Ritrovamento
di
se
stessi
VINCENT VAN GOGH
I valori delle opere
nell’arte
Lavoro svolto da Chiara Zanovello
Laboratorio WEB
Anno scolastico 2015 - 2016
NOTTE STELLATA
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Quadro tra i più famosi di Van Gogh, «Notte
stellata» è pervasa da un senso di poesia molto
evidente e di immediata presa. La tela è stata
realizzata durante il suo soggiorno all’ospedale
Saint-Rémy. Van Gogh rimase sveglio tre notti ad
osservare la campagna che vedeva dalla sua
finestra, affascinato soprattutto dal pulsare di
Venere, che appare, soprattutto all’alba, come
una stella più grande delle altre. (1888)
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Il quadro che realizza non
è tuttavia una fedele
riproduzione
del
paesaggio che egli vedeva,
ma una immaginaria
visione in cui affiorano
anche elementi, quali il
quieto paesino, presi dai
suoi ricordi olandesi. Dei
cipressi
fanno
da
immaginario ponte tra la
terra e il cielo, diversi
luoghi
trattati
con
evidente dualismo: calma
e tranquilla la terra
assopita nel buio e nel
sonno,
pulsante
di
energia e di vitalità il
cielo notturno solcato
dalla luce vibrante delle
stelle.
«Pennellate veloci e
spedite, tipiche
delle sue opere»
Ritrovamento
CAMPO DI GRANO CON VOLO
DI CORVI
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Questa è stata, con molta probabilità, l’ultima tela
dipinta da Van Gogh. Dopo pochi giorni, in un campo di
grano come quello raffigurato sul quadro, si sparò un
colpo di pistola al cuore. È un artista oramai giunto alla
soglia della disperazione interiore quello che dipinge
questo quadro. Ed è una disperazione talmente forte che
riesce a trasfigurare la visione che il pittore ha innanzi:
un campo di grano diviene una immagine di massima
intensità drammatica.. Si nota, infatti, la drammaticità
nell’uso dei colori in contrasto luce e ombra (1890)
I MANGIATORI DI PATATE
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Questo quadro rappresenta il punto di arrivo della
prima fase pittorica di Van Gogh. È il periodo che
coincide con la sua vocazione religiosa. Aveva iniziato
in Inghilterra, predicando accanto ad un pastore
metodista di nome Jones. Nel 1877 ritornò a Etten, il
villaggio in cui abitavano i genitori. (1885)
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Il padre, anch’egli pastore, volle
favorire la sua vocazione e lo
mandò ad Amsterdam per iscriversi
alla facoltà di teologia, ma Van
Gogh non superò gli esami di
ammissione. Iniziò così a predicare,
pur non avendone titoli ufficiali.
Questo suo legame affettivo con i
poveri lo ritroviamo in questo
quadro, che egli dipinse a Nuenen.
In
esso
c’è
una
evidente
partecipazione
affettiva
alle
condizioni di vita delle persone
raffigurate. La serietà con cui
stanno consumando il pasto dà una
nota quasi religiosa alla scena. È
un rito, che essi stanno svolgendo,
«L’espressione
che attinge ai più profondi valori
seria della donna
umani. I valori del lavoro, della
anziana»
famiglia, delle cose semplici ma
vere.
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CIPRESS
I
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Il quadro risale al periodo immediatamente
successivo al suo ricovero nell'ospedale Saint
Paul di Saint-Rémy. I cipressi attraggono
l'interesse di Van Gogh per la loro forma perfetta
che si staglia diritta nel paesaggio circostante.
Ebbe a dire l'artista che il cipresso «è bello di
linea e proporzioni come un obelisco egizio».
(1889)
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Lo stile è quello tipico
dell'ultimo periodo di Van
Gogh: pennellate molto
nette di colore saturo stese
in maniera sinuosa e
curva.
In questi quadri l’artista
riesce a trasmettere una
profonda
carica
di
energia rendendo vitale
ogni singola pennellata
che pone sulla tela.
L'impressione che ne
deriva è di una sorta di
corrente elettrica che
percorre
l'intera
immagine, con i cipressi
che
diventano
degli
elettrodi che trasmettono
«Nota delle
pennellate»
CAMERA DA LETTO
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A questa stanza, la camera da letto della casa dove risiedeva
ad Arles, Van Gogh, nel periodo in cui era ricoverato a SaintRémy, dedicò due tele . L’immagine ha un vago senso di
deformazione prospettica che anticipa le più ardite
deformazioni degli artisti espressionisti. Ma qui domina il
senso di tranquillità e anche le pennellate si dispongono con
calma, senza eccessivo nervosismo o concitazione. Sembra
come se Van Gogh ripeschi nella memoria la sua vecchia
camera da letto come approdo di serenità e di equilibrio,
quando il suo travaglio psicologico era sicuramente notevole.
(1888)
AUTORITRATTO
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Non è un fenomeno inconsueto che un artista dedichi
opere alla sua immagine, ma nel caso di Van Gogh questo
suo esercitarsi sul proprio ritratto indica non tanto spirito
di narcisismo ma quanto di profonda solitudine. Alcuni
suoi ritratti, quali quello dove compare con una benda a
ricoprire l’orecchio tagliato, sono divenuti celeberrimi
anche per il senso di travaglio esistenziale che
comunicano. (1887-1888)
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In questo autoritratto appare
straordinaria la capacità di
comunicare energia. I suoi
occhi sono gli unici punti
fermi del quadro.
I colori sono sempre molto
intensi, e si noti soprattutto
nel
volto
l’audace
accostamento di tinte diverse.
L’occhio dello spettatore ha
difficoltà
a
cogliere
i
particolari della sua figura,
che a distanza ravvicinata
scompaiono in tocchi di colore
che non rappresentano nulla,
ma nel suo insieme questa
inafferrabile figura trasmette
un profondo senso di vitalità
psichica, segno di un carattere
quanto mai energico e
prorompente.
«L’espression
e di
solitudine
negli occhi»
LA CHIESA DI AUVERS
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Coordinatore prof. Francesco Giacobbe
Questo quadro è una delle ultime tele realizzate da Van
Gogh. E’ il periodo del suo soggiorno a Auvers-sur-Oise, il
luogo dove si è suicidato. Rappresentata la zona absidale
della chiesa del paese. La grande massa architettonica si
staglia contro un cielo color cobalto. Il quadro è forse un
tentativo di ricreare suggestioni già presenti nell’opera
sintetista di Gauguin, fatta di rapporti tra religione e mondo
contadino. L’edificio prende un aspetto "molle" e sembra
quasi animarsi di vita propria. La sensazione è di trovarsi al
cospetto di un artista ipersensibile che vede con occhi
sovraeccitati tutta la realtà che lo circonda. (1890)