le condizioni al contorno, che impongono comunque che sui bordi di un ipotetico cilindro la velocità sia nulla e le forze viscose non trascurabili concetto di strato limite entro il quale le condizioni di alto numero di Reynolds non hanno effetto sul profilo di velocità. PIU’ ALTO E’ IL NUMERO RE E PIU’ SOTTILE E’ LO STRATO LMITE!. (11) Jet Idrodinamici Un Jet idrodinamico è prodotto quando un fluido viene espulso da un’apertura/fessura. Generalmente per numeri di Reynolds bassi il fluido fuoriuscente dall’apertura viene espulso in tutte le direzioni possibili. Ad alti numeri di Reynolds, invece, un Jet, come per esempio una scia, è particolarmente lungo e sottile e per esso si possono utilizzare le equazioni del moto nella forma approssimata per lo strato limite. E’ da notare che I Jet diventano particolarmente instabili per numeri di Reynolds eccessivamente bassi e difficili da descrivere con una semplice matematica lineare. (12) Traccianti passive e Fluidodinamica Caotica Chiacchiere ed esempi (i.e. palline sulla superficie di un fluido) (13) Teorema di Helmotz Il teorema di Helmholtz afferma che un campo vettoriale è completamente determinato quando sono noti, in ogni punto del suo dominio, la sua divergenza e il suo rotore; inoltre il campo vettoriale può essere espresso come somma di un campo vettoriale irrotazionale e di un campo vettoriale solenoidale. Per esempio prendiamo in esame il campo gravitazionale e applichiamo il teorema di Helmotz (operazione più → semplice che applicarlo direttamente alle eq di NS). Sappiamo che ∇ × g = o poiché non esistono pozzi → gravitazionali mentre ∇ ⋅ g = 4 πGρ , cioè la divergenza di un campo è uguale alla sua sorgente. Allora vale → che g = ∇φ e φ può essere calcolato, appunto, usando il teorema di Helmotz. Infatti il fatto che g sia uguale ad un gradiente di uno scalare deriva dalla conoscenza che il rotore di g è nullo (e quindi anche il rotore di qualunque scalare lo è!)Poi inserendo g così definito entro la divergenza di g si ricava φ per separazione di variabili e quindi ecco ricavato il campo g a partire da divergenza e rotore!Lo stesso si può fare per ogni campo vettoriale. (14) Funzionamento di un’ala L’ala è un oggetto che permette di sfruttare al massimo le proprietà fluidodinamiche di un flusso di fluido in moto, convertendo la risposta dinamica in una forza parallela e contraria e quella di gravità. Essa sfrutta, sostanzialmente, i principio della portanza. La è la componente perpendicolare al moto della forza aerodinamica che agisce su un corpo immerso in un fluido (come ad esempio un aeromobile in volo nell'aria). Al contrario la resistenza è la componente parallela al moto. La portanza è generata dalla differenza di pressione tra la superficie superiore ed inferiore di un corpo. Per spiegare questa differenza di pressione si possono impiegare diverse leggi fisiche fondamentali quali i principi della dinamica, l'equazione di Bernoulli, la legge di conservazione della massa e della quantità di moto (che è una formulazione del secondo principio della dinamica). Come risultato vi sono diverse interpretazioni fisiche con differente grado di rigore scientifico e complessità. La generazione della portanza può essere attribuita alla distribuzione di pressione intorno al corpo che attraversa il fluido. Su di un'ala, la produzione della portanza è dovuta alle differenze di pressione tra il ventre e il dorso. Tale differenza di pressione genera una forza risultante aerodinamica F la cui componente ortogonale alla direzione del moto è la portanza L, mentre la componente parallela e contraria alla velocità è la forza di resistenza D. Tipicamente, per un'ala composta da due semiali simmetriche, tale forza giace nel piano di simmetria. (15) Streamlines,streamtubes,streaklines Una linea di flusso è definita come una linea continua all’interno del fluido per la quale la tangente, in ogni punto, punta nella direzione della velocità in quel dato punto. La sua relazione con il campo di velocità è analoga alla relazione che c’è quando si parla di linee di forza del campo elettrico. Le configurazioni delle linee di flusso sono utili in quanto danno un’idea pittorica del flusso in esame. Le linee di flusso per un campo di velocità noto (u,v,w) sono rappresentate dalle soluzioni delle coppie di equazioni differenziali dx/u=dy/v=dz/w . Due linee di flusso non si possono mai intersecare tranne che nel caso di velocità nulla. Altrimenti si avrebbe un’antifisica situazione con una velocità avente due direzioni distinte. Un tubo di flusso invece è una regione di fluido tubulare, entro il fluido, circondata da linee di flusso. Siccome le linee di flusso non si possono intersecare, le stesse linee di flusso passano attraverso il tubo toccandone tutti i punti per tutta la sua lunghezza. Utilizzando la legge di conservazione della massa, per un fluido incomprimibile, si può facilmente dire che la velocità del fluido è inversamente proporzionale alla sezione del tubo di flusso. Pertanto dove le linee di flusso si addensano la velocità è maggiore, dove sono rare, la velocità è minore. E’ importante notare che tutto ciò vale per un fluido incomprimibile. Una streakline, invece, è il luogo geometrico di tutte le particelle di fluido che sono precedentemente passate per un particolare punto fissato a priori. Infine diciamo che in un flusso stazionario linee di flusso e streaklines sono identiche, mentre in un flusso non stazionario sono due caratteristiche distinte. (16) Eq. diBernoulli Ci si chiede quale possa essere la distribuzione di pressione (e non solo quella di velocità) per un flusso stazionario confinato in un tubo di flusso. Aggiungiamo anche condizioni di non viscosità! L’equazione di bernulli mette in relazione le variazioni di velocità e le variazioni di pressione lungo una linea di flusso. Consideriamo dunque una linea di flusso di lunghezza l fissata. In ogni suo punto la componente dell’equazione di Eulero nella direzione della linea è ρq ∂ q = − ∂ p ∂l ∂l Dove q è la magnitudine della velocità, q=|u|. Tale equazione discende dal fatto che, per definizione di linea di flusso, la componente di velocità su di essa è q mentre la componente normale è nulla. Integrando e ricordando che ro è costante, si ottiene facilmente che 1/2 ρq2+p=cost lungo una streamline . Questa è l’equazione di Bernoulli. Dunque, sun una streamline, dove la velocità è alta, la pressione è bassa e viceversa. Si può interpretare l’equazione come segue: quando la pressione è in aumento nella direzione del flusso, una particella di fluido compie un lavoro contro il gradiente di pressione e quindi perde energia cinetica. Quando invece la pressione decresce tale particella guadagna energia cinetica che converte in velocità. Si può anche arrivare a tale risultato usando le equazioni di NS, infatti vale l’identità vettoriale . 1 ∇ Hu ⋅ uL − u × H∇ × uL Ma per un flusso irrotazionale il rotore di u è nullo e quindi si giunge u ⋅ ∇u = 2 1 1 al fatto che u ⋅ ∇ u = ∇ q 2da cui si evince che ∇ K ρq2 + pO = 0 e dunque 2 2 dell’argomento. La costante di Bernoulli è la stessa per ogni linea di flusso si ha la costanza (17) Turbolenza 2 e 3D: Discorso da fare su alti e bassi Numeri di Reynolds (Punto 10). Il discorso sulla turbolenza, in generale, va impostato sul fatto matematico che le equazioni di N-S non sono lineari e che è impossibile stabilire a priori delle condizioni iniziali e al contorno univoche per lo stesso sistema in esame (esempio della dinamica caotica rilevabile con l’uso di traccianti passive poste sulla superficie di un fluido). Una piccola variazione delle condizioni al contorno o delle condizioni iniziali possono generare un’evoluzione dinamica totalmente differente e qusto nasce proprio dalla non linearità delle eq di N-S. Si può citare la “Trasformazione del panettiere”, per la quale una pallina di inchiostro inserita in una pentola d’acqua poco profonda porta ad un dispiegamento stratificato dell’inchiostro nell’acqua. Questa trasformazione, se applicata più volte, porta ad una chiara e netta dinamica caotica! Esempio del po’ al Valentino!!!!! (18) Fluidi stratificati e onde interne Per quanto riguarda la stratificazione dei fluidi si può portare all’attenzione il comportamento dell’acqua di mare, la cui densità non dipende solamente dalla temperatura bensì anche dalla salinità. Quest’ultima caratteristica dipende fortemente dalle condizioni climatiche atmosferiche (esterne) e dalle correnti oceaniche (interne) e può appunto, in molti casi, portare ad una stratificazione delle acque. Per esempio l’oceano pacifico, fortemente irraggiato dal sole e quindi molto caldo, presenta la superficie più salata e quindi più densa della parte sottostante. Si può quindi immaginare una doppia stratificazione, come se si creasse un cocktail a due strati. La linea di separazione tra i due strati si comporta un po’ come la superficie. Viene detta termoclino e può essere descritta da una stream function analoga a quella utilizzata per descrivere le onde di superficie. Da qui nasce il discorso sulle onde interne (Solitoni) e sulla loro propagazione nell’oceano profondo. E’ ormai chiaro, dopo numerose misure ed esperimenti, che i Solitoni Interni o le Onde Solitarie sono caratteristiche salienti di molte regioni oceaniche del globo.Inoltre l’influenza di questi fenomeni risulta sempre più incidente su varie attività umane quali la ricerca oceanica, la trivellazione e l’esplorazione per ricerca di nuove fonti energetiche. (esempio piattaforma!).Attualmente una comprensione completa di tali fenomeni è assente, causa la non linearità e la difficoltà di misura. Per fissare un approccio spettrale di tipo non lineare è bene avere familiarità con l’analisi di Fourier, fondamentale per analizzare le serie temporali e dare loro un significato fisico comprensibile. Esse infatti possono sempre essere scomposte in un largo numero di onde sinusoidali con fissate ampiezze, frequenze e fasi. Le onde sinusoidali sono i mattoni fondamentali per descrivere il moto ondoso lineare. D’altro canto, invece, le serie temporali non lineari possono essere scomposte in funzioni di base non lineari. Per esempio le onde di stole, le onde cnoidali, vari tipi di solitoni positivi e negativi e vortici! Una nota equazione che tenta di descrivere il fenomeno dei Solitoni è la KdV Differential Equation. E’ un’equazione differenziale, nonlineare, alle derivate parziali per una funzione φ di due variabili reali spazio x e tempo t: con ∂x e ∂t riferiti alla derivazione parziale rispetto a x e t.la costante 6 di fronte all’ultimo termine è arbitraria, ma non di grande significatività: moltiplicare t, x, and φ per una costante può essere usato per rendere i coefficienti di ognuno dei tre termini uguale a una qualsiasi costante diversa da zero. Consider solutions in which a fixed wave form (given by f(x)) maintains its shape as it travels to the right at phase speed c. Such a solution is given by φ(x,t) = f(x-ct). This gives the ordinary differential equation