“COMUNICARE CON FILOSOFIA” PROF. MAURO DI GIANDOMENICO Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia Indice 1 CHE COS’È LA FILOSOFIA (OCCIDENTALE)? --------------------------------------------------------------------- 3 2 CHE COS’È LA FILOSOFIA (EXTRA EUROPEA)? ----------------------------------------------------------------- 5 3 LA FILOSOFIA ARABA ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 7 3.1. 4 LA FILOSOFIA INDIANA -------------------------------------------------------------------------------------------------- 9 4.1. 4.2. 4.3. 5 IL CONFUCIANESIMO ---------------------------------------------------------------------------------------------------------13 IL TAOISMO O DAOISMO -----------------------------------------------------------------------------------------------------14 IL BUDDISMO CINESE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------15 IL SECOLO XX ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------16 LA FILOSOFIA GIAPPONESE ------------------------------------------------------------------------------------------- 17 6.1. 6.2. 6.3. 7 IL BUDDISMO -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------10 L’INDUISMO -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------10 IL SECOLO XX ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------11 LA FILOSOFIA CINESE --------------------------------------------------------------------------------------------------- 13 5.1. 5.2. 5.3. 5.4. 6 IL SECOLO XX ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 7 IL BUDDISMO ZEN ------------------------------------------------------------------------------------------------------------17 IL NEO-CONFUCIANESIMO ---------------------------------------------------------------------------------------------------18 IL SECOLO XX ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------19 FILOSOFIA AFRICANA---------------------------------------------------------------------------------------------------- 22 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia 1 Che cos’è la filosofia (occidentale)? L’origine del termine è abbastanza nota: si ritrova nel greco antico philosophía, composto a sua volta da philèin (amare) e sophía (sapienza, saggezza); letteralmente perciò significa “amore della sapienza, della saggezza”. Si tratta in effetti di un’attività e di una disciplina che esiste fin dall’antichità sia nelle civiltà occidentali che in quelle orientali (ma queste ultime saranno solo accennate) e si presenta come un’interrogazione, un’interpretazione ed una riflessione sul mondo e sull’esistenza umana, le quali hanno come fine la ricerca della verità, la meditazione sul bene, sul bello, sul giusto, l’indagine sul senso della vita e sulla felicità, sull’esistenza di un Essere superiore e sul futuro dopo la morte. Sono celebri le parole del più grande pensatore del Settecento, il tedesco Immanuel Kant (scomparso ottantenne nel 1804): “la filosofia mira alla soluzione di tre grandi problemi: 1) che cosa posso sapere? 2) Che cosa devo fare? 3) Che cosa mi è lecito sperare?. A questi si aggiunge il quarto: che cos’è l’uomo?”. E’ significativo il fatto che i termini “filosofia” e “filosofo” facciano parte del lessico del greco antico e non siano dei neologismi costruiti in età moderna, come, ad esempio, “utopia” (inventata dal filosofo inglese Tommaso Moro nel 1516 unendo le voci greche où=non e tòpos=luogo, per indicare un inesistente stato ideale): essi infatti si trovano in uso già 500 anni prima di Cristo, nella metà del sesto secolo, nello stesso periodo che vede la nascita di Confucio in Cina e di Buddha in India: è l’età di Solone in Grecia, di Zaratustra nell’Iran antico, di Nabucodonosor in Babilonia, di Ciro il grande di Persia, di Servio Tullio, il sesto re di Roma. E dei primi “filosofi” greci (secondo la tradizione il grande matematico Pitagora usò per primo tale nome, definendolo come colui che cerca la verità disinteressatamente). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia Dall’antica Ellade nascono due fondamentali e diversi modi d’intendere la pratica del filosofare (che durano fino ai nostri giorni): il primo (la filosofia come ricerca), che ha come riferimento Socrate (morto a 71 anni nel 399 a.C.) e Platone (scomparso settantaseienne nel 348 a.C.); il secondo (la filosofia come disciplina, come scienza), che si riallaccia ad Aristotele (defunto a 62 anni nel 322 a.C.): filosofi di tre generazioni successive ed uno discepolo dell’altro! Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia 2 Che cos’è la filosofia (extra europea)? Prima di passare ad illustrare quei due modi modo d’intendere la pratica del filosofare (come ricerca e come disciplina razionale), è opportuno fare una rapida panoramica sulle più significative tradizioni filosofiche degli altri continenti (Asia, Africa, Americhe) dal momento che viviamo in una situazione di comunicazione globale tra culture molteplici che si sono sviluppate nei millenni e nei secoli passati molto spesso in un regime di ignoranza o di indifferenza reciproca. Oggi, infatti, a differenza del passato, le influenze reciproche tra il pensiero occidentale ed il pensiero di India, Cina, Giappone, Africa non sono più un fatto saltuario e rapsodico, ma rappresentano una forma di dialogo culturale che si indirizza verso un tentativo significativo di individuare e descrivere una specie di comuni valori filosofici, sia pure tra mille incomprensioni e difficoltà. Questa impresa è certo facilitata da due strumenti fondamentali creati dalla nostra cultura occidentale: la prima è costituita dall’insieme delle attività teoriche e pratiche che vanno sotto il nome di scienze esatte e naturali; la seconda è rappresentata dall’invenzione di tutte quelle tecniche e tecnologie della comunicazione, sia delle persone che delle informazioni, le quali stanno rapidamente trasformando non solo l’accesso sempre più diffuso al sapere, ma addirittura la concezione stessa, e quindi lo statuto epistemologico, dei saperi e dei valori. La funzione facilitatrice di questa globalizzazione culturale, come è noto, è svolta dall’inglese quale strumento di comunicazione mondiale (lingua franca o interlingua), oggi. Non sappiamo se lo sarà anche nel futuro. In maniera estremamente sintetica darò qualche cenno sulla filosofia araba, sulla filosofia indiana, sulla filosofia cinese, sulla filosofia giapponese e sulla filosofia africana, con una premessa Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia valida per tutte. Mentre la speculazione filosofica occidentale ha saputo raggiungere l’autonomia della ragione dalla fede religiosa, nelle tradizioni di pensiero non occidentali religione e filosofia non sono chiaramente distinte, anzi spesso si supportano reciprocamente in una visione globalizzante di uomo, cosmo e divinità. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia 3 La Filosofia araba Quando si parla di filosofia araba in genere si fa riferimento (almeno per coloro che ne hanno un ricordo scolastico) al periodo medievale della filosofia, ai più noti filosofi arabi di allora, Avicenna ed Averroè, alla teoria della doppia verità, e magari all’Inferno di Dante, che pone il secondo (“Averroè, che ‘l gran commento feo”) nel Limbo tra gli Spiriti magni. In realtà, dopo il periodo medievale, nel quale la cultura araba veicolò in Europa la filosofia dell’antica Grecia, allora da noi mal conosciuta, i rapporti tra la prima e la seconda declinarono quasi del tutto. Fu solo agli inizi dell’Ottocento, dopo l’avventura napoleonica in Egitto, che il mondo arabo-islamico si aprì alla cultura ed alla filosofia europee e Il Cairo divenne il centro di diffusione delle idee dell’illuminismo e del positivismo. Ma esse, che affermavano l’idea di una filosofia laica, si scontrarono ben presto con l’impostazione integralistica dell’islamismo teologicopolitico-religioso. 3.1. Il secolo XX Molti studiosi occidentali ritengono che non si possa parlare di filosofia arabo-islamica vera e propria nell’età contemporanea, anche se nel Novecento si sono sviluppate tendenze di pensiero che sono in genere interessate ai problemi essenzialmente politici delle nazioni islamiche, come il nazionalismo ed il socialismo arabo. In questi ultimi decenni si è però sviluppata un’opera di profondo rinnovamento della filosofia araba, rivolta a temi quali la critica della filosofia politica, il problema della razionalità, l’indagine sui concetti di identità e cultura, condotta dal marocchino Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia Muhammad Abdib al-Jabri (scomparso a 74 anni nel 2010) autore di una celebre Critica della ragione araba, la proposizione di una “filosofia della convivenza” da parte del tunisino Fathi Triki (nato nel 1947) fondata su un’idea forte di ragionevolezza, la trattazione di questioni “laiche”, come il femminismo ed i diritti umani, avanzate dal palestinese Fehmi Jadaane (nato nel 1939), la discussione, avviata dal tunisino Sarhan Dhouib (nato nel 1974) sul problema della trasmissione interculturale dei diritti umani e della loro transculturalità, a partire dalla prospettiva della filosofia arabo-islamica contemporanea. Tutto ciò, però si inquadra in una situazione di drammatico e sanguinoso contrasto tra la razionalità sunnita ed il misticismo gnostico sciita che comincia a lambire sempre più il mondo occidentale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia 4 La Filosofia indiana La riflessione filosofica indiana, plurimillenaria, costituisce uno dei pilastri fondamentali della storia del pensiero mondiale. Essa ha influenzato tutto l’Oriente, dalla Cina al Giappone ed al mondo arabo, le cui speculazioni filosofiche ha assorbito ed interiorizzato, trasformandoli in nuovi elementi culturali. Si può dire che il pensiero indiano ha spaziato in tutti i campi del sapere, dalla filosofia alla psicologia, dalla medicina all’estetica, dalla letteratura alla logica ed alla matematica (ha inventato lo zero ed i numeri “arabi” che noi usiamo). Inoltre, ha collegato l’indagine metafisica con l’esperienza mistica e con un’interpretazione dell’impegno del filosofo non ristretto al campo della pura riflessione teorica, ma volto a preparare la strada alla liberazione dell’uomo. All’origine della filosofia indiana si collocano una raccolta di testi sacri, i Veda (conoscenza, saggezza in sanscrito) risalenti al secondo millennio avanti Cristo, e le Upaniṣad, (dottrina arcana o segreta) risalenti al primo millennio a. C. Da questi testi, considerati sacri ed accessibili solo agli iniziati, si svilupperà nei secoli successivi l’induismo. Mentre i Veda sono considerati rivelazioni divine dall’autorità religiosa indiscutibile, le Upaniṣad espongono una filosofia monistica, in cui non c’è differenza fra il sé individuale (ātman) e il sé universale (brahman) e sottolineano l’importanza dell’autorealizzazione per la liberazione dalla vita mondana. A partire da queste fonti, si sono costituite nel corso dei secoli due scuole filosofiche: la prima, comprendente le cosiddette “scuole ortodosse” (darśana) che accettano l’autorità sacrale dei Veda; e la seconda, costituita dalle “scuole eterodosse”, (nāstika) che la rifiutano. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 22 Università Telematica Pegaso 4.1. Comunicare con Filosofia Il Buddismo Prima però di esaminare brevemente le caratteristiche della filosofia sviluppata dall’induismo, è opportuno ricordare la svolta impressa dalla diffusione del buddismo, sorto inizialmente nel sesto-quinto secolo a.C. come movimento di asceti attorno a Siddhārta Gautama, detto il Buddha (il “Risvegliato”). Egli propone un metodo filosofico, simile all’intervento clinico di un medico, per liberare l’essere umano dalla condizione di disagio esistenziale. Esso consiste in quattro “nobili verità”: 1) diagnosi: la transitorietà e l’inconsistenza della vita provoca disagio; 2) eziologia: il desiderio, la sete di esistere con cui l’individuo si aggrappa illusoriamente alla vita e all’Io è all’origine del disagio; 3) prognosi: la cessazione del disagio e la possibilità di raggiungere uno stato di liberazione totale (nirvāṇa); 4) terapia: il nobile sentiero a otto rami che conduce alla cessazione del disagio. Esso appare pertanto come ricerca speculativa e pratica di vita intesa a trovare la soluzione del problema dell'eterno morire e rinascere dell'uomo, nel ciclo delle esistenze. Nei secoli successivi il buddismo assume i caratteri di dottrina filosofica e di religione postvedica, diffondendosi in gran parte dell’India e in vaste zone dell'Asia orientale: nella penisola indocinese, in Cina, Corea e Giappone (dove nasce la scuola buddista Zen), nel Tibet, in Mongolia e nel Nepal. Il Buddhismo in Occidente è presente negli Stati Uniti, in Europa ma anche in Canada in Australia e Italia. 4.2. L’induismo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia Se il buddismo ha assunto una visione ed una diffusione a livello planetario, l’induismo invece si mostra come il pensiero religioso e filosofico-metafisico della grande maggioranza delle persone che vivono nel subcontinente indiano. In realtà si tratta di un fenomeno estremamente complesso ed articolato di diverse credenze e pratiche religiose ed etiche, giuridiche e sociali (ad esempio, la divisione in caste della popolazione) che caratterizzano il “modo di vivere” indiano nei suoi vari periodi di sviluppo. Tuttavia, alla base di questo pluralismo teoretico e pratico permane ancor oggi la profonda convinzione che esso non sia altro che la molteplice manifestazione di una oggettiva realtà spirituale (il Dharma perenne) atemporale, trascendente ed invulnerabile rispetto al mutare delle vicissitudini storiche, di una verità metafisica unica e sempre identica, nonostante i diversi idiomi e dottrine filosofiche con le quali parla. 4.3. Il secolo XX Il forte impatto con il colonialismo britannico ha però imposto all’induismo, a partire dal secolo XIX, una radicale riflessione sui propri valori e sul senso della tradizione. Attualmente esso si presenta articolato in tre direzioni fondamentali: 1) posizione assolutista, rappresentata da (1879-1950), caratterizzata da una rigorosa forma interiore ed esteriore per giungere alla realizzazione della propria identità col Divino o Assoluto; 2) posizione teistica, assunta da Swami Vivekananda (1863-1902), rivolta a promuovere il miglioramento delle condizioni spirituali e materiali dell'umanità intera, senza alcuna distinzione di casta, credo, razza, nazionalità, genere e religione ed a favorire la fratellanza fra gli adepti delle diverse religioni, nella consapevolezza che si tratta di forme differenti di unica Religione eterna ed universale; 3) posizione attivistica, eroicamente illustrata dal Mahātmā (la “grande anima”) Mohandās Gāndī (1869-1948), Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia che indica la via che realizza il divino nell’agire per il bene comune, che si traduce in azione politica, il cui strumento operativo è il metodo della non-violenza. Ma non si può non ricordare la figura e l’opera di Aurobindo Ghosh (1872-1950). Dopo aver compiuto la sua educazione in Inghilterra, egli fu, dal 1905 al 1910, uno dei capi del movimento nazionalista indiano. Perseguitato dalle autorità britanniche, si rifugiò nella colonia francese di Pondicherry, dove fondò il suo āśrama (ritiro ascetico), e sviluppò il pensiero yoga, dedicandosi interamente all'elaborazione di una sintesi tra la filosofia tradizionale indiana e il pensiero occidentale, che ha avuto una profonda influenza spirituale e morale sull'India contemporanea. Questa direzione dell’induismo ha rappresentato l’orientamento speculativo tra i più diffusi nei decenni a noi vicini. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia 5 La filosofia cinese E’ significativo il fatto che il termine cinese zhéxué (importato dal giapponese), col quale si traduce il concetto di filosofia, nasca soltanto alla fine dell’Ottocento, non prima, cioè, dell’incontro con la filosofia occidentale moderna. La stessa distinzione tra filosofia e religione, come per la cultura indiana, risulta estranea alla Cina tradizionale, anche se è possibile individuare dottrine di tipo metafisico, di tipo cosmologico, di tipo etico-politico. I più antichi documenti del pensiero cinese sono, il Libro della Storia; il Libro delle Odi il Libro delle Mutazioni;il Libro dei Riti e il Libro della Musica. Queste opere, autentiche più nel contenuto che nella forma, contengono testimonianze storiche che coprono un arco di 1.700 anni dal regno del mitico Huangdi (c. 2500 a.C.) al periodo dei Regni combattenti (480-222 a.C.). Esse costituiscono l'eredità di pensiero della quale fruiranno le Scuole filosofiche sorte a partire dal sec. VI a.C., in un’età chiamata “il periodo delle Cento scuole”. In effetti, le correnti di pensiero più significative possono ridursi a tre (sacrificandone molte altre): il confucianesimo, il taoismo ed il buddismo cinese. 5.1. Il confucianesimo È la scuola di pensiero che ha avuto l'influenza più durevole sulla vita cinese. La sua eredità scritta, i classici confuciani, divennero più tardi il fondamento della società tradizionale e per secoli furono la base dell'istruzione richiesta per chiunque volesse occupare cariche pubbliche, attraverso il sistema degli esami imperiali. Confucio (551-479 a.C.) non sviluppa un pensiero metafisico o Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia teologico, ma si occupa dei valori umani e del miglioramento della condotta di vita. Egli guarda ad un sistema di governo efficace che si basa su un preciso schema di relazioni fra gli individui, governati da un sovrano virtuoso e giusto. Per Confucio, il potere politico e l’ordine sociale devono essere sostenuti da valori etici. I doveri dell’uomo consistono soprattutto nel praticare le due virtù fondamentali della rettitudine e dell’umanità: la prima consiste nel seguire l’imperativo che impone ad ogni persona di osservare i doveri derivanti dalla sua posizione sociale; la seconda è la virtù della sensibilità tipica dell’uomo, che consiste nell’amare il prossimo al quale non si deve mai fare ciò che non si vorrebbe fosse fatto a se stessi. Il confucianesimo è stato il fulcro ideologico del Celeste Impero e della sua struttura sociale e burocratico-amministrativa (tranne brevi periodi di crisi) fino agli inizi del XX secolo (come è noto, nel 1912 la Cina divenne repubblica, trasformatasi in repubblica popolare nel1949, dopo la rivoluzione comunista). 5.2. Il taoismo o daoismo Il taoismo o daoismo designa sia le dottrine a carattere filosofico e mistico, esposte principalmente nelle opere attribuite a Laozi e Zhuāngzǐ (composte tra il IV e III secolo a.C.), sia la religione taoista, istituzionalizzatasi come tale all'incirca nel I secolo d.C. Esso è basato sul Tao ("la via, il percorso"), il principio cosmico, assoluto, misterioso, ultimo, che dà origine alla sostanza ed alla forma, al mutare come all’essere. Il Tao, non è un essere personale, pur essendo onnipotente, onnipresente, intelligente, eterno. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia A differenza del confucianesimo, non pone al centro del proprio insegnamento le norme regolatrici della vita morale e politica, ma si interessa essenzialmente dello sviluppo interiore dell’individuo nella sua capacità di rapportarsi alle leggi di natura e di sapervisi conformare. Attraverso l’imitazione della natura, la vita semplice, la purificazione da ogni desiderio e furbizia, è possibile raggiungere la pace e l’armonia di una realtà che supera l’individuo, nel flusso cosmico, nell’eterno ritorno in cui quest’ultimo è come una particella insignificante e passeggera. L’antropologia taoista porta lo sguardo dell’uomo al di là della vita presente, preannunciando premi e castighi per le azioni compiute nella vita terrena; ma, nello stesso tempo, proclama che è possibile vincere la morte con la contemplazione, l’estasi, le pratiche ascetiche, la mortificazione e la concentrazione. Di qui il sorgere di attività liturgiche e di luoghi rituali e di culto, con monaci e templi, come sarà col buddismo. 5.3. Il buddismo cinese Il buddismo cinese è considerato come il primo movimento filosofico-religioso importato in Cina nel primo secolo d. C. Come le altre religioni e correnti di pensiero, anche il buddismo presenta alterne vicende: periodi in cui ottiene il favore della classe dirigente, oltre che delle masse, sono seguiti da altri nei quali subisce persecuzioni da parte di imperatori taoisti o da burocrati che ne temono la concorrenza politica, oltre che economica. In Cina il buddismo manifesta una grande capacità di adattamento sia alle credenze popolari che alle dottrine religiose preesistenti, diventandone una specie di complemento. Esso non cerca di ricostruire la cultura cinese secondo la propria immagine indiana, anzi prende esso stesso un volto cinese, acquisendo così pieno diritto di cittadinanza. In tal modo esso esercita un grande influsso Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia sulla vita spirituale dell’intero paese, fecondandone l’arte ed il pensiero filosofico, suscitando elaborate teorie sulla reincarnazione, sulla ricompensa delle azioni buone e cattive oltre il limite della presente esistenza. Inoltre, presenta una decina di scuole di pensiero come risposta ai grandi interrogativi che il buddismo pone: l’illuminazione è riservata a pochi eletti oppure è possibile a tutti? Essa avviene all’improvviso o gradatamente attraverso lo sforzo umano? Qual è il valore della realtà esterna che ci circonda? Il Budda è unico (il principe indiano Gautama scomparso a 80 anni nel 486 a. C.) o vi è una serie ininterrotta di sue reincarnazioni? 5.4. Il secolo XX Negli anni più recenti con la rivoluzione comunista del1949 il buddismo, come tutte le religioni e le filosofie non marxiste, viene messa al bando, le terre, i templi ed i monasteri vengono confiscati ed il Governo comunista crea una Associazione buddista patriottica ad esso asservita. Con la caduta del maoismo non cambia l’atteggiamento dei nuovi governanti, almeno per quanto riguarda il buddismo tibetano. Ma, dopo l’abbandono del maoismo, agli inizi del XXI secolo il “New Confucian Movement” si propone di recuperarne i valori, facendo proprie, al tempo stesso, le istanze di modernizzazione provenienti dalla cultura occidentale, seguendo in ciò la prospettiva teorica del filosofo e storico Feng Youlan (1895-1990), autore di una celebre Storia della filosofia cinese. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia 6 La filosofia giapponese La filosofia giapponese si è storicamente formata in seguito all’incontro tra la tradizionale religione del Sol Levante, lo shintoismo, ed il buddismo ed il confucianesimo d’importazione cinese. Quest’incontro ha dato luogo al sorgere del buddismo Zen e del neo-confucianesimo giapponese. Successivamente, verso la metà del XVI secolo, grazie alla nascita di rapporti commerciali con l’Europa (soprattutto con l’Olanda) ed alla conoscenza della cultura occidentale, si sviluppano numerose attività ed iniziative di traduzione e diffusione di opere scientifiche e filosofiche che portano ad una riconsiderazione di ciò che si era appreso dalla Cina e dall’India. L’esigenza di sintetizzare la scienza e la filosofia europee con le tradizioni filosofiche nipponiche trova una soluzione in un atteggiamento molto pratico, consistente nell’accettazione della saggezza orientale e della scienza occidentale in base all’utilità concreta per la soluzione di casi specifici. 6.1. Il Buddismo Zen Il Buddismo Zen è professato da una serie di scuole fondate, a partire dal VI fino al XIII secolo d.C., da monaci cinesi e coreani, ma si configura presto con caratteristiche peculiari nipponiche. Il termine zen, meditazione, indica una tecnica di riflessione mentale senza un oggetto specifico, o meditazione del vuoto, perseguita e affinata con esercizî di postura corporea apparentemente paradossali, (quali lo zazen, lo star seduti con le gambe ripiegate, accompagnato da determinate posizioni delle mani e da precisi ritmi respiratori). Il fine è di raggiungere l’illuminazione (satori), cioè lo stato di assoluta trasparenza di chi si è perfettamente realizzato. Il Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia satori è il momento dell'illuminazione, il momento in cui l'intera esperienza personale e cosmica è proiettata in un unico istante. Ciò porta il soggetto meditante ad un annullamento cosciente che non deriva da una rinuncia al mondo esterno, ma dalla partecipazione ad esso tramite un’esperienza intuitiva e personale, la quale si realizza in un attimo o dopo tempi lunghi di riflessione meditativa senza oggetto. E’, questa riflessione, l’esperienza del nulla (mu). Tale esperienza si distacca dal nihilismo occidentale, che interpreta il nulla come morte, cessazione, mancanza, privazione e negazione. Il mu, invece, si presenta come qualcosa di estremamente dinamico, stato germinale di tutte le cose, condizione di ogni possibilità, contenitore del tutto. Infatti, l’obiettivo dello Zen è pervenire al satori, l’illuminazione che porta al più alto grado di coscienza. Satori (illuminazione) e mu (nulla) sono due concetti complementari che si sostengono reciprocamente e ciò fa capire la differenza tra il concetto di nirv (annullamento) della tradizione buddista indiana ed il satori. Se il primo si presenta, infatti, fondamentalmente come rinuncia al mondo e distacco da esso, il secondo si propone una partecipazione attiva e consapevole al mondo stesso, giacché il principio di base dello Zen è di vivere in armonia col proprio corpo ed il proprio spirito, ma altresì garantire il benessere del proprio prossimo. 6.2. Il neo-confucianesimo Il neo-confucianesimo si diffonde in età moderna, nel periodo “Edo”, o dell’età feudale, che abbraccia il Seicento, il Settecento e i primi sessant’anni dell’Ottocento. In questo periodo esso diventa l’unica forma di studio autorizzato e le sue scuole si diffondono nelle varie regioni dell’Impero. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 18 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia Come il confucianesimo cinese e coreano, il neo-confucianesimo è una filosofia etica e sociale basata su presupposti metafisici. Esso si caratterizza come una riflessione umanistica e razionalistica che sostiene l’intellegibilità dell’universo da parte della ragione umana, alla quale è affidato il compito di creare un rapporto armonico tra l’universo e l’individuo. A differenza del misticismo del buddismo zen, il razionalismo neo-confuciano sottolinea la positività della realtà, ma ne caratterizza la stratificazione, in particolare per quanto riguarda l’organizzazione sociale. La società giapponese viene divisa in quattro classi principali: i guerrieri (samurai), i contadini, gli artigiani ed i commercianti, la cui gerarchia ha un fondamento celeste e si basa sul principio della giustizia nelle relazioni sociali, interpretato come rapporto reciproco di giustizia tra un superiore, che deve essere benevolo, ed un subordinato, che deve essere obbediente e corretto nei comportamenti. Quattro sono le caratteristiche teoriche dell’ideologia neo-confuciana: razionalismo, umanesimo, storicismo ed etnocentrismo: quest’ultimo conduce alla dipendenza assoluta dall’imperatore ed all’isolazionismo xenofobico (come si è visto nel periodo delle due guerre mondiali del XX secolo). 6.3. Il secolo XX Con la fine della politica di isolamento volontario e l’inizio della modernizzazione del Giappone, intervenuti nel periodo Meiji (1868-1912, regno dell’imperatore Mutsuhito), anche il rapporto tra filosofia occidentale e pensiero giapponese viene affrontato in maniera nuova e diversa. Questo nuovo approccio tra le problematiche filosofiche dei due mondi culturali è formalizzato dalla “Scuola di Kyoto” (sorta negli anni venti del Novecento), che sembra rappresentare il Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 19 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia fenomeno filosofico più importante del Giappone contemporaneo. Essa raggruppa una serie di filosofi legati ad un significativo progetto di ricerca volto ad unificare il pensiero occidentale con la spiritualità tipica della tradizione culturale nipponica. Il suo fondatore è Kitaro Nishida (18701945), laureato a Tokyo con una tesi su David Hume e docente all’Università di Kyoto di Etica, Filosofia della religione, Filosofia. Profondo conoscitore della filosofia occidentale , ma anche dei capolavori della sua letteratura, è anche attento studioso della Bibbia, delle opere di Confucio e del Buddismo Zen, le cui pratiche segue. Nishida ha il merito di avere impostato la speculazione filosofica analizzando criticamente concetti e teorie sia del pensiero orientale che di quello occidentale. Il suo scopo è quello di individuare una terza via originale che spieghi ed anche accolga le contraddizioni tra i due mondi filosofici. L’analisi dell’idea di esperienza ”pura” si connette sia alla visione zen che a quella della fenomenologia di Edmund Husserl (1859-1938), col quale dialoga epistolarmente. Questa idea emerge nel flusso creativo della coscienza prima ancora che soggetto ed oggetto si distinguano. La verità di un giudizio, pertanto, si fonda sull’intuizione originaria che tutta la realtà è coscienza immediata e, nello stesso tempo, che la coscienza è la realtà unica. Ma la coscienza, che nella sua attività di pensiero segue un percorso logico, alla fine giunge in un vicolo cieco e si arrende alla mistica: terreno del tutto oscuro per la logica. Si tratta, però, commenta Nishida, di una “oscurità abbagliante”, di una “tenebra luminosa”. Questa oscurità si identifica con la nozione metafisica zen di mu (nulla), secondo l’affermazione: “Tutto ciò che è e che non è, deve essere negato; tutto ciò che è sostanziale, è fluire di vuoto”. Ma per Nishida occorre giungere ad una nuova concezione del nulla che si ponga come mediazione tra l’essere/ente occidentale ed il nulla orientale: il primo basato sulla logica formale, fondata sulla struttura predicativa della proposizione e diretta verso l’oggetto, ed il secondo basato Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 20 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia sulla logica paradossale, diretta verso la coscienza. Infatti la logica dell’”identità a sé” è assolutamente contraddittoria, come insegna la tradizione zen: è la logica “agonistica” dell’”è, dunque non è”, vale a dire è la logica della simultaneità e della condizionalità reciproca degli opposti, senza però la sintesi superiore. Ma questa attività autocosapevole del mu (nulla) viene ad assumere successivamente nella filosofia di Nishida un’ impronta attivo-pratica, quando egli affronta il tema della formazione storica del mondo dialettico, confrontandosi con il marxismo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 21 di 22 Università Telematica Pegaso Comunicare con Filosofia 7 Filosofia africana Esiste una filosofia africana, come esiste una filosofia occidentale, o cinese, o indiana, o giapponese? La domanda può sembrare strana, se non addirittura provocatoria nei confronti dell’Africa e della sua plurimillenaria cultura. Il fatto è che nel caso dell’ Africa non abbiamo una documentazione storicamente certificata da fonti scritte, sulla cui base è possibile ricostruire il passato, remoto e prossimo, di una filosofia africana. A ciò bisogna aggiungere che la colonizzazione europea del continente africano ha portato l’imposizione della cultura europea (e quindi anche della filosofia) sulle sue molteplici tradizioni di civiltà, analogamente a quanto è avvenuto per le Americhe. Con l’abbandono del modello ottocentesco delle “colonie”, dopo la seconda guerra mondiale e con il sorgere di nuovi stati africani, è nata la questione del recupero e della valorizzazione di quelle tradizioni di pensiero indigeno, dai miti alle visioni magico-religiose dell’uomo e del mondo. E’ sorta così la categoria di etnofilosofia africana, per indicare la visione del mondo di quei popoli, appartenenti all’etnia bantu, dotati di cultura orale, che sono vissuti e che vivono nella parte subequatoriale del continente. Si tratta di un patrimonio di saggezza tradizionale in cui si può riconoscere e ricostruire una struttura logica, ontologica e metafisica implicita. Questo patrimonio ha dato origine a recenti e molto combattivi filoni di ricerca filosofica che elaborano l’esigenza di un nuovo universalismo e di un nuovo cosmopolitismo transnazionale e transculturale nel luogo specifico del mondo globalizzato, che è quello nel quale ci troviamo a vivere ed a filosofare. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 22 di 22