Il Fondamentalismo Islamico
Con l'espressione Fondamentalismo islamico si usa definire nei media occidentali, almeno
a partire dalla nascita della Repubblica Islamica nell'Iran sciita , quella corrente di attivismo
politico e teoretico che si richiama esplicitamente ai pretesi valori fondanti dell'Islam delle
origini.
L'espressione "fondamentalismo" può essere ricollegabile al sostantivo utilizzato dai
militanti asāsiyyūn (dall'arabo asās: "basi, fondamenta").
Invece la definizione, spesso adottata dai mass media, di "integralismo" islamico
costituisce una tautologia, poiché nella società islamica è presente un sistema di vita in cui
la commistione degli aspetti religiosi e mondani è assolutamente "integrale".
I musulmani, infatti, vogliono dare una lettura del mondo basata su un legame fra precetti
religiosi ed ordinamento della società, dello Stato ed in definitiva del potere.
È infatti "miscredenza" per un credente musulmano riservare l'espressione della propria fede
a una sfera intima della propria coscienza, senza influenzare e modellare il mondo esterno
su di essa. L'unica eccezione ammessa per separare i due aspetti della propria fede è quando
il musulmano si trovi in una condizione di grave e imminente pericolo per sé o la propria
fede, come nel caso in cui ci si trovi in un paese non islamico in condizione di minoranza
discriminata, in ambienti quindi decisamente ostili. In questo caso è perfettamente legittimo
il ricorso all'espediente della taqiya, cioè la dissimulazione della fede e delle sue
cerimonialità liturgiche: fenomeno sviluppatosi nello sciismo, quando esso si venga a
trovare circondato da una forte maggioranza sunnita.
In ambito islamico, per la mancanza di una Chiesa docente, il fedele musulmano è
autorizzato a dare un'interpretazione personale dei testi sacri (Corano e Sunna), pur
condotta in stretta connessione con la tradizione.
Il potere vigente nella maggior parte dei Paesi islamici è per questo giudicato "empio" e del
tutto incapace di rispondere ai bisogni reali della Umma islamica (comunità di musulmani),
lacerata dall'urto e dal confronto con una modernità che viene considerata del tutto estranea
e antagonistica rispetto ai valori dell'Islam.
Il fine principale del "fondamentalismo" musulmano appare dunque quello del "ritorno" ai
primi tempi dell'Islam, considerati una sorta di "Età dell'oro", per ricreare le condizioni in
cui visse e agì il profeta Muhammad (VII secolo) con i suoi fedeli compagni.
Il salafismo é un movimento che prende il nome dal termine arabo che indicava le prime
tre generazioni di musulmani (VII-VIII secolo): i "Compagni" di Maometto, i "Seguaci", la
generazione successiva a quella del Profeta e “coloro che vengono dopo i seguaci”, la terza
generazione), che vengono tutti considerati dei modelli esemplari di virtù religiosa.
I salafiti vogliono incentivare una nuova interpretazione autentica dei dati coranici e della
Tradizione etico-giuridica (Sunna).
Islamismo (detto anche Islam politico) è il nome di un insieme eterogeneo di dottrine e
pratiche politiche che mirano alla creazione di uno stato che trovi nella religione l'islamica i
principi guida per regolarne la sfera economica, politica e sociale, oltre che religiosa.
Quest'insieme di dottrine sono state fondate da Maometto nel VII secolo d.C., e sono
contenute non solo nel Corano, ma soprattutto nella Sira, ovvero la biografia di Maometto,
e nei singoli Hadith (aneddoti) costituenti collettivamente la Sunna.
L'uso del termine è, però, controverso perché spesso (se non sempre) disconosciuto dagli
stessi che sono etichettati in questo modo. Questi, infatti, il più delle volte preferiscono
dichiararsi semplici musulmani che si lasciano guidare dal significato più profondo del
termine Dîn, traducibile in italiano come "Stile di vita islamico".
A seconda delle epoche e dei luoghi, infatti, i movimenti islamisti hanno fatto propri
principi di altre ideologie, sebbene sempre riletti alla luce dell'Islam visto come una
religione politica.
Ad esempio, per gran parte del XX secolo un tema politico comune nei paesi musulmani è
stato la resistenza al razzismo, al colonialismo ed all'imperialismo.
Nel secondo dopoguerra ebbe un seguito importante il nazionalismo arabo di ispirazione
socialista che puntò anche su una percezione fondamentalmente ostile dell'influenza
militare, economica, geopolitica, sociale e culturale Occidentale.
Il vuoto ideale provocato dalla caduta dell'Unione Sovietica e la fine della Guerra fredda,
unita alla mancanza di democrazia ed alla corruzione negli stati musulmani, è stato
successivamente colmato dai movimenti rivoluzionari islamici che promettono di stabilire
stati più etici ispirati all'Islam.
Per quanto riguarda più specificatamente il rapporto con la religione islamica, comune tra
gli islamisti è la ricerca ed il recupero del messaggio originario e dei primi modelli di vita
della
loro
religione.
Da questo punto di vista c'è chi, più tradizionalista, si ispira direttamente al Corano e alla
Sunna. In questo ambito si inquadrano i movimenti fondamentalisti, soprattutto i più
estremisti.
Per quanto riguarda i partiti politici, si tende a distinguere tra partiti islamici (che
promuovono l'Islam come religione) e partiti politici islamici (che promuovono l'Islam
come movimento politico), presenti in diversi paesi, capaci di esprimere liste elettorali e di
raccogliere voti in numero sufficiente da ottenere rappresentanze politiche al massimo
livello
anche
in
occidente.
Le loro posizioni e tendenze sono molto varie e vanno dai teocratici che hanno guidato la
Rivoluzione iraniana (Partito della Repubblica islamica) ai ben più laici e democratici
partiti nati in occidente Partito per la Giustizia e lo Sviluppo in Turchia.
Fratelli Musulmani
I Fratelli Musulmani costituiscono una delle più importanti organizzazioni islamiste
internazionali con un approccio di tipo politico all'Islam. Furono fondati nel 1928 in Egitto,
in un primo tempo conquistarono poco seguito, ma nel corso degli anni hanno aumentato
via via la loro influenza, soprattutto a partire dagli anni ottanta, estendendo la loro presenza
in tutto i paesi islamici, implementando una politica di penetrazione molto aggressiva anche
in occidente e di collateralismo o anche complicità con movimenti violenti o terroristici, in
un'ottica di riconquista all'Islam di tutti i territori che in passato sono stati arabi. Sono
diffusi soprattutto in Egitto (Partito Libertà e Giustizia) e in Palestina (Hamas).
Ideologia
I Fratelli Musulmani costituiscono in Egitto una formazione politica che si richiama al
dovere di fedeltà ai valori islamici tradizionali e uno dei temi maggiormente dibattuto al suo
interno è quello del jihād, inteso nel senso di "doveroso impegno".
Rifiutano il più possibile l'influenza occidentale e il Sufismo, ricerca mistica della cultura
islamica, più estremo. Loro campi d'azione sono i settori della politica tradizionale,
dell'insegnamento, della sanità e delle attività sociali in genere, oltre l'organizzazione di
incontri di preghiera e di spiritualità.
Cause ed effetti del fondamentalismo
Tra i molti interrogativi aperti dall'attuale crisi internazionale, il più complesso è quello che
riguarda le finalità politiche del radicalismo islamico. E di conseguenza la nuova qualità dei
rapporti tra mondo occidentale e mondo islamico. Gli scenari successivi all'11 settembre
annunciano una possibile frattura all'interno di quei paesi che avevano svolto nel mondo
islamico il ruolo di argine al dilagare dei regimi fondamentalisti. Un ruolo spesso mutuato
da quello di avamposto politico e militare occidentale svolto negli anni della guerra fredda
contro il blocco sovietico. L'indebolimento storico, politico e simbolico, dei progetti laici e
nazionalisti di modernizzazione delle società islamiche ha aperto la strada da molti anni
all'espansione del consenso per il fondamentalismo radicale. Esso si è fatto forte di una
proposta politica in grado di integrare i temi tradizionali dell'anti-colonialismo con l'offerta
di una prospettiva di emancipazione sociale interna alle società musulmane. D'altra parte le
prospettive di sviluppo di quelle stesse società appaiono sfavorevoli ad un contenimento di
tale influenza, laddove le dinamiche di redistribuzione del reddito e gli stessi trend
demografici sembrano orientati a consolidare le condizioni di sofferenza e frustrazione
sociale più favorevoli al radicalismo. Un ulteriore e più grave fattore negativo, in questo
senso, è rappresentato dall'estrema debolezza delle società civili all'interno dei paesi islamici
più a rischio e dall'assenza di dialettiche politiche sufficientemente autonome: ovvero di
quegli elementi dai quali dovrebbe venire l'argine più solido e credibile alla diffusione del
fondamentalismo. Il fondamentalismo islamico incarna progetto politico. Muovendosi nello
spazio della globalizzazione economica e culturale, e giovandosi degli strumenti da essa
resi disponibili, il fondamentalismo ambisce alla rappresentanza integrale del mondo
islamico nella prospettiva di una nuova divisione bipolare del pianeta. Una divisione
orientata da criteri religiosi e culturali, e dunque eminentemente ideologici, alla quale
arrivare attraverso la definitiva messa in crisi delle leadership politiche dei paesi
Iran
Dalla rivoluzione del 1979 l'Iran è una repubblica islamica. I creatori del nuovo stato hanno
instaurato una sorta di sistema duale. Da una parte organi politici non elettivi (cui si accede
per cooptazione, cioè su nomina di membri già in carica), in cui risiede il cuore del potere;
dall'altra gli istituti (Parlamento, Presidente) eletti dal popolo.
La «Guida Suprema»
Al vertice della piramide del potere è la Guida Suprema (Rahbar), massima espressione
della tutela del giurisperito, per la quale operano in subordine anche altre istituzioni della
Repubblica Islamica. La Guida Suprema, dal 1989 l'Ayatollah Khamenei, nomina i sei
membri religiosi del Consiglio dei Guardiani della Costituzione. La Guida Suprema è
inoltre comandante delle forze armate. In sua assenza il potere è esercitato da un consiglio
di capi religiosi, scelti da un'assemblea di esponenti religiosi. La Guida Suprema, eletta a
scrutinio segreto da una Assemblea di Esperti, a sua volta eletta ogni otto anni a suffragio
universale e diretto dal corpo elettorale, rimane in carica a vita. Peraltro, secondo la
Costituzione, l'Assemblea supervisiona l'adempimento dei doveri della Guida ed ha il potere
di destituirlo.
Funzioni e doveri della Guida Suprema
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Delineare le politiche generali, a seguito di consultazioni con il Consiglio nazionale.
Supervisione sulla corretta esecuzione delle politiche generali del sistema.
Emanazione dei decreti per i referendum nazionali.
Assunzione del comando supremo delle forze armate.
Dichiarazioni di guerra e pace, e mobilitazione delle forze armate.
Nomina, destituzione e accettazione delle dimissioni di:
il Presidente della Repubblica.
i membri del consiglio dei Guardiani.
la suprema autorità giudiziaria del paese.
il capo della radio e televisione della Repubblica islamica dell'Iran.
il capo dello stato maggiore.
il comandante in capo del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche.
i comandanti supremi delle forze armate.
Risolvere le differenze tra le tre armi delle forze armate e regolare le loro relazioni.
Risolvere i problemi attraverso il Consiglio nazionale delle emergenze.
Firmare i decreti che formalizzano le elezioni popolari per il presidente della
repubblica.
Destituzione del presidente della repubblica dopo che la Corte Suprema lo ha ritenuto
colpevole della violazione dei suoi obblighi costituzionali, o dopo un voto
dell'Assemblea Consultiva Islamica che ne certifica l'incompetenza.
Condonare o ridurre le sentenze degli incarcerati.
Consiglio dei Guardiani della Costituzione
Il Consiglio dei Guardiani della Costituzione è un organismo costituzionale dell'Iran.
È composto da 12 membri, che rimangono in carica per sei anni:
• 6 teologi nominati dalla Guida Suprema dell'Iran;
• 6 giuristi nominati dal potere giudiziario (dipendente anch'esso dalla Guida Suprema)
e approvati dal Majles (Parlamento monocamerale).
I 12 membri non vengono rinnovati tutti insieme: metà dei consiglieri cambiano ogni tre
anni.
La principale funzione del Consiglio è quella di vegliare sulla compatibilità delle leggi con
la Costituzione e con l'Islam. Quest'ultimo aspetto è assicurato esclusivamente dai 6 membri
religiosi, mentre il primo aspetto è verificato dai 12 membri in modo collegiale.
Riguardo alle elezioni presidenziali, il Consiglio dei Guardiani della Costituzione vaglia la
validità delle candidature. Può invalidare il voto popolare.
Nei confronti del Parlamento, il Consiglio dei Guardiani controlla l'entrata in vigore e la
conformità delle leggi alla Costituzione. Tutte le leggi votate dall'Assemblea devono
ottenere l'approvazione del Consiglio dei Guardiani. Tuttavia, se quest'ultimo decide per una
incompatibilità (con l'Islam o con la Costituzione), non può da se stesso procedere
all'annullamento della disposizione.
Gli istituti eletti dal popolo
A capo dello Stato vi è il Presidente, eletto a maggioranza assoluta con suffragio
universale. Il suo mandato ha durata quadriennale e vigila sul buon andamento del potere
esecutivo.
Dopo la sua elezione, il Presidente nomina e presiede il Consiglio dei ministri, coordina le
decisioni del governo e seleziona le decisioni governative da sottoporre al parlamento.
Il parlamento iraniano, monocamerale, è composto da 290 membri, eletti con voto diretto e
segreto, anch'essi con mandato quadriennale.
Tutta la legislazione deve essere vagliata, sin dal suo inizio, dal Consiglio dei Guardiani in
base al principio della "tutela del giurisperito", per controllare che le leggi non siano in
contrasto col Corano e la dottrina islamica, nell'accezione propria dello Sciismo
duodecimano. I sei membri laici del Consiglio, giuristi nominati dal parlamento, si
pronunciano solo sulla costituzionalità delle leggi, mentre i sei membri religiosi, nominati
dalla Guida Suprema, esaminano la loro conformità con i dettami islamici.
Anche se i membri dell'Assemblea sono eletti dal popolo, il Consiglio dei Guardiani (per
metà nominato dalla stessa Guida Suprema), ha il potere di veto sui candidati.
Sebbene la Guida Suprema sia generalmente considerato il principale esponente
dell'establishment iraniano, la prima carica esecutiva del paese è quella di Presidente. Il
presidente, eletto dal popolo, è sia capo dello stato che del governo. Le ripartizioni di
competenze tra Presidente e Guida Suprema non sono molto chiare, sicuramente,
comunque, l'autorità della Guida Suprema è predominante dal punto di vista ideologico e
politico.
Turchia
Ordinamento dello Stato
La Turchia è una Repubblica parlamentare nata nel 1923,è stato uno dei primi paesi a
concedere ai suoi cittadini il suffragio universale, benché fino al 1946 sia stata retta da un
sistema a partito unico. Le sue istituzioni sono tuttavia fortemente condizionate dalle forze
armate, il cui ruolo politico è stato fissato nella Costituzione e ribadito nell'ultima
Costituzione del 1982.
Il presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento con un mandato di sette anni, nomina
il primo ministro e, su indicazione di questo, un Consiglio dei ministri. Oltre che al
Parlamento, l'esecutivo deve rispondere della sua attività al Consiglio di sicurezza
nazionale, composto da tre membri nominati dalle forze armate con funzioni consultive e di
supervisione.
Il potere legislativo compete alla Grande Assemblea Nazionale della Turchia, un
Parlamento unicamerale composto da 550 membri eletti a suffragio universale ogni quattro
anni. Il diritto di voto è esteso a tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età.
L'ordinamento giudiziario prevede una Corte costituzionale, i cui membri sono nominati
dal presidente, e una Corte d'appello, eletta dal Consiglio supremo dei giudici e procuratori.
La pena di morte è stata completamente abolita nel 2004.
L'attuale sistema legislativo unicamerale è entrato in vigore con la costituzione del 1982,
che ha assegnato l'esclusiva del potere legislativo alla Grande Assemblea Nazionale turca
Durante gli anni venti e trenta del XX secolo la politica di Atatürk ha svolto un processo di
laicizzazione, mirata a reprimere il controllo della religione islamica sullo Stato. Il processo
di repressione ha permesso una forte occidentalizzazione dei costumi, come la repressione
del velo per le donne, e venne istituito a tal fine un organismo di rigido controllo, il
direttorato degli affari religiosi, tuttora esistente e dotato di moltissimi dipendenti, avente lo
scopo di controllare la vita religiosa del paese. Le principali formazioni politiche sono:
• il Partito per la giustizia e lo sviluppo, liberale conservatore e islamici moderati;
• il Partito Popolare Repubblicano, nazionalisti laici;
• il Partito di azione nazionale, emanazione del gruppo di estrema destra nazionalista.