I ragazzi irresistibili Personaggi Willie Clark Al Lewis Ben Silverman Eddie, aiutoregista “il paziente” (nello sketch) “l’infermiera” (nello sketch) l’infermiera scene costumi musiche di luci assistente alla regia assistente costumista direttore di scena capo elettricista fonico macchinista sarta realizzazione scene decorazioni realizzazione costumi collaboratrice ai costumi parrucche calzature foto di scena direzione tecnica amministrazione ufficio stampa relazioni culturali INTERPRETI Johnny Dorelli Antonio Salines Orazio Bobbio Adriano Giraldi Maurizio Zacchigna Zita Fusco Maria Serena Ciano Lauro Crisman Fabio Bergamo Gianni Ferrio e Giorgio Guidi Peppe Pizzo Maurizio Repetto Andrea Buggini Umberto Di Grazia Alessandro Macorigh Alessandro Sdrigotti Lorenzo Tedeschi Barbara Favaretto Castellacci DACO srl Elena Greco DACO srl / Ditta Fabio Bergamo / Nicolao Atelier Marzia Degrassi Ditta Fabio Bergamo CTC Pedrazzoli Tommaso Le Pera Giuseppe Pizzo Paola Cagnacci Diego Matuchina / Cristina Rastelli / Sara Taraschi Paolo Quazzolo Scritta nel 1972, The Sunshine Boys (I ragazzi irresistibili nella traduzione italiana di Masolino D’Amico) racconta le vicende di Al Lewis e Willie Clark, celebre coppia di comici dell’epoca del vaudeville americano, giunti alla fama nazionale grazie ad un loro famoso sketch. Benché affiatatissimi in scena, i due all’insaputa di tutti non si sono mai sopportati e, una volta passati di moda e dimenticati dal pubblico, si sono felicemente divisi e volutamente ignorati per vent’anni. Willie ha continuato a cercare di restare nello spettacolo, finendo a fare qualche spot pubblicitario; Al si è tranquillamente ritirato in pensione e non rimpiange assolutamente la notorietà dei tempi andati. Finché Ben, nipote di Willy e produttore di un varietà televisivo di successo, decide di fare una puntata sulle vecchie glorie del vaudeville e prova a rimettere insieme sul palcoscenico questa terribile accoppiata. Riuscirà a convincerli a mettere da parte i rancori personali per una sola serata? 2 Neil Simon nasce a New York nel 1927. Si fa le ossa come autore di gag per comici televisivi, e a partire dal 1961 dà alle scene una serie pressoché ininterrotta di copioni di successo, che per quantità e continuità non hanno precedenti nella storia di Broadway. Comincia con farse di modeste pretese come A piedi nudi nel parco (Barefoot in the Park, 1963), La strana coppia (The Odd Couple, 1965), Appartamento al Plaza (Plaza Suite, 1968), L’ultimo degli amanti infuocati (Last of the Red Hot Lovers, 1969). Passa in seguito a testi dove alla comicità si mescola una punta d’amarezza e introspezione, come Il prigioniero della Seconda Strada (The Prisoner of Second Avenue, 1972) e I ragazzi irresistibili (The Sunshine Boys, 1972); in questa fase drammaturgica evoca con ironica nostalgia il proprio passato con Capitolo secondo (Chapter Two, 1977), Brighton Beach Memoirs (1983), Biloxi Blues (1984), Smarrito a Yonkers (Lost in Yonkers, 1991) e Risata al 23° piano (Laughter on the 23rd Floor, 1993). Quasi tutte queste opere ottengono centinaia di repliche a New York, vengono tradotte in film e rappresentate con successo anche in Europa, facendo di Simon il più grande commediografo vivente. Le trame di Simon si sviluppano da una situazione di partenza, portata alle estreme conseguenze non attraverso le complicazioni dell’intreccio ma accumulando tutte le variazioni possibili, senza modificarla nella sostanza. I suoi lavori finiscono col sollecitare nel pubblico della “middle-class” americana un processo d’identificazione, presentando personaggi generalmente di mezza età, più o meno inseriti nell’ambiente che li circonda, i quali, davanti a un mondo non più comprensibile, si rendono conto della propria solitudine e della propria fragilità, anche se le esigenze del lieto fine li spingono in qualche modo a guardare al futuro con un pizzico di ottimismo e autoironia. Un testo dalla doppia personalità Orazio Bobbio La messinscena de I ragazzi irresistibili di Neil Simon costituisce, a poco tempo di distanza, una nuova incursione della Contrada - Teatro Stabile di Trieste nella drammaturgia contemporanea di area anglosassone. Dopo Ecco un uomo libero! di Tom Stoppard e dopo altre esperienze maturate negli anni passati con la drammaturgia di Alan Ayckbourn, si è presentata ora l’occasione per mettere in scena una delle più celebri commedie di Neil Simon. Un lavoro dalla doppia personalità, in cui alla risata si mescola l’amarezza per una vicenda che porta in primo piano la vecchiaia e la solitudine, dove piccole cattiverie, ripicche e screzi altro non sono se il mezzo estremo per richiamare l’attenzione dell’altro su di sé. Una storia che ci guida all’interno del mondo dello spettacolo ma, allo stesso tempo, anche nelle pieghe della vita quotidiana, in cui tutti noi ci possiamo facilmente riconoscere. Cavallo di battaglia per interpreti di provata esperienza, I ragazzi irresistibili può approdare sulle scene della Contrada grazie alla presenza di due attori di grande prestigio: Johnny Dorelli e Antonio Salines. Per il primo si tratta di una nuova e sicuramente fruttuosa collaborazione con lo Stabile privato triestino, mentre per il secondo è il prosieguo di un percorso che lo ha già visto più volte interprete e regista sul nostro palcoscenico. Lo spettacolo, che viene presentato nell’agevole traduzione di Masolino D’Amico, si avvale della messinscena di Francesco Macedonio, regista “storico” della Contrada, un amico di lunga data, che ha firmato alcuni tra gli spettacoli più emozionanti visti in Italia in questi ultimi trent’anni. 3 Tra grottesco e drammatico Francesco Macedonio 4 La storia raccontata da Neil Simon nei Ragazzi irresistibili, pur attraverso una serie di situazioni altamente divertenti e spesso al limite del grottesco, affronta alcune tematiche molto importanti e certamente lontane dalla comicità. Due vecchi attori, Willie e Al, si incontrano dopo parecchi anni per riallestire uno dei loro celebri numeri comici. Separatisi a seguito di continue baruffe, non hanno dimenticato del tutto i vecchi rancori, e così, quando tentano di riconciliarsi, non fanno altro che rievocare e inasprire le passate incomprensioni. Ecco quindi emergere il tema della vecchiaia che, curiosamente, è posto in grottesca contrapposizione con il titolo della commedia e, soprattutto, con il nome d’arte che continuano a sfoggiare Willie e Al. Quelli che noi vediamo sulla scena sono due uomini ormai ultrasettantenni, i quali si sono allontanati dal mondo circostante per rinchiudersi in una solitudine in cui regna, sopra ogni cosa, l’incapacità a comprendersi. Dei due, Willie possiede il carattere più scontroso. Abituato alla solitudine dei camerini, dopo il forzato ritiro dal mondo dello spettacolo ha acutizzato le sue maniere brusche, rinchiudendosi nel proprio appartamento come in una sorta di volontario esilio. È vedovo e senza figli: solo un nipote si prende cura di lui ma senza troppi affanni, dal momento che lo stesso Willie sembra provarne fastidio. E nella sua solitudine, emergono tutti i difetti tipici della persona anziana: non esce mai di casa, si dimentica di mangiare, contraddice costantemente il proprio interlocutore. Unico interesse è la rivista “Variety”, di cui legge solo la pagina dei necrologi. Tali premesse potrebbero fornire un quadro altamente angosciante che tuttavia, nella scrittura scenica di Simon, si trasforma in una sensazionale occasione per ribaltare le prospettive e inquadrare la vicenda attraverso una dimensione altamente grottesca. E il pedale della comicità viene spinto così tanto che, in taluni punti, non si riesce neppure a distinguere quando Al e Willie stiano recitando la loro scenetta e quando i due vecchi attori stiano realmente bisticciando tra loro. Tutto il testo di Simon è sapientemente giocato su un costante alternarsi di situazioni comiche, grottesche e drammatiche, pur senza giungere mai al tragico. Quest’ultimo resta forzatamente escluso, dal momento che nessuno dei personaggi creati dall’autore ha la forza di compiere azioni estreme. Basti pensare al momento in cui Willie viene colpito da infarto: nel punto di maggiore tensione drammatica, la scena si volge repentinamente al comico, grazie alla battuta con cui il protagonista finalmente ricorda il nome, a lungo dimenticato, delle patatine. Ma è indubbio che un’altra grande abilità dell’autore è quella di creare un’intera commedia su una trama estremamente sottile, dove la vicenda procede non attraverso grandi azioni, ma piuttosto tra battute mordenti, piccole cattiverie, assurdità di ogni genere. E il meccanismo funziona perché ciascuno di noi ritrova nella commedia qualcosa di sé e del proprio vissuto quotidiano. La struttura dei Ragazzi irresistibili presenta una stretta analogia con un celebre film di Federico Fellini, Ginger e Fred. Anche in quel caso si tratta di una coppia di vecchi attori che vengono chiamati alla televisione per riproporre, ad anni di distanza, un loro celebre numero. Ma, mentre in questo caso scatta anche una vicenda sentimentale trattandosi di un uomo e una donna, nella commedia di Simon la predominanza della componente maschile consente di porre una cattiveria di fondo che accompagna tutta la vicenda. Nella messinscena di questa commedia ho potuto contare sulla presenza di tre protagonisti veramente validi. Con Orazio Bobbio mi lega una lunga consuetudine, avendo condiviso con lui una lunga fetta della mia carriera artistica. Antonio Salines è stato uno dei protagonisti della mia recente messinscena dei Rusteghi, e posso dire che si tratta di un attore di grande sensibilità. Con Johnny Dorelli è la prima volta che ho il piacere di lavorare. Si tratta di un attore di grande esperienza teatrale e cinematografica, un interprete dai tempi comici perfetti e dall’innata capacità nello sfruttare le situazioni che la scena mette a disposizione. Una parola di elogio deve essere rivolta anche a tutti gli altri attori della Contrada che, sebbene qui impegnati in ruoli di minor peso, danno tutti prova di professionalità, da Adriano Giraldi a Maurizio Zacchigna, da Maria Serena Ciano a Zita Fusco. E non vanno dimenticate la funzionale scena di Lauro Crisman e i bei costumi di Fabio Bergamo. 5 Un cavallo di battaglia per grandi attori Paolo Quazzolo 6 Scritta nel 1972, I ragazzi irresistibili rappresenta uno dei primi tentativi di Neil Simon nell’affrontare - pur sempre attraverso la chiave della comicità - tematiche di più grosso spessore. Dopo successi quali A piedi nudi nel parco (1963), La strana coppia (1965), Plaza Suite (1968) o L’ultimo degli amanti infuocati (1969), che lo rivelarono al pubblico come brillante autore di farse, Simon iniziò a dedicarsi a lavori di maggiore spessore, come Il prigioniero della Seconda Strada (1972), Capitolo secondo (1977) o - appunto - I ragazzi irresistibili dove, accanto alla vis comica, è possibile incontrare momenti di riflessione, se non addirittura di amarezza e nostalgia. Contrariamente a quanto promette il titolo, i protagonisti di questa pièce non sono degli adolescenti, bensì degli attempati signori di una “certa età”. “Ragazzi irresistibili” è infatti il nome di una coppia di attori, un tempo osannati dal pubblico ma da tempo ritiratisi dalle scene. Willie e Al - questi i loro nomi - hanno infatti lavorato assieme per quarantatrè anni ma, nonostante l’incredibile affiatamento dimostrato sulla scena, non sono mai riusciti a sopportarsi. E così, giunti a un punto limite, hanno deciso di porre fine alla loro esperienza artistica. Al si è ritirato a vita privata; Willie, viceversa, ha continuato a lavorare nello spettacolo ma senza successo, tanto è vero che la sua vita si è ridotta a ben poca cosa: vive in uno squallido appartamento, isolato da tutti, chiuso in un rancore che ne ha accentuato i tratti burberi del carattere. Suo nipote, Ben, produttore televisivo, trova un’occasione d’oro per riportare in vita l’antico duo: la registrazione di un varietà televisivo nel quale Willie e Al si esibiranno in una delle loro più celebri scenette. I “Ragazzi irresistibili” si ricompone, ma è inevitabile che in breve gli antichi rancori tornino alla luce, vanificando così ogni tentativo di ricomporre la coppia. Sin dalla prima rappresentazione (ne furono interpreti Jack Albertson e Sam Levine) apparve subito chiaro che la commedia di Simon, accanto al carattere eminentemente comico, poneva una vena amara nel raccontare una vicenda che ha quale tematica portante il mondo della vecchiaia. Attraverso quello che sicuramente vuole essere un omaggio al genere del varietà e ai suoi interpreti, Simon in realtà racconta una storia di solitudine, un rapporto difficile tra due uomini che, pur detestandosi, tuttavia non fanno che cercarsi l’un l’altro, dimostrando così che, in fondo, tra di loro esiste un sincero legame di affetto e stima reciproca. La commedia offre una riuscita caratterizzazione dei personaggi principali, colti attraverso le più tipiche manie della vecchiaia: dalla testardaggine all’egoismo, dall’improvvisa pignoleria al ferreo senso di dignità, sino a quella sorta di regressione mentale che conduce la persona ad assumere atteggiamenti fanciulleschi. A tutto ciò si aggiunge una scrittura drammaturgica particolarmente felice, sostenuta da dialoghi estremamente brillanti, che pongono in evidenza la caratteristica fondamentale del lavoro: il suo essere costantemente a metà strada tra il comico, il grottesco e il drammatico. I ritmi particolarmente serrati del teatro di Simon, si fanno qui ancora più veloci, offrendo una struttura volutamente ambigua nella quale è spesso difficile scorgere il limite tra il teatro e la vita. In tale senso basti citare la scena del secondo atto, ove Willie e Al stanno registrando la loro scenetta nello studio televisivo: lo spettatore quasi non si accorge del repentino passaggio che c’è tra la situazione comica dello sketch e quella comico-drammatica in cui i due attori, usciti dai reciproci personaggi, iniziano realmente a litigare e a lanciarsi crudeli insulti. Dopo il successo teatrale, I ragazzi irresistibili conobbe, nel 1975, una prima versione cinematografica diretta da Herbert Ross e interpretata da Walter Matthau e George Burns, che valse a quest’ultimo un premio Oscar, mentre a Matthau e a Simon (autore della sceneggiatura) una nomination. Nel 1995 è stato prodotto un nuovo film diretto da John Erman Writing e interpretato da Woody Allen e Peter Falk. Nonostante ciò, I ragazzi irresistibili continua a ottenere numerosi successi anche nella versione teatrale, dal momento che è costantemente riproposta in numerosi teatri di tutto il mondo, quale cavallo di battaglia per vecchi “leoni” della scena. 7 FRANCESCO MACEDONIO 10 Regista e autore teatrale, Francesco Macedonio è nato a Idria. Dopo la fine della guerra fonda a Gorizia una compagnia teatrale per la quale svolge le mansioni di regista. Nel 1967 il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia gli chiede di mettere in scena un testo di Vittorio Franceschi, Gorizia 1916: da allora diviene il regista stabile di quel Teatro, dirigendo la compagnia dei “dodici”, gli attori che per numerosi anni costituirono il gruppo di riferimento fisso per gli allestimenti di produzione. Fra gli spettacoli allestiti per lo Stabile, Sior Todero brontolon con Corrado Gaipa, Il mio Carso, Avvenimento nella città di Goga con Gabriele Lavia, Casa di bambola, L’idealista con Corrado Pani, Vecchio mondo con Lina Volonghi, oltre alla fortunatissima trilogia in dialetto triestino di Carpinteri e Faraguna Le Maldobrìe, Noi delle vecchie province e L’Austria era un paese ordinato: uno dei successi più grandi nella storia teatrale triestina recente. Nel 1976, assieme agli attori Orazio Bobbio, Ariella Reggio e Lidia Braico, Macedonio fonda il Teatro Popolare La Contrada, del quale è direttore artistico. In tale veste ha messo in scena parecchie decine di spettacoli, spaziando dal teatro in dialetto triestino a quello in lingua italiana, dal repertorio brillante a quello drammatico, sino a numerosi allestimenti per il teatro ragazzi. Tra gli allestimenti più recenti, sono da ricordare El mulo Carleto e El serpente de l’Olimpia di Roberto Damiani ispirati alla figura e alle opere di Angelo Cecchelin, L’assente di Bruno Maier, Classe di ferro di Aldo Nicolaj, Due paia di calze di seta di Vienna e Cosa dirà la gente? di Carpinteri e Faraguna, Ballando con Cecilia di Pino Roveredo, Ecco un uomo libero! di Tom Stoppard e I rusteghi di Goldoni. Di Tullio Kezich ha messo in scena sempre per la Contrada L’Americano di San Giacomo (1998), Un nido di memorie(2000) e L’ultimo carnevàl (2002). Macedonio si dedica pure alla scrittura drammaturgica: ha composto, in collaborazione con Ninì Perno, Quela sera de febraio, Un’Isotta nel giardino e Antonio Freno. Sue sono anche numerose commedie espressamente pensate per il teatro ragazzi, come La vecchia e la luna, Bandiera, Scarabocchio, Dietro la cometa, E tutto per una rosa, La vigilia di Natale e di recente Giro giro tondo ispirato alla fiabe popolari balcaniche. JOHNNY DORELLI tografica con titoli come Tipi da spiaggia, Guardatele ma non toccatele, Totò, Peppino e le fanatiche, mentre cresce di pari passo la Nato a Milano nel 1937, Giorgio Guidi si trasferisce da bambino a New York per raggiungere il padre Aurelio, che si esibisce come cantante con il nome d’arte di Nino D’Aurelio: questo nome, storpiato dalla pronuncia americana, darà a Giorgio Guidi l’idea per il suo futuro pseudonimo. Durante il soggiorno americano, Johnny Dorelli studia pianoforte e contrabbasso alla High School Of Music And Art di New York, dove viene notato da due grandi direttori d’orchestra, Percy Faith e Paul Whiteman, e ottiene buoni risultati nell’ambito di un concorso per nuovi talenti bandito dalla CBS. Quando nel 1955 torna in Italia ed esordisce nel mondo dello spettacolo, Dorelli viene apprezzato come talento tutto italiano al quale viene riconosciuta quella capacità di intrattenimento che caratterizza i poliedrici entertainer americani. Dopo il debutto al cinema con Cantando sotto le stelle e nell’avanspettacolo con i fratelli Maggio, Dorelli prosegue la sua carriera cinema- fortunata carriera canora iniziata con il successo di Calypso Melody: cantante fisso al “Musichiere”, Dorelli partecipa a due Festival di Sanremo, in coppia con Modugno, vincendo con Nel blu dipinto di blu (‘58) e Piove (‘59). Seguono successi come Lettera a Pinocchio e Love in Portofino fino al terzo successo sanremese con L’immensità nel 1967. Da qui la sua carriera prosegue con un crescendo di successi. Abile intrattenitore nel televisivo “Johnny 7” e nel radiofonico “Gran Varietà”, Dorelli continua a sfoggiare un grande talento comico tanto al cinema e in televisione, quanto sul palcoscenico. Negli anni ‘70, oltre a recitare in numerose pellicole, l’attore conferma il suo talento proprio a teatro (Promesse, promesse, Niente sesso siamo inglesi, l’indimenticabile Aggiungi un posto a tavola , Accendiamo la lampada). Nel 1983 interpreta per la TV don Filippo Neri in State buoni, se potete di Magni, cui seguiranno di lì a poco il maestro Perboni di Cuore di Comencini(‘85) e Zeno Cosini de La coscienza di Zeno di Bolchi(‘88). In TV lo ritroviamo anche conduttore di “Premiatissima”, “Finalmente Venerdì”, dell’edizione 1990 del Festival di Sanremo e di “Fantastico” nel ’91. È un ottimo periodo anche a teatro, con i successi di Taxi a due piazze, Se devi dire una bugia dilla grossa, Una bottiglia piena di ricordi, Ma per fortuna c’è la musica, Bobby sa tutto, tutti per la regia di Garinei, cui seguono nelle ultime stagioni Il vizietto, L’Amico di tutti e Do you like Las Vegas?. È da poco uscito il suo ultimo cd e ha appena finito di girare il film di Pupi Avati Ma quando arrivano le ragazze?. 11 ANTONIO SALINES Shakespeare, Barabba di De Ghelderode e Aspettando Godot di Beckett. Dal ‘70 lavora come attore e regista al Teatro Belli di Roma, dove oggi è direttore artistico di una compagnia stabile, allestendo numerosi spettacoli, fra cui Peer-Gynt di Ibsen, L’opera dei mendicanti di John Gay, Cuore di cane di Bulgakov, L’educazione parlamentare e Memorie di un pazzo di Roberto Lerici, Antigone di Sofocle, Il più felice dei tre di Labiche. Nell’80 si cimenta con la regia di Un marziano a Roma di Flaiano. Nell’85 è regista e interprete de Il boudoir del Marchese de Sade di Lerici e interprete de Pranzo di famiglia di Lerici per la regia di Tinto Brass. Seguono Inferno di Strindberg, 12 Nato a La Spezia, si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico: i suoi maestri sono stati Sergio Tofano e Vittorio Gassman. In seguito fonda assieme a Carmelo Bene una delle prime compagnie teatrali autogestite, “I ribelli”, e debutta con Caligola di Camus a Roma. Nel ‘60 fa parte del Teatro Popolare diretto da Vittorio Gassman e prende parte a Adelchi di Manzoni, Orestiade di Eschilo e Un marziano a Roma di Ennio Flaiano. Lavora in televisione con la compagnia de “I Nuovi” diretta da Guglielmo Morandi, dove è protagonista di numerose commedie, fra le quali Ma non è una cosa seria di Pirandello. Nel ‘63 fonda a Roma il primo cabaret con Maurizio Costanzo. Dallo stesso anno è attivissimo in teatro, dove prende parte a numerose commedie, lavorando con le maggiori compagnie italiane e con i registi più prestigiosi. Entrato al Piccolo Teatro di Milano, sostiene ruoli importanti nella Betia del Ruzante (regia di De Bosio) e in Toller di Dorst (regia di Chèreau); tra gli altri suoi lavori con varie compagnie: Giulietta e Romeo di Chi ruba un piede è fortunato in amore di Dario Fo, la regia di Delitto all’Isola delle Capre di Betti, Coltelli di Cassavetes, Il bugiardo di Goldoni, Francesca da Rimini di D’Annunzio. Ha collaborato con lo Stabile di Bolzano e con lo Stabile del Veneto sostenendo svariati ruoli da protagonista (Leonzio e Lena di Buckner, Pene d’amor perdute e Le allegre comari di Windsor di Shakespeare, La cortigiana dell’Aretino, Provaci ancora Sam di Woody Allen, come regista e attore, La famiglia dell’antiquario, Chi la fa l’aspetti, Una delle ultime sere di carnevale di Goldoni e Se no i xe mati no li volemo di Rocca. Il rapporto di collaborazione con la Contrada, iniziato con la partecipazione a La rigenerazione di Svevo nel 2002, è proseguito con due fortunate stagioni de I rusteghi di Goldoni per la regia di Macedonio e con l’allestimento della prima edizione teatrale italiana di Io e Annie di Woody Allen del quale è interprete e regista. ORAZIO BOBBIO Orazio Bobbio è nato a Trieste, dove ha iniziato a lavorare giovanissimo come attore. Dopo le prime esperienze artistiche, entra a far parte della compagnia del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dove partecipa, tra il 1963 e il 1976, all’allestimento di numerosi spettacoli diretti da registi quali Giovanni Poli, Eriprando Visconti, Gianfranco De Bosio, Francesco Macedonio, Aldo Trionfo, Sandro Bolchi, Fulvio Tolusso. Nel 1969 prende parte all’allestimento de I nobili ragusei di Marino Darsa nel restaurato Politeama Rossetti di Trieste e in seguito alla fortunata trilogia in dialetto triestino Le Maldobrìe di Carpinteri e Faraguna, allestite da Francesco Macedonio. Fra il 1973 e il 1974 collabora alla Rai di Trieste e di Torino per la realizzazione di alcuni programmi televisivi e radiofonici. Nel 1976, assieme alle attrici Ariella Reggio e Lidia Braico e al regista Francesco Macedonio, fonda a Trieste il Teatro Popolare La Contrada. Con la Contrada, della quale è presidente, Bobbio partecipa all’allestimento di svariati spettacoli quali Un’ora d’amore di Topol, Buon natale, amici miei di Ayckbourn, La roccia e i monumenti di Rosso di San Secondo, Emigranti di Mrozek, Omobono e gli incendiari di Frisch, Centocinqanta la gallina canta di Campanile per la regia di Antonio Calenda. Si è anche dedicato al teatro per ragazzi, prendendo parte, tra l’altro, alla fortunata messinscena di Marcovaldo. Ha inoltre partecipato, sotto la regia di Francesco Macedonio, all’allestimento di numerosi testi in dialetto triestino, come Due paia di calze di seta di Vienna, Marinaresca, Co’ ierimo putei, Quela sera de febbraio..., Putei e putele, Sette sedie di paglia di Vienna, El mulo Carleto, Antonio Freno, El serpente de l’Olimpia e molti altri. Nelle ultime stagioni è stato protagonista, assieme a Lauretta Masiero, di una fortunata messinscena di Non ti conosco più di Aldo De Benedetti per la regia di Patrick Rossi Gastaldi, di Alida Valli che nel ‘40 iera putela di Grisancich per la regia di Mario Licalsi e de I rusteghi di Goldoni per la regia di Macedonio. Di Tullio Kezich ha interpretato L’americano di San Giacomo, Un nido di memorie, L’ultimo carnevàl e I ragazzi di Trieste. Ha partecipato alla messinscena di Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg per la regia di Giorgio Pressburger, presentato nel luglio 2000 al Mittelfest di Cividale del Friuli e nel 2002 ha debuttato come regista dirigendo e interpretando Orient Express, spettacolo recitato all’interno della suggestiva cornice del Teatro Romano di Trieste. 13 ADRIANO GIRALDI MAURIZIO ZACCHIGNA Triestino, ha frequentato la scuola del Piccolo Teatro di Milano. Debutta nel 1981 allo Stabile del Friuli-Venezia Giulia in Karl Valentin kabarett (regia di Giorgio Pressburger). Lavora al Teatro di Roma sotto la direzione di Luigi Squarzina, a Bologna con Leo De Berardinis e nuovamente a Trieste con Roberto Guicciardini, Giuseppe Patroni Griffi e Gabriele Lavia. È stato diretto da Sandro Sequi, Franco Però, Sandro Bolchi, Krzysztof Zanussi. Dal 1986 collabora con La Contrada prendendo parte a numerose produzioni dello Stabile di Trieste sotto la direzione di Francesco Macedonio, Antonio Calenda, Mario Licalsi, Patrick Rossi Gastaldi, Tonino Pulci, Antonio Salines. Solo nelle ultime stagioni ha preso parte a Un nido di memorie di Tullio Kezich, Ballando con Cecilia di Pino Roveredo, Piccole donne: il musical! di Pulci e Marcucci, I rusteghi di Goldoni, Io e Annie di Woody Allen. Per il settore progetti speciali della Contrada ha preso parte a tutti gli allestimenti estivi prodotti con il Museo Sveviano di Trieste. Maurizio Zacchigna si è formato con registi provenienti dall’avanguardia come Michele Francis e Carlo Quartucci, con il teatro di sperimentazione (Frattaroli, SolariVanzi) e ha inoltre lavorato con la regista Sharoo Keradmand. Da alcune stagioni collabora con la Contrada per la quale ha preso parte a numerose pièce di “Teatro a Leggìo” dell’Associazione Amici della Contrada e a tutte le produzioni della manifestazione “Non avevano che genio... Nient’altro!” ideate dalla regista Elena Vitas per la Biblioteca CivicaMuseo Sveviano. Nelle ultime stagioni è stato tra gli interpreti di Ballando con Cecilia di Pino Roveredo, Ecco un uomo libero! di Tom Stoppard, I rusteghi di Goldoni, Cosa dirà la gente? di Carpinteri e Faraguna, tutti per la regia di Francesco Macedonio; L’avventura di Maria di Svevo, con la regia di Antonio Salines e Mia fia di Giacinto Gallina, con la regia di Mario Licalsi. È autore e interprete di L’eredità dell’ostetrica (ed. Manifestolibri). 14 MARIA SERENA CIANO ZITA FUSCO 15 Diplomata all’Istituto d’Arte Drammatica di Trieste, Maria Serena Ciano inizia la sua carriera di attrice di prosa negli anni Settanta collaborando con diversi teatri e compagnie nazionali, fra i quali il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e la Contrada (nel 1976 è fra gli interpreti di A casa tra un poco, spettacolo con cui nasce la compagnia del Teatro Popolare La Contrada). All’attività di attrice Maria Serena Ciano affianca collaborazioni con la sede RAI del Friuli Venezia Giulia, dove lavora con registi quali Amodeo, Winter, Bordon, Cortese, Pressburger, Tolusso, Licalsi, Spadaio, Zeper, Calacione, e con il Festival dell’Operetta, presso il Teatro Verdi di Trieste, in qualità di Maestro Rammentatore. Nelle ultime stagioni ha ripreso una collaborazione più stretta con la Contrada prendendo parte a I rusteghi di Goldoni diretto da Francesco Macedonio, Mia fia di Giacinto Gallina, per la regia di Mario Licalsi e Io e Annie di Woody Allen con la regia di Antonio Salines. Zita Fusco si avvicina al teatro a16 anni partecipando al “Palio degli Asinelli” (gara teatrale fra le Scuole superiori di Trieste) per tre anni di fila. Inizia quindi a fare la comparsa in vari film, frequenta corsi di dizione con Dario Padovan e corsi di improvvisazione teatrale con la Compagnia degli Asinelli. Nel 2000 presenta varie serate di poesia del gruppo di poeti “gli Ammutinati” (di cui fa parte) e partecipa ai corsi teatrali del CUT (centro universitario teatrale). Nel 2001 entra nella scuola televisiva di “Saranno Famosi”, partecipando alla prima edizione della fortunata trasmissione Mediaset come aspirante presentatrice. Nel 2003 riprende la strada del teatro con la compagnia “Teatro Rotondo” diretta da Riccardo Fortuna e interpreta un ruolo nel film tv “Marcinelle”. Dal 2003 lavora per la televisione locale Tele4, come annunciatrice e presentatrice, e nell’estate del 2004 presenta a Grado la gara fra stilisti Mittelmoda. LAURO CRISMAN FABIO BERGAMO Debutta come scenografo al Goldoni di Venezia con l’Orfeo di Sartorio per la regia di Giancarlo Cobelli, nell’ambito della Biennale Musica 1980. Dal 1981 è direttore degli allestimenti scenici del Teatro La Fenice dove ha realizzato scene e costumi di svariate produzioni d’opera. Tra le altre: Lulu, Wozzeck, Bohème, Fidelio, Agrippina, Così fan tutte, Zaide, I quattro rusteghi, Don Pasquale. È al Narodni Divadlo di Praga per il bicentenario mozartiano con La clemenza di Tito, al Teatro Regio di Torino con Capuleti e Montecchi, al Teatro Verdi di Trieste con Lucia di Ha lavorato assieme a Lele Luzzatti, Santuzza Calì e Gabriella Pescucci, collaborando alla messinscena di spettacoli allestiti da Ronconi, Enriquez, Macedonio, Calenda, Wajda, Rossi Gastaldi e altri. Ha firmato i costumi per spettacoli di prosa, lirica e commedie musicali, nonché per alcune produzioni della Rai, spaziando dal repertorio del Settecento sino a quello attuale. Dal 1987 collabora alla Contrada, per la quale ha firmato i costumi di una quarantina di spettacoli (fra i più recenti 16 Lammermoor. Ha lavorato in Oberon e The Lord’s Masque di Castiglioni, Il trionfo della notte di Guarnieri, Tristan di Pennisi, Carillon di Clementi e il balletto L’orso e la luna di Carlson. Nel ‘98 debutta come regista a Venezia con il Werther di Massenet. Per la Contrada ha firmato le scene di Un nido di memorie e L’ultimo carnevàl di Kezich e di Ecco un uomo libero! di Stoppard, tutti per la regia di Francesco Macedonio. L’Americano di San Giacomo, Sorelle Materassi, Due paia di calze di seta di Vienna, L’ultimo carnevàl, Mia fia, Cosa dirà la gente?). Collabora al Festival Pucciniano di Torre del Lago, al Festival di Todi, al Teatro Lirico Nazionale di Maribor in Slovenia, al Teatro Nazionale di Seoul (Corea). Recentemente ha realizzato i costumi per Rigoletto al Politeama Pratese e per La bohème e Coppelia al Teatro di Maribor. È stata di recente allestita a Muggia (Ts) una mostra sui suoi lavori, intitolata L’opera nei costumi, ospitata anche a Venezia e Treviso.