Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Facoltà di Medicina e Chirurgia Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica Corso di Master di I livello “Funzioni di coordinamento nelle professioni sanitarie” TESI “ASSISTENZA AL PAZIENTE RADIOTRATTATO: ATTIVAZIONE DI UN AMBULATORIO INFERMIERISTICO ALL’INTERNO DI UNA UNITA’ OPERATIVA DI RADIOTERAPIA ONCOLOGICA” Relatore: Prof. Monica Guberti Correlatore: R.I.D. Carmen Prandi Studente: Erica Maiavacchi Anno Accademico 2010/2011 II PAROLE CHIAVE Patologia oncologica Paziente Radiotrattato Presa in carico Ambulatorio infermieristico Continuità dell’assistenza Assistenza infermieristica III INDICE PRESENTAZIONE ......................................................................................................... 1 INTRODUZIONE ........................................................................................................... 3 1 LA PATOLOGIA ONCOLOGICA ........................................................................... 4 1.1 UN PO’ DI DATI … ..................................................................................................... 4 1.2 FATTORI DI RISCHIO ................................................................................................ 6 1.3 PROGRAMMI DI SCREENING DEL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA .......................................................................................... 7 1.4 APPROCCIO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO ALLA PATOLOGIA ONCOLOGICA .............................................................................. 8 2 LA RADIOTERAPIA ............................................................................................... 16 2.1 TIPI DI RADIOTERAPIA (SECONDO LA TECNICA) .......................................... 17 2.2 TIPI DI RADIOTERAPIA (SECONDO LA FINALITA’) ....................................... 20 2.3 URGENZA IN RADIOTERAPIA .............................................................................. 23 3 IL PAZIENTE ONCOLOGICO IN TRATTAMENTO RADIOTERAPICO ....... 24 4 LA FIGURA DELL’INFERMIERE IN RADIOTERAPIA .................................... 26 4.1 RUOLO CLINICO-ASSISTENZIALE...................................................................... 27 4.2 RUOLO DI EDUCAZIONE SANITARIA/TERAPEUTICA .................................. 29 4.3 PRINCIPALI EFFETTI COLLATERALI DA RADIOTERAPIA E RELATIVI INTERVENTI INFERMIERISTICI .............................................................................. 32 4.3.1 IL DOLORE ......................................................................................................... 42 4.3.2 LA FATIGUE ....................................................................................................... 45 4.3.3 LA QUALITA’ DI VITA .................................................................................... 47 4.4 RUOLO DI GESTIONE ED ORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA ...................................................................................................... 48 4.5 RUOLO AMMIMISTRATIVO ................................................................................... 49 4.6 LA FIGURA DEL PERSONALE DI SUPPORTO IN RADIOTERAPIA .............. 49 IV 5 L’ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO DI RADIOTERAPIA DI REGGIO EMILIA .................................................................................................................... 51 5.1 ACCOGLIENZA DEL PAZIENTE ........................................................................... 54 5.2 LA VISITA MEDICA ................................................................................................. 55 5.3 TC DI CENTRATURA ................................................................................................ 57 5.4 IL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO ESTERNO ............................................ 61 5.5 IL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO INTERNO (BRACHITERAPIA) ....... 63 5.6 ALTRI INTERVENTI INFERMIERISTICI ............................................................. 67 5.7 LA FORMAZIONE ..................................................................................................... 70 5.8 I DATI RELATIVI AD ATTIVITA’ INFERMIERISTICHE .................................. 71 5.9 RISULTATI ................................................................................................................. 71 6 PROGETTO DI RIORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’: L'AMBULATORIO INFERMIERISTICO ............................................................ 72 7 CONCLUSIONI ........................................................................................................ 80 BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................... 82 SITOGRAFIA ............................................................................................................... 85 ALLEGATI ................................................................................................................... 88 ABSTRACT ................................................................................................................... 98 1 PRESENTAZIONE Nella mia lunga esperienza di lavoro presso il reparto di Radioterapia Oncologica del Santa Maria Nuova ho maturato l’idea che la presa in carico di un paziente difficile come il paziente oncologico è fondamentale per poter offrire un’adeguata assistenza. In letteratura è dimostrato che l’assistenza infermieristica è di maggiore efficacia quando tiene conto dei molteplici aspetti quali quello emotivo, relazionale, motivazionale e delle risorse intrinseche del paziente, anche se è molto difficile da attuare sia per la molteplicità delle attività da svolgere, che per le diverse professionalità coinvolte nel processo di cura e assistenza. La malattia è una delle situazioni più frustranti della vita, ha sempre un riflesso acuto sulla personalità: la mette in crisi e la rivela nella sua autenticità, spogliata da tutte le sue maschere. Il soggetto malato è coinvolto in tutto il suo essere, la sua identità, il suo ruolo sociale, il suo mondo affettivo, la sua progettualità. La malattia è per ognuno di noi un’esperienza ricca di implicazioni affettive, si configura come una minaccia, che mette in pericolo sia l’identità psico-fisica dell’individuo che la sua vita relazionale, tanto più se questa è una malattia che si chiama cancro. Tra malato e malattia esiste comunque un rapporto di reciproca influenza. Le reazioni dell’individuo alla malattia sono chiaramente diverse a seconda delle caratteristiche di quest’ultima (in particolare il tipo, la gravità, la durata); d’altro canto l’atteggiamento psicologico dell’individuo influisce sul decorso della malattia. Inoltre all’interno di un servizio come la radioterapia, il capitale umano diventa un elemento essenziale poiché: - tutte le attività assistenziali sono attività in cui l’apporto dell’operatore è fondamentale poiché la standardizzazione delle prestazioni non sempre è praticabile; - l’elevato contatto con le persone sia in termini qualitativi che quantitativi determina un aumento dell’importanza delle qualità personali degli operatori quali la capacità di ascolto, di comunicazione, di empatia. Tutto ciò è in grado di influenzare la qualità dei servizi erogati percepita dalle persone; - la complessità e il grado di specializzazione delle attività erogate comporta l’acquisizione da parte di ogni operatore di conoscenze specifiche così da renderlo non facilmente sostituibile. 2 Per questa motivazione, la mia tesi ha l’obiettivo di proporre un miglioramento dell’attuale modello di assistenza infermieristica erogata in radioterapia, attraverso l’introduzione di un ambulatorio infermieristico a disposizione del paziente che accede al servizio e che si realizza attraverso un’integrazione multi professionale e che promuove una presa in carico globale del paziente in trattamento radiante. L’assistenza erogata deve poter garantire una precoce rilevazione delle complicanze da radioterapia, l’adeguato trattamento nel caso si verifichino tali evenienze, ma soprattutto deve assicurare un’efficace educazione/relazione con il paziente in questa difficile fase della sua vita. La tesi si compone di due parti: dopo la aver preso in considerazione i dati epidemiologici relativi alla diffusione della patologia neoplastica ed ai programmi di screening attualmente disponibili, viene illustrato il lungo e difficile percorso del paziente affetto da neoplasia: dalla diagnosi fino ai possibili interventi terapeutici; in particolare verrà trattato l’impiego della radioterapia come strumento di cura e gli effetti collaterali che possono derivare da tale trattamento. Verranno pertanto descritte le necessità assistenziali presentate dai pazienti e conseguentemente le competenze che l’infermiere di radioterapia deve possedere ed esprimere in risposta a tali esigenze. Nella seconda parte è stata effettuata l’analisi organizzativa dell’attuale servizio, con particolare riferimento alle prestazioni infermieristiche erogate, nell’anno 2009, 2010 e 1° semestre 2011, come presupposto per la presentazione del progetto di implementazione dell’ambulatorio infermieristico. Tale progetto ha come presupposto fondamentale il fatto che al centro si trovi il paziente, al quale vengono indirizzati gli interventi infermieristici specifici relativi a questa tappa del suo percorso. Tale progetto rappresenta una modalità organizzativa che può valorizzare anche il ruolo infermieristico, alla luce dell’evoluzione da tempo prospettata per questo figura. 3 INTRODUZIONE La salute, il senso di benessere soggettivo e complessivo che la persona vive nel suo contesto, può essere minacciata dalla malattia. Quando poi questa prende il nome di cancro, la persona che ne è colpita ha l’impressione di essere completamente invasa dal “male”. Se, da un lato, i progressi tecnologici in ambito oncologico hanno determinato un netto miglioramento degli approcci terapeutici portando ad un aumento della sopravvivenza dei pazienti, il vissuto soggettivo e l’interpretazione sociale di questa malattia restano quelli di un processo insidioso e incontrollabile che trasforma lentamente e porta alla morte. Il cancro è il “nemico” per eccellenza perché è multiforme e sfuggente,ma, cosa ancor più temibile, esso agisce all’interno dell’individuo, lo invade e “distrugge” in modo occulto. Qualunque sia la diagnosi, la prognosi, la risposta alle terapie, non esistono tumori di scarsa rilevanza. Il cancro infatti rappresenta sempre, per il paziente e per la sua famiglia ma anche per i terapeuti, una prova esistenziale sconvolgente. Questa prova minaccia ed interferisce su tutte le dimensioni e gli aspetti della vita: il rapporto con il proprio corpo (dimensione fisica), il significato dato alla sofferenza, alla malattia, alla morte (dimensione spirituale ed esistenziale), così come le relazioni famigliari, sociali, professionali. 4 1. LA PATOLOGIA ONCOLOGICA I pazienti che vivono con tumore pongono numerose e specifiche problematiche cliniche e di ricerca agli oncologi. Innanzitutto le neoplasie colpiscono in modo predominante le persone anziane, le quali soffrono di altre malattie di cui i trattamenti antineoplastici riabilitativi devono tener conto. I pazienti anziani con tumore necessitano quindi di un approccio multidisciplinare in un contesto di stretta collaborazione tra centri oncologici specializzati e assistenza sanitaria, chiamando in causa, in primo luogo, i medici di medicina generale e i servizi di supporto geriatrici. In secondo luogo, vi è un notevole impatto a lungo termine delle malattie neoplastiche e dei relativi trattamenti sulla salute delle persone. Gli effetti tardivi includono danni organici e disabilità funzionali dovute alla malattia neoplastica, alla terapia o a entrambe. Infine, vivere con una malattia neoplastica ha implicazioni di carattere psicologico, quali la paura per una ripresa della malattia, l’esperienza di isolamento, l’ansia e la depressione, la modificata percezione del proprio corpo e delle proprie funzioni sociali. 1.1 UN PO’ DI DATI … L’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) raccoglie i dati da Registri tumori di popolazione provenienti da varie zone d’Italia (macroaree) e li utilizza per attività descrittive e di ricerca sull’epidemiologia oncologica del nostro Paese: la concentrazione dei Registri è maggiore al Nord rispetto al Centro e al Sud dell’Italia, anche se negli ultimi 20 anni è avvenuto un notevole sviluppo in alcune regioni. Complessivamente i Registri tengono sotto controllo i dati oncologici di quasi 19.000.000 di italiani (32% della popolazione totale) ripartiti per il 48% nel Nord, 25,7% nel Centro e 15,7% nel Sud Italia. Cosa dice il Documento AIRTUM 2009 I casi di tumore aumentano Principalmente perché la popolazione invecchia (il 63% dell’aumento osservato è attribuibile a questo fattore) e, in parte, per effetto degli interventi di diagnosi precoce che anticipano il momento della diagnosi. Ogni anno in Italia si stimano circa 250.000 nuove diagnosi di tumore (225.000 dieci anni fa), 5 La mortalità per tumore si riduce Anche se l’invecchiamento della popolazione nasconde il fenomeno, ogni anno si contano 122.000 decessi dovuti a malattie oncologiche (circa 130.000 dieci anni fa) I tumori degli uomini … Il tumore prostatico è il più frequentemente diagnosticato tra gli uomini (dai 45 anni in su). Questa neoplasia ha ormai superato il tumore polmonare, che è attualmente in riduzione. … e quelli delle donne Un terzo dei tumori diagnosticati ogni anno nelle donne colpiscono la mammella; attualmente anche la neoplasia polmonare compare tra i primi 5 tumori più frequenti nel sesso femminile (ed è in crescita). Considerando l’intera popolazione invece … Considerando l’intera popolazione, dopo gli epiteliomi cutanei, il tumore in assoluto più frequente è quello del colon retto, seguito dai tumori mammari, della prostata e del polmone. La probabilità individuale di avere un tumore nel corso della vita In media un uomo ogni 2 e una donna ogni 2 in Italia avranno una diagnosi di tumore nel corso della vita (0-84 anni). In media un uomo ogni 3 e una donna ogni 6 moriranno a causa di un tumore. Il rischio si va uniformando nel Paese Nonostante permangano alcune differenze geografiche (nell’Italia meridionale il rischio di ammalarsi, e di morire, è minore rispetto al Centro-Nord) In Italia e nel mondo L’Italia ha una frequenza di neoplasie simile a quella dei Paesi Nord-Europei e degli Stati Uniti per gli uomini, inferiore per le donne. Nella seguente tabella (estratta da “EPIEMIOLOGIA & PREVENZIONE – Rivista dell’Associazione Italiana di epidemiologia - AIRTUM – Documento annuale 2009) sotto riportata sono indicati i primi cinque tumori in termini di frequenza, rispetto a sesso ed età riferiti al periodo 2003-2005. 6 1.2 FATTORI DI RISCHIO Di seguito si propone un breve accenno ai principali fattori di rischio per le neoplasie più frequenti (1): → MAMMELLA: Predisposizione genetica, invecchiamento, menarca precoce, menopausa tardiva, trattamento ormonale sostitutivo, alcool, obesità, dieta ricca di grassi, sedentarietà. → POLMONE: Predisposizione genetica, fumo di sigaretta, esposizione a fumo passivo, inquinamento atmosferico, esposizione occupazionale cronica (asbesto, radiazioni di uranio, arsenico), esposizione ambientale a Radon e metalli pesanti. → PROSTATA: alti livelli di ormoni androgeni; esposizione occupazionale cronica (zinco, gomma), infiammazione e infezione, fattori ereditari (percentuale <15%), probabili associazioni con alcuni pattern dietetici (calcio), sovrappeso. → COLON E RETTO: stile di vita, fumo, familiarità, errate abitudini alimentari (eccesso di grassi, alcool, carni rosse – basso apporto di fibre), storia di poliposi e di colite ulcerosa, esposizione cronica a carcinogeni (asbesti, nitrosammine e metaboliti di triptofano) → VESCICA: fumo, esposizione professionale a cancerogeni chimici, parassitosi, infezioni vescicali da Schistosoma Haematobium 7 → CORPO UTERO: nulliparità, eccesso di estrogeni, obesità, elevato consumo di grassi, menarca precoce, menopausa tardiva, diabete, trattamento ormonale sostitutivo. → MELANOMA CUTANEO MALIGNO ED EPILTELIOMI (baso-squamospinocellulari) : sovraesposizione non protetta a radiazioni solari UV, sindrome displastica del neo. → TIROIDE: esposizione a radiazioni ionizzanti in giovane età, carenza cronica di iodio, dieta povera di vegetali e frutta 1.3 PROGRAMMI DI SCREENING DEL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA Un programma organizzato di screening di popolazione è un programma di sanità pubblica che si rivolge ad una ben definita popolazione, considerata a particolare rischio per età o per altre caratteristiche, alla quale è offerto un test di screening al fine di selezionare un sottogruppo di popolazione positivo al test da sottoporre ad ulteriori e più sofisticate indagini diagnostiche. Ciò consente di cogliere una malattia pre-tumorale o tumorale nelle sue prime fasi di sviluppo, in modo da garantire un tempestivo intervento terapeutico, aumentando la probabilità di risoluzione della patologia e di guarigione completa. 1. Prevenzione e diagnosi precoce dei tumori del collo dell’utero: in corso dal 1996, Paptest proposto a donne tra i 25 e i 64 anni, da effettuare ogni 3 anni. 2. Prevenzione e diagnosi precoce dei tumori della mammella: in corso dal 1996, Mammografia proposta, da Gennaio 2010, a donne tra i 45 e i 49 anni una volta all’anno e fra i 50 e i 74 anni da effettuare ogni 2 anni. Previsto il richiamo in caso di reperti dubbi o sospetti da approfondire. 3. Prevenzione e diagnosi precoce dei tumori del colon-retto: rivolto a donne e uomini dai 50 ai 69 anni tramite lettera personale inviata a domicilio per la ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF) da effettuarsi ogni 2 anni. In caso di positività prevede l’offerta di Colonscopia di approfondimento diagnostico. CAMPAGNE DI DIAGNOSI PRECOCE: → Ricerca dell’Antigene prostatico specifico per il tumore della prostata → Aumento delle visite dermatologiche per i melanomi cutanei 8 → Diffusione degli esami ecografici per la diagnostica tiroidea e degli organi endo-addominali In tutti questi casi l’eventuale aumento dell’incidenza rappresenta un’anticipazione della diagnosi di forme tumorali che naturalmente avrebbero dato segni clinici in tempi successivi. (2) I RISULTATI Gli interventi di screening hanno permesso, a tutto il 2009, per quanto riguarda rispettivamente i precedenti punti: 1. Di identificare 10.645 donne con lesioni precancerose del collo dell’utero ad alto rischio e 634 donne con tumore invasivo (micro e in fase iniziale) 2. Di diagnosticare un tumore al seno in 12.540 donne, di cui 9.098 (72%) in fase precoce con conseguente riduzione del 56% del rischio di morire per tale tumore 3. Di documentare che a 2.754 persone è stato diagnosticato un tumore invasivo, di cui circa il 57% in fase precoce e a 14.815 persone lesioni precancerose ad alto rischio (adenomi o polipi). 1.4 APPROCCIO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO ALLA PATOLOGIA ONCOLOGICA Se per le patologie oggetto di screening i risultati ottenuti sono stati importanti, occorre prendere in considerazione anche quelle neoplasie che non beneficiano di queste opportunità. La precocità e l’attenzione nei rilevare sintomi premonitori rimane per tutti i tumori, ma soprattutto per questi ultimi, l’approccio più corretto per migliorare la prognosi, semplificare ed alleggerire il percorso terapeutico, quindi migliorare la qualità di vita del malato. 9 PERCORSO DIAGNOSTICO: Solitamente, il paziente si rivolge al proprio Medico Curante il quale, attraverso l’esame obiettivo ed una attenta e finalizzata intervista sui sintomi che hanno portato il suo assistito a rivolgersi a lui, individua le problematiche per le quali è necessario un ulteriore approfondimento. Il controllo e la palpazione di tutti i siti accessibili (cute, collo, mammelle, addome, testicoli e linfonodi) possono essere integrati da valutazioni più specifiche come l’ispezione endoscopica di tutte le cavità e gli orifizi del corpo. Dopo una attenta valutazione è il MMG che indirizza il paziente verso esami più approfonditi e/o allo specialista competente per il distretto da indagare che concorrerà nell’individuazione di appropriate strategie terapeutiche che sono di natura diagnostica, prognostica e predittiva. (3) I principali accertamenti diagnostici che possono rivelare la presenza di una neoplasia sono: Esame clinico: valutazione dei sintomi presenti e delle condizioni fisiche del paziente oltre all’eventuale riscontro visivo di alterazioni macroscopiche. Biopsia: prelievo di una parte di tessuto ritenuto sospetto. L’esame istologico microscopico fornisce la caratterizzazione del tessuto prelevato definendo la sua benignità, la sua malignità o la condizione di patologia borderline. E’ possibile avere indicazioni sul tipo, sull’origine della neoplasia e sulla sua evoluzione. L’anatomopatologo deve essere in grado di fornire al clinico un elevato numero di informazioni per una diagnosi corretta e completa ed in vista di un trattamento terapeutico il più possibile personalizzato; per facilitare questo compito, il clinico, a sua volta, deve mettere a disposizione del medico esaminatore informazioni riguardanti eventuali diagnosi pregresse o interventi a cui il paziente sia stato sottoposto. Esame citologico: il materiale può essere costituito da cellule esfoliate spontaneamente oppure ottenuto tramite spatolamenti, spazzolamenti o ago-aspirazione. Valuta le alterazioni delle cellule dei vari organi e apparati al fine di identificare l’entità morbosa da cui è affetto il paziente. La diagnosi definitiva di neoplasia può essere effettuata solo su base cito-istologica. (4) 10 Indagini radiologiche: Radiografia convenzionale, Ecotomografia, Tomografia assiale computerizzata (TAC) e Risonanza Magnetica (RM). Si ottiene l’evidenziazione radiografica di un’alterazione di un distretto corporeo o di un apparato che comporta, però, un processo di diagnosi differenziale per distinguere la lesione neoplastica (tumore primitivo o metastasi) da tutte le possibilità patologiche di diversa natura. Spetta al radiologo applicare o suggerire i presidi diagnostici che permettano di rilevare, in modo preciso ed accurato, la reale situazione anatomica e anatomopatologica. (5) Indagini di Medicina Nucleare: Scintigrafia, Tomografia ed emissione di positroni (PET). Forniscono immagini di apparati, organi o processi infiammatori e neoplastici, rilevando la biodistruzione di radiofarmaci che vengono iniettati, metabolizzati e quindi captati. Gli esami medico-nucleari non sono considerati tra gli esami di primo approccio ma in alcuni casi rappresentano integrativi utili ad orientare o escludere la diagnosi di natura benigna o maligna. Queste tecniche sono appropriate per la stadiazione della malattia grazie alla tecnica Whole body che consente di visualizzare tutti i distretti corporei dando un quadro completo della diffusione della malattia (locoregionale o metastatica). (6) Indagini endoscopiche: effettuate con endoscopi rigidi o flessibili contenenti fasci di fibre ottiche con possibilità di una fonte di luce. Questo tipo di approccio, utilizzato per tutti i tumori endocavitari, consente di associare all’immagine la possibilità di apprezzare la consistenza dei tessuti e di giungere, attraverso il prelevo di frammenti bioptici, ad una diagnosi definitiva su base tissutale e spesso alla stadiazione locoregionale attraverso la visione dei limiti e dell’estensione della lesione. (7) Esami ematologici: sebbene ciascun tipo di tumore si manifesti con segni e sintomi tipici della sua localizzazione, esistono complicazioni ematologiche, a volte importanti e precoci, comuni a tutte le neoplasie: anemia (sindromi emorragiche), leucopenia e leucocitosi (leucemie acute e linfomi), piastrinopenia (invasione metastatica del midollo) . (8) Anche se la valutazione dei biomarcatori tumorali circolanti costituisce un segnale della presenza e dello sviluppo di una neoplasia, l’utilizzazione di questo approccio diagnostico iniziale è suggerito in caso di preciso sospetto ed in associazione con altre metodiche diagnostiche cliniche e/o strumentali. (9) 11 CLASSIFICAZIONE IN STADI La classificazione in stadi rappresenta un metodo per descrivere obiettivamente lo stato di una neoplasia (in forma multidimensionale e multi temporale). Al momento della diagnosi iniziale, oltre all’estensione anatomica, sono importanti il sottogruppo istopatologico, il grado di malignità e i biomarcatori. Le decisioni terapeutiche vengono prese dopo uno studio accurato del paziente e della sua neoplasia. Il sistema TNM, proposto e sviluppato da Pierre Denoix tra il 1943 e il 1952, consente di classificare i tumori solidi (non Linfomi, Mielomi e tumori ematologici) tenendo conto della evoluzione temporale di una neoplasia. T: identifica il tumore primitivo, ne descrive l’aumento progressivo e/o l’infiltrazione locale (i valori di riferimento vanno da 1 a 4 – la lettera X indica l’estensione non valutabile) N: identifica la condizione dei linfonodi regionali e iuxtaregionali, ne descrive l’assenza o il grado progressivo di interessamento M: rappresenta le metastasi a distanza, ne descrive l’assenza o il loro grado di estensione a vari organi e tessuti. La classificazione può essere preterapeutica (TNM) cioè acquisita prima di formulare decisioni terapeutiche, oppure postchirurgica (pTNM) che nasce dall’integrazione dei dati acquisiti prima del trattamento con gli elementi emersi a seguito di un intervento chirurgico e dell’esame istologico del pezzo resecato. La definizione dell’estensione di una neoplasia avviene attraverso: Stadiazione clinica e strumentale (esame obiettivo, esami di laboratorio, radiografici, endoscopici, scintigrafici, ecografici, ecc..) Stadiazione chirurgica (interventi esplorativi e bioptici per identificare l’estensione anatomica) Stadiazione patologica (asportazione completa della neoplasia con valutazione istopatologia). (10) 12 PERCORSO TERAPEUTICO: Se nel XIX secolo, l’unico approccio terapeutico possibile per le malattie neoplastiche era la chirurgia, nel corso degli anni il panorama è cambiato: la migliore conoscenza epidemiologica, clinica e biologica di queste patologie (dovuta ad un aumento di risorse diagnostiche), ha condotto allo sviluppo di terapie adiuvanti sia mediche che radianti sempre più sofisticate ed efficaci consentendo approcci chirurgici più attenti alla conservazione della funzione dell’organo interessato ed alla dimensione estetica con favorevoli ripercussioni sulla qualità di vita. Chirurgia: i requisiti devono essere una precisa diagnosi ed una corretta stadiazione preoperatoria. Oltre al concetto di radicalità (asportazione completa della malattia) che poteva essere: locale, regionale e globale, sembra più ragionevole ribadire l’importanza del concetto di controllo loco-regionale della malattia attuabile con il contributo terapeutico multidisciplinare. Per esempio, per i carcinomi in situ (le cellule tumorali non oltrepassano la membrana basale quindi non metastatizzano) il controllo locale coincide con la cura della malattia; negli stadi più avanzati sono da scoraggiare interventi altamente demolitivi in quanto vi è una alta probabilità di metastasi sistemiche anche occulte già dall’esordio. Per le forme operabili, la prognosi sarà condizionata fortemente dall’efficacia di trattamenti sistemici che possono migliorare il controllo locale della malattia. L’intervento chirurgico sulle stazioni linfatiche mantiene un ruolo profilattico nei casi di recidiva regionale evitando complicanze date da una massiva colonizzazione. Il linfonodo sentinella viene identificato attraverso l’iniezione peritumorale (a seconda del tipo di sostanza si effettua da 6 a 24 ore prima dell’intervento oppure in sede di intervento stesso) di un liquido tracciante che si accumula per diffusione linfatica e simula la diffusione delle cellule tumorali. Se il linfonodo sentinella risulta negativo si può soprassedere alla dissezione linfonodale completa mentre questa è indicata se il linfonodo si rivela positivo. La chirurgia ricostruttiva è improntata alla salvaguardia dell’aspetto psicologico, cosmetico e funzionale che può essere compromesso dall’atto terapeutico. La chirurgia palliativa, non essendo mirata alla guarigione ma solo al miglioramento delle condizioni del paziente, alla qualità della vita e all’eliminazione o attenuazione 13 dei sintomi più importanti , non deve prevedere un intervento altamente mutilante. Fa parte di questa tecnica anche la chirurgia citoriduttiva che, associata alla radioterapia ed alla chemioterapia può portare ad una buona risposta terapeutica. La chirurgia preventiva che viene rivolta ad un organo sano, è inquadrata nell’ambito della prevenzione primaria con la riduzione dell’incidenza di un determinato tumore quindi della mortalità per causa specifica. Infine la chirurgia a scopo diagnostico dove TAC, ecografie e RM consentono il prelievo percutaneo con ago; sono state notevolmente sviluppate tecniche come Laparoscopia, Toracoscopia ed endoscopia con la possibilità di eseguire biopsie escissionali. (11) Chemioterapia: anche se ad oggi molto ancora resta da fare il quadro, dagli ultimi quarant’anni, è assai mutato: alcune neoplasie sono infatti definitivamente curabili con terapie mediche mentre per altre è possibile ottenere una regressione che possa portare nel malato un prolungamento della sopravvivenza globale. Dal 1970, anno in cui sono stati pubblicati studi inerenti il primo farmaco ad ampio spettro di attività (Adriamicina), vi è stata una svolta sull’utilizzo di questa strategia terapeutica. La via di somministrazione può essere regionale (direttamente all’interno di un organo, uno spazio o regione dove è situato il tumore), sistemica infusionale (attraverso pompe per infusione o cateteri per accesso venoso a lungo termine con la possibilità di infusione continua per ottenere concentrazioni efficaci di farmaco), orale (facilità di somministrazione, riduzione degli effetti collaterali, aumentata compliance del paziente con conseguente miglioramento della qualità di vita). La Monochemioterapia, utilizzata in passato, si è rivelata poco efficace sui tumori solidi (ad eccezione dei Linfomi-non-Hodgkin a basso grado di malignità e i carcinomi tiroidei anaplastici). La Polichemioterapia, oggi largamente utilizzata, ha come scopo aumentare la frequenza, l’entità e la durata delle remissioni, specie quelle complete, e possibilmente ottenere la guarigione definitiva. Ogni farmaco deve possedere una certa attività terapeutica sulla neoplasia, i vari farmaci non devono avere una tossicità sovrapponibile tra loro né resistenza crociata bensì aumentare il sinergismo terapeutico. Devono poter essere somministrati in dosi efficaci permettendo una aumentata tolleranza del paziente alla loro azione tossica. 14 La chemioterapia può essere: Adiuvante: somministrazione di trattamento per via generale dopo che la chirurgia o la radioterapia hanno conseguito un obiettivo di radicalità sul tumore primario. Lo scopo è distruggere le micro metastasi distanti dal focolaio primario quindi aumentare la percentuale di guarigione. Neoadiuvante: trattamento farmacologico somministrato prima della terapia locoregionale per migliorare ulteriormente il controllo locale della neoplasia oltre che per distruggere le cellule neoplastiche nelle sedi metastatiche regionali e a distanza. Concomitante: in combinazione con radioterapia o biomodulatori. In un caso l’obiettivo del trattamento combinato è di ottenere, sfruttando l’attività indipendente delle due modalità terapeutiche, il controllo del tumore primario; in altri casi è di aumentare l’attività terapeutica nel campo di irradiazione grazie all’associazione con farmaci sensibilizzanti (potenzianti). Durante il trattamento è necessario monitorare con attenzione la tossicità e gli effetti collaterali (più frequentemente a carico del midollo osseo, sistema linfatico, epitelio della mucosa orale e gastrointestinale, cute, bulbo pilifero e altri). Importante il ruolo dei fattori di crescita emopoietici a supporto della chemioterapia come profilassi primaria in pazienti trattati ad alte dosi o con elevato rischio di complicazioni come neutropenia ed infezioni che possono ritardare le successive somministrazioni o provocare ricoveri ospedalieri. Un problema emergente nella somministrazione di chemioterapici è rappresentato dall’emesi, sempre più presente per l’introduzione di nuovi farmaci, che vedono il vomito tra gli effetti collaterali, per le alte dosi somministrate e per le scelte terapeutiche (trattamenti adiuvanti e neoadiuvanti). L’origine risiede nella stimolazione, data da alcuni farmaci, di una zona situata nel midollo allungato dove sono situati dei recettori del SNC e periferico che regolano il centro del vomito. Sono numerosi i farmaci antiemetici che vengono utilizzati in presenza di chemioterapie molto emetizzanti. La durata del trattamento dipende dalla risposta in termini di riduzione del volume della massa neoplastica entro l’arco di tempo previsto. 15 In caso di progressione della malattia il medico può decider la sospensione del trattamento. In caso di risposta parziale, il trattamento deve essere continuato alle stesse dosi e con lo stesso ritmo fino ad evidenza di progressione. Se la remissione è completa, occorre verificare mediante un meticoloso controllo dei parametri iniziali (valutazione clinica, radiologica, endoscopica, ematologica, ecc..). (12) Endocrinoterapia: utilizzo di sostanze ormonali per ostacolare la trasformazione e lo sviluppo neoplastico di cellule che compongono un organo che deve la sua funzionalità alla produzione di ormoni (mammella, endometrio, prostata). (13) Terapia medico-nucleare con radioisotopi: si basa sul’impiego di sorgenti radioattive artificiali non sigillate, introdotte nell’organismo per via orale, parenterale o intracavitaria. L’effetto biologico è dovuto all’assorbimento di energia ceduta alla materia (cellule umane) che provoca fenomeni di ionizzazione. Queste tecniche permettono di ottenere concentrazioni elevate di radioattività nella sede del bersaglio da trattare che riceve un’irradiazione omogenea e selettiva su tutte le cellule. Sono indicate per il trattamento di Tiroide, recidive locali e regionali, metastasi linfonodali, polmonari, ossee e cerebrali. Le condizioni per l’effettuazione della radioterapia metabolica sono: Captazione consistente e selettiva del radio farmaco da parte delle cellule tumorali Sufficiente tempo di ritenzione del radio farmaco all’interno delle cellule Captazione limitata da parte del tessuto normale L’effetto causato dalla terapia sui tessuti tumorali dipende dalla dose totale assorbita la quale, a sua volta, dipende dal tempo durante il quale la sostanza radioattiva rimane all’interno della cellula tumorale e dal tipo di radiazione emessa. (14) Durante il tempo in cui la sostanza rimane all’interno del corpo del paziente, egli deve rimanere in isolamento ed i liquidi organici da lui emessi, così come i rifiuti solidi prodotti durante il ricovero, vengono smaltiti secondo la normativa nazionale cui fa capo il D.Lgs. 230/95 modificato ed integrato dal D.Lgs. 241/00 e i D.Lgs. 257/01. Radioterapia: l’argomento, essendo il focus di questo elaborato, verrà trattato ampiamente nel capitolo “LA RADIOTERAPIA” La complessità delle strategie terapeutiche per la cura del malato oncologico richiede un approccio interdisciplinare: è fondamentale quindi la collaborazione chirurgo oncologo- 16 oncologo medico-radioterapista per definire un programma terapeutico, sia esso curativo o palliativo. Ciò permette al terapeuta un arricchimento ovvero una crescita culturale ed al paziente di beneficiare di un trattamento personalizzato ed efficace. 2. LA RADIOTERAPIA La Radioterapia, disciplina clinica che si serve delle radiazioni ionizzanti per la cura dei tumori, nasce grazie a tre fondamentali scoperte risalenti a circa un secolo fa per merito di W.C. Roentgen (1895), H. Becquerel (1896) e P. e M. Curie (1898). Le ricerche di questi scienziati, per le quali ricevettero il premio Nobel, portarono alla scoperta dei raggi X e della radioattività naturale: sul loro sviluppo sono fondate la moderna Radioterapia a fasci esterni e la Brachiterapia che utilizza le radiazioni poste direttamente sul letto tumorale. Strumento, quindi, della Radioterapia sono le radiazioni ionizzanti elettromagnetiche e corpuscolari: le prime sono rappresentate da Raggi X e Raggi Y (Fotoni), le seconde da fasci di particelle cariche (elettroni, protoni, ecc..). Questi tipi di radiazioni hanno la proprietà di rilasciare energia nell’attraversare la materia inducendo direttamente o indirettamente, eccitazioni o ionizzazioni. Il danno provocato è direttamente a carico del DNA cellulare mediante la rottura di legami molecolari e interessamento dei liquidi (ionizzazione) con conseguente formazione di radicali liberi che provocano danni irreversibili al DNA : le modificazioni sono quindi dapprima molecolari ed in seguito cellulari. In pratica la Radioterapia interrompe la crescita cellulare interferendo nell’attività di replicazione, che può manifestarsi come un semplice ritardo della mitosi o come completa inibizione della replicazione cellulare stessa. Un altro aspetto da considerare, riguardo l’uso di radiazioni ionizzanti, riguarda la possibile mutazione (non letale) della cellula colpita: essa può replicarsi e trasmettere lo stesso DNA mutato che può dare origine a nuovi tessuti pre-cancerosi o neoplastici. La radiosensibilità delle cellule e dei tessuti biologici può dipendere da vari fattori: 17 aumenta in modo proporzionale al numero di mitosi (i tessuti più radiosensibili sono quelli in cui è presente una frequente divisione cellulare come il midollo osseo, il tessuto linfatico, gli epiteli, le gonadi e i tumori ben ossigenati) diminuisce quanto più è differenziata, matura ed al di fuori di uno stato produttivo (15) L’obiettivo della Radioterapia è quello di distruggere le cellule tumorali utilizzando una minore quantità possibile di radiazioni durante un periodo limitato di tempo. Le alte dosi erogate sono in grado di distruggere le cellule tumorali che muoiono, in genere, immediatamente e nel giro di giorni, settimane o mesi vengono eliminate dal corpo. Generalmente, le cellule sane che rientrano nel campo di trattamento, sono in grado di rigenerarsi. 2.1 TIPI DI RADIOTERAPIA (SECONDO LA TECNICA) 1. ESTERNA: erogata da una sorgente posta all’esterno del corpo del paziente: TELECOBALTOTERAPIA: il fascio di radiazioni proviene da pastiglie di Cobalto 60, tecnica ormai in disuso. ROENTGENTERAPIA: erogazione di raggi X di bassa energia per il trattamento di forme neoplastiche della cute, formazioni benigne cutanee (cheloidi) ed alcune affezioni infiammatorie. 3D-CRT: radioterapia tridimensionale conformazionale erogata sul tumore con fasci di radiazioni sagomate e da diverse direzioni; sede e volume bersaglio da trattare sono disegnati sulla base di immagini TAC; con questa tecnica è possibile ottenere una riduzione dei danni da radiazioni ai tessuti sani circostanti. (16) 4D: radioterapia a quattro dimensioni (le tre dello spazio e quella temporale)che tiene conto, durante l’irradiazione, del movimento dell’organo. La nuova metodica permette di registrare il movimento respiratorio del paziente traducendolo in un tracciato: il trattamento radioterapico è somministrato solo in una determinata fase della curva respiratoria, con estrema precisione. IMRT: radioterapia conformazionale con modulazione del fascio radiante, con possibilità di somministrazione simultanea di dosi differenziate su target multipli. Questa tecnica permette di conformare la dose a volumi con superfici concave permettendo di salvaguardare i tessuti sani. 18 IORT: radioterapia intraoperatoria ovvero irradiazione effettuata durante un intervento chirurgico dopo la exeresi di una massa neoplastica, utilizzando la breccia operatoria per far arrivare il fascio di radiazioni direttamente sul letto tumorale. Generalmente si eroga una dose unica che può essere preceduta o seguita da radioterapia esterna. La tossicità è limitata in quanto si evita l’esposizione della cute e delle aree circostanti. RADIOCHIRURGIA: particolare forma di radioterapia stereotassica che consente di erogare una dose singola di radiazioni ad un volume bersaglio di dimensione limitata e, contemporaneamente, limita l'esposizione dei tessuti sani circostanti. Utilizzata soprattutto nel trattamento di piccole neoplasie primitive o secondarie dell’encefalo. GAMMA-KNIFE: il significato è “bisturi gamma” forma di radioterapia per la cura mini-invasiva di tumori intracerebrali. Consente di focalizzare e concentrare le radiazioni su una lesione anche molto piccola in modo estremamente preciso preservando le strutture cerebrali circostanti. TBI: irradiazione corporea totale; inserita nell’ambito di schemi terapeutici combinati di chemio-radioterapia, induce una immunosoppressione quindi è utilizzata per i pazienti affetti da neoplasie maligne ematologiche che necessitano di trapianto di midollo. TOMOTERAPIA: particolare ed avanzata tecnica di radioterapia. La sorgente, costituita da un Acceleratore Lineare, ruota in modo continuo attorno al paziente (da 1 a 10 rotazioni/min). Il fascio di radiazioni viene collimato e scomposto da lamelle in movimento. Durante il trattamento viene ricostruita un’immagine in 3D della regione irradiata. Rispetto ai trattamenti convenzionali, la Tomoterapia consente un'irradiazione maggiormente accurata del bersaglio, con migliore salvaguardia dei tessuti circostanti e la possibilità, in una stessa seduta, di trattare più di un bersaglio e con dosi più elevate e circoscritte, con maggiore efficacia del trattamento, minore impegno temporale della struttura e minore impegno per il paziente IPERTERMIA: riscaldamento del volume tumorale (fino a 42-43° C) mediante l’inserimento nei tessuti di sonde. Si basa sull’effetto citotossico diretto. Per la somministrazione dl calore si utilizzano Ultrasuoni, Radiofrequenze e Microonde. Questa tecnica è in grado di potenziare l’effetto delle radiazioni ionizzanti (quando 19 sono utilizzate in associazione) e di incrementare quello di numerosi farmaci antiblastici. (17) 2. INTERNA: chiamata anche Brachiterapia (termine derivato dal Greco che significa breve, corto cioè a breve distanza dalla massa neoplastica) o Curieterapia; realizzata mediante l’inserimento, a diretto contatto del target, di sorgenti radioattive quali Iridio (¹⁹² Ir), Palladio (¹⁰³Pd), Iodio (¹²⁵I) e meno frequentemente Cesio(¹³⁷Cs) BRACHITERAPIA ENDOCAVITARIA o ENDOLUMINALE: somministrata in cavità corporee naturali (uterina, vaginale, esofagea, bronchiale, nasale, rettale) per mezzo di cateteri o di speciali applicatori personalizzati attraverso i quali passano piccoli fili che veicolano la sorgente radioattiva. Il tempo di applicazione può protrarsi in modo continuo per 5-8 giorni oppure essere eseguito ambulatorialmente mediante applicazioni frazionate. (16) BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE: erogata per mezzo di impianti permanenti (semi radioattivi) o temporanei (aghi, fili o piccoli cateteri in plastica o in metallo attraverso i quali si eroga la terapia) infissi direttamente nel tessuto neoplastico ed in quello circostante. Indicata per neoplasie superficiali o infiltranti una profondità di pochi centimetri. Le sedi di utilizzo più frequenti sono: labbro, cavità orale, mammella, vulva, ano, prostata. E’ un metodo parachirurgico e un po’ cruento. (18) RADIOTERAPIA METABOLICA: Impiegata in Medicina Nucleare: consiste nell’utilizzo di radioisotopi metabolizzati dall’organismo che raggiungono particolari tessuti nei quali esplicano l’effetto delle radiazioni emesse. Indicata per alcune neoplasie della tiroide La Brachiterapia si divide ulteriormente in: 1) B. ad alto rateo di dose (HDR) il cui trattamento viene eseguito in regime ambulatoriale perché la dose viene erogata in tempi brevi. 2) B. a basso rateo di dose (LDR) per la quale il paziente necessita di ricovero in isolamento fino alla rimozione dell’impianto. Le comunicazioni con i familiari avvengono attraverso citofoni ed anche il personale sanitario deve rimanere, durante il trattamento, il minor tempo possibile a contatto con il paziente. 20 Nella Radioterapia esterna la macchina erogatrice di radiazioni è l’Acceleratore Lineare: una struttura in grado di accelerare particelle cariche (protoni , elettroni,ioni pesanti, ecc..); i fasci prodotti vengono fatti incidere sul volume bersaglio. Il metodo di somministrazione, l’intensità e l’energia da utilizzare dipendono dalla profondità del tumore: maggiore è l’energia , più profonda è la penetrazione nel corpo. In genere gli Acceleratori possono erogare energia da 6 a 25 MV (MegaVolt) per i fotoni e da 6 a 25 MeV per gli elettroni. I fattori che determinano la risposta dei tessuti neoplastici all’irradiazione, sono riconducibili alla radiosensibilità della cellula tumorale: esso è un dato, però, che non è quantificabile e rilevabile sperimentalmente bensì un risultato in termini di percentuale di regressione del volume neoplastico, remissione completa dopo il trattamento e sopravviventi senza evidenza di malattia a distanza di tempo. Un concetto più aderente alla realtà clinica è quello di radiocurabilità: esso deriva dal concorso di diversi fattori come: radiosensibilità propria del tumore, volume, estensione locale e a distanza (metastasi), tolleranza dei tessuti sani irradiati, stato generale del paziente. (16) 2.2 TIPI DI RADIOTERAPIA (SECONDO LA FINALITA’) Il trattamento radiante è, per lo più, locoregionale (escludendo l’irradiazione corporea totale in caso di trapianto midollare). Il paragone è rappresentato dalla chirurgia, che condivide il carattere di locoregionalità e che ne costituisce un’alternativa o un completamento. (19) 1. RADIOTERAPIA ESCLUSIVA: CURATIVA: l’intento è di ottenere la guarigione ovvero il controllo definitivo della malattia locale di cui è nota con certezza la presenza. Il trattamento deve essere eseguito rispettando i criteri di “radicalità” sia per quanto riguarda le dosi ( che dovranno essere ai limiti della tolleranza dei tessuti sani – a seconda della sede possono arrivare fino a 60/70 Gy) che per quanto riguarda l’estensione del volume irradiato. Se questa metodologia ha carattere assoluto, quindi l’unico rimedio 21 efficace o l’unico possibile, si farà ricorso a tutte le tecniche e soluzioni più adatte al raggiungimento dell’obiettivo. PRECAUZIONALE O PROFILATTICA: consiste nell’irradiazione di territori non macroscopicamente interessati da neoplasia ma che si considerano possibili sedi di localizzazioni occulte. Anche in questo caso il criterio è la radicalità ma le dosi possono essere ridotte dato il piccolo volume di focolai eventualmente presenti (es: mammella residua dopo tumorectomia, stazioni linfatiche regionali) SINTOMATICA: (vedi paragrafo URGENZA IN RADIOTERAPIA) l’intento più frequente è quello antalgico al fine di controllare il dolore, in particolare quello dato da metastasi ossee o dall’infiltrazione di plessi nervosi. Altro intento è quello decompressivo per alleviare i sintomi dati da compressione del midollo spinale, delle vie biliari (ittero), delle vie aeree (sindrome mediastinica), e digestive (dispnea e disfagia). Un ulteriore impiego, ad intento emostatico, è indicato in caso di emorragia (ematuria da neoplasia della vescica). (19) 2. RADIOTERAPIA ASSOCIATA A CHIRURGIA RADIOTERAPIA PREOPERATORIA: può avere diverse finalità, per tumori localmente avanzati o per adenopatie non asportabili radicalmente, lo scopo è di rendere tecnicamente operabile la neoplasia, eliminare eventuali focolai e ridurre le recidive locali. RADIOTERAPIA POSTOPERATORIA: ha due principali indicazioni, per insufficiente radicalità dell’asportazione chirurgica della malattia (di necessità) o dopo interventi apparentemente radicali per ridurre il numero di recidive locali dovute a micro focolai situati al di fuori del campo operatorio (di principio); quest’ultima consente di limitare interventi chirurgici demolitivi con vantaggi sia di ordine estetico (mammella) che di ordine funzionale (arti, retto). Le complicazioni dei trattamenti associati radio-chirurgici possono essere il rischio di un elevato impegno terapeutico con sequele iatrogene non sempre giustificate e le difficoltà che può trovare il chirurgo al momento dell’intervento (fibrosi del connettivo) o nel postoperatorio (ritardata cicatrizzazione della ferita) 22 RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA (IORT) trattata anche nel paragrafo precedente riguardante le Tecniche radioterapiche. L’irradiazione a cielo aperto, senza la sovrapposizione dei tessuti sani e con la possibilità di isolare la malattia da organi critici circostanti, permette una migliore distribuzione di dose. La somministrazione dell’intera dose avviene in un’unica seduta con evidenti vantaggi logistici. (16) 3. RADIOTERAPIA ASSOCIATA A CHEMIOTERAPIA TRATTAMENTI SEQUENZIALI: schemi nei quali uno o più corsi completi di chemioterapia precedono la radioterapia o viceversa allo scopo di migliorare il controllo del tumore primitivo e delle eventuali metastasi senza sovrapposizione di tossicità. Utilizzati solitamente nel trattamento dei tumori solidi dell’adulto e nei Linfomi. In questo schema frequentemente la chemioterapia precede la radioterapia. Il trattamento radioterapico può essere adiuvante cioè erogato a seguito del trattamento chemioterapico oppure neoadiuvante ossia trattamento erogato prima della terapia farmacologica al fine di ridurre la massa tumorale. TRATTAMENTI CONCOMITANTI: associazione contemporanea dei due trattamenti che prevede l’impiego, prevalentemente a basse dosi, di alcuni farmaci modificatori della risposta (Cisplatino, Mitomicina e Fluorouracile) che hanno dimostrato un effetto selettivo aumentando danno ai tessuti tumorali o proteggendo i tessuti sani. Utilizzato nei tumori solidi di diverse sedi. Con questo tipo di trattamento si possono osservare importanti effetti tossici cumulativi dei due agenti terapeutici applicati insieme. Fondamentale rispettare i tempi di somministrazione del farmaco sensibilizzante: deve precedere di circa 24 ore la seduta di radioterapia. (12) Poiché il successo terapeutico dipende dall’integrazione ottimale delle due forme di trattamento (loco-regionale e generale) il termine più appropriato è quello di terapia integrata o multidisciplinare. 23 2.3 URGENZA IN RADIOTERAPIA Le patologie riconosciute come urgenze radioterapiche sono essenzialmente 1. SINDROME MEDIASTINICA: presentazione piuttosto drammatica del tumore polmonare. La neoplasia ostruisce la vena cava superiore con conseguente comparsa di edema a mantellina, cianosi del volto, del collo, ipertensione venosa agli arti superiori. La capacità respiratoria del paziente è gravemente compromessa. Il trattamento, in questi pazienti, deve essere condotto tempestivamente e con tecniche di ipofrazionamento su volumi limitati in modo da raggiungere nel più breve tempo possibile l’effetto palliativo o sintomatico richiesto, data la ridotta aspettativa di vita di questi pazienti. E’ opportuno associare una terapia medica di supporto: ossigenoterapia, diuretici, eparina. (20) 2. COMPRESSIONE MIDOLLARE: condizione secondaria ad una compressione epidurale situata a livello di una o più metastasi della colonna vertebrale. Il ritardo nell’instaurare un trattamento efficace condiziona una paralisi irreversibile degli arti inferiori e perdita del controllo degli sfinteri (vescica neurologica). La sintomatologia inizia con dolore rachideo o radicolare, rigidità, iperreflessìa. (21) 3. EMORRAGIA: nel caso di ematuria da tumore originato nella vescica o esteso ad essa o nelle metrorragie da carcinoma uterino. Il trattamento è erogato a scopo emostatico (19) Data la gravità dei sintomi e dell’equilibrio precario in cui versa il paziente portatore di una di queste sindromi, il percorso per poter eseguire il trattamento radiante (ALLEGATO 1) è molto veloce: secondo le Linee guida Regionali (Circolare Regionale n. 13 del 2003 “Classificazione dei livelli di priorità delle prestazioni di radioterapia”) i pazienti che presentano una delle sindromi considerate urgenti, devono ricevere la consulenza radioterapica entro 24 ore e il trattamento deve iniziare entro 3 giorni dalla prescrizione. Molto importante, nella gestione e nella movimentazione di questi pazienti, diventano: le manovre manuali e l’utilizzo di presidi ed ausili da parte del personale dedicato. L’esecuzione corretta delle suddette manovre, nonché il mantenimento di posture adeguate, possono ridurre il rischio di provocare ulteriori complicazioni (fratture patologiche). 24 3. IL PAZIENTE ONCOLOGICO IN TRATTAMENTO RADIOTERAPICO ASPETTI PSICOLOGICI Il paziente che afferisce al Servizio di Radioterapia, generalmente, si trova all’interno o alla fine di un iter terapeutico iniziato, spesso, diversi mesi prima (vedi paragrafo su APPROCCIO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO ALLA PATOLOGIA ONCOLOGICA). Le tappe che hanno caratterizzato questo lungo percorso, in cui vengono coinvolte ed alterate la dimensione fisica, psicologica, relazionale e spirituale, sono tra le più complesse e devastanti dell’essere umano: Comunicazione della diagnosi: ovvia, per alcuni pazienti più attenti ai segnali ricevuti dal proprio corpo oppure vero e proprio shock, aggressione, violazione di una perfetta integrità che comporta una lacerazione della presunta invulnerabilità. (22) Reazione emotiva e attuazione di meccanismi di difesa (secondo il Modello a cinque fasi della Kübler-Ross 1) 1. Fase della negazione o del rifiuto (incredulità, disorientamento,rifiuto della verità) 2. Fase della rabbia (punizione ingiusta, accanimento del destino, vissuto di colpa) 3. Fase del patteggiamento (speranza in soluzioni miracolose) 4. Fase della depressione (perdita delle illusioni, ansia, pensieri di morte e angoscia) 5. Fase dell’accettazione (impotenza, non più condanna ingiusta ma momento ineludibile del ciclo biologico) Le diverse modalità di Coping dipendono dalla percezione che ha di sé il paziente, dai suoi fattori personali (autostima), e dai fattori esterni (supporto sociale, risorse socioeconomiche). 1 Elisabeth Kübler-Ross (1926-2004) medico psichiatra e docente di medicina comportamentale – nota esponente dei death studies - dopo gli studi in Svizzera si trasferisce negli USA dove ha lavorato in un ospedale di New York - autrice del libro Sulla morte e il morire – 1969. 25 Anche la famiglia del paziente vive momenti di crisi degli equilibri con conseguente creazione di nuove dinamiche; i famigliari assumono ruoli corrispondenti alle loro caratteristiche personali (leader, portavoce, care-giver, contestatore) Strategie terapeutiche: interventi chirurgici che provocano mutilazioni e che possono alterare, se non devastare, l’immagine corporea (mastectomia, laringectomia totale, amputazione addomino-perineale sec. Miles, amputazione di arti, ecc..); trattamenti farmacologici con Chemioterapici che provocano effetti collaterali più o meno gravi quali: nausea, vomito, alopecia, mucosite, mielodepressione, leucopenia, cardiotossicità e molti altri. (23) Tutto ciò provoca sintomi di ansia, come agitazione, insonnia, minore concentrazione e comprensibile tristezza, demoralizzazione, preoccupazione per il futuro, tendenza all’isolamento sociale e, a volte, aggressività. Da non sottovalutare, inoltre, il conseguente stravolgimento delle relazioni affettive e dei ritmi quotidiani (lavoro, famiglia, tempo libero). In questa situazione asimmetrica, che vede il paziente in posizione di svantaggio (e che può non riuscire a razionalizzare la sua condizione), è fondamentale che il rapporto con le figure che interagiscono con lui, deputate alla presa in carico globale e alla soddisfazione dei bisogni, quali medico-infermiere, deve basarsi necessariamente su (22): → Fiducia (competenza, alleanza terapeutica) → Centralità dell’obiettivo (garantire sempre il focus sul problema) → Neutralità (senza prevaricazioni o imposizioni) → Intimità (riservatezza nei colloqui) → Empatia (capacità di ascoltare, mettersi nei panni del paziente, capire e rispettare emozioni e sentimenti) 26 4. LA FIGURA DELL’INFERMIERE IN RADIOTERAPIA Prima di addentrarsi nelle specifiche competenze dell’infermiere in Radioterapia, è doveroso citare brevemente l’evoluzione della professione a livello normativo ed operativo. In Italia, l’avvio del processo di professionalizzazione degli infermieri, inteso come progressivo e costante sviluppo culturale e professionale, risale all’anno 1925 (RDL n. 1823 del 15/8/1925) che vede la facoltà di istituzione delle Scuole Convitto professionali per Infermieri. Nel 1971 viene previsto l’accesso anche agli uomini. Nel 1972 vengono istituite le scuole regionali per infermieri professionali. Nei primi anni ‘90 (Legge 341 del 19/11/90) viene istituito il “Diploma universitario di primo livello in Scienze Infermieristiche con “il fine di fornire agli studenti adeguata conoscenza di metodi e contenuti culturali e scientifici orientata al conseguimento del livello formativo richiesto da specifiche aree professionali”. Nel 1994 gli infermieri hanno un nuovo profilo professionale (DM 739/94) che riconosce, tra le altre, l’infermiere responsabile dell’assistenza generale infermieristica, precisa la natura dei suoi interventi, gli ambiti operativi, la metodologia del lavoro e le interrelazioni con gli altri operatori. Insomma, un professionista intellettuale, competente, autonomo e responsabile: ciò permette al professionista di agire superando le limitazioni del mansionario che lo relegavano a semplice esecutore di disposizioni tecniche impartite dal personale medico e privo di autonomia. Il 1999 vede l’abrogazione del mansionario (legge n. 42/99) e viene indicato il Codice Deontologico come uno degli elementi che, con il profilo e gli ordinamenti didattici, definisce il campo proprio di attività dell’infermiere. Nel 2001 (decreto del Murst 2del 2/4/01) i corsi di diploma universitario si trasformano in corsi di laurea triennale. Un passo concreto verso una formazione professionale avanzata si avrà solo nel 2004 con l’attivazione del Corso di Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche (Corso di laurea magistrale) alla quale possono accedere anche coloro che 2 Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. 27 sono in possesso del titolo abilitante all’esercizio professionale rilasciato in base al vecchio ordinamento (scuole regionali). (24) Nel 2009 viene presentato i nuovo Codice Deontologico attraverso le cui norme gli infermieri italiani manifestano l’impegno per un “saper essere” ad alta valenza etica, per un “saper assistere” ad alta valenza professionale e per attuarli al meglio ovunque . (25) Sul piano operativo, le nuove disposizioni legislative, sanciscono l’introduzione di concetti innovativi quali: responsabilità intesa come presa in carico del paziente da parte dell’operatore infermieristico che si accompagna alla cura e alla gestione della cartella infermieristica, competenza come risultanza di un percorso formativo e di un costante training sul campo e lavoro d’equipe che indica la multidisciplinarietà e comporta il coinvolgimento delle diverse figure professionali nel medesimo percorso di cura e di assistenza al malato. La comunicazione diventa, in questi contesti, lo strumento privilegiato attraverso cui realizzare e velocizzare il processo decisionale clinico e assistenziale che gli infermieri sono tenuti a gestire. (26) Il ruolo dell’infermiere in Radioterapia si sviluppa in diversi ambiti: 4.1 RUOLO CLINICO-ASSISTENZIALE E’ il più rilevante ed anche il più coerente con la filosofia e la pratica quotidiana infermieristica in ambito oncologico. L’infermiere ha una responsabilità ad ampio raggio ed ha un ruolo fondamentale nell’integrazione multidisciplinare e multi professionale. La mission primaria dell’infermiere è il prendersi cura della persona che assiste in logica olistica, considerando le sue relazioni sociali e il contesto ambientale quindi cura l’aspetto psicologico e relazionale con il paziente e la sua famiglia individuando le criticità presenti e le risorse a disposizione. La presa in carico globale del paziente presuppone anche una serie di attività che l’infermiere deve programmare secondo delle tappe, indipendentemente che il trattamento avvenga in regime di ricovero (per l’alto rischio di complicanze o per trattamenti curieterapici dove il ricovero è indispensabile - vedi BRACHITERAPIA-CURIETERAPIA 28 pag.38). (16) o in regime ambulatoriale come avviene per la maggior parte dei pazienti trattati con terapia esterna: a) Presa in carico e raccolta dati sulla cartella infermieristica: - Presentarsi come figura professionale - Rilevare i dati e trasferirli sulla cartella infermieristica - Assicurare e tutelare la riservatezza dei dati relativi all’assistito nella raccolta, nella gestione e nel loro passaggio (art. 26 Cod. Deontologico) - Individuare i principali bisogni assistenziali e la diagnosi infermieristica - Formulare un piano di lavoro e programmare controlli (secondo un protocollo o su richiesta del paziente/colleghi tecnici) - Controllare il livello delle conoscenze recepito dal paziente ed eventualmente le integra o richiede al medico un ulteriore colloquio - Somministrare i protocolli in uso nel servizio b) Obiettivi da raggiungere con la presa in carico del paziente - Instaurare una relazione/comunicazione che permetta di identificare i fattori di rischio che presenta il paziente, informarsi sulla composizione del nucleo familiare (per es: se esistono minori), segnalare eventuali centri e/o gruppi volontari, e non, che possono aiutare e/o supportare il paziente e la sua famiglia; alcune associazioni offrono aiuto attraverso la promozione di attività socializzanti per soddisfare il bisogno di aggregazione e di compagnia. Essi si pongono anche come collegamento nella continuità di cura fra ospedale e domicilio. (27) - Garantire assistenza ed uguaglianza del trattamento secondo principi di equità e giustizia tenendo conto dei valori etici, religiosi e culturali ed a prescindere da genere, età e condizioni sociali della persona (art. 4 Codice Deontologico) - Orientare la sua azione al bene dell’assistito affinché possa raggiungere la maggiore autonomia possibile (art. 7 Cod. Deontologico) c) Supporto tecnico-professionale al medico, ai colleghi nell’équipe (art. 41 Codice Deontologico) - Nell’assistenza quotidiana e alle figure presenti 29 - Durante la visita medica - Nell’esecuzione di esami/interventi (TC centratura con MDC, Brachiterapia) - Nell’emergenza d) Supporto tecnico-professionale al paziente - In presenza di non-autosufficienza - fornendogli informazioni di carattere sanitario e terapeutico (vedi paragrafo successivo EDUCAZIONE SANITARIA TERAPEUTICA) - Provvedere all’igiene, all’alimentazione ed alla somministrazione della terapia qualora il paziente non sia autosufficiente - Quando sono necessarie particolari cure, somministrazione di farmaci su prescrizione medica o medicazioni - Durante tutto l’iter radioterapico per la gestione e la cura di eventuali effetti collaterali e/o complicanze derivanti dal trattamento radiante (15) (capitolo importante, anch’esso verrà trattato successivamente in modo più ampio) e) Creazione di percorsi assistenziali per garantire la continuità delle cure (in riferimento all’art. 27 del Codice Deontologico 2009) - L’infermiere si avvale della professionalità di altri specialisti quali la dietologa, l’infermiera esperta nella cura di lesioni difficili (Wound-care), servizi sociali ed infermieristici domiciliari sul territorio . 4.2 RUOLO DI EDUCAZIONE SANITARIA/TERAPEUTICA Anche se non appartiene all’infermiere il compito di comunicare la diagnosi, la prognosi e le eventuali terapie possibili, egli deve essere a conoscenza della patologia di cui è affetto l’assistito, del programma terapeutico propostogli e del grado di informazione ricevuta dal paziente e dai suoi famigliari al fine di poter garantire un’assistenza attenta ai bisogni e supportarlo nelle scelte coerenti con i propri principi, desideri e aspirazioni. L’attività di counseling infermieristico rappresenta un contributo importante ed integrante nel percorso di cura del paziente oncologico dalla presa in carico fino alla dimissione. 30 Perché si raggiunga appieno l’intento di educazione è necessaria l’integrazione e la collaborazione di tutte le figure che operano nell’équipe: medici, infermieri, tecnici e personale di supporto. L’informazione contribuisce all’efficacia del trattamento radioterapico e alla riduzione degli effetti collaterali che possono presentarsi nonché ad una migliore compliance del paziente nella gestione di questi ultimi con conseguente miglioramento della qualità di vita. L’infermiere promuove stili di vita sani e, se necessario, modificazione di errate abitudini. Oltre ad illustrare l’organizzazione del Servizio/Reparto di Radioterapia, il professionista si mette a disposizione per alleviare/ridurre l’entità degli effetti collaterali che possono essere, a volte, importanti e che possono compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane in ambito lavorativo, sociale, relazionale. A questo proposito è utile “educare” anche la famiglia che, al corrente dei possibili effetti, può aiutare il congiunto nella gestione delle cure ed evidenziare eventuali sintomi che richiedono una modifica o, in alcuni casi, una sospensione del trattamento in atto. E’ importante che il paziente prenda coscienza delle cause e degli effetti derivanti da un trattamento radioterapico. L’infermiere, a sua volta, si deve mettere in posizione di ascolto per rilevare bisogni emergenti al fine di pianificare ed attuare nuovi interventi. Le informazioni e i consigli per affrontare meglio il trattamento riguardano quindi tutti i distretti obiettivo del corso terapeutico; essi possono essere di carattere generale o specifico per ogni distretto. L’informazione di carattere generale che un paziente deve assolutamente ricevere riguarda la possibilità che egli sia radioattivo nel periodo in cui esegue il trattamento: è necessario spiegare che questo può accadere solo durante la terapia radiometabolica (vedi paragrafo TIPI DI RADIOTERAPIA - secondo la tecnica - pag. 17) e la Curieterapia interstiziale , per le quali, però, è previsto il ricovero in isolamento per motivi protezionistici nei confronti del personale, del paziente e dei famigliari e per un continuo ed adeguato controllo della posizione dei preparati. Quando il paziente viene dimesso, può rientrare nell’ambiente familiare rispettando però, per alcuni giorni, alcune raccomandazioni tra le quali curare l’igiene, dormire da soli ed 31 evitare rapporti sessuali, evitare stretti contatti con bambini e donne in stato di gravidanza, utilizzare un bagno personale e lavare separatamente gli indumenti. Per quanto riguarda la radioterapia esterna, il paziente deve essere informato che non esiste assolutamente la possibilità di essere radioattivo durante tutto il trattamento e che può condurre una vita familiare, sociale e lavorativa secondo le proprie abitudini. Durante l’irradiazione di ogni distretto, con tecnica di radioterapia esterna, l’organo che risente in prima linea delle radiazioni, è il tessuto cutaneo perché interposto tra la fonte di radiazioni e la lesione da trattare. Per questo motivo, e per il fatto che l’effetto radiante sulla cute è prontamente percettibile, le alterazioni cutanee rappresentano un utile e facile termine di paragone con quelle che si verificano nei tessuti profondi. I principali fattori che influenzano il rischio di reazioni cutanee sono (15-18): 1. associazione con chemioterapici 2. energia delle radiazioni 3. frazionamento del trattamento 4. radiosensibilità ereditaria 5. presenza di tessuti irritanti che provocano frizione cutanea (reggiseno) 6. obesità 7. scarsa igiene 8. stato di nutrizione 9. scarsa compliance al trattamento L’infermiere, per la corretta gestione delle lesioni cutanee da radiazioni, deve saper riconoscere il grado di tossicità e mettere in atto misure idonee per il controllo e la cura di questa frequente complicanza. 32 4.3 PRINCIPALI EFFETTI COLLATERALI DA RADIOTERAPIA E RELATIVI INTERVENTI INFERMIERISTICI Gli effetti collaterali da radioterapia esterna sono generalmente a livello loco-regionale e possono essere acuti o tardivi. Data la molteplicità degli effetti rilevanti è sembrato opportuno riunire in una tabella, consultabile nelle pagine seguenti, le informazioni relative ai suddetti effetti, raggruppati per distretto corporeo. Vengono quindi elencati gli interventi infermieristici di ordine informativo/educativo per prevenire una loro comparsa e gli interventi di tipo assistenziale che l’infermiere può mettere in atto in caso di una loro manifestazione. 33 DISTRETTI CORPOREI DANNI ACUTI DANNI TARDIVI INTERVENTI INFORMATIVI/EDUCAZIONE SANITARIA INTERVENTI ASSISTENZIALI Supporto psicologico durante la CERVICO-FACCIALE (laringe, cavità orale, rinooro-ipofaringe, tiroide, ghiandole salivari) (38-39) Informazione su percorso terapeutico Eritema cutaneo Informazione su effetti collaterali del Mucosite 33 Ipersecrezione di Atrofia della mucosa muco Xerostomia Disfonia Alterazioni dentarie Edema della Necrosi mandibolare e glottide cartilaginea Scialo adenite Ipoacusìa Disgeusìa, Sclerosi cervicale odinofagia Neurologici trattamento Igiene orale e dentale accurata Alimentazione/idratazione adeguata (ricca di liquidi, fibre, cibi morbidi tiepidi o freschi, calorici, proteici) Mantenimento peso corporeo Regolare e quotidiana attività fisica Sospensione di fumo e assunzione alcolici alopecia (15-18) preparazione e l’esecuzione del trattamento Valutazione comparsa effetti collaterali/tossicità cutanea Medicazione eventuali ustioni Aspirazione endotracheale, se necessaria (portatori di cannula tracheale) Valutazione del dolore Somministrazione eventuale terapia ansiolitica/sedativa su prescrizione medica Monitoraggio del paziente claustrofobico/sedato (15-18) Ipertensione SISTEMA NERVOSO (neopl. Intracraniche, neopl. Spinali) (21) endocranica Sonnolenza Informazione su effetti collaterali del Somministrazione terapia medica Necrosi neuronale trattamento prescritta Leucoencefalopatia Adesione scrupolosa alle direttive Valutazione generale del paziente necrotizzante terapeutiche prescritte(15) Assistenza in caso di crisi epilettica e Deficit intellettivo relativa prevenzione traumi e lesioni (15) 34 DISTRETTI CORPOREI DANNI ACUTI DANNI TARDIVI Teleangectasie Eritema cutaneo MAMMELLA (28) Epiteliolisi Ustione Fibrosi mammaria Linfedema Fratture costali Pericardite Necrosi dello sterno INTERVENTI INFORMATIVI/EDUCAZIONE SANITARIA Informazione su percorso terapeutico Informazione su norme igienico/sanitarie (abbigliamento, detersione ed idratazione cutanea, esposizione raggi solari) Informazione su effetti collaterali (15) INTERVENTI ASSISTENZIALI Valutazione comparsa effetti collaterali/tossicità cutanea Gestione eventuali lesioni (medicazione) Segnalazione complicanze al medico Garantire continuità assistenziale (15) 34 Informazione su effetti collaterali da TORACE (polmone, pleura, trachea, cuore, colonna dorsale, Timo) Pneumopatia Mielite (20-29-30) Processi infiammatori asettici (con ipersecrezione di muco) Pericardite Disfagia/Esofagite Tosse, febbre, dispnea Sclerosi polmonare Anoressia, astenia Aderenze parietali (reazione pleurica) trattamento Educazione a stili di vita sani (no ambienti sovraffollati o fumosi, vaccinoprofilassi antinfluenzale) Alimentazione ed idratazione adeguata (cibi morbidi, ben cotti, tiepidi o freschi) Sconsigliare assunzione alcoolici o bevande calde (15-18) Valutazione stato generale del paziente Controllo respirazione Eventuale coinvolgimento del medico Somministrazione Ossigeno-terapia Controllo parametri vitali Predisporre un accesso venoso per eventuale terapia infusiva su prescrizione medica Predisposizione materiale per emergenza Supporto psicologico al paziente (15-18) 35 DISTRETTI CORPOREI ADDOME-PELVI (colon-retto, ano, vescica, prostata) (31-32) 35 INTERVENTI INFORMATIVI/EDUCAZIONE SANITARIA Perforazioni/peritonite Informazione sul trattamento ed effetti Valutazione comparsa effetti Diarrea Dolori peristaltici collaterali collaterali/tossicità cutanea Occlusione intest. Vomito Igiene intima Gestione eventuali lesioni (medicazione) Cistite/ematuria Diarrea ricorrente Alimentazione/idratazione adeguata Segnalazione complicanze al medico Proctite Calo ponderale (povera di fibre), evitare calo ponderale Preparazione e supporto durante Tenesmo rettale Fibrosi/sclerosi anale Stimolare colloquio con partner per eventuale brachiterapia (neopl. Ano) Eritema cutaneo Necrosi/fistole disfunzioni sessuali Somministrazione farmaci su regione perineale Ritenzione urinaria Informazione su esistenza laboratori per prescrizione Emorroidi Disturbi funzione raccolta e conservazione del seme Garantire continuità assistenziale sessuale (15-23) (15-23) DANNI ACUTI DANNI TARDIVI INTERVENTI ASSISTENZIALI Informazione sul trattamento ed effetti GINECOLOGICOGENITALE FEMMINILE (utero, ovaio, vagina, vulva) (33-34) Eritema cutaneo Teleangectasie vulvari vulvo-perineale Atrofia/fibrosi vulvare Epiteliolisi Stenosi vaginale e inguinale e solco cervicale intergluteo Pollachiuria Proctite/Tenesmo Ematuria Diarrea Proctite cronica Cistite Sviluppo seconda neoplasia (retto-ano) collaterali (alopecia pelvica) Valutazione comparsa effetti Igiene intima collaterali/tossicità cutanea (23) Gestione eventuali lesioni (medicazione) Segnalazione complicanze al medico Somministrazione farmaci su prescrizione Garantire continuità assistenziale (23) 36 DISTRETTI CORPOREI DANNI ACUTI DANNI TARDIVI INTERVENTI INFORMATIVI/EDUCAZIONE SANITARIA INTERVENTI ASSISTENZIALI Valutazione comparsa effetti Dermatiti CUTE (per ogni distretto trattato) Vedi scala RTGO Teleangectasie Radionecrosi Neoplasie cutanee Informazione su norme collaterali/tossicità cutanea igienico/sanitarie (abbigliamento, Gestione eventuali lesioni (medicazione) detersione ed idratazione cutanea, Segnalazione complicanze al medico esposizione raggi solari, fonti di calore) Somministrazione farmaci su (15-18) prescrizione Garantire continuità assistenziale (15-18) 36 GRADO 1 Eritema lieve, follicolare, lieve disepitelizzazione, desquamazione secca, diminuita sudorazione RTGO Scale GRADO 2 GRADO 3 GRADO 4 Lieve o forte eritema, desquamazione umida a chiazze, edema moderato Desquamazione umida a tutto spessore, non solo a livello delle pieghe cutanee, forte edema Ulcerazione, emorragia, necrosi 37 IL PAZIENTE PORTATORE DI PACE-MAKER E/O DEFIBRILLATORE IN TRATTAMENTO L’invecchiamento della popolazione ed il conseguente aumento delle patologie cardiache, richiede sempre più frequentemente l’impianto di dispositivi che stimolano e regolano il ritmo cardiaco; il pace-maker (PM), impiantato sotto la cute del torace, è dotato di elettrodi posti a contatto con il muscolo cardiaco che generano, attraverso il funzionamento a pile, degli impulsi capaci di attivare la contrazione del cuore. Negli ultimi anni si è assistito ad un significativo aumento, nei pazienti che necessitano di trattamento radioterapico, della presenza di questo dispositivo. Le radiazioni, specie se raggiungono una dose cumulativa alta, possono compromettere i funzionamento del PM ed alterare i suoi componenti (alcuni circuiti metallici che sono parte di questi dispositivi) fino a richiederne la sostituzione. Le principali indicazioni all’impianto di uno stimolatore cardiaco o di un defibrillatore sono (35-36): Blocco atrio-ventricolare (BAV) Tachicardie ventricolari e/o aritmie Alterazioni del ritmo sinusale con bradicardia Arresto cardiaco Nella pianificazione del trattamento, il medico radioterapista in collaborazione con il tecnico di Fisica Sanitaria, devono tenere in considerazione: 1. Tipo di dispositivo (stimolatore cardiaco e/o defibrillatore) 2. Se il paziente è PM dipendente 3. L’eventuale presenza del dispositivo all’interno del campo di trattamento (il PM non deve trovarsi sulla traiettoria diretta del fascio radiante: se necessario è utile provvedere al una ulteriore schermatura) 4. La dose totale che dovrà essere erogata Interventi infermieristici: Pianificare la valutazione cardiologica preliminare del paziente con controllo del funzionamento del PM Garantire il monitoraggio delle funzioni vitali (se prescritto dallo specialista cardiologo) durante ogni seduta 38 Predisporre il posizionamento di un magnete sul dispositivo (in caso di dispositivo defibrillatore) ad ogni seduta di trattamento Gestire l’emergenza, in collaborazione con il medico, in caso di evento avverso (arresto cardiaco) pianificare i successivi controlli cardiologici (ad intervalli regolari durante il trattamento ed a fine terapia) Garantire la sicurezza del paziente con PM durante la radioterapia presuppone un approccio multidisciplinare; conoscere le linee guida e le raccomandazioni riguardanti la gestione dei dispositivi di stimolazione cardiaca aiuta a migliorare l’assistenza rendendo il professionista responsabile e competente. BRACHITERAPIA – CURIETERAPIA Per alcuni dei distretti presi in considerazione precedentemente è indicato il trattamento con curieterapia o brachiterapia (vedi paragrafo TIPI DI RADIOTERAPIA - secondo la tecnica – pag. 17) da solo o in associazione alla radioterapia esterna. Gli interventi infermieristici (15) riguardano soprattutto la preparazione del paziente all’introduzione degli applicatori, l’assistenza al paziente durante il loro inserimento e la collaborazione con altre figure che concorrono all’esecuzione del trattamento: medico radioterapista, tecnico di radioterapia, fisico sanitario e personale di supporto OTA/OSS. BRACHITERAPIA ENDOCAVITARIA GINECOLOGICA (se previsto, eseguita con la presenza dello specialista ginecologo): informare la paziente sulle manovre che verranno compiute assicurare l’igiene ambientale, la sterilità dei presidi necessari nonché la corretta esecuzione delle manovre infermieristiche (cateterismo vescicale e rettale) collaborare con il medico durante l’inserimento ed il fissaggio degli applicatori assicurare il trasporto nella sala TAC per l’esecuzione TC di centratura e nella sala di trattamento per l’erogazione della terapia rimuovere gli applicatori (eventualmente con la presenza del medico radioterapista/ginecologo) ed i cateteri 39 Praticare una lavanda vaginale antisettica BRACHITERAPIA ESOFAGEA (eseguita generalmente in presenza del gastroenterologo): Informare e preparare del paziente Collaborare con il medico durante l’introduzione della sonda attraverso la quale avviene l’erogazione della terapia Fissare la sonda assicurare il trasporto nella sala TAC per l’esecuzione TC di centratura e nella sala di trattamento per l’erogazione della terapia rimuovere la sonda BRACHITERAPIA BRONCHIALE (eseguita con la presenza dello specialista pneumologo): informare e preparare il paziente attivare il monitoraggio delle funzioni vitali e il controllo dell’ossigenazione incanulare un vaso per eventuale infusione di farmaci collaborare con il medico durante l’introduzione della sonda attraverso la quale avviene l’erogazione della terapia assicurare il trasporto nella sala TAC per l’esecuzione TC di centratura e nella sala di trattamento per l’erogazione della terapia somministrare O₂ terapia al bisogno collaborare con il medico durante la rimozione della sonda CURIETERAPIA INTERSTIZIALE: le sedi maggiormente indicate, come peraltro già citato nel capitolo TIPI DI RADIOTERAPIA - secondo la tecnica pag. 17) sono la cavità orale, il labbro, mammella, vulva, ano, prostata. Per l’erogazione di questa terapia vengono impiantati sul paziente particolari strumenti che veicolano preparati radioattivi come Iridio -¹⁹²Ir. L’applicazione dei vettori costituisce un vero e proprio atto chirurgico che si esegue in anestesia locale o generale (a seconda della sede): è quindi indispensabile il rispetto delle norme di asepsi. Il paziente deve eseguire preventivamente tutti gli esami pre-chirurgici (esami ematochimici, Rx Torace, ECG) nonché la valutazione da parte del medico anestesista. La durata del trattamento dipende dal numero di sorgenti e dal volume da irradiare (per 40 una sola metodica impiegata sono necessari circa 5 -8 giorni); durante tutto il trattamento il paziente rimane ricoverato in isolamento, in camera individuale, non solo per motivi protezionistici ma anche per controllare continuamente ed adeguatamente il posizionamento degli impianti. La maggior parte dei trattamenti si conclude con la rimozione e il recupero dei preparati radioattivi al termine del trattamento e prima della dimissione. (18) Con meno frequenza, alcune sorgenti possono rimanere in modo permanente all’interno del corpo del paziente. Il personale che opera in Radioterapia deve conoscere alcune principali nozioni di radioprotezione per la salvaguardia della propria persona e per garantire una corretta informazione ed educazione sanitaria al paziente che deve eseguire un trattamento ed ai suoi famigliari. In particolare durante i trattamenti di curieterapia interstiziale è bene sapere che: o minore è il tempo di esposizione vicino alla sorgente radioattiva, minore è la dose assorbita (quindi ridurre al minimo indispensabile il tempo di contatto o la vicinanza al paziente radioattivo) o maggiore è la distanza dalla sorgente, minore è la dose assorbita (è quindi opportuno non avvicinarsi troppo al paziente) o l’utilizzo di schermi di protezione in piombo fissi o mobili, posizionati vicino al letto del paziente permette l’avvicinamento del personale sanitario diminuendo così il rischio di esposizione corporea a radiazioni o la cura e l’igiene del corpo è importante in quanto il sudore e la saliva rappresentano una via di eliminazione del radioisotopo anche se le vie principali di sono le urine e le feci o alle donne in gravidanza è interdetto l’accesso nelle zone a rischio Interventi infermieristici: procedere ad una corretta informazione del paziente e dei famigliari e verificare il grado di comprensione e le motivazioni delle suddette limitazioni prima dell’inizio del trattamento, la stanza di degenza deve essere rifornita di ogni cosa possa essere necessaria 41 comunicare frequentemente con il paziente (attraverso videocitofoni a circuito chiuso) per rilevare eventuali bisogni; a tale scopo incoraggiarlo a esporre qualsiasi problema usare efficacemente il tempo di permanenza nella stanza far ruotare gli operatori in modo da alternare la loro presenza vicino al paziente E’ importante il rispetto dei divieti di accesso sia da parte degli operatori che da parte dei famigliari. (15) 42 4.3.1 IL DOLORE Il dolore è spesso un sintomo presente: può essere provocato dal trattamento o riacutizzarsi in concomitanza di movimenti, gesti e posizioni o essere già presente all’atto della presa in carico: è presente nel 30-50% dei pazienti in trattamento oncologico ma nel 70-90% dei casi risulta mal controllato con terapie farmacologiche. Un tipo di dolore più importante, coinvolgente ed invalidante è il dolore totale inteso come somma di dolore fisico e dolore psicologico. E’ frequente nelle fasi avanzate della malattia dove, accanto al dolore fisico, si manifestano sintomi di origine somatica (debolezza, anoressia) unitamente a decadimento e ad importanti alterazioni psicologiche come ansia, depressione, rabbia e insonnia (vedi schema seguente). La situazione psicologica del paziente, in questo caso, sconvolge la sua personalità ed interferisce con la sua volontà di vivere e di sopportare le cure antitumorali. (37) COMPONENTE ORGANICA PATOLOGIA CANCEROSA TRATTAMENTI TERAPEUTICI EFFETTI COLLATERALI DEPRESSIONE PERDITA DELLA POSIZIONE SOCIALE PERDITA DI PRESTIGIO SUL LAVORO E DI GUADAGNO PERDITA DEL RUOLO NELLA FAMIGLIA STANCHEZZA CRONICA ED INSONNIA SENSO DI ABBANDONO ALTERAZIONI DELL’ASPETTO DOLORE TOTALE ANSIA PARA DELL’OSPEDALE E DEL RICOVERO PAURA DEL DOLORE PROBLEMI FINANZIARI PREOCCUPAZIONE PER LA FAMIGLIA PERDITA DELLA DIGNITA’ E DEL CONTROLLO DEL PROPRIO CORPO INCERTEZZA RIGUARDO AL FUTURO INQUIETUDINE SPIRITUALE PAURA DELLA MORTE RABBIA DIFFICOLTA’ BUROCRATICHE MANCANZA DI VISITE DA PARTE DI AMICI RITARDI NELLA DIAGNOSI MEDICI IRREPERIBILI IRRITABILITA’ FALLIMENTO TERAPEUTICO 43 E’ importante quindi riuscire a valutare l’intensità, la localizzazione, la diffusione e l’insorgenza di questo sintomo anche nell’arco delle 24 ore (diurno o notturno): il medico radioterapista imposterà quindi una terapia antalgica o invierà il paziente allo specialista algologo per valutare l’uso di farmaci appropriati. Il dolore può essere: Fisiologico acuto Patologico acuto Patologico cronico Ed ancora: Nocicettivo (somatico o viscerale) Neuropatico (40) I principi fondamentali per una corretta gestione del dolore oncologico sono: 1. Valutazione del paziente (dando credito a ciò che dice) 2. Definizione di un piano di cura (diagnostico-terapeutico) 3. Attuazione del piano stesso 4. Rivalutazione periodica del paziente e del piano di cura La valutazione clinica del dolore deve comprendere l’identificazione delle cause e della tipologia del dolore con rilevazione delle caratteristiche temporali, della sede e dell’intensità del dolore. (41) “Il dolore è ciò che il paziente dice che esso sia, ed esiste ogni qualvolta egli ne affermi l’esistenza”3. Per la sua misurazione ci si può avvalere dell’utilizzo delle scale di intensità, le più comuni sono: - Scale analogiche visive (VAS) - Scale numeriche (NRS) - Scale verbali (VRS) Di seguito sono illustrate alcune scale per la misurazione del dolore ESEMPIO DI SCALA VAS Nessun Dolore 3 Sternbek 1974 Il più forte dolore immaginabile 44 ESEMPIO DI SCALA NUMERICA(NRS) 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Nessun dolore 9 10 il più forte dolore immaginabile Lieve 0–4 moderato 5–6 severo 7 – 10 ESEMPIO DI SCALA VERBALE (VRS) Nessun dolore Molto lieve Lieve Moderato Forte Molto forte Una soddisfacente terapia antalgica dovrebbe mantenere il dolore a livelli =< 4. Quando il dolore supera il valore 5, soglia oltre la quale si ritiene che il dolore inizi ad interferire in modo importante con le attività di vita quotidiana, deve essere presa in considerazione una modifica della terapia antalgica. La via da privilegiare per la somministrazione di oppioidi è quella orale, anche perché la meno invasiva; altre vie alternative sono la sottocutanea, la transdermica, la sublinguale, l’endovenosa continua, la trans mucosa orale e la spinale. Quando un paziente inizia una terapia farmacologica a base di oppiacei, è opportuno controllare anche gli effetti collaterali che possono comparire (e che a volte richiedono una revisione o un cambiamento del dosaggio/principio attivo). (37) I più comuni sono rappresentati da: Stipsi Nausea/vomito Sedazione I trattamenti per il controllo dei suddetti effetti consistono in: Riduzione del dosaggio (quando possibile) Cambio di farmaco e/o della via si somministrazione Controllo sintomatico dell’effetto collaterale (antiemetici, dieta con fibre/senna, caffeina) 45 Idratazione per favorire la diluizione dei metaboliti e l’escrezione urinaria Durante il periodo in cui il paziente assume farmaci antidolorifici, l’infermiere deve controllare lo stato generale del paziente misurando il suo Performance status (con apposita scala secondo Karnofsky o secondo proposta dell’Eastern Cooperative Oncology Group). (42) Grado Karnofsky 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% grado ECOG Normale, non ha sintomi o segni di malattia Capace di attività normale, lievi sintomi o segni di malattia Attività normale con sforzo,alcuni sintomi o segni di malattia Può accudire a se stesso, incapace di condurre attività normale o lavoro attivo Richiede assistenza occasionalmente, accudisce alla maggior parte delle proprie necessità Richiede notevole assistenza e frequenti prestazioni mediche Costretto a letto, richiede assistenza e cure speciali Severamente disabile. E’ indicata l’ospedalizzazione In condizioni gravi. Richiede l’ospedalizzazione ed un intenso trattamento generale di supporto In condizioni gravissime. Progressione rapida della malattia Morto ECOG=0 ECOG=0 ECOG=1 ECOG=1 ECOG=2 ECOG=2 ECOG=3 ECOG=3 ECOG=4 ECOG=4 ECOG=5 Scala di Karnofsky con indice della qualità di vita della Eastern Cooperative Oncology Group. 4.3.2 LA FATIGUE E’ una problematica di notevole importanza in quanto il 78% dei pazienti sottoposti a trattamenti antitumorali soffre di questo che in passato era definito un sintomo ma che ora, è considerata una vera e propria malattia correlata al cancro (International Classification Disease – ICD 10). La definizione di “Fatigue” può essere la seguente: << disturbo, comune alla maggioranza dei pazienti con tumore avanzato e sottoposti a chemio e radioterapia, che consiste in un esaurimento di energia, con estrema stanchezza, debolezza e spossatezza. Questi sintomi però non interessano solo la dimensione fisica ma coinvolgono anche la sfera intellettuale, affettiva e psicologica della persona>>. 46 Può quindi essere definita una patologia multidimensionale. Cause principali: Anemia (come conseguenza di trattamento chemio-radioterapici) Disordini del metabolismo (legati all’accumulo di metaboliti e alla liberazione di citochine per effetto della lisi cellulare radio indotta) Depressione (legata alla diagnosi della malattia, all’incertezza del futuro, all’allontanamento forzato dal lavoro, alla perdita del ruolo sociale e alla paura della morte) Immobilità (per sintomatologia dolorosa dovuta alla patologia cancerosa) Elementi che caratterizzano la fatigue: Impossibilità di svolgere la normale attività quotidiana (fare la spesa, camminare a lungo, ecc..) Astenia marcata e debolezza generalizzata Ridotta capacità mnemonica e di concentrazione Assenza di motivazioni per cui agire Insonnia o ipersonnia (che però non allevia la stanchezza fisica e mentale) Essendo l’anemia la principale causa della Fatigue, il trattamento potrebbe consistere nel praticare emotrasfusioni; bisogna considerare però anche i rischi ad esse correlati rappresentati da possibili reazioni acute e infezioni. L’eritropoietina alfa, fattore di crescita emopoietico che stimola la proliferazione dei globuli rossi, viene usata per mantenere l’emoglobina a livelli tra 12 e 14 g/100 ml riducendo così la necessità di trasfusioni e favorendo l’ossigenazione della neoplasia migliorandone la radiosensibilità. Esistono, però, azioni sfavorevoli dell’eritropoietina quali: → Aumento dell’incidenza di trombosi venose → Riduzione della sopravvivenza e accentuata progressione del processo neoplastico Questi effetti sono stati evidenziati da uno studio multicentrico (939 pazienti in 139 siti di 20 paesi in Europa, Canada, Sud Africa e Australia) sugli effetti della Eritropoietina sul carcinoma delle mammella, interrotto precocemente dall’Indipendent Data Monitoring Committee (gruppo di esperti esterni e indipendenti che valutano il progresso di uno 47 studio, la sicurezza dei dati e, se necessario, gli endpoint di efficacia critica di uno studio clinico per una maggiore mortalità dei pazienti trattati con questa sostanza. Ciò potrebbe essere dovuto alla progressione della malattia oppure ad un aumento degli eventi trombotici e vascolari. Nonostante i risultati emersi dagli studi compiuti, l’American Society of Clinical Oncology (organizzazione non-profit fondata nel 1964 con obiettivi generali di miglioramento della cura del cancro e della prevenzione) sponsorizza l’eritropoietina come efficace nel normalizzare il livello di emoglobina. La somministrazione deve comunque essere riservata in caso di anemia grave e sospendendo il trattamento una volta raggiunti livelli di emoglobina vicini a quelli massimi normali. Interventi infermieristici: Informare il paziente dell’esistenza d questa sindrome Spiegarne le cause Verificare la presenza della sindrome rilevando nel paziente, se presenti, i sintomi caratteristici Consigliare alcune strategie per minimizzare i sintomi → Pianificare i compiti gravosi distribuendoli in un arco di tempo ampio → Prevedere dei momenti di riposo → Pianificare le attività quotidiane alternandole a momenti piacevoli (rilassamento, relazioni sociali, hobby, ecc..) Pianificare prelievi ematici per il controllo degli indici ematologici, in caso di alterazioni significative informare il medico per l’attuazione di terapie adeguate Misurare regolarmente la Qualità di Vita e il Performance status del paziente attraverso apposite scale 4.3.3 LA QUALITA’ DI VITA Il concetto di qualità di vita (Quality of life, QOL), nella sua applicazione pratica, è multidimensionale in quanto riguarda le dimensioni fisiche, psicologiche, funzionali, sociali e spirituali che sono influenzate da numerosi fattori nel paziente neoplastico, quali 48 lo stato di malattia, il livello di disagio causato dai sintomi, la disponibilità di supporti e la risposta alla terapia; l’obiettivo è di andare incontro ai problemi e alle necessità dei pazienti. Un altro aspetto riguarda la interdisciplinarietà anche se questo concetto è particolarmente coerente con la filosofia e la pratica quotidiana infermieristica. L’infermiere valuta costantemente il paziente e la sua famiglia per individuare problematiche emergenti e quindi eseguire interventi appropriati e tempestivi analizzando poi i risultati. Il “mettersi nei panni” dei pazienti è l’unico modo con cui l’infermiere può conoscere, ascoltare e capire la persona che assiste. La Conferenza sullo Stato di Conoscenza della QOL ha fornito alcune indicazioni per integrare la QOL nella pratica infermieristica. Queste includono: Comprendere che la QOL rappresenta una valutazione individuale soggettiva e un concetto multidimensionale Misurare regolarmente la QOL dei pazienti e dei loro familiari Aiutare i pazienti e i familiari ad individuare ciò che migliora o peggiora la QOL Incoraggiare il paziente e la sua famiglia a partecipare ad attività che migliorano la QOL Affrontare gli effetti collaterali del trattamento della neoplasia che esercitano un effetto negativo sulla QOL Valutare i sintomi in relazione alla QOL; sviluppare ed eseguire trattamenti mirati ad ottenere un adeguato controllo dei sintomi La presa in carico del paziente presuppone, fin dal primo istante in cui entra l’infermiere entra in contatto con lui, una attenta osservazione ed una valutazione del suo stato avvalendosi delle proprie competenze e con l’ausilio delle scale di valutazione precedentemente citate. 4.4 RUOLO DI GESTIONE ED ORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ INFERMIERISTICA L’infermiere deve assicurare la presenza, l’integrità e l’igiene dei presidi che utilizza nello svolgimento delle sue funzioni: questo permette di erogare le prestazioni con responsabilità clinica e qualità del servizio. Il controllo regolare delle attrezzature in dotazione ne garantisce il corretto funzionamento: qualora rilevasse guasti o malfunzionamenti ha il 49 dovere di segnalarlo al proprio coordinatore/responsabile o al servizio preposto alla manutenzione o riparazione. Agendo con responsabilità pone in condizione sé stesso e i colleghi di lavorare in efficacia e sicurezza. Ha il dovere di rispettare e di far rispettare la privacy dei pazienti che afferiscono al Servizio e di favorire il passaggio di informazioni rilevanti riguardanti il loro stato fisico e psicologico alle altre figure che concorrono alla cura del malato. Ultimo, ma di primaria importanza, il dovere di partecipare ad eventi formativi per mantenere l’aggiornamento sulla rapida evoluzione di nuove tecniche ed acquisire nozioni che gli permettano di modificare il suo comportamento a favore di una più qualificata e competente assistenza. 4.5 RUOLO AMMIMISTRATIVO con il personale di segreteria, procede alla registrazione ed alla accettazione del paziente che deve eseguire la valutazione radioterapica, ne raccoglie la documentazione relativa alla patologia in atto e ad eventuali patologie concomitanti mettendo in evidenza quelli che sono i referti (bioptici, citologici, iconografici, endoscopici, ecc..) necessari ed importanti al fine di individuare la natura e la sede del problema che ha portato la persona ad afferire al Servizio. Si occupa della documentazione (cartella clinica) e ne segue l’iter fino al termine dei trattamento, momento in cui deve eseguirne la fatturazione. 4.6 LA FIGURA DEL PERSONALE DI SUPPORTO IN RADIOTERAPIA La figura dell’Operatore Socio Sanitario ha subito una notevole evoluzione a partire dal DM del 1984 che vedeva attribuire a questa figura la denominazione di “Ausiliario Socio Sanitario Specializzato” passato poi a “Operatore tecnico Assistenziale” (OTA) con il DM del 1991, quindi “Operatore Socio Sanitario” in base all’Accordo Stato Regioni del 2001 e più recentemente “Operatore Socio Sanitario Specializzato” definito con l’Accordo Stato Regioni del 2003 (figura non presente nella regione Em. Romagna) Il vero cambiamento riguarda le mansioni: da semplice esecutore di ordini ed addetto alle pulizie di ambienti e suppellettili, nonché alla raccolta di materiale sporco e trasporto di pazienti, si vede associare un mansionario che comprende competenze molto più ampie (con provvedimento del 22/2/2001). 50 Anche se la responsabilità dell’assistenza rimane a carico dell’infermiere, il personale di supporto rappresenta una figura di fondamentale importanza anche in un Servizio/Degenza di Radioterapia (l’OSS svolge la sua attività anche nel settore sociale, nel territorio e in strutture residenziali e semi-residenziali). In questo contesto l’OSS: collabora con gli altri operatori professionali preposti all’assistenza con l’obiettivo di soddisfare i bisogni primari della persona favorendo il benessere e l’autonomia dell’utente: è quindi l’operatore più vicino al paziente. interagisce con altre figure professionali durante il confezionamento dei sistemi di immobilizzazione per i trattamenti radioterapici collabora alle operazioni di trasporto/spostamento dei pazienti non autosufficienti all’interno dell’Unità Operativa Assiste la persona non autosufficiente nelle attività quotidiane e mette in atto con lui e con la sua famiglia relazioni/comunicazioni di aiuto per l’integrazione sociale ed il mantenimento e recupero della identità personale. collabora ad attività finalizzate al mantenimento delle sue capacità psico-fisiche residue, alla rieducazione, riattivazione e al recupero funzionale osserva, propone e valuta, per quanto di competenza, gli interventi assistenziali più appropriati e collabora alla attuazione degli stessi Coadiuva il personale sanitario e sociale all’assistenza del malato terminale e morente. Per quanto riguarda gli aspetti puramente tecnici: Si occupa della tenuta e del controllo degli strumenti in uso negli ambulatori/sale di trattamento, della loro pulizia, lavaggio, confezionamento e invio alla centrale di sterilizzazione Controlla le scadenze di farmaci e parafarmaci presenti nell’unità Ripristina la quantità di biancheria occorrente per l’attività quotidiana Informa il collega che subentra nella copertura del turno di ciò che ha rilevato durante il servizio 51 5. L’ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO DI RADIOTERAPIA DI REGGIO EMILIA Per definire le basi e, successivamente, motivare l’ipotesi di progetto proposta in questo elaborato, è necessaria una breve presentazione del Servizio, ovvero una sorta di analisi organizzativa per descriverne la struttura, i meccanismi operativi e i processi sociali. La descrizione qualitativa e quantitativa delle attività che vengono svolte dall’infermiere e i punti di lavoro dove egli è presente ed esplica la sua attività saranno elencate seguendo un filo conduttore che percorre quelle che potrebbero essere le tappe del paziente all’interno del Servizio. L’approvazione della candidatura dell’Azienda Ospedaliera di RE ad Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) in Oncologia per Tecnologie Avanzate e Modelli Assistenziali avvenuta da parte della Giunta della Regione ER (Del. G.R. 184 del 23/2/2009), ha portato all’istituzione di nuovi dipartimenti tra cui quello di “Tecnologie Avanzate” a cui afferisce il Servizio di Radioterapia Oncologica. L’attività dell’U.O è rivolta a utenti di qualsiasi età, anche se l’utenza minore è scarsamente rappresentata. La tipologia di pazienti che frequentano il servizio di Radioterapia è di tipo Oncologico con una piccola percentuale di accessi di utenti portatori di processi infiammatori per i quali è indicata la radioterapia ad ortovoltaggio. Tali prestazioni vengono erogate in regime ambulatoriale, non avendo al suo interno una sezione di degenza. Le risorse umane sono costituite dall’organico medico che comprende il Direttore di U.O., 8 dirigenti medici di I livello, 1 data-manager. La dotazione infermieristica/di supporto assegnata è costituita da: → 1 coordinatore infermieristico → 2 infermieri full-time (36 ore/sett.) di cui uno con solo funzioni amministrative 52 → 3 infermieri part-time con debito orario diversificato (30 – 18 - 12 ore/sett.) → 1 OTA part-time (24 ore/sett.) → 1 OSS full-time (36 ore/sett.) Il Servizio è aperto al pubblico 5 giorni/settimana (dal Lunedì al Venerdì) dalle ore 8.00 alle ore 17.30 e, attraverso la segreteria/accettazione rappresenta il primo contatto che il paziente ha con l’U.O. L’orario di lavoro del personale si snoda su una fascia più ampia rispetto all’apertura della segreteria; il primo operatore è presente già dalle ore 7.00 mentre l’ultimo operatore termina il servizio alle ore 19.00. Tutto il personale infermieristico e di supporto è presente, compatibilmente con il proprio debito orario, al mattino fino alle ore 14.30 in quanto le attività sono concentrate quasi esclusivamente in questa parte della giornata. La copertura pomeridiana è garantita, a rotazione, da una unità che effettua un turno “spezzato” che prevede una pausa pranzo di 1 ora. E’ presente un’altra figura, di fondamentale importanza per l’aspetto tecnico delle attività, in percentuale decisamente più alta, che è il Tecnico Sanitario di Radiologia Medica: l’organico è composto da 18 TSRM più il Coordinatore tecnico. Collaborano, inoltre, con il personale dell’U.O. alcune specialità presenti nell’Azienda che concorrono alla gestione multidisciplinare dell’assistenza: Ginecologia, Otorinolaringoiatria, Cardiologia, Anestesia e Rianimazione, Fisica Sanitaria; i medici specialisti di queste discipline eseguono visite collegiali per la valutazione oncologica del distretto di competenza, valutano l’integrità ed il funzionamento di dispositivi impiantati (Pace-maker) nei pazienti che eseguono radioterapia, prescrivono farmaci sedativi e monitorano il paziente claustrofobico durante il trattamento e collaborano con il radioterapista per la pianificazione del trattamento radioterapico. A volte viene richiesta la presenza di mediatori culturali, quando il paziente è straniero ed ha difficoltà nella comunicazione. I servizi di pulizie/sanificazione e lavanderia sono forniti da cooperative esterne e convenzionate con l’azienda. Le risorse strutturali sono dislocate su due diversi piani: al piano O si trova la maggior parte dei locali, mentre al piano interrato -3 vi sono i locali della sezione Tomothérapy. 53 In totale sono costituite da: un locale segreteria/accettazione 6 ambulatori (di cui 3 senza finestre) un ambulatorio chirurgico (per preparazione paziente alla Brachiterapia) una sala TAC 5 sale di trattamento una stanza d’appoggio per pazienti barellati o da tenere in osservazione arredata con letto, comodino, carrello per medicazioni, sedia, piccola scrivania, TV. 2 magazzini per materiale in giacenza (biancheria, guanti, carta per lettino visita, cartucce per stampante, ecc..) 4 studi medici Uno studio per Coordinatore Inf./Capotecnico Una sala riunioni Una stanza per la pianificazione dei trattamenti (Fisica Sanitaria) Ingresso del Servizio Sala attesa ambulatori Segreteria/accettazione Essendo una U.O. a fortissima valenza tecnologica per la tipologia dei trattamenti e, per questo, inserito nel Dipartimento Tecnologie avanzate, la voce “risorse tecnologiche” è, si può dire, la parte decisamente più rappresentativa ed importante dal punto di vista terapeutico e dal punto di vista dello spazio occupante: HDR – Remote Afterloading System (per Brachiterapia endocavitaria/endoluminale) n. 4 Acceleratori Lineari (Tomoterapia, IORT, energia 6 meV, energia 18 meV) 54 Apparecchio ad Ortovoltaggio (per Plesio-roentgenterapia) Un irradiatore di emocomponenti Una dotazione cospiqua di computer (più di 4 in alcuni locali) legati al funzionamento delle tecnologie, alla pianificazione delle sedute radioterapiche e all’archiviazione dei dati risultanti dal trattamento Sistema di telecamere a circuito chiuso Pompa per infusione MDC Monitor per il controllo delle funzioni vitali Carrello per emergenze, farmaci, sfigmomanometri, videoproiettori Lettini per visita Le risorse economiche sono assegnate all’U.O. con un Budget annuale. Esse vengono utilizzate per le risorse umane , approvvigionamento tecnologico e per la formazione degli operatori con l’obiettivo del raggiungimento di obiettivi standard. 5.1 ACCOGLIENZA DEL PAZIENTE L’accoglienza avviene da parte del personale addetto, che: assegna al paziente l’appuntamento per la prima valutazione o per visita di controllo utilizzando un programma Aziendale per le prenotazioni, denominato “CUP” inserisce i dati anagrafici necessari utilizzando un programma informatizzato ad uso interno che consente anche la parziale gestione della cartella clinica. Raccoglie, seleziona e prepara la documentazione clinica utile per la completa valutazione medica. Avvisa il medico della presenza di pazienti inattesa di visita riceve, seleziona e trasferisce le comunicazioni telefoniche (che rappresentano, insieme all’attività di front-office, la parte più corposa dell’attività giornaliera) rilascia certificazioni di presenza del paziente nel Servizio (visita, trattamento, ecc..). raccoglie l’attività mensile, esegue lo scarico delle prestazioni ed invia il materiale all’ufficio preposto alla rilevazione e fatturazione. 55 Nonostante queste mansioni siano quasi esclusivamente di carattere amministrativo, sono svolte da personale infermieristico in quanto non esiste in organico una figura addetta. Questa organizzazione toglie tempo all’infermiere per erogare assistenza diretta al paziente. 5.2 LA VISITA MEDICA Le visite radioterapiche programmate (Vedi tabella seguente) vengono eseguite dal medico radioterapista nella fascia oraria del mattino (8.30-13.30) mentre il pomeriggio della giornata di Mercoledì è dedicato alle visite delle pazienti inserite nel protocollo IRMA [ 4 1° vis RT Generale Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì X X X X Multidisciplinare ORL/RT Venerdì X X Multidisciplinare GINECOL/RT X X Follow-up RT X X X X X Plesio Roentgen X X X X X VISITA Radioterapista presente al bisogno Protocollo IRMA 1 IRMA 2-IRMA 3 (*) X Pom. Al termine della visita medica, al paziente che dovrà eseguire un trattamento, l’infermiere di segreteria: assegna l’appuntamento per la TC di centratura, tenendo conto delle richieste del radioterapista e, se compatibili, delle preferenze del paziente consegna la modulistica necessaria e fornisce le informazioni inerenti alla preparazione in caso di TC con MDC 4 Protocolli di studio clinici nei quali vengono arruolate pazienti affette da tumore mammario a basso rischio di recidiva locale: i criteri di inclusione (età, stadio della malattia, esame istologico) ed il corso terapeutico sono diversificati a seconda del protocollo nel quale avviene l’inserimento 56 raccoglie informazioni indispensabili per l’individuazione dei bisogni di cura e socio- assistenziali del paziente e della famiglia relative a richieste e/o dubbi con l’intento di risolvere situazioni di disagio e chiarire aspetti logistici. L’infermiere, in genere, non prende parte alla visita medica: viene coinvolto dal medico in caso di pazienti che necessitano di particolari medicazioni o somministrazione di farmaci. Il personale di supporto può essere attivato al bisogno. Durante la visita, il medico informa il paziente sulle modalità di esecuzione e sui possibili effetti collaterali della terapia che gli viene proposta (anche allo scopo di acquisire la firma del consenso informato). Consegna un opuscolo informativo che illustra, in modo generale, il percorso radioterapico (ALLEGATO 2) Gli ambulatori dove vengono eseguite le visite sono 6, più una sala di trattamento di Plesio-roentgenterapia, in cui il radioterapista valuta l’indicazione e la fattibilità del trattamento oltre alla risposta terapeutica delle lesioni nel corso del trattamento stesso. L’infermiere è sempre presente nell’ambulatorio durante le visite multidisciplinari: collabora con il medico specialista valuta il grado di collaborazione del paziente, lo prepara ed assiste durante indagini endoscopiche diagnostiche eseguite nel corso della visita Assiste il paziente durante prelievi bioptici o citologici, prepara ed invia il materiale al laboratorio e si accerta del rientro del referto. In caso vengano richieste ulteriori indagini, l’infermiere ne organizza e ne gestisce le prenotazioni. Organizza e gestisce eventuali prenotazioni di ulteriori indagini al fine di garantire la correttezza e la continuità del percorso diagnostico/terapeutico del paziente utilizza le apparecchiature elettromedicali (colposcopio, videolaringoscopio), secondo le procedure presenti nel servizio applica sistematicamente le norme di decontaminazione e lavaggio degli strumenti in uso. Nel caso in cui il paziente che deve eseguire un trattamento radioterapico sia portatore di dispositivo Pace-Maker (PM), il medico informa l’infermiere il quale, qualche giorno prima dell’inizio del trattamento contatta lo specialista cardiologo 57 pianifica , con la sua collaborazione, la visita preliminare (per individuare tipo di dispositivo e la dipendenza o meno dallo stesso) per il paziente, l’eventuale monitoraggio delle funzioni vitali durante le sedute di trattamento e i controlli successivi. informa il paziente del percorso pianificato si attiva affinché questo sia rispettato 5.3 TC DI CENTRATURA L’infermiere esplica parte del proprio ruolo di educatore sanitario, e mette al servizio dell’utente le proprie competenze, quando svolge attività di counseling. Dal mese di Febbraio (c.a.), è stato adottato un opuscolo informativo (brochure), riguardante il trattamento sulla mammella, che viene presentato ed esposto alle pazienti in attesa di eseguire un trattamento. La creazione dell’opuscolo, ha coinvolto i rappresentanti di tutte le figure appartenenti all’équipe ed è stato redatto dopo una attenta ricerca bibliografica. (ALLEGATO 3) Le pazienti da incontrare vengono individuate ed inserite dall’infermiere sul programma interno “VARIS” che è visibile in rete da tutte le postazioni presenti nel servizio. In occasione della TC di centratura, l’infermiere: accoglie la paziente in ambulatorio illustra l’organizzazione del servizio con particolare attenzione agli orari e alle modalità di contatto informa sulla cronologia degli eventi che costituiranno il percorso terapeutico al fine di agevolare l’organizzazione familiare individua la necessità e risponde, se di competenza, a richieste di ulteriori informazioni propone consigli su norme igienico-sanitarie da adottare per evitare o ridurre le complicanze che potrebbero insorgere durante il trattamento informa la paziente ed eventualmente anche i famigliari sulla tipologia degli effetti collaterali e sui tempi indicativi di guarigione Lo scopo di questa iniziativa è di fare un ulteriore passo verso il paziente e verso la presa in carico globale improntata sulla relazione e la cura della persona nella sua complessità. 58 Durante il colloquio possono emergere manifestazioni che rivelano lo stato emotivo della paziente: l’infermiere mette a disposizione tutta la competenza, sia professionale che relazionale per fornirgli, con una corretta informazione, uno strumento con il quale cercare di superare questa tappa del suo difficile percorso, quindi migliorare la qualità di vita. Inoltre si è voluto presentare e rimarcare la presenza ed il ruolo dell’infermiere, troppo spesso considerato marginale affinché sia favorito l’instaurarsi di una relazione basata sulla fiducia e sulla capacità di risposta ai bisogni assistenziali e sociali. Non essendo sempre possibile il rispetto di questi tempi (l’infermiere è occupato in altre attività, la paziente ha vincoli orari che non le permettono di attendere la disponibilità dell’infermiere), il colloquio viene riprogrammato per giorno in cui la paziente viene convocata per eseguire l’inizio del trattamento. La centratura radiologica (TC) viene effettuata dal TSRM, con la presenza del Medico radioterapista; l’attività inizia alle ore 8.00 e termina alle ore 13.30 (secondo necessità è possibile inserire 1-2 appuntamenti al pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 17.00). E’ previsto, a seconda del distretto da irradiare, l’esecuzione di TC con e senza mezzo di contrasto (MDC), TC/PET, TC/RMN e sono distribuite nell’arco della settimana lavorativa secondo lo schema seguente: Centratura radiologica TAC TC con MDC Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì X X X X X X X X TC + PET TC + RMN X X Le indagini PET e RMN che seguono la TC di centratura vengono eseguite rispettivamente nel Servizio di Medicina Nucleare e nel Servizio di Radiologia. Entrambi i servizi si trovano all’interno dello stesso corpo strutturale facilitando così gli spostamenti dei 59 pazienti, contenendo i tempi di trasporto, permettendo la presenza del TSRM e del radioterapista che, a volte, deve partecipare all’esecuzione dell’esame. In occasione di TC con Mezzo di contrasto (MDC) o in particolari situazioni (come già citato nel capitolo FIGURA DELL’INFERMIERE IN RADIOTERAPIA) l’infermiere è presente in sala TAC per tutta la durata degli esami, collabora con il TSRM ed il medico, si occupa della preparazione e del caricamento, con liquido contrastografico, della pompainiettore. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico l’infermiere conosce e rispetta alcune importanti condizioni: sterilità del prodotto e dei dispositivi utilizzati per l‘iniezione la temperatura del liquido che deve essere 37° per ridurre la viscosità, facilitare l’iniezione e per prevenire la formazione di cristalli nella soluzione prima dell’uso, esaminare la confezione trasparente in vetro per evidenziare eventuali impurità, molecole estranee o cristalli di sale precipitato) conservare le confezioni presenti nel Servizio al riparo dalla luce e rimuovere il flacone dalla propria scatola solo al momento dell’utilizzo limitare l’esposizione delle confezioni alle radiazioni quindi evitare lo stazionamento a lungo all’interno della sala radiologica. Per quanto riguarda il ruolo assistenziale, l’infermiere è competente per: verificare il rispetto del digiuno valutare le condizioni cliniche: l’idratazione adeguata del paziente, prima dell’iniezione del MDC contrasta l’eccessivo assorbimento di liquido da parte delle cellule verificare la presenza della valutazione clinico-anamnestica (compilata e firmata dal medico curante) riportante la presenza/assenza di patologie controindicanti l’infusione endovenosa di mezzi di contrasto quali: → gravi forme di insufficienza epatica, renale, cardiovascolare → mieloma multiplo → paraproteinemia di Waldenstrom 60 prendere visione e sottoporre all’attenzione del radioterapista gli esami ematochimici richiesti quali Glicemia, Creatinina sierica, Elettroforesi proteica: questo ultimo può evidenziare una Gammopatia monoclonale che, con l’iniezione di MDC, può provocare nefrotossicità. Informare il paziente sulle modalità di esecuzione dell’esame Valutare il patrimonio venoso del paziente Incanulare una vena periferica valutando, in collaborazione con il TSRM, la posizione che il paziente dovrà assumere durante l’esame fornire al paziente la giusta informazione, verificando il grado di comprensione, in relazione ad eventuali reazioni indesiderate o inattese che si possono verificare durante o in seguito alla somministrazione parenterale di MDC. Le reazioni più lievi sono la semplice sensazione di calore o di sapore metallico in bocca (frequenza 5%); si possono verificare inoltre orticaria e nausea. I sintomi a gravità severa sono edema del volto, edema della glottide, cianosi, shock, coma e morte (incidenza dello 0,0025%). (43) L’infermiere: controlla e riconosce i segni e i sintomi avversi sorvegliando il paziente sottoposto a questa procedura con particolare attenzione a: → eventuali manifestazioni di ansia, claustrofobia, crisi di panico → reazioni cutanee da allergia a MDC → eventuali stravasi di liquido Applica, in collaborazione con il radioterapista, le procedure necessarie al controllo dei sintomi ed alla risoluzione delle complicanze Durante l’esecuzione dell’esame non è necessaria la presenza fisica dell’anestesista rianimatore ma è opportuna la consultazione preventiva per verificarne la disponibilità; è comunque indispensabile la disponibilità immediata dei presidi e medicamenti idonei. Un controllo maggiore deve essere garantito ai pazienti che eseguono la TC del distretto testa-collo in quanto sono immobilizzati da un sistema di contenimento del capo (a volte 61 anche delle spalle) rappresentato da una maschera personalizzata confezionata pochi minuti prima dell’esecuzione dell’esame e fissata al lettino dell’apparecchiatura TC. Maschera corta paziente posizionato per TC maschera lunga L’infermiere deve essere in grado di gestire l’eventuale stravaso di MDC all’esterno della rete venosa secondo l’istruzione operativa che è sempre presente sul carrello all’interno della sala TC. (44) Al termine dell’esame l’infermiere procede alla idratazione con Soluzione Fisiologica per evitare l’iperaccumulo del farmaco all’interno dell’organismo favorendone l’eliminazione; allo stesso tempo il paziente resta in osservazione nel servizio per il tempo necessario al termine dell’infusione. Nella tabella seguente vengono riportati i dati relativi agli esami TC con MDC eseguiti nel Servizio di Radioterapia nell’anno 2009, 2010 e 1° semestre del 2011. TAC CON MDC ANNO 2009 ANNO 2010 1°SEMESTRE 2011 118 258 117 5.4 IL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO ESTERNO I trattamenti vengono erogati tutti i giorni, dal Lunedì al Venerdì, all’interno di una fascia oraria che va dalle ore 7.45 alle ore 20.00 e possono contare sull’utilizzo di 6 apparecchiature: 1. HDR – Remote Afterloading System (per Brachiterapia endocavitaria/endoluminale) 2. n. 4 Acceleratori Lineari (Tomoterapia, IORT, energia 6 meV, energia 18 meV) 3. Apparecchio ad Ortovoltaggio (per Plesio-roentgenterapia) 62 Tomotherapy Linac 600 Linac 2100 HDR System Dal punto di vista epidemiologico i dati relativi alla tipologia di neoplasia trattata nell’anno 2010 e al 1° semestre 2011, sono sintetizzati nella tabella : Il medico referente per gli apparecchi esegue le visite radioterapiche in corso di trattamento e visite di fine trattamento in modo programmato: la prestazione viene erogata nell’ambulatorio posto all’interno dell’area dedicata al trattamento radiante esterno. Non è prevista la presenza costante dell’infermiere se non per particolari situazioni come: Valutazione dello stato generale del paziente con misurazione di parametri vitali ed altri indicatori (Stick glicemico al dito) 63 Somministrazione di farmaci su prescrizione medica (antiedemigeni, antidolorifici, antiemetici, sedativi), e successiva valutazione della risposta al trattamento farmacologico Valutazione dello stato della cute del paziente con eventuale esecuzione e pianificazione di medicazioni cutanee valutando, giornalmente o a breve termine, l’efficacia del proprio intervento Aspirazione di eventuali secrezioni derivanti dalle vie respiratorie Esecuzione e/o pianificazione di prelievi ematici Somministrazione di Ossigeno-terapia Monitoraggio del paziente portatore di PM e/o disattivazione della funzione “defibrillatore” con calamita posta sulla cute sopra il dispositivo stesso (secondo preventive indicazioni del cardiologo) Educazione sanitaria/terapeutica al paziente e alla famiglia con particolare attenzione a norme igienico-sanitarie, alimentazione, automedicazione Movimentazione e posizionamento, quando necessario, del paziente prestando particolare attenzione ad eventuali condizioni traumatiche correlate alla patologia Assistenza al paziente e collaborazione con il medico durante l’esecuzione di piccole biopsie, e successivo invio al laboratorio preposto. 5.5 IL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO INTERNO (BRACHITERAPIA) Questa tecnica radioterapica è utilizzata solitamente per i trattamenti a carico del distretto ginecologico (vagina, collo del’utero, cervice e corpo uterino) e più raramente per il distretto ano-rettale. La gestione e la preparazione della paziente che deve eseguire un ciclo di Brachiterapia richiede necessariamente la presenza dell’infermiere già a partire dalla pianificazione delle sedute; questa, infatti, avviene in stretta collaborazione con il medico radioterapista e, secondo necessità, con lo specialista ginecologo. La preparazione, effettuata nell’Ambulatorio Chirurgico, e la seduta radiante avvengono nella stessa giornata in quanto l’impianto introdotto deve necessariamente restare in sede fino alla fine della seduta. 64 La dose totale di radiazioni può essere erogata in un’unica seduta o suddivisa in più frazioni (solitamente fino ad un massimo di 6 applicazioni, secondo la finalità del trattamento). E’ un tipo di trattamento che richiede manovre invasive e, dato il distretto corporeo interessato, a volte è poco tollerato anche perché coinvolge e minaccia la sfera più intima del paziente. Per questo tipo di trattamento l’infermiere: Si occupa dell’informazione del paziente sulle modalità e i tempi del trattamento e ne verifica il grado di comprensione, è importante la collaborazione (compliance) del paziente per le motivazioni sopra descritte. Se necessario, organizza e pianifica, in collaborazione con il radioterapista, l’intervento del ginecologo per il posizionamento di presidi che permettono l’irradiazione (cannula introdotta nel canale cervicale e fissata al collo uterino da un punto di sutura; resta in sede per tutta la durata del trattamento, viene poi rimossa dal ginecologo al termine del ciclo radiante – l’intervento viene eseguito nella sala operatoria del reparto di ginecologia 1-2 giorni prima del trattamento) Valuta ed eventualmente segnala al medico la comparsa di possibili ed eventuali effetti collaterali causati dalle radiazioni (specie in caso di applicazioni multiple) quali: - Comparsa di processi infiammatori a carico dei tessuti irradiati - Cistiti - Proctiti - Comparsa di perdite ematiche Si informa dal paziente della presenza o meno di allergie a farmaci o ad altre sostanze che possono essere usate durante le manovre Controlla ed allestisce tutto il materiale occorrente per la preparazione al trattamento brachiterapico 65 Materiale occorrente per la preparazione al trattamento brachiterapico Applica la procedura per l’esecuzione della Brachiterapia endocavitaria presente nel servizio (ALLEGATO 4) eseguendo, quando necessario, pre-medicazione per via orale e/o intramuscolare, secondo prescrizione medica Applica il catetere vescicale seguendo sistematicamente le norme generali di asepsi Strumenta durante l’introduzione di applicatori interni che consentono la somministrazione del trattamento radiante. Impianto per Brachiterapia del corpo Impianto per Brachiterapia del collo dell’utero dell’utero Assiste il paziente e ne monitora lo stato generale durante le manovre invasive, in particolare fornendo consigli per affrontare in modo corretto ed il più sereno possibile le suddette manovre. Collabora con il radioterapista e, al bisogno, con il ginecologo per garantire il fissaggio e la permanenza in sede degli applicatori, fino al termine della seduta radiante 66 Richiede la collaborazione del personale di supporto per il trasferimento del paziente nella sala TAC, se necessario, (L’esecuzione della TAC è indispensabile per visualizzare il corretto posizionamento degli applicatori) previo riempimento della vescica con liquido contrastografico diluito in Soluz. Fisiologica. Durante l’attesa della terapia, (la pianificazione del trattamento è responsabilità del Fisico Sanitario e del Radioterapista ed avviene nei momenti immediatamente successivi alla TAC) , controlla lo stato generale del paziente ed individua eventuali bisogni assistenziali. Rimuove, al termine della seduta, l’impianto utilizzato, se necessario con la presenza del Radioterapista e del Ginecologo. Congeda la paziente informandola di eventuali appuntamenti successivi Riordina e riallestisce la sala in previsione del successivo utilizzo Garantisce il corretto lavaggio e decontaminazione degli strumenti usati avvalendosi dell’operato del personale di supporto che si occupa anche dell’invio alla centrale di sterilizzazione. Nella tabella che segue sono riportati alcuni dati riguardanti l’attività di Brachiterapia svolta negli anni presi in considerazione Pazienti 2009 Pazienti 2010 Pazienti 1° sem. 2011 40 22 12 TERAPIE CON CAT. VESCICALE E RETTALE 47 32 26 TERAPIE SENZA CAT. VESCICALE E RETTALE 57 7 / / 24 14 104 63 40 BRACHITERAPIE ENDOCAVITARIE GINECOLOGICHE (FONDO VAGINALE – UTERO) TERAPIE SOLO CON CAT. VESCICALE (dal 10/5/2010) TOTALE TERAPIE Fino al 9/5/2010 la preparazione della paziente prevedeva l’applicazione del catetere vescicale e del catetere rettale ad ogni seduta radioterapica solo in caso di irradiazione a 67 carico della cervice uterina o del corpo dell’utero in quanto era necessaria l’effettuazione della TAC e la relativa pianificazione del trattamento prima di ogni erogazione. Per l’irradiazione del fondo vaginale era prevista la stessa preparazione solo alla prima seduta: per le successive applicazioni venivano utilizzati gli stessi riferimenti. Dal 10/5/2010, in seguito ad acquisizione di nuove Linee Guida dettate da International Commission of Radiation Units and Measurements 5, è stata modificata la procedura relativa alla preparazione per il trattamento: è prevista l’applicazione del catetere vescicale ad ogni seduta brachiterapica per permettere l’instillazione vescicale di 200 ml di liquido (Soluzione Fisiologica) prima di ogni erogazione. L’adozione di queste Linee Guida comporta: maggiore disagio per i pazienti, una più alta possibilità di comparsa di cistiti ed un maggiore carico di lavoro per il personale coinvolto a fronte di una maggiore sicurezza ed efficacia del trattamento. 5.6 ALTRI INTERVENTI INFERMIERISTICI L’infermiere, al fine di garantire la continuità dell’assistenza e il monitoraggio della eventuale tossicità cutanea dovuta al trattamento, valuta, pianifica ed esegue, se necessario, medicazioni di competenza ai pazienti anche dopo il termine del ciclo di radioterapia e fino alla completa risoluzione delle lesioni stesse. Questo tipo di prestazione rappresenta uno dei maggiori carichi di lavoro per l’infermiere per la frequenza con cui si presenta e per la complessità relativa alla gestione. Ad oggi tali medicazioni (generalmente programmate) vengono eseguite nella stanza utilizzata come appoggio per pazienti barellati o in osservazione attrezzata con un letto ed un carrello contenente il materiale occorrente. Per questa attività, l’infermiere: Utilizza ed applica farmaci e presidi medico-chirurgici tenendo conto del loro assorbimento, degli effetti collaterali e della loro efficacia. 5 ICRU 38 – Linea Guida Internazionale per la misurazione dei volumi e delle dosi dei target e degli organi critici, che per la Brachiterapia ginecologica sono rappresentati da RETTO e VESCICA 68 Valuta a breve e medio termine l’efficacia del proprio intervento e richiede, se necessaria, la consulenza medica o di un collega esperto (per es. Wound care) Educa e forma il paziente e i suoi famigliari valutando le risorse ed i vincoli culturali, ambientali e personali. Contatta il Servizio Infermieristico Domiciliare in caso di problematiche di ordine logistico (domicilio del paziente lontano dalla struttura ospedaliera, impossibilità di raggiungere agevolmente l’ospedale, limitazioni fisiche che richiedono l’accompagnamento del paziente con ambulanza). Individua, se presente, la figura all’interno dell’ambiente famigliare che si prende cura del paziente (caregiver) al quale rilascia nozioni pratiche e consigli per la gestione del paziente al domicilio al fine di ridurre le problematiche organizzative famigliari, i costi relativi agli spostamenti, promuovere l’autonomia e la permanenza del paziente nel suo ambiente. L’infermiere inoltre svolge attività di consulenza, per le competenze di cui è esperto, presso altre U.O. La dislocazione dei locali e delle attività su due diversi piani (O/-3) risulta, a volte, un po’ dispersiva e disagevole in quanto gli operatori sono costretti ad andare da un piano all’altro più volte nell’arco della giornata: nei locali interrati infatti si svolgono visite mediche e trattamenti con Tomotherapy di conseguenza anche in questa sezione del Servizio l’infermiere e/o il personale di supporto è spesso richiesto per eseguire delle attività. Le attività infermieristiche sopraelencate vengono svolte secondo attribuzioni che tengono in considerazione le eventuali limitazioni fisiche e l’orario di lavoro: in particolare i due infermieri part-time (12 e 18 ore/sett.) coprono, a giorni alterni, l’intera settimana e assicurano, a rotazione, la presenza in ambulatorio multidisciplinare. Un infermiere svolge solo funzioni amministrative quindi è assegnato all’attività di segreteria/accettazione coadiuvato, a rotazione, da un altro infermiere. 69 Il restante personale infermieristico ruota mensilmente (secondo una organizzazione interna ed avallata dal Coordinatore) sulle diverse postazioni di lavoro assicurando la sua presenza per tutte le prestazioni di competenza. In caso di ferie/malattia non è prevista la sostituzione per cui l’attività deve comunque essere assicurata dal personale in servizio. La fruizione delle ferie estive è autogestita in accordo con il Coordinatore ed il personale di supporto senza necessità di seguire una rotazione aziendale, che la Direzione Professioni Sanitarie, propone ad altre Strutture. Fra gli strumenti informativi, oltre alla cartella clinica, vengono utilizzare delle cartelle cartacee sulle quali vengono riportati i dati inerenti il trattamento; la loro compilazione, di responsabilità del TSRM avviene manualmente con l’apposizione della firma al termine di ogni seduta. Il personale si avvale, inoltre, di varia modulistica cartacea per la prenotazione e l’esecuzione di esami strumentali o ematologici, assegnazione di appuntamenti, preparazione alla TC. Sono presenti, in uno spazio dedicato e consultabili da ogni operatore, alcune procedure/istruzioni operative riguardanti le principali attività infermieristiche, mediche e tecniche. Il controllo gestionale dell’assistenza infermieristica avviene secondo un programma settimanale di verifica riguardante: Controllo scadenze e giacenza dei farmaci presenti e più utilizzati nel servizio Richiesta presidi medico-chirurgici occorrenti Controllo, rifornimento e pulizia dei carrelli presenti nel servizio Richiesta interventi di manutenzione, per quanto di competenza. Controllo e corretto utilizzo dei beni (mobili e immobili) in dotazione al servizio L’infermiere è responsabile del controllo del carrello per le emergenze/urgenze, la cui presenza è segnalata in modo visibile ed accessibile a tutti. 70 E’ suo compito verificare sistematicamente la presenza, la validità e l’integrità dei presidi in esso contenuti assumendosene la responsabilità con l’apposizione della propria firma su apposita griglia. Una grande importanza riveste il clima di collaborazione ed integrazione che esiste fra i vari professionisti che operano nel Servizio. Ad eccezione di qualche piccola ed isolata resistenza da parte del personale medico, data forse dal timore di vedersi, anche se in parte, sottrarre alcune delle proprie competenze e di perdere il proprio ruolo gerarchico all’interno dell’équipe, si è riscontrata una totale disponibilità di tutte le figure professionali che concorrono alla cura e all’assistenza del paziente. Gli incontri e riunioni di reparto (sia di tutto il personale che del solo staff infermieristico) non sono programmate con cadenza fissa ma convocate secondo necessità, quando esistono delle problematiche da indagare e da risolvere, come strumento di diffusione di informazioni riguardanti le attività del Servizio, per la programmazione di ferie, corsi di formazione ed eventuali attività/eventi straordinari. 5.7 LA FORMAZIONE Gli eventi formativi a disposizione del personale della Radioterapia hanno riguardato, e riguardano, diversi aspetti: 1. Tecnico/assistenziale: costruzione (in autonomia o in collaborazione con altre figure) ed adozione di istruzioni operative/procedure per molte delle attività che vengono svolte. Tali documenti sono disponibili e consultabili da qualsiasi operatore e spesso utilizzate dal neo-inserito Formazione interna da parte di infermieri esperti/medici specialisti/TSRM per quello che riguarda l’assistenza diretta al paziente, utilizzo, gestione e monitoraggio di presidi e apparecchiature, ed altri trasversali a tutte le figure (Gestione del rischio, BLSD) 2. Gestionale: gestione delle agende di prenotazione, degli appuntamenti interni di TC e trattamento, gestione del catalogo informatizzato degli ordini a magazzino 71 3. Relazionale: poco o raramente considerato, ma sentito come un bisogno emergente soprattutto per la tipologia di pazienti che frequenta il servizio; il rischio di stress o di Burn Out è riscontrato frequentemente negli addetti a professioni comportanti un servizio “umanitario” e/o costantemente in contatto con persone in stato di “bisogno”. 5.8 I DATI RELATIVI AD ATTIVITA’ INFERMIERISTICHE La dotazione tecnologica ed i supporti informatici presenti nel servizio svolgono un ruolo importante nel monitoraggio e nella raccolta dei dati che vengono inseriti giornalmente e che riguardano ogni singola attività. Le prestazioni vengono inserite dall’operatore che le eroga, all’interno del programma dedicato che è visualizzabile attraverso la rete interna del servizio. La cartella clinica informatizzata, adottata nel servizio ed utile strumento per la rilevazione dei dati, può essere utilizzata dall’infermiere solamente per inserire dati anagrafici; tutte le altre informazioni vengono inserite e gestite dal medico radioterapista. Le attività infermieristiche vengono pianificate attraverso l’inserimento manuale su fogli di lavoro computerizzati (Time planner), ed attribuiti automaticamente al paziente selezionato; sono raggruppabili e conteggiabili attraverso l’interrogazione del database (query). Ad oggi, però, le prestazioni infermieristiche eseguite, non sono facilmente visualizzabili in autonomia. Il resoconto (reports) dei dati inseriti può essere richiesto all’ufficio rilevazione attività ambulatoriali. 5.9 RISULTATI Dall’analisi effettuata si possono evincere punti di forza: Impegno del personale verso la presa in carico del paziente Buon rapporto/relazione con il paziente che afferisce Rapporto di collaborazione ed integrazione tra tutto il personale che collabora e concorre alla cura del paziente Flessibilità nel gestire rotazioni su postazioni di lavoro Ambiente accogliente, struttura curata negli arredi 72 Importante supporto informatico ed anche punti di debolezza Personale infermieristico impiegato in mansioni amministrative Mancanza di un locale dedicato dove eseguire attività con e per il paziente, da parte del personale infermieristico (counseling, educazione sanitaria/terapeutica) Mancanza di uno strumento infermieristico per la presa in carico del paziente Mancanza di continuità assistenziale Esecuzione delle prestazioni, spesso a chiamata Dislocazione del servizio e delle attività giornaliere su diversi piani strutturali Programma informatizzato per la raccolta e la visualizzazione dei dati infermieristici poco accessibile se non con supporto 6. PROGETTO DI RIORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’: l’ambulatorio infermieristico Razionale ed obiettivi: Questa ipotesi di progetto nasce dalla necessità di migliorare la qualità dell’assistenza erogata nel servizio di radioterapia e di fornire una coerente continuità e completezza dell’assistenza al paziente che entra in contatto con una malattia grave come quella neoplastica. La rilevanza dell’ambulatorio infermieristico, all’interno del servizio, è rappresentata dall’effettiva possibilità di garantire una attenta valutazione dei bisogni nonché una efficace risposta in termini di assistenza al paziente oncologico. L’idea della possibile realizzazione di questo progetto è inoltre emersa tra gli operatori infermieristici dell’U.O. con la volontà di vedere riconosciuto e valorizzato il proprio ruolo specifico, di favorire la diffusione di standard operativi condivisi per costruire Linee Guida di riferimento e di poter istituzionalizzare e documentare le prestazioni che vengono ad oggi erogate, in rapporto alle aspettative/bisogni degli specifici utenti. E’ importante definire gli attori coinvolti nel progetto: 73 1. Pazienti: principali destinatari del progetto anche se fruitori ultimi 2. Infermieri: coloro che detengono la responsabilità del progetto in quanto competenti per la sua gestione 3. Medici radioterapisti: attraverso l’integrazione e la collaborazione con l’infermiere contribuiscono alla completezza della presa in carico totale del paziente 4. Tecnici Sanitari di Radiologia Medica (TSRM): si occupano della cura del paziente con responsabilità tecniche. Il costante aumento della patologia neoplastica e dell’uso della Radioterapia, come sempre più efficace strumento di cura, è confermato dai nuovi accessi degli ultimi anni. I valori riportati nella tabella seguente si riferiscono agli accessi da parte di persone che non hanno mai eseguito una visita o un trattamento presso il nostro Servizio e che vanno sommati ai pazienti già noti al servizio che tornano alla nostra osservazione per eseguire ulteriori trattamenti. NUOVI ACCESSI 2009 2010 1140 1138 1° SEM 2011 680 Un’ulteriore analisi dei dati attualmente acquisiti (purtroppo parziale in quanto non sempre registrati) relativi all’anno 2009 – 2010 e 1° semestre dell’anno in corso e raggruppati nella tabella che segue, esprime la qualità e la quantità delle prestazioni, anche se in modo superficiale, che sono state effettivamente garantite. 74 ATTIVITA’ INFERMIERISTICHE ANNO 2009 ANNO 2010 MEDICAZIONE (*) 102 275 1° SEMES TRE 2011 252 PRELIEVO EMATICO 13 9 12 INIEZIONE (IM/EV/SC) 93 68 12 FLEBOCLISI 62 101 117 SOMM.NE FARMACI X OS 3 21 2 n. r. 13 25 ASPIRAZIONE ENDOTRACHEALE (*) n. r. 15 62 COUNSELING INFERMIERISTICO (*) (Neopl. Mammella) Dal 28/2/2011 / / 112 273 502 594 MONITORAGGIO FUNZIONI VITALI (*) TOTALE PRESTAZIONI INFERMIERISTICHE n. r. = non registrati Alcuni di questi interventi infermieristici (*) richiedono, per la loro tipologia e complessità assistenziale, un impegno infermieristico maggiore in termini di tempo e di responsabilità. Per esempio, il monitoraggio delle funzioni vitali, eseguito durante una sedazione indotta o un trattamento di paziente portatore di PM/defibrillatore, implica la presenza costante dell’infermiere per tutta la durata della seduta radioterapica (min 15’ – max 45’se non intervengono complicazioni). Il primo passo verso la realizzazione del progetto è sicuramente l’informazione e il coinvolgimento di tutto il personale operante nel servizio, per una fattiva condivisione dello stesso. Lo scopo della sensibilizzazione e del coinvolgimento di tutto il personale è fondamentale per la realizzazione di tale ipotesi, proprio per implementare rapporti di collaborazione ed integrazione, acquisire proposte e candidature per i lavori di gruppo necessari a definire le modalità attuative. 75 Una modalità di diffusione potrebbe essere rappresentata da incontri/riunioni di tutto il personale durante i quali presentare il progetto e le tappe più importanti per realizzarlo. Da tali incontri, come in precedenza specificato, risulta fondamentale la definizione di gruppi di lavoro multiprofessionali, al fine di elaborare le modalità operative e momenti strutturati di formazione per condividere linguaggi, percorsi e strumenti. Per quanto attiene alla formazione del personale infermieristico è necessario lavorare è su alcuni aspetti clinici come: individuazione e misurazione del dolore valutazione degli effetti collaterali e/o lesioni e relativi interventi possibili in particolare riconoscimento e gestione delle mucositi orali informazione su consigli alimentari per patologie specifiche I punti sopracitati richiedono la presenza del radioterapista e la modalità utilizzata potrebbe essere riconosciuta come formazione sul campo (FSC). Le attività formative possono essere effettuate giornalmente, con la partecipazione dell’infermiere agli incontri quotidiani del personale medico durante i quali vengono presentati e discussi i trattamenti in programma, oppure suddivisi in più giornate programmando incontri inizialmente con cadenza settimanale o quindicinale. Un altro aspetto da presidiare, con la collaborazione di tutta l’èquipe, riguarda l’informazione/relazione e supporto del paziente, con particolare riferimento all’elaborazione e stesura di opuscoli informativi (oltre a quelli già in uso per le informazioni generali e per trattamenti sulla mammella) diversificati per distretto obiettivo di trattamento. Tali strumenti non sostituiscono la necessaria relazione personale attuata mediante il colloquio, ma possono aiutare a fissare alcune punti fondamentali, su cui il paziente può riflettere anche a domicilio per poi discuterne con il personale infermieristico. Queste modalità (gruppi di lavoro interprofessionali) hanno diversi obiettivi: - definire come riprogrammare l’attività complessiva del Servizio per ritarare tempi, interfaccia, modalità di chiamata/intervento dell’infermiere, tenendo conto che ci sarà una presa in carico di tutti i pazienti, con definizione delle modalità di follow-up infermieristico. 76 - definire gli strumenti per la registrazione delle attività infermieristiche, che contiene la valutazione dei problemi/bisogni del paziente, gli interventi pianificata e d attuati e gli esiti ottenuti. - far emergere eventuali diffidenze e/o resistenze da parte di operatori nei quali stimolare la collaborazione ribadendo il concetto che il modello organizzativo che si vuole sperimentare è basato sul rispetto delle competenze e delle responsabilità dei diversi professionisti. Le ipotesi che si propongono per l’attuazione di questo progetto, dopo queste tappe iniziali, di fondamentale importanza per condividere con il personale infermieristico conoscenze e strumenti per lavorare in sicurezza ed in autonomia, possono essere sintetizzate secondo i seguenti aspetti: Il personale: Dopo una adeguata formazione, sarebbe opportuno attuare una ridistribuzione dei compiti sollevando il personale infermieristico dai compiti puramente amministrativi in modo che possa ricoprire postazioni in cui è richiesta l’assistenza diretta al paziente: Partecipazione alla visita medica Educazione sanitaria/terapeutica Iniezione MDC per TC di centratura Brachiterapia endocavitaria Medicazione di lesioni cutanee Monitoraggio delle funzioni vitali Le attività eseguite in compartecipazione con il medico permettono, ad entrambi i professionisti, l’individuazione di aspetti assistenziali fondamentali per il paziente, favoriscono la crescita professionale ed aumentano l’immagine positiva che l’utente ha del servizio. Organizzazione delle attività: Le attività radioterapiche coprono una ampia fascia oraria (dalle ore 7.45 alle ore 20.00): è importante che l’infermiere garantisca la sua presenza per il maggior numero di ore 77 possibili; la sala macchine è il luogo frequentato quotidianamente dal paziente fino al termine del ciclo di radioterapia che può durare fino a sei settimane: il medico è sempre presente per effettuare visite in corso di trattamento e di dimissione nonché prescrivere l’interruzione o la sospensione del trattamento secondo necessità. La presenza dell’infermiere nell’ambulatorio attiguo ai locali di trattamento sarebbe un valido supporto per: fungere da “filtro” quindi eseguire valutazioni che non richiedono la prescrizione di farmaci (Eritema di grado 1) pianificare e valutare accertamenti ematologici rilevare settimanalmente il peso corporeo e lo stato nutrizionale dei pazienti che eseguono trattamento su testa/collo Richiedere l’intervento medico solo in caso di necessità In base al numero di operatori in organico al servizio e visto il tipo di attività, che è in gran parte programmabile, si potrebbe ipotizzare la copertura infermieristica della postazione con una unità tutte le mattine (dalle 8.00 alle 14.00) ed una unità per tre pomeriggi la settimana (dalle 13.30 alle 19.30). I modi: Per uniformare i comportamenti degli infermieri, garantire la standardizzazione di alcune procedure di routine e la continuità dell’assistenza sarebbe utile l’adozione di una scheda/cartella infermieristica progettata e creata ad hoc da un gruppo formato da Infermieri, Coordinatore infermieristico, e con l’eventuale collaborazione del medico; Le informazioni da acquisire riguardano principalmente: Dati anagrafici Numero di cartella clinica Riferimenti clinici (diagnosi iniziale, eventualmente aggiornabile) Trattamento previsto (tipo, sede, durata) Valutazione infermieristica iniziale Evidenziazione dei bisogni assistenziali Raccolta di informazioni di tipo psicologico ed emozionale Diario per successive valutazioni programmate Valutazione infermieristica finale (alla dimissione) 78 Pianificazione ulteriori medicazioni (se necessario) La compilazione è responsabilità dell’infermiere con obbligo di firma ad ogni prestazione (responsabilità professionale); a questo proposito è necessario che ogni prestazione infermieristica erogata, al fine di non disperdere dati per la valutazione del volume di attività, venga registrata. E’ possibile prevedere l’inserimento di documentazione fotografica delle eventuali lesioni in corso di trattamento per valutarne le modificazioni quindi i tempi per il raggiungimento degli obiettivi. L’inserimento nella cartella clinica del paziente all’atto della dimissione o al termine di ulteriori medicazioni programmate potrebbe renderla uno strumento con valenza legale oltre a costituire un sistema di monitoraggio accurato della qualità dell’assistenza e della reale presa in carico. Può inoltre offrire la possibilità di condurre ricerche infermieristiche per la valutazione dell’efficacia del Nursing (valutazione degli esiti). Si può considerare, quindi, un utile indicatore dei progressi degli obiettivi assistenziali. Per segnalare la presenza di un ambulatorio infermieristico a disposizione dei pazienti che sono in trattamento radioterapico, potrebbe essere utile adottare un opuscolo informativo sull’esistenza di questo servizio, elencando le attività che vi vengono svolte ed indicando gli orari in cui è attivo. Gli spazi: La situazione ottimale sarebbe rappresentata dalla disponibilità di un locale/postazione adeguata con la presenza dell’infermiere possibilmente continuativa (compatibilmente con gli orari previsti), facilmente accessibile e riconoscibile dal paziente, dove poterlo incontrare per: Garantire attività di counseling ed educazione sanitaria/terapeutica in ambiente tranquillo e riservato Acquisire e rilasciare informazioni utili e necessarie garantendo il rispetto della privacy Eseguire prestazioni infermieristiche avendo a disposizione presidi medico-chirurgici e i materiali necessari (medicazioni, iniezioni di farmaci, prelievi ematici, ecc..) Assegnare appuntamenti per controlli successivi 79 Lo spazio disponibile potrebbe accogliere inoltre un supporto informatico dedicato, utile per permettere: Consultazione e registrazione di dati relativi al paziente Archiviazione e gestione degli stessi dati Visualizzazione del volume dei dati con possibile conteggio Pianificazione di interventi infermieristici I tempi: Seguendo una ipotetica check-list cronologica, le tappe più importanti che dovrebbero essere condotte per realizzare il progetto, potrebbero susseguirsi in questo modo: Inizialmente si potrebbe prevedere la redazione di un questionario per indagare i bisogni espressi dal paziente al fine di predisporre azioni in grado di soddisfare tali bisogni Durante il periodo di formazione della durata ipotetica di circa tre mesi, si potrebbe lavorare alla progettazione della cartella/scheda infermieristica la cui preparazione sarebbe facilitata dalla formazione stessa che metterebbe in evidenza le diverse problematiche da considerare e valutare in ogni paziente. Successivamente, con l’acquisizione di ulteriori competenze derivate dalla formazione, si potrebbe iniziare la costruzione di opuscoli informativi (brochure) contenenti informazioni e consigli diversificati a seconda del distretto obiettivo di trattamento. Di seguito, e gradatamente in base alla patologia, si potrebbe cominciare la presa in carico vera e propria del paziente con la valutazione infermieristica, la consegna del materiale informativo, il counseling e l’adozione della cartella/scheda precedentemente preparata e condivisa dalla Direzione. Prevedere un sistema di monitoraggio articolato in riunioni mensili per verificare l’andamento del progetto (apportando eventuali modifiche), confrontarsi su problematiche emerse e per condividere l’attività svolta richiedendo, se necessario, la presenza del medico. A distanza di 12 mesi potrebbe essere interessante ripresentare il questionario ai pazienti per valutare l’effettivo grado di soddisfazione dei pazienti verso la presa in carico attuata e la valutazione della loro esperienza negli incontri con gli infermieri. (45) 80 I risultati attesi (outcomes) sarebbero: 1. Maggiore soddisfazione del paziente 2. Diminuzione degli effetti collaterali del trattamento 3. Maggior controllo dei sintomi eventualmente presenti (dolore, mucositi, ecc..) 4. Sviluppo dell’autonomia e autodeterminazione del paziente 5. Aumentata compliance del paziente 6. Maggiore fiducia nelle istituzioni sanitarie ed in particolare nella professione infermieristica 7. Maggiore integrazione/collaborazione con gli altri professionisti che operano nel servizio 7. CONCLUSIONI L’infermiere che opera in un reparto di radioterapia deve avere un’adeguata conoscenza della patologia oncologica per la quale sono indicati i trattamenti radioterapici e deve avere nozione di tutto l’insieme di interventi medici e di tecniche che costituiscono il piano di trattamento; ciò gli permette di sviluppare le competenze che sono per lui peculiari e specifiche. Il suo ruolo inoltre si manifesta nella responsabilità dell’assistenza infermieristica e nella relazione con il paziente che costituisce, insieme all’educazione una irrinunciabile dimensione dell’esercizio della professione. Infatti, nel prendersi cura ogni giorno del malato, l’infermiere non si limita all’atto puramente tecnico, ma svolge una funzione terapeutica e di supporto attraverso la ricerca di una comunicazione e di un’interazione di qualità con l’assistito. Il prendersi cura consiste appunto nell’approccio alla persona, tenendo conto dei suoi problemi clinici e somatici ma essere anche proiettata verso ambiti educativo-relazionali di consulenza, informazione ed accompagnamento verso l’autogestione della salute. 81 L’obiettivo, seppure ambizioso, del progetto presentato è di fornire all’infermiere strumenti e capacità adeguati al fine di assumere decisioni, rispetto alla propria competenza, per pianificare ed erogare attività ed assistenza di qualità ma soprattutto di comprovata efficacia al paziente che afferisce al Servizio ed al quale sono indirizzati gli interventi specifici. La realizzazione degli obiettivi potrebbe passare attraverso una specifica formazione unita ad una forte collaborazione ed integrazione con gli altri professionisti responsabili del processo di cura. 82 BIBLIOGRAFIA 1. Oncologic nursing JoAnn Huang Eriksson, Patricia Darlene Lee. Traduzione di Silvia Galtarossa. Edizioni SUMMA, 1993. 2. AIRTUM anno 33. Rapporto Luglio-Ottobre 2009, supplemento 1. 3. Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P . Medicina oncologica. 7° edizione Masson . Parte I: Principi di storia generale e approccio diagnostico generale, 2004. 4. Pilotti S. Citodiagnostica oncologica. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte I: Principi di storia generale e approccio diagnostico generale. 7° ed. Masson. 2004: 99-111. 5. Musumeci R, Tesoro-Tess JD Radiodiagnostica. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte I: Principi di storia generale e approccio diagnostico generale. 7° ed. Masson. 2004:161 6. Bombardieri E, Crippa F. Diagnostica di medicina nucleare. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte I: Principi di storia generale e approccio diagnostico generale. 7° ed. Masson. 2004: 233-34 7. Spinelli P. Principi di endoscopia oncologica. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte I: Principi di storia generale e approccio diagnostico generale. 7° ed. Masson. 2004: 245-46 8. Mannucci PM, Cattaneo M, Federici AB. Esami ematologici. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte I: Principi di storia generale e approccio diagnostico generale. 7° ed. Masson. 2004: 259-260-61-62-64 9. Bombardieri E, Seregni E. Biomarcatori circolanti. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte I: Principi di storia generale e approccio diagnostico generale. 7° ed. Masson. 2004: 269 10. Bonadonna G, Ferrari L. Classificazione in stadi. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte I: Principi di storia generale e approccio diagnostico generale. 7° ed. Masson. 2004: 283-84-85 11. Greco M, Gennaro M. Principi di chirurgia. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte II: Approccio terapeutico generale. 7° ed. Masson 2004: 293-299 83 12. Bonadonna G. Principi clinici di chemioterapia. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte II: Approccio terapeutico generale. 7° ed. Masson 2004: 361-373 13. Robustelli Della Cuna G. Principi di endocrino terapia. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte II: Approccio terapeutico generale. 7° ed. Masson 2004: 381-82 14. Bombardieri E, Savelli G, Castellani MR, Seregni E. Principi di terapia mediconucleare con radioisotopi. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte II: Approccio terapeutico generale. 7° ed. Masson 2004: 241-42 15. Gardes MP. Nursing in radioterapia: l’infermiere e la tecnologia. Ed. Piccin 2007 16. Lombardi F. Gandola L. Principi di radioterapia. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte II: Approccio terapeutico generale. 7° ed. Masson 2004: 316-17-18/312-13-14 17. Orecchia R. Ipertermia. In :Olmi P, Santoni R. Manuale di oncologia radioterapica. Ed. Monduzzi 1992: 133-34-35 18. Biagini C, Anaveri G, Maurizi-Enrici R. Principi di radioterapia. In: Ausili Cefaro G, Fallai C, Marmiroli L, Olmi P. Terapia di supporto in oncologia: Risultati di un’indagine. Ed. Il pensiero scientifico. 19. Fallai C. Concetti base di oncologia radioterapica. In: Olmi P, Santoni R. Manuale di oncologia radioterapica. Ed Monduzzi 1992: 55-6 20. Bidoli P, Robustelli Della Cuna G, Pastorino U. Neoplasie del polmone. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte IV Diagnosi e terapia delle principali neoplasie. 7° ed Masson 2004: 899-900 21. Robustelli Della Cuna G. Neoplasie del sistema nervoso. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte IV Diagnosi e terapia delle principali neoplasie. 7° ed Masson 2004:828-29-31 22. Bongiorno A, Malizia S. La comunicazione della diagnosi grave. ed Carocci Roma 2001 23. Pellegrini, Cortesi, Padovani. Nursing-assistenza al paziente oncologico. Ed Scientifiche Firenze. Cattedra di oncologia medica università La Sapienza di Roma 84 24. Bruno P. Guida pratica alla direzione di struttura. I libri de Il Sole 24 ore (materiale didattico consegnato nel corso del master da Prof. Giudice) 25. Federazione nazionale collegi IPASVI. Codice deontologico dell’infermiere 2009. Collegio provinciale di Reggio Emilia 26. Minetti A, Azzolin MG, Piccini C, Zavaritt A. La definizione della professione infermieristica nel XXI secolo. La rivista italiana in cure palliative. 2/2008 27. Assistenza infermieristica e ricerca. Contributi ed esperienze: i bisogni del paziente con patologia oncologica e le risposte negli statuti dei servizi sanitari dedicati e associazioni. 30/1/2011 28. Cappellini M, Pacini P,Fallai C. Tumori maligni della mammella. In: Olmi P, Santoni R. Manuale di oncologia radioterapica. Ed Monduzzi 1992: 247 29. Casamassima F. Tumori maligni del polmone. In: Olmi P, Santoni R. Manuale di oncologia radioterapica. Ed Monduzzi 1992: 250 30. Valentini V. Tumori maligni intratoracici. In: Olmi P, Santoni R. Manuale di oncologia radioterapica. Ed Monduzzi 1992: 265 31. Robustelli Della Cuna G, Bonadonna G. Neoplasie dell’apparato digerente. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte IV Diagnosi e terapia delle principali neoplasie. 7° ed Masson 2004: 1015-1016 32. Cionini L. Tumori maligni dell’apparato digerente inferiore. In: Olmi P, Santoni R. Manuale di oncologia radioterapica. Ed Monduzzi 1992: 285-6-9 33. De Palo G. Neoplasie del tratto genitale inferiore femminile. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte IV Diagnosi e terapia delle principali neoplasie. 7° ed Masson 2004: 1087-88-1112 34. Santoni R. Tumori maligni dell’apparato genitale femminile. In: Olmi P, Santoni R. Manuale di oncologia radioterapica. Ed Monduzzi 1992: 331-346-7 35. Lambert P et al. Pacemaker, défibrillateur et radiothérapie: propositions de conduit à tenir en 2010 en function du type de stimulateur cardiaque, du prognostic et du site du cancer. Cancer/Radiothérapie 15 (2011) 238-249 36. Chavez MI et al. Associate editor. Monitoring patients whith Implanted Cardiac Rhythm Devices Receiving Radiation Therapy. Clinical challenges: Vol 36, No 6, 2009. Oncology Nursing Forum 85 37. Bonezzi C, Miotti D, Barbieri M. Controllo del dolore. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte V Complicazioni e terapia di supporto. 7° ed Masson 2004: 1739-1749 38. Licitra L, Cantù G, Olmi P. Naoplasie del distretto cervico-facciale. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte IV Diagnosi e terapia delle principali neoplasie 7° ed Masson 2004: 837-832 39. Olmi P. Tumori maligni della testa e del collo-introduzione. In: Olmi P, Santoni R. Manuale di oncologia radioterapica. Ed Monduzzi 1992: 177-78-80-81-82 40. Mannion, Woolf. The clinical journal of pain, 2000 41. Caraceni A, Cherny N, Fainsinger R, et al: Pain measurement tools and methods in clinic research in palliative care: recommendations of an Expert Working Group of the EAPC. J Pain symptom manage 23, 2002: 239-255 42. Bonadonna G, Ferrari L. Valutazione della risposta terapeutica. In: Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P. Medicina oncologica. Parte II Approccio terapeutico generale /° ed Masson 2004: 477 43. Feltrin GP, Zandona M, Borile V, Rettore C, Miotto D. Fondamenti sui mezzi di contrasto iodati e reazioni avverse. La radiologia medica. Radiol Med (Suppl 1 al n. 4) ed Minerva medica, Torino 2004: 8-31 44. Bellin MF, Jacobsen JA, Tomassin I, Thomsen HS, Morcos SK and members of the Contrast media safety committee of the European Society of Urogenital Radiology (ESUR). Contrast medium extravasation injury: guidelines for prevention and management. Eur Radiol 2002: 2807-2812 45. D’Innocenzo M. Nuovi modelli organizzativi per assistenza L’ambulatorio infermieristico territoriale. ed Centro scientifico 2002 SITOGRAFIA http://web.unife.it/utenti/luigi.grassi/Documenti%20PsicoOncologia/LINEE_GUIDA_SIPO.pdf (ultimo accesso Giugno 2011) infermieristica. 86 http://www.registri-tumori.it/PDF/AIRTUM2010Prevalenza /001_054prime_parte.pdf (ultimo accesso Giugno 2011) http://www.registri-tumori.it/PDF/AIRTUM2009Trend (ultimo accesso Giugno 2011) http://www.airc.it/prevenzione-del-tumore/alimentazione-corretta-faq.asp (ultimo accesso giugno 2011) http://www.registri-tumori.it/PDF/AIRTUM2010 Prevalenza /148_188ultima_parte.pdf (ultimo accesso Luglio 2011) http://www.saluter.it (ultimo accesso Giugno 2011) http://www.aimn.it/Lex_230.html (ultimo accesso Settembre 2011) http://www.americannursetoday.com/Radiation therapy 101-Volume 6, Number 1-By Rebecca Ruppert, MS, RN – Jan 2011 (ultimo accesso Luglio 2011) http://www.cancer.org/Treatment/TreatmentsandSideEffects/TreatmentTypes/Radiation (ultimo accesso Giugno 2011) http://it.wikipedia.org/wiki/Radioterapia (ultimo accesso Luglio 2011) http://www.asmn.re.it/allegati/PET_TSRM/Moretti-Raffaelli.pdf (ultimo accesso Luglio 2011) http://biblioteca.asmn.re.it/allegati/Linee_Guida_IORT.pdf (ultimo accesso Luglio 2011) http://www.radiochirurgia.it/terapie.html (ultimo accesso Luglio 2011) http://generallythinking.com/research/lazarus-1991-emotion-and-adaptation/ (ultimo accesso Giugno 2011) http://www.ipasvi.it/chisiamo/content.asp?ID=12 (ultimo accesso Agosto 2011) http://www.eortc.be/services/doc/ctc/CTCvs2.doc (ultimo accesso Settembre 2011) http://www.saluter.it/documentazione/leggi/regionali/linee-guida/indicazioni-per-lavalutazione-e-il-trattamento-del-dolore-oncologico (ultimo accesso Settembre 2011) http://www.prevenzionetumori.it/archivio/archivio_text.php?cat_id=274&pos=5 ultimo accesso Settembre 2011) http://www.aiiro.org/AIIRO/Nursing_in_RT_News_files/Nursing%20in%20RT%20News %20-%20Marzo%202011.pdf (ultimo accesso Agosto 2011) http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Scientific_guideline/2009 (ultimo accesso Agosto 2011) 87 http://www.agenziafarmaco.gov.it – Eritropoietina e neoplasie: usare con estrema cautela – aggiornamenti del Ministero della Salute - anno XI n. 1 - 2004 (ultimo accesso Agosto 2011) http://www.asco.org/ASCOv2/About+ASCO (ultimo accesso Agosto 2011) http://www.marionegri.it/mn/it/docs/sezioni/pubblicazioni/libri/convegnoapolone.pdf (ultimo accesso Settembre 2011) http://www.icru.org/index.php?option=com_content&task=view&id=23&Itemid=87 (ultimo accesso Settembre 2011) 88 8. Allegati: Allegato 1 PERCORSO DEL PAZIENTE IN RADIOTERAPIA - IN URGENZA – - RACCOLTA INFORMAZIONI CLINICHE - VISUALIZZAZIONE IMMAGINI RADIOGRAFICHE - VALUTAZIONE STADIO DELLA MALATTIA - VALUTAZIONE ESAMI EMATOCHIMICI RILEVANTI (MEDICO RADIOTERAPISTA) SEGNALAZIONE AL SERVIZIO DA PARTE DI: MMG U.O./ STRUTTURA OSPEDALIERA (DEGENZA O DH) PRESA IN CARICO PER TRATTAMENTO ACCESSO DEL PAZIENTE AL SERVIZIO: - INSERIMENTO DATI ANAGRAFICI - VISITA RADIOTERAPICA - COMPILAZIONE CARTELLA CLINICA TC CENTRATURA (CON O SENZA SISTEMA DI IMMOBILIZZAZIONE) (*) IDENTIFICAZIONE DI: TIPO DI TRATTAMENTO VOLUME BERSAGLIO DOSE DA EROGARE APPARECCHIO DA UTILIZZARE NUMERO DI APPLICAZIONI STESURA PIANO DI TRATTAMENTO (MEDICI E TECNICI DI FISICA SANITARIA TRATTAMENTO RADIANTE RINVIO AL RICHIEDENTE (*) = PRESENZA INFERMIERE E/O PERSONALE DI SUPPORTO PER PRESTAZIONI TECNICO/ASSISTENZIALI (SOMMINISTRAZIONE O₂ TERAPIA, MOVIMENTAZIONE DEL PAZIENTE, SOMMINISTRAZIONE TERAPIA MEDICA) 89 Allegato 2 90 91 Allegato 3 92 93 Allegato 4 1.Titolo Procedura infermieristica per brachiterapia ginecologica 2.Indirizzato a: Personale infermieristico, OTA e AS 3.Emissione Data2/05/2005 Revisioni Data20/04/2009 Data 09/08/2011 Redatta da: Maiavacchi Erica Autorizzata da: Prandi Carmen Firma: Redatta da: Maiavacchi Erica, Dott.ssa M.P. Ruggieri. Redatta da Maiavacchi Erica; Autorizzata da: Dott.ssa C.Iotti, Prandi Carmen. Firma: Autorizzata da: C. Iotti C. Prandi 4.Oggetto: Modalità e responsabilità per la preparazione e l'assistenza del paziente che necessita di brachiterapia ginecologica. 5.Scopo: Assicurare una corretta informazione alla paziente per ottenere la massima collaborazione. Garantire una adeguata assistenza alla paziente. Conoscere gli strumenti occorrenti e il loro uso. Osservare una adeguata asepsi nelle manovre e negli strumenti usati al fine di ridurre i rischi di infezione. Garantire l'attuazione e il susseguirsi delle fasi rispettando tempi e modalità. 6.Applicabilità: La procedura si applica nell' AMB. CHIR. A tutte brachiterapia ginecologica. 7.Definizione e sigle: AMB. CHIR. : ambulatorio chirurgico. TC = Tomografia Computerizzata. I.P. : Infermiere Professionale. le pazienti che necessitano di 94 OTA: operatore tecnico assistenziale. A.S. : Ausiliaria specializzata. 8.Descrizione Attività: Preparazione dell' AMB. CHIR , della paziente ed interazione con altre figure professionale ( OTA , Medico Per L'I.P Preparare l'Amb. Chir. Preparare il carrello servitore con occorrente per cateterismo vescicale Accertarsi della presenza degli applicatori e dei ferri occorrenti. Informarsi sulla disponibilità del Medico e del Fisico sanitario. Informare la paziente sulle attività alle quali verrà sottoposto. Posizionare la paziente e applicare il catetere vescicale. Chiamare il Medico , preparare documentazione e foglio di lavoro. Collaborare con il Medico nell'introduzione degli applicatori. Al termine della terapia togliere applicatori e cateteri ( eventualmente con la presenza del Medico ). Comunicare o confermare eventuali successivi appuntamenti. Riordinare L'AMB. CHIR. PER l' O.T.A. E l'A.S. Dopo il posizionamento degli applicatori trasferire la paziente dall' AMB. CHIR. alla sala TC o di terapia. Al termine della terapia riportare la paziente in AMB. CHIR. Al termine della procedura eseguire la disinfezione e il lavaggio degli applicatori usati ed invitarli al centro sterilizzazione. 9.Allegati: Istruzione operativa opacizzazione vescica ( prima seduta ) Istruzione operativa preparazione alla terapia ( sedute successive ) 95 BRACHITERAPIA GINECOLOGICA PREPARAZIONE AMBULATORIO CHIRURGICO Letto ginecologico (lenzuolo ripiegato sotto il bacino+telino+fascia per imbragatura) Carrello servitore con occorrente per 1) CATETERE VESCICALE (se previsto) 2) CATETERE RETTALE (se previsto) 1) CAT. VESCICALE: sonda foley 3 vie CH 18, guanti sterili, ciotola sterile con alcuni tamponcini di garza sterili, disinfettante Betadine o simile (ESO JOD), pinza ad anelli, tappo per catetere vescicale, busta raccogli urine (verificare la presenza di ferretto di sostegno), gel lubrificante, siringa per palloncino preparata come da schema allegato. 2) CAT. RETTALE: catetere con palloncino CH 18, tappo per catetere, gel lubrificante, siringa per palloncino preparata come da schema allegato. ACCERTARSI CHE SIA PRESENTE LA CASSETTA CON GLI APPLICATORI DA UTILIZZARE + FERMO A FARFALLA GIA’ STERILIZZATA. QUANDO LA PAZIENTE SI PRESENTA IN REPARTO CHIEDERE AL MEDICO (Dr. Palmieri o Dr. Muraglia): Quando cominciare la preparazione Se necessario praticare pre-medicazione (con quali farmaci) PRIMA DI INIZIARE TELEFONARE AL N. 6781 PER VERIFICARE LA PRESENZA DI UN FISICO. PREPARAZIONE DELLA PAZIENTE: Farla spogliare dalla vita in giù Vestirla con camicione bianco e sovrascarpe Posizionare la paziente sul lettino e procedere con cateterismi (se previsti). Fissare con cerotto i cateteri tesi. CHIAMARE IL MEDICO E NEL FRATTEMPO PREPARARE DOCUMENTAZIONE E LA CARTELLA GIALLA DI BRACHITERAPIA HDR. LA 96 PREPARARE LA CASSETTA PRESCELTA ED ASSISTERE IL MEDICO NELLE MANOVRE PER L’INTRODUZIONE DEGLI APPLICATORI. SE RICHIESTO PREPARARE TAMPONCINI O GARZA LUNGHETTA, IMBEVUTI DI OLIO DI VASELINA O NEFLUAN, PER IL FISSAGGIO INTRAVAGINALE DEGLI APPLICATORI (RICORDARSI DI SEGNARE IL N° DEI TAMPONCINI INTRODOTTI) TERMINATO IL POSIZIONAMENTO DEGLI APPLICATORI CHIUDERE LA FASCIA ATTORNO ALL’ADDOME DELLA PAZIENTE ED INCROCIARE I LEMBI CON VELCRO PER IMMOBILIZZARE GLI APPLICATORI. TOGLIERE DAL LETTINO I POGGIAGAMBE DIVARICANTI E FAR ALLUNGARE LE GAMBE ALLA PAZIENTE . TRASFERIRE LA PAZIENTE SULLA BARELLA PREPARATA CON ASSE RIGIDA CON L’AUSILIO DEL ROLL BOARD. (durante il trasferimento prestare attenzione alla busta per il raccoglimento delle urine) LA PAZIENTE DOVRA’ ESEGUIRE LA TAC (se richiesta) QUINDI ACCERTARSI DELLA DISPONIBILITA’ DELLA SALA. QUALCHE MINUTO PRIMA DELL’ESECUZIONE DELLA TAC RIEMPIRE LA VESCICA DELLA PAZIENTE SEGUENDO LO SCHEMA ALLEGATO. COLLEGARE ALL’APPLICATORE LA SONDA/SONDE PER LA SORGENTE (controllare che il numero sia corrispondente) IN ATTESA DELL’EROGAZIONE DELLA TERAPIA FAR ATTENDERE LA PAZIENTE NELLA SALA DAY-HOSPITAL ASSICURANDOSI CHE MANTENGA LA POSIZIONE SUPINA. QUANDO E’ POSSIBILE INIZIARE L’EROGAZIONE DELLA TERAPIA TRASFERIRE LA PAZIENTE NELLA SALA DI TRATTAMENTO E RIEMPIRE LA VESCICA SEGUENDO LO SCHEMA ALLEGATO. 97 AL TERMINE DELLA TERAPIA RIPORTARE LA PAZIENTE IN AMBULATORIO CHIRURGICO E TOGLIERE APPLICATORI, CATETERI, ECC.. EVENTUALMENTE CON LA PRESENZA DEL MEDICO. ESEGUIRE UNA LAVANDA PRECEDENTEMENTE PREPARATO VAGINALE CON UTILIZZANDO IL LA PRODOTTO PADELLA RICOPERTA DALL’APPOSITO SACCHETTO. GLI APPLICATORI TOLTI DEVONO ESSERE IMMERSI IN UNA SOLUZIONE DISINFETTANTE, DECONTAMINANTE E DETERGENTE APPOSITAMENTE PREPARATA (FARMEDROX POLVERE soluzione al 2%) PER ALMENO 10 MIN. RIORDINARE L’AMBULATORIO CHIRURGICO. RECUPERARE LA DOCUMENTAZIONE CLINICA DELLA PAZIENTE E RIPORLA NELLA CARTELLETTA IN SEGRETERIA (nel caso la paziente debba sottoporsi ad altre sedute) OPPURE CONSEGNARLA AL MEDICO ESECUTORE PER LA PREPARAZIONE DELLA LETTERA DI DIMISSIONE (nel caso la paziente abbia concluso il trattamento). PROCEDERE QUINDI AL LAVAGGIO E ASCIUGATURA DEI FERRI UTILIZZATI. RIPORRE GLI STRUMENTI NELLA CASSETTA DI APPARTENENZA, UNIRE LA PINZA AD ANELLI E LA CIOTOLA, QUINDI RIMANDARE NUOVAMENTE ALLA CENTRALE DI STERILIZZAZIONE. 98 ABSTRACT La malattia rappresenta sempre un evento frustrante della vita: quando, però, è di tipo oncologico ecco che tutte le dimensioni, fisica, psicologica, relazionale e spirituale dell’essere umano vengono coinvolte e minacciate pesantemente nella loro integrità. Anche la famiglia del paziente oncologico vive momenti di crisi che possono alterare quelli che sono gli equilibri esistenti all’interno del nucleo. Gli effetti sul paziente non si limitano a quelli che potrebbero derivare da un approccio terapeutico come un intervento chirurgico, la chemioterapia, la radioterapia, che possono peraltro portare a delle disabilità organiche e funzionali, ma si protraggono nel tempo coinvolgendo l’aspetto psicologico come la paura della ripresa della malattia, l’esperienza di isolamento, l’ansia, la depressione e la paura della morte. I dati epidemiologici dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) raccolti nelle varie aree del territorio italiano evidenziano che quasi 19.000.000 di persone sono portatori di una neoplasia. Dall’analisi dei dati, i casi di tumore risultano in aumento per effetto dell’invecchiamento della popolazione ma anche grazie agli interventi di diagnosi precoce che anticipano il momento della diagnosi. Questi programmi di screening consentono di identificare la malattia nelle prime fasi dello sviluppo garantendo cosi un tempestivo intervento con conseguente aumento della probabilità di guarigione. In questa tesi viene dapprima preso in considerazione l’approccio diagnostico alla patologia oncologica sottolineando l’importante ruolo della precocità e l’attenzione nel rilevare i sintomi premonitori. L’approccio terapeutico che deriva da una corretta stadiazione della patologia, grazie alla migliore conoscenza epidemiologica clinica e biologica ed allo sviluppo di terapie adiuvanti sia mediche che radianti, consente interventi sempre più orientati alla conservazione della funzione d’organo ed alla dimensione estetica con favorevoli ripercussioni sulla qualità di vita. 99 Viene quindi trattato l’impiego del trattamento radioterapico come sempre più efficace strumento terapeutico e gli effetti collaterali derivanti da questo tipo di trattamento. Vengono inoltre considerati sintomi, condizioni spesso presenti nel paziente radiotrattato quali il dolore, la fatigue e la qualità di vita. Le necessità assistenziali dei pazienti sottoposti a radioterapia e gli interventi infermieristici che possono essere attuati per rispondere a tali bisogni hanno come presupposto la centralità del paziente e della sua famiglia oltre alla presa in carico multidisciplinare e multi professionale per garantire prestazioni efficienti ed efficaci. L’analisi organizzativa dell’attuale Servizio di Radioterapia pone in evidenza punti di forza e criticità che sono il punto di partenza per il progetto di implementazione dell’ambulatorio infermieristico all’interno del Servizio stesso. Tale progetto ha tra gli obiettivi la presa in carico del paziente, il miglioramento dell’assistenza e della relazione e la standardizzazione degli interventi. Il raggiungimento di tali obiettivi potrebbe essere facilitato dalla riorganizzazione dell’attività, dalla formazione di gruppi di lavoro necessari a definire le modalità attuative, dall’adozione di una scheda/cartella infermieristica per ogni paziente, dall’integrazione e la collaborazione tra i diversi professionisti responsabili del processo di cura.