IL PIANO DELLO SVILUPPO DEL WELFARE - LE AZIONI - Premessa Il Piano di sviluppo del welfare del Comune di Milano contiene principi ispiratori, valutazioni di contesto e progetti utili alla costruzione della politica sociale. Il Piano delle azioni non è altro che una schematizzazione di alcune “piste”, ovviamente spesso particolarmente intrecciate tra loro, giudicate particolarmente urgenti o innovative che l’Amministrazione sta seguendo e che vorrà portare a termine nei prossimi anni, entro la conclusione del mandato. In alcuni casi si tratta di interventi già in essere, in altri di ipotesi molto concrete di lavoro per il futuro. Ragionare delle “azioni” significa ovviamente intervenire in ambiti tra loro molto differenti. Per questo l’elenco riporta una naturale “asimmetria”. Vengono considerate “azioni” attività di ristrutturazione e riorganizzazione dell’assessorato, inaugurazioni di singoli servizi innovativi ed anche, però, elaborazioni concernenti altri livelli istituzionali (ad esempio rispetto alla lotta alla povertà o al futuro del sistema sanitario). Non vi è, dunque, nessuna pretesa esaustiva. Di seguito se ne riporta una traccia, rimandando alla lettura dell’intero Piano di sviluppo per ulteriori approfondimenti e per riferirsi ad ulteriori interventi programmati o in essere non compresi nella presente schematizzazione. Alcune azioni di costruzione della politica sociale 1) I progetti sociali di comunità Realizzare, di concerto con le Zone del Decentramento, i consiglieri comunali e le esperienze del Terzo Settore, utilizzando come riferimento i Nuclei d’Identità Locale presenti nel Piano di Governo del Territorio della Città di Milano, Progetti Sociali di Comunità capaci di sviluppare nei quartieri una progettualità differente e localmente interessante frutto del coinvolgimento del Pubblico, del Privato (sociale e non), del sistema delle rappresentanze, dei percorsi di cittadinanza attiva. Promuovendo, a seguito dell’approvazione del Piano, una mappa localizzata dei bisogni per realizzare i Progetti sociali di Comunità. Orizzonte temporale Avvio della mappatura dei bisogni e delle identificazioni dei progetti in tutte le zone del decentramento: primavera 2013. Costante aggiornamento lungo la durata del mandato. 2) La piattaforma di domanda e offerta nel mercato della cura. Servizi domiciliari. “Il Progetto Badanti” Costruire piattaforme di incontro tra domanda e offerta nel mercato della cura, capaci di spezzare il modello in essere, basato sul care giver individuale, scarsamente professionalizzato, senza connessione con la rete dei servizi e tendenzialmente in “grigio” e mal pagato. La piattaforma di incontro dovrebbe basarsi sull’offerta strutturata di grandi imprenditori sociali che offrono servizi ricompositivi, che alimentano la costruzione di relazioni tra persone e tra famiglie. Il ruolo del Comune è quello di promuovere e accreditare queste piattaforme, senza dover necessariamente finanziarle. Le famiglie dovrebbero trovarvi servizi di babysitting o di badantato in cui il proprio figlio o il proprio anziano non è più da solo, ma in rete con altri bambini o anziani e in connessione con gli altri servizi già presenti: la scuola, il MMG, ecc. L’offerta dello stesso servizio contemporaneamente a più persone garantisce riduzione dei costi unitari e aumento della retribuzione per l’operatore, oltre al valore sociale promosso dalla rete sociale che si instaura. Si tratta di una prospettiva di lungo periodo che necessita di importanti e robuste sperimentazioni iniziali. Innanzitutto è necessario decidere su quali target agire. Quelli che potrebbero risultare più immediati sono: gli anziani parzialmente autosufficienti assistiti a domicilio, i bambini per i servizi di cura dopo la fine dell’orario scolastico, nel week-end e durante il periodo estivo, i disabili per la cura nel loro tempo libero, ovvero ambiti dove le famiglie fanno largo uso di care giver informali. Per ognuno di questi target è necessario attivare 3-5 imprenditori sociali disponibili alla sperimentazione, anche grazie alla promozione e all’accreditamento istituzionale del Comune. I nuovi servizi verrebbero messi sul mercato delle famiglie direttamente dai produttori, ma il Comune ne potrebbe essere sponsor morale e partner istituzionale. La metrica per la misurazione dei risultati deve tener conto di quattro dimensioni: il tasso di adesione delle famiglie a iniziativa di messa in comune dei care giver, il livello di auto sostenibilità economica dei progetti, il livello di customer satisfaction delle famiglie e l’intensità delle relazioni sociali create tra le famiglie (indagini di social network analysis). Esiste solo una stima per gli informal care giver per gli anziani, che sono 32.000. Un orizzonte di obiettivi per una sperimentazione di questo tipo è di avere il primo anno 500 badanti reclutate nel programma e 1.500 famiglie coinvolte e raddoppiare i numeri ogni anno per 3 anni, per arrivare in un triennio al 10% del mercato. In questa cornice si sta reimpostando e valorizzando pienamente anche la funzione del “custode sociale”. (Per l’ambito complessivo dell’assistenza domiciliare si rimanda al Piano di sviluppo) Orizzonte temporale Maggio 2013 avvio “nuovo progetto badanti”. Entro il mandato sviluppo della piattaforma dei servizi domiciliari. 3) Un welfare della classe media nel tempo della crisi Allargare la platea degli utenti dei servizi comunali anche alla “classe media” introducendo forme di compartecipazione in grado di sostenerne l’aumento quali/quantitativo. A questo proposito è necessario selezionare i servizi in cui è opportuno sperimentare questa logica. È possibile ipotizzare di iniziare dal SAD e dai servizi di mediazione dei conflitti familiari. Si può allargare l’innovazione all’offerta di alloggi protetti per anziani o disabili, in modo da coprire i costi, offrendo un servizio competitivo rispetto al mercato immobiliare milanese in questo caso povero. Si può ampliare l’offerta dei giochi serali o dei campus estivi per i bambini, aumentandone la qualità e l’intensità educativa, con iniziative musicali, culturali, sportive, ricreative a maggiore valore aggiunto, attraendo nuovi e diversi target rispetto al modesto tasso di copertura attuale del 10%. Si tratta di selezionare tra i servizi rispetto ai quali le famiglie milanesi della classe media e medio-bassa sono abituate a provvedere autonomamente, limitando l’uso gratuito dei servizi alle sole fasce più deboli. La diversificazione degli utenti, dell’offerta e delle fonti di finanziamento può rappresentare una grossa occasione di sviluppo e rinnovamento di questi servizi. Innovazioni di questo tipo possono avere una prospettiva di medio periodo in quanto si arricchisce una struttura di servizi già esistenti, anche se non abituati a stare sul mercato e quindi a rendersi attraenti agli occhi delle famiglie paganti. Le metriche di misurazione in questo caso devono guardare alla quantità di utenti paganti attratti (in % sul totale degli utenti), al loro grado di fidelizzazione e quindi di implicita soddisfazione, al livello di osmosi tra gli utenti (paganti e non paganti utilizzano gli stessi servizi?), al grado di innovazione di contenuto introdotta nei servizi. Per ogni area di servizi è necessario individuare degli obiettivi quantitativi ad hoc. Se esistono 1600 separazioni all’anno a Milano, il lancio di un programma a pagamento in funzione della fascia di reddito per mediazioni famigliari può porsi l’obiettivo di raggiungere il 10% del mercato. Il programma può essere differenziato per lavori in gruppo di automutuo-aiuto, per incontri di coppia (o ex coppia), per incontri individuali, miscelando soluzioni diverse, tariffe diverse, in funzione dei redditi e delle esigenze delle persone, anche a partire dal coinvolgimento e dal rafforzamento di esperienze come GeA. Il SAD, con circa 4.000 utenti in carico gratuiti può ragionevolmente aspirare in due anni ad avere altri 1.000 utenti paganti, oltre a diventare un ponte di andata e ritorno anche per servizi di cui si è discusso al punto precedente. Giochi serali che offrono apprendimento musicale, sport, teatro di qualità, sfruttando la gratuità degli spazi e la comodità di non dover accompagnare i figli da scuola al luogo delle attività ricreative, potrebbero raddoppiare in tre anni i tassi di copertura passando dal 10 al 20% dei bambini. Orizzonte temporale Sviluppo del progetto entro il 2013. 4) L’agenda della politica sociale della nuova generazione Costruire una nuova progettualità riguardante le diverse necessità, i bisogni, i desideri, nel campo della politica sociale di una nuova generazione. Dare vita ad un’agenda di lavoro relativa a come accompagnare le ragazze e i ragazzi per promuoverne il protagonismo e l’autonomia. Sviluppare, di concerto con altre istituzioni, e a partire da quanto già in atto in altri ambiti dell’amministrazione comunale (in particolare in relazione ai temi del lavoro e del diritto allo studio), interventi volti a rendere la città più “accogliente” e vivibile per gli under trenta. Orizzonte temporale Sviluppo del progetto a partire dalla primavera del 2013. 5) La rete per accompagnare e promuovere. Diffondere la “connessione sociale” Diffondere e supportare programmi e setting di connessione sociale per accrescere le relazioni tra le persone e contribuire alla ripresa del capitale sociale. In questo caso è possibile scegliere tra numerosi e diversissimi ambiti di applicazione. In questa sede, a titolo puramente esemplificativo, proponiamo alcuni possibili ed eterogenei ambiti di applicazione del concetto, per favorirne la comprensione in termini di ricadute operative. Si generano ambiti di connessione tra famiglie e persone se: • si promuove la diffusione tra le famiglie delle diverse forme dell’affido familiare, sperimentando anche l’affido parentale o professionale o del sostegno al tempo libero dei disabili; • si lancia una campagna per la diffusione del pedibus tra i bambini, accompagnati a turno da uno dei genitori dei numerosi scolari coinvolti; • si creano gruppi di apprendimento di italiano per i genitori e i figli immigrati da poco arrivati in Italia su segnalazione delle scuole, magari con altri genitori/nonni delle classi dei figli come insegnanti (giovani anziani); • si supporta la diffusione di GAF/GAS (gruppi di acquisto familiari o solidali) con il vincolo di includere sempre famiglie meno competenti; • si garantisce l’affitto di una stanza da parte di anziani a studenti universitari, lavoratori fuori sede, lavoratori immigrati, attraverso il principio dell’ospitalità diffusa a basso costo; • si promuove la realizzazione di un processo di coesione sociale attraverso una serie di bandi annuali di coprogettazione su alcuni quartieri problematici della città, al fine di attivare e sostenere reti e processi di coesione sociale e di mediazione sociale, sulla base di quanto indicato dalla delibera di Giunta “Linee di indirizzo per la messa in atto di azioni per la promozione della coesione sociale” n. 2989 del 30 dicembre 2011; • si promuove lo sviluppo della messa in rete dei progetti cittadini sulla coesione sociale in una visione di sinergia di intenti e condivisione degli obiettivi; • si implementa una cultura della mediazione sociale e penale per la composizione pacifica dei conflitti e la migliore convivenza sociale attraverso la costituzione di un tavolo del Comune di coordinamento di tutti i differenti interventi di mediazione in essere sul territorio. Orizzonte temporale Identificazione e implementazione progetti sperimentali attualmente in corso. Realizzazione del programma entro la fine del mandato. 6) Sostenere l’affido familiare. Estenderne la potenzialità Valorizzare un ambito di intervento tradizionale del Comune sensibilizzando la cittadinanza, attraverso efficaci campagne di comunicazione, sul tema dell’affido familiare nelle sue numerose forme disponibili (permanente, nei fine settimana, a periodi, di sostegno alla famiglia in difficoltà, a rimborso, professionale, ecc.). Questo può essere esteso per creare anche reti di famiglie competenti per il supporto al tempo libero dei disabili. Le reti e i legami sociali che si creano sono numerosi: tra le famiglie affidatarie, tra famiglia e bambino o persona con disabilità, tra famiglia di origine e famiglia affidataria (quando possibile). Orizzonte temporale Potenziamento del servizio in corso. Entro aprile 2013 avvio campagna comunicazione. 7) La diffusione del “sociale” negli spazi pubblici Promuovere azioni mirate nelle Biblioteche, nei Centri di Aggregazione Giovanile, nelle strutture scolastiche, ricreative e sportive per sostenere l’accesso ai servizi e le opportunità del “sociale”. Realizzare, in particolare nell’ambito delle Biblioteche, iniziative tese a promuovere il valore della multiculturalità, dell’incontro con le diversità, della presa in carico delle fragilità. Orizzonte temporale Anno 2013. 8) La residenzialità e l’ospitalità diffusa Sviluppare politiche innovative che offrano risposte diversificate coerenti con il bisogno della persona (anziana o portatrice di disagi o disabilità). Si pensi, a titolo di esempio, alle RSA che negli anni sono diventate la principale se non unica risposta (con costi altissimi per gli utenti e per l’Ente locale) a bisogni che potrebbero eventualmente trovare riscontri appropriati in alloggi protetti e in condivisione. Provvedere a lanciare una grande campagna e una piattaforma di incontro tra la domanda di residenzialità di studenti, lavoratori fuori sede e immigrati e di compagnia degli anziani, considerando che ci sono 100.000 vedovi/e in città e altrettanti studenti fuori sede. A questo proposito il problema consiste nell’offrire garanzie ai due soggetti contraenti, in altri termini di favorire la nascita e il consolidamento della fiducia reciproca e di definire politiche di pricing di reciproca soddisfazione. Tale concetto può essere esteso anche alla disponibilità di famiglie a svolgere la funzione di soggetti ospitanti. Orizzonte temporale Progettazione entro giugno 2013. Avvio effettivo della sperimentazione autunno 2013. 9) Sostenere le forme di socialità Promuovere gli ambiti e le formule capaci di generare forme di socialità. La regia di queste politiche deve essere del Comune, ma la gestione operativa può essere delegata a soggetti del Terzo Settore caratterizzati da spirito di innovazione e di sviluppo delle forme di connessione sociale. L’obiettivo finale è che sia comunque la società diffusa a riconoscerle e ad agire da sola. Orizzonte temporale Si tratta di una progettualità di lungo periodo, ma che può caratterizzarsi dal lancio a breve di diverse sperimentazioni in distinti ambiti di policy. La metrica generale da utilizzare deve essere triplice: il numero delle famiglie connesse, l’intensità delle relazioni costruite, l’eterogeneità delle famiglie connesse. Orizzonte temporale Progettazione in corso. Avvio di nuove sperimentazioni (anche a seguito dei risultati del Piano della socialità gennaio 2013). 10) L’ospitalità per la grave emarginazione, il piano per i senzatetto, gli interventi contro le povertà estreme Intensificare le azioni per contrastare le povertà estreme, di concerto con le altre istituzioni. Intensificare gli interventi di sostegno al reddito (proseguendo la riorganizzazione sul territorio dei servizi, sull’esempio degli sportelli anticrisi), promuovere interventi complessi di ospitalità delle persone prive di un alloggio, proseguendo l’azione intrapresa attraverso il potenziamento del piano per i senzatetto (passato da una capacità di accoglienza di 1248 posti ad una capacità di 2500 ca.). Avviare sperimentazioni riguardanti gli ostelli sociali per famiglie. Implementare, nel quadro degli interventi già in essere con l’Assessorato alla sicurezza, il “Progetto” rivolto alle popolazioni Rom e Sinti. Riorganizzare il servizio docce pubbliche. Sviluppare la connessione tra i percorsi di accoglienza e quelli di inserimento lavorativo per lo sviluppo della vita autonoma. Orizzonte temporale Già in essere potenziamento capacità d’offerta posti per senzatetto; gennaio 2013 riorganizzazione servizio docce; in essere attuazione progetto (durata complessiva l’intero mandato) riguardante Rom e Sinti; primavera 2013 avvio sperimentazioni ostelli per famiglie. Compimento complessivo della progettualità entro fine mandato. 11) L’utilizzo sociale del patrimonio. Il bene è comune Promuovere un’azione sistematica di ricognizione degli spazi pubblici (cascine, negozi sfitti, patrimonio sottratto alle mafie, scuole dopo il loro orario di chiusura e nel week end) per affittarli in maniera strutturata ai diversi attori sociali attraverso bandi organici divisi per tipologie di utenti che si intende favorire (giovani, famiglie, anziani, stranieri, artisti, società sportive, ecc.) alla luce di un piano di sviluppo di forme di socialità diffusa. Il Comune può mettere a disposizione gli spazi anche in comodato o con affitti simbolici, in cambio di qualificate azioni sociali, che si autofinanziano per la parte corrente. Un centro di aggregazione per anziani con un bar, una trattoria, uno spazio verde, uno spazio per la danza o la tv sportiva, si auto-mantiene, così come una spazio nel verde o con una grande sala gioco per bambini e per le famiglie. Anche in questo caso, produrre socialità e convivialità garantisce sostenibilità economica a basso costo per i fruitori. Si tratta di aprire un cantiere sociale condiviso per scegliere la destinazione d’uso dei diversi spazi disponibili in un quadro d’insieme, non più frammentato e disorganico, lanciando successivamente dei bandi sistematici per i gestori. Questa può essere un’azione di breve periodo, che nel corso di un anno produce la ricognizione di tutti gli spazi e definisce un progetto inter-assessorile sulla loro destinazione d’uso e sulle ipotesi di sostenibilità finanziaria, anche sulla base dell’esperienza importante già maturata nell’ambito del Piano per la socialità. Successivamente ogni anno si mette a bando e si assegna almeno il 30% degli spazi disponibili, in modo tale che in 4 anni il sistema sia a regime. Orizzonte temporale Mappatura e valorizzazione dei “Beni confiscati” in corso e in continuo aggiornamento. Censimento complesso, in connessione con altre direzioni e avvio sperimentazione nel corso del 2013. 12) Affrontare l’emergenza abitativa A fronte dell’evoluzione complessa della domanda abitativa, appare indispensabile predisporre risposte diversificate a favore delle fasce di popolazione che si trovano, a causa della crisi, in condizione di fragilità e disagio sociale che crea una vera e propria emergenza abitativa. Gli strumenti tradizionali offrono risposte solo parzialmente appropriate che determinano una inefficace destinazione delle risorse economiche. In collaborazione con l’Assessorato alla casa, per far fronte alla parte di domanda connotata da particolare emergenza, si intendono sviluppare Residenze Sociali e Pensionati Sociali che permettano di superare l’emergenza in condizioni dignitose, integrando l’offerta alloggiativa con attività di accompagnamento verso soluzioni abitative stabili e il supporto ai nuclei familiari più deboli per l’accesso ai servizi. In tale quadro si intende implementare e sviluppare, in un’ottica di rete tra pubblico e privato, azioni di sistema a favore dell’autonomia abitativa (e lavorativa) dei destinatari con un approccio fondato sull’attivazione delle risorse personali e della capacità di autonomia e autodeterminazione, in una logica non assistenzialistica e con un diretto coinvolgimento e attivazione della persona nella definizione del percorso, introducendo processi di monitoraggio e valutazione, a garanzia del miglioramento continuo del sistema. In questa direzione va anche il progetto, in collaborazione con l’assessorato alla Casa e con Fondazioni private, di recupero degli appartamenti sottosoglia da destinarsi a categorie di persone in temporanea difficoltà, quali mamme con figlio altrimenti collocati impropriamente presso comunità per minori. Orizzonte temporale Residenze e pensionati sociali avvio nel 2013. Il sistema complessivo entro il mandato. Progetto sottosoglia avvio nel 2013, conclusione entro il mandato. 13) Rafforzare i legami tra le persone per un welfare per tutti Rimodulare e completare la rete di offerta dei servizi includendo sempre l’intera filiera dai servizi preventivi a quelli ricreativi, dai servizi a bassa e media soglia a quelli ad alta intensità assistenziale, fino a quelli tecnico-specialistici. La geografia dei servizi è tradizionalmente carente nella sua componente intermedia. Questo determina lo spostamento improprio di molti utenti nel servizio ad alta intensità generando un danno alla persona, oltre che un evidente spreco di risorse. Di seguito si riportano due esempi. A) Madre maltrattata dal coniuge, che viene accolta in una comunità per minori con una tariffa di 50 euro al giorno per lei e il figlio (3.000 euro mese), per molti mesi se non anni. Il bisogno della persona è il sostegno per un alloggio, un periodo di protezione e una lunga stagione di counseling e di sostegno alle ridefinizione del proprio progetto esistenziale. Non sempre l’inserimento in una comunità è necessario, quasi mai per un tempo prolungato: in assenza di alternative a bassa soglia, invece, questo tende a prevalere per tempi lunghi, con esiti negativi per le persone e costi elevati per la città. B) Giovane anziano single, che ha sempre vissuto con i genitori, a bassa scolarità e povere competenze sociali, solo, che alla morte dei genitori viene ricoverato in RSA a un costo di circa 90 euro die. Il suo bisogno è forse di un alloggio protetto, magari in condivisione con altre persone. Allo stesso modo un anziano semiautosufficiente non necessita di una badante per 24 ore al giorno, è sufficiente che gli vengano forniti i pasti (magari in convenzione con la trattoria sotto casa) e qualche ora di SAD al giorno, con un meccanismo di telesoccorso in caso di emergenze, che possa rassicurare i figli sull’efficacia di servizi di protezione a media o bassa soglia. Per ogni ambito di policy si tratta di articolare la rete dei servizi prevedendo l’intero portafoglio delle soluzioni. Orizzonte temporale Piena realizzazione del progetto nel corso del mandato. Si tratta di una prospettiva di lungo periodo, perché la rimodulazione e il completamento della rete di offerta non sono immediati, perché essa in parte è immobilizzata in servizi o contratti in essere e perché ha stratificato una cultura sia degli operatori sia degli utenti che in qualche modo la sorregge. Per ogni ambito di policy è però possibile porsi l’obiettivo di produrre la diagnosi in un anno delle principali inappropriatezze d’uso e carenze della rete e della riprogettazione. La metrica di misurazione dei risultati deve valutare l’attuale appropriatezza di ingresso degli utenti e quella prospettica e il tasso di copertura della filiera dei servizi da parte della rete esistente. 14) Sostenere il volontariato e la cittadinanza attiva Lanciare una grande campagna per lo sviluppo del volontariato e la cittadinanza attiva in sinergia con l’Assessorato alla Sicurezza e coesione sociale, Polizia locale, Protezione Civile e Volontariato,. Il target privilegiato è costituito dai giovani anziani, dagli studenti e dai nuovi italiani valorizzando il ruolo del centro del volontariato, il Forum del Terzo Settore e la rete degli attori sociali connessi con il Comune. L’obiettivo deve essere quello di incrementare i volontari attivi in città entro tre anni, facendo campagne stampa e incanalando rapidamente le energie che si attivano nelle centinaia di associazioni che già operano. A questo proposito è necessario far comprendere alla collettività che vi sono esigenze che non possono essere soddisfatte se non con uno sforzo collettivo e diffuso, come la solitudine degli anziani, il sostegno alle famiglie disabili, l’integrazione degli stranieri. Questo è un cantiere di lavoro che può dare dei risultati anche nel breve periodo, ma che deve dotarsi di una prospettiva di incisività di medio periodo. Il problema vero è riconoscere e incanalare le competenze e le attitudini delle persone in ambiti di lavoro congruenti e anche originali. L’obiettivo prioritario è promuovere strutturalmente e sistematicamente percorsi e azioni di promozione del volontariato giovanile e di cittadinanza attiva. Per questo è prevista e sostenuta, con fondi della Legge 285/97 per l’intera durata del Piano di Zona, un’azione coordinata e interassessorile di promozione, sostegno e sviluppo del volontariato giovanile, attuata con la collaborazione delle associazioni, dei mondi giovanili, delle scuole, realizzata con il CIESSEVI, Centro di Servizio per il Volontariato del Comune di Milano, secondo le indicazioni della delibera della Giunta Comunale n. 3042/2011 del 30/12/2011. In particolare la policy si declina in: • realizzazione della Casa del Volontariato; • progetto per lo sviluppo del volontariato giovanile finanziato dalla legge 285/97; • programma di apertura delle Case della Associazioni nelle nove zone di Milano; • promozione del volontariato degli anziani; • sviluppo sportelli per orientamento al volontariato sul territorio; • sviluppo programmi di formazione per i volontari; • realizzazione di una anagrafe delle associazioni di Milano; • realizzazione di eventi per la promozione del volontariato attivo dei cittadini; • costituzione di un sistema di governance cittadina per la regia e il coordinamento del volontariato coinvolgendo altri assessorati, il privato sociale, le imprese, le fondazioni. Tutto ciò diventa possibile poiché il Comune di Milano ha scelto di essere attore di processi di promozione della partecipazione diretta dei cittadini, della cittadinanza attiva e del volontariato. Già nel corso del 2011 sono state introdotte innovazioni con accordi con l’allora costituendo Forum del Terzo Settore e un protocollo d’intesa articolato in azioni concrete a sostegno delle associazioni di volontariato con il CIESSEVI. Il Comune di Milano ha anche inteso attivare la Protezione Civile, il gruppo comunale di volontari di protezione civile e le associazioni di protezione civile, individuando attività specifiche e continuative di collaborazione in alcune situazioni di emergenza sociale della città come il piano senzatetto e l’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati provenienti dai Paesi del nord africa. Orizzonte temporale Promozione di interventi volti a garantire il coinvolgimento dei cittadini in corso. Realizzazione campagna di comunicazione anno 2013. 15) La rete tra le istituzioni del welfare Mettere in rete in modo organico e strutturato le istituzioni del welfare. Le nostre strutture di committenza e di produzione sono particolarmente frammentate e di piccole dimensioni in un confronto europeo. In Germania è normale trovare gestori non profit, di norma legati alla Chiesa Cattolica o Luterana, con decine o addirittura centinaia di strutture distribuite in tutto il paese, con una forza nel definire soluzioni organizzative e diffusione del know how coerente alle loro dimensioni. La messa in rete dovrebbe avvenire a diversi livelli: nel settore pubblico - ad esempio connettendo ASL, Regione, Comune, il PAT, Il Golgi Redaelli, e sviluppando quindi l’obiettivo di costituire una nuova centrale pubblica nelle azioni riguardanti la fascia di popolazione anziana - nel terzo settore e nel settore profit. L’obiettivo è ridurre la frammentazione anche sul versante produttivo, ricercare economie di specializzazione e scala, offrire portafogli di servizi completi agli utenti lungo i quali possano muoversi in maniera integrata e coordinata, senza dover cambiare gestore o case manager a ogni modifica delle condizioni o dello stadio del processo assistenziale. Si possono ricercare forme di coordinamento per singoli ambiti di policy o piuttosto con una prospettiva più generalista. Gli strumenti di coordinamento possono essere leggeri, legati alla condivisione del know how e delle esperienze; a media intensità, definendo vocazioni e specializzazioni complementari, cercando alleanze per le funzioni di back office (acquisti, amministrazione, ecc.) oppure arrivando a forme di fusione e incorporazione, per generare soggetti istituzionali più robusti e capaci di affrontare le molteplici sfide del welfare con maggiore massa critica. Orizzonte temporale Si tratta di una prospettiva di lungo periodo poiché la cultura della frammentazione e dell’identità istituzionale e organizzativa legata alla storia del singolo ente è molto forte, difficile da superare. La metrica per misurare i successi è il grado di concentrazione istituzionale o industriale che si raggiunge e il pooling di risorse e di personale che si costruisce. È in corso la fase preliminare per quel che concerne l’avvio di alcune esperienze pilota (ad es. unificazione PAT-Golgi Radaelli). 16) Bandi pubblici più trasparenti. Contro la tentazione clientelare e la chiusura tecnocratica Modificare radicalmente il format dei bandi pubblici per l’acquisizione di servizi sociali rispettando sempre quattro principi: il servizio deve basarsi su una presa in carico dell’utente considerato all’interno delle risorse familiari e sociali disponibili, lontano quindi da logiche prestazionali; il servizio deve creare legami tra persone o tra famiglie; il finanziamento e il controllo dei risultati deve focalizzarsi su elementi qualitativi e di outcome e non di input e di procedura; una parte modesta ma simbolica del finanziamento (3-5%) deve essere correlata alla valutazione degli esiti. A questo proposito è interessante poter utilizzare le nuove forme di acquisto pubblico legiferate dalla EU per attivare formule come il dialogo competitivo che favoriscono la coprogettazione del Bando tra Comune e potenziali erogatori, in una logica di partnership pubblico-privato. Si tratta di una logica che può essere attivata anche nel breve periodo, costruendo un contratto/modello di partnership tipo e contestualizzandolo man mano che i contratti con i gestori scadono, e che potrebbe essere messo a regime in tre anni. L’indicatore di risultato è la % di contratti/convenzioni in capo al Comune che si è basato sulla filosofia di pagamento per risultati, per presa in carico e per capacità di aumentare le connessioni sociali. Orizzonte temporale Avvio dei nuovi strumenti di progettazione in corso. 17) Un osservatorio (anche internazionale) sulle buone pratiche nel sociale Collaborare con un soggetto pubblico-privato per la formazione e per avviare un processo di benchmarking, con uno sguardo anche al contesto internazionale, al fine di individuare e diffondere le best practice nei servizi sociali,. L’osmosi tra settore pubblico e privato è totale, anche considerando l’elevato tasso di esternalizzazione dei servizi comunali e sociosanitari dell’ASL. È molto importante generare un sistema unitario di formazione e aggiornamento delle persone. Sarebbe straordinariamente utile costruire dei processi sistematici e permanenti di benchmarking tra i produttori per confrontarsi sulle caratteristiche dei servizi, sui modelli organizzativi, sugli indicatori di efficacia ed efficienza ed apprendere gli uni dagli altri. Sarebbe un modo per rilevare e sistematizzare le best practice per diffonderle nel sistema. Non è necessario costituire un’agenzia giuridicamente autonoma, ma concentrare un nucleo di competenze in una delle istituzioni pubbliche e private coinvolte. Un contenitore di questo tipo potrebbe costruire utili sinergie con le università e i centri di ricerca del settore presenti nell’area metropolitana. Orizzonte temporale Si tratta di un progetto di medio periodo i cui indicatori di risultato sono rintracciabili nella percentuale del mercato della formazione che riesce ad intercettare, nella quantità di enti coinvolti nel processo di benchmarking, nello standing istituzionale con cui riesce a diffondere le best practice (numero e tipo di pubblicazioni, numero di accessi al sito, ecc.). 18) Stabilizzare le condizioni di sostenibilità economica del Comune e dei produttori, anche promovendo il contratto/tariffa di riferimento del welfare. Il welfare è il settore pubblico che per primo ha esternalizzato quasi tutta la produzione. Questo è avvenuto in modo molto disordinato determinando una geografia disorganica e scomposta delle tariffe riconosciute ai gestori, dell’intensità assistenziale offerta, dei contratti pagati ai lavoratori. Si trovano tranquillamente differenze del 50% tra le tariffe di un gestore e un altro, senza precisi differenziali di input o output, così come si trovano differenze di costo orario per la stessa mansione a seconda del contratto di appartenenza (si arriva a contare fino a 12 contratti diversi nel settore). Inoltre si caratterizza per una fortissima volatilità e incertezza delle condizioni di mercato. Questo settore così frammentato e disordinato ha alimentato una prassi della competizione basata sulla possibilità di comprimere i diritti retribuivi dei lavoratori e sulla possibilità di ottenere una tariffa di favore dal committente pubblico, non certo basata sulla migliore capacità organizzativa o di costruzione di servizi efficaci in un quadro di regole certe e di salari standard. Questo danneggia i committenti pubblici, i produttori e, in ultima analisi, gli utenti e la società tutta. Orizzonte temporale Avvio fase di progettazione nel corso del 2013. 19) Rendere uniformi le tariffe e le rette Provvedere alla definizione di tariffe e rette uniformi definite attraverso criteri omogenei per tutti gli operatori e l’utenza, differenziate al massimo in funzione di eterogeneità di intensità assistenziale o di case mix. Migliori risultati dovrebbero essere riconosciuti dal sistema premiante e non dal valore unitario delle tariffe. Parallelamente un sistema ricco e importante come quello milanese dovrebbe progressivamente convergere su un contratto o tariffa salariale di riferimento, in modo che la competizione non sia più sulle formule contrattuali dei lavoratori, ma sulle capacità di progettare e gestire servizi. Inoltre i contratti di fornitura per gli erogatori dovrebbero avere una prassi uniforme di acquisizione, lunghezze stabili (3 anni) e gare per i rinnovi gestite per tempo (bandite almeno un anno prima della scadenza) in modo da permettere all’eventuale subentrante e uscente di organizzarsi per tempo, superando la sensazione diffusa di precarietà e incertezza che domina il settore. Orizzonte temporale Avvio fase di progettazione nel corso del 2013. 20) Il sostegno alla “psicologia sostenibile” Realizzare, con l’Ordine degli Psicologi, un percorso volto a sostenere e promuovere la “psicologia sostenibile”, il rapporto con il mondo dei professionisti capaci di offrirsi, volontariamente o meno, come soggetti accompagnatori delle fragilità, in un sistema che orienti la relazione con il mondo degli attori in grado di divenire strumenti a supporto e a sostegno dei cittadini maggiormente a rischio in relazione alla percezione di sé e alla relazione con il contesto sociale e comunitario. Orizzonte temporale Progettazione in corso. Avvio protocollo gennaio 2013. 21) Non c’è polvere da nascondere e diversità da reprimere. Togliere lo stigma. Promuovere eventi socio-culturali (esposizioni, momenti di apertura dei centri servizi alla cittadinanza, festival delle diversità e delle culture) che favoriscano la percezione positiva dell’altro da sé attraverso programmi di intervento che nei quartieri milanesi sostengano il superamento dei meccanismi di stigmatizzazione delle diversità, promuovano la cultura della coesione, dell’appartenenza alle comunità, dell’esposizione, della condivisione delle fragilità. Orizzonte temporale Fase di ideazione in corso. Sperimentazioni già in atto nel 2012 (ad es. incontri pubblici sulla neuropsichiatria infantile, la salute mentale e il disagio psichico) ulteriori sviluppi nel 2013. Innovazioni nella struttura e nei sistemi operativi dell’assessorato 22) Avviare i Punti sociali sul territorio Provvedere al superamento, almeno da subito al primo livello di contatto degli utenti, della struttura a canne d’organo concepita per aree di attività (minori, persone con disabilità, anziani, adulti), creando degli sportelli di accesso sociale unici e generalisti, i Punti Sociali, capaci di prendere in carico la persona nella sua complessità, collocandola nel quadro delle sue relazioni familiari e sociali. In questo quadro si possono poi lasciare attive alcune limitate competenze specialistiche, di secondo livello, per interventi e casi più complessi. La modifica della struttura organizzativa è sicuramente una politica di medio-lungo periodo che richiede alcune stagioni di progettazione, formazione, ripensamento delle procedure e dei processi di lavoro e di graduale accompagnamento all’innovazione. Il successo attuativo sarà tanto più alto e profondo quanto più gli stessi lavoratori del Comune saranno stati coinvolti nel processo di riprogettazione e cambiamento. I Punti Sociali divengono una priorità che, adottato il Piano, condiziona l’operato della macchina amministrativa. Diventa infatti necessaria una presa in carico complessiva e personalizzata della persona e/o della famiglia per evitare difficoltà e frammentazione/duplicazione nell’accesso ai servizi. Questo obiettivo può essere favorito realizzando un accesso unico al sistema dei servizi, personalizzato e che comporta la presa in carico della persona e/o della famiglia, con un percorso di orientamento, programmazione e progettazione della presa in carico stessa. Orizzonte temporale Prime sperimentazioni (Sportelli anticrisi) già avvenute a partire dal novembre 2012, progettazione complessiva dell’azione nel corso del 2013, avvio sul territorio del sistema “riprogettato” (di concerto con esperienze del Terzo Settore e dell’Università) gennaio 2014. 23) Unificare i servizi, superare le sovrapposizioni Procedere verso l’unificazione di alcuni servizi a prescindere dal target degli utenti, in particolare in relazione alla concessione di contributi economici, le cure domiciliari, il sostegno all’abitazione. Essi sono caratterizzati da una prevalenza di processi organizzativi comuni, per i quali non è necessaria la specializzazione per aree di policy. Orizzonte temporale Avviati nel novembre 2012 gli “sportelli anticrisi”. Ulteriori sviluppi nel corso del 2013. 24) Il Pronto soccorso sociale Provvedere alla riorganizzazione e al potenziamento di un sistema di pronto intervento trasversale capace di fungere da vero e proprio “pronto soccorso sociale” con una rete di servizi emergenziali attivabili in qualsiasi momento. Un servizio innovativo, ampio e tempestivo di pronto intervento sociale, attivo 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno, per intervenire su molte problematiche come i minori, dove già esiste un’esperienza significativa, disabili, adulti e famiglie in difficoltà. In linea con uno dei cinque Livelli Essenziali proposti all’art. 22 comma 4 della legge 328/00. Orizzonte temporale Progettazione complessiva dell’azione e avvio di prime sperimentazioni nel corso del 2013. Messa a regime entro il 2014. 25) Non c’è politica sociale senza gli operatori del Comune Riorganizzare il personale dell’Assessorato caratterizzato da un forte livello di motivazione e di appartenenza alla struttura. La durata attuale della vita professionale (40 anni) in settori come quelli sociali caratterizzati da forte logoramento emotivo, motivazionale e psicologico richiedono l’attivazione di politiche strutturali e anticipatorie per evitare il fisiologico pericolo del burn out. Pertanto il personale deve essere inserito in sistematici processi di rimotivazione e formazione e rotare più frequentemente ruoli e mansioni. Per le persone già in burn out è necessario pensare dei programmi di supporto ad hoc, attività formative dedicate, ripensamento del loro ruolo per proporre nuovi orizzonti di senso. Questo agisce a tutela dei lavoratori, dei servizi e degli utenti nella convinzione che dalla qualità della professione sociale passi parte significativa del lavoro complessivo della politica volta ad includere e promuovere la persona. Lo sviluppo di sistematici processi formativi può avvenire in tempi brevi, mentre impostare un modello di rotazione dei ruoli richiede un lavoro di lungo periodo sui processi di identificazione professionale, sulle motivazioni al lavoro sulla cultura del servizio. In questo contesto inoltre viene assunta come prospettiva, rispetto alla quale adoperarsi, quella di dare vita come proposto dall’Ordine degli Assistenti sociali, a un Laboratorio sulla professione sociale che garantisca l’implementazione di processi innovativi rispetto alla riqualificazione della professione medesima. Orizzonte temporale Confronto con l’Ordine Assistenti sociali avviato. Conferenza dei servizi dei lavoratori dell’assessorato febbraio 2013. Ulteriori sviluppi nel corso del 2013. 26) Un nuovo sistema informativo Portare a completamento lo sviluppo del sistema informativo per costruire una cartella unitaria per utente, collegata a quella dei famigliari e degli amici. L’architettura del sistema deve, infatti, privilegiare la raccolta e la circolazione tra gli operatori delle informazioni rilevanti sulle persone in carico, mentre i fabbisogni amministrativi e di rendicontazione devono risultare una esternalità positiva del sistema informativo in essere e non il motore iniziale. Il fine è quello di superare la grave condizione attuale, materializzatasi negli anni, che non vede il Comune in grado di disporre di “carte d’identità sociali” della persona che accede a differenti contributi e servizi. L’obiettivo a cui tendere è che i diversi attori del sistema (Comune, ASL, erogatori) siano tutti in grado di accedere alla stessa cartella dell’utente, potendo leggere o aggiornare dati in funzione dei livelli di fruizione autorizzati dal sistema organizzativo e dagli utenti medesimi. In questo caso è importante apprendere dalle migliori pratiche internazionali e domestiche e impostare processi di innovazione che possano dare frutti di cambiamento già nel medio periodo. Orizzonte temporale Realizzazione del programma entro la fine del mandato. 27) Una nuova Carta dei servizi, un piano di comunicazione Realizzare una nuova Carta dei servizi ed un adeguato piano di comunicazione dei medesimi. Il tutto a partire da ciò che già è in corso: la sistematica mappatura dei servizi e una loro completa geo-referenziazione informatizzata. Questo permetterà di elaborare una carta dei servizi, una sorta di “Guida al sociale ambrosiano”, strutturata e dinamicamente aggiornata che deve diventare oggetto di una robusta campagna comunicativa. L’informazione verrà diffusa in logica multicanale, valorizzando le diverse forme di comunicazione oggi attive, dal web ai social network, dalle lettere al domicilio agli allegati alla schede sociali degli utenti. La Carta dei servizi e il piano di comunicazione può essere pronto nel breve periodo, mentre la loro sistematizzazione e aggiornamento costante devono diventare una prassi costante nel tempo. Orizzonte temporale Realizzazione prime “mappe” dei servizi già effettuata nel corso del 2012. Pubblicizzazione al cittadino nel corso dei primi mesi del 2013. Realizzazione della Guida del sociale e di percorsi informativi per i cittadini e le loro famiglie nel corso del 2013. 28) Le forme di compartecipazione alla spesa Implementare forme di compartecipazione degli utenti correlate alla modifica dei servizi. L’estensione dei servizi a pagamento anche a fasce sociali oggi escluse dai servizi impone di ripensare l’intera gamma delle tariffe e i meccanismi ridistributivi ad esse connesse. Deve essere preservata la gratuità per le fasce di deprivazione, così come i co-payment devono essere scalari e progressivi considerando le reali capacità contributive e reddituali delle famiglie, l’effettivo numero di persone a carico, i costi legati all’alloggio, le spese correlate a eventuali forme di disabilità o non autosufficienza. Orizzonte temporale La struttura di modulazione delle tariffe può essere definita nel breve periodo, mentre lo sviluppo di servizi capaci di attrarre anche la domanda a pagamento richiede sperimentazioni iniziali, primi allargamenti di medio periodo e la messa a regime nel periodo di 3-4 anni. 29) Nuove forme di controllo. Contro i “furbi” del sociale Riorganizzare la fase di accesso ai servizi, provvedendo a intensificare le azioni di controllo. I meccanismi di accertamento reddituale e patrimoniale, infatti, devono agire in maniera automatica e sistematica in una logica antifrode. Questo aumenta di molto l’equità delle politiche sociali, la loro credibilità e capacità di costruire servizi inclusivi e redistributivi all’interno di una forte legittimazione istituzionale. Le prime esperienze attivate dall’Assessorato sono state molto positive e richiedono solo di essere sistematizzate. La battaglia contro le frodi, in un momento di crisi economica e morale del Paese, può essere combattuta e vinta molto rapidamente, attivando e diffondendo i servizi già esistenti di controllo. Anch’essa è parte della politica sociale. Orizzonte temporale Sistema di controllo già in corso; suo potenziamento entro giugno 2013. 30) La trasparenza nella gestione degli spazi, la loro accessibilità, il ruolo dei Beni confiscati alle mafie Rendere sempre più accessibili e trasparenti i meccanismi di gestione degli spazi, i risultati del loro utilizzo nonché l’evidenziazione del carattere pubblico e civico dell’impiego di Beni Comuni nell’area milanese. In particolare, ad esempio, realizzando eventi che evidenziano l’importanza costituita dai Beni confiscati alle mafie, il loro potenziale di ricostruzione del tessuto della cultura della legalità, la capacità, non sempre espressa finora, di essere concreto strumento di rigenerazione civile. Orizzonte temporale Autunno 2012: Primo Festival Beni confiscati alle mafie. Autunno 2013 seconda edizione. Nel corso del 2013 nuove piattaforme di valorizzazione del complesso degli spazi. 31) Un centro e una rete antidiscriminazione Provvedere alla realizzazione di un Centro antidiscriminazione, nell’ambito dell’Assessorato e in collaborazione con il Terzo Settore riguardante l’orientamento sessuale, l’appartenenza e l’identità di genere. Sperimentando azioni rivolte alla città e all’Amministrazione stessa attraverso corsi di formazione e momenti di confronto interni rivolti agli operatori del Comune. Orizzonte temporale Avvenuta prima fase di confronto. Realizzazione definitiva del progetto entro primavera 2013 Interventi per ambiti specifici Si riporta un ulteriore elenco di azioni riferibili ad ambiti maggiormente “di settore”. 32) Ancora sulla Terza Età: interventi per la socialità, l’accompagnamento e la presa in carico Rafforzare, nell’ambito delle iniziative richiamate nel Piano di Sviluppo del Welfare rivolte alla popolazione anziana, gli interventi legati alla socialità, all’accompagnamento e alla presa in carico degli anziani fragili. In questo quadro si riportano due esempi tra loro molto differenti. A) Realizzare la rete per gli interventi riguardanti l’Alzheimer (attualmente in corso); B) Progettare un nuovo ruolo per i CSRC milanesi rivedendo la forma giuridica, la relazione con il contesto sociale e di quartiere, le forme di assistenza ai comitati di gestione al fine di elevare la qualità dell’offerta e sviluppare una logica di rete “dentro la città” anche rafforzando la connessione con il Terzo settore ed altri luoghi presenti nel territorio (CAM - CMA) e andando verso il massimo coinvolgimento delle Zone del Decentramento. Orizzonte temporale Progettazione da compiere e concludere nell’anno 2013. Entrata in vigore del nuovo modello a partire dal gennaio 2014. 33) L’Immigration center, il portale dell’integrazione Dare pieno compimento al progetto riguardante il “portale dell’integrazione” arrivando alla realizzazione dell’Immigration center: un luogo (e quindi poi una rete) per organizzare in modo unitario e razionale l’offerta di servizi per i migranti, anche nel quadro di auspicate innovazioni legislative. Consolidare gli interventi volti a sviluppare un’idea dell’accoglienza e della cittadinanza non “emergenziale” ed intervenire, in particolare, in relazione alle tematiche riguardanti l’abitare, l’inserimento lavorativo, il protagonismo delle nuove generazioni, i ricongiungimenti famigliari, il rapporto con il mondo della scuola e l’ambito dell’educazione, la rete dei servizi sociosanitari. Orizzonte temporale Progettualità in corso. Realizzazione complessiva degli interventi entro fine mandato 34) Il ruolo delle Comunità per minori Ricostruire, a seguito del confronto con gli operatori pubblici e privati, l’agenda di lavoro delle Comunità per minori e la loro funzione. Coerentemente con gli indirizzi già assunti dall’Amministrazione Comunale avviare il processo di accreditamento, intervenire con azioni di sostegno economico una tantum in relazione agli ambiti maggiormente in crisi e sviluppare la ridefinizione delle rette. Orizzonte temporale Avvio dell’accreditamento, interventi di sostegno a situazioni di crisi nei primi mesi del 2013. Applicazione nuovo sistema rette nel corso del 2014. 35) Il garante per l’infanzia Istituire il Garante dei diritti dell’infanzia per mettere al centro i diritti delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi anche al fine di rendere più efficaci gli interventi svolti a Milano da numerosi soggetti pubblici e privati in un’ottica di rete. Il Garante consentirà di dare maggiore forza alle azioni già avviate dall’Amministrazione comunale tese ad eliminare ogni forma di discriminazione legata al pluralismo etnico nell'accesso dei servizi all'infanzia, a rafforzare le occasioni di socialità e gioco nei cortili, ad ampliare le aree gioco anche per i bambini con disabilità, a rilanciare il sistema dell'affido, a confrontarsi sul tema della neuropsichiatria infantile. Orizzonte temporale Progettazione primavera 2013. 36) Il nuovo patto per la salute mentale Affiancare all’Organismo di coordinamento della Salute Mentale coordinato da ASL, un tavolo permanente della salute mentale coordinato dal Comune e composto dal Terzo Settore, dai rappresentanti dei DSM di Milano e da ASL Milano. Il fine è quello di avviare costanti momenti di informazione, confronto e integrazione per favorire la partecipazione ai processi, la promozione della progettazione e coprogettazione dei soggetti coinvolti, promuovere le interazioni tra l’offerta specialistica e la rete dei servizi socio-assistenziali per garantire che la presa in carico delle persone avvenga in una prospettiva sistemica e per intensificare l’aspetto sociale del reinserimento e della riabilitazione (residenzialità, con particolare riferimento alla residenzialità leggera e all’housing sociale, avviamento al lavoro, sostegno economico e percorsi di inclusione sociale). Prevedere modalità di collaborazione con i Comuni dell’Area Metropolitana. Realizzare e sottoscrivere in integrazione/collaborazione con l’OCSM il Patto Cittadino per la Salute Mentale individuando le modalità di monitoraggio e valutazione dei contenuti e obiettivi ivi condivisi. Costruire una mappa delle risorse territoriali che riporti tutti i servizi e progetti presenti sul territorio web-based, capace allo stesso tempo di diventare un riferimento per le informazioni provenienti dal territorio, non solo in termini di progetti e servizi, ma anche di eventi, corsi di formazione, bandi, convegni, pubblicazioni, ecc. Creare un servizio d’informazione all’interno dei quartieri rivolto ai cittadini, agli operatori, famiglie e utenti per orientare sui servizi del territorio, nonché una mappa dei servizi su carta. Offrire luoghi gratuiti o a basso costi per abitazioni dignitose, attività creative, laboratori di apprendimento, punti d'incontro, d'ascolto e d'espressione, nonché percorsi lavorativi. Superare la delega all’ASL della gestione del fondo sociale recuperandone le competenze e le responsabilità gestionali, attraverso un processo condiviso con ASL, DSM e Terzo Settore per definire criteri che siano condivisi, innovativi e omogenei. Orizzonte temporale Avviamento progettualità gennaio 2013. Realizzazione complessiva dell’interventi entro fine mandato. 37) I diritti delle persone con disabilità (A quanto già affermato in altri punti si aggiungono alcune note) Provvedere all’istituzione del Tavolo permanente sulla Disabilità composto dal Comune di Milano (che svolgerà un ruolo di regia e di coordinamento), Terzo Settore (Rappresentanti degli Enti gestori), ASL MILANO, Presidente Commissione Politiche Sociali per definire e condividere le strategie degli interventi a favore delle persone con disabilità in un quadro di sistema e di interconnessione. Obiettivo prioritario del Tavolo è la costruzione di un Osservatorio Dinamico sulla Disabilità per programmare servizi e pianificare investimenti. A tal fine risulta necessario avere consapevolezza dei dati quanti e qualitativi sui soggetti con disabilità presenti nella città di Milano. Il Tavolo, inoltre organizzato in gruppi di lavoro tematici, ha l’obiettivo di sviluppare, in coerenza con l’adozione della Convenzione ONU e nel quadro del confronto con il Terzo e Quarto Settore (associazioni di rappresentanza dei familiari delle persone con disabilità), alcune riflessioni e progettualità mirate a: • affrontare le situazioni di maggiore emergenza (smaltimento completo liste d’attesa; inserimento nei centri diurni e residenziali entro e non oltre maggio 2013); • definizione di sperimentazione condivisa di nuove forme di compartecipazione al costo dei servizi diurni applicando criteri di equità e giustizia distributiva (nel corso del 2013); • implementazione programma di identificazione delle barriere architettoniche e realizzazione di piano ad hoc per realizzare la città “accessibile” (progettazione nel corso del 2013); • sperimentazione di prese in carico globali con progetti individuali di vita (il progetto individuale, strumento dinamico che evolve nel tempo, non può prescindere dalla globalità di tutto ciò che riguarda la vita della persona: esso, in una logica di inclusione sociale, deve contenere, oltre alla descrizione dei bisogni, la definizione degli obiettivi di autonomia e individuare i servizi, le prestazioni, i sostegni atti al raggiungimento degli obiettivi, nonché l’indicazione delle azioni positive da attivare per concorrere alla creazione di condizioni di pari opportunità e non discriminazione. In questo contesto sarebbe utile promuovere azioni per favorire attività sportive, per il tempo libero e per la reale integrazione di cittadini con disabilità. promuovere 38) Il carcere, la Città e la Partnership Comune-Tribunale Garantire alla popolazione detenuta le condizioni per una piena esigibilità dei diritti civili, politici e sociali, al pari di tutti i cittadini, fatte salve le eventuali limitazioni imposte dalla sentenza di condanna, avendo come obiettivo ultimo la rimozione degli ostacoli posti dalla condizione di restrizione della libertà, anche nell’accesso ai servizi territoriali, in un’ottica di sistema tra i diversi assessorati interessati (Politiche Sociali, Casa, Lavoro, ecc.) e con le istituzioni preposte. In particolare: • progetto PUNTOACAPO: intervento di accompagnamento dei detenuti in dimissione dal carcere per la realizzazione di azioni volte all’integrazione sociale attraverso il lavoro, l’housing e il sostegno per la ricostruzione delle relazioni sociali, azioni queste che avranno importanti ricadute sulla diminuzione della recidiva; • prosecuzione e ampliamento dello Sportello “Presidio Sociale” presso il Tribunale Ordinario di Milano, per consentire di affrontare il disagio al suo esordio, garantendo così una maggiore probabilità di diminuzione delle recidive e l'accesso a misure, anche in fase cautelare, alternative al carcere. Lo Sportello svolgerà ulteriori funzioni di informazione e orientamento per la cittadinanza, gli utenti e gli operatori del Tribunale (lavori socialmente utili, tutele, mediazione penale, giustizia riparativa); • sottoscrizione e gestione della convenzione con il Tribunale di Milano per i “Lavori socialmente utili” come misura alternativa alla pena conseguente alla guida in stato di ebbrezza; • progetto ARIA – Accoglienza-Relazioni-Inserimento lavorativo-Abitazione. Il progetto intende fare riferimento agli ambiti territoriali relativi ai piani di intervento, includendo in gran parte le realtà presenti sul territorio che operano in ambito penale. L’obiettivo è quello di favorire l’intervento precoce su un target giovane (18 – 35) al fine di limitare il più possibile l’ingresso nel circuito penale; Realizzare una programmazione territoriale con tutti gli attori della città (Amministrazione Penitenziaria, uffici penali territoriali, ASL, privato sociale, volontariato) attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto permanente che abbia come obiettivo anche quello di definire le migliori condizioni per la destinazione dei fondi regionali e delle altre istituzioni per l’area penale. Avviare un monitoraggio costante delle condizioni di vita e di salute della popolazione carceraria milanese e dello stato delle strutture attraverso la costituzione di una commissione congiunta ASL – Comune di Milano; Istituire l’ufficio del garante dei diritti delle persone private o limitate nella libertà personale. Orizzonte temporale Il tavolo permanente tra tutti i soggetti, coordinato dal Comune di Milano, ha già avviato i lavori di programmazione condividendo gli obiettivi. La prosecuzione dello sportello è in corso, la convenzione lavori socialmente utili è stata sottoscritta (partenza prevista gennaio 2013). L’istituzione del garante è già stata deliberata dal Consiglio Comunale, la nomina e l’avvio dell’incarico avverrà entro la primavera del 2013. 39) Violenza di genere: intensificare la rete La violenza contro le donne è un fenomeno culturale complesso, trasversale ad ogni sfera sociale ed ancora oggi sottostimato. Il lavoro sinergico e la collaborazione tra Centri Antiviolenza, Associazioni ed Enti che si occupano delle donne vittime di violenza, Servizi territoriali, Forze dell’Ordine e Magistratura si pone come snodo cruciale per far fronte non solo alle attività di prevenzione, cura, sostegno e di protezione delle donne, ma anche per favorire un cambiamento culturale e sociale che preveda attività di sensibilizzazione e d’informazione. Nella Città di Milano operano da diverso tempo soggetti/associazioni/enti che nella loro autonomia e in relazione alla collaborazione con il comune di Milano hanno svolto interventi di prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza sulle donne. È stato stipulato un protocollo quadro di intesa per la definizione dei principi comportamentali per una buona collaborazione tra il Comune di Milano e l’Associazione Casa di accoglienza delle Donne maltrattate Onlus; l’Associazione SVS Donna Aiuta Donna Onlus; l’Associazione Telefono Donna Onlus; la Cooperativa Sociale Cerchi d’Acqua Onlus; la Fondazione Caritas Ambrosiana, il Centro Ambrosiano di Solidarietà Onlus e il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Policlinico Ospedale Maggiore. Il protocollo riconosce alla Rete, e ad ogni realtà che la compone, una competenza altamente specializzata e identifica la risposta operativa al sostegno della donna nel percorso di uscita dalla violenza che va dai primi momenti di accoglienza fino alla sua totale autonomia. È stato costituito un tavolo interistituzionale (previsto dal progetto finanziato dal Ministero Pari Opportunità ed intitolato “In rete si può”) coordinato dal Comune di Milano che prevede la concertazione di protocolli di azione comuni, lo sviluppo del confronto, il monitoraggio del fenomeno. Inoltre il Tavolo ha l’obiettivo di formalizzare e rendere permanente il rapporto con le Forze dell’Ordine e con la Magistratura (inquirente e giudicante) per intervenire nelle situazioni di violenza di genere e stalking con modalità condivise e più efficaci, anche adottando strumenti di valutazione del rischio di recidiva per interventi più rapidi ed efficaci nelle situazioni di grave pericolo per la vita o per l’incolumità della donna ed i suoi eventuali figli minori. I soggetti che intervengono al tavolo interistituzionale si impegnano a: • collaborare al fine di indirizzare, programmare e individuare le risorse per la prevenzione e la costruzione di risposte sinergiche per il sostegno delle donne che hanno subito violenza; • mettere in rete informazioni e impegni già in atto nei loro ambiti di competenza, affinché lo scambio continuo di esperienze porti a monitorare la situazione sulla violenza di genere a Milano e quindi a valutare e rendere operative azioni concrete per affrontarla e sconfiggerla, anche rispetto alla sicurezza della città; • promuovere congiuntamente percorsi formativi per il proprio personale; • programmare campagne di sensibilizzazione della cittadinanza, con particolare attenzione al mondo della scuola: sensibilizzazione ragazzi e famiglie e formazione docenti; • incontrarsi periodicamente per un confronto sulle attività intraprese da ciascun soggetto e sulle possibili sinergie da adottare; • costituire gruppi di lavoro tematici ed interdisciplinari per affrontare criticità e individuare percorsi operativi condivisi. Orizzonte temporale Nel mese di luglio 2012 è stato avviato il confronto tra i soggetti del Tavolo. Progettualità in via di definizione. 40) Contro le dipendenze Sviluppare le attività nelle quali l’Amministrazione è impegnata non solo in termini di prevenzione, ma anche in termini di recupero di integrazione sociale, lavorativa, abitativa e relazionale delle persone dipendenti, in un quadro unitario di risposta ai bisogni della persona. Strutturare azioni capaci di integrare gli interventi sociali con quelli sanitari di competenza di ASL Milano, per costruire un percorso comune che affronti, con adeguate misure e strumenti, entrambi i versanti della problematica relativa alle dipendenze, siano esse derivate dall’uso di sostanze, di alcool o, quelle più recenti, da gioco, da shopping, da lavoro, da internet. In questa ottica, l’Amministrazione intende rimodulare la rete dei servizi e degli interventi esistenti (prevenzione, integrazione sociale e lavorativa), individuando modalità di integrazione e condividendo metodi e risorse, in stretto rapporto con la ASL di Milano (assistenza e cura), sviluppando una progettazione con il Terzo Settore e il Volontariato, secondo principi e linee strategiche condivise, tenendo conto dei bisogni cittadini e delle nuove articolazioni del fenomeno delle dipendenze e delle linee regionali recentemente indirizzate al sistema e finalizzate ad attuare interventi innovativi e sperimentali. A tal fine: • dettagliare una pianificazione territoriale – ASL e Comune di Milano; • rafforzare l’efficacia e l’efficienza degli interventi di sostegno e di cura, in relazione anche alla capacità del sistema di promuovere una responsabilizzazione progressiva da parte di persone che in ingresso non sono in grado di formulare domande di cura congrue alla loro reale condizione sia sanitaria che sociale; • favorire una maggiore integrazione tra gli interventi di cura, prossimità, prevenzione e reinserimento al fine di superare la frammentazione in termini progettuali, anche nella sinergia tra le differenti competenze della Pubblica Amministrazione e del Privato Sociale. In quest’ottica il Comune di Milano anche nella logica di “promozione e qualificazione delle collaborazioni tra enti e risorse”, può agire innanzitutto promuovendo un’azione di regia degli interventi e nella messa a disposizione delle risorse locali già accessibili quali: • piano dei senzatetto; • mense pubbliche e offerta del privato sociale; • servizi di orientamento, anche telefonici, fortemente integrati nella filiera dei servizi pubblici e del privato sociale; • iniziative in atto per le problematiche legate al Gambling; • raccordo con il sistema dei servizi preposti per minori/famiglie in difficoltà, relativamente alle problematiche legate al consumo di sostanze; • servizi docce. Orizzonte temporale Progettualità in corso. 41) Contro l’AIDS Costituzione del tavolo delle Malattie infettive della città di Milano per il coordinamento e l’attuazione di attività di informazione e sensibilizzazione che basino l'approccio preventivo su evidenze scientifiche con messaggi chiari, comprensibili e diversificati a seconda del target a cui sono rivolti (popolazione generale, giovani, persone maggiormente vulnerabili all'HIV, MSM, IDU, sexworkers e migranti). Avviare un processo di definizione e condivisione partecipata degli obiettivi preventivi che si vogliono raggiungere nella città attraverso la realizzazione di un programma che definisca chiaramente gli obiettivi e i risultati, riconoscendo che l'investimento di risorse adeguate nella prevenzione tutela la salute dei cittadini ed evita maggiori costi sanitari e sociali futuri. Vanno valorizzati gli aspetti informativo-educativi come dimensioni centrali dell’intervento, sia attraverso le istituzioni ufficialmente preposte (scuola, famiglia, altre agenzie educative) sia all’interno degli altri contesti di vita (aggregazioni informali, luoghi di lavoro). Sono da coinvolgere attivamente tutti i soggetti del territorio per il loro ruolo e per la loro capacità, in quanto risorse indispensabili. Affianca il tavolo delle associazioni un gruppo di lavoro composto dagli esperti di tutte le strutture ospedaliere specialistiche di Milano che ha l'obiettivo di favorire lo scambio di esperienze realizzate in ambito universitario e ospedaliero e di garantire tempestiva diagnosi e terapia mirata. Obiettivo principale è quello di rappresentare un punto di incontro degli specialisti in malattie infettive con esperti di altre discipline, con i ricercatori di base, gli operatori di Sanità Pubblica, le realtà del privato sociale e i rappresentanti della Civica Amministrazione. Orizzonte temporale Il tavolo, coordinato dal Comune di Milano, composto dagli enti del Terzo Settore competenti per materia, è stato istituito e si è già riunito anche con ASL Milano per definire gli obiettivi preventivi, i target e coordinare le azioni. Già attivo anche il gruppo di lavoro degli esperti. 42) Un Piano per lo sviluppo del sistema sanitario nella Città di Milano Promuovere, coerentemente con gli indirizzi di Regione Lombardia e nel quadro degli obiettivi di ASL Città di Milano, un Piano per lo sviluppo del sistema sanitario nella Città di Milano nel quadro di un’auspicata integrazione sociosanitaria. Orizzonte temporale (auspicato) Avvio del confronto preliminare con Regione Lombardia in corso. Ulteriore consolidamento primavera 2013. (Si rimanda alla Carta dei diritti per la salute e ai contenuti del Piano per una lettura maggiormente approfondita) 43) Per un Piano nazionale per il sostegno al reddito contro le povertà In relazione a quella che si ritiene essere la principale delle emergenze nel Paese partecipare, a pieno titolo, nell’ambito di un processo riformatore auspicato, al confronto per promuovere, anche sulla base del punto di vista del territorio e delle Autonomie, strumenti di contrasto alla povertà e misure straordinarie per il sostegno al reddito (reddito minimo, contributi contro le povertà o altre forme capaci di coniugare protezione e inserimento). Orizzonte temporale Costruzione della proposta nel dettaglio entro giugno 2013. Successivamente presentazione della stessa a livello regionale e nazionale. 44) L’Educazione Finanziaria di Qualità per i cittadini del Comune di Milano Il progetto nasce per affiancare alle politiche di welfare “protettivo” attività di welfare “promozionali”, volte a supportare il benessere economico dei cittadini nel corso dell’intero ciclo della vita; a tal fine offre ai cittadini programmi di educazione finanziaria coerenti con le necessità economiche di indebitamento, protezione assicurativa, investimento, pensione. I cittadini avranno accesso gratuito a competenze di gestione del budget familiare e di pianificazione economica e finanziaria, potranno definire i propri progetti economici di vita confrontandosi con educatori finanziari di qualità e comprenderanno come scegliere gli operatori del mercato e valutare la correttezza dei comportamenti, usufruendo di un sistema di tutele. Il progetto, realizzato in partenariato con l’Assessorato Politiche sociali e Cultura della salute del Comune di Milano, Progetica, UNI-Ente Nazionale Italiano di Unificazione e Università Cattolica di Milano, prevede una fase sperimentale (2013) e si basa su esperienze internazionali e norme tecniche di qualità, terze e scientifiche, che indicano "come far bene le cose”. 45) L’Ufficio Unico per i rapporti con le organizzazioni del Terzo Settore Come indicato nel protocollo di intesa sottoscritto tra il Comune di Milano e il Forum del Terzo Settore Città di Milano, l’Amministrazione Comunale riconosce il Terzo Settore come espressione delle capacità auto-organizzative della società civile e ne legittima l’aspirazione a partecipare a pieno titolo alla definizione delle politiche pubbliche. Al fine di valorizzare il capitale sociale e relazionale che le Organizzazioni di Terzo Settore esprimono nel loro agire associato, si intende giungere alla realizzazione di un Ufficio Unico (interassessorile) per i rapporti con le organizzazioni del Terzo settore, comprendendo in esso le differenti forme di partecipazione e auto-organizzazione dei cittadini alle politiche pubbliche secondo i principi di solidarietà e sussidiarietà, per agevolare l’incontro, l’orientamento e i rapporti con l’Amministrazione Comunale e i suoi Servizi di tutte le organizzazioni presenti sul territorio cittadino e per favorire il benchmarking con altre iniziative promosse in contesti locali virtuosi. Orizzonte temporale Avvio progettazione entro primavera 2013. Costituzione ufficio entro il mandato. 46) La Piattaforma dell’incontro tra pubblico e privato Progettare una piattaforma che rafforzi la connessione tra pubblico, privato sociale e imprese per favorire il procacciamento delle risorse e il finanziamento delle iniziative sociali. Orizzonte temporale Avvio progettualità primavera 2013. Avvio sperimentazione: gennaio 2014.